capitolo 9 - grave's hill

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260 Capitolo 9 Grave’s Hill ia Harry che George salutarono calorosa- mente Aberforth, che si era congedato fret- tolosamente da entrambi a causa dell'ora tarda subito dopo essersi caricato fra le braccia un fardello di grandi dimensioni. Non appena il barista fu scomparso dietro l'angolo, George si rivolse a Harry. « Molti dicono che si sia raddolcito durante l'estate » Harry lo osservò con espressione incerta; non aveva capito cosa volesse dire. « Aberforth! » riprese lui, quasi risentito dalla mancanza di attenzione dell'amico nei suoi confronti « Hai visto com'è diventato socievo- le? » « Secondo me, in fondo, è sempre stato così. Forse, però, non voleva mostrarlo agli altri » si ridestò Harry. S

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capitolo 9

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Capitolo 9

Grave’s Hill

ia Harry che George salutarono calorosa-mente Aberforth, che si era congedato fret-tolosamente da entrambi a causa dell'ora

tarda subito dopo essersi caricato fra le braccia un fardello di grandi dimensioni. Non appena il barista fu scomparso dietro l'angolo, George si rivolse a Harry. « Molti dicono che si sia raddolcito durante l'estate » Harry lo osservò con espressione incerta; non aveva capito cosa volesse dire. « Aberforth! » riprese lui, quasi risentito dalla mancanza di attenzione dell'amico nei suoi confronti « Hai visto com'è diventato socievo-le? » « Secondo me, in fondo, è sempre stato così. Forse, però, non voleva mostrarlo agli altri » si ridestò Harry.

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Si era sempre chiesto come mai Aberforth non avesse mai rivelato di essere il fratello di Silente ma, da quando aveva scoperto la sua i-dentità, molte cose erano andate al loro posto. « Allora Harry, come mai sei qui? » riprese, poi, George, di nuovo sorridente. « Tra poco è il compleanno di Ginny » am-mise lui « Ho pensato molto a cosa regalarle, ma non ho trovato niente di adatto a lei. Com-pie diciassette anni, e non voglio essere banale; deve essere qualcosa di speciale » « Mio caro amico » aggiunse subito George, battendo con forza il pugno sul bancone « Qui puoi scegliere qualsiasi cosa tu voglia. Se que-sto negozio esiste è grazie a te, e per questo non smetterò mai di ringraziarti. Da quella par-te » e indicò gli scaffali più lontani dal banco-ne « ci sono i nuovi arrivi, sempre se riesci a farti largo tra la folla. Ora però devi scusarmi, ma devo correre nel retrobottega. Gli Uccellini Pigolini stanno per finire » Harry, che non voleva sapere cosa fossero gli Uccellini Pigolini, si avviò verso il punto indi-catogli e controllò tutti i ripiani. C'erano scatole

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di tutti i tipi: da quelle piccole e colorate, che promettevano soltanto scherzi per gli ignari de-stinatari, a quelle grandi e più anonime, che contenevano chissà quali meraviglie. Era quasi tentato di aprirle e guardare al loro interno ma, memore del cannocchiale e dell'occhio nero di Hermione, decise di lasciar perdere e passare oltre. Purtroppo, però, nulla riuscì ad attrarlo a sufficienza. Così, poco dopo, decise di recarsi sul retro per salutare George, prima di uscire dal negozio. « Mi dispiace, ma non ho trovato nulla. Do-vrò impegnarmi davvero tanto per stupirla... » gli disse, con tono estremamente deluso, men-tre lui stava ammirando un oggetto dalla forma tondeggiante posto al centro della sua mano si-nistra. Improvvisamente, il cuore di Harry si fermò per un attimo. Per un momento credette che George avesse trovato la Pietra della Resurre-zione. « Che cos'è? » chiese preoccupato, ancora senza fiato. « Questa? » rispose George, alzando final-

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mente gli occhi « L'ho appena trovata tra le scatole di Uccellini! A detta di Dung, si tratta di una "Pietra della Vita". Secondo quanto mi è stato riferito quando l'ho acquistata, circa un anno fa, ha la capacità di cambiare colore a se-conda dell'umore. Però non l'ho mai messa in vendita, ho seri dubbi sulla sua funzionalità. Dopotutto è Mundungus che me l'ha venduta! » Harry continuò ad osservare il piccolo ovale perlaceo che giaceva innocuo tra le mani di George; ne era estremamente affascinato. « La prendo » disse istintivamente, rimanen-done stupito. « Spero che non sia solo un sasso preso dal letto di qualche fiume » commentò George, mentre le dava un'ultima occhiata per niente convinta « Fossi in te la farei controllare » « Ci stavo appunto pensando. Grazie mille per la Pietra! Mi hai salvato la vita! » si conge-dò, poi, Harry, mentre George stava dicendo qualcosa a proposito di un oggetto simile che aveva fabbricato anni prima, e che aveva lo scopo di esplodere all'improvviso.

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Harry, però, non sentì tutto quello che stava dicendo George, perché uscì velocemente dal negozio per riapparire, dopo qualche istan-te, nella Londra Babbana. La strada non era molto affollata, e il seminter-rato dove si trovava era nascosto da una lunga serie di siepi. Salì i cinque gradini che lo sepa-ravano dal piano stradale guardandosi intorno. La casa di Hermione, al numero 41 di Pembroke Avenue, si trovava a poca distan-za; era una palazzina di tre piani, con la faccia-ta in stucco bianco, simile alle altre case che occupavano la via. Il piccolo giardino che sepa-rava il cancelletto dall'entrata, notò Harry, ri-sentiva notevolmente dei mesi di abbandono da parte dei suoi proprietari. L'idea che Hermione avesse potuto sapere qualcosa riguardo alla Pietra della Vita gli era venuta in mente non appena l'aveva presa in mano, così una visita a casa sua gli era sembra-ta la soluzione migliore per risolvere il proble-ma. Giunto davanti alla casa, poi, notò che il cancelletto era aperto. Leggermente confuso da

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quel particolare, avanzò sulla rampa di scale che portava all’ingresso, con ancora quel senso di soffocamento che la Materializzazione con-tinuava a provocargli. A sinistra del portone di legno massiccio spiccava una lucida targa in ot-tone su cui campeggiava una scritta a caratteri eleganti: "Margaret e Robert Granger - Medici Dentisti". Sull’altro lato della porta, invece, una grossa campana consentiva, in passato, di avvisare i padroni di casa che erano arrivati degli ospi-ti. Ora, era un batacchio di forma circolare po-sto sul fronte del portone ad adempiere a quel ruolo. Senza riflettere troppo, Harry allungò la ma-no, bussò e attese finché non si sentirono dei passi percorrere l'atrio. Quando la porta si aprì, pochi secondi dopo, si trovò davanti una donna minuta, con corti capelli castani e grandi occhi espressivi, nascosti dietro ad un paio di occhiali dalle piccole lenti ovali. La forma del viso ri-cordava quella di Hermione, ma il naso e la bocca erano molto diversi, e piccole rughe le cerchiavano gli occhi.

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La donna lo fissò un attimo con aria sorpresa. « Lei è...? » « Harry Potter, signora. Molto piacere » La donna rimase alquanto spaesata. « Tu sei... quell'Harry Potter? » chiese, poi, con aria stupita. La domanda lo lasciò perplesso, ma si riscos-se subito. « Se intende il compagno di scuola di sua fi-glia, allora sì. Sono qui per parlare con Her-mione, è in casa? » Senza neanche rispondere, quella che proba-bilmente era la signora Granger si voltò verso il fondo del corridoio. « Robert, corri! C'è quell'Harry! E chiama anche Hermione! » urlò, con uno squittio parti-colarmente acuto, mentre trascinava Harry nell'ingresso, chiudendo la porta alle loro spal-le. Di conseguenza, una voce maschile chiamò il nome di Hermione. Harry si guardò attorno. Era appena entrato in un ampio ingresso, molto luminoso per via del-le grandi finestre che affiancavano la porta. Il

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pavimento era di legno di betulla, e sulle pareti color crema spiccavano molti quadri raffigu-ranti fiori di ogni tipo e colore. L'uomo che mise piede nella stanza era alto e molto magro, con una corta zazzera castana che il tempo aveva picchiettato di grigio, e gli occhi identici a quelli di Hermione. Era come lo ri-cordava, ma un po' più vecchio e abbronzato. « Harry Potter! Nostra figlia ci ha parlato molto di te in questi anni! » iniziò, venendogli incontro e tendendogli la mano. « E’ un piacere, signor Granger » disse lui, rispondendo al saluto e mostrando un sorriso fuori dal normale « Spero solo che ve ne abbia parlato bene! » « Come mai da queste parti? » si intromise la signora Granger, che nel frattempo si era af-fiancata al marito. « Volevo parlare con Hermione e, siccome quest’anno non andrò a Hogwarts, sono venuto a trovarla... » Harry non riuscì a finire la frase, perché l'amica arrivò nella stanza di corsa e gli buttò le braccia al collo.

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« Harry! Che bello vederti qui! » gli disse, stringendo più che poteva. Immediatamente, il signor Granger si schiarì la gola. « Hermione » iniziò subito dopo « Mostra a Harry il nostro salotto. Io e la mamma ci occu-piamo di preparare del the » La ragazza annuì, sorridente, e condusse Harry oltre un arco alla sinistra dell'ingresso, mentre i suoi genitori si avviavano verso la cu-cina. Harry rimase colpito dai colori accesi della stanza, così in contrasto con la tappezzeria candida dell'ingresso. Sulla parete di fondo vi era un maestoso cami-no, circondato da delicati fregi a bassorilievo che riportavano un motivo floreale. Appesa so-pra di esso, poi, vi era una grande foto in tona-lità seppia raffigurante un uomo e una donna con, racchiusa tra loro, una bambina dai folti riccioli e dai denti un po' sporgenti. Harry sorrise a Hermione, quando gli tornò in mente che i suoi genitori erano appena tornati a Londra.

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« Come hai fatto a recuperarli? » le chiese subito dopo quasi con un sussurro, facendo cenno alla foto sopra il caminetto. Hermione sospirò, voltando anche lei lo sguardo verso la parete di fondo della stanza. « Trovarli non è stato difficile, a dire la verità » ammise, poi, mentre faceva cenno a Harry di accomodarsi sul divano « Li avevo incantati anche per rintracciarli facilmente. Il peggio è stato quando mio padre era convinto che fossi un dingo e mi ha quasi sparato con un fucile... » Harry la osservò con aria stupita e preoccupa-ta, ma prima che lui riuscisse a fiatare lei ripre-se « Sono bastati un paio di movimenti di bac-chetta per mettere tutto a posto, o quasi. Non è un incantesimo molto facile. Più che altro, ave-vo paura di danneggiare i loro ricordi preceden-ti all’incantesimo. Per fortuna è andato tutto per il meglio, anche se la mamma ha ancora delle lacune... Ci ha messo due settimane per ricordarsi che è una dentista » « Cos'hanno detto del fatto che hai modifica-to loro la memoria? »

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Hermione si guardò intorno, come per assicu-rarsi che i suoi genitori non fossero a portata d'orecchio. « All'inizio si sono un pò arrabbiati » rispose, subito dopo essersi tranquillizzata « Soprattutto papà. Nonostante dica di essere fiero di me, non gli piace che si usi la magia nel mondo dei Babbani. Dato che siamo sempre sopravvissuti senza, non vede motivo per doverla utilizzare » Harry non poteva che dar ragione al padre di Hermione. Anche lui, fino al suo undicesimo compleanno, non aveva mai utilizzato la magia, ma in quel momento non avrebbe potuto più farne a meno. « Così, quando ha saputo cosa è successo, ci è rimasto molto male, soprattutto per il fatto che ho usato entrambi, costringendoli a cam-biare vita » continuò, poi, la ragazza, mentre si sedeva di fianco a lui « Ma cosa avrei potuto fare se Voldemort li avesse presi come ostaggi? » In quell'istante, una lacrima le rigò il viso. Harry le passò un braccio attorno alle spalle, nel tentativo di consolarla.

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« Però è stato molto comprensivo con me» aggiunse, poi, lei, tramutando l'espressio-ne triste in un sorriso « Ha fatto in modo che la cantina al piano di sotto diventasse una specie di studio tutto mio. Ha detto che ora sono un'a-dulta, e il mio coraggio per averli allontanati da me lo ha dimostrato » « E ha ragione » commentò Harry ad alta vo-ce, guardandola negli occhi. In quel momento, però, i genitori di Hermione tornarono in salotto con un vassoio di the e dei biscottini al burro; appena vide i due ragazzi abbracciati la signora Granger iniziò a ridacchiare. « Hermione, ci avevi detto che era un tuo a-mico. Avresti potuto avvisarci che era anche il tuo ragazzo » A quelle parole, Harry e Hermione si riscossero e si affrettarono a spiegare, balbettando, che non era come sembrava. I signori Granger scoppiarono a ridere. « Non vi preoccupate ragazzi. Sappiamo per-fettamente come stanno le cose... A te piace la sorella del vostro amico Ron, vero? » continuò

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la signora Granger, posando il vassoio sul tavo-lino posto tra i due divani del salotto Mentre si stava accomodando di fronte a lui, il signor Granger strizzò l’occhiolino a Harry, che si voltò meccanicamente verso Hermione, con sguardo accusatorio. Non sapeva se essere contento o meno che avesse raccontato di Ginny ai suoi genitori. Poi, in un lampo di genio, decise di prendersi una piccola rivincita. « Non credo che Hermione vi abbia racconta-to proprio tutto... » iniziò a dire, lo sguardo fis-so sulla ragazza per non perdersi la sua reazio-ne, che non tardò ad arrivare. « Cavolo! » sbraitò lei posando velocemente la tazza di the che aveva appena preso dalle mani della madre « Harry, ma tu non puoi arri-vare tardi alla Tana! Sarà meglio che scendia-mo nel mio studio a parlare del motivo per cui sei venuto qui, così potrai tornare in orario... » Si era già alzata in piedi e aveva percorso un piccolo tratto (il tutto in una manciata di se-condi), quando sua madre la interruppe.

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« Abbiamo appena preparato il the, Hermio-ne! Giusto il tempo di fare due chiacchiere... Puoi fermarti ancora un po', vero, Harry? » « Non ho alcuna fretta » rispose lui, con un ampio sorriso stampato sul volto. « Molto bene. Latte o limone? » lo invitò al-lora la madre di Hermione, mentre la ragazza tornava ad accomodarsi sul divano con disap-punto e le braccia conserte. « Solo latte e niente zucchero, grazie » rispo-se Harry, guardando di sottecchi l'amica. « Allora, Harry Potter » iniziò subito dopo il signor Granger, mentre mescolava la tazza di the che la moglie gli aveva appena versato « Ti andrebbe di parlarci di ciò che è successo qui durante tutto l'anno in cui siamo stati in Austra-lia? Nostra figlia ha tergiversato a lungo sull'argomento, senza dirci quasi nulla... » Harry si era preparato a rispondere a qualche domanda del genere, ma non si aspettava che il signor Granger lo interrogasse immediatamen-te, senza dargli il tempo di imbastire una storia credibile, e soprattutto sperava che Hermione

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avesse esposto loro i fatti in maniera convin-cente. Con un veloce movimento degli occhi, poi, si accorse che la ragazza si era ulteriormente irri-gidita sul divano, e che guardava dritto davanti a sé, mentre i signori Granger lo fissavano at-tentamente, aspettando, con ansia, una sua ri-sposta. A quel punto, inaspettatamente, tutti i bicchieri di cristallo dentro la credenza iniziarono a vi-brare, producendo uno stridio molesto. « Hermione! » esclamò sua madre, senza scomporsi oltre misura. « Scusa, mamma » sospirò lei, abbassando lo sguardo e arrossendo lievemente, non appena il tintinnio fu cessato. Fu Robert Granger a prendere la parola, subito dopo aver notato lo sguardo perso di Harry, « Vedi, Harry, questo è uno dei motivi per cui ci siamo accorti che nostra figlia era - come dire - "speciale". Ogni volta che era irritata, in casa accadevano cose strane, come quadri che cadevano dalle pareti o sedie che si rovesciava-

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no. Per non parlare delle finestre che si apriva-no senza che vi fosse un alito di vento! » Detto questo, si avvicinò la tazza da the alla bocca e, dopo aver gustato un sorso di bevanda, la posò nuovamente sul tavolino, per poi conti-nuare. « Ma tu non sei venuto qui per sentire la sto-ria della vita di Hermione. Raccontaci, invece, come avete vissuto quest'ultimo anno! » Harry non sapeva proprio dove sarebbe andato a parare. Non avendo avuto modo di parlarne con Hermione, non sapeva cosa avesse raccon-tato ai suoi genitori. Cercò di riflettere più in fretta possibile, ma sapeva che un'esitazione troppo prolungata avrebbe causato più dubbi che certezze. « Vostra figlia vi avrà parlato sicuramente di Lord Voldemort » iniziò, con tono forse troppo titubante. « Conosciamo la sua storia e sappiamo anche che è stato lui ad uccidere i tuoi genitori... Ci dispiace molto, Harry » disse di rimando la si-gnora Granger, osservandolo con sguardo dol-ce, mentre si stringeva al fianco del marito.

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« Lo scopo di Voldemort era quello di im-possessarsi del Mondo Magico, e non solo. A-vrebbe istituito un regime di paura anche tra i Babbani, che lui considerava feccia, un ostaco-lo insignificante alla sua affermazione come Mago Oscuro. L'unico in grado di opporsi effi-cacemente al suo piano, però, era Silente » « Sappiamo come è morto. Era un ottimo Preside, a quanto ci ha detto Hermione » lo in-terruppe la madre di Hermione. « E un mago insuperabile » precisò Harry « L'unico che avrebbe potuto contrastar-lo. Per questo lo ha fatto uccidere » Hermione si mosse accanto a lui e, guardandola di sfuggita, Harry notò una lacrima che non vo-leva rotolare giù lungo la sua guancia, intrap-polata dalle lunghe ciglia. « Silente aveva iniziato delle ricerche per trovare il modo di sconfiggere definitivamente Voldemort, ma venne sfortunatamente ucciso prima di arrivare al compimento della sua mis-sione. L'Ordine della Fenice, un'organizzazione segreta costituita anni fa da lui stesso, decise, dopo la sua morte, di proseguire tali ricerche.

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Ma, per fare questo, i suoi Membri dovevano essere sicuri che Voldemort, una volta capite le loro intenzioni, non potesse ricattarli, facendo del male alle persone a loro più care. Aveva già ucciso i parenti dei suoi nemici in passato » fe-ce una pausa, per dare modo ai signori Granger di metabolizzare tutte quelle notizie atroci « Per questo motivo, l'Ordine si occupò di allon-tanare temporaneamente i miei zii dalla loro casa e protesse la casa di Ron con numerosi in-cantesimi » Hermione non intervenne. Sembrava ammuto-lita, per la prima volta da quando Harry la co-nosceva; continuava a guardare davanti a sé, senza proferire parola. « Sono stati loro a volerci allontanare? » chiese d'impulso la signora Granger, profon-damente scossa dalle ultime frasi.. « Hermione avrebbe potuto fuggire con voi e nascondersi in Australia, ma non lo ha fatto. Sapeva che mi sarei cacciato nei guai ed è vo-luta rimanere per convincermi a rimanere na-scosto »

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« Ma, Hermione, non hai pensato a noi? » ri-prese, allora, la donna « Non hai pensato a quanto ci saremmo preoccupati? » « Margie, non capisci che è proprio questo che ha fatto? » s'intromise il marito, che conti-nuò, rivolto ai due ragazzi « Cosa è successo in seguito? » Il silenzio dentro la stanza era tangibile. Harry pensò che se avesse allungato una mano gli sarebbe rimasto impigliata tra le dita. Sospi-rò e, poi, continuò il suo racconto. « Qualche mese dopo la morte di Silente, Voldemort riuscì ad impossessarsi del Ministe-ro della Magia, l'ente che governa i Maghi, fa-cendo occupare le più alte cariche da suoi uo-mini fidati, e liberò i suoi seguaci, i Mangia-morte, dalla Prigione di Azkaban » Decise che la cosa migliore da fare e-ra sorvolare sul fatto che Voldemort volesse ucciderlo. « Io, Ron e Hermione, ad un certo punto, do-vemmo scappare e ci separammo dagli altri per non essere catturati. Cambiavamo nascondiglio quasi ogni giorno »

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« Ma allora anche voi eravate in pericolo! Questo Voldemort avrebbe potuto uccidervi! » Un singhiozzo uscì dalle labbra della signora Granger, mentre il marito l'abbracciava stretta per darle forza. « In realtà Hermione non ha mai corso peri-coli. Non lo avremmo mai permesso » cercò di tranquillizzarli Harry, rivolgendo, poi, un sorri-so in direzione della ragazza « Non è così, Hermione? » Lei lo guardò, stringendosi nelle spalle. « Nel tentativo di nasconderci, raggiungem-mo Hogwarts proprio nel momento in cui Vol-demort aveva deciso che doveva impossessarsi anche della Scuola. La reazione degli insegnan-ti e degli studenti più grandi riuscì dove Silente e l'Ordine non erano riusciti: ucciderlo una vol-ta per tutte » Cadde il silenzio, rotto solamente dal ticchet-tio delle lancette di un orologio a pendolo ap-peso chissà dove, fino a quando Harry riprese la parola. « A Hermione non piace vantarsi, ma ha avu-to un ruolo importante nel mettere in salvo i

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bambini più piccoli, consentendo ai Maghi a-dulti di combattere senza la paura di fare del male a degli innocenti » A quelle parole, i signori Granger distolsero lo sguardo da Harry per puntarlo sulla figlia, entrambi con espressione assorta. « La nostra piccola streghetta! » disse d'impe-to la signora Granger, con gli occhi umidi, cor-rendo ad abbracciarla « Ha un cuore d'oro la mia ragazza! » « Ma io non ho fatto niente, mamma! » pro-testò Hermione. Harry notò nuovamente l''espressione imba-razzata sul suo viso, mentre il signor Granger la osservava, visibilmente orgoglioso. « Anche tu non sarai stato da meno, figliolo » esordì poi lui, allungandosi per dare una pac-ca sulla spalla di Harry « Sono sicuro che, sen-za di te, Hermione si sarebbe sentita persa » « E' più vero il contrario » ribatté Harry. A quelle parole, tutti i presenti si sciolsero in un sorriso.

***

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Rotta, ormai, la tensione, passarono il tempo a ricordare come i Granger avessero accolto la figlia nella fattoria in Australia e di come suo padre stesse per spararle con un fucile, creden-dola un predatore a caccia di pecore. Ben pre-sto si trovarono a ridere di come lei cercò di farli rinsavire, mentre suo padre non credere che quella ragazza dai lunghi capelli ricci fosse sua figlia e sua madre, aggrappata al braccio del marito, lo assicurava di non aver avuto figli con altri uomini. Circa mezz'ora dopo si trovavano tutti nell'in-gresso, mentre il signor Granger farfugliava qualcosa sul dover tornare velocemente allo studio dentistico a causa di una lunga serie di appuntamenti per il tardo pomeriggio. « Tu, Hermione, fai gli onori di casa. E, mi raccomando, non fate troppo tardi! » aggiunse la signora Granger, mentre indossava il suo so-prabito e seguiva il marito oltre la porta d’ingresso.

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Appena i due ebbero lasciato la strada a bor-do di un automobile, poi, Harry iniziò il discor-so che, in quel momento, più gli premeva. « Hermione, arrivo subito al dunque » disse, non appena furono rientrati nel salotto « Ho un favore da chiederti » la ragazza li lanciò uno sguardo con l’aria di chi la sa lunga; aveva ca-pito che ci doveva essere qualcosa di molto importante perché lui arrivasse al punto di an-dare a trovarla a casa sua « Dovresti esaminare un oggetto molto curioso che ho comprato nel negozio di George » « Andiamo nello studio. E' la che tengo tutti i miei libri » acconsentì lei, improvvisamente di nuovo seria. Le scale che portavano al piano inferiore giungevano in un'ampia cantina che era stata trasformata in un incrocio tra un salotto, uno studio e un laboratorio di pozioni. Un'intera pa-rete era occupata da una grande libreria che conteneva un centinaio di volumi sui più dispa-rati argomenti, mentre, poco distante, delle scaffalature erano coperte da scatole e barattoli colmi di ingredienti di vario tipo.

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Se un Babbano fosse entrato in quella cantina, avrebbe di sicuro capito che vi viveva qualcuno fuori dal normale. Sulla parete di fronte alla porta, poi, erano appese alcune foto che ritraevano Hermione da piccola. In una si vedeva una bambina di pochi mesi, seduta su un tappeto, mentre osservava i suoi giochi di gomma volteggiarle sopra la te-sta. In un'altra, in cui doveva avere circa tre anni, sedeva su un cavallo a dondolo sospeso a un metro e mezzo da terra. Doveva essere stato duro per i suoi genitori, pensò Harry, avere per casa una figlia con delle doti da strega, e fare in modo che nessuno lo scoprisse. Sicuramente, però, lo avevano fatto per amore di Hermione, e non per paura dei pettegolezzi dei vicini. Vi erano, inoltre, alcune foto sulla scuola: Hermione con la divisa di Hogwarts, u-na fotografia magica che ritraeva Harry, Ron e Hermione nel parco del castello, una in cui lei e Ginny erano sedute sulle poltrone nella Sala Comune di Grifondoro, con il camino acceso e adorno di addobbi natalizi.

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Ad un certo punto, però, un fruscio distrasse Harry dalla sua osservazione. Grattastinchi si stava strusciando sulle sue gambe. Sembrava ancora più grasso, rispetto a un anno prima. « Grattastinchi! » La voce di Hermione annunciò il suo ingres-so nella stanza, prima che lei allontanasse il gatto dalla poltrona su cui si era appena ac-ciambello, e vi facesse accomodare Harry. « Allora, qual è l'oggetto che devo esamina-re? » gli chiese, subito dopo. Harry estrasse dalla tasca la piccola pie-tra traslucida. « Si chiama Pietra della Vita » la presentò, porgendola alla ragazza, che la prese tra le ma-ni con enorme cautela « George ha detto che gliel'ha procurata Mundungus, e per questo motivo è possibile che non sia originale » « Mi pare di aver letto qualcosa su questa Pietra » commentò lei, avvicinandosi alla libre-ria. Fece scorrere una mano sul dorso di vari libri, fino ad estrarne uno intitolato "Minerali e Pietre Magiche", che posò sul tavolo da lavoro,

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tra un grande pentolone di peltro e alcuni barat-toli contenenti pozioni dai colori accesi. Lo sfogliò per un paio di minuti, prima di fer-marsi su una pagina. « Ecco qui! » disse, con tono trionfante « Ci-to testualmente:

Le Pietre della Vita, oggetti abba-stanza rari, denotano notevole curiosi-tà anche nel mondo della Magia per i pochi studi a cui sono state sottoposte. La loro concentrazione di energia magica è dovuta a molte variabili che non si verificano spesso, e che sono tut-tora oggetto di ricerche da parte degli esperti del settore, con lo scopo di ri-produrli magicamente. Per il momento, l'unica nozione certa riguardante tali Pietre riguarda la loro estrazione. Il materiale grezzo da cui si ricavano de-ve essere, infatti, necessariamente e-stratto da una cava di Selenite situata al centro di un nesso spirituale.

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Le Pietre della Vita più apprezzate per la loro purezza derivano solitamen-te dalle cave dalla valle dell'Eden, così chiamata per l'alta concentrazione di Magia che vi aleggia. La peculiarità di questo minerale, cioè la lealtà, permette a chi la possie-de di conoscere i sentimenti della per-sona a cui si è più legati, semplicemen-te osservandone la luce, che ha la ca-pacità di mutare, assumendo di volta in volta un colore diverso (dal bianco perla al rosso vivo), a seconda della condizione emotiva di tale individuo. La mutazione dei colori dovrebbe possedere questi significati: bianco, tranquillità; giallo, gelosia; arancione, ira; blu, amore; verde, speranza; ros-so, pericolo. Alcune leggende narrano, addirittura, che sia stata vista diventa-re nera in situazioni tragiche. Al fine di preservarne le capacità magiche, la superficie delle Pietre del-la Vita devono rimanere sempre perfet-

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tamente lisce e lucide, poiché ogni pic-cola imperfezione potrebbe impedire loro di attuare le proprie capacità, che sono del tutto uniche nel mondo della Magia

Terminata la lettura, Hermione chiuse il libro e lo ripose sul suo scaffale, per poi accomodar-si sulla poltrona accanto a quella di Harry, con espressione stranamente euforica. « Ora mi ricordo perché ne ho già sentito par-lare! » disse, appena si fu seduta « Qualche an-no fa, il signor Weasley mi ha spiegato che l'O-rologio della Tana si basa su un principio ispi-rato proprio alle Pietre della Vita! » Harry rimase basito per un istante. « Ma se il libro dice che non hanno ancora scoperto come creare gli stessi effetti... » iniziò, con tono confuso. « Infatti l'Orologio indica gli spostamenti fi-sici delle persone, non i loro sentimenti » preci-sò Hermione, come se fosse un concetto ovvio.

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Harry annuì, e tra loro cadde il silenzio; era-no entrambi assorti nella contemplazione della Pietra. « Molto bello come regalo... Sempre se si tratta di una vera Pietra della Vita » concluse poi, la ragazza, con un cipiglio molto incerto. « Lo spero proprio, perché non saprei davve-ro che altro regalarle. Spero che le sarà utile, soprattutto per ciò che vorrei fare » La frecciatina di Harry raggiunse Hermione, più fulminea che mai. La ragazza, infatti, di-stolse lo sguardo dalla Pietra per rivolgerlo a lui. « Cosa intendi dire? » « L'altro giorno, sulla Gazzetta del Profeta, è stato pubblicato un articolo dove il Ministero annunciava che i Corsi di Addestramento Au-ror stanno per avere inizio, così ho cominciato a riflettere sull'idea di presentarmi per la sele-zione » Fece una pausa per osservare l'amica, la qua-le ricambiò con uno sguardo piuttosto vitreo. « Dopo tutto quello che ho affrontato non cre-do di avere problemi » riprese, poi « Ritengo di

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avere abbastanza esperienza per farlo. Vorrei, però, chiedere prima il parere di Kingsley » « E lui ti dirà di no » sbottò Hermione, come per terminare lì il discorso « Mi pare che la professoressa McGranitt ti abbia già detto che per affrontare l'addestramento al Corso Auror occorre presentarsi con il massimo dei voti nei M.A.G.O. richiesti. E, a quanto mi risulta, tu possiedi solo una manciata di G.U.F.O. » « Non credo che faranno tanto gli schizzinosi. Soprattutto adesso che sono rimasti in pochi » ribatté lui, utilizzando le stesse parole che Ron aveva utilizzato quella mattina « E, poi, non tutti possono vantarsi di aver ucciso il Mago più Oscuro di tutti i tempi! » « E credi che questo faccia di te un Auror? » La ragazza era vistosamente alterata. « Anche Ron ha detto che Kingsley per noi potrebbe fare uno strappo alla regola! » ribatté Harry, più sicuro che mai. Hermione rimase pietrificata per un attimo. « Ron? » riprese, poi « Ha detto che vuole frequentare anche lui il Corso? »

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Harry annuì con aria solenne, come se la cosa ponesse l'argomento su un piano diverso. « Quel... quel... quel... Non si fa vedere, non manda un gufo per oltre un mese e decide di in-traprendere un Corso per Auror, mettendo a re-pentaglio la sua stessa vita! » mentre parlava, Hermione iniziò a girovagare per la stanza, con passi nervosi e pugni stretti « Posso capire che all'inizio non mi avesse scritto perché ero in Australia a recuperare i miei genitori, ma sono tornata da un po' di tempo ormai » « Pensavo che stessimo parlando del Corso per Auror, non del tuo rapporto con Ron » la punzecchiò Harry, quasi divertito dalla scena. Hermione si fermò di scatto, lanciandogli uno sguardo furente, quasi volesse incenerirlo con gli occhi. Poi, però, qualcosa cambiò dentro di lei. « Hai ragione » ammise, lasciandosi cadere di nuovo sulla sua poltrona « Ma è esasperante! Per anni ho dovuto aspettare che mi notasse, e quando finalmente succede qualche cosa... » « Sai com'è fatto » riprese Harry, avvicinan-dosi un poco e prendendole la mano destra « E'

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cocciuto. Ha sempre paura di fare la prima mossa... » « Ma vuole diventare un Auror, Harry! » sbottò nuovamente lei, lasciando la presa e al-zandosi nuovamente in piedi « Sei stato tu a mettergli in testa quest'idea, vero? » « Non incolpare me, ora! E' stato lui a sve-gliarmi questa mattina per parlarne! » Hermione gli rivolse nuovamente uno sguar-do graffiante, che si trasformò immediatamente in un'espressione cupa. « E tu vorresti fare questo a Ginny? Non sai nemmeno cosa si prova al pensiero di tutto ciò che potrebbe accadervi » « Anche io ero preoccupato lo scorso anno, quando ho saputo che cosa le era successo a Hogwarts! » controbatté lui « Mi sentivo ma-lissimo al pensiero che potesse esserle accaduto qualcosa di grave! » « Allora penso che lui... » Harry non seppe mai cosa Hermione pensasse di Ron, perché in quello stesso momento la Pietra che la ragazza teneva ancora tra le mani iniziò a brillare di una luminosa luce ambrata.

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La ragazza, per lo spavento, la lasciò cadere sul pavimento di legno. Dopo un istante, però, la Pietra era tornata ad essere di un colore perla-ceo, apparentemente inerte. Entrambi rimasero ad osservare il punto in cui era caduta, incerti sul da farsi. Poi, fu Harry a raccoglierla. « Non credere che questa sia la conferma che cercavi » sentenziò Hermione, subito dopo « Non sappiamo perché si è messa a brillare » « Si, lo so. Potremo averne la certezza solo quando proveremo seriamente » disse lui, con tono neutro. « In ogni caso, la decisione che tu e Ron prenderete implicherà il vostro non ritorno a Hogwarts, vero? » chiese, poi, lei, mentre os-servava ancora il pavimento. « Credo di sì. Già un anno fa ti avevo confes-sato che non sapevo se sarei mai più tornato... » « Allora era diverso, Harry » Entrambi rimasero in silenzio per alcuni se-condi.

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« Si è fatto tardi » riprese, poi, Harry « Credo sia meglio che torni alla Tana, o la signora We-asley potrebbe arrabbiarsi » « Intendi ancora trasferirti a Grimmauld Pla-ce? » gli chiese, allora, Hermione, in un unico fiato. « Certo. Penso di traslocare definitivamente prima dell'autunno » « Cambiamenti decisivi! » commentò lei. « E necessari » tagliò corto lui « Ora scusa, ma devo proprio andare » Detto questo, iniziò a risalire le scale che por-tavano al salotto, lo attraversò e si ritrovò nel'ingresso con Hermione alle calcagna. Aprì la porta e la salutò. Solo quando, ormai, si trovava appena oltre il cancelletto, la ragazza parlò di nuovo dalla so-glia della villetta. « Harry! Non dire nulla a Ron... » « Non ti preoccupare » la rassicurò lui « Non rovinerò il tuo orgoglio » Facendo attenzione affinché nessuno lo no-tasse, poi, Harry si nascose nello stesso punto in cui era apparso poco tempo prima. Si voltò,

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poi, per cercare di scorgere per un'ultima volta la casa di Hermione, ma notò solamente la grande insegna con il nome del quartiere che, posta non molto distante dal punto in cui si tro-vava, recava la scritta "Grave's Hill". Quando apparve oltre la staccionata che de-limita la proprietà della Tana, pochi istanti do-po, notò che Ron era appena uscito dalla porta della cucina e si stava dirigendo verso il ripo-stiglio delle scope con espressione imbronciata, mentre si teneva la testa con entrambe le mani. « Ma cosa...? » iniziò, non appena l'ebbe rag-giunto di corsa. « Non dire niente! » lo interruppe l'amico « Pochi minuti fa, mamma mi ha tirato addosso il libro di Storia della Magia. Un mattone tre-mendo! » Harry sorrise debolmente alla vista dell'e-spressione di Ron, e subito dopo osservò con soddisfazione la Pietra della Vita, che teneva in mano da quando aveva lasciato la casa di Her-mione. Aveva trovato la conferma che gli serviva.