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Biochimica Applicata Introduzione alle metodiche e tecniche di analisi del laboratorio clinico. Controllo di qualità, statistica, modalità di campionamento, fattori preanalitici. Elettroforesi delle proteine. Profilo glicemico, glicemia, curva da carico, HbA1c. Profilo lipidico: lipoproteine, colesterolo, trigliceridi - Marcatori di danno miocardico: CK, CK-MB, troponine I/T, mioglobina. Significato dei dosaggi degli enzimi AST e ALT. Significato del dosaggio di alcuni metaboliti e altre molecole non proteiche di interesse clinico: acido lattico, acido urico, azoto ureico, creatinina, creatina. Programma delle lezioni del Corso di Laurea in Infermieristica Programma delle lezioni del Corso di Laurea in Infermieristica

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Biochimica Applicata

Introduzione alle metodiche e tecniche di analisi del laboratorio clinico. Controllo di qualità, statistica, modalità di campionamento, fattori preanalitici. Elettroforesi delle proteine. Profilo glicemico, glicemia, curva da carico, HbA1c. Profilo lipidico: lipoproteine, colesterolo, trigliceridi -Marcatori di danno miocardico: CK, CK-MB, troponine I/T, mioglobina. Significato dei dosaggi degli enzimi AST e ALT. Significato del dosaggio di alcuni metaboliti e altre molecole non proteiche di interesse clinico: acido lattico, acido urico, azoto ureico, creatinina, creatina.

Programma delle lezioni del Corso di Laurea in InfermieristicaProgramma delle lezioni del Corso di Laurea in Infermieristica

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Biochimica Applicata

• Studio delle metodologie di preparazione e analisi dicampioni biologici con applicazioni nel campo della ricercae della diagnostica medica di laboratorio.

• In campo medico riguarda principalmente lo studio dellealterazioni biochimiche di natura patologica tramitel’ausilio di tecniche analitiche chimico-strumentali ed immunochimiche.

• Si applica principalmente a studi su sangue e urine per la facilità di reperimento dei campioni.

Definizioni e applicazioniDefinizioni e applicazioni

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Biochimica Applicata

• I risultati degli esami biochimici sono utili allaformulazione della prognosi di una malattia una volta chene sia stata effettuata la diagnosi così come sono utili nelmonitoraggio di una terapia.

• Ogni ospedale è attrezzato con apparecchiature per effettuare esami di tipo biochimico per determinareparametri al fine di controllare lo stato di salute deipazienti (es. determinazione della glicemia, del colesterolo…ecc.).

Definizioni e applicazioniDefinizioni e applicazioni

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Biochimica Applicata

• Esistono anche esami di tipo specialistico che vengonoeffettuati solo da alcuni laboratori a causa del costo diapparecchiature e reagenti e della relativa limitatarichiesta per queste analisi (es. dosaggio di ormoni…ecc.).

• Tutti i laboratori ospedalieri che effettuano analisi di tipobiochimico sono disponibili anche fuori orario per esamiurgenti in situazioni di emergenza in cui la tempestivitàdelle indagini è fondamentale per il paziente (es. diagnosidi infarto del miocardio…ecc.).

Definizioni e applicazioniDefinizioni e applicazioni

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Biochimica Applicata

• Ad oggi, molti laboratori sono attrezzati di macchinecomputerizzate per l’esecuzione di esami effettuatiabitualmente, ne sono un esempio i contatori elettronici, che consentono l’analisi di un campione in pochi secondi e forniscono anche numerosi parametri utili per stabilire se vi sono anomalie a carico delle cellule del sangue. Vi sono poi kit di analisi per effettuare indagini meno frequenti.

• Il laboratorio di biochimica rappresenta soltanto uno deiprocessi di accertamento e gestione del paziente e possonoessere effettuati anche altri tipi di indagini per accertareuna determinata patologia.

Definizioni e applicazioniDefinizioni e applicazioni

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

Fase preanalitica

Il campione è influenzato da diversi fattori e processi primadi essere analizzato in laboratorio, tra questi vi sono:

l’informazione da parte del clinico;

la preparazione del paziente;

il prelievo, il trattamento, la conservazione e il trasporto

del campione.

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

Fase preanalitica

Esempi:

La raccolta del campione deve avvenire in modo tale da evitare contaminazioni esterne, garantendone l’integrità e la corrispondenza al reale stato di salute presentato dal paziente (es. ingresso di microorganismi nel contenitore del campione).

Durante un prelievo di sangue può avvenire emolisi del campione cioèil passaggio delle componenti intracellulari dei globuli rossi nel plasma per la distruzione della loro membrana cellulare.Ciò può avvenire perché il laccio emostatico sul braccio del paziente èallacciato troppo stretto ed è causa di una prolungata stasi venosa, ma anche perché l’ago utilizzato ha un diametro troppo piccolo.

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

Fase preanaliticaEsempi:

L’emolisi può anche essere causata da un eccessivo scuotimento delle provette dopo il prelievo e dalla ritardata separazione delle cellule dal siero o plasma (più di 3 ore dal prelievo).

Un campione di sangue conservato ad una temperatura eccessiva per tutta la notte prima di essere spedito in laboratorio, avrà valori erroneamente elevati di potassio, fosfato ed enzimi del globulo rosso come la lattico-deidrogenasi a causa del loro rilascio nel plasma dovuto ad una emolisi di natura termica.

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

In conclusione, la causa di molti errori durante la fase preanaliticapuò avere effetto sul risultato finale dell'analisi e in alcune circostanze può condurre ad una falsa diagnosi.

Fase preanalitica

Quindi un emolizzato è caratterizzato da una alterata composizione dicostituenti chimici nel siero o nel plasma. Presenta una colorazione rossadovuta all'emoglobina fuoriuscita dai globuli rossi che interferisce con le misurazioni fotometriche e tra l’altro le reazioni chimiche durante le analisi possono essere influenzate dalle sostanze cellulari disperse con l'emolisi.

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

La maggior parte delle analisi biochimiche è di tipo quantitativo.Si determina il quantitativo di una certa molecola in un piccolo volume diplasma, siero, urine o altri fluidi e i risultati sono espressi come concentrazioni, (mmoli o μmoli per litro, mg/dl…ecc.).Gli enzimi non sono espressi normalmente in moli, ma come attivitàenzimatica in “Unità” che è un valore direttamente proporzionale allaquantità di enzima presente. Si definisce unità di enzima quella quantitàdi enzima che ad una temperatura prefissata (standardizzata) elabora 1 μmole di substrato in un minuto. Rappresenta una misura della propriafunzione catalitica.

Fase analitica

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

In molti tipi di analisi si ricercano nel campione specifici marcatori(markers) che sono molecole spesso di natura proteica contenute esclusivamente o quasi in un determinato tessuto perché caratteristiche di un dato tipo di cellule differenziate.Per essere utilizzato come indice di malattia un marker dovrebbe essere osservabile solo quando questa si manifesti. Generalmente è necessario però comparare più dati e seguirne l’andamento nel tempo poiché pochi markers sono veramente specifici.

Fase analitica

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

Il valore dei risultati delle misure analitiche è influenzato dalle modalitàcon cui si esegue una certa metodica e dai cambiamenti che possonoavvenire nei fluidi biologici del paziente in un certo periodo di tempo.La discriminazione tra risultati normali o patologici è influenzata dafattori biologici che devono essere presi in considerazione durantel’interpretazione di un qualunque risultato quali sesso, età, dieta, orariodell’esame, uso di farmaci…ecc. Ciò permette di comprendere come in casi particolari un risultato anomalo non sempre indica una malattia e un risultato nella norma non la esclude necessariamente.

Fase analitica

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

I risultati di un campionamento sono caratterizzati da:

1) Precisione e accuratezza2) Sensibilità e specificità3) Controllo di qualità4) Intervalli di riferimento

Fase analitica

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

1) La precisione è la riproducibilità di un metodo analitico rappresentata dal grado di convergenza di dati individualmente rilevati su un valore medio della serie cui appartengono. L’accuratezza indica quanto il valore misurato si avvicina al valore medio preso come miglior stima del valore reale.

Fase analitica

Impreciso Preciso ma non accurato Preciso e accurato

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

2) La sensibilità analitica di un esame è la misura della più piccola quantità di analita che il metodo può rilevare. La specificità analitica riguarda quanto un esame riesce a discriminare tra l’analisi richiesta e le sostanze che potenzialmente possono interferire.

3) Controllo di qualità è costituito dalle prove che vengono eseguite dallo staff del laboratorio per accertarsi che l’esecuzione del saggio sul campione del paziente sia corretta. Nei campioni di controllo che vengono analizzati regolarmente si conoscono i risultati.

Fase analitica

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

4) Intervalli di riferimento sono forniti con il risultato degli esami per un confronto con valori trovati in soggetti sani e sono diversi a seconda dei fattori biologici del paziente quali sesso, età…ecc.Il clinico deve comunque interpretare i risultati a seconda della storia del paziente e in base al risultato di altri tipi di indagini.Se il risultato non è in accordo con quello atteso per il paziente può essere prescritta la ripetizione degli esami.

Fase analitica

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

E’ un vero e proprio tessuto con sostanza intercellulare liquida, costituitodagli elementi figurati quali i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine e da una parte liquida, il plasma sanguigno.

Il sangue

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

Poichè il sistema circolatorio deve essere “autosigillante”, l'arresto di un eventuale sanguinamento sia arterioso che venoso avviene tramite il meccanismo della coagulazione che consiste nella trasformazione di una parte del sangue in una massa solida. Ciò avviene tutte le volte che il sangue entra in contatto con una superficie bagnabile diversa dall’endotelio vasale. La coagulazione avviene tramite una serie di fattori che agiscono “in cascata” nel senso che ciascuno di essi funge da attivatoredi quello seguente fino alla trasformazione della protrombina (enzima inattivo presente nel plasma) in trombina che agendo proteoliticamentesulla proteina plasmatica solubile fibrinogeno induce la formazione della fibrina, una proteina monomerica filamentosa che tende a legarsi agli altri monomeri formando un reticolo che imbriglia gli elementi figurati dando inizio alla formazione del coagulo.

Il sangue: la coagulazione

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Campionamento e analisiCampionamento e analisiIl sangue: la coagulazione

Autore Peter Forster

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

Nel laboratorio clinico, se si raccoglie il sangue in una comune provetta, dopo la formazione del coagulo si ottiene un campione di siero mediantecentrifugazione e si può procedere su questo per parecchie analisibiochimiche.In altri casi, quando ad esempio il campione deve essere congelato, ilsangue viene raccolto in una provetta contenente un anticoagulante che èun composto capace di rallentare o interrompere il processo di coagulazione del sangue.L'impiego di sostanze anticoagulanti è indispensabile per l'esecuzione di tutte le analisi che devono essere effettuate su "sangue intero", come l'esame emocromocitometrico, l'allestimento di strisci ematici su vetrino per eseguire la formula eritrocitaria o l'esame morfologico di eritrociti e leucociti.

Il sangue

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

In commercio sono disponibili provette che contengono diversi tipi di anticoagulante, la cui scelta nella diagnostica di laboratorio è molto importante al fine di evitare interferenze nell'esecuzione degli esami richiesti o per conservare al meglio la morfologia degli elementi cellulariper le indagini ematologiche.

Il sangue

www.donatoricapranica.org

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

EPARINAE’ un glicosamminoglicano presente a bassi livelli nel sangue e nei tessuti ed è prodotta da granulociti basofili. Inibisce alcuni fattori della coagulazione impedendo una crescita incontrollata del coagulo. L’impiego di questo anticoagulante permette di effettuare praticamente ogni tipo di analisi biochimica. Non può essere utilizzato per la determinazione dell’emocromo perché causa la formazione di aggregati di leucociti e soprattutto di piastrine.

EDTAL'acido etilendiamminotetracetico di sodio o di potassio esplica la sua azione formando un composto insolubile con lo ione calcio (meccanismo comune ad altri anticoagulanti) che è fondamentale per il processo di coagulazione. Viene utilizzato per eseguire l'esame emocromocitometricoe raramente è d’uso per altri esami.

Il sangueTra gli anticoagulanti più diffusi vi sono:

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Campionamento e analisiCampionamento e analisi

CITRATOSottoforma di sale sodico, agisce legandosi al calcio per dare un composto insolubile tale da impedire la coagulazione. Non ha effetti tossici e quindi èutilizzato per il sangue destinato alle trasfusioni. E’ impiegato per la misura della velocità di eritrosedimentazione (VES) e per lo studio dei principali fattori della coagulazione.

FLUORURO DI SODIOAgisce analogamente legandosi allo ione calcio. E’ un inibitore della glicolisi per cui stabilizza la concentrazione del glucosio ematico nel tempo.È quindi l'anticoagulante da preferirsi per i campioni di sangue sui quali si debba determinare la glicemia.

Il sangue

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Elettroforesi delle proteineElettroforesi delle proteineL’elettroforesi è un metodo mediante il quale, in soluzione, molecole elettricamente cariche (proteine o acidi nucleici) vengono separate tramite migrazione per applicazione di un campo elettrico.Nel caso della separazione di proteine generalmente si utilizza il metodo della elettroforesi su gel di poliacrilammide (SDS-PAGE) che si basa sulla polimerizzazione del monomero solubile acrilammide (in presenza di un catalizzatore) all’interno di una vaschetta di materiale plastico.Il gel così ottenuto presenta maglie porose, le cui dimensioni possono essere modificate variando le componenti delle matrice acrilammidica o degli agenti polimerizzanti.

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Elettroforesi delle proteineElettroforesi delle proteine

Le proteine che si vogliono separare elettroforicamente vengono parzialmente denaturate con un detergente anionico, il sodio dodecilsolfato (SDS) che ne causa la denaturazione conferendo al polipeptide una netta carica negativa proporzionale alla sua lunghezza. Sono anche trattate con un agente riducente che scinde i legami disolfuro(mercaptoetanolo) agevolando la linearizzazione della proteina. Le proteine così rese solubili vengono immesse in piccoli pozzetti (polo negativo) ricavati nel gel precedentemente immerso in una soluzione tampone che mantiene costante il pH.

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Elettroforesi delle proteineElettroforesi delle proteine

A questo punto una volta completato l’apparato, si collega agli elettrodi di un alimentatore di corrente e le proteine migreranno nel campo elettrico in base al loro peso molecolare essendo più o meno trattenute nelle maglie del gel che funziona da setaccio molecolare.La corsa elettroforetica del campione viene associata a polipeptidi che fungono da standard di peso molecolare che per confronto direttopermettono di stimare il peso molecolare con buona approssimazione.

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Terminata la corsa elettroforetica si procede alla colorazione del gel per identificare le singole bande di proteine. E’ possibile “tradurre” la corsa elettroforetica in un segnale digitalizzato mediante uno strumento chiamato densitometro che sfrutta il passaggio di un raggio luminoso a velocitàcostante lungo il percorso della separazione elettroforetica e registra così la densità ottica delle varie bande. Questo consente di determinare l’esatta posizione delle varie bande (peso molecolare) rispetto ad uno standard noto, e di valutare con buona approssimazione la concentrazione di proteina nelle singole bande.

Elettroforesi delle proteineElettroforesi delle proteine

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94

67

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30

20

Colorazione BluColorazione Blu--CoomassieCoomassie

Elettroforesi delle proteineElettroforesi delle proteine

Bande visualizzate con Bande visualizzate con SilverSilver--stainstain kitkit

94

67

43

30

20

Gel elettroforetici con marcatori di peso molecolare

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Elettroforesi delle proteineElettroforesi delle proteine

Concentrazioniproteiche

Tracciato elettroforetico delle sieroproteinedel sangue umano

Si utilizza per lo studio di alcune anomalie nelle proteine del siero.

-+

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La glicemiaLa glicemia

Il glucosio proveniente dalla dieta viene trasportato dalle cellule epiteliali dell’intestino tenue al flusso sanguigno. Una parte èdestinata alle cellule cerebrali, mentre buona parte del rimanente viene convertita nei tessuti del fegato e dei muscoli nel polisaccaride glicogeno che funge da riserva di energia che viene utilizzata dall’organismo solo quando ènecessario.

Tra le funzioni più importanti del fegato vi è il mantenimento a valori costanti della concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia).In questo organo avviene in misura rilevante la sintesi di glicogeno e viceversa anche il processo di glicogenolisi che libera glucosio destinato al circolo sanguigno.I due processi di sintesi e di scissione del glicogeno agiscono in equilibrio e sono finemente regolati in modo da mantenere il piùpossibile costante la glicemia, garantendo l’apporto di glucosio a tutti i tessuti dell’organismo.

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La regolazione della glicemia (valori normali 80-100 mg/dl) avviene ad opera della parte endocrina del pancreas (isole di Langerhans) costituita da gruppi di cellule disseminati nella parte esocrina(preposta alla produzione di enzimi digestivi) di questa ghiandola.

Quando la concentrazione di glucosio nel sangue tende a diminuire il fegato rilascia nel flusso sanguigno tale zucchero. Questo processo viene mediato dall’ormone peptidico glucagone prodotto dalle cellule α del pancreas endocrino. Viceversa se il livello ematico di glucosio nel sangue aumenta viene liberato in circolo l’ormone peptidico insulina prodotto dalle cellule β del pancreas endocrino.

La glicemiaLa glicemia

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L’insulina che è secreta in risposta a elevati livelli ematici di glucosio agisce legandosi ad un recettore esterno della membrana cellulare per favorire l’ingresso del glucosio nelle cellule del fegato, del muscolo e del tessuto adiposo stimolando la sintesi di glicogeno e grassi e inibendone la demolizione.

Glucosio

Trasportatoredel Glucosio

Insulina

Fosfatasi

Recettoreper l’insulina

P

+

Pi

GlicogenoFosforilasi attiva

GlicogenoFosforilasi inattiva

La glicemiaLa glicemia

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Il glucagone che è secreto in risposta a bassi livelli ematici di glucosio agisce legandosi ad un recettore esterno della membrana cellulare stimolando il fegato a rilasciare il glucosio attraverso la glicogenolisi e la gluconeogenesi e stimolando il tessuto adiposo a rilasciare acidi grassi.

Glucosio

Trasportatoredel Glucosio

Glucagone

Cinasi

Recettoreper il glucagone

P

+

ATP

GlicogenoFosforilasi attiva

GlicogenoFosforilasi inattiva

ADP+

La glicemiaLa glicemia

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E’ una patologia caratterizzata da iperglicemia (valori di concentrazione di glucosio ematico anche maggiori di 200 - 250 mg/dl)e da conseguente glicosuria cioè da perdita di glucosio con le urine.Ne è causa l’insufficiente secrezione di insulina oppure la scarsa stimolazione delle cellule bersaglio. Come conseguenza il livello di glucosio nel sangue molto alto ne permette un cospicuo passaggioattraverso il filtro glomerulare e anche a causa di un insufficiente riassorbimento nei tubuli dei nefroni si ritrova nelle urine. L’elevata quantità di glucosio nelle urine fornisce un utile test diagnostico della malattia.Il principale problema di questa patologia è che le cellule non possono assumere una quantità adeguata di glucosio.

Esistono due forme di questa malattia:

Il diabete mellitoLa glicemiaLa glicemia

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1) Il diabete insulina-dipendente o giovanile colpisce circa il 15% dei pazienti diabetici. In questa patologia l’insulina è assente o quasi perché il pancreas ha cellule β difettose o ne è privo come conseguenza di un attacco autoimmunitario. Gli individui che ne sono affetti hanno bisogno di iniezioni giornaliere di insulina per sopravvivere e possono presentare in età giovanile disfunzioni renali, danni neurologici e malattie cardiovascolari, se non controllati adeguatamente.

2) Il diabete non insulina-dipendente o dell’età adulta colpisce circa l’85% dei pazienti diabetici. Di solito si sviluppa progressivamente dopo i 40 anni di età. I malati hanno livelli di insulina normali o anche superiori alla media, ma i loro sintomi possono derivare dalla scarsità di recettori per l’insulina sulla superficie delle loro cellule.

Il diabete mellitoLa glicemiaLa glicemia

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Diagnosi del diabete

La concentrazione del glucosio viene determinata di routine in campioni di sangue raccolti in provette contenenti fluoruro (anticoagulante inibitore della glicolisi).Quando si ottiene un valore della glicemia a digiuno maggiore o ugualea 110 mg/dl si è al limite per avere un ragionevole dubbio che vi sia unaalterazione, anche se iniziale, della regolazione del metabolismo del glucosio.Nel caso in cui il paziente presenti una glicemia basale compresa tra115 mg/dl e 140 mg/dl, si deve ricorrere ad ulteriori accertamenti come al test curva da carico orale di glucosio.

La glicemiaLa glicemia

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Diagnosi del diabete: curva da carico orale di glucosio

E’ un test mediante il quale viene diagnosticato il diabete in soggetti in cui si è osservata una glicemia superiore ai valori nella norma.L’esame si svolge tramite alcuni prelievi ematici su cui si determina la glicemia. Il primo è a digiuno e gli altri quattro avvengono a distanza di30 minuti l’uno dall’altro per le due ore successive dopo l’ingestione di75 grammi di glucosio sciolti in acqua.Se i valori, dopo 2 ore dall’assunzione del carico di glucosio sonomaggiori o uguali a 200 mg/dl si è in presenza di un soggetto diabetico. Se sempre dopo 2 ore, sono compresi tra 140 e 200 mg/dl si parla dialterata o ridotta tolleranza al glucosio.

La glicemiaLa glicemia

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L’attendibilità dei risultati del test che deve essere svolto al mattinodipende dalle condizioni di preparazione del paziente che:

non deve avere assunto farmaci in grado di modificare i livellidi glicemia;

deve mantenersi a digiuno da almeno dieci ore;

non si deve essere impegnato in attività lavorative o sportive troppo intense;

non deve avere ingerito, nei tre giorni precedenti il test, quantità troppo scarse o eccessive di carboidrati;

non deve avere manifestato stati febbrili.

La glicemiaLa glicemiaDiagnosi del diabete: curva da carico orale di glucosio

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Spesso è necessario ottenere risultati immediati della glicemia.E’ ormai diffusa la pratica dell’automonitoraggio nei pazienti diabetici con frequenza stabilita dal medico.Il glucosio ematico viene valutato al di fuori del laboratorio tramite un misuratore elettronico della glicemia. Questo tipo di esame prevede il prelievo di una piccola quantità di sangue da un dito del paziente variando il momento dell’autoesame, allo scopo di ottenere un quadro complessivo del proprio controllo glicemico.

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Profilo glicemico

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Consiste nella determinazione della glicemia più volte durante la giornata: a digiuno, prima e 2 ore dopo il pasto ed eventualmente alla sera prima dicoricarsi.

Si impiega: •nel monitoraggio di un diabete ancora non ben compensato per individuare i necessari aggiustamenti della terapia;

•se si deve cambiare la terapia farmacologica;

•routinariamente, in tutti i casi in cui è necessario uno stretto controllometabolico.

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Profilo glicemico

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Il glucosio presente nel sangue ad alte concentrazioni (iperglicemia), come avviene in caso di diabete, può legarsi irreversibilmente con un meccanismo non enzimatico ai gruppi amminici N-terminali delle catene βdell'emoglobina, trasformandola in una forma glicata (HbA1c).L’emoglobina in questo stato alterato non è più in grado di legarel'ossigeno con la stessa efficacia dell'emoglobina fisiologica, provocandocosì una minore ossigenazione dei tessuti. Ne conseguono danni agli organiche si possono osservare in soggetti diabetici.

Emoglobina glicata

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L’entità di HbA1c aumenta proporzionalmente ai valori di glicemia, pertanto i livelli di emoglobina glicata sono un indice del livello medio diglucosio ematico.Il legame delle molecole di glucosio all'emoglobina avviene lentamente tanto da impiegare anche diverse settimane, pertanto la concentrazione diemoglobina glicata fornisce una stima retrospettiva della glicemia per un periodo di circa 120 giorni (tempo di vita medio dei globuli rossi).

Emoglobina glicata

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Considerando che i danni dovuti all'iperglicemia si hanno solo a seguito diun certo prolungamento di questo stato si può comprendere l'importanzadel dosaggio dell’emoglobina glicata che deve essere mantenuta il piùpossibile in bassa concentrazione. Non si conosce però una concentrazione soglia di emoglobina glicata al disotto della quale sicuramente non si avranno complicazioni ma, in lineagenerale livelli al di sotto di 7,7 % di emoglobina glicata rispetto a quellafisiologica sono ritenuti accettabili, livelli inferiori a 5,5 % sono consideratinormali.

Emoglobina glicata

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Normalmente il dosaggio dell’emoglobina glicata viene richiesto dal medico da due a quattro volte all’anno.Per poter valutare al meglio il controllo della glicemia di un paziente, il medico spesso prende in considerazione sia i risultati dell’automonitoraggiosia i valori di emoglobina glicata.In conclusione si può affermare che per valutare lo stato glicemico del paziente diabetico è molto utile associare alla glicemia anche la determinazione dell'emoglobina glicata che fornisce informazioni sulla media glicemica degli ultimi 120 giorni.

Emoglobina glicata

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Queste considerazioni consentono di affermare che una glicemia nellanorma ma con un alto livello di emoglobina glicata in quel dato momento, non corrisponde al grado di compenso metabolico del soggetto che, durantela giornata, potrebbe avere picchi glicemici senza rendersene conto.Pertanto, la sola glicemia, risulta insufficiente per un efficace controllo del soggetto diabetico perché non fornisce alcuna indicazione sullo stato dicompenso glico-metabolico che è responsabile delle numerose complicanzedel diabete.

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La glicosuriaLa glicosuriaMolte sostanze presenti nel plasma sanguigno si ritrovano nell’urina solo quando la loro concentrazione plasmatica supera un determinato valore detto soglia di escrezione. Per tali sostanze esiste quindi un valore massimo di filtrato che può essere totalmente riassorbito nei tubuli renali ed oltre il quale la sostanza compare nell’urina.

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La glicosuriaLa glicosuria

Esiste una ben definita soglia renale di escrezione che è caratteristica di quei componenti del filtrato preziosi per l’organismo come il glucosio e gli amminoacidi che non devono essere perduti con l’urina. La loro concentrazione plasmatica è infatti di regola inferiore alla loro soglia di escrezione.Una conseguenza di tale fenomeno è che si può ritrovare glucosio nelle urine di soggetti anche in condizioni fisiologiche, ad esempio dopo un abbondante pasto a base di carboidrati.Se però è presente glucosio nelle urine anche quando il glucosio ematico presenta valori normali, in genere ciò può riflettere l’incapacità dei tubuli renali di riassorbire glucosio, a causa di specifiche lesioni tubulari.

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Molecole non proteiche di interesse clinico

E’ la misura dell'azoto totale non proteico presente nel sangue derivantecioè da urea, amminoacidi, acido urico, creatina e creatinina.In condizioni fisiologiche ha valori tra 8 e 24 mg/dl.Questa misura indica però principalmente la concentrazione di urea nelsangue che è presente in maggiore quantità rispetto ad altre molecoleazotate (circa il 90%).Alcune di queste molecole eliminate a livello renale con le urine sonoprodotti di rifiuto che derivano dalla degradazione delle proteine.Danni all'apparato renale possono provocare accumulo di sostanze dirifiuto nel sangue, ne consegue che la presenza di una azotemia elevatapuò essere indice di problemi renali.

AzotemiaAzotemia

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Molecole non proteiche di interesse clinico

I valori che si riscontrano in un soggetto sono influenzati dall'attivitàmetabolica del fegato e dalla capacità di escrezione del rene. Un aumento dei valori dell'azotemia (iperazotemia) si riscontra principalmente in patologie renali croniche.Inoltre, è presente iperazotemia anche in patologie acute come l’insufficienza renale acuta ed in casi di ostruzione del tratto urinario. Una diminuzione dei valori, invece, può indicare un’insufficienza epatica.

AzotemiaAzotemia

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Fra le cause non patologiche di elevati valori di azotemia vi sono:

• Una dieta eccessivamente ricca di proteine.

• Un'attività sportiva o lavorativa intensa che causa un notevolecatabolismo muscolare: l'organismo usa le proteine come scortaenergetica.

• Molti farmaci che aumentano il catabolismo (per esempio i cortisonici) e in particolare: l'aspirina, le cefalosporine e alcuni agenti chemioterapici.

• la gravidanza (per la elevata richiesta di proteine).

Molecole non proteiche di interesse clinico

AzotemiaAzotemia

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UreaE’ il prodotto finale del catabolismo delle proteine e si produce nel fegato per deamminazione degli amminoacidi. E’ presentenel sangue ad una concentrazione da 8 a 20 mg/dl (uremia) ed èanche il composto che si ritrova nell’urina in maggiore quantitàcon una eliminazione giornaliera di 20-30 gr. che varia però in funzione del tipo di alimentazione (aumenta con una dietaiperproteica e diminuisce con una dieta a base di vegetali).

Valori elevati possono essere indice di:•Insufficienza renale acuta o cronica

•Insufficienza cardiaca acuta o cronica

•Diabete

•Altre patologie

Valori al di sotto della norma possono essere indice di: •Malnutrizione

Molecole non proteiche di interesse clinico

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Acido uricoAcido urico E’ uno dei prodotti finali del catabolismo degli acidinucleici derivando dalle basi azotate puriniche adeninae guanina. La quantità eliminata con l’urina dipendequindi dall’entità del catabolismo ed aumenta quandol’alimentazione è ricca di composti purinici.Normalmente essa ammonta a circa 0,6 gr. nelle 24 ore.L’acido urico è poco solubile in acqua e nell’urinatende a cristallizzare, formando un sedimento.Tipica manifestazione patologica di un suo eccesso neifluidi corporei è la gotta. Si manifesta con unainfiammazione articolare dolorosa determinata dalladeposizione di cristalli quasi insolubili di urato di sodio.L’acido urico può anche precipitare nei reni e negliureteri sotto forma di calcoli potendo provocare anchel’ostruzione delle vie urinarie. Ciò accade se la suapresenza nel sangue supera la soglia di 7 mg/dl instaurandosi uno stato di iperuricemia.

Molecole non proteiche di interesse clinico

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BilirubinaBilirubina

Molecole non proteiche di interesse clinico

E’ un pigmento biliare, intermedio della degradazionedell’eme. Viene trasportata nel sangue sotto forma dicomplesso con l’albumina.Quando il sangue ne contiene quantità eccessive si ha la deposizione di questa sostanza che colora di giallo la pelle e le sclere (ittero). Ciò è indice di una anormalevelocità di distruzione dei globuli rossi, una disfunzioneepatica, o l’ostruzione del dotto biliare. Eliminazione giornaliera con le urine di 2 mgr.

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CreatinaCreatina

Molecole non proteiche di interesse clinico

Rappresenta una riserva ad alta anergia per la formazione di ATP. E’ abbondante nei muscoli per la contrazione muscolare e nelle cellule nervose chehanno un notevole fabbisogno energetico. Neivertebrati è presente in forma fosforilata tramite unareazione reversibile ad opera dell’ATP catalizzata dallacreatina chinasi:

ATP + creatina fosfocreatina + ADP

La fosfocreatina funziona come un tampone per l’ATPnelle cellule sopperendo alla richiesta energetica.

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CreatininaCreatininaDopo l’urea, è la più abbondante delle molecole azotatepresenti nell’urina. Deriva dalla defosforilazione e catabolismo della fosfocreatina presente nel tessutomuscolare in qualità di donatore di gruppi fosforici ad alto contenuto energetico, nella catena di reazioni cheaccompagnano la contrazione muscolare. La quantitàdi creatinina escreta varia leggermente a seconda dellosviluppo e dell’attività delle masse muscolari e ammonta a circa 2 gr. nelle 24 ore.Viene dosata nelle urine e nel sangue (creatininemia) come indice della funzionalità renale.

Molecole non proteiche di interesse clinico

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ClearanceClearance della della creatininacreatinina

In generale per clearance renale si indica il volume di plasma sanguignoche viene completamante “ripulito” dai reni nell’unità di tempo (solitamente un minuto) per una determinata sostanza.Nel caso della creatinina è la quantità di sangue che può essereefficacemente depurata da essa nell'unità di tempo.Per calcolarla devono essere noti contemporaneamente i valori dicreatininemia, di creatinina ed il volume di urina emesso per minuto. Poiché la creatinina passa nel filtrato glomerulare in concentrazioneuguale a quella che ha nel sangue e poiché non viene né eliminata, nériassorbita dai tubuli renali, il calcolo della clearance della creatininapermette di valutare, con buona approssimazione, la quantità di filtratoglomerulare che si forma in un minuto. E', dunque, un indice dellafunzionalità renale.

Molecole non proteiche di interesse clinico

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ClearanceClearance della della creatininacreatinina

Molecole non proteiche di interesse clinico

Per determinare la clearance della creatinina è necessario eseguire unaraccolta delle urine nelle 24 ore, valutando poi la creatininuria e la creatininemia sempre nello stesso periodo di tempo.I dati raccolti vanno poi inseriti nella formula che è comunque di usogenerale es. EDTA…ecc.):

C= (U x V)/P

C = clearance (volume del plasma)U = concentrazione urinaria della creatininaV = volume di urine raccolto nelle 24 oreUxV=quantità di creatinina escreta nell’urinaP = concentrazione plasmatica della creatinina (creatininemia)

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Molecole lipidiche di interesse clinico

TrigliceridiTrigliceridiSono esteri del glicerolo, importante riservaenergetica dell’organismo che costituisconocirca il 90% dei lipidi assunti con l’alimentazione.Una volta sintetizzati nel fegato sonoimpacchettati in lipoproteine a densità moltobassa (VLDL) e rilasciati direttamente nelcircolo sanguigno. Questo permette dimantenerli in soluzione acquosa e ditrasportarli nei distretti di consumo o accumulo.Mediamente un valore ematico normale ècompreso tra i 70 e i 140 mg/dl.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

TrigliceridiTrigliceridi

La concentrazione ematica di trigliceridi aumenta per cause esogene, da introduzione eccessiva di alcolici, glucidi e lipidi portando a ipertrigliceridemia. Si può avere anche dislipidemia.Alti livelli di trigliceridi nel sangue aumentano il rischio di malattie coronariche (come l'infarto) e la possibilità di sviluppare l'aterosclerosi.L’ ipertrigliceridemia, associata ad assunzione di alcol, è il risultato di un aumento plasmatico delle VLDL.In una malattia genetica a carattere autosomico la concentrazione di trigliceridi è aumentata per deficit familiare di lipasi lipoproteica, portando ad un aumento delle VLDL.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

ColesteroloColesteroloE’ lo sterolo più abbondante negli animali ed è unodei principali componenti delle membrane plasmatiche delle cellule. Possiede un gruppoossidrilico responsabile del debole carattereanfipatico di questa molecola. Essendo un composto ad anelli condensati genera una rigiditàdella molecola superiore a quella degli altri lipididella membrana. E’ abbondante anche nellelipoproteine del plasma sanguigno dove circa il70% del colesterolo totale è esterificato ad acidigrassi a lunga catena.Altra funzione importante è quella di precursoredegli ormoni steroidei e degli acidi biliari.Mediamente un valore ematico normale ècompreso tra i 150 e i 200 mg/dl.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

ColesteroloColesterolo

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Molecole lipidiche di interesse clinico

ColesteroloColesterolo

Esistono due vie di approvigionamento del colesterolo, la sintesi nel fegatoa partire dall’Acetil-Coa e l’assunzione con gli alimenti.Può essere convertito in acidi biliari utilizzati nei processi digestivi o in alternativa può essere esterificato e immesso nel sangue come parte deicomplessi lipoproteici chiamati lipoproteine a bassa densità (LDL).I tessuti periferici normalmente ricavano la maggior parte del lorocolesterolo esogeno dalle LDL mediante endocitosi mediata da recettore.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

ColesteroloColesterolo

Questa molecola viene trasportata tra il fegato e i tessuti periferici e viceversa. Mentre le LDL trasportano il colesterolo dal fegato, ilcolesterolo è ritrasportato al fegato dalle lipoproteine ad alta densità(HDL). Il colesterolo in eccesso viene eliminato dal fegato come acidibiliari, proteggendo quindi il corpo da un eccessivo accumulo di questamolecola insolubile in acqua.Anche se questo composto è essenziale per la vita la sua deposizione nellearterie è stato associata a malattie cardiache e aterosclerosi checostituiscono principali cause di morte dell’uomo.In un organismo sano è efficiente un intricato equilibrio tra biosintesi, utilizzazione e trasporto del colesterolo, che tende a mantenere al minimola sua pericolosa deposizione.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

LipoproteineLipoproteineSono complessi molecolari costituiti da proteine e lipidi non associaticovalentemente.Questo sistema costituito da diversi tipi di lipoproteine si è evoluto per risolvere il problema rappresentato dal trasporto di molecole idrofobichenell’organismo in un mezzo acquoso quale il plasma sanguigno.Una lipoproteina è una complessa struttura sferica con un core idrofobicoavvolto da un rivestimento idrofilico.Nel core sono contenuti trigliceridi ed esteri del colesterolo, mentre la superficie contiene fosfolipidi, colesterolo libero ed apolipoproteine, chepermettono il riconoscimento di specifici recettori sulla superficie dellecellule bersaglio, permettendo così l’internalizzazione delle lipoproteina.E’ d’uso classificare le lipoproteine in base alla loro densità poichè vengonoprincipalmente isolate mediante ultracentrifugazione.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

LipoproteineLipoproteine

Fosfolipidi

Apolipoproteina

Trigliceridi eesteri del colesterolo

Colesterololibero

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LipoproteineLipoproteine a densita densitàà molto molto bassa (VLDL)bassa (VLDL)

Sintetizzate nel fegato. Sintetizzate nel fegato. Principali trasportatori dei Principali trasportatori dei trigliceriditrigliceridi sintetizzati per via sintetizzati per via endogena.endogena.

Molecole lipidiche di interesse clinico

Tipi di Tipi di lipoproteinelipoproteine

ChilomicroniChilomicroniSono le piSono le piùù grandi.grandi.

Sono prodotte dalla mucosa Sono prodotte dalla mucosa intestinale.intestinale.

Non presenti nel plasma Non presenti nel plasma sanguigno a digiuno.sanguigno a digiuno.

Trasportatori dei Trasportatori dei trigliceriditrigliceridi e e del colesterolo esogeni.del colesterolo esogeni.

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LipoproteineLipoproteine a bassa densita bassa densitàà(LDL)(LDL)

LipoproteineLipoproteine ad alta densitad alta densitàà(HDL)(HDL)

Generate dalle VLDL in Generate dalle VLDL in circolo (lipasi circolo (lipasi lipoproteicalipoproteica).).Principali trasportatori del Principali trasportatori del colesterolo nel sangue.colesterolo nel sangue.

Sono le piSono le piùù piccole ed hanno piccole ed hanno funzione protettiva.funzione protettiva.

Trasportano il colesterolo dai Trasportano il colesterolo dai tessuti extraepatici al fegato a tessuti extraepatici al fegato a scopo di escrezione. scopo di escrezione.

Molecole lipidiche di interesse clinico

Tipi di Tipi di lipoproteinelipoproteine

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Molecole lipidiche di interesse clinicoLipoproteineLipoproteine: : aterosclerosiaterosclerosi

Le HDL hanno essenzialmente funzione opposta alle LDL, cioè permettonola rimozione del colesterolo dai tessuti. L’incidenza delle malattiecardiovascolari è correlata agli alti livelli di LDL e ai bassi livelli di HDL. L’aterosclerosi, la forma più comune di arteriosclerosi (indurimento dellearterie), è caratterizzata dalla presenza di ateromi cioè ispessimenti dellearterie che dopo dissezione mostrano un deposito di colore giallo a consistenza pastosa e sono costituiti quasi esclusivamente di esteri del colesterolo.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

LipoproteineLipoproteine: : aterosclerosiaterosclerosi

L’aterosclerosi è una malattia progressiva che inizia con accumuliintracellulari di lipidi nelle cellule del muscolo liscio collocate nella parteinterna delle arterie. Lo sviluppo di questa patologia è fortemente correlatoai livelli del colesterolo plasmatico.Può proseguire con la comparsa di placche fibrose che possono calcificare, rallentando o anche bloccando il flusso sanguigno nelle arterie.Le superfici discontinue e rugose che si formano all’interno dei vasipromuovono la formazione di coaguli che a loro volta possono essere causadi occlusione dei vasi sanguigni.Altra causa dell’aterosclerosi può essere una deficienza di recettori per le LDL.

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Molecole lipidiche di interesse clinico

Profilo lipidicoProfilo lipidico

I livelli plasmatici delle molecole lipidiche variano significativamente in popolazioni diverse essendo in rapporto a fattori genetici oltre che all’alimentazione. È quindi relativo definire dei valori "normali“ di riferimento.In generale valori di colesterolo totale inferiori a 200 mg/dl e di colesterolo LDL inferiori a 130 mg/dl si possono considerare accettabili.Sono considerati valori "limite" per il colesterolo totale quelli compresi tra 200 e 239 mg/dl e per il colesterolo LDL tra 130 e 159 mg/dl.In genere si considerano nella norma valori di colesterolo HDL compresi tra 40 e 50 mg/dl nell’uomo e 50 e 60 mg/dl nella donna.

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Enzimi in biochimica clinica

Quando nel siero sanguigno si trovano enzimi che sono normalmente intracellulari si è in presenza di danni tessutali e spesso il tipo di enzima può essere messo in relazione al tessuto danneggiato.

Alcuni enzimi esistono in forme multiple (isoenzimi) e sono espressi in cellule di tessuti diversi.

Isoenzimi = catalizzano la stessa reazione, ma hanno sequenza aa. differente.

Esempi: la lattico deidrogenasi (LDH), l’alanina amminotransferasi(ALT o GPT), l’aspartato amminotransaminasi (AST o GOT) e la creatina chinasi (CK) sono tra gli enzimi più utili per fare diagnosi di danno tessutale specifico (epatico o muscolare).

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Marcatori di danno miocardicoMalattie cardiovascolariMalattie cardiovascolari

L’infarto del miocardio e l’ictus sono caratterizzati dall’interruzione del flusso sanguigno a una porzione di cuore o di cervello. Sono tra le principali cause di morte nei paesi industrializzati.Le cellule di questi organi muoiono a seguito della persistente carenza di O2

(accettore finale di elettroni nella catena di trasporto mitocondriale) dovuta all’alterato flusso sanguigno. Ciò si può mettere anche in relazione al fatto che una cellula dipendente soltanto dalla glicolisi per la produzione di ATP, consuma rapidamente le sue scorte di fosfocreatina e di glicogeno non avendo disponibilità di ossigeno da utilizzare per la respirazione.

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Marcatori di danno miocardicoMalattie cardiovascolariMalattie cardiovascolari

Quando nelle cellule la velocità di produzione dell’ATP si abbassa al di sotto del livello richiesto per il funzionamento delle pompe ioniche di membrana non può più essere mantenuta la corretta concentrazione intracellulare dei vari ioni. Il bilancio osmotico del sistema si altera e la cellula tende a gonfiarsi.

La membrana sotto tensione diventa permeabile e lascia uscire all’esterno il materiale intracellulare. Entrano così nel circolo sanguigno molecole e ioni che normalmente sono contenuti all’interno di queste cellule.

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Marcatori di danno miocardico

Infarto del miocardioInfarto del miocardio

La patologia che né è alla base è l’aterosclerosi.Se il restringimento del lume delle arterie provoca la riduzione del flusso coronarico si può avere dolore al torace (angina pectoris).Se una placca ateromatosa instabile si frammenta, il contenuto rilasciato può favorire la formazione di coaguli. Questo processo conosciuto come trombosi, può dare luogo a un’improvvisa e completa occlusione dell’arteria interessata e all’infarto dell’area del miocardio da essa irrorata.Tra gli esami necessari per la diagnosi vi è la ricerca dei marcatori biochimici entrati in circolo dopo i danni cellulari.

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Marcatori di danno miocardico

Infarto del miocardioInfarto del miocardio

Le cellule miocardiche perdendo la loro integrità rilasciano alcuni enzimiquali AST, LDH e CK che entrano nel circolo sanguigno. Si innalza così illoro livello sierico in misura significativa.Rispetto agli altri enzimi diagnostici la LDH compare più tardivamente in circolo in quanto l’aumento ematico dell’enzima si manifesta dopo circa dodici ore dall’inizio della manifestazione dell’infarto; esso raggiunge il massimo livello dopo circa 72 ore mantenendosi sopra i valori normali fino alla settima o decima giornata di malattia. Perciò la determinazione dei valori plasmatici di questo enzima ha particolare valore nei casi di infarto o di sospetto infarto del miocardio di cui si effettua l’indagine a qualche giorno di distanza dalla manifestazione clinica.

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Marcatori di danno miocardico

Creatina chinasi (CK)Creatina chinasi (CK)

E’ il primo enzima ad aumentare nel siero dopo dannomuscolare o infarto del miocardio (> 100 mU/ml).-Presente nel cuore e nei muscoli.3 forme isoenzimatiche:MM: muscolareMB: cardiacoBB: cerebraleComincia ad aumentare 4-6 ore dall’inizio dellasintomatologia dolorosa per raggiungere il massimodopo 18-36 ore e ritornare ai valori normali dopo 3-4 giorni.

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Marcatori di danno miocardico

Isoenzima CKIsoenzima CK--MBMB

E’ un dimero formato da due diversi monomeri (M e B) presente nel miocardio . L’interesse clinico della sua determinazione nel siero deriva dal fatto che esso aumenta quasi esclusivamente nell’infarto del miocardio e può essere considerato un enzima “infarto miocardico specifico”.Nei casi di infarto del miocardio l’aumento dell’isoenzima MB è precoce; comincia ad aumentare nelle prime 4-6 ore, raggiunge il massimorapidamente (16-20 ore) e più rapidamente della CK totale, torna nei limitidella norma.

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Marcatori di danno miocardico

TroponinaTroponina

E’ una proteina formata da tre subunità (TnC, TnT e TnI) che regolainsieme ad altri complessi proteici la contrazione muscolare. Due isoformedi queste proteine, T e I, sono specifiche per il miocardio.Le cellule cardiache sono caratterizzate dalla presenza nel citoplasma di strutture organizzate in filamenti, che consentono l’attività contrattile del miocardio.Le fibrille sono costituite da filamenti spessi, composti prevalentemente da miosina, e filamenti sottili, composti da actina, tropomiosina e troponina.

La dismissione nel circolo sanguigno inizia 3-6 ore dopo l’insorgenza dei sintomi dell’infarto e raggiungendo la massima concentrazione dopo 12-24 ore.Permane in circolo fino a 10 giorni e più dall’insorgenza dell’infarto del miocardio.

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Marcatori di danno miocardico

TroponinaTroponina

Mentre le troponine T e I sono costitute da isoforme distinguibili immunologicamente in cardiache e scheletriche, la TnC è costituita da forme che presentano identica composizione amminoacidica, quindi indistinguibili.

www.portalesmedicos.com

J. I. A. Soler Díaz, M. Garrido Fernández, R. Navarro Castelló, J. Díaz Torres.

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Marcatori di danno miocardico

MioglobinaMioglobina

E’ la prima molecola ad essere immessa nel circolo sanguigno a seguito di infarto. Non è però specifica per il muscolo cardiaco e risulta essere fortemente elevata anche in altre condizioni. Infatti le caratteristiche molecolari della mioglobina dei muscoli scheletrici e di quella cardiaca sono identiche: pertanto non risulta possibile attribuire a questa molecola proprietà tessuto specifiche.L’incremento delle sua concentrazione ematica è osservabile mediamente 1-4 ore dopo l’insorgenza del dolore al torace per ritornare alla normalitàdopo 24-36 ore.Comunque la mancata presenza in circolo di questa proteina può essere utile per escludere l’infarto.

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Marcatori di danno tessutale Lattico Lattico deidrogenasideidrogenasi (LDH)(LDH)

E’ un enzima presente in tutte le cellule con particolare riguardo al cuore, fegato, muscoli, reni ed eritrociti, per cui il suo aumento nel siero è una indicazione aspecifica di danno tessutale. Anche in questo caso maggiori informazioni però si ottengono dall’analisi del tipo di isoenzima presente che deriva dall’associazione di quattro subunità di due tipi differenti:M4: muscoli e fegatoH4: cuoreH2M2: polmone, linfocitiH3M1: eritrociti

Valori elevati in:Infarto del miocardioAnemiePatologie muscolariDanni epatici

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Dosaggi degli enzimi AST e ALT

Le transaminasi sono enzimi ubiquitari, sono comunque particolarmente abbondanti in fegato e muscolo striato. Catalizzano reazioni di trasferimento di un gruppo amminico da un amminoacido donatore ad una molecola di α-chetoglutarato accettore, secondo la seguente reazione:

amminoacido 1 + α-chetoglutarato → chetoacido + glutammato

Per poi proseguire con la reazione catalizzata dalla glutammico deidrogenasi:

glutammato + NAD + Pi→ α-chetoglutarato + NADH + NH4+

Questi enzimi sono considerati in clinica come indice, sebbene non specifico di danno acuto degli epatociti, a prescindere dalle cause che ne hanno provocato l’immissione in circolo anche se aumentano nel caso di danni al tessuto muscolare scheletrico o cardiaco.

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Dosaggi degli enzimi AST e ALT

AspartatoAspartato amminotransferasiamminotransferasi (AST)(AST)

Spesso è indicata con la sigla GOT (4-37 U/l)

E’contenuta in diverse cellule ma risulta particolarmente elevata in cellule epatiche, miocardio e nel tessuto muscolare scheletrico. E’ localizzata nei mitocondri–rilascio più lento nel sangue–danno più graveVi possono essere falsi positivi in caso di emolisiAST aumenta nell’infarto del miocardio, nelle epatiti, nella cirrosi alcolica ( ↑ AST/ALT)

Catalizza la reazione reversibile:

L-aspartato+ α-chetoglutarato L-glutammato + ossalacetato

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Dosaggi degli enzimi AST e ALT

AlaninaAlanina amminotransferasiamminotransferasi (ALT)(ALT)

Spesso è indicata con la sigla GPT (4-40 U/l)

Localizzata principalmente nelle cellule epatiche fuoriesce per dannia carico della membrana cellulare.Vi sono farmaci che ne causano l’innalzamento ematico.E’ più specifica per danno epatico, aumenta in epatite e cirrosi

catalizza la reazione reversibile:

L-alanina+ α-chetoglutarato L-glutammato + piruvato

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Dott. Maurizio Zecchini

E-mail: [email protected] Sanitaria Locale 3 “Genovese”

Biochimica Applicata

Testo consigliato: Gaw A., Murphy M. J.,“Biochimica clinica”Editore Elsevier Masson

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