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Di Giannandrea Abbate Un articolo sul mensile ADV che riprende ancora il concetto 'Il consumatore compra emozioni' che, anche in periodo di recessione, rimane più che mai valido.TRANSCRIPT
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Il neural marketing a servizio delle aziende
“La psicolinguistica,
in accoppiata con
le nuove tecniche di
neuro-bio feedback,
restringono il possibile
margine d’errore
e consentono di
fornire alle aziende
nuovi elementi per
la formulazione delle
proprie strategie”,
afferma Fabrizio
Bellavista, partner di
Psycho Research.
Il neuromarketing,
infatti, è in grado
di rafforzare le
ricerche sulla psiche
del consumatore
avvalendosi di una
serie di rilevazioni
effettuate attraverso
apparecchiature
che registrano i reali
effetti di uno spot
sullo spettatore.
In particolare, la
rilevazione dell’attività
elettrotermica a
livello cutaneo dà
informazioni sul
grado di interesse e di
coinvolgiomento del
soggetto rispetto alla
comunicazione che
gli viene veicolata; il
battito cardiaco indica
l’atteggiamento di
gradimento o rifiuto; la
rilevazione dell’attività
cerebrale, per mezzo
di un encefalogramma,
verifica lo stato d’ansia
dell’individuo; le
reazioni muscolari
indagano l’intensità
dell’emozione. Dopo
aver effettuato i
rielievi sulla persona
in stato di normalità,
è possibile osservarne
le alterazioni e
quindi misurare
la sua reazione al
messaggio a cui è stato
sottoposto.
Questa tipologia di
studi sta incontrando
un crescente interesse
da parte del mercato,
di cui si parlerà nella
prossima Global
Marketing Conference
di Shanghai, e al
Congresso mondiale
dell’IAA a Washington.
psyco research institute
il consumatore compra emozioni
In un mercato affollato e competitivo come l’attuale, rag-
giungere efficacemente il consumatore con un messaggio
incisivo e memorabile è diventata una priorità assoluta per le
aziende. A tal fine, oggi queste ultime dispongono di una serie di
strumenti, primi tra tutti le ricerche. “Coniugando tipologie diver-
se di indagine è possibile conseguire risultati più mirati” afferma
Gianandrea Abbate, fondatore dell’Istituto Psycho Research. “In
particolare, la sinergia tra le ricerche psicolinguistiche con quelle
tradizionali permette di delineare una visione molto più profonda
e completa della situazione di una brand e del suo mercato. In
questo modo, infatti, le analisi quantitative e motivazionali si
arricchiscono di informazioni relative agli elementi emozionali
che concorrono a determinare i segnali attraverso cui il consuma-
tore dialoga con la marca”. In questa analisi, Psycho Research
si avvale di un database ad ampia base statistica, capace di
identificare codici di accesso e di rifiuto della comunicazione,
Advertising Association, con l’introduzione del
suo presidente Edoardo Teodoro Brioschi. In
questa occasione Gianandrea Abbate ha pa-
ragonato la psiche all’immagine di un iceberg
in cui il 30% visibile rappresenta i bisogni
espliciti e i comportamenti manifesti degli
individui, mentre il restante 70% ne simbo-
leggia la parte emozionale. La preponderanza
degli asset intangibili rispetto a quelli tangibili spiega il motivo
per cui il consumatore compra soprattutto emozioni. Per questa
stessa ragione, un marchio senza emozioni non è altro che merce
anonima e come tale viene considerata dal consumatore. “Tutto
ciò è stato rilevato da una serie di test da cui è emerso come gli
individui reagiscano in modo differente quando viene loro mostra-
to lo stesso prodotto con marchio visibile o celato: mediamente il
52% afferma che il valore del prodotto con il brand è superiore del
Le nuove tecniche di neuro-bio feedback
rafforzano le ricerche sulla psiche dell’individuo
e contribuiscono a realizzare messaggi efficaci,
capaci di metacomunicare in maniera positiva con il
consumatore.
TREND
30% e per alcune merceologie la percentuale
di quanti si schierano a favore del prodotto
a marchio sale all’88%. Similmente, una re-
centissima ricerca statunitense dimostra che
anche il contenitore influenza la percezione
del contenuto: a parità di prodotto, i consuma-
tori giudicano migliore quello proposto in una
confezione più gradevole. E un analogo effetto
placebo è stato rilevato in relazione al prezzo di alcune tipologie
di prodotti farmaceutici, per cui la stessa pastiglia proposta a un
prezzo superiore genera conferme di maggiore efficacia”.
Alla luce di tutto ciò, poiché tutti noi compriamo emozioni, è
indispensabile saperle costruire. Soprattutto in un contesto di
brand jam in cui, mediamente, ben il 94% dei prodotti esistenti
sul mercato non riescono a farsi ricordare. E un prodotto che non
si fa memorizzare, non esiste.
Esiste una grammatica
emozionale universalmente
condivisa a livello inconscio
che dà vita a un linguaggio
profondo comprensibile a
tutti. La sua conoscenza
consente di metacomunicare
positivamente, rendendo il
messaggio comprensibile,
memorabile e quindi efficace.
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determinando il grado di efficacia del messaggio sulla base dei
bisogni psicologici di comunicazione dell’individuo.
“Oggi tutto è comunicazione, l’era del prodotto è superata e sia-
mo ormai entrati nell’era del simbolismo: si comprano forme,
design, simboli, emozioni e sempre di meno si acquistano oggetti
e performance allo stato puro. D’altra parte, dal punto di vista
prettamente funzionale, i prodotti sono ormai omologati e quindi
non sono più in grado di offrire una motivazione d’acquisto unica
e distintiva. Dalle ricerche emerge che quasi il 70% degli intervi-
stati ritiene che i prodotti siano tutti uguali in quanto a contenuti.
Diventa quindi indispensabile cambiare i parametri di confronto
passando dal livello delle performance prestazionali a quello delle
performance emozionali”. Psycho Research aiuta le imprese ad
affrontare questo passaggio epocale: da fabbricanti di prodotto a
fabbricanti di emozioni. L’approccio psicolinguistico in un primo
stadio aiuta le imprese a capire i bisogni emozionali del consu-
matore, affinché esse possano tradurli in prodotti adeguati alle
aspettative; in secondo luogo, offre gli strumenti per formulare e
pianificare una comunicazione efficace. “Il nostro contributo, in
effetti, è quello di sondare e poi integrare i bisogni profondi degli
individui nella filiera del valore e nella costruzione del prodotto e
della sua immagine. I bisogni profondi emozionali, infatti, sono
diversi da quelli razionali e funzionali. Nessuno ha necessità del
sapone di Marsiglia, il cui successo è da ascriversi alla ricerca da
parte del consumatore dei valori di una volta”. Per sondare questi
aspetti del consumo occorre ragionare in termini di simbologie e
la ricerca psicolinguistica è sicuramente lo strumento più adatto.
Proprio questi temi sono stati recentemente l’oggetto di una parte-
cipata conferenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano, organizzata dal Capitolo italiano della IAA, International
bIo fEEDbackcon gli strumenti del Neural Marketing vengono misurati i tracciati dell’idealtipo mentale di un concetto merceologico o di una pubblicità, confrontati con i tracciati della merceologia o della pubblicità reali.