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NOTA SULL’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI 2012

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NOTA SULL’ECONOMIA DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI

2012

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La nota economica è stata realizzata da un gruppo di lavoro dell’Istituto G. Tagliacarne composto da Luca Rondini e Corrado Martone (Responsabile Studi Settori Economici e PMI).

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INDICE

1 - Il contesto socio-economico della provincia Cagliari .............. 4

1.1 – La storia economica della provincia ............................................................................ 4

1.2 – L’inquadramento della provincia nel modello ESA ................................................. 8

2 – Le dinamiche economiche della provincia di Cagliari ........... 12

2.1 – La produzione di ricchezza ........................................................................................ 12

2.2 – Le dinamiche demografiche di impresa ................................................................... 16

2.3 – Lavoro, istruzione e stili di vita in provincia di Cagliari ....................................... 22

2.4 – L’apertura internazionale della provincia ................................................................ 32

2.5 – Le dinamiche creditizie ............................................................................................... 37

2.6 – Il ruolo del turismo in provincia ................................................................................ 43

2.7 – Innovazione e infrastrutture ....................................................................................... 48

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1 - Il contesto socio-economico della provincia Cagliari 1.1 – La storia economica della provincia La provincia di Cagliari presenta alcune caratteristiche che la differenziano, dalla maggior parte delle province italiane, per la simultanea presenza di numerose vocazioni, che sono profondamente cambiate nel tempo, per le trasformazioni economiche e sociali, per le politiche di sviluppo adottate e per la particolare collocazione geografica. Per osservare le grandi trasformazioni economiche del territorio l’Istituto Tagliacarne ha elaborato alcuni dati economici a livello provinciale, dall’unità d’Italia ad oggi, che consentono di rilevare l’andamento dell’economia e i cambiamenti avvenuti nella provincia di Cagliari in questi 150 anni, effettuando opportuni confronti con l’intero Mezzogiorno e il contesto nazionale.

I dati elaborati a tale scopo fanno riferimento alla distribuzione delle forze lavoro tra agricoltura, industria e servizi tra il 1861 e il 1936 e del valore aggiunto tra il 1951 e il 2010, consentendo di rilevare le vocazioni economiche e i cambiamenti che hanno caratterizzato l’economia cagliaritana.

Nell’analisi dei dati è opportuno ricordare che in questi 150 anni, dal punto di vista geografico e “amministrativo”, la Sardegna ha vissuto numerosi cambiamenti, sia per la nascita di nuove province, sia per la ridefinizione dei confini. I dati relativi al 1961, ad esempio, sono elaborati tenendo conto dell’allora articolazione territoriale, con la Sardegna divisa su due province, Cagliari e Sassari, alle quali solo più avanti si sono aggiunte Nuoro e Oristano e successivamente le altre quattro province fino ad arrivare all’attuale configurazione. Per questo motivo il territorio di riferimento nell’elaborazione dei dati per la provincia di Cagliari è cambiato nel tempo seguendo la riorganizzazione avvenuta all’interno della regione.

Nel 1861, ossia al momento dell’unità d’Italia, la provincia di Cagliari, al pari di larga parte del territorio nazionale, presentava un’economia principalmente “primaria”, grazie alle numerose ed ampie coltivazioni, alla pesca e alla pastorizia; tale settore assorbiva il 69,9% della forza lavoro, un valore superiore alla media nazionale (65,3%) che conferma la forte vocazione agricola del territorio.

Diversamente da quanto rilevato in Italia, il secondo settore di attività era il terziario, con il 20,4% dei lavoratori impegnati (contro il 14,2% a livello nazionale), principalmente legato alle funzioni amministrative della città di Cagliari, all’attività commerciale e alla presenza del porto. Il terzo settore era, infine, l’industria che pesava per appena il 9,7% (rispetto al 20,6% in Italia) e legato principalmente ad attività artigiane. Quest’ultimo settore ha registrato con il passare degli anni una crescente espansione, grazie all’attività estrattiva, per la presenza di miniere di carbone, piombo, zinco, manganese e per l’estrazione del sale marino, e a quella manifatturiera legata ai comparti della cesteria, dei tappeti, della ceramica, del legno e delle pelli.

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Anche il terziario ha iniziato a crescere, grazie ai processi di urbanizzazione e alla crescente domanda di servizi da parte della popolazione e delle imprese del territorio, mentre l’agricoltura ha iniziato un graduale ridimensionamento. Nel 1936, a ridosso della seconda guerra mondiale, il peso dell’agricoltura era sceso al 52,9% mentre quello dell’industria e dei servizi era salito rispettivamente al 22,4% e al 24,6%, allineandosi in maggior misura alla media nazionale (nello stesso anno l’incidenza dei tre settori era pari rispettivamente al 49,4%, al 27,3% e al 23,3%).

Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale il territorio ha registrato una profonda trasformazione, con una forte riduzione del peso delle attività agricole ed una espansione, fino ai primi anni ’80, dell’industria e, fino ad oggi, del terziario.

I cambiamenti economici indicati hanno portato in questa fase storica ad una profonda trasformazione anche della struttura sociale, con un cambiamento delle abitudini di vita, dei rapporti tra classi sociali e, dal punto di vista territoriale, degli agglomerati urbani che risultano in forte crescita per la crescente tendenza della popolazione ad abbandonare le campagne a favore delle aree urbane e industriali, richiamati dai più alti livelli dei redditi offerti dall’industria prima e dal terziario successivamente.

L’espansione dell’industria è legata alle politiche di sostegno per il Mezzogiorno, che hanno portato al consolidamento delle attività esistenti e all’insediamento di nuove aziende, in particolare nel settore petrolchimico con la realizzazione d’impianti all’avanguardia a livello europeo.

Tra i comparti industriali che si sono affermati si ricordano anche le attività manifatturiere alimentari, chimiche, meccaniche, tessili e dei materiali da costruzioni. Grazie a tale processo il peso dell’industria è costantemente cresciuto raggiungendo il suo apice nei primi anni ’80 quando è arrivato al 31,9%, per poi cominciare a scendere per effetto dei cambiamenti che hanno caratterizzato l’industria manifatturiera a livello internazionale e per la crescente affermazione del terziario.

Quest’ultimo processo, iniziato all’inizio del secolo, ha registrato una forte accelerazione a partire dai primi anni ’50 per effetto non solo ai processi di urbanizzazione, ma anche della crescente domanda di servizi a supporto dell’attività produttiva, primi tra tutti quelli portuali per la movimentazione delle merci. Il peso dei servizi è così costantemente salito, passando dal 44,4% del 1951 all’81,5% nel 2010, seguendo un percorso che ha caratterizzato l’intero territorio nazionale e che ha visto la graduale affermazione del terziario.

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Graf. 1.1 - Popolazione attiva e valore aggiunto per settore di attività economica nella provincia di Cagliari, nel Mezzogiorno e in Italia (incidenza percentuale; anni 1861-2010)

CAGLIARI

Composizione percentuale della popolazione attiva Composizione percentuale del valore aggiunto

69,9

9,720,4

52,9

22,4 24,6

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Agricoltura Industria Servizi

1861 1936

30,3 25,3

44,4

1,8

16,6

81,5

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Agricoltura Industria Servizi

1951 2010

MEZZOGIORNO

Composizione percentuale della popolazione attiva Composizione percentuale del valore aggiunto

63,5

23,812,7

58,1

20,4 21,5

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Agricoltura Industria Servizi

1861 1936

34,222,5

43,3

3,3

18,7

78,0

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Agricoltura Industria Servizi

1951 2010

ITALIA

Composizione percentuale della popolazione attiva Composizione percentuale del valore aggiunto

65,3

20,614,2

49,4

27,3 23,3

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Agricoltura Industria Servizi

1861 1936

19,9

37,1 43,0

1,9

24,9

73,2

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Agricoltura Industria Servizi

1951 2010

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

In forte crescita risulta negli anni il valore aggiunto pro-capite, legato prima ai processi di industrializzazione e successivamente all’innovazione tecnologica e alla diffusione dei servizi avanzati. Per analizzare la dinamica della provincia di Cagliari, nei 150 anni è stato costruito un numero indice ponendo la media nazionale uguale a 100; dal valore

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dell’indice appare evidente che la provincia di Cagliari presenta un valore inferiore a quello medio italiano in tutto il periodo considerato, con uno scarto che oscilla tra i 7 e i 20 punti percentuali. In questo contesto, occorre infatti evidenziare che la provincia cagliaritana, pur in ritardo dalla media italiana, registra a partire dagli anni ’30 una situazione complessivamente più favorevole, sia rispetto al resto della regione, sia in maggior misura nel confronto con l’intero Mezzogiorno. In questi ultimi ’80 anni la provincia di Cagliari si colloca, infatti, sempre a metà tra la media nazionale e quella del Mezzogiorno, un aspetto che sarà osservato e troverà riscontro anche nell’analisi dei diversi indicatori analizzati all’interno del report.

Graf. 1.2 - Valore aggiunto procapite nella provincia di Cagliari, in Sardegna e nel Mezzogiorno - (Numero Indice con Italia=100; anni 1861-2010)

79,5

85,2

73,2

93,2

84,0

78,8

88,390,8

90,4

79,0

67,070,6 70,0

68,1

83,9 84,7

72,3

84,1

80,6

75,9

80,0

60,0

65,0

70,0

75,0

80,0

85,0

90,0

95,0

100,0

1861 1881 1921 1951 1971 1991 2010

CAGLIARI MEZZOGIORNO SARDEGNA

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

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1.2 – L’inquadramento della provincia nel modello ESA

La crisi in atto ha caratteristiche territoriali specifiche, muta da luogo a luogo ed evolve con molta rapidità. Il modello ESA descrive i sistemi territoriali sub-nazionali in termini di competitività e di sostenibilità inter e intra-generazionale, aggregando le province in cluster omogenei e re-interpretando le dinamiche evolutive che stanno affrontando i sistemi locali italiani. È una chiave di lettura particolarmente innovativa che riesce a mostrare come gli impatti della crisi e le tendenze in atto, pur generalizzati sul piano economico, siano di intensità diversa ed assumano forme particolari a seconda dei territori.

Si tratta di uno schema logico fondato sull’ipotesi che ogni territorio sia costituito da elementi economici, sociali ed ambientali, ciascuno descrivibile mediante informazioni quali-quantitative. In ognuna delle tre dimensioni economia-società-ambiente individuabili in un territorio si distinguono tre aspetti: struttura, prestazioni e strategie, ottenendo così 9 macro-variabili complessive.

Tab. 1.1 - La dimensione “società” del modello ESA: macro-variabili, tematiche, variabili elementari

Macro-variabili Tematiche Variabili elementari

Struttura sociale

1.Demografia e capitale umano

1.1.Indice concentrazione territoriale della pop. residente 1.2.Indice di dipendenza totale 1.3.Peso dei laureati sul totale residenti 1.4.Stranieri residenti

2.Cultura

2.1.Indice di dotazione di strutture per l'istruzione 2.2.Indice di dotazione di strutture culturali e ricreative 2.3.n.rappresentazioni e eventi culturali 2.4.Biglietti venduti per eventi culturali 2.5.Spesa del pubblico pro-capite per eventi culturali 2.6.Infrastrutture sociali

3.Tempo libero 3.1.n.società sportive 3.2.n.operatori delle federazioni sportive 3.3.n.praticanti delle federazioni sportive

4.Sanità

4.1.Degenze per medico negli istituti di cura 4.2.Durata media della degenza negli istituti di cura 4.3.Tasso di utilizzazione posti letto negli istituti di cura 4.4.Indice di dotazione di strutture sanitarie

Prestazioni sociali 1.Prestazioni di salute 1.1.Mortalità per tumori 1.2.Mortalità per malattie cardiocircolatorie 1.3.Mortalità per malattie respiratorie

Strategie sociali 1.Strategie relazionali

1.1.Tassi di criminalità 1.2.Aborti volontari 1.3.Partecipazione al voto 1.4.n. volontari su popolazione

2.Strategie personali 2.1.n. suicidi 3.Spesa dei Comuni 3.1.Spese correnti e in conto capitale risultante dai bilanci d’esercizio

Fonte: Istituto G. Tagliacarne - LEL Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica del Sacro Cuore

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Tab. 1.2 - La dimensione “economia” del modello ESA: macro-variabili, tematiche, variabili elementari

Macro-variabili Tematiche Variabili elementari

Struttura economica

1.Sistema produttivo

1.1.Dimensione media imprese 1.2.Densità imprenditoriale 1.3.Unità locali distrettuali 1.4.Anzianità delle imprese 1.5.Peso imprese high-tech 1.6.Specializzazione produttiva 1.7.Grado di capitalizzazione delle imprese

2.Mercato del lavoro

2.1.Tasso di disoccupazione 2.2.Tasso di attività femminile 2.3.Lavoratori parasubordinati 2.4.Costo del lavoro su valore aggiunto 2.5.Lavoratori irregolari

3.Sistema del credito

3.1.Tasso di interesse pagato dalle famiglie per finanziamenti bancari 3.2.Impieghi bancari 3.3.Sofferenze su impieghi

4.Dotazione di infrastrutture 4.1.Indice infrastrutturale

Prestazioni economiche

1.Imprenditorialità 1.1.Tasso di sviluppo medio (natalità meno mortalità delle imprese) 1.2.Attrazione di imprese nazionali

2.Prestazioni reddituali 2.1.ROE 2.2.ROI 2.3.Margine operativo lordo/Oneri finanziari

3.Internazionalizzazione 3.1.Propensione all'export 3.2.IDE esteri

4.Disagio economico 4.1.Imprese fallite 4.2.CIG totale 4.3.Protesti

Strategie economiche

1.Innovazione

1.1.n.invenzioni 1.2.n.disegni industriali 1.3.n.modelli di utilità 1.4.n.marchi 1.5.n.brevetti presentati all'EPO

2.Networking 2.1.Addetti di imprese appartenenti a gruppi di imprese

3.Delocalizzazione 3.1.IDE italiani in uscita 3.2. Delocalizzazione interna

4.Spesa dei Comuni 4.1.Spese correnti e in conto capitale risultante dai bilanci d’esercizio Fonte: Istituto G. Tagliacarne - LEL Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica del Sacro Cuore

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Tab. 1.3 - La dimensione “ambiente” del modello ESA: macro-variabili, tematiche, variabili elementari

Macro-variabili Tematiche Variabili elementari

Stato ambientale

1.Patrimonio naturale 1.1.Verde urbano fruibile 1.2.Foreste

2.Emissioni 2.1.Concentrazione PM 10 2.2.Concentrazioni biossido azoto 2.3.Concentrazioni nitrati

Prestazioni ambientali 1.Pressione

1.1.Auto in circolazione 1.2.Produzione rifiuti urbani 1.3.Abusivismo edilizio 1.4.Consumi elettrici domestici 1.5.Consumo di carburante 1.6.Consumo di gas 1.7.Consumo di acqua

Risposte ambientali 1.Risposta

1.1.Raccolta differenziata rifiuti 1.2.Piste ciclabili 1.3.Zone a traffico limitato 1.4.Isole pedonali 1.5.Capacità di depurazione acque reflue 1.6.Trasporto pubblico 1.7.Qualità parco auto (>euro 3)

2.Strategie private 2.1.Industrie certificate Iso 14001 3.Spesa dei Comuni 3.1.Spese correnti e in conto capitale risultante dai bilanci d’esercizio

Fonte: Istituto G. Tagliacarne - LEL Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica del Sacro Cuore

Le 9 macro-variabili ottenute sono utilizzate per aggregare le province italiane in gruppi omogenei, ricorrendo a tecniche di clusterizzazione: vengono così definiti 11 distinti cluster territoriali, che consentono di rendere evidenti analogie economiche, sociali e ambientali tra province lontane, non confinanti e spesso neppure appartenenti alla medesima regione amministrativa.

Gli undici cluster, ognuno con caratteristiche e specificità proprie, sono i seguenti: Sistemi locali diversificati, Nord dinamico, Sistemi forti aperti, Aree intermedie, Aree minori del Centro, Sud in mezzo al guado, Capitali del Sud, Città delle Isole, Gates internazionali e Frontiere della sostenibilità.

La provincia di Cagliari appartiene al cluster “Città delle Isole”, che riunisce città del Centro-Sud appartenenti principalmente alle due grandi Isole italiane, la Sicilia e la Sardegna, accomunate da caratteristiche analoghe rinvenibili in aspetti non solo economici, ma anche sociali ed ambientali: Agrigento, Cagliari, Nuoro, Oristano, Ragusa, Sassari e Trapani, oltre a Frosinone, unica realtà non appartenente alle due Isole.

Nel cluster vivono 3,4 milioni di persone (il 5,6% della popolazione italiana), sono presenti 300 mila imprese attive (il 5,7% delle imprese nazionali) e risultano impegnati 911 mila addetti (il 4,1% dell’occupazione totale italiana).

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Tab. 1.4 - Gli 11 cluster territoriali definiti con le 9 macro-variabili del modello ESA e le province che li compongono

Gli 11 Cluster Province

1. Sistemi locali diversificati Alessandria, Asti, Cremona, Cuneo, Lodi, Massa Carrara, Novara, Pavia, Pesaro, Piacenza, Rovigo, Trento, Vercelli

2. Nord dinamico Brescia, Ferrara, Forlì-Cesena, Lucca, Mantova, Modena, Parma, Perugia, Pisa, Prato, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Siena

3. Sistemi forti aperti Ascoli Piceno, Bergamo, Bolzano, Como, Lecco, Padova, Treviso, Udine, Varese, Venezia, Verona, Vicenza

4. Aree intermedie Biella, Chieti, Gorizia, Grosseto, La Spezia, Livorno, Pescara, Savona, Siracusa, Terni

5. Aree minori del Centro Arezzo, Imperia, L’Aquila, Latina, Macerata, Pistoia, Rieti, Teramo, Viterbo

6. Sud in mezzo al guado Avellino, Bari, Benevento, Brindisi, Caltanissetta, Enna, Foggia, Isernia, Lecce, Taranto

7. Capitali del Sud Catania, Napoli, Palermo, Caserta, Cosenza, Salerno

8. Città delle Isole Agrigento, Cagliari, Frosinone, Nuoro, Oristano, Ragusa, Sassari, Trapani

9. Gates internazionali Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze, Genova

10. Frontiere della sostenibilità Ancona, Aosta, Belluno, Pordenone, Sondrio, Trieste, Verbano-Cusio-Ossola

11. Profondo Sud Campobasso, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria, Matera, Messina, Potenza, Vibo Valentia

Fonte: Istituto G. Tagliacarne - LEL Laboratorio di Economia Locale, Università Cattolica del Sacro Cuore

Dal punto di vista economico il cluster risulta “debole”, collocandosi al nono posto per la struttura e al penultimo per le prestazioni e le strategie economiche, seguito solo dal Profondo Sud. A conferma di ciò, le imprese hi-tech rappresentano appena l’1,9% di quelle attive, un valore inferiore al 2,2% nazionale, appena al di sopra del Profondo Sud. Le imprese presentano, inoltre, una limitata capitalizzazione, con il patrimonio netto delle società di capitali pari a circa un terzo del totale dei debiti (mentre in Italia il valore in media arriva al 42%). Tra le principali criticità si rileva una elevata diffusione del lavoro irregolare (pari al 15% degli occupati, come nelle Capitali del Sud e Sud in mezzo al guado, a fronte di una media nazionale pari all’11%) e delle sofferenze bancarie (pari al 7,8% degli impieghi, contro il 5,6% nazionale), oltre ad un valore del ROI contenuto (pari al 2,1% a fronte del 3% nazionale).

Anche dal punto di vista della struttura sociale il cluster si colloca in fondo alla graduatoria, mentre una situazione più favorevole si rileva per le prestazioni e le strategie sociali, per le quali occupa la seconda posizione. A conferma di ciò, le Amministrazioni comunali spendono in media 460 euro pro-capite per i servizi in ambito sociale (è l’importo maggiore tra i cluster delle province del Sud) e 390 euro pro-capite per l’ambiente (superiore alla media nazionale pari a circa 370 euro). Nonostante ciò il cluster presenta ancora alcuni ritardi collocandosi al sesto posto per lo stato del sistema naturalistico e ottavo per le risposte messe in atto dagli attori locali pubblici e privati per tutelare l’ambiente, con la raccolta differenziata che risulta pari al 31% dei rifiuti urbani a fronte del 35% nazionale. Positivi sono i risultati dal punto di vista della sicurezza, con la criminalità e i reati denunciati inferiori alla media nazionale.

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2 – Le dinamiche economiche della provincia di Cagliari

2.1 – La produzione di ricchezza

Nonostante l’appartenenza della provincia di Cagliari al Cluster “Città delle Isole”, caratterizzato da una situazione economica non particolarmente solida, il Capoluogo sardo presenta alcune caratteristiche che la differenziano in parte dagli altri territori, grazie alla presenza di importanti imprese in specifici settori, alle vocazioni dell’area e alla presenza di alcune infrastrutture che la rendono più vicina al resto del territorio nazionale e ad importanti mercati stranieri. Inoltre la provincia di Cagliari, dopo la forte contrazione in termini di ricchezza prodotta registrata nel corso del 2010 (-3,1%), presenta nel corso del 2011 una variazione alquanto positiva, con un incremento rispetto all’anno precedente del 5,1%.

In questo contesto occorre sottolineare che si tratta di variazioni in termini correnti, che non tengono conto quindi dell’andamento dei prezzi al consumo pari nel 2011 al +2,4% a Cagliari e al +2,8% in Italia.

La presenza a Cagliari di una variazione del Pil più elevata rispetto alla media nazionale (+5,1% rispetto a +1,7%), in presenza di un tasso di inflazione più contenuto mette in luce una situazione più favorevole, nel Capoluogo sardo, rispetto a quanto avviene mediamente in Italia, un fenomeno che sembra essere riconducibile alla ripresa delle esportazioni e degli impieghi bancari del settore imprese, espressione di una crescente apertura internazionale e di aumento della propensione ad investire.

La variazione dell’ultimo anno costituisce un fattore molto importante anche in considerazione del fatto che nel quinquennio precedente la provincia sarda aveva mostrato una dinamica decisamente più contenuta rispetto al già modesto andamento nazionale. Tra il 2006 e il 2010, infatti, Cagliari ha registrato un incremento medio annuo del Pil pari ad appena lo 0,6% in termini correnti, a fronte di un valore pari all’1,6% in Italia, un andamento che denota una contrazione nella produzione della ricchezza in termini reali, confermando un periodo di forte criticità, in controtendenza con la fase favorevole registrata nei primi anni del duemila.

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Graf. 2.1 – Dinamica del Pil in provincia di Cagliari, in Sardegna ed in Italia

(valori percentuali; anni 2001-2011*)

-4,0

-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

Cagliari 6,5 0,0 5,6 5,9 -0,2 1,1 2,8 1,6 0,5 -3,1 5,1

Sardegna 6,0 2,2 4,7 4,3 2,2 3,6 4,2 1,3 0,7 -2,3 5,0

Italia 4,8 3,7 3,1 4,2 2,7 3,9 4,1 1,4 -3,5 2,2 1,7

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

* Dato provvisorio Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Oltre all’andamento del Pil è possibile osservare la distribuzione del valore aggiunto, per settore di attività, che consente di rilevare le vocazioni economiche del territorio; nel complesso nel 2010, l’economia cagliaritana ha prodotto quasi 11,2 miliardi di euro, dei quali 9,1 miliardi riconducibili al terziario, un valore particolarmente elevato che evidenzia l'elevata vocazione terziaria, una caratteristica tipica delle grandi aree urbane e della maggior parte delle province meridionali, 1,2 miliardi all’industria manifatturiera, 662 milioni all’edilizia e 205 milioni all’agricoltura.

Dalla distribuzione percentuale, che consente meglio di effettuare confronti interprovinciali e con gli altri livelli territoriali, appare più evidente la forte vocazione terziaria, con i servizi che contribuiscono, come in precedenza sottolineato (cfr. Capitolo 1), per l’81,5% alla distribuzione di ricchezza del territorio, a fronte di una media regionale pari al 79,9% e nazionale al 73,2%.

Rispetto alle altre province italiane, Cagliari si colloca in dodicesima posizione per incidenza del valore aggiunto prodotto dai servizi dopo Roma, Palermo, Trieste, Messina, Agrigento, Napoli, Catania, Olbia-Tempio, Trapani e Reggio Calabria. L’elevata terziarizzazione dell’economia è riconducibile ai comparti del trasporto e magazzinaggio, all’attività ricettiva, alle telecomunicazioni, grazie anche alla presenza di un’importante azienda del settore, oltre che ai servizi amministrativi di governo del territorio e quelli destinati alla persona, tipici delle grandi aree urbane, come quelli sanitari, sociali e di istruzione.

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Più contenuto è il contributo del manifatturiero che incide per il 10,7% nonostante alcune concentrazioni nel settore della raffinazione del petrolio, nell’industria alimentare, nella lavorazione del metallo e nell’attività di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti e nel recupero dei materiali. Seguono l’attività edilizia (5,9%) e, infine, l’agricoltura che incide per appena l’1,8% risultano complessivamente più diffusa in altre aree della regione.

Tab. 2.1 – Valore aggiunto per settore di attività economica nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti in milioni di euro e distribuzione %; anno 2010)

Valori assoluti

Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Servizi Totale Sassari 205 503 470 4.544 5.722Nuoro 106 438 157 2.119 2.820Cagliari 205 1.193 662 9.106 11.166Oristano 238 222 140 2.113 2.711Olbia-Tempio 74 304 195 2.674 3.246Ogliastra 32 81 61 738 912Medio Campidano 57 123 85 1.087 1.352Carbonia-Iglesias 59 264 79 1.293 1.695Sardegna 976 3.126 1.850 23.672 29.625Italia 26.698 261.893 85.201 1.021.426 1.395.219

Distribuzione percentuale

Agricoltura Manifatturiero Costruzioni Servizi Totale Sassari 3,6 8,8 8,2 79,4 100,0 Nuoro 3,8 15,5 5,6 75,1 100,0 Cagliari 1,8 10,7 5,9 81,5 100,0 Oristano 8,8 8,2 5,1 77,9 100,0 Olbia-Tempio 2,3 9,4 6,0 82,4 100,0 Ogliastra 3,5 8,9 6,7 80,9 100,0 Medio Campidano 4,3 9,1 6,3 80,4 100,0 Carbonia-Iglesias 3,5 15,5 4,7 76,3 100,0 Sardegna 3,3 10,6 6,2 79,9 100,0 Italia 1,9 18,8 6,1 73,2 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

La variazione del valore aggiunto, disponibile fino al 2010, mette in luce il processo di terziarizzazione dell’economia, che ha registrato un’ulteriore spinta nel corso degli ultimi anni per effetto della crisi economica e finanziaria. Tra il 2007 e il 2010, anni in cui l’economia cagliaritana ha registrato performances decisamente contenute, si rileva, infatti, una contrazione del manifatturiero (-15,7%), dell’agricoltura (-6%) e delle costruzioni (-5,7%), e una variazione positiva dei servizi (+3,8%). La presenza di una fase più critica

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rispetto alla media nazionale appare evidente dall’osservazione delle dinamiche settoriali, con industria, costruzioni e servizi che presentano una variazione più negativa, o meno favorevole, rispetto a quanto mediamente avvenuto in Italia.

Graf. 2.2 – Andamento del valore aggiunto in provincia di Cagliari, in Sardegna e in Italia tra il 2007 e il 2010 (valori percentuali)

-6,0

-15,7

-5,7

3,8

-5,7

-17,8

-8,3

5,6

-6,3

-11,6

1,0

4,9

Agricoltura Industria Costruzioni Servizi

Cagliari Sardegna Italia

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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2.2 – Le dinamiche demografiche di impresa

Le dinamiche del sistema imprenditoriale risentono delle difficoltà della congiuntura economica nazionale e, più in generale, del clima di sfiducia che lo caratterizza, registrando una riduzione del numero di imprese dello 0,5%. Tale riduzione, tuttavia, può essere letta in chiave prospettica come processo di ristrutturazione del tessuto produttivo, con una diminuzione delle aziende nei settori tradizionali dell’agricoltura e del manifatturiero ed un incremento in alcuni comparti del terziario.

Inoltre, occorre rilevare la crescente tendenza delle imprese a indirizzarsi e/o riconvertirsi verso forme societarie più strutturate, come le società di capitali al posto delle più semplici ditte individuali e società di persone.

Prima di osservare i cambiamenti del sistema produttivo cagliaritano è opportuno rilevare la sua composizione in termini di settori di attività che consente meglio di analizzare le vocazioni dell’economia provinciale; in termini numerici il settore più ampio è quello del commercio che raccoglie quasi 19 mila imprese attive, pari al 30,8% del sistema imprenditoriale cagliaritano. Seguono il settore dell’agricoltura, con oltre 12 mila imprese (pari al 19,8%), quello delle costruzioni (8,5 mila, pari al 13,8%), il manifatturiero (4,7 mila, pari al 7,6%) e della ricettività turistica (quasi 4,2 mila, pari al 6,8%). Al di là dei singoli comparti, l’intero settore terziario, al netto del commercio, è composto da oltre 17 mila aziende attive, pari al 27,6% del sistema imprenditoriale provinciale. All’interno di questo ampio e diversificato settore, i comparti più rappresentativi sono, oltre a quello della ricettività, quello del trasporto e magazzinaggio (2 mila imprese), dei servizi alle imprese, comprensivo delle attività di noleggio e delle agenzie di viaggio (quasi 2 mila imprese), delle attività professionali, scientifiche e tecniche (quasi 1,6 mila) e dei servizi di informazione e comunicazione (1,5 mila).

Per meglio rilevare le specificità del sistema imprenditoriale cagliaritano è opportuno effettuare un confronto rispetto alla media regionale e nazionale, dalla quale appare evidente come il Capoluogo di regione si collochi a metà tra la situazione sarda e quella dell’intero sistema economico italiano. In particolare rispetto alla media regionale la provincia di Cagliari presenta una minore incidenza di imprese agricole (pari al 19,8% a fronte del 23,8% regionale) che risultano particolarmente concentrate nell’area di Oristano e in quella di Nuoro, ed una più alta incidenza di attività commerciali e terziarie, legate alla presenza del Capoluogo amministrativo, di una importante area metropolitana e di un tessuto produttivo più strutturato che richiede più servizi avanzati e innovativi.

Inoltre, sempre rispetto alla media regionale, si rileva un’elevata concentrazione delle imprese commerciali (30,8% rispetto al 17,3% regionale), seguita con ampi scarti da quelle di trasporto e magazzinaggio (3,3% contro il 3,1% regionale), legate al nodo portuale e infrastrutturale del territorio, delle attività di noleggio, delle agenzie di viaggio e dei

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servizi alle imprese (3,2% contro il 2,9%), di quelle professionali, tecniche e scientifiche (2,6% contro il 2%), dei servizi di informazione e comunicazione (2,5% e 1,9%) e delle attività finanziarie e assicurative (1,7% e 1,4%); al di sopra della media regionale si collocano anche i servizi prettamente legati alla persona, quali l’istruzione e la sanità che raccolgono insieme l’1,4% delle imprese a fronte dell’1% rilevato mediamente a livello regionale. Più contenute sono invece le imprese dell’industria, sia manifatturiere (7,6% e 7,7%) sia in maggior misura dell’edilizia (13,8% e 15,1%).

Rispetto alla media nazionale, invece, Cagliari presenta una più alta concentrazione di imprese nell’agricoltura e nel commercio, ed una più bassa incidenza di aziende nell’industria, nelle costruzioni e nel terziario.

Tab. 2.2 - Imprese attive per settori di attività economica in provincia di Cagliari, in Sardegna ed

in Italia (valori assoluti; anno 2011; classificazione Ateco 2007) CAGLIARI SARDEGNA ITALIA

V.A. % V.A. % V.A. %

Agricoltura, silvicoltura, pesca 12.220 19,8 35.103 23,8 828.921 15,7 Estrazione di minerali 41 0,1 195 0,1 3.745 0,1 Attività manifatturiere 4.712 7,6 11.380 7,7 538.347 10,2 Utilities (energia elettrica, gas, vapore) 27 0,0 46 0,0 6.336 0,1 Fornitura di acqua 122 0,2 258 0,2 9.232 0,2 Costruzioni 8.529 13,8 22.314 15,1 828.767 15,7 Commercio all'ingrosso e al dettaglio 18.985 30,8 40.280 27,3 1.423.547 27,0 Trasporto e magazzinaggio 2.041 3,3 4.630 3,1 162.068 3,1 Attività dei servizi alloggio e ristorazione 4.191 6,8 11.241 7,6 348.919 6,6 Servizi di informazione e comunicazione 1.551 2,5 2.808 1,9 110.319 2,1 Attività finanziarie e assicurative 1.072 1,7 2.050 1,4 109.206 2,1 Attività immobiliari 1.004 1,6 2.101 1,4 247.905 4,7 Attività professionali, scientifiche e tecniche 1.593 2,6 2.878 2,0 172.838 3,3 Noleggio, agenzie viaggio, servizi alle imprese 1.967 3,2 4.249 2,9 142.420 2,7 Amministrazione pubblica e difesa 0 0,0 0 0,0 57 0,0 Istruzione 351 0,6 646 0,4 24.068 0,5 Sanità e assistenza sociale 482 0,8 921 0,6 29.929 0,6 Attività artistiche, sportive, intrattenimento 551 0,9 1.327 0,9 58.428 1,1 Altre attività di servizi 2.237 3,6 5.073 3,4 222.703 4,2 Imprese non classificate 65 - 145 - 7.760 -

TOTALE ECONOMIA 61.741 100,0 147.645 100,0 5.275.515 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

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Come precedentemente indicato, il sistema imprenditoriale cagliaritano, al pari di quello nazionale, sta attraversando da anni un processo di cambiamento e ristrutturazione che si è in parte accentuato per gli effetti della crisi economica e finanziaria. Nel corso dell’ultimo anno alcuni settori hanno subito un ridimensionamento, come nel caso delle attività del primario e del secondario; si riducono, infatti, le imprese estrattive (-8,9%), quelle impegnate nella fornitura di acqua (-3,2%), quelle agricole (-2,6%), quelle manifatturiere (-2,5%) e dell’edilizia (-1,1%). La riduzione di tutte le attività legate alla produzione di beni sembra essere fortemente riconducibile agli effetti della crisi con i sistemi economici più orientati ad acquisire materie prime, semilavorati e prodotti finiti da mercati più distanti, che possono garantire condizioni economiche più vantaggiose.

Tra i servizi invece si rileva una tendenza complessivamente positiva, confermando le buone dinamiche rilevate nell’analisi del PIL e del valore aggiunto, anche se con alcune eccezioni, tra le quali le attività artistiche, sportive e di intrattenimento (-1,4%), che risentono della congiuntura economica sfavorevole e del conseguente calo dei consumi di beni e servizi “voluttuari”, di quelli di trasporto e magazzinaggio (-1%), legati alla riduzione nella movimentazione delle merci, e delle attività finanziarie e assicurative (-0,7%).

In direzione opposta registrano un sensibile aumento le attività di istruzione (+4,8%), quelle immobiliari (+3,7%), sanitarie (+3,2%) e ricettive (+2,8%); presentano una variazione positiva, ma più contenuta, anche le attività a supporto delle imprese (+0,8%), quelle del commercio (+0,4%), i servizi di informazione e comunicazione (+0,3%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,1%).

Un caso a parte sono le imprese impegnate nella fornitura di energia elettrica, gas o vapore, il cui forte incremento (+35%), incentivato dai processi di liberalizzazione che interessano il settore, è legato dal basso numero di imprese impegnate. Le variazioni indicate ricalcano, in larga misura, quanto avvenuto a livello nazionale, un fattore che evidenzia come i cambiamenti del sistema cagliaritano siano frutto di processo più ampio che coinvolge l’intera economia italiana.

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Tab. 2.3 - Dinamica delle imprese attive per settori di attività in provincia di Cagliari, in Sardegna ed in Italia (variazioni percentuali; anni 2009-2011; classificazione Ateco 2007)

CAGLIARI SARDEGNA ITALIA

2009-2010 2010-2011 2009-2010 2010-2011 2009-2010 2010-2011

Agricoltura, silvicoltura, pesca 0,5 -2,6 0,1 -2,3 -2,0 -2,6

Estrazione di minerali 2,3 -8,9 -4,7 -3,9 -2,2 -2,7

Attività manifatturiere -1,8 -2,5 -2,8 -1,9 -1,2 -1,5

Utilities (energia elettrica, gas, vapore) 25,0 35,0 28,0 43,8 25,9 37,0

Fornitura di acqua 0,0 -3,2 -2,9 -3,0 1,4 -0,4

Costruzioni -0,5 -1,1 -0,8 -1,1 0,3 -0,2

Commercio all'ingrosso e al dettaglio 0,0 0,4 -1,3 0,1 0,3 0,1

Trasporto e magazzinaggio -2,0 -1,0 -3,2 -1,0 -1,5 -1,4

Attività dei servizi alloggio e ristorazione 3,7 2,8 2,6 2,6 2,6 2,2

Servizi di informazione e comunicazione 3,5 0,3 2,4 0,4 2,2 1,5

Attività finanziarie e assicurative 2,3 -0,7 1,2 -0,7 0,5 0,2

Attività immobiliari 8,4 3,7 7,6 4,8 1,7 1,5

Attività professionali, scientifiche e tecniche 0,3 0,1 -0,1 1,4 3,7 2,3

Noleggio, agenzie viaggio, servizi alle imprese 0,1 0,8 1,0 1,1 3,0 2,7

Amministrazione pubblica e difesa - - - - -4,7 -6,6

Istruzione 1,2 4,8 1,0 4,0 3,7 6,3

Sanità e assistenza sociale 5,9 3,2 3,6 3,1 4,3 5,1

Attività artistiche, sportive, intrattenimento -0,4 -1,4 0,3 2,6 3,9 3,0

Altre attività di servizi -0,2 0,2 0,3 0,1 1,6 0,9

Imprese non classificate -68,2 -3,0 -58,9 -26,0 -60,5 -22,5

TOTALE ECONOMIA 0,1 -0,5 -0,6 -0,5 0,0 -0,1

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

Il processo di trasformazione appare evidente anche osservando la variazione del numero di imprese per forma giuridica, con un forte incremento, sia nel 2010 che nel 2011, delle società di capitali (rispettivamente +3,4% e +2,8%), a fronte di una riduzione lieve per le società di persone (+0,1% nel 2010 e -0,5% nel 2011) e decisamente più marcata per le ditte individuali (-0,6% e -1,1%) che continuano a rappresentare la forma più diffusa. Nonostante tale processo, infatti, le ditte individuali rappresentano la maggioranza assoluta, costituendo in termini numerici circa due terzi del sistema imprenditoriale cagliaritano (il 66,9%).

Decisamente più contenuta è la quota delle società di persone (16,3%) e di quelle di capitali (14%), mentre un peso marginale assumono le altre forme (2,8%). Anche dal punto di vista societario il sistema imprenditoriale cagliaritano si colloca a metà strada tra quanto avviene nel resto della Sardegna e in Italia; il tessuto produttivo del Capoluogo di regione risulta, infatti, più strutturato rispetto alla media regionale, registrando tuttavia ancora un ritardo nel confronto con il sistema Paese, dove incide il peso del Centro-Nord, area in cui il processo di strutturazione è iniziato in anticipo rispetto al Sud Italia.

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Graf. 2.3 - Distribuzione delle imprese attive per forma giuridica in provincia di Cagliari e in Italia (variazioni percentuali; anni 2009-2011)

CAGLIARI ITALIA

3,4

0,1 -0,6

2,42,8

-0,5 -1,1 -0,6

-8,0

-6,0-4,0

-2,0

0,0

2,04,0

6,0

8,0

Società dicapitali

Società dipersone

Ditteindividuali Altre forme

2009-2010 2010-2011

2,6

-0,6-1,2

2,8

0,1-0,7-1,0

2,6

-4,0

-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

Società dicapitali

Società dipersone

Ditteindividuali Altre forme

2009-2010 2010-2011Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

L’ultima parte dell’analisi sul sistema imprenditoriale è dedicato alle situazioni di criticità, con i dati relativi alle imprese entrate in liquidazione e quelle in procedura concorsuale; le informazioni desumibili risultano particolarmente importanti e mette in luce una tendenza di crescente diffusione delle situazioni di criticità.

Osservando i dati relativi all’ultimo quinquennio appare, infatti, evidente la presenza di una dinamica fortemente negativa nel corso del biennio 2007-2008 e del 2011, anno in cui si sono accentuati gli effetti della crisi. Rispetto alla media nazionale si registra complessivamente un andamento più negativo, con le imprese entrate in liquidazione aumentate tra il 2006 e il 2011 del 78,8% a Cagliari a fronte del 60,7% in Italia, un fenomeno che non caratterizza tuttavia l’intera regione sarda, dove le imprese in liquidazione sono quasi raddoppiate (+91%) nell’ultimo quinquennio.

A seguito di questa maggiore crescita, la percentuale di imprese entrate in liquidazione, su quelle complessivamente registrate, risulta nella provincia di Cagliari (1,8%) superiore alla media nazionale (1,6%), un aspetto che evidenzia la maggiore diffusione del fenomeno all’interno del capoluogo sardo.

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Tab. 2.4 - Imprese entrate in liquidazione in provincia di Cagliari, in Sardegna ed in Italia per anno di entrata in liquidazione (valori assoluti e incidenza percentuale; anni 2006-2011) 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Inc. % 2010*

Cagliari 723 1.062 1.108 966 995 1.293 1,8 Sardegna 1.281 2.056 2.070 1.890 1.874 2.447 1,4 Italia 60.285 96.162 95.604 89.964 87.226 96.902 1,6 *Incidenza percentuale delle imprese entrate in liquidazione sul totale delle imprese registrate Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

In forte aumento risultano, nel medio periodo, anche le imprese in procedura concorsuale su tutti i livelli territoriali osservati, per la crescente diffusione di situazioni di difficoltà; in questo contesto occorre ricordare che le procedure concorsuali sono la conseguenza di una situazione economica dell’impresa di maggiore criticità rispetto alle condizioni che portano alla semplice chiusura o liquidazione volontaria. Attraverso le procedure concorsuali, infatti, viene nominata un’autorità esterna, che varia a seconda della procedura attuata e valuta la possibilità di prosecuzione dell’attività d’impresa, ovvero la liquidazione del patrimonio. In questo contesto si ricorda che la legge italiana prevede attualmente le seguenti procedure concorsuali: il fallimento, il concordato preventivo, la liquidazione coatta amministrativa, l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato d’insolvenza e l’amministrazione straordinaria speciale.

Nella provincia di Cagliari le imprese in procedura concorsuale sono salite in appena tre anni del 50,6%, un valore particolarmente elevato, ma inferiore a quello nazionale (+57,8%) e regionale (+103,8%), dove tale fenomeno ha subito una maggiore espansione. Tuttavia la dinamica non è risultata omogenea tra i diversi anni, con le imprese cagliaritane entrate in liquidazione in forte aumento nel 2009 e nel 2010, e in lieve diminuzione nel corso dell’ultimo anno, quando sono diminuite dell’8,8%, restando tuttavia ampiamente al di sopra dei livelli registrati negli anni pre-crisi.

Tab. 2.5 - Imprese in procedura concorsuale in provincia di Cagliari, in Sardegna ed in Italia per anno di apertura della procedura (valori assoluti e variazioni percentuali; anni 2008-2010)

2008 2009 2010 2011 2011-2010 2011-2008 Cagliari 89 121 147 134 -8,8 50,6 Sardegna 131 160 270 267 -1,1 103,8 Italia 9062 11477 13387 14299 6,8 57,8 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Infocamere

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2.3 – Lavoro, istruzione e stili di vita in provincia di Cagliari

Il mercato del lavoro cagliaritano registra, diversamente da quanto avvenuto a livello nazionale, una sensibile espansione con un aumento sia delle forze lavoro che del numero di occupati. Per quanto riguarda l’occupazione, il numero di lavoratori impegnati sale tra il 2010 e il 2011 di quasi 2,5 mila unità, passando da 204,6 mila a 207,1 mila.

A seguito di tale andamento, anche il tasso di occupazione registra un sensibile aumento salendo al 52,3%, un valore superiore a quello regionale (52%) e più in generale a quanto si rileva mediamente nel Sud Italia, ma resta inferiore a quello nazionale (56,9%). Nonostante tale aumento, il valore dell’indice resta inferiore rispetto a quello registrato all’inizio della crisi, quando il mercato del lavoro cagliaritano ha raggiunto il suo apice (55,5% nel 2008). In questo contesto è opportuno precisare che l’aumento del numero di occupati è in parte riconducibile, in particolare per l’industria, al crescente ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni che registra in provincia di Cagliari un sensibile aumento (si ricorda a tal proposito che i lavoratori in CIG vengono conteggiati nelle statistiche ufficiali tra gli occupati1).

Al di là dell’andamento registrato dalla Cassa Integrazione Guadagni, la presenza di una situazione complessivamente favorevole rispetto al resto del Sud Italia, è testimoniata dal fatto che sulla graduatoria tra le 36 province meridionali, per partecipazione della popolazione ai processi produttivi, Cagliari si colloca in quarta posizione dopo Olbia-Tempio, Nuoro e Isernia. Anche dal punto di vista delle differenze di genere si rileva una situazione complessivamente positiva, nonostante la permanenza di un ritardo della componente femminile rispetto a quella maschile; il tasso di occupazione maschile (61%), supera quello delle donne (43,7%) di “appena” 17,3 punti percentuali, il terzo valore più basso tra le province del Sud Italia che risulta inferiore anche alla media nazionale (21 punti percentuali di differenza tra gli uomini e le donne), evidenziando una minore discriminazione verso la componente femminile, un fenomeno in parte legato agli alti livelli di scolarizzazione del mercato del lavoro cagliaritano e in parte all’elevato livello di terziarizzazione dell’economia provinciale.

I servizi, infatti, impiegano l’81% dei lavoratori, a fronte dell’8,1% impegnato nell’industria, del 7,9% nelle costruzioni e del 3% nell’agricoltura, valori alquanto distanti dalla media nazionale: 67,6% nei servizi, 20% nell’industria, 8,4% nelle costruzioni e 3,9% in agricoltura.

1 Sulla base dei dati disponibili relativi alla vecchia ripartizione territoriale in 4 province, le ore di CIG complessivamente autorizzate nella provincia di Cagliari è stato nel 2011 pari a quasi 2,5 milioni, a fronte di meno di 1,1 milioni nel 2010 e di poco più di 400 mila nel 2009.

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Graf. 2.4 - Tasso di occupazione in provincia di Cagliari, in Sardegna e in Italia (valori percentuali; anni 2006-2011)

51,8 53,3 55,5 53,5 51,5 52,352,3 52,8 52,5 50,8 51,0 52,058,4 58,7 58,7 57,6 56,9 56,9

0,0

20,0

40,0

60,0

2006 2007 2008 2009 2010 2011CAGLIARI SARDEGNA ITALIA

Fonte: Istat

Nonostante l’aumento del numero di occupati si registra un incremento della disoccupazione, per effetto della difficoltà del sistema produttivo ad assorbire tutto l’aumento della forza lavoro. In valori assoluti il numero dei disoccupati sale nel corso dell’ultimo anno di 2,7 mila unità, passando da 28,8 mila a 31,5 mila. A seguito di tale andamento il relativo tasso sale al 13,2%, raggiungendo il valore più alto dell’ultimo quinquennio, valore che risulta analogo tra le due componenti del mercato del lavoro, confermando la presenza di un sistema che non sembra effettuare discriminazioni di genere.

Graf. 2.5 - Tasso di disoccupazione in provincia di Cagliari, in Sardegna e in Italia (valori percentuali; anni 2006-2011)

11,19,4

11,3 11,0 12,4 13,210,8 9,9

12,2 13,3 14,1 13,5

6,8 6,1 6,7 7,8 8,4 8,4

0,0

5,0

10,0

15,0

2006 2007 2008 2009 2010 2011CAGLIARI SARDEGNA ITALIA

Fonte: Istat

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Oltre ai principali indicatori del mercato del lavoro, è possibile osservare specifici dati che consentono una lettura più approfondita sulla situazione occupazionale e lavorativa della provincia di Cagliari. In particolare è possibile osservare la composizione degli occupati per cittadinanza dei lavoratori, consentendo di rilevare il peso della componente straniera nel mercato del lavoro provinciale. Nel complesso appare evidente come la provincia di Cagliari si collochi a metà strada tra quanto avviene nel Mezzogiorno e quanto accade, mediamente, in Italia, mettendo in luce una situazione complessivamente più favorevole, rispetto al resto del Sud Italia, un fattore che richiama un maggior numero di stranieri, ma meno positiva rispetto alla media italiana, dove incidono gli elevati valori del Centro e soprattutto del Nord. In valori assoluti gli stranieri occupati a Cagliari sono circa 12,8 mila, pari al 6,1% dell’occupazione complessiva, un valore inferiore, in Sardegna, solo a quello della provincia di Olbia-Tempio in cui gli stranieri, attratti dalle opportunità nel settore turistico, rappresentano il 6,3% della forza lavoro. Ai livelli territoriali superiori la componente straniera risulta pari ad appena al 4,7% nel Mezzogiorno e al 9,8% in Italia.

Graf. 2.6 - Occupati per cittadinanza nella provincia di Cagliari, nel Mezzogiorno ed in Italia (composizione percentuale; anno 2011)

93,9 95,3 90,2

9,86,1 4,7

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

CAGLIARI MEZZOGIORNO ITALIAItaliani Stranieri

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

La distribuzione degli occupati per numero di ore lavorate evidenzia la presenza nella provincia di Cagliari di una maggiore ripartizione del lavoro rispetto al resto del Mezzogiorno e in parte anche rispetto alla situazione nazionale; nel Capoluogo sardo, infatti, i lavoratori impegnati fino a 20 ore rappresentano il 18,9% a fronte del 17,4% nel Mezzogiorno e del 18,4% in Italia, mentre quelli che lavorano da 21 a 30 ore sono il 12,7% a fronte rispettivamente del 10,8% e del 10,4% negli altri due livelli territoriali osservati. Di conseguenza, la quota di quanti sono impegnati oltre le 30 ore rappresenta il 68% a Cagliari, un valore inferiore di circa 3 punti percentuali rispetto alla media del Mezzogiorno (70,9%) e a quella nazionale (71%).

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Graf. 2.7 - Occupati per numero di ore lavorate settimanali nella provincia di Cagliari, nel Mezzogiorno ed in Italia (composizione percentuale; anno 2011)

9,1 9,0 10,19,9 8,4 8,0

12,7 10,8 10,4

68,0 70,9 71,0

0,3 0,8 0,5

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

CAGLIARI MEZZOGIORNO ITALIA

Fino a 10 ore Da 11 a 20 ore Da 21 a 30 ore Oltre 30 ore Non indica

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

La provincia di Cagliari, grazie anche alla presenza di un’importante Università e di un sistema ad alta vocazione terziaria, presenta una forza lavoro con un elevato livello d’istruzione; la popolazione con 15 anni e oltre con un titolo universitario rappresenta, infatti, il 12,2% a fronte di valori, nelle altre province sarde, sempre inferiori al 10% e pari all’11,1% in Italia. Positivo è inoltre il fatto che la quota della popolazione, con la sola licenza elementare, sia pari ad “appena” il 18,5%, a fronte del 23,3% in Italia e di valori ancora superiori nelle altre province della regione. Anche osservando i due livelli d’istruzione intermedi, la provincia di Cagliari presenta, rispetto al resto della Sardegna, una situazione più favorevole, con la quota più bassa della popolazione con la sola licenza media e quella più alta per quella con il diploma di scuola medio superiore.

Tab. 2.6 - Popolazione di 15 anni e oltre per titolo di studio conseguito nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (composizione percentuale; anno 2010)

Nessuno o

licenza elementare

Licenza media (o avviamento professionale)

Diploma di scuola

superiore

Titolo universitario accademico e

superiore Totale

Sassari 23,2 40,0 27,1 9,7 100,0 Nuoro 26,1 40,9 26,7 6,3 100,0 Cagliari 18,5 37,9 31,4 12,2 100,0 Oristano 27,1 38,3 25,6 9,0 100,0 Olbia-Tempio 24,8 38,5 30,6 6,2 100,0 Ogliastra 28,1 39,6 24,4 7,9 100,0 Medio Campidano 28,7 40,2 24,3 6,7 100,0 Carbonia-Iglesias 25,2 36,2 31,7 6,9 100,0 Sardegna 23,1 38,8 28,8 9,4 100,0 Italia 23,3 31,8 33,9 11,1 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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Tra i laureati residenti nella provincia di Cagliari l’80,8% ha conseguito il titolo all’interno dello stesso Capoluogo, un dato particolarmente elevato che mette in luce l’attrattività dell’Ateneo cagliaritano per gli abitanti del territorio. Nelle altre province sarde tale valore risulta decisamente più basso, riconducibile anche alla minore offerta formativa disponibile, attestandosi al 67,4% a Sassari e a valori decisamente più bassi nelle altre realtà della regione. Tra gli altri laureati della provincia di Cagliari il 2,6% ha conseguito il titolo in un Ateneo localizzato nel resto della regione mentre il 16,5% in altre località.

Tab. 2.7 - Laureati per luogo di conseguimento del titolo nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e composizione percentuale; anno 2010)

Valori assoluti

In provincia Fuori provincia Fuori regione Totale Sassari 1.150 136 420 1.706 Nuoro 65 530 321 916 Cagliari 2.202 72 450 2.724 Oristano 30 497 215 742 Olbia-Tempio 14 96 135 245 Ogliastra 1 181 43 225 Medio Campidano 0 343 52 395 Carbonia-Iglesias 4 432 59 495 Sardegna 3.466 2.287 1.695 7.448 Italia 140.578 76.544 64.414 281.536

Composizione percentuale In provincia Fuori provincia Fuori regione Totale

Sassari 67,4 8,0 24,6 100,0 Nuoro 7,1 57,9 35,0 100,0 Cagliari 80,8 2,6 16,5 100,0 Oristano 4,0 67,0 29,0 100,0 Olbia-Tempio 5,7 39,2 55,1 100,0 Ogliastra 0,4 80,4 19,1 100,0 Medio Campidano 0,0 86,8 13,2 100,0 Carbonia-Iglesias 0,8 87,3 11,9 100,0 Sardegna 46,5 30,7 22,8 100,0 Italia 49,9 27,2 22,9 100,0 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

All’interno del mercato del lavoro un indicatore che si sta diffondendo è il tasso NEET, costituito dalla percentuale di individui che non è impegnato in attività di istruzione, formazione, lavoro o in altre attività a queste assimilabili, come nel caso dei tirocini o stages, e che non stanno cercando un’occupazione. Tale indicatore, particolarmente elevato tra i giovani, è l’acronimo inglese di “Not in Education, Employment or Training”, ed

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esprime un elemento di criticità del mercato del lavoro. Nella provincia di Cagliari il tasso Neet per la componente giovanile (15-29 anni) risulta particolarmente elevata (25,7%), mettendo in luce la difficoltà del sistema economico provinciale di facilitare il passaggio dai percorsi di istruzione all’inserimento nel mercato del lavoro. La presenza di un valore elevato è tuttavia un fenomeno diffuso sull’intero territorio nazionale (22,1%) con tassi di incidenza che variano tra il 9,9% di Bolzano e il 38,5% di Napoli.

Graf. 2.8 - Tasso di giovani NEET (15-29 anni) sul totale della popolazione di riferimento nelle province sarde, in Sardegna e in Italia – (composizione percentuale; anno 2010)

28,7

27,0

26,1

25,7

25,7

25,0

25,0

23,6

22,1

21,2

Sassari

Carbonia-Iglesias

Medio Campidano

Cagliari

Sardegna

Ogliastra

Olbia-Tempio

Oristano

Italia

Nuoro

Fonte: Elaborazioni Staff Statistica, Studi e Ricerche MdL di Italia Lavoro su Microdati RCFL – Istat

Dopo aver osservato le principali dinamiche e caratteristiche del mercato del lavoro cagliaritano è possibile analizzare la situazione economica delle famiglie attraverso alcuni indicatori relativi al reddito, ai consumi, al risparmio e al patrimonio. Si tratta di indicatori i cui valori si fermano al 2010, un fattore che, pur non consentendo di cogliere le dinamiche più recenti, permettono di rilevare gli effetti della crisi economica e finanziaria sull’economia e sul benessere delle famiglie.

Il primo indicatore analizzato è il reddito in considerazione della sua importanza e degli effetti che ha sulla capacità di consumo, di risparmio e di accumulo del capitale; come è possibile rilevare appare evidente la presenza di una situazione di recessione negli ultimi anni e di staticità allargando l’orizzonte temporale. Tra il 2005 e il 2010 nella provincia di Cagliari il reddito disponibile pro-capite sale in valori correnti di appena 600 euro, passando da 14,7 mila a 15,3 mila, mettendo in luce, in considerazione della dinamica dei prezzi al consumo, la diminuzione della capacità di acquisto nel medio periodo. In

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particolare il valore medio ha registrato un aumento nel 2006 e nel 2007, quando è salito rispettivamente a 15,2 e a quasi 15,6 mila euro, per presentare nei tre anni successivi variazioni negative.

Tale andamento ha seguito una dinamica che ha caratterizzato l’intero territorio nazionale, un fenomeno che appare evidente osservando il valore indice costruito tenendo la media italiana pari a 100; come è possibile rilevare il valore dell’indice resta nel periodo osservato abbastanza stabile, pur con lievi oscillazioni, evidenziando un andamento in linea con quello rilevato in Italia. In particolare i residenti della provincia di Cagliari dispongono di un reddito medio pari a circa il 90% rispetto a quello nazionale, un valore contenuto ma superiore a quello registrato nella maggior parte delle province sarde e più in generale meridionali. Limitando l’osservazione alle province della regione è possibile rilevare un valore più alto nella sola Olbia-Tempio (93,2), risultando invece decisamente più contenuto nelle altre 6 province, dove presenta valori compresi tra 82,4 di Sassari e il 65,9 del Medio Campidano.

Tab. 2.8 - Reddito pro-capite disponibile delle famiglie nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e numeri indice con Italia=100; anni 2005-2010)

Valori assoluti 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Sassari 13.288 13.717 13.996 14.018 13.876 14.023Nuoro 11.986 12.517 12.960 13.004 13.035 13.170Cagliari 14.710 15.214 15.555 15.545 15.347 15.343Oristano 11.496 12.059 12.372 12.389 12.662 12.766Olbia-Tempio 15.090 15.598 15.965 16.026 15.904 15.878Ogliastra 10.780 11.258 11.658 11.706 11.748 11.892Medio Campidano 10.529 10.911 11.179 11.195 11.064 11.222Carbonia-Iglesias 11.254 11.660 11.944 11.959 11.817 11.850Sardegna 13.185 13.673 14.011 14.035 13.948 14.019Italia 16.303 16.751 17.176 17.422 16.864 17.029

Numeri indice 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Sassari 81,5 81,9 81,5 80,5 82,3 82,4 Nuoro 73,5 74,7 75,5 74,6 77,3 77,3 Cagliari 90,2 90,8 90,6 89,2 91,0 90,1 Oristano 70,5 72,0 72,0 71,1 75,1 75,0 Olbia-Tempio 92,6 93,1 92,9 92,0 94,3 93,2 Ogliastra 66,1 67,2 67,9 67,2 69,7 69,8 Medio Campidano 64,6 65,1 65,1 64,3 65,6 65,9 Carbonia-Iglesias 69,0 69,6 69,5 68,6 70,1 69,6 Sardegna 80,9 81,6 81,6 80,6 82,7 82,3 Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

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La dinamica del reddito ha avuto, insieme alle negative prospettive di crescita per il breve periodo e al conseguente basso livello di fiducia nelle possibilità di una ripresa economica, forti ripercussione sui consumi delle famiglie che hanno registrato nell’ultimo triennio un andamento complessivamente negativo.

Tra il 2007 e il 2010 i consumi medi per abitante hanno registrato in termini correnti un aumento nella provincia di Cagliari pari ad appena il 2,2% (+2,7% in Sardegna e +1% in Italia), che si traduce in termini reali in una flessione del valore complessivo.

All’interno dei consumi ci sono state delle variazioni differenti tra le diverse voci di spesa, con un incremento più elevato per il vestiario, l’abbigliamento, le calzature e la pelletteria (+14,2%) e per gli affitti reali e figurativi delle abitazioni (+12,8%), rispetto agli alimentari (+4,1%) ai mobili, elettrodomestici, mezzi di trasporto e altri beni (-0,7%) e agli altri servizi (-3,1%) che registrano una pesante contrazione. Sulla base di queste variazioni appare evidente come alcuni consumi siano aumentati per effetto di un incremento della spesa necessaria al loro soddisfacimento, come nel caso degli affitti, per i quali i consumatori sembrano subire l’aumento dei prezzi al consumo. Tra gli altri beni appare evidente una preferenza verso beni di largo consumo e non verso beni di investimento, che richiedono un ammontare di spesa generalmente più sostenuto. Sulla base dell’andamento economico e dei consumi rilevati a livello nazionale è possibile attendersi, nella provincia di Cagliari, per il 2011, una contrazione anche per i beni che nel triennio precedente hanno registrato un forte aumento, come nel caso dell’abbigliamento e delle calzature.

Tab. 2.9 - Consumi pro-capite in provincia di Cagliari, in Sardegna e in Italia (valori assoluti in euro e variazioni percentuali; anni 2007-2010)

CAGLIARI SARDEGNA ITALIA 2007 2010 Var. % 2007 2010 Var. % 2007 2010 Var. % Alimentari, bevande e tabacco 2.556 2.661 4,1 2.504 2.573 2,7 2.690 2.686 -0,2 Vestiario, abbigliamento, calzature e pelletteria 921 1.052 14,2 902 1.025 13,6 1.199 1.206 0,6

Mobili, elettrodomestici, mezzi di trasporto e beni vari 3.676 3.650 -0,7 3.507 3.489 -0,5 3.949 3.822 -3,2

Affitti reali e figurativi delle abitazioni 1.770 1.996 12,8 1.697 1.925 13,4 2.198 2.409 9,6

Altri servizi 4.458 4.320 -3,1 4.232 4.183 -1,1 5.474 5.537 1,1 Totale beni e servizi 13.381 13.678 2,2 12.843 13.195 2,7 15.511 15.660 1,0 Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Accanto al dato relativo ai consumi è possibile osservare quello relativo al risparmio che consente di rilevare la quota che ciascuna famiglia è riuscita ad accantonare per utilizzi futuri. Nel complesso, appare evidente la presenza di un valore, nella provincia di Cagliari, superiore a quanto mediamente rilevato nelle altre province sarde, oltrepassando quota 5 mila euro (5,1 mila euro in Italia). Tale “superiorità” è determinata dalle maggiori disponibilità economiche delle famiglie del Capoluogo, rispetto al resto della regione ma

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non da una più alta tendenza a risparmiare; la propensione al risparmio, infatti, rappresentata dal rapporto percentuale tra quest’ultimo aggregato e il reddito disponibile, risulta nella provincia di Cagliari pari al 12,9% a fronte del 13,4% per l’intera Sardegna. Anche per questo indicatore la provincia, sembra collocarsi a metà strada tra il dato regionale e quello nazionale (12,6%), confermando ancora una volta di differenziarsi, in parte, dal resto della regione e, più in generale, dal Sud Italia.

Tab. 2.10 - Risparmio nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e propensione al risparmio; anno 2010)

Risparmi (migliaia di euro)

Risparmi per famiglia (euro)

Propensione al risparmio (% su reddito disponibile)

Sassari 654.932 4.633 14,6 Nuoro 305.847 4.649 14,7 Cagliari 1.165.100 5.079 12,9 Oristano 286.022 4.381 14,1 Olbia-Tempio 298.863 4.320 12,6 Ogliastra 95.730 3.931 14,5 Medio Campidano 133.108 3.394 11,7 Carbonia-Iglesias 172.780 3.323 11,9 Sardegna 3.112.382 4.533 13,4 Italia 128.287.452 5.123 12,6 Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Grazie ad una più alta disponibilità di risorse da destinare al risparmio, le famiglie cagliaritane hanno potuto accumulare nel tempo un patrimonio di maggiori dimensioni rispetto alle altre province sarde, pur risultando alquanto distante dalla media nazionale, dove incidono gli alti valori delle famiglie del Centro-Nord.

In particolare nella provincia di Cagliari ciascuna famiglia detiene in media 287 mila euro, a fronte dei 277 mila ad Olbia, dei 274 mila a Nuoro, dei 251 mila ad Ogliastra e a valori inferiori ai 250 mila nelle altre province. In termini tendenziali si rileva una sostanziale stabilità in tutte le province per le difficoltà economiche che non consentono un elevato accumulo del capitale e soprattutto per le dinamiche del mercato mobiliare e immobiliare.

Al di là dell’ammontare complessivo è interessante rilevare la sua ripartizione tra le attività reali, costituite principalmente da immobili e terreni, e quelle finanziarie, tra le quali rientrano i titoli, i depositi e le riserve tecniche. Nel complesso le prime rappresentano a Cagliari, come nel resto del territorio nazionale, la maggioranza che testimonia la elevata propensione delle famiglie italiane ad investire nelle abitazioni. Nonostante tale tendenza, occorre rilevare alcune differenze, con una concentrazione del patrimonio nelle attività reali più alto nei territori meno abbienti e che tende a diminuire al crescere della ricchezza e del benessere complessivo. Le differenze della composizione del patrimonio rispecchia dunque il livello e la distribuzione della ricchezza con le famiglie

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propense ad investire prima nel mercato immobiliare e solo successivamente in quello mobiliare.

Tab. 2.11 - Patrimonio medio per famiglia nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e numeri indice con Italia=100; anni 2004-2010)

Valori Indice

2009 2010 Var. % 2009 2010 Diff. Sassari 248.268 248.724 0,2 65,8 65,8 0,0Nuoro 271.407 273.786 0,9 71,9 72,4 0,5Oristano 245.621 245.207 -0,2 65,1 64,9 -0,2Cagliari 287.339 287.086 -0,1 76,2 75,9 -0,2Olbia-Tempio 278.204 276.863 -0,5 73,7 73,2 -0,5Ogliastra 253.979 251.101 -1,1 67,3 66,4 -0,9M. Campidano 226.071 228.410 1,0 59,9 60,4 0,5C. - Iglesias 218.122 218.056 0,0 57,8 57,7 -0,1Sardegna 262.926 263.072 0,1 69,7 69,6 -0,1 Italia 377.227 377.995 0,2 100,0 100,0 - Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Nella provincia di Cagliari le attività reali rappresentano il 71,8% del patrimonio medio familiare, un valore inferiore a quanto rilevato nelle altre province sarde dove è compreso tra il 75,5% di Sassari e l’80,6% di Ogliastra. Nonostante tale primato, nella provincia cagliaritana la quota della ricchezza nelle attività reali (28,2%) risulta inferiore di quasi 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale (37,1%), dove si rileva un maggiore equilibrio tra le due componenti del patrimonio delle famiglie.

Graf. 2.9 - Composizione del patrimonio delle famiglie nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori percentuali; anno 2010)

75,5

76,4

76,9

71,8

79,2

80,6

78,0

77,5

75,2

62,9

24,5

23,6

23,1

28,2

20,8

19,4

22,0

22,5

24,8

37,1

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0 100,0

Sassari

Nuoro

Oristano

Cagliari

Olbia-Tempio

Ogliastra

Medio Campidano

Carbonia-Iglesias

Sardegna

ITALIA

Attività reali Attività finanziarie

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

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2.4 – L’apertura internazionale della provincia

Uno dei principali indicatori della competitività di un territorio è la sua capacità di esportare i prodotti e servizi all’estero; la propensione ad operare sui mercati stranieri risulta tuttavia determinata da numerosi fattori tra i quali le vocazioni territoriali, la composizione del sistema produttivo e le infrastrutture per la mobilità presenti sul territorio. La Sardegna, complice la presenza di un sistema fortemente terziario, presenza nel complesso una bassa apertura internazionale, destinando all’estero beni e servizi per un ammontare pari a poco più di 5,2 miliardi di euro a fronte dei 375 miliardi esportati dall’intero sistema economico nazionale. All’interno della regione la maggior parte delle esportazioni si concentra proprio nell’area cagliaritana, un fattore legato all’importante attività di raffinazione petrolifera. Le esportazioni complessive della provincia di Cagliari ammontano a 4,8 miliardi di euro, pari al 91,8% regionale, concentrati principalmente nel settore petrolifero; le vendite all’estero di questi prodotti ammontano, infatti, a oltre 4,3 miliardi di euro, mentre quelli relativi a tutti gli altri prodotti si attestano a poco meno di 500 milioni di euro. Visto il peso del settore petrolifero all’interno dell’interscambio commerciale cagliaritano e le forti oscillazioni a cui è sottoposto il greggio, con conseguenti effetti sull’ammontare delle esportazioni, è possibile osservare oltre al valore complessivo dell’export anche quello al netto del comparto petrolifero, che consente di rilevare l’andamento delle esportazioni per il resto dell’economia provinciale.

Come è possibile osservare le esportazioni complessive della provincia di Cagliari hanno registrato una crescita nel 2007 e nel 2008, cui segue una forte contrazione nel 2009, in concomitanza con la crisi economica e la riduzione del prezzo del petrolio, e una nuova crescita nel 2010; nel corso dell’ultimo anno si rileva una lieve flessione legata al comparto petrolifero.

Dopo aver osservato l’andamento delle esportazioni complessive è possibile osservare quelle relative al solo comparto petrolifero che segue, a grandi linee, le tendenze rilevate per l’intera economia, un fattore in parte scontato visto il peso del settore all’interno dell’interscambio commerciale. In questo contesto è opportuno precisare che le variazioni in termini di ammontare si discostano da quelle espresse in quantità, risentendo delle oscillazioni del prezzo del petrolio. A conferma di ciò negli ultimi due anni le esportazioni in euro dei prodotti petroliferi hanno registrato un incremento del 79% nel 2010 e una lieve flessione (-1,2%) nel 2011 a fronte di variazioni pari rispettivamente al 29,9% e al -19,7% nei due anni considerati in termini di quantità; per completezza di informazione si precisa che le quantità sono riferite all’intero territorio regionale mentre i valori in euro alla provincia cagliaritana, aree che risultano quasi completamente sovrapponibili per il settore in oggetto in considerazione del fatto che in quest’ultima realtà si concentra il 99,8% delle esportazioni dei prodotti petroliferi. Nel complesso, dunque, limitando l’attenzione sull’ultimo anno, è possibile rilevare una forte riduzione delle esportazioni in

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termini di quantità, a fronte di una sostanziale tenuta in valori, per effetto del rincaro del prezzo del petrolio.

Relativamente agli altri prodotti è possibile rilevare una graduale crescita fino al 2008, una contrazione nel 2009 ed una nuova variazione positiva nei due anni successivi, che mette in luce una crescente capacità competitiva del territorio cagliaritano; tuttavia occorre rilevare che, nonostante la ripresa registrata nell’ultimo biennio, le esportazioni dei beni e servizi, al netto del comparto petrolifero, restano ampiamente inferiori a quelli rilevati nella fase pre-crisi. A conferma di ciò le vendite all’estero di questi beni e servizi nel corso del 2011 risultano inferiori rispetto al 2006 del 13,1%, diversamente da quanto rilevato a livello nazionale dove la contrazione avvenuta nel 2009 è stata ampiamente recuperata nel corso del biennio successivo.

Tab. 2.12 - Andamento delle esportazioni nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti in milioni di euro e variazioni %; anni 2006-2011*)

Valori assoluti

2006 2007 2008 2009 2010 2011* Sassari 450 504 393 194 201 211 Nuoro 89 78 72 89 93 116 Cagliari 3.538 3.744 5.050 2.806 4.835 4.811 - coke e petroliferi raff. 2.995 3.198 4.453 2.453 4.391 4.340 - altro 543 546 597 353 444 471 Oristano 33 36 38 29 35 28 Olbia - Tempio 18 36 93 55 47 38 Ogliastra 19 117 31 79 10 4 Medio - Campidano 0 0 22 6 0 0 Carbonia-Iglesias 189 210 154 21 51 32 Sardegna 4.336 4.725 5.853 3.280 5.274 5.240 Italia 332.013 364.744 369.016 291.733 337.346 375.850

Variazioni percentuali

2007/2006 2008/2007 2009/2008 2010/2009 2011/2010 2011/2006 Sassari 11,9 -22,1 -50,6 3,7 4,8 -53,2Nuoro -12,6 -6,8 23,6 4,3 24,0 30,2Cagliari 5,8 34,9 -44,4 72,3 -0,5 36,0 - coke e petroliferi raff. 6,8 39,2 -44,9 79,0 -1,2 44,9 - altro 0,6 9,3 -40,9 26,0 6,1 -13,1 Oristano 7,0 6,1 -24,1 21,3 -19,1 -15,5Olbia - Tempio 104,0 159,1 -41,2 -14,2 -19,3 115,5Ogliastra 531,8 -73,7 157,4 -86,8 -62,7 -78,9Medio - Campidano -20,6 12.698,5 -71,0 -94,3 -50,1 -16,6Carbonia-Iglesias 11,4 -26,9 -86,4 141,9 -36,9 -83,1Sardegna 9,0 23,9 -44,0 60,8 -0,6 20,8Italia 9,9 1,2 -20,9 15,6 11,4 13,2 Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati Istat; *Dato provvisorio

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La ripartizione per settore di attività consente meglio di rilevare le diverse dinamiche interne al territorio nel corso dell’ultimo anno e rispetto al 2006, consentendo una visione di breve e medio termine; focalizzando l’attenzione sull’ultimo anno si rileva un aumento delle esportazioni dei prodotti in legno, che quadruplicano (+349,4%), anche se non raggiungono i livelli registrati negli anni pre-crisi. In forte aumento anche i prodotti farmaceutici (+41,4%), la metallurgia (+30,3%), gli alimentari (+18,4%), la chimica (+13,6%), e i prodotti in gomma e plastica (+9,7%). Un segno positivo ma più contenuto si registra per la meccanica (+4%) e il sistema moda (+1,4%), mentre presentano una flessione i mezzi di trasporto (-92,1%), i computer (-16,4%), gli apparecchi elettrici (-6,1%) e i prodotti petroliferi raffinati (-1,2%).

Rispetto al 2006 registrano un forte aumento (superiore al 100%) gli apparecchi elettrici, la meccanica, i computer e il sistema moda; presentano una variazione positiva anche la maggior parte degli altri prodotti, mentre sono in diminuzione i mezzi di trasporto, i prodotti in gomma e plastica e quelli della metallurgia.

Tab. 2.13 - Esportazioni dell’industria manifatturiera della provincia di Cagliari (valori assoluti in migliaia di euro, variazioni percentuali; Anni 2006, 2010-2011*)

Valori assoluti Variazioni percentuali

2006 2010 2011* 2010-2011 2006-2011 Alimentari 22.223 21.181 25.071 18,4 12,8Sistema moda 5.465 11.026 11.182 1,4 104,6Legno, carta e stampa 366 117 524 349,4 43,4Prodotti petroliferi raffinati 2.995.451 4.391.043 4.339.743 -1,2 44,9Chimica 214.916 201.730 229.233 13,6 6,7Farmaceutica 514 538 760 41,4 47,9Gomma, plastica e min. non 29.676 12.737 13.971 9,7 -52,9Metallurgia e prodotti in 181.941 102.820 133.970 30,3 -26,4Computer, app. elettronici e 2.667 8.170 6.830 -16,4 156,1Apparecchi elettrici 131 880 826 -6,1 530,5Meccanica 11.822 29.624 30.816 4,0 160,7Mezzi di trasporto 48.604 42.584 3.347 -92,1 -93,1Altre attività manifatturiere 610 656 1.516 130,9 148,4INDUSTRIA 3.514.387 4.823.105 4.797.790 -0,5 36,5Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati Istat; *Dato provvisorio

Le dinamiche delle esportazioni complessive sono, ovviamente, influenzate dal peso che ha ciascun settore economico; come precedentemente indicato, le vendite all’estero risultano, per Cagliari, particolarmente concentrate nel settore petrolifero, che contribuisce per il 90,5% all’export manifatturiero provinciale. Tra gli altri comparti assumono un peso più alto i prodotti della chimica (4,8%) e quelli della metallurgia (2,8%), mentre un ruolo marginale rivestono gli altri comparti economici. Rispetto al 2006 si registra, inoltre, un aumento del livello di concentrazione con il peso dei prodotti petroliferi che cresce di 5

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punti percentuali, riducendo di conseguenza il peso di quasi tutti gli altri comparti economici (fanno eccezione quelli della meccanica che aumentano dallo 0,3% allo 0,6%, quelli del sistema moda e dei computer che restano stabili).

Tab. 2.14 - Composizione percentuale delle esportazioni dell’industria manifatturiera della provincia di Cagliari (valori percentuali; Anni 2006, 2010-2011*)

2006 2010 2011* Alimentari 0,6 0,4 0,5 Sistema moda 0,2 0,2 0,2 Legno, carta e stampa 0,0 0,0 0,0 Prodotti petroliferi raffinati 85,2 91,0 90,5 Chimica 6,1 4,2 4,8 Farmaceutica 0,0 0,0 0,0 Gomma, plastica e min. non met. 0,8 0,3 0,3 Metallurgia e prodotti in metallo 5,2 2,1 2,8 Computer, app. elettronici e ottici 0,1 0,2 0,1 Apparecchi elettrici 0,0 0,0 0,0 Meccanica 0,3 0,6 0,6 Mezzi di trasporto 1,4 0,9 0,1 Altre attività manifatturiere 0,0 0,0 0,0 INDUSTRIA MANIFATTURIERA 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati Istat; *Dato provvisorio

Il principale mercato di destinazione dei prodotti cagliaritani è, al pari della maggior parte delle economie nazionali, l’Unione Europea che assorbe quasi la metà delle esportazioni provinciali (47,9%). Il principale Paese europeo è la Spagna che con 1,5 miliardi di euro, assorbe oltre la metà delle esportazioni destinate al “mercato unico”, risultando inoltre il primo importatore dei prodotti cagliaritani.

Il secondo Paese per ammontare complessivo delle esportazioni è il Messico (467 milioni di euro), seguito dalla Turchia (319 milioni), da Gibilterra (252 milioni), dalla Francia (235 milioni), dal Libano (189 milioni), dall’Algeria (158 milioni), dalla Grecia (149 milioni) e da Malta (110 milioni). Nel complesso appare evidente come un solo Paese importi circa un terzo delle esportazioni cagliaritane e tre Paesi circa la metà, dati che mettono in luce la elevata concentrazione dell’export della provincia sarda. Tale concentrazione rende il sistema economico locale più vulnerabile, in quanto più esposto a cambiamenti che possono intervenire nei mercati di riferimento.

Dopo l’Unione Europea la principale area di destinazione è quella costituita dal resto del Vecchio Continente (17%), seguita dall’America (13%), dall’Asia (12,4%), dall’Africa (9,2%) e con scarti più ampi dall’Oceania (0,5%).

In termini dinamici si rileva un forte aumento delle esportazioni in America (+71%) e nei Paesi europei non appartenenti al mercato unico (+44,9%), una sostanziale stabilità verso l’Unione Europea ed una flessione in Asia (-10,5%) e in Africa (-50,7%).

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Graf. 2.10 - Composizione delle esportazioni della provincia di Cagliari per area di destinazione (valori percentuali; anno 2011*)

UE 27; 47,9

Altri Paesi Europei; 17

Africa; 9,2

America; 13

Asia; 12,4Oceania; 0,5

Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati Istat; *Dato provvisorio Relativamente a quest’ultimo mercato occorre sottolineare la presenza di forti variazioni nella composizione interna: nel 2010 i principali Paesi di destinazione erano la Libia, la Tunisia e il Marocco, realtà verso le quali le esportazioni sono sensibilmente diminuite nel corso di un solo anno, portando le imprese cagliaritane ad aumentare le esportazioni in altri mercati, sia africani, come l’Algeria, sia extra africani come nel caso della Turchia. Particolare è il caso della Libia verso la quale le esportazioni sono scese in un solo anno da 483 a 78 milioni di euro, risentendo degli scenari politici che hanno investito il territorio.

Graf. 2.11 - Andamento delle esportazioni per aree geografiche in provincia di Cagliari (variazioni percentuali; Anni 2010-2011*)

-50,7

-10,5

5,3

44,9

71,0

-0,5

-0,5

-70,0 -50,0 -30,0 -10,0 10,0 30,0 50,0 70,0 90,0

Africa

Asia

UE 27

Mondo

Oceania

Altri Paesi Europei

America

Fonte: elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati Istat; *Dato provvisorio

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2.5 – Le dinamiche creditizie

Uno dei fattori di crescita di un territorio è il sistema creditizio che nel corso degli ultimi anni è stato investito da numerosi elementi di criticità e da importanti riforme (Basilea 2 e 3) con effetti sulle scelte dei finanziamenti al sistema economico. Prima di osservare i dati relativi alla raccolta e all’impiego delle risorse finanziarie da parte del sistema bancario è possibile osservare i principali dati strutturali di quest’ultimo. Nel complesso nella provincia di Cagliari sono presenti 209 sportelli, in diminuzione rispetto al 2008, seguendo una dinamica di contrazione che ha caratterizzato il territorio regionale e nazionale. La riduzione del numero di sportelli, dopo una fase di forte espansione (fino al 2008), sembra essere riconducibile agli effetti della crisi economica e al tentativo di riduzione dei costi strutturali del sistema creditizio, possibile anche grazie alla crescente diffusione di canali alternativi, come nel caso dell’internet banking.

Limitando l’attenzione all’ultimo anno è possibile evidenziare che il numero di sportelli nella provincia di Cagliari risulta pari a 209, dei quali 46 appartenenti alle Banche maggiori, 2 a Banche grandi, 96 a quelle medie, 59 a quelle piccole e 6 a quelle minori, dati che mettono in luce un sistema eterogeneo e non concentrato, un fattore molto importante in termini di competitività dell’offerta.

Tab. 2.15 - Sportelli bancari attivi nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e variazioni percentuali; anni 2008-2011)

2008 2009 2010 2011 Var. % 2008-2010

Sassari 138 134 136 137 -0,7 Nuoro 68 65 65 67 -1,5 Cagliari 222 214 210 209 -5,9 Oristano 86 81 81 81 -5,8 Olbia-Tempio 80 75 76 78 -2,5 Ogliastra 27 26 26 26 -3,7 M. Campidano 42 40 39 38 -9,5 C. Iglesias 35 34 34 34 -2,9 Sardegna 699 669 667 670 -4,1 Italia 34.167 34.029 33.639 33.607 -1,6 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d'Italia

Relativamente ai depositi e agli impieghi è possibile osservare i dati relativi all’ultimo semestre al fine di rilevare le dinamiche di brevissimo periodo che hanno investito la provincia di Cagliari. In questo contesto è possibile rilevare un aumento sia nella raccolta (+3,3% i depositi) sia in misura più contenuta negli impieghi (+0,9%) che sembra lasciar

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sperare in una ripresa del mercato del credito. Relativamente ai depositi, la variazione risulta superiore a quella rilevata nel Sud Italia (+0,9%) e a livello nazionale (+1,9%), un fattore riconducibile alla presenza di variazioni positive per tutte le tipologie di clientela: +10,6% per le imprese non finanziarie, +4,3% per le Amministrazioni pubbliche, +4,2% per le società finanziarie, +2,3% per gli altri soggetti privati e +2,1% per le famiglie. La presenza di un aumento dei depositi rappresenta un fattore molto importante in considerazione dei problemi di liquidità che hanno caratterizzato nell’ultimo biennio l’economia italiana, con effetti sui tempi dei pagamenti e sull’economia in generale.

Al di là dell’andamento, la maggior parte dei depositi è imputabile alle famiglie (quasi 6 miliardi di euro), seguite dalle imprese non finanziarie (1,1 miliardi) la cui presenza di risorse in banca è legata principalmente a sostenere le operazioni di carattere corrente.

Tab. 2.16 - Depositi per settori di attività della clientela a Cagliari, in Sardegna, nel Mezzogiorno ed in Italia (val. ass. in mln di euro a dicembre 2011 e var. % rispetto a giugno 2011)

Famiglie Società finanziarie

Società non

finanziarie

Altri soggetti privati

Amministrazioni pubbliche

Unità non classificate Totale

Cagliari dic-11 5.961 464 1.126 148 908 62 8.668 Var. % 2,1 4,2 10,6 2,3 4,3 -16,0 3,3

Sardegna dic-11 16.400 519 1.981 333 1.728 107 21.069 Var. % -0,3 4,6 3,9 6,1 -5,6 -20,7 -0,3

Mezzogiorno dic-11 218.259 2.406 21.431 3.049 10.202 2.060 257.408

Var. % 1,2 1,9 0,3 4,7 -2,1 -12,3 0,9

Italia dic-11 799.115 102.392 170.636 19.212 42.220 9.140 1.142.715

Var. % 2,5 3,0 1,3 2,8 -4,3 -17,7 1,9

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d'Italia

Più contenuta è la variazione degli impieghi, che aumentano nell’ultimo semestre (tra giugno e dicembre 2011) dello 0,9%, un fattore positivo alla luce dell’andamento registrato sugli altri livelli territoriali: -0,1% in Sardegna, +0,3% nel Mezzogiorno e -0,3% in Italia. La variazione positiva ha interessato nella provincia di Cagliari in primo luogo le società finanziarie (+9,9%), ma anche le imprese non finanziarie (+1,5%) e in misura più contenuta le famiglie (+0,7%), mentre presentano una diminuzione le Amministrazioni Pubbliche (-2%) per i vincoli di bilancio imposti che limitano le possibilità di investimento. La principale tipologia di clientela del sistema bancario è rappresentato dalle famiglie, verso le quali sono destinati 4,9 miliardi di euro, a fronte dei 4,6 miliardi indirizzati alle imprese non finanziarie. La prevalenza degli impieghi alle famiglie rispetto alle imprese rappresenta una situazione tipica del Mezzogiorno che si discosta dal resto del territorio nazionale dove, generalmente, prevalgono i finanziamenti alle imprese, una differenza

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riconducibile alla diversa tendenza ad investire da parte delle imprese del Sud rispetto a quelle del Centro-Nord.

Tab. 2.17 - Impieghi per settori di attività della clientela a Cagliari, in Sardegna, nel Mezzogiorno ed in Italia (val. ass. in mln di euro a dicembre 2011 e var. % rispetto a giugno 2011)

Famiglie Società finanziarie

Società non

finanziarie

Altri soggetti privati

Amministrazioni pubbliche

Unità non classificate Totale

Cagliari dic-11 4.903 51 4.594 97 667 0 10.313 Var. % 0,7 9,9 1,5 -4,2 -2,0 -42,4 0,9

Sardegna dic-11 12.644 1.412 10.984 155 1.479 2 26.675 Var. % 0,7 -0,2 -0,8 -2,5 -1,0 -14,5 -0,1

Mezzogiorno dic-11 139.950 3.148 122.906 1.042 26.131 28 293.205

Var. % 1,0 -12,8 0,4 -1,8 -2,1 -16,7 0,3

Italia dic-11 607.084 172.417 891.892 10.115 258.359 500 1.940.368

Var. % 1,1 2,2 -1,1 2,9 -2,3 130,6 -0,3

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d'Italia

A integrazione dei dati sugli impieghi bancari è possibile osservare i dati relativi ai finanziamenti oltre il breve periodo, ossia di risorse destinate generalmente a sostenere gli investimenti. Nel complesso è possibile rilevare nella provincia cagliaritana un graduale incremento con tali forme di impiego che salgono da quasi 7,4 miliardi di euro nel 2008 a oltre 7,9 miliardi a settembre 2011. Anche in questo caso la variazione positiva segue un andamento generalizzato, che ha caratterizzato l’intero territorio nazionale, che sembra evidenziare una capacità del sistema bancario di affiancare le imprese nei processi di crescita aziendale.

Limitando l’attenzione all’ultimo anno si rileva a Cagliari la presenza di una lieve crescita (+0,5%), che risulta leggermente inferiore a quella regionale (+0,6%) e nazionale (+0,7%). Sul resto del territorio sardo si rilevano variazioni positive particolarmente elevate nelle quattro nuove province, i cui importi risultano tuttavia, nella maggior parte dei casi, alquanto modesti, mentre presentano il segno negativo le due province posizionate nell’area settentrionali della regione, Sassari e Nuoro.

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Tab. 2.18 - Consistenza dei finanziamenti oltre il breve termine nelle province sarde, in

Sardegna ed in Italia (valori assoluti in mln di euro e variazione percentuale; anni 2008-2011)

2008 2009 2010 2011* Var. % 2010-2011

Sassari 6.193 6.030 6.048 5.832 -3,6 Nuoro 1.662 1.651 1.708 1.684 -1,4 Cagliari 7.360 7.432 7.868 7.911 0,5 Oristano 895 970 1.147 1.157 0,8 Olbia-Tempio 34 605 1.397 1.599 14,4 Ogliastra 7 80 144 156 8,3 M. Campidano 11 193 308 335 9,0 C. - Iglesias 18 186 400 464 16,1 Sardegna 16.178 17.146 19.021 19.138 0,6 Italia 1.045.183 1.070.013 1.163.339 1.171.957 0,7 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d'Italia; * dato al 30/09

La crescente diffusione di criticità, già evidenziata nell’osservazione dei dati sulle liquidazioni di impresa e sulle procedure concorsuali avviate, appare più evidente se si analizzano i dati relativi alle sofferenze bancarie, rappresentate dai finanziamenti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili. Negli ultimi tre anni le sofferenze bancarie sono, infatti, sensibilmente aumentate a Cagliari, seguendo una dinamica in atto su larga parte del territorio nazionale. Relativamente al Capoluogo di regione gli impieghi in stato di insolvenza sono saliti da 574 milioni di euro nel 2009 a 677 nel 2010 per raggiungere a settembre 2011 quota 782 milioni.

Tale incremento è determinato in parte da un aumento del numero di affidati in sofferenza, che testimonia la diffusione di situazioni di disagio economico, dall’altro da un incremento delle sofferenze medie, espressione queste ultime di un acuirsi delle situazioni di criticità. In questi tre anni, infatti, gli affidati in sofferenza sono saliti da 8,4 mila a oltre 10 mila unità e l’ammontare medio di finanziamenti in stato di insolvenza per singolo affidato da 68,3 mila a quasi 77,7 mila euro, un valore elevato ma inferiore ai 95,1 mila euro rilevati mediamente a livello nazionale.

Particolarmente interessante è il rapporto tra sofferenze e impieghi che costituisce un indicatore dello stato di insolvenza di un territorio e che risulta in crescita su tutta la Sardegna, come nell’intero sistema economico nazionale. A settembre 2011 tale indice risulta a Cagliari pari al 7,6%, un valore inferiore alla media regionale (8,4%) ma in forte ritardo rispetto al contesto nazionale (5,1%).

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Tab. 2.19 - Sofferenze, numero di affidati e rapporto sofferenze-impieghi nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e incidenza percentuale; anni 2009-2011)

Sofferenze (mln di euro) Numero di affidati Rapporto sofferenze/impieghi 2009 2010 2011* 2009 2010 2011* AL 30-9-2011 AL 30-6-2011

Sassari 361 393 444 5.398 5.884 6.464 7,1 7,0 Nuoro 180 194 216 1.962 2.180 2.376 10,4 9,9 Cagliari 574 677 782 8.404 9.536 10.066 7,6 7,2 Oristano 96 111 126 1.975 2.192 2.287 7,4 7,1 Olbia-Tempio 212 259 370 2.343 2.745 3.072 10,1 8,4 Ogliastra 32 36 43 466 535 560 8,5 7,6 M. Campidano 66 86 94 1.095 1.292 1.370 9,0 8,8 C. Iglesias 131 146 154 1.793 1.989 2.061 13,8 13,6 Sardegna 1.648 1.902 2.229 23.436 26.353 28.256 8,4 7,9 Italia 58.783 75.709 99.523 724.862 867.085 1.046.238 5,1 4,9

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Banca d'Italia; * dato al 30/09

A conclusione dell’analisi del sistema creditizio è possibile analizzare il tasso di interesse applicato dalle banche alle imprese e all’economia in generale; in questo contesto occorre ricordare che il livello del tasso applicato costituisce un fattore molto importante incoraggiando o disincentivando la richiesta di finanziamenti e l’avvio di investimenti. Tuttavia, il livello del tasso di interesse è determinato da numerosi fattori tra i quali il tasso di rifinanziamento principale definito dalla Banca Centrale Europea, l’ammontare del finanziamento richiesto, la durata dello stesso, l’offerta presente sul territorio e il livello di solvibilità del sistema economico e del richiedente.

Negli ultimi anni per tamponare gli effetti della crisi la Banca Centrale Europea ha effettuato numerosi ribassi al tasso di rifinanziamento principale portandolo in due occasioni al minimo storico dell’1% (da maggio 2009 ad aprile 2011 e nuovamente da dicembre 2011 ad oggi). Sulla base degli ultimi dati disponibili il tasso di interesse applicato dalle banche per le operazioni con rischio a revoca risulta in Italia pari al 6,3%, con forti disparità territoriali per i motivi precedentemente indicati. Tuttavia, occorre ricordare che tale valore è la media dei tassi applicati sui finanziamenti, ma che risulta molto diversa in funzione dell’ammontare erogato; a conferma di ciò è sufficiente pensare che per i finanziamenti di importo inferiore ai 125 mila euro il tasso medio applicato è pari al 10,1%, per scendere al 9,8% per quelli con importo di 125-250 mila euro, all’8,9% per quelli di 250 mila – 1 milione, al 7,6% per quelli di 1-5 milioni, al 6,5% per quelli di 5-25 milioni e al 3,5% per quelli superiori a tale importo, classe che risulta anche la più ampia per ammontare dei finanziamenti concessi.

Da questi dati appare evidente la differenza in termini di costo del credito tra le piccole e medie imprese da un lato e le grandi realtà aziendali dall’altro.

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La provincia di Cagliari presenta un tasso medio superiore a quello complessivamente rilevato a livello nazionale, attestandosi al 7,9% (fonte: Banca d’Italia). Tra le altre province sarde Sassari presenta un valore alquanto contenuto (3,6%), ed inferiore a Cagliari risulta anche quello registrato nel Medio-Campidano (7%) e a Carbonia – Iglesias (7,2%).

Graf. 2.12 – Tassi di interesse per rischi a revoca* nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori percentuali; Settembre 2011)

Totale Clienti Clienti Imprese

9,4

8,9

8,9

8,2

7,9

7,2

7,0

6,3

5,9

3,6

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0

Ogliastra

Olbia-Tempio

Oristano

Nuoro

Cagliari

C. - Iglesias

M.Campidano

ITALIA

Sardegna

Sassari

9,3

8,9

8,8

8,4

8,3

8,2

8,1

7,2

7,1

7,0

0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0

Ogliastra

Olbia-Tempio

Oristano

Sassari

Sardegna

Cagliari

Nuoro

ITALIA

C. - Iglesias

M.Campidano

*Operazioni a revoca: Categoria di censimento dove confluiscono le aperture di credito in conto corrente Fonte: Banca d'Italia

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2.6 – Il ruolo del turismo in provincia

Il turismo rappresenta in Italia e nella provincia di Cagliari un’importante risorsa per il territorio con effetti positivi sulla ricchezza prodotta, sul numero di occupati e sulla composizione del sistema imprenditoriale. I principali dati del settore turistico provinciale indicano una produzione in termini di valore aggiunto pari a 417 milioni di euro, pari al 3,6% del valore aggiunto complessivo, grazie a 650 mila visitatori l’anno, quasi 3 milioni di pernottamenti, 280 milioni di euro di beni e servizi consumati dalla sola componente straniera. In questo contesto è interessante sottolineare che la provincia di Cagliari si può candidare a diventare un distretto turistico di eccellenza, in quanto oltre alle splendide coste presenta un insediamento urbano di notevole importanza con processi culturali di rilievo come il comparto museale e l’Ente Lirico, le zone naturali, i parchi marini, oltre a un golfo, un clima e porti adatti per lo sviluppo della nautica da diporto, impianti golfistici importanti, tutti fattori che se adeguatamente valorizzati possono consentire di beneficiare di flussi turistici annuali.

Tuttavia, occorre evidenziare come negli ultimi anni il sistema turistico abbia risentito degli effetti della crisi economica in termini di arrivi, presenze e consumi, con effetti negativi per l’economia del territorio. Gli ultimi dati disponibili a livello nazionale e provinciale confermano il momento di criticità, con un aumento degli arrivi ma una diminuzione delle presenze per effetto della riduzione del numero di pernottamenti medio. Nella provincia di Cagliari gli arrivi aumentano, infatti, dello 0,2% mentre le presenze, vero indicatore della situazione turistica, presentano una flessione dell’1,5%.

Osservando le diverse componenti della domanda turistica appare evidente la differente situazione tra il turismo nazionale e quello straniero; mentre il primo, infatti, presenta un aumento in termini di arrivi (+3,5%) e una sostanziale stabilità per le presenze (+0,2%) i turisti stranieri registrano una diminuzione sia per quanto riguarda gli arrivi (-5,6%) che per le presenze (-5,3%).

A tal proposito particolarmente interessante è l’indice d’internazionalizzazione turistica, costituito dalla percentuale della componente straniera su quella complessiva che risulta a Cagliari pari al 30,4%, un valore inferiore alla media nazionale (44,3%), che mette in luce la presenza di un sistema meno aperto alle opportunità legate ai mercati esteri o meno in grado di intercettare la domanda straniera. In questo contesto è opportuno precisare che la maggior parte delle province del Sud Italia, complice una minore dotazione infrastrutturale, presenta una minore incidenza della componente straniera; non a caso le prime 15 realtà italiane per incidenza degli stranieri sul movimento turistico complessivo sono tutte del Centro-Nord, mentre tra le prime trenta è possibile trovare appena 4 province meridionali (tre siciliane e Napoli). Tra le province sarde quella con una incidenza della componente straniera più alta è Sassari (42,3%), seguita da Nuoro (37,8%),

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Olbia Tempio (37%), Ogliastra (34,2%) e Oristano (32,6%). Cagliari si posiziona al sesto posto in Sardegna e al 54° in Italia, precedendo Carbonia Iglesias (26,8%) e Medio Campidano (25,7%).

Dal punto di vista dei comportamenti di consumo non sembrano rilevarsi tra gli italiani e gli stranieri differenze, almeno in termini di permanenza media, pari in entrambi i casi a 4,5 giorni. Sotto questo punto di vista la provincia sarda si colloca in buona posizione sulla graduatoria nazionale, con un valore medio ampiamente superiore a quello dell’intero sistema turistico italiano dove la permanenza media risulta pari a 3,8 giorni. La presenza di un valore più alto, riconducibile in larga parte alla concentrazione della domanda turistica verso le vacanze balneari, mette in luce al tempo stesso una capacità del sistema ricettivo di “trattenere” i suoi visitatori. Meglio di Cagliari fanno in Italia numerose province tra le quali le sarde Ogliastra (6,1 giorni), Olbia-Tempio (6,1) e Nuoro (5,9).

Tab. 2.20 - Arrivi negli esercizi ricettivi nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia

(valori assoluti e variazione percentuale; anni 2009-2010) 2009 2010 Var. % Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale Tot arrivi

Olbia Tempio 531.197 310.866 842.063 502.831 294.738 797.569 -5,3 Sassari 217.346 174.605 391.951 216.960 159.122 376.082 -4,0 Nuoro 127.885 68.702 196.587 122.609 74.549 197.158 0,3 Oristano 83.801 42.991 126.792 90.318 43.611 133.929 5,6 Ogliastra 78.670 42.257 120.927 85.859 44.622 130.481 7,9 M. Campidano 35.458 14.160 49.618 30.072 10.377 40.449 -18,5 Cagliari 441.036 209.656 650.692 454.061 198.006 652.067 0,2 C. - Iglesias 48.824 19.893 68.717 41.501 15.187 56.688 -17,5 Sardegna 1.564.217 883.130 2.447.347 1.544.211 840.212 2.384.423 -2,6 Italia 54.375.079 41.124.722 95.499.801 55.019.507 43.794.338 98.813.845 3,5 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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Tab. 2.21 – Presenze negli esercizi ricettivi nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti e variazione percentuale; anni 2009-2010)

2009 2010 Var. % Italiani Stranieri Totale Italiani Stranieri Totale Tot arrivi

Olbia Tempio 3.351.735 1.612.452 4.964.187 3.259.102 1.580.970 4.840.072 -2,5 Sassari 906.139 702.708 1.608.847 929.667 684.956 1.614.623 0,4 Nuoro 819.864 357.586 1.177.450 766.397 393.131 1.159.528 -1,5 Oristano 268.237 124.210 392.447 285.148 134.518 419.666 6,9 Ogliastra 535.922 217.222 753.144 559.198 242.425 801.623 6,4 M. Campidano 117.031 50.420 167.451 107.832 33.453 141.285 -15,6 Cagliari 2.042.142 942.393 2.984.535 2.046.724 892.160 2.938.884 -1,5 C. - Iglesias 202.756 59.567 262.323 195.096 62.146 257.242 -1,9 Sardegna 8.243.826 4.066.558 12.310.384 8.149.164 4.023.759 12.172.923 -1,1 Italia 211.268.51

1 159.493.866 370.762.377 210.340.052 165.202.498 375.542.550 1,3

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

Tab. 2.22 - Valore aggiunto del settore turistico nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia (valori assoluti in milioni di euro e incidenza percentuale; anni 2008-2010)

2008 2010

Valori assoluti Incidenza % sul totale economia Valori assoluti Incidenza % sul

totale economia Sassari 241 4,2 252 4,4 Nuoro 119 4,2 119 4,3 Cagliari 418 3,6 417 3,6 Oristano 102 3,8 102 3,8 Olbia-Tempio 376 11,8 368 11,5 Ogliastra 65 7,1 62 6,7 Medio Campidano 49 3,6 47 3,4 Carbonia-Iglesias 69 3,9 68 3,8 Sardegna 1.438 1.434 4,8 4,8 Italia 53.273 3,8 53.219 3,8 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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Tab. 2.23 - Graduatoria provinciale decrescente per indice di internazionalizzazione turistica*

(valori percentuali; anno 2010)

Pos. Province Indice di

internazionalizzazione turistica

Pos. Province Indice di

internazionalizzazione turistica

1 Venezia 72,3 57 Vibo Valentia 29,1 2 Verbano-Cusio-Ossola 70,9 58 Modena 29,0 3 Roma 70,5 59 Salerno 28,6 4 Firenze 69,0 60 Terni 28,4 5 Como 63,6 61 Ragusa 28,0 6 Verona 62,9 62 Parma 27,6 7 Prato 62,3 63 Perugia 27,1 8 Bolzano/Bozen 61,3 64 Carbonia-Iglesias 26,8 9 Pistoia 59,0 65 Cremona 26,5

10 Pisa 53,1 66 Mantova 26,2 11 Gorizia 51,5 67 Medio Campidano 25,7 12 Brescia 51,3 68 Lodi 24,7 13 Milano 50,7 69 Savona 24,4 14 Varese 50,2 70 Biella 24,1 15 La Spezia 49,7 71 Reggio nell'Emilia 24,0 16 Siena 48,9 72 Vercelli 23,8 17 Palermo 46,5 73 Massa-Carrara 23,4 18 Messina 46,2 74 Monza e della Brianza 22,4 19 Treviso 45,9 75 Bari 22,3 20 Lecco 45,4 76 Pavia 21,1 21 Udine 45,3 77 Rimini 20,7 22 Asti 43,8 78 Grosseto 20,5 23 Rovigo 43,3 79 Caserta 19,8 24 Lucca 43,2 80 Barletta-Andria-Trani 19,1 25 Napoli 43,0 81 Pesaro e Urbino 18,3 26 Sassari 42,3 82 Forlì-Cesena 17,7 27 Trieste 40,9 83 Brindisi 17,1 28 Novara 40,7 84 Viterbo 16,9 29 Padova 40,3 85 Ancona 16,4 30 Genova 40,3 86 Ravenna 16,1 31 Agrigento 39,5 87 Catanzaro 15,8 32 Frosinone 39,3 88 Latina 14,6 33 Nuoro 37,8 89 Avellino 14,4 34 Trento 37,5 90 Macerata 14,3 35 Bergamo 37,2 91 Fermo 14,3 36 Olbia Tempio 37,0 92 Teramo 13,9 37 Cuneo 36,8 93 Pescara 13,5 38 Arezzo 36,2 94 Ascoli Piceno 13,1 39 Bologna 36,0 95 Foggia 13,0 40 Imperia 36,0 96 Matera 12,9 41 Vicenza 35,7 97 Torino 12,4 42 Ogliastra 34,2 98 Rieti 12,1 43 Siracusa 33,4 99 Chieti 10,9 44 Piacenza 33,3 100 Lecce 10,9 45 Enna 32,7 101 Reggio di Calabria 10,8 46 Sondrio 32,7 102 Taranto 10,7 47 Livorno 32,7 103 Benevento 10,1 48 Oristano 32,6 104 Caltanissetta 9,9 49 Alessandria 32,5 105 Cosenza 9,2 50 Trapani 32,0 106 Potenza 8,5 51 Aosta 31,8 107 Campobasso 7,0 52 Pordenone 30,7 108 Isernia 6,9 53 Catania 30,7 109 L'Aquila 6,8 54 Cagliari 30,4 110 Crotone 5,1 55 Ferrara 29,4 ITALIA 44,3 56 Belluno 29,2

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat; *Arrivi stranieri/arrivi totali x 100

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Tab. 2.24 - Graduatoria provinciale decrescente per permanenza media dei clienti stranieri negli

esercizi ricettivi (valori assoluti; anno 2010)

Pos. Province Permanenza media

degli stranieri (presenze/arrivi)

Pos. Province Permanenza media

degli stranieri (presenze/arrivi)

1 Vibo Valentia 8,5 57 Chieti 3,5 2 Teramo 7,9 58 Padova 3,5 3 Livorno 7,3 59 Aosta 3,4 4 Catanzaro 7,1 60 Reggio di Calabria 3,4 5 Ferrara 7,1 61 Vercelli 3,3 6 Rovigo 6,9 62 Medio Campidano 3,2 7 Crotone 6,8 63 Torino 3,2 8 Grosseto 6,8 64 Pisa 3,2 9 Salerno 6,7 65 Biella 3,1

10 Ascoli Piceno 6,7 66 Palermo 3,1 11 Macerata 6,0 67 Isernia 3,1 12 Ravenna 5,9 68 Oristano 3,1 13 Forlì-Cesena 5,9 69 Trapani 3,1 14 Caserta 5,6 70 Pordenone 3,1 15 Rimini 5,6 71 Roma 3,1 16 Foggia 5,5 72 Pistoia 3,0 17 Ogliastra 5,4 73 Novara 3,0 18 Olbia Tempio 5,4 74 La Spezia 3,0 19 Viterbo 5,3 75 Matera 3,0 20 Nuoro 5,3 76 Reggio nell'Emilia 2,9 21 Pesaro e Urbino 5,3 77 Como 2,9 22 Fermo 5,3 78 Cuneo 2,9 23 Brescia 5,3 79 Asti 2,9 24 Latina 5,2 80 Catania 2,8 25 Bolzano/Bozen 5,2 81 Lecco 2,8 26 Gorizia 5,1 82 Firenze 2,8 27 Cosenza 5,0 83 Potenza 2,8 28 Sondrio 5,0 84 Benevento 2,8 29 Lecce 4,9 85 Vicenza 2,7 30 Ragusa 4,8 86 Rieti 2,7 31 Udine 4,8 87 Avellino 2,6 32 Trento 4,7 88 Terni 2,6 33 Verona 4,6 89 Agrigento 2,6 34 Savona 4,5 90 Barletta-Andria-Trani 2,5 35 Cagliari 4,5 91 Mantova 2,5 36 Brindisi 4,5 92 Trieste 2,5 37 Messina 4,4 93 Parma 2,5 38 Campobasso 4,3 94 Piacenza 2,4 39 Sassari 4,3 95 Modena 2,4 40 Arezzo 4,3 96 Genova 2,4 41 Verbano-Cusio-Ossola 4,2 97 Frosinone 2,4 42 Carbonia-Iglesias 4,1 98 Bari 2,4 43 Venezia 4,1 99 Treviso 2,2 44 Pescara 4,1 100 Pavia 2,2 45 Taranto 3,9 101 Alessandria 2,2 46 Belluno 3,9 102 Bologna 2,2 47 Imperia 3,8 103 Milano 2,1 48 Lucca 3,8 104 Monza e della Brianza 2,1 49 Napoli 3,8 105 Cremona 2,1 50 Massa-Carrara 3,8 106 Prato 2,1 51 Siracusa 3,7 107 Bergamo 2,1 52 Caltanissetta 3,7 108 Enna 2,0 53 L'Aquila 3,7 109 Varese 1,9 54 Ancona 3,6 110 Lodi 1,5 55 Siena 3,6 ITALIA 3,8 56 Perugia 3,5

Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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2.7 – Innovazione e infrastrutture

A conclusione dell’analisi sull’economia nella provincia di Cagliari, è possibile osservare alcuni dati e indicatori relativi all’innovazione e alle infrastrutture, fattori che hanno assunto negli ultimi anni un peso e un ruolo strategico nei processi di crescita economica. La propensione all’innovazione e i continui cambiamenti, che caratterizzano il contesto economico attuale, rendono gli interventi di tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale presupposti indispensabili per il rafforzamento competitivo delle imprese e la crescita economica dell’intero sistema Paese. In questo contesto si inserisce il brevetto che rappresenta un diritto esclusivo garantito dallo Stato, in forza del quale viene conferito un monopolio temporaneo di sfruttamento in relazione ad un’invenzione nuova suscettibile di applicazione industriale.

Occorre tuttavia effettuare una distinzione tra le invenzioni, i disegni, i modelli e i marchi: l’invenzione è una soluzione nuova ed innovativa in risposta ad un problema tecnico che può fare riferimento alla creazione di un congegno, un prodotto, un metodo o un procedimento o può semplicemente rappresentare un miglioramento di un dato prodotto o procedimento già esistente.

Diversamente, con l’espressione disegno (bidimensionale) o modello (tridimensionale) si fa unicamente riferimento agli aspetti estetici o decorativi di un prodotto e non ai suoi caratteri tecnici o funzionali. Il disegno o modello è rilevante per una vasta gamma di prodotti dell’industria, della moda e dell’artigianato, come gli orologi, i gioielli ed altri beni di lusso, gli accessori per la casa, i giocattoli, i mobili, le automobili, ecc. Il marchio, infine, è un segno che permette di distinguere i prodotti o i servizi prodotti o distribuiti da un’impresa rispetto a quelli di altre aziende.

Le invenzioni, i disegni e i modelli di utilità possono avere un diverso peso e una diversa rilevanza economica ma sono, generalmente, il frutto dell’attività di ricerca e sviluppo; negli ultimi anni particolare attenzione è prestata al rispetto delle norme a tutela di queste forme a seguito della crescente diffusione di fenomeni di contraffazione. Al di là dell’aspetto giuridico la presenza di numerose domande depositate per le invenzioni, i disegni, i modelli di utilità e i marchi rappresentano fattori molto importanti, espressione della capacità di un sistema economico di essere innovativo e competitivo.

Nella provincia di Cagliari nel 2011 si contano 18 invenzioni, 9 disegni, 9 modelli di utilità e 284 marchi, valori complessivamente elevati rispetto alle altre province sarde ma in ritardo rispetto alla media nazionale; la presenza di uno scarto dal resto d’Italia appare evidente rapportando le invenzioni alle imprese, con una domanda depositata ogni 3.430 aziende a fronte di un rapporto di una impresa ogni 555 in Italia; stesso discorso per i disegni, i modelli e i marchi, per i quali, a prescindere dall’andamento dell’ultimo anno, permane un ritardo in termini di domande depositate. In questo contesto è tuttavia

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opportuno sottolineare come il ritardo non sia una caratteristica della provincia cagliaritana ma di larga parte del Mezzogiorno, che conta complessivamente appena 460 domande per invenzioni, pari al 4,8% nazionale, in forte ritardo rispetto al Centro (1.576 domande per invenzioni, pari al 16,6% nazionale) e soprattutto al Nord Italia (7.465 domande) dove si concentra il 78,6% delle domande.

Tab. 2.25 - Domande depositate per invenzioni, disegni, modelli di utilità e marchi nelle province sarde, in Sardegna ed in Italia

(valori assoluti e variazione percentuale rispetto all’anno precedente; anno 2011) Invenzioni Disegni Modelli di utilità Marchi Val. ass. Var. % Val. ass. Var. % Val. ass. Var. % Val. ass. Var. % Sassari 11 22,2 1 -80,0 5 0,0 170 18,1 Nuoro 2 100,0 3 0,0 10 0,0 44 0,0 Cagliari 18 20,0 9 0,0 9 -50,0 284 -0,7 Oristano 2 100,0 0 - 0 - 25 -52,8 Sardegna 33 26,9 13 -23,5 24 -27,3 523 -0,8 Italia 9.501 -1,7 1.392 4,7 2.406 -1,5 55.547 -1,0 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Ministero dello Sviluppo Economico - Ufficio Italiano Brevetti e Marchi

L’altro fattore strategico per la competitività di un territorio è la dotazione infrastrutturale che può facilitare o rallentare la crescita del sistema economico e le interazioni degli attori locali all’interno del territorio e con gli altri mercati; la presenza di infrastrutture adeguate rappresenta spesso una delle variabili di maggiore importanza nelle scelte localizzative delle imprese, insieme all’efficienza della pubblica amministrazione, alla disponibilità di un’offerta di lavoro adeguata, alla sicurezza del territorio e ad altre variabili. Inoltre, la dotazione di infrastrutture non costituisce solo un fattore di crescita economica ma anche un elemento per la qualità della vita dei cittadini.

La provincia di Cagliari presenta una dotazione infrastrutturale (numero indice = 73,2) complessivamente inferiore alla media nazionale (uguale a 100) e in parte anche rispetto al Sud Italia (valore dell’indice uguale a 80). In particolare la provincia di Cagliari si colloca dietro la maggior parte delle grandi aree urbane del Sud Italia, quali Napoli (150,9), Bari (104,4), Palermo (97,8), collocandosi ad appena il ventesimo posto tra le province del Sud Italia.

All’interno della regione la provincia con il valore più alto è Sassari (75,3), seguita appunto da Cagliari (73,2) e, con scarti più ampi, da Carbonia-Iglesias (66,3), e soprattutto da Olbia Tempio (44,7%), Oristano (43,5%), Medio Campidano (34,6), Ogliastra (25,3) e Nuoro (25), con queste tre che si collocano in fondo alla graduatoria nazionale, un fattore che può frenare i processi di crescita economica.

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Graf. 2.13 – Indice di dotazione infrastrutturale nelle province sarde e in Sardegna (Italia=100; valori percentuali; anno 2011)

75,3

25,0

73,2

43,5 44,7

25,3

34,6

66,3

53,3

Sassari

Nuoro

Cagliari

Oristan

o

Olbia-Tempio

Ogliastr

a

Medio Cam

pidano

Carbonia-Igles

ias

Sardegna

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne

Il ritardo della provincia di Cagliari sembra essere imputabile esclusivamente alla dotazione di infrastrutture economiche (60,8) registrandosi per quelle sociali un sostanziale allineamento alla media nazionale (attestandosi a 102,2), grazie ai valori raggiunti per le strutture sanitarie (114,4) e per quelle culturali (102,8), mentre più contenuto è il valore dell’indice in relazione a quelle per l’istruzione (89,3).

Per quanto riguarda le infrastrutture economiche si registra un ritardo in tutte le tipologie con la sola eccezione degli aeroporti (100,0) per i quali si allinea alla media nazionale; tra le altre infrastrutture per la mobilità il ritardo risulta più contenuto per i porti (70,2) rispetto alla rete stradale (45,1) e soprattutto a quella ferroviaria (15,7) che sembra costituire uno dei punti deboli della provincia cagliaritana, come del resto della regione, un fattore legato alla necessità di investire in maggior misura sulle infrastrutture che colleghino la regione con l’Italia e gli altri mercati.

Tra le altre tipologie si registra una situazione complessivamente più difficile per le strutture per le imprese (56,0), rispetto alle reti energetico-ambientali (65,1) e ai servizi a banda larga (73,2). Per queste tre tipologie di servizi/strutture, nonostante il ritardo rispetto alla media nazionale, la provincia di Cagliari registra il primato regionale, evidenziando la presenza di una maggiore concentrazione rispetto al resto del territorio regionale di servizi e attività a supporto del sistema economico.

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Tab. 2.26 – Indice di dotazione infrastrutturale nelle province sarde e in Sardegna (Italia=100; valori percentuali; anno 2011)

SS NU CA OR OT OG VS CI Sardegna

Rete stradale 55,5 54,3 45,1 58,5 37,7 43,5 28,3 34,5 47,1

Ferrovie 22,9 23,3 15,7 13,1 15,6 18,7 9,6 11,7 17,4

Porti 122,9 0,0 70,2 124,1 110,4 61,9 0,0 220,2 86,1

Aeroporti 182,0 10,7 100,0 31,2 112,9 8,6 68,5 83,4 86,5

Reti energetico-ambientali 39,0 20,0 65,1 24,6 25,3 16,0 43,9 53,5 38,4

Servizi a banda larga 50,5 21,2 73,2 29,6 32,5 17,0 49,4 60,2 44,9

Strutture per le imprese 38,7 24,1 56,0 38,1 26,8 21,2 31,1 44,4 37,6

Strutture culturali 103,2 31,8 102,8 48,7 24,1 19,9 42,0 43,6 62,7

Strutture per l'istruzione 67,2 35,7 89,3 40,0 44,5 28,5 59,3 71,1 58,7

Strutture sanitarie 70,7 29,4 114,4 27,5 17,2 17,4 13,3 40,5 53,5

Indice infrastrutturale totale 75,3 25,0 73,2 43,5 44,7 25,3 34,6 66,3 53,3

Indice totale al netto dei porti 70,0 27,8 73,5 34,6 37,4 21,2 38,4 49,2 49,6 Indice infrastrutture economiche 73,1 21,9 60,8 45,6 51,6 26,7 33,0 72,6 51,1

Indice infrastrutture sociali 80,4 32,3 102,2 38,7 28,6 21,9 38,2 51,8 58,3

Fonte: Unioncamere - Istituto G. Tagliacarne