anteprima il popolo delle stelle

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Inquietanti telefonate. Una sconosciuta sgozzata e scaricata sui gradini della caserma dei carabinieri col 666 inciso a fuoco sulla schiena. Una setta satanica. Un disgustoso traffico ai danni di persone innocenti. La nipote del Presidente che scompare. Tutto sulle spalle del povero Vincenzo Tuttobene, ex-maresciallo dell’esercito ormai investigatore privato, famoso per aver risolto il terribile caso del killer della rosa. Ancora una volta dovrà misurarsi con spregiudicati assassini e potenti forze del male, ancora una volta dovrà affidarsi al suo infallibile intuito e alle sue incredibili capacità, malgrado l’apparente pressappochismo. E sarà pura estasi alla fine concedersi una teglia di pasta rifatta e un vecchio film in cassetta da rivedere.

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Sandro Orlandi

Il popolo delle stelle

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A mia madre

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Copyright © 2014 - Tutti i diritti sono riservati per tutti i PaesiCasa Editrice AntipodesVia Toscana, 290144 [email protected] copertina: Identità di Maristella Angeli

ISBN:978-88-96926-55-0

Sandro Orlandi, Il popolo delle stelle, Antipodes, Palermo 2014

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Penso spesso chela notte sia più viva

e colorata del giorno.

(V. Van Gogh)

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Prefazione

Molto spesso leggiamo sui giornali, o apprendiamodalla tv, di sette segrete che soggiogano e imprigio-nano letteralmente persone, prevalentemente giovani,

sicuramente fragili e problematiche. Ci spiegano che sono associa-zioni criminali che sfruttano la debolezza umana per propri fini dilucro, con disprezzo morale e assoluto cinismo. Ci raccontanoanche di come queste sette agiscono nel tessuto della società, sem-pre distratta ed egoista, avvalendosi di facili esche per far abboccarele loro vittime.

Il presente romanzo si occupa di questo. Non solo quindi di chisono generalmente i criminali, di come irretiscono le loro prede,ma soprattutto di chi sono questi ragazzi che cadono nella loro retee di come sia difficile aiutarli ad uscirne indenni. La setta di cui siparla agisce in un modo particolarmente spietato e non si credatroppo fantasiosa la narrazione degli avvenimenti, ancorché crudie violenti. Sono purtroppo dati che pescano nella realtà di fatti re-almente accaduti, documentati nelle cronache di tempi non certoremoti. E non si pensi che i personaggi descritti siano tutti inven-tati, dal momento che nelle sette sataniche si ritrovano spesso in-dividui che di umano ormai hanno davvero poco e le loro capacitàcriminali rasentano l’inimmaginabile. Quanto poi agli episodi dimagia nera descritti nel testo, sono stati scelti tra i più conosciuti

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e documentati da fatti incontrovertibili anche per la mente piùagnostica e razionale. Si può non voler credere, ma non si può farfinta che non avvengano nella realtà. Ben vengano poi gli eroidella storia narrata: il nostro Vincenzo, ma anche i suoi amici ca-rabinieri, che spiccano per la loro grande umanità e, a tratti, per laloro ingenuità. Ma il lato oscuro dell’uomo, descritto attraverso ipersonaggi del romanzo è là e non possiamo cancellarlo. Facciamofinta di poter convivere con simili mostri, ma in realtà è conenorme fatica che riusciamo a farlo, quasi sempre aggrappandocialla ricerca del lato più candido e leggero della vita di tutti i giorni,magari una battuta in dialetto, uno scherzo innocente, o un’allegrarisata. Dopotutto è solo così che, il più delle volte, riusciamo asopportare la spietata quotidianità: con ironia e autocritica.

Il più delle volte.

Sandro Orlandi

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“Sono forte,io non temo per la mia sorte.

Vola via, non ho paurae porta via con te

questa notte oscura.”

«Pronto?...Pronto?»Aveva abbrancato il cordless con la destra mentre con la sinistra

stringeva il tovagliolo. Certo il tono non era dei più accondiscendenti,visto che aveva dovuto staccare occhi e bocca dalla teglia di rigatonicon provola e zucca gialla della sera prima: una vera libidine!

«Pronto?» Ripeté con l’accento calcato sulla prima “o”.«Prontooo?» Quasi urlò. «Insomma, chi è?»«Merda!» Biascicò rabbioso Vincenzo a denti stretti. E riattaccò.

Andava di fretta quando circa un’ora più tardi uscì per recarsiallo studio. Svelto s’infilò in macchina e si catapultò nel traffico.Andò bene. Solo quarantadue minuti per arrivare. Ma la signoraGrasselli lo stava già aspettando.

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«È già arrivata!» Lo apostrofò la Luigina, allarmatissima e agitatacom’era nella sua natura, «sta aspettando di là da quasi dieci minuti!»

Vincenzo grugnì a sguardo basso e si diresse deciso verso la portadello studio di “Vincenzo Tuttobene – investigazioni private”.

Così recitava la targa di metallo dorato affissa appena fuori.«Signora carissima, come sta?» Disse sorridendo che ancora non

aveva aperto del tutto la porta.Venti minuti dopo la signora Grasselli se ne andò, lasciando tra

le mani di Vincenzo l’assegno di ottomilasettecentoquaranta euro,spese comprese. Un lavoro di quasi tre mesi andato a buon fine!

Eppure Vincenzo non si sentiva del tutto soddisfatto. Girava erigirava quel pezzo di carta verdognolo tra le dita, senza decidersia ficcarlo nella cartellina. Seduto nella poltrona nera della sua scri-vania meditava, elucubrava, cogitava…

L’interfono gracchiò.«Posso venire dottore?» Cinguettò la Luigina.«Mmmm…non lo so.»«Come?»«Sì va bene; vieni pure.»Ma appena la Luigina aprì la porta dello studio cominciò ad in-

veire contro di lei.«Quante volte ti ho detto che non devi chiamarmi dottore? Io

non sono dottore, anche se molti amano sentirselo dire e anchese fa un certo effetto ai clienti. Non posso esibire alcun diploma,se non quello della scuola. L’unico pezzo di carta recente che hoè la licenza di congedo militare, che peraltro è pure provvisorio.»

Ma la ragazza non capì l’allusione e accusò il tono di rimprovero.Se ne stava lì ad occhi bassi e corrucciata come una bambina scopertamentre s’ingozza di cioccolatini. Vincenzo capì di aver esagerato.Non dipendeva da lei se gli girava male. Oltre tutto era pure sua nipote.

«Ma io…» Tentò lei in un sussurro.

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«No, no, non scusarti» disse Vincenzo in tono più dimesso «sonoio che ho sbagliato a dirti quelle cose. Sai, è che oggi non mi sentoproprio in forma.»

Ma lo sguardo della Luigina cadde sull’assegno lasciato in bellamostra sulla scrivania e Vincenzo se ne accorse.

«Insomma non so che cosa non va, ok? Ma non va! No! Non vaproprio per niente! Ok?» Alzando la voce.

La ragazza lo guardò interdetta in silenzio. «Merda!» Concluse lui stizzito. Poi, in tono rassegnato aggiunse: «va bene, va bene. Che cos’è

che volevi dirmi?»«Ecco dot…» Lui la fulminò con lo sguardo «voglio dire…zio

Vincenzino…» lui alzò gli occhi al cielo «ci sarebbe da dare la ri-sposta al signor Martinelli.»

«Chiamami sempre signor Vincenzo in pubblico, solo così, hai capito?»«Sì, sì ho capito…zio»«Mah…» Sospirò «chi cacchio è sto’ Martinelli?»«È il tizio della pelliccia.»«Ah sì: quello che ha denunciato la moglie per aver inscenato il

furto in casa (dice lui).»«Già.»«Beh, digli che ho troppo da fare per andare dietro alla pelliccia

di sua moglie. Che se la trovasse da solo!»«Veramente devo dire così?»«Ma no, no accidenti! Digli semplicemente che siamo troppo

occupati in altre indagini. Oppure che devo andare fuori. Anzi, ecco:che devo andare per un mese in…in Australia!»

«Davvero?»Sbuffò. «Lascia perdere. Digli semplicemente che il caso non lo

prendiamo. E basta!»«Va bene.»

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Quando la porta si richiuse dietro la Luigina, si chiese perchémai si era fatto convincere da Maurizio, suo fratello maggiore. Madopotutto, si disse, a ventiquattro anni, con il diploma di istitutotecnico e le condizioni della famiglia, il lavoro che oggi non si trova,una non proprio bella presenza…insomma: come poteva dire di no?E poi qualcuno che rispondesse alle telefonate e che gli prendessegli appuntamenti gli ci voleva proprio. In fondo ormai aveva messosu uno studio di investigazioni private, “Lo studio di Vincenzo Tut-tobene”, l’ex maresciallo dell’esercito che aveva mollato la mogliequando questa era tornata da lui, che, anche se non era più un ra-gazzino, era riuscito a mettersi in discussione e a cambiare vita, eche aveva brillantemente risolto il famosissimo caso del killer dellarosa! Quello di cui avevano parlato radio, tv e giornali per almenoun mese e che gli aveva fruttato notorietà, fama e clienti! Costavapoco peraltro la Luigina e soprattutto stava al suo posto. Certo nonera un aquila e non faceva un gran che figura, diciamo così, ma…al diavolo! Era sua nipote, no? E poi, per lo meno, se le confidavaqualcosa poteva essere sicuro che se la sarebbe tenuta per sé.

«E lo credo!» si rispose parlando da solo «non la capirebbe nem-meno, tonta com’è!»

Ma perché sono così storto oggi? Si chiese.Il telefono squillò.«Maresciallo?»«Comandi!» Riflesso condizionato alla Pavlov. «Ma chi?» Nes-

suno più lo chiamava così.«Oh, mi scusi sa maresciallo, sono il maggiore Ingiulla, si ricorda?»«Ah sì, certo maggiore!» «Ci siamo conosciuti per il caso del killer della rosa!»«Sì, sì, ho capito! Dica pure maggiore!» Ma il naso già comin-

ciava a prudere.«Ecco, le telefono per chiederle un favore personale.»

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