agorà n. 4

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L’ÀGORÀ Bollettino, stampato in proprio, della LISTA CIVICA - LEGALITA’ e TRASPARENZA info. 3208597261 - [email protected] UNA SCELTA RESPONSABILE DI TULLIO BERLENGHI n. 4 - 13 aprile 2012 Nella vita si fanno scelte in continuazione. Spesso queste scelte sono soggette a meccanismi di tutela che ci impe- discono di commettere errori grossolani. Se, ad esempio, decidiamo di acquistare un’automobile, sarà difficile im- maginare che quanto acquisteremo non sia in grado di soddisfare l’esigenza per cui l’abbiamo comprata: spo- starsi. Questo dipende da una legislazione di garanzia per i consumatori e da altri strumenti che ci rendono meno vulnerabili. La mia automobile potrà non essere esatta- mente quello che immaginavo, ma sarà certamente in grado di portare me e la mia famiglia ovunque mi serva. Impossibile “sbagliare”, basta farsi un’idea sulle caratteri- stiche più importanti, decidere il colore e qualche optio- nal e il gioco è fatto. Ciò nonostante la scelta di un’auto- mobile avviene dopo una lunga e ponderata valutazione di moltissimi dettagli, anche di modestissimo rilievo. Fa un po’ parte del piacere dell’acquisto, ma rimane qualco- sa che riguarda una porzione di tempo che si spera mo- desta della nostra esistenza. Ognuno di noi – soprattutto se usa la macchina per recarsi al lavoro – sarà ben con- tento di trascorrere meno tempo possibile nell’abitaco- lo… Una scelta – importante, anche se spesso non ce ne ren- diamo conto – a cui siamo chiamati è quella che riguarda “chi” ci dovrà governare. Un aspetto fondamentale è che, in questo caso, non ci sono forme di tutela. Se deci- deremo di affidare il nostro paese, la nostra vita, il no- stro futuro, ad un perfetto cretino o ad un affarista sen- za scrupoli, non avremo (quasi) scampo. Ci toccherà sor- birci lui e la sua politica (abborracciata o intrallazzona fa poca differenza) per i prossimi cinque anni. Questa man- canza di un “paracadute” dovrebbe renderci più attenti nel prendere una decisione. Non è facile, mi rendo con- to, ma con un po’ di buona volontà alcune cose si posso- no capire. Ci vuole la giusta cautela che si utilizza quan- do le transazioni sono, come dire, “a rischio bidone”. Dipende dalle situazioni. Se compro una radiolina in un negozio, probabilmente non sentirò l’esigenza di aprire neppure la scatola, mentre, se la acquisto da un tizio in mezzo alla strada, probabil- mente farò qualche verifica sullo stato di salute del pro- dotto. Ecco, in politica sarebbe necessaria una qualche precauzione aggiuntiva e cercare di approfondire la conoscenza, basandosi non solo sui programmi (spesso molto ambiziosi e quasi utopici), men che meno sulle promesse (quante ne sentirete le prossi- me settimane), ma cercare di capire qualcosa di più sulla storia politica e sulla competenza dell’interlocutore. Dif- fidare di chi ha una certa propensione a cambiare casac- ca con troppa disinvoltura e di chi appare evidentemente digiuno di questioni amministrative, specialmente se van- ta una certa esperienza politica. L’essere rimasto digiuno per tanto tempo su certe cose potrebbe voler dire che è dotato di grande appetito su altre. E non è affatto rassi- curante… RICONOSCERE LA RICCHEZZA DELLA TERRA La terra nutre molti per molto tempo, il cemento arricchisce pochi per poco tempo. Bisogna fermarsi, ridare valore all’a- gricoltura, rilanciare le produzioni locali e biologiche. Incen- tivare la realizzazione di orti urbani e l’autoproduzione agri- cola. Dobbiamo avere il coraggio di recuperare l’identità di un paese, di un territorio, delle sue colture e delle sue tradi- zioni, di ritrovare i propri prodotti agricoli e artigianali tipici e di eccellenza. Il 6 e 7 maggio scegli Maurizio SPEZZANO Tullio Berlenghi Luciana Del Monte Alberto Adriani Giulia Lorenzon Alberto Garbo Giovannoli Chiara Saracini Luana Sarcu

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Il quarto numero del nostro Agorà. Articoli di Berlenghi, Spezzano, Garbo Giovannoli, Del Monte.

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Page 1: Agorà n. 4

L’ÀGORÀ Bollettino, stampato in proprio, della LISTA CIVICA - LEGALITA’ e TRASPARENZA

info. 3208597261 - [email protected]

UNA SCELTA RESPONSABILE DI TULLIO BERLENGHI

n. 4 - 13 aprile 2012

Nella vita si fanno scelte in continuazione. Spesso queste

scelte sono soggette a meccanismi di tutela che ci impe-

discono di commettere errori grossolani. Se, ad esempio,

decidiamo di acquistare un’automobile, sarà difficile im-

maginare che quanto acquisteremo non sia in grado di

soddisfare l’esigenza per cui l’abbiamo comprata: spo-

starsi. Questo dipende da una legislazione di garanzia per

i consumatori e da altri strumenti che ci rendono meno

vulnerabili. La mia automobile potrà non essere esatta-

mente quello che immaginavo, ma sarà certamente in

grado di portare me e la mia famiglia ovunque mi serva.

Impossibile “sbagliare”, basta farsi un’idea sulle caratteri-

stiche più importanti, decidere il colore e qualche optio-

nal e il gioco è fatto. Ciò nonostante la scelta di un’auto-

mobile avviene dopo una lunga e ponderata valutazione

di moltissimi dettagli, anche di modestissimo rilievo. Fa

un po’ parte del piacere dell’acquisto, ma rimane qualco-

sa che riguarda una porzione di tempo che si spera mo-

desta della nostra esistenza. Ognuno di noi – soprattutto

se usa la macchina per recarsi al lavoro – sarà ben con-

tento di trascorrere meno tempo possibile nell’abitaco-

lo…

Una scelta – importante, anche se spesso non ce ne ren-

diamo conto – a cui siamo chiamati è quella che riguarda

“chi” ci dovrà governare. Un aspetto fondamentale è

che, in questo caso, non ci sono forme di tutela. Se deci-

deremo di affidare il nostro paese, la nostra vita, il no-

stro futuro, ad un perfetto cretino o ad un affarista sen-

za scrupoli, non avremo (quasi) scampo. Ci toccherà sor-

birci lui e la sua politica (abborracciata o intrallazzona fa

poca differenza) per i prossimi cinque anni. Questa man-

canza di un “paracadute” dovrebbe renderci più attenti

nel prendere una decisione. Non è facile, mi rendo con-

to, ma con un po’ di buona volontà alcune cose si posso-

no capire. Ci vuole la giusta cautela che si utilizza quan-

do le transazioni sono, come dire, “a rischio bidone”.

Dipende dalle situazioni. Se compro una radiolina in un

negozio, probabilmente non sentirò l’esigenza di aprire

neppure la scatola, mentre, se la acquisto da un tizio in

mezzo alla strada, probabil-

mente farò qualche verifica

sullo stato di salute del pro-

dotto. Ecco, in politica sarebbe

necessaria una qualche precauzione aggiuntiva e cercare

di approfondire la conoscenza, basandosi non solo sui

programmi (spesso molto ambiziosi e quasi utopici), men

che meno sulle promesse (quante ne sentirete le prossi-

me settimane), ma cercare di capire qualcosa di più sulla

storia politica e sulla competenza dell’interlocutore. Dif-

fidare di chi ha una certa propensione a cambiare casac-

ca con troppa disinvoltura e di chi appare evidentemente

digiuno di questioni amministrative, specialmente se van-

ta una certa esperienza politica. L’essere rimasto digiuno

per tanto tempo su certe cose potrebbe voler dire che è

dotato di grande appetito su altre. E non è affatto rassi-

curante…

RICONOSCERE LA RICCHEZZA DELLA TERRA

La terra nutre molti per molto tempo, il cemento arricchisce

pochi per poco tempo. Bisogna fermarsi, ridare valore all’a-

gricoltura, rilanciare le produzioni locali e biologiche. Incen-

tivare la realizzazione di orti urbani e l’autoproduzione agri-

cola. Dobbiamo avere il coraggio di recuperare l’identità di

un paese, di un territorio, delle sue colture e delle sue tradi-

zioni, di ritrovare i propri prodotti agricoli e artigianali tipici

e di eccellenza.

Il 6 e 7 maggio scegli

Maurizio SPEZZANO

Tullio Berlenghi

Luciana Del Monte

Alberto Adriani

Giulia Lorenzon

Alberto Garbo Giovannoli

Chiara Saracini

Luana Sarcu

Page 2: Agorà n. 4

L’ÀGORÀ pagina 2

Ritorno ancora una volta sui problemi urbanistici per

chiudere il cerchio sulle furbate di alcuni tecnici. A La-

bico si abusa un po’ troppo delle maglie larghe presenti

nelle leggi urbanistiche. Se poi ai buchi aggiungiamo le

complicità, politiche ed amministrative, è permessa ogni

cosa.

La legge urbanistica, quella che teoricamente dovreb-

be essere applicata, viene aggirata in più modi, tutti le-

gali, per carità, ma pur sempre aggirata a vantaggio

degli speculatori e non dei cittadini che anzi ne paga-

no le conseguenze con la carenza dei servizi, i costi per

riparare i danni e l’allegra gestione del territorio. La ca-

sistica ci offre varie tipologie di scappatoie:

CAMBI DI DESTINAZIONI D’USO

La tipologia più frequente. Può succedere che ci sia chi

con la complicità di tecnici amici decida di cambiare

destinazione d’uso alle pertinenze, trasformando ad

esempio un posto auto in qualcos’altro, o ancora più

grave, delle semplici cantine in appartamenti veri e

propri o in attività commerciali. L’esempio più eclatante

sono le cantine che si trovano in centro storico e che

per magia sono diventate locali commerciali o, addirit-

tura, appartamenti affittati ai cittadini bisognosi, a pochi

soldi e senza storie di sorta. Luoghi malsani, umidi, sen-

za luce e ricambio d’aria. Eppure ci abitano bambini che

rischiano problemi respiratori già da piccoli. Davanti a

questo scempio che rasenta l’illegalità, non possiamo

fare finta di non vedere e girarci dall’altra parte. E’ un

problema morale che dobbiamo porci, perché chi giu-

stifica è colpevole quanto chi ha ideato la furbata. Co-

me sempre chi doveva applicare i regolamenti e vi-

gilare non lo ha fatto, anzi, è possibile che si sia reso

complice di tale forzatura normativa, che ha favorito la

speculazione sulla pelle dei bisognosi.

VARIANTI IN CORSO D’OPERA

L’anello debole dell’edilizia residenziale. Questa tipolo-

gia di furbata interessa un po’ tutti, progettisti, costrut-

tori e direttori dei lavori. Il gioco è presto fatto. Si pre-

senta un progetto in comune, ad esempio, la realizza-

zione di una quadrifamiliare, con sottotetto. Si inizia a

costruire e nel corso della realizzazione il progettista

cambia idea, prevedendo la costruzione di sei apparta-

menti e non più di quattro. Si presentano gli atti al co-

mune che senza troppe domande o giustificazioni, per

incanto, approva ogni cosa. Terminati i sei appartamen-

ti, nel frattempo i sottotetti sono diventate mansarde,

ma per solo errore di misurazione, chiaro no! Si chiede

un’altra variante e il gioco è presto fatto. Concludendo,

ho presentato un progetto origina-

rio di quattro appartamenti e me

ne trovo il doppio, otto: sei appar-

tamenti e due mansarde. E’ vero,

mi hanno fatto pagare la multa,

ma volete mettere: ho pagato ad

esempio 40.000 Euro di multa in

totale ma mi ritrovo quattro ap-

partamenti da 150.000 Euro l’uno. Chi ci ha guadagna-

to? Chi ci ha rimesso? Non mi esprimo, ma vi faccio un

esempio reale. Ho scoperto un permesso di costruire

che facendo ricorso a questa tipologia di furbata nel

corso degli anni si è trasformato da bifamiliare in qua-

drifamiliare, chiedendo ed ottenendo ben cinque (5)

varianti in corso d’opera e la storia non è finita, perché

nel frattempo è intervenuta la magistratura amministra-

tiva. Sapete quante volte io e Berlenghi abbiamo segna-

lato questa situazione? Incredibili volte, sia in Consiglio

che in Commissione, ma tutti se ne sono lavate le mani

con frasi di circostanza. Le vittime ignare sono, pur-

troppo, i nuovi residenti che comprano e non sanno

cosa c’è sotto, con il rischio di avere una casa senza

agibilità, come molte ce ne sono, costruita con mate-

riale scadente e disordinata nelle pertinenze.

SANATORIE EDILIZIE ART. 34 E 36 DEL TESTO UNICO

DELL’EDILIZIA

Altra bufala colossale. Non si contano le volte in cui si

chiede di sanare interventi eseguiti in parziale difformi-

tà dal permesso di costruire (art. 34) e l’accertamento

di conformità (art. 36). Si ha l’impressione che alcuni

non conoscano il proprio lavoro, perché il ricorso a

questo strumento è abnorme rispetto alla mole di lavo-

ri concretizzati. Non mi risulta che sia stata mai negata

una sanatoria di questa natura, né che si sia mai proce-

duto ad abbattere parti di immobili costruite in modo

difforme. Strano però come spesso si sia intervenuti

con durezza a colpire i singoli proprietari, che magari

avevano una legnaia in giardino, pur sempre un abuso

se non autorizzata, ma mai gli speculatori. Questa am-

ministrazione è stata debole con i forti – costruttori,

progettisti, direttori dei lavori, amici – e forte con i

deboli, singole famiglie, responsabili di abusi di poco

conto, fatti più per ingenuità che in malafede. Evidente-

mente costoro avevano sbagliato tecnico, perché al tec-

nico giusto corrisponde la sanatoria giusta.

ABUSIVISMO EDILIZIO

Anche qui la storia si ripete. Faccio un esempio per tut-

ti. Ai Casali sono stati costruiti due fabbricati abusivi

URBANISTICA FURBETTA DI MAURIZIO SPEZZANO

Page 3: Agorà n. 4

pagina 3 L’ÀGORÀ

Non perdete il TG LOV… una voce di

opposizione! http://vimeo.com/Labico

adibiti a civile abitazione in men che non si dica, in pie-

na zona agricola e in assenza di qualsiasi autorizzazio-

ne. Su segnalazione nostra e dei cittadini sono interve-

nuti la Polizia Municipale e i Carabinieri, che, accertato

l’abuso, hanno denunciato il tutto alla magistratura, che

a sua volta ha messo sotto sequestro l’immobile. La

sentenza è arrivata in breve tempo, rispetto a tempi

biblici della giustizia ordinaria. Il Tribunale di Velletri ha

emesso un decreto di demolizione. La Commissione

Speciale di controllo sull’Urbanistica da me presieduta

ha deliberato all’unanimità di demandare al sindaco

l’emissione di un’ordinanza che desse corso alla senten-

za del Tribunale di Velletri. Era il 24 febbraio 2012, ma

di quell’ordinanza neanche l’ombra. Di chi è la colpa? A

voi la sentenza. Io evito di pronunciarmi avendo fatto

mettere a verbale le mie considerazioni sull’accaduto.

CATEGORIE CATASTALI

Altra furbata. Come ben sapete in ogni quartiere sono

previsti degli standard, alcuni di questi prevedono an-

che destinazione diverse da quelle abitative. Cosa è suc-

cesso a Labico? Per smaltire questa tipologia di stan-

dard, così come previsto dalla normativa, anziché indivi-

duare degli appositi locali, si è ben pensato di ripartirli

all’interno degli appartamenti, ritrovandosi così con ca-

mere da letto accatastate come laboratorio. In pra-

tica una parte dell’immobile è accatastata come civile

abitazione (Categoria catastale A/2), mentre l’altra, mi-

noritaria, come laboratorio (A/10 Uffici e studi privati).

E’ evidente come quest’ultima sia una destinazione fa-

sulla, individuata sulla carta ma non realmente funzio-

nale ad un’eventuale possibilità di utilizzo imprendito-

riale. Ciò ha comportato, per chi si è trovato in questa

condizione - incantato all’atto dell’acquisto dal vendito-

re che ne ha magnificato la scelta – di dover pagare

l’ICI, per una destinazione fittizia e di nessuna utilità,

malgrado la stessa fosse stata abolita dal governo per le

prime case.

Tutto a norma di legge, per carità, ma un dubbio nasce:

trovate morale tutto questo? Trovate morale che gli

amministratori a conoscenza di tutto questo non si sia-

no mai curati di verificare l’abuso di norme distruttive

per l’ambiente, le tasche dei cittadini e della collettivi-

tà? Io no, perché è un modo per ingannare gli ignari

acquirenti delle conseguenze sociali di tutto questo

tourbillon di combinazioni. Gli unici a trarne profitto

sono i furbi e chi c’è dietro, speculatori, tecnici e pro-

gettisti vari. Ma succede solo da noi? Assolutamente no,

ma ciò non giustifica che gli errori degli altri, fatti altro-

ve, debbano trovare giustificazione anche da noi. Per-

ché invece non invertiamo la tendenza e cominciamo

ad essere corretti e farci portatori noi di sana ammini-

strazione? La legge permette l’eccezione, non l’uso e

l’abuso. Da noi l’abuso è diventata norma e legge,

prassi consolidata che giustifica ogni illiceità. Davanti ai

dati labicani, se io fossi stato sindaco, un sospetto l’avrei

avuto e con me tutti i cittadini onesti. Viviamo in una

sorta di società capovolta in cui i dritti sono da imitare e

gli onesti da condannare. Noi vogliamo restare onesti ed

essere un esempio per chi guarda a noi con speranza.

Considerazioni finali. Da tutto quello che ho scritto e-

merge chiaramente che ci sono furbi e complici dei fur-

bi. Noi vogliamo invertire questa tendenza, garantendo il

diritto a chi ne ha diritto, ma mostrare altrettanta fer-

mezza verso chi si crede potente ed invincibile. Noi dob-

biamo tutelare i cittadini dalle “truffe” legalizzate, perse-

guendo chi se ne fa complice. La passata amministra-

zione è stata complice di questa situazione, sia per

motivi familiari che di potere. E’ molto più facile fare il

favore agli amici, che mettersi contro chi commette abu-

si. Il favore torna utile, soprattutto in campagna elettora-

le: sono voti che fanno la differenza e portano alla vitto-

ria. Noi siamo illusi? Forse sì o forse no, dipende dai

punti di vista. Se i cittadini la pensano come noi e sono

stufi di ricorrere al potente di turno, rischiamo di fare la

rivoluzione silenziosa, che ribalterà rapporti di forza e

farà pulizia di queste illegalità e di uomini che stanno al

potere da una quarantina d’anni, sempre gli stessi e solo

quelli, di maggioranza e di opposizione. Invertire la ten-

denza e fare di Labico un paese virtuoso. Noi ci stiamo

impegnando per questo.

PS : Quando la lista era unica, tutti noi eravamo molto

scandalizzati per questo andazzo, e facevamo considera-

zioni non proprio brillanti su questi tecnici furbetti. Par-

lando fra di noi mai ci saremo sognati di mettere in lista

uno solo di costoro. Invece, così come si scioglie la neve,

si sciolgono i patti e i giudizi sui furbi. Anzi, i peggiori

Savonarola di allora sono diventati dei cuccioli di gatto

oggi: opportunisti e smemorati. Non che la cosa mi me-

ravigli più del dovuto, ma almeno si abbia la bontà di

non gridare alla luna e imprecare contro chi ha fatto una

scelta diversa e di coerenza, scegliendo un progetto di

continuità con l’azione dimostrata in questi cinque anni

di opposizione. Ognuno è libero di allearsi con chi me-

glio crede, ma la scelta di non allearsi con chi ha deter-

minate responsabilità va rispettata allo stesso modo, al-

trimenti si scade nell’ipocrisia.

Page 4: Agorà n. 4

IN PRIMA LINEA PER LABICO DI ALBERTO GARBO GIOVANNOLI

L’ÀGORÀ pagina 4

nell’ultimo anno la nostra squadra di calcio e anche qui ho credu-

to nelle capacità che ogni componente potesse tirare fuori. Ho

visto il potenziale che la squadra aveva e i risultati ad oggi mi

stanno dando ragione. Grande motivo d’orgoglio è soprattutto

vedere il coinvolgimento e l’attaccamento di tutta la comunità

labicana dimostrata durante ogni partita svoltasi. Fissare un obiet-

tivo comune è un ottimo punto di partenza. Le soddisfazioni che

sino ad ora ho ricevuto sono frutto di molteplici aspetti, ma una

soddisfazione arriva quando si scende in campo in prima fila.

Quando ci metti la faccia. La scelta di entrare in politica avviene

ora perché oggi mi sento un uomo con la necessità di condivide-

re con la mia comunità le problematiche e i cambiamenti neces-

sari, perché solo dopo essere maturato attraverso i fallimenti e i

traguardi, posso essere in grado di accettare di mettermi a nudo

di fronte a voi. Ho trovato di notevole interesse gli aspetti che la

nostra lista civica vuole intraprendere e mai come in un momen-

to di crisi come quello che l’Italia sta attraversando, ritengo sia

opportuno rimboccarsi le maniche e ricominciare a credere in

quello che i nostri padri ci hanno tramandato. Le mie radici fanno

parte di questa comunità e tornare qui tutte le sere dopo una

lunga ed intensa giornata di lavoro, di traffico e anche di proble-

mi, mi riporta a respirare quell’aria giovanile che ha fatto di me

un vostro concittadino. Non ho mai pensato di lasciare Labico per

approdare in chissà quale altro posto, ma e’ importante dare una

svolta al nostro futuro e perché non farlo proprio da qui? Per

questo vi chiedo di prenderci per mano e di iniziare a percorrere

la stessa strada, senza dimenticarci di nessuno, senza discrimina-

zioni, e senza limiti di età. La mia parola oggi è di impegnarmi al

massimo affinché tutti insieme si possa iniziare a lavorare per gli

stessi obiettivi, e non pensiate che questo sarà per me un sempli-

ce ritaglio di tempo visto i miei impegni lavorativi, ma sarò pre-

sente. Dove? Ovviamente in prima fila.

Quando mio padre e mia madre sono torna-

ti a radicarsi in questo posto, hanno fatto

una scelta di vita che ovviamente ha condi-

zionato anche la mia. Vivere a Labico e’ sta-

to per anni vivere fuori dal mondo, fino a

quando in giovane età ho affrontato i primi

passi nel lavoro e quindi come la maggior parte delle persone

ho iniziato a fare il pendolare. Attraverso i valori trasmessimi

dalla mia famiglia sono cresciuto lavorando, alzandomi presto la

mattina e rientrando tardi la sera, ho fatto la gavetta , ho

“abbozzato” sacrificando a 20 anni le serate con gli amici inve-

stendo nel mio futuro lavorativo. Ho goduto nei fine settimana

dell’aria pulita di questa comunità, ho incontrato e condiviso i

miei giorni con quella che a tutt’oggi rappresenta la mia fami-

glia, ovvero mia moglie, che mi ha sorretto e a volte, e’ anche il

caso di dirlo sopportato, nelle scelte lavorative. Essere un im-

prenditore non è facile oggi, ma non è facile mai. Ognuno di noi

se ci si pensa bene è imprenditore di se stesso questa e’ la prima

regola. La seconda regola è credere nelle capacità delle persone

e non togliergli la propria dignità. La terza è essere fiduciosi e

avere fede. La mia azienda è composta da persone, che non

sono solo numeri di matricola in un libro presenze, ma persone

che come una catena di distribuzione danno forma ad un lavoro

concreto tutti i giorni. Il lavoro è un diritto ma anche un sano

ambiente di lavoro e’ un diritto. Io ho investito tempo, denaro,

spesso notti insonni per trovare soluzioni economiche e lavorati-

ve affinché i miei dipendenti potessero guardare nei miei occhi

una rassicurazione per il loro futuro. Ho fatto scelte estreme

aziendali che spesso sono costate fatica sia fisica che mentale,

ho dovuto affrontare momenti duri di crisi ma mai e dico mai,

ho gettato la spugna. Non ci si può arrendere di fronte alla vita.

La vita va abbracciata in tutti i suoi aspetti. Ho preso a cuore

Beh mi sono detta: perché no? Perché non mettersi a disposi-

zione in una lista elettorale, così diversa ed innovativa, e provare

a parlare di scuola? Ma la scuola cosa c’entra con la politica?

C’entra, eccome! La politica è il servizio più nobile reso alla col-

lettività per raggiungere uno scopo: il bene comune. La scuola è

il principale bene comune, il più importante. E’ il luogo di cresci-

ta d’eccellenza dei nostri figli, un microcosmo fatto di tante real-

tà che si intrecciano, vivono e si confrontano giorno per giorno:

didattica, gestione, partecipazione dei genitori, e non ultimo il

coinvolgimento di un Comune attento e sensibile alle politiche

scolastiche. Vedete, in triplice veste, da mamma, da membro di

un organo collegiale, da lavoratrice della scuola, ho sempre di

più maturato la convinzione che, specie negli ultimi tempi - dove

il taglio delle risorse finanziarie ed umane nel sistema scolastico,

significa un ulteriore impoverimento della scuola pubblica - il

nostro impegno deve essere grande, talmente grande che solo

un MODELLO PARTECIPATIVO può gestire questo periodo dram-

matico. Mi ricordo di una bella persona, una Preside in una

scuola romana che diceva: “se una scuola funziona, è perché i

grandi funzionano”. Vero, verissimo. Una politica attenta, una

politica del “comprendere e poi deci-

dere, accogliere e poi informare, ac-

cettare e gestire il conflitto in ogni

sua situazione”, equivale alla speranza

di poter cambiare solo un po’ la logica dei numeri, non improvvi-

sando competenze, ma cercare di realizzarle concretamente attra-

verso proprio questa logica. Da noi la scuola è la cenerentola della

situazione. Sono sempre più convinta che gli ampliamenti non risol-

vono la carenza di spazi, tamponano ma non risolvono. Noi credia-

mo che bisogna cambiare approccio al problema scolastico: prova-

re ad impegnarsi con serietà a lavorare per un nuovo plesso, che

sia moderno, funzionale, ma soprattutto sia una scuola, luogo di

crescita e di sviluppo della personalità. La scuola e la cultura sono

alla base di ogni progresso umano. La scuola è un immenso gra-

naio: le scorte accumulate di sapere saranno la linfa della crescita

futura e l’alimento delle nuove generazioni. Perché non lavorare su

questo versante? Perché non cominciare a programmare su come

arrivare ai finanziamenti necessari? Noi ci siamo messi in gioco e

vogliamo contribuire concretamente a far crescere il nostro paese,

a partire dal suo luogo più importante, la scuola, appunto.

SCUOLA BENE COMUNE DI LUCIANA DEL MONTE