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Attività di ricerca svolte dal Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano per la “stima dei campi meteorologici a seguito dei cambiamenti climatici nell’ambito del Progetto STRADA (Programma operativo di cooperazione trasfrontaliera Italia- Svizzera)” Rapporto relativo al primo anno di attività Milano, 16 maggio 2011 Il responsabile della Ricerca Prof. Maurizio Maugeri

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Attività di ricerca svolte dal Dipartimento di Fisica

dell’Università degli Studi di Milano per la “stima dei

campi meteorologici a seguito dei cambiamenti climatici nell’ambito del Progetto STRADA (Programma

operativo di cooperazione trasfrontaliera Italia-

Svizzera)”

Rapporto relativo al primo anno di attività

Milano, 16 maggio 2011

Il responsabile della Ricerca

Prof. Maurizio Maugeri

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1. Introduzione

Le attività previste per il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano (nel seguito

indicato come UniMi) nell’ambito del primo anno di lavoro all’interno del Progetto STRADA

risultavano focalizzate sui seguenti quattro punti:

• Organizzazione e messa a disposizione delle serie pluviometriche lombarde;

• Costruzione di climatologie mensili di temperature e precipitazioni per il territorio lombardo;

• Validazione delle serie ottenute mediante modelli di scenario;

• Downscaling delle serie ottenute mediante modelli di scenario.

Questo rapporto presenta i risultati che sono stati ottenuti, descrivendo i dati disponibili, le

metodologie adottate e i vari passi delle attività di ricerca che sono state condotte.

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2. Serie Pluviometriche Lombarde

Grazie a progetti di ricerca come Kyoto-Lombardia, FORALPS e RICLIC, oltre che per effetto di

recenti nuove attività, UniMi dispone di un database di osservazioni pluviometriche lombarde che

include 507 serie di dati con risoluzione giornaliera.

Nel Progetto STRADA ci si è proposti di organizzare in modo efficiente questo database, provvedendo

a documentare con il maggior numero di informazioni possibili ogni serie osservativa, di eliminare serie

(o parti di serie) che figurano più volte con nomi diversi, di raggruppare serie che si riferiscono agli

stessi siti, ma che hanno nomi diversi, di dare a tutte le serie un formato uniforme che ne faciliti la

lettura e di effettuare un primo controllo di qualità per l’individuazione e la correzione degli errori

macroscopici. L’obiettivo di queste attività era quello di consentire a Regione Lombardia uno

sfruttamento ottimale dei dati pluviometrici lombardi attualmente disponibili in formato digitale.

Le fonti da cui si è attinto sono:

• Un database di serie storiche secolari sviluppato da UniMi in collaborazione con ISAC/CNR;

• Un database frutto dei progetti Kyoto Lombardia e FORALPS;

• Un database di serie del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare;

• Un database frutto del Progetto RICLIC;

• Un database di serie ENEL;

• Un database di serie UCEA;

• Un database di serie dell’ex Ufficio Idrografico prodotto da ISPRA;

• Un database di serie della Banca Dati Agrometeorologica Nazionale;

• Un database di serie del Progetto KNMI ECA&D.

Queste fonti verranno nel seguito indicate, rispettivamente, con le numerazioni 01, 03, 08, 09, 10, 11,

12, 16 e 19. Ciò in quanto esse fanno parte di un più vasto database di serie UniMi-ISAC/CNR che

include anche fonti che non risultano di interesse per il territorio lombardo.

Il numero di stazioni per ogni fonte risulta di:

• 01: 4

• 03: 17

• 08: 4

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3

• 09: 83

• 10: 39

• 11: 18

• 12: 333

• 16: 4

• 19: 5

Si noti che il periodo temporale coperto da queste serie è molto variabile e, accanto a serie con oltre

150 anni di osservazioni, vi sono molte serie che coprono periodi decisamente più corti.

Una volta individuate le fonti, il primo passo della nostra attività di organizzazione dei dati è stato

quello di assegnare alle stazioni un nome secondo un criterio omogeneo. Si è quindi deciso di costruire

il nome concatenando “PCPD_” con “IT_” con “LOM_” con “XX_”, “YY_”, “NF_”, “NS”, dove:

XX: è la sigla della provincia (viene usata la classificazione originale proposta nell’ambito delle diverse

fonti; essa è, di norma, precedente all’introduzione delle nuove provincie. In molti casi quindi stazioni

in provincia di “LC” e “MB” sono attribuite alle provincie in cui erano collocate precedentemente

all’introduzione di queste nuove provincie);

YY: è il nome della località (nel caso di località non disponibile, viene indicato NLND seguito dal nome

del comune); si noti che in molti casi la località corrisponde con il comune.

NF: è il numero della fonte;

NS: è il numero progressivo della stazione nell’ambito di una stessa fonte.

Quindi, per esempio, PCPD_IT_LOM_MN_MANTOVA_01_0016 si riferisce alla stazione di

Mantova, in provincia di Mantova, ed essa è la sedicesima serie delle fonte 01. Si noti che alcune delle

fonti utilizzate contengono più serie di quelle descritte in questo rapporto in quanto esse non si

limitano al solo territorio lombardo.

L’indicazione del tipo di fonte risulta importante anche in relazione alla possibilità di divulgare le serie

in esame verso soggetti terzi. Per molte delle fonti utilizzate, infatti, la possibilità di una eventuale

divulgazione dei dati di stazione andrà verificata direttamente con gli enti che hanno provveduto

all’acquisizione e all’archiviazione dei dati.

Il passo successivo è stato quello di assegnare ad ogni stazione le proprie coordinate geografiche e la

corrispondente quota. Il file “A_Piogge_gg\Anagrafiche\Anagrafica_507_Stazioni_Lombarde.xls”

contiene queste informazioni.

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Una volta denominate e collocate spazialmente le serie, si è proceduto a confrontare ognuna delle 507

serie con tutte le altre al fine di individuare serie (o parti di serie) che figurano più volte con nomi

diversi e di raggruppare serie che si riferiscono agli stessi siti, ma che hanno nomi diversi. Questa

attività ha richiesto un notevole dispendio in termini di tempo in quanto può risultare molto difficile

valutare se due serie sono uguali o non lo sono (si hanno infatti aggregazioni diverse, metodi diversi per

ottenete i dati (schede/pluviogrammi), errori diversi, ecc….). In caso di serie uguali, o meglio uguali a

meno di differenze dovute ai precedenti fattori, si è poi proceduto a “scegliere” la fonte migliore, a

integrare eventuali periodi complementari e a costruire un nuovo database privo di serie duplicate.

Questo nuovo database è costituito da 364 serie.

Il file “A_Piogge_gg\Anagrafiche\Anagrafica_364_Stazioni_Lombarde_Finali.xls” individua queste

serie, evidenziando anche, per ogni stazione, l’eventuale integrazione dei dati con dati provenienti da

altre fonti (vedi colonna nota). Lo stesso file riporta anche, sempre nella colonna note, l’eventuale

possibile corrispondenza con una delle stazioni su cui si stanno concentrando gli sforzi di

digitalizzazione dati da parte di ARPA Lombardia. Queste corrispondenze potranno essere

approfondire maggiormente in futuro, al fine di ottimizzare le possibile sinergie del database oggetto di

questa relazione con quello disponibile presso ARPA Lombardia.

Per quanto riguarda il formato dei file, si è scelto un formato numerico puro (ASCII). In particolare, i

dati di ogni stazione sono archiviati in un file che inizia dal primo anno per il quale si abbia almeno un

dato e termina all’ultimo anno per il quale si abbia almeno un dato. Per ogni mese si ha un record con i

primi 5 caratteri per l’anno, seguiti da 3 caratteri per il mese. Seguono poi i dati scritti in formato F7.1

(il numero dei dati è, ovviamente, compreso tra 28 e 31). I files sono contenuti nelle cartelle

“Dati_grezzi\364_stazioni_lombarde_finali” e “Dati_grezzi\143_stazioni_lombarde_eliminate” (sono

entrambe in “A_Piogge_gg”).

I files della cartella “364_stazioni_lombarde_finali” sono anche stati oggetto di una serie di controlli

volti a mettere in evidenza gli errori più macroscopici.

Il primo controllo ha riguardato la ricerca di lunghi periodi caratterizzati da piogge nulle: questi periodi,

infatti, talvolta anziché riferirsi a periodi effettivamente secchi, indicano dati mancanti, erroneamente

archiviati come piogge nulle. Si è quindi scritto un codice che “stima” il numero di giorni di pioggia di

ogni anno per ogni stazioni sulla base dei dati delle stazioni circostanti e che segnala le differenze più

macroscopiche (cioè pari ad almeno 30 giorni). Questi casi sono poi stati controllati uno per uno e, in

caso di errori evidenti, si sono invalidati i corrispondenti periodi (per l’elenco completo di questi periodi

si rimanda al file “A_Piogge_gg\Dati_prima_validazione\ELIMINATI_PER_NGG.xls” ).

Il secondo controllo ha riguardato i dati caratterizzati da valori giornalieri particolarmente elevati. A

questo proposito si sono individuate tutte le date in cui almeno una delle stazioni disponibili

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presentasse precipitazioni giornaliere superiori ai 200 mm. Per tutte queste date si è quindi valutato se la

presenza di precipitazioni particolarmente elevate fosse evidentemente incompatibile con i dati delle

altre stazioni e, in questi casi, si è proceduto ad invalidare l’intero mese di dati della stazione in esame. I

risultati di questo controllo hanno evidenziato un numero molto modesto di eventi di questo tipo: un

esempio evidente è il valore di 1000 mm relativo al giorno 2 gennaio 2001 per la stazione

IT_LOM_SO_GEROLA_ALTA_09_0016. In altri casi (per esempio nell’anno 1954 per la stazione

IT_LOM_BG_VALLALTA_12_0634) i valori che sono stati invalidati sono degli evidenti cumulati

mensili che sono stati assegnati ad uno dei giorni del mese senza l’esplicita indicazione di dato cumulato

(questo caso, peraltro, era già stato messo in evidenza dal controllo precedente). È comunque da

segnalare che, rispetto a quanto accade di solito, i dati lombardi analizzati hanno presentato una

frazione ridottissima di dati (solo 10 casi – per maggiori dettagli si rimanda al file

“A_Piogge_gg\Dati_prima_validazione\SOSPETTI_PER_PIO_ALTA.xls”) caratterizzati da errori di

questo tipo (si noti peraltro che 4 di questi casi fanno parte dei periodi eliminati sulla base del controllo

precedente). Ciò è sicuramente dovuto al fatto che la maggior parte delle serie in esame era già stata

sottoposta a controlli di qualità dagli enti dai quali si sono ottenute le serie presenti nel database in

esame.

L’insieme dei mesi di dati eliminati sulla base dei precedenti controlli è elencato nel flile

“A_Piogge_gg\Dati_prima_validazione\ELIMINATI_PER_NGG_E_PIO_ALTE_ERRATE.xls”. I

dati di stazioni successivi a questi controlli (cioè la versione finale delle serie) sono riportati nella cartella

“A_Piogge_gg\Dati_prima_validazione\364_stazioni_finali”.

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3. Climatologie

Il gruppo di ricerca UniMi – ISAC/CNR dispone di climatologie termometriche e pluviometriche

relative all’intero territorio nazionale per il periodo di riferimento 1961-1990.

3.1 Climatologie Termometriche

Le climatologie termometriche relative al periodo 1961-1990 sviluppate da UniMi e ISAC/CNR sono

state ottenute mediante un modello geografico che tiene conto di molti fattori. Il più importante è la

quota, seguita dalla latitudine e dalla longitudine; oltre ai parametri più meramente geografici, sono stati

considerati parametri meteorologici locali e fisiografici, quali l’effetto dovuto all’accumulo di masse

d’aria fredda nel bacino padano durante i mesi invernali, la distanza dal mare e dai laghi, l’effetto

dell’isola di calore dovuta ai grandi centri urbani, l’effetto dovuto all’esposizione geografica della

porzione di territorio considerata, l’effetto dovuto alla concavità o alla convessità del suolo (effetti

valle/cima) e l’influenza della radiazione solare. In una prima fase il modello è stato costruito sulla base

dell’analisi della dipendenza delle temperature di diverse centinaia di stazioni dell’Italia Settentrionale

dai fattori geografici, meteorologici e fisiografici appena elencati. Questa analisi è poi stata confrontata

con uno studio simile condotto su quasi 2000 stazioni di un’ampia regione geografica centrata sulla

regione alpina1 e, sulla base di questo confronto, si è poi deciso di integrare i due studi, al fine di

produrre un risultato più omogeneo. In seguito si è ulteriormente arricchito il database, migliorando, da

una parte, la densità delle stazioni per le aree già studiate, e considerando, dall’altra, anche stazioni

dell’Italia Centrale e Meridionale. Inoltre si sono considerate, accanto alle temperature medie, anche le

temperature minime e massime.

L’idea alla base dell’approccio utilizzato è stata quella di studiare i dati osservativi per comprendere il

legame tra le caratteristiche del territorio e le normali climatiche e di codificare i risultati ottenuti in

appositi programmi per associare, per ogni mese dell’anno, un valore normale di temperatura ad ogni

punto del DEM GTOPO302 (USGS, 1996).

In una prima fase le climatologie sono state ottenute mediante un modello geografico basato sul

metodo Step-wise Linear Regression. L’obiettivo era un MAE (Mean Absolute Error o errore assoluto

medio) inferiore al grado centigrado per tutti i 12 mesi dell’anno.

1 Per dettagli si veda: Hiebl J, Auer I, Böhm R, Schöner W, Maugeri M, Lentini G, Spinoni J, Brunetti M, Nanni T,

Percec Tadic M, Bihari Z, Dolinar M, Müller-Westermeier G, 2009. A high-resolution 1961–1990 monthly temperature

climatology for the greater Alpine region. Meteorologische Zeitschrift, 18, 507-530. 2 I DEM (Digital Elevation Models) sono strumenti che associano ad ogni punto del territorio (o meglio ad ogni cella di

un grigliato) un valore di quota. Per dettagli sul DEM utilizzato dal gruppo di ricerca UniMi/ISAC CNR si rimanda a

http://edc.usgs.gov/products/elevation/gtopo30/README.html (United States Geological Survey (USGS) GTOPO30

Documentation, 1996).

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3.1.1 Step-wise Linear Regression

Come già detto nella prima fase del progetto di costruzione delle climatologie termometriche

UniMI/ISAC CNR si è utilizzata la Step-wise Linear Regression. Procedere per regressioni lineari

successive significa valutare l’andamento delle normali climatiche, mese per mese, in funzione di una

grandezza fisica (nel nostro caso si è scelta la quota) e, successivamente, valutare l’andamento dei

residui, secondo altri fattori geografici e fisici, procedendo in modo iterativo con più grandezze fisiche.

L’ordine delle variabili studiate (e di cui si effettua il de-trending) è scelto in base all’importanza: dopo la

quota, si sono considerate la latitudine, la longitudine (effetti geografici a larga scala), l’esposizione e

l’inclinazione di versante (effetti morfologici), poi l’effetto dei mari Ligure, Tirreno ed Adriatico, dei

laghi, il ristagno di aria fredda in inverno nel bacino Padano e l’isola di calore urbana per le città con più

di 100.000 abitanti ed una densità superiore ai 500 abitanti/km2 (effetti a media scala o locali).

Si è quindi iniziato a ricavare una regressione lineare quota-temperatura su tutte le stazioni disponibili.

Poi si è assunto che la relazione che si ottiene a partire dai dati disponibili 11)( bzazT stazstaz += , possa

poi essere estrapolata a qualsiasi punto del territorio 11mod )( bzazT += . Questo aspetto è una

caratteristica fondamentale dell’intero processo modellistico: si utilizzano i valori delle stazioni per

determinare le dipendenze della temperatura dalle varie grandezze fisiche prese in esame, ma poi si

realizza il modello senza più considerare le stazioni, ma considerando ogni cella della griglia del DEM

utilizzato. Tutta la procedura è stata naturalmente applicata ad ognuno dei dodici mesi dell’anno.

Successivamente sono stati calcolati i residui, modTTT stazquota −=∆ sottraendo, stazione per stazione, la

temperatura modellizzata alla temperatura delle stazioni e questi residui sono stati utilizzati per ottenere,

sempre con un modello lineare, l’effetto della latitudine.

Lo stesso procedimento è stato poi applicato per valutare l’effetto della longitudine.

Per ottenere una descrizione ancora più accurate della distribuzione spaziale dei valori normali di

temperatura si sono poi considerate altre dipendenze geografiche e morfologiche ed effetti

locali/regionali.

Il primo passo è stato quello di utilizzare i dati delle stazioni per valutare la dipendenza delle anomalie

di temperatura (rispetto agli effetti delle variabili meramente geografiche) dall’esposizione dei punti di

griglia. Quindi, sempre facendo uso dei dati delle stazioni, si è analizzato l’effetto della distanza da mari

e grandi laghi. Si sono poi valutati gli effetti legati al bacino Padano e altri effetti locali. Si sono quindi

valutati gli effetti dovuti alla convessità del suolo (effetto cima/valle) e l’influenza dei centri urbani.

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Alla fine di questa procedura, che aveva riguardato le sole temperature medie e si era limitata a

considerare le stazioni del Centro-Nord (si veda, per esempio, Brunetti et al., 20093), si era ottenuto un

errore medio del tutto trascurabile (-0.05 °C), un errore assoluto medio di 0.75 °C e un errore

quadratico medio di 0.95 °C.

3.1.2 Affinamenti della metodologia

Dopo la aver esteso lo studio delle climatologie termometriche dalle medie alle mimime e alle massime

(si veda, per esempio, Brunetti et al., 20104), ci si è posti due obiettivi ulteriori: i) rivedere l’intera catena

modellistica per verificare se potevano essere introdotti eventuali miglioramenti, ii) considerare il

maggior numero di stazioni possibili, sia dell’intero territorio italiano che delle aree limitrofe.

Per quanto riguarda l’aspetto metodologico si sono provate altre metodologie oltre alla Step-wise Linear

Regression e, alla fine, anche sulla base di un’attenta analisi della letteratura scientifica esistente, si è

deciso di utilizzare la Regressione Lineare Multipla per le prime (e più importanti) variabili, limitando

l’utilizzo delle Step-wise regression allo studio dei corrispondenti residui. Questa scelta è stata anche

adottata per uno studio più ampio condotto in collaborazione con ricercatori di diversi Servizi

Meteorologici ed Enti di Ricerca Europei. I risultati di questo studio, sviluppato nell’ambito del ECSN

Project “HRT/GAR - High Resolution Temperature Climatology in Complex Terrain – demonstrated

in the test area Greater Alpine Region GAR, sono descritti in dettaglio in Hiebl et al. (2009)5. Un

ulteriore aspetto innovativo consiste nel fatto che è stato sviluppato un algoritmo in grado di

modellizzare in modo esplicito la radiazione solare che giunge su ogni punto del territorio. I dettagli

relativi a questo modello sono descritti in Spinoni (2010)6. Altri miglioramenti consistono nel valutare i

differenti comportamenti dei versanti a seconda della loro esposizione, in questo caso valutata secondo

macro aree (esposizione media di aree di 400 km2) e non a scala fine, nel parametrizzare l’effetto di

cima e di valle grazie ad un modello lineare migliorato rispetto al precedente, nell’introduzione di un

parametro che consideri l’isola di calore urbana sulla base di dati relativi all’uso del suolo e nella

correzione dei residui grazie ad un modello di interpolazione spaziale basato su pesi radiali e di quota

Accanto all’aspetto metodologico, come già osservato, ci si è anche concentrati sul database da

utilizzare per meglio catturare i legami tra le normali climatiche e le caratteristiche geografiche del

territorio.

3 Brunetti, M., Lentini, G., Maugeri, M., Nanni, T., Simolo, C., Spinoni, J., 2009: Estimating local records for Northern

and Central Italy from a sparse secular temperature network and from 1961-1990 climatologies. Adv. Sci. Res, 3, 63-71,

www.adv-sci-res.net/3/63/2009/. 4 Brunetti, M., Lentini, G., Maugeri, M., Nanni, T., Simolo, C., Spinoni, J., 2011: Projecting North Eastern Italy

temperature and precipitation secular records onto a high resolution grid. Physics and Chemistry of the Earth, Published

Online, DOI:10.1016/j.pce.2009.12.005. 5 Vedi nota 1.

6 Spinoni J, 1961-90: High-Resolution Temperature, Precipitation, and Solar Radiation Climatologies for Italy. Phd

thesis - physics, Astrophysics, and applied physics (xxiii cycle), Università degli Studi di Milano, 2010.

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Qui nel seguito presentiamo, attraverso un esempio prodotto nell’ambito del recente progetto

CARIPANDA (vedi http://www.parcoadamello.it/files/Progetto%20CARIPANDA.pdf), la procedura

con cui l’insieme delle operazioni precedentemente descritte permetta di fornire un valore climatologico

(valore normale del periodo 1961-1990) della media mensile della temperatura minima e massima di

ogni punto del DEM utilizzato.

Punto di griglia utilizzato per l’esempio: Latitudine: 46.163 N, Longitudine: 10.537 E. Questo

punto si trova ad una quota di 2985 metri ed è collocato sulla calotta glaciale dell’Adamello (figura 1).

Mese considerato per l’esempio: luglio.

Il punto selezionato (o più precisamente l’area del DEM di cui il punto è rappresentativo) ha le seguenti

caratteristiche:

• Pendenza: 134 m/km.

• Esposizione: 0.6 radianti partendo da Sud e procedendo con verso antiorario, cioè esposizione Sud-

Est.

• Frazione dei punti circostanti con quota non significativamente maggiore: 56%.

• Esposizione media della macroarea (400 km2) in cui è collocato il punto: 0.38 radianti partendo da

Sud e procedendo con verso antiorario, cioè esposizione Sud-Sud-Est.

• Distanza dalla costa: 164 km (con una distanza così alta l’effetto del mare non viene considerato).

• Prossimità a grandi laghi: no.

• Appartenenza ad aree geografiche particolari come il bacino padano: no.

• Caratteristiche del suolo: area glaciale.

Il primo passo del processo modellistico consiste nel valutare l’effetto di Quota, Latitudine e

Longitudine secondo le seguenti relazioni:

Tmin=(-0.62558*Latitudine)+(-0.06477*Longitudine)+(-0.00528*Quota)+46.39= 1.08 °C

Tmax=(-0.56973*Latitudine)+(0.00542 *Longitudine)+(-0.00696*Quota)+46.39= 8.53 °C

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I coefficienti di queste relazioni sono stati determinati applicando la tecnica della regressione lineare

multipla a tutti i dati disponibili. Essi valgono quindi per l’intero territorio italiano. Naturalmente essi

variano da mese a mese; nel caso in esame essi si riferiscono al mese di luglio.

Successivamente si tiene conto dell’effetto del mare, di grandi laghi e dell’appartenenza ad aree

geografiche particolari. Questo particolare punto di griglia non risente però di nessuno di questi effetti.

Si passa quindi a verificare come la posizione e le caratteristiche geografiche del punto possano influire

sulla radiazione solare che incide su di esso. A questo scopo si è sviluppato un modello (Spinoni, 2010)7

che valuta la radiazione incidente per ogni punto del territorio italiano. Questo dato è influenzato,

innanzitutto, da caratteristiche geografiche come la latitudine di cui si è già tenuto conto nella nostra

catena modellistica, oltre che dalla distribuzione della copertura nuvolosa. È però anche importante

considerare se il punto riceva più o meno radiazione di quella che compete alla regione in cui esso è

collocato.

Figura 1 - Punto di griglia utilizzato per esemplificare la procedura modellistica. 7 Vedi nota 6.

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Calcoliamo quindi l’anomalia di radiazione come scostamento tra la radiazione che compete ad un

determinato punto e quella che compete ad un’ampia area circostante. Per il punto di griglia in esame

questo dato nel mese di luglio risulta positivo e vale 1.52MJ/m2giorno. Poiché l’insieme dei dati delle

nostre stazioni ha mostrato che esiste una relazione lineare tra anomalie di radiazione e anomalie di

temperatura che, per il mese di luglio risulta data dalla seguente relazione:

Anomalia Temperatura (min in °C)=0.351*Anomalia di Radiazione (in MJ/m2giorno)

Anomalia Temperatura (max in °C): Non significativamente influenzata dall’Anomalia di Radiazione

aggiungiamo quindi alle temperature minime precedentemente stimate 0.53 °C.

Usiamo poi un’altra relazione che valuta l’effetto della quota del punto considerato rispetto ai punti

circostanti. Essa per il mese di luglio è data dalle seguenti relazioni:

Tmin: 1.35*frazione -0.42 = 0.34°C; Tmax: -0.83*frazione -0.33= -0.13°C

Dove il parametro frazione rappresenta la frazione dei punti di un intorno di 11x11 punti di griglia del

punto considerato con quota non significativamente maggiore (cioè non maggiore di 50 m) del punto

considerato. Questa relazione porta nel caso in esame ad un effetto di +0.34 °C per la Tmax e di -0.13

°C per la Tmin.

Valutiamo poi l’effetto dell’esposizione geografica di un area di 400 km2 centrata sul punto e, per il

punto in esame, si ottiene un valore di 0.19 °C (sempre per luglio) sia per le temperature minime che

per le temperature massime.

Procediamo infine a stimate se, dopo tutte le precedenti correzioni, i punti di griglia circostanti con una

stazione di misura hanno ancora un residuo che evidenzia un segnale sistematico. Questa valutazione

viene effettuata facendo una media pesata di questi residui, secondo un peso che decresce all’aumentare

della distanza (secondo una funzione esponenziale) e all’aumentare della differenza di quota. Anche per

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quest’ultima correzione si rimanda per ogni dettaglio a Spinoni (2010)8. Qui ci limitiamo a riportare

l’effetto per il punto di griglia in esame; esso risulta di:

Tmin: 0.08°C; Tmax: 0.26°C

Con tutti questi effetti si ottengono quindi i valori definitivi delle climatologie:

Tmin = 1.08° C + 0.53 °C + 0.34 °C + 0.19 °C + 0.08 °C= 2.22 °C

Tmax = 8.53 °C - 0.13 °C + 0.19 °C + 0.26 °C = 8.85 °C

La tabella 1 riporta gli errori finali del modello utilizzato per le climatologie termometriche per Tmin

(verde), Tmed (azzurro) e Tmax (arancione), valutati per tutto il territorio nazionale. Oltre agli errori

relativi ai singoli mesi dell’anno viene riportato anche il valore medio di questi errori. Questo valore

medio viene poi confrontato con quello che si ha considerando un minor numero di effetti.

ME MAE RMSE ME MAE RMSE ME MAE RMSE

JAN 0.00 0.81 1.04 JAN 0.01 0.98 1.26 JAN -0.01 0.87 1.17

FEB 0.00 0.69 0.90 FEB 0.01 0.93 1.20 FEB -0.01 0.79 1.08

MAR 0.00 0.59 0.79 MAR 0.01 0.85 1.11 MAR -0.01 0.74 1.02

APR -0.01 0.57 0.76 APR 0.01 0.83 1.07 APR -0.01 0.75 1.01

MAY 0.00 0.58 0.75 MAY 0.01 0.86 1.10 MAY 0.00 0.77 1.02

JUN 0.00 0.61 0.80 JUN 0.01 0.92 1.17 JUN -0.01 0.83 1.09

JUL 0.00 0.65 0.86 JUL 0.02 1.00 1.28 JUL 0.00 0.89 1.16

AUG 0.00 0.64 0.84 AUG 0.02 0.98 1.25 AUG 0.00 0.88 1.15

SEP 0.00 0.59 0.78 SEP 0.02 0.90 1.15 SEP 0.00 0.81 1.07

OCT 0.01 0.61 0.80 OCT 0.02 0.86 1.09 OCT 0.00 0.77 1.04

NOV 0.01 0.66 0.85 NOV 0.01 0.85 1.08 NOV -0.01 0.76 1.03

DEC 0.01 0.81 1.04 DEC 0.01 0.94 1.20 DEC -0.01 0.88 1.17

Spazzializzazione residui YEAR 0.00 0.65 0.85 YEAR 0.01 0.91 1.16 YEAR -0.01 0.81 1.08

Effetto Urbano YEAR -0.04 0.82 1.05 YEAR -0.06 1.08 1.36 YEAR -0.05 1.03 1.33

Convessità/Concavità YEAR -0.01 0.83 1.05 YEAR -0.02 1.08 1.37 YEAR -0.07 1.03 1.34

Macro Esposizione YEAR -0.02 0.83 1.06 YEAR -0.06 1.10 1.40 YEAR 0.07 1.04 1.35

Anomalia di Radiazione YEAR 0.01 0.84 1.06 YEAR -0.03 1.09 1.39 YEAR 0.10 1.06 1.36

Effetto Bacino Padano YEAR 0.01 0.84 1.06 YEAR -0.04 1.11 1.40 YEAR 0.10 1.06 1.36

Influenza grandi laghi YEAR -0.01 0.85 1.07 YEAR -0.04 1.11 1.41 YEAR 0.03 1.07 1.38

Influenza mare YEAR 0.00 0.85 1.07 YEAR -0.02 1.13 1.42 YEAR 0.03 1.08 1.38

Solo Variabili Geografiche YEAR 0.06 0.92 1.17 YEAR 0.19 1.19 1.51 YEAR -0.11 1.20 1.53

Tabella 1 - Errori finali delle climatologie termometriche Tmin (verde), Tmed (azzurro) e Tmax (arancione) per tutto il territorio nazionale. Oltre agli errori relativi ai singoli mesi dell’anno viene riportato anche il valore medio di questi errori. Questo valore medio viene poi confrontato con quello che si ha considerando un minor numero di effetti.

8 Vedi nota 6.

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13

Le figure 2-4 riportano le climatologie dell’area territoriale lombarda relative a Tmed, Tmin e Tmax per

l’anno. Per un quadro completo di queste climatologie si rimanda a Spinoni et al. (2010)9.

Si osservi che l’attività di ricerca del gruppo UniMi – ISAC/CNR relativa alle climatologie

termometriche è ancora in corso e, accanto ai metodi già utilizzati, sono allo studio nuovi metodi. In

particolare le ricerche attuali si stanno concentrando sulla Regressione Lineare Multipla seguita dal

Kriging dei residui e sull’uso di regressioni lineari locali temperatura – quota, basate su pesi come quelli

che vengono utilizzati per le climatologie pluviometriche (vedi prossimo paragrafo).

Figura 2 – Climatologia delle temperature medie per l’anno.

9 Vedi nota 6.

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14

Figura 3 – Climatologia delle temperature minime per l’anno.

Figura 4 – Climatologia delle temperature massime per l’anno.

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15

3.2 Climatologie Pluviometriche

Le climatologie pluviometriche sviluppate da UniMi e ISAC/CNR sono state ottenute con un modello

di tipo PRISM (Parameter/Precipitation-Elevation Regression on Independent Slope Models). I

modelli PRISM sono strumenti analitici di interpolazione che usano dati puntuali, dati ottenuti da DEM

ed altri set di dati spaziali e che consentono di tenere conto delle situazioni più complesse, come la

presenza di alte montagne, di regioni lacustri o costiere e di altre zone con microclimi di difficile

interpretazione e modellizzazione; le applicazioni coprono una vasta gamma di discipline come la

climatologia, l’idrologia, la geografia, la demografia, lo studio delle risorse naturali, la pianificazione del

territorio, lo sfruttamento del terreno, lo studio dei cambiamenti climatici globali, e così via. L’aspetto

più importante di questi modelli in relazione alla costruzione delle climatologie pluviometriche è che

essi riescono a catturare la complessità del legame tra le precipitazioni e la quota, esprimendo per ogni

area geografica la relazione più adatta a descrivere il fenomeno.

Più nello specifico, la procedura adottata nella costruzione della climatologia pluviometrica ha visto

innanzitutto la definizione del facet e dello slope di ogni cella del DEM nonché l’assegnazione, ad ogni

stazione, del facet e dello slope della cella più vicina. In secondo luogo, si è provveduto a stimare la

precipitazione in ogni cella del DEM sviluppando una funzione di regressione locale precipitazione-

quota, ricostruendo, tramite regressione lineare pesata, la precipitazione alla quota della cella in esame.

Nella funzione di regressione il peso maggiore è attribuito alle stazioni con ubicazione geografica e

morfologica più simile a quella della cella: per ogni cella sono utilizzate soltanto le stazioni all’interno di

una finestra locale; in questo modo l’algoritmo adatta in modo continuo la cornice di riferimento alle

caratteristiche locali di regime orografico.

I pesi utilizzati nella regressione sono i seguenti:

1) Peso Radiale:

il peso radiale è stato realizzato tramite una funzione peso gaussiana con la forma seguente:

=c

rad

i

yxid

eyxw

),(2

),( (1)

con 5.0ln

2

dc −= (2)

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16

dove i è l’indice delle stazioni e ),( yxdi è la distanza tra la stazione i-esima e il punto di griglia (x,y).

Con questa scelta del parametro c si ottiene un peso pari a 0.5 per distanze pari a d tra la stazione e il

punto di griglia che si vuole calcolare. d è scelto pari a 10 km.

2) Peso di Quota:

Il peso di quota ha la stessa forma gaussiana del peso radiale:

=h

yxih

ch

i eyxw

),(2

),( (3)

con

5.0ln

2

hch −= (4)

dove i è l’indice delle stazioni e ),( yxhi∆ è la differenza in quota tra la stazione i e il punto di griglia

(x,y). Con questa scelta del parametro ch, si ottiene un peso pari a 0.5 per un divario in quota, tra

stazione e punto di griglia, pari a h . h è scelto pari a 500 m.

3) Pesi di Facet e Slope

La pendenza di una cella è il gradiente della funzione z = z(x,y):

∂+

∂=

∂+

∂==

22

ˆˆy

z

x

zarctg

y

zj

x

ziarctgzgradarctgSt (5)

Nella pratica, la pendenza (slope) della cella (x,y) è calcolata come segue:

−+

−= −+−+

2

11

2

11

2

)()(

2

)()(

y

yzyz

x

xzxzarctgSt iiii

(6)

Dove x∆ e y∆ rappresentano la risoluzione longitudinale e latitudinale del DEM. Il peso di slope è

stato calcolato come:

)2(cos),( ),(2 yx

i

St

i Styxw ∆= (7)

dove ),( yx

iSt∆ è la differenza di pendenza tra la stazione i e la cella (x,y).

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17

),( yxwSt

i è pari a 1 se la stazione i e la cella (x,y) hanno la stessa pendenza, mentre si riduce a 0.5 per

una differenza di pendenza pari a π/2.

L’orientazione (facet) di una cella è valutata in gradi Nord, in direzione antioraria, secondo la relazione

seguente:

<

>

=

0arccos2

0arccos

),(

y

zif

y

zif

yxfacet

zgrad

y

z

zgrad

y

z

π

(8)

E il peso di facet è calcolato come segue:

)2/(cos),( 2facetyxw

facet

i ∆= (9)

dove

>∆−−

<∆−=∆

ππ

π

2),(2

2),(

facetiffacetyxfacet

facetiffacetyxfacetfacet

i

i

(10)

è la differenza di facet tra la stazione i e la cella (x,y).

Il peso totale della stazione i-esima, che entra nella regressione lineare per la cella (x,y) è il prodotto dei

singoli pesi:

),(),(),(),(),( yxwyxwyxwyxwyxwfacet

i

St

i

h

i

rad

ii ⋅⋅⋅= (11)

Viene quindi calcolata la regressione lineare pesata precipitazioni/quota e viene stimato il quantitativo

di precipitazione nella cella (x,y) sostituendo la quota della cella (h(x,y)) nell’equazione:

),(),(),(),( yxhyxbyxayxP ⋅+= (12)

Per valutare l’affidabilità complessiva del modello si è utilizzata una cross-validazione punto per punto,

ossia si è ricostruito ogni valore di stazione e messo a confronto con il valore originale. Per quantificare

l’accuratezza del modello sono stati utilizzati quattro stimatori d’errore: l’errore medio assoluto (MAE)

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18

e il BIAS, entrambi valutati in termini di errori assoluti e relativi (MAER e BIASR rispettivamente).

Oltre ad essi si è valutato il Root Mean Squared Error (RMSE).

Gli errori medi relativi all’intero territorio nazionale sono riportati in tabella 2. La figura 5 riporta la

climatologie delle precipitazioni lombarde relative all’anno.

MAE BIAS MAER[%] BIASR[%] RMSE

1 11.9 0.2 13.9 3.6 17.7

2 11.0 0.1 13.7 3.4 16.1

3 11.1 0.0 12.9 3.0 16.2

4 11.2 0.0 12.5 2.9 16.5

5 9.8 -0.1 11.1 2.2 15.3

6 8.7 -0.1 12.1 2.7 13.4

7 7.7 -0.2 15.2 3.9 12.2

8 8.7 -0.1 12.4 2.6 13.2

9 9.1 0.1 11.1 2.3 13.6

10 11.9 0.3 11.1 2.4 17.1

11 13.7 0.1 11.7 2.6 20.2

12 12.6 0.1 13.1 3.1 18.9

13 107.4 0.2 9.9 1.9 155.1

Y 10.6 0.0 12.6 2.9 15.9

MAE BIAS MAER[%] BIASR[%] RMSE

1 11.9 0.2 13.9 3.6 17.7

2 11.0 0.1 13.7 3.4 16.1

3 11.1 0.0 12.9 3.0 16.2

4 11.2 0.0 12.5 2.9 16.5

5 9.8 -0.1 11.1 2.2 15.3

6 8.7 -0.1 12.1 2.7 13.4

7 7.7 -0.2 15.2 3.9 12.2

8 8.7 -0.1 12.4 2.6 13.2

9 9.1 0.1 11.1 2.3 13.6

10 11.9 0.3 11.1 2.4 17.1

11 13.7 0.1 11.7 2.6 20.2

12 12.6 0.1 13.1 3.1 18.9

13 107.4 0.2 9.9 1.9 155.1

Y 10.6 0.0 12.6 2.9 15.9

Tabella 2 –Errori delle climatologie pluviometriche (13: valore relativo all’anno; Y: valore medio sui 12 mesi).

Figura 5 – Climatologia delle precipitazioni dell’area territoriale lombarda per l’anno.

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19

Anche per le climatologie pluviometriche l’attività di ricerca del gruppo UniMi – ISAC/CNR è ancora

in corso. In questo caso peraltro, oltre che allo studio di nuove e più efficaci metodologie, si sta

lavorando ancora sui dati dai base. In sostanza è in corso per l’intero territorio nazionale un lavoro

simile a quello che è stato presentato nel primo capitolo di questo rapporto. Il risultato di questo

lavoro, integrato con altre basi di dati attualmente disponibili solo con risoluzione mensile, permetterà

presumibilmente nel prossimo futuro di avere un significativo miglioramento dell’affidabilità delle

climatologie attualmente disponibili.

I file “B_Climatologie\CLIMATOLOGIE_xxxx_LOMBARDIA_ver_05_2011” contengono le

climatologie – versione maggio 2011, per le temperature minime, medie e massime e per le

precipitazioni, dove “xxxx” indica la variabile considerata. L’area considerata è quella compresa tra 8.50

e 11.50 gradi Est e 44.65 e 46.65 gradi Nord. Essa contiene l’intero territorio lombardo. Il formato è

molto semplice: latitudine, longitudine e 12 valori mensili della variabile considerata.

Come già osservato, nuove climatologie verranno prodotte nel prossimo futuro.

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20

4. Validazione delle serie di scenario e definizione delle metodologie

per il downscaling

I modelli di simulazione del clima (General Circulation Models, GCM, e, nella loro accezione più

completa e aggiornata, Atmospheric and Oceanic Global Coupled Models, AOGCM) forniscono

risultati su scala globale e, data la complessità del sistema e dei processi di azione e feedback che si

propongono di riprodurre, sono vincolati alla produzione di risultati su una griglia grossolana,

normalmente con celle dell’ordine di 104 km2. Gli AOGCM sono dunque, in sé, poco adatti per lo

studio degli impatti locali a causa della loro risoluzione e, nello specifico, della loro insufficiente

capacità nel risolvere importanti processi a scale inferiori alla loro griglia.

I risultati prodotti dagli AOGCM necessitano quindi di un’operazione di downscaling che permetta una

riorganizzazione degli output prodotti e l’ottenimento di un’informazione di carattere più locale: la

parola downscaling, in questo contesto, indica quindi un’operazione condotta su un insieme di serie di

dati relative ad una determinata scala spaziale (le serie prodotte dal modello di simulazione), da cui si

ottiene un insieme di serie di dati a più elevata risoluzione spaziale (le serie frutto della procedura di

downscaling).

Il metodo più efficace per evidenziare le procedure di downscaling necessarie per rendere le serie

prodotte dai modelli di simulazione adatte a rappresentare la variabilità ed i cambiamenti climatici alla

scala locale è quello di confrontare le simulazioni prodotte per il passato con corrispondenti serie

osservative. Questo procedimento prende il nome di “validazione”. Lo scopo di questo capitolo è

quello presentare alcuni risultati della validazione del modello di simulazione climatica SINTEX-G7

dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia le cui simulazioni verranno presentate nel capitolo

successivo.

4.2 Il modello di simulazione

Il modello usato per produrre le simulazioni climatiche oggetto della presente relazione è SINTEX-G7

dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

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21

Si tratta dell’unico modello italiano tra quelli inclusi nel noto database CMIP3 del PCMDI10 (vedi

http://www-pcmdi.llnl.gov/).

Il modello, abbreviato in INGV-SXG, include, oltre a modelli per l'atmosfera e l'oceano, moduli per

simulare la dinamica e la termodinamica del ghiaccio marino e prevede la possibilità di aggiungere al

sistema forzanti esterne, come emissioni di gas serra e di aerosol o l'incremento (decremento)

dell'ozono atmosferico, permettendo lo studio di vari possibili scenari climatici futuri.

La parte atmosferica (ECHAM 4.6) ha una risoluzione orizzontale, sviluppata con un modello spettrale

T106, di circa 1.125 per 1.125 gradi, mentre in verticale si hanno 19 livelli. La parte oceanica (OPA 8.2),

che simula l'andamento delle correnti, della temperatura e della salinità del mare, ha una risoluzione di 2

gradi, che diventa di 1 grado in prossimità dell'equatore, del mar Rosso e del mar Mediterraneo: questo

fatto rende il modello particolarmente significativo per le simulazioni riguardanti il territorio italiano.

Il database PCMDI include le seguenti cinque simulazioni climatiche per questo modello:

picntrl - questa è una simulazione di controllo in cui si cerca di riprodurre una possibile situazione

climatica preindustriale. In questo caso, come concentrazioni dei gas serra, vengono usati i valori del

1870. In sostanza questa simulazione di controllo si propone di descrivere una situazione climatica

possibile per il 1870.

20C3M - partendo dalle simulazione precedenti (picntrl), vengono poi simulati gli anni dal 1870 al

2000, considerando le corrispondenti concentrazioni di gas serra e di solfati.

SRESA1B - partendo dall'anno 2000 delle simulazioni precedenti (20C3M) viene poi simulato il clima

fino all'anno 2100, seguendo lo scenario emissivo SRES A1B.

1pctto2x e 1pctto4x – queste due simulazioni partono dalla picntrl e mantengono costanti tutte le

concentrazioni dei gas serra su livelli preindustriali, a parte quelle del CO2, che aumentano del 1%

all’anno fino al raddoppio o quadruplicamento dei valori preindustriali.

10

Questo database include tutte le simulazioni che sono state considerate per le stime prodotte nel quarto Assessment

Report dell’IPCC (2007).

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22

Il primo passo per la validazione del modello è quindi stato quello di scaricare dal database PCMDI la

simulazione 20C3M per le temperature e le precipitazioni. La cartella

“C_Validazione_Modello_INGV\Serie_20C3M” contiene le serie relative ai nodi di interesse del

territorio lombardo. I nomi dei file (20C3M_X_0nnn_0.nnn.DAT) sono stati costruiti seguendo la

numerazione dei punti di griglia del modello. In pratica il primo numero è l’ennesimo nodo in

longitudine (si inizia dal meridiano di Greenwich e si procede verso Est), il secondo è l’ennesimo nodo

in latitudine (si inizia dal polo Sud e si procede verso Nord). X indica invece la variabile (P o T). Il file

“C_Validazione_Modello_INGV\Serie_20C3M \punti_LO.xls” riporta le corrispondenze tra nomi file

e coordinate geografiche. I punti sono anche mostrati in figura 6.

Figura 6 – Nodi del modello INGV-SXG di interesse per il territorio lombardo.

Il secondo passo è stato quello di trasformare queste serie in corrispondenti serie di anomalie rispetto al

periodo di riferimento 1961-1990. In particolare per le temperature si sono utilizzate le anomalie

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23

additive (cioè si è sottratto da ogni valore mensile il valore normale sul periodo 1961-1990), mentre per

le precipitazioni si sono considerate le anomalie moltiplicative (cioè si è considerato il rapporto tra ogni

valore mensile e il corrispondente valore normale).

Il passo successivo è stato quello di ricavare dalle serie osservative reali, serie in anomalie per gli stessi

punti di griglia considerati dal modello. Queste serie sono state ricavate dalle serie storiche disponibile

negli archivi del gruppo di ricerca UniMi-ISAC/CNR, mediante una semplice procedura di

interpolazione basata su pesi inversamente proporzionali alla distanza (per maggiori dettagli si rimanda

a Brunetti et al. (2006)11).

Quindi, una volta disponibili le serie da modello e le serie osservative reali sugli stessi punti di griglia, si

è proceduto a studiarne le analogie e le differenze. Questo studio non si è naturalmente indirizzato ai

singoli valori mensili (si noti che i modelli non si propongono di descrivere il mondo reale, ma solo uno

degli infiniti mondi possibili), ma a indicatori statistici in grado di catturare le caratteristiche

fondamentali delle serie.

Si sono poi studiate anche le analogie e le differenze tra i valori normali 1961-1990 dei dati da modello

ed i corrispondenti valori osservativi. Questi ultimi sono stati ricavati dalle climatologie descritte nel

capitolo precedente.

I precedenti confronti tra dati da modello e dati osservativi sono anche stati oggetto di due tesi del

corso di Laurea in Fisica12. Entrambe le tesi, peraltro, non si sono limitate a considerare solo il territorio

lombardo, ma hanno considerato l’intero territorio italiano.

Il primo risultato messo in evidenza dal confronto tra le simulazioni modellistiche ed i dati osservati è

che il modello coglie in modo molto approssimativo la distruzione spaziale dei valori normali. Ciò vale

11

Brunetti, M., Maugeri, M., Monti, F., Nanni T., 2006: Temperature and precipitation variability in Italy in the last two

centuries from homogenised instrumental time series. Int. J. Climatol., 26, 345-381. 12

Elser Fritsche, 2011: Validazione di modelli di simulazione climatica per il territorio italiano (simulazioni

pluviometriche). Tesi di laurea in Fisica, anno accademico 2009-2010, Università degli Studi di Milano; Boretti, 2011:

Validazione di modelli di simulazione climatica per il territorio italiano (simulazioni termometriche). Tesi di laurea in

Fisica, anno accademico 2009-2010, Università degli Studi di Milano.

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24

sia per le temperature che per le precipitazioni, con scostamenti fortemente dipendenti dalla stagione

considerata (si veda, per esempio, la figura 7).

Figura 7 – Rapporti tra i valori normali pluviometrici ottenuti dalle simulazioni e dai dati osservativi per l’intero territorio italiano (tabella superiore: estate, tabella inferiore: inverno).

Tale aspetto è legato principalmente al fatto che il modello non riproduce in modo preciso e dettagliato

l'orografia, assegnando ai punti studiati quote diverse da quelle reali (questa è la fonte principale di

errore per le normali termometriche) e non riuscendo quindi a simulare in modo del tutto corretto i

numerosi e complessi effetti che legano le variabili meteorologiche all’orografia del territorio.

Se il confronto tra le normali prodotte dal modello e quelle prodotte dai dati osservativi ha messo in

evidenza significativi scostamenti sistematici, il confronto tra le anomalie mensili ha prodotto risultati

decisamente più soddisfacenti. Un esempio è mostrato in figura 8; questa figura mostra la deviazione

standard delle serie di anomalie mensili del periodo 1961-1990 (si tratta di 360 valori per ogni nodo,

considerati nella loro successione temporale) per le simulazioni (a sinistra) e le osservazioni (a destra).

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25

Figura 8 –Deviazioni standard delle serie in anomalie ottenute dalle simulazioni e dai dati osservativi per l’intero territorio italiano (a destra: simulazioni, a sinistra:osservazioni).

Come si vede, le differenze sono molto contenute (a parte alcuni nodi dell’estremo sud), anche alla luce

del fatto che la procedura di proiezione delle serie osservative sulla griglia del modello tende comunque

a smorzare lievemente la variabilità delle serie osservative.

Un ulteriore esempio del buon accordo tra le distribuzione delle anomalie delle serie da modello e di

quelle osservative è mostrato in figura 9. Essa mostra le distribuzioni cumulate delle anomalie

termometriche (modello e osservazioni) per un punto di griglia in prossimità di Milano. Anche in

questo caso i dati considerati si riferiscono ai 360 valori mensili del periodo 1961-1990.

Anche la coerenza spaziale dei campi di temperature e precipitazioni mensili prodotte dal modellio è

risultata in buon accordo con i dati osservativi. Anche qui mostriamo in figura 10 un esempio. Anche in

questo caso le piccole differenze sembrano dovute soprattutto alla procedura utilizzata per proiettare le

serie osservative sulla griglia del modello.

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26

Figura 9 – distribuzioni cumulate delle anomalie termometriche (modello e osservazioni) per il punto di griglia 9.00 gradi Nord – 45.42 gradi Est. Questo punto è collocato vicino alla città di Milano.

Figura 10 – Distribuzione spaziale del coefficiente di correlazioni con la serie del punto di griglia 9.00 gradi Nord – 45.42 gradi Est (modello: blu, osservazioni: rosso), posta vicino alla città di Milano.

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27

Quindi, in sostanza, la procedura di validazione ha mostrato, da una parte, che le simulazioni

modellistiche non possono assolutamente essere utilizzate per valutazioni alla scala locale senza una

opportuna procedura di downscaling, ma ha messo in evidenza, dall’altra, che le differenze tra le serie

da modello e le serie osservative sono perlopiù limitate ai valori normali13. Il downscaling delle

simulazioni climatiche ottenute con INGV-SXG può quindi essere prodotto semplicemente

sovrapponendo le serie da modello, espresse in termini di anomalie, alle climatologie ottenute dalle serie

osservative14. Le prime descrivono, in modo, coerente l’evoluzione spazio-temporale delle anomalie, le

seconde descrivono la distribuzione spaziale delle normali climatiche per il periodo di riferimento

considerato.

13

Questa importante proprietà delle serie 20C3M del modello INGV SXG è stata, come già osservato, studiata con

grande dettaglio nell’ambito delle due tesi di laurea in fisica di cui alla nota 12. Ad esse si rimanda per ogni ulteriore

approfondimento sull’argomento. 14

Le anomalie devono essere naturalmente calcolate sullo stesso periodo di riferimento utilizzato per le climatologie.

Nel caso in esame si è sempre considerato il periodo 1961-1990.

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28

5. Serie ottenute mediante modelli di scenario e relativo downscaling

Come già osservato nel capitolo precedente, il database PCMDI contiene le simulazioni climatiche per

l’intero XXI secolo effettuate con il modello INGV-SXG, secondo lo scenario emissivo A1B. Il primo

passo per costruire le nostre serie di scenario è quindi stato quello di scaricare queste simulazioni da

questo database. Esse sono contenute nella cartella “D_Scenari_Futuri\SerieA1B”, con nomi dei file

aventi lo stesso significato già descritto per le serie utilizzate per la validazione.

Una volta scaricate le serie, si è preparato un programma che consentisse di proiettare le proiezioni su

ogni punto del territorio lombardo, secondo la metodologia già introdotta nel capitolo precedente. Esso

è stato scritto in due versioni leggermente diverse per le precipitazioni e per le temperature.

Questi programmi si avviano lanciando gli eseguibili “DOWNSCALING_PROIEZIONI_XXXX“

nella cartella D_Scenari_Futuri\Downscaling_Scenari (dove XXXX indica la variabile). La stessa

cartella contiene anche i codici sorgente scritti in linguaggio ForTran.

I programmi sono basati sui seguenti passi:

1. Richiesta delle coordinate del punto di interesse (è necessario attenersi al formato indicato);

2. Lettura e memorizzazione per tutti i 12 nodi della figura 6 delle simulazioni 20C3M (Periodo 1870-

2000);

3. Lettura e memorizzazione nella stessa matrice tri-dimensionale (Anno x Mese x Nodo) delle

corrispondenti simulazioni A1B (2001-2100);

4. Calcolo delle normali mensili relative al periodo 1961-1990 per ognuno dei 12 nodi della figura 6;

5. Trasformazione delle serie 20C3M + A1B (Periodo 1870-2100) in serie di anomalie per ognuno dei

12 nodi della figura 6. Le anomalie sono additive per le temperature e moltiplicative per le

precipitazioni;

6. Definizione dei pesi da associare ad ognuno dei 12 nodi della figura 6 per il calcolo della serie in

anomalie (rispetto alle normali del periodo 1961-1990) relativa al punto in esame. Questi pesi sono

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dati da una funzione come quella indicata nella relazione (1) (vedi capitolo 3), con un peso che si

dimezza ad una distanza dal punto pari a 50 km;

7. Calcolo della serie in anomalie relativa al punto in esame (Periodo 1870-2100). Essa è ottenuta

attraverso una media pesata (vedi punto 6.) delle serie, in anomalie, relative ai 12 nodi della figura 6;

8. Lettura e memorizzazione dei valori normali mensili (periodo 1961-1990) del nodo della climatologia

(vedi capitolo 3) più prossimo al punto in esame;

9. Trasformazione delle serie in anomalie relative al punto in esame in serie in valori assoluti. Questa

trasformazione viene operata mediante i valori normali di cui al punto 8 e le anomalie di cui al punto

7.

I programmi producono i seguenti 3 files:

PESI_X_PUNTO_##_####__##_####;

NORMALI_61_90_X_PUNTO_##_####__##_####;

ZZZZZZZZZZ_PUNTO_##_####__##_####;

Dove le sequenze ##_#### indicano, nell’ordine, la longitudine e la latitudine (2 cifre intere, poi, “_”,

poi quattro decimali), X indica la variabile (P o T) e ZZZZZZZZZZ indica ancora la variabile (in

questo caso PIOGGE o TEMPERATURE).

I files:

PESI_T_PUNTO_09_7898__44_8975

NORMALI_61_90_T_PUNTO_09_7898__44_8975;

TEMPERATURE_PUNTO_09_7898__44_8975

riportano, a titolo di esempio, i risultati per le temperature del punto 9.7898 gradi Est e 44.8975 gradi

Nord.

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Alcuni esempi di andamenti nel tempo delle serie che si possono ottenere con questa procedura sono

riportati nelle figure 11-14. La figura 11 riporta le temperature medie del periodo maggio-ottobre del

punto considerato nell’esempio discusso nel capitolo 3. Questa serie, relativa ad un punto posto sul

ghiacciaio dell’Adamello, può dare un’indicazione del potenziale impatto dei cambiamenti attesi per il

XXI secolo sulla risorsa glaciale di questa aerea. La figura 12 riporta le temperature medie del periodo

novembre-aprile per un punto corrispondente alla posizione dell’Osservatorio di Milano-Brera. In

questo caso il possibile interesse è legato all’impatto atteso dei cambiamenti climatici sulla richiesta di

energia per il riscaldamento degli edifici. Le figure 13 e 14 riportano due serie relative a simulazioni

delle precipitazioni cumulate annuali. La prima si riferisce allo stesso punto già considerato in figura 12,

mentre la seconda si riferisce ad un punto posto in prossimità dei Laghi Gemelli nelle Alpi Orobie;

quest’area è caratterizzata da precipitazioni abbastanza elevate e dispone di importanti impianti per la

produzione di energia idroelettrica.

T - periodo maggio - ottobre

-1.0

0.0

1.0

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

18

70

18

90

19

10

19

30

19

50

19

70

19

90

20

10

20

30

20

50

20

70

20

90

tem

pera

tura

Figura 11 – Temperature medie del periodo 01/05-31/10 per il punto 10.5370 gradi Est – 46.1630 gradi Nord. La simulazione è effettuata con le serie 20C3M del modello INGV-SXG per il periodo 1870-2000, mentre per il

periodo 2001-2100 vengono utilizzate le serie A1B dello stesso modello.

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T - periodo novembre - aprile

2.0

3.0

4.0

5.0

6.0

7.0

8.0

9.0

10.0

11.0

12.0

18

70

18

90

19

10

19

30

19

50

19

70

19

90

20

10

20

30

20

50

20

70

20

90

tem

pera

tura

Figura 12 – Temperature medie del periodo 01/11-30/04 per il punto 9.1891 gradi Est – 45.4717 gradi Nord. La simulazione è effettuata con le serie 20C3M del modello INGV-SXG per il periodo 1870-2000, mentre per il

periodo 2001-2100 vengono utilizzate le serie A1B dello stesso modello.

P - periodo gennaio - dicembre

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

18

70

18

90

19

10

19

30

19

50

19

70

19

90

20

10

20

30

20

50

20

70

20

90

pio

gg

ia (

mm

)

Figura 13 – Precipitazioni cumulate annue per il punto di figura 12. La simulazione è effettuata con le serie 20C3M del modello INGV-SXG per il periodo 1870-2000, mentre per il periodo 2001-2100 vengono utilizzate le serie A1B

dello stesso modello.

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P - periodo gennaio - dicembre

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

18

70

18

90

19

10

19

30

19

50

19

70

19

90

20

10

20

30

20

50

20

70

20

90

pio

gg

ia (

mm

)

Figura 14 – Precipitazioni cumulate annue per il punto 9.8123 gradi Est – 45.9851 gradi Nord . La simulazione è effettuata con le serie 20C3M del modello INGV-SXG per il periodo 1870-2000, mentre per il periodo 2001-2100

vengono utilizzate le serie A1B dello stesso modello

Per tutte le precedenti elaborazioni, con la procedura descritta si sono ottenute serie mensili che sono

poi state aggregate per i diversi periodi considerati nelle figure presentate.

L’interesse della procedura presentata va naturalmente molto al di là degli esempi presentati nelle

precedenti figure; essa consente infatti di costruire serie di scenario per un qualsiasi punto della regione

lombarda, consentendo, peraltro, di ottenere, accanto agli andamenti futuri sottoposti a downscaling,

anche gli andamenti simulati relativi al periodo 1871-2000.