almanacco 2012 mainframeitalia

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his books contains all articles published on mainframeitalia.com in 2012. They are all in Italian, but most of them have the english translation at the end.

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Page 1: Almanacco 2012 mainframeitalia
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Premessa - Preface

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Questa pubblicazione contiene tutti gli articoli pubblicati su mainframitalia.com. Alcuni, alla fine hanno disponibile anche la versione in Inglese. Per facilitarne la consultazione, al termine di questo libro, potete trovare l'indice di tutti i post che dispongono della traduzione in Ingelse.

Siate clementi con il traduttore perché sono io; anzi se mi segnalate gli errori ve ne sarò grato.

I video non sono inclusi nel file della pubblicazione, ma sono inseriti come link agli originali. Per vederli si deve essere collegati ad Internet.

Perché un almanacco da un blog?

Può sembrare presuntuoso od eccessivamente autoreferenziante fare una pubblicazione con i post di un blog come mainframeitalia.com. Ma è risultato l’unico modo per raccogliere e conservare i vari link ed i riferimenti contenuti nel blog.

Si è vero, si può sempre accedere all’archivio online, ma in questo modo, in poco spazio, si possono

sempre avere tutti a portata di mano. Fatemi sapere cosa ne pensate!

This publication contains all articles published on mainframitalia.com. Some, in the end, they have also available the English version. For ease of consultation, at the end of this book, you can find the index of all these English posts.

You are asked to be lenient with the translator because i am; indeed if you will report to me my errors, i will be grateful.

Videos are not attached in the publication file, but are inserted as a link to the originals. To see them you must be connected to the Internet.

Why an almanac from a blog?

It may seem presumptuous or excessively self-contained to make a publication with posts from a

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blog like mainframeitalia.com. But it is the only way to collect and store the various links and references contained in them.

It is true, you can always access to the online archives, but in this way you can always have them at your fingertips. Let me know what you think!

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Cosa è - What is mainframeitalia.com

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mainframeitalia.com è nato come un blog che parla di mainframe in Italiano. Non è l’espressione di un’iniziativa strattamente aziendale, ma la realizzazione di una mia idea: in molte parti del mondo esistono siti specializzati che trattano di mainframe in lingue differenti dall’inglese per facilitare i professionisti del settore. Ne ho trovati di cinesi, tedeschi, francesi, coreani e giapponesi.

In altre nazioni parlare la propia lingua è spesso una questione di principio. Per me non è così, ma vuole essere un meccanismo facilitatore, che aiuti i professionisti Italiani nello scremare, dalla miriade di notizie del web, quelle più interessanti. Serve principalmente a risparmiare tempo.

Questi erano gli intenti con cui a Febbraio di quest’anno ho avviato questa iniziativa. successivamente, vedendo la costante partecipazione e per aumentare la capacità di comunicazione, ho esplorato altri fronti con mainframeitalia. Così oggi io considero mainframeitalia.com un brand per i professionisti del settore che è presente in varie forme e con varie iniziative. Eccovi tutti i riferimenti:

Il Blog: http://mainframeitalia.com

su Twitter @mainframeitalia

su Facebook https://www.facebook.com/mainframeitalia

tramite mail [email protected]

Le altre iniziative

Dopo il periodo iniziale passato ad identificare le fonti di notizie utili, sono maturate altre idee che ho realizzato sempre sotto il nome di mainframeitalia.

La prima, in ordine cronologico, è stata l’apertura di

un’utenza su: raggiungibile qui http://pinterest.com/mainframeitalia/ In queste pagine ho aperto degli album con immagini relative ai mainframe:

IBM Advertising ’50-’60 - con le inserzioni delle pubblicità IBM degli anni ’50 e ’60.

IBM Advertising - con pubblicità più moderne.

IBM PC Advertising - raccoglie le immagini di pubblicità dei PC IBM

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mainframes - con le foto trovate sul web di tanti modelli di mainframe. Ovviamente non solo IBM.

Analogic Computers - contiene le immagini di questo tipo di comuters, dimenticati dai più, ma spesso molto interessanti.

IBM Hardware - sono immagini di componenti utilizzati nei sistemi IBM oppure di prodotti oramai fuori produzione ed impensabili come prodotti IBM

IBM People - Sono foto di persone IBM che hanno, o hanno avuto, un ruolo particolare nella storia dell’azienda

Non sono album completi, anzi chiunque abbia nei cassetti o nei suoi archivi delle immagini è invitato a condividerle.

Successivamente è nato il settimanale gratuito dal titolo:

a cui ci si può abbonare a questo link: http://paper.li/Mainframeitalia/1349897266

E’ un settimanale dove si possono trovare articoli e video non solo sui mainframe, ma anche sulle novità della ricerca. Questo non è in Italiano, ma raccoglie articoli di varie lingue. Ovviamente la maggior parte sono in Ingelese, ma spesso vengono pubblicati articoli in altre lingue; non è raro trovare articoli in Giapponese o Coreano!

L’iniziativa seguente, dal nome mainframeitalia.com International è disponibile a questo link: http://www.scoop.it/t/mainframeitalia-com dove vengono raccolti tutti gli articoli che leggo durante la settimana, ma di cui non parlo nel blog. E’ un modo per condividere comunque le mie fonti di informazione. Ovviamente anche qui ci si può abbonare.

Per ultimo, visto il numero di visite e la provenienza sempre più allargata, ho iniziato a fornire la duplice versione di alcuni post: Italiano e Inglese.

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What is mainframeitalia.com

mainframeitalia.com started as an Italian blog about mainframes. It is not the result of an enterprise initiative, but the result of an idea of mine: I found a lot of places speaking about mainframes in many others languages than english to facilitate people working on this matter. I found Chinese, German, French, Japanese and Korean ones.

Very often in some countries speak its own language is considered a matter of principle. I do not think so. Writing in Italian is a facilitator mechanism that helps Italians professionals in choice, among the moltitude of news, which are the more interesting. Its goal is to save time.

These were the intent with which to February of this year, I started this initiative. Then seeing the constant participation and to increase the capacity of communication, I added other fronts to

mainframeitalia. So today I consider mainframeitalia.com a brand for the professionals in this area that is present in various shapes and with various initiatives. Here are all the references:

the Blog: http://mainframeitalia.com

Twitter @mainframeitalia

Facebook https://www.facebook.com/mainframeitalia

by mail [email protected]

Other initiatives

After the start period, past to identify the sources of useful news, have gained other ideas that i have always made under the name of mainframeitalia.

The first, in chronological order, was the opening of a

user on: reachable at http://pinterest.com/mainframeitalia/. On these pages I opened albums with mainframe related images:

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IBM Advertising ’50-’60 - with the insertions of advertising IBM of the years '50 and '60.

IBM Advertising - more modern advertising.

IBM PC Advertising - collects the images of advertising of PC IBM.

mainframes - with the pictures found on the web for many models of mainframes. Obviously not only IBM.

Analogic Computers - contains images of this type of comuters, forgotten by most, but often very interesting.

IBM Hardware - are images of components used in IBM systems or products now out of production and unthinkable as products IBM.

IBM People - are pictures of people IBM that have, or have had, a particular role in the history of the company

These are not exhaustive albums, indeed anyone has in drawers or in his own archives of images some interesting pictures and want share them can contact me.

Then was born the free weekly entitled:

you can subscribe to it at this link: http://paper.li/mainframeitalia/1349897266

It is a weekly magazine where you can find articles and videos not only on mainframe, but also on the news about research. This is not only in English, but collects articles from various languages.

Of course most are in English, but are often published articles in other languages; it is not unusual to find articles in Japanese, or Korean!

Another initiative is:

available at this link: http://www.scoop.it/t/mainframeitalia-com. Where I collect all the articles that i read during the week, but of which I do not speak in the blog. It is a way to share my sources of information. Obviously, also here you can subscribe.

i collect all the articles, the English language, that I'm going during the week, but which do not speak in the

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blog. It is a way to share my sources of information. Obviously, also here you can subscribe.

For last, having regard to the number of visits and the provenance ever more enlarged, I started to provide the double version of some post: Italian and English.

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Febbraio 2012

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Sul sito di Forbes è stato pubblicato un articolo dal ti-tolo Kids See future in mainframe che parla delle inizia-tive di formazione in atto negli USA e illustra bene una nuova tendenza. L’articolo originale è disponibile a questo link Eccovi qui di seguito alcuni estratti.

Probabilmente non si pensa molto ai mainframe. La maggior parte delle persone non lo fanno. [...] Ma loro sono la fuori e canticchiano in sottofondo ese-guendo la parte nascosta delle nostre vite elettroniche. Alla VISA, la compagnia di servizi finanziari con sede in San Francisco, un gruppo di mainframe permette di

elaborare 145.000 transazioni finanziarie al secondo provenienti da 200 paesi. [...]

Poichè i mainframe sono stati i primi computer – ENIAC, Il primo computer programmabile general pur-pose, è stato costruito nel 1946 – si tende a pensarli come vecchi. E la convinzione generale è che anche le persone che conoscono i mainframe sono vecchie [...] Tuttavia nulla è più lontano dalla verità. Non solo i main-frame si sono evoluti nel cosro del tempo per stare al passo con la tecnologia ed eseguire carichi di lavoro sempre crescenti, ma anche le competenze neces-sarie sono cresciute aggiungendo nuovo “sangue giovane” grazie a programmi speciali di formazione.

Uno di questi programmi è il Global Enterprise Technol-ogy (GET) della Syracuse University nello stato di New York. Li Dave Dischiave (si pronuncia “des-shav-y” e a lui piace sottolineare la traduzione in Italiano “da schiavi”) insegna il mainframe ai bambini. Il pro-

7/02 I ragazzi vedono un futuro nel mainframe

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gramma GET è stato messo insieme da un consorzio di organizzazioni. IBM, che vende la maggior parte dei mainframe, e utenti mainframe come J.P.Morgan Chase hanno collaborato con la Syracuse University per garantire che nuovi volti Si avvicinasseo al mondo del mainframe. Dischiave ha notato che i suoi studenti erano molto abili a lavorare con piccoli computer come Apple iPhone, notebook Dell e piccoli server Hewlett-Packard, ma non avevano idea di come funzionano i sistemi di veramente grandi. Nel suo corso, Dischiave pone loro il “problema Visa”. Come si elaborano 145.000 transazioni al secondo, senza tregua tutto il giorno per tutto l’anno? [...]

Egli insegna ai ragazzi su come scomporre problemi di classe enterprise in parti gestibili e li introduce gli stru-menti di programmazione per risolverli.  I ragazzi im-parano RDz, un ambiente di sviluppo di IBM per le ap-plicazioni mainframe. “RDZ è un collegamento per gli studenti che pensano che le cose dovrebbero apparire come un iPhone”, dice Dischiave. “Non vogliamo farli confrontare con un’interfaccia di tipo command-line troppo presto.”

Successivamente si aspprofondisce utilizzando il  TSO, un interprete interattivo a riga di comando, e Interac-tive Systems Productivity Facility (ISPF), un interfaccia menu-based per la compilazione di software che viene eseguito da z/OS, un sistema operativo IBM per main-frame a 64-bit. Infine, si arriva a scrivere gli script con  Restructured Extended Executor o REXX, un lin-guaggio di alto livello multi-piattaforma che permette, ad esempio, ad un programmatore di costruire un pro-gramma per Microsoft Windows ed eseguirlo in Linux, o su un mainframe.

Quawan Smith, che ha frequentato il corso di Dis-chiave, lavora ora alla JP Morgan Chase, uno dei sot-toscrittori del programma della Syracuse University. Smith si vede ancora in evoluzione in questo settore, ma ha trovato il corso ed i relativi olaboratori come una rivelazione che gli ha aperto gli occhi. “Nel settore c’è una percezione he il mainframe è stato sostituito,” dice. “ma non è questo il caso”. [...]

Greg Davidson, attualmente senior di Syracuse, ha speranze simili. [...] Davidson descrive il programma come il suo “primo confronto con il volume di informazi-oni che le aziende devono elaborare ed archiviare.”

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Dice che il suo lavoro si confronta con “dati non struttu-rati, social media e blog”, non esattamente i vecchi ar-gomenti della scuola. [...] Riguardo al mainframe dice, “Non è certamente una tecnologia morente.”

Qualcuno è a conoscenza di simili iniziative in Ita-lia?

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E’ stato pubblicato nel sito dei Redbooks il libro “Ad-vanced Networking Concepts Applied Using Linux on IBM System z” ed è disponibile per il download a questo link.

Il primo capitolo propone una panoramica di concetti di networking: VLAN, VLAN trunking, link aggregation, virtual switches, VNICs, Ethernet autonegotiation, Maximum transmisison Unit  (MTU), Spanning Tree Protocol (STP) and load-balancing.

Prosegue con una seconda paronamica dedicata al networking di Linux su IBM System z® dove si esami-nano gli aspetti legati alla virtualizzazione e gli ele-manti principali di configurazione e di Problem Deter-mination.

Il libro, oltre a fornire questi concetti introduttivi, de-scrive gli aspetti di configurazione ed affronta concetti di high availability ed i passi principali per realizzare reti ridondate. Inoltre vengonoillustrati i test eseguiti con dati relativi alle prestazioni ed alle capacità di failo-ver delle configurazioni realizzate in laboratorio.

11/02 Un libro sui concetti di Neworking per Linux su IBM System z

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In pratica è un condensato di informazioni utili per le attività quotidiane di amministratori e sistemisti di rete che operano su Linux per IBM System z®.

(Single System Image – SSI) e di effettuare lo sposta-mento di sistemi operativi ospiti di tipo Linux (Live Guest Relocation – LGR).

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Il primo è un video simpatico un po’ datato dove due compagni di scuola si ritrovano dopo un pò di tempo e raccontano le loro esperienze lavorative.

Da poco è uscita la seconda parte, gli stessi com-pagni di classe….

Sono simpatici anche alcuni commenti che potete leg-gere direttamente su Youtube.

12/02 Siete “smart” o lavorate sul mainframe? Per ridere un po’

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Video 1.1 What is a mainframe Part I

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

Video 1.2 What is a mainframe Part II

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

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Il sistema operativo VM è uno dei primi virtualizzatori presenti sul mercato fin dal 1972. Ad Ottobre del 2011 è stato annunciato lo z/VM 6.2 che, tra le varie novità, introduce la possibilità di realizzare dei cluster (Single System Image – SSI) e di effettuare lo spostamento di sistemi operativi ospiti di tipo Linux (Live Guest Relo-cation – LGR).

Queste due funzionalità sono ben approfondite in un redbook di prossima pubblicazi-one dal titolo “An introduction to z/VM SSI and LGR – SG24-8006-00” e disponibile in versione draft nel sito IBM dei Redbook a questo link.

L’utilizzo dell’SSI permette sia di considerare nuove tipologie di soluzioni per l’alta affidabilità che di

avere la possibilità di crescita scalando i sistemi in modo orizontale. In pratica con l’SSI è possibile config-urare fino a 4 z/VM come membri di un cluster che condividono le risorse come DASD, minidisk, user di-rectory, spool e dispositivi di rete. Ciascun membro può essere fisicamente su macchine differenti e può essere indifferentemente di primo livello o di secondo livello (ossia un VM che gira all’interno di un’altro VM….).

La configurazione in SSI permette, tramite la Live guest Relocation (LGR), di spostare un sistema opera-tivo Linux ospitato su uno z/VM del cluster ad un’altro senza la necessità di sospenderne le attività.

La pubblicazione (ovviamente nella sua attuale ver-sione draft) è articolata in quattro capitoli: i primi due forniscono una paronamica su SSI e LGR; il terzo de-scrive uno scenario di realizzazione di un cluster con 4 nuovi z/VM, mentre l’ultimo analizza uno scenario

22/02 Lo z/VM diventa cluster – approfondiamo SSI e LGR

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dove 2 z/VM già esistenti vengono convertiti in un clus-ter con due membri.

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Marzo 2012

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Ne avevo sentito parlare un po di tempo fa e l’avevo scaricata subito sul mio tablet, ma non l’avevo usata molto. Ieri l’ho aperta ed ho visto come è fatta. Rispettando quello che preannuncia il suo titolo, fornisce un quick reference del mondo System z; 

è suddivisa in cinque sezioni:

• Products: contiene informazioni sull’hardware e sul software di base. Interessanti le parti New and updated Product e News and announcements: la prima riporta, suddivisi per data, i dettagli degli annunci; la seconda rimanda alla pagina IBM de-gli annunci.

• Case Studies: una serie di esempi di successo nell’impiego della tecnologia System Z

• Communities: un utile riferimento diretto ai social networks, blog e communities. Comodo l’ac-cesso diretto agli ultimi tweet.

• Favorites: E’ un modo per evidenziare delle pag-ine dell’app

• Contact: il classico modo inserito nelle app per contattare gli autori.

L’applicazione è disponibile, a questi link,  per iPhone, Android e BlackBerry. La pagina dell’IBM che la de-scrive è raggiungibile a questo link.

14/03 Un quick reference del mondo System z

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Spesso mi capita che dei titoli di alcuni articoli, o dei post suscitino il mio interesse, ma non avendo il tempo per leggerli, li “conservo” con degli strumenti di “lettura postuma” come Read it Later o Readability. Ieri avevo trovato il tempo per curiosare tra queste in-formazioni potenzialmente interessanti e mi ha preso un articolo apparso sul numero di Bancamatica di Nov/Dic del 2011 intitolato Perchè con lo zEnter-prise la business analytics è meglio a firma di Gian-carlo Marino. Se il titolo aveva catturato precedente-mente la mia attenzione, l’autore mi ha incuriosito di

più; si perché Giancarlo lo conosco, è un mio collega ed ha il ruolo di Sw Sales Manager in IBM Italia.

Giancarlo nell’articolo descrive le problematiche che esistono attorno al tema della Business Analytics, la difficoltà di avere una visione di insieme dei dati su cui poter realizzare il reporting necessario, i tempi di ris-posta dei sistemi di data warehouse; successiva-mente illustra la soluzione IBM DB2 Analytics Accelera-tor  che, con l’utilizzo del sistema Netezza fornisce una risposta a queste tematiche.

Riporto qui di seguito uno stralcio dell’articolo:[...] L’interazione tra IDAA e il Database DB2 permette di far convergere le applicazioni operative di tutti i giorni e quelle analitiche, in modo che i risultati analitici vengano utilizzati direttamente nel contesto di un flusso di lavoro per guidare l’esecuzione operativa e le modifiche dinamiche dei processi. [...]

26/03 Business Analytics con lo zEnterprise

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Questa nuova architettura e soluzione integrata OLTP-OLAP su sistemi Mainframe IBM permette finalmente alle aziende di evitare, come accaduto negli ultimi 10 anni, di spendere ingenti risorse per i soli processi di trasporto dei dati verso le piattaforme di BI distribuite, senza considerare i ritardi, le duplicazioni di dati, e i problemi di affidabilità introdotti da questi passaggi spesso poco sorvegliati. La maggior parte di questi processi di trasporto preleva dati dalla piattaforma Mainframe per destinarli a processi di BI basati su ar-chitetture distribuite. Oggi vengono eliminati questi pas-saggi costosi che non aggiungono alcun valore ed anzi introducono alti costi, ritardi, e rischi.Dal punto di vista piu’ tecnico, l’IDAA, si basa sulla tec-nologia Netezza acquisita da IBM nel 2010. le caratter-istiche salienti dell’IDAA sono:

• La distribuzione del workload su N baldes multi-processore

• L’elevato parallelismo su cui sono eseguite le query

• L’utilizzo di speciali dispositivi HW (Field Program-mable Gateway Arrays) che si occupano di:- Comprimere e decomprimere i dati- Eliminare le colonne non richieste

- Filtrare i dati non necessari al calcolo del risul-tato.

[...]

Al termine della lettura mi sono reso conto che la curi-osità aveva superato l’iniziale interesse ed ho voluto capire di più su questa soluzione, quindi ho iniziato a cercare altro materiale. Anzi mi piacerebbe ospitare nelle pagine di mainframeitalia.com un approfondi-mento, dal punto di vista tecnico,  dei componenti di questa soluzione: che ne dite? Anzi, c’è qualche entusi-asta che vuole farsene carico?

Come risultato del mio (rapido) approfondimento ho trovato questo redpaper di 16 pagine: The Netezza Data Appliance Architecture: A Platform for High Per-formance Data Warehousing and Analytics. Lo trovo fatto veramente bene per chi vuole capire un pò più a fondo l’architettura Netezza Asymmetric Massively Par-allelProcessing (AMPP) ed i meccanismi alla base dell’or-chestrazione delle query che permettono di ottenere velocità di esecuzione sorprendenti.

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Page 25: Almanacco 2012 mainframeitalia

Aprile 2012

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Per tutti coloro che ancora non hanno  avuto modo di farsi un’idea dello zEnterprise e che non sono soddisfatti dalle informazioni contenute nelle brochure  o letti rapidamente in internet è disponibile

un video su youtube che dedica ben 3 ore nella descrizione delle funzionalità e delle caratteristiche dello zEnterprise. E’ un video che riproduce interamente il modulo EZT05 di formazione. Chiaramente è in Inglese, ma

1/04 Un video per imparare lo zEnterprise

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Video 3.1 EZT05 - IBM zEnterprise System Introduction - IBM Training

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

Video 3.2 IBM zEnterprise Announce Italian

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

Page 27: Almanacco 2012 mainframeitalia

non è così impossibile seguire l’istruttore, anzi per me è stato un doppio training.

Invece totalmente in italiano è il video relativo all’annuncio dello scorso anno. E’ un bel video che oltre ad una estrema sintesi offre la possibilità di vedere a 360 gradi l’aspetto delle frame z196, z114 e zBX.

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco, i video sono disponibili a questi link: EZT05 - IBM zEnterprise System Introduction - IBM Training, IBM zEnterprise Announce Italian

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Page 28: Almanacco 2012 mainframeitalia

Si avete letto bene: 1964. E’ l’anno in cui l’IBM ha an-nunciato il primo elaboratore della familgia /360. Nas-ceva quindi l’architettura mainframe che attraverso le sue evoluzioni è arrivata fino ad oggi.

In che cosa consisteva la novità a quei tempi? Era il primo sistema commerciale di tipo general purpose os-sia utilizzabile sia per elaborazioni scientifiche che commerciali. Su di esso potevano essere fatti ese-guire sia i compilatori per i linguaggi scientifici come il FORTRAN che commerciali come il COBOL.

Alla sezione Cenni Storici, nel menu a sinistra, potete trovare la copia della brochure originale del 1964. Ringrazio per questa copia Robert Nix che ha avuto la lungimiranza di conservarla e la certosina pazienza di passarla allo scanner e permettermi di pubblicarla.

4/04 The concept of computer changed (1964)

Yes you read that right: 1964. It is the year in which the IBM has announced the first processor of the /360 family. Thus was born the mainframe architecture that, through its developments, arrived up to today.

What was the news in those days? It was the first general-purpose commercial system that it can be used both for processing scientific and commercial. It could be made to perform both Compilers for scientific languages as FORTRAN that COBOL. In the section Historical Notes, in the left-hand menu, you can find a copy of the brochure original of 1964. Thank for this copy to Robert Nix that has had the

4/04 Cambia il concetto di computer (1964)

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Page 29: Almanacco 2012 mainframeitalia

foresight to preserve and the patience to pass it to the scanner and afford to publish it.

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Tap on image to see all brochure

Document 3.1 La Brochure originale del 1964

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Page 30: Almanacco 2012 mainframeitalia

“L’11 Aprile è stata anunci-ata la famiglia di prodotti PureSystems11 Aprile che si focalizza sui sistemi POWER e x86. tuttavia un’analisi accurata fa capire che si siano utilizzati alcuni dei vantaggi dello zEnter-prise e dello zBX e sugger-isce che si potrà estendere l’approccio PureSystem allo zEnterprise”.

Questo è quanto sostiene il Blog DancinDinosaur nel post IBM PureSystems Hint at the Future of zEnterprise.  E’ interessante leggere il punto di vista di Alan Radding, vedremo se i futuri an-nunci gli daranno ragione.

23/04 PureSystems e zEnterprise: un articolo interessante

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Page 31: Almanacco 2012 mainframeitalia

Un po’ di tempo fa avevo letto un numero di questa riv-ista, ma non sapevo che i vari numeri sono disponibili per il download a questo sito dell’IBM.

E’ una rivista, dedicata allo z/OS, che esce con ca-denza annuale ed è ricca di articoli che approfondis-cono alcune funzionalità delloz/OS o forniscono utili suggerimenti.

Io avevo letto il numero 21 ed ho trovato interesante l’articolo di Marna Walle dal titolo “Get ready to mi-grate to z/OS V1R11!”.

23/04 z/OS Hot Topic una rivista piena di suggerimenti

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Page 32: Almanacco 2012 mainframeitalia

Maggio 2012

Page 33: Almanacco 2012 mainframeitalia

Il primo numero dell’IBM Journal of Research and De-velopment del 2012 è interamente dedi-cato all’ultima fami-glia di mainframe IBM. Sono 19 articoli che descrivono in dettaglio gli aspetti tecnologici e le carat-teristiche della tec-nologia zEnterprise dalle architetture dei microprocessori alle

funzionalità di gestione dell’Unified Resource Man-ager.La rivista è disponibile, in abbonamento, a questo link

sul sito ieeexplore.ieee.org, ma di alcuni articoli è pos-sibile scaricare un estratto gratuitamente.

I titoli degli articoli sono i seguenti:

1. IBM zEnterprise 196 microprocessor and cache sub-system

2. Electronic packaging of the IBM System z196 enterprise-class server processor cage

3. Server-class DDR3 SDRAM memory buffer chip

4. IBM zEnterprise redundant array of independent memory subsystem

5. Scalable and modular pervasive logic/firmware de-sign

6. Performance innovation in the IBM zEnterprise 196 processor

1/05 zEnterprise in dettaglio sull’IBM Journal of Research and Development

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Page 34: Almanacco 2012 mainframeitalia

7. Concurrently update the scan-initialization data of a processor

8. Overview of IBM zEnterprise 196 I/O subsystem with focus on new PCI Express infrastructure

9. IBM Parallel Sysplex design for the IBM z196 sys-tem

10.IBM 4765 cryptographic coprocessor

11.IBM zEnterprise storage I/O advancements

12.IBM zEnterprise energy management

13.Key advances in the presilicon functional verifica-tion of the IBM zEnterprise microprocessor and stor-age hierarchy

14.Firmware verification and simulation in IBM zEnter-prise 196

15.IBM System z I/O discovery and autoconfiguration

16.IBM Unified Resource Manager introduction and overview

17.IBM zBX hardware management and operational controls

18.Unified Resource Manager virtualization manage-ment

19.IBM zEnterprise Unified Resource Manager plat-form performance management

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Page 35: Almanacco 2012 mainframeitalia

Il 17 Maggio Flora Tramon-tano, Tivoli Workload Auto-mation Product Manager, terrà una teleconference dal titolo What’s New with IBM Workload Automa-tion. E’ un’occasione per ascoltare “dalla fonte” le principali novità del mondo batch, in partico-lare verranno affrontati i temi di condivisione delle risorse e del riutilizzo dei

processi batch già esistenti.

Per seguire l’evento basta iscriversi seguendo il link Register Now in questa pagina.

Invece, per tener d’occhio l’arrivo di altri eventi, potete controllare sulla pagina Calendar of Event dell’IBM.

3/05 Batch’ cosa c’è di nuovo?

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Page 36: Almanacco 2012 mainframeitalia

Ho letto un articolo di Dan Kusnetzky sul blog di ZDNET intitolato “The rumors of the demise of the mainframe are greatly exaggerated” dove, a mio parere, viene fatta un’analisi sullo stato di questa piat-taforma. Dan parte da questi fatti:

• L’installato totale del System z continua a cres-cere.

• La gestione unificata offerta con lo zEnterprise, che permette la gestione di blade su cui possono girare AIX, windows o Linux, attira nuovi clienti

• L’IBM continua ad innovare nell’area della comuni-cazione tra sistemi. Questo permette di ri-centralizzare applicazioni distribuite per ridurre i costi.

• I sistemi IBM zEnterprise sono stati acquistati da 120 nuovi clienti nel mondo.

Inoltre fa notare che:

“Per alcuni workloads, un unico e grande sistema la-vora meglio ed è più semplice da gestire rispetto ad un gruppo di sistemi con archhitetture standard. Se si esaminano gli studi di “cost of ownership” o “return on investment”, i costi relativi al personale per la gestione e per le operazioni supera di gran lunga il costo dei sistemi e del Sw.” [...]

7/05 La lunga vita del mainframe

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Page 37: Almanacco 2012 mainframeitalia

E conclude

“La sfida chiave che si trova ad affrontare IBM, natural-mente, è di far si che gli IT decision makers, che sono cresciuti utilizzando esclusivamente sistemi con ar-chitetture standard (architetture x86 ndt) e che pen-sano che i mainframe siano reduci di epoche preis-toriche, diventino consapevoli di quanto questi sistemi possono fare, di paragonarne i costi e di giungere alla decisione che i mainframe di oggi sono un notevole va-lore per i datacenter e non un relitto del passato.” [...] “Può IBM riuscire nella reintroduzione dei mainframe in un mondo fatto di standard industriali? I fatti sembrano dire di si.“

Ovviamente il virgolettato rappresenta una mia traduzi-one dell’articolo originale che è disponibile sul sito di ZDNET a questo link. Come al solito ne consiglio la let-tura integrale.

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Il Blog DancingDinosaur ha pubblicato un post dal ti-tolo “PureSystems Joins zEnterprise Hybrid Family” ed ovviamente mi ha subito incuriosito visto che la na-tura ibrida del PureSystem (nel senso che ospita sistemi di differenti architetture e instruction set) rende naturale un parallelo con lo zEnterprise.

Già sul sito IBM è comparsa una pagina che affronta il tema del posizionamento dei due sistemi che come primo impatto hanno due caratteristiche molto simili: la disponibilità di ambienti multipiattaforma e la ges-tione di questi con un unico strumento: l’Unified Re-source Manager ed l’IBM Flex System Manager.

Ma torniamo all’articolo di Alan Radding: a mio parere illustra correttamente come il costo non sia l’unico cri-terio di scelta, ma piuttosto si debbano considerare le caratteristiche dei workload e la loro necessità di sca-lare.

[...] “Ad esempio, una blade PowerLinux come compo-nente PureSystems può offrire una migliore rapporto prezzo/prestazioni rispetto ad un Linux in eseguito su un IFL dello z? Analogamente, i carichi di lavoro di Win-dows devono essere fatti eseguire su un blade HX5 nel zBX o su un PureSystems? In questo momento non ci sono sufficienti dati relativi ai prezzi ed alle

9/05 Si allarga l’Hybrid Family

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prestazioni per poter decidere. [...]  Guardando al fu-turo, IBM sta già pianificando il supporto zBX per la prossima generazione z e promette di integrare più strettamente lo zEnterprise con il PureSystems. Io zEn-terprise, zBX, ed l’hybrid computing a quanto pare saranno in giro per un po’.“

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by IVANCASAGRANDE

Abbiamo visto tanta tecnologia, ci siamo entusiasmati dalle opportunita’ offerte dai mainframe, ma occorre sempre fare i conti con qualche cosa di piu’ prosaico: i costi, il cosiddetto “vile danaro”.

Sara’ anche vile, ma ne facciamo continuamente i conti. Ogni Azienda e’ attentissima ai costi, ed in periodi di crisi lo e’ ancora di piu’. L’argomento e’ quindi cruciale, le decisioni vengono sempre prese favorendo le soluzioni con le piu’ favorevoli condizioni economiche.

Il pricing dei prodotti software non sempre si basano su regole lineari e spesso prevedono condizioni di utilizzo che offrono opportunita’ di risparmio.

Scopo di questo thread e’ condividere le esperienze che hanno permesso di ottenere saving nelle bollette software.

Comincio parlando di Subcapacity. Tramite la Subcapacity c’e’ la possibilita’ di pagare le licenze software su Mainframe in base all’effettivo consumo. Il consumo e’ desunto dai record SMF. Un tool che prende in input i record SMF del mese, calcola le MSU consumate dai vari prodotti software.

Diciamo che la sola l’adozione della Subcapacity produce dei vantaggi. E’ improbabile che una macchina venga usata sempre alla sua massima capacita’, se cio’ accadesse la bolletta software in Subcapacity corrisponderebbe a quella standard, negli altri casi sarebbe inferiore.

Altre evoluzioni del tema e’ scomporre il carico in partizioni specializzandole per prodotto software. Cio’ non sempre e’ possibile, ma dove possibile si pagherebbe ciascun prodotto esattamente per quanto viene utilizzato.

22/05 Parliamo di “vile danaro”

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Scopo di questo thread e’ la raccolta e lo scambio delle esperienze in tal senso.

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Giugno 2012

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by IVANCASAGRANDE

Si sente spesso parlare di “Skill Shortage” per quanto riguarda gli specialisti mainframe. Tradotto in altre pa-role “skill shortage” rappresenta la preoccupazione delle Aziende di non poter reperire tecnici specializzati essendosi formato un vuoto generazionale dove l’eta’ media del personale con competenze sale e non viene sostituito da giovani leve.

Alcuni paventano che cio’ sara’ la causa che determin-era’ l’estinzione del mainframe, altri associano il fe-nomeno a piu’ complessi meccanismi socioeco-nomici.

In modo molto piu’ pragmatico, altri ribaltano il rap-porto di causa effetto ed affermano che il mercato del lavoro semplicemente offre cio’ che le Aziende richie-dono ed esprimono fiducia sulla capacita’ di formare all’occorrenza tecnici preparati.

Probabilmente una mano alla risoluzione del problema l’ha dato il Governo Monti. Con il poco velato obiet-tivo di evitare il tracollo dei conti dell’INPS ha portato l’eta’ della pensione a quasi 70 anni ( e fra un po’ to-glieremo quel “quasi”).

Ci sono delle caratteristiche che differenziano il profilo professionale di un tecnico Mainframe e che e’ lo specchio stesso del diverso modo di approccio fra un mainframe ed un pool di sistemi open.

10/06 Skill Shortage – “Il tempo passa e l’uom non se ne avvede”

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E possono essere riassunti in:

1. Non si puo’ applicare ad un sistema “Z” l’installazi-one “Alzheimer”  (Inserisci il CD e dai enter, enter …. Fino alla fine)

2. Il sistema host e’ tutt’altro che intuitivo. Le righe di comandi sono quanto di piu’ lontano dai click sulle icone.

3. Spegni e riaccendi e vedrai che va. Il toccasana di tutti i mali, ma  una cosa che non va sul main-frame, spento e riacceso continua a non andare. Per contro una cosa che va su mainframe con-tinua ad andare fino a quando non viene spento.

Ed a questi dobbiamo aggiungere altri motivi che potremmo definire intrinseci e congiunturali:

1. E’ sufficiente poco personale per gestire e risol-vere le problematiche di grandi sistemi.

2. Il compattamento dei centri e le continue richieste di tagli ai costi ne ha ridotto il numero di addetti.

3. IBM fornisce servizi software di preparazione di pacchetti preconfezionati di grande stabilita’ e  semplici da mantenere

4. Non serve piu’ essere raffinati cesellatori dell’As-sembler.

Allora, quali conclusioni possiamo trarre?

Si puo’ dire che lo “skill shortage” esiste veramente od e’ semplicemente l’evidenza delle minori risorse umane necessarie per mantenere un mainframe?

Oppure, lo “skill shortage” e’ un problema ed e’ aggra-vato dal fatto che giovani sono a contatto da subito con sistemi che ne formano una mentalita’ cosi’ lon-tana ed  incompatibile a quella di un professionista mainframe?

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Per curiosità, stavo guardando la recensione di una nuova macchina fotografica digitale, la Canon EOS 650D, e tra le nuove caratteristiche ho letto “18MP APS-C ‘Hybrid CMOS’ sensor”. Ibrido? Anche per le macchine fotografiche? Ho subito pensato: “ma non è che la parola ibrido sia diventata una moda?”, “il mio caro zEnterprise é frutto di un’operazione fashion di

marketing?”. Allora ho voluto approfondire per capire che cosa significasse un sensore ibrido e perché era stata fatta questa scelta.

Di solito le macchine digitali utilizzano dei sensori per catturare la luce e trasmetterla alla parte elettronica che la elabora e ne memorizza il risultato in forma di fotografia digitale. Negli ultimi 10 anni l’evoluzione dei sensori si è mossa verso tre direzioni: densità di pixel per avere maggiori dettagli, aumento della sensibilità alla luce per catturare le immagini in situazioni di scarsa luce o i dettagli delle zone in ombra, e velocità di reazione per permettere all’elettronica di effettuare le misure necessarie prima che la scena cambi.

Questa macchina fotografica utilizza un sensore che, oltre ai classici pixel per rilevare la luce, include anche dei sensori dedicati alla funzione di autofocus. Il clas-sico sistema di rilevare la luce e passare tramite una misura fatta con l’elettronica per comandare i meccan-

13/06 Ibridi: un’altra moda o evoluzione?

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ismi di autofocus, inizia ad essere troppo lento soprat-tutto per le riprese di filmati. Quindi ecco che due com-ponenti con specificità differenti (i due tipi di pixel) coe-sistono all’interno di uno stesso sistema (il sensore) per ottenere delle migliori prestazioni.

In effetti il lavoro di progettazione di sistemi tecnologici più o meno complessi, a mio parere, si sta spingendo in due differenti direzioni. La prima è quella di proget-tare utilizzando componenti specifici di tipo industriale per ciascuna funzione. Questo approccio permette di ottenere dei grossi risparmi e di realizzare dei prodotti che soddisfano delle necessità medie senza particolari pretese. La seconda direzione è quella di combinare in un unico elemento dei componenti con caratteristiche differenti per massimizzare alcune caratteristiche. Chi-aramente il secondo approccio richiede uno sforzo di progettazione maggiore, sia come ingegno e sia come risorse finanziarie, portando alla fine un risultato con caratteristiche ibride “da disegno”.

Ed ecco quindi il perché la parola ibrido si sta diffon-dendo, non come moda, ma come risultato innovativo in vari campi. Inizialmente era un aggettivo tipico dei prodotti frutto della ricerca genetica, ora ne vediamo

l’uso nelle vetture con doppia propulsione, in questa macchina fotografica, nei propellenti utilizzati dall’in-dustria aerospaziale, nei pannelli solari che producono elettricità ed acqua calda, ma anche nel settore infor-matico nei dischi ibridi dove all’interno di una unità disco coesistono tecnologie classiche con quelle SSD (se non erro sia Seagate che Western Digital hanno dei drive di questo tipo).

Quindi, tornando allo zEnterprise, ho rivisto affermate le considerazioni fatte sulla sua caratteristica di sistema ibrido. È un ibrido in quanto include “da disegno” piattaforme per differenti Sistemi Operativi ed anche delle appliance specializzate e questa caratteris-tica permette di ottenere dei grossi vantaggi di ges-tione e di flessibilità. Inoltre lascia liberi di coniugare le più disparate scelte architetturali per supportare in modo adeguato le differenti componenti dei carichi di lavoro. La possibilità di considerare tutti i vari sistemi come un unico sistema nello zEnterprise si evidenzia al massimo con il concetto di Ensemble, che anche per problematiche di DR sicuramente introduce ulteriori benefici.

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Per con concludere penso che le aziende che scel-gono di seguire “la moda dell’ibrido” nei loro rispettivi campi lo fanno sempre più per rendere concretamente innovativi i propri prodotti.

13/06 Hybrids: another fashion or evolution?

For curiosity, i was looking at the review of a new digi-tal camera, the Canon EOS 650D, and among the new features i read " 18MP APS-C 'Hybrid' CMOS sensor". Hybrid? Even for the cameras?

I immediately thought: "but it's not that the word hy-brid has become a fashion?", "my dear zEnterprise is the result of a fashion marketing operation ? ". Then i wanted to deepen in order to understand what it meant a hybrid sensor and because Canon had been made this choice.

Usually, digital cameras use sensors to capture the light and transmit it to the electronic part that proc-esses and stores the result in the form of digital pho-

tography. In the last 10 years the evolution of the sen-sors has moved toward three directions: pixel density for more details, sensitivity increasing to capture im-ages in scenes with poor light or increase the details of the areas in shadow, and the last is the rate of reaction to allow the electronics to make quickly the necessary measures before the scene changes.

This camera uses a sensor that, in addition to the clas-sic pixels to detect light, it includes sensors dedicated to autofocus function. The classic system to detect the light, then measure it and perform with electronic cir-cuits the needed computation to control the mecha-nisms of autofocus, begins to be too slow especially for movie shooting.

Then behold, two components with different specifici-ties (the two types of pixels) coexist within the same system (sensor) to obtain the best performance.

In my opinion, the design work of technological sys-tems more or less complex is going in two different di-rections. The first is to design using specific compo-nents of the industrial type for each function.

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This approach allows to obtain large savings and to provide products that meet the average needs without particular pretensions. The second direction is to com-bine in a single element of components with different characteristics to maximize some of the characteris-tics. Clearly, the second approach requires more de-sign efforts, both as genius and as financial resources, ultimately leading a result with hybrid characteristics "by design".

And this is the reason for the spreading of the hybrid word. Not as fashion, but as innovative result in vari-ous fields. Initially it was a typical adjective of products that are the result of genetic research, now we see its use in motor vehicles with dual traction, in this camera, in the propellants used by the aerospace industry, in solar panels producing electricity and hot water, and so on. But also in the IT sector we found this word: in hybrid disks where within a disk drive technologies co-exist classic one with those SSD (if not mistaken both Seagate and Western Digital have the drive of this type).

Then, coming back to the zEnterprise, i reviewed estab-lished the considerations on its characteristic of hybrid

system. It is a hybrid in that it includes "by design" plat-forms for different operating systems and also some specific appliances. These characteristic makes it pos-sible to obtain the great advantages in areas of man-agement and flexibility.

It also leaves free to combine the most disparate archi-tectural choices to adequately support the different workloads components. The opportunity to consider all the various systems such as a single system, reach the maximum exploitation in the zEnterprise with the Ensemble concept. It introduces certainly further bene-fits for DR issues.

To conclude I think that companies that choose to fol-low "the fashion of the hybrid car" in their respective fields make it increasingly to make concretely innova-tive their business.

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by IVANCASAGRANDE

E’ notizia drammatica di queste ultime settimane. Il ter-remoto devastante in Emilia, scosse che si susse-guono senza dare tregua, vittime ed enormi danni economici.

I media ci hanno mostrato i capannoni collassati ed i danni derivanti dal fermo della produzione.  La Magis-tratura ha avviato un’inchiesta sulla fragilita’ delle strut-

ture dei capannoni il cui crollo e’ stata la causa prin-cipe delle perdite umane.

Da cio’ che riportano le immagini dalle zone del disas-tro, i capannoni sembrano crollati perche’ non proget-tati per resistere ad un terremoto. Si vedono chiara-mente strutture con i pilastri e le travi orizzontali. Strut-ture molto resistenti quando i pilastri devono sostenere forti carichi di compressione, ma che collas-sano sotto il peso delle travi quando le scosse del ter-remoto fanno oscillare lateralmente il pilastro.

Intendiamoci, non e’ un difetto di progettazione, sem-plicemente la struttura e’ stata prevista per sostenere un certo tipo di sollecitazioni. Per resistere ad un terre-moto avrebbe dovuto avere una maggiore rigidita’ otte-nuta mettendo delle barre diagonali fra pilastro e trave o mettendo i cosiddetti muri di tamponamento. Chiara-mente una struttura cosi’ fatta sarebbe costata di piu’.

16/06 Big One: Ma chi avrebbe mai potuto prevedere che ……

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Le industrie non hanno problemi a costruire prodotti di qualita’, ma alla fine si devono adeguare a quello che richiede il cliente. Immagino cosa avra’ chiesto il com-mittente emiliano: “… vorrei un deposito per custodire e stagionare 10.000 forme di Parmigiano, ma ho bi-sogno di risparmiare … economico …. perche’ sa … la crisi..”. E’ chi poteva biasimarlo, essere concorrenziali vuol dire anche tagliare i costi all’essenziale e poi .. ter-remoto?!?  In una pianura alluvionale! Ma non si e’ mai visto!

E cosi’ 10.000 forme di Parmigiano non termineranno la stagionatura e finiranno nelle buste  di grattugiato a poco prezzo.

Ci sono forti analogie con le cose che viviamo giornal-mente nel nostro lavoro. Ormai le scelte sono dettate dai prezzi. Di fatto le decisioni sono prese dagli uffici acquisti. Occorre fare salti mortali per poter indirizzare la fornitura verso un sistema od un fornitore …… Pa-role come “qualita” “servizio” “sicurezza” sembra abbi-ano perso valore, sono armi spuntate contro il manage-ment che al termine di una ponderosa relazione tec-nica  vede solo il numero preceduto dal simbolo dell’Euro.

E cosi’ 10.000 tabelle di data base vengono “deposi-tate” su storage velocissimi, economici, ma … con raid al minimo sindacale. Si puo’ discutere che se si avesse un secondo disco guasto quando il primo guasto non fosse ancora stato riparato ci si troverebbe in una situazione drammatica. Ma ci si guadagnerebbe solo la patente di menagramo.

Cosi’ ci troviamo poco alla volta con un’infrastruttura che scendendo a continui compromessi economici si prepara al “Big One”.

Quando sara’? Quale sara’ l’elemento scatenante? Come ne potremmo venire fuori?

Intanto tenere ben “oliate” le procedure di Disaster Re-covery e di Backup tenendo sempre in mente che i nostri dati una volta “grattugiati” non ce li puo’ piu’ ri-dare nessuno.

Non dare per scontato che e’ una cosa talmente im-probabile che non potra’ mai accadere, anzi direi che si dovrebbe cominciare proprio da loro.

E poi cura dei particolari. Ci si preoccupa di proteg-gere un sistema da mille insidie e poi questo si ferma per la vite di un rack od il cavetto di uno switch. Eh si!

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Perche’ ormai i sistemi crescono senza un piano rego-latore e con mille condoni. Avete mai pensato a quanta roba viene attivata per concludere una transazione. Alla galassia di server che ruotano attorno ad un click. Ciascuno usa una processore della memoria, ha a bordo diversi strati di software che fanno operazioni sui dischi, di rete, comunicano con altri server e fanno fare alla nostra transazione un piccolo passo avanti. Devono funzionare tutti se vogliamo che il nostro click si concluda con il risultato.

Com’e’ vulnerabile tutta questa roba. Fasci di fili che vanno da un armadio all’altro. Se ne stacca uno e …. chi lo becca piu’? La diagnostica riesce a coprire questo? Quanto ci si mette a sistemarlo?

E allora il nostro CIO andra’ in un negozio di computer e chiedera’ : “ mi dia un sistema per le mie 10.000 ta-belle di Data Base.  Si mi piacerebbe un Mainframe, ma sa com’e’ .. la crisi. Vedro’ di mettere insieme un po’ di server, qualche switch, delle schede ed altra roba.  Tanto funziona lo stesso , ma vuoi mettere quanto risparmio! ”

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Luglio 2012

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Red Alert è un servizio IBM dove vengono pubblicate (se ci sono) le informazioni sulle modifiche per elimi-nare malfunzionamenti gravi. E’ possibile iscriversi e ricevere nella propria posta queste informazioni an-dando a questo link.

In questi giorni è uscito un RED alert relativo al JES2 sui sistemi z/OS 1.11 e z/OS 1.12, maggiori informazi-oni si possono trovare a questo link.

01/07 RED Alert: JES2 Potential Loss of Spool data on z/OS 1.11 and 1.12

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by IVANCASAGRANDE

Prendo spunto da una discussione comparsa sul gruppo:

“Mainframe  (COBOL, JCL, DB2, CICS, VSAM, MVS, Adabas/Natural ) Experts”

Con una certa dose di ingenuita’, viene chiesto aiuto: “ Come fare per ridurre il consumo di CPU di pro-grammi Cobol esistenti”.  La risposta, come sempre in questi casi, e’ partecipe e generosa di consigli. Si spa-zia dal modificare il formato dei dati, al blocksize dei file. Alcuni azzardano la soluzione draconiana della ris-crittura in Assembler e la sostituzione del  DB2 con file Vsam.

Ma molto piu’ spesso, la soluzione principe viene ri-conosciuta nell’architettura del programma, scritto in modo da ridurre, in fase di esecuzione, il numero di op-erazioni ricorsive.

Penso di fare cosa utile “rubando” alcuni spunti della discussione e riportarli in allegato. Ma volevo ac-cendere una discussione analoga in questo spazio co-involgendo tutti coloro che hanno combattuto o sono ancora impegnati nella battaglia della “Finestra del batch”.

02/07 Il Cobol in tempo di crisi: La battaglia della “Finestra del Batch”

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Allegati:

Link della discussione:     http://www.linkedin.com/groupAnswers?viewQuestionAndAnswers=&discussionID=121615488&gid=910927&commentID=84712832&trk=view_disc&ut=2TMhVqkKT8NRg1

L’alfabeto:

 I would strongly recommend that she start with the ba-sics.A) Learn COBOL structured programming methodol-ogy.

B) Learn COBOL testing and debugging techniques. C) Learn CICS capabilities, structure, components, services, and interfaces.D) Learn COBOL CICS Command Level Programming.E) Learn COBOL CICS testing and debugging tech-niques.F) Learn DFSMS QSAM and VSAM AMS and utilities.H) Learn how to monitor performance of COBOL batch processing.I) Learn how to tune performance of COBOL batch processing.

J) Learn how to tune performance of QSAM & VSAM data set AMS for access modes.K) Learn how to monitor performance of COBOL CICS Command Level tasks and progsL) Learn how to tune performance of COBOL CICS transactions, programs, & services.M) Learn relational DB capabilities, structure, compo-nents, services, interfaces & utilities.N) Learn SQL for relational database DDL and DML.O) Learn how to monitor performance of SQL Queries and DML requests.P) Learn how to tune performance of relational data-base organization.Q) Learn how to tune performance of SQL Queries and DML requests.R) Learn IMS capabilities, structure, components, serv-ices, interfaces, & utilities.S) Learn IMS schema & VSAM and OSAM data set defi-nitions and relationships.T) Learn IMS HDAM, HIDAM, SHISAM, HSAM, & HI-SAM access methods.U) Learn IMS DEDB’s, MSDB’s, and HALDB’s differ-ences.V) Learn IMS DLI program communication blocks

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(PCBs)W) Learn IMS DLI program specification blocks (PSBs) and CBLTDLIX) Learn IMS EXEC DLI sequential, browse, & random read functions.Y) Learn IMS EXEC DLI read for update, update/rewrite, add, and delete functions.Z) Learn IMS Fast Path EXEC DLI commands under DBCTL   

Questo e’ del codice per determinare la durata delle varie routine:

To check the difference between various techniques, this elapsed time calculator with microsecond resolu-tion might come in handy. It executes the (ST)ore (C)loc(K) instruction in Working Storage to get bits 0-63 of the Time-of-Day clock at the start and end times. Elapsed time is then calculated and converted to micro-seconds for display of up to 999.999999 seconds. (Bit 51 of the TOD clock is equivalent to 1 microsecond.)

Non ho provato il funzionamento del codice prece-dente, per cui aggiungo il riferimento al documento:

http://www-304.ibm.com/support/docview.wss?uid=swg21170967

“IBM Enterprise COBOL Version 4 Release 2 Perform-ance Tuning Whitepaper” @http://www-304.ibm.com/support/docview.wss?uid=swg27018287

“IBM Enterprise COBOL for z/OS Programmer’s Guide” (SC23-8529-01) includes chapters specifically addressing DB2 SQL and DCLGEN, as well as, IMS CBLTDLI interfaces. The Programmer’s Guide may be downloaded as a PDF file for free @

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Scroll to see all code.

WORKING-STORAGE SECTION. 01 FILLER. 05 ADDR-PTR POINTER. 05 STORE-CLOCK REDEFINES ADDR-PTR FUNCTION-POINTER. 01 START-TIME PIC 9(18) COMP-5. 01 STOP-TIME PIC 9(18) COMP-5. 01 ELAPSED-TIME PIC 9(18) COMP-5. 01 ELAPSED-TIME-MICRSECS PIC 9(15) COMP-3.01 ELAPSED-TIME-SECONDS REDEFINES ELAPSED-TIME-MICRSECS PIC 9(9)V9(6) COMP-3.01 ELAPSED-TIME-MESSAGE. 05 FILLER PIC X(17) VALUE ‘ELAPSED TIME WAS ‘.

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Leggendo il n.12 del Corriere delle Comunicazioni mi sono soffermato, incuriosito, sull’articolo La doppia faccia della nuvola: “Da una recente ricerca svolta da-gli Osservatori del Politecnico di Milano emerge che il 67% delle grandi aziende italiane adotta le tecnologie cloud. In particolare, il 56% utilizza già almeno un servi-zio cloud, mentre l’11% ha in corso limitate

sperimentazioni. Il 25% delle aziende del campione si è dichiarato interessato all’introduzione e solo l’8% di-chiara dinon utilizzare il cloud e di non avere alcun interesse a introdurlo.”

Ora io non ho alle spalle grandi esperienze di Cloud, ma l’affermazione che il 67% delle aziende italiane adotta tecnologie cloud mi ha fatto l’effetto di un suono stonato; mi è venuta spontanea la domanda: quali sono le tecnologie Cloud? Non ho saputo rispon-dermi.

Mi veniva in mente la virtualizzazione: ma non è una tecnologia prettamente Cloud, CPU, I/O e memoria sono risorse virtualizzate fin dagli anni ’70 e non si par-lava certo di Cloud. Successivamente con l’avvento di modelli applicativi di tipo Client/Server, di architetture distribuite e, sopratutto, grazie all’abbassamento dei costi dell’Hardware è avvenuta una diffusione spinta

9/07 Il mainframe ibrido nella nuvola? No, io nelle nuvole!

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di “server reali” prevalentemente con sistemi Windows o Unix. Ma siamo alla fine degli anni ’80 e negli anni ’90 dove di cloud se ne parlava solo nei meteo in lin-gua Inglese.Poi mi sono venuti in mente i Software di deployment dei sistemi; ma anche per questi abbiamo una genesi che, proprio per l’aumento della diffusione dei server distribuiti, risale alla seconda metà degl anni ’80.

Insomma lo ammetto: non sono stato capace di tro-vare qualche “tecnologia cloud”! Pensando al main-frame mi veniva istintivo di pensarlo adatto al cloud, ma non di considerarlo una “tecnologia cloud” se non altro perché esiste da un pò più di tempo; inoltre mi sembrava strano che da una fonte accademica come il Politecnico di Milano si parlasse di “adozione di tec-nologie cloud” se non con proprietà di linguaggio. Quindi dovevo indagare e saperne di più.

Il primo passo, lo confesso, è stato Google, ho scritto cloud technoloy e via di ricerca. Come spessisimo ac-cade la prima entrata è Wikipedia, ma è la definizione di Cloud Computing e effettuando un find nella pagina per la parola technology la prima occorrenza è nella de-finizione di virtualizzazione vista come una delle carat-

teristiche del Cloud Computing. La definizione di Cloud Computing riportata in Wikipedia è: “Cloud computing is the delivery of computing and storage capacity as a service to a heterogeneous community of end-recipients. The name comes from the use of a cloud-shaped symbol as an abstraction for the com-plex infrastructure it contains in system diagrams. Cloud computing entrusts services with a user’s data, software and computation over a network. There are three types of cloud computing: Infrastructure as a Service (IaaS), Platform as a Service (PaaS), and Soft-ware as a Service (SaaS)”.

Ma insomma io ho dubbi sulle “tecnologie cloud” e Wikipedia non ne riporta alcuna mensione? Non solo ma la definizione che da non mi soddisfa. Dire che Cloud Computing è (se riesco a tradurre bene…) “dis-tribuire capacità elaborativa e di storage come un servi-zio ad un insieme eterogeneo di utenti finali” allora an-che il TSO da solo lo posso considerare Cloud Com-puting? Mi si stavano smontando tutte le mie (poche) sicurezze sul tema.

A questo punto ho spostato la mia indagine di appro-fondimento verso la fonte dell’articolo ed ho trovato

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disponibile nel canale Youtube del Corriere delle Comu-nicazioni l’intervista a Raffaello Balocco della School of Management del Politecnico di Milano che potete vedere anche qui:

E il primo dubbio me lo sono tolto: Raffaello Balocco non parla di “tecnologie cloud” (che vengono mension-ate dall’intervistatore), ma di adozione e diffusione di “soluzioni cloud”, il che mi lascia meno smarrito. Poi alla domanda:“Quali sono i vantaggi, per una grande azienda ed an-che per una piccola azienda dell’adozione di tecnolo-gie Cloud based?”(a Roma si direbbe: aridaje! adirittura di tecnologie cloud-based!) Raffaello Balocco risponde:“Inanzitutto l’adozione di un sistema Cloud porta ad una maggiore standardizzazione del sistema informa-tivo aziendale. La roadmap di utilizzo ed adozione del Cloud richiede che, come primo passo, vengano stan-dardizzate le diverse componenti del sistema informa-tivo e poi successivamente virtualizzate. Allora stan-dardizzazione e virtualizzazione portano evidentemente dei vantaggi di efficenza e di flessibilità. Dal punto di vista organizzativo, la direzione IT può focalizzarsi, a liv-ello di competenze, su degli aspetti di elevato livello: competenze di natura architetturale, di natura sistemis-tica, di Project Management [...] demandando,

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Video 6.1 intervista RAFFAELLO BALOCCO

Tap the picture, when the video is loaded the red start button will be displayed

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viceversa, all’esterno quelle che sono le competenze più operative”.

Ne parla in modo chiaro e semplice evidenzioando, secondo me correttamente, i vantaggi iniziali visti so-pratutto da un’osservatorio che può essere quello di un CIO. In qualche modo consolida anche la mia opin-ione che le piattaforme ibride, rispetto alle tradizionali, sono quelle che si prestano di più a sostenere una sim-ile trasformazione. Questo perché lasciano una grande libertà nel realizzare, e modificare, architeture applica-tive su differenti piattaforme introducendo meccanismi di monitor e deployment che. dal punto di vista infra-strutturale, portano delle notevoli semplificazioni che implicano riduzioni di costi e di tempi.

Però i dubbi di fondo sul Cloud mi sono rimasti, così ho proseguito le ricerche anche perchè in molte en-trate trovate su Google si parla di Cloud dando per scontato che il lettore sappia di cosa si parla. Ma così facendo ho letto di Cloud secondo le più differenti ac-cezioni e forzature. Dietro la parola Cloud ho letto di of-ferte di hosting, ma anche di solo housing, di connet-tività di rete e chi più ne ha ….

Allora ho continuato a cercare fino a quando mi sono imbattuto nella definizione di Cloud del NIST. Quella che l’Istituto Nazionale degli Standards e delle Tecnolo-gie Statunitense ha pubblicato non 3 o 5 anni fa, ma solo lo scorso anno il 25 Ottobre con il titolo Final Ver-sion of NIST Cloud Computing Definition Published. Non saranno rapidi, non saranno esaustivi ma quando pubblicano qualcosa quelli del NIST di solito è un riferi-mento che dura nel tempo, infatti questo è un docu-mento di 7 pagine di cui solo 2 sono dedicate ad una definizione di 5 righe, all’elecazione delle caratteris-tiche essenziali, dei Service models e dei Deployment models. Finalmente leggo (liberamente tradotta da me, ma potete verificare l’originale seguendo il link): “Il Cloud computing è un modello per abilitare degli ac-cessi tramite rete, su richiesta, convenienti e in modal-ità ubiquitous ad un insieme di risorse condivise e con-figurabili che possono essere rapidamente rese disponi-bili (deployed) e rilasciate con il minimo sforzo di ges-tione e con interazioni minime con l’erogatore del servi-zio. Questo modello è composto da 5 caratteristiche es-senziali, 3 modelli di servizio e 4 modelli di deploy-ment.”

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Finalmente qualcuno che dice senza fraintendimenti cosa è il Cloud Computing senza il bisogno di dire come è fatto! Non è una tecnologia, non è una soluzi-one, ma è un modello; sulla base di questo modello, ovviamente utilizzando le tecnologie che meglio si adattano per concretizzare il modello, si possono ero-gare servizi e proporre soluzioni.

Lascio a voi la lettura completa del documento e con-tinuo a raccontarvi le mie riflessioni. Infatti dopo aver letto il docuento non ho potuto non fare un paragone con lo zEnterprise. Delle 5 caratteristice almeno 3 le soddisfa by-desing. Da un punto di vista infrastrut-turale, abbiamo un resource-pooling su tutte le piatta-forme dell’ibrido grazie all’utilizzo dei meccanismi di vir-tualizzazione più appropriati per ciascuna di esse; gra-zie allo zEnterprise Unified Resource Manager la rapid elasticity è possibile fino allo spegnimento in caso di inutilizzo per ridurre i consumi e, definendo i workload gestiti si ha la caratteristica dei measured services. Per il broad network access ovviamente lo zEnterprise è condizionato al tipo e dimensione della connettività esterna, ma sempre by-design facilita la realizzazione con i meccanismi di gestione delle reti interni che ven-gono utilizzati dai differenti Virtual Server. L’ultima

caratteristica (che nel documento è citata per prima) è l’On-Demand self-service; lo zEnterprise include un meccanismo per il deployment di virtual serve da tem-plate ma è più una facilitazione di gestione che un vero e proprio self-service. Per intenderci non è nato per essere reso disponibile ai consumers. Questo genere di funzionalità sono di solito fornite con dei Software Tivoli che permettono anche una grande flessibilità nel definire e realizzare le modalità di sel service.

I risultati delle mie ricerche mi hanno soddisfatto, anzi mi hanno fatto trovare una serie di documenti del NIST sicuramente interessanti che voglio indicarvi:

• 2012 May 29 – Cloud Computing Synopsis and Recommendationsriprende la definizione del documento di cui vi ho parlato e ne approfondisce i vari aspetti

• NIST Cloud Computing Program Sono molto inter-essanti i link in fondo alla pagina ai draft dei tre vo-lumi relativi alla Roadmap di adozione del Cloud

Se avete altre fonti o indicazioni fatemele conoscere che daremo loro l’adeguata diffusione. Da parte mia sto valutando di apire una pagina su questo sito dedi-

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cata al Cloud: mi fate arrivare in qualsiasi modo le vos-tre opinioni?

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco, il video è disponibile a questo link: Intervista a RAFFAELLO BALOCCO

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Non è molto conosciuta la possibilità di provare una serie di funzionalità dei prodotti di Application Mod-ernization della piattaforma z. Questo è possibile tra-mite l’Enterprise Modernization Sandbox for Sys-tem z disponibile nel sito IBM developerWorks in questa pagina.

In pratica, da una infrastruttura Cloud,  si ha a dispo-sizione un ambiente z con i prodotti preinstallati con cui è possibile effettuare delle prove. L’ultimo arrivato è lo scenario dal titolo Manage the CICS ecosystem with CICS Explorer; dopo aver predisposto il vostro PC con le istruzioni riportate nella pagina iniziale, è possibile utilizzare il CICS Interdependency Analyzer per analizzare le risorse utilizzate dalle trnsazioni, valu-tare gli impatti di change applicativi e verificare se le transazioni sono threadsafe.

Sempre sul tema della modernizzazione dello sviluppo applicativo il 19 Luglio alle 3:00 p.m. UTC (quindi 4:00 p.m. in Italia), Hayden Lindsey, Vice President and Distinguished Engineer appartenente all’IBM Software Group, terrà un webcast dal titolo Building Next-Generation Enterprise Applications Webcast Se-ries. Hayden presenterà un nuovo approccio di tipo smarter computing per accelerare l’innovazione e

15/07 Estate tempo di sandbox: proviamo il CICS Explorer

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ridurre i costi di sviluppo. Verrà anche affrontato il tema di come, questo approccio, faciliti le fasi di test e migliora la collaborazione tra i team di sviluppo.

Image: FreeDigitalPhotos.net

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Ho letto il nuovo post su DancingDinosaur dal titolo zBX and Puresystems play nice together. Alan Radding riporta la notizia che, in un recente incontro con degli analisti un manager IBM ha detto che l’Uni-fied Resource Manager convergerá con il Flex System manager.

Questo però non avverrà in tempi brevi. Infatti Jeff Frey, IBM Fellow and CTO for System z, ha detto a DancingDinosaur che: “il Flex Manager e l’Unified Re-source Manager non si fonderanno tra loro”. Questo non significa che lo zEnterprise ed i PureSystem non possano lavorare in modo integrato, ma questo “Lo stiamo realizzando federandoli ad un livello superi-ore”. Con il Sw Tivoli si può realizzare un layer di ges-tione unico per i due sistemi.

Il post prosegue disilludendo coloro che si aspettano una rapida convergenza dei due sistemi, ma ipotiz-zando evoluzioni significative per entrambi i sistemi. Secondo Radding lo zEnterprise aumenterà la sua scalabilità bel oltre le 112 lame ed introdurrà sempre più meccanismi di alta affidabilità tipo la partition mo-bility; inoltre alcune caratteristiche dei PureSystem ver-ranno incorporate nello zBX.Analogamente, per i PureSystem, Radding si aspetta un espandibilità oltre gli attuali 4 box e, forse un’avvici-

23/07 zEnterprise e PureSystems. Due ibridi fanno un ibrido più grosso? Non è detto.

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namento alla realizzazione di ensemble che, per ora è una caratteristica unica dello zEnterprise.

Come al solito qui vi fornisco una mia traduzione e sin-tesi che suggerisco, a chi ha più tempo, di confrontare con l’articolo originale.

Il mio punto di vista si conferma sempre di più su al-cune considerazioni di fondo che vanno oltre la discus-sione “è meglio questo, è meglio quello”:1- la scelta di sistemi ibridi non è un’iniezione fatta sul mainframe per allungargli la vita, non ne ha bisogno.2- i sistemi ibridi rappresentano il connubio ideale tra standardizzazione e flessibilità architetturale3- ad oggi non è pensabile un unica piattaforma che vada bene per tutto4- i nuovi meccanismi di gestione forniti in modo na-tivo vanno capiti a fondo per evitare di creare (leggi mantenere e pagare) delle duplicazioni inutili

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Agosto 2012

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Non ricordo dove (mi sembra su Twitter), ho letto un riferimento ad un articolo su Millennial Mainframer dal titolo The Mainframe on the Cloud scritto da Sarah Dandia. Come al solito li ho contattati e chiesto il per-messo di tradurre/citare i loro post e, con grande dis-ponibilità, mi ha risposto Sean McBride permetten-

domi di aggiungere il loro sito tra quelli gemellati (vedi la lista nel menu a sinistra).

Sarah sostiene che [...] sebbene le parole “cloud com-puting” e “mainframe” non sono, di solito, utilizzate all’interno della stessa frase, non sono così dissimili come potrebbe sembrare. Il mainframe all’interno del cloud è un argomento di discussione sempre più pre-sente negli ultimi mesi all’interno della communità tec-nica [...]. Il post prosegue sostenendo che le caratteris-tiche che si richiedono al Cloud Computing sono le stesse che il mainframe rende disponibili da molto tempo, quindi il mainframe è la piattaforma ideale per il Cloud.

Queste considerazioni sono vere anche se, a mio av-viso, lo zEnterprise come piattaforma ibrida si presta alle realizzazioni di architetture per il Cloud Comput-ing. Anzi, il mio parere è stato, fino a poco tempo fa, quello che lo zEnterprise nel Cloud avesse l’unico ru-

2/08 Lo zEnterprise nelle nuvole le rende sicure

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olo di “fornitore di mattoni” per costruire il Cloud. Dico fino a poco tempo fa perché ho letto un whitepaper che parla di zEnterprise nel Cloud in modo diverso dalla mia visione. Non come base su cui costruire tutto, ma come nodo essenziale per svolgere tutte le funzioni su un aspetto specifico per il Cloud: la sicurezza.

Il white paper si intitola Consolidated security man-agement for mainframe clouds ed è uscito a Feb-braio di quest’anno; è possibile scaricare il PDF da questo link oppure qui in FTP. I questo dicumento si ipotizza, viste le naturali doti di sicurezza del main-frame di concentrare tutte le funzioni su questa piatta-forma che diventa il guardiano del Cloud.

Ecco che [...] le caratteristiche che fanno del main-frame una piattaforma ideale per le applicazioni critiche – un hardware robusto, un sistema operativo, meccan-ismi di Systems Management e di sicurezza affidabili – possono essere utilizzate per utilizzarlo come Security Hub in un Cloud [...]. Quindi sia i meccanismi di autenti-cazione ed autorizzazione, la gestione delle identità federate, la gestione dei certificati digitali, i meccan-ismi di prevenzione delle intrusioni e le funzioni di con-trollo ed audit possono essere concentrate all’interno del mainframe ed ad esso demandate per tutto il Cloud. Il documento si conclude con una sintetica panoramica dei Sw utilizzabili a tal scopo.

Questo ruolo ipotizzato per il mainframe mi ha fatto ri-cordare un fatto accaduto verso l’inizio del 2000. Stavo da un cliente parlando di sicurezza nell’ambito mainframe ad una platea folta di persone (20-30) quando ad un certo punto vengo fatto bersaglio, come esponente di IBM, del fatto che (cito le memorabili pa-role) “l’IBM sullo z nasconde le sue falle di sicurezza non diffondendo le informazioni, ne è prova il fatto che non ha ancora reso disponibile un antivirus per il suo sistema operativo di cui ce ne dovremmo sbarazzare al più presto“. Confesso che rimasi inizialmente inter-

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detto sia per il contenuto che per la veemenza delle ac-cuse. Poi feci notare che l’attenzione alla sicurezza, sia sul sistema operativo che nei sottosistemi, è da sem-pre stata una fissa dei laboratori ben prima che la pa-rola antivirus uscisse dall’ambito medico/biologico per infettare il mondo dell’informatica. Le PTF di tipo HIPER (High Impact/Pervasive) esistono da prima degli anni ’80 e servono, appunto, per eliminare errori con alto impatto sulla affidabilità dei sistemi; inoltre esis-tono le PTF classificate di Sicurezza che indirizzano esplicitamente tali problematiche. Dissi anche che un antivirus per lo z/OS come per gli altri sistemi era lo stesso z/OS che isola i differenti address space in modo che non possano danneggiarsi reciprocamente o li manda in ABEND quando tentano di fare operazi-oni non permesse.

Ma fu inutile, non riuscii a parole nel convincere quella persona. Comunque ad oggi ancora hanno gran parte dei loro workload su mainframe.

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Sul Wall Street Journal online è uscito un’articolo di Don Clark dal titolo IBM Pushes the Clock (Speed) on New Chips con delle considerazioni che ritengo molto interessanti sulle evoluzioni possibili dei nuovi chip. Così viste le informazioni riportate nell’articolo mi sono sentito come gli Apple-bloggers che discutono dei rumors riguardo le possibili novità del nuovo iPhone ed ho pensato che la cosa milgioro fosse

quella di tradurre gran parte del post, lasciando a voi le considerazioni.

“La bruta velocità non sembra motivare molti chip de-signer come nel passato. Non è così per IBM. Il gi-gante dei computer ancora vende molto di quello che l’industria chiama ‘Big Iron’, macchine potenti diseg-nate per operare come un singolo sistema” e qui im-maginate che avrei qualcosa da ridire… “non come la moltitudine di rack contenenti server semplici che le imprese utilizzano per ‘lavoretti’ come fornire pagine WEB. L’IBM sta per rivelare i dettagli di due nuovi chips per queste macchine di tipo high-end, che sfrut-tano molto una tecnica che ha minor impiego in altre parti del mercato.“

Qui sono rimasto stupito (e un pò amareggiato) per il fatto che all’interno dell’IBM questo genere di notizie non circola in nessun modo, ma evidentemente ai gior-nalisti qualche disclosure viene fatta in anteprima.

5/08 WSJ: Veloci, veloci. Ma lo zEnterprise sarà ancora più veloce?

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Quindi potete immaginare con che curiosità ho continu-ato a leggere l’articolo.

“Questo approccio aumenta la velocità di funziona-mento dei processori, o frequenza di funzionamento, che è un parametro di misura paragonabile al numero di giri di un motore. Il gigante dei chip INTEL, dopo anni di marketing sui miglioramenti per gli utenti dei PC basati sui megahertz e i gigahertz, ha iniziato nell’ul-timo decennio ad enfatizzare altri modi per migliorare le prestazioni; questo dovuto al consumo di energia ed alla produzione di calore che l’aumento della velocità comporta. E le alte frequenze di clock sono ancora più rare nei chip per gli smartphone ed i tablet dove la du-rata della batteria è un fattore chiave.“

“Ma l’IBM continua a marciare ad un ritmo diverso. La nuova versione del chip usato nei suoi venerabili main-frame, che verrà discussa in una prossima conferenza tecnica di questo mese a Silicon Valley, vanta una ve-locità di clock di 5,5 gigahertz, in crescita dai 5,2 giga-hertz della versione corrente. Big Blue aggiornerà an-che la linea dei chip Power, utilizzata nei srever che la-vorano con una variante IBM del sistema operativo Unix. Gli attuali chip Power7 arrivano a frequenze di

4.14 gigahertz; anche la prossima versione, i Power7+, che verranno discussi nella prossima conferenza di Hot Chips, secondo IBM saranno dal 10% al 20% più ve-loci.“

A questo punto dell’articolo non ho potuto fare a meno di seguire il link (la potenza di distrazione dell’hipert-esto!) che porta alla conferenza di Hot Chips 24: A Symposium on High Performance Chips; si terrà dal 27 al 29 Agosto a Cupertino in California. Frigando nell’agenda dell’evento risultano due interventi di IBM: il primo di Scott Taylor dal titolo POWER7+™: IBM’s Next Generation POWER Microprocessor ed il sec-ondo di Kevin Shum dal titolo IBM zNext: the 3rd Generation High Frequency Microprocessor Chip. Che dire, questi non sono rumors, ma chissà quando queste next-generation saranno annunciate e disponi-bili! MA torniamo all’articolo del WSJ.

“Come paragone i chip Xeon di INTEL rivolti ai server high-end operano ad un clock di 2.4 gigahertz. Natural-mente la velocità del clock è solo uno dei tanti fattori che influiscono sulle prestazioni. Sia IBM che Intel utiliz-zano dei trucchi come l’incremento del numero di proc-essori nei chips e l’aggiunta di circuiti special-purpose

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come acceleratori per attività come la compressione o la cifratura dei dati. Un’altra tecnica collaudata è l’aggi-unta di cache di memoria di massa, con IBM che enfa-tizza l’utilizzo di una tecnologia chiamata eDRAM come fattore differenziante.

Ci sono molte altre scelte e compromessi. I nuovi chip mainframe IBM assorbono fino a 300 watt e il POW-ER7+ fino a 190-watt rispetto ai 130 di uno Xeon para-gonabile. Però tali paragoni possono essere fuorvianti; IBM sostiene che i grandi sistemi siano in grado di sostituire molte macchine più piccole, portando un ris-parmio energetico effettivo che non quello misurato paragonando chip-to-chip. Ma ci sono altri costi, oltre a quello della bolletta elettrica, che sono rilevanti. Il top della gamma Intel Xeon costa 4616$, un bel pò per un pezzo di silicio. Ma Intel sostiene che i prezzi per i server e le licenze Sw siano più bassi sullo Xeon che non sulle macchine di Big Blue (IBM vende i chip solo come parte dei suoi sistemi, in modo da non prezzarli separatamente).Le due aziende fanno affermazioni contrastanti anche su altri argomenti, tra cui l’affidabilità relativa dei loro chips. Per ora, tuttavia, le loro posizioni sono abbas-tanza sicure in due aree separate: la gran parte di Intel

nel settore high-volume del mercato dei server medio-piccoli con un numero di chip da uno ad otto, IBM nei server ‘scale-up’ [che possono crescere aggiungendo risorse n.d.a.], dove i sistemi fino a 32 chip vengono utilizzati per i attività che vedono l’impiego di enormi database. ‘Questa è la nostra principale value-proposition’ afferma Satya Sharma, un fellow e chief technology officer della linea dei POWER.“

Ovviamente, come sa chi mi conosce, cercherò di con-tattare Kevin Shum per vedere se, almeno dopo la con-ferenza, sarà possibile saperne di più.

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Confesso che l’estate, forse per l’età forse per gli acci-acchi, mi impigrisce un po’. Ne risentono anche tutte le attività di lettura e approfondimento, ma questa pu-lizia mentale mi lascia il tempo per fare cose più futili e meno impegnative.

Quindi invece che dedicarmi ad argomenti sul main-frame mi sono dedicato alla grafica del sito e tra una prova e l’altra mi è venuto in mente di cambiare anche

gli sfondi del mio portatile: allora perché non condivid-erli?

Vi metto a disposizione 10 wallpapers, sono in vari col-ori la versione con lo z196 e con lo z114. Per scari-carle dovete andare nel menu a Sx in fondo c’è un wid-get (quel rettangolo bianco) del servizio di BOX per la condivisione di spazio storage; il file è quello che si chiama Wall 01 z114-z196 1440x900.zip.

Fatemi sapere se vi piacciono e, sopratutto, se funzi-ona il meccanismo di condivisione perché in futuro lo vorrei utilizzare per concretizzare alcune idee estive che mi sono venute…..

11/08 Summer zEnterprise wallpapers

11/08 Summer zEnterprise wallpapers

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I confess that the summer, perhaps age perhaps for the aches, encourages a little my laziness. Also reading activities and study are affected, but this mental freedom leaves me time to do more frivolous things and less demanding ones.

Then, rather than dedicate myself to topics on the mainframe i dedicated myself to the blog visuals. Between one test and another reminded me to also change the backgrounds of my laptop, so why not share them?

There i put 10 wallpapers, in various colors using both the z196 and the z114. To download them you have to go in the menu on the left at the bottom there is a widget (the white rectangle) of the BOX filesharing services; the file is the one called Wall 01 z114-z196 ' 1440X900.ZIP .

Let me know if you like them and, especially, if the mechanism works to share. In the future I would like use to make some summer ideas came to me…..

Go to Index of English translated posts

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Come ho dichiarato nella pagina di intro-duzione (che vi chiedo di visitare e votare con le stel-lette…) nel realiz-zare questa impresa non avevo la presun-zione di insegnare qualcosa a chi tutti i giorni accumula es-

perienza su esperienza riguardo ai manframe. Ma di fornire un posto dove i professionisti del campo potes-sero dire la loro e, sopratutto, dove io potessi condivid-ere le informazioni che ritenevo utili tra la marea di no-tizie che arrivano nella mail, che leggo dai vari feed dei blogs e che mi sparano dai vari social network a cui sono iscritto.

E proprio da una mail che mi è arrivata una notizia che ritengo (o almeno la mia curiosità ritiene…) mooolto in-teressante.

Il giorno 28 Agosto alle ora 10:45 EDT (che dovrebbero essere le nostre 16:45) si terrà un evento virtuale da titolo zEnterprise…the Next Generation System e per parteciparvi basta iscriversi a questo link e seguire le istruzioni del sito IBM Virtual Event Center. Gli speaker saranno sia personalità IBM di gran rilievo che rappresentanti di alcuni clienti IBM:- Rod Adkins Senior Vice President, IBM Systems & Technology Group- Douglas M. Balog GM, System z, IBM Systems and Technology Group- Jeff Frey IBM Fellow, and CTO System z Platform- Todd Handel Director of IT Strategy and Architecture at S.C. Data Center Inc. (representing Colony Brands)- Martin Kennedy Managing Director and Global Op-

17/08 zEnterprise…the Next Generation System (!!?)

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erations Head of Enterprise Systems at Citi- Matt Shaul CEO, Benefits Administration at Aon Hewitt

L’agenda dell’evento, disponibile a questo link, con maggiori dettagli, prevede:

- Welcome and relevance of the next generation zEnterprise system (Rod Adkins)- The new zEnteprise System at a glance- An-nouncement Overview (Douglas M. Balog)- zEnterprise Client Testimonial (client speakers)- Technical Overview of System z Technology (Jeff Frey)

Io mi sono iscritto anche se non dovrei essere a Roma per quella data, ma farò in qualche modo per poter se-guire il Virtual Event anche da questa località isolata dal digital divide italico…..

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Sono sei mesi che è iniziato questo blog e, nonostante non sia il canonico anno, lo considero il compleanno di mainframeitalia.

Il mio obiettivo era quello di non fare un effetto cometa: ossia non avviare un’im-presa che dopo l’inter-esse iniziale ri-manesse uno dei tanti web scheletro che internet ospita. Devo dire che le cose sono andate diversamente, con un avvio lento, ma in crescita, con una tenace costanza a condividere i vari aggiorna-menti, mainframeitalia.com secondo me ha ottenuto dei risultati soddisfacenti.

Abbiamo raggiunto 2880 visitatori, con un minimo di 300 visite al mese e un minimo di 30 visite a setti-mana. Si, parlo di minimi e non della media del pollo perchè rappresentano quanto, nei periodi di minor in-teresse, le persone sono stimolate a passare di qui e a me questi valori rafforzano la determinazione a con-tinuare.

Ovviamente questo risultato non sarebbe stato possi-bile senza il contributo di altri; inannzi tutto voglio rin-graziare gli autori e/o i responsabili dei siti e dei blog che mi hanno dato il permesso di citare e tradurre dei loro articoli. I link ai loro siti li potete trovare a Sx alla voce Blog e pagine con cui collaboriamo. A questo riguardo vi invito a segnalarmene di altri che reputate interessanti, li contatterò sicuramente e vi terrò aggior-nati sull’esito.

Un altro ringraziamento lo devo in particolare ad Ivan Casagrande che ha accettato di contribuire diretta-

21/08 6 mesi di mainframeitalia: una prima sintesi

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mente con le sue riflessioni e a cui spero altri si aggiun-geranno a breve.

Per l’occasione ho condiviso una seconda serie di wallpaper per il desktop e ho corretto, come qualcuno mi ha fatto notare, il formato della serie precedente. Sono entrambe disponibili per il download nel widget in basso a Sx.

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Si direi proprio che sta per essere annunciata qualche

novità a breve:

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco, il video è disponibile a questo link: The Next Generation zEnterprise: Smart, Secure, Efficient

23/08 Next Generation zEnterprise: Smart, Secure, Efficient

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Video 7.1 The Next Generation zEnterprise

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

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by VALERIO LALLI

Sin da quando avevo cinque anni, sono sempre stato un grande appassionato di Information Technology forse perchè mi è capitato più volte di vedere mio padre che lavorava con il computer pur non sapendo che cosa stesse realmente facendo, qual’era il suo

lavoro. Sappiamo che con un computer si possono fare milioni di cose cosi un giorno gli chiesi: << papà tu che lavoro fai? >>. Lui rispose: << lavoro con dei grandi computer molto potenti>>. Io incuriosito gli chiesi: << e come si chiamano? >>. << Mainframe >> replicò. Fu così che andai su Google e come tutti facciamo, scrissi nella barra di ricerca la parola “mainframe” e scoprì grandi cose, iniziando dal 7 aprile 1964 anno in cui Sr. Thomas J. Watson annunciò l’IBM System/360 per poi arrivare al 12 Luglio 2011 quando venne sviluppato lo z114. Quarantasette anni di storia segnata da importanti tappe che io chiamo zInnovations tutte mirate a creare server adatti non solo per grandi imprese ma anche per PMI. Di rilevante importanza è quanto accaduto nel dicembre 2011, mese in cui IBM ha reso disponibile una tecnologia che constente agli utenti zEnterprise di integrare le applicazioni Windows in ambiente mainframe. Malgrado tutte queste innovazioni, molte imprese si trovano in difficoltà

26/08 C’era una volta il mainframe

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quando i loro responsabili IT devono far fronte alla scelta sul tipo di tecnologia da integrare nella loro infrastruttura. A tale proposito e ancora tutt’oggi aperta la battaglia ” mainframe VS sistemi distribuiti “, poichè si tende a pensare che il mainframe data la sua età, sia diventata una tecnologia vecchia e obsoleta. Come riporta un articolo che ho letto di una rivista on line, alla domanda: mainframe tecnologia vecchia?? bisognerebbe rispondere: le innovazioni di IBM affermano tutt’altro! L’articolo ” Kids see a future in mainframe” pubblicato pochi mesi fa su Forbes, spiega che di anno in anno aumentano sempre più i ragazzi che all’università si iscrivono a corsi per apprendere l’architettura dei sistemi centrali entrando a far parte del progetto ” System z Academic Initiative”. Inoltre qualche anno fa è stata sviluppata un’applicazione per iPhone capace di interagire con il mainframe, quindi è possibile accedere alle applicazioni z/OS anche tramite smartphone. << Introdurre novità nell’ambiente informatico non significa necessariamente buttare via l’esistente. Il mainframe è ancora un componente fondamentale per gli sviluppi IT del futuro >> spiega Fabio Riva, Senior IT Architect di IBM Italia e sviluppatore di tale applicazione. Anche da queste sue parole si capisce che il mainframe avrà sempre di più

un ruolo di punta e strategico per IBM, sarà la tecnologia ideale per il Cloud Computing e per la maggior parte delle imprese di tutto il mondo proprio per la sua alta affidabilità e per le sue alte prestazioni senza limiti di tempo.

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by VALERIO LALLI

Proprio oggi martedì 28 Agosto 2012 IBM ha annun-ciato il nuovo zEnterprise EC12, una versione più po-tente di una tecnologia che è presente nel modo IT da quarantotto anni. Attraverso lo zEC12, IBM ha voluto

ancora una volta dimostrare di offire un costante sup-porto alle imprese, aiutando loro a rafforzare ed even-tualmente migliorare la protezione delle informazioni.

Lo zEC12 è leader nel settore per la sicurezza e for-nisce un solido supporto per l’analisi dei dati operativi, che aiuta le imprese a vagliare con efficienza grandi volumi di dati grezzi e a trasformarli in informazioni per acquisire conoscenza.

Per la sicurezza dei dati archiviati il nuovo zEC12 si basa sulla piattaforma System z, che ha ottenuto la classificazione di sicurezza “Evaluation Assurance” Level 5+ di Common Criteria. Il co-processore Crypto Express4S garantisce la privacy delle transazioni e dei dati sensibili. Crypto Express4S impiega nuovo hard-ware e software per soddisfare i requisiti di sicurezza di diversi settori e Paesi. Per esempio, può essere con-figurato per fornire supporto per le firme digitali di alta qualità, utilizzate con applicazioni per passaporti “intel-

28/08 IBM amplia l’offerta zEnterprise: arriva lo zEnterprise EC12

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ligenti”, carte d’identità nazionali e procedimenti giudiz-iari online, sostituendo le firme manoscritte, secondo le direttive dell’UE e del settore pubblico.

zEC12 offre prestazioni avanzate per la business ana-lytics, aumentando del 30% le performance dei carichi di lavoro analitici rispetto al suo predecessore. Inoltre, il supporto per DB2 Analytics Accelerator, che incor-pora l’appliance di data warehouse Netezza in zEC12, consente l’esecuzione, in modo estremamente veloce, di complesse analisi aziendali in ambiente zEnterprise.

Il nuovo mainframe offre inoltre funzionalità di analisi dei sistemi IT basate sulla tecnologia IBM zAware, che apprende, attraverso l’analisi dei messaggi interni, le caratteristiche dei sistemi e li classifica secondo i mod-elli predefiniti. In questo modo zAware individua even-tuali deviazioni, utilizzando una serie di sintomi che identificano comportamenti insoliti del sistema e mini-mizza l’impatto di queste situazioni anomale.

Le funzionalità di virtualizzazione del mainframe lo ren-dono particolarmente adatto a supportare gli ambienti di cloud privata. I clienti possono consolidare migliaia di sistemi distribuiti Linux su zEC12, riducendo le

spese di gestione dell’IT associate al consumo ener-getico, al fabbisogno di spazio e alle licenze software.

Funzionalità di cloud computing su grande scala

Le funzionalità avanzate di virtualizzazione del main-frame lo rendono particolarmente adatto a supportare gli ambienti di cloud privato. I clienti possono consoli-dare migliaia di sistemi distribuiti Linux su zEC12, riducendo le spese di gestione dell’IT associate al con-sumo energetico, al fabbisogno di spazio e alle licenze software.

zEC12 offre un Total Cost of Acquisition contenuto per il consolidamento su Linux dei carichi di lavoro di data-base concorrenti. Il sistema può far risparmiare fino al 75 per cento dei costi energetici, rispetto alle alterna-tive x86 (4). Un zEC12 può contenere la capacità di un intero data center multi-piattaforma in un unico sistema.

Grazie alle caratteristiche d’avanguardia di sicurezza e conformità di diversi settori, il nuovo mainframe con-sente ai clienti anche di gestire le applicazioni IT tradizi-onali e di cloud privato su dispositivi comuni ad en-trambe le tipologie di utenti.

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zEC12 e l’hybrid computing

Nel 2010, IBM ha introdotto il sistema ibrido con l’IBM zEnterprise System e l’IBM zEnterprise BladeCenter Extension (zBX) per consentire alle imprese di gestire e integrare i carichi di lavoro tra server mainframe, POW-ER7 e System x. Utilizzando zEnterprise Unified Re-source Management, queste risorse eterogenee pos-sono essere gestite come un unico sistema virtualiz-zato.

Oggi IBM presenta zBX Model 003 per ampliare la pos-sibilità di gestire carichi di lavoro integrati e dinamici. Con il controllo operativo semplificato e una rete inte-grata, ad alte prestazioni, privata e sicura, zBX Model 003 è progettato per lavorare con zEC12. Come il suo predecessore, l’ultimo zBX comprende processori spe-cializzati per determinati carichi di lavoro, come IBM WebSphere DataPower Integration Appliance XI50 per zEnterprise, IBM DB2 Analytics Accelerator e server IBM BladeCenter selezionati.

Ad oggi, IBM ha consegnato ai clienti oltre 150 unità zBX con 1.100 server blade, consentendo loro di sfrut-tare i vantaggi di gestione e di semplificazione dell’hy-brid computing sulla piattaforma.

Il consolidamento di sistemi disparati su zEC12 può ridurre il Total Cost of Ownership dei clienti fino al 55%, rispetto a un data center distribuito attuale.

zEC12 è il primo mainframe IBM a includere al suo in-terno, con la funzione Flash Express, una tecnologia di memoria a stato solido: grazie a questa nuova soluzi-one il nuovo elaboratore migliora le prestazioni di appli-cazioni che utilizzano grandi basi dati o o di carichi di lavoro in cui livelli di servizio ottimali sono vitali, come le applicazioni rivolte al cliente o quelle per l’assistenza utilizzate da banche, imprese del settore pubblico e rivenditori. È progettata infatti per fornire una migliore disponibilità durante i picchi di attività del sistema quando le transazioni si intensificano.

zEC12 è il primo server IBM “general purpose” che util-izza la tecnologia di memoria transazionale, all’inizio utilizzata commercialmente per il sistema “Sequoia” basato su IBM Blue Gene/Q, del Lawrence Livermore National Lab, il supercomputer più veloce del mondo. In zEC12, IBM ha adattato questa tecnologia per con-sentire al software di supportare meglio operazioni con-comitanti che utilizzano una serie di dati condivisi,

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come nel caso delle istituzioni finanziarie che elabo-rano transazioni rispetto alla stessa serie di conti.

Si può anche scegliere di sistemare lo zEC12 senza un pavimento sopraelevato nel data center, una novità per i mainframe IBM di alta fascia. Con il nuovo supporto aereo per l’alimentazione e il cablaggio si hanno più op-portunità per installarlo. Questa caratteristica rende il sistema più interessante anche per le imprese che op-erano nei mercati in crescita, dove il business del Sys-tem z è aumentato dell’11% nel secondo trimestre del 2012, in base agli utili di IBM.

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Circa 6 minuti dove Nick Sardino ci mostra “senza veli” il nuovo zEnterprise:

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco, il video è disponibile a questo link: IBM zEnterprise EC12 Walkthrough Video Featuring Nick Sardino

29/08 zEnterprise EC12: per vedere come è fatto dentro

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Video 7.2 IBM zEnterprise EC12 Walkthrough Video Featuring Nick Sardino

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

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Oggi è stato pubblicato un post da Kelsey Howarth su The Smarter Computing Blog di IBM dal titolo Ena-bling Growth with Enterprise Systems dove Kelsey ri-porta una conversazione che ha avuto con Lisa John-ston, Vice President of Marketing for Smarter Comput-ing di IBM.

Lo trovo interessante perchè una persona di IBM parla con estrema semplicità e chiarezza di un concetto che è molto in auge, ma non sempre è così ben definito. Si perchè sotto il termine di Enterprise Systems chi più chi meno ci fa ricadere ciò che vuole. D’altronde an-che una fonte di riferimento come Mainframe Execu-tive ha cambiato nome in Enterprise Executive affer-mando che “The change of titles and editorial focus is in line with the reality of today’s multi-platform enterprises where it is necessary to deploy workloads on a best-fit basis and manage IT assets with an enterprise-wide view.“

Ma torniamo alle due chiacchiere tra Kelsey Howarth e Lisa Johnston (che potete leggere per intero segu-endo il link che ho messo prima sul titolo del post). Kelsey inizia proprio chiedendo “What defines enter-prise systems?“

Che pensate che Lisa abbia detto gli “gli Enterprise Systems sono quelli che offrono flessiilità, affidabilità, integrazione, etc., etc., bla, bla”?

No ha fornito il modo per distinguere se un sistema si può considerare Enterprise Systems o meno. E questo SENZA parlare di caratteristiche degli Enter-prise Systems ma solo dicendo cosa devono fare.

“Si, va bene, ma che ha detto?” direte voi. Perdo-natemi ma mi sono talmente entusiasmato nel leggere una così semplice e pulita definizione che volevo comunivarvi tutte le sfumature del mio entusiasmo. D’altronde il blog esiste si, per parlare di mainframe ma non per riportare e basta cose già dette in altri

30/08 zEnterprise, mainframe o Enterprise Systems?

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posti… e credetemi questo mio entusiasmo non è per amor di stipendio! Ma proprio perché sono stato incan-tato dalle parole di Lisa.

Bene Lisa ha detto come prma cosa: “Every company and organization relies on critical data. Enterprise systems are systems that are capable of managing critical financial data, customer data and resource data across multiple lines of business.” Sulla scia dell’entusiasmo lo interpreto graficamente in Italiano:

Ossia Linda dice che se prendiamo i dati di un’azi-enda e per ciascuna suo dipartimento o divisione o struttura (lei parla di linee di business) vediamo quali sono i dati essenziali al loro lavoro scopriamo due cose: la prima è che spesso questi dati hanno un loro importanza critica per più linee di business o che per la loro esistenza necessitano di dati pro-venienti da altre linee di business; la seconda è che i sistemi che gestiscono qusti dati sono gli Entrprise Systems! Semplice e geniale (scusate an-cora l’entusiasmo).

Solo dopo Linda dice come questi sistemi devono gestire questi dati “These systems (Questi perché ora-mai abbiamo capito cosa sono gli Enterprise Systems. n.d.e.a.) must simply provide the highest levels of serv-ice, world-class scalability and unwavering availability”. OK ora ci sta.Non sto a descrivervi il resto del post perchè sono troppo di parte, è meglio che lo finiate di leggerlo voi in originale.

P.S. n.d.e.a. significa nota dell’entusiasta autore 

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Settembre 2012

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Non ho mai nascosto a chi segue questo blog che io lavoro in IBM. Non proprio nel settore che si occupa di mainframe, ma comunque a contatto con clienti che lo utilizzano. Dico questo perchè, dopo ogni an-nuncio importante, nella nostra azienda inizia un’attiv-ità di sensibilizzazione interna per far conoscere a tutti i dipendenti gli elementi principali e le caratteristiche di ciò che viene reso disponibile. Quindi siamo parte-

cipi di un’attività comunicativa svolta tramite mail, so-cial network interni e riunioni; ieri, proprio in una di queste riunioni, ho avuto la possibilità di ascoltare En-rico Cereda che è il Vice President STG in Italia. STG significa Systems & Technology Group ed è la di-visione IBM che si occupa dell’Hardware.

Quindi una riunione, a valle dell’annuncio dei nuovi zEnterprise, è una ghiotta occasione durante la quale ho dovuto ricorrere a tutta la tecnologia a disposizione sul mio iPad per non perdere una parola di quanto si è detto. Vi riporto uno stralcio (spero il più fedele possi-bile e senza errori) di alcune discussioni svolte nella parte finale dedicata alle domande e risposte.

Nel 2010 IBM ha annunciato lo zEnterprise come un sistema rivoluzionario ed ora lo zEnterprise EC12, un nuovo high end rivoluzionario. Non si rischia di rendere questo mercato sempre più sim-

1/09 Enrico Cereda parla della rivoluzione dello #zEnterprise

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ile a quello degli smartphones dove dopo un anno un dispositivo è vecchio e dopo due sorpassato?

Le  novità che continuiamo a proporre al mercato sono il frutto combinato della nostra capacità di produrre in-novazione e del nostro impegno per  aiutare le aziende che si trovano ad affrontare sfide sempre più impegna-tive in un mercato che cambia a ritmi accelerati. Per questo la nostra offerta  viene sempre aggiornata e ar-ricchita di innovazioni tecnologiche.

D’altro canto la IBM continua a investire nei propri sistemi proprio perchè contrariamente a tanti altri ven-dor crede che l’hardware giochi un ruolo centrale in un sistema informativo di un’azienda e non sia affatto una commodity. Non è un caso infatti che le componenti software dei sistemi IBM siano così importanti e che hardware e software siano sempre piu’ integrati. Le pi-attaforme hardware sono un prerequisito indispensa-bile per adottare nuovi, efficienti  modelli di business. Per questo la nostra strategia e le nostre roadmap vo-gliono sempre proteggere gli investimenti dei clienti.Ecco perchè per ogni nuovo annuncio prevediamo sempre una molteplicitá di percorsi, per l’upgrade dalle tecnologie precedenti, che lasciano la massima

libertà sui tempi e sulle modalità di aggiornamento in modo da non vanificare le scelte operate nel passato.

La caratteristica  delle nostre tecnologie è proprio quella di  essere retro compatibili con flessibilità e, con-temporaneamente, di diventare sempre un punto di rif-erimento nel mercato per capacità di innovazione.

Perché questa piattaforma, che oramai ha molti anni sulle spalle, si deve considerare ancora at-tuale ed riservarle nuovi investimenti?

La piattaforma zEnterprise offre dei vantaggi in termini di affidabilità, potenza e scalabilità che  sono da sem-pre stati al centro degli obbiettivi dei nostri centri di ricerca. Questa piattaforma raccoglie da sempre il meglio delle innovazioni tecnologiche e si riconferma da 48 anni leader di settore. Non è un caso che IBM abbia introdotto lo zEnterprise, il primo sistema ibrido di tipo commerciale, che coniuga le storiche caratteris-tiche del System z con la flessibilità delle architetture necessarie a soddisfare i modelli emergenti.La flessibilità offerta dalle differenti piattaforme disponi-bili nell’ibrido, unita alla semplicità di gestione ottenuta tramite l’Unified Resource Manager, rendono lo zEnter-

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prise l’infrastruttura ideale per i progetti di Cloud Com-puting, assicurando ottimi ritorni di investimento.

Quindi secondo IBM il futuro è tutto nei sistemi z?

Nessuno di noi crede che una piattaforma possa an-dare bene per tutte le esigenze: ne è prova il fatto che la direzione del sistema ibrido è stata intrapresa anche per i PureSystems. Il punto di vista di IBM è che la piat-taforma e le architetture infrastrutturali debbono essere modellabili in funzione della tipologia di work-load e per tipologia di workload non intendiamo solo le caratteristiche specifiche di una determinata applicazi-one, ma anche la sua dinamicità, ossia le sue esigenze di crescita o di adattamento nel tempo ed il bisogno di cooperare con altre applicazioni.

La piattaforma zEnterprise certamente è da anni il cuore delle infrastrutture tecnologiche delle grandi im-prese e continua ad evolvere in funzione delle neces-sità del mercato, quindi può permettere a chi già la-vora in questo ambiente di non dover stravolgere il pro-prio data center per adottare modelli innovativi, ma è anche la scelta ideale per chi vuole intraprendere con decisione la strada del consolidamento ottenendo van-

taggi sostanziali in termini di efficienza e di riduzione di costi.

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Di solito non è mia abitudine parlare e commentare le cose che faccio, sia perché non sono abbastanza obi-ettivo con me stesso e perché penso che l’interesse mostrato dagli altri sia l’unico metro di valutazione at-tendibile. Ma qui, a parte l’idea iniziale, non è tutta fa-rina del mio sacco anzi, vorrei che si aggiungessero al-tre farine tra gli ingredienti di queste pagine. Quindi mi

sembra giusto spiegare in un post qual’è lo spirito di questo sito.

Altri siti hanno parlato di noi (www.freeonline.org, www.spotandweb.it, marco-grappeggia.myblog.it, 247.libero.it, e forse altri che non ho visto) in modo più intenso del solito e questo è dovuto, oltre che ai buoni risultati che ho mostrato sul post del mezzo com-pleanno, anche alla citazione ottenutall’interno dei comunicati stampa di settore. Come è accaduto? Semplice allo stesso modo con cui si sono ottenute le autorizzazioni a citare/tradurre dagli altri blog: chie-dendo e parlando. Si, nell’azienda dove lavoro (ricordo a tutti che io lavoro in IBM) ho parlato del sito, ho mostrato i risultati, ho spiegato come funziona e quindi siamo stati inseriti tra i siti menzionati sia in rete che nei comunicati stampa distribuiti in occasione de-gli annunci.

6/09 Per una volta parliamo di noi: come (non) scrivere su mainframeitalia

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Di tutto questo parlare di mainframeitalia.com mi è pia-ciuto sopratutto il fatto che tutti hanno evidenziato che chiunque può contribuire, non solo con i commenti e i vari “iLike” o tweet, ma anche con dei post. Come si può fare? Basta andare nella pagina Contatti, suggeri-menti e contributi e proporsi con qualche tema. Le re-gole sono semplici semplici:

1. Si parla di mainframe in tutte le sue sfumature ed a tutti i livelli: sia per che è a digiuno ed è solo cu-rioso, sia per chi ci lavora da decine di anni

2. Non sono ammesse ingiurie e volgarità. Cancel-lerò qualsiasi contributo contenente anche i ter-mini oramai abituali nella TV spazzatura

3. Non sono ammesse crociate di religione del tipo il mainframe per tutti in tutte le salse o a morte il mainframe sempre ed ovunque

4. I contributi devono essere personaliQuest’ultimo punto lo voglio chiarire bene. Non è inter-essante riportare fedelmente quello che viene scritto da un’altro sito, piuttosto è interessante commentare quello che viene scritto da un’altro sito, ossia metteteci del vostro dite perché vi ha interessato o perché non siete d’accordo; se fate riferimento a dei dati forniti od opinioni espresse da altri non riferitele in modo imper-

sonale lasciandole intendere come vostre, citatele es-pressamente e, se possibile, mettete i link con le fonti. Così si lascia la possibilità, a chi legge, di approfondire o verificare la fonte e costruirsi una propria idea; faccio un esempio. Prendiamo il post uscito il 28 Agosto su LaStampa.it dal titolo Ibm presenta un nuovo main-frame più agile e potente , questo inizia dicendo:

“Ibm ha presentato una nuova linea di computer main-frame, con i quali spera di tenere testa alla concorrenza a basso costo delle server farm basate su pc. Lo svi-luppo di zEnterprise EC12, come è stato chiamato il modello in uscita, è costato 1 miliardo di dollari e il risul-tato è una macchina con una capacità di elaborazione più potente del 25 per cento rispetto ai modelli prece-denti, una maggiore sicurezza e strumenti di analisi dei dati adatti a rispondere alle nuove esigenze digitali delle grandi imprese.“. Parte dando la notizia del giorno (per il settore, non voglio esagerare) e riferisce i dati dell’investimento e dell’incremento di prestazioni forniti durante l’annuncio ed un sintetico cenno ad al-cune caratteristiche sempre menzionate nell’annuncio. Poi prosegue:

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“In un momento in cui il settore dei mainframe, che si colloca nella cosiddetta fascia alta di mercato, vive un lento declino, il lancio sarà appena sufficiente a consoli-dare l’utenza già esistente, dicono gli analisti, mentre, nonostante i miglioramenti, è improbabile che l’azienda riesca a conquistare nuovi clienti. Ibm ha in programma di iniziare le consegne del nuovo zEnterprise EC12 in settembre“. Leggendo bene quanto è scritto si capisce che i messaggi contenuti sono:

a) Il mercato dei mainframe vive un lento declinob) L’annuncio servirà a consolidare l’utenza esistentequest’ultima affermazione (o anche la precedente?) la fanno gli analistic) difficilmente si conquisteranno nuovi clientid) le consegne della nuova macchina inizieranno a Set-tembre

ATTENZIONE: qui non interessano guerre di religione (regola 3), quindi mi sta benissimo che qualcuno ritenga che il “mercato dei mainframe vive un lento de-clino” o che si pensi che l’IBM “spera di tenere testa alla concorrenza a basso costo delle server farm ba-sate su pc“, anzi potrebbe essere un fertile terreno di confronto. Ma ora mi interessa l’esempio della regola

4. Su mainframeitalia non ci possono essere affermazi-oni del tipo “lo dicono gli analisti” per conferire valore ad affermazioni di cui non si ha la voglia di assumer-sene la paternità.

Questo stesso concetto su mainframeitalia viene ospi-tato se l’autore Tizio scrive:“io penso che li mercato dei mainframe vive un lento declino” oppure“nel documento o nello studio della Gargantener, dal titolo AAAAAAA del 31-02-2011 disponibile a questo link emerge che il mercato dei mainframe vive un lento declino“

Per me questa è la differenza tra il mettere delle opin-ioni a confronto e l’insinuare (nel senso proprio del ter-mine) delle opinioni in modo sfumato in chi legge. Spero di essere stato chiaro e di aver stimolato altre farine ad entrare nel sacco!

Queste cose le dico rivolte a questo blog, non per un giudizio sull’articolo preso ad esempio. In quel caso a me sembra chiaro, ad una lettura più attenta, che la forma e i contenuti sono dovuti più ad un lavoro fret-toloso di duplicazione dall’articolo della BBC di cui, in fondo alla pagina il blog della Stampa.it fornisce il link.

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Mi capita spesso di fare delle discussioni con colleghi o clienti su alcuni argomenti del mondo del mainframe ed alla fine avere in testa l’idea di scrivere qualcosa di più approfondito ed argomentato sull’argomento. Pro-prio nel rispondere ad una domanda sollevata da un (giovane) collega mi è venuta l’idea di fare la descrizi-one di come è fatto un mainframe.

Ecco quindi una delle prime proposte/novità che vor-rei portare avanti con mainframeitalia.com: non un li-bro perché non è alla mia portata, ma un quaderno, che spero, per tempo ed impegno necessari, sia il primo di una serie. Questo descrive come si vede un mainframe e quali sono i pezzi che lo compongono die-tro ai suoi sportelli fino ad arrivare al processore utiliz-zato da questi sistemi.Potete capire che il lavoro l’ho svolto nei mesi passati e sono stato colto in contropiede dall’annuncio del nuovo EC12; quindi il quaderno utilizza lo z196 per il viaggio, ma alla fine ho aggiunto un capitolo dove de-scrivo alcune novità dell’EC12: non potevo ignorarlo del tutto!

Potete scaricare il quaderno in formato PDF dal wid-get di BOX.com qui sulla Sx nel folder i Quaderni e, appena finirà l’iter di approvazione su iBookstore,

12/09 i Quaderni di mainframeitalia: viaggio al centro

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potrete scaricare una versione, sempre gratuita, con maggior fruibilità delle immagini per i differenti iDevice.

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Paragonando la pagina dello z196 con quella del nuovo EC12 ho notato che nella frase iniziale la prima menziona il mainframe, mentre nella seconda si intro-duce l’EC12 come “The world’s fastest, most scalable and secure enterprise system”, fornendo l’immagine di un  sistema attorno al quale disegnare una infrastrut-tura ICT in grado di gestire i dati essenziali delle azi-ende.

Questa frase riprende la definizione degli Enterprise Systems di Lisa Johnston, già citata in un post prece-dente. Possiamo in effetti dire che il ruolo del main-

frame come computing model si sta rafforzando, men-tre le architetture mainframe stanno sempre più percor-rendo la direzione dei sistemi ibridi: questa tipologia di nuovi sistemi finora viene riconosciuta in modo più o meno esplicito con il nome di Enterprise Systems.

Un famoso blog, MainframeZone.com, ha da qualche tempo drasticamente cambiato nome in enterprisesystemsmedia.com per evidenziare come questa trasformazione sia in atto.  Io riconosco che il mainframe come l’ho conosciuto agli inizi della mia carriera si è trasformato e si sta ancora trasformando, quindi per sottolineare questo momento di cambia-mento anche Mainframe Italia rispecchierà, con un adeguamento nel nome, tale passaggio.  Ma invece che una modifica propongo un affiancamento: sì, da ora in poi seguiremo l’evolversi di questi sistemi nelle  pagine che potete trovare online sia come mainframeitalia.com che come enterprisesystemsitalia.com.

14/09 Un blog giovane capace di trasformarsi

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Un’altra novità, per aumentare le possibilità di con-fronto e dibattito, è lo sbarco su LinkedIn dove potrete condividere con altri professionisti, addetti ai lavori, giornalisti, ecc. le vostre opinioni relative a queste te-matiche.

Infine, questo blog ospiterà anche un’agenda degli eventi di maggior rilievo dedicati agli enterprise sys-tems. La speranza è che molti di voi vogliano parteci-pare, e contribuire, a questa nuova avventura. Mag-giori dettagli verranno resi disponibili attraverso la pagina Enterprise System.

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Come anticipato nello scorso post, questo blog nella sua nuova veste intende dare spazio agli eventi che ruotano attorno al mondo degli Enterprise Systems: bene, a tal proposito torniamo su un argomento già trattato ampiamente da stampa e media (e ovvia-mente da questo blog), ma su cui è d’obbligo scrivere

nuovamente: parlo del nuovo zEnterprise EC12, che IBM ha annunciato alla fine di agosto, ma che ora è possibile vedere fisicamente all’opera (o quasi…).

Big Blue ha infatti organizzato, per il prossimo 10 otto-bre presso l’IBM Forum di Segrate, un evento che intende approfondire le molteplici caratteristiche rivo-luzionarie di questo nuovo sistema, frutto del lavoro congiunto di 18 laboratori in tutto il mondo e di un in-vestimento di ben 1 miliardo di dollari.

Uno sforzo notevole che ha consentito di offrire alle im-prese uno strumento all’avanguardia in termini di sicurezza, flessibilità nella possibilità di realizzare infra-strutture cloud private, capacità di analisi di grandi quantità di dati e risparmio energetico.

L’incontro rappresenta un’occasione interessante di confronto con i protagonisti del settore poiché, oltre alla presentazione di una serie nuovi prodotti (sistemi

17/09 Il nuovo #zEnterprise #EC12 si presenta: una risposta alle richieste del mercato

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storage e processori, Sw di analitica), ospita la testi-monianza di aziende e software vendors che si fanno portavoce di altrettante domande/necessità che emergono dal mercato, dalla possibilità di ridurre i costi di manutenzione software, a come governare i Big Data, dal futuro del mainframe alle nuove strategie per rendere sempre più semplice la gestione dei sistemi enterprise.

QUI il LINK per iscriversi all’evento

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I nuovi mezzi di comunicazione, la velocità e la vora-cità con cui si consumano le informazioni, trasfor-mano una novità in un dato di fatto in 1-2 giorni e dopo in notizia vecchia. Ma di questi argomenti ne parla con più autorevolezza questo blog http://massimochiriatti.nova100.ilsole24ore.com io fac-cio questi riferimenti perchè cercando in internet no-

tizie da proporvi, inizio a leggere post ed articoli che mi appaiono sempre più simili e mi lasciano il sapore di cose già lette. Le caratteristiche dei nuovi sistemi elencate da tutti (anche qui in un post precedente) si ripetono di sito in sito e io inizio ad avere altre curi-osità.

Tra tutte le caratteristiche che ho sentito e letto, la Transactional Memory mi ha colpito. Si perchè, con-fesso, non avevo idea di cosa fosse; ho solo capito che migliora il parallellismo. Ma perché? Come? Erano domande che in giro per la mia mente non osavano us-cire allo scoperto per non fare brutta figura e si sono subito andate a nascondere. Ma svuotando la casella di posta ho letto una segnalazione dal gruppo z/OS Social Forum di una discussione dal titolo zEC12 Transactional Execution (and Memory) di Francesco Andriani che le ha fatte venire nuovamente allo scoperto.

24/09 Transactional Memory, DNA da super computer nel nuovo #zEnterprise #EC12

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Francesco dice “Una delle più importanti novità del nuovo mainframe, lo zEnterprise EC12, è la cosiddetta Transactional Execution, basata sulla tecnologia Transactional Memory introdotta per la prima volta nel supercomputer BlueGene/Q Sequoia del Lawrence Livermore National Labs.” e condivide una citazione delle zEC12 FAQ “L’Esecuzione Transazionale fornisce un’approccio alternativo per l’utilizzo dei lock, e dovrebbe, nel tempo permettere l’eliminazione dei lock. [...] L’Esecuzione Transazionale è ottimizzata in modo da assumere che non ci sia modifica dei dati all’interno di un singolo thread e se si verifica viene ges-tita con un modesto overhead, senza necessità di mec-canismi di locking. Questa eliminazione fa risparmiare circa 160 istruzioni per ciascun aggiornamento di me-moria di tipo transazionale“. Sempre dalle FAQ si legge poi che “l’IBM Java Runtime Environment sfrutterà la Transactional Execution Facility un futuro rilascio di fix [...] e che ci si aspeta che anche lo z/OS ed altri compi-latori beneficeranno di questa funzionalià.“

Bene, grazie Francesco, hai appagato un po’ la mia cu-riosità! Trovo anche interessante l’articolo citato da Francesco IBM’s new transactional memory: make-or-

break time for multithreaded revolution  datato Agosto 2011 dove viene spiegato l’impiego della Transactional Memory nel supercomputer IBM BlueGene/Q.  Qui vengono spiegate bene le differenze tra un’approccio trradizionale con lock ed il meccanismo di Transac-tional Memory.

Nell’approccio tradizionale, i processi che devono gi-rare simultaneamente e che condividono aree di memo-ria, per lavorare in modo coordinato utilizano i meccan-ismi di lock per evitare la sovrapposizione incontrollata delle operazioni di scrittura e lettura della memoria. Quindi per un processo acquisire il lock di memoria sig-nifica “metterci il cappello” e far sapere a tutti gli altri che devono aspettare perchè lui la sta modificando. Questo semplice meccanismo è molto efficiente in situazioni dove molti processi leggono spesso e di rado aggiornano i dati di memoria. Ma quando gli ag-giornamenti sono frequenti insorgono dei problemi: il più evidente è l’aumento dei tempi di attesa, con una effettiva diminuzione del parallellismo. Poi, nela caso di processi che debbano aggiornare aree differenti esiste sempre il problema del dead-lock; ad esempio se un processo deve aggiornare prima l’area A e poi l’area B inizierà prendendo il lock dell’area A,  ma se

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allo stesso tempo esiste un proicesso che vuole aggior-nare prima l’area B e poi l’area A questo inizierà met-tendo il lock sull’area B. Così facendo il secondo proc-esso impedirà al primo di andare avanti ad acquisire il lock dell’area B, quindi il primo si fermerà aspettando che si liberi B. Ma il secondo processo andando avanti cercherà di acquisire il lock dell’area A, che è preso dal primo ora in attesa, quindi anche il secondo si fermerà aspettando che si liberi il lock. Questa condizione dove ciascuno dei due processi è fermo in attesa che l’altro rilasci il lock è il vicolo cieco chiamato dead-lock.

Il meccanismo di memoria transazionale funziona su un principio diametralmente opposto e senza lock. Ci-ascun processo definisce al suo interno il pezzo di co-dice che considera at omico, ossia che necessita di certezza nella gestione della memoria (i più sapienti mi passino il termine) e questa porzione di codice è defi-nita come transazione. Quando la transazione viene eseguita compie tutte le sue operazioni senza lock e senza preoccuparsi di come si stia modificando la me-moria nel frattempo. All’interno della transazione il processo può leggere la memoria condivisa con altri processi, farci tutte le operazioni che vuole e dopo av-

erla scritta deve fare un’operazione di commit per as-sicurarsi che venga scritta in modo definitivo. Nel com-mit c’è la parte intelligente: il meccanismo di memoria transazionale verifica che la porzione di memoria su cui si sta scrivendo non sia stata modificata da altri du-rante l’esecuzione della transazione. Se non è stata modificata la scrittura diventa definitiva. Se, invece è stata modificata, la transazione viene abortita e dovrà essere eseguita nuovamente.

Questo è un approccio ottimistico: invece di far aspet-tare tutti per evitare che, se qualcuno volesse scrivere, si creino dei disallineamenti, si preferisce rieseguire il codice della transazione solo nel caso che qualcuno abbia veramente scritto.

Bene ecco quindi una parte di tecnologia utilizzate nei supercomputer che viene innestata resa disponibile nei server EC12 per facilitare il trattamento parallelo di grosse moli di dati.

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Reflections on the Longevity of Mainframes è il titolo

di un post di Irving Wladawsky-Berger dove si può tro-vare una sintetica, ma completa, storia del mainframe. Dagli inizi con il System 360 fino ai nostri giorni, dove modelli cloud-based trovano, negli attuali sistemi, un buiding-block di pregio. per flessibilità ed affidabilità.

Nell’articolo Irving individua in due elementi principali la longevità dei mainframe: il primo è che l’IBM intro-dusse la nozione di famiglia di computers (parliamo del 1964) proponendo delle macchine di differente po-tenza basate tutte sullo stesso Instruction Set e che permettevano ai clienti di passare a modeli di potenza superiore, o ai futuri modelli, senza dover aggiornare i propri programmi. Il secondo è stata l’introduzione dell’OS/360, un sistema operativo unico per tutti i modelli della famiglia (tranne il più piccolo che utiliz-zava il DOS/360 una versione con capacità limitate ris-petto all’OS/360); questo significava non dover effettu-are della formazione, per gli aspetti gestionali, ogni volta che si cambiava modello.

26/09 longevità del #mainframe: riflessioni su riflessioni

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Condivido pienamente queste considerazioni; questi due elementi si sintetizzano in quella che era la nas-cente architettura dei mainframe desctritta in modo pre-ciso nel libro Principles of Operations (A22-6821) che potete trovare conservato nel sito bitsavers.org. Con questa pubblicazione l’IBM rendeva di pubblico do-minio sia l’instruction set utilizzato nelle sue macchine che i meccanismi di gestione della memoria e delle op-erazioni di I/O. Questo permise ad altri produttori di Hw come Amdhal dal 1970 di progettare e vendere computer basati sulla stessa architettura e sui quali si poteva utilizzare il sistema operativo OS/360.

Questa architettura si è evoluta nel tempo con una caratteristica fondamentale: quella di supportare in pi-eno le versioni precedenti, permettendo di utilizzare ap-plicaioni senza doverle mai modificare. Di questo se ne sono accorti tutti coloro che hanno partecipato agli in-numerevoli progetti per l’anno 2000, dove per la prima volta è stato fatto, su scala mondiale, un enorme la-voro di revisione ed aggiornamento delle applicazioni per supportare il passaggio all’anno 2000. In questi progetti spesso ci si trovava di fronte a programmi scritti 10-20 anni prima e spesso di cui non si avevano più i sorgenti!

Un’altra caratteristica, che a mio parere contribuisce alla longevità dei mainframe, è che sono gli unici sistemi dove Hw, Firmware e Sistema Operativo sono disegnati e realizzati da una stessa azienda. Questo fa sì che si realizzino grosse sinergie tra questi tre strati fin dalle prime fasi di ideazione.

Queste caratteristiche hanno reso famoso il giornalista Stewart Alsop che, forse sottovalutandole, scrisse nel Marzo del 1991 “I predict that the last mainframe will be unplugged on March 15, 1996.”.

Sono passati 20 anni da questa affermazione ed i main-frame non sono scomparsi come i dinosauri, ma intro-ducendo innovazioni ancora sono al centro delle elabo-razioni vitali per la maggior parte delle grandi aziende del pianeta.

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Ottobre 2012

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Da oggi è disponibile nell store di iBook la versione per iPhone e iPpad della pubbli-cazione gratuita Viaggio al cuore del mainframe. Questa versione è più ricca di foto e ne permette la visualizzazi-one a schermo intero.

Ovviamente resta sempre dis-ponibile anche la versione in PDF che si può scaricare dal folder i Quaderni nel menù a

Sx in basso.

Per ultimo aggiungo che, ovviamente, attendo e gra-disco le vostre valutazioni/recensioni di qualunque na-tura siano.

4/10 I quaderni di mainframeitalia su iBook store per iPad e iPhone

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Leggendo una presentazione su un prodotto di schedulazione, ho pensato che sono un esemplare in via

di estinzione. Sono tra le poche persone che ricordano, per averlo vissuto, come funzionava il turno notturno nei CED: dopo la chiusura dell’IMS e di tutte le applicazioni utilizzate per le attività online, arrivava il momento del cambio turno.

Io lavoravo all’interno di una sala macchine di pianta quadrata, con un lato di 60 metri (si, avete letto bene era un unica “stanza” di 3600 mq) ed il tavolo degli operatori, dove c’erano circa 15 terminali, si svuotava del personale del pomeriggio ed arrivavano gli

schedulatori. Ciascuno prendeva posto dietro una consolle, i due capi-turno, che avevano già lanciato i JOB per stampare i piani notturni, raccolto e suddiviso i tabulati in tanti pacchi, iniziavano a distribuirli. Quei tabulati erano la pianificazione del batch e riportavano diagrammi fatti di quadrati e losanghe con dentro tanti nomi di JOB. Ciascun schedulatore iniziava dal primo foglio del suo piano e alla consolle faceva partire il primo JOB o procedura indicato nel primo riquadro. A seconda dei JOB, dall’altro lato dello sanzone, c’erano altri operatori e le unità dei nastri. Dalle loro consolle vedevano i messaggi di MOUNT che indicavano di montare un certo nastro su una unitá con un indirizzo specifico. Gli operatori allora prendevano, da carrelli predisposti, la bobina con l’etichetta del nome richiesto e la montavano sull’unitá a nastro indicata nel messaggio. Quando le operazioni su quel nastro erano finite un

7/10 Il batch è un dinosauro in estinzione o uno squalo che naviga anche nelle nuvole?

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messaggio di UNMOUNT li avvisava di toglierlo e quindi poteva essere riposto nel carrello.

Intanto, sull’altro lato della stanza, gli schedulatori tenevano d’occhio le console e verificavano l’andamento dei JOB che avevano avviato. Se un JOB terminava con il Condition Code zero, con una matita si segnava un baffo sul box del tabulato e si seguiva il ramo della losanga con scritto OK, se il JOB terminava con un CC previsto facevano le operazioni stampate sul tabulato, e se terminava con un CC non previsto seguivano il percorso che dalla losanga partiva da un NO. Spesso per alcuni problemi si richiedeva l’intervento dei sistemisti di sala che, con la loro esperienza e le loro conoscenze, trovavano il modo di far proseguire i lavori. Dopo aver riempito di baffi il loro tabulato lo firmavano, lo restituivano al capo turno e ne prendevano un’altro.In tutto tra capi turno schedulatori, operatori dei nastri e delle printer, e sistemisti di sala, dalle 50 alle 60 persone passavano la notte per far eseguire tutte quelle operazioni necessarie a completare le attività svolte online il giorno precedente e le operazioni propedeutiche a far ripartire le applicazioni online il giorno seguente.

A metà degli anni ’80 arrivarono i Sw di automazione della schedulazione. L’Operations Planning and Control (OPC) e poi la versione Advanced OPC\A ridussero i turni notturni a “sole” 20-30 persone. I proceduristi, che prima si limitavano a scrivere le JCL per i JOB notturni, furono incaricati anche delle attivitá di pianificazione e di preparare i piani automatici da far girare di notte; quindi molti operatori smisero di fare i turni e furono “promossi” proceduristi.Ma se all’inizio fu solo una scelta di convenienza, si rivelò ben presto un passaggio obbligato per riuscire a gestire il numero di batch in continuo aumento e la finestra del Bach che poteva andare solo dalle 20:00 alle 7:00 che da comoda diventava sempre più stretta.

Se questi prodotti di schedulazione si fossero limitati, nel tempo a fornire un orologie ed un calendario con cui eseguire il JOB scritti con JCL, molto probabilmente oggi sarebbero assimilabili a dinosauri in via di estinzione.

La presentazione che ho letto, parla dell’ultimo release del Tivoli Workload Scheduler (TWS), che è l’attuale evoluzione dell’OPC.  In questa presentazione è evidente come questo Software abbia ampliato le sue

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funzionalità adattandosi alle mutevoli esigenze degli ambienti batch. Dalla schedulazione mono-piattaforma è diventato un riferimento per la pianificazione delle attività di un centro, grazie alle sue capacità accresciute secondo due dimensioni: una prima orizzontale, che ha permesso di includere, come ambienti oggetto delle pianificazioni, praticamente tutte le piattaforme presenti in un centro ITC.La seconda verticale, che estende le condizioni utilizzabili per la pianificazione ed amplia le tipologie di attività che è possibile schedulare.

Le evoluzioni architetturali hanno introdotto, quelli che, per semplicità, io chiamo pattern-batch totalmente nuovi. Nell’era che ho descritto prima oserei dire che esistevano solo 2 pattern batch:

1) Attività avviata ad un determinato tempo che, una volta conclusa, rende disponibile il suo output2) Attività avviata dopo il completamento di un’altra attività che, una volta conclusa, rende disponibile il suo output

Entrambi i pattern avevano una caratteristica in comune tipica del batch: che l’utente destinatario

dell’output non è in attesa durante l’elaborazione. Nell’online se l’utente è una persona fisica sta dietro il terminale ad attendere, se invece è un’applicazione si mette in wait del risultato.

L’ultimo TWS è in grado di avviare delle attività anche sulla base di eventi e di farle eseguire su l’ambiente migliore disponibile in quel momento oppure, interfacciandosi con strumenti di provisioning, di chiedere il dispiegamento di nuovi ambienti per eseguire le attività richieste.  in modo da poter rispettare dei Livelli di Servizio predefiniti. Potrei sintetizzare che, grazie queste interfacce, il TWS è diventato un metronomo in grado di coordinare attività di ambienti cloud, sia provvedendo alle esigenze batch di tali ambienti, che sfruttandone le peculiarità per i propri obiettivi. Per approfondire nei link precedenti potete scaricare la presentazione originale e vedere tutti i dettagli.

E’ chiaro quindi che quello che poteva far la figura di un dinosauro, invece appare come lo squalo che, sebbene esista da più di 400 milioni di anni, dopo successive evoluzioni, ancora nuota nelle nostre acque.

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7/10 Batch is a dinosaur in danger of extinction or a shark that swims in the clouds?

Reading a presentaton about a scheduling software, I thought I were a specimen endangered. I am among the few people who remember, for having lived, the night shift in CED as it was: after the closure of IMS and all applications used for online activities, it was the time of shift change.

I worked in a computer room, square shaped, with a side of 60 meters (yes, you read right, it was only a “room” of 3600 square meters) and the table of opera-tors, where there were about 15 terminals, emptied of afternoon shift people and arrived schedulers staff. Each took a seat behind a console, the two managers, which had already launched JOB to print night plans, collected the output and arranged them into many groups of sheets, began to distribute them. Those sheets were planning batch work and reported dia-grams made of squares and diamonds each with in-side a JOB name. Each scheduler started from the first

sheet of his plan and began to run the first JOB or pro-cedure indicated in the first square of the diagram.

In the other side of the computer room, there were other operators and tape units. Depending on the run-ning JOB, they saw on their consoles, MOUNT mes-sages indicating a request to mount a tape on a unit with a specific address. The operators then took the tape, with the label of the required name, from pre-pared carts and mounted it on the tape unit indicated in the message. When tape operations were finished, an UNMOUNT message showed operators to remove the tape and then it could be placed again in the cart.

Meanwhile, on the other side of the room, schedulers kept an eye on the console and verified the status of the JOB they initiated. If a JOB ended with a zero Con-dition Code, they marked on the sheet its box with a pencil and followed the branch of the diamond that says OK, if the JOB ended with a CC allowed by the diagram they followed operations were indicated on the sheet, and if the JOB terminated with any other condition they followed the path starting from the NO path of the diamond.Sometimes problems required the systems engineer-

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ing intervention: with their experience and knowledge, they found a way to continue the work and bypass problems. Schedulers, after fill it of pencil sign, gave back their sheet to the shift managers and took an-other one to continue their work.

Between shift managers, schedulers, operators and system engineering, from 50 to 60 people spent the night performing all the operations needed to com-plete the activities needed to complete the work done by agencies the day before and the operations prereq-uisites to restart applications online the following day.

In the mid-80s arrived Sw automation scheduling. The Operations Planning and Control (OPC) and then the Advanced version OPC\A reduced night shifts to only 20-30 people. The Sw technicians (in Italy they were called proceduristi) that before, during the day, they just wrote the JCL for night JOBs, they were also re-sponsible of the activities to build plans to be exe-cuted at night; so many operators stopped taking turns and were “promoted” Sw technicians. But if at the beginning it was just a convenience choice, very soon Sw schedulers become a necessary step to be able to handle the continuous increase of the batch

number and the Batch window, that could only go from 20:00 to 7:00, from comfortable became more and more narrow.

If these scheduling software were limited in time to pro-vide a timing and a calendar with which run only the JOBs provided by JCL , probably today would be simi-lar to dinosaurs near to the extinction.

The presentation I read, speaks of the last release of the Tivoli Workload Scheduler (TWS), which is the cur-rent evolution of the OPC. In this presentation, it is clear that this software has expanded its capabilities by adapting to the changing needs of the batch envi-ronments.

From a mono-platform scheduling, it has become a ref-erence for the planning of the Datacenter, thanks to its increased capacity along two dimensions: a first hori-zontal, which has allowed to include virtually all plat-forms present in a Datacenter has managed environ-ments.The second vertical, which extends the conditions used for planning and expands the types of tasks that can be scheduled.

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The architectural innovations have introduced, those who, for simplicity, I call new batch-patterns. In the era described before I would say that there were only two batch-patterns:1) An activity started at a certain time which, once con-cluded, makes available its output2) An activity started after the completion of another task that, once completed, make available its output

Both patterns were a common feature typical of a batch: the recipient user is not waiting during process-ing. In online if the user is aperson, he is waiting be-hind the terminal or, if it is an application, it is halted waiting the result.

The last TWS is able to initiate activities also on the event basis and execute them on the best environment available at that time or, by interfacing with provision-ing tools, to request the deployment of new environ-ments to perform the tasks required in order to comply with Service Level needed. I could summarize that, thanks to these interfaces, the TWS has become like a metronome able to coordinate activities of cloud envi-ronments, both by providing to their batch needs and by using their flexibility to satisfy Service Levels re-

quired. To go deeper in this topic, you can download the original presentation from the link above provided and see all the details.

It is clear that what could seem a dinosaur, instead, is like shark that, although it is present from more than 400 million years, still swims in our waters after con-stant evolvment .

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Questo blog, come suo obiettivo primario, si rivolge ai professionisti che operano negli ambienti dei main-frame e dei grandi Datacenter. È un attenzione che in-tendo continuare a svolgere in Italiano, non per inca-pacitá di chi legge o di chi scrive (anche se su quest’ultima molti avrebbero da ridire a ragione), ma per rapiditá di comunicazione e perché mi é più con-sono il ruolo di facilitato re che non quello di esperto.Peró non posso ignorare il numero di persone che se-guono mainframeitalia o, nel suo secondo nome, enter-prisesystemsitalia dall’estero basta dare un’occhiata alla cartina in basso a SX. Ci sono molti followers, so-pratutto su Twitter, di lingua Inglese. Allora ho colto al volo l’opportunità offerta da una nuova, per me, tec-nologia di raccolta di contenuti tematici che mi per-mette di realizzare una specie di periodico con i conte-nuti tematici selezionati sulla base delle attività di

mainframeitalia su questo sito e su gli altri Social Net-work.Da oggi parte una pubblicazione di quello che si chiama The mainframeitalia.com Weekly principal-mente in lingua Inglese. Fatemi avere i vostri com-menti e nelle prossime settimane valuterò se proseguire.

12/10 The first experimental post – The mainframeitalia.com Weekly

This blog, as its primary objective, is addressed to pro-fessionals working in mainframe environments and large data centers. Is a job I intend to continue to play in Italian, not for inability of who reads or writes (al-

12/10 The first experimental post – The mainframeitalia.com Weekly

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though on the latter many would find fault with good reasons), but for the communication speed and be-cause I am best suited in the role of facilitator, instead of that of an expert.But I can’t ignore the number of people who follow mainframeitalia or, in his second name enterprisesys-temsitalia from abroad. Just take a look at the map in the lower left. There are also many followers, espe-cially on Twitter, English speaking. Then I jumped at the opportunity offered by a new, to me, technology that allows me to group periodically thematic selected contents on the basis of mainframeitalia activities on this site and on other Social networks.So today starts the publication of what is called The mainframeitalia.com Weekly mostly in English. Let me have your comments and in the coming weeks, I will consider whether or not to continue.

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by IVANCASAGRANDE

L’appuntamento era nel pomeriggio del 10 Ottobre a Segrate. Sede dell’IBM, giornata mite di inizio autunno. Un’agenda degli interventi “reticente” eppure la sala del Forum riempita al completo, il tam tam dei forum avevano visto giusto, l’evento era uno di quelli a cui non si poteva mancare.

Una breve introduzione di Enrico Cereda per rompere il ghiaccio: “…. Avevo chiesto ad Adriano Celentano di venire a presentare l’evento, ma un impegno a Verona lo ha costretto a declinare l’invito ….”

Andrea Pezzi  che ha condotto per tutte le tre ore l’evento,  si e’ districato con disinvoltura fra tanti termini tecnici. Solo per un attimo e’ rimasto interdetto sentendo il termine “Petaflops” al quale non riusciva ad immaginare una definizione informatica.

La scaletta dell’evento prevedeva sul palco tre divanetti occupati da Sergio Resch, Marita Prassolo e Alberto de Angeli. Accanto a questi  si alternavano altri professionisti dell’IT  che esprimevano le loro opinioni riguardo l’evoluzione in atto sui grandi sistemi  enterprise. Il tutto magistralmente presentato da Andrea Pezzi che ha fatto scorrere con fluidita’ l’evento e non facendo mancare momenti di garbata ironia.

13/10 IBM Enterprise New – Lo Smarter Computing

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Ivan Casagrande in attesa di entrare al forum

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Marita Prassolo ha ribadito come sono i grandi sistemi mainframe a governare tutti i sistemi finanziari del pianeta, mentre Sergio Resch, a proposito dei grandi volumi di dati che occorre gestire e della loro smisurata crescita e’ uscito con la colorita espressione:  “i dati figliano”

Renzo Vanetti di TAS ha rimarcato come questo decennio sara’ quello del “Big Data”. Del Business che dovra’ farsi strada e trovare nuove prospettive dall’analisi e dalla correlazione di volumi enormi di dati. Nello stesso ambiente bancario esistono, correlate ad una semplice fattura, numerosi dati ed i sistemi antifrode devono poter decidere in tempi brevissimi se una richiesta di pagamento con carta di credito possa essere onorata o meno. E le considerazioni che debbono essere fatte non sono banali. Se due richieste arrivano da punti lontani viene persino calcolato se le coincidenze degli aerei sono compatibili e tutto questo in tempi inavvertibili dall’utente.

Particolare menzione all’ingegner Vanetti per la spilla di Prospera appuntata alla giacca distintivo dell’impegno verso le nuove generazioni.

Carmine Rossin di Engineering che si occupa di sviluppo applicazioni per la grande distribuzione, ha offerto ad Alberto de Angelis l’opportunita’ di introdurre i nuovi processori Power 7 Plus che equipaggeranno le macchine “P” di fascia alta.

Marita Prassolo riprende l’argomento “Z” dicendo che in ambiente Z/OS un nuovo Job si apre in modo istantaneo, caratteristica che lo distingue da altri sistemi.

E’ la volta di Guido Gatti di Equens e che gestisce mezzo milione di Pos e 10.000 Atm. Combatte quotidianamente nel combinare tecnologia, applicazioni con le immancabili richieste di sconto.  I punti di rimarco sono: Economia di scala, flessibilita’ e crescita.Paolo degli Innocenti conclude la prima tornata di interventi parlando dei prodotti della famiglia “Pure”.

Riprende il dibattito e Domenico Alfonsi di Skill ribadisce l’importanza della riusabilita’ del software. Non a caso le sue parole d’ordine sono: Qualita’, Semplicita’ e Riusabilita’. Ha anche l’occasione per esprimere la sua opinione riguardo il dualismo uomo e

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processi automatici: “ ….. Se un essere umano fa qualche cosa che potrebbe fare un software, e’ giusto che lo faccia il software…”

Luca Musso di Primeur, di cui e’ stato trasmesso un intervento filmato, ha espresso l’importanza dell’importanza e le iniziative in atto per mantenere ed espandere gli skill in ambito mainframe.

Per Alfio Puglisi di Sempla i punti nodali sono: Portabilita’, Certezza dei Dati, Flessibilita’, Continuita’ di servizio e Produttivita’. Essenziale anche il ridisegno applicativo, facendo in modo che siano i processi a seguire il cliente e non viceversa.

Ed ancora Marco de Felice di ZetaCloud e Paolo dal Cortivo di Cad IT che giudicano importante il consolidamento delle risorse e la riduzione dei costi. E’ stato citato il caso di un CIO che ha risparmiato il 50% della spesa consolidando su un sistema “Z” dei DB Oracle su hardware blade.

Infine in un filmato, Luca Falco ha descritto il ruolo del mainframe in Carige.

La parola e’ poi passata agli specialisti tecnici. Greg Lotko ha parlato del nuovo zEnterprise EC12 e Alberto de Angeli della tecnologia  a 32 nanometri del Power 7+

Ci sono stati anche momenti di gustosa ironia, a parte la perplessita’ di Andrea Pezzi sul reale significato di “PetaFlops” l’occasione di scoprire le carte della propria fede calcistica e’ stata data dalla trasmissione di un filmato sportivo. Veniva esaminata la situazione dell’allenatore del Milan che si e’ visto privato di alcuni calciatori di pregio e continua a giocare le sue partite. Al pari di molti CIO che giocano la loro partita con quello che hanno e che gli viene progressivamente ridotto.

Andrea Pezzi parla con Guido Gatti.

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Marita Prassolo di fede Milanista: “…. Le partite le giocano i calciatori e l’allenatore….”. A cui fa eco Andrea Pezzi  Juventino Doc : “… Le partite le giocano i calciatori e  …..  l’arbitro ….”.   

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Un’altro post sul tema dei cambiamenti e dei confronti/scontri tra i produttori di chip e non riesco più a tenere per me un’idea che mi gira nella mente da un po’ di tempo. E’ un’idea che non ho mai strutturato e condiviso, per pudore e per non apparire come un esaltatore a tutti i costi (e per amor di stipendio…) dell’azienda in cui lavoro: l’IBM.

Ma procediamo con ordine, intanto vi suggerisco di leggere questi articoli che descrivono da diversi as-petti quello che sta accadendo nel mercato, poi, a se-guire, le mie riflessioni:

ARM parte dai netbook per scalzare Intel dai com-puter – su http://www.tomshw.it ARM è un produttore di chip per smaprtphone che, per crescere, sta inizi-ando ad entrare nel mercato dei notebook e dei porta-tili: “Tudor Brown aveva già detto più di un anno fa che entro il 2015 ARM avrebbe conquistato il 50 percento delle quote di mercato nell’equipaggiamento dei PC portatili. Oggi iniziano ad essere in circolazione i primi portatili con i chip dell’azienda inglese.”

Dell, HP, Lexmark: Sell Them All, Buy IBM, Citi Analyst Says – il sito di http://www.forbes.com commenta un documento di Jim Suva, un analista di Citigroup, che vede un futuro scuro per alcuni player perchè prevede una contrazione dell’1% in 2013 nel numero di PC ven-

15/10 New chips, new scenarios: how is funded the research?

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duti, ben al di sotto del previsto aumento del 7%; prin-cipalmente dovuta alla crescita del 59% della vendita di tablet.

ARM, Intel battle heats up on networking front – da http://www.eetimes.com un articolo dove si sostiene che “[...] si sta aprendo un’altro fronte nella guerra delle architetture tra ARM ed Intel. Entrambe vedono aumentare quote di mercato nei dispositivi di rete dove ARM è un nuovo arrivato, ma Intel non è ancora domi-nante”

Analysis: As PC era fades, good times may be over at Intel – http://www.reuters.com ci dice che man mano che tablet e smartphone attirano un maggior numero di utenti, Intel si trova a dover rispondere a domande sempre più difficili. Intel è considerata il re del mondo Wintel (PC, portatili e server x86), ma nel mondo in ra-pida e spietata crescita degli smartphones, Intel sta lot-tando – la sua quota di mercato è inferiore all’1 per cento – con Qualcomm Inc, Samsung Electronics Co Ltd, ARM Holdings Plc e altri.

Io ricordo benissimo quando, i primi degli anni ’80, fe-cero ingresso i primi PC. Fino a pochi anni prima i soli produttori di chip per computer erano l’IBM ed altre azi-

ende come Digital, Motorola, Amdhal, Hitachi. Poichè produrre nuovi chip significa fondamentalmente in-vestire in ricerca e sviluppo, Intel potè beneficiare dei profitti ottenuti dalla sua diffusione su larga scala, men-tre gli altri, vedendo pian piano erodere quote di mer-cato, sono tutti spariti, tranne Motorola che dalla fami-glia 68000 con cui furono equipaggiati i primi sistemi SUN si è spostata su settori di mercato come quello dell’automazione, la logistica e del mobile.

Secondo me lo scenario di adesso è questo: il mer-cato dell’ICT di tipo Enterprise si muove per gestire grosi mole di dati ed utilizzare modelli Cloud. IBM è una delle poche aziende ingrado di investire 1 B$ in ricerca per sviluppare nuovi chip adatti per questo mer-cato. Intel investe in ricerca per proporre famiglie di chip che, nelle differenti versioni possano andar bene sia nel mercato Enterprise dove i margini sono mag-giori, ma i volumi non alti come nel mercato personal e portatili. Qui, sebbene con margini minori, ma grazie ai grossi volumi Intel è in grado di portare a casa grandi profitti che le permettono di crescere e di finanziare la ricerca.

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Quello che penso io e che quelli a cui l’ho detto consid-erano folle,  è che Intel con i suoi circa 100.000 dipen-denti rischia di fare la fine della Digital (anch’essa coin-cidenza aveva circa 100.000 dipendenti).  Questo per-chè se il mercato dei PC, dove Intel è re, crollerà sotto la pressione di smartphone e tablet, dove Intel non ha un ruolo così predominante, il risultato sarà che non avrà più la liquidità necessaria a finanziare la ricerca.

Inoltre io penso che i due mercati potrebbero specializ-zarsi ed allontanarsi perchè uno ha bisogno di miniatur-izzazione spinta, bassissimi consumi e alte capacità per elaborazione di video. Mentre per l’altro la miniatur-izzazione non è un grosso problema e può permettersi delle tecnologie di produzione dei chip più economi-che. Questo porterà, sempre secondo il mio parere, ad una crisi o perlomeno di fronte ad una scelta quei pro-duttori come Intel che vogliono mantenere un ruolo in entrambi i mercati. Da parte di IBM una scelta che valuto lungimirante, anche se accolta da molti con per-plessità, fu quella di abbandonare il settore dei PC con la vendita della sua relativa divisione a Lenovo. Adesso IBM è un’azienda focalizzata nel mercato Enterprise si, ma a tutti i livelli. La scelta è stata fatta ed anche ve-

dendo i trend delle azioni mi sembra che il mercato lo riconosca.

Ovviamente tutte queste sono opinioni e previsioni che solo il tempo potrà confermare o smentire…

AGGIORNAMENTO: Un altro post sull’argomento In-tel’s Moore’s Law may ultimately meet economic limits

15/10 New chips, new scenarios: how is funded the research?

Another post on the subject of changes and comparisons/clashes between chip manufacturers and i can no longer keep me an idea that i feel dizzy in the mind for a while now. It is an idea that i have never yet structured and shared, for modesty and to not appear as a enhancer at all costs of the enterprise where I work: the IBM (and for the love's salary…) .

But let us proceed with order, in the meantime i suggest you to read these articles that describe

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various aspects to what is happening in the market, then my reflections:

ARM is beginning from netbooks to dislodge Intel from computer - on http://www.tomshw.it ARM is a manufacturer of chips for smartphone that to grow is entering in the PC and notebook market. "Tudor Brown had already said more than a year ago that by 2015 ARM would have won 50 percent of the market share in the equipment of your notebook. Begin today to be in circulation the first portable with the chip of the english farm."

Dell, HP, Lexmark: Sell Them All, Buy IBM, Citi Analyst Says – The site of http://www.forbes.com comments on a document of Jim Suva, an analyst at Citigroup, which sees a dark future for some player because it involves a contraction of 1% in 2013 in the number of PCS sold, well below the projected increase of 7 %; mainly due to the growth of 59% of the sale of tablet.

ARM, Intel battle heats up on networking front – da http://www.eetimes.com An article where it says that "[ ... ] another front is opening up in the architecture wars between ARM and Intel. Both see rising share in

networking and communications systems where ARM is a relative newcomer and Intel is growing but not yet dominant.”

Analysis: As PC era fades, good times may be over at Intel – http://www.reuters.com tells us that “As tablets and smartphones draw more and more users away from PCs, Intel Corp is facing some difficult questions.

Intel, the world's leading chipmaker, is used to being king of the personal computer market, particularly through its historic "Wintel" alliance with Microsoft Corp, which led to breathtakingly high profit margins and an 80 percent market share. But in the fast-growing and cut-throat mobile world, Intel is struggling - its market share is less than 1 percent of smartphones, trailing Qualcomm Inc, Samsung Electronics Co Ltd, ARM Holdings Plc and others.”

I remember very well when, the first of the years '80, did input the first PC. Until a few years before the only producers of computer chip were the IBM and other companies like Digital, Motorola, Amdhal, Hitachi. Since produce new chip basically means investing in research and development,

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Page 128: Almanacco 2012 mainframeitalia

Intel who was able to benefit from the profits obtained from its large-scale diffusion, while the other saw slowly erode market share. They are all disappeared, except IBM and Motorola that moved from the 68000 chip family, used in the firsts SUN systems, on others market sectors such as the automation, logistics, and the mobile.

According to me the scenario now is this: the ICT market of Enterprise type moves to manage big amount of data and using Cloud models. IBM is one of the few companies able to invest 1 B$ in research to develop new chip suitable for this market. Intel is investing in research in order to propose chip families that, in the different versions might be fine in both Enterprise market and in the PC and portable market.

In this last one, although with smaller margins, but thanks to the large volumes, Intel is able to bring home huge profits that allow it to grow and to fund research.

What i think, and that the people who i said considered neutral, is that Intel with its approximately 100,000 employees is likely to make the same end of

the Digital (also coincidence had approximately 100,000 employees).

This is because if the PC market, where Intel is king, will crumble under the pressure of smartphones, and tablet, where Intel does not play a role as dominant. The result will be that Intel could no longer have the necessary liquidity to finance its research.

I think also that the two markets (PC and Enterprise one) could specialize and departing because one has need of extreme miniaturization, very low power consumption and high capacity for video processing. While for the second the miniaturization is not a big concern and it can afford the cheaper production technologies. This will lead, always according to my opinion, those producers as Intel wanting to maintain a role in both markets, to a crisis or at least to be faced with an important choice.

By IBM a choice that was accepted by many with perplexity, but that i consider far-sighted, was to leave the PC market with the sale of its division to Lenovo. Now IBM is a company focused on Enterprise market, but at all levels.

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Page 129: Almanacco 2012 mainframeitalia

The choice has been made and also seeing the trend of the actions it seems to me that the market recognizes this.

Obviously all of these are my opinions and forecasts that only time will confirm or refute…

UPDATE: another post on the topic Intel’s Moore’s Law may ultimately meet economic limits

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Page 130: Almanacco 2012 mainframeitalia

Metto a disposizione su questa pagina una serie di articoli, video, withepaper che ho letto durante la settimana. Ciascuno fornisce spunti per riflessioni e considerazioni che avrei potuto condividere sotto forma di post. Ma la tirannia del tempo non me lo

permette, cosí provo almeno a condividerli in blocco sotto forma di rassegna stampa. Buona lettura!

21/10 Di cosa si sarebbe potuto parlare…

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by CBALDAN

IBM ha cambiato la sua policy di supporto e fornitura delle versioni di z/OS per rendere più facile la gestione dei sistemi.

Quest’anno IBM non ha annunciato una nuova release di z/OS come faceva di solito ogni anno. L’intenzione è di rendere disponibile nella seconda metà del 2013 la nuova versione z/OS V2 con una prima release

V2.1. Successivamente sarà offerta una nuova release ogni due anni.

Questa nuova direzione permette ad IBM di distribuire release con nuove funzioni più complete e con più va-lore aggiunto dando ai clienti il tempo di assimilarle ed usarle. In precedenza, con il rilascio annuale della re-lease, il cliente era più concentrato a migrare i sistemi per non essere fuori manutenzione che a scoprire ed implementare le nuove funzioni.

Continuerà l’attuale politica di coesistenza delle ver-sioni (n-2 per migrazione, coesistenza, fallback). Sarà possibile per i clienti migrare dallo z/OS 1.13 e dallo z/OS 1.12 allo z/OS 2.1.

L’intenzione è di rendere ordinabile lo z/OS 1.13 fino alla disponibilità dello z/OS V2.

Come conseguenza del rilascio biennale delle release, si allunga il supporto delle nuove release a 5 anni dagli

31/10 Nuova policy di supporto per lo z/OS

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attuali 3. E’ inoltre possibile, tramite un servizio a paga-mento, estendere il supporto di altri 3 anni invece degli attuali 2. Questo sarà chiamato modello “5+3″.

Inoltre è stato cambiato il periodo di supporto delle due attuali release come segue:

• z/OS 1.12 il supporto sarà di 4 anni invece di 3 (fino al 30 settembre 2014)

• z/OS 1.13 il supporto sarà disponibile per 5 anni in-vece di 3 (fino al 30 settembre 2016)

Quanto detto sopra permetterà ai clienti di raggiun-gere, senza soluzione di continuità, z/OS V2.

La nuova versione, z/OS V2, ha lo scopo di sfruttare al massimo l’Hardware corrente:

• sarà possibile fare IPL di z/OS V2 e superiori solo su server mainframe System z9 o più recenti,

• sarà disponibile solo il supporto per le control unit 3990 model 3 o più recenti.

I clienti con server e control unit più datati dovrebbero iniziare a pianificare un piano di aggiornamento Hard-ware in preparazione allo z/OS V2.

Tutto questo è stato fatto con lo scopo di dare ai cli-enti un più ampio respiro nella pianificazione delle mi-grazioni e quindi nell’impiego della forza lavoro per non far si di trovarsi con sistemi operativi fuori sup-porto: soprattutto per i clienti che hanno ambienti com-plessi.Sarà più semplice trovare del tempo per conoscere, testare e usufruire delle nuove funzioni.

Un altro vantaggio è dato a tutti i prodotti che orbitano attorno allo z/OS: i rispettivi team di sviluppo avranno più tempo per adattarli e renderli compatibili alle nuove release fornendo ai clienti prodotti più affidabili, più competitivi e con maggiori vantaggi per tutti.

Di fondo questa nuova strada è stata pensata per facili-tare i clienti e dar loro la possibilità di potersi concen-trare sempre di più sullo sviluppo del loro core busi-ness.

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Novembre 2012

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Con tutto il bombardamento pubblicitario del nuovo film di 007 mi è venuto in mente questo parallelo: il mainframe è come il noto agente segreto, entrambi dagli anni ’60 sono passati attraverso molte rivoluzioni ma sono sempre stati portatori di innovazioni

rivoluzionarie. Quindi ho voluto fare i nuovi wallpapers con lo zEC12 accostando moderno ed antico. Per scaricarli andate in fondo al menù sulla Sx nel widget dei File; all’interno della cartella Wallpapers trovate il file zEC12 Wallpapers.zip Fatemi sapere che ne pensate.

1/11 Come 007 dagli anni ’60 sempre innovativo: zEC12 i nuovi wallpaper

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Non è prorio di questi giorni perdonatemi, ma l’ho visto per intero solo oggi e lo trovo intererssante.

Il video è di Aprile e Jason McGee in 6 minuti ci porta all’interno del PureSystems, sono quelle panoramiche

che spesso lasciano un’idea chiara più di mille presentazioni.

Adattissimo ai più curiosi, consiglio di usare Turn off Annotations e Turn on Caption che sono i primi due bottoni a Dx della serie in basso a Sx (si è complicato a scriversi però è semplice…) vi farà seguire il video con il testo in ingelse.

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco il video è disponibile a questo link.

11/11 Un giro dentro al #PureSystems

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Video 10.1 IBM PureSystems Family Tour with Jason McGee

Tap the picture, when the video is loaded press the red start button

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Mi dispiace averlo detto solo ora all’ultimo minuto, ma oggi si terrà una webcast dell’ International DB2 Users Group (IDUG) dove verranno condivise le esperienze degli utenti sull’aggiornamento a DB2 10. Per seguire l’evento iscriversi a questo link. 

13/11 #IBM #DB2 Webcast 10 Last Minute!

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Senza dubbio il Cloud Computing è l’argomento del momento e, come si possa coniugare attraverso la pi-attaforma zEnterprise, è un argomento non affrontato di frequente. A mio parere per due motivi distinti: da una parte perchè chi spinge verso altre piattaforme semplicemente lo ignora; dall’altra perchè capita, a chi lavora su ambienti mainframe da molto tempo, di vedere il cloud nel mainframe come una contaminazi-one di altre piattaforme. Ma la tecnologia alla base

dello zEnterprise e le sue innati doti di virtualizzazione lo rendono un sistema ideale per il Cloud Computing.

E veniamo al motivo di questo post partendo dalle conclusioni: io penso che, una volta assimilati gli step per adottare un modello di cloud computing si deb-bano intraprendere da subito i primi passi; inoltre penso che, in mancanza di una chiara decisione questi primi passi sia più semplice avviarli all’interno di un ambiente mainframe.

Mi è capitata per le mani la presentazione dal titolo Ac-celerating Cloud with IBM zEnterprise che si è tenuta in Canada il 7 Novembre nell’evento Smarter Comput-ing in the New Era of IT. Ha catturato la mia attenzione la slide dove si riportano i dati di uno studio, fatto da IBM STG intervistando 747 clienti, che riporta la dis-tribuzione dei clienti nelle differenti fasi della roadmap verso il Cloud Computing.

14/11 Il Cloud con #IBM #zEnterprise

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Da questo emerge che le fasi di Integrazione ed Auto-mazione ancora devono essere affrontate da una gran parte delle realtà intervistate. Ma gli aspetti di virtualiz-zazione dello storage e di condivisione delle risorse sono argomenti che in molti casi non sono circoscritti al solo ambito infrastrutturale. Spesso implicano delle modifiche nelle procedure,  nella pianificazione e nei comportamenti aziendali. Ecco perchè, in mancanza di strategie precise, conviene muovere i primi passi men-tre si è in un confort zone per non trovarsi all’ultimo ad affrontare rivoluzioni. O peggio a subirle.

Sempre per mantenere lo spirito di condivisione delle risorse che ritengo interessanti, suggerisco per chi vu-

ole muovere in leggerezza i primi passi nel Cloud il li-bro Cloud For Dummies, IBM Midsize Company scari-cabile da questo link.

Sono ben accetti i vostri commenti.

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Pinch to see it all-screen; tap to go to the next slide; swipe to go next or previous

Document 10.1 Accelerating Cloud with IBM zEnterprise

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Questa volta non mi riduco all’ultimo. Il 27 Novembre ti terrà la teleconferenza dal titolo DB2 REORG for z/OS: Deep Dive! dove Ka-Chun Ng, del team DB2 Utili-ties, alle 4:00 GMT (quindi in Italia alle 17:00) parlerà delle novità, in termini di consumi e prestazioni della utility di REORG.

Per iscriversi andate a questo link, mentre maggiori dettagli sono disponibili alla pagina IBM dell’evento.

Vi ricordo, se vi siete persi qualche evento, l’elenco di quelli di cui sono disponibili le registrazioni o il mate-riale utilizzato:

1. Social Portals for IT Efficiencies | Replay

Join us for this webcast as we’ll demonstrate how IBM’s social capabilities can drive less cost, better per-formance and faster response from your IT staff and operations.Audience: Business | Date: 14 Nov 2012 – 14 Nov 2012Replay period: 15 Nov 2012 – 15 Aug 2013

2.International DB2 Users Group (IDUG) shares DB2 10 upgrade experiences from USERS | ReplayJoin us for this webcast as it will be presented by two well known Independent DB2 Consultants who have a wealth of experience working with DB2 customers and users.Audience: Business | Date: 13 Nov 2012 – 13 Nov 2012Replay period: 13 Nov 2012 – 13 Aug 2013

3.CICS V5.1: Operation efficiency and service agil-ity through cloud enablement | Replay

18/11 27 Nov #DB2 REORG for #z/OS: Deep Dive webcast!

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As a purpose-built transaction processor, IBM® CICS® runs business programs, it’s used as a back-bone for connecting mainframe systems and it sup-ports applications written in multiple programming lan-guages.Audience: Business | Date: 08 Nov 2012 – 08 Nov 2012Replay period: 09 Nov 2012 – 09 Aug 2013

4.Hey! Who closed my batch window? | ReplayJoin us and learn how to streamline and assimilate batch processing into a world that never sleeps.Audience: Business | Date: 07 Nov 2012 – 07 Nov 2012Replay period: 08 Nov 2012 – 07 Aug 2013

5.Get ready for big data with IBM System z | ReplayWith the right technology to process and analyze big data, IT can step up to help the business increase profit margins, discover new and differentiating ways to up-sell, and cross-sell to your customer base.Audience: Business | Date: 10 Oct 2012 – 10 Oct 2012Replay period: 10 Oct 2012 – 09 Jul 2013

6.Boost Performance with Smarter Application Test-ing and Optimization | ReplayBoost Performance with Smarter Application Testing and OptimizationAudience: Business | Date: 26 Sep 2012 – 26 Sep 2012Replay period: 27 Sep 2012 – 26 Jun 2013

7.Improved IMS monitoring with new OMEGAMON V5.1 | ReplayAttend this complimentary webcast, presented by IBM and SHARE, to learn what’s new in OMEGAMON for IMS V5.1, including easier region navigation, reduces MIPs usage and ability to issue IMS commands from OMEGAMON.Audience: Business | Date: 27 Sep 2012 – 27 Sep 2012Replay period: 27 Sep 2012 – 27 Jun 2013

8.DB2 10 and Time Travel Queries – Get it RIGHT & reap the business benefits! | ReplayDB2 10 and Time Travel Queries – Get it RIGHT & reap the business benefits!Audience: Business | Date: 25 Sep 2012 – 25 Sep

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2012Replay period: 26 Sep 2012 – 25 Jun 2013

9.IBM technologies bring analytics to the data faster and more cost effectively | ReplayLearn technical insights on current analytic and data warehousing requirements and new cost effective ap-proaches that take advantage of the System z main-frame.Audience: Business | Date: 11 Sep 2012 – 11 Sep 2012Replay period: 12 Sep 2012 – 11 Jun 2013

10.CICS goes mobile | ReplayIn this complimentary webcast you have the opportu-nity to hear from two of IBM’s expert speakers on how CICS is addressing the mobile marketplace.Audience: Business | Date: 29 Aug 2012 – 29 Aug 2012Replay period: 30 Aug 2012 – 29 May 2013

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by IVANCASAGRANDE

Ne abbiamo visto le presentazioni,  negli ultimi tempi IBM non ha lesinato tempo ed energie per parlarne, gli speaker hanno elencato Tera, Nodi, Cores, Processori . Ma cos’e’ realmente il “Pure System”?

Ad un’osservazione superficiale potrebbe sembrare un rack con server dischi e vari switch che fanno da collante. I piu’ maligni potrebbero dire che e’ un

sistema di IBM per vendere piu’ roba in un colpo solo. Ma “Pure System” ha le carte in regola per diventare un punto di svolta e stravolgere l’aspetto dell’infrastrut-tura IT.

Una considerazione esagerata? Partiamo dalla do-manda che si pone sempre in questi casi: “Perche’ dovrei acquisire un sistema “Pure System” e non con-tinuare con quello che sto facendo adesso che, tutto sommato, funziona,  costa poco e lo governiamo bene?”.  

Gia’. Proprio cosi’. Quello che sto facendo adesso.

Se per un attimo ci soffermiamo a pensare come e’ cresciuta l’infrastruttura IT ci accorgiamo di aver fatto un grosso esercizio di bricolage.

Sono stati presi dei server, poi gli switch di rete. Qual-cuno ha messo uno switch su ogni rack dei server, al-tri hanno radunato con fasci di cavi verso un rack di

19/11 Pure System: il mainframe non mainframe

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dispositivi di rete. E per lo storage lo stesso, varie so-luzioni, brand diversi, collegamenti con switch in fibra, altri hanno preferito  collegamenti diretti al server.  

E per il controllo che tutto funzioni? Nessun problema! Si puo’ attingere alla vasta libreria di prodotti Open, con qualche personalizzazione, oppure basarsi su vari prodotti terzi. Chiaramente ogni singolo componente  server, storage, network ecc.  ha un suo sistema di gestione/controllo che dovrebbe essere integrato in un punto di raccolta unico. C’e’ chi lo fa, altri pressati da mille problemi,  si dedicano ad altro.  

Tutte soluzioni correttissime! Per carita’! Che altro si doveva fare? Installazioni da manuale, almeno nel mo-mento in cui sono state realizzate, ma poi le cose sono cambiate. I carichi sono cresciuti e la tecnologia evolve in fretta, sforna continuamente migliorie facendo invecchiare presto quanto appena messo in pista e ..…  cosa facciamo? Continuiamo aggiungendo pezzetti o aggiorniamo il tutto? Ma la migrazione come la facciamo? Quando e con quali risorse la facciamo? E cosi’ continuiamo aggiustando le cose e stratifican-doci sopra sempre di nuovo.

Ma ci sono anche altri grattacapi. La server farm potra’ anche essere stata costruita seguendo le regole da manuale ma, in ogni caso, occorre documentarla e te-nere aggiornata la documentazione. E documentare significa poter consentire ad una persona che vede per la prima volta l’ambiente, di poter acquisire tutte le informazioni necessarie per poterci lavorare in autono-mia.     

Dov’e’ quindi la forza del “Pure System”? E’ di fatto una “server farm” standard, pronta all’uso che puo’ crescere semplicemente richiedendo un upgrade.  E standard significa disporre di documentazione com-pleta e redatta in modo preciso, continuamente imple-mentata: il personale, formato sul sistema,  ritrova in ogni installazione un ambiente sempre uguale, diver-samente da oggi, dove in ogni installazione si ritrova un sistema nato e cresciuto secondo schemi diversi e riunendo componenti eterogenee.  

Se poi al “ferro” si aggiunge lo strato di software pre-caricato il giro si chiude. L’infrastruttura IT  si realizza ordinando un “Pure System” e …..  attaccandogli la spina!

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Insomma  “Pure System”  si  pone  come  un’altra pie-tra  miliare  nel percorso verso  la  semplificazione dell’infrastruttura. Ricordo altri due punti salienti: La vir-tualizzazione con VmWare e la tecnologia dei blade. In entrambi  i casi era difficile afferrarne la componente innovativa, ma ora sono evidenti grazie alla loro ben consolidata affermazione.

Nel titolo ho esordito con la definizione: “Mainframe non Mainframe”. Ho preso spunto dagli annunci di fine Agosto quando e’ stato presentato il nuovo sistema “Z”. Ai processori  tradizionali viene integrata una board con processori Power ed x86 che possono sostenere carichi che lavorano in simbiosi con i carichi mainframe.  Insomma un centro IT all’interno di un ar-madio.

Ma per chi non ha bisogno di processori “Z” ecco il “Pure System”. Un mainframe EC12 senza i processori “Z”.   Insomma … un mainframe senza il mainframe.

Come ho già sottolineato considero questa dei Pure-Systems una svolta epocale, capace di rivoluzionare l’infrastruttra IT delle imprese. A questo punto la do-manda che mi pongo, e che vi pongo, è:  le aziende, in

particolare quelle italiane, saranno in grado di compren-dere e cogliere questa opportunità?

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Non mi entusiasma proporre annunci o pubblicare per intero comunicati che mi vengono forniti. E’ nello spir-ito di questo posto commentare e dar seguito alle no-tizie. Per questo metto a disposizione questi due video che, oltre alle intenzioni dell’azienda, mostrano le opinioni dei partecipanti.

Il 14 giugno 2011, in un comunicato stampa si annun-ciava “Il Politecnico di Milano ha organizzato con la IBM un Master universitario per 16 giovani laureati in discipline tecnico-scientifiche dal titolo: “Sistemi cen-tralizzati per il Cloud Computing”. [...] Elemento qualifi-cante del Master è l’inserimento, con un contratto di alto apprendistato, nei team IBM all’interno delle di-verse organizzazioni aziendali impegnate a sviluppare soluzioni e progetti di cloud computing per i clienti. Il Master è incentrato sul mainframe, un’architettura che si riconferma strategica per le imprese che inten-dono avviare progetti innovativi e che scelgono il

cloud computing per trarre vantaggi sostanziali in ter-mini di efficienza, ottimizzazione delle risorse e riduzi-one dei costi, tutte caratteristiche connaturate proprio nell’architettura del nuovo zEnterprise.“E in questo video Francesco Silveri (IBM STG Europe Advanced Technical Skills People Manager) spiega come è strutturato il master:

21/11 Al Politecnico di Milano: un Master per gli specialisti IT di domani. Come è andato?

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Video 10.2 IBM Francesco Silveri

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Bene. Questa attività è partita e non c’è miglior com-mento di quello che potete sentire direttamente da due partecipanti al Master, Marco Chirico e Margot Currao:

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco i video sono disponibili a questi link: IBM Francesco Silveri, IBM Marco e Margot.

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Video 10.3 Marco e Margot

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35 anni fa i mezzi per produrre ed accedere ai dati er-ano prevalentemente meccanici: macchine da scriv-ere, stampanti, raccoglitori, classificatori. Questo impli-cava un’attenta produzione dei dati strettamente nec-

essari e una conseguente necessità di ordinarli e clas-sificarli in modo da renderne semplice la ricerca.

Negli anni ’80 i terminali eliminarono alla radice il prob-lema degli errori di battitura e l’uso della carta copia-tiva. Ne soffrirono maggiormente le scuole di steno-dattilografia che sparirono nel giro di 3-5 anni. I primi computer di quel periodo erano soltanto una versione più moderna dei terminali.

L’onore del primato, per l’interfaccia grafica in un uso commerciale,  spetta al Machintosh nel 1984. Ma solo negli anni ’90 si propagano i desktop con l’interfaccia a finestre:  quello che considero il primo sistema, valido per un uso da ufficio, è Windows 3.1 del 1992 e, successivamente nel 1995, appunto, Windows 95. Ed entrambi non sono altro che concretizzazioni dell’interfaccia ipotizzata da Douglas Engelbart nel

27/11 Le rivoluzioni delle Interfacce utente

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Video 10.4 New User Interfaces (quantum of Solace)

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1968 in una demo dove Englebart mostrò per la prima volta un mouse (che lui chiamava bug).

L’uso di queste interfacce rese molto più semplice l’ac-cesso ai computer. Quindi quel suono, click, che nel tempo è diventato verbo, attivava funzionalità differenti a seconda del posto su cui era eseguito. L’attenzione (e la conoscenza) si spostò tutta sugli elementi grafici su cui far suonare il mouse. Ma ci furono altre vittime. Pochi ricordano i volti dei tecnici esperti, immobili di fronte a queste novità, o disgustati rispetto a quei

sistemi per videogames o immersi per giorni nella let-tura di manuali e user guide prima di voler posare una mano su di un mouse. Poi la rete fu la seconda vittima: velocià enormi di 28.8 kbit/s si ottennero nel 1994 con l’adozione dello standard V.34 , e tra il 1998 ed il 1999 fu sviluppato lo standard V.90 che permetteva velocità di addirittura 56 kbit/s.

Ai primi del 2000 le interfacce iniziarono un periodo di tregua. Miniaturizzazione e nuove reti decretavano la diffusione del telefono cellulare che, di botto, riportava le interfacce utenti ad una aspetto primitivo rispetto a quello che ci proponevano i desktop.  Nel 2004 la con-solle per giochi Nintendo DS introdusse, per la prima volta con una larga diffusione, un dispositivo touch screen sul mercato (in realtà i primi touch screen risal-gono al 1985 introdotti dalla General Motors).  Oggi guardandosi intorno in un mezzo pubblico non sembra vero che il primo iPhone è stato commercializzato nel 2007. Le interfacce di tipo touch ci circondano ovun-que e sono in continua espansione. Ma sono inter-facce che definirei sempre di tipo contestuale, ossia dove un gesto assume un suo significato in bas al con-testo in cui viene eseguito.

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Video 10.5 Douglas Engelbart : The Mother of All Demos

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Ma sia le interfacce touch che quelle grafice dei desk-top secondo me hanno in comune una cosa: il con-testo lo fornisce il dispositivo. Il click ha senso solo all’interno dello schermo, i movimenti delle dita hanno una conseguenza solo su quanto mostrato dal touch screen. Ossia noi osserviamo i dispositivi e decidiamo come gesticolare in modo che il dispositivo ci capisca, ma è un liguaggio specifico: basti pensare che i gesti cambiano da iOS di Apple e qualsiasi dispositivo An-droid.

Io penso che nel futuro il conteso salterà fuori dai dis-positivi! Anzi saranno i dispositivi ad osservare noi. In effetti già con la consolle per giochi Wii nel 2006 e con il Microsoft Kinect nel 2009 ne abbiamo avuto un as-saggio. Ma presto avremo dei televisori che interpre-tano un nostro gesto come un comando per attivare un detrminato canale e, se lo stesso sarà fatto da un’ospite o da un minore il televisore potrebbe non reagire. Le prossime vittime saranno i telecomandi nelle nostre case e coloro che non ne sapranno fare a meno.

Date un’occhiata al primo filmato e potete farvi un’idea di quanto potrebbe essere abbastanza vicino un futuro

simile: non vi ricorda la pubblicità di un televisore che permette di trasferire le foto da un tablet allo schermo con un gesto?

Per chi legge la versione PDF dell’almanacco, i video sono disponibili a questi link: New User Interfaces (quantum of Solace), Douglas Engelbart : The Mother of All Demos.

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Dicembre 2012

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Il 29 Novembre si è tenuto il Cloud Computing Sum-mit per la Pubblica Amministrazione organizzato da The Innovation Group e promosso da Forumpa.it, ASTRID e THINK!. Le finalità del summit erano quelle di “Presentare ai rappresentanti del Governo e della PA Centrale e Locale una serie di progetti e di pro-

poste preliminari  risultanti dall’attività dell’Osservato-rio per la diffusione del Cloud nei Comuni, Sanità e nelle Infrastrutture Strategiche del paese. Fornire il più ampio panorama delle soluzioni e dei servizi Cloud che l’industria ICT rende disponibili alla PA sia a livello nazi-onale che internazionale. Riconoscere e premiare le soluzioni di eccellenza nell’ambito del Cloud promosse dalla Pubblica Amministrazione Italiana

Le prime impressioni entrando nella sala principale: un evento seguito da moltissime persone interessate e partecipi (1100 collegate da più sale), anzi per usare un frase di  Roberto Masiero, “persone competenti, co-involte e appassionate“. Peccato che in sala ci fosse poco campo per far collegare gli smartphone e non sia stata disponibile la rete WiFi del centro Roma Eventi, perchè tramite l’hashtag  #TigCloudPA12 si sarebbe potuto commentare in diretta; io ho provato prima dell’inizio, ma mi sono arreso subito.

1/12 #TigCloudPA12 Il Cloud per la Pubblica

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L’agenda prevedeva nella matti-nata la presentazione del rap-porto “Pubblica Amministrazi-one che si trasforma: cloud computing, federalismo, in-teroperabilità” (peccato non ci sia la versione e-book …), la premiazione e due tavole ro-

tonde, la prima con alcuni rsppresentanti dell’industria ICT sulle opportunità fornite dall’Agenda Digitale Itali-ana e su come le aziende ICT possono contribuire;  la seconda, con rappresentanti della PA, sul tema de-scritto dal titolo del rapporto presentato. Nel pomerig-gio, dopo un’altra tavola rotonda con aziende e rappre-sentati della PA, i lavori si sono suddivisi in due sale dove sono intervenuti i rappreentanti delle PA premiate e si è dibattuto di: Il Cloud come metafora della trasfor-mazione in atto, Il Cloud come abilitatore delle Smart Cities in una sala; Reti e Data center, Sicurezza strate-gica dei dati, Governance dei progetti nazionali a va-lenza sistematica e Nuvola pubblica certificata nell’al-tra.

Per chi non avesse idea di che realtà è l’ICT della PA basta riportare pochi dati rbaditi più volte durante

l’evento: nella Pubblica Amministrazione centrale ci sono 1033 datacenter censiti, nella PA locale circa 3000; con un impiego di circa 20.000 addetti.

Purtroppo, sono riuscito a partecipare solo alla matti-nata. Dico purtroppo perché effetivamente ho trovato l’evento interessante e stimolante. Ho sentito dei com-menti del tipo “siamo ancora a parlare, ma non si è fatto nulla!“; d’accordo è vero che si poteva fare di più e prima, ma essere qui a parlare di proposte e premi-are alcune realizzazioni, è il presupposto per fare di più e fare meglio. Quindi, per quanto possa essere critico su alcune proposte e/o opinioni (ma questo è il succo della condivisione costruttiva), posso solo elogiare l’iniziativa e l’impegno degli organizzatori.

Nella mattina è intervenuto anche il Ministro per la Pub-blica Amministrazione e la Semplificazione Filippo Pa-troni Griffi. Con un intervento centrato sull’importanza dell’Agenda Digitale, i suoi contenuti e di come la sua realizzazione sia fondamentale per attuare delle poli-tiche di trasparenza. Mi è piaciuto perché ha mostrato di conoscere bene i contenuti dell’agenda, senza par-larne usando degli slogan e sopratutto senza leggere; ma anche per il modo di comunicare chiaro, semplice

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e concreto. Poi il Ministro, insieme con Carlo Mochi Sismondi, ha effettuato la premiazione, come migliori realizzazioni di Cloud nella PA, di questi enti:- Comune di UDINE- ISTAT- Min. Affari Esteri- Informatica Trentina- Min. dell’Economia e delle Finanze- Regione Toscana

Per quanto riguarda le tavole rotonde, ho difficoltà a commentare la prima dove (in rigoroso ordine alfa-betico aziendale) hanno partecipato: Giuseppe Gorla, Responsabile Technology Consulting, Accenture, Pier-paolo Taliento, Vice President and General Manager, Southern Region, CA Technologies,Lorenzo Gonzales, Business Consultant HP Technol-ogy Services, Hewlett-Packard Italiana, Eva D’Onofrio, Vice President Global Technology Services, IBM Italia, Pierfrancesco Di Giuseppe, Country Leader, Oracle Ita-lia.La mia difficoltà nasce dal fatto che le mie opinioni vi potranno sembrare viziate per amor di stipendio. Si, non ho mai fatto segreto di essere un dipendente IBM e i commenti fatti da Eva D’onofrio, a mio parere sono

stati i più concreti e comprensibili. Eva ha sostenuto che le innovazioni nell’ICT della PA sono in grado di dare risposta alle quattro aree di attenzione importanti per il nostro paese: ottimizzazione della spesa pub-blica, aumento dell’efficenza della PA, attrattiva ad in-vestimenti esteri e contrasto alle frodi. Ha usato questo termine elegante; io che non so parlare in pub-blico avrei detto alla corruzione e all’evasione. Poi ha messo in evidenza come sarebbe necessario adottare una figura già presente in altri paesi il CIO della PA e ha espresso la necessità di una roadmap più concreta con tempi di realizzazione espliciti. Alla fine ha evidenzi-ato che le aziende ICT hanno molte competenze da mettere a disposizione, ma che si dovrebbe ripensare il rapporto domanda/offerta tra PA e aziende. Im-magino che volesse intendere che una PA che aquista ed avvia progetti innovativi sempre con gare a ribasso di prezzo, difficilmente ottiene la collaborazione di com-petenze di pregio (forse anche qui io lo esprimo in un modo troppo diretto?).  Anche Pierfrancesco Di Gi-useppe ha messo il dito sul tema degli investimenti evi-denziando come nel 2009 la spesa Italiana pro-capite in ICT era inferiore a paesi come Grecia e Portogallo. Quindi è sbagliato operare una riduzione della spesa

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della PA in questo settore. Giuseppe Gorla ha manifes-tato interesse per i contenuti dell’Agenda Digitale, per-plessità perché si è chiesto “perché non è stato fatto prima” e preoccupazione per la mancanza di senso d’urgenza per l’attuazione. Pierpaolo Taliento ha detto che le industrie devono elaborare dei nuovi modelli di business ed ha detto che l’offerta resa disponibile dalla sua azienda nell’area della sicurezza è fondamen-tale per il Cloud. Maurizio Gonzales ha evidenziato come la piccola impresa sia un asset prezioso per il paese e che è importante che parallelamente all’Agenda Digitale venga predisposta una Governance adeguata di cui non può farsi carico l’industria ICT.Ha anche evidenziato come per lo sviluppo di modalità Cloud sia importate una rete adeguata ed un uso cor-retto, dicendo che se la banda (immagino nelle azi-ende) viene utilizzata per “video, chat, eccetera, allora non mi è utile“. Spero di non aver colto bene il con-testo di questa frase e, quindi, di averne travisato il vero significato; perché se quello che ho sentito ed im-mediatamente trascritto nei miei appunti è quello che voleva dire, alora non sono d’accordo. Strumenti come quelli citati, a mio parere posono essere utilizzati come

strumenti di produttività o di apertura su nuovo canali di business: appunto il Social Business.

Franco Bassanini ha gestito, dopo un intervallo per un caffè, la seconda tavola rotonda in modo eccellente. Risultato reso possibile anche grazie ai partecipanti: in-vece che una giostra di noiosi sproloqui dove il nota-bile di turno recitava il discorso preparato, è stata una serie di interventi, alternati da scambi di opinioni, dove chiaramente ciascuno condivideva le considerazioni o le esperienze della amministrazione a cui apparteneva. Dico subito che non sono d’accordo con il commento “si, ma questo che c’entra con il Cloud?” che ho sen-tito tra la folla nell’intervallo successivo; perché erano tutte esperienze di ambienti ICT o di controllori di ambi-enti ICT che rappresentano l’as-is da cui partire per ef-fettuare trasformazionni innovative. Non mi aspettavo che il summit fosse una sessione sulle tecniche da util-izzare in un cloud o solo sui progetti cloud, ma anche sulla situazione della PA e sui punti di vista dei protago-nisti. Mi è dispiaciuto veramente non poter essere pre-sente nel pomeriggio.

Rileggendo gli appunti che ho preso mi sembra di av-ervi dato un’idea abbastanza completa della mattinata.

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Sono convito che su affermazioni specifiche si potrebbero aprire mille dibattiti e io stesso ho evitato di riportare alcuni mie punti di vista differenti da tizio o da caio, ma qui volevo comunicarvi il mio parere sull’evento in sé: positivo e stimolante.E’ stato detto che a breve saranno rese disponibili ai partcipanti le presentazioni: spero che lo siano in forma pubblica anche sui siti delle organizzazioni pro-motrici; in questo caso vi terrò informati.

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In un post precedente avevo fatto delle riflessioni sul fatto che i costruttori di chip si focalizzano su mercati che, per volumi o per specificità, garantiscano quei profitti adeguati e riescano a finanziare i costi della ricerca. Alla fine ipotizzavo una crisi o una scelta di campo di Intel che vede minato il suo primato non tanto da concorrenti diretti come AMD, ma da due fat-

tori: il primo è dovuto al possibile dissolvimento del mercato dei PC, minato da smartphone e tablet; il sec-ondo, a mio avviso, è dovuto allo sdoppiamento del mercato dei chip da una parte per dispositivi piccoli, poco esigenti di energia elettrica e multifunzionali e dall’altra per dispositivi dalle grosse capacità di cal-colo.

In questi giorni ci sono stati altri articoli (di persone ben più autorevoli del sottoscritto) che hanno raffor-zato questa opinione. Forbes nel post Otellini Nicely Milked Intel’s PC-Chip Business, But is Pay Justified With Mobile Strategy a Flop? di fine Novembre eviden-zia che nel 2011 Intel ha versato il 19% di ogni dollaro incassato ed il suo revenue proviene per il 66% da PC/Laptop e per il 19% dai server dei datacenter. Men-tre il fatturato per tablet e mobile è stato solo “un ane-mico 9%” e la relativa divisione ha relizzato una per-dita di 882 M$.

5/12 Con il 66% di fatturato dai PC, il 19% dai Server e la concorrenza dei tablet #Intel presto dovrà scegliere

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Quindi se il mercato dei PC/Laptop svanisce in favore dei Tablet, la mia ipotesi di giorni bui per Intel in man-canza di decisioni nuove, non è del tutto campata per aria. Un’altro brutto presentimento per Intel, viene dalla rarefazione del duopolio WinTel dopo che Micro-soft ha concretizzato lo sviluppo di Windows 8 per ARM.

EETimes ha fatto un’ipotesi nell’articolo Why Intel should make chips for Apple, Cisco, ossia una svolta dell’azienda che potrebbe farla diventare il fornitore di chip per i dispositivi della mela, oppure per i router di fascia alta di CISCO. L’autore del post, Rick Merritt, vede in queste due aziende delle ottime potenzialità per Intel: “both Apple and Cisco have the potential to be much larger customers of Intel than they are today“.

Il dubbio che continuo ad avere, vedendo questi nu-meri e considerando queste alternative, è se Intel farà queste scelte riuscirà a continuare con un ritmo di ricerca e sviluppo adeguato anche per il mercato dei nostri datacenter? La capacità di Andy Grove di im-primere una svolta sarà ancora nel DNA del nuovo CEO?

5/12 With 66% of sales from PCs, 19% from servers and the tablet competition Intel will soon have to choose

In a previous post I pointed out that chip manufactur-ers focus on markets, by volumes or specific, that  en-sure adequate margins for profits and to finance the re-search costs. I was ending with the conjecture that without a radical change Intel whould be in troublea. This will happen not  from direct competitors like AMD, but by two factors: the first is due to the possible disso-lution of the PC market, undermined by smartphones and tablets; the second, in my opinion, is due to the splitting of the chip’s market between small devices, undemanding of electricity and  with multifunctional ca-pabilities and devices for datacenters with large com-puting capacity.

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In recent days there have been other articles (of peo-ple far more authoritative of myself) that have strength-ened my view. Forbes in the post Otellini Nicely milked Intel’s PC-Chip Business, But is Justified Pay With Mo-bile Strategy to Flop? at the end of November shows that in 2011 Intel spent 19% of each sales dollar into R&D and 66% of its revenue comes from PC/Laptop and “the company derived 66% and 19% of its reve-nues, respectively, from the PC/laptop markets and servers in data centers“. While sales for tablets and mo-bile was only “an anemic 9%. And the division posted a year-to-date operating loss of $882 million“.

So if the PC/Laptop market fades in favor of the Tab-let, in the absence of new decisions, my guess of dark days for Intel is not entirely unsubstantiated. Another bad feeling for Intel, is the end of the duopoly WinTel, after Microsoft gave substance to the development of  Windows 8 for ARM.

EETimes in the article Why Intel should make chips for Apple, Cisco, has made an assumption: the company could became the chip supplier for Apple devices, or for Cisco high-end routers. The post author, Rick Mer-ritt, seen in these two companies excellent potential

for Intel: “both Apple and Cisco have the potential to be much larger customers of Intel than they are today“.

The question that I still have, seeing these numbers and considering these alternatives, is whether Intel will be able to continue the same level of research and de-velopment also suitable for the market of our datacen-ter? The pivot ability of Andy Grove will still be into the DNA of the new Intel CEO?

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In questi giorni si è dato spazio sulla stampa all’annun-cio del 10 Dicembre, da parte di IBM, dell’utilizzo della tecnologia silicon nanophotonics  per comunicare tra diversi chip o al loro interno in modalità ottica invece che elettronica. Permettendo quindi di raggiungere ve-locità enormi nel trasferimento dei dati. Basta andare

su Google e digitare “ibm nanophotonic” per avere l’imbarazzo della scelta di annunci e comunicati.

Ma, al solito, non mi soddisfa ed eccomi a condividere con voi il mio approfondimento. Per iniziare, la notizia integrale si trova nel comunicato IBM dal titolo Silicon Integrated Nanophotonics Technology: from the Lab to the Fab e, a mio parere, la vera novità è che la tec-nologia nanofotonica è stata applicata nel costruire un chip con i procedimenti della fabbrica invece che con macchinari e tempi da laboratorio. Un dato che mi ha colpito è che la tecnologia costruttiva utilizzata è stata di 90nm; questo perché nello stesso giorno Intel ha fatto parlare di sé per l’utilizzo della tecnologia costrut-tiva di 22nm.

Mi sembra che da una parte si stia cercando di spin-gere sulla ricerca che renda disponibili procesori sem-pre più veloci per i datacenter, mentre dall’altra si stia mettendo al centro degli sviluppi la miniaturizzazione

11/12 Il vantaggio di essere grandi

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e il risparmio energetico. Sicuramente questi sono temi importanti, ma il risparmio energetico a cui si punta in un datacenter è indirizzato su una riduzione totale, mentre i componenti che soddisfano tablet e portatili devono essere gentili nell’utilizzo delle batterie. Poi il fatto di potersi avvalere di processi costruttivi non così spinti al limite, permette, appunto, di far coesistere sul chip quelle tecnologie che vanno a soddisfare i bisogni emergenti di trattamento di grosse moli di dati.

Quindi la vera notizia è che la tecnologia “CMOS Inte-grated Nanophotonics” annunciata da IBM nel Dicem-bre del 2010 ora diventa molto più vicina ad una sua applicazione per i sistemi che popolano i datacenter.

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Su 01net.it ho letto il post dal titolo Dell: senza main-frame possiamo inventare il futuro. Il primo impulso è stato quello di commentare il post con delle osservazi-oni su quanto detto da Michael Dell (appunto il CEO di Dell) nel keynote di apertura del Dell World 2012. Poi invece che commentare quanto riportato, sono andato alla fonte ed ho cercato documentazione delle varie af-

fermazioni; mi sono iscritto al Dell World 2012 ed ho potuto accedere al video del keynote (2 giorni dopo era disponibile su youtube una parte solamente). L’ho visto e rivisto sul PC come se avessi una moviola per non perdermi una parola (vi riporto i tempi delle citazi-oni sul filmato originale).

Dopo circa 8 minuti delle celebrazioni di rito Michael afferma che “We strongly believe that pcs are impor-tant” (8:20) poi afferma che quest’anno nel mondo sono stati venduti 400 milioni e ne esistono installati 1.5 miliardi. Successivamente parla di alcuni nuovi o innovativi prodotti che Dell propone per il mercato: i dispositivi  XPS10 e XPS27 e di un nuovo dispositivo da 18″ all-in-one dalle possibilità illimitate che, a suo dire, darà al miliardo e mezzo di utenti la motivazione per acquistare un nuovo PC: “his adoption acceler-ates, for Windows 8 and for touch, is gone a give the entire billion and a half install base of users, a reason to get a new PC. ” Penso che queste siano affermazi-

17/12 Dell: senza mainframe possiamo inventare il futuro (ci inventiamo il mainframe)

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oni e proposte dovute per un’azienda nata come pro-duttore di PC che cerca di adeguarsi alle condizioni mutate di questo mercato.

Poi passa al tema dei Datacenter affermando che Dell da 20 anni produce server: “I want just remind that this is not a new area for Dell. We’ve been in the server business for almost 2 decades.” (11:21) e che è la nu-mero 1 come market share per i server in Nord Amer-ica ed in Asia: “Thanks to our customers Dell now is number 1 in market share in servers in North America and Asia“. E qui non lo capisco, e le antenne mi si alzano. Si perché questa affermazione viene fatta senza citare la fonte, senza dire chi ha fatto questa rilevazione; allora sospendo la visione e cerco notizie su queste classifiche. Mi imbatto sul Post di Alex Wil-liams di techcrunch.com che potete vedere a questo link. Anche lui nota come non sia citata la fonte, anzi, dice che ad oggi non c’è nessuna comunicazione uffici-ale di tale graduatoria e che ha chiesto informazioni, tramite Twitter, ad un analista dell’IDC Matt Eastwood. Matt gli ha risposto che “Dell’s #2 in server units & #2 in x86 server revenue. They are #3 in server rev overall (pesky mainframes).” senza citazioni di primi posti.

Comunque sperando che fossero tweet pubblici li ho cercati ed effettivamente li vedete nella foto.

Michael continua sostenendo che la vera area interes-sante sono le Converge Solutions.  “But the real inter-esting area here are Converge Solutions. This is really at the core of the market disruption that Dell is driving right now.” (13:07) e le illlustra come un’astrazione del datacenter ad un livello più alto: “What we’re doing with converge solutions is abstracting data centre to an higher level, used you have to worry about power switches and LAN what kind of memory you have, proc-essors and switching lot a lot of details. Now you can focus on workloads and quality of services and applica-tions freeing up time and resources to really drive inno-

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vation within your organisation. ” (13:17). Affermando che non ci si deve più preoccupare di switch, storage ed altri dettagli, ma ci si potrà focalizare sui workloads e sulla QoS (Quality of Service). Ma io non trovo nulla di così disruption. Senza citare quanto questi temi sono insiti nelle architetture System z, mi sembrano una ripresa di quanto venne annunciato nel 2010 dalla piattaforma zEnterprise che solo per i PureSystems ha perso il titolo di unico sistema ibrido con flessibilità ar-chitetturali uniche (e due anni di differenza sulla tec-nologia non sono pochi).

Enterprise Solutions, Software e Servizi sono gli ar-gomenti successivi che Michael affronta per descrivere quanto radicale sia stata la trasformazione di Dell:  “As I said the Dell Transformation has been consistent and disciplined we’re made no mistake, we’re moved ag-gressively. Over the past few years we brought Enter-prise Solutions, Software and Services  very signifi-cantly to the point where are now more than half Dell’s gross margin.“(20:27).  Poi, tra le testimonianze dei cli-enti, afferma “One of the great advantage that Dell brings to the datacenters is a very clear point of view. We don’t have mainframes or many computer or other legacy software platforms that we’r trying to protect.

Dell is a company born in the microprocessor age we are not protecting the pass we are inventing the future. And all ors solution are built around  next-generation scale- out  industry standard architectures.“. Ovvia-mente manda una frecciata alla parte di mercato per lui più appetibile ed è un messaggio che cerca di met-tere in positivo la differenziazione esistente.

Si perché a mio parere la differenza c’è. Intanto vorri vedere quale programma, utilizato nel server Dell di 20 anni fa, senza essere ricompilato sia in grado di essere eseguito su un server Dell di oggi sui cui è installto uno stack di Sw di base ugualmente aggiornato. Ma a me Dell sembra, come altri player nel mercato ICT, che stia cercando di colmare un GAP ancora molto evi-dente e per far questo stia proponendo dei sistemi che ripercorrono la strada tracciata dai mainframe. Poi non dobbiamo dimenticare che è una compagnia che cos-truisce prodotti basati, per la maggior parte, su conte-nuti tecnologici sviluppati da altri: Intel in prima linea. In questo blog ho avuto modo di esprimere le mie opin-ioni sul futuro di Intel che, a seconda delle sue scelte potrebbe influire drasticamente su azienda come Dell.

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Mi sembra un’ottima sintesi della situazione e delle scelte fatte dalle aziende nel mercato dei server, il grafico che si ottiene da Yahoo Finance paragonando gli andamenti delle azioni negli ultimi due anni. Azi-ende come Intel ed Oracle sono più o meno allo stesso punto; Intel deve decidere il suo futuro e lo può fare forte di una grossa capitalizzazione. Ma questa de-cisione influenzerà pesantemente il futuro di aziende come HP e Dell che dipendono dalle sue scelte tec-nologiche.

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by MCURRAO

Non ci sono dubbi sul fatto che chi sceglie un master si interroghi sul valore aggiunto che esso porta alla scelta del lavoro e alla propria crescita professionale. Oggi infatti – più di qualche tempo fa – si cerca di aggi-ungere un plus al proprio curriculum, spesso proprio con un master la cui scelta è sempre molto ragionata e orientata alla ricerca di quella specializzazione che possa dare una marcia in più e quella sicurezza lavora-tiva a cui ogni neo-laureato aspira.

Il progetto Alta Formazione in Apprendistato pro-mosso da IBM prevede un master (organizzato dal Po-litecnico di Milano) della durata di due anni e fa sì che lavoro e studio, aziende ed università siano realtà con-tinuamente intrecciate: noi alumni (22 in totale tra IBM e altre 3 multinazionali) sfruttiamo al massimo gli inseg-namenti dei docenti del master facendo tesoro del ti-pico approccio accademico/teorico ai problemi – atti-tudine che ha notoriamente poco a che fare col prob-lem solving aziendale; i professori, dal canto loro, cer-cano continui confronti e novità provenienti dalle “for-gerie tecnologiche” delle nostre aziende.

Ogni lezione del master viene resa interattiva con spunti di dibattito tra noi ed i docenti. Ogni corso si conclude con una sessione di valutazione data da un test a risposta aperta o una tesina. La valutazione svolta mediante tesina implica un’impegno diverso dal test e a mio avviso un approccio più costruttivo: scelto il topic col docente inizia infatti il lavoro in team

20/12 L’equilibrio tra impegno e soddisfazione di un master da conciliare con il lavoro

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(2/3 persone) che si conclude con l’esposizione del tema. Questo diventa momento non solo di valutazi-one da parte del docente, ma anche di apprendimento da parte dei colleghi del master: i temi proposti, infatti, riguardano progetti su cui lavoriamo in azienda così come argomenti d’avanguardia tecnologica lontani dallo specifico ambito lavorativo.

Il continuo scambio tra università e azienda, accen-nato inizialmente, credo risulti ora evidente.

Gli argomenti trattati al master durante le lezioni vanno dalle architetture multi processore, ai sistemi operativi fino a trattare temi di virtualizzazione, cloud comput-ing, green IT e ottimizzazione dei data center; il tutto in linea col titolo del master: “Sistemi Centralizzati per il Cloud Computing”.

Quanto all’impegno richiesto, come prevedibile, nei pe-riodi di esami la corretta gestione del tempo diventa fondamentale per organizzare in maniera adeguata il carico dato da studio e lavoro insieme. Onore al vero, in azienda abbiamo la massima comprensione nei peri-

odi clou del master da parte di manager e colleghi per far si che gli esami siano sempre superati con profitto.

La frequentazione di un master, in conclusione, nonostante implichi un carico di lavoro maggiore, porta evidentemente con sè un valore inestimabile: l’a-zienda, ha un ritorno d’immagine non indifferente e mette in evidenza, dal canto suo, l’attenzione alla for-mazione delle nuove leve; noi partecipanti al progetto, non possiamo che vantarci dell’investimento fatto per la nostra crescita professionale e andare fieri dei con-tributi innovativi che ogni giorno apportiamo al nostro lavoro.

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Siamo arrivati alla fine dell’anno e, oltre agli auguri do-vuti, vi voglio ringraziare per l’interesse che mi avete dimostrato. Un grazie particolare alle persone che hanno contribuito direttamente con dei loro articoli: Chiara Baldan, Ivan Casagrande, Margot Currao e Valerio Lalli. Ma anche a chi mi ha scritto i suoi com-menti, a chi mi ha mandato degli spunti di approfonti-mento e anche a chi ha mosso delle critiche. Il pros-

simo anno continueremo su questa strada. Anzi, visto che la fine dell’anno è il momento dei buoni propositi, spero di riuscire a portare a termine le iniziative che ho in mente e quindi di condividere con voi molto di più.

Auguri a tutti!

24/12 Merry christmas and a happy new year!

Here we are at the end of the year and, in addition to greetings, I want to thank you for the interest you have shown me. A special thanks to our contributors: Chi-ara Baldan, Ivan Casagrande, Margot Currao and Valerio Lalli.But also to those who sent me comments, ideas and

24/12 Merry christmas and a happy new year!

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even those who have moved criticism. Next year we will continue on this path. Indeed, since the end of the year is the time of good intentions, I hope to carry out the initiatives that I have in mind and then share with you a lot more.

Sincerly greetings to all!

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Here you can find all references to English translated posts in this almanac.

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English translated posts

• What is mainframeitalia.com

• 4/04 The concept of computer changed (1964)

• 13/06 Hybrids: another fashion or evolution?

• 11/08 Summer zEnterprise wallpapers

• 7/10 - Batch is a dinosaur in danger of extinction or a shark that swims in the clouds?

• 12/10 - The first experimental post - The mainframeitalia.com Weekly

• 15/10 New chips, new scenarios: how is funded the research?

• 5/12 With 66% of sales from PCs, 19% from servers and the tablet competition Intel will soon have to choose

• 24/12 Merry christmas and a happy new year!

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Ringraziamenti

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RINGRAZIAMENTI

Voglio ringraziare i miei familiari per il sostegno dato e la pazienza mostrata durante le festività di fine anno.

Ovviamente più di un grazie a Chiara Baldan, Ivan Casagrande, Margot Currao e Valerio Lalli per aver contribuito in prima persona. Particolarmente ringrazio Ivan, che conosco solo tramite mail, per l’entusiasmo e la passione con cui ha partecipato: per me sono state fondamentali nel rimuovere alcuni dubbi dei primi mesi sull’opportunità di continuare o meno.

Grazie anche a tutti gli altri che in forma più o meno anonima hanno fatto sentire la loro presenza: tramite i voti sui post, commenti, mail o solo semplicemente venendo ogni tanto a visitare le pagine del blog.

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