dalla mafia alle ortiche. la cattiva gestione dei beni confiscati alle mafie

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art 02-MAR-2017 da pag. 24 Settimanale Direttore: Alessandro Giuli nazionale Lettori Audipress 06/2016: 107.000 TEMPI 37 TEMPI INTERNI COSE NOSTRE DI MAURIZIO TORTORELLA Dalla mafia alle ortiche Malgrado gli sforzi dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati, disguidi informatici, burocrazia e giustizia lumache frenano la gestione dell'enorme patrimonio sottratto alle organizzazioni criminali. Nomi, numeri e ragioni di uno scandalo che vale miliardi di euro (<ALCUNI MESI FA IL SISTEMA INFORMATICO i: SALTATO: cosi IN SICIUA SOMO STATI PERSI CIRCA L'80 PER CENTO DEi DATI, E ALTROVE PIU 0 MENO E SUCCESSA LA STESSA COSA» C HE cosA FARES'IE se vi dicessero che dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia esistono beni per oltre 5 miliardi di euro, sotto forma di aziende e d'immobi- li confiscati alle varie mafie, e che a occu- parsene sono in tutto 101 persone? Sano davvero tanti, 5 miliardi. Eppure e pro- prio cosi. I:Agenzia nazionale per l'am- ministrazione dei beni sequestrati e con- fiscati alla criminalita organizzata (Anb- sc) e attiva dal febbraio 2010, e alle dipen- denze del ministero dell'Interno e oggi ci lavorano 101 addetti suddivisi in cinque sedi, tra quella centrale di Reggio Calabria e altri quattro uffici a Roma, Napoli, Mila- no e Palermo. I:Anbsc e stata diretta fino- ra da due prefetti che tutti hanno sempre indicato come uomini seri, onesti e capa- ci: fino al giugno 2014 da Giuseppe Caru- so, poi da Umberto Postiglione. Ma l'Agenzia e come un reparto lascia- to solo dal resto dell'esercito, piantato in una trincea di prima linea battuta dall'artiglieria nemica. Il vero problema e la sconfortante lentezza delle procedure burocratiche, e l'inadeguatezza dei siste- mi informatici: due elementi che dilata- no i tempi. Casi, e anche per colpa del cre- dito bancario, che paradossalmente vie- ne meno proprio dopa il sequestro da par- te dell'autorita giudiziaria, le aziende sot- tratte alla criminalita organizzata e affida- te all'Anbsc falliscono in piu di nave casi su dieci, mentre gli immobili spesso van- no in rovina o non sono gestiti. Lo dimo- stra il triste caso dello storico Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), l'elegante edificio dove nel 1860 Giuseppe Garibaldi firmo la consegna del Regno delle due Sicilie allo Stato Sabau- do. Nel 1996 il palazzo fu sequestrato al clan dei Casalesi, e nel 2010 l'Unione Euro- pea aveva stanziato 3 milioni di euro per risistemarlo, magari per farne un museo: purtroppo i soldi dovevano essere spe- si entro il 2015, ma gli intoppi burocra- tici (e forse gli interessi contrastanti del- la camorra) li hanno fatti svanire nel nul- la. Oggi l'edificio sta andando in rovina. Ma altrettanto accade a capannoni indu- striali, e a terreni, case, negozi, imprese ... 15 anni per una comunicazione La lentezza, sull'Anbsc, opera esattamen- te come un cancro in un organismo sano. Su un campione di 1.017 procedure giudi- ziarie, lo scorso giugno la Corte dei con- ti aveva calcolato che i tempi medi tra la confisca di un bene e l'invio della comu- nicazione dal tribunale all'Agenzia nazio- nale arrivano a 470 giorni, quasi un anno e mezzo. Eppure non si tratta di una pra- tica complicata: basterebbe il semplice passaggio dell'informazione, con i relati- vi atti formali. Esistono anche punte deci- samente anomale di 5.400 giorni (quasi 15 anni!) per il tribunale di Reggio Cala- bria, dove la media delle comunicazioni arriva a 866 giorni; in quello di Napoli la media e piu alta, 1.414 giorni, con pun- te di 4.123. A Palermo, paradossalmente, la gestione delle informazioni e piu rapi- da: 2 70 giorni in media, con un massi- mo di 1.158. I:Anbsc cerca comunque di darsi da fare, disperatamente. Lo scorso 20 set- tembre il prefetto Postiglione, interro- gato dalla Commissione parlamentare antimafia, ha dichiarato che «per la pri- ma volta nella sua storia, dal giugno 2014 al luglio 2016 l'Agenzia e riuscita ad assegnare 5.300 beni, piu del doppio dei 2.500 beni che nel fiattempo ha pre- so in carico». Oggi il prefetto stima che al 31 dicembre dell'anno scorso i beni sia- no poi aumentati a 6 mila, e che dal gen- naio 2017 se ne siano aggiunti altri 400. «Da qui alla fine di marzo - promette Postiglione - ne collocheremo altri 1.500- 1.600. Rispetto al passato, dalla fine del 2014, abbiamo praticamente decuplica- toil ritmo». La <degalita percepibile» Da oltre un anno l'Agenzia si e concen- trata sulla consegna di alloggi ai gran- di Comuni meridionali, che li utilizza- no per fare fronte all'emergenza abitati- va. «E l'operazione legalita percepibile», spiega Postiglione. Sicuramente concre- ta, questa attivita ha attratto meno atten- zione di operazioni mediaticamente piu impressionanti, come ad esempio il nuo- vo museo di arte contemporanea inau- gurato a meta del 2016 a Reggio Calabria con 160 quadri di autori significativi del Novecento (e non solo): da Salvador Dali, a Giorgio De Chirico, fino ad Amedeo Modi- gliani. Quelle opere erano state sottratte a Gioacchino Campolo, l'ex re dei video- giochi condannato come riciclatore del I denaro delle 'ndrine. Ma anche in que- sto caso virtuoso l'operazione e stata trop- po lenta: i quadri erano stati confiscati nel maggio 2012, eppure soltanto nel novem- bre 2015 sono stati consegnati all'Agenzia. Che poi e riuscita a coordinare l'operazio- ne museo in nemmeno sei mesi. Il problema e proprio questo, e cioe che gli strumenti a disposizione dell'Anb- sc sono insufficienti. A partire da quel- li informatici. Il sistema computerizzato dell'Agenzia si chiama Re.Gia, e da tem- po e oggetto di polemiche perche non funziona bene. Dentro al Re.Gia dovreb- bero finire tempestivamente tutti i dati sui beni confiscati provenienti dal Sippi, il Sistema informativo delle prefetture e delle procure dell'Italia meridionale, che e gestito dal ministero della Giustizia. La velocita e la completezza delle informa- zioni e ovviamente fondamentale, per il successo della gestione dei beni sottrat- ti alla criminalita. Il problema e sempre quello: se l'Agenzia non sa in tempo rea- le di quali beni puo disporre, non puo

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02-MAR-2017 da pag. 24

Settimanale Direttore: Alessandro Giuli nazionale Lettori Audipress 06/2016: 107.000

TEMPI 37

TEMPI

INTERNI COSE NOSTRE DI MAURIZIO TORTORELLA

Dalla mafia alle ortiche

Malgrado gli sforzi dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati, disguidi informatici, burocrazia e giustizia lumache frenano la gestione dell'enorme patrimonio sottratto alle organizzazioni criminali. Nomi, numeri e ragioni di uno scandalo che vale miliardi di euro (<ALCUNI MESI FA IL SISTEMA INFORMATICO i: SALTATO: cosi

IN SICIUA SOMO STATI PERSI CIRCA L'80 PER CENTO DEi DATI, E ALTROVE PIU 0 MENO E SUCCESSA LA STESSA COSA»

CHE cosA FARES'IE se vi dicessero che dal Trentino-Alto Adige alla Sicilia esistono beni per oltre 5 miliardi di

euro, sotto forma di aziende e d'immobi­li confiscati alle varie mafie, e che a occu­parsene sono in tutto 101 persone? Sano davvero tanti, 5 miliardi. Eppure e pro­prio cosi. I:Agenzia nazionale per l'am­ministrazione dei beni sequestrati e con­fiscati alla criminalita organizzata (Anb­sc) e attiva dal febbraio 2010, e alle dipen­denze del ministero dell'Interno e oggi ci lavorano 101 addetti suddivisi in cinque sedi, tra quella centrale di Reggio Calabria e altri quattro uffici a Roma, Napoli, Mila­no e Palermo. I:Anbsc e stata diretta fino­ra da due prefetti che tutti hanno sempre indicato come uomini seri, onesti e capa­ci: fino al giugno 2014 da Giuseppe Caru­so, poi da Umberto Postiglione.

Ma l'Agenzia e come un reparto lascia­to solo dal resto dell'esercito, piantato in una trincea di prima linea battuta dall'artiglieria nemica. Il vero problema e la sconfortante lentezza delle procedure burocratiche, e l'inadeguatezza dei siste­mi informatici: due elementi che dilata­no i tempi. Casi, e anche per colpa del cre­dito bancario, che paradossalmente vie­ne meno proprio dopa il sequestro da par­te dell'autorita giudiziaria, le aziende sot­tratte alla criminalita organizzata e affida­te all'Anbsc falliscono in piu di nave casi su dieci, mentre gli immobili spesso van­no in rovina o non sono gestiti. Lo dimo­stra il triste caso dello storico Palazzo Teti Maffuccini a Santa Maria Capua Vetere

(Caserta), l'elegante edificio dove nel 1860 Giuseppe Garibaldi firmo la consegna del Regno delle due Sicilie allo Stato Sabau­do. Nel 1996 il palazzo fu sequestrato al clan dei Casalesi, e nel 2010 l'Unione Euro­pea aveva stanziato 3 milioni di euro per risistemarlo, magari per farne un museo: purtroppo i soldi dovevano essere spe-

si entro il 2015, ma gli intoppi burocra­tici (e forse gli interessi contrastanti del­la camorra) li hanno fatti svanire nel nul­la. Oggi l'edificio sta andando in rovina. Ma altrettanto accade a capannoni indu­striali, e a terreni, case, negozi, imprese ... 15 anni per una comunicazione La lentezza, sull'Anbsc, opera esattamen­te come un cancro in un organismo sano. Su un campione di 1.017 procedure giudi­ziarie, lo scorso giugno la Corte dei con­ti aveva calcolato che i tempi medi tra la confisca di un bene e l'invio della comu­nicazione dal tribunale all'Agenzia nazio­nale arrivano a 470 giorni, quasi un anno e mezzo. Eppure non si tratta di una pra­tica complicata: basterebbe il semplice passaggio dell'informazione, con i relati­vi atti formali. Esistono anche punte deci­samente anomale di 5.400 giorni (quasi 15 anni!) per il tribunale di Reggio Cala­bria, dove la media delle comunicazioni arriva a 866 giorni; in quello di Napoli la media e piu alta, 1.414 giorni, con pun­te di 4.123. A Palermo, paradossalmente, la gestione delle informazioni e piu rapi­da: 2 70 giorni in media, con un massi­mo di 1.158.

I:Anbsc cerca comunque di darsi da fare, disperatamente. Lo scorso 20 set­tembre il prefetto Postiglione, interro­gato dalla Commissione parlamentare antimafia, ha dichiarato che «per la pri­ma volta nella sua storia, dal giugno 2014 al luglio 2016 l'Agenzia e riuscita ad assegnare 5.300 beni, piu del doppio dei 2.500 beni che nel fiattempo ha pre­so in carico». Oggi il prefetto stima che al 31 dicembre dell'anno scorso i beni sia­no poi aumentati a 6 mila, e che dal gen­naio 2017 se ne siano aggiunti altri 400. «Da qui alla fine di marzo - promette Postiglione - ne collocheremo altri 1.500-1.600. Rispetto al passato, dalla fine del 2014, abbiamo praticamente decuplica-

toil ritmo».

La <degalita percepibile» Da oltre un anno l'Agenzia si e concen­trata sulla consegna di alloggi ai gran­di Comuni meridionali, che li utilizza­no per fare fronte all'emergenza abitati­va. «E l'operazione legalita percepibile», spiega Postiglione. Sicuramente concre­ta, questa attivita ha attratto meno atten­zione di operazioni mediaticamente piu impressionanti, come ad esempio il nuo­vo museo di arte contemporanea inau­gurato a meta del 2016 a Reggio Calabria con 160 quadri di autori significativi del Novecento (e non solo): da Salvador Dali, a Giorgio De Chirico, fino ad Amedeo Modi­gliani. Quelle opere erano state sottratte a Gioacchino Campolo, l'ex re dei video­giochi condannato come riciclatore del I

~ denaro delle 'ndrine. Ma anche in que­sto caso virtuoso l'operazione e stata trop­po lenta: i quadri erano stati confiscati nel maggio 2012, eppure soltanto nel novem­bre 2015 sono stati consegnati all'Agenzia. Che poi e riuscita a coordinare l'operazio­ne museo in nemmeno sei mesi.

Il problema e proprio questo, e cioe che gli strumenti a disposizione dell'Anb­sc sono insufficienti. A partire da quel­li informatici. Il sistema computerizzato dell'Agenzia si chiama Re.Gia, e da tem­po e oggetto di polemiche perche non funziona bene. Dentro al Re.Gia dovreb­bero finire tempestivamente tutti i dati sui beni confiscati provenienti dal Sippi, il Sistema informativo delle prefetture e delle procure dell'Italia meridionale, che e gestito dal ministero della Giustizia. La velocita e la completezza delle informa­zioni e ovviamente fondamentale, per il successo della gestione dei beni sottrat­ti alla criminalita. Il problema e sempre quello: se l'Agenzia non sa in tempo rea­le di quali beni puo disporre, non puo

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amministrare, ne cedere alcunche.

Accuse di maneggi e corruttele «Purtroppo - ha sommessamente pro­testato lo scorso settembre Postiglione nell'audizione alla Commissione antima­fia - il Sippi e un po' antiquato». Ma l'ar­retratezza non e tutto: «Alcuni mesi fa -ha rivelato il prefetto - il sistema e salta­to: cosi in Sicilia sono stati persi circa 1'80 per cento dei dati, e in altre parti d'Italia piu o meno e successa la stessa cosa».

In real ta, a parte i guasti tecnici, il gro­viglio informatico ministeriale sui beni confiscati e quasi inestricabile. Perche accanto al Sippi c'e la Banca dati centrale dei beni sequestrati e confiscati, anch'es­sa attiva presso il ministero della Giusti­zia, che contiene informazioni su consi­stenza, destinazione e utilizzazione dei beni. La Corte dei conti aveva pero rileva­to, alla meta del 2016, che ne il Sippi ne la Banca dati sono efficacemente colle­gati al Re.Gia. C'e poi un terzo strumen­to, il Sistema informatico telematico del­le misure di prevenzione, il Sit-Mp. Ma sempre la Corte dei conti aveva scoper­to che anche questo sistema ha seri pro­blemi: poiche il Sit-Mp viene finanziato con «risorse europee a destinazione vin­colata», scrivevano i giudici contabili, puo legittimamente «essere operativo ini­zialmente solo nei tribunali delle regio­ni dell'Obiettivo convergenza dell'Unione Europea, e cioe Sicilia, Sardegna, Campa­nia, Puglia». Stop. Quindi, apparentemen­te, il Sit-Mp al momenta non puo opera­re in Calabria, regione peraltro significa­tiva, ne «in tribunali di primaria impor­tanza quali, ad esempio, quelli di Roma, Milano e Torino».

L'informatica e poi un problema del tutto residuale, al confronto del sospet­to di diffusi maneggi che da oltre un anno grava nel campo della gestione giu­diziaria dei beni sequestrati. A suscitare i sospetti e stata la clamorosa inchiesta che la procura di Caltanissetta ha avviato nel 2014 sulla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo (vedere in que-

ste pagine la cronologia sul caso). Quando nel giugno 2015 l'inchiesta e poi esplosa mediaticamente, coinvolgendo in un'ac­cusa di corruzione e concussione addi­rittura Silvana Saguto, e cioe il potente magistrato siciliano che da una decina d'anni era a capo di quel delicatissimo ufficio, e emerso un intern mondo di con­flitti d'interesse e di presunte corruttele. Saguto, costretta alle dimissioni e sospesa anche dal Consiglio superiore della magi­stratura, e stata accusata di avere affidato ad amministratori giudiziari sottomessi o collusi una lunga serie di beni sequestra­ti alla criminalita organizzata. Potendo lucrare illegalmente su patrimoni seque­strati per centinaia di milioni di euro, gli inquirenti sostengono che gli ammini­stratori prescelti garantissero in cambio a Saguto importanti favori.

Ora l'inchiesta e terminata, e per una ventina d'indagati sta per arrivare la richiesta di rinvio a giudizio. Fa impres­sione, a tre anni di distanza, rileggere le denunce lanciate pubblicamente nel 2014 dal prefetto Caruso, allora al verti­ce dell'Agenzia. Caruso aveva contestato la «gestione a uso privato dei beni sottrat­ti alla mafia» da parte di alcuni ammini­stratori scelti dai tribunali. Il coro contra le sue affermazioni, allora, era stato una­nime: il presidente dell'Antimafia, Rosy Bindi, aveva rudemente invitato Caruso a evitare di «delegittimare la magistratu­ra». Perfino l'Associazione nazionale magi­strati lo aveva criticato. Dall'ottobre 2015 la sezione misure di prevenzione di Paler­mo e governata da Giacomo Montalbano, un onesto magistrato sessantenne con una lunga carriera nell'antimafia. In meno di un anno la sezione e riuscita a risparmia­re 5 milioni di euro soltanto nelle parcel­le liquidate ai commissari giudiziari. Mon­talbano spiega che sono state adottate nuo­ve regale: per esempio, «e stata accresciuta la rotazione degli incarichi e ogni ammi­nistratore puo ottenerne al massimo tre».

Bastera per restituire fiducia al siste­ma? Ma, soprattutto, il ministero cerche­ra mai di risolvere i problemi informatici dell'Agenzia beni confiscati? •

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TERPI

IL Ci& Si&BT& DXTX 8& &Rh

L'indagine sul tribunale di Palermo che quasi nessuno voleva vedere

Gennaio 2014 procura di Callanissella per Chiaramonte. Eal presidente anche se sui media inizialmenle La procura di Palermo apre corruzione, induzione alla dell 'Universita Kore di Enna. viene molto contenuto. Per un'inchiesta su Silvana Saguto. concussione e abuso d'ufficio: Carmelo Provenzano. coinvol- quasi un rnesc non intervengo-presidente della sezione misure Saguto e accusata di avere to nella gestione dei beni in none l'Associazione nazionale di prevcnzionc di qucl tribuna- illegittimamente affidato beni cambio di favori a Emanuele magistrati (Anm), n6 ii Csm. le, e sui rapporli intrallenuli sequestrali alla criminalita Caramrna, riglio di Sagulo. con ii collega ed ex consigliere organizzata al giovane Virga e 11 settembre 2015 del Csm Tommaso Virga, che all'avvocato Gaetano Cappel- Luglio-agosto 2015 A causa dello scandalo, e a Saguto avrebbe chiesto di lano Seminara, ea una ser ie di Anche un pm dell'antimafia di mentre ii numero degli indagati scegliere come a111111inistrato- altri amministratori giudiziari, Palermo. Dario Sc,aletta, viene aumenta. Silvana Saguto si re giudiLiario ii riglio Waller. che vengono definili dai pm indagalo perche avrebbe rive- dimelle da presidenle della Poiche r iguarda magistrati sottomessi o collusi. la.to l'esistenza dell'inchiesta ai sezione misure caL1telari. Pre-palermitani, l'inchiesla viene colleghi di Saguto. lende pero di reslare al lavoro subito trasmessa alla procura Marzo2014 come giudice al tribunale di di Caltanissetta, competente in Gl i inquirenti nisseni indagano 9 settembre 2015 Palermo. e per un mese circa maleria. per cornplici la anche ii rnarilo La Guardia di rinanLa per- ci r iesce.

di Saguto, Lorenzo Caramma. quisisce l'ufficio di Saguto Febbraio 2014 L'inchiesla si allarga a due in tribunale, a Palermo. e la 13 ottobre 2015 Saguto e i due Virga vengono giudici della "sezione Sagu- notizia dell'inchiesta finisce sui I I giudice palermitano Giacomo indagati a vario titolo dalla to", Fabio Licata e Lorenzo giornali: lo scandalo e notevole, Montalbano viene nominate

Valore dei beni immobili confiscati dalle forze di polizia e dalla Dia

2013 161799 392.781

2012~ ~731

Tol IJilr. 567.456 Dati in migliaia di euro

*dati non consolidati

--- --------- Tot. par. 922.134

~------~-...or---------~--~----------4~8~.66~ -.. Tol par.

- --------------------------1 1100.880

2011 292.151 119.090 '.'T'll....-ir-"'IT.~.---_,li1i'll"""°,_--. Tol par.

---~--------- 762.877 Totale 2009-2015 5.306.450.000 euro

14.913 beni 2010~ '· ...-mro.608

'

122:io 2009

.705

'\.oeefF

Tot. par. 424.310

• Camorra • Crimillillila pugliese Cosa Nosl.ra • 'ndranghela • Allrn organi11atio11i

Tol p;ir. 1.047 247

Fo11Le: elab. Corle dei con Li su dati del ntinislero dell'Tnlllrno

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TEMPI 40

TERPI

nuovo presidente della sezionc r ischio che ii Csm riconduce 28 gennalo 2016 20.000 e 26.500 euro, pagate misure di prevenzione, al posto alla «situazione di grave ed en- Francesca Rita Maria Can- dall'amministratore al giudice di Saguto. Per quasi 40 anni, demica difficolta economica)) nizzo, prefetto di Palermo e fra novembre 2014 e giugno Montalbano ha giudicalo del magistrato. indagata nell'inchiesta per 2015. L'inchiesta prosegue. soprattutto in processi di le raccomandazioni che si mafia e nel settembre 2008 12 novembre 2015 scambiava con Saguto, di cui 17 novembre 2016 ha avuto la casa bersagliata II collegio dei probiviri e amica, viene destinata ad A Saguto viene revocata la da un minaccioso allenlato dell'Anm decide all 'unanirnita allro incarico nell 'arnbito del scorla dal Virninalo. incendiario. Gli altri giudici di aprire un procedimento ministero dell'Interno. della sezione, inlanlo, hanno disciplinare su Sagulo e sugli 1 febbraio 2017 chiesto ii trasferimento. oppure altr i giudici coinvolti nell'in- 22 settembre 2016 La procura di Caltanissetta vengono sostituiti dal Csm. chicsta. II "proccsso intcrno", La Cor te di cassazionc, a sezio- annuncia la chiusura dcllc

pero, si sconlra con l'esislenLa ni unite, conrerma la sospensio- indagini su Silvana Sagulo e 14 ottobre 2015 parallela di un procedimento ne di Silvana Saguto decisa dal su altre 20 persone. La mossa Prima che ii Csrn, che final- penale, coperto da segreto. Csm 11 mesi prima: «Risulla successiva sara la richiesta di mente si e attivato sul caso, Finora, pertanto, non se ne adeguatamente motivata in ra- rinvio a giudizio. la trasferisca d'ufficio. Saguto conosce l'esito. gione della particolare gravita chiede di essere assegnala al degli addebiti formulali». 20 febbraio 2017 tribunale di Catania o a quello 22 dicembre 2015 Daile carte depositale si di Milano. Tl Csm avvia una pratica disci- 20 ottollre 2016 scopre che gli inquirenti nisseni

plinare nei confronti di tre ma- A Saguto e a Cappellano Semi- avrebbero accertato in Saguto 30 ottobre 2015 gisl rati coinvolti con Silvana nara vengono sequestrali beni e nel co-indagalo Provenzano I I Csrn sospende cautelativa- Saguto nell'inchiesta nissena: per 900 mila euro: i pm nisseni l'ambizione di controllare. oltre menle Sagulo dalle funLioni di Tommaso Virga, Fabio Licala sosl engono essere «preLLo alla se.:ione misure di preven-magistrato e le riduce di due e Lorenzo Chiaramonte. Licata e prodotto di corruzione. zione del tribunale di Palermo, terzi lo stipendio. La sospensio- viene trasferito al tribunale di concussione. peculate, truffa anche quelk~ di Caltanissctta nee dellala dal «pericolo che Palli come giudice del lavoro. e riciclaggio>>. Gli inquirenli e Trapani. Allri soggelli, l ra i le condotte illecite accertate Virga alla cor te d'appello di ri tengono di avere la prova quali anche magistrati, potreb-possano essere reiterate>>: un Roma. Chiaramonte a Marsala di almeno due tangenli, da bero essere presto indagati.