con l’amore la dodicesima notte rassegna ospitalità 234...
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Perplessi e offesi,con lo sguardoal futuroSono passati poco più di tremesi da quando ho assuntol’incarico di Direttore del TeatroStabile di Genova e molte cosesono accadute, non tuttepositive per la verità, mal’entusiasmo per questanomina non mi è venuto meno,anzi, più conosco e lavoro in questo teatro e più ho la consapevolezza dell’altaqualità di tutto il personale,amministrativo, tecnico e artistico, e nel contempo del profondo legame che esiste fra il Teatro e la comunità genovese.Dicevo delle cose non positiveed è ovvio che mi riferivo almancato riconoscimento diteatro nazionale da parte delMinistero per i Beni e le Attività Culturali, che ci ha lasciati perplessi eanche offesi, soprattutto perché ci sono sembratidisomogenei e poco chiari icriteri che hanno portato aquesto esito. Abbiamo chiestogli atti della Commissione che ciha giudicato, li stiamo valutandoe il Consiglio di Amministrazionecon i Soci, Comune e Regione,valuterà se ci sono gli estremiper un ricorso. Da parte mia, vorrei farequalche considerazione efornire alcune informazioni,senza però tediare troppo oentrare in questioniburocratico-amministrative.La ricollocazione dei varisoggetti esistenti fino a fine2014 suddivide in tre categoriele realtà stanziali produttive:teatri nazionali, teatri dirilevante interesse culturale ecentri di produzione. Vorreisubito dire che non esiste unaserie A, B o C. Si tratta disoggetti tutti importanti chesvolgono, partendo dalla propriastoria, dagli scopi statutari,dalle vocazioni artistiche,ognuno un ruolo preciso, che sisviluppa, caso per caso, a livellonazionale e internazionale.
ANGELO PASTORE (segue a pagina 8)
L’11 maggio, con repliche sino al 17, va in scena al Duse(ore 20,30 e rappresentazioni la mattina per le scuole)l’esercitazione affidata ai dieci giovani attori chefrequentano il Master della Scuola di Recitazione ededicata alla rappresentazione di La dodicesima nottedi William Shakespeare, per la regia di Marco Sciaccaluga(versione italiana di Anna Laura Messeri). Una commedia classica, pertanto, che è ambientata daShakespeare in una immaginaria Illiria e che si apre con il duca Orsino chiuso nelle proprie sofferenze amoroseper Olivia, la quale vive isolata dal lutto per la morte del fratello. Ma l’arrivo della naufraga Viola, in cerca del fratello gemello Sebastian e travestita in abito maschile,scuote la rigidità dei loro comportamenti, dando vita a un mondo dove trionfano le passioni umane, animateanche dalla comicità dei cortigiani Malvolio, Sir Toby e Sir Andrew e osservate con disincanto dal clown Feste.
Da martedì 14 aprile (ore 20,30) va inscena al Duse un classico sempre attualedel Romanticismo francese. Pubblicata nel 1834, ma rappresentata solonel 1861, dopo la morte del suo autore, la commedia è attraversata dai fremitidell’autobiografico amore che stava perfinire tra Alfred de Musset e George Sand.De Musset era allora poco più cheventenne, proprio come il suo protagonistaPerdican che il padre vorrebbe far sposarecon la cugina Camille. Ma costei, puressendo creatura fatta per vivere e peramare, dopo quattro anni di conventocrede di aver imparato dall’esperienza diuna compagna a diffidare dell’amore e dellavita. Per questo, Camille risponde con
freddezza alle dichiarazioni d’amore diPerdican. E costui, indispettito, corteggiaallora la sorella di latte di Camille, Rosette,la quale, nello spietato gioco delleschermaglie d’amore, finisce con assumereil ruolo del “capro espiatorio”. Prodotto dallo Stabile di Genova e messo in scena da Massimo Mesciulam,con Roberto Alinghieri, Jacopo-MariaBicocchi, Rachele Canella, Andrea Di Casa,Nicolò Giacalone, Orietta Notari e RoberoSerpi, Con l’amore non si scherza è inscena al Duse sino al 3 maggio. Versioneitaliana di Maria Ortiz, scene e costumi di Guido Fiorato, effetti musicali di Matteo Sintucci e luci di Sandro Sussi.
GIOVANI ALLA RIBALTA
GIOVEDÌ 18 GIUGNOConferenza stampa di presentazione
della Stagione 2015-2016
GENOVA mattinaTEATRO DELLA CORTE
MILANO pomeriggio PADIGLIONE ITALIA DELL’EXPO
Presentazione del cartellone messo subito in venditaLe collaborazioni internazionali
Anticipazioni della Stagione 2016-2017Nuove modalità di abbonamento e di vendita on-line
VENERDÌ 19 GIUGNOIncontro con il pubblico
ORE 18 – TEATRO DELLA CORTE
INGRESSO LIBERO
al Duse 11 > 17 maggio
La dodicesima notteCon l’amore non si scherza
ANNO XVI | N° 42 | APRILE/LUGLIO 2015POSTE ITALIANE S.P.A. / SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE / -70% NO/GENOVA N.42 ANNO 2015
Dal 13 maggio al 18 luglio, all’interno delligneo anfiteatro appositamente elevatosul palcoscenico della Corte, lo Stabile diGenova presenta la XX edizione dellaRassegna di drammaturgiacontemporanea. Cinque spettacoli connove repliche ciascuno. Cinque nuovi testidel teatro nazionale e internazionale.S’inizia il 13 maggio con l’inglese Due(Two) di Jim Cartwright che prevede lapresenza di quattordici personaggiintrepretati da due soli attori. Si proseguepoi con Il canto della valle (Valley Song)del sudafricano Athol Fugard (debutto il27 maggio), autore già frequentato ancheda Peter Brook; seguito (dal 10 giugno)da Codici cifrati (Ciphers) della
giovanissima autrice inglese Dawn King.Per concludere con l’italiano Sangueamaro di Mariagrazia Pompei (attriceformatasi alla scuola dello Stabile) eValerio Marini, che debutta il 24 giugno, econ Apatia per principianti (Apatiska fornyborjare) dello svedese Jonas-HassenKhemiri, con repliche dall’8 al 18 luglio.Messi in scena da cinque registi diversi(nell’ordine, Massimo Mesciulam, MatteoAlfonso, Tommaso Benvenuti, Jacopo-MariaBicocchi e Mario Jorio), gli spettacolipropongono uno sguardo sugli orientamentidella nuova drammaturgia internazionalee si avvalgono dell’interpretazione di attori,prevalentemente giovani, provenientitutti dalla Scuola dello Stabile.
al Duse 14 aprile > 3 maggio
Due classici e cinque novità chiudono la stagione del Teatro Stabile di Genova nel segno del rinnovamento generazionale
Piccola Corte 13 maggio > 18 luglioRassegna di drammaturgia contemporaneaCONFERENZA STAMPA
TEATRO STABILE DI GENOVA
Alice Giroldini, Jacopo-Maria Bicocchi e Rachele Canella (foto Giuseppe Maritati)
2 3 4 5 6 7 8Con l’amorenon si scherzaIntroduzione
di Ida Merello
Con l’amorenon si scherzaConversazione con
Massimo Mesciulam
La dodicesima notteMarco Sciaccaluga
e la pedagogia
dell’attore
La dodicesima notte Conversazione
con gli interpreti
allievi del Master
Rassegnadi DrammaturgiacontemporaneaVentesima edizione
Rassegnadi DrammaturgiacontemporaneaI cinque spettacoli
OspitalitàHellzapoppinRicordo di
Luigi Squarzina
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2 I Con l’amore non si scherza
La pièce On ne badine pasavec l’amour esce per la
prima volta sulla Revue desdeux mondes il 1° luglio 1834,
ma viene bloccata dalla
censura e deve aspettare il
1861 per essere rappresentata
alla Comédie française,
quando Alfred de Musset è già
morto da quattro anni.
Non solo: per consentirle di
andare in scena, il fratello
Paul è costretto a
rimaneggiarla, smorzandone
la vèrve e, di fatto,
snaturandola. Al momento
della sua composizione,
Musset ha invece ventiquattro
anni, ed è già una personalità
di spicco della nuova
generazione. I Contesd’Espagne et d’Italie (1829),
che rappresentano una sorta
di vetrina di generi e di temi
romantici, molto apprezzati
dai giovani, rivelano la sua
vocazione teatrale in DonPaez e Portia. La nuitvénitienne, del 1830, sembra
al contrario segnare una
battuta d’arresto. Il fiasco,
dovuto sia all’indipendenza e
originalità della pièce che a
un incidente di scena
(un’attrice, vestita di bianco,
si era appoggiata a un
traliccio verde, dipinto di
fresco, continuando a
recitare, tra le risate del
pubblico, con un vestito a
quadri) suggerisce a Musset
una raccolta di pièces in
versi, da lettura e non da
recitazione (Spectacle dansun fauteuil, 1832). L’opera è
accolta con favore, e nel 1833
Musset può ritornare allora al
teatro con maggiore
determinazione, alternando
drammi storici (André delSarto) e commedie (LesCaprices de Mariane). Nel
gennaio 1834 esce Fantasio,
NEI LABIRINTI DEL GIOCO AMOROSOTr a c o m i c i t à e t r a g e d i a , D e M u s s e t r a c c o n t a i l t o r m e n t a t o d i s i n c a n t o d i g i o v a n i a l l a p r o v a c o n l a v i t a
O r i e t t a N o t a r i , A n d r e a D i C a s a , R o b e r t o A l i n g h i e r i , N i c o l ò G i a c a l o n ei n b a s s o : R a c h e l e C a n e l l a , J a c o p o - M a r i a B i c o c c h i , A l i c e G i r o l d i n i
aprile I luglio 2015
pièce che ha suscitato
entusiasmo per la capacità di
mescolare con leggerezza gli
influssi di Shakespeare e
Hoffmann al riferimento
all’attualità. Musset è in
pieno fervore creativo.
Eppure, tra il gennaio e il
luglio 1834, ha subìto un duro
colpo: la relazione con George
Sand si è troncata
bruscamente a Venezia, e, per
il fratello Paul, che scrive la
sua biografia, On ne badinepas avec l’amour porta «le
tracce dello stato morale in
cui si trovava l’autore. Il
carattere bizzarro di Camille,
certe espressioni di tenerezza
malinconica del ruolo di
Perdican, la lotta d’orgoglio
tra questi due personaggi
fanno riconoscere l’influenza
dei ricordi dolorosi contro cui
il poeta si dibatteva». In
effetti la conclusione del
secondo atto è proprio una
citazione da una lettera di
George Sand: «Si è spesso
ingannati in amore, spesso
feriti e spesso infelici; ma si
ama, e quando si è sul bordo
della tomba, ci si volta per
guardare indietro, e si dice:
ho sofferto spesso, mi sono
sbagliato qualche volta, ma ho
amato». Tuttavia Paul ha
probabilmente esagerato
l’incidenza della rottura con
la scrittrice per quell’“enfant
du siècle”, che è cresciuto
alla scuola del disincanto, e
che ne offre qui una delle più
lucide espressioni.
Inizialmente la pièce doveva
intitolarsi Camille etPerdican, ed essere in versi.
Musset ne compone però
solo quarantadue, e
probabilmente già nel 1833.
Al ritorno da Venezia, anche
su pressione dell’editore
Buloz che richiedeva due
volumi di teatro in prosa,
Musset abbandona la
versificazione e dà alla pièce
il titolo attuale.
Il sottotitolo, Proverbe, si
richiama a un genere
inaugurato nel Settecento da
Carmontelle, rimesso in voga
alla fine degli anni Venti, e
praticato dallo stesso Scribe,
il principale autore teatrale
del momento. All’inizio il
“Proverbio” era poco più di un
gioco di società: alcune scene
venivano improvvisate su di
un canovaccio, e dovevano
rappresentare un proverbio
che il pubblico era chiamato a
indovinare. Successivamente
invece il titolo allude al
proverbio stesso: come lo
stesso Musset farà in Il nefaut jurer de rien, Il fautqu’une porte soit ouverte oufermée, On ne saurait penserà tout. L’espressione On nebadine pas avec l’amour è
probabilmente tratta da una
citazione di Clarisse Harlowedi Richardson: «L’amore è un
fuoco con cui non si scherza
impunemente». Il richiamo al
proverbio sottolinea il
principio di astrazione che
domina la pièce, la cui
struttura è rigorosamente
geometrica: Camille e
Perdican arrivano al castello
nello stesso giorno; lei è
appena uscita dal convento,
lui dall’università. Compaiono
in scena nello stesso minuto,
uno da destra, l’altro da
sinistra, accompagnati da due
personaggi simmetricamente
opposti. Il precettore cavalca
una mula vivace, la
governante un asino
malandato; lui è grasso e
sempre ubriaco, lei magra e
astemia. Il Coro sottolinea
con battute alternate il
carattere di simmetria. Il
carattere meccanico
dell’incipit si raddoppia nella
figura del Barone, che ha
organizzato la sua vita come
un movimento a orologeria,
regolandosi sulle aspettative
degli altri e sulle
convenienze. Ha già previsto
il fidanzamento dei due
giovani, e scritto nel suo
taccuino che il giorno del loro
arrivo sarà il più bello della
sua vita; nel frattempo ha
preparato tutto per regolare
sul suo desiderio le loro
azioni. Niente però funziona
come previsto: il precettore e
l’amico prete si ubriacano,
Perdican gioca con l’acqua,
invece che parlare latino,
e il fidanzamento sembra
sfumare. Il Barone allora si
smarrisce: riesce solo
a entrare e a uscire nel suo
studio a momenti regolari,
conservando un principio
meccanico in un movimento
A l f r e d d e M u s s e t e G e o r g e
impazzito. In questo scenario
comico si innesta il rapporto
tra i due cugini, che
obbedisce a sua volta a regole
da commedia (l’invio e
l’intercettazione di biglietti,
le ripicche amorose, l’uso
della gelosia per fiaccare una
resistenza), ma nello stesso
tempo presenta aspetti di
grande originalità. A loro
volta simmetricamente
opposti, e presentati alla pari,
Camille e Perdican mostrano
lo stesso disincanto nei
confronti della durata
dell’amore: Camille, che non
ha esperienza di vita, lo
rifiuta per paura di soffrire;
mentre Perdican, che conosce
il mondo, lo accetta con i suoi
limiti. Entrambi sono
consapevoli delle debolezze
umane, ma sono i primi a
dimostrarle, e il loro
narcisismo farà una vittima.
Il personaggio di Camille ha
da sempre intrigato la critica,
Alfred de Musset > George Sand, Luglio 1833
Mio caro George, c’è qualcosa di stupido e di ridicolo che debbo dirvi. Sonocosì sciocco da scrivervelo visto che, non so perché, non ve l’ho detto rien-trando dalla nostra passeggiata. Ciò sarà per me motivo di tristezza, questasera. Mi riderete in faccia, mi prenderete per un parolaio per come mi sonocondotto con voi fino ad ora. Mi metterete alla porta e mi considererete unbugiardo. Sono innamorato di voi. Lo sono sin dal primo giorno che sonovenuto a trovarvi. Ho creduto di poterne guarire ponendo i nostri incontrisul piano dell’amicizia. Vi sono molti aspetti del vostro carattere che avreb-bero potuto aiutarmi a guarirne, ho cercato di persuadermene per quantoho potuto: ma pago a troppo caro prezzo i momenti che passo con voi. Pre-ferisco dirvelo, e ho fatto molto bene giacché ora la mia pena per guarirnesarà assai minore se voi mi metterete alla porta. (...) Ora, George, come sietesolita, direte: un altro seccatore! Se per voi non sono proprio il primo venuto,ditemi, come avreste potuto dirmi ieri parlando di un altro, che cosa è bene
che io faccia. Tuttavia vi prego, nel caso voleste dirmi che dubitate di quanto vi scrivo, piuttosto nonrispondetemi affatto. So quel che pensate di me, e dicendovi queste cose non mi aspetto nulla. (...).
George Sand > Alfred de Musset, 14 aprile 1834
(...) Abbiamo percorso un impervio sentiero, ma abbiamo raggiunto le vette ove insieme dovevamoriposarci. Siamo stati amanti, ci siamo conosciuti fin nel più profondo dell’anima, tanto meglio. Qualescoperta così disgustosa possiamo aver fatto l’uno nei confronti dell’altro? Guai a noi se ci fossimo se-parati in un momento di collera, senza comprenderci, senza poterci dare spiegazioni! Allora sì chetutta la nostra vita sarebbe stata avvelenata da pensieri odiosi, allora sì che non avremmo più credutoin niente. Ma avremmo potuto separarci così? Non abbiamo forse tentato di farlo più d’una volta? Inostri cuori infiammati d’orgoglio e di risentimento non si spezzavano per il dolore e per il rimpiantoogni volta che ci trovavamo soli? No, così non poteva andare. Rinunciando a una relazione che eradiventata impossibile, dovevamo restare legati per l’eternità. Hai ragione, il nostro abbraccio era unincesto, ma noi non lo sapevamo. Ci gettammo l’uno nelle braccia dell’altro con innocenza e con sin-cerità. Ebbene, c’è forse per noi un solo ricordo di questi abbracci che non sia casto e puro? (...)
per le apparenti
contraddizioni e i bruschi
passaggi da uno stato d’animo
all’altro. Lo spettatore potrà
trarre a sua volta le proprie
conclusioni, entrando nel
gioco delle ipotesi sulla
natura della giovane, in base
agli indizi ambigui o
contrastanti che Musset
dissemina per giustificare la
sua trasformazione dalla
prima scena all’ultima.
Ida Merello
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Con l’amore non si scherza I 3
“nemesis” non ha più nulla didivino. Ma l’orgoglio è qualcosa cheappartiene a tutti i personaggi,sovente in modo inconsapevole,evidenziando in De Musset unafinezza psicologica degna di PaulWatzlawick e della scuola di PaloAlto, per i quali uno dei maggioriproblemi della comunicazioneamorosa sta proprio nell’orgoglio.In questo contesto, qual è
il ruolo del Coro?
Il Coro è quella parte dell’umanitàche, come fortunatamente a voltesuccede, riesce a trascendersi, avedere cosa realmente si stafacendo. Il Coro guarda le cose unpo’ dall’alto e per questo è untramite per il pubblico. Nellospettacolo ho cercato di svilupparesino in fondo questa funzione epicadel Coro, anche aggiungendogliqualche battuta perché in DeMusset il Coro usciva un po’ troppopresto di scena. L’ho fatto usandoperò – qui come altrove – sempredegli scritti di De Musset (pensieri,versi poetici, frammenti di lettere,ecc.), con la finalità di svilupparesino in fondo ciò che nel testo era avolte solo accennato. Ad esempio,l’uso orgoglioso del latino da partedei due ecclesiastici alla corte delBarone o il taccuino di questo comesede stitica delle proprieconoscenze. Ho cercato, cioè, dievidenziare anche nei personaggi dicontorno, non partecipantidirettamente alla storia d’amore,
Con l’amorenon si scherzadi Alfred de Musset
qui sopra : Andrea D i Casa , Rober to S erpi , Rober to Al inghier isot to : Rober to S erpi e O rietta Notar i
C o n v e r s a z i o n e c o n M a s s i m o M e s c i u l a m , r e g i s t a d e l l o s p e t t a c o l o i n s c e n a a l D u s e
come anche loro hanno unapersonale ferita da rimarginare: unaferita che assomiglia da vicino aquella amorosa. I due ecclesiastici(Don Blazius e Don Bridaine), adesempio, vivono l’esclusione dallatavola da pranzo del Barone comeuna vera e propria ferita d’amore,un abbandono; non sono soltantodei bulimici, ma vedono nel loroposto a tavola e nel cibo chepossono ricevere, il riconoscimentodella propria identità, del lorovalore umano. Sono in qualchemodo dei personaggi dotati di unapropria grandezza e per questo hocercato di farli uscire di scena inmodo grandioso, portando sino infondo il loro rapporto con ilpubblico. Questa stessa dimensioneepica ho poi cercato di allargarlaanche al personaggio di MadamePluche, la governante di Camille, lacui funzione di grottesco super-Iomi è piaciuto rappresentare, nellaossimorica sembianza di unabigotta in veste d’eccentricaesploratrice o viaggiatriceottocentesca.L’universo degli adulti che vivono
alla corte del Barone è
essenzialmente caratterizzato dalla
comicità, mentre la sofferenza e la
tragedia sembrano appartenere
soprattutto al mondo dei giovani. In
questo contrasto di toni c’è anche una
contrapposizione generazionale?
Mi piace pensare che per De Mussetil destino dei giovani sia o la morte
di Rosette o il grottesco degli adulti,che sopravvivere alla giovinezzasignifichi avviarsi inevitabilmenteverso la farsa. Certo è che De Mussettende soprattutto a identificarsi conRosette, qui mi sembra che ci sial’apice del suo autobiografismo e,anche se Rosette non è unpersonaggio con molte battute, haperò con evidenza un ruolo quasiprotagonistico. Rosette è unpersonaggio “naturale”, che non hacoscienza delle proprie aspirazioni.Per questo, quando prendecoscienza dell’orribile inganno di cuiè stata vittima, non può più vivere.E il fatto che De Musset non ci dicacome perde la vita (suicidio?crepacuore?) concorre a dare allasua morte un significato universale,quasi metafisico.E Perdican e Camille?
Sono la dimostrazione che averevent’anni è difficile. I loro probleminon sono però quelli di Romeo eGiulietta. Caso mai sono quelli diAmleto. Perdican e Camille nondevono lottare per il loro amorecontro una società ostile. I loro problemi sono dentro di loro,nascono da un eccesso di iper-riflessività. Così come Amleto è il precorritore della modernità,quei due giovani, giunticontemporaneamente a casa delBarone, sono sicuramentepersonaggi moderni, chenaufragano in un mondo dominatodalla solitudine esistenziale, di cui ilBarone è forse il personaggio piùcomicamente emblematico.In che spazio si svolge questa
commedia votata alla tragedia?
Con lo scenografo e costumistaGuido Fiorato, abbiamo pensato auno spazio che rinviasse a un luogodi campagna lontano dal mondo.Ne è nata una natura stilizzata, cheva verso il modernismo e ilsurrealismo. Un mondo labirintico eclaustrofobico su cui si fonda ilsentimento della nostalgia diPerdican, ma che è anche il luogo incui la prigionia della fede e i dogmimoralistici di Camille possonoconvivere con il razionalismoscientista di Perdican.Ma poi c’è anche la fontana
con il ruscello che si dirama fuori
di quel mondo.
Non casualmente è proprio lì, neipressi della fontana, che Perdicanha una specie di “accadimentoproustiano” e sul filo dei ricordiabbandona il proprio razionalismo. Ed è sempre lì che Camille apre informa affabulatoria il suo rigidomondo mentale, dando vita a unascena di cui sicuramente si èricordato Eric Rohmer nei suoi filmdel ciclo “Commedie e proverbi”.Una scena questa che rompe per unpoco la solitudine orgogliosa deidue giovani protagonisti. Una scenacaratterizzata dalla concretezza diuna discussione privata: con lospettatore costretto ad assumere il ruolo di chi si trova a origliare di nascosto.
a cura di Aldo Viganò
Orgoglio, solitudine, modernitàQual è il tema che sta al centro di
questa tua messa in scena del
“proverbio” di De Musset?
La narrazione si articola conevidenza su due piani: da una partec’è la storia d’amore e dall’altra c’è lavita quotidiana alla corte delpotente del luogo, il Barone padredi Perdican e zio di Camille; ma ciòche attraversa queste due storie,inquinandole entrambe, èl’orgoglio. In generale, credo che siaproprio questo il tema centrale dellacommedia. L’orgoglio inteso nel suosenso terapeutico: quell’inconscio eperfido gioco, caratterizzato quasisempre da una mancanza diconsapevolezza da parte di chi logioca, per cui si vuole comunqueaverla vinta sull’altro.È questo orgoglio che implica infine
la sconfitta di tutti i personaggi?
Orgoglio e sconfitta appartengonoalla stessa area semantica. L’unoimplica l’altro. L’orgoglio portainevitabilmente al caos della Torredi Babele, dove tutti perdono: siacoloro che hanno il potere sia quelliche non lo hanno, sia chi gestisce ilgioco sia chi, come Rosette, di fattolo subisce, essendo stata usataquale vittima sacrificale.L’orgoglio di cui parla De Musset è
però molto diverso dall’ “hybris” cara
alla tragedia greca, la quale pur
viene citata drammaturgicamente se
non altro dalla presenza del Coro.
Certo, in Con l’amore non si scherza,l’orgoglio è laicizzato e anche la sua
PERSONAGGI E INTERPRETI
Il Barone Andrea Di Casa Perdican, suo figlio Jacopo-Maria Bicocchi Don Blazius, precettore di Perdican Roberto Serpi Don Bridaine, curato Roberto Alinghieri Camille, nipote del Barone Rachele Canella Madame Pluche, sua governante Orietta Notari Rosette, sorella di latte di Camille Alice Giroldini Coro dei Contadini Nicolò Giacalone
produzione Teatro Stabile di Genova regia Massimo Mesciulam scene e costumi Guido Fiorato effetti musicali Matteo Sintucci luci Sandro Sussi versione italiana Maria Ortiz
Teatro Duse 14 aprile > 3 maggio
Alfred de Musset > George Sand, 30 Aprile 1834
Dunque non è un sogno, fratello mio diletto; questa amicizia che sopravvive all’amore, di cui la gente siprende tanto gioco, di cui mi sono preso gioco io stesso, questa amicizia esiste. Dunque è vero; tu me lodici e io lo credo, lo sento, tu mi ami. Che cosa mi succede, amica mia? Vedo la mano della Provvidenzacosì come vedo il sole. Ora è finita per sempre; non ho rinunciato ai miei amici, ma alla vita che ho con-dotto con loro. Non potrei rifarlo, ne sono sicuro: come sono contento di aver provato! Sii fiero, mio grandee intrepido George, hai trasformato un bambino in un uomo. Sii felice, sii amata, sii benedetta, riposati,perdonami! Chi sarei mai stato senza di te, amore mio? Ricorda le nostre conversazioni nella tua cella,guarda come mi hai preso e come mi hai lasciato. Ripensa a come sei passata nella mia vita; guardacome tutto ciò è tangibile, evidente, con che chiarezza mi hai detto: non è quella la tua strada, come mihai preso per mano per rimettermi sulla mia strada. Siediti ai bordi di questa strada. Santa, o piccolamia, eri troppo stanca per camminarci a lungo insieme a me. Ma io la percorrerò. (...)
Alfred de Musset > George Sand, 10 maggio 1834
(...) Dove mi conduce questa mano invisibile che non vuole ch’io mi fermi? Bisogna ch’io parli; sì, bisognach’io smetta di piangere in solitudine, e di divorarmi il cuore per nutrire il mio cuore. Mi serve un corpo tra queste braccia vuote, bisogna ch’io abbia un’amante, visto che non posso farmi frate. (...)
George Sand > Alfred de Musset, 24 maggio 1834
(...) Mi ricordo di quando ero in collegio dalle suore. La rue Saint Marceau pas-sava dietro alla nostra cappella. Quando gli energumeni e le ortolane del mer-cato alzavano la voce, si sentivano le loro bestemmie fino in fondo alsantuario. Ma per me non erano che suoni che rimbombavano contro i muri.A volte mi distraevano dalla mia preghiera nel silenzio della sera. Sentivo ilrumore senza comprendere il significato delle imprecazioni volgari. Ripren-devo la mia preghiera senza che le mie orecchie né il mio cuore si fossero in-sozzati nell’ascoltarlo. Poi ho vissuto isolata nell’amore come in un santuarioe a volte le sporche ingiurie provenienti dall’esterno mi hanno fatto levare ilcapo, ma non hanno interrotto l’inno che rivolgevo al cielo, e mi sono detta,come in collegio: sono dei carrettieri che passano. (...)
si ringrazia partner della stagione
S a n d : l e t t e r e d ’ a m o r e
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aprile I luglio 2015
4 I La dodicesima notte
Le regole del gioco non cambiano. E non importa che sullascena ci siano attori professionisti o, come in questo caso,allievi della Scuola di Recitazione del Teatro Stabile diGenova. «Il regista è un organizzatore di giochi» spiegaMarco Sciaccaluga, e «le prove sono un gioco serio, chedeve essere guidato. Se lavori con attori che hanno già unalunga esperienza alle spalle devi scoprire un gioco cheancora non conoscono, con attori alle prime esperienze,invece, sei un campo aperto». In questo gioco serio Marco Sciaccaluga sta guidandoadesso, da regista, i dieci giovani allievi del Master dellaScuola di Recitazione “Mariangela Melato”, per prepararel’Esercitazione su La dodicesima nottedi William Shakespeare, che andrà in scena al Duse dall’11 al 17 maggio.
Come si svolge il lavoro di preparazione dellospettacolo?Ho dedicato il primo mese a lavori di improvvisazione perfar capire ai ragazzi come l’immaginazione passi attraversoi corpi e l’attività sensoriale. Jouvet diceva che l’attorepensa con il corpo, nel senso che deve riuscire atrasformare la capacità sensoriale in un linguaggio.
Al di là del talento e delle capacità dei singoli, hanotato differenze significative, negli atteggiamenti onell’approccio alla recitazione, fra queste ultimegenerazioni di attori e quelle precedenti?Un attore è dominato dalla sua capacità di immaginare, dimettersi al posto di un altro. Henry Fonda diceva: «Misvito gli occhi»; è un’espressione efficace, perchéimmaginare per un attore è proprio questo, guardare ilmondo al posto di un altro. Nella mia vita ho incontratotanti attori che avevano una opacità di sguardo sul mondoe poi occhi che, invece, si illuminavano quando entravanonel loro personaggio. Questa capacità di immaginazioneforse, generazione dopo generazione, sta diminuendo.Credo che dipenda dal modo in cui si comunica oggi,prevalentemente affidandosi a oggetti (computer, iPad,telefonini), mentre il teatro si fonda su una comunicazionediretta, sul contatto, sull’attività sensoriale.
Tutto questo è solo apparentemente naturale. Gli etologi che studiano i comportamenti umani ci diconoche la comunicazione fra appartenenti alla specie umana sifonda per il trenta per cento sul linguaggio numerico, cioèverbale, e per il settanta per cento su quello analogico,non verbale. In un attore il linguaggio analogico è il centrodel problema, perché un attore ha informazioni solo per iltrenta per cento, mentre il resto è nascosto nel testo, vainterpretato, sperimentato. Un attore è una macchinasensoriale il cui primo compito, per accostarsiall’immaginazione, dovrebbe essere quello di potenziare lecapacità di sguardo e di ascolto. È quello che dicevaStanislavskij quando spiegava la differenza fra ascoltare esentire e fra guardare e vedere: io ascolto per sentirti,guardo per vederti.
E la tecnica che posto occupa nella formazione di unattore?Una cosa molto importante che va comunicata agli attori è
“La dodicesima notte” ovveche la competenza tecnica non è distinta dalla propria vitainteriore. L’attore è un malato e la sua guarigione passaattraverso il momento in cui capacità tecnica e animadiventano la stessa cosa, quando l’abilità tecnica diventaporta di accesso alla vita interiore e viceversa. E per raggiungere questo obiettivo va rimesso in moto ilcorpo, senza fare, però, la retorica del teatro di“performance”. Per far risuonare l’anima di Amleto civuole soprattutto il corpo di Amleto... Con il passare deglianni, però, si nota, come dicevo, una atrofizzazione diquesta capacità di immaginazione.
Quanto conta il divertimento durante le prove di unospettacolo?Le prove devono essere un gioco, un gioco serio che vaguidato, e il regista è un organizzatore di giochi, unopsichiatra, un tiranno. È un tiranno che ha il compito diliberare gli attori. La ripetizione è il fondamento del giocodel teatro, la ripetizione ossessiva delle parole deve servirea farle diventare il corpo dell’attore. Diderot diceva chel’attore è uno schiavo in catene, perché è al servizio deltesto. L’obiettivo finale, però, è quello di dire quelle parolecome se le avesse inventate lui stesso in quel momento. Equesto si può realizzare solo con un torturante gioco.
Un gioco che, però, non ha nulla a che vedere conl’anarchia.Al contrario: la garanzia per tenere il gioco è unadisciplina ferrea. Il regista deve ricordarti quali sono lecatene e portarti a spezzarle, e questo non ha niente a chevedere con la tendenza, manifestata oggi da qualcheregista che va per la maggiore, ad affermare il predominiodella libertà interpretativa che si fa arbitrariasovrainterpretazione.
Marco Sciaccaluga racconta il percorso di formazione dell’attore e il lavoro con gli allievi dell’ultimo anno della Scuola di Recitazione. «Il regista teatrale è un organizzatore di giochi e deve essere il primo a smascherarsi»
Quanto è importante il gruppo per la riuscita di unospettacolo? Moltissimo. Ogni avventura teatrale è una tribù cheattraversa il deserto. Peter Brook diceva che il cinquantaper cento di una regia è la distribuzione delle parti e ilresto è la capacità di creare un gruppo, persone che sianolegate cioè da un’amicizia professionale. Nel caso di una scuola di recitazione, come accade per questo spettacolo, è un po’ diverso, perché i ragazzisono già abituati a stare insieme, anche se un’altraconseguenza dell’atrofia comunicativa è la tendenza a stare ognuno per conto proprio.
Qual è, secondo lei, il primo compito del registadurante le prove?Un regista prima di tutto deve smascherarsi, che è l’artedell’attore. Un attore non si traveste, si denuda. Quello delrecitare è un gesto impudico: bisogna spogliarsi, perché ilteatro è fondato sulla verità, e il regista deve essere ilprimo a non avere vergogna a denudarsi. E deve avereanche una fortissima capacità sensoriale, perchéfondamentalmente il regista è uno spettatore, è il primospettatore e deve aiutare chi deve raccontare una storia araccontarla bene. Brecht diceva che il teatro è come unruscello e l’attore come una barchetta di carta: il registasegue il percorso della barchetta per farla arrivare al mare,le dà un colpetto quando serve per raddrizzare la rotta ese la barchetta si rovescia la aiuta a ripartire. Secondo
Brook l’attore sta al regista come il Fool sta al Re: è il suoesploratore ma ha bisogno del re, perché è lui a indicare i territori da esplorare. Mettere in scena untesto è come attraversare una giungla inesplorata, piena dipericoli ma anche di meraviglie. Il compito del regista èattraversare questo enigma, con gli strumenti a suadisposizione, e gli attori sono gli esploratori. Oggi si staaffermando l’idea di un attraversamento della giungla conil caterpillar delle proprie idee, per affermare una propriavisione del mondo. Peccato, però, che così si attraversaanche la giungla ma, nel frattempo, ci si lascia alle spalleuno sterminio... Il mestiere dell’attore, invece, è farepropria la visione del mondo di un altro. Lo scandalo non èla modernizzazione, non è scandaloso se in una commediascespiriana un attore ascolta la musica con la cuffia, ma c’èuna modernizzazione che tiene conto del prorio presenteper guardare all’universalità di un’opera e c’è unamodernizzazione che, invece, la tradisce. Credo che,nell’affrontare un testo, possa aiutare il cosiddettorealismo negativo, perché se in teatro non posso dire checos’ è una cosa, posso arrivare a dire cosa non è. Di fronte a un testo scespiriano il tuo compito è capireinnanzitutto ciò che non è.
Che traduzione ha scelto per La dodicesima notte?La traduzione che Anna Laura Messeri aveva fatto tantianni fa per un suo Saggio. Io non posso che essere gratoad Anna Laura (direttrice della Scuola di Recitazione. ndr)e a Massimo Mesciulam, che sono il cuore di questa Scuolae quindi di questo Teatro.
Annamaria Coluccia
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E poi questa è la prima volta
che facciamo
un lavoro collettivo».
Giovanni Annaloro (Antonio e un Altro Capitano):
«A Scuola l’obiettivo primario
era quello di insegnarci una
tecnica, Marco invece ci
insegna a giocare, ci dice:
“Tu devi divertirti”.
E così iniziamo a riscoprire
la leggerezza, il gioco,
dimensioni che avevamo
un po’ perso di vista».
Emanuele Vito (Feste):
«Adesso la tecnica può essere
usata per divertirci».
Daniela Duchi (Viola e Cesario):
«Per me è stata una scoperta
importante imparare
a perdersi in quello che fai
facendolo».
Giovanni: «Non è stato facile
trovare un equilibrio
di gruppo...».
Roxana Doran (Olivia):
«Sì, perché non siamo più
una classe, siamo una
macchina che deve
funzionare».
Che cosa avete scoperto oimparato lavorando in gruppo?Marco De Gaudio (Orsino):
«Come gruppo abbiamo
ancora tanto da imparare e da
migliorare».
Michele Maccaroni(Sebastiano e Valentino):
«Marco vuole che siamo
sempre tutti presenti durante
le prove, anche quando non
siamo in scena, e questo ci è
molto utile».
Sarah: «Guardando gli altri
che provano io vedo grandi
aprile I luglio 2015
La dodicesima notte I 5
«È stata un’iniezione di
allegria...». Mario Cangiano
descrive così l’atmosfera nella
quale sono iniziate le prove
dell’Esercitazione su Ladodicesima notte, la
commedia di William
Shakespeare che gli allievi del
Master della Scuola di
Recitazione “Mariangela
Melato” del Teatro Stabile di
Genova, porteranno in scena
al Duse dall’11 al 17 maggio,
con la regia di Marco
Sciaccaluga.
Mario è uno dei dieci allievi
del Master impegnati in
questa prova e ai quali
abbiamo chiesto di
raccontarci le prime
impressioni e riflessioni su
questa nuova esperienza.
Mario Cangiano(Sir Toby Belch nella commedia):
«Avere la fortuna di lavorare
con un regista come
Marco Sciaccaluga è per noi
soprattutto un’opportunità
per arricchire la nostra
formazione. E il fatto
che il regista sia una persona
esterna rispetto agli
insegnanti della Scuola
rappresenta
uno stimolo in più».
Sarah Paone (Maria):
«Rispetto al lavoro fatto a
Scuola, abbiamo avuto un
approccio molto “forte”,
almeno per me, scollegato
dalla parola, perché con
Sciaccaluga abbiamo iniziato
a prepararci con le
improvvisazioni.
Per me non è stato facile
lavorare con il corpo.
PERSONAGGI E INTERPRETI
Orsino Marco De Gaudio Sebastiano e Valentino Michele Maccaroni Antonio e un altro Capitano Giovanni Annaloro Sir Toby Belch Mario Cangiano Sir Andrew Aguecheek Francesco Russo Malvolio Daniele Madeddu Feste Emanuele Vito Viola e Cesario Daniela Duchi Olivia Roxana Doran Maria Sarah Paone versione Italiana Anna Laura Messeri regia Marco Sciaccaluga consulenza per i costumi Guido Fiorato stagista Carola Traverso assistente alla regia Valerio Puppo
Teatro Duse 11 > 17 maggio
si ringrazia partner della stagione
La dodicesima nottedi William Shakespeare
ero dell’educazione teatraleConversazione con i dieci giovani attori che frequentano il Master di specializzazione alla Scuola dello Stabile. La prima voltain scena con William Shakespeare: emozioni, difficoltà, sorprese e divertimento in attesa del debutto dell’11 maggio
In alto, Marco Sciaccaluga con i giovani interpreti di La dodicesima notte.
Nelle altre foto, momenti delle prove dello spettacolo (foto Giuseppe Maritati)
bellezze che da sola non
potevo vedere. Lavorando
insieme è più facile rendersi
conto dei miglioramenti
degli altri che dei propri,
ma anche questo aiuta
a lavorare su di sé».
Francesco Russo(Sir Andrew Aguecheek):
«Lavorare in gruppo
ti fa prendere coscienza
del fatto che la macchina
deve funzionare ed è fatta
di tanti ruoli».
Emanuele: «Prima eravamo
preoccupati soprattutto della
preparazione tecnica, adesso
provare assieme agli altri ti dà
la possibilità di scoprire lati
diversi dei compagni e anche
di te stesso. Gli esercizi e le
prove ti permettono di
scoprire parti del tuo corpo
che normalmente nella vita
non usi, e questo avviene
anche grazie al gruppo, alle
relazioni che devi avere con
gli altri».
Michele: «Per me è stata
molto importante la lotta
contro l’ansia, la ricerca della
calma, del vuoto. Quando
compare il fantasma dell’ansia
Marco lo dice e così diventa
creativa».
Marco: «Nel percorso che
abbiamo fatto finora siamo
stati stimolati a smarrirci e a
darci, per farci capire che solo
smarrendosi e dandosi senza
vergogna, e con un po’ di
tecnica, l’attore può essere
vivo e creativo in scena. Nelle
camicie di forza delle battute
bisogna trovare il proprio
spazio e la propria libertà».
Daniele Madeddu (Malvolio):
«Per me questo spettacolo è
un banco di prova
importante. Prima di
cominciare le prove avevo
molta ansia e, invece, è stato
più semplice di quanto mi
aspettassi, perché Marco ha la
capacità di metterti a tuo agio
e capisce che cosa c’è dietro
ogni persona».
Com’è stato l’approccio con lacommedia di Shakespeare econ i vostri personaggi?Daniela: «Quando ho letto la
commedia non sono stata
particolarmente colpita dal
testo. Nell’interpretazione per
me la difficoltà maggiore è
quella di passare in un attimo
da uno stato d’animo a un
altro: per farlo ho smesso di
pensare, l’unica cosa da
seguire è il corpo. In questa
commedia gli eventi si
susseguono uno dopo l’altro, i
personaggi pensano una cosa
e poi cambiano idea, e allora
devi lasciarti portare dagli
avvenimenti».
Emanuele: «Per me una
difficoltà è rappresentata dal
linguaggio, perché
Shakespeare usa moltissime
immagini e questo ti
costringe a sviluppare la
fantasia. Per me è una sfida.
E poi devi fare un percorso
che parte da te per arrivare
al personaggio».
Daniele: «Io avevo il timore
che il testo non arrivasse al
pubblico, ma adesso non ho
più questa preoccupazione.
Più proviamo e ripetiamo le
scene, più il testo mi piace».
Mario: «Ci divertiamo
e non abbiamo paura
di uscire dai binari».
Daniela: «Non bisogna
dimenticare che il secondo
titolo della commedia è Quelche volete, un incitamento
all’immaginazione. E, infatti,
un tema importante è quello
del travestimento».
Daniele: «Così come quello
dell’ambiguità di genere».
Sarah: «Poi ci sono gli
inganni che i personaggi
mettono in atto e che si
ritorcono sui personaggi
stessi. Il testo della commedia
non ha battute folgoranti, ma
è interessante il sottotesto
delle azioni che Marco sta
creando, perché le battute
descrivono anche situazioni».
Giovanni: «Secondo me,
quando leggi per la prima
volta questo testo non ti
accorgi delle sue potenzialità.
Poi, un po’ alla volta, ti rendi
conto dello spessore di ogni
personaggio. Il mio lo sto
scoprendo man mano che
vado avanti e mi sta piacendo
sempre di più».
Emanuele: «Io subito sono
stato spiazzato dal mio
personaggio, perché finora mi
ero esercitato soprattutto su
altre corde, tendenzialmente
malinconiche. Il mio
personaggio, Feste, invece,
combatte contro la
malinconia facendo il matto,
perché se no morirebbe».
Giovanni: «Lo straordinario
di questa commedia è che
sembra scritta due giorni fa,
parla dell’uomo
di tutti i tempi».
Daniela: «Andando avanti
con le prove mi rendo conto
che molte situazioni o battute
che all’inizio mi sembravano
comiche, in realtà hanno
dentro tutto: sono comiche e
tragiche nello stesso tempo e
hanno un significato
universale».
Marco: «Il mio personaggio è
perdutamente innamorato di
Olivia ma ancora di più
dell’amore, fino ad esserne
ossessionato. Quello che
emerge da questa commedia
è che l’amore non è un
sentimento grazioso,
ma può diventare una vera
e propria nevrosi».
Roxana: «Io mi sono proprio
innamorata del mio
personaggio. Mi sto
divertendo tantissimo. Cerco
di capire com’è Olivia e di
divertirmi nell’interpretarla».
Sarah: «I personaggi di
Shakespeare sanno sempre
che c’è un pubblico e questo
è bello, è anche confortante
sapere che il personaggio sa
di essere osservato da un
pubblico. Io finora avevo
interpretato soprattutto ruoli
drammatici e invece Maria, il
mio personaggio, mi ha fatto
scoprire corde di me che a
Scuola non avevo
sperimentato. Sulla scena
bisogna “sputtanarsi”
parecchio, ma sto scoprendo
il piacere di ridere di me, del
mio personaggio, di sentirmi
buffa e di mettermi nei panni
di una persona timida, cosa
che io non sono».
Michele: «Per me la mia
parte è stata una sorpresa,
rispetto ai ruoli che avevo
interpretato in passato. In
questo spettacolo ho poche
battute e poca presenza sulla
scena, ma proprio questo mi
sta insegnando molto».
Francesco: «Obbligandoci a
essere sempre tutti presenti
durante le prove Marco ci sta
aiutando molto a trovare il
percorso giusto per l’attore e
per il personaggio. E durante
le prove c’è molta serenità».
Daniela: «La dimensione
dell’apprendimento,
comunque, durante le prove
resta sempre. Dopo, fuori, sarà
più difficile ritrovarla...».
a cura di Annamaria Coluccia
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Dal 1996 a oggi, la Rassegna ha già sperimentato più disessanta nuove opere teatrali italiane e straniere, attraversospettacoli “poveri” nel loro impianto scenografico, ma semprecaratterizzati da una meticolosa cura per quanto riguardal’interpretazione critica del testo, e il lavoro degli attori.Spettacoli, questi della Rassegna di drammaturgiacontemporanea, che giunge ora alla sua ventesima edizione,con la quale lo Stabile di Genova ha messo alla prova nuoviregisti e sperimentato le qualità di giovani attori, facendo inmodo che non poche di queste “novità per l’Italia” diventasseroanche dei veri e propri spettacoli di produzione: basti ricordare Labella regina di Leenane di Martin McDonagh (1997), DerTotmacher di Romuald Karmakar e Michael Farin (2000), MojoMickybo di Owen McCafferty e Galois di Luca Viganò (2002),Eden di Eugene O’Brien (2005), La guerra di Klamm di KaiHensel, Controtempo di Christian Simeon e Nordost di TorstenBuchsteiner (2012). Realizzata sovente anche con lacollaborazione degli Istituti di cultura stranieri operantiin Liguria, la Rassegna propone quest’anno sul palcoscenicodella Piccola Corte cinque opere mai rappresentate in Italia.
R A S S E G N A D I D R A M M A T U R G I A C O N T E M P O R A N E A :G R A N B R E TA G N A R E P U B B L I C A S U D A F R I C A N A
D a l 1 9 9 6 a l 2 0 1 4 i n s c e n a a l T e a t r o S t a b i l e p i ù d i s e s s a n t a
Due attori, per 14 personaggi, raccontano una sera in un pub gestito da marito e moglie. Gli avventori entrano ed escono, litigano e si amano,mettono a nudo nell’alcool la propria solitudine o le propriesperanze. Intanto si definiscono i rapporti tra i due gestoridel pub, che sono una coppia affiatata, ma resa attonita e reciprocamente ostile dal ricordo della morte in unincidente d’auto del loro unico figlio di sette anni. Alla fine i due riescono a parlarsi e la commedia si scioglie in un pur melanconico happy end.
Nato nel 1958 a Farnworth nel Lancashire,Jim Cartwright è un affermatodrammaturgo di fama internazionale.Two è stato scritto nel 1989, dopo ilgrande successo ottenuto al Royal Courtcon Road. Cartwright si occupa anche dicinema e ha firmato numerosi altri testi,
tra i quali Eight Miles High (1991), The Rise and Fall of LittleVoice (1992), Hard Fruit (2000) e Mobile Phone Show (2014).
Storia del Sudafrica negli anni di passaggio dall’apartheidalla difficile conquista della modernità. Il tutto raccontato attraverso i rapporti tra un vecchio Nonno di pelle nera legato al passato e una Ragazzina (suanipote) che sogna il nuovo, mentre il Narratore interviene a epicizzare un assunto che oscilla abilmente tra
l’informazione storica e l’analisipsicologica.
Scritto nel 1996 da un autore, attore e regista, Athol Fugard nato a Middelburg in Sudafrica nel 1932, Valley Song è opera
di un drammaturgo che a suo tempo interessò anche Peter Brook, il quale ne mise in scena Sizwe Banzi is Dead(spettacolo visto anche a Genova). Attualmente Athol Fugard insegna drammaturgia, regia e recitazione all’Università della California di San Diego.
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Assolutamente.
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Due[Two]di Jim CartwrightPICCOLA CORTE
da mercoledì 13 a sabato 23 maggio | ore 20,30(domenica e lunedì riposo)
versione italiana Serena Zampolliregia di Massimo Mesciulaminterpreti Angela Ciaburri e Davide Mancini
Il canto della valle[Valley Song]di Athol FugardPICCOLA CORTE
da mercoledì 27 maggio a sabato 6 giugno | ore 20,30(domenica e lunedì riposo)
versione italiana Franco Aratoregia di Matteo Alfonsointerpreti Nicola Pannelli e Elisabetta Mazzullo
1. 1999 Faccia di fuoco 2. 2000 Dublin Carol 3.2002 Mojo Mickybo 4. 2004 La riga nei capelli di
William Holden 5. 2005 La Chunga 6. 2006 Un
posto luminoso chiamato giorno 7. 2007 Qualcuno
arriverà 8. 2007 Terrorismo 9. 2008 Il buio di
giorno 10. 2008 Mojo Atlantic Club 11. 2009
Controtempo 12. 2009 Coronado 13. 2010
Nordost 14. 2011 Persone predilette 15. 2012
La huelga de las escobas 16. 2013 A Zvornik ho
lasciato il mio cuore 17. 2013 La lotta nella
stalla 18. 2014 Una coppia di poveri romeni che
parlano polacco. 19. 2014 Detto Gospodin.
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C I N Q U E N U O V I S P E T T A C O L I A L L A P I C C O L A C O R T EG R A N B R E TA G N A I TA L I A S V E Z I A
t e s t i m a i r a p p r e s e n t a t i i n I t a l i a
Un mondo di spie e di spiati, ma anche di relazionireciproche tra colleghi e di rapporti interpersonali, nei quali si mescolano il lavoro e il sesso, la paura e la morte.Quasi un giallo d’ambientazione internazionale per un testoagile e scorrevole che la Dawn King costruisce con abilità attraverso dialoghi incalzanti e l’intrecciarsi discene (anche molto brevi) nelle quali il doppio ruolo previsto per ciascun interprete concorre a creare un complesso e ambiguo gioco degli specchi.
Giovane drammaturga inglese, Dawn King è balzata alla ribalta dellascena anglosassone quando nel 2011 ha vinto con Foxfinder un concorso che le ha permesso di essere rappresentata dal National Theatre di Londra.
Messo in scena nel 2013, Ciphersè il secondo testo firmato da un’autrice che scrive ancheregolarmente per la radio e per la tv.
Grottesco gioco di famiglia, in una modesta casa popolare di Roma. Il vecchio nonno malato d’alzheimer,la madre che manda avanti la casa con un figlio minoredelinquente e una figlia un po’ ritardata. C’è anche una ragazza che fa da badante al nonno in cambio di alloggio e per amore del figlio del quale è l’amante. Per ripagare lo strozzino dei soldi bruciati dal nonno, il figlio organizza una rapina con un compare. Finisce male. Il ragazzo viene arrestato, ma subito inviato ai domiciliarianche perché nel frattempo la ragazza gli dà un figlio. Il problema è ora come restituire i soldi allo strozzino. Infine, comunque, una soluzione viene trovata.
Scritto in collaborazione con Valerio Marini, Sangue amaroè opera di Mariagrazia Pompei: una giovane attrice formatisi alla Scuola del Teatro Stabile di Genova.
Dal libro-documento di Gellert Tamas. Inchiesta in flashback sul curioso fatto, accaduto alle soglie del terzo millennio, che in Svezia videi figli degli immigrati cadere affetti da una malattia che li rendeva apatici nei confronti di tutto e tutti. Le autorità sostengono che siano i genitori che li avvelenano per poter avere il visto di soggiorno e così rimanere in Svezia. I genitori negano. L’inchiesta procede.
Nato a Stoccolma nel 1978, Jonas-Hassen Khemiri è un romanziere e drammaturgoconsiderato tra i migliori della Svezia odierna. Di padre tunisino e madre svedese, è autore dal 2003 di alcuni romanzi,
tra i quali Una tigre molto speciale, pubblicato anche in Italia. Per il teatro, ha scritto opere più volte rappresentate non solo in patria.
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da mercoledì 10 a sabato 20 giugno | ore 20,30(domenica e lunedì riposo)
versione italiana Luca Viganòregia di Tommaso Benvenutiinterpreti Valeria Angelozzi, Roberto Serpi Irene Villa, Giovanni Annaloro
Sangue amarodi Mariagrazia PompeiValerio MariniPICCOLA CORTE
da mercoledì 24 giugno a sabato 4 luglio | ore 20,30(domenica e lunedì riposo)
regia di Jacopo-Maria Bicocchiinterpreti Mariagrazia Pompei Mario Cangiano, Marco De Gaudio, Roxana DoranDaniela Duchi, Michele Maccaroni
Apatia per principianti[Apatiska for nyborjare]di Jonas-Hassen KhemiriPICCOLA CORTE
da mercoledì 8 a sabato 18 luglio | ore 20,30(domenica e lunedì riposo)
versione italiana Alessandro Bassiniregia di Mario Joriointerpreti Alice Giroldini, Sarah PescaDaniele Madeddu, Sarah PaoneFrancesco Russo, Emanuele Vito
VENERDÌ 8 MAGGIO – ORE 17Foyer del Teatro della Corte
intorno alla
RASSEGNA DI DRAMMATURGIA CONTEMPORANEAPer iniziativa dell’Associazione Nazionale Critici Teatrali
i cinque registi degli spettacoli dello Stabile
Massimo Mesciulam, Matteo Alfonso,
Tommaso Benvenuti, Jacopo-Maria Bicocchi, Mario Jorio
saranno intervistati dai critici membri dell’Associazione.
È prevista la partecipazione di
Valeria Ottolenghi, Caterina Barone, Gianni Poli
Francesca Camponero, Simona Griggio, Clara Rubbi
Introduce Silvana Zanovello.
INGRESSO LIBERO
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Spettacoli ospiti fino al 9 maggio x
a Palazzo Ducale
MOSTRE
Da Kirchner a Nolde. Espressionismo tedesco. 1905-1913 fino al 12 luglio – Appartamento del DogeAugust Sander. Ritratto del XX secolofino al 23 agosto – SottoporticatoSpeed Limit 40. Eugenio Carmifino al 27 maggio – Loggia degli Abati
INCONTRI
LA STORIA IN PIAZZA 2015. Le età del Capitalismo – 16/19 aprilea cura di Donald Sassoon, con Luca Borzani, Alessandro Cavalli e Antonio Gibelli
X Festival Pop della Resistenza. Aria di libertà – 24 aprile, ore 17/24Teatro-canzone scritto e diretto da Gian Piero Alloisio
Germanica – fino al 21 maggio, ore 17.45 a cura di Alessandro Cavalli
La rivoluzione dell’arte: le avanguardie del primo Novecento – 29 aprile_25 maggio, ore 17.45 a cura di Anna Orlando
La settimanale di fotografia. Incontri e confronti – 6_27 maggio a cura dell’ Associazione fotografica SACS
Lezioni di architettura. Tre maestri a Palazzo Ducale – dall’8 maggio a giugnoin collaborazione con la Fondazione Ordine degli architetti di Genova
La democrazia ci dà risultati corretti? Nadia Urbianti – 28 maggio, ore 17.45
Per tutto il programma della Fondazione www.palazzoducale.genova.it
FOYER DELLA CORTE //PROGRAMMA FINO AL 29 APRILE 2015 // INGRESSO LIBERO
MERCOLEDÌ 15 APRILE – ORE 17.30Conversazione con i protagonisti
incontro con Massimo Venturiello e ToscaProtagonisti dello spettacolo “Il grande dittatore”
a cura di Umberto Basevi (Associazione per il Teatro Stabile di Genova)
MERCOLEDÌ 22 APRILE – ORE 17.30Conversazione con i protagonisti
incontro con Iaia Forte e i gli altri interpreti dello spettacolo “Carmen”
a cura di Umberto Basevi (Associazione per il Teatro Stabile di Genova)
MERCOLEDÌ 29 APRILE – ORE 17.30Presentazione del libro Cha-U-Kao
di Rosalba Troianointroduce Ferruccio Giromini interviene l’Autrice
“HELLZAPOPPIN”
8 I
Ministero Beni e Attività Culturali
soci fondatori
COMUNE DI GENOVA
PROVINCIA DI GENOVA
REGIONE LIGURIA
numero 42 • aprile | luglio 2015Edizioni Teatro Stabile di Genovapiazza Borgo Pila, 42 | 16129 Genovawww. teatrostabilegenova.itPresidente Prof. Eugenio Pallestrini Direttore Angelo PastoreCondirettore Marco SciaccalugaDirettore responsabile Aldo ViganòCollaborazione Annamaria Coluccia Segretaria di redazione Monica SpeziottoAutorizzazione Trib. di Genova n° 34 del 17/11/2000
Progetto grafico:
art: Bruna Arena, Genova (04215)Stampa: Microart’s Genova
si ringrazia partner della stagione
È naturale pensare che, non solo per la sua storia, il Teatro Stabiledi Genova aspiri al riconoscimento di teatro nazionale e, sia dettoper inciso, questo riconoscimento non comporta necessariamenteda parte dello Stato centrale un maggiore sostegno economico. Detto ciò, in pieno accordo con il Consiglio di Amministrazione, si è deciso di attuare per la prossima stagione lo stesso programmapresentato come teatro nazionale perché quello che conta è laqualità del lavoro, soprattutto la consapevolezza di quello che si èveramente. Comunque, il vostro Teatro vi dà appuntamento al 18 e 19 giugno, quando presenteremo la stagione 2015/2016 eanche qualche anticipazione della stagione 2016/2017 per quantoriguarda alcuni progetti produttivi. ll 18 giugno, l’incontro saràdoppio: alla mattina presenteremo al Teatro della Corte ilprogramma alla stampa locale e nel pomeriggio al PadiglioneItalia dell’Expo, alla stampa nazionale. Alle ore 18 di venerdì 19giugno è previsto alla Corte l’incontro con il pubblico (Associazioni,Scuole, Aziende, ecc.). Molte le novità, spero gradite: più spettacolie recite di produzione, meno ospitalità, più tipologie diabbonamento, vendita on-line sia di abbonamenti che di biglietti,nuove modalità di prenotazione sia per abbonamenti che perbiglietti. Presenteremo anche future collaborazioni con teatri eartisti sia italiani che europei. Segnalo ancora l’importanteprotocollo d’intesa fra noi, il Carlo Felice e il Palazzo Ducale, nonsolo perché razionalizzerà e potenzierà l’offerta che si proporrà aicittadini liguri, confidando di attrarre persone sia dall’Italia chedall’estero, ma perché è il segnale che abbiamo lanciato, di unirsi enon di dividersi, per costruire insieme una Genova diversa,orgogliosa, ma aperta al cambiamento, con spirito di fiducia eottimismo. Concludo ringraziandovi ancora per la fedeltà e ilcalore con i quali ci seguite, e arrivederci al 18 e 19 giugno.
ANGELO PASTORE
(continua da pagina 1, Editoriale del Direttore)
IL GRANDE DITTATOREdal film di Charlie ChaplinCorte, 14 - 19 aprile Regia: Giuseppe Marini,
Massimo Venturiello
Sulle orme di Charlie Chaplin,
la tragicomica storia di un barbiere
del ghetto ebraico imposto dai nazisti,
che viene scambiato
per Hitler in persona. Un grido
contro la guerra e
contro tutte le dittature. Con Tosca e
Massimo Venturiello.
PARLACI DI IQBALdal racconto di
Ehsan Ullah Khanfuori programmaPalazzo della Borsa, 16 - 18 aprile Regia: Enrica Origo
La storia vera di Iqbal Masih: il dodicenne
pakistano ucciso nel 1995
dalla “mafia dei tappeti” per aver
denunciato al mondo il lavoro
schiavizzato di milioni di bambini.
«Una convincente forma di espressione
teatrale» che Enrica Origo propone con la
sua Compagnia di ragazzi.
CARMEN di Enzo MoscatoCorte, 21 - 26 aprile Regia: Mario Martone
Tra teatro e opera lirica.
Una storia contemporanea,
con la sensuale sigaraia Carmen
alle prese con la violenza maschile.
Un racconto che si dipana in flashback,
sullo sfondo colorato di una Napoli
chiassosa e metaforica.
Quasi un musical, con Iaia Forte
e Roberto De Francesco.
PAESAGGI PERDUTIdi Marco Romei da Pier Paolo Pasolinifuori programmaDuse, 27 aprile Regia: Franca Fioravanti
Affetti privati e impegno civile
nella poesia di Pasolini. La memoria
come testimonianza e strumento
di lettura del presente, come mezzo
per portare alla luce il futuro
nascosto nel nostro passato.
Con Franca Fioravanti e Bernardo Russo.
L’ALTRA BELLEZZAdi Anna Solaro fuori programmaCorte, 29 aprile Regia: Anna Solaro
Il disagio psichico e il teatro. La diversità
come specchio dell’anima. Il Gruppo
Stranità racconta come, attraverso
la rappresentazione teatrale, si possa
attingere alla bellezza
interiore.
ACOUSTIC NIGHT 15Italian Americansdi e con
Beppe GambettaCorte, 6 - 9 maggio Regia: Beppe Gambetta
Beppe Gambetta racconta il contributo
artistico dato dagli emigranti italiani
e dai loro discendenti alla cultura
delle Americhe. Suoi ospiti, giovani
artisti italoamericani: Kathy Mattea, star
della musica country; Frank Vignola,
virtuoso della chitarra; e Vinny Raniolo,
improvvisatore ed eccellente
accompagnatore alla chitarra.
Lunedì 27 aprile 2015, ore17, al Museo Bibliotecadell’Attore (via del Seminario10, 4° piano), Guido DavicoBonino e Marco Sciaccalugapresentano il volume LuigiSquarzina, studioso,drammaturgo e registateatrale, contenente gli Attidel Convegno Internazionaledi Studi, svoltosi allaFondazione Cini di Venezianell’ottobre 2012. Dopo isaluti di Alberto Beniscelli,Direttore DIRAAS Genova, e di Eugenio Pallestrini,Presidente Museo Bibliotecadell’Attore e Teatro Stabile,interverrà la curatrice Maria Ida Biggi, Direttore delCentro Studi Teatro dellaFondazione Cini. Nel corsodella serata sarà presentatoun video a cura del TeatroStabile di Genova. Sarannopresenti Silvia DanesiSquarzina e Eros Pagni.Nell’occasione verrannoesposti alcuni materialiconservati negli archivi delMuseo Biblioteca dell’Attore.
Luigi Squarzina (Livorno1922 - Roma 2010) è stato unprotagonista delrinnovamento del teatroitaliano nella seconda metàdel Novecento. Compagno diAccademia di VittorioGassman, ha fondato con luiil Teatro d’Arte italiano,proponendo tra l’altro uncelebre Amleto integrale. Dal 1962 e al 1976 ha direttoinsieme con Ivo Chiesa ilTeatro Stabile di Genova,
contribuendo con le sueregie “critiche” a porlo alcentro della storia del teatronazionale e internazionale.Per lo Stabile genovese,prima di assumerne lacondirezione, LuigiSquarzina aveva già firmatele messe in scena di I demoni di Diego Fabbri daDostoevskij (1957), Misuraper misura di WilliamShakespeare (1958),L’hurluberlu di JeanAnouilh (1959), La grandesperanza di Carlo MarcelloRietmann (1960), Uomo esuperuomo di GeorgeBernard Shaw (1961),Ciascuno a suo modo diPirandello (1961). Spettacoliai quali fanno seguito, con ladoppia firma di condirettoree di regista stabile altre 29messe in scena, da Ilbell’Apollo di Marco Praga eIl diavolo e il buon Dio diJean-Paul Sartre (1962) a La foresta di AleksandrNikolaevic Ostrovskij (1976),passando attraverso lareinvenzione di Goldoni (I due gemelli veneziani,1963; Una delle ultime seredi Carnovale, 1968; I rusteghi, 1969; La casa nova, 1973), gliadattamenti letterari di TullioKezich (La coscienza diZeno, 1964; Bouvard ePécuchet, 1968; Il fu MattiaPascal, 1974) e l’invenzionedel teatro-documento(Cinque giorni al porto,1969; 8 settembre, 1971;Rosa Luxemburg, 1976).
Luigi Squarzina con Ivo Chiesa e gli attori di Misura per misura, durante le prove dello spettacolo
Ricordo di Luigi Squarzina
TGE04515_Giornale42_Schema Giornale 2012 13/04/15 14:04 Pagina 8
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