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Ministero dell’Interno Dipartimento della Pubblica Sicurezza con il cofinanziamento dell’Unione Europea Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia” 2000-2006 L’USO SOCIALE DEI BENI CONFISCATI La dimensione etica e culturale Le opportunità di sviluppo economico Il ruolo delle istituzioni e degli enti locali BOOK FORMATIVO Nuova edizione riveduta e ampliata a cura di Lorenzo Frigerio e Davide Pati Ufficio Presidenza nazionale LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

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Ministero dell’InternoDipartimento della Pubblica Sicurezza

con il cofinanziamento dell’Unione Europea

Programma Operativo Nazionale“Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”

2000-2006

L’USO SOCIALE DEI BENI CONFISCATI

La dimensione etica e culturale Le opportunità di sviluppo economico

Il ruolo delle istituzioni e degli enti locali

BOOK FORMATIVONuova edizione riveduta e ampliata

a cura di Lorenzo Frigerio e Davide PatiUfficio Presidenza nazionale

LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

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L’uso sociale dei beni confiscati

INDICE

Colpire i patrimoni mafiosi, riaffermare il principio di legalità pag. 5

L’uso sociale dei beni confiscati: un percorso di riscatto civile 7

1. Il PON Sicurezza: finalità e articolazione 11

2. Il PON Sicurezza e l’utilizzo sociale dei beni confiscati 15

3. L’aggressione alle ricchezze mafiose 19

4. Dalla confisca dei beni al loro riutilizzo sociale 33

5. Il procedimento di destinazione dei beni immobili confiscati 51

6. Le mafie restituiscono il maltolto 59

7. Le proposte di Libera per l’uso sociale dei beni confiscati 65

8. Legge 109/96: osservazione e proposte CNEL 71

9. Cooperare con Libera Terra 79

10. Libera Terra: il progetto e i soggetti 94

10/A Casa dei Giovani 95

10/B Placido Rizzotto-Libera Terra 98

10/C Lavoro e Non Solo 101

10/D Valle del Marro - Libera Terra 104

10/E Il Gabbiano 106

10/F Pio La Torre - Libera Terra 109

11. I nuovi progetti 113

11/A I sapori della legalità 115

11/B Libera Terra - Puglia 116

11/C Calcestrucci Ericina-Trapani 118

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4 L’uso sociale dei beni confiscati

12. I Consorzi di Comuni 121

12/A Consorzio Sviluppo e Legalità – Palermo 122

12/B Consorzio S.O.L.E. – Napoli 134

12/C Consorzio per la Legalità e lo Sviluppo – Agrigento 136

12/D Consorzio per la Legalità e lo Sviluppo – Trapani 138

12/E Consorzio Agrorinasce – Caserta 139

13. Fare impresa sulle aree confiscate alle mafie 145

14. I beni confiscati in Italia 153

15. Le aziende confiscate alla criminalità organizzata 154

16. Un primo bilancio del percorso formativo 155

16/A L’articolazione dei corsi 156

16/B I workshop locali 166

Documenti 175

Disciplinare per la concessione del marchio “LiberaTerra” 177

Convenzione tra Libera e Cooperare con Libera Terra 186

Statuto Cooperare con Libera Terra 189

Consorzio S.O.L.E. - Avviso pubblico 196

Consorzio per lo sviluppo e la legalità - Invito a manifestare interesse 202

Comuni Mesagne, Torchiarolo, San Pietro Vernotico-Invito a manifestare interesse 208

Prefettura Roma - Protocollo d’intesa per l’utilizzo dei beni confiscati 214

Regione Puglia - Protocollo d’intesa per l’utilizzo dei beni confiscati 217

Prefettura Brindisi - Protocollo d’intesa per l’utilizzo dei beni confiscati 220

Progetto SIPPI 227

Libera - Proposta di regolamento per l’assegnazione dei beni immobili confiscati 236

Appendice legislativa 241

Legge 31-5-1965 n. 575 243

Legge 11-8-1991 n. 266 267

Legge 8-11-1991 n. 381 276

Legge 7-3-1996 n. 109 282

Legge 7-12-2000 n. 383 292

Decreto Legislativo 24-3-2006 n. 155 307

Legge 27-12-2006 n. 296 316

Regione Campania - Legge 2 -12-2003 n. 23 318

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L’uso sociale dei beni confiscati

COLPIRE I PATRIMONI MAFIOSIRIAFFERMARE IL PRINCIPIO DI LEGALITÀ

Le indagini e gli studi sull’evoluzione del fenomeno mafioso indicano oggi in Italiae sulla scena internazionale un quadro molto frastagliato. Sono diversi i mercati cri-minali di interesse, differenti le modalità di azione, peculiare il radicamento socia-le di ciascuna delle mafie moderne.Ma a fronte di queste diversità vi è un dato unificante, comune a tutte le organiz-zazioni mafiose: la grande, crescente forza economica di ciascuna di esse, da Cosanostra alla ‘ndrangheta alla camorra.È questa potenza economica che consente l’esercizio di una vera e propria signoriasul territorio, permette di condizionare le amministrazioni pubbliche, di intreccia-re relazioni con la politica, col sistema delle imprese. Di essere mafie, non sempli-ci organizzazioni criminali. Proprio per questa ragione l’azione di contrasto delloStato deve dirigersi con priorità sugli assetti economici e patrimoniali delle orga-nizzazioni criminali. Una tale consapevolezza sembra oramai acquisita presso leIstituzioni, anche se non sempre le leggi e gli strumenti normativi, al pari dell’im-pegno operativo dello Stato, sembrano corrispondere a quella consapevolezza. Nella legislazione antimafia italiana, l’azione di contrasto patrimoniale attivata dal-lo Stato, si snoda essenzialmente in due grandi fasi.La prima fase, che nasce con la legge Rognoni La Torre, riguarda le indagini perl’individuazione, il sequestro e la confisca delle ricchezze delle mafie. La seconda fase del contrasto, non meno importante, riguarda l’uso che lo Stato fadei patrimoni e dei beni tolti ai mafiosi. A tal riguardo la legge 7 marzo 1996, n. 109(legge fortemente voluta da Libera, che raccolse oltre un milione di firme perchéfosse approvata) ha indicato prospettiva di grande significato democratico: la re-stituzione alla collettività dei beni confiscati alle mafie.Molto importanti sono i valori sottesi a tale obiettivo: si indeboliscono in modo es-senziale le organizzazioni criminali;si afferma in modo concreto e visibile il principiodi legalità proprio nei luoghi in cui la mafia aveva affermato il suo potere; si sconfig-ge il falso mito dell’invincibilità delle mafie perchè si dimostra che anche le ricchez-ze della mafia sono colpite dall’azione dello Stato. Quei beni, poi, costituiscono inconcreto una risorsa per il territorio, un’opportunità di sviluppo e di crescita civile.Insomma, attraverso l’attuazione degli obiettivi della legge 109/96 si consolida il rap-porto di fiducia dei cittadini nelle istituzioni e, quindi, si rafforza la democrazia. Occorre segnalare, tuttavia, che le procedure giudiziarie e amministrative attraver-so le quali il bene giunge all’uso sociale o pubblico sono lunghe e complesse. Dal sequestro alla confisca corrono molti anni, perché la durata “irragionevole” delprocesso colpisce anche le procedure che riguardano i beni; anzi, gli ostacoli alla ra-

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pida definizione della procedura aumentano perché, essendo in gioco rilevanti in-teressi economici, più forti e agguerrite sono le difese messe in campo dalle mafieper mantenere quei beni. Dopo la confisca in sede giudiziaria, si apre la lunga fasedella gestione amministrativa del bene caratterizzata anch’essa da gravi problemie criticità che ritardano insopportabilmente la destinazione sociale e pubblica delbene. Quando, finalmente, infine interviene la destinazione entrano in scena gli EntiLocali e i soggetti del privato sociale come le associazioni , le cooperative.Si apre a questo punto la sfida più difficile, perché per questa fase, mancano dispo-sizioni e normative precise che orientino e sostengano l’azione degli Enti locali el’impegno delle associazioni e delle cooperative che operano sui beni confiscati.Quando intervengono gli Enti locali e le associazioni, oramai si naviga in mareaperto e con una nave (il bene confiscato) abbastanza sconquassata da anni e annidi procedure e di gestioni difficili, una nave bisognosa di investimenti economici,di entusiasmo e di passione civile per consentirne l’utilizzo alla collettività.Si comprende, quindi, il grande valore strategico del Programma di formazione sul-l’utilizzazione e la gestione dei beni confiscati che il Ministero dell’Interno-Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha voluto istituire. Un programma che pun-ta a fornire proprio ai protagonisti del segmento più difficile della battaglia per laeffettività dell’utilizzo sociale dei beni - ai funzionari degli Enti locali e ai respon-sabili di associazioni e cooperative -strumenti di conoscenza e opportunità forma-tive utili per affrontare problemi che mancano di una cornice normativa capace difornire agli operatori indirizzi risolutivi. A questi protagonisti, occorre riconosce-re, non sempre è stata dedicata dalle istituzioni la necessaria attenzione.Grazie all’iniziativa del Ministero dell’Interno, Dipartimento della PubblicaSicurezza, Direzione Centrale per gli Istituti di Istruzione – Ufficio per la promo-zione dell’Innovazione, sarà possibile migliorare le procedure relative all’assegna-zione, all’utilizzazione, alla gestione e alla valorizzazione sociale dei beni confisca-ti. Con l’attuazione del programma sarà possibile un significativo incremento del-le conoscenze dei soggetti interessati, ai quali si prospettano soluzioni efficaci pergarantire il superamento delle criticità che impediscono la corretta destinazione,utilizzazione e gestione dei beni. La storia dell’Associazione Libera di don Luigi Ciotti, cui è affidata la realizzazio-ne di questo Progetto, costituisce la migliore garanzia sui valori che guidano il per-corso formativo, mentre il successo delle tante attività realizzate sui beni e sui ter-reni confiscati alle mafie dalle cooperative e dalle associazioni di Libera, rappresen-ta un riferimento significativo su cui orientare le iniziative di quanti nelle istituzio-ni e nella società civile cercano di realizzare sui beni confiscati alle mafie, opere eattività che rendono concreto il valore della legalità.

Antonio MarucciaCommissario straordinario del Governo

per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali

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L’uso sociale dei beni confiscati

L’ USO SOCIALE DEI BENI CONFISCATI:UN PERCORSO DI RISCATTO CIVILE

Il “Programma di formazione sull’utilizzazione e la gestione dei beni confiscati alla crimi-nalità organizzata” coerentemente con gli obiettivi strategici del PON Sicurezza delMinistero dell’Interno si colloca specificamente nell’ambito della Misura 2.3 –“Risorse umane per la diffusione della legalità” - e, fino ad oggi, ha dato risultatipositivi ben oltre ogni più rosea aspettativa tanto da richiedere un aggiornamentodegli strumenti a disposizione dei corsisti.Questa seconda edizione del Book formativo nasce pertanto dall’esigenza di ri-spondere alle domande fondamentali sorte durante il percorso ormai avviato allasua conclusione nel prossimo mese di dicembre 2007 con l’appuntamento conclu-sivo di Palermo.Una precisa sollecitazione in tal senso è venuta in questi ultimi mesi direttamentedagli stessi corsisti – circa ottocento, divisi equamente tra rappresentanti delle isti-tuzioni e degli enti locali ed esponenti dell’associazionismo di tutte le province delsud Italia – che, partecipando attivamente alla formazione nelle diverse sedi, han-no manifestato l’esigenza di avere strumenti, idee e materiali utili all’avvio e all’ap-plicazione di progettualità condivise nei diversi contesti in cui si trovano quotidia-namente ad operare. L’idea che dalla teoria si possa passare alla pratica, mettendo in campo il ricco ba-gaglio di esperienze maturate in questi anni da Libera nell’ambito dell’utilizzo a fi-ni sociali delle ricchezze immobiliari sottratte alle mafie, si è rivelata vincente nel-le diverse sedi dei corsi già conclusi e questo ha già innescato un processo virtuo-so, nell’ottica di una diffusa assunzione di responsabilità per rilanciare la sfida al-le cosche, a partire dall’impiego a fini collettivi di patrimoni individuali e familia-ri, costruiti con la violenza e l’inganno.Ecco allora l’esigenza di dare vita ad una seconda edizione che, oltre a colmare lelacune della precedente, fosse il più possibile aggiornata, perché in questi ultimimesi sono avvenuti importanti fatti a modificare il quadro complessivo della lottaalle mafie sul versante del contrasto ai patrimoni illegalmente costituiti.Innanzitutto la nomina di un valente magistrato quale Antonio Maruccia aCommissario Straordinario del Governo per la gestione dei beni confiscati alle mafie.Da sempre attento al cammino di Libera, tanto da essere fino al momento della no-mina segnalato dalla nostra associazione quale componente del Comitato scienti-fico del progetto in itinere, Maruccia è, se messo nelle condizioni di operare, asso-lutamente in grado di traghettare l’attuale sistema verso quella che Libera conside-ra la soluzione ultima e necessaria: un’Agenzia nazionale per la gestione dei benisottratti alle mafie, un unico soggetto – a fronte dei tanti oggi coinvolti nell’iter bu-

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rocratico – per “assicurare rapidità e trasparenza nell’assegnazione delle ricchezzerestituite alla collettività”, come richiesto nel Manifesto finale formulato nel novem-bre 2006 a conclusione di Contromafie, gli Stati generali dell’antimafia promossi aRoma.Ulteriore elemento di novità l’entrata in vigore delle nuove norme in materia diconfisca e utilizzo, con un nuovo ruolo per province e regione e la previsione del-la confisca ai sensi della 109/96 dei beni ai corrotti. È ancora presto per tracciare unquadro delle modifiche registrate in questi mesi, ma certo si tratta di ulteriori ele-menti che arricchiscono la complessa funzionalità della legge stessa.Così come sono ancora tutti da valutare gli effetti dei tanti protocolli promossidall’Agenzia del Demanio in alcune delle grandi città del nostro Paese per accele-rare le assegnazioni e l’utilizzo. In alcuni contesti si registrano ancora diffuse resi-stenze soprattutto da alcuni comuni nel prendersi in carico immobili occupati dasoggetti - persone legate da vincoli di parentela ai mafiosi stessi - e/o gravati davincoli ipotecari. Ciò comporta di fatto l’impoverimento del parco beni a disposi-zione – solo i migliori vengono assegnati – finendo con dimostrare nei fatti l’inap-plicabilità della legge, in mancanza di fondi per la gestione e, nella maggior partedei casi, per la ristrutturazione di quanto viene lasciato con molte resistenze da par-te delle famiglie criminali.In numerose città del nostro Paese, non soltanto in quelle comprese nell’ambito delPON Sicurezza, si sono avviati tavoli di concertazione che vedono i diversi attori,istituzionali e non, ragionare insieme sulle fasi di assegnazione e gestione dei benistessi e arrivare a soluzioni condivise. Questi tavoli non previsti espressamente dal-la legge sono una risposta da non sottovalutare in un’ottica “de iure condendo” an-che per superare difficoltà e intoppi burocratici ancora oggi troppo spesso all’ordi-ne del giorno.Altri elementi di novità vengono dal versante delle cooperative sociali. È entratada qualche mese nel pieno delle sue attività la nuova cooperativa dell’Alto Belicecorleonese “Pio La Torre - Libera Terra”; dopo un periodo di formazione successi-vo alla selezione operata nei mesi precedenti, i nuovi cooperanti sono ora alla ri-cerca di mezzi e risorse per sfruttare al meglio i terreni loro assegnati. Già in lorofavore si sono mobilitate le tante associazioni di Libera, le altre cooperative già inattività e gli enti locali aderenti ad Avviso Pubblico. Va sottolineata la scelta di in-titolare la nuova cooperativa a Pio La Torre, tra i primi a capire che le mafie anda-vano colpite nelle loro ricchezze e per questa intuizione pagò con la vita il suo co-raggioso impegno.È in fase di chiusura invece la procedura per l’avvio della nuova cooperativa“Libera Terra” in Puglia e i prodotti delle cooperative sono nel frattempo aumen-tati di quantità, ma soprattutto di qualità.Dopo la felice esperienza della bottega “I sapori della legalità” aperta nel cuore di

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L’uso sociale dei beni confiscati

Roma, grazie alla collaborazione con la Provincia di Roma, nuovi spazi di venditama anche di cultura e di animazione si apriranno presto a Napoli, Venezia eFirenze.Dopo una necessaria fase di rodaggio, l’Agenzia “Cooperare con Libera Terra” siavvia ad essere quello strumento di supporto alle cooperative che utilizzano terre-ni una volta proprietà delle mafie e il know how messo in campo consente una se-rie di iniziative e percorsi che costituiscono un valore aggiunto e un elemento diforza per sostenere quanti operano in contesti ambientali ancora in larga parte sot-to il controllo delle mafie.Tutto questo per arrivare a dire che un anno ricco di appuntamenti nazionali e lo-cali ha visto procedere speditamente i corsi di formazione del PON Sicurezza, nel-la certezza che questa straordinaria avventura potesse contribuire certamente a for-nire istituzioni e associazioni di nuovi strumenti, ma soprattutto di un nuovo lin-guaggio, dove le parole chiavi fossero “responsabilità” e “collaborazione”.Responsabilità perché, anche e soprattutto dalle tante ore di lezioni, emerge con for-za l’indicazione di una chiara e netta presa in carico da parte di tutti i soggetti in-teressati dei tanti problemi che si incontrano ogni volta che si confisca e poi si as-segna un bene di proprietà mafiosa. Non sono ammissibili le accuse di intralcio odi lentezza nel disbrigo di pratiche, quando non si è disposti a fare la propria par-te fino in fondo, anche al di là di quanto strettamente compete. Ciò vale sia per leistituzioni che per l’associazionismo.Collaborazione quindi perché dall’incontro delle diverse professionalità durante legiornate di formazione è nato uno spirito di giusta condivisione delle problemati-che, per l’affermazione del fine ultimo: dimostrare nei fatti che quanto è stato co-struito negli anni con la violenza, il delitto, la corruzione, torna con finalità socialiad essere usufruito dall’intera collettività. Una collettività vittima di quella violen-za, di quel delitto, di quella corruzione, che trova in sé stessa la forza di affermareil diritto e la giustizia sociale.Un percorso straordinariamente innovativo, quindi; un percorso di riscatto civileancora in larga parte tutto da scrivere, anche se le pagine che fin qui sono state giàscritte fanno ben sperare in un lieto fine…

Lorenzo Frigerio e Davide PatiUfficio presidenza nazionale

LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

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L’uso sociale dei beni confiscati

1IL PON SICUREZZA:

FINALITÀ E ARTICOLAZIONE

Il Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiornod’Italia” ha l’obiettivo di creare condizioni di maggiore sicurezza nel sud Italia persoddisfare la richiesta dei cittadini e per adeguare la situazione di queste regioni alresto del Paese.Un impegno importante che si sta attuando attraverso l’acquisizione di nuove e piùsofisticate tecnologie per le Forze dell’Ordine da utilizzare per l’attività di preven-zione e di contrasto della criminalità e il finanziamento di progetti in ambito socia-le per contribuire alla diffusione della cultura della legalità.Una sfida importante non solo per le regioni interessate perché una maggior sicu-rezza nel sud Italia significa anche sviluppo economico, occupazione giovanile esoprattutto migliore qualità della vita per tutto il Paese.Con il PON Sicurezza nel periodo 1997/1999 si è finanziato l’avvio di un primo nu-cleo di interventi selezionati in base alla considerazione delle priorità di circoscrit-te realtà territoriali e nell’ottica di un concreto risanamento e rafforzamento del si-stema socioeconomico in talune zone scelte quali “aree campione”, mediante un in-novativo rapporto con le comunità residenti, il mondo dell’imprenditoria e del la-voro, le organizzazioni sindacali, gli Enti locali e tutte le realtà associazionisticheoperanti sul territorio. Alla luce dei risultati ottenuti, il Ministero dell’Interno – Dipartimento dellaPubblica Sicurezza si propone di estendere a tutte le aree dell’obiettivo 1(Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna), nel periodo di program-mazione 2000 2006, gli interventi nel campo della sicurezza al fine di conseguirel’obiettivo globale di determinare, nel tempo, su tutto il territorio del Mezzogiorno ita-liano a partire dalle aree più sensibili, condizioni fisiologiche di sicurezza, pari o almeno pa-ragonabili a quelle sussistenti nel resto del Paese e comunque sufficienti a incidere, in mo-do strutturale e non contingente, sul pesante gap che attualmente le caratterizza nonchésulla permeabilità delle sue frontiere.

L’articolazione del PON Sicurezza: assi e misureCon tale Programma il Ministero considera la questione della “sicurezza” con carat-teri di relativa originalità rispetto al passato, ponendo l’accento sulla necessità diun maggiore coinvolgimento delle variegate realtà, in particolar modo le Regioni,i Comuni e le altre articolazioni delle Istituzioni sul territorio, nella tutela di un be-ne che sempre più viene individuato come fattore di crescita civile e di sviluppoeconomico.Il PON Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno traduce la strategia globale in

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12 L’uso sociale dei beni confiscati

tre assi di intervento, a loro volta articolati in nove misure: Sviluppo e adeguamento delle tecnologie dei sistemi informativi e di comunicazio-ne per la sicurezza.Promozione e sostegno della legalità.Assistenza Tecnica (comprendente le attività di supporto, consulenza ed assisten-za per l’attuazione del programma).La tabella di seguito riportata espone la correlazione fra l’Obiettivo Globale e gliObiettivi Specifici del Programma, rispetto alle Misure.Con riferimento ai nessi ed ai collegamenti tra gli obiettivi specifici del Programmae gli obiettivi operativi assunti per le misure e tra le misure stesse inserite nelProgramma, dall’analisi di coerenza emerge che:✓ le Misure I.1, I.2, I.3, e I.5 contribuiscono direttamente al conseguimento del-

l’obiettivo specifico di “ridurre i tempi di intervento delle Forze dell’ordine attraver-so l’attuazione di tecnologie mirate ad un efficiente controllo del territorio ed all’ottimiz-zazione dell’utilizzo delle risorse disponibili”. Tali misure realizzano un insieme diinterventi volti al controllo ed alla sicurezza del territorio, grazie al collegamen-to tra soggetti istituzionalmente deputati al contrasto dell’illegalità;

✓ le Misure II.1 e II.2 contribuiscono al conseguimento dell’obiettivo specifico di“fronteggiare la permeabilità delle frontiere meridionali del Paese e gestire, con umani-tà ed efficacia, le problematiche connesse all’ingente flusso migratorio e di profughi”. Le misure comprendono un insieme di azioni, tra loro integrate, di acquisizionedi infrastrutture e tecnologie avanzate e di azioni per la gestione dei flussi migratori;

✓ le Misure II.1, II.2 e II.3 perseguono l’obiettivo specifico di “diffondere tra le po-polazioni interessate una particolare sensibilità ai temi della legalità e della sicurezza”con interventi sia su aree specifiche del Mezzogiorno, caratterizzate da alto tasso di cri-minalità, disagio sociale e giovanile, sia con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pub-blica, in concerto e stretta collaborazione tra soggetti pubblici e privati, finalizzate a ri-costituire la necessaria fiducia nelle Istituzioni, sia mediante l’attivazione di interventidi “sostegno formativo e/o assistenziale”;

✓ la Misura I.4 persegue l’obiettivo di “ridurre i tempi della Giustizia attraverso il po-tenziamento tecnologico del sistema informativo” con interventi che incrementino ilpotenziale tecnologico pertinente al necessario interfaccia tra le strutture delleautorità giudiziarie e di polizia e quelle relative ad altri enti pubblici e privati.La misura risulta funzionalmente collegata con le misure 2 e 5.

In particolare, per quanto riguarda le Misure dell’Asse 1, mentre le Misura I.1 e I.4produrranno effetti positivi a valere esclusivamente sull’Asse di riferimento, le re-stanti Misure dell’Asse avranno ricadute anche sugli Obiettivi Specifici dell’Asse 2(Misure I.2, I.3, I.5).Per quanto concerne l’Asse 2, le Misure II.1 e II.3 produrranno effetti positivi solo

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L’uso sociale dei beni confiscati

nell’ambito dell’Asse, mentre la Misura II.2 “Sensibilizzazione” avrà una ricaduta avalere su tutto il Programma per la natura stessa degli interventi di sensibilizzazio-ne e comunicazione, rivolti non solo a diffondere la sensibilità ai temi della legali-tà ma anche a promuovere il Programma presso i potenziali beneficiari e l’opinio-ne pubblica in generale. Analogamente, anche la Misura I.5 “Risorse umane per la si-curezza” avrà un impatto trasversale, ma con effetti diretti sull’Asse 1 ed“indiretti”sull’Asse 2.

Per maggiori informazioniwww.interno.itwww.sicurezzasud.itwww.beniconfiscati.it

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L’uso sociale dei beni confiscati

2IL PON SICUREZZA E L’UTILIZZO SOCIALE

DEI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE

Il tema della sicurezza viene quindi svolto avvalendosi di interventi mirati non sol-tanto alla lotta alla criminalità, ma soprattutto rivolti a potenziare il contesto dellalegalità, favorendo l’introduzione di processi relativi ad una più efficace attuazio-ne delle procedure delle misure di prevenzione e di sicurezza patrimoniale. Il pre-sente progetto – “Programma di formazione sull’utilizzazione e la gestione dei beni con-fiscati alla criminalità organizzata” – coerentemente con gli obiettivi strategici delPON Sicurezza, si colloca specificamente nell’ambito della Misura 2.3 – “Risorseumane per la diffusione della legalità” - e punta a definire le modalità acquisite in ol-tre dieci anni di esperienza sul campo, a partire dall’approvazione della Legge109/96 e a diffondere le buone prassi in tema di beni confiscati alle organizzazionimafiose, anche in termini utili per futuri interventi del legislatore.Nella lotta alle mafie ormai è consolidata la necessità di accompagnare, nell’ambi-to di un’azione integrata, i provvedimenti che incidono sulla libertà personale adun’azione volta a colpire le organizzazioni criminali dal punto di vista economicoe finanziario. Il sequestro e la confisca dei patrimoni illecitamente accumulati sonostrumenti che, nel corso degli anni, hanno rivestito un ruolo sempre più importan-te nel contrasto al riciclaggio di denaro sporco e nel reimpiego dei proventi deri-vanti dai traffici illeciti, così da far assumere all’applicazione di misure di preven-zione patrimoniali un ruolo strategico nella lotta alla criminalità organizzata. Laconfisca di beni costituisce un ingente danno per la malavita organizzata inciden-do non solo sulla ricchezza accumulata dalle mafie ma sull’immagine stessa e sul-l’autorità degli esponenti delle organizzazioni stesse nel territorio in cui operano. Il processo che ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico l’attacco ai patrimo-ni mafiosi ha inizio con la legge Rognoni La Torre n. 646 del 1982 che modifica e in-tegra la legge n. 575 del 1965 “Disposizioni contro la mafia”. Le misure di prevenzio-ne a carattere patrimoniale come il sequestro e la confisca sono tra gli strumenti dasubito applicati nella lotta alla criminalità organizzata dagli organi investigativi egiudiziari.La legge Rognoni La Torre però non prevede nessuna procedura di destinazione eriutilizzo dei beni confiscati.Solo con il Decreto Legge 14 giugno 1989, n. 230 “Disposizioni urgenti per l’ammini-strazione e la destinazione dei beni confiscati ai sensi della legge 31 maggio 1965 n. 575”si introduce un primo meccanismo volto alla gestione e alla destinazione di quan-to viene sottratto alle mafie.La legge 109/96 sul riutilizzo a fini istituzionali e sociali dei beni confiscati nasceinvece dal risultato di un percorso di riflessione che ha coinvolto e reso protagoni-

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sta l’intera società civile sugli strumenti per una più efficace lotta alla criminalitàorganizzata. Nel 1995 viene realizzata una campagna nazionale di sensibilizzazione che portaalla raccolta di più un milione di firme a sostegno dell’iter parlamentare di appro-vazione. Si parte dalla convinzione che la lotta alla mafia deve essere soprattuttocaratterizzata da politiche di promozione sociale, di occupazione, di lavoro che,molto spesso, viene offerto come un favore e che invece deve essere garantito co-me un diritto. Il valore di questa legge risiede nell’approccio positivo alla strategia di contrasto,per cui il bene confiscato non viene più soltanto inteso come sottrazione di risorsealla criminalità organizzata, ma viceversa come occasione di prevenzione e di svi-luppo economico e sociale. La legge sulla confisca dei beni e sul loro riutilizzo a fi-ni sociali costituisce, quindi, uno strumento importante in grado di distruggere il“capitale sociale” della mafia, vale a dire la sua capacità di stringere rapporti di col-lusione e complicità con pezzi della società, della politica, dell’economia.Il valore simbolico, educativo e culturale dell’uso sociale dei beni confiscati, pro-duce, infatti, effetti negativi sul consenso di cui godono i mafiosi. In tal modo, tra-mite la restituzione alla collettività di ricchezze accumulate illegalmente, si favori-sce la costruzione di una fiducia e una rete di relazioni alternativa. Per questo è im-portante che la destinazione sociale dei beni confiscati alle mafie riconosca e valo-rizzi le capacità di privilegiare un approccio pragmatico, negoziale e partecipativo.In questi oltre dieci anni di applicazione la legge n. 109/96 sull’uso sociale dei be-ni confiscati alle mafie permette di creare in molti territori e non solo nel sud d’Italiale condizioni per un lavoro vero per giovani che, grazie a questa straordinaria op-portunità, investono nel loro futuro e trovano una occasione di riscatto sociale eeconomico. Si pensi appunto a quei giovani che costituiscono le cooperative sui terreni confi-scati in Sicilia, in Calabria, in Campania, in Puglia e nel Lazio e che producono ecommercializzano i prodotti (pasta, olio, vino, passata di pomodoro, legumi…).Tuttavia rimane ancora molto da fare perché le esperienze positive avviate metta-no radici e, soprattutto, si moltiplichino.Occorre infatti sottolineare anche le difficoltà che ancora si incontrano nella pienaapplicazione della Legge 109/96. Tra questi, a puro titolo esemplificativo, possiamo menzionare la scarsa o addirit-tura mancanza di trasparenza nelle informazioni e nelle procedure di assegnazio-ne dei beni confiscati e la difficoltà di reperire i finanziamenti per i progetti di riu-tilizzo dei beni confiscati.Sia la relazione presentata dall’Agenzia del Demanio – Direzione Generale beniconfiscati, sia la relazione presentata dalla Corte dei Conti confermano tutte le prin-cipali problematiche: dalla fase giurisdizionale del sequestro e della confisca alla

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vera e propria gestione dei beni ed al loro riutilizzo per finalità sociali. L’analisi della Corte dei Conti evidenzia che, se da un lato è importante ottimizza-re il processo di acquisizione dei beni confiscati, aumentando il volume delle con-fische e riducendo i tempi, risulta strategico anche avviare una riqualificazione deisoggetti coinvolti nel processo di utilizzazione, in modo da favorire velocemente eeconomicamente un utilizzo del bene destinato.Attraverso il presente progetto si vuole, quindi, promuovere l’attivazione di unaserie di azioni di sensibilizzazione e formazione orientate a promuovere un utiliz-zo dei beni confiscati che ne possa valorizzare, nella perfetta rispondenza allaLegge 109/96, il ruolo nel contesto socio economico territoriale. L’obiettivo princi-pale è attivare un’azione formativa e informativa volta a garantire il necessario sup-porto informativo e culturale funzionale alla creazione di un corretto ed efficace eduraturo rapporto di collaborazione tra i diversi attori.La sinergia tra i diversi soggetti coinvolti nel processo di sequestro, confisca e desti-nazione dei beni si sta infatti dimostrando come la soluzione in grado di offrire unarisposta efficace alla complessità di progetti in cui è necessario misurarsi, contem-poraneamente, su problemi di ordine giuridico, economico e sociale. Affinché que-sta strategia della concertazione possa produrre risultati ancora più significativi ènecessario diffondere le competenze specifiche richieste dalla normativa in materia,la conoscenza delle “buone pratiche” maturate in questi anni di applicazione dellanormativa in vigore, i metodi di lavoro innovativi sviluppati nel nostro Paese e co-struire una rete relazionale ed una comunità tra gli attori coinvolti nel processo.L’iter formativo proposto tende, quindi, da un lato ad incrementare il livello di co-noscenza, dall’altro a migliorare il sistema di relazioni tra i vari soggetti grazie an-che alla diffusione di un linguaggio comune. Il metodo di lavoro utilizzato ha un ap-proccio globale, sia sul piano dei contenuti formativi che saranno erogati, sia su quel-lo delle modalità organizzative e delle opzioni didattiche che saranno utilizzate.Una particolare attenzione, infine, viene dedicata alla attività di comunicazione edi diffusione dei contenuti del progetto, tese a valorizzare, oltre che gli aspetti spe-cifici legati alla gestione e riutilizzo dei beni confiscati, l’insieme delle iniziative finqui assunte nell’ambito del Programma operativo nazionale “Sicurezza per lo svilup-po del Mezzogiorno d’Italia” 2000-2006.

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3L’AGGRESSIONE ALLE RICCHEZZE MAFIOSE

Il nostro ordinamento giuridico ha visto nel secondo dopoguerra il susseguirsi rav-vicinato di una serie di provvedimenti legislativi che hanno progressivamente in-trodotto elementi fondamentali utili al radicamento di una valida strategia di con-trasto alle criminalità organizzate. Alcune anticipazioni sono rintracciabili nella legge n. 1423/56 recante “Misure diprevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità”che ha cominciato col definire l’ambito di applicabilità di tali reati a persone dedi-te abitualmente a traffici delittuosi, che vivono dei proventi di tali attività, e in ma-niera più estesa a coloro che mettono in pericolo la sicurezza pubblica. Successivamente, con la legge n. 172/62 viene istituita formalmente la primaCommissione Parlamentare d’inchiesta con il compito precipuo di analizzare e co-noscere specificamente gli ambiti ed i settori economici nei quali la mafia operava,e per porre in essere gli strumenti necessari per limitarne l’ambito d’azione1.Poco dopo, la legge n. 575/65 conferisce al Procuratore della Repubblica la facoltàdi avanzare la proposta di sorveglianza speciale per i soggetti indiziati di apparte-nenza ad associazioni mafiose, in ragione della pericolosità sociale degli stessi. Taleprovvedimento si rese necessario dopo la strage di Ciaculli (Palermo) del 30 giugno1963 e obbligò al soggiorno coatto dei sospetti mafiosi in località distanti dalle resi-denze abituali. Nella stessa legge, però, non era menzionata, in via univoca, la con-creta appartenenza all’associazione mafiosa con la conseguente impossibilità di unadefinizione precisa del reato che ne conseguiva. Essa, infatti, contemplava provvedi-menti che andavano, quasi esclusivamente, a limitare le libertà individuali dei sog-getti indiziati di reato mafioso lasciando in buona sostanza immutato l’asse di con-trasto alla componente economico-finanziaria connessa, per l’appunto, alle attivitàillecite. Illuminante in tal senso risulta essere una relazione della CommissioneAntimafia che evidenzia come l’agire mafioso si sia orientato verso il perseguimen-to del lucro attraverso attività di collusione rese possibili dall’infiltrazione negli ap-parati dell’amministrazione pubblica e dei governi locali e nazionali 2 .Poco più avanti la legge n. 152/75 recante “Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico”,stabilì che le norme della legge n. 575/65 venissero estese anche ai soggetti respon-sabili di atti preparatori diretti alla commissione di reati sovversivi e di terrorismo.Tali provvedimenti, però, com’è facile immaginare, non sono stati in grado di crea-re una valida strategia di contrasto armonico alla criminalità organizzata perché

1. Di Lello G., Giudici : cinquant'anni di processi di mafia, Sellerio, Palermo, 19942. Tranfaglia N., Mafia, politica e affari, Laterza, Roma-Bari, 1992

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probabilmente non vi erano gli strumenti validi a definire “in sé” l’organizzazionecriminale.

La “legge Rognoni-La Torre”La svolta legislativa è rappresentata dalla legge n. 646/82, più nota come “LeggeRognoni-La Torre”, che introduce tra gli altri l’articolo 416 bis del codice penale de-finendo univocamente il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso ap-plicabile a “coloro che […] si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associati-vo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti,per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività eco-nomiche, di concessioni, di autorizzazioni appalti e servizi pubblici o per realizzare profit-ti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”. Inoltre, questa legge marca le misure di pre-venzione patrimoniali con la ferma convinzione che all’attività di prevenzione e direpressione debba necessariamente accompagnarsi il contrasto sul fronte economi-co e patrimoniale, tentando così di colpire materialmente l’accumulazione illecitadi capitali da parte dalle mafie. Tale misura ha una valenza d’altissima importanza strategica, visto il profondo in-teresse delle associazioni criminali a controllare il territorio per impedire il norma-le sviluppo dell’intero sistema produttivo. Inoltre, nello stesso periodo vengonoampliati i poteri d’indagine del Procuratore della Repubblica e del Questore e ven-gono introdotte ampie limitazioni in materia di appalti e licenze, facendo si che laGuardia di Finanza possa intervenire contro il mafioso con accertamenti di reati so-cietari e valutari 3.Tra gli altri provvedimenti emergenziali, inoltre, il parlamento promulga la leggen. 726/82 recante “Misure urgenti per il coordinamento della lotta contro la delinquenzamafiosa ” istituendo l’Alto Commissariato sottoposto agli ordini diretti del Ministerodell’Interno e con poteri d’indagine di tipo amministrativo, sia presso gli enti pub-blici che presso gli istituti di credito. In questo caso, per la prima volta nel nostroordinamento giuridico, la mafia inizia ad essere intesa come organizzazione unita-ria e il perseguimento dei crimini ad essa connessa non è più circoscritto all’attivi-tà dei singoli ma esteso all’organizzazione stessa. Altre importanti novità di tale legge furono l’introduzione del sequestro e della con-fisca dei beni ai mafiosi dei quali non sia stata dimostrata la legittima provenienzae l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafiosoper poter pianificare validamente le strategie di contrasto al fenomeno. Tali provvedimenti, è bene ricordarlo, consentirono l’istruzione del famoso “maxiprocesso” che si aprì il a Palermo il 10/02/1986 con 474 imputati e chi si concluse

3. Nanula G., La lotta alla mafia : strumenti giuridici, strutture di coordinamento, legislazione vigente, Giuffrè, Milano, 1996

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il 16 dicembre 1987 con 19 ergastoli e 2665 anni di carcere ai vertici di Cosa Nostra. Gli anni successivi a questa sentenza sono tristemente noti alla storia come il “pe-riodo stragista” nel quale caddero, tra gli altri, i giudici Falcone e Borsellino insie-me agli agenti di scorta e videro numerosi atti intimidatori e dinamitardi a Roma,Milano e Firenze. Tali episodi sono evidentemente leggibili come un tentativo direazione al rinnovato interesse delle istituzioni alla questione mafiosa. Un interes-se che partiva, per l’appunto, dalla ferma volontà di intaccare i patrimoni e gli in-teressi economici dell’organizzazione mafiosa stessa, proprio come era stato indi-cato dalla “Rognoni-La Torre”.La risposta dello Stato in questo periodo è ferma e decisa. Con il decreto legge n.306/1992, altrimenti conosciuto come “decreto anticriminalità” recante “Modificheurgenti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalitàmafiosa” e convertito in legge n. 365/92 si propone di rafforzare i poteri del procu-ratore nazionale, di definire un nuovo rapporto tra polizia giudiziaria e pubblicoministero prolungando i termini di investigazione e stabilendo interventi relativialla protezione dei collaboratori di giustizia.

La legge 109/96L’eredità della “Rognoni-La Torre”, in seguito, viene raccolta dall’associazioneLibera che dal 1994 al 1995, promuove una mobilitazione che consente la raccoltadi oltre un milione di firme per la formulazione di quella che sarà la legge n. 109/96.Nelle intenzioni dei suoi ideatori e promotori, l’obiettivo di questa legge era snel-lire le procedure di sequestro e la successiva assegnazione tramite una riduzionedei passaggi burocratici e amministrativi per una più agevole assegnazione dei be-ni confiscati alle associazioni criminali mafiose.Secondo la legge 109/96 i beni vengono distinti tra:• beni mobili (denaro contante, titoli, crediti, autoveicoli, natanti, ecc…) che se non

sono utilizzati per il risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso vengonoversati all’Ufficio del Registro per alimentare il Fondo Provinciale presso lePrefetture.

• beni immobili (edifici, appartamenti, terreni, ecc…) che se non sono trattenuti dalpatrimonio dello Stato per finalità pubbliche vengono trasferiti al Comune ovel’immobile è sito che lo può amministrare direttamente o assegnarlo in conces-sione a titolo gratuito a comunità, centri di recupero, cooperative.

• beni aziendali che sono direttamente trattenuti dallo Stato e possono essere de-stinati all’affitto per consentire una ripresa dell’attività produttiva, o alla vendi-ta (o alla liquidazione) qualora vi sia una reale maggiore utilità per l’interessepubblico.

Ulteriori novità della legge n. 109/96 è l’istituzione di un fondo prefettizio per tre an-ni (1997-1999) per finanziare progetti a finalità sociali su beni confiscati. Tale fondo, fi-

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4 Cfr: Italia Lavoro, Salvaguardia e sviluppo dell’occupazione attraverso l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia, Maggio 2007, http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/2FE82536-945B-426F 808B7D18ABE62380/0/Scheda AgenziaDemanio.pdf

nanziato dai proventi di vendita dei beni mobili, poteva essere utilizzato anche per spe-cifiche attività di risanamento e bonifica di aree urbane degradate tramite l’attivazionedi percorsi di educazione alla legalità e alla cittadinanza democratica. Inoltre, la legge n. 109/96 prevede l’istituzione di una banca dati con il fine ultimodi monitorare costantemente la situazione nazionale sui beni sequestrati e confisca-ti e per poterne disporre in maniera sempre più efficace.La legge 109/96, giunta ormai al suo undicesimo compleanno, è probabilmente lostrumento più avanzato di contrasto alle criminalità organizzate. E’, infatti, unprovvedimento, che come è stato accennato in precedenza, colpisce il cuore degliinteressi economici delle associazioni criminose permettendo la restituzione alla co-munità di quanto è stato illegalmente tolto. Gli innumerevoli atti di sequestro e di confisca, in tal senso, hanno nel tempo con-tribuito ad un indebolimento progressivo delle mafie, tramite la costruzione di sem-pre maggiore consenso sociale della lotta dello Stato nei loro confronti. Infatti, lasottrazione progressiva dei patrimoni e la loro restituzione alla collettività, sottoforma di attività socialmente utili, ha permesso di porre in essere reali condizionidi sviluppo ed emancipazione del territorio.A questa legislazione di emergenza, infine, succede una fase di stabilizzazione edintegrazione della legislazione antimafia che, ad esempio, con la legge n. 63/2001introduce importanti novità sulle testimonianze e le dichiarazioni nei processi dimafia, sullo snellimento dei procedimenti e sulle intercettazioni ambientali e in ma-teria di beni confiscati.A decorrere dal 1° gennaio 2001, la gestione degli stessi è transitata dal Ministerodelle Finanze all’Agenzia del Demanio per essere intestata alla Direzione Centraleper i Servizi Immobiliari. A questa struttura è stata affiancata la presenza di UnitàFunzionali Lavorative periferiche attivate in 6 regioni (Sicilia, Campania, Calabria,Lazio, Puglia e Lombardia) con professionalità amministrative, tecniche e contabili.

Promozione dello sviluppo e dell’occupazione attraverso l’utilizzo dei beni con-fiscati alle mafieDalla legge Rognoni-La Torre alla legge n. 109/96.Il sequestro e la confisca dei beni patrimoniali ai mafiosi sono misure che vengonoapplicate in base alle disposizioni della legge n. 575 del 1965, al termine di un proce-dimento che parte dal Questore o dal Procuratore della Repubblica, e della legge n.646 del 1982 – nota come “Legge Rognoni La Torre” – che ne ha ampliato il campo diapplicabilità prevedendo anche misure di prevenzione a carattere patrimoniale 4. A tale normativa, si è aggiunta la legge n. 109/96 sull’uso sociale dei beni confisca-

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ti alle mafie che ha permesso allo Stato di spostare l’asse del contrasto alle associa-zioni criminali dalla mera repressione ad un insieme di azioni positive a favore del-la collettività. Sottolineava il giudice Falcone che “…la legge La Torre continua a ri-vestire però grandissima utilità in tutte le indagini patrimoniali a carico di pregiudicati ma-fiosi, in quanto autorizza la confisca dei beni acquisiti illecitamente colpendo i mafiosi nelloro punto debole: ricchezza e guadagni. Questa legge, se ben utilizzata, offre al magistra-to la possibilità di selezionare le persone sottoposte a indagini: da un lato, quelle per cui esi-stono prove inconfutabili del reato di associazione mafiosa; dall’altro, quelle per le quali, purin assenza di prove sufficienti per un processo, il sospetto di appartenenza alla mafia appa-re tuttavia fondato. Per queste il magistrato può ricorrere a misure di prevenzione di carat-tere personale e patrimoniale, in attesa di acquisire la prova per gli specifici delitti commes-si. Ciò dimostra che anche con il nostro arsenale legislativo complesso e spesso contraddit-torio si può impostare una vera e propria azione repressiva in presenza di delitti senza au-tore e di indagini senza prove…” 5.Trattasi, quindi, di un provvedimento che oggi, grazie ad una forte sinergia tra sog-getti istituzionali operanti nei singoli territori, permette a numerose cooperative,associazioni ed enti locali di godere dei benefici del contrasto alle mafie per la rea-lizzazione di forme di micro-impresa.E’ d’obbligo ricordare, in tal senso, l’esperienza di Libera-Terra: un progetto pro-mosso dall’Associazione Libera che dal 2001 prevede la promozione e il sostegnoa forme di cooperazione su beni confiscati alla criminalità organizzata. Com’è no-to, “Libera è un’associazione che ha una dimensione nazionale e la sua attività è voluta-mente non condizionata dalla vita politica locale né intende condizionarla e ha rappresen-tato un nuovo fronte della lotta dello Stato e della società civile alla criminalità organizza-ta, nella consapevolezza che la legge 109/96 […] ha un significato simbolico fortissimo” 6.Nel primo progetto pilota, volto alla creazione della Cooperativa “Placido Rizzotto”,il lavoro è stato svolto congiuntamente con Italia Lavoro Spa e con il ConsorzioSviluppo e Legalità della provincia di Palermo che “ha come scopo la gestione impren-ditoriale, tramite affidamento gratuito a cooperative sociali di nuova costituzione, di terreniagricoli e fabbricati rurali confiscati alla mafia, in un’area tradizionalmente caratterizzata dal-la presenza delle più pericolose cosche mafiose. Il Consorzio è oggi un punto di riferimento siaper le amministrazioni pubbliche sia per gli organismi di terzo settore” 7.Sulla scorta di tale esempio, in questi anni sono nate altre esperienze cooperativesia in Sicilia che in Calabria, Puglia e Lazio. Oggi queste forme di imprenditoria ba-sate sulla gestione di terreni agricoli e beni immobili confiscati alle cosche mafiose,permettono il reinserimento lavorativo di persone svantaggiate. In taluni casi l’at-

5 Cft. Falcone G., M. Padovani, Cose di Cosa Nostra, Rizzoli, Milano, 1991, pag. 1536 Crf. La Spina A., Mafia legalità debole e sviluppo del Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna, 2005, pag. 1517 Cfr. La Spina A., Mafia legalità debole e sviluppo del Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna, 2005, pag. 151-152

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tività agricola d’eccellenza si accompagna anche alla promozione turistica del terri-torio, come nel caso della stessa Cooperativa “Placido Rizzotto” o della Cooperativa“Pio La Torre”8 che nel territorio di San Giuseppe Jato, Piana degli Albanesi eCorleone gestiscono, tra l’altro, anche due agriturismi e un centro ippico.A livello nazionale, gli ettari di terreni agricoli gestiti dalle cooperative afferenti alprogetto “Libera Terra” sono più di 700 e sono quasi tutti convertiti ad agricolturabiologica con un fatturato totale che supera un milione di euro e che fa riferimen-to alla vendita di prodotti finiti (pasta, olio, vino, legumi ecc..) presenti, con nume-ri sempre crescenti, sia sul mercato nazionale che estero.Come accennato in precedenza, tutto ciò è stato possibile solo laddove i tavoli diconcertazione hanno messo in rete l’Agenzia del Demanio, le Prefetture, i Comuni,i Consorzi di Comuni e le varie associazioni, e dove quest’attività di sinergico scam-bio è stata associata al reperimento di finanziamenti pubblici, come quelli del PONSicurezza per il Mezzogiorno d’Italia del Ministero dell’Interno per la fruizione ela ristrutturazione delle strutture.

Difficoltà burocratiche e carenze organizzative sulla destinazione dei beni immobili.Secondo una recente nota della Commissione Parlamentare Antimafia, al 31 dicem-bre del 2006, “i beni immobili definitivamente confiscati risultano, in totale, 7.328, di cui3.493 sono già stati destinati o dichiarati formalmente non destinabili e 3.835 sono censiticome beni ancora in gestione. La metà dei beni confiscati è costituita da appartamenti o al-tri tipi di abitazione, il 26 per cento da terreni e il resto da pertinenze, locali e altre tipolo-gie di immobili. L’83 per cento dei beni confiscati si trova nelle quattro regioni meridiona-li, con una netta prevalenza della Sicilia, con il 45 per cento, mentre Campania e Calabriasi attestano intorno al 15 per cento e la Puglia intorno al 7 per cento; il restante 17 per cen-to è concentrato prevalentemente in Lombardia e nel Lazio”9 .Tale nota è un’immagine fedele della situazione nazionale sui beni immobili dispo-nibili sui quali insistono, evidentemente, varie difficoltà che è bene evidenziare. Innanzitutto è necessario mettere in luce le problematiche relative alla tempisticagenerale che è stata più volte trattata nei suoi caratteri complessi. Le fasi ed i tem-pi per giungere al procedimento di confisca dovrebbero compiersi, realisticamen-te parlando, nei pochi mesi utili affinché il bene possa essere definito nelle sue ca-ratteristiche e possa essere immaginata una sua precisa destinazione che ne con-senta poi sia una sua reale conservazione oltre che un’eventuale valorizzazione.Purtroppo, però, questa fase presenta, nella prassi, vari ritardi imputabili alle evi-denti carenze del processo giurisdizionale al quale poi susseguono atti correttivi, o

8 Costituita per bando pubblico nel giugno 2007 tramite un lavoro congiunto del Consorzio Sviluppo e Legalità, di Italia Lavoro e di Libera.

9 Cfr. Atti Parlamentari - XV LEGISLATURA — Seduta del 17/04/2007 - http://www.camera.it/_dati/leg15/ lavori/ stenbic/24/2007/0417/INTERO.pdf

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a carenze di tipo organizzativo in seno all’Agenzia del Demanio (operativa soltantonel 2004), per i quali si rimanda alla recente relazione della Corte dei Conti10. Ulteriori difficoltà sono riscontrabili sia nei difficili rapporti tra le diverse ammini-strazioni che intervengono nei vari passaggi burocratici del procedimento, sia nellestrutturali carenze del nostro sistema giudiziario ed amministrativo. Ad esempio, tal-volta, i decreti di sequestro vengono trascritti in ritardo dalla cancelleria del tribuna-le o presentano evidenti difetti di indicazioni catastali rendendo necessaria una mo-difica del provvedimento, la redazione di nuove trascrizioni. Altre volte, tenuto con-to degli eventuali gravami o delle procedure concorsuali nei confronti di società cheemergono su immobili in oggetto è necessario far ripartire il provvedimento stesso.E continuando in questa direzione, soprattutto nel caso di beni immobili, si verifi-cano situazioni in cui i beni risultano occupati a vario titolo da familiari o soggettiper i quali deve essere emesso lo sfratto, o addirittura può accadere che i fabbrica-ti risultano costruiti abusivamente senza che vi sia alcuna istanza di condono edi-lizio. Altri casi particolari possono avverarsi nel caso in cui il bene faccia parte diun contesto fallimentare o che vi siano diritti di terzi sui beni stessi, come il casodelle ipoteche che rendono impossibile la destinazione finale.E’ chiaro, a questo punto, che urge una più adeguata pianificazione di tale sistemache può passare, ad esempio attraverso la realizzazione di procedure standardiz-zate per taluni gruppi di beni e ad una razionalizzazione delle attività che passi at-traverso una maggiore forza ispettiva sul territorio che dia proficuità alle varie fi-liali del Demanio presenti. D’altro canto urge anche un controllo sempre maggioredell’attività degli amministratori nominati a gestire temporaneamente il bene perfar si che se ne incrementi la sua redditività. Tutto ciò è realizzabile solo e soltantotramite una messa a regime di un più efficace sistema di rapporti tra amministra-zioni ed enti che sono coinvolti nel territorio, tramite ad esempio un sistema di mo-nitoraggio integrato che faccia luce anche sui costi e sugli oneri di gestione.

Difficoltà organizzative sui beni aziendali confiscati e sulle aziende concessionarie.Dal punto di vista delle aziende, da una recente ricognizione effettuata dalMinistero del Lavoro, emerge che, “a tutto il 31 dicembre 2006, le aziende complessiva-mente confiscate sono pari a 801, di cui 367 confiscate dopo il 2001. Il 97 per cento delleaziende confiscate è localizzato in 6 regioni e, per la precisione: il 34 per cento in Sicilia, il25 per cento in Campania, il 15 per cento in Lombardia, l’11 per cento nel Lazio, il 7 percento in Calabria e il 6 per cento in Puglia 11. Delle 227 aziende che devono ancora essere

10 Carbone Prosperetti A., Martelli S., Attuazione delle disposizioni sulla riutilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata – Legge n. 109/1996, 2005 - http://www.beniconfiscati.it/files/documenti_file/8

11 Cfr.. Atti Parlamentari - XV LEGISLATURA — Seduta del 17/04/2007 - http://www.camera.it/_dati/leg15/ lavori / stenbic/24/2007/0417/INTERO.pdf

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destinate, il 17% risultano attive, ed in particolare l’82% di esse sono gestite direttamentedall’Agenzia del Demanio, mentre il 18% da terzi tramite contratto di affitto d’azienda. Trale aziende attive da destinare in gestione diretta in capo all’Agenzia, si contano alcune cen-tinaia di lavoratori. Le restanti 574 aziende sono state classificate sulla base dello stato diattività rilevato per ciascuna: aziende destinate ai sensi della legge n. 575/1965 (72, pari al9%), aziende messe in liquidazione ai sensi della normativa civilistica (173, pari al 22%),aziende sottoposte a fallimento sin dalla fase giudiziaria (137, pari al 17%), aziende vendu-te o cedute a terzi su autorizzazione del giudice (19, pari al 2%), aziende con confisca revo-cata successivamente alla definitività (5, pari all’1%) ed altre aziende chiuse ai sensi dellanormativa civilistica (168, pari al 21%)” 12. Facendo riferimento a questi dati è sempre più chiaro che molte delle aziende con-fiscate pervengono nella disponibilità dello Stato senza le benché minime capacitàoperative. Appare allora necessario rimodulare tale asse di intervento per aggredi-re in maniera più efficace e pervasiva gli interessi economici delle mafie che nelleaziende, talvolta, concentrano il clou del proprio business. Sarebbe necessario, in-fatti, supportare le imprese in stato di crisi tramite: azioni di sostegno al reddito,interventi di reimpiego, utilizzo di ammortizzatori sociali, erogazione di incentivinel caso di quelle aziende già consolidate per consentire l’assunzione di nuovi la-voratori, fino a giungere al sostegno concreto, tramite assistenza tecnica per la pia-nificazione di piani d’impresa, per le cooperative di lavoratori o per le associazio-ni che si costituiscono ai sensi della legge 109/96.

Problematiche generali in seno alle cooperative o alle associazioni affidatarie dibeni confiscati. Dal punto di vista delle associazioni o delle cooperative che ricevono in uso i beniconfiscati alle mafie sono evidenziabili evidenti difficoltà, sulle quali, nei limiti delcaso, è bene fare un riflessione. Innanzitutto bisogna evidenziare la strutturale complessità nella gestione tali beniin contesti, per certi versi, ancora caratterizzati dalla presenza, seppur non manife-sta e tenuta sommersa da varie “strategie d’inabissamento”13, delle stesse cosche acui tali beni sono stati strappati. Per tali associazioni e cooperative, gestire struttu-re in situazioni del genere comporta evidentemente una grande difficoltà e presup-pone un’azione corale di repressione e prevenzione dell’attività criminale e di so-stegno collettivo alle proprie attività.

12 Cfr. Ministero del Lavoro, Salvaguardia e sviluppo dell’occupazione attraverso l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia, Maggio 2007, http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/2FE82536-945B-426F-808B 7D18A BE62 380/0/SchedaAgenziaDemanio.pdf

13 Lodato S., Grasso P., La mafia invisibile: la nuova strategia di Cosa nostra, Milano, Mondadori, 2001

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Se per molti, tale sostegno può apparire scontato, in realtà non è propriamente co-sì. Bisogna evidenziare, infatti, che sono ancora tanti gli atti d’intimidazione carat-terizzati da una recrudescenza per i quali è necessario mobilitare tutte le forze so-ciali e politiche e sulle quali è necessario riflettere per organizzare una risposta benstrutturata.Altra notevole difficoltà consiste nel gestire le imprese stesse all’interno del sem-pre più competitivo mercato globale. Tali imprese, il più delle volte, si caratterizza-no per scelte aziendali orientate al futuro e per le quali sono necessari copiosi inve-stimenti, sia in termini di risorse fisiche (acquisto macchinari, utilizzo di strutture,ecc…) sia in termini di risorse umane. In tale contesto economico altamente com-petitivo le difficoltà di mantenere i posti di lavoro dei soci e dei lavoratori che pre-stano il proprio generoso lavoro sono evidenti e vanno, perciò, pianificate le oppor-tune soluzioni.A ciò si aggiunge anche la difficoltà, per certi versi paradossale, di tali imprese diaccedere al credito. La legge, infatti, è bene evidenziarlo, prevede che quest’ultimesiano soltanto le affidatarie, tramite comodati d’uso, delle strutture confiscate aimafiosi. Per gli istituti creditizi, evidentemente, tale referenza non costituisce alcu-na garanzia economica e impedisce di fatto l’accesso a forme di mutui o prestiti, as-solutamente necessari per fronteggiare gli investimenti.

Difficoltà culturali.Si è detto che il riutilizzo dei beni confiscati è direttamente connesso alla dimensio-ne di visibilità che questi hanno direttamente sul territorio. Ciò è possibile soltan-to tramite una significativa attività di rinascita culturale, sociale ed economica chesi intreccia con il profondo contenuto etico e simbolico della legge 109/96 tramitela quale, di fatti, le mafie possono essere sconfitte tramite politiche attive di utiliz-zo di risorse economiche per lo sviluppo.Per questo motivo è strettamente necessario promuovere tutti quei canali che fannodella cooperazione sociale e dell’associazionismo diffuso i veri motori del rinnova-mento democratico dei territori che passa attraverso il contrasto all’uso spregiudi-cato e viziato del denaro e della violenza, caratteristiche tipiche dei poteri mafiosi.Altro fattore da evidenziare della legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafieè che adesso costituisce un valido strumento ad integrazione degli strumenti di re-pressione e di prevenzione già validamente utilizzati nel nostro sistema. Alla impor-tante azione delle forze dell’ordine e della magistratura, va affiancata una concretaattività da parte della società civile che certamente deve costituire il vero motore delcambiamento sociale e che beneficierà in primis dello sviluppo economico.Per tale motivo, è necessario evidenziare ancora una volta che i beni confiscati rap-presentano concrete risorse, talvolta di rilevante valore economico, ed il loro utiliz-zo virtuoso può permettere, almeno per alcuni casi, una rapida crescita economica

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14 Cfr. Cassano F., Homo civicus. La ragionevole follia dei beni comuni, Dedalo, Bari, 2004, pag. 12515 Cfr. Lupo S., L’evoluzione di cosa nostra: famiglia, territorio, mercati, alleanze, in “Questione Giustizia”, 3,

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e sociale dei contesti in cui insistono.Quest’ultima dimensione fa sì che la cultura dell’impresa possa radicarsi anche interritori che, a causa di endemici problemi etici e sfavorevoli condizioni, non han-no mai considerato le possibilità di sviluppo ad essa collegata. I beni confiscati, in-fatti, possono realmente essere considerati motori di sviluppo se vengono reimpie-gati in una logica imprenditoriale illuminata, scevra dai condizionamenti del mer-cato e dai meccanismi di un “capitalismo sfrenato”. Le cooperative sociali, infatti,laddove gestiscono terreni agricoli o strutture confiscate alle mafie, possono rap-presentare degli avamposti del cambiamento economico che veicola i valori del-l’economia solidale e della tutela del territorio inteso nella sua interezza come l’in-sieme delle risorse fisiche e culturali. Ecco perché urge una pronta rivoluzione cul-turale che diventa possibile anche tramite un rinnovamento educativo.In tal senso, il sociologo Franco Cassano afferma che “l'ostacolo maggiore all'avvio diuna nuova fase del Mezzogiorno è la depressione, quel pessimismo sulle possibilità di fare edi cambiare che spinge gran parte degli attori di un possibile rinnovamento a scegliere lavia delle defezione anziché quella della cooperazione, dell'impegno attivo e costante, dell'in-vestimento positivo sugli altri e sul futuro” 14. L’esperienza concreta di queste forme diuso sociale dei beni confiscati fa ben sperare per il futuro prossimo venturo, tantoche “i risultati […] sono frutto […] di un gruppo composto di rappresentanti dell’opinio-ne pubblica, di uomini delle istituzioni e di uomini della politica, probabilmente minorita-rio in tutti e tre i settori. Questo gruppo ha esercitato un peso contro Cosa Nostra, che si ètrovata isolata nelle sue relazioni interne e quel peso […] è stato sufficiente per ottenere […]una grande vittoria” 15.Ormai tali risultati sono il frutto del coinvolgimento svariate parti delle popolazio-ne nazionale che, mobilitandosi in associazioni e comitati e con il proprio genero-so impegno, danno la possibilità concreta di poter costruire un futuro libero dallacultura del favore e del privilegio.

Proposte di modifica e/o integrazione della legge 109/96La legge 109/96 sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie rappresenta un verospartiacque all’interno del nostro sistema legislativo che ha consentito in più casi,insieme all’attività di prevenzione e di repressione, di aggredirne i patrimoni e dilederne concretamente gli interessi economici.Ma su questo fronte le difficoltà sono purtroppo tante e, come si più volte eviden-ziato, è necessario rafforzare e dare maggiore impulso alle indagini patrimoniali

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per individuare i patrimoni di provenienza illecita che spesso commistionano eco-nomia legale con quella illegale in un mix di difficile interpretazione.Una recente dichiarazione del Ministro della Solidariètà Sociale, Paolo Ferrero, haevidenziato tali problematiche relative alle attività sociali e al riutilizzo di tali be-ni, sottolineando come sia necessaria e fondamentale la collaborazione tra i vari mi-nisteri ed enti pubblici impegnati su questo fronte. “Contro le attività della mafia sidevono mettere in campo tutte le necessarie misure di contrasto, ma anche valorizzare le at-tività sociali e di riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi. Per questo è necessario migliorarela legge in materia, visto che oltre metà dei beni confiscati non sono stati ancora assegnati.Inoltre, è importante che la collaborazione già in atto tra i ministeri dell’Interno e dellaGiustizia si allarghi anche a quello che la Solidarietà per la promozione dell’uso sociale deibeni confiscati” 16. Sarebbe necessario, in tal senso, potenziare il settore delle misure di prevenzionedi taluni tribunali con adeguate risorse economiche e professionali, ma è altresì ur-gente una razionalizzazione della normativa in materia di sequestri e di confische,dato che le disposizioni legislative appaiono oggi sempre più frastagliate e disper-sive. Ecco perché si rende sempre più necessaria la creazione di un Testo Unico inmateria di aggressione dei patrimoni delle mafie.Sul fronte del concreto utilizzo dei beni tolti dalle disponibilità delle criminalità or-ganizzata è fondamentale procedere tenendo bene a mente il principio ineludibiledell’uso sociale di quest’ultimi, provvedendo quindi a incrementare le risorse perqueste finalità, e affinché ciò avvenga è necessario provvedere a istituire, median-te apposito regolamento, un fondo provinciale per poter finanziare i progetti rela-tivi alla gestione a fini istituzionali, sociali o di interesse pubblico degli immobiliconfiscati. Tale fondo era stato previsto dalla legge 109/96 ma è poi stato dismessodopo pochi anni dal suo utilizzo e doveva provvedere a risanare quartieri urbanidegradati e recuperare evidenti condizioni di disagio ed emarginazione di talunefasce sociali. Su questo fronte, ad esempio, tramite la liquidazione dei beni mobilie aziendali o tramite il recupero di crediti, si potrebbero finanziare le già presentiattività imprenditoriali per giovani disoccupati che versano in condizioni precariedi accesso al credito. Ecco perché, in questo senso, è necessario provvedere ad isti-tuire un fondo di garanzia per razionalizzare gli strumenti creditizi sostegno diqueste forme di imprenditorialità. A ciò, è chiaro, va accompagnata una concreta politica di sostegno ai progetti di im-presa sociali sui beni confiscati che permetta di realizzare interventi di politica at-tiva sul lavoro e sull’auto-imprenditoria. Tali interventi potrebbero stimolare, so-

16 Associazione Società INformazione, Rapporto sui diritti globali 2007, Ediesse, Roma, 2007, pag. 512

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prattutto in zone storicamente orientate a logiche passive di occupazione, la pro-mozione dell’economia sociale e solidale incentrata sul valore cardine della legali-tà e della corresponsabilità.È necessario, allora, provvedere ad una reale programmazione in questa materia met-tendo da parte il carattere di straordinarietà che ha caratterizzato quest’ultimo perio-do e facendo riferimento alle recenti prassi di tavoli di concertazione di tipo tecnico-istituzionale tra Tribunali, Regioni, Provincie, Comuni, Consorzi, organi ministerialie demaniali, del mondo associazionistico e cooperativistico che hanno consentito, intaluni casi, di poter provvedere ad una sana gestione dei beni confiscati. Nei territori dove questa prassi si è implementata il salto di qualità è stato notevo-le, ma anche in questi casi è emersa la mancanza di dati non corretti o parzialmen-te erronei frutto dei diversi passaggi amministrativi che il bene stesso deve subire.È chiaro che sul fronte delle indagini e dell’istruttoria le risorse sono insufficienti omale impiegate, e per tale motivo sarebbe necessario un interlocutore unico, forni-to di professionalità e risorse, che segua interamente i vari movimenti dal seque-stro fino alla destinazione. Ecco perché, da più parti, si propone la costituzione diun’Agenzia Unica Nazionale con personale e funzionari qualificati provenienti dal-le sezioni di misure di prevenzione dei Tribunali e del Demanio che affianchi il la-voro della magistratura provvedendo così a dare maggiore organicità e sistemati-cità alla gestione dei beni confiscati.Tutto ciò è necessario amalgamarlo con una maggiore trasparenza nelle informa-zioni e nelle procedure di assegnazione degli stessi beni e con l’istituzione di unabanca dati funzionale con dati costantemente monitorati, parzialmente implemen-tata con il sistema SIPPI del Ministero dell’Interno. Purtroppo, infatti, in taluni ca-si si assiste ancora ad una sconcertante carenza di informazioni per le associazionio le cooperative che vogliano poter utilizzare tali tipi di strutture, inficiando quin-di il principio cardine dell’utilità sociale della legge 109/96. Tale mancanza di trasparenza fa si che, talvolta, si instauri nei territori un diffusosenso di malessere e di sfiducia nell’attività di prevenzione e di repressione delloStato nei confronti delle criminalità. È necessario scongiurare tale rischio cercando di coordinare le varie attività di ag-gressione ai patrimoni mafiosi e di mettere a regime gli innumerevoli casi di gestio-ne virtuosa degli stessi.Infine, è bene considerare la dimensione internazionale di tali attività cercando unpiù ampio coinvolgimento delle forze di investigazione anche a livello europeo emondiale. Ed, in tal senso, è sempre più necessario fare riferimento allaConvenzione del Consiglio d’Europa, strutturata a Strasburgo l’8 novembre 1990 eratificata in Italia con legge 9 agosto 1993, n. 328, che costituisce un importantissi-mo strumento di cooperazione internazionale nella lotta alle più gravi forme di cri-minalità, in particolare alla criminalità organizzata. “Essa, difatti, impone, da un lato,

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la creazione di efficaci norme nazionali per la repressione del riciclaggio di beni di prove-nienza illecita e per la loro confisca, dall’altro, fornisce la base normativa internazionale ne-cessaria affinché gli Stati possano giovarsi della collaborazione reciproca nel perseguimen-to dei casi - sempre più frequenti - in cui l’attività di riciclaggio e il movimento della ric-chezza illecita assumono carattere transazionale” 17.

Umberto Di MaggioLIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Sede di Palermo

17 Cfr: Nanula G., Lotta alla Mafia, Giuffrè, Milano, 1994, pag. 86

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4DALLA CONFISCA DEI BENI

AL LORO RIUTILIZZO SOCIALE

Il sequestro e la confisca antimafia sono misure di prevenzione patrimoniali che ilTribunale applica in base alla legge n. 575 del 1965 (intitolata “Disposizioni controla mafia”) al termine di un procedimento cosiddetto di “prevenzione”, che inizia suproposta del Questore, del Procuratore della Repubblica e del direttore dellaDirezione investigativa antimafia.Nel corso degli anni gli aspetti salienti di questa legge – ossia il campo di applica-zione, la caratterizzazione delle misure di prevenzione (se personali o patrimonia-li), l’oggetto della confisca, i criteri in base ai quali può disporsi il sequestro e la con-fisca ed infine i soggetti che vengono coinvolti nell’applicazione delle misure diprevenzione – subiscono delle trasformazioni a seguito degli interventi legislativisuccessivi al 1965.Le modifiche ed in alcuni casi le integrazioni alla legge 575/65 nel corso del temposono ovviamente comprensibili tenendo conto del contesto storico e sociale in cuiquesti provvedimenti si inseriscono, rappresentando infatti nella maggior parte deicasi provvedimenti di carattere emergenziale. In altri casi, invece, come per la Legge 109/96, è il risultato di un percorso di rifles-sione che coinvolge e rende protagonista la società civile tutta nell’opera di contra-sto efficace alla criminalità organizzata.

Limiti della legge n. 575/65 e assenza di una strategia organica contro le mafie.

La legge n. 1423 del 1956 recante “Misure di prevenzione nei confronti delle persone pe-ricolose per la sicurezza e la pubblica moralità” circoscrive il proprio ambito di appli-cabilità a:

- coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto abitualmente dediti atraffici delittuosi;

- coloro che per la condotta ed il tenore di vita debbano ritenersi, sulla base di ele-menti di fatto, vivere abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività de-littuose;

- coloro che per il loro comportamento debbano ritenersi, sulla base di elementi difatto, dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’in-tegrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pub-blica.

La legge n. 575 del 1965 – in ragione della pericolosità sociale dei soggetti indizia-ti di appartenere ad associazioni mafiose – estende ad essi l’applicabilità del regi-

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me delle misure di prevenzione personali previsto per le cosiddette persone social-mente pericolose, attribuendo anche al Procuratore della Repubblica la facoltà, giàstabilita per il Questore, di avanzare a loro carico la proposta della sorveglianzaspeciale e del soggiorno obbligato.Vale però la pena di evidenziare che, se l’articolo 1 della legge 31 maggio 1965 n.575 stabilisce che essa si applica agli “indiziati di appartenere ad associazioni mafiose”non definisce i caratteri tipici dell’“associazione mafiosa”, per cui la definizione e con-seguentemente l’individuazione dell’indiziato diventa praticamente impossibile.La prima legge antimafia nasce dunque con una sua congenita quanto fondamen-tale imperfezione che ne ha fortemente condizionato l’applicabilità.Un allargamento della legislazione antimafia da un punto di vista meramente soggettivo si ha dieci anni dopo, allorquando, con la legge 22 maggio 1975 n. 152recante “Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico”, agli articoli 18 e 19, si stabilisce chele norme della legge n. 575/65 siano applicabili anche ai soggetti responsabili diatti preparatori diretti alla commissione di reati di sovversione e terrorismo, nonché alle varie classi di soggetti socialmente pericolosi, già indicati nella citatalegge del 1956.Nel corso dell’attività di contrasto alle organizzazioni criminali di stampo mafiosoemerge, però, l’insufficienza di un sistema di prevenzione basato esclusivamentesu provvedimenti che incidono sulla libertà personale del soggetto indiziato di de-litti di mafia. Si ravvisa però la necessità di aggredire le organizzazioni criminali anche nella lo-ro componente economico – finanziaria, connessa all’esercizio di attività illecite, alriciclaggio del denaro sporco e al reimpiego dei proventi derivanti dai traffici ille-citi, con la conseguente necessità di provvedimenti tendenti al sequestro e alla con-fisca del patrimonio illecitamente ottenuto.Non esiste perciò una vera e propria strategia complessiva di contrasto alla crimi-nalità organizzata perché non ve ne è una piena comprensione: innanzitutto non cisono gli strumenti legislativi per perseguirla come “associazione” e questo è il pe-riodo in cui i processi di mafia, invocata dalla difesa la legittima suspicione, fini-scono per essere spostati tutti lontano da Palermo e si chiudono con assoluzioni ge-nerali per insufficienza di prove oppure con qualche provvedimento di soggiornoobbligato. Non si riesce a capitalizzare le esperienze realizzate dai rappresentanti dello Statopiù impegnati nella lotta alla criminalità mafiosa.Gli anni che precedono la legge Rognoni La Torre sono anni in cui chi si espone nel-la lotta alla mafia viene ucciso barbaramente come il capo della Procura di PalermoGaetano Costa (1980), lo stesso prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa(1982) e il capo dell’Ufficio istruzione di Palermo Rocco Chinnici (1983).

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La legge Rognoni – La Torre: “L’associazione a delinquere di tipo mafioso”La chiave di volta è proprio rappresentata dalla Legge n. 646/82 che costa la vitaallo stesso proponente, Pio La Torre. Con questa legge si introducono due elemen-ti fondamentali che definiscono il cambiamento di strategia nel contrastare la cri-minalità organizzata, modificando sostanzialmente la fisionomia della legge sullemisure di prevenzione.In primo luogo l’articolo 416 bis del codice penale che definisce il reato di associa-zione a delinquere di stampo mafioso.“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forzadi intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertàche ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione ocomunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni appalti e ser-vizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.La mafia viene inquadrata nell’ordinamento come un’associazione e finalmentenon si perseguono più le singole persone o i singoli fatti delittuosi. Ecco quindi chela legge Rognoni – La Torre consente al pool di Palermo di Falcone e Borsellino, diistruire il primo maxiprocesso contro la cupola mafiosa, considerata il vertice del-l’organizzazione criminale.La legge introduce, altresì, la maggiorazione delle pene qualora le attività econo-miche di cui gli associati assumono il controllo sono finanziate anche in parte dal-l’attività criminosa e, inoltre, l’obbligo della confisca dei beni strumentali al reato edelle cose che costituiscono il prezzo, il prodotto o il profitto o che ne costituisco-no l’impiego. Viene estesa la misura di prevenzione a tutte le altre associazioni, comunque local-mente denominate, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativoperseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.Introducendo il reato di associazione mafiosa si determina il primo grande cambia-mento relativamente al campo di applicabilità delle misure di prevenzione. Adesso infatti chi è accusato di far parte di associazione mafiosa, per ciò stesso èsoggetto alle misure di prevenzione, senza che sia più necessario avere commessoun delitto così come prima era inteso.

La legge Rognoni – La Torre: “Misure di prevenzione patrimoniali”Altro grande cambiamento introdotto dalla legge Rognoni - La Torre è relativo al-la fattispecie di misura di prevenzione: infatti, accanto alle misure di prevenzionedi carattere personale (la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e l’obbligo disoggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale), si inseriscono quelle dicarattere patrimoniale, tra cui il sequestro e la confisca dei beni dei quali non siastata dimostrata la legittima provenienza, rinvenuti nella disponibilità diretta o in-diretta dell’indiziato di appartenere ad un’associazione di tipo mafioso.

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L’impoverimento delle organizzazioni criminali e delle persone che sono comun-que implicate in fatti delinquenziali diventa una vera e propria strategia di attaccoai capitali di formazione illecita. Ciò nella convinzione ormai assodata che la sem-plice azione repressiva non può ridurre la pericolosità della mafia, avendo questagli strumenti economici per ricostituire le risorse e il controllo del territorio in ter-mini di uomini e mezzi che di volta in volta lo Stato le sottrae.Inoltre, l’imprenditoria mafiosa, attraverso il controllo economico del territorio im-pedisce lo sviluppo di energie economiche locali pulite, fino a influenzarne nega-tivamente l’intero sistema produttivo.L’azione dello Stato si regola così in termini di indagini patrimoniali, sequestro econfisca dei beni ed isolamento economico dal contesto territoriale in cui il sogget-to accusato di far parte di associazione mafiosa opera.“Il procuratore della Repubblica e il questore, a mezzo della polizia tributaria, possono ri-chiedere ad ogni ufficio della pubblica amministrazione e ad ogni istituto di credito pubbli-co o privato le informazioni e copia della documentazione ritenuta utile ai fini delle indagi-ni procedendo in alcuni casi al sequestro della documentazione stessa. Le indagini sono ef-fettuate anche nei confronti del coniuge, dei figli e di coloro che nell’ultimo quinquenniohanno convissuto con le persone indicate, nonché nei confronti delle persone fisiche o giu-ridiche, associazioni od enti del cui patrimonio dette persone risultino poter disporre in tut-to o in parte, direttamente o indirettamente.”Il legislatore stesso indica i criteri in base ai quali può disporsi il sequestro e la confisca.Per il primo provvedimento che ha carattere provvisorio, si verifica la sproporzio-ne tra il loro valore ed il reddito dichiarato o l’attività economica svolta, oppure ilsufficiente indizio che essi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.Per il secondo provvedimento, disposto all’esito del procedimento, è sufficiente lamancata dimostrazione della legittima provenienza dei beni stessi. L’estensione del-la confisca anche ai beni che si trovino nella indiretta disponibilità del soggetto in-diziato sta ad indicare che il provvedimento del Tribunale può colpire anche beniintestati fittiziamente a persone di sua fiducia. In tal caso, cioè se risulta che i beni sequestrati appartengono a terzi, questi sonochiamati dal Tribunale ad intervenire nel procedimento e possono nel termine sta-bilito, anche con l’assistenza di un difensore, svolgere in camera di consiglio le lo-ro deduzioni e chiedere l’acquisizione di ogni elemento utile ai fini della decisionesulla confisca.Alle indagini patrimoniali, svolte dal Questore o dal Procuratore della Repubblicasulla base dell’esistenza di sufficienti indizi di appartenenza del soggetto all’asso-ciazione mafiosa, non segue immediatamente il sequestro, adottato dal Tribunalenel corso del procedimento.

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Questo significa che il mafioso conosce in anticipo il rischio che corrono i propri be-ni, per cui essendo ancora nella sua disponibilità, può correre ai ripari, attraversorapide alienazioni, prelievi ed occultamenti.All’inconveniente pone rimedio il quarto comma dell’articolo 2 bis della legge n.575/65 il quale prevede che, prima dell’inizio del procedimento per l’applicazionedi una misura di prevenzione e se sussiste un concreto pericolo che i beni di cui siprevede debba essere disposta la confisca vengano dispersi, sottratti o alienati, ilProcuratore della Repubblica o il Questore possono richiedere al presidente delTribunale competente di disporre, con decreto motivato, il sequestro anticipato deibeni prima della fissazione dell’udienza.Il sequestro è eseguito sui mobili e sui crediti secondo le forme prescritte dal codi-ce di procedura civile per il pignoramento presso il debitore o presso il terzo e su-gli immobili o mobili registrati con la trascrizione del provvedimento presso i com-petenti uffici.Non possono essere nominati custodi dei beni sequestrati le persone nei cui con-fronti il provvedimento è stato disposto, nè il coniuge, i parenti, gli affini, o le per-sone con esse conviventi. I beni confiscati sono devoluti allo Stato.

La legge Rognoni – La Torre: “Isolamento dal sistema economico territoriale del-l’indagato”Insieme al sequestro e la confisca dei beni nei termini sopra descritti, un altro prov-vedimento che incide notevolmente sulla strategia di isolamento dal tessuto terri-toriale in cui il soggetto accusato opera è la decadenza o la sospensione di licenze,iscrizioni e concessioni di cui dispone.Per far sì che il provvedimento abbia efficacia da un lato si dispone che venga co-stituito un elenco generale degli enti e delle amministrazioni legittimati a disporrele licenze, le concessioni e le iscrizioni indicate, estendendo ai suddetti soggetti laresponsabilità di eliminare qualsiasi rapporto con chi è sottoposto a misure di pre-venzione, e dall’altro si dispone che tale provvedimento sia destinato a chiunquesi faccia esecutore economico per conto del soggetto incriminato.È quindi una grossa innovazione nel nostro ordinamento, in quanto gli istituti delsequestro e della confisca, invero non sconosciuti come sanzioni amministrative ocome sanzioni penali accessorie, sono però, per la prima volta, introdotti nel siste-ma del procedimento di prevenzione.Altre importanti integrazioni sono apportate dalla legge del 1982 in tema di licen-ze, concessioni, autorizzazioni ed iscrizioni varie, nonché in tema di appalti, in mo-do che l’originaria legge antimafia del 1965 così rinvigorita, assume una operativi-tà particolarmente efficace e significativa.

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La legge Rognoni – La Torre: “La commissione parlamentare antimafia”Ogni strategia e pianificazione ha bisogno di dotarsi di strumenti di valutazione emonitoraggio che possano verificarne la validità e l’adeguatezza nel lungo perio-do. A tal fine la legge Rognoni – La Torre istituisce la Commissione parlamentaredi inchiesta sul fenomeno mafioso.La Commissione ha il compito di verificare l’attuazione della presente legge e dellealtre leggi dello Stato, nonché degli indirizzi del Parlamento, in riferimento al feno-meno mafioso e alle sue connessioni; accertare la congruità della normativa vigen-te e della conseguente azione dei pubblici poteri, anche in relazione ai mutamentidel fenomeno mafioso, formulando le proposte di carattere legislativo ed ammini-strativo ritenute opportune per rendere più incisiva la iniziativa dello Stato; riferireal Parlamento ogni volta che lo ritenga opportuno e comunque annualmente.La Commissione è composta da venti senatori e da venti deputati, scelti rispettiva-mente dal Presidente del Senato della Repubblica e dal Parlamento della Cameradei Deputati in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, co-munque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esisten-te in almeno un ramo del Parlamento.Il Presidente della Commissione è scelto di comune accordo dai Presidenti delledue Assemblee, al di fuori dei predetti componenti della Commissione, tra i parla-mentari dell’uno o dell’altro ramo del Parlamento. La Commissione elegge due vi-cepresidenti e due segretari. L’attività ed il funzionamento della Commissione so-no disciplinati da un regolamento interno approvato prima dell’inizio dei lavori.

Dal Decreto Legge n. 230 del 1989 alla Legge 8 giugno 1992 n. 306Gli strumenti legislativi previsti dalla legge Rognoni – La Torre (misure di preven-zione a carattere patrimoniale – sequestro e confisca – e delitto dell’associazione distampo mafioso) sono da subito utilizzati dai magistrati di Palermo nelle indaginiche vanno conducendo in quegli anni. A sostituire Chinnici a capo dell’UfficioIstruzione, arriva un altro magistrato, Antonino Caponnetto, il quale mette a frut-to le intuizioni e le esperienze maturate a Torino da alcuni giudici, tra cui GiancarloCaselli, nella lotta al terrorismo e già riprese a Palermo dallo stesso Chinnici primadi essere ucciso dalla mafia. Il punto di partenza può sembrare banale, ma non lo è: se le indagini le conduce unmagistrato da solo, è possibile per la mafia intimidirlo o eliminarlo. Quindi, per ra-gioni di sicurezza, di continuità, di scambio di idee e di informazioni, il magistra-to che fa le indagini deve lavorare assieme ad altri. Il pool di magistrati che si oc-cupano di combattere la mafia a Palermo e in Sicilia nasce il 16 novembre del 1983.Ne fanno parte Leonardo Guarnotta, Giuseppe Di Lello, Paolo Borsellino eGiovanni Falcone. Agli inizi degli anni “80 scoppia la seconda guerra di mafia, an-che se più propriamente sarebbe meglio parlare di “golpe dei Corleonesi”. La “mafia

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vincente”, vale a dire la cosca di Totò Riina proveniente da Corleone alle porte diPalermo, sicuramente la più feroce e la più preparata dal punto di vista militare,elimina tutti gli avversari e si impadronisce in poco tempo delle leve del comandoall’interno di Cosa Nostra. Molti boss della parte “perdente” allora, messi alle stretta tra la morte e il carcere,decidono di “pentirsi” e accettano di collaborare con la giustizia. Si istruisce il ma-xiprocesso a Cosa Nostra che si apre a Palermo il 10 febbraio 1986 con 474 imputa-ti. Tra questi anche esponenti politici come i cugini Nino e Ignazio Salvo, e VitoCiancimino, l’ex sindaco di Palermo, tra i responsabili del cosiddetto “sacco diPalermo”, un periodo di vera e propria speculazione edilizia che cambia in peggioil volto della città tra gli anni Sessanta e Settanta. Il processo si conclude il 16 di-cembre 1987 con 19 ergastoli e 2.665 anni di carcere ai vertici di Cosa Nostra. Antonino Scopelliti, il giudice incorruttibile che avrebbe dovuto sostenere l’accusapresso la Corte di Cassazione, viene ucciso il 9 agosto 1991 nel disperato tentativoda parte dei mafiosi di evitare il peggio; ma anche questo omicidio eccellente nonserve ad arrestare il corso della giustizia e si arriva così al 30 gennaio 1992, quandola Cassazione conferma gli ergastoli del maxi processo.Nel corso dei primi anni di applicazione della legge, è naturale immaginare comele nuove inchieste e le conseguenti indagini patrimoniali se da un lato dimostranol’intelligenza di chi ha indirizzato giustamente lo Stato sulla strada del contrasto alpotere economico della mafia, dall’altro ne evidenzino un punto debole: la gestio-ne dei patrimoni sottratti alla mafia e la destinazione degli stessi. Infatti, a partire dal 1982, si fanno sempre più numerosi i beni sequestrati prima econfiscati poi, perché le indagini patrimoniali e bancarie diventano patrimonio co-mune di più procure e non solo in Sicilia, ma anche in Calabria, Campania e Puglia. Si avverte pertanto l’esigenza di trovare e garantire uno sbocco e una qualche for-ma di destinazione a tutti questi beni e patrimoni confiscati.

Disposizioni urgenti per la gestione dei beni confiscatiIn questo contesto occorre leggere l’emanazione del Decreto Legge 14 giugno 1989,n. 230 “Disposizioni urgenti per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati aisensi della legge 31 maggio 1965, n. 575”, che costituisce un primo tentativo per ga-rantire la proficua gestione e destinazione dei beni confiscati. Come abbiamo visto,la legge Rognoni – La Torre introduce una generica devoluzione dei beni nel patri-monio dello Stato.Per ciò che concerne la gestione “il Tribunale, con il provvedimento con il quale dispo-ne il sequestro, nomina il giudice delegato alla procedura e un amministratore.L’amministratore ha il compito di provvedere alla custodia, alla conservazione e all’ammi-nistrazione dei beni sequestrati anche nel corso degli eventuali giudizi di impugnazione,sotto la direzione del giudice delegato”. È prevista, altresì, l’autorizzazione all’ammi-

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nistratore a farsi coadiuvare, sotto la sua responsabilità, da tecnici o da altre perso-ne retribuite.L’amministratore è scelto tra gli iscritti negli albi degli avvocati, dei procuratori le-gali, dei dottori commercialisti e dei ragionieri del distretto; se particolari esigenzelo richiedano, può essere nominata, con provvedimento motivato, una persona nonmunita delle suddette qualifiche professionali.“Non possono essere nominate le persone nei cui confronti il provvedimento è stato dispo-sto, il coniuge, i parenti, gli affini e le persone con esse conviventi, nè le persone condanna-te ad una pena che importi l’interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici o coloro cuisia stata irrogata una misura di prevenzione”. I primi articoli di questa legge regolano proprio l’attività di gestione e di ammini-strazione giudiziaria dei beni mobili e immobili confiscati al soggetto a cui è stataapplicata la misura di prevenzione patrimoniale. A tale proposito si prevede unaprocedura di destinazione suddivisa in quattro fasi amministrative.Nella prima fase gli enti e i soggetti coinvolti sono quattro. Infatti i provvedimentidefinitivi di confisca devono essere comunicati, a cura delle cancellerie delTribunale, della Corte di Appello e della Corte di Cassazione, alle Intendenze diFinanza (oggi Agenzia del Demanio) della provincia nella quale aveva sede l’azien-da o si trovavano i beni confiscati.Nella seconda fase gli enti e i soggetti coinvolti sono tre. Infatti ai fini della desti-nazione dei beni immobili e dei beni costituiti in azienda e confiscati, l’Intendenzadi Finanza acquisisce dall’Ufficio tecnico erariale la stima del valore dei beni e neinforma il Prefetto.Nella terza fase gli enti e i soggetti coinvolti sono cinque. Infatti il Prefetto, sentito ilComitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato dall’Intendentedi finanza e dal sindaco del comune in cui si trova l’immobile o ha sede l’azienda econ la partecipazione dell’amministratore, formula al Ministro delle finanze una se-rie di proposte motivate in ordine alla destinazione finale del bene.La proposta può riguardare la conservazione del bene al patrimonio dello Stato ela relativa utilizzazione, il trasferimento a titolo gratuito ad altro ente pubblico peressere destinato al perseguimento di fini istituzionali o sociali o, per i beni costitui-ti in azienda, la cessione anche a titolo gratuito a società e imprese a partecipazio-ne pubblica per la continuità produttiva e occupazionale.Se ritenuta di maggiore utilità per l’interesse pubblico, è possibile anche la vendi-ta, per un corrispettivo determinato nella proposta medesima e comunque non in-feriore alla stima dell’ufficio tecnico erariale, a soggetti che ne facciano richiesta,ovvero la liquidazione dei beni.Se si procede per il reato di cui all’art. 75 della legge 22 dicembre 1975, n. 685, i be-ni immobili confiscati possono essere assegnati ad associazioni, comunità od entiche si occupano del recupero delle persone tossicodipendenti, sempre che diano

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garanzie di affidabilità e svolgano la propria attività nel territorio ove l’immobileinsiste e ne facciano motivata richiesta.Infine, nell’ultima fase il Ministro delle finanze ricevuta la proposta, provvede conproprio decreto in ordine alla destinazione dei beni, eventualmente anche in dif-formità dalla proposta medesima in considerazione di situazioni sopravvenute, ov-vero di esigenze di carattere generale.Il decreto legge del 1989, quindi, a differenza della legge n. 109/96, come vedremo,non opera alcuna distinzione tra beni mobili, immobili e aziendali e prevede unprocedimento di destinazione più articolato e, in alcune ipotesi, anche la venditadei beni.

La confisca dei beni a seguito di processo penaleAltra cosa è la confisca applicabile all’esito di un processo penale che si concludacon una sentenza di condanna. Essa, in via generale, può riguardare, tra le altre, lecose che sono il prodotto o il profitto del reato e deve sempre essere disposta nei con-fronti delle cose che costituiscono il prezzo del reato (articolo 240 codice penale).Ipotesi particolari di questo tipo di confisca sono previste, con leggi successive alcodice penale, con riferimento ai reati di associazione mafiosa ed altri.Con riferimento al primo, l’articolo 416 bis del codice penale prevede come obbli-gatoria la confisca delle cose che costituiscono il prezzo, il prodotto, il profitto ol’impiego del reato.In base all’articolo 12 sexies della legge n. 356/92 recante “Modifiche urgenti al nuo-vo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa”, neicasi di condanna o di sentenza di patteggiamento pronunciata per determinati rea-ti (associazione mafiosa, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, usu-ra, ricettazione, riciclaggio, i casi più gravi di violazione della legge sugli stupefa-centi e contrabbando, associazione finalizzata al commercio illecito degli stupefa-centi), è sempre disposta la confisca del denaro, dei beni e delle altre utilità “di cuiil condannato non può giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta persona fi-sica o giuridica, risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore spro-porzionato al proprio reddito o alla propria attività economica”.Lo stesso articolo prevede al comma 4 bis che anche a questi casi di confisca, si ap-plicano le disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati econfiscati previste dalla legge 31 marzo 1965 n. 575 e successive modificazioni: que-sto significa che anche i beni immobili frutto delle attività criminali derivanti daireati soprammenzionati possono essere destinati a fini istituzionali e sociali, secon-do la legge n. 109/96.Questa legge ha ampliato, anche, la portata applicativa dell’istituto della sospen-sione temporanea dall’amministrazione dei beni: quando si abbia motivo di ritene-re che esso possa anche solo agevolare l’attività di soggetti nei cui confronti è stata

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applicata o soltanto proposta una misura di prevenzione personale ovvero di sog-getti sottoposti a procedimento penale per i delitti di associazione di tipo mafioso,estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio e altri e non ri-corrano i presupposti di applicabilità delle misure di prevenzione di carattere per-sonale, può essere disposta la temporanea sospensione dell’amministrazione deibeni utilizzabili per lo svolgimento di attività economiche.

Verso la legge 7 marzo 1996, n. 109Il 30 gennaio 1992 la prima sezione della Corte di Cassazione pronuncia la senten-za che chiude il maxiprocesso con 19 ergastoli e 2665 anni di carcere. Le rivelazio-ni dei collaboratori di giustizia sulla struttura e i delitti di Cosa Nostra diventanoverità giudiziaria.Lo Stato riesce quindi ad infliggere un duro colpo alla criminalità organizzata laquale reagisce attaccando quanti, con responsabilità diverse, si erano resi respon-sabili di questa vera e propria rivoluzione.Gli anni successivi a quella sentenza si ricordano come il periodo cosiddetto “stra-gista” di Cosa Nostra. Il 23 maggio 1992 sull’autostrada che dall’aeroporto di pun-ta Raisi porta a Palermo, all’altezza di Capaci, viene ucciso con una carica di esplo-sivo Giovanni Falcone assieme alla moglie e a tre agenti della scorta. PaoloBorsellino che sta indagando sulla morte di Giovanni Falcone e ha ripreso in manoil rapporto su mafia e appalti viene ucciso il 19 luglio 1992, con un’auto bomba par-cheggiata in via D’Amelio. Con lui muoiono anche cinque agenti della sua scorta.L’azione criminale si estende oltre i confini dell’isola siciliana. Attentati dinamitar-di si registrano nel 1993 a Roma, Firenze e Milano. Questa ondata di violenza scon-volge l’intero paese e prende corpo in molte parti del paese l’azione organizzata dichi si ribella ad una condizione passiva di assoggettamento alla mafia.La convinzione che la lotta alla mafia per essere efficace deve coinvolgere tutta lasocietà civile, impegnata a diffondere quella cultura della legalità che si pone comeprincipale anticorpo delle mafie, diventa sempre più patrimonio collettivo. Diventapatrimonio collettivo soprattutto la necessità di agire in un orizzonte non di straordinarietà ma di quotidianità, andando oltre quella reazione emotiva alla violenza stragista della mafia e organizzando invece la prevenzione e il contrastoad essa.La stessa società civile riesce a mettere insieme le proprie energie attorno ad un pro-getto che viene successivamente tradotto in legge nel 1996 e che prevede l’utilizzoa fini sociali dei beni confiscati alla mafia e la restituzione alla collettività di quantole è stato sottratto. Il valore della legge 109 risiede infatti nell’approccio positivo al-la strategia di contrasto, per cui il bene confiscato non è più soltanto sottrazione dirisorse alla criminalità organizzata, ma occasione di sviluppo e di crescita. Uno svi-luppo che parte dal territorio, lo stesso territorio soggiogato dal controllo mafioso.

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L’impegno di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” sul tema del riuti-lizzo dei beni confiscati alle mafie coincide con la sua stessa nascita. Le riunioni pre-paratorie per la costituzione del network associativo antimafia che poi venne chia-mato Libera hanno, infatti, all’ordine del giorno anche l’organizzazione della cam-pagna di sostegno alla proposta di una nuova legge che promuova l’uso sociale deibeni confiscati alla mafia. Da tempo infatti, sia a livello istituzionale che sociale, siè compreso l’importanza di colpire i gruppi criminali sul piano economico ancheattraverso l’utilizzo dei beni confiscati come frutto dell’azione criminale.La legge 109 del 1996, quella che ancora oggi regola l’utilizzo dei beni confiscati al-le mafie, nasce grazie ad una campagna di promozione e sostegno che attraversatutta Italia dalla fine del 1994 a tutto il 1995. Per mesi in tutta Italia, ma in partico-lare nel mezzogiorno, si susseguono iniziative e incontri in cui vengono raccolte fir-me a sostegno della proposta di legge. A formulare il testo della nuova norma con-corrono un gruppo di legislatori di diverso colore politico tra cui Giuseppe Di Lello,magistrato e,componente storico del pool antimafia di Palermo, allora deputato eprimo firmatario della proposta di legge.L’obiettivo dei sostenitori della proposta è restituire alla collettività le risorse sot-tratte dai mafiosi e dai corrotti attraverso l’azione delittuosa. Tutto questo attraver-so una normativa certamente più efficace della precedente in materia di assegna-zione dei beni confiscati che semplifichi la procedura e promuova iniziative sul ter-ritorio capaci di far cogliere anche il valore simbolico e pratico dell’uso sociale deibeni confiscati. Alla fine della campagna le firme raccolte saranno oltre un milione.La legge 109, approvata il 7 marzo 1996, è approvata all’ultimo momento utile, acamere già chiuse e direttamente dalla Commissione Giustizia in sede deliberante,secondo la procedura consentita solo per i provvedimenti ritenuti di particolare im-portanza e in grado di raccogliere un consenso unanime.La legge approvata ha però alcune significative differenze con la proposta promos-sa dal mondo dell’associazionismo e presentata da Di Lello e dagli altri parlamen-tari. Prima fra tutte l’eliminazione della parte dedicata all’uso sociale dei beni con-fiscati ai corrotti, stralciata e mai più ripresa, e poi la limitazione a tre anni di atti-vità del fondo prefettizio che dovrebbe gestire le risorse per i progetti di sostegnoall’utilizzo dei beni confiscati. Una scelta che finirà, come vedremo, per vanificarelo strumento del fondo prefettizio e creare molti problemi di risorse ai progetti.

La legge n. 109/96 L’amministratore giudiziarioIl decreto legge 14 giugno 1989, n. 230, che, come abbiamo visto, per prima ha af-frontato il tema della gestione e della destinazione dei beni confiscati, prescrive chepossa essere nominato amministratore anche una persona non munita delle qualifi-che professionali (iscritti negli albi degli avvocati, dei dottori commercialisti e dei

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ragionieri del distretto), qualora particolari esigenze lo richiedano. Con la legge n.109 del 1996 si specifica che, in tali casi, l’amministratore deve possedere una com-provata competenza nell’amministrazione di beni del genere di quelli sequestrati. Quando oggetto del sequestro sono beni costituiti in azienda, l’amministratore puòessere scelto tra quei professionisti che hanno svolto o svolgono le funzioni di com-missario per l’amministrazione di grandi imprese in crisi. In tal modo si cerca di sal-vaguardare le aziende con buone possibilità di sviluppo e i livelli occupazionali.

Procedure di assegnazioneCon la legge 109/96 si procede ad uno snellimento delle procedure di provvedi-mento definitivo di assegnazione del bene grazie alla riduzione dei passaggi am-ministrativi che rispetto alla legislazione precedente passano da quattro a tre e al-la riduzione del numero dei soggetti coinvolti nella procedura che da tredici pas-sano a nove. Inoltre la legge prevede tempi brevi e certi (anche se a carattere ordi-natorio e non perentorio) per l’assegnazione del bene.Nella prima fase sono coinvolti quattro soggetti istituzionali. Infatti “il provvedimentodefinitivo di confisca è comunicato, dalla cancelleria dell’ufficio giudiziario che ha emesso ilprovvedimento, all’ufficio del territorio del Ministero delle finanze (oggi Agenzia provincialedel Demanio) che ha sede nella provincia ove si trovano i beni o ha sede l’azienda confiscata,nonché al prefetto e al Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’interno”.Nella seconda fase sono coinvolti quattro soggetti istituzionali. Infatti “il dirigentedel competente ufficio del territorio, sulla base della stima del valore dei beni effettuata dalmedesimo ufficio, acquisiti i pareri del prefetto e del sindaco del comune interessato e sen-tito l’amministratore giudiziario del bene stesso, formula una proposta di assegnazione en-tro 90 giorni dal ricevimento della comunicazione, al direttore generale del Demanio delMinistero delle Finanze”.Nella terza ed ultima fase il direttore centrale del demanio del Ministero delle fi-nanze emana, entro trenta giorni dalla comunicazione, non vincolante, della pro-posta, il decreto definitivo di destinazione (che nella quasi totalità dei casi è confer-mativo della proposta).

Tipologia e destinazione dei beniPer consentire una più efficace assegnazione dei beni confiscati la legge prevedeuna distinzione tra beni mobili, immobili (appartamenti, terreni, ville …) e beni co-stituiti in azienda. I beni mobili possono essere distinti in denaro contante, liquidità e titoli, crediti per-sonali, oppure autoveicoli, natanti e altri beni mobili non costituiti in azienda. Le somme di denaro confiscate e quelle ricavate dalla vendita degli altri beni mobili (anche mediante trattativa privata), che non debbano essere utilizzate per la ge-stione di altri beni confiscati o che non debbano essere utilizzate per il risarcimento del-

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le vittime dei reati di tipo mafioso, vengono versate dall’amministratore all’ufficio delregistro, allo scopo di alimentare il fondo provinciale presso le Prefetture.I beni immobili sono:

a) mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblicoe di protezione civile, salvo che si debba procedere alla vendita degli stessi fina-lizzata al risarcimento delle vittime dei reati di tipo mafioso (lettera così modifi-cata dall’articolo 2 della legge 22 dicembre 1999 n. 512);

b) trasferiti al patrimonio del Comune ove l’immobile è sito, per finalità istituzio-nali o sociali. Il Comune può amministrare direttamente il bene o assegnarlo inconcessione a titolo gratuito a comunità, ad enti, ad organizzazioni di volonta-riato, a cooperative sociali, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e curadi tossicodipendenti. Se entro un anno dal trasferimento il comune non ha prov-veduto alla destinazione del bene, il prefetto nomina un commissario con pote-ri sostitutivi;

c) trasferiti al patrimonio del Comune ove l’immobile è sito, se confiscati per il rea-to di agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope. Il comune puòamministrare direttamente il bene oppure, preferibilmente, assegnarlo in conces-sione, anche a titolo gratuito, ad associazioni, comunità o enti per il recupero ditossicodipendenti operanti nel territorio ove è sito l’immobile.

I beni aziendali sono mantenuti al patrimonio dello Stato e destinati:

a) all’affitto, quando vi siano fondate prospettive di continuazione o di ripresa del-l’attività produttiva, a titolo oneroso, previa valutazione del competente ufficiodel territorio del Ministero delle finanze, a società e ad imprese pubbliche o pri-vate, ovvero a titolo gratuito, senza oneri a carico dello Stato, a cooperative di la-voratori dipendenti dell’impresa confiscata. Nella scelta dell’affittuario sono pri-vilegiate le soluzioni che garantiscono il mantenimento dei livelli occupaziona-li. I beni non possono essere destinati all’affitto alle cooperative di lavoratori di-pendenti dell’impresa confiscata se taluno dei relativi soci è parente, coniuge, af-fine o convivente con il destinatario della confisca;

b) alla vendita, per un corrispettivo non inferiore a quello determinato dalla stimadel competente ufficio del territorio del Ministero delle finanze, a soggetti che neabbiano fatto richiesta, qualora vi sia una maggiore utilità per l’interesse pubbli-co. Nel caso di vendita disposta alla scadenza del contratto di affitto dei beni, l’af-fittuario può esercitare il diritto di prelazione entro trenta giorni dalla comuni-cazione della vendita del bene da parte del Ministero delle finanze;

c) alla liquidazione, qualora vi sia una maggiore utilità per l’interesse pubblico.

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Il Fondo prefettizioLa legge n. 109 istituisce presso le Prefetture, un fondo le cui risorse devono esseredestinate al finanziamento di progetti relativi alla gestione degli immobili confisca-ti e di attività socialmente utili. Il fondo deve essere costituito dalle somme di de-naro ricavate dalla vendita di beni mobili, dalla vendita dei titoli, dal recupero deicrediti personali, e dall’affitto, dalla vendita, dalla liquidazione dei beni aziendali.Con questo strumento la legge introduce il finanziamento di progetti relativi allagestione a fini istituzionali, sociali o di interesse pubblico degli immobili confisca-ti: in particolare progetti relativi a specifiche attività di risanamento di quartieri ur-bani degradati, prevenzione e recupero di condizioni di disagio e di emarginazio-ne, interventi nelle scuole per corsi di educazione alla legalità e promozione di cul-tura imprenditoriale e di attività imprenditoriale per giovani disoccupati.Si prevede che possano presentare i progetti e le relative richieste di contributo siai comuni dove sono ubicati gli immobili sia comunità terapeutiche, i centri di recu-pero e cura di tossicodipendenti, le associazioni che dimostrano di avere svolto at-tività nei due anni precedenti la richiesta.Le norme regolamentari sulle modalità digestione del fondo stabiliscono che i progetti vanno inoltrati alla Prefettura compe-tente e il luogo dell’esecuzione del progetto deve rientrare nell’ambito dellaProvincia nella quale è stato attivato il fondo.I progetti finanziabili sono giudicati da un Comitato tecnico-finanziario, istituitocon provvedimento del Prefetto e composto da un funzionario in servizio presso laprefettura; un esperto in problematiche sociali designato dalla provincia; un rap-presentate dell’ufficio tecnico erariale oppure dell’ufficio del territorio del Ministerodelle Finanze (se istituito). Il comitato ha il compito di valutare i progetti e si pro-nuncia sull’idoneità del progetto a conseguire gli obiettivi prefissati; sulla congrui-tà della spesa preventivata e sulla sussistenza di una adeguata spesa finanziaria.Il Prefetto recepisce inoltre il parere del sindaco del Comune interessato e dell’as-sessore regionale competente. Il sindaco e l’assessore sono tenuti ad esprimersi en-tro quindici giorni dalla richiesta.Completato l’esame delle domande il Prefetto può accogliere le richieste rispon-denti ai criteri di assegnazione, indicando l’ammontare del contributo concesso;concedere il contributo a condizione che il soggetto richiedente indichi fonti di fi-nanziamento integrative per la copertura della spesa; respingere le richieste nonconformi ai criteri di legge o a quelle di assegnazione.Ogni 6 mesi la Prefettura deve rendere noto l’ammontare delle disponibilità delfondo, stabilire il termine entro il quale si potevano presentare le richieste di con-tributo per il finanziamento; indicare la documentazione da presentare a corredodell’istanza e stabilire l’ammontare massimo dei contributi erogabili per categoriedi soggetti.L’avviso è affisso all’albo della Prefettura e trasmesso ai Comuni della Provincia

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per la pubblicazione nei rispettivi albi pretori e la diffusione presso gli enti e i sog-getti ammessi a presentare i progetti. La gestione del fondo è annuale e si chiude il31 dicembre di ogni anno.Questi fondi prefettizi sono stati previsti solo per tre anni (1997-1999) e quindi po-chissime sono state le Prefetture in Italia che si sono attivate per istituirli.

La banca dati sui beni confiscatiLa legge inoltre sottolinea l’esigenza di attuare un monitoraggio permanente deibeni sequestrati e confiscati al fine di avere un quadro sempre aggiornato dello sta-to della questione e consentire alla Presidenza del Consiglio dei ministri di avere leinformazioni necessarie per la predisposizione della relazione semestrale alParlamento sulla materia.Con decreto del Ministro di grazia e giustizia, di concerto con i Ministri delle finan-ze, del tesoro, dell’interno e della difesa, sono adottate norme regolamentari per di-sciplinare la raccolta dei dati relativi ai beni sequestrati o confiscati, dei dati con-cernenti lo stato del procedimento per il sequestro o la confisca e dei dati concer-nenti la consistenza, la destinazione e la utilizzazione dei beni sequestrati o confi-scati. Il Governo in base a tali norme trasmette ogni sei mesi al Parlamento una re-lazione concernente i dati suddetti.

Disposizioni legislative e regolamentari successive alla 109/96Dopo l’entrata in vigore della legge n. 109/96, numerose sono le disposizioni legi-slative e regolamentari che si sono susseguite in modo certamente illogico e non li-neare, finanziandosi ciascuna con quote dei proventi derivanti dalle confische di-sposte ai sensi della normativa antimafia (in particolare della legge n. 575 del 1965).Inoltre alcune leggi introducono la possibilità di vendita dei beni immobili confi-scati alla mafia, minando il principio del riutilizzo a fini sociali. Di seguito accen-niamo ad alcune di queste leggi.

Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafiosoCon la legge del 22 dicembre 1999 n. 512 si istituisce il Fondo di rotazione per la so-lidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso. Questa legge modifica l’articolo rela-tivo alla gestione e destinazione dei beni confiscati previsto dalla legge sulle misu-re di prevenzione n. 575 del 1965 e successive modificazioni. Infatti si prevede chel’amministratore giudiziario versi all’Ufficio del registro le somme di denaro con-fiscate che non debbano essere utilizzate per la gestione di altri beni confiscati o chenon debbano essere utilizzate per il risarcimento delle vittime dei reati di tipo ma-fioso; versi inoltre le somme ricavate dalla vendita, anche mediante trattativa pri-vata, dei beni mobili non costituiti in azienda, ivi compresi quelli registrati, e dei ti-toli, al netto del ricavato della vendita dei beni finalizzata al risarcimento delle vit-

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time dei reati di tipo mafioso.Per i beni immobili per cui è previsto il mantenimento al patrimonio dello Stato perfinalità di giustizia, di ordine pubblico e di protezione civile, si inserisce la possibi-lità della vendita degli stessi finalizzata al risarcimento delle vittime dei reati di ti-po mafioso.I beni aziendali mantenuti al patrimonio dello Stato possono essere destinati allavendita, per un corrispettivo non inferiore a quello determinato dalla stima delcompetente ufficio del territorio del Ministero delle finanze, a soggetti che ne ab-biano fatto richiesta, qualora vi sia una maggiore utilità per l’interesse pubblico oqualora la vendita medesima sia finalizzata al risarcimento delle vittime dei reatidi tipo mafioso. Nel caso di vendita disposta alla scadenza del contratto di affittodei beni, l’affittuario può esercitare il diritto di prelazione entro trenta giorni dallacomunicazione della vendita del bene da parte del Ministero delle finanze. I beni aziendali mantenuti al patrimonio dello Stato possono essere destinati allaliquidazione, qualora vi sia una maggiore utilità per l’interesse pubblico o qualorala liquidazione medesima sia finalizzata al risarcimento delle vittime dei reati di ti-po mafioso.

Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usuraSuccessivamente con la legge 23 febbraio 1999 n. 44 – “Disposizioni concernenti ilFondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura” – si prevede cheil fondo possa essere alimentato tra le altre misure da una quota pari alla metà del-l’importo per ciascun anno, delle somme di denaro confiscate ai sensi della leggen. 575 del 1965, nonché una quota pari ad un terzo dell’importo del ricavato dellevendite relative ai beni mobili o immobili e ai beni confiscati costituiti in azienda.

Il Testo unico enti localiIl Testo unico enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267) all’articolo 145prevede la necessità di assicurare, mediante personale assegnato in via tempora-nea, il regolare funzionamento dei servizi degli enti nei cui confronti è stato dispo-sto lo scioglimento per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso e, per talemotivo, stabilisce che agli oneri derivanti si provvede con una quota parte del 10%delle somme di denaro confiscate ai sensi della legge 31 maggio 1965 n. 575, non-ché del ricavato della vendita relative ai beni mobili o immobili ed ai beni costitui-ti in azienda, secondo la legge n. 109/96.

Legge finanziaria 2001La legge finanziaria per il 2001 (legge 23 dicembre 2000 n. 388) all’articolo 145 com-ma 64 stabilisce che il 25% del valore complessivo dei beni provenienti per ogget-to di confisca, a seguito di sentenza di condanna su reato di estorsione, sequestro

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L’uso sociale dei beni confiscati

di persona a scopo di estorsione, usura, ricettazione, riciclaggio, traffico di sostan-ze stupefacenti e delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell’or-dine costituzionale, e a seguito di misure di prevenzione, ovvero una parte, sem-pre del 25%, dei fondi provenienti dalla loro vendita, è destinata per il triennio2001-2003 alle Nazioni Unite, Office for Drug Control and Crime prevention, per ilconseguimento delle sue finalità istituzionali. L’importo complessivo dello stanzia-mento è determinato annualmente con decreto del Ministro dell’interno, di concer-to con il Ministro delle finanze e con il Ministro del tesoro, del bilancio e della pro-grammazione economica.

Fondo per le misure antitrattaIl decreto legge 8 giugno 1992 n. 306 (modifiche urgenti al nuovo codice di proce-dura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa) convertito inlegge 7 agosto 1992 n. 356 prevede che nei casi di condanna o di sentenza di pat-teggiamento pronunciata per i reati quali l’estorsione, sequestro di persona a sco-po di estorsione, usura, ricettazione, riciclaggio, traffico di sostanze stupefacenti edelitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine costituziona-le è sempre disposta la confisca del denaro, dei beni o delle altre utilità di cui il con-dannato non può giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta personafisica o giuridica, risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo invalore sproporzionato al proprio reddito o attività economica. Con la legge 11 agosto 2003 n. 228 che introduce “misure contro la tratta”, i beni con-fiscati derivanti dai reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù etratta delle persone rientrano nella disciplina delle ipotesi particolari di confiscaprevista dal decreto legge prima menzionato che a sua volta rimanda alla legge sul-le misure di prevenzione per ciò che concerne la gestione e la destinazione. La stessa legge prevede all’articolo 12 un fondo per le misure antitratta destinatoal finanziamento dei programmi di assistenza e di integrazione sociale in favoredelle vittime: al fondo vengono assegnati i proventi della confisca per i reati di ri-duzione e mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, acquisto e alie-nazione di schiavi e i proventi della confisca ordinata a seguito di condanna defi-nitiva, per gli stessi delitti, ai sensi del decreto-legge prima descritto.

Legge sui collaboratori di giustizia Il comma 4 ter del decreto legge n. 306 del 1992 prevede che il Ministro dell’inter-no, di concerto con il Ministro della giustizia, stabilisca la quota dei beni sequestra-ti e confiscati a norma del presente decreto da destinarsi per l’attuazione delle spe-ciali misure di protezione previste dal decreto legge 15 gennaio 1991 n. 8 – “Nuovenorme in materia di sequestri di persona a scopo di estorsione e per la protezione dei testi-moni di giustizia, nonché per la protezione e il trattamento sanzionatorio di coloro che col-

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50 L’uso sociale dei beni confiscati

laborano con la giustizia” (modificato dalla legge n. 45 del 13 febbraio 2001 recantemodifica della disciplina della protezione e del trattamento sanzionatorio di colo-ro che collaborano con la giustizia nonché disposizioni a favore delle persone cheprestano testimonianza) – e per le elargizioni previste dalla legge 20 ottobre 1990n. 302, recante norme a favore delle vittime del terrorismo e della criminalità orga-nizzata, così come modificato dall’articolo 24 della stessa legge n. 45. Lo stesso ar-ticolo 19 comma 1 della legge 13 febbraio 2001 n. 45 prevede l’adozione di normeregolamentari anche per disciplinare le modalità per il versamento e il trasferimen-to del denaro, dei beni e delle altre utilità indicate dalle persone sottoposte a misu-re di protezione. Dopo più di due anni, il Ministero dell’interno emana con decreto 24 luglio 2003 n.263 (pubblicato in GU n. 216 del 17 settembre 2003), il regolamento recante dispo-sizioni attuative degli artt. 19 e 24 della legge 13 febbraio 2001 n. 45 e cioè relativeal versamento e trasferimento del denaro di provenienza illecita e alla destinazio-ne dei 19 l’articolo 12 – sexies del decreto legge 8 giugno 1992 n. 306 (modifiche ur-genti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla crimi-nalità mafiosa) convertito in legge 7 agosto 1992 n. 356.

A cura dell’Ufficio nazionale Beni confiscatiLibera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

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L’uso sociale dei beni confiscati

5IL PROCEDIMENTO DI DESTINAZIONE

DEI BENI IMMOBILI CONFISCATI

Come anticipato, la legge 109/96 snellisce le procedure amministrative, sia in ter-mini di steps che di attori istituzionali coinvolti, e abbrevia i tempi per l’assegna-zione dei beni, da effettuare con modalità differenziate a seconda che si tratti di be-ni immobili improduttivi o di beni costituiti in azienda.Rispetto a prima, le fasi del processo di gestione tendente all’utilizzazione finale del be-ne immobile si riducono a tre, mentre il numero di soggetti coinvolti si riduce a nove.1° FaseIl provvedimento definitivo di confisca è comunicato, dalla cancelleria dell’ufficiogiudiziario che ha emesso il provvedimento, all’ufficio del territorio del Ministerodelle finanze (sostituito dal 2001 dalla filiale dell’ Agenzia del Demanio) che ha se-de nella provincia ove si trovano i beni o ha sede l’azienda confiscata, nonché alprefetto e al Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell’interno.2° FaseIl dirigente della competente filiale, sulla base della stima del valore dei beni effet-tuata dal medesimo ufficio, acquisiti i pareri del prefetto e del sindaco del comuneinteressato sulla destinazione da dare al bene e sentito al riguardo anche l’ammini-stratore giudiziario del bene stesso, formula una proposta di destinazione entro 90giorni dal ricevimento della comunicazione, al direttore generale del Demanio delMinistero delle Finanze.3° FaseIl direttore centrale del demanio del Ministero delle finanze emana, entro 30 gior-ni dalla comunicazione della proposta, il decreto definitivo di destinazione.Emanato il decreto di destinazione, il bene immobile deve essere consegnato all’uti-lizzatore finale e con questa operazione terminano le competenze degli uffici men-zionati. Permane una particolare forma di controllo da parte dei prefetti sull’effet-tiva utilizzazione dei beni, nel caso in cui questi siano destinati ai comuni per fina-lità istituzionali o sociali.Per i beni aziendali si prevede che il dirigente della competente filiale avvii le ope-razioni connesse all’attuazione del provvedimento di destinazione all’affitto, vendi-ta o liquidazione dell’azienda, o le affidi all’amministratore. Alla scelta del cessio-nario o dell’affittuario si procede “mediante licitazione privata, ovvero, qualora ragionidi necessità o di convenienza, specificatamente indicate e motivate, lo richiedano, mediantetrattativa privata”. Nei confronti del soggetto assegnatario sono espletati i controlliantimafia, di cui alla legge 19 marzo 1990, n. 55 e al D.P.R. 3 giugno 1998, n. 252.Di seguito si riporta una matrice Ruolo/Responsabilità in cui si evidenzia, per ciascu-na fase del processo di destinazione, la sorgente e la destinazione di ciascuna azione.

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52 L’uso sociale dei beni confiscati

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L’uso sociale dei beni confiscati

Tipologia e destinazione dei beniPer consentire una più efficace assegnazione dei beni confiscati la legge 109/96 pre-vede una distinzione tra beni mobili, immobili (appartamenti, terreni, ville … ) ebeni costituiti in azienda.

I beni mobili possono essere distinti in denaro contante, liquidità e titoli, crediti per-sonali, oppure autoveicoli, natanti e altri beni mobili non costituiti in azienda. Lesomme di denaro confiscate e quelle ricavate dalla vendita degli altri beni mobili(anche mediante trattativa privata), che non debbano essere utilizzate per la gestio-ne di altri beni confiscati o che non debbano essere utilizzate per il risarcimento del-le vittime dei reati di tipo mafioso, vengono versate dall’amministratore all’ufficiodel registro, allo scopo di alimentare il fondo provinciale presso le Prefetture.

I beni immobili sono:a) mantenuti al patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico

e di protezione civile;

b) trasferiti al patrimonio del Comune ove l’immobile è sito, per finalità istituzio-nali o sociali. Il Comune può amministrare direttamente il bene o assegnarlo inconcessione a titolo gratuito a comunità, ad enti, ad organizzazioni di volonta-riato, a cooperative sociali, o a comunità terapeutiche e centri di recupero e curadi tossicodipendenti. Se entro un anno dal trasferimento il comune non ha prov-veduto alla destinazione del bene, il Prefetto nomina un commissario con pote-ri sostitutivi.

I beni aziendali sono mantenuti al patrimonio dello Stato e destinati:a) all’affitto, quando vi siano fondate prospettive di continuazione o di ripresa del-

l’attività produttiva, a titolo oneroso, previa valutazione del competente ufficiodel territorio del Ministero delle finanze, a società e ad imprese pubbliche o pri-vate, ovvero a titolo gratuito, senza oneri a carico dello Stato, a cooperative di la-voratori dipendenti dell’impresa confiscata. Nella scelta dell’affittuario sono pri-vilegiate le soluzioni che garantiscono il mantenimento dei livelli occupaziona-li. I beni non possono essere destinati all’affitto alle cooperative di lavoratori di-pendenti dell’impresa confiscata se taluno dei relativi soci è parente, coniuge, af-fine o convivente con il destinatario della confisca;

b) alla vendita, per un corrispettivo non inferiore a quello determinato dalla stimadel competente ufficio del territorio del Ministero delle finanze, a soggetti che neabbiano fatto richiesta, qualora vi sia una maggiore utilità per l’interesse pubbli-co. Nel caso di vendita disposta alla scadenza del contratto di affitto dei beni, l’af-

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54 L’uso sociale dei beni confiscati

fittuario può esercitare il diritto di prelazione entro trenta giorni dalla comuni-cazione della vendita del bene da parte del Ministero delle finanze;

c) alla liquidazione, qualora vi sia una maggiore utilità per l’interesse pubblico.

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L’uso sociale dei beni confiscati

Le problematiche delle fasi di sequestro, confisca, gestione e utilizzo dei beni

55

Faseprocedurale

Difficoltà Cause Effetti Soggetti titolari

Fase giurisdizionale del

sequestroe/o

confisca

Difficoltàconnesse a

non corrette o incomplete procedure nella fasegiurisdizio-

nale del sequestro e

della confisca

Tardiva trascrizione dei decreti di sequestro e/o di

confisca da parte della cancelleria del Tribunale;

presenza di errori sulle indicazioni catastali con

conseguente esigenza di riesame e modifica del

provvedimento, successivecancellazioni di precedenti

trascrizioni e nuove iscrizioni.

mancata annotazione, sui pubblici registri, della

definitività del provvedimento di confisca;

Incompletezza informativa sulla reale situazione delbene (Non è sempre resa nota l’esistenza di gravami

su immobili, di eventualiprocedure concorsuali nei

confronti di società, la sussistenza di sequestri

disposti in sede diprocedure penali);

Mancata comunicazione alle prefetture del decreto

definitivo di confisca ( nella maggior parte dei casi le

prefetture hanno notizia del provvedimento solo all’atto

della richiesta da partedell’Agenzia del Demanio

del prescritto parere riguardante la destinazione

del bene).

Allungamenti nei tempi fisiologici del

procedimento giudiziale;

Possibili impugnative tendenti a rendere

inefficaci i provvedimenti di

confisca;

Possibili “sorprese” nelle fasi di

competenza delgestore qualora il

bene sia stato nellemore trasferito ed il

relativo contratto trascritto;

Problemi al gestoreche, in ipotesi, abbia

già iniziato ad occuparsi dellospecifico bene

ritenendolo libero per essere utilizzato;

Impedimento alle autorità locali di

pubblica sicurezza di effettuare per tempo la

vigilanza sulla preservazione del bene confiscato.

Cancelleriadel

Tribunale

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56 L’uso sociale dei beni confiscati

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L’uso sociale dei beni confiscati

Le specificità delle aziende confiscateLa gestione delle aziende confiscate è sempre complessa per il richiesto assolvimen-to di numerosi adempimenti amministrativi, contabili e fiscali, e può presentareaspetti delicati relativamente alla salvaguardia dei lavoratori occupati e dei credi-tori terzi. Tra gli adempimenti particolarmente onerosi vi sono quelli preliminari relativi aiproblemi civilistici e contabili; in particolare, l’analisi e l’approvazione dei dati dibilancio costituisce un presupposto necessario per potere procedere alla gestioneaziendale o allo scioglimento della relativa società.Vanno, poi, salvaguardati i diritti dei creditori terzi in buona fede acquisiti primadel sequestro e, comunque, dei lavoratori impiegati. Si ricorda che i provvedimen-ti dell’autorità giudiziaria di ammissione o esclusione dei crediti, in caso di seque-stro e confisca di beni costituiti in azienda, fanno stato nei confronti dell’erario eche delle obbligazioni accertate lo Stato, nei limiti di valore dell’azienda, rispondein via sussidiaria con l’eventuale affittuario o con l’eventuale acquirente; è pertan-to evidente l’attenzione che il gestore dell’azienda confiscata deve porre quando si-mili evenienze si verifichino.Il contenzioso connesso alla estinzione di ipoteche e mutui, oltre ad essere onero-so, comporta tempi lunghi per pervenire a definire l’intero processo di destinazio-ne e utilizzazione delle aziende.La Corte dei Conti evidenzia che si tratta di gestioni difficilmente standardizzabi-li dovendo le modalità di intervento essere per lo più calibrate sulle specifiche si-tuazioni in cui l’azienda viene a trovarsi. Le aziende confiscate, quando non sianofittizie, risultano spesso in passivo, comprendono sovente beni male inventariati oin cattivo stato di conservazione; quando siano da ritenere potenzialmente attive,a volte presentano un ampio pacchetto di crediti per cui occorrono defatiganti ope-razioni di recupero dei crediti accertati.È stato segnalato che per gestire le aziende si è dato avvio ad un progetto tenden-te a razionalizzare le informazioni relative alle aziende gestite; a definire indicato-ri per monitorare l’andamento della gestione e l’azione degli amministratori; a clas-sificare le aziende stesse in aziende da liquidare, da amministrare in modo conser-vativo, da amministrare in modo da implementare la produzione o in aziende incui esistano beni da porre in vendita separatamente.Si tratta tuttavia di un progetto che, in sostanza, prevede un monitoraggio di datied informazioni - ad avviso della Corte dei Conti, sezione centrale di controllo sul-la gestione delle Amministrazioni dello Stato – non sufficiente a governare la ma-teria a meno che non vengano presi in considerazione ben altri dati e fattispecie: adesempio i casi in cui si sia in presenza di beni di modesta entità, di terreni che ver-sino in stato di abbandono, di immobili che siano lontani dal centro abitato, dellasussistenza o meno di opere infrastrutturali per agevolare le vie di accesso etc.

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58 L’uso sociale dei beni confiscati

Si avverte, infatti, l’esigenza che il monitoraggio possa fornire una fotografia il piùcompleta possibile del compendio aziendale e del suo valore, in modo da assume-re poi facilmente le decisioni sugli interventi gestori da effettuare e sulla scelta del-la migliore destinazione ed utilizzazione finale.Per le aziende confiscate, dunque, si può rilevare, come per gli altri immobili, ilmancato rispetto dei tempi previsti dalle norme.Il limitato numero di decisioni assunte in merito all’utilizzazione da dare alle azien-de confiscate evidenzia la necessità che in tempi brevi si provveda a porre rimedioad una situazione che appare estremamente grave. A fronte del dato assai esiguo di provvedimenti di destinazione, l’Agenzia delDemanio ha precisato che, a parte il numero delle aziende confiscate che sono ri-sultate inattive o relative a società rivelatesi fittizie, il ritardo nella definizione delprocedimento risulta assai complesso e coinvolge anche le filiali in cui ha sedel’azienda, filiali che solo di recente sono state implementate.Le estreme difficoltà riguardanti la gestione delle aziende confiscate permangonoanche nello svolgimento dell’esecuzione del provvedimento di destinazione, che sitratti di vendita, di affitto o di liquidazione.

Antonio NapoliCoop. Valle del Marro - Libera Terra

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L’uso sociale dei beni confiscati

6LE MAFIE RESTITUISCONO IL MALTOLTO

La legge 109/96 relativa all’utilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità orga-nizzata ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nell’ambito delle azioni po-sitive che possono essere messe in campo per contrastare le mafie. Si può asserire che fino all’approvazione di questa legge, l’intervento dello Statonell’ambito dei patrimoni accumulati illecitamente è stato soprattutto di carattererepressivo. Un grande patrimonio immobiliare, strappato alla mafia grazie all’ap-plicazione della legge Rognoni - La Torre e all’azione sempre più incisiva della ma-gistratura, giaceva in una situazione di totale abbandono, quando, in alcuni para-dossali casi, non continuava ad essere nella disponibilità delle famiglie mafiose.Un tale stato di cose, se da un lato rappresentava l’esito tangibile dell’azione repres-siva che lo Stato conduceva contro la criminalità organizzata, dall’altro sottolinea-va, altrettanto concretamente, l’incapacità dello stesso di passare ad una fase co-struttiva e di progettare e realizzare azioni positive in favore delle comunità locali.

L’uso sociale dei beni confiscati per il riscatto socio-economico dei territoriIn tal senso la legge 109/96 costituisce lo strumento più avanzato di contrasto allacriminalità organizzata nel campo culturale, sociale ed economico, prevedendo larestituzione alla collettività di grandi patrimoni accumulati illecitamente e colpen-do le mafie in uno degli ambiti più importanti: la creazione del consenso sociale. Se l’azione repressiva della magistratura punta ad indebolire le mafie attraverso lasottrazione delle ricchezze, mettendone in crisi il potere economico, l’azione co-struttiva delle istituzioni e delle forze sociali punta ad indebolirne il consenso edunque il potere politico.Il raggiungimento di tale obiettivo è tanto più alla portata quanto maggiore sarà ilnumero di beni che sono confiscati ed introdotti nel circolo virtuoso dell’uso socia-le, ma anche quanto migliore sarà l’uso sociale degli stessi. In altre parole, se da unlato è fondamentale non perdere di vista il dato numerico che rappresenta un buonindicatore per valutare l’efficienza della giustizia e della macchina amministrativa,rispettivamente, nel confiscare e destinare le ricchezze confiscate, dall’altro è indi-spensabile valutare la qualità dell’uso finale del bene stesso, poiché da ciò dipen-derà l’effettiva efficacia dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata.Purtroppo è da registrare un’inadeguatezza complessiva della macchina burocra-tico - amministrativa che assegna un ruolo centrale all’Agenzia del Demanio, laquale, a causa della scarsezza di risorse a fronte di una molteplicità di funzioni, nonpresenta adeguate caratteristiche ad assolvere efficacemente tale ruolo. Questa situazione dilata enormemente la durata dell’iter di assegnazione dei beniche, in molteplici casi, sono in buone condizioni al momento della confisca ed ar-

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rivano all’assegnazione in stato di abbandono e di degrado. Ciò determina una con-dizione di cortocircuito, poiché da un lato si trova l’ente locale che non dispone del-le risorse economiche per il recupero del bene e tenta di assegnarlo nelle condizio-ni date, dall’altro la platea di soggetti sociali, economicamente deboli, che non pos-sono accedere al bene in quanto non sono in grado di far fronte ad un così ingenteinvestimento da realizzare, per di più, su un immobile per il quale non si avrannoadeguate garanzie di disponibilità.Infatti, l’immobile confiscato viene acquisito al patrimonio indisponibile del comu-ne e concesso con contratto di comodato d’uso gratuito. Ciò fa sì che l’immobilenon possa costituire una garanzia per gli istituti che intendessero concedere un cre-dito al soggetto che sostiene il peso economico del recupero e non fornisce suffi-cienti garanzie a causa della debolezza giuridica dell’istituto del comodato d’usogratuito.Ulteriore punto di forte criticità è dato dai diritti dei cosiddetti terzi in buona fedecostituiti soprattutto da banche che hanno acceso delle garanzie reali a fronte di cre-diti vantati nei confronti del prevenuto.Esiste una vasta casistica di beni confiscati definitivamente e in condizioni di tota-le abbandono e degrado, proprio a causa di un’ipoteca che ne impedisce l’assegna-zione e finisce per penalizzare tutti gli attori in campo, istituiti di credito inclusi.

La legge 109/96 e il riutilizzo sociale dei beni confiscati: luci e ombreL’altro aspetto fondamentale su cui incentrare la nostra analisi è quello qualitativo:in che modo l’uso sociale di un bene confiscato diventa fattore di crescita socio-eco-nomica di un territorio e di consenso allo Stato nella lotta contro la criminalità or-ganizzata. In quest’ambito possono essere individuati alcuni indicatori che utili a valutare illivello qualitativo raggiunto:1. Partecipazione della collettività nel progettare l’uso sociale del bene confiscato e

nella successiva assegnazione;2. effetti positivi diretti derivanti dall’uso sociale del bene confiscato;3. effetti positivi indiretti con ricaduta sul territorio in cui insiste il bene.Premettiamo subito che tali indicatori risentono direttamente delle condizioni, dellemodalità e dei tempi con cui si è svolto l’iter di confisca e successiva assegnazione.I meccanismi di coinvolgimento e partecipazione che si mettono in moto in relazio-ne all’utilizzazione finale di un immobile confiscato rappresentano un elementofondamentale nel dare tangibilità della restituzione alla collettività dello stesso. Il bene può essere considerato restituito ai cittadini solo se essi stessi sono chiama-ti ad esprimersi su cosa farne, come meglio impiegarlo a beneficio di tutti.Concorsi di idee, incontri a tema, percorsi nelle scuole, sono pratiche importantis-sime per garantire l’esercizio del diritto di cittadinanza proprio laddove era stato

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messo in crisi per effetto di chi aveva costituito un potere illegale. Analogamente, si ritiene che i percorsi di assegnazione debbano avvenire secondopercorsi ad evidenza pubblica, allo scopo di dare la percezione che rispetto ad unbene restituito alla collettività, tutti i cittadini possano avere pari opportunità di ac-cesso. Ciò migliora l’impatto positivo sul territorio, scoraggia pratiche clientelari eriduce i rischi di infiltrazioni mafiose.Per quanto concerne il secondo punto, la valutazione può essere effettuata consi-derando parametri chiaramente riscontrabili come: numero di occupati, numero diutenti/visitatori, attività svolta, impianti produttivi recuperati, ecc.Tali parametri hanno valenza e natura diversa a seconda del tipo di immobile (ap-partamento, terreno, ecc.) e della sua destinazione finale. Si può quindi asserire che l’obiettivo è stato centrato solo in caso di successo del-l’esperienza associativa o imprenditoriale incentrata su quel bene.Ciò non vuol dire stabilire a priori un concetto di infallibilità dei soggetti assegna-tari dei beni: molto dipende dalla capacità, dall’efficienza, dalla professionalità, dal-la creatività che è in grado di esprimere il privato sociale. Quello che si vuole sot-tolineare è che tali soggetti devono essere posti nelle condizioni di avere chance disuccesso.Da questo punto di vista è emblematica la condizione che riguarda le cooperativesociali di tipo b assegnatarie di terreni confiscati. Tali cooperative sono costituite da soggetti socialmente ed economicamente debo-li, disoccupati e soggetti svantaggiati, ai quali viene data la possibilità di creare lepremesse per un reddito stabile e duraturo attraverso la gestione dei beni confisca-ti. Purtroppo, tali cooperative sono assegnatarie di fondi agricoli che, a causa dellungo iter burocratico, sono completamente abbandonati e, nel caso di impianti ar-borei, totalmente distrutti.Ciò determina l’esigenza di effettuare un forte investimento economico il cui ritor-no sarà dopo diversi anni e rispetto al quale non ci sono le condizioni di accesso alcredito, poiché gli stessi terreni oggetto dell’investimento non possono costituiregaranzie per gli istituti di credito. Dunque si assiste al paradosso di cooperative considerate particolarmente fortuna-te poiché assegnatarie di un grosso patrimonio di terre confiscate, ma impossibili-tate a mettere in produzione quei terreni per mancanza di risorse economiche dainvestire, di mezzi tecnici, ecc.Le esperienze di successo note non sono scevre di questo tipo di difficoltà con cuicontinuano a misurarsi quotidianamente, pur tuttavia hanno potuto godere di stra-ordinari ed estemporanei interventi di soggetti, soprattutto privati, che hanno aiu-tato a superare tali ostacoli. Tuttavia, se si vuole raggiungere l’obiettivo di far divenire “sistema” lo sviluppo diimpresa sui beni confiscati, è necessario creare le condizioni affinché i soggetti as-

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segnatari possano essere messi in grado di lavorare e lanciare la propria sfida sulterritorio in cui operano. Non si sta sostenendo l’introduzione di nuove e più onorevoli pratiche assistenzia-li che mortificherebbero il senso della stessa iniziativa, bensì di intervenire affinchécoloro che hanno il coraggio di scommettere il proprio futuro sul recupero produt-tivo dei beni confiscati possano essere messi nelle condizioni di giocare fino in fon-do la partita.L’ultimo indicatore individuato è quello relativo agli effetti positivi indiretti e ri-guarda la dimensione del coinvolgimento del territorio circostante rispetto all’usodella risorsa bene confiscato. Affinché si possano raggiungere i livelli più alti di ef-fetti positivi è necessario mettere in campo azioni che consentano di ampliare i sog-getti percettori di benefici in qualche modo legati all’attività sviluppata all’internodel bene confiscato. Ancora una volta, l’obiettivo della conquista del consenso sociale è perseguito me-diante la partecipazione ed il coinvolgimento degli attori positivi che operano sulterritorio, affinché possano avere nuove opportunità e nuove occasioni di riscatto.In tal senso, appaiono significative le iniziative di alcune cooperative sociali chehanno coinvolto diversi operatori economici del territorio nella produzione e nel-la trasformazione di materie prime.È evidente che per poter svolgere efficacemente questo ruolo, i soggetti preposti al-la gestione degli immobili sottoposti a confisca devono presentarsi come interlocu-tori credibili ed affidabili. Ciò dipende senz’altro dalle capacità degli stessi, ma an-che dalle condizioni in cui sono assegnati i beni e dagli strumenti di sostegno po-sti in essere dallo Stato al fine di garantire le condizioni di avviamento dell’uso so-ciale.

L’importanza del riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie sta nella dimen-sione della visibilità sul territorio di una azione dipromozione culturale, socia-le ed economica.La legge n. 109/96 esprime un forte contenuto etico e simbolico. Si afferma che il mi-to dell’invincibilità delle mafie è falso, che essa si può sconfiggere ed anzi la sua scon-fitta può rappresentare in modo pratico e diretto una risorsa per il territorio. I beniconfiscati rappresentano opportunità di aggregazione e sviluppo, dimostrando chesenza le mafie la comunità cresce e che i mafiosi sono un ostacolo per lo sviluppo.Per Libera e per il mondo dell’associazionismo, della cooperazione sociale e dellascuola che la compongono e rappresentano, lo sviluppo comunitario, consapevolee democratico rappresenta la strada migliore per una efficace lotta alle mafie. Per contrastare il potere di condizionamento economico e sociale che le mafie han-no verso i territori dove si insediano attraverso l’uso spregiudicato del denaro e del-la violenza, lo strumento più efficace è la crescita comunitaria. Una comunità for-

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te, consapevole e solidale è il miglior argine ai gruppi criminali.Il riutilizzo sociale dei beni confiscati, quindi, che coniuga insieme aspetti pratici esimbolici, è un ottimo strumento di crescita comunitaria immediatamente percepi-bile come in antitesi allo sviluppo mafioso.Un secondo argomento importante contenuto nella legge 109/96 è quello della com-partecipazione tra la parte repressiva e quella preventiva nella lotta alle mafie.La legge 109/96 contiene un principio decisamente innovativo: la lotta alle mafie vie-ne compiuta sia dal punto di vista repressivo che preventivo ed entrambi questi pia-ni devono essere rappresentati allo stesso livello. Di conseguenza nella legge i fruitori dei beni immobili confiscati possono essere in-differentemente gli apparati dello Stato dedicati alla sicurezza e all’azione antima-fia (forze dell’ordine, magistratura) o coloro che sul territorio operano per la pre-venzione e la crescita comunitaria (comuni, associazioni, cooperative sociali).L’utilizzo sociale dei beni confiscati costituisce il miglior modo di rendere visibileil lavoro svolto dalla magistratura e dalle forze investigative.

Terzo e fondamentale argomento attinente alla tematica dell’uso sociale dei beniconfiscati è quello dello sviluppo, ed in particolare dello sviluppo economico. I beni confiscati rappresentano risorse, frequentemente di grande valore economi-co, collocate generalmente in aree a forte ritardo di sviluppo occupazionale. Si trat-ta quindi di una importante occasione sotto molti punti di vista. Oltre però la dimensione economica pura, i beni confiscati offrono grandi opportunità sul piano della cultura d’impresa, del modo in cui si compie l’azioneeconomica. Le imprese attivabili sui beni confiscati immobili, di gran lunga la parte dei benipiù interessanti, sono necessariamente di carattere sociale poiché la legge prevedecome unica forma d’impresa in grado di ricevere un bene confiscato le cooperativesociali. I beni confiscati possono quindi essere utilizzati in una logica imprenditoriale equindi di sviluppo ma, avendo questo vincolo di destinazione verso le cooperativesociali, l’impresa che nascerà dovrà avere necessariamente una forte valenza etica. Lo scenario che quindi viene offerto è quindi quello di utilizzare i beni confiscaticon un forte valore etico – simbolico per costruire imprese prevalentemente dedi-cate all’azione sociale.A tutto questo si unisce il difficile contesto dal punto di vista economico dove so-no in prevalenza collocati i beni dove la logica d’impresa è stata fortemente condi-zionata dai trasferimenti pubblici e dalla presenza mafiosa. L’opportunità è quindi molto importante e strategica: fare impresa in modo limpi-do ed efficace, attraverso beni a forte valore etico – simbolico, con una grande at-tenzione al sociale.

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L’impatto sul territorio può davvero essere importante soprattutto sul piano edu-cativo. Libera ha quindi colto questa opportunità cercando di promuovere imprenditoria-lità sui beni confiscati ovunque se ne presentasse l’opportunità, attivando risorse esostegni di soggetti pubblici e privati competenti e cercando di garantire la massi-ma utilità sociale dell’azienda.

Gianluca FaraoneUfficio presidenza nazionale

LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

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L’uso sociale dei beni confiscati

7LE PROPOSTE DI LIBERA PER L’USO SOCIALE

DEI BENI CONFISCATI

Sulla base delle esperienze attivate in oltre dieci anni dall’entrata in vigore dellaLegge 109/96, grazie al lavoro svolto in sinergia con Prefetture, Forze dell’ordine,enti locali e altri attori dei diversi territori, dove si trovano beni confiscati alle ma-fie, reputa importante il confronto su una serie di misure che, se introdotte, potreb-bero potenziare il versante dell’attacco ai patrimoni mafiosi quale priorità da per-seguire da parte dello Stato e della società civile organizzata per debellare il pote-re delle cosche.

Maggiore impulso alle indagini patrimoniali e ai provvedimenti di sequestro dei beni.Tante sono ancora le difficoltà che s’incontrano per l’individuazione dei patrimonidi provenienza illecita sia nella fase di indagine sia in quella di accertamento pro-cessuale. È necessaria una professionalità investigativa che possa tenere il passo delle moderne formedi reimpiego dei capitali illecitamente accumulati. Sono ancora pochi, rispetto alle esi-genze, gli investigatori qualificati impegnati in queste indagini e i magistrati che sene occupano nei Tribunali per le misure di prevenzione, che valutano le varie pro-poste di sequestro e gestiscono i beni dal sequestro alla confisca.L’attività investigativa (svolta dagli organi proponenti) propedeutica al sequestroed alla confisca è attività che presenta (come tutti gli addetti ai lavori sanno perfet-tamente) profili di notevole complessità. Le oggettive difficoltà delle indagini ri-sentono, in particolare, delle commistioni tra economia legale ed economia illega-le; sicché il compito di individuare settori imprenditoriali nella sia pur indiretta di-sponibilità di soggetti indiziati di mafia è compito sovente a dir poco arduo. La dif-fusione di un adeguato livello di cultura dell’investigazione patrimoniale richiede,invero, considerevole e specifica professionalità nonché l’impiego di risorse tecni-che ed umane adeguate. I pubblici ministeri ed i giudici che si avvicinano al deli-cato settore delle misure di prevenzione devono munirsi, in forza prevalentemen-te di una volontaria e costante opera di autoformazione, degli strumenti culturalie tecnici necessari. Ciò richiede l’investimento di tempo, energia e motivazioni.Bisogna, peraltro, dare atto, in particolare, dello sforzo operato, in anni recenti, inparticolare, dalle forze investigative specializzate, anche se molto rimane da fare. Le sezioni misure di prevenzione di alcuni tribunali dovrebbero essere dotate diadeguate risorse umane e professionali. Potenziare il settore delle misure di pre-venzione - preposto anche al sequestro ed alla confisca antimafia e che oggi vieneancor più indicato come momento nevralgico nell’azione di contrasto delle orga-

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nizzazioni criminali - significa porre in essere scelte organizzative che possono ave-re significative ricadute sull’effettività della lotta ai patrimoni delle mafie.

Razionalizzazione della normativa in materia di sequestri e confische.Sono diventate tante le disposizioni legislative che prevedono diversi tipi di confi-sca penale e di allargamento dell’applicazione della confisca di prevenzione.Risulta auspicabile l’introduzione di un Testo unico in materia di aggressione ai patri-moni di mafia e la piena applicazione di alcune leggi, la cui concreta ed effettiva at-tuazione potrebbero far fare un notevole salto di qualità nella lotta al potere econo-mico e finanziario delle mafie, quali la legge Mancino del 1993 – “Norme per la tra-sparenza nella cessione di partecipazioni e nella composizione della base sociale delle socie-tà di capitali, nonché nella cessione di esercizi commerciali e nei trasferimenti di proprietàdei suoli” – nonché tutte le disposizioni normative di attuazione delle direttive eu-ropee antiriciclaggio.

L’uso sociale dei beni confiscati alle mafie: principio intoccabileQuesto principio deve essere assoluto e ineludibile. Per questo va espressamenteeliminata quella previsione contenuta nelle leggi n. 512 del 1999 in materia di vit-time delle mafie e n. 44 del 1999 in materia di estorsione e usura che prevede la pos-sibilità della vendita anche dei beni immobili per alimentare i relativi fondi di so-lidarietà. Questo non significa togliere risorse per queste finalità, ma che occorreinvece assicurare che il denaro e le altre liquidità confiscate possano effettivamen-te affluire nei relativi fondi.

Istituzione di un’Agenzia nazionale per la gestione e destinazione dei beni se-questrati e confiscati alle mafie.Ancora oggi, a distanza di undici anni dall’entrata in vigore della legge n. 109/96,viviamo un periodo di straordinarietà nei progetti di riutilizzo dei beni confiscati.Occorre invece una vera e propria programmazione e l’inserimento dei beni confi-scati nei piani di sviluppo economico e sociale sia nazionali che regionali e locali.Sono certamente insufficienti, oggi, le persone impegnate dall’Agenzia delDemanio, al di là dell’impegno e della sensibilità dei suoi funzionari, nella gestio-ne dei beni immobili e delle aziende confiscate ancora da destinare. L’esperienzanei progetti sull’uso sociale dei beni confiscati compiuta in questi anni segnala lanecessità di un interlocutore unico, autorevole e competente che prenda in mano lagestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati.Si propone, a tal fine, la creazione di un’Agenzia nazionale (con personale e funzio-nari qualificati, compreso quello attualmente in forza nelle sezioni misure di pre-venzione dei Tribunali, nell’Agenzia del Demanio e di quegli amministratori cheabbiano dimostrato una buona capacità gestionale) che affianchi la magistratura

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nella gestione dei beni sequestrati e possa garantire una organicità e sistematicitàdella gestione dei beni confiscati Certo l’individuazione delle caratteristichedell’Agenzia non è questione semplice. Ad esempio, dovrà essere attivata una for-te sensibilità economica poiché gran parte dei progetti sui beni confiscati necessi-tano di competenze di promozione d’impresa e di analisi di mercato.

Lo sviluppo dei progetti sui beni aziendaliLe aziende che arrivano a confisca nella maggior parte dei casi sono aziende nonpiù attive. Occorre garantire la continuità dell’attività imprenditoriale dal giornostesso del provvedimento di sequestro, per garantire quote di mercato e mantene-re se non incrementare il livello occupazionale. Sarebbe opportuno prevedere, mo-dificando l’attuale formulazione della legge n. 109/96, anche per i beni aziendali,il divieto di vendita, così come per i beni immobili, promuovendo, altresì, l’affittoa titolo gratuito non solo agli ex dipendenti della stessa azienda ma anche a coope-rative sociali e a nuove forme di imprenditorialità giovanile (ad es. per la gestionedi aziende di calcestruzzi, aziende agricole bufaline, strutture alberghiere e turisti-che, negozi commerciali).Dai dati della stessa Agenzia del Demanio, del settembre 2005, su un totale di 227aziende destinate solo 10 sono state affittate mentre ben 61 messe in liquidazione,25 chiuse e 31 vendute, mentre su 444 aziende ancora da destinare solo 54 sono an-cora quelle attive.Una mano in tal senso può venire da “Cooperare con Libera Terra – Associazione di pro-mozione cooperativa e della legalità” che raggruppa più di cinquanta soggetti di pro-mozione imprenditoriale, di produzione di qualità e di certificazione biologica, didistribuzione e commercializzazione. Scopo dell’Agenzia è quello di fornire servi-zi finalizzati alla nascita, allo sviluppo e all’integrazione di iniziative imprendito-riali di norma in forma di società cooperativa, costituite allo scopo di gestire beni epatrimoni aziendali confiscati alla criminalità organizzata.

La trasparenza nelle informazioni e nelle procedure di assegnazione dei beni confiscatiLa legge n. 109/96 ha rilevato l’esigenza di attuare un monitoraggio permanentedei beni sequestrati e confiscati al fine di avere un quadro sempre aggiornato. Inprecedenza la raccolta dei dati era rimessa alla buona volontà delle amministrazio-ni a vario titolo interessate, le quali autonomamente e senza alcun raccordo tra lo-ro hanno provveduto a creare diversi sistemi di rilevazione. In questo contesto lalegge ha disposto che la raccolta dei dati relativi ai beni sequestrati o confiscati, deidati concernenti lo stato del procedimento per il sequestro e la confisca, nonché deidati inerenti alla consistenza, alla destinazione o all’utilizzazione dei beni, andavadisciplinata da un regolamento del Ministero della Giustizia, che è stato adottato il

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28 febbraio 1997. Esso prevede che la Direzione generale degli affari penali, al finedi una raccolta unitaria ed omogenea dei dati, promuova il coordinamento delle at-tività in esso disciplinate, anche attraverso consultazioni periodiche tra le ammini-strazioni interessate. Nonostante l’entrata in funzione della banca dati, rimane an-cora viva, però, la difficoltà di avere nella maniera più completa possibile un qua-dro adeguatamente aggiornato. Questa banca dati, infatti, non è completa e moltesono state anche le critiche della Corte dei Conti contenute nella sua relazione delluglio 2005. Con l’entrata in funzione dell’ufficio del Commissario straordinario nel1999, questo problema si era in parte risolto, tramite la creazione di una banca da-ti che è stata sicuramente la più completa tra quelle disponibili e rappresenta il frut-to di un’importante azione di monitoraggio sul territorio. Questa banca dati è stataaggiornata dall’Agenzia del Demanio ma quello che oggi occorre è continuare il la-voro di monitoraggio e verifica sul campo della situazione effettiva in cui si trovanoi beni confiscati. Molto importante potrà essere il contributo offerto anche dallaBanca dati che sarà operativa, speriamo a breve, e realizzata grazie al progetto SIP-PI del Ministero dell’Interno. Non conoscere dove i beni immobili confiscati sonosituati, rappresenta un problema anche al momento dell’assegnazione degli stessi.Le associazioni che intendono utilizzare una struttura confiscata per svolgere leproprie attività sarebbero agevolati se conoscessero in anticipo, al momento dellarichiesta al Comune, il numero dei beni e la loro collocazione sul territorio. Questamancanza di trasparenza fa, inoltre, aumentare i pericoli di favoritismi nelle asse-gnazioni. Un percorso e un’azione per garantire trasparenza e condivisione anchedelle procedure di assegnazione (attraverso bandi pubblici e regolamenti per l’as-segnazione) è quello che si sta cercando di realizzare soprattutto con le amministra-zioni comunali, che si stanno dimostrando veramente sensibili al tema.

I finanziamenti ai progetti di riutilizzo dei beni confiscatiLa legge n. 109/96 aveva previsto, anche mediante apposito regolamento, l’istitu-zione, presso le prefetture, di un fondo provinciale per finanziare, anche parzial-mente, i progetti relativi alla gestione a fini istituzionali, sociali o di interesse pub-blico degli immobili confiscati, nonché relativi a specifiche attività di risanamentodi quartieri urbani degradati, prevenzione e recupero di condizioni di disagio edemarginazione, intervento nelle scuole per corsi di educazione alla legalità e pro-mozione di cultura imprenditoriale per giovani disoccupati. Al fondo dovevano af-fluire i soldi che provenivano dalla vendita dei beni mobili, dal recupero dei credi-ti personali, dall’affitto, vendita e liquidazione dei beni aziendali. L’istituzione diquesti fondi è stata, però, prevista per un periodo limitato di tre anni. Solo pochis-sime prefetture li hanno in realtà effettivamente istituiti. Da ciò derivano le enormi difficoltà relative alla mancanza di risorse finanziarie disponibili. A ciò si aggiunge che dopo l’approvazione della legge n. 109/96, sono

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entrate in vigore numerose leggi, fino all’ultima legge finanziaria, che prevedonodi finanziarsi con i beni confiscati, il tutto in maniera disomogenea e irrazionale.In questi anni sta assumendo sempre più un ruolo importante la previsione di ri-sorse regionali ad hoc: appositi capitoli di bilancio, fondi di rotazione e legislazio-ne di sostegno. Fondamentale sarà anche l’inserimento dei progetti di riutilizzo deibeni immobili all’interno dei Programmi nazionali, regionali e locali di sviluppoeconomico e sociale del territorio: ad esempio con la previsione di forme di premia-lità a parità di punteggio nei bandi regionali in materia di agricoltura, assistenzasociale, imprenditorialità giovanile.Una delle maggiori difficoltà incontrate dalle cooperative sociali e dalle associazio-ni impegnate nella gestione di beni immobili confiscati è rappresentata dal manca-to accesso agli strumenti creditizi e finanziari di sostegno per le attività svolte. Laconcessione del bene in comodato d’uso gratuito non costituisce, infatti, un titolosufficiente per avvalersi dei finanziamenti previsti dal sistema creditizio.Il disegno di legge delega del governo della scorsa legislatura aveva previsto unfondo di garanzia limitato alle imprese e ai beni aziendali, occorre istituire ancheun fondo di garanzia ad hoc anche per i beni immobili non aziendali, affidati inconcessione a titolo gratuito ai soggetti previsti dalla legge 109/96.

Lo stato dei beni e tutela dei diritti di terziNotevole è ancora oggi lo scarto che esiste tra beni assegnati formalmente (con undecreto di destinazione della Direzione generale del Demanio) e beni effettivamen-te riutilizzati. Un problema che in molti casi blocca l’effettiva consegna e riutilizzodei beni confiscati è costituito dal fatto che questi beni pervengono a confisca defi-nitiva in uno stato di fatto e di diritto diverso da quanto rappresentato nel decretodi sequestro e di confisca. Questo è dovuto sia alla presenza di occupanti quasisempre senza titolo (in molti casi il prevenuto stesso, suoi familiari o conoscenti,che gli versano anche il canone di locazione), oppure alla presenza di vincoli e gra-vami quali ipoteche e contratti d’affitto (stipulati prima o durante il sequestro sen-za prevedere una clausola rescissoria al momento della definitività della confisca). In quest’ultimo caso, di contratto d’affitto ad un’associazione e/o cooperativa du-rante la fase del sequestro, sarebbe il caso di confermare la destinazione per finali-tà sociali alla stessa. Per le ipoteche è necessario giungere quanto prima ad un ac-cordo nazionale con l’ABI (l’Associazione delle banche italiane) e all’istituzione diuno specifico fondo di garanzia.

Il sostegno ai progetti di impresa sociale sui beni confiscatiGrazie all’utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, è possibile realizzare inter-venti di politica attiva del lavoro, centrati sui bisogni specifici dei soggetti e sullecaratteristiche dei territori oggetto di intervento, per migliorare le chances occupa-

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zionali degli individui e facilitare il superamento di logiche di passività. Ciò chepiù serve a tale scopo è quindi lo sviluppo di progetti finalizzati a promuovere lalegalità nel mondo dell’economia sociale.In tale direzione si tratta di verificare a livello nazionale le potenzialità di utilizzodei beni confiscati a fini occupazionali; favorire la nascita di nuove cooperative perla gestione dei beni confiscati alle mafie e consolidare le esperienze delle coopera-tive sociali già impegnate nel lavoro sui beni confiscati alle mafie.Ecco, a titolo esemplificativo, alcune delle misure necessarie per trasformare in im-presa sociale l’utilizzo sociale dei beni che sono confiscati alle cosche. - Istituzione di forme specifiche di sostegno alle cooperative sociali ed alle associa-

zioni assegnatarie di beni confiscati (sul modello imprenditoria giovanile) che ten-gano conto dello sviluppo dell’impresa, dalla fase di start up alla fase di maturità;

- istituzione di fondi di garanzia per consentire l’accesso al credito dei soggetti cheinvestono per recuperare produttivamente e socialmente i beni confiscati alle mafie (per esempio: attraverso l’impiego di fondi provenienti dalle confische diconto correnti, titoli ed altro);

- individuazione di istituti giuridici più solidi del comodato d’uso gratuito cheassegna all’ente locale un potere di revocabilità eccessivamente discrezionale; - misure tese ad agevolare la stipula di assicurazioni per i beni oggetto di confisca

ed assegnati per l’uso sociale, giacché le compagnie assicurative mostrano resistenze;

- forme di prelazione per i soggetti che gestiscono beni confiscati alla mafia nell’as-segnazione di beni aziendali (es. mezzi agricoli, autoveicoli, strumentazioni in-formatiche, ecc.).

La dimensione europea e internazionale dell’aggressione alle ricchezze delle mafieÈ necessario sviluppare tutte le forme di collaborazione, a livello europeo e inter-nazionale, tra le forze investigative e giudiziarie (Europol e Eurojust in particola-re). Per quanto difficile, v’è da auspicare che vada avanti il processo di armonizza-zione delle diverse legislazioni nazionali: da esso dipende anche il mutuo ricono-scimento delle decisioni giudiziarie che favorisce l’azione antimafia e la piena at-tuazione della proposta di un mandato di confisca europeo.Si propone inoltre l’estensione della legge n. 109/96 alle legislazioni degli altri Paesieuropei.

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8LEGGE 109/96:

OSSERVAZIONI E PROPOSTE CNEL(CONSIGLIO NAZIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO)

PremessaIl presente testo di Osservazioni e proposte è predisposto dal CNEL in ottemperan-za all’art. 10 della legge n. 936/1986 recante “Norme sul Consiglio Nazionaledell’Economia e del Lavoro”.L’istruttoria del documento è stata curata dall’Osservatorio socio-economico sullacriminalità coordinato dai consiglieri Annibaldi e Tocco, nel corso delle riunioni del13 dicembre 2006 e del 15 febbraio 2007.Il documento è stato approvato all’unanimità dall’Osservatorio socio-economicosulla criminalità nella seduta del 14 marzo 2007.Il documento è approvato all’unanimità in via definitiva dall’Assemblea del CNELnella seduta del 29 marzo 2007.

IntroduzioneL’Osservatorio socio-economico del CNEL sulla criminalità, fin dai primi anniNovanta, ha ritenuto il tema della destinazione dei beni sequestrati e confiscati unodegli aspetti centrali della lotta alla mafia ed ha sempre posto al centro della sua at-tività tale problema contribuendo anche alla stesura della legge 109/96.La legge 109/1996 sulla confisca dei beni e sul loro riutilizzo a fini sociali costitui-sce uno strumento importante in grado di distruggere la struttura economica del-la mafia, vale a dire la sua capacità di stringere rapporti di collusione e complicitàcon esponenti della politica, delle istituzioni, del mondo dell’economia e dell’im-prenditorialità. I beni confiscati rappresentano un valore economico tangibile e co-stituiscono uno strumento per favorire le comunità locali sul piano economico e so-ciale, diventando moltiplicatori di vantaggi per i vari soggetti ed attori coinvolti. Il grande valore simbolico della destinazione a fini socialmente utili dei patrimoniin possesso delle organizzazioni criminali ha rappresentato per le comunità segna-te dalla presenza mafiosa, il segnale più forte e concreto della riaffermazione del-l’autorità dello Stato che, attraverso i nuovi strumenti restituiva alla collettivitàquanto illecitamente era stato ad essa sottratto con l’intimidazione e la violenza emascherato in forma di legittima disponibilità.Successivamente all’entrata in vigore della legge, l’Osservatorio ha proseguito nel-l’attività di monitoraggio e di studio svolgendo alcune iniziative finalizzate a faremergere le problematiche a tutt’oggi non ancora completamente risolte. La nor-mativa, infatti, può essere suscettibile di alcuni miglioramenti - soprattutto nella

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parte che va dalla gestione delle imprese sottoposte a sequestro al momento con-clusivo della destinazione del bene – idonei a consentire il mantenimento in vitadelle imprese e il loro sviluppo in un sistema di legalità e di mercato.

Osservazioni Tuttavia, al di là del positivo giudizio sull’impianto della legge, le previsioni di pro-cedure amministrative più rapide e la semplificazione delle fasi in cui si articolanoi procedimenti di sequestro, confisca e destinazione, non hanno impedito lentezze,ritardi, ostacoli. La necessità di assicurare un coordinamento centrale delle molteplici attività pre-viste dalla legge in capo a diversi organi pubblici ha determinato dapprima la co-stituzione di un Osservatorio permanente sui beni confiscati e, successivamente,nel 1999, l’istituzione di un Ufficio del commissario straordinario del Governo perla gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali con loscopo di assicurare il coordinamento tra le amministrazioni interessate alla mate-ria, nonché il collegamento tra queste e le realtà associative interessate alla gestio-ne e destinazione dei beni previste dalla legge. Tra i compiti del commissario straordinario risultavano quelli di segnalazione e diimpulso dei provvedimenti amministrativi necessari alla corretta gestione dei be-ni confiscati, oltre al controllo sulla effettiva destinazione sociale dei beni. La positiva esperienza del commissario straordinario, testimoniata dalle articolateproposte di riforma della disciplina di settore e dal prezioso lavoro di monitorag-gio dei beni e dei procedimenti ad essi relativi con l’elaborazione di una Banca da-ti dei beni confiscati, è stata, com’è noto, interrotta dal Governo con la soppressio-ne di quell’ufficio deliberata con il decreto del 23 dicembre 2003.La stessa esperienza ha però segnalato la necessità di una riforma della normativadi settore per superare i limiti e le incongruenze evidenziate nel corso di questi an-ni e per rendere rapide ed efficaci le procedure che portano al riutilizzo dei benisottratti alle mafie.Con il decreto di scioglimento del commissario straordinario, il 23 dicembre 2003il Governo ha deciso di affidarne i compiti all’Agenzia del demanio, con il coordi-namento della Presidenza del Consiglio dei ministri. E’ stata dunque l’Agenzia deldemanio (a livello centrale e regionale) ad occuparsi di beni confiscati e ad essereprotagonista del meccanismo di destinazione degli stessi.Si è sottolineata la mancanza di competenze specifiche, di strumenti e mezzi ade-guati, impegnata com’è, l’Agenzia del demanio, su altri fronti istituzionale e conaltri obiettivi. Basterebbe solo dire che i beni demaniali, di cui l’Agenzia è istituzionalmente pre-posta ad occuparsi, sono solitamente costituiti da beni immobili e da universalitàdi beni mobili raramente organizzati sotto forma d’impresa e di compendi azien-

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dali in genere, che di recente invece rappresentano spesso la parte centrale dei se-questri di beni alle organizzazioni mafiose; né si può pensare che una competenzaprofessionale a gestire tale genere di beni possa essere nata semplicemente per averinserito, solo nel dicembre 2003 quando ci si apprestava a sopprimere l’Ufficio delcommissario straordinario, nello statuto dell’Agenzia del demanio – tra i compiti –la gestione dei beni aziendali sequestrati o confiscati ai sensi della normativa anti-mafia. Ma il 12 luglio 2005 è intervenuta la relazione della Corte dei Conti relativaalla «attuazione delle disposizioni sulla riutilizzazione dei beni confiscati alla cri-minalità organizzata – legge n. 109 del 1996».La Corte dei Conti ha sottolineato le varie problematicità e criticità nella gestione edestinazione dei beni confiscati ed in particolare:a) le difficoltà connesse alla fase giurisdizionale del sequestro e della confisca (ad

es. ritardata trascrizione dei decreti di sequestro e/o confisca e comunicazionetardiva dei decreti definitivi di confisca da parte delle cancellerie);

b) le difficoltà relative alla gestione dei beni (beni occupati, fabbricati abusivi, sus-sistenza di diritti di terzi – quali le ipoteche, possesso di quote indivise del beneconfiscato);

c) le problematiche relative alla fase di utilizzazione dell’immobile confiscato (disin-teresse degli amministratori, mancanza di finanziamenti per la ristrutturazione);

d) le problematiche inerenti la gestione delle aziende.Un capitolo dell’inchiesta della Corte dei Conti è dedicato alle carenze e alle lacu-ne rilevate nella relazione semestrale del Governo al Parlamento sulla situazionedei beni confiscati (non corrette classificazioni, incongruenze nella indicazione del-le diverse tipologie di destinazione, diffusa incompletezza dei dati, assenza diun’analisi dei costi di gestione...). L’indagine della sezione di controllo della Cortedei Conti sulla gestione delle amministrazioni dello Stato – svolta nei confronti deiministeri interessati (Economia e Finanze, Giustizia e Interno, comprese lePrefetture) e dell’Agenzia del demanio – ha riguardato il periodo dal 1º gennaio2001 al 31 dicembre 2003. La Corte dei Conti, nelle sintesi e conclusioni della sua relazione, ha sottolineatoche, nonostante l’impegno dell’Agenzia del demanio, i tempi procedurali stabilitidalla normativa di riferimento sono nel complesso ben lungi dall’essere rispettati,con conseguenti ritardi nell’inizio della concreta utilizzazione a fini sociali dei be-ni ed il protrarsi nel tempo degli oneri di gestione.Diversi problemi continuano a sussistere ed ostacolano il raggiungimento effettivodegli obbiettivi cui tendeva il legislatore del 1996: assicurare l’esclusione dal circuitodella criminalità organizzata dei beni confiscati in alcuni casi di cospicuo valore e con-sentire con celerità il godimento di detti beni da parte della collettività. Occorre, con-tinua la Corte dei Conti, intervenire al più presto con ulteriori e mirati interventi, qua-li: la programmazione delle attività di gestione, il rafforzamento dei rapporti tra

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l’agenzia del demanio e le altre amministrazioni ed enti coinvolti nel procedimento(tramite anche la creazione di tavoli tecnico-istituzionali e di conferenze di servizi),una maggiore attività ispettiva e di monitoraggio delle assegnazioni fatte, il control-lo dell’attività degli amministratori, la trasparenza degli oneri di gestione dei beni.Oltre a ciò il CNEL osserva che sarà utile: - estendere il potere di proporre misure di prevenzione al Procuratore distrettuale

antimafia; - il superamento della subordinazione delle misure di prevenzione patrimoniale al-

l’esistenza delle misure personali; - la prosecuzione delle procedure di prevenzione patrimoniale nei confronti degli

eredi in caso di morte del proposto; - la possibilità di assoggettare a sequestro e confisca i beni dei mafiosi individuati

successivamente;Infatti, la natura dei beni di cui trattasi, il ruolo della gestione di essi, prima e dopo ilsequestro e la confisca, le difficoltà – non solo tecniche, finanziarie e gestionali – pro-prie della tenuta di quei beni, impongono di affidare ad un organo specializzato edesclusivamente destinato a questo scopo, il compito di vigilare, intervenire e governa-re direttamente, con adeguati poteri, il transito dei beni dal sequestro in danno dellemafie alla restituzione alla collettività. E’ utile osservare che, soprattutto nella lunga, lunghissima, fase giudiziaria quandosull’amministrazione del bene viene necessariamente dispiegata un’attenzione del ma-fioso, spesso fatta di intimidazioni e di minacce (dirette o indirette), non è possibileescludere o marginalizzare l’Autorità giudiziaria, cioè l’unico soggetto che può tene-re a freno e fare fronte a quelle minacce.L’ipotesi a cui occorre lavorare, ad avviso del CNEL, attiene alla costituzione di unanuova struttura dedicata ai beni sequestrati e confiscati - articolata a livello centrale eperiferico - coordinata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e in rapporto con ilMinistero dell’Economia e delle finanze e con il Ministero dell’Interno. Sarà ovviamente necessario individuare le forme organizzative della nuova strutturadedicata, anche in relazione ai compiti assegnati dalla legge. Dovranno essere definiti i compiti della struttura per il raccordo della fase giudiziariadel sequestro e della confisca con la fase di destinazione a fini sociali del bene; la pre-visione dell’assegnazione dei beni; lo sviluppo delle politiche finanziarie; il monito-raggio delle procedure e dei beni; la garanzia dell’efficienza e della trasparenza delleprocedure di assegnazione; la vigilanza, attraverso gli opportuni strumenti e proce-dure da definire, sul pericolo che i beni tornino ai mafiosi.E’ utile lasciare immutato il ruolo degli amministratori giudiziari e resta il loro rap-porto con il pubblico ministero e con i giudici della prevenzione nella delicata fasedel sequestro e fino alla confisca; se necessario, quell’amministratore resta anche nel-la fase che precede l’assegnazione del bene.

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La struttura dovrà raccordare l’amministrazione del bene con le esigenze di una ra-pida definizione della vicenda giudiziaria e con la restituzione del bene alla collet-tività nell’ambito di una procedura che salvaguardi le attribuzioni dell’Autorità giu-diziaria e le competenze specialistiche richieste per l’amministrazione di situazionidi rilevante contenuto economico.

ProposteIl CNEL fonda il proprio giudizio della necessità di una riforma attraverso una mo-difica migliorativa della legge 109/96 sulla base del Rapporto del proprioOsservatorio sulla criminalità socio-economica presentato e pubblicato nel maggio2006. Il CNEL propone al Governo e al Parlamento, attraverso le sue osservazionie proposte, che l’insieme dei dati che emergono dal Rapporto postuli la necessitàdella costruzione di una imprenditoria alternativa a quella mafiosa in grado di as-sicurare il mantenimento dell’occupazione legale dei lavoratori dipendenti dell’im-presa e preveda il potenziamento di una occupazione liberata dal vincolo mafioso.Il Rapporto indica quattro priorità:1. le lungaggini dei tempi che sono caratteristici dei procedimenti giudiziari com-

portano che diventi enorme il tempo tra il momento del sequestro, della confiscae del verbale di consegna dei beni immobili. Ciò determina evidenti problemi peri beni aziendali, soprattutto quelli agricoli, che rischiano di essere improduttiviper i primi anni. I beni immobili, invece, spesso richiedono notevoli capitali perpoter effettuare le spese di ristrutturazione che si sono rese necessarie per met-tere la struttura in grado di essere utilizzata per le finalità della destinazione.

2. la carenza di forti e sufficienti poteri in capo al Commissario straordinario al qua-le sono venuti meno gli strumenti adatti a rimuovere ostacoli tra il momento del-la confisca e quello della consegna.

3. le procedure generalmente utilizzate dagli uffici territoriali dell’Agenzia del Demanio,responsabili di meccanismi che non hanno agevolato l’accelerazione dell’iter di con-segna e, a volte, hanno presentato difficoltà nella procedura. Problema che si è accen-tuato in seguito al provvedimento del 23 dicembre 2003 assunto dal consiglio deiMinistri il quale ha deciso di non prorogare più il Commissario straordinario e di af-fidare, a far data dal 1° gennaio 2004, i suoi compiti all’Agenzia del Demanio che si ètrovata gravata ed oberata di nuove funzioni senza avere il personale e la specializ-zazione adeguati. L’assegnazione all’Agenzia del Demanio mostra il permanere del-la concezione del bene confiscato al mafioso che continua ad essere inteso come unbene qualunque senza alcuna specificazione e alcun valore anche simbolico.

4. difficoltà da parte dei responsabili delle forze dell’ordine di evitare che i mafiosi o i lo-ro prestanome occupino abusivamente e senza titolo il bene già altrimenti destinato.

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Il CNEL valuta che sia assolutamente indispensabile mantenere l’asse portante del-la legge che vietava la vendita dei beni e destinava gli stessi ai Comuni, allo Stato,alla società civile, alle cooperative di giovani e di lavoratori. La vendita all’asta, ipo-tesi che ogni tanto riaffiora nelle discussioni sulla stampa, è decisamente da evita-re perché:- mostrerebbe l’incapacità da parte dello Stato di sapere utilizzare al meglio beni di

natura mafiosa; - potrebbe restituire ai mafiosi quello che ai mafiosi è stato sottratto essendo diffi-

cile, per non dire impossibile – data l’alta e comprovata capacità di intimidazio-ne che un bene posto all’asta possa finire nelle mani di chi non è legato diretta-mente o indirettamente al precedente conduttore mafioso.

Il CNEL propone come necessario un intervento teso a rimuovere i problemi chesono emersi in questi primi anni di vigenza della legge. In particolare e in sintesisarebbe opportuno:1. assegnare alla nuova struttura, già indicata precedentemente, appositamente no-

minata, il compito di gestire i beni confiscati dotando la stessa dei poteri, dei fi-nanziamenti e del personale tecnico e specialistico in grado di assicurare in tem-pi certi che il bene confiscato sia definitivamente consegnato all’assegnatario;

2. dedicare al personale della struttura un particolare programma di formazionecontinua sulla gestione dei beni confiscati;

3. definire e creare un congruo fondo posto in capo alla costituenda struttura conle seguenti finalità:- costituire e assicurare una garanzia per l’assunzione dei mutui da parte della cooperative che non siano in grado di farlo autonomamente:- finanziare colture o impianti arborei non più produttivi con il precipuo fine di renderli nuovamente produttivi ed eventualmente procedere alle ristrutturazioni di immobili deteriorati;

4. intervenire legislativamente per risolvere i problemi connessi all’assegnazionecon l’attuale concessione del comodato d’uso gratuito per risolvere uno dei tan-ti problemi insorti dal momento che, fra le altre cose, attualmente non è previstoche le associazioni o le cooperative possano accedere a finanziamenti o a mutuia medio e lungo termine;

5. affidare alla nuova struttura elenchi di professionisti, aperti presso le procure di-strettuali antimafia, che siano in grado di subentrare, subito dopo il sequestro,nell’amministrazione dell’azienda, e ciò al fine di non arrecare nocumento eco-nomico alla stessa e ai dipendenti;

6. dare vita ad un’unica banca dati in capo alla nuova struttura che sia in grado diassicurare il monitoraggio completo dei beni confiscati garantendo un’adeguatapubblicità delle informazioni a livello locale al fine di favorire le richieste di as-

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segnazione da parte delle associazioni locali;7. intervenire legislativamente al fine di superare i problemi dei diritti dei terzi in

buona fede, e ciò per evitare contestazioni, ed il permanere di vincoli e di grava-mi che impediscano, dopo la confisca, la presa in possesso del bene assegnato inmodo da rendere definitivo il titolo di proprietà dopo sentenza di confisca passata in giudicato;

8. istituire un fondo provinciale pluriennale simile al Confidi per finanziare e con-cedere eventuali garanzie a progetti relativi all’uso dei beni confiscati;

9. intervenire legislativamente per regolamentare l’assegnazione dei beni alle asso-ciazioni e alle cooperative, da parte dei comuni, per garantire trasparenza nonchéla partecipazione delle comunità locali, attraverso un regolamento di assegnazio-ne che garantisca la trasparenza e la pubblicità delle procedure di assegnazione.

Per maggiori informazioniwww.cnel.it

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L’uso sociale dei beni confiscati

9COOPERARE CON LIBERA TERRA

AGENZIA PER LO SVILUPPO COOPERATIVO E LA LEGALITÀ

Nelle terre confiscate alle mafie “Libera Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, con ilprogetto “Libera Terra”1, ha portato avanti un’esperienza unica ed efficace di economiadiversa, pulita e sostenibile. Su queste terre riscattate si sono sviluppate nuove impresecooperative caratterizzate da una fortissima carica valoriale. Queste giovani cooperati-ve meritano non solo riconoscimento, ma strumenti e sostegno per realizzare iniziativeimprenditoriali capaci di produrre e diffondere prodotti buoni che si fondano sulla cul-tura della legalità e della libertà, per trasformare una sfida in un progetto di economiasociale che vince, anche nei mercati. Per queste ragioni è nata l’Agenzia “Cooperare conLibera Terra”, uno strumento attivo per accedere alla rete cooperativa, rendendo dispo-nibili tutte le conoscenze necessarie alla crescita di un’economia che pone l’etica al suocentro, per dimostrare, con i fatti, che solo l’agire legittimo è fonte di sviluppo.

Chi siamoL’Agenzia, promossa e originata dalla volontà e disponibilità di cooperative e asso-ciazioni di Legacoop2, è una associazione senza scopo di lucro, aperta a tutte le im-prese e consorzi cooperativi, enti e associazioni che condividono le azioni e le sceltedell’associazione Libera e sono interessate al consolidamento della legalità, al raffor-zamento dell’economia pulita e sostenibile, e al riscatto e positivo utilizzo di beni con-fiscati alle mafie e più specificamente allo sviluppo di nuove imprese cooperative.La mission dell’Agenzia è fornire servizi finalizzati alla nascita, allo sviluppo e al-

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1. Numerosi sono stati i progetti avviati sul territorio grazie ad un metodo di lavoro in rete che si è andato sempre più sviluppan-do: quello dei tavoli istituzionali presso le Prefetture che ha dato vita alla nascita di protocolli d’intesa tra i soggetti previsti nelprocedimento di destinazione. Libera si è dotata di un Ufficio nazionale sui beni confiscati che ha il compito di coordinare tut-ti i progetti sul territorio. Il frutto del lavoro sui terreni tolti alla mafia ha portato alla produzione di olio, pasta, vino, legumie altri prodotti biologici delle cooperative di giovani in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania e contrassegnati dal marchio diqualità e legalità “ Libera Terra”.

2. La Carta dei Valori di Legacoop (1995).1. Il socio è il nucleo originario di ogni forma di mutualità e rappresenta il primo riferimento concreto dell’azione cooperativa.2. Le imprese cooperative svolgono il proprio ruolo economico a favore dei cooperatori, delle generazioni future, della comuni-

tà sociale. Esse offrono ai propri partecipanti sicurezza, vantaggi e riconoscimenti in proporzione al concorso individuale diognuno.

3. La principale risorsa della cooperazione è rappresentata dagli individui che ne fanno parte. Ogni cooperativa deve valorizzar-ne il lavoro, stimolarne e riconoscerne la creatività, la professionalità, la capacità di collaborare per il raggiungimento degliobiettivi comuni.

4. Il cooperatore si manifesta innanzitutto con il rispetto per le persone. Al cooperatore si richiede franchezza, spirito di giustiziae senso di responsabilità, qualunque sia il suo ruolo o la sua posizione.

5. Le imprese cooperative si manifestano con la qualità dei lavori che si svolgono , la trasparenza, l’onestà e la correttezza deicomportamenti.

6. La cooperazione considera il pluralismo sempre un bene. Nei rapporti che intrattiene con le altre forze economiche, politichee sociali essa rispetta la loro natura, opinione, cultura e agisce secondo la propria originalità, autonomia, capacità di proposta.

7. L’esistenza della cooperazione, il suo segno distintivo, la sua regola sono fondate sul principio di solidarietà. Al fondo di ognirelazione o transazione tra soggetti economici esistono sempre i rapporti umani.

8. La cooperazione interpreta il mercato come luogo di produzione di ricchezza, di rispetto della salute e dell’ambiente, di svi-luppo dell’economia sociale. Essa agisce nel mercato non solo in osservanza delle leggi, ma secondo i principi di giustizia eutilità per i propri soci e per la collettività.

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l’integrazione di iniziative imprenditoriali, di norma in forma di società cooperati-va, costituite allo scopo di gestire beni e patrimoni aziendali confiscati alla crimi-nalità organizzata o che comunque seguano percorsi analoghi, sempre cioè impe-gnati alla “liberazione di territori” e alla loro restituzione ad un uso sostenibile nelcircuito della legalità attraverso il lavoro associato per l’emancipazione dell’indivi-duo da ogni forma di oppressione e di dipendenza.

La rete delle competenzeL’Agenzia opera attraverso prestazioni di servizi rese dai propri associati e dai ri-spettivi dipendenti e collaboratori, che mettono a disposizione in maniera volonta-ria, e per quanto possibile gratuita, le proprie competenze e professionalità per svi-luppare la mission dell’Agenzia.Ad oggi (ottobre 2007) la rete a disposizione è composta da:

LE STRUTTURE DI LEGACOOPLegacoop BolognaLegacoop RiminiLegacoop Emilia RomagnaLegacoop SiciliaLegacoop CalabriaLegacoop PugliaLegacoop Campania

Il sistema Legacoop opera sui territori per promuovere lo sviluppodella cooperazione, della mutualità e della solidarietà, per stimolare irapporti economici e solidaristici fra le cooperative aderenti, e perfavorire la diffusione dei princìpi e dei valori cooperativi.Legacoop sviluppa una politica di servizio per consentire ad ogniterritorio di potersi avvantaggiare delle competenze operanti nellacooperazione.Rappresenta il primo e fondamentale punto di riferimento per lecooperative di Libera Terra, nella condivisione delle progettualità disviluppo imprenditoriale e nella messa in relazione con la retecooperativa presente nel territorio.Le aree di intervento attive di Legacoop sono quelle relative al dirittosocietario, alle problematiche fiscali, alla legislazione del lavoro, alledisposizioni relative alla privacy, alle questioni legate all'ambiente e allasicurezza, alle problematiche economiche e finanziarie.Inoltre l’attività si estende ad altre prestazioni di servizio informativo einterpretativo relativo a legislazioni specialistiche e trasversali qualibandi nazionali e internazionali di interesse cooperativo, agevolazionifinanziarie, opportunità relativa alla internazionalizzazione eall'innovazione.

9. La cooperazione concorre allo sviluppo del mercato migliorando le imprese esistenti e creandone di nuove; organizzando la do-manda, rispondendo ai bisogni della collettività. Con questi significati essa intende la promozione cooperativa.

10. La cooperazione considera il diritto e il rischio di fare impresa come manifestazioni di libertà.11. La cooperazione regola i rapporti interni sulla base del principio di democrazia. Le imprese cooperative realizzano compiuta-

mente le proprie finalità associandosi nel movimento cooperativo, che promuove tra di loro, che ne valorizza i patrimoni col-lettivi, garantendo le adeguate forme di controllo.

12. La mutualità cooperativa, definita dai principi dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, non è solo un modo di produrre e di-stribuire la ricchezza più adeguato agli interessi dei partecipanti, ma una concezione dei rapporti umani. La cooperazione tro-va le proprie radici nel valore dell’imprenditorialità associata, ricerca il proprio sviluppo nel mercato, considera proprio fineil miglioramento delle condizioni materiali, morali e civili dell’uomo.

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Legacoop Agroalimentare Nata nel 1957, l’Associazione Nazionale delle CooperativeAgroalimentari per lo sviluppo rurale aderenti a Legacoop, rappresentaimprese cooperative, presenti in tutte le regioni italiane, che operano neidiversi settori dell'agroalimentare e dello sviluppo rurale:produzione,trasformazione, commercializzazione delle produzioniagricole, fornitura servizi e mezzi tecnici, silvicoltura. Obiettivi:- integrazioni e fusioni tra imprese cooperative per raggiungereadeguate economie di scala;- partnership con la cooperazione agricola della UE;- strategie di internazionalizzazione;- marketing strategico finalizzato alla valorizzazione della qualità e dellaorigine dei prodotti;- sviluppo multifunzionale dell'impresa agricola e dei territori rurali;- progetti di rete e di filiera per promuovere lo sviluppo e l'occupazionenelle aree svantaggiate.

Legacoopsociali Nata nel settembre 2005, è l’Associazione nazionale che organizza erappresenta le cooperative sociali aderenti a Legacoop e nepromuove lo sviluppo progettuale, sociale e imprenditoriale.In totale, 1.600 cooperative sociali associate:1.110 nel settore dei servizi socio-sanitari-assistenziali ed educativi;490 nel settore dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate;60 strutture consortili e di servizio.Le cooperative sociali rivolgono la loro attività ad anziani, bambini,persone in difficoltà (detenuti, ex detenuti, ex tossicodipendenti,immigrati, giovani a rischio, ecc), portatori di disagi fisici e psichici, permezzo di interventi e servizi di prevenzione, cura, assistenza,riabilitazione, ma anche con attività produttive finalizzate all’inserimentolavorativo.Le attività svolte riguardano l’assistenza domiciliare socio-sanitaria e leattività educative e riabilitative; l’animazione culturale e sociale, lagestione di asili nido e servizi all’infanzia, la gestione di comunitàalloggio e case famiglia. L’operato comprende anche la gestione dicentri e residenze diurne e notturne, sportelli informativi e diorientamento, attività di formazione e tutoraggio per l’inserimentolavorativo di persone svantaggiate. Infine, importante anche lacreazione e l’attuazione di progetti e interventi rivolti alle persone piùemarginate. Ed è significativa l’attività svolta in settori produttivi e deiservizi al fine all’inserimento lavorativo delle fasce svantaggiate tesa aduna logica di sviluppo territoriale e di integrazione con l’attività delleistituzioni e delle strutture pubbliche.Legacoopsociali è impegnata, attraverso strumenti competenti econsortili nella promozione, formazione e ricerca nel campo dellepolitiche sociali e delle politiche attive del lavoro.Obiettivi:- la qualificazione della propria offerta imprenditoriale attraverso laprogettualità e la presenza di servizi innovativi nel territorio, in risposta abisogni emergenti;- lo sviluppo di forme di partenariato con soggetti pubblici, privati ecooperative;- la crescita di esperienze e forme di partecipazione attiva dei cittadini,anche attraverso un ruolo più stabile della rappresentanza degli utentinel sistema dei servizi;- il miglioramento del sistema delle regole per lo sviluppo di un mercatosociale qualificato e inclusivo dal punto di vista sociale.

A.N.C.C./COOP Nata nel 1957, l’Associazione nazionale cooperative consumatori èil centro di direzione strategica e programmatica delle cooperative diconsumatori. E' in questa sede che si promuovono le scelte unitarie dipolitica di mercato, le iniziative del movimento cooperativo per la tuteladei consumatori e dell'ambiente, le azioni di solidarietà sociale.La missione sociale delle cooperative di consumatori è infatti lacreazione e la gestione da parte dei consumatori associati di aziendedistributrici, con finalità di interesse collettivo e di solidarietà.

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Per Coop la sfida è dunque quella di muoversi con coerenza eimprenditorialità, come forza sociale nel rispetto delle leggi di mercato.Tra i principali obiettivi di Coop, quelli di:- rappresentare gli interessi e i valori dei soci e garantirne lapartecipazione democratica alla vita della cooperativa;- tutelare e rappresentare i diritti dei consumatori, difenderne gliinteressi economici, la salute e la sicurezza, salvaguardare l'ambiente;- offrire la massima qualità e il miglior servizio al minor prezzo possibilesul mercato;- finalizzare l'accumulazione al reinvestimento per produrre maggioriservizi e permettere la crescita dell'occupazione.

A.N.C.S.T. Associazione Nazionale delle Cooperative di Servizi e Turismoaderenti a Legacoop, è nata nel 1990 dall'integrazione di dueassociazioni già esistenti nel comparto economico del terziario nondistributivo. È una delle più significative associazioni di Legacoop pervalore della produzione, la maggiore per numero di cooperative e peroccupati.In una visione nuova di presenza mista del pubblico e del privatosociale, si caratterizza per una vasta gamma di attività e prestazioni,vedendo la presenza di imprese di servizi sia in settori consolidati comeil trasporto e la movimentazione delle merci, la logistica, i servizi sociali,socio-sanitari e di inserimento lavorativo, la ristorazione collettiva ecommerciale, l'igiene e la sanificazione ambientale, sia in campi di piùrecente evoluzione e sviluppo come il Facility Management, il TPL, lacooperazione tra medici, i servizi ai Beni culturali, il turismo eco-compatibile e naturalistico.

LE STRUTTURE PROMOSSE A LIVELLO DI LEGACOOP NAZIONALECoopfond E' la società che gestisce il fondo mutualistico per la promozione

cooperativa alimentato dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperativeaderenti a Legacoop e dai patrimoni residui di quelle poste inliquidazione.La missione è:1. Concorrere alla nascita di nuove cooperative e alla crescita di quelleesistenti, alla creazione di condizioni di sviluppo cooperativo specienelle aree più svantaggiate dal punto di vista economico-sociale.2. Considerare la diffusione della cooperazione un’attività di interessegenerale e pubblico.3. Adoperarsi perché in tutto il Paese possa crescere la cooperazionenel rispetto delle peculiarità locali e dei principi cooperativi, che sonoconsiderati -assieme alle qualità imprenditoriali- il principale elemento divalutazione dei progetti.4. Scegliere, tra chi è intenzionato a intraprendere nuove attività,partner capaci e affidabili, interessati a investire in comparti innovativi edi alto valore sociale.5. Garantire la massima efficienza nell’impiego del Fondo, adottandocriteri gestionali di massimo rigore e trasparenza e mirando alcoinvolgimento consapevole delle cooperative conferenti, per utilizzarenel miglior modo i capitali, gli sforzi organizzativi e le esperienze dellacooperazione.Campi di attività:1. Assunzione di partecipazioni a rientro programmato in nuovecooperative o nuove società a controllo cooperativo (sezionePromozione - capitale di rischio), in questa sezione rientra anchel’assunzione di partecipazioni in cooperative esistenti per ilconsolidamento.2. Concessione di finanziamenti per le zone svantaggiate a sostegnodegli investimenti di cooperative esistenti (sezione Sviluppo - capitale dicredito).3. Partecipazioni stabili, approvate dal socio Legacoop, in società divalenza strategica create per sostenere la promozione e lo sviluppo delsistema cooperativo (Confidi, Finanziarie territoriali, FinanziarieNazionali di sistema, di modello, di alleanza e di scopo).

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p4. Attività di promozione attiva a sostegno di progetti di particolare utilitàsociale, di finanziamento di progetti di fertilizzazione imprenditoriale,formazione, ricerca, studi cooperativi e promozione di progetti di rete(fondo 4%).

Unipol Unipol nasce nel 1963 e oggi, con forti alleanze consolidate in Italia e inEuropa, opera nel settore dei servizi assicurativi, bancari e finanziaricombinando competenza ed efficienza imprenditoriale.In campo sociale Unipol Assicurazioni devolve a Libera una quota (1euro) per ogni polizza sottoscritta nell’ambito delle convenzioni stipulatecon i clienti. Il fondo Unipol Assicurazioni finanzia progetti specifici diLibera, nel particolare per lo sviluppo del progetto Libera Terra.

IL SETTORE AGROALIMENTARE E AGROZOOTECNICOApofruit Una delle principali aziende italiane di ortofrutta con sede a

Pievesestina di Cesena (FC). Attualmente conta 8 stabilimenti dilavorazione e 4 centri di ritiro e stoccaggio e una produzione annua dioltre 220.000 tonnellate di frutta e verdura. I settori di riferimento sono laproduzione/commercializzazione di ortofrutta fresca, le produzioniintegrate e biologiche

CIO Il Consorzio Italiano Oli opera nel mezzogiorno d’Italia e si rivolge, inprimo luogo, all'olivicoltura pugliese, senza tuttavia trascurarecollegamenti con aziende e strutture nazionali ed extra-nazionali,singole ed associate. E’ aperta ad una pluralità di rapporti che lacollocano a pieno titolo nel settore, in quanto “Soggetto Qualificato” aprestare servizi specializzati in tutti i settori della filiera olivicola.Può, infatti, annoverare fra i propri soci, figure professionali altamentequalificate, con esperienza di settore pluri-decennale, in grado di offrireprestazioni a tutto campo per ciò che riguarda i servizi in olivicoltura: siva dal servizio agronomico a quello delle analisi chimico-fisiche, dallostoccaggio della materia prima alla preparazione delle masse per ilconfezionamento, dall’imbottigliamento per conto terzi alle consulenzecommerciali, dalla predisposizione di piani di sviluppo di settore alla lorogestione tecnico-amministrativa.Nel Settore del Controllo di Qualità della Produzione disponedell’esperienza di anni di controlli analitici ed organolettici effettuati sulleprincipali produzioni a marchio a distribuzione nazionale.All’interno dello stabilimento si trovano:- un moderno laboratorio di analisi e controllo qualità ad elevatocontenuto tecnologico;- un deposito per lo stoccaggio e concentrazione dell’olio sfuso;- una moderna linea di confezionamento.

CIV E' la fine degli anni '50 quando, a Castelfranco Emilia, nasce la primaCantina cooperativa di raccolta e trasformazione di uva denominata"Cantina Cooperativa Vini di Castelfranco Emilia". Nell'arco di pochianni, la positiva esperienza che ha avuto origine dalla associazione di

un gruppo di produttori vitivinicoli emiliani conduce alla creazionedi altre Cantine sociali.Nel 1961 viene costituito il Consorzio Interprovinciale Vini (C.I.V),che vede l' avvio della attività di imbottigliamento. L'obiettivo èdisporre di una maggiore autonomia nel rapporto con ilconsumatore finale attraverso la creazione di un progetto difiliera che va dalla raccolta all'imbottigliamento del vino prodotto.Attività principali del Consorzio sono le seguenti: vinificazione delle uve,imbottigliamento, prodotti vitivinicoli e successiva commercializzazione.

CONAPI Del Consorzio apicoltori e agricoltori-biologici italiani, fanno parte200 soci individuali, 9 cooperative e 2 associazioni, per una basesociale complessiva di 1300 produttori. Ha la forma giuridica dicooperativa e fonda la sua attività su una cultura fortemente radicata suiprincipi cooperativistici e solidaristici. Impronta la sua filosofia produttivasulla sicurezza alimentare e il rispetto per la natura, come rispostaall’omologazione di gusti del mercato. Un impegno che è andato di paripasso all'opera di valorizzazione della tipicità agricola e alimentareitaliana. Leader nazionale nella produzione di miele biologico, che

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commercializza prevalentemente con il marchio Mielizia, Conapiproduce numerose varietà di mieli vergini integrali e tipici regionali. IlConapi è un'azienda controllata e certificata da enti terzi: ISO 9002 perla certifcazione di processo, ISO 14001 ed Emas per la certificazioneambientale, nonché la certificazione biologica per oltre il 40 per centodella produzione.Offre servizi di: amministrazione, marketing ecomunicazione,produzione(prodotti apistici e cereali), certificazioni(qualità, ambiente, rintracciabilità, biologico) e controllo qualità.

Consorzio Agribologna E’ una società cooperativa che associa oltre 160 produttori ortofrutticoliorganizzati in 6 imprese cooperative distribuite sul territorionazionale.Nel 1998 la Regione Emilia Romagna ha riconosciuto al ConsorzioAgribologna la qualità di Organizzazione di Produttori e ha attribuitoall'impresa cooperativa il valore di struttura di riferimento per leIstituzioni da cui trarre indirizzi per la gestione politico economica delsettore.Tutta la produzione del Consorzio viene realizzata secondo le tecnichedi coltivazione a lotta integrata, con sistemi di organizzazione per latracciabilità della filiera di prodotto e possiede la certificazione Uni EnIso 9001/2000.

Consorzio Granterre Il Consorzio Granterre è formato da 126 soci produttori, 76 impresesocie in rappresentanza di 1600 produttori le cui attività comprendono:produzione di latte per la trasformazione in Parmigiano Reggiano,caseificazione, conferimenti di panne e zangolato, formaggio, latte allatrasformazione in Parmigiano Reggiano, latte alimentare e foraggio,attività florovivaistica e servizi ai produttori.Il Consorzio Granterre gestisce direttamente quattro centri zootecnici:Campogalliano, Soliera, il Centro unico per la rimonta di Migliarina e ilcentro di Manzolino per la produzione di latte biologico trasformato inParmigiano Reggiano biologico.

CO.IND. Coop Industria è specializzata sin dal 1961nelle produzioni PrivateLabel per la GD e DO.Si occupa dell'intero ciclo del prodotto: ricerca e sviluppo, produzione,controllo qualità, logistica fino al punto vendita.Nel particolare i settori sono Lavorazione del caffè e del cioccolato concura dell'intero processo di lavorazione, dall'acquisto della materiaprima, nei paesi di origine, alla distribuzione del prodotto finito eproduzione di articoli di igiene personale.

GIV La missione del Gruppo Italiano Vini è la valorizzazione dellaproduzione vitivinicola italiana, migliorandone la diffusione e l’immaginenel mondo in un mercato sempre più globale.Il Gruppo dedica risorse alla ricerca, alla sperimentazione e agli studidel territorio con un forte impegno nella difesa dell’ambiente, nell’utilizzodi avanzate tecnologie e pratiche enologiche a tutela della salute, neltenere in vita e tramandare valori legati alla cultura del vino attraverso ilrestauro e la conservazione di luoghi di interesse storico.

Granlatte Granlatte e' la Società Cooperativa Agricola, aderente a Legacoop e aConfcooperative, holding del Gruppo Granarolo, leader di marca nelsettore del latte fresco che associa oltre 1600 produttori di lattedistribuiti in quattordici regioni italiane. Granlatte dispone di una societa'per azioni – Granarolo SpA - quale strumento di trasformazioneindustriale e di commercializzazione della materia prima prodotta daisoci. La Spa a sua volta controlla una serie di societa' minori, tutteoperanti nel settore lattiero-caseario.Punto di forza di questa dinamica realtà imprenditoriale e' il presidiodell'intera filiera produttiva che consente di attuare, insieme aiproduttori, una programmazione mirata, fortemente orientata allaqualità.La Cooperativa Granlatte ha infatti intrapreso, da tempo, la strada delpagamento differenziato della produzione di latte secondo precisiparametri qualitativi. Ai produttori associati offre, inoltre, servizi di

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assistenza tecnica, di informazione e formazione alla produzione oltread attivita' di raccolta e controllo qualità.Tre le tipologie di latte raccolto: latte alimentare tradizionale, latte AltaQualità e latte biologico.

Progeo Progeo è nata nel 1992 dall'unificazione di tre aziende cooperative delcomparto agro-zootecnico dell'Emilia-Romagna. Opera nel mercatoagro-alimentare in collaborazione con le imprese di produzione etrasformazione per costruire un percorso di qualità: dalla selezione dellesementi e dei mangimi, per arrivare al prodotto finito ed offrire garanzieal consumatore.Offre alle imprese agricole e agroalimentari una gamma completa diservizi, prodotti e strumenti al fine di ottenere produzioni alimentarisuperiori, tenendo il passo in mercati a competitività sempre più elevata.E' fra le più importanti aziende in Italia nel settore dei mezzi tecnici eservizi per l'agricoltura, e dell'industria molitoria.

COOPERATIVE DI DISTRIBUZIONE E CONSUMOCoop Adriatica Coop Adriatica fa parte del Gruppo Coop, leader italiano della

distribuzione alimentare. La missione di Coop è quella di fornire ai socied ai clienti prodotti convenienti e sicuri, informare ed educare iconsumatori, sviluppare ed innovare l’impresa rispettando l’ambiente,valorizzare il lavoro e l’impegno dei dipendenti, perseguire obiettivi dicarattere sociale legati al territorio in cui opera. Dal 2002, neisupermercati e negli ipermercati di Coop Adriatica sono in vendita iprodotti Libera Terra: pasta, olio, vino e altre specialità ottenute dacooperative di giovani che lavorano sui terreni confiscati alle mafie,rafforzando così il forte legame già esistente tra le cooperative del Norde Sud Italia.

Coop Italia Consorzio nazionale che svolge la funzione di centrale di marketing perl'intero sistema Coop. E' articolato su una struttura dedicata agli acquistie una dedicata al prodotto a marchio Coop, che operano attraverso idue canali, iper e super, in coerenza con la missione del sistema Coopcon l'obiettivo di:- migliorare costantemente il servizio ai soci e ai clienti Coop.- garantire convenienza (politiche di acquisto)- garantire qualità, controlli e il rispetto dell'ambiente.

Conad E' un sistema cooperativo di imprenditori nella grande distribuzione,articolato su tre livelli: gli imprenditori associati, le cooperative, ilConsorzio nazionale. Opera dal 1962 con gli obiettivi di sviluppare lacooperazione tra esercenti, rinnovare l'impresa al dettaglio, tutelare edaccrescere la redditività delle imprese associate, essere vicino alconsumatore, per servizio e qualità dei prodotti.

COOPERATIVE DI PRODUZIONE E LAVORO NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONICCC Il Consorzio Cooperative Costruzioni si colloca fra i principali gruppi

del settore delle costruzioni a livello nazionale. L'originalità, e al tempostesso la ragione del successo del CCC nel corso degli ultimi decenni, èquella di essere un consorzio di cooperative, con figura giuridica propriache, nell'interesse delle proprie associate, agisce in piena autonomiaper acquisire lavori, da Committenti pubblici e privati, ed effettuaapprovvigionamenti collettivi. Le Cooperative associate sono oltre 240ed operano nel settore delle costruzioni, nel settore dei trasporti, nelsettore dei servizi, nel settore industriale e in quello dei materiali per lecostruzioni.

Coop Costruzioni E’ una delle più grandi cooperative di costruzioni nazionali, che realizzaopere di rilevante importanza nel settore immobiliare, edile einfrastrutturale. Offre servizi per lo studio e realizzazione delle opere,sia di nuova costruzione che di ristrutturazione.

COOPERATIVE DI PRODUZIONE CULTURALE E COMUNICAZIONECoop.va La Baracca Nata nel 1976, La Baracca è una società cooperativa attiva da 30 anni

nel Teatro per ragazzi. I suoi soci fondatori hanno dato origine a unprogetto originale, un modello culturale cui nel tempo anche altri hannofatto riferimento. Quella che intendevano comunicare era una nuovaidea di società e di teatro, caratterizzata da energia ludica e creativa. In

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una naturale evoluzione, ancora oggi, La Baracca ricava da quelle fontisuggestioni e traiettorie innovative, corrispondenti alle prospettive e allenecessità culturali dei nostri tempi.

Coop.va Not Available Città del Capo - Radio Metropolitana è un'emittente indipendente natanel 1987, prodotta da una cooperativa di giornalisti. La cooperativa sichiama Not Available ed è composta da giornalisti e operatori dellacomunicazione(giornalisti, conduttori, amministratori, tecnici, etc) nelcampo dell'informazione. RCdC è una radio d’informazione, musica ecultura che trasmette su Bologna e provincia via etere sui 96.250 mhz esui 94.700 mhz, e via internet in streaming audio. Attualmente, assiemea Fondazione Libera Informazione, è stata realizzata la prima web radiosui temi della legalità www.liberaradio.it.

Coop.va Nuova Scena Nuova Scena è stata fondata nel 1968 da Dario Fo e VittorioFranceschi. La compagnia ha sviluppato il progetto InterAction, la lineaartistica di interazione tra drammaturgia classica e contemporaneta etra le diverse discipline dello spettacolo: prosa, musica, danza.Nel 1981/82, in convenzione con il Comune di Bologna, Nuova Scenacomincia a gestire il Teatro Testoni/InterAction dove ogni stagione sonoospitati importanti artisti, attori, musicisti, danzatori italiani e provenientidall'estero, assieme a interpreti delle nuove espressioni teatrali.Grazie a una nuova convenzione con il Comune di Bologna, gestiscel'Arena del Sole, restituita alla città di Bologna il 20 febbraio 1995 dopootto anni di radicali ristrutturazioni.Nuova Scena - Arena del Sole - Teatro Stabile di Bologna è un teatrostabile finanziato dallo Stato, dal Comune di Bologna e dalla RegioneEmilia Romagna.Nel 2006 l'attività dello storico Teatro delle Moline è stata integrata inquella di Nuova Scena.

Kitchen Kitchen fornisce consulenze per collegare gli obiettivi di comunicazioneistituzionale agli obiettivi di sviluppo aziendale. Strumenti come l’attivitàdi ufficio stampa, la gestione di eventi e l’editoria aziendale sonoopportunamente attivati per migliorare i risultati dei clienti in termini dinotorietà e credibilità.Kitchen dedica una speciale attenzione alla comunicazione interna, allacomunicazione di crisi e alla comunicazione di responsabilità sociale,accompagnando le organizzazioni in un percorso etico di sviluppo dovevalorizzare strumenti quali la carta dei valori e il bilancio sociale. Iservizi offerti da Kitchen sono:Comunicazione visivaAdvertisingCorporate DesignSelf PromotionMultimedia DesignProduzione e pianificazioneCoordinamento delle produzioni stampa, audio, videoPianificazione mediaPianificazione strategicaComunicazione socialeCorporate Social ResponsabilityRelazioni Pubbliche

COOPERATIVE SOCIALICadiai E’ una Cooperativa Sociale che dal 1974 si occupa di realizzare servizi

socio - sanitari ed educativi alle persone e servizi di sorveglianzasanitaria, di sicurezza dei lavoratori e formazione alle aziende. OffreCompetenze nel settore dei servizi sociali e condivisione esperienzecon altre cooperative sociali.I servizi per settore di attività sono:Settore Socio Assistenziale:- Servizi Domiciliari per anziani;- Servizi Semiresidenziali per anziani.Settore Educativo:- Servizi per la Prima Infanzia (Nido e Materna);

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- Servizi per Minori in situazioni di disagio;- Servizi per il disagio adulto.Settore Servizi per Disabili:- Servizi Domiciliari;- Servizi Semiresidenziali;- Servizi Residenziali per disabili adulti.Settore Residenze per Anziani:- Case di Riposo Protette;- Residenze Sanitarie Assistenziali per Anziani.Settore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro:- Servizio di Medicina del Lavoro, Prevenzione ee Protezione in Ambiente di Lavoro.

Ciononostante La Fattoria Produzioni agricole e servizi vari.Consorzio SIC Il Consorzio di Iniziative Sociali SIC, nasce nel dicembre 1994 per

volontà di alcune cooperative sociali che condividono il progetto dipromuovere sul mercato forme di imprenditorialità sociale diffuse. Gliscopi del consorzio si concretizzano attraverso:attività di coordinamento, consulenza, promozione e rappresentanzacommerciale delle cooperative socie; individuazione di nuovi settori diintervento sociale e di mercato in cui possano operare le cooperativesocie. I servizi possono essere erogati direttamente dal consorzio odalle cooperative associate. In entrambi i casi, per la loro esecuzione cisi avvale di personale qualificato e costantemente aggiornato e di unaefficiente dotazione tecnica.Attività: progettazione e manutenzione del verde; pulizie e sanificazionedi ambienti interni ed esterni; servizi ambientali; logistica delle merci;gestione spazi ricreativi e culturali; gestione dati e comunicazioneaziendale; gestione stazioni ecologiche attrezzate e servizi ambientali

Coop.va Ex Aequo La cooperativa Sociale Ex Aequo Bottega del Mondo è stata fondata nel1993 ed è costituita da oltre 500 soci, che intendono definirsiconsumatori consapevoli.La cooperativa Ex Aequo intende favorire la cultura e la pratica delCommercio Equo e Solidale attraverso lo sviluppo delle seguentiattività:- educazione al consumo consapevole e intervento nelle scuole e/o neicontesti dove si promuove la "cittadinanza attiva";- promozione del Turismo Responsabile;- sviluppo della Finanza Etica e relative campagne di sensibilizzazione;- sostegno ai piccoli produttori del Sud del Mondo attraverso la venditadei prodotti del COMES e la realizzazione di piccoli progetti di sviluppo;- promozione delle Reti di Economia Solidale congiuntamente allecooperative sociali di tipo B, gruppi d'acquisto solidale e altreorganizzazioni dell'economia sociale;- promozione della Ristorazione Solidale presso le mense scolastichee/o aziendali;- organizzazione di seminari di approfondimento ed eventi pubblici tesi adiffondere la cultura della solidarietà, della giustizia economica, dellapace e della non violenza, dello sviluppo ecologicamente sostenibile.

Virtual Coop Virtual Coop, Cooperativa Sociale Onlus, nata nel 1996, opera nel Webprofessionale, sia con aziende private sia per conto di Enti Pubblici. LaCooperativa è composta prevalentemente da persone disabili chestanno perseguendo, con grande determinazione, l’obiettivo di offrirealle Imprese ed alle Pubbliche Amministrazioni servizi professionali,finalizzati ad ottimizzare ed integrare l’operatività quotidiana delle varieorganizzazioni. In particolare realizza le seguenti attività:comunicazione e gestione dell’immagine aziendale; gestione completadi strumenti informativi ed eventi; progettazione e realizzazione di sitiWeb a tecnologia attiva; realizzazione di CD-Rom con testo, animazioni,suoni e video; gestione di centri copia con stampa digitale; gestione dibanche dati e digitalizzazione di testi ed immagini; ricerca e selezione diinformazioni su Internet; personalizzazione di database relazionali.Inoltre, rivolge una particolare attenzione alla formazione e

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professionalizzazione di personale disabile, offrendo pacchetti integratidi servizi alle imprese per ottimizzare l'inserimento lavorativo deiportatori di handicap in attuazione della Legge 68/99.

COOPERATIVE SERVIZI AMMINISTRATIVICNS - Consorzio NazionaleServizi

Costituito nel 1977, il CNS associa oltre 200 imprese, presenti su tutto ilterritorio nazionale e specializzate nei servizi alla persona, agli EntiPubblici, all'Industria, al Terziario. Secondo statuto, il ConsorzioNazionale Servizi acquisisce appalti o commesse di lavoro per contodelle imprese socie e stipula i contratti, per poi assicurare le prestazioniattraverso la struttura tecnica, organizzativa, gestionale, le attrezzaturee la manodopera delle Associate alle quali affida in esecuzione il lavoro.

Sacoa Servizi di consulenza aziendale in ambito contabile.ALTROAssicoop Assicoop, del gruppo Unipol, offre prestazioni in grado di coprire

molteplici esigenze: dall'assicurazione per l'auto e per la casa allepolizze infortuni, dalle polizze vita ai fondi pensione fino ai prodottibancari.

Camst Camst è una grande cooperativa che raggruppa anche numeroseimprese. La sua gamma di servizi alimenta ogni segmento dellaristorazione: fieristica, aziendale, scolastica, sanitaria e per la terza età;ristorazione nei centri urbani, nelle aree artigianali e industriali, neicentri commerciali; organizzazione di ricevimenti; emissione di buonipasto sostitutivi della mensa. I suoi oltre 50 anni di esperienza einnovazione, continuano a dare un importante contributo all'evoluzionedi tutto il settore.

CCPB Il Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici è un organismo dicontrollo e certificazione riconosciuto dal Ministero dell'Agricoltura eForeste per l'applicazione del Reg. CEE 2092/91 relativamente alleaziende che producono, preparano o importano prodotti realizzatisecondo i metodi dell'agricoltura biologica. Tra le sue attività realizzadisciplinari, capitolati, regolamenti, servizi di controllo e certificazionee miglioramento immagine, qualità e accettabilità dei prodotti da partedel mercato. Ha elaborato insieme a Libera il Disciplinare del marchioLibera Terra.

Cergas Cooperativa che nasce nel 1975, ha sviluppato i seguenti settori:Cer industria: gas nel settore alimentare conservazione ed ilconfezionamento di alimenti in atmosfera controllata, doveprincipalmente l’azoto e il biossido di carbonio, o loro miscele,impediscono il contatto con l’ossigeno; gas in ambito industriale, vannoriferite principalmente al settore metalmeccanico e siderurgico,.Sigem gruppi elettrogeni: manutenzione, noleggio e produzione digruppi elettrogeni, quadri elettrici, cabine/cofani, container, cisterne.Cergas energie: divisione industriale finalizzata alla progettazione,diffusione e commercializazione di prodotti e servizi per il risparmioenergetico e, contestualmente, di impianti per la produzione energeticacompatibili all’ambiente.

Coop Ansaloni E' impegnata sui valori della responsabilità sociale imprenditoriale,un’impresa che considera, nella definizione della propria strategia e neicomportamenti quotidiani di gestione, gli interessi di tutti quelli che,direttamente o indirettamente, risultano interessati alla sua attività,definiti anche stakeholder, e gli impatti che il suo operato può avere siaa livello economico, che sociale ed ambientale. In questo senso laCooperativa ha forti legami con i propri stakeholder, possiede unanaturale sensibilità verso le tematiche sociali in genere e le è assegnatoun ben definito ruolo sociale.Opera nel settore degli alloggi in proprietà ed in affitto,case per la terzaetà con spazi di socializzazione, micro nidi, parcheggi. Conosce ilmercato dei prodotti edilizi e dei prezzi, la legislazione del settore e deiprocessi di certificazione di qualità nel settore delle abitazioni

Cpl Concordia CPL Concordia è un gruppo cooperativo nato nel 1899 nella Bassapianura emiliana. Partita come cooperativa di braccianti, CPL Concordia

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copre oggi interamente lo spettro di attività delle maggiori multiutilitydell’energia: oltre a gestione calore, reti elettriche, reti gas/acquaoccupa la filiera del gas, con un’intensa attività di trading, vettoriamento,distribuzione e vendita di gas metano e gpl. Ad oggi, con 107 anni distoria, conta 1000 addetti nelle sedi dislocate sull’intero territorio italianoe all’estero. CPL Concordia soc. Coop. è a capo di un gruppo di 32società fra controllate e collegate

CTA La Cooperativa Trasporti Alimentari nasce nel 1972 per iniziativa ditrasportatori professionisti, con vasta esperienza nel settore, cheoperanti autonomamente scelgono di convogliare le loro idee, capacitàed esperienze per realizzare una società all'avanguardia nel settore.E’ altamente specializzata nel servizio di trasporto merci in ambiente atemperatura controllata, conquistando un ruolo importante nelladistribuzione alimentare in Italia.

Fondazione Cesar La Fondazione Cesar (Centro Europeo Studi Assicurativi e Ricerche)nasce il 15 giugno del 1990, per volontà di Unipol Assicurazioni, dipromuovere un più approfondito dibattito sul ruolo delle assicurazioni inun'epoca, la nostra, caratterizzata dalla vulnerabilità dei sistemieconomici e sociali. La Fondazione nasce come grande progettoculturale, che si propone con i suoi studi e ricerche, l'obiettivo ambiziosodi fare dell'attività assicurativa uno dei veicoli di sostegno ai bisogni disicurezza della società italiana. L'esigenza di partecipazione delsistema assicurativo all'evoluzione della cultura economica europea,trova nella Fondazione Cesar uno stimolo con idee e proposteinnovative. Con il passare degli anni la Fondazione amplia il propriobacino d'utenza, rivolgendo le proprie attività non solo agli addetti ailavori del settore assicurativo ma anche alle Associazioni deiConsumatori e alle grandi Organizzazioni Sindacali, le Associazioniprofessionali del lavoro autonomo e della piccola e media impresa edella cooperazione, favorendo così un dialogo-confronto tra assicurati eassicuratori. Dai temi assicurativi collegati al tema generale dellariforma del welfare, scaturisce, nel 1996, l'interesse della FondazioneCesar alle tematiche collegate ai più vasti orizzonti dell'EconomiaSociale; e per sottolineare tale passaggio, la Fondazione modifica il suoacronimo, divenendo Centro Europeo di Ricerche dell'Economia Socialee dell'Assicurazione.

Manutencoop L'attività del Gruppo Manutencoop:Facility Management è la nuova frontiera della gestione integrata deiservizi da parte delle Amministrazioni pubbliche e delle grandi Aziendeprivate.Le attività di Facility management riguardano l'offerta di servizispecialistici di gestione e manutenzione di beni di terzi, in una logicaintegrata, mediante contratti di Global Service.Progettazione e gestione della raccolta dei rifiuti fino al conferimento indiscarica.Manutencoop ha ottenuto fin dal dicembre '97 la certificazione diqualità per la gestione dei servizi d'igiene urbana e degli impianti distoccaggio e smaltimento rifiuti.Assistenza relativamente alla progettazione e alla manutenzione dellearee verdi, sia pubbliche che private. Tecnici esperti valuteranno lespecifiche esigenze al fine di elaborare piani di interventopersonalizzati, mirati alla soluzione dei problemi nel rispetto delleproblematiche ambientali.

Provincia di Bologna Sostegno istituzionale al progetto di Libera Terra, attraverso attivitàpubbliche di sensibilizzazione.

Slow Food Italia Slow Food è un’associazione internazionale non profit nata in Italia nel1986: oggi coinvolge 40.000 persone in Italia e più di 80.000 nel mondo,in 130 Paesi dei cinque continenti. Le condotte e i convivium (350 inItalia e oltre 400 all’estero) sono il punto di riferimento del Movimentosul territorio e organizzano iniziative per gli associati.Slow Food promuove il diritto al piacere, a tavola e non solo. Nata comerisposta al dilagare del fast food e alla frenesia della fast life, Slow Food

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studia, difende e divulga le tradizioni agricole ed enogastronomiche diogni angolo del mondo, per consegnare il piacere di oggi allegenerazioni future.Slow Food rieduca i sensi assopiti, insegna a gustare e a degustare.Allenare il palato a riconoscere le differenze rende l’amore per il ciboun’esperienza universale. E permette a consumatori “educati” diindirizzare verso la qualità – gastronomica, ambientale e sociale – lescelte produttive.Slow Food, attraverso progetti (Presìdi), pubblicazioni (Slow FoodEditore), eventi (Terra Madre) e manifestazioni (Salone del Gusto,Cheese, Slow Fish) difende la biodiversità, i diritti dei popoli allasovranità alimentare e si batte contro l’omologazione dei sapori,l’agricoltura massiva, le manipolazioni genetiche. È una rete di personeche si incontrano, che si scambiano conoscenze ed esperienze. Le treparole d'ordine di Slow Food, “buono, pulito e giusto” si inserisconopienamente nel progetto di Libera Terra, con il valore aggiunto delriscatto e positivo utilizzo dei beni confiscati alle mafie.Le cooperative di Libera Terra producono biologico e difendono labiodiversità, creano condizioni di lavoro rispettose della persona e deisuoi diritti, offrendo una alternativa concreta alle società dellosfruttamento dell'economia mafiosa, rispettano le diversità culturali e letradizioni del territorio attraverso pratiche agricole sostenibili.La collaborazione con Slow Food contribuirà a consolidare questipercorsi mettendo a disposizione l’esperienza maturata in questi anninei diversi territori italiani.

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Le attivitàLe aree di intervento, verso i soggetti beneficiari sono:1) l’ accompagnamento nella fase di start up delle nuove imprese sociali attraverso: - la messa in rete con altre imprese cooperative;- la messa a punto di studi di fattibilità, di piani d’impresa e di budget;- la definizione insieme alle altre cooperative dei piani colturali, di trasformazione,

degli aspetti produttivi, qualitativi e commerciali, la pianificazione di risorse eco-nomiche e finanziarie in pratica, tutto quanto si renda necessario per determinar-ne la sostenibilità sul piano economico.

2) la formazione e gli stage di aggiornamento presso altre imprese cooperative o inloco per i soci delle imprese sociali per far crescere competenze e professionalità al-l’interno di ogni realtà;3) la promozione commerciale e di mercato per lo sviluppo dell’attività sociale del-le onlus, nonché per la diffusione dei prodotti a marchio “LiberaTerra”.

I destinatariL’Agenzia mette in stretta relazione il mondo di Libera e il mondo della coopera-zione italiana per sviluppare progettualità nell’ambito del positivo riutilizzo del bene confiscato. Le attività dell’Agenzia saranno dunque rivolte esclusivamente aquei soggetti conosciuti e valutati affidabili, da parte di Libera, sotto il profilo etico e civico. L’esperienza di partenza è il progetto Libera Terra che mette insieme diversi sog-getti, ognuno secondo le proprie competenze, per l’obiettivo comune di creare, par-tendo dal riutilizzo del bene confiscato, le condizioni per sviluppare quanta più ric-chezza possibile sul territorio e garantire così opportunità occupazionali.Il lavoro condotto dalle imprese sociali sui beni confiscati si basa un metodo di azio-ne che mira al coinvolgimento dei soggetti non compromessi del territorio, facen-do del bene confiscato una risorsa per lo sviluppo dell’intero circuito socio-econo-mico attraverso il coinvolgimento degli agricoltori e altri settori produttivi del ter-ritorio tramite accordi di produzione. Proprio dalla “contaminazione positiva dei ter-ritori” e dalla creazione di reti, nella condivisione dello spirito e delle regole del pro-getto, nascono i prodotti a marchio “Libera Terra”.Libera e l’Agenzia cooperare con Libera Terra, consapevoli dell’importanza che il pa-trimonio ideale che ispira la comune attività deve coniugarsi con requisiti di affida-bilità e di efficienza, e conseguentemente che le cooperative costituite per la gestionedei beni confiscati devono rappresentare esperienze positive anche sotto il profilo im-prenditoriale, al fine di consolidare e diffondere un credibile modello di imprendito-rialità sociale, nel dicembre 2006 hanno stipulato una Convenzione che ha come sco-po quello di coordinare e definire i rispettivi ambiti di attività.Nel particolare, Libera e l’Agenzia si impegnanoa:

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1) definire di comune accordo le modalità di relazione con gli Enti pubblici che prov-vedono all’assegnazione dei beni confiscati ai sensi della legge 109/1996, coordi-nando le rispettive attività allo scopo di ottimizzare le condizioni di riutilizzo deibeni attraverso studi di fattibilità (sviluppare progetti di fattibilità sui beni confi-scati);

2) definire le modalità e i criteri di costituzione dei nuovi soggetti chiamati a gesti-re i beni confiscati (supporto tecnico per l’elaborazione, insieme ai partner coin-volti, dei bandi pubblici di selezione);

3) definire le condizioni di fattibilità e di stabilità economica delle nuove iniziativeimprenditoriali in particolare attraverso la redazione di piani economico-finan-ziari per l’avviamento della nuova impresa sociale (condivisione business plancon la nuova cooperativa);

4) definire i requisiti organizzativi, produttivi e operativi che le imprese sociali be-neficiarie dovranno osservare per garantire il rispetto del Disciplinare del mar-chio Libera Terra3 (tutelare il marchio e qualificare i prodotti e servizi delle cope-rative).

Il ruolo dell’Agenzia nel presente progettoL’Agenzia, considerata la sua mission, rappresenta uno strumento fondamentaleper la messa in valore degli obiettivi del progetto di formazione del PON Sicurezza,nell’ambito della misura “Risorse umane per la diffusione della legalità”,Uno degli obiettivi indiretti del programma di formazione à la creazione di una re-te relazionale tra tutti gli attori coinvolti nel processo che porterà all’utilizzo del be-ne confiscato e quindi i rappresentanti di associazioni, cooperative, istituzioni pub-bliche e sistema cooperativo saranno messi in condizione di utilizzare una serie diconoscenze qualificate e trasversali in campo giuridico, economico e sociale.Conseguentemente dovrebbe essere più semplice, al termine della fase formativa,stimolare e seguire la fattibilità progettuale sui beni confiscati nel territorio; coadiu-vare la costruzione dei bandi pubblici con le istituzioni interessate e sensibilizzareil territorio attraverso azioni di animazione sociale; seguire la progettazione svilup-pata sul bene grazie alle sinergie dell’Agenzia e delle imprese sociali del territorio.Ecco allora che l’Agenzia potrà essere uno strumento attivo, riconosciuto dai diver-

3 - Il Disciplinare regolamenta l’uso del marchio Libera Terra da parte delle cooperative concessionarie, che per ottenere e mante-nere il marchio, dovranno rispettare requisiti di carattere sociale e qualitativi per i prodotti e i servizi offerti. L’Agenzia svolgeràun ruolo strumentale fondamentale come componente della Commissione di Valutazione Permanente, che ha il compito di veri-ficare il rispetto del Disciplinare, e nella valutazione dei requisiti qualitativi e merceologici per i prodotti e servizi di nuova immis-sione sul mercato. Per le ordinarie verifiche di conformità del Disciplinare Libera ha incaricato la Cooperativa socia dell’AgenziaCCPB – Consorzio per il controllo dei prodotti biologici. Il Disciplinare è uno strumento molto importante di autocontrollo dellecooperative di Libera Terra che tutela il marchio e garantisce alti standard qualitativi per migliorare lo sviluppo imprenditorialedelle cooperative concessionarie.

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L’uso sociale dei beni confiscati

si soggetti interessati, capace di fornire servizi:- per verificare la fattibilità di un progetto sui beni confiscati. La rete dei soci

dell’Agenzia, infatti, ha il know how e l’esperienza necessari per capire cosa po-ter realizzare, valutando la sostenibilità economica dell’impresa sociale chiama-ta a gestire il bene.

- una volta compresa la fattibilità, per sviluppare la progettazione assieme ai sog-getti individuati nel territorio (associazioni, cooperative e istituzioni). Il proces-so deve essere condiviso tra tutte le realtà territoriali interessate e l’Agenzia rap-presenta uno strumento in grado di supportare il progetto in termini di compe-tenze consolidate, messe a disposizione.

Agenzia Cooperare con Libera TerraViale Aldo Moro 16 - 40127 Bologna Tel 051/509731 - Fax 051/509834 [email protected]

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10LIBERA TERRA:

IL PROGETTO E I SOGGETTI

“Vogliamo che lo Stato sequestri e confischi tutti i beni di provenienza illecita, da quelli deimafiosi a quelli dei corrotti. Vogliamo che i beni confiscati siano rapidamente conferiti, at-traverso lo Stato e i Comuni, alla collettività per creare lavoro, scuole, servizi, sicurezza elotta al disagio”. Con queste parole si apre la petizione popolare promossa da Liberache, nel 1995, raccoglie oltre un milione di firme e avvia l’iter della legge 109 del1996. “La mafia restituisce il maltolto” s’intitolava quella raccolta di firme. E la mafiane deve ancora restituire molto anche se i frutti ora iniziano a vedersi. L’olio, il miele, le marmellate, la pasta, i ceci, il vino, gli agrumi, la farina, i pepero-ni, le melanzane…I prodotti delle cooperative sociali che coltivano terreni confisca-ti alla mafia tra le province di Palermo e Trapani e nella Piana di Gioia Tauro han-no un sapore in più: quello della legalità. Attraverso questi prodotti agricoli ogni cittadino può constatare i risultati ottenutidallo Stato e dalla società civile in questi anni difficili di lotta alla mafia. Certo, ledifficoltà, i pericoli non mancano. Ma grazie all’applicazione della legge 109/96 sista diffondendo anche un metodo di lavoro innovativo: un sistema di relazioni trasocietà civile organizzata, istituzioni, imprese che, quando c’è stata volontà, coe-renza e continuità, si è dimostrato efficace ed ha dato i suoi frutti. Oggi sono in produzione quasi 450 ettari di terreni confiscati alle mafie. La 109/96 hadato l’opportunità a molti giovani di riunirsi in cooperative ed associazioni, di crearsiun reddito e di farlo nella legalità. Sono esperienze concrete quelle portate avanti dai ra-gazzi e dalle ragazze dell’associazione Casa dei Giovani e delle cooperative Lavoro enon solo, Placido Rizzotto–Libera Terra, Valle del Marro - Libera Terra, Il Gabbiano, PioLa Torre - Libera Terra. I frutti delle loro fatiche sono caratterizzati dal marchio “LiberaTerra” e commercializzati attraverso la rete distributiva della Coop e le botteghe del com-mercio equo e solidale. Questi prodotti, concreti, gustosi, giusti rappresentano i primiesempi di quelle produzioni della “legalità nella qualità”, ottenute con i metodi dell’agri-coltura biologica, che Libera vuole diffondere in altre regioni, a cominciare dal Lazio,dalla Puglia e dalla Campania. Un’impresa resa possibile grazie all’impegno di moltima soprattutto grazie al coraggio e allo spirito di sacrificio dei giovani che hanno sceltodi coltivare le terre confiscate alla mafia. Questa è una delle strade migliori per ricavareun reddito pulito, onesto, da quei beni sottratti alla collettività dalle mafie e riconquista-ti grazie all’azione positiva dello Stato: non si tratta, insomma, di un’utopia, ma anzi delpositivo frutto di lavoro, dignità e giustizia.

Per informazioni www.liberaterra.it www.libera.it

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L’uso sociale dei beni confiscati

10/A CASA DEI GIOVANI

Casa dei Giovani è un’associazione senza fini di lucro. Presente sul territorio nazio-nale con diversi centri, si rivolge alla cura e alla riabilitazione dei tossicodipenden-ti, svolge attività di supporto alle donne che vogliono uscire dal tunnel della pro-stituzione e offre opportunità di recupero e formazione lavoro ai giovani detenutiche possono usufruire della pena alternativa. La comunità di recupero per giovani tossicodipendenti gestisce due aziende agri-cole confiscate nel comune di Castelvetrano (Trapani) per complessivi 105 ettari.

I progettiProgetto “Amaltea”Comunità Alloggio per minori. finanziato dal Comune di Bagheria (Pa). Si tratta diuna Casa famiglia per minori (0-12 anni) maltrattati, abusati e trascurati, sita inBagheria, Via E.Murdolo n. 4.

Progetto “Ritrovarsi”Prevede nove borse lavoro assegnate ad altrettanti ragazzi ex tossicodipendenti chesi occupano della gestione e coltivazione di un’azienda agricola sita inCastelvetrano (TP) su un terreno confiscato al Capo della mafia siciliana BernardoProvenzano, terreno affidato alla Casa dei Giovani. L’istituzione delle borse lavororisponde alla duplice esigenza di venire incontro temporaneamente alle necessitàeconomiche di chi, per molti anni, è stato fuori da ogni circuito lavorativo ed allaopportunità di poter continuare a seguire con i propri psicologi la fase delicata del“rientro” in società dei giovani.

Progetto “Maddalena”Già finanziato sino al 2001 dalla Prefettura di Palermo e dal mese di aprile 2003 adaprile 2004 dalla Compagnia di San Paolo. Si occupa del problema della tratta e del-la prostituzione, con l’ausilio di tre Unità mobili di strada, un Centro di pronta ac-coglienza e una “Casa di fuga”.Il Progetto Maddalena vuole proporre un intervento straordinario ma organico econtinuativo nei quartieri di Palermo ad alta densità di prostituzione, soprattuttoextracomunitaria. Offre accoglienza di emergenza, accoglienza residenziale, con-sulenza psicologica, giuridica ed orientamento psicosociale, terapeutico, educativoe culturale.

Il valore sociale e politico dei progettiI progetti rivestono grande importanza sia dal punto di vista socio-assistenziale che

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dal punto di vista politico: che i beni della mafia infatti vengano utilizzati per aiu-tare i tossicodipendenti che sono tra le principali vittime della speculazione mafio-sa, costituisce un forte messaggio educativo sia per i giovani che dovessero esseretentati di cedere alle lusinghe delle organizzazioni malavitose e sia per tutti i citta-dini che hanno sinora offerto una copertura omertosa agli esponenti delle coschemafiose perché li hanno considerati come elargitori di ricchezza e unici detentoridi un reale potere sociale imposto, per altro, con la forza. Per questi ragazzi uscire dalla droga è molto più difficile rispetto ad altri tossicodi-pendenti: per loro accettare la Comunità significa accettare la cultura della vitamentre hanno conosciuto solo la cultura della morte, imposta dalla mafia; signifi-ca accettare la cultura della legalità, mentre per anni hanno vissuto nella convin-zione che la legge va violata per affermare la propria personalità ed ottenere rispet-to; significa uscire dal branco dei compagni che li qualificano come traditori, accet-tando spesso la solitudine poiché i “benpensanti” non sono disposti a concedere lo-ro fiducia, anche dopo l’esperienza della Comunità, in quanto li vedono ancora se-gnati dal loro passato.

Le coltivazioni e le produzioniI terreni agricoli gestiti dall’associazione sono in regime biologico. Le colture esi-stenti sono di tre tipologie: uliveti, vigneti e agrumeti.

L’olio Libera TerraA Castelvetrano in provincia di Trapani nasce l’olio di Libera. Sulle terre confisca-te alla mafia, la Casa dei Giovani sta realizzando da quasi due anni il Progetto“Ritrovarsi”, un programma di reinserimento socio-lavorativo per giovani ex-tossi-codipendenti, che hanno completato un programma terapeutico presso i Sert o lecomunità. Era terra morta quella di Bernardo Provenzano e Matteo MessinaDenaro. Morta perché lasciata incolta per anni. L’impianto di una vera e propria azienda agricola, condotta scientificamente anchecon l’aiuto della Facoltà di agraria dell’Università di Palermo, ha portato alla pro-duzione di un olio extravergine di oliva, commercializzato con il marchio LiberaTerra.Nel fondo è stato già realizzato un intervento di ristrutturazione della casa rurale,che accoglie oggi gli stessi ragazzi impegnati nel progetto. È stato, inoltre, costrui-ta una serra di 800 mq e sono stati messi a dimora nuovi alberi.L’associazione è in possesso anche di un minifrantoio, fornito in comodato d’usogratuito dall’Ente sviluppo agricolo siciliano, che permette la spremitura a freddodelle olive e migliora la qualità del prodotto. Da qualche anno, l’olio di Libera viene utilizzato nella messa crismale del GiovedìSanto per diventare il segno sacramentale per molte Diocesi della Chiesa Italiana.

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L’uso sociale dei beni confiscati

Il miele Libera TerraDalla fine del 2005 è in produzione anche il miele.

ContattiPresidente Padre Salvatore Lo BueSede Corso Umberto I, 65 - 90011 Bagheria (PA)Tel. 091/903068 – [email protected]

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10/BPLACIDO RIZZOTTO – LIBERA TERRA

Placido Rizzotto era un agricoltore corleonese che scelse la via dell’impegno sinda-cale. Sensibilizzare i propri compaesani, parlando loro di diritti e di doveri, di idea-li quali giustizia, libertà ed onestà, nella Corleone dell’immediato dopoguerra, erauna scelta che gli costò molto cara perché scomoda per i latifondisti e i mafiosi chedecisero la sua eliminazione. Rizzotto venne assassinato nelle campagne del cor-leonese il 10 Marzo del 1948.Oggi, parecchi giovani disoccupati del palermitano s’impegnano a riscattare le ter-re sottratte a Cosa Nostra, trasformandole in aree in grado di produrre lavoro e ric-chezza, raccogliendo l’eredità lasciata da sindacalisti quali Placido Rizzotto nellalotta alla malavita organizzata.Dopo anni di abbandono, le terre confiscate ai boss mafiosi del corleonese, torna-no ad essere coltivate da un gruppo di giovani che nel 2001 ha fondato laCooperativa Placido Rizzotto grazie al progetto “Libera Terra” promosso dall’associa-zione Libera e dalla Prefettura di Palermo.

Il primo raccoltoLa Cooperativa sociale Placido Rizzotto opera sulle terre del Consorzio dei Comuni“Sviluppo e Legalità” dove effettua l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggia-ti, creando opportunità occupazionali ispirandosi ai principi della solidarietà e del-la legalità. Il metodo di coltivazione scelto sin dall’inizio è quello biologico e le produzioni so-no tutte artigianali, al fine di garantire la bontà e la qualità dei prodotti che conser-vano il sapore antico della tradizione siciliana. La Cooperativa aderisce a Libera eal CONAPI, Consorzio nazionale di apicoltori e agricoltori biologici.Grazie allo straordinario impegno di soggetti istituzionali, quali la Prefettura diPalermo e il Consorzio Sviluppo e Legalità dell’Alto Belice corleonese (che oggi rac-chiude i Comuni di Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degliAlbanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato) ed all’impegnodell’Associazione Libera, il Progetto Libera Terra muove i primi passi nel Luglio2001, con l’istituzione di un bando per la ricerca di 15 giovani disoccupati raggrup-pati secondo diversi profili. Sono tanti i giovani che partecipano alla selezione, congrande sorpresa di tutti. Dopo tre mesi di intenso percorso formativo, i 15 giovani selezionati, il 21Novembre 2001, costituiscono la Cooperativa sociale Placido Rizzotto – LiberaTerra e ricevono dal Consorzio Sviluppo e Legalità, mediante contratto di comoda-to d’uso gratuito stipulato presso la Prefettura di Palermo, ben 155.54.30 (oggi qua-si 180) ettari di terreni confiscati alla mafia siti nel territorio dei comuni di Piana de-

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L’uso sociale dei beni confiscati

gli Albanesi, Corleone, San Giuseppe Jato, San Cipirello e Monreale.I mesi successivi sono molto concitati: si attiva la sede operativa, vengono rimessiin marcia i trattori confiscati e seminati i primi terreni, sino alla prima mietitura del“grano della speranza”: in data 8 luglio, alla presenza del Presidente della commis-sione parlamentare antimafia, del sottosegretario del Ministero degli Interni, delprefetto di Palermo e di tutti sindaci del Consorzio il grano è finalmente raccolto!Da allora, nonostante le non poche difficoltà, la caparbietà dei soci, i ragazzi e le ra-gazze della Cooperativa continuano a credere ed impegnarsi nel progetto che, peril numero di soggetti coinvolti, per le dimensioni economiche, per lo straordinariointervento dello Stato, per la riproducibilità in altri contesti territoriali, è conside-rato un progetto pilota a livello europeo.E che, soprattutto, intende dimostrare che ciò che è stato sottratto alla collettivitàcol denaro del malaffare può essere restituito e diventare occasione di sviluppo.Perché anche in questa maniera è possibile sconfiggere la mafia.

Le attività sociali e promozionaliIl principale carattere distintivo dell’attività sociale della cooperativa è rappresen-tato dall’inserimento lavorativo di ragazzi diversamente abili che, altrimenti, diffi-cilmente troverebbero un impiego e un’integrazione sociale in una realtà margina-le ed economicamente depressa come quella dell’Alto Belice - Corleonese. Il tuttoè realizzato garantendo il recupero produttivo di quelle terre che, dopo la confiscaai boss mafiosi, erano rimaste in stato di totale degrado ed abbandono. Tale attivi-tà si presenta di notevole complessità e richiede un impegno solidale da parte ditutta la compagine sociale.Inoltre, durante il 2005, la Cooperativa ha partecipato costantemente alle iniziativepromosse dall’associazione Libera, dal Consorzio Sviluppo e Legalità, dalla Legadelle Cooperative, dalla Coop e da altre associazioni e istituzioni. I soci sono statipresenti a diverse tappe della Carovana Antimafia e a diverse iniziative pubblichepromosse da moltissime realtà associative, in particolare della rete di Libera. Anche nel 2005 la Cooperativa ha collaborato con la Federazione Nazionale delleAssociazioni Auser di Volontariato per la realizzazione di una campagna a sostegno delFilo d’Argento, un servizio di assistenza domiciliare gratuita agli anziani.Infine, la Cooperativa ha collaborato alla realizzazione della “48 ore non stop per lo svilup-po e la legalità” promossa dal Consorzio Sviluppo e Legalità in collaborazione con Libera.

I prodottiTutto il grano biologico viene trasformato in pasta presso il Molino e Pastificio F.lliCastagna ove è stata effettuata la produzione di circa 2.200 q.li di pasta biologica.Presso la stessa azienda è effettuata la lavorazione del grano della Cooperativa so-ciale Lavoro e Non Solo, nonché di alcuni agricoltori biologici con i quali sono sta-

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ti sottoscritti accordi di produzione, allo scopo di far fronte alle sempre crescenti ri-chieste di mercato e di migliorare la qualità della pasta. La Cooperativa continua a commercializzare una modesta e simbolica quantità dipasta artigianale prodotta presso il pastificio della Corleonese Tipica sas.Arricchiscono la produzione le leguminose: ceci, lenticchie e cicerchie puliti e con-fezionati, sono attualmente in commercio sotto varie forme (in atmosfera control-lata, lessi, farina).Vi sono poi i vigneti che producono complessivamente circa 1.050 quintali di uvatra Catarratto, Trebbiano e Nero d’Avola proveniente dai nuovi impianti. Tutte leuve sono state conferite alla Cantina sociale Alto - Belice di cui la stessa Cooperativaè socia Nel 2005 sono state commercializzate circa 45.000 bottiglie di “Placido”, vi-no bianco prodotto con uve di catarratto presso la Cantina sociale Alto – Belice. Si prevede di vinificare le uve rosse provenienti dai nuovi impianti presso la canti-na in fase di realizzazione su un terreno confiscato in San Cipirello. Il nuovo vinosi chiamerà “Centopassi”.

L’attività agrituristicaNel novembre del 2005 è stato completato l’iter relativo all’ottenimento di tutte leautorizzazioni necessarie allo svolgimento dell’attività agrituristica presso l’agritu-rismo “Portella della Ginestra” sito in Agro di Monreale Contrada Ginestra. L’attivitàha avuto un’immediata e forte accelerazione per via della manifestazione interna-zionale organizzata dalla Opel General Motors presso la struttura che ha garantitola possibilità di avere una vetrina internazionale ove presentare il progetto e di ef-fettuare una serie di miglioramenti alle vie di accesso ed alle aree di fruizione.

ContattiPresidente Gianluca FaraoneSede Via Canepa, 53 - 90048 San Giuseppe Jato (PA) Tel 091/[email protected]

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L’uso sociale dei beni confiscati

10/C LAVORO E NON SOLO

“Lavoro e non solo” è una cooperativa sociale costituita ai sensi della legge 381/91art. 1 comma B; dal febbraio 2000, gestisce un’azienda agricola su terreni confisca-ti alla mafia nel territorio di Corleone e Monreale. L’attuale compagine sociale del-la cooperativa è composta da 13 soci (di cui 5 cosiddetti svantaggiati L.n. 381/91).Le professionalità presenti all’interno sono: agronomo, commercialista, operai agri-coli specializzati, operatori sociali. La cooperativa ha avuto affidati dal Consorzio Sviluppo e Legalità 36.50 ha di ter-reno, di cui 28.00 ha nel territorio di Corleone e 8.50 ha nel territorio di Monreale.Inoltre, nel settembre 2004, la Cooperativa ha avuto affidati dal Comune di Canicattì(AG) altri 19.00 ha di terreno confiscati alle famiglie mafiose del territorio.

Progetti“Liberarci dalle spine”Il progetto mira a creare impresa sociale valorizzando specificità colturali siciliane,quale il ficodindia che può essere considerato a pieno titolo una delle icone dellasicilianità, e favorendo l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati cosicome definiti dalla L.n. 381/91.Questi gli obiettivi e le strategie:fornire occasione occupazionale a giovani disoccupati ed a soggetti svantaggiati se-gnalati dal locale DSMprodurre frutti di ficodindia per il mercato, di alta qualità, biologici, esenti da spi-na e con forte legame con l’area di produzione;realizzare un impianto post-raccolta di selezione, despinatura, condizionamento abassa temperatura e confezionamento;realizzare un piano di marketing, comunicazione e diffusione del prodotto;promuovere iniziative commerciali incentrate sulle specificità del territorio;sviluppare un laboratorio di collaborazione tra volontari e lavoratori svan-taggia-ti nell’ottica di sperimentare “impresa sociale” anche in agricoltura.

“I semi della legalità”Il progetto portato avanti dalla Cooperativa nel territorio di Canicattì (AG), nascein continuità con l’attività svolta in questi anni. Partendo proprio dall’esperienzaacquisita in questi anni nel riutilizzo per fini sociali e produttivi dei beni confisca-ti alla mafia, si vuole provare a metter in pratica le metodologie già sperimentatenel territorio di Corleone, in un contesto territoriale diverso.Per la riuscita di questo intervento occorre costruire una rete fra soggetti istituzio-nali e del privato sociale che, ognuno per le proprie competenze, crei una filiera di

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rapporti durevoli e trasparenti finalizzati alla realizzazione dell’intervento per ilriutilizzo del bene. Il progetto “I semi della legalità” ha per obiettivi:trasmettere l’esperienze acquisite per l’esatta applicazione della legge 109/96 a tut-ti coloro che vogliono scommettere su questa opportunità di lavoro e riscatto delterritorio;realizzare una azienda agricola che oltre all’impiego di manodopera specializzatapreveda l’inserimento a pieno titolo di soggetti svantaggiati (L.n. 381/91) nelle at-tività produttive;rafforzare il progetto “Libera Terra” con la nascita di prodotti agricoli di qualità pro-venienti da colture biologiche tipiche del territorio di Canicattì.

“Adotta un albero di vite”Quest’anno la cooperativa provvederà all’estirpazione e al successivo reimpiantodi un vigneto di Ha 14,50 che non è più produttivo: dalla confisca all’assegnazionesono passati più di 5 anni ed in tale periodo ha anche subito un incendio. “Adotta un albero di vite” è un’iniziativa dell’Arci Sicilia per contribuire al reperi-mento delle risorse necessarie per far ritornare produttivo il vigneto, permettendoa chiunque di “adottare” un albero di vite che verrà impiantato all’interno del-l’azienda agricola biologica gestita dalla cooperativa.Chi adotta una pianta potrà anche godere della sua crescita e dei suoi frutti. Perogni pianta adottata verrà apposta una targhetta sulla pianta con il nome di chiadotta, verrà inviata una planimetria del campo coltivato e fotografie digitali atte-stanti le varie fasi dello sviluppo della pianta, e quando il vigneto sarà produttivo– sono previsti circa tre anni – verrà inviata a casa una bottiglia di vino con etichet-ta personalizzata che ne attesta la provenienza.

I campi di lavoro Libera, Arci Toscana e Fondazione Culturale Banca Etica, in collaborazione con laRegione Toscana hanno promosso due campi di lavoro rivolti ai giovani toscani trai 18 e i 30 anni che per l’intero mese di agosto hanno lavorato sui terreni confiscatinelle zone di Corleone (PA) e di Canicattì (AG). A Corleone è stata effettuata la rac-colta dei pomodori da destinare alla trasformazione in passata, e si è poi procedu-to all’estirpazione e al reimpianto di un vecchio vigneto. Anche a Canicattì si è la-vorato su un grande vigneto morto, da estirpare e reimpiantare.Dopo il lavoro del mattino infatti sono stati organizzati laboratori e incontri di edu-cazione alla legalità; ai seminari e agli incontri hanno partecipato personaggi dellasocietà civile, politici e magistrati. Durante il campo di lavoro non sono mancatimomenti di incontro con altre realtà simili che operano su terreni confiscati, dallaCooperativa Placido Rizzotto al Fondo Miciulla gestito dall’AGESCI e momenti di

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L’uso sociale dei beni confiscati

riflessione con visite a luoghi simbolici come Rocca Busambra e Portella dellaGinestra. L’esperienza ha avuto tre momenti di attività diversificate: il lavoro agri-colo, lo studio e l’incontro con le comunità locali durante momenti di scambio cul-turale, come ad esempio proiezioni cinematografiche all’aperto: a Racalmuto (AG)sono stati proiettati per la prima volta in piazza i film “I cento passi” e “PlacidoRizzotto”. Questa avventura, che ha visto protagonisti molte decine di giovani toscani, è stata condivisa e sostenuta dalla società civile e dalle istituzioni locali eha dimostrato che i giovani siciliani hanno l’appoggio dell’Italia viva, legale e solidale.

Le produzioniGrano duroPer una produzione di circa 400,00 ql, una parte conferita alla Cooperativa PlacidoRizzotto per destinarla alla trasformazione in pasta, il resto trasformata in semolarimacinata “Bio” e commercializzata in confezioni da kg 1 con il marchio “LiberaTerra” per un totale di circa 20.000 confezioni vendute.CeciLe abbondanti precipitazioni di quest’anno hanno compromesso il raccolto.LenticchieUna produzione di circa 6,00 ql. che unitamente a quella della Cooperativa PlacidoRizzotto è stata commercializzata in confezioni da gr 400 con il marchio “LiberaTerra”.PomodoriDestinati freschi al mercato locale e alla trasformazione in passata commercializzatacon il marchio “Libera Terra”, con una produzione di circa 18.000 bottiglie da 720 ml.FicodindietoIl ficodindieto entrerà in piena produzione nel corso del 2007.MandorletoLa prima produzione è del 2006.Vignetoha 8.50 da reimpiantare

ContattiPresidente Calogero Parisi Sede Via Carlo Rao, 16 - 90133 Palermo Tel. 091/6101000 - Fax 091/[email protected]

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10/D VALLE DEL MARRO - LIBERA TERRA

La Cooperativa “Valle del Marro - Libera Terra” nasce come impresa sociale deditaall’agricoltura biologica su terreni confiscati alle organizzazioni criminali, a con-clusione del Progetto “Uso sociale dei beni confiscati nella provincia di Reggio Calabria”. I soci fondatori sono un gruppo di giovani che riscoprono i sapori e i saperi del-l’antica tradizione contadina del territorio, e che intendono contribuire allo svilup-po durevole della propria comunità promuovendo lo spirito cooperativistico e dif-fondendo una particolare sensibilità al tema della legalità.

Attività agricola della cooperativaLa cooperativa si occupa della conduzione di terreni agricoli confiscati nei Comunidi Gioia Tauro, Oppido Mamertina (frazione Castellace) e Rosarno, per un totale di27 ettari. Tali terreni si trovavano, al momento dell’assegnazione alla cooperativa,in completo stato di abbandono. Su circa 14 ettari, ricadenti in agro di Gioia Tauro località Pontevecchio, un temposuperfici agrumetate di grande pregio, circa il 15% è stato riportato alle condizio-ni di coltivabilità. Sui 12 ettari, ricadenti nel Comune di Oppido Mamertina (fra-zione Castellace) e coltivati ad uliveti, sono state intrapresi e completati gli inter-venti di ripulitura e potatura di ringiovanimento delle piante. La rimanente super-ficie, sita nel Comune di Rosarno in località Bosco, è terra nuda.L’attività produttiva consiste nella coltivazione e trasformazione degli ortaggi e del-l’olivo e nella pratica dell’apicoltura, il tutto secondo le tecniche della agricolturabiologica.

I prodotti

Ortaggi Melanzane, peperoncino e cipolla sono gli ortaggi fino ad oggi coltivati nel fondodi Gioia Tauro, particolarmente vocato per le ottimali condizioni microclimatiche,che garantiscono performance produttive elevate con uno standard di qualità no-tevole.La melanzana ed il peperoncino sono sottoposti a processi artigianali di trasforma-zione con l’utilizzo di metodi e tecniche di conservazione al naturale, senza aggiun-te di nessun tipo di agente conservante.I prodotti trasformati sono la melanzana a filetti conservata in olio extra vergine dioliva ed il “pesto” di peperoncino piccante. Si tratta di peperoncino sminuzzato econservato in olio extra vergine di oliva da utilizzare come crema da spalmare o co-me condimento.

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L’uso sociale dei beni confiscati

L’olioL’extra-vergine di oliva è ottenuto dalla coltivazione di olivo autoctona“Ottobratica” realizzata nei terreni di Oppido Mamertina. L’olio, armonico particolarmente pregiato (fruttato leggero, con note di pomodoro,mandorla fresca, leggermente piccante ed amaro) dalle grandi caratteristiche orga-nolettiche, sarà confezionato in bottiglie di vetro della capacità di 0.75 lt. Si sta stu-diando la possibilità di produrre dall’olio una saponetta con i profumi della terradi Calabria.

Il mieleLa cospicua presenza di agrumeti nel territorio di Rosarno e di Gioia Tauro consen-te di ottenere un miele di grande intensità aromatica, tra il flore e il fruttato.

L’attività sociale della cooperativaLa cooperativa affianca all’attività agricola azioni e iniziative di promozione so-ciale finalizzate alla crescita della cultura della legalità e della cittadinanza attiva.In particolare, realizza interventi nelle scuole, coniugando gli aspetti formativi del-l’educazione alla legalità con la sensibilizzazione verso il valore etico e sociale con-tenuto nell’utilizzo dei beni confiscati.Attualmente sono in corso due progetti di educazione alla cittadinanza attivanell’Istituto di Istruzione Superiore Pitagora di Siderno (RC) e nell’Istituto com-prensivo di Cannavò (RC).

ContattiPresidente Giacomo ZappiaSede Via Statale 111, 129 - 89013 Gioia Tauro (RC)Tel. 0966/[email protected]

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10/E IL GABBIANO

Questa Cooperativa Sociale nasce a Latina nel 1994 per iniziativa di un gruppo digiovani provenienti da una lunga esperienza nel volontariato locale e nel recuperodelle tossicodipendenze, attraverso la Comunità Incontro di Don Pierino Gelmini. Il Gabbiano è una cooperativa sociale di tipo “B” e come tale, secondo i principi del-la Legge 381/91, si occupa dell’inserimento lavorativo di persone in stato di disa-gio, rivolgendosi in particolare modo a persone con difficoltà provenienti dal pro-prio vissuto nella tossicodipendenza, nelle carceri o nel disagio psicofisico. La coo-perativa non vuole creare corsie preferenziali, ma vuole rappresentare per i proprisoci una fase transitoria per facilitarne il reinserimento sociale. La cooperazione sociale è a tutti gli effetti un’impresa che vuole affermarsi sul mer-cato pubblico e privato grazie alle proprie capacità imprenditoriali; a differenza del-le imprese ordinarie però, la cooperazione sociale non destina le proprie risorse alprofitto ma al perseguimento degli scopi sociali.

Le principali attivitàLa Cooperativa inizia il suo cammino con la creazione, a Latina in Viale XVIIIDicembre 124, di un laboratorio tipografico. Con il tempo, oltre a consolidare la pro-pria presenza sul territorio, la Cooperativa ha allargato le proprie attività alla ge-stione di servizi ed in particolare: servizi di cura e manutenzione del verde, servi-zi di gestione di impianti sportivi/ricreativi ed aree di parcheggio.Tutte le attività vengono portate avanti cercando di: - promuovere la competenza, la consapevolezza e la partecipazione della totalità

dei soci; - promuovere la crescita umana e professionale dei soci; - percorrere uno sviluppo commerciale coerente rispetto ai mezzi ed alle strutture

a disposizione; - assicurare la soddisfazione dei bisogni e delle aspettative della clientela. Nell’attività della Cooperativa fondamentale è sempre stato il rapporto con le isti-tuzioni pubbliche, sia in una ottica di complementarietà che di costruzione di unsistema a rete in cui ciascun soggetto, nel rispetto delle proprie specificità, possa es-sere un tassello di un insieme di risposte al disagio sociale.In tal senso, l’esperienza effettuata nel corso del tempo, ha fatto nascere positivecollaborazioni ormai consolidate con i Comuni di Latina, Aprilia, Cisterna diLatina, con l’Ufficio Territoriale del Governo di Latina, con l’Azienda USL Latina econ il Dipartimento di Giustizia Minorile del Ministero di Giustizia. Consapevoli delle opportunità derivanti dal principio della collaborazione e con-divisione, la Cooperativa ha inteso sempre sviluppare anche un forte rapporto di

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azione con le altre realtà del mondo cooperativistico e sociale. Da qui i diversi pro-getti di intervento attuati nel territorio della Provincia di Latina in forma associati-va con altre cooperative.Nel corso degli anni sono state oltre 60 le persone che hanno trovato nellaCooperativa un’opportunità di lavoro ed una risposta al proprio bisogno di cerca-re o tornare ad una vita normale.

Arriva “Campo Libero”Il fondo agricolo su cui la Cooperativa sta avviando una “Fattoria Didattica” è an-ch’esso un bene confiscato alla mafia ed assegnato, nel 2003, dall’Agenzia delDemanio al Comune di Cisterna di Latina per finalità sociali. Il Comune diCisterna, che mantiene la proprietà del bene, ne delibera l’assegnazione in uso al-la Cooperativa per la realizzazione di una fattoria didattica-educativa rivolta aglistudenti delle scuole dell’obbligo con particolare attenzione ai minori che vivonosituazioni di disagio sociale.Quando il bene viene consegnato alla Cooperativa tutto si trova in un avanzato sta-to di abbandono dovuto ai diversi anni di mancato utilizzo e ai danneggiamenti in-ferti: il fabbricato non agibile, il vigneto con necessità di interventi di ripristino deifilari, il restante terreno, con la presenza di depressioni e dislivelli, da recuperareall’uso sociale.Il fondo agricolo consiste in una superficie di oltre 10 ettari di terreno, di cui 6 a vi-gneto, con un fabbricato rustico. Con la presa in gestione del terreno inizia anchela sfida per fare in modo che dal frutto dell’illegalità possa nascere e realizzarsi unsogno di libertà.La vigna insiste su un terreno confiscato a Francesco Schiavone detto Sandokan, illeader del clan dei casalesi, la più potente cosca del casertano, tra le più organizza-te e violente dell’intero panorama camorrista. Così forte e ricca da aver da tempoallargato i propri affari ben oltre i confini campani, prima nel basso Lazio e poi al-le porte di Roma. Dopo un duro lavoro per riattivare il vigneto, arriva la prima vera intimidazione.Infatti nel settembre del 2006, a pochi giorni dalla vendemmia, nella notte vengo-no abbattuti letteralmente 3 ettari di vigneto, con decine e decine di viti divelte, mi-gliaia di grappoli maturi schiacciati a terra. Un attacco violento, un danno economico rilevante, stimato inizialmente in circa10mila euro solo per l’uva persa (500 quintali su 1.400) e poi, alla fine, ammontan-te a 70mila euro, per la necessità di sostituire gran parte delle piante che, ora do-vranno aspettare tre anni prima che entrino in produzione.I sacrifici però vengono ripagati dalla prima vendemmia effettuata nel 2006, graziealla quale nasce “Campo Libero” un vino bianco, di qualità trebbiano che da maggio2007 inizia ad essere in vendita. Un vino dal sapore nuovo, particolare. Quello del-

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la legalità. Il vino bianco, il primo ad essere prodotto nel Lazio suiconfiscati alle ma-fie, il primo prodotto che non arriva dalle regioni a tradizionale presenza mafiosa,viene commercializzato nel circuiti dei prodotti della legalità di “Libera Terra” conlo slogan “Sui terreni confiscati alla criminalità cresce un’uva simbolo di libertà”.

ContattiSede Viale XVIII Dicembre, 124 – 04100 LatinaTel. Fax 0773/[email protected]

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10/F PIO LA TORRE - LIBERA TERRA

“Pio La Torre-Libera Terra Soc. Coop. Sociale” è una cooperativa di tipo B costitui-tasi il 22 giugno 2007 grazie ad un progetto promosso dall’associazione Libera incollaborazione con la Prefettura di Palermo e con il Consorzio Sviluppo e Legalità.E’ composta da 14 soci lavoratori selezionati dietro pubblicazione di un bando pub-blico e svolgerà le proprie attività nel settore della produzione agricola e nella rice-zione agrituristica. I terreni e le strutture produttive assegnate alla cooperativa pro-vengono dal patrimonio afferente al Consorzio di comuni “Sviluppo e Legalità” chenel territorio dell’Alto Belice Corleonese amministra i terreni confiscati alla crimi-nalità mafiosa. La cooperativa effettua l’inserimento lavorativo di soggetti svantag-giati (ai sensi dell’art. 4 della legge 381/91) promuovendo così anche i principi del-la solidarietà sociale e del reinserimento lavorativo di soggetti deboli.La compagine sociale è costituita da operai agricoli semplici o specializzati, cheavranno il compito di lavorare i terreni assegnati, da due apicoltori, una figura ad-detta alla ristorazione; mentre due agronomi gestiranno ed organizzeranno le atti-vità produttive.

I terreniSono più di 100 Ha i terreni assegnati alla cooperativa Pio La Torre – Libera Terradislocati nel territorio dell’Alto Belice Corleonese tra i comuni di S.Giuseppe Jato,Roccamena e Corleone appartenuti a diversi esponenti della criminalità mafiosa.Le coltivazioni verranno gestite nel rispetto del disciplinare di produzione biologica.Dei circa 100 Ha di terreni, solamente 5 Ha di pereto e 6 Ha di vigneto Trebbiano atendone garantiscono una modesta produzione, ma la cooperativa intende mette-re a coltura i restanti terreni incrementando, attraverso una serie di investimenti,soprattutto le superfici destinate alla produzione di vino e di olio. L’obiettivo èquello di impiantare circa 22 Ha a vigneto e 7 Ha ad oliveto, mentre le restanti su-perfici verranno utilizzate per la coltura in rotazione di cereali, legumi ed ortive dipieno campo.I prodotti finali saranno la pasta ed i legumi commercializzati con il marchio LiberaTerra ed il vino Centopassi anch’esso a marchio Libera Terra.La produzione di pere ed ortive verrà, invece, destinata al consumo fresco ed im-messa sui canali della GdO mentre, quando l’oliveto entrerà in produzione verràdato il via alla produzione di olio extra-vergine. Facendo suoi i principi e le regole dell’agricoltura biologica la Cooperativa è con-sapevole che le risorse naturali disponibili sul territorio non sono inesauribili per-tanto si fa promotrice della tutela e della valorizzazione del territorio salvaguar-

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dando la fertilità dei suoli, della biodiversità attraverso una politica di uso delle ri-sorse sostenibile con l’ambiente.

L’agriturismoOltre ai terreni la cooperativa è assegnataria di un complesso agrituristico, in via dicompletamento, situato a pochi chilometri dal centro abitato di Corleone ed unavolta appartenuto al boss mafioso Salvatore Riina, nonché di alcuni fabbricati an-nessi ai fondi agricoli ma oggi in totale stato di degrado a causa dei numerosi annidi abbandono.L’agriturismo, finanziato con fondi del PON Sicurezza e realizzato nel pieno rispet-to dei criteri di accessibilità, è dotato di una sala dedicata alla ristorazione con 88coperti e di un fabbricato, con 16 posti letto, destinato al pernottamento e dotato ditutti i comfort necessari ad accogliere soggetti portatori di handicaps. La sua collo-cazione territoriale è strategica, in quanto si trova a ridosso di una riserva natura-le, la “Riserva Gorgo del Drago” ed in prossimità del bosco della Ficuzza e di RoccaBusambra suggestivi complessi naturalistici dell’entroterra palermitano.L’agriturismo sarà destinato ad accogliere i visitatori di passaggio desiderosi di im-mergersi in un contesto territoriale dal forte carattere rurale, ma avrà lo scopo prin-cipalmente di ricevere coloro (scuole, associazioni e gruppi sensibili) che voglianoconoscere ed approfondire le tematiche legate al riutilizzo sociale dei beni confisca-ti, all’uso sostenibile delle risorse ed al rispetto dell’ambiente.

Le attività inizialiI prodotti ottenuti, pertanto, non sono solo i “frutti della legalità” ma anche fruttidi un’agricoltura sana ed il risultato dell’impegno concreto di questi giovani ragaz-zi che stanno mettendo in gioco loro stessi, il loro impegno, la loro motivazione esoprattutto la convinzione che da questi progetti è possibile creare un’economia sa-na ed uno sviluppo sano del territorio, nel territorio, per il territorio.Attualmente la cooperativa ha avviato la propria attività rimettendo a coltura, at-traverso interventi di potatura, i vigneti ed il pereto che versavano in uno stato disemi abbandono. Questi sforzi hanno permesso di effettuare la prima vendemmiacon discreti risultati.Il resto dei terreni, suddivisi in numerosi appezzamenti, necessita di operazionipreliminari di definizione dei confini e di pulitura straordinaria prima di poter es-sere messo in produzione.Per tali interventi occorrono mezzi ed attrezzature agricole che allo stato attualenon sono nella disponibilità della cooperativa la quale, per gli interventi fino ad oraeffettuati sui terreni, è ricorsa ai mezzi individuali dei soci (tuttavia non idonei) edall’aiuto delle altre cooperative presenti sul territorio.L’obiettivo è quello di dotarsi di un parco macchine in grado di rispondere in pie-

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L’uso sociale dei beni confiscati

no alle esigenze della cooperativa in modo da poter essere quanto più autonomi ecompetitivi nel breve periodo.

ContattiPresidente Salvatore GibiinoSede: Via Piana degli Albanesi, 8490048 San Giuseppe Jato (Pa)[email protected]

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11.I NUOVI PROGETTI

Significativamente in questi ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative e i proget-ti sui beni confiscati in tutta Italia e non soltanto nelle regioni del Mezzogiornod’Italia.Nonostante le difficoltà descritte nel procedimento di assegnazione dei beni, suc-cessivo alla confisca, il messaggio di straordinario cambiamento innescato dall’ap-plicazione della Legge 109/96 è arrivato a smuovere le coscienze, a rimuovere ata-viche paure, a legittimare l’azione delle istituzioni, a suscitare le progettualità im-prenditoriali. Le cooperative che oggi lavorano in Sicilia e in Calabria sui terreni un tempo di pro-prietà delle organizzazioni mafiose hanno fatto scuola e nascono nuove proposte,un tempo del tutto impensabili.Nei prossimi mesi, in una singolare, ma non casuale concomitanza con la chiusuradel presente programma di formazione nell’ambito del PON Sicurezza, si annun-ciano nuove realizzazioni che andranno a rafforzare l’impegno di enti locali e as-sociazioni nel contrasto alle mafie sul versante patrimoniale, grazie all’utilizzo so-ciale dei beni confiscati.A partire dai numerosi protocolli d’intesa che andranno ad essere sottoscritti in nu-merose province di tutta Italia e che indicano la strada del tavolo di concertazionepresso le Prefetture come una delle possibili e auspicabili riforme da intraprende-re anche con modifiche di ordine legislativo.Così, anche sul versante delle iniziative della società civile e del mondo della coo-perazione, sono in programma importanti realizzazioni che arricchiranno il pano-rama dell’utilizzo sociale dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose.Innanzitutto va ricordata la prossima costituzione di una nuova cooperativa inPuglia, che andrà a gestire dei terreni confiscati alla Sacra Corona Unita nella pro-vincia di Brindisi, precisamente nei comuni di Torchiarolo, Mesagne e San PietroVernotico.Cosi ci preme poi ricordare l’apertura della prima bottega “I sapori della legalità”a Roma, nel novembre 2006, dove oggi è possibile acquistare i prodotti contrasse-gnati dal marchio di qualità e legalità “Libera Terra”. Presto botteghe analoghe sa-ranno aperte nelle città di Napoli, Firenze e Venezia, grazie alla collaborazione conle istituzioni locali.E ancora, va dato conto della singolare esperienza della Calcestruzzi Ericina, unaditta di calcestruzzi trapanese che passerà, dopo l’amministrazione giudiziaria, dal-la proprietà del boss Vincenzo Virga direttamente nella gestione di una cooperati-va formata dagli stessi lavoratori.Tutti segnali di cambiamento e di speranza che devono essere incoraggiati; tutti se-

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gnali che indicano che il cambiamento è a portata di mano e spinge ad osare l’ino-sabile; tutti segnali che ci dicono come sia possibile coniugare sviluppo e legalità,per una economia finalmente libera dalle infiltrazioni criminali.

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L’uso sociale dei beni confiscati

11/AI SAPORI DELLA LEGALITÀ

La bottega “I sapori della legalita” è il primo negozio in Italia che mette in venditai prodotti ricavati dai terreni confiscati alla mafia: vino, olio pasta, passata di po-modoro, farina di ceci, marmellate, taralli e tanti altri alimenti biologici. La bottega, che si trova in largo del Foro Traiano 84, proprio di fronte alla Colonna,ha trovato un suo spazio all’interno di locale messo a disposizione dalla Provinciadi Roma. Qui si vendono prodotti di ottima qualità, con un valore aggiunto. Sonoprodotti buoni e gustosi ma rappresentano anche il sudore, la passione ed il corag-gio dei ragazzi delle cooperative che ogni giorno, superando mille difficoltà, lavo-rano la terra e lottano contro le mafie. La bottega è stata inaugurata giovedì 16 novembre 2006, significativamente alla vi-gilia di Contromafie, gli Stati generali dell'antimafia, prima con una conferenzastampa all'interno di Palazzo Valentini e poi con il festoso taglio del nastro.Era presente, in qualità di madrina dell’iniziativa, la signora Giuseppina, vedovadi Pio La Torre, l'esponente politico siciliano ucciso dalla mafia il 30 aprile del 1982.Pio La Torre fu ucciso perché aveva capito come fosse importante colpire le mafienel sistema di accumulazione delle ricchezze, tanto da proporre un disegno di leg-ge che, oltre ad introdurre il reato di associazione mafiosa – poi introdotto nelCodice Penale come articolo 416 bis – prevedeva la misura della confisca dei patri-moni illeciti delle cosche.La presenza di Giuseppina La Torre ha permesso quindi di collegare idealmentel’intuizione del marito alla nuova stagione dell’utilizzo sociale dei beni confiscatialle mafie."La provincia di Roma - ha dichiarato nell’occasione il Presidente Enrico Gasbarra– è la prima istituzione all'interno della quale viene ospitata la bottega, che nascenel cuore della città, vicino al Foro di Traiano"."In Italia sono 1300 le realtà che abbiamo messo insieme - ha spiegato il Presidentedi Libera don Luigi Ciotti- che coprono il territorio da nord a sud. Questa bottega,la prima in Italia, rafforza la rete già esistente e operante per costruire percorsi dilegalità".

Contatti”I sapori della legalità”Via del Foro Traiano, 84 - 00187 RomaTel. 06/[email protected]

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11/BLIBERA TERRA - PUGLIA

Alla fine degli anni ’70 la penisola salentina fu teatro dello sviluppo di una ferocee cruenta organizzazione criminale, che intendeva mutuare la struttura e gli atteg-giamenti tipici della mafia siciliana. La quarta mafia, la Sacra corona unita, in po-chi anni si insinuò nelle pieghe della società pugliese, minandone la serenità, il vi-vere civile ed inquinandone profondamente il tessuto economico. Specie nel brin-disino si costituirono i gruppi più violenti, capaci di mettersi alla testa dell’interaconsorteria criminale sino alla fine del secolo scorso. Furono anni duri per l’interapopolazione locale, una scia di sangue che sembrava non dovesse avere fine. L’azione repressiva delle forze dell’ordine e della magistratura decapitò tuttavia ivertici dell’organizzazione, in realtà assai fluida nella struttura e debole nel racco-gliere il consenso dei cittadini. Ma la vita della comunità salentina e pugliese sem-bra ancora avvelenata da una cronica emergenza di legalità. Anche nel Salento si contano dunque numerosi beni confiscati alla mafia. Da alcu-ni anni Libera è attiva nel territorio pugliese e ha stretto patti di collaborazione conistituzioni ed enti del territorio, promuovendo la nascita di una cooperativa di gio-vani che gestiscano i terreni agricoli confiscati ai boss nella provincia di Brindisi.

I primi passiIl progetto di Libera Terra - Puglia, che vuol essere non solo uno strumento di svi-luppo economico ma anche un veicolo di crescita politica e culturale per l’intera co-munità locale. A seguito delle esperienze siciliane e calabresi, il progetto LiberaTerra – Puglia prevede l’uso dei beni confiscati alle mafie nella provincia di Brindisi,nei comuni di Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico. Si tratta di circa venti ettari di terreno già coltivati a grano biologico – grazie al qua-le sono stati prodotti i primi tarallini pugliesi di Libera Terra, diffusi presso gli iper-mercati Coop - e di circa trenta ettari di vigneto tipico, in via di recupero dopo an-ni di abbandono grazie al lavoro di agronomi del circuito Slow Food. I soci della nascente cooperativa sono stati individuati per mezzo di un bando pub-blico (pubblicato il 18 giugno 2007). Alla selezione dei partecipanti seguirà un pe-riodo di formazione e stage finalizzato all’acquisizione di conoscenze e competen-ze da spendere all’interno della nuova cooperativa. Partner del progetto, oltre ai Comuni interessati, la Prefettura di Brindisi e Libera,sono la Provincia di Brindisi ed Italia Lavoro con le risorse del Programma Pari. Alpercorso partecipa l’agenzia Cooperare con Libera Terra, soggetti di rilievo nazio-nale (Legacoop, Conapi, Unipol e altri) che mettono le proprie competenze a servi-zio delle nuova sfida. L’obbiettivo di fondo è dunque la nascita di una nuova cooperativa sociale che vin-

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ca nella legalità, nella qualità, nella sostenibilità e che contemporaneamente segna-li la capacità di restituire alla comunità ciò che le è stato sottratto con violenza e ar-roganza, perché diventi simbolo di un possibile riscatto, di giustizia e sviluppo perl’intero territorio pugliese.

ContattiReferente Libera Puglia don Raffaele BrunoTel. 0832/[email protected]

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11/CCALCESTRUZZI ERICINA TRAPANI

L’azienda “Calcestruzzi Ericina”, con sede a Trapani, è stata raggiunta da un prov-vedimento definitivo di confisca nei confronti di Vincenzo Virga, nel giugno 2000,ai sensi della legge 575/65. Attualmente è posta in stato di amministrazione giudi-ziaria e gestita, attraverso due amministratori dall’agenzia del Demanio.L’azienda produce calcestruzzo per cemento armato con tre impianti produttivi: ilprincipale a Trapani (zona industriale), il secondo a Valderice ed il terzo aFavignana. Si tratta di un settore, com’è noto, fortemente condizionato dagli inte-ressi mafiosi che attraverso queste attività inquinano l’economia pulita e impedi-scono l’affermarsi di una effettiva concorrenza.

Le difficoltà economicheFino ai primi mesi del 2001 non ha mai avuto problemi di commesse, conseguen-do anche discreti risultati economici (testimoniati anche dalla buona situazione fi-nanziaria in cui l’azienda è stata sequestrata); dai mesi di febbraio-marzo 2001 (qua-si in coincidenza con l’arresto del latitante Virga) si comincia a verificare una siste-matica diminuzione delle commesse, fenomeno che ha causato seri rischi di chiu-sura dell’azienda.Le maggiori difficoltà si sono riscontrate per l’impianto di Trapani nel reperimen-to di nuove commesse, infatti gli amministratori, nonostante un continuo lavoro ditrattative con le imprese edili, non riuscivano a concludere contratti di nuove for-niture, apparentemente per motivazioni legate ai prezzi e condizioni economichenon competitivi. Dopo aver attivato più volte la cassa integrazione, in effetti solo con l’interventodel Prefetto dott. Sodano si è riusciti a concludere un grosso contratto di fornituraper il rifacimento delle banchine del porto di Trapani nel 2002/2003.Una difficoltà di non poco conto riguarda l’allocazione definitiva dell’impianto sul-l’isola di Favignana: infatti l’attuale sito occupato è considerato di alto valore pae-saggistico e quindi deve essere bonificato non prima di trovare un sito idoneo al-ternativo, problematica che ha impegnato la Calcestruzzi Ericina per diversi anni;solo adesso si prospetta la possibilità di affittare un terreno, sito apparentementeidoneo per svolgere un’attività siffatta con la possibilità aggiuntiva di realizzareuna stazione per lo stoccaggio dei rifiuti edili, progetto sul quale si sta puntandomolto per il futuro.Negli anni a seguire grazie all’insistenza degli amministratori, al contributo diLibera con le associazioni cooperativistiche e ad altri interventi della prefettura,l’azienda è riuscita continuando a vendere calcestruzzo a mantenere il livello occu-pazionale; in particolare nel 2005 è stata realizzata la più grossa commessa della sua

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L’uso sociale dei beni confiscati

storia (4 milioni di euro) con i lavori dell’America’s Cup. Attualmente, anche grazie ad altri procedimenti giudiziari che hanno coinvolti gliimpianti concorrenti, la situazione del mercato appare più trasparente e libera dacondizionamenti.

Verso la cooperativa di lavoratoriL’attuale gestione della società Calcestruzzi Ericina, grazie all’impegno degli am-ministratori giudiziari, la ferma determinazione della Prefettura e della Procuradella Repubblica di Trapani, la professionalità e la corresponsabilità civile da par-te dei lavoratori, consente di percorrere una strada di grande valore, anche sotto ilprofilo simbolico: la costituzione di una cooperativa di lavoratori che, come preve-de la legge 109/96 sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, possa subentrareall’amministrazione giudiziaria.Nel corso del 2004 Libera ha coinvolto l’ANPAR (Associazione NazionaleProduttori Agglomerati Riciclati) e la società Pescale, affiliata all’ANPAR. per veri-ficare la fattibilità di una integrazione tra le attività tradizionali della CalcestruzziEricina e una nuova filiera d’impresa, quella del riciclaggio degli inerti, peraltrostrettamente connessa alla produzione del calcestruzzo. È stata analizzata la fatti-bilità, anche sotto il profilo della gestione economica, di un impianto di RecuperoOmogeneizzato di Scarti Edilizi, nominato ROSE, presso l’area della stessaCalcestruzzi Ericina, nella zona industriale di Trapani con una meta finale ben pre-cisa: la costituzione della cooperativa di lavoratori. Il progetto infatti ha una duplice finalità: • garantire nuove prospettive di mercato alla costituenda cooperativa mediantel’ampliamento delle attività alla raccolta ed al riciclaggio di rifiuti speciali non pe-ricolosi di natura inerte, derivanti dalle attività di costruzione e demolizione edili-zia (sfabbricidi) e di scarti di roccia derivanti da attività di coltivazione di pietre or-namentali; • migliorare la gestione del territorio e dell’ambiente attraverso il recupero e la va-lorizzazione di rifiuti delle attività di costruzione edilizia, altrimenti sprecate e de-stinate ad inquinare il territorio. Trasformare, insomma, i rifiuti in risorse e mate-ria prima per la stessa filiera produttiva.Un tavolo tecnico istituzionale presso la prefettura di Trapani ha verificato la suaeventuale integrazione con altre iniziative in corso nel territorio, valutando positi-vamente la validità dell’intervento, poiché la discarica di inerti da realizzarsi adopera del comune di Trapani otterrebbe un prolungamento significativo della vitautile della discarica stessa attraverso un protocollo d’intesa tra l’ente gestore delladiscarica che ne regolamenterà la destinazione d’uso, la neonata cooperativa e laprefettura di Trapani.Inoltre gli enti locali nella predisposizione di bandi per la realizzazione di opere

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pubbliche si impegneranno ad introdurre tra le specifiche l’impiego in una certapercentuale di materiale riciclato.

I prossimi obiettiviL’intervento oggi è in fase di realizzazione, ed è il primo del genere realizzato inItalia su un bene aziendale confiscato. Non solo: quello della Calcestruzzi Ericinasarebbe anche il primo impianto R.O.S.E. di riciclaggio inerti in funzione nelMezzogiorno. La Calcestruzzi Ericina, nonostante il finanziamento ottenuto da IRFIS -Mediocredito Sicilia s.p.a., a valere sulla misura POR Sicilia 4.01.c, per 1.137.612,00euro e utilizzando proprie risorse finanziarie accantonate durante gli anni di diffi-cile gestione per 362.388,00 euro non ha potuto contare sull’intervento finanziariodello Stato, a causa dell’attuale previsione normativa che impedisce la destinazio-ne delle aziende confiscate ai lavoratori mediante oneri a carico dell’erario. Quindiha dovuto indebitarsi sul mercato bancario al fine di coprire il complessivo investi-mento pari a 2.200.000,00 euro con un mutuo ventennale di 700.000,00 euro, chedovrà comunque essere pagato dagli stessi dipendenti che gestiranno l’azienda peri prossimi vent’anni, facendo così venir meno di fatto l’altra previsione dell’attua-le norma, cioè quella della gratuità dell’affitto. Appare ovvia la necessità di dover mettere mano ad una modifica della L. 109/96,che pur avendo avuto enormi meriti per la confisca dei beni ai mafiosi, presenta no-tevoli storture soprattutto nella fase finale della destinazione degli stessi.In particolar modo i beni aziendali, che dopo una difficilissima e travagliata storianella fase del sequestro, hanno bisogno di sicuro e cospicuo sostegno finanziario,oltre che di una gestione oculata e manageriale, da parte del proprietario demaniodello Stato, per continuare a rappresentare nel tempo i valori per i quali tanti si so-no impegnati.

ContattiCalcestruzzi Ericina S.p.A.Via Libica 91100 TrapaniTel. 0923/[email protected]

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L’uso sociale dei beni confiscati

12I CONSORZI DI COMUNI

In questi ultimi anni, in alcune importanti città del nostro Paese - Trapani, Palermo,Agrigento, Roma, Torino, Milano, Caserta, Brindisi - solo per citare le più impor-tanti – sono stati costituiti da varie Prefetture alcuni tavoli tecnico-istituzionali co-stituiti dai giudici delle misure di prevenzione dei tribunali, dai rappresentanti del-le regioni, province, comuni e consorzi di comuni dove insistono beni confiscati,dalle direzioni regionali dell’Agenzia del Demanio e dalle associazioni. Una delle previsioni è quella di attivare e rendere operativi questi tavoli come ve-re e proprie conferenze di servizi, in modo da velocizzare il procedimento di desti-nazione e riutilizzo dei beni e garantire un coordinamento tra i diversi attori.In molti casi si è verificata una mancanza di collegamento tra magistratura eDemanio e molti problemi che ritroviamo dopo la confisca definitiva, provengonoda una non corretta gestione nella fase del sequestro o addirittura della propostadi sequestro stesso (ad es. dati catastali non corretti, beni occupati, contratti d’affit-to stipulati senza aver previsto una clausola di risoluzione al momento della defi-nitività della confisca).È per questo che diventa fondamentale anche la presenza dell’ente locale destinata-rio del bene e garante per tutta la cittadinanza dell’effettivo utilizzo sociale di quan-to viene assegnato in comodato ad associazioni o cooperative. L’applicazione ultra-decennale della Legge 109/96 dimostra che il ruolo dei comuni è fondamentale inquanto è l’ente locale il primo soggetto che può risolvere direttamente i problemiche si pongono lungo tutto l’iter procedurale e nella gestione del bene stesso.Un ulteriore elemento di forza in questi anni dei progetti volti al riutilizzo a fini so-ciali dei beni confiscati alle mafie è stato sicuramente la novità rappresentata dallacostituzione dei Consorzi di Comuni che hanno capito l’importanza di mettere in-sieme le forze per gestire meglio i beni confiscati e dare vita ad opportunità socia-le e di riscatto dei propri territori. Oltre che a mettere le cooperative agricole in con-dizioni di fare meglio impresa sociale, avendo a disposizione una quota maggioredi terreni, non circoscritti nei confini di un singolo paese, l’unione dei comuni con-sente inoltre lo sviluppo di progettualità d’area condivise che hanno maggiori pos-sibilità di riuscita e rappresentano ad oggi una scommessa già vinta e foriera dicambiamenti e, tuttavia, perfettibile di miglioramenti ulteriori.Ovviamente, il Consorzio “Sviluppo e Legalità” dell’Alto Belice palermitano è statoil primo a misurarsi con le complessità poste dal riutilizzo sociale dei beni confi-scati alle mafie, ed è anche quello che ha elaborato maggiormente l’esperienza ma-turata, anche con proposte e progettualità in grado di aprire nuove piste di impe-gno. Al Consorzio palermitano quindi il merito di avere inaugurato una strada poipercorsa da altri.

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12/A CONSORZIO PER LO SVILUPPO E LA LEGALITÀ

PALERMO

Il Consorzio Sviluppo e Legalità è sorto il 30 maggio 2000, su iniziativa del Prefettodi Palermo, allo scopo di consentire a otto Comuni della Provincia di Palermo(Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, SanCipirello, San Giuseppe Jato) di amministrare in forma associata e per finalità so-ciali i beni confiscati alla criminalità organizzata.In sei anni di attività è stata avviata nel territorio una efficace politica di proficuoutilizzo degli immobili sottratti a soggetti che portano nomi pesanti nella gerarchiamafiosa, ed assegnati in gestione a cooperative sociali di nuova costituzione per lapromozione di attività agricole e agrituristiche.Abbiamo trasformato i progetti in realtà, abbiamo sensibilizzato gli studenti e le as-sociazioni nell’impegno per promuovere la legalità, abbiamo creato nuove condi-zioni di sviluppo.Sui terreni che erano ieri di proprietà di potenti e temuti esponenti di “cosa nostra”oggi lavorano molti giovani che producono olio, vino, pasta, legumi commercializ-zati su scala nazionale nel grande ipermercato, unito alla bottega della porta accan-to. Chi gusta uno di questi prodotti tocca con mano una nuova realtà: istituzioni,forze dell’ordine, società civile, insieme, per il riscatto della Sicilia, per la culturadella legalità, per lo sviluppo nella legalità. Nei nostri territori, oggi, si può adesso “vedere” che un cambiamento c’è davverostato: si può toccare con mano una realtà nuova, dirompente, “esistente”. L’esperienza del Consorzio è divenuta Progetto Pilota del Ministero dell’InternoDipartimento della Pubblica Sicurezza - gestore dei fondi comunitari delProgramma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”,periodo 2000-2006, che ha investito risorse che stanno portando nel territorio svi-luppo e occupazione. Il Consorzio Sviluppo e Legalità ormai è diventato un punto di riferimento in ma-teria di gestione di beni confiscati sia per le Istituzioni, sia per quelle cooperativesociali che si occupano di gestione di beni confiscati.

Gli obiettivi specifici del progetto Nello specifico il progetto punta a:recuperare il patrimonio confiscato a cosa nostra assegnato dai comuni al consor-zio, patrimonio costituito da terreni agricoli inutilizzati e in stato di totale abban-dono per la mancanza di una gestione efficace ed economica durante la fase del se-questro e della confiscacreare cooperative sociali di giovani disoccupati,prevenendo e recuperando condi-

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zioni di disagio e emarginazione, per generare una imprenditoria sana e pulita, cheattraverso lo sfruttamento dei beni confiscati possa produrre iniziative concrete edurature di recupero del territorio alla legalità, con la creazione di nuovi posti dilavoro, nel rispetto di uno sviluppo sostenibile, e da un punto di vista produttivo,creare un sistema integrato che dia origine a produzioni biologiche di qualità chevengano collocate in segmenti di mercato altamente redditizi, e alle quali potere at-tribuire un marchio capace di rappresentarle sul mercato, un marchio di legalità. realizzare attività volte a diffondere la cultura della legalità in un contesto territo-riale difficile creare per la prima volta in Italia una forma associativa tra Comuniche potesse gestire in maniera coordinata ed integrata il patrimonio confiscato a co-sa nostra e che mettesse assieme diverse realtà locali.

Chi siamo Il Consorzio nasce, sotto l’egida della Prefettura di Palermo, il 30 maggio 2000,quando, in seguito all’emissione di provvedimenti definitivi di confisca di circa 200ettari di terreni appartenuti a esponenti di spicco di cosa nostra come SalvatoreRiina, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Genovese si è determina-ta l’esigenza di un loro utilizzo, in modo produttivo e a fini sociali mediante l’affi-damento in concessione a titolo gratuito a cooperative sociali di nuova costituzio-ne, ai sensi della legge 109/96, del complesso dei terreni agricoli e dei fabbricati ru-rali confiscati alla mafia, assegnati ai Comuni aderenti dallo Stato.Il Consorzio, dotato di autonomia gestionale e di personalità giuridica di dirittopubblico, è costituito, ai sensi dell’art. 31 del D.Lgs. 267/2000, da otto Comuni del-la Provincia di Palermo (Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degliAlbanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato). Si tratta di un’area il cuisviluppo, pur possedendo delle enormi potenzialità, per le risorse naturali, paesag-gistiche, culturali presenti, è stato sempre negativamente condizionato ed ostaco-lato dalla presenza asfissiante di cosa nostra che ne hanno impedito lo sviluppoeconomico e culturaleSono coinvolte nel percorso del Consorzio, tramite la sottoscrizione di una prima“Carta degli Impegni”, Italia Lavoro S.p.A. e Consorzio Sudgest, l’ Associazione“Libera”, in grado di offrire valore aggiunto all’iniziativa. Sono state intraprese ul-teriori collaborazioni con altri soggetti istituzionali e non.

Le attività FESRUn ruolo decisivo per l’attuazione del progetto nel suo complesso ha avuto ilMinistero dell’Interno Dipartimento della Pubblica Sicurezza - gestore dei fondi co-munitari del Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo sviluppo delMezzogiorno d’Italia”, periodo 2000-2006, che, il 1.10.2001 ha assunto il ProgettoSviluppo e Legalità a progetto Pilota e ne ha finanziato la realizzazione investendo

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risorse economiche che stanno portando nel territorio sviluppo e occupazione. Con i Fondi FESR è stata finanziata la realizzazione di una rete agrituristica costi-tuita da due centri agrituristici, uno a Corleone e uno a Monreale, un centro ippico alservizio dell’agriturismo di Monreale, uno stabilimento enologico al servizio dei cen-tri agrituristici finalizzato alla trasformazione di uve di grande qualità, prodotte neivigneti del Consorzio, un centro per il confezionamento dei prodotti delle terre delConsorzio, per essere offerti nei centri agrituristici; tutti interventi la cui realizza-zione è stata prevista su beni confiscati alla mafia. Sempre con i fondi del Pon Sicurezza il Consorzio Sviluppo e Legalità trasformeràin San Giuseppe Jato il luogo dove si è consumato un atto di barbarie terribile, co-me la prigionia e l’uccisione da parte della mafia del piccolo Giuseppe Di Matteo,in un Giardino della Memoria e dell’impegno contro la mafia, affinché l’orrore e lavergogna si trasformino in testimonianza di impegno civile, in coraggio per costrui-re un luogo di vita, di cultura e di pace.

Le attività FSEIl Consorzio, nella consapevolezza che per contrastare la criminalità mafiosa, oc-corre incidere sulle coscienze della gente e rinnovare culturalmente, oltre a recupe-rare e riutilizzare per finalità produttive i beni sottratti ai boss ha inteso svolgereun’intensa attività, in collaborazione con la scuola, con la Chiesa e con il mondodell’associazionismo, volta a rafforzare e diffondere la cultura della legalità in uncontesto territoriale sofferto ma desideroso di riscatto e cambiamento; così, con ifondi FSE assegnati dal Ministero dell’Interno Dipartimento della PubblicaSicurezza - gestore dei fondi comunitari del Programma Operativo Nazionale“Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”, periodo 2000-2006, sono stati fi-nanziati dei programmi formativi rivolti agli studenti, alle famiglie e al personaledocente delle scuole elementari, medie e medie superiori dei Comuni del Consorzionon solo per promuovere tra gli studenti e i docenti l’utilizzo di tecnologie infor-matiche e telematiche come strumenti di sviluppo nella legalità, ma anche per ani-mare confronti con genitori, docenti ed allievi per sviscerare le problematiche ine-renti lo sviluppo socio economico del territorio nella legalità.Un’ulteriore iniziativa formativa è stata prevista a favore di giovani disoccupati, dautilizzare nelle strutture consortili, dei Comuni aderenti al Consorzio “Sviluppo eLegalità”.Particolare attenzione è stata rivolta anche al mondo della pubblica amministrazio-ne prevedendo la realizzazione di iniziative formative rivolte ai dipendenti deiComuni del Consorzio su tematiche attinenti la legalità nelle procedure ammini-strative e negli appalti.

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Il bilancio economico del progettoFinanziamento totale progetto: euro 3.778.389,77FESR euro 3.048.519,00FSE euro 729.870,77

Elenco degli interventi FESRRistrutturazione di immobili da destinare ad usi agrituristici (Corleone)Realizzazione di una cantina vinicola al servizio del centro agrituristico (San Cipirello)Ristrutturazione di immobili da destinare ad usi agrituristici (Monreale)Realizzazione centro ippico al servizio del centro agrituristico (Monreale)Realizzazione di un centro per il confezionamento dei legumi (Corleone)

Progetto Comunicazione (organizzazione di convegni e pubblicazioni)Coordinamento, rendicontazione, espertiPartecipazione alla Fiera “Sicurezza 2000” (Milano, 20-23 Novembre 2002)Allestimento di un Front-OfficeRistrutturazione di immobili da destinare Giardino della Memoria (San Giuseppe Jato)

Elenco degli interventi FSEFormazione per giovani disoccupatIFormazione per operatori scolasticiFormazione per pubblici dipendentiIl Progresso nella Legalità

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FESR finanziato impegnato speso accreditato

Agriturismo Corleone ! 626.979 ! 626.979 ! 328.465,13 ! 328.465,13 Cantina San Cipirello ! 383.970,03 ! 383.970,03 ! 343.601,50 ! 343.601,50 Agriturismo Monreale ! 426.428,00 ! 426.428,00 ! 401.800,78 ! 401.800,78 Centro ippico Monreale ! 239.636,00 ! 239.636,00 ! 215.786,65 ! 215.786,65 Centro conf. legumi Corleone ! 235.504,33 ! 235.504,33 ! 15.216,67 ! 15.216,67 Progetto Comunicazione ! 57.824 ! 57.824 ! 50.211 ! 20.229,15 Coordinamento, rendic., esperti ! 95.488 ! 10.163,74 ! 10.163,74 ! 10.163,74 Partecipazione fiera sicurezza ! 7.690 ! 6.917 ! 6.917 ! 6.916,87 Front office ! 25.000 ! 18.249 ! 18.249 ! 0 Giardino della Memoria ! 950.000 ! 95.193,78 ! 0 ! 0

FSE

Formazione giovani disoccupati ! 103.291,38 ! 103.286,22 Ministero Ministero Formazione operatori scolastici ! 103.291,38 ! 101.419,70 Ministero Ministero Formazione pubblici dipendenti ! 103.291,38 ! 103.000,00 Ministero Ministero Il Progresso nella legalità ! 420.000 ! 365.577,38 ! 365.577,38 ! 238.009,67

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I risultati conseguitiOggi a distanza di sei anni, quello che un giornale locale definiva un sogno, è di-venuto realtà. Sfruttando le risorse che erano dei boss e creando sviluppo per con-trasto con l’illegalità, il Consorzio utilizza tutto il patrimonio confiscato a cosa no-stra e ad esso assegnato per finalità produttive e sociali. Si è dimostrato che conl’impegno e il coinvolgimento delle istituzioni e della società civile è stato possibi-le far nascere da terreni improduttivi confiscati ai mafiosi nuovi posti di lavoro,nuova economia pulita, per giovani disoccupati attraverso la costituzione di coo-perative specializzate nel settore agrituristico e delle colture biologiche.Sui propri 700 ettari di terra, oggi lavorano circa 70 persone, tra soci delle quattroCooperative (Placido Rizzotto, Lavoro e non solo, Elios, Tempio d Monte Jato) el’indotto che si è creato nel territorio. Infatti sono stati coinvolti nell’attività lavora-tiva sulle terre e nelle strutture recuperate professionalità esistenti nel territorio, chehanno dato un importante contributo alla realizzazione del progetto. Grazie al lavoro di questi giovani, dalle terre confiscate alla mafia si produce la pa-sta, il vino, i meloni, il pomodoro, ma anche ceci e lenticchie, prodotti offerti agliutenti nei centri agrituristici e commercializzati su scala nazionale con un marchiodi legalità su confezioni dove è impressa la dicitura “Prodotto agricolo biologico delleterre del Consorzio Sviluppo e Legalità liberate dalla mafia”.Anche in relazione all’attività di trasformazione e commercializzazione delle ma-terie prime agricole realizzate dalle nostre Cooperative è stato creato un ulterioreindotto che ha comportato il coinvolgimento di diverse realtà produttive della pro-vincia di Palermo.In particolare, attraverso la trasformazione del grano duro in semola ed in pasta sono stati coinvolti un mulino di Chiusa Sclafani, un pastificio a Corleone, un altromulino e un pastificio a Petralia Sottana. Occorre sottolineare che alcune di questestrutture si trovano in situazioni di difficoltà economico-finanziaria e che le commesse offerte dalle cooperative hanno migliorato la situazione, creando i presupposti per l’impiego di nuova forza lavoro. Inoltre, queste strutture hanno iniziato l’attività di produzione biologica su sollecitazione delle stesse cooperative,creando i presupposti per una diversificazione produttiva rivolta a fasce di merca-to più ricche.Attualmente, in attesa dell’ultimazione della cantina finanziata dal PON Sicurezzala trasformazione dell’uva in vino imbottigliato viene eseguita presso una Cantinasociale di San Cipirello. Anche in questo caso, la struttura ha tratto vantaggio dal-la collaborazione con le nostre Cooperative.Infine, la necessità di soddisfare richieste di mercato crescenti e di garantire unacontinuità dell’offerta ha creato le premesse per un coinvolgimento stabile e dura-turo di alcuni agricoltori biologici del territorio. Tale collaborazione ha rappresen-tato un forte elemento di radicamento territoriale del progetto e ha rappresentato

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L’uso sociale dei beni confiscati

una straordinaria opportunità per gli agricoltori biologici di valorizzare le propriematerie prime, spesso sottopagate da una struttura della filiera che è a totale svan-taggio del produttore. In tal modo, da un lato è stata garantita una contaminazio-ne positiva del territorio attraverso le opportunità offerte dalla confisca dei beni aimafiosi e dall’altro si è ottenuto che alcuni agricoltori mantenessero un metodo dicoltivazione, biologico, che garantisce rispetto per l’ambiente e salubrità delle pro-duzioni.Grazie ai fondi del PON Sicurezza gestiti dal Ministero dell’Interno DPS e assegna-ti al Consorzio, sono stati recuperate una serie di strutture rurali confiscate alla ma-fia e quindi sono sorti a Monreale su beni confiscati a Bernardo Brusca il centro ip-pico “Giuseppe Di Matteo” e il centro agrituristico “Portella della Ginestra” già aperti alpubblico, che potranno far conoscere ai visitatori le bellezze naturalistiche e archi-tettoniche del territorio.L’esperienza del Consorzio è profondamente segnata da un’intuizione: la distribu-zione, su scala nazionale, di prodotti provenienti dalle terre liberate dalla mafia. Ladistribuzione e, di fatto, l’acquisto da parte del consumatore di tali prodotti portacon se parecchi significati. La confisca dei beni immobili alla mafia e l’assegnazione, grazie all’impegno deicomuni del Consorzio Sviluppo e Legalità, alle cooperative sociali che oggi li gesti-scono, ha determinato la creazione di un, seppur neonato e in via di continuaespansione, circolo economico virtuoso. Creare ricchezza pulita, con una forte rica-duta territoriale, dando la possibilità a dei giovani siciliani disoccupati di fare im-presa in loco, coinvolgendo soggetti svantaggiati: tutti elementi di una sfida che siconcretizza quotidianamente. Limitarsi a coltivare queste terre e a rivenderne lematerie prime, difficilmente avrebbe garantito quel livello di diffusione, visibilitàe promozione che oggi, su scala nazionale, ha raggiunto. Trasformare il grano inpasta e l’uva in vino, confezionare i legumi, vendere i meloni a marchio, ha dato lapossibilità di immettere sul mercato, oltre al prodotto, un forte messaggio: si puòcreare ricchezza dalle terre liberate dalla mafia. Dopo sei anni di lavoro, come detto, i prodotti delle Cooperative sono diffusi in tut-ta la penisola. Coop Italia, una delle principali catene della grande distribuzioneitaliana, mette in scaffale ogni anno parecchie centinaia di migliaia di confezioni diprodotti “antimafia”. E, da gennaio 2005, distribuisce anche i legumi biologici (ce-ce, lenticchia e cicerchia) insieme a Placido, un vino bianco catarratto IGT prove-niente dai vigneti confiscati che si trovano a San Cipirello.

L’attività formativaPer quanto riguarda l’attività formativa volta a diffondere e rafforzare la culturadella legalità sono stati conclusi tutti i processi formativi finanziati.La collaborazione dei soggetti coinvolti nelle varie iniziative, professori universi-

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tari, magistrati, esponenti del mondo della cultura, docenti, ragazzi delle scuole,giovani disoccupati, pubblici dipendenti, si è dimostrata particolarmente felice e irisultati conseguiti durante il percorso testimoniano come tematiche difficili e spi-nose come quelle derivanti dal malcostume mafioso, possono diventare terreno fer-tile per la crescita della coscienza sociale, soprattutto tra le nuove generazioni delterritorio, che saranno i primi interpreti della vita sociale di domani. Particolarmente efficace è stato il Progetto “Il Progresso nella Legalità”, progetto cheha coinvolto 160 studenti, 240 genitori e 20 docenti delle scuole del territorio che siè sviluppato in due fasi; nella prima fase si è svolta una parte formativa in aula incui si sono affrontati, con l’ausilio di tecnologie informatiche, i seguenti temi:Strumenti per la comunicazione, i diritti ed i doveri dei cittadini, l’educazione alla legalità,analisi economica e sociale del territorio relativamente alle tradizionali forme di marginali-tà e disagio sociale, project Work, e una parte in cui si sono svolti dibattiti pubblici,aperti a tutta la popolazione, a conclusione di proiezioni riguardanti le tematichedella legalità, del diritto e dovere di cronaca, della tolleranza religiosa, della violen-za nelle caserme, della realtà carceraria. In tali incontri con la partecipazione di ma-gistrati e avvocati, prendendo spunto dai contenuti esaminati durante i percorsiformativi degli allievi, si sono avviati scambi di idee e confronti con i genitori, sti-molando la realizzazione di iniziative di sviluppo nella legalità. Nella seconda fa-se del progetto i ragazzi delle scuole sono stati impegnati come attori nella rappre-sentazione teatrale di processi sotto la regia di veri magistrati antimafia e avvoca-ti. Così i ragazzi hanno assunto il ruolo di avvocato di imputati, di pubblici mini-steri, di componenti del collegio giudicante e di cancelliere; si sono simulati 4 pro-cessi nei quali si sono affrontati casi di omicidio, doping, violenza negli stadi e traf-fico degli stupefacenti.

I riconoscimentiIl Consorzio per l’attività di innovazione che sta svolgendo in materia di gestionedi beni confiscati alla criminalità organizzata, per la sua efficienza ed efficacia or-ganizzativa e gestionale e per i risultati raggiunti, è stato proclamato vincitore, conattribuzione della menzione speciale, del premio “Cento progetti al servizio dei citta-dini” anno 2004 realizzato annualmente dalla Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della Funzione Pubblica, in collaborazione con il Formez e che pre-mia le migliori esperienze della pubblica amministrazione italiana.Dopo il premio “Cento progetti al servizio dei cittadini” nel 2005 il Consorzio Sviluppoe Legalità è stato insignito in occasione del Forum PA 2005 del Premio “Sfide 2005Azioni innovative per il marketing territoriale”, come prassi di eccellenza in materia disviluppo del territorio, organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, incollaborazione con Confindustria, Censis, Università Bocconi e Formez; ilPresidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi in quell’occasione ha voluto fa-

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re dono al Consorzio “Sviluppo e Legalità” di una medaglia d’argento come enco-mio speciale per l’alto valore sociale dell’iniziativa.

Tipologia di destinatari Giovani disoccupati, docenti e alunni delle scuole, pubblici dipendenti e altri sog-getti ancora sono i destinatari dell’intervento del Consorzio.Vediamo ora gli indicatori di performance per ciascuna categoria di destinatari.

Attività Portatori di interesse

✓ Si è destinato ad agriturismo un edificio a due elevazioni denominato “CaseCoglitore” in Contrada Drago (Monreale), confiscato alla mafia. L’agriturismo,aperto nell’anno 2005, è attualmente gestito dalla Cooperativa Placido RizzottoLibera Terra costituita da n° 18 soci. Nella struttura oltre i soci vengono impie-gati n 3 persone. La struttura è dotata di n° 9 posti letto e di 100 coperti. La strut-tura è in piena attività e opera senza nessuna difficoltà.

✓ Si è realizzato su un bene confiscato alla mafia, in Contrada Drago (Monreale), adue passi dall’agriturismo un centro ippico. La struttura, aperta al pubblico nel2006, è attualmente gestito dalla Cooperativa Placido Rizzotto Libera Terra co-stituita da n° 18 soci. Nella struttura oltre i soci viene impiegata n 1 persona, es-sendo ancora in fase di start up. La struttura è dotata di n° 3 cavalli.

✓ Attività di divulgazione dell’esperienza e delle iniziative del Consorzio Sviluppoe Legalità, sia verso operatori della pubblica amministrazione, sia verso leComunità. Con l’iniziativa è stato reso possibile far conoscere all’esterno l’inizia-tiva.

✓ Attività di divulgazione dell’esperienza e delle iniziative del Consorzio Sviluppoe Legalità, sia verso rappresentanti delle Istituzioni centrali e locali, sia verso leComunità. Con l’iniziativa è stato reso possibile far conoscere all’esterno ilProgetto Sviluppo e Legalità e i suoi risultati, attraverso anche l’esposizione deiprodotti provenienti dalle terre confiscate alla mafia gestite dal Consorzio.

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Giovani disoccupati

Pubblici dipendenti Docenti scuole Alunni scuole Altri

Agriturismo Monreale (1) X Centro ippico Monreale (2) X Progetto Comunicazione (3) X Partecipazione fiera sicurezza (4) X Formazione giovani disoccupati (5) X X Formazione operatori scolastici (6) X X Formazione pubblici dipendenti (7) X Il Progresso nella legalità (8) X X

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130 L’uso sociale dei beni confiscati

✓ Corso di formazione finalizzato ad arricchire il territorio di riferimento di figu-re professionali di cui potersi avvalere nell’ambito di iniziative che abbiano co-me obiettivo la riutilizzazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.Destinatari: soggetti in cerca di occupazione con durata della ricerca oltre i seimesi nel caso di disoccupati giovani (15-24 anni di età) oppure oltre i dodici me-si nel caso di disoccupati adulti (oltre i 24 anni di età). Destinatari previsti: ap-provati 10 conclusi 10 di cui 3 uomini e 7 donne .Monte ore 120 approvato 120concluso.

✓ Corso di formazione finalizzato a sviluppare un’attività di educazione alla cul-tura della legalità attraverso un itinerario formativo capace di far crescere la con-sapevolezza che la libertà, la dignità, la sicurezza e la solidarietà sono valori eprecondizioni del vivere sociale che non solo vanno perseguiti ma che devonoessere sostenuti ed adeguatamente difesi. In particolare, l’azione è stata finaliz-zata a fornire strumenti didattici e cognitivi attraverso un’opera di riqualificazio-ne dei docenti e dirigenti scolastici che operano nelle scuole elementari, medieinferiori e superiori ricadenti nel territorio dei Comuni del Consorzio.Destinatari: docenti e dirigenti scolastici dei Comuni di Altofonte, Camporeale,Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, SanGiuseppe Jato. Destinatari previsti: approvati 54 conclusi 40 di cui 3 uomini e 37donne tutti laureati Monte ore 120 approvato 120 concluso

✓ Corso di formazione finalizzato a concorrere alla diffusione della cultura dellalegalità nelle Pubbliche amministrazioni del Consorzio Sviluppo e Legalità, at-traverso una riflessione sulla disciplina penale della Pubblica Amministrazione,con riferimento ai reati commessi da soggetti privati e dipendenti pubblici ed al-le relative responsabilità, sulla gestione dei beni confiscati e sulla normativa re-lativa, sul procedimento amministrativo e sulle procedure di appalti. Destinatari:Dipendenti comunali dei Comuni di Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale,Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato. Destinatariprevisti: approvati 64 conclusi 64 di cui 33 uomini e 31 donne tutte diplomate -Corsi n° 2 - Monte ore 90 per corso per un totale di 180 ore.

✓ Corso di formazione riservato agli studenti, alle famiglie e al personale docentedelle scuole elementari medie e superiori degli otto Comuni del ConsorzioSviluppo e Legalità. Ha avuto come obiettivi specifici: diffondere la cultura del-la legalità presso gli studenti, le famiglie e il personale docente delle scuole ele-mentari e medie del comprensorio territoriale di riferimento - promuovere l’uti-lizzo di tecnologie informatiche e telematiche come strumenti di sviluppo nellalegalità - progettare e sviluppare, insieme con gli studenti e con il personale do-cente delle scuole, sistemi educativi anche multimediali per la divulgazione del-la legalità - animare confronti con genitori, docenti ed allievi per sviscerare le pro-blematiche inerenti lo sviluppo socio economico del territorio nella legalità.

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L’uso sociale dei beni confiscati

Destinatari: studenti, famiglie e personale docente dei Comuni di Altofonte,Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, SanCipirello, San Giuseppe Jato. Destinatari previsti: 160 studenti delle scuole ele-mentari, medie inferiori e superiori dei Comuni del Consorzio, e 20 docenti dellestesse scuole. Studenti approvati 160 conclusi 155 di cui 70 uomini e 85 donne.Docenti approvati 20 conclusi 17 di cui 1 uomo e 16 donne Monte ore 300 appro-vato 300 concluso

I prossimi obiettiviNei prossimi mesi il Progetto Sviluppo e Legalità avrà ulteriori importanti svilup-pi, soprattutto in termini di occupazione creata nel territorio, grazie alla ultimazio-ne di due interventi infrastrutturali, su beni confiscati alla mafia, finanziati dal PONSicurezza.A Dicembre 2006 verranno conclusi i lavori dello stabilimento enologico, al servi-zio dei centri agrituristici finalizzato alla trasformazione di uve di grande qualità,prodotte nei vigneti del Consorzio Sviluppo e Legalità. Esso sorgerà, su bene con-fiscato a Giovanni Genovese, in località “Contrada Don Tommaso” in un’area, ad unchilometro circa dal centro abitato di S. Cipirrello, estesa mq.16.822 circa.Essa è stata progettata per la lavorazione di circa 300 q.li di uve, divise tra Uve bian-che (Chardonnay, Fiano) e Uve Rosse (Merlot , Cabernet ). Queste uve, vinificatedaranno origine a circa 20.000 litri di vini bianchi e rossi.Quindi la produzione finale sarà di circa 25.000 bottiglie l’anno. Il vino prodotto apparterrà ad un’unica tipologia: Vino di grande levatura, in versio-ne Bianco e Rosso, destinato a particolari nicchie di marcato che ne apprezzino lasuperiore qualitàVa tuttavia detto che tale produzione di vini riguarda la cantina attrezzata con imacchinari e le strutture in atto progettate e finanziate, non escludendo un ipoteti-co sviluppo futuro che a seguito di nuovi acquisti, incrementerebbe la produzionefino ad una lavorazione di 2.300 ql. di uve.La struttura nel suo complesso è composta da un padiglione che ospiterà il ciclo diproduzione con le relative attrezzature e macchinari e, leggermente staccato ma col-legato da un’unica copertura, un corpo annesso che comprenderà l’ingresso al pub-blico, gli uffici per l’amministrazione, i locali per il personale spogliatoi con servi-zi igienici, un laboratorio di analisi, un servizio igienico.Il tutto composto da semplici forme rettangolari che si concludono, in coperturacon un soffitto “a botte”.L’altro intervento, i cui lavori si concluderanno nel mese di Dicembre 2006, è il cen-tro agrituristico di Gorgo del Drago in Corleone che verrà realizzato su.due beniimmobili, di cui uno di particolare valenza storica artistica, confiscati al capo diCosa Nostra Totò Riina.

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132 L’uso sociale dei beni confiscati

Il progetto prevede la realizzazione di un Centro Agrituristico avente una unità ri-storazione con una sala di circa 140 mq per 90 coperti, con annesso spazio venditaprodotti aziendali, ed una unità alloggio (198,52 mq) con attiguo pergolato (96,04mq) per complessivi 294,56 mq, costituita da due camere doppie con servizio an-nesso, due alloggi quadrupli predisposti per portatori di handicaps, con servizi an-nessi, un alloggio per i dipendenti dell’azienda, con servizio annesso; per lo svagosaranno realizzati un Parco Giochi per bambini, un Campo Polifunzionale (calcet-to, tennis), un Campo di Bocce, ed inoltre saranno creati percorsi ed aree di sostacon gazebo arredati con sdraio, sedie, tavoli, etc.. In vista della ultimazione dei due interventi il Consorzio Sviluppo e Legalità ban-dirà nei prossimi mesi una selezione pubblica, riservata a giovani disoccupati, percostituire una nuova cooperativa a cui sarà affidata la gestione dei beni.La nuova cooperativa inoltre gestirà circa 200 ettari di terreni agricoli confiscati acosa nostra, da poco entrati a far parte del patrimonio del Consorzio.Ulteriore intervento da realizzare, sempre finanziato con Fondi PON Sicurezza è ilGiardino della Memoria. L’obiettivo etico, morale che si intende perseguire, attraverso questo ultimo inter-vento da realizzare in San Giuseppe Jato su beni confiscati alla mafia, è quello ditrasformare un luogo dove si è consumato un atto di barbarie così terribile, comela prigionia e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, barbaramente ucciso an-ni fa dalla mafia perché figlio di un collaboratore di giustizia., in un luogo della me-moria e dell’impegno contro la mafia, affinché l’orrore e la vergogna si trasformi-no in testimonianza di impegno civile, in coraggio per costruire un luogo di vita,di cultura e di pace.Attraverso la realizzazione dell’intervento si vuole anche diffondere la cultura del-la legalità e una particolare sensibilità ai temi della sicurezza tra le popolazioni in-teressate e far divenire un luogo di morte un luogo del godimento, del gioco, del-l’incontro, luogo che interagisce con il lavoro didattico-divulgativo relativo alla edu-cazione alla legalità e ambientale, in un contesto quanto più naturale, semplice efruibile da tutti, soprattutto dai bambini, nonché possa divenire concreta testimo-nianza del diffondersi in Italia, in Europa, nel mondo dei delitti contro i bambini.Un obiettivo non secondario del progetto è anche la valorizzazione e l’inserimen-to armonico del “giardino” nel più vasto contesto della Valle dello Jato, area che co-stituisce un patrimonio di valore e pregio dal punto di vista agricolo e paesaggisti-co. L’elemento progettuale che più caratterizzerà l’edificio sarà la luce. Lo squallido nascondiglio di mafiosi, involucro di morte, di barbarie sarà trasfor-mato in un luogo aperto alla luce, senza pareti per raccontare la verità, uno spaziointerno-esterno che invita all’incontro, a vivere quel luogo insieme agli altriIl progetto prevede un uso dell’edificio a servizio di iniziative culturali e didattiche.Al piano terra un unico vano dovrà ospitare un allestimento con totem multime-

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L’uso sociale dei beni confiscati

diali che raccontano la storia della mafia e dell’antimafia. La parete attigua alla pri-gione sarà rimossa, rendendo visibile il muro retrostante. A fare da filtro un gran-de monitor dove scorreranno immagini relative ai diritti dei bambini nel mondo. Il primo piano manterrà il telaio con la copertura, tutti muri di tramezzo e tompa-gno in laterizio saranno demoliti, la parete che si affaccia a valle sarà sostituita dauna in plexglass con una grande scritta in ricordo del piccolo Di Matteo. Ringhierein plexglass e struttura in ferro renderanno sicuri gli altri affacci.Il solaio corrispondente alla sottostante prigione sarà rimosso e reso visibile il vo-lume superiore della stessa con il vano d’ingresso. La facciata a monte costituirà una sorta di proscenio dell’anfiteatro che verrà realizzato di fronte, in questa area saranno previste attività culturali, teatrali e didattiche.L’anfiteatro sarà realizzato, sfruttando la conformazione naturale del pendio, contecniche ecocompatibili di ingegneria naturalistica.Sarà realizzato un nuovo edificio di tre vani che avrà come destinazione: magazzi-no, locale impianti e bagni pubblici. La progettazione di questi nuovi volumi dovrà interpretare e rispettare la morfolo-gia del terreno e il contesto ambientale attraverso scelte architettoniche semplici etali da non sopraffare con segni forti la connotazione simbolica del giardino che in-teresserà tutta l’area circostanze attraverso la piantumazione di specie vegetali

ContattiDirettore Dott. Lucio Guarino Sede Comune San Giuseppe JatoVia Vittorio Emanuele 14690048 San Giuseppe Jato (PA)Tel. 091/8580267 - Fax 091/8580268

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134 L’uso sociale dei beni confiscati

12/B CONSORZIO S.O.L.E.

NAPOLI

Il Consorzio S.O.L.E. “Sviluppo Occupazione Legalità Economica – Cammini di legali-tà” nasce, per volontà della Provincia di Napoli, dall’esigenza di rendere più effi-cace la riutilizzazione a fini sociali dei beni confiscati alle organizzazioni criminaliai sensi della Legge 109/96, attraverso un’intesa interistituzionale che dia vita aduna incisiva azione sinergica. Il Consorzio si impegna a garantire speditezza e trasparenza nelle procedure di as-segnazione e gestione dei beni confiscati e conferiti al Consorzio; programmazio-ne e promozione dei progetti di riutilizzo ai fini sociali; forte attività di coordina-mento tra i soggetti istituzionali, economici e sociali interessati.Il Consorzio coordinato dalla Provincia di Napoli è attualmente costituito dallaProvincia di Napoli e dai seguenti comuni: Giugliano in Campania, Castellammaredi Stabia, Portici, San Giorgio a Cremano, Casalnuovo di Napoli, Marano di Napoli,Melito di Napoli, Pomigliano d’Arco, Pollena Trocchia, Ercolano, Afragola,Sant’Antimo, San Sebastiano al Vesuvio, Villaricca e Torre del Greco.Attualmente i beni conferiti al Consorzio sono 20 tra cui il Complesso immobiliaresito in Giugliano in Campania costituito da 12 villette a schiera una concessionariae la villa bunker. Nel 2004 il Consorzio, grazie al supporto fornito dalla Prefetturadi Napoli, ha ricevuto un finanziamento di euro 4.800.000,00 dai fondi PONSicurezza per lo Sviluppo del mezzogiorno d’Italia per il riutilizzo della villa bun-ker che occupa una superficie di 5000mq. dei 33.000. Il progetto “Sport&Legalità”,finanziato dal Ministero degli Interni prevede la realizzazione di strutture sportivee di aggregazione sociale che saranno a disposizione della cittadinanza e sarannodi supporto all’Università. È stata aggiudicata la gara per la ristrutturazione dell’immobile (villa bunker centrale).L’intero complesso immobiliare, 33.000 mq, è oggetto del progetto“Cultura&Legalità” che prevede la costituzione di un Campus Universitario per losvolgimento di corsi di laurea triennali. Il progetto prevede il trasferimento nelCampus di 100 studenti per i quali saranno costruiti anche gli alloggi.Una parte del complesso immobiliare, pari a circa 300 mq su due livelli, ospiteràuna casa alloggio per ragazzi disabili, progetto finanziati con ulteriori euro2.000.000,00 dal PON Sicurezza. La realizzazione della Casa Alloggio per ragazzidisabili, affetti da patologie abbastanza similari, crea le premesse per assicurare lo-ro una residenza protetta in cui potranno vivere quando non ci sarà più il suppor-to dei genitori. Per evitare traumi è necessario abituarli a vivere in una struttura cheprefigura il loro modello familiare. Inoltre, recentemente, attraverso un bando pub-blico è stato affidato all’Associazione “La Casa delle Pace e della Non violenza” un be-

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L’uso sociale dei beni confiscati

ne confiscato nel Comune di Castellammare di Stabia e conferito al Consorzio. IlProgetto vincitore del bando prevede la realizzazione di un centro di prima acco-glienza per cittadini immigrati.Inoltre, il Consorzio sta lavorando sul riutilizzo di alcuni beni confiscati nei Comunidi Ercolano, Marano e Pollena Trocchia.

Elenco dei beni conferiti al Consorzio S.O.L.E.Ecco una scheda descrittiva dei beni confiscati alla criminalità organizzata e confe-riti al Consorzio “Sviluppo Occupazione Legalità Economica – Cammini diLegalità” della Provincia di Napoli.

Comune di Giugliano in CampaniaComplesso immobiliare, sito in Via Circumvallazione Esterna n°32 – LocalitàSalicelle, composto da:Auto ReaLa superficie totale del fabbricato è di m2 5718.12 Villette a schiera distribuite in tre corpi di fabbrica:Il primo corpo con superficie totale di m

21073; il secondo m

22749 e il terzo m

21073.

Villa BunkerCorpo di fabbrica composto da tre piani più cantina – giardino – piscina, per un to-tale di 4464mq.

Comune di Portici1. Villa padronale stile liberty con terreno circostante di mq 2.245 composta da: 2 depandance + terreno confinante + dependance - Via Diaz 142/144;zona di terreno orto/agrumeto confinante con la villa padronale stile liberty in via Diaz.2 Appartamento di 5 vani più cantinola: piano IV in fabbricato sito in via Diaz 3.

Comune di Castellammare di Stabia1. Appartamento di mq 216 sito in via S. Caterina 11 piano II;2. Appartamento di mq 104 sito in via S. Caterina 12;3. Terranno di mq 39 sito in via S. Caterina 29;4. Appartamento sito in via S. Caterina 11 piano I.

ContattiDirettore Dott.ssa Lucia Rea Collaboratore Dott.ssa Rosaria CimminoSede Via G. Oberdan, 32 – 80133 NapoliTel. 081/7946335-336-337 - Fax 081/7946334

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136 L’uso sociale dei beni confiscati

12/C CONSORZIO PER LA LEGALITÀ E LO SVILUPPO

AGRIGENTO

Il Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo è stato costituito il 28 ottobre2005 per l’amministrazione comune, per finalità sociali, mediante la concessione atitolo gratuito ai soggetti previsti dalla legge dei beni confiscati con provvedimen-to dell’autorità giudiziaria. Attualmente fanno parte del Consorzio i comuni diAgrigento, Canicattì, Favara, Licata, Naro, Palma di Montechiaro e Siciliana.

Gli organiL’Assemblea è formata dai Sindaci dei Comuni Consorziati, determina gli indiriz-zi del Consorzio, per il conseguimento dei compiti statutari e controlla l’attività de-gli organi consorziali. Il Presidente dell’Assemblea viene eletto dall’Assemblea arotazione annuale tra i componenti della stessa. Rappresenta e convoca l’Assembleae controlla l’attività complessiva dell’Ente, promuovendo indagini e verifiche sul-l’attività degli uffici. Il Consiglio di Amministrazione è formato da tre membri (dicui uno designato dalla Prefettura di Agrigento), viene eletto per un trienniodall’Assemblea ed è l’organo di indirizzo dell’attività amministrativa dell’Ente. IlPresidente del Consiglio di Amministrazione viene eletto per un trienniodall’Assemblea: è l’organo di raccordo fra l’Assemblea e il Consiglio diAmministrazione; coordina l’attività d’indirizzo con quella di governo e di ammi-nistrazione ed assicura l’unità delle attività del Consorzio. Adotta gli atti ed assu-me le determinazioni concernenti l’amministrazione del Consorzio. Il SegretarioDirettore è scelto a voti unanimi dall’Assemblea tra i Segretari dei Comuni consor-ziati e dura in carica un triennio. Sovrintende sull’attività di gestione per l’attua-zione degli indirizzi programmatici e degli obiettivi individuati per il perseguimen-to dei fini del Consorzio. Svolge tutte le attività gestionali, anche a rilevanza ester-na, che non sono espressamente riservate dalla legge, dalla convenzione, dalloStatuto e dai regolamenti ad altri soggetti. Ha la rappresentanza legale delConsorzio di fronte a terzi ed in giudizio.

“Libera Terra Agrigento”Il Progetto Pilota “Libera Terra Agrigento” è finanziato dal Programma OperativoNazionale “Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d’Italia” - Misura II.1 e prevedediversi interventi.

Fornitura di arredi per Casa famiglia minori in Agrigento - località Cannatello - Via degliAlisei, 22La consegna degli arredi verrà richiesta alla ditta vincitrice dell’appalto non appena i lavo-

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L’uso sociale dei beni confiscati

ri di ristrutturazione dell’immobile, a carico del Comune di Agrigento, saranno ultimati. Spazio a verde pubblico (Il Giardino della memoria) sito in Favara, via Berlinguer, 27L’intervento interessa un’area sulla quale insiste un immobile da demolire. Le ope-re di demolizione - a carico del Comune di Favara - sono state appaltate e conse-gnate. Per ciò che concerne, invece, le opere di realizzazione del Giardino dellaMemoria - finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza -, si attende l’ultimazione del-le opere di demolizioni per procedere alla consegna dei lavori di realizzazione delGiardino della Memoria.

Centro destinato ad attività sociali Legge n. 109/96 (Educazione alla legalità per i giovani)sito in Favara, Via Alfredino RampiAnche in questo caso, come nel precedente, sono previste e necessarie delle opere didemolizione di un immobile presente sull’area interessata dall’intervento. Le operedi demolizione, finanziate dal Comune di Favara, sono state appaltate e consegnate. Per ciò che concerne, invece, le opere di realizzazione del centro destinato ad atti-vità sociali per i giovani – finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza -, si attendel’ultimazione delle opere di demolizioni per procedere alla consegna dei lavori direalizzazione della struttura in argomento.

Centro di aggregazione sociale in contrada Robadao del Comune di NaroLe opere di realizzazione del centro di aggregazione sociale – finanziate con i fon-di del P.O.N. Sicurezza -, sono state appaltate e si è proceduto alla consegna dei la-vori in data 27.02.2007.

Centro per servizi di informazione, accoglienza, educazione ambientale e alla legalità e perla fruizione del mare nel Comune di Siculiana Le opere di realizzazione del centro – finanziate con i fondi del P.O.N. Sicurezza -, so-no state appaltate e si è proceduto alla consegna dei lavori in data 23.02.2007. È sta-ta, altresì, appaltata la fornitura di arredi ed attrezzature informatiche per il predet-to centro-servizi e la consegna del materiale verrà richiesta alla ditta appaltatrice –come già pattuito contrattualmente – dopo l’ultimazione delle opere di realizzazio-ne del centro. Ad oggi il Consorzio si trova quindi nella prima fase, ovvero nella fa-se di realizzazione di opere strutturali su beni confiscati alla mafia, per un riutilizzodegli stessi a fini sociali. Ad opere realizzate si procederà - mediante appositi bandipubblici - ad individuare i soggetti cui concedere a titolo gratuito detti beni.

ContattiDirettore Dott.ssa Caterina MoriccaSede Comune di Favara (AG)Piazza Don Giustino, 92026 Favara (AG)Tel. 0922/448816 – Fax 0922/448818

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138 L’uso sociale dei beni confiscati

12/D CONSORZIO PER LA LEGALITÀ E LO SVILUPPO

TRAPANI

Si è costituito a Trapani il “Consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo” tra iComuni di Trapani, Alcamo, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Castellammaredel Golfo, Erice, Marsala, Mazara del Vallo, Paceco e Vita.L’Agenzia del Demanio ha fornito il prospetto aggiornato dei terreni confiscati inprovincia di Trapani.È stata sottoscritta una Carta degli impegni tra Libera, Agenzia del demanio,Prefettura, associazione Cresm, Italia Lavoro ed i comuni di Marsala, Castelvetrano,Alcamo e Paceco.Ad Alcamo, invece è stata insediata una Commissione valutatrice per l’assegnazio-ne del bene incluso nel progetto Libera Terra nella Provincia di Trapani costituitada Libera, Cresm, Italia Lavoro e Comune di Alcamo.

PON SicurezzaÈ stato approvato quasi per intero il progetto pilota di Trapani presentato all’autoritàdi gestione del PON. Alcuni interventi di tale progetto tra cui la realizzazione del cen-tro di produzione del latte d’asina da realizzare presso il bene di Paceco sono stati ri-tenuti non finanziabili perché il FESR non sarebbe la linea di finanziamento idonea. Sempre a Paceco sono state avviate le attività di animazione per il bando con cuiverranno selezionati i soggetti che dopo il percorso formativo costituiranno la coo-perativa sociale per la gestione dei 55 ettari confiscati a Paceco più altri due ettaricirca nel Comune di Trapani. Il ritardo accumulato è dovuto al fatto che i terrenierano ipotecati e il Comune di Paceco ha avuto bisogno di più tempo del previstoper negoziare e riscattare l’ipoteca dalle banche.

ContattiPrefettura di TrapaniDott. Massimo Bajatatel. 0923/598609Dott.ssa Rosa Maria Di Lisitel. 0923/598677Piazza Vittorio Veneto, 109100 Trapani

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L’uso sociale dei beni confiscati

12/ECONSORZIO AGRORINASCE

CASERTA

Agrorinasce scrl – Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza del territo-rio è una società consortile, con capitale interamente pubblico, che è stata costitui-ta nel mese di ottobre del 1998 da quattro Comuni (Casal di Principe, Casapesenna,San Cipriano d’Aversa e Villa Literno) della provincia di Caserta, con lo scopo dirafforzare la legalità in un’area ad alta densità criminale. Nel mese di ottobre 2005 alla società Agrorinasce hanno aderito due nuovi Comunilimitrofi: San Marcellino e Santa Maria La Fossa. La compagine societaria attuale èpertanto composta da sei Comuni.L’operatività è assicurata da un Consiglio di Amministrazione di cinque membri;dal 1998 Presidente è un vice prefetto della Prefettura di Caserta mentre i restantimembri sono espressione delle istituzioni nazionali, regionali e locali.La sede legale è presso il Comune di San Cipriano d’Aversa. La sede operativa è a Casal di Principe, c/o “l’Università per la legalità e lo sviluppo”,realizzata all’interno di un immobile confiscato alla camorra a Casal di Principe erecuperato nell’anno 2000 ad un uso sociale e pubblico dalla società Agrorinasce.

Le attivitàLe principali attività del Consorzio possono sintetizzarsi in quattro principali areedi intervento:✓ diffusione della cultura della legalità. Agrorinasce promuove e realizza ogni

anno iniziative di educazione alla legalità nelle scuole, manifestazioni pubblichedi commemorazione di Don Giuseppe Diana e iniziative di solidarietà e di assi-stenza alle vittime della criminalità;

✓ promozione e sviluppo dell’impresa. Agrorinasce gestisce un’area attrezzata perle imprese e lo sportello “Creaimpresa”, in collaborazione con Sviluppo ItaliaCampania S.p.A.;

✓ infrastrutture sociali e attività culturali. Agrorinasce gestisce un centro sporti-vo polivalente con annesse piscina comunale e palestra e promuove la realizza-zione di centri sociali e biblioteche (vedi il sito www.bibliotecheagrorinasce.it)

✓ recupero e gestione di beni confiscati alla camorra. Agrorinasce attualmente ge-stisce quindici beni confiscati, di cui dieci con progetti finanziati ed avviati a de-finitivo recupero.

Attualmente la società è beneficiaria finale del progetto pilota denominato ‘Terra diLavoro: Legalità e Sviluppo” nell’ambito del PON Sicurezza per lo sviluppo delMezzogiorno QCS 2000/06, con una dotazione finanziaria di circa 3,8 milioni di euro.Sono altresì avviati importanti progetti di sicurezza urbana e di aiuto alle vittime

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140 L’uso sociale dei beni confiscati

della criminalità finanziati dalla Regione Campania – Assessorato agli Enti Localied alla Sicurezza delle Città.Agrorinasce ha stipulato un “Protocollo di legalità” con la Prefettura di Caserta peril controllo antimafia di tutti gli affidamenti di incarichi e di lavori realizzati daAgrorinasce per la realizzazione di tutti i progetti.Il sito internet: www.agrorinasce.org documenta tutte le attività svolte.

Il recupero di beni confiscati alla camorraIn considerazione del consistente patrimonio immobiliare confiscato alla camorrae localizzato nei Comuni soci di Agrorinasce (oltre sessanta beni confiscati alla ca-morra), nell’anno 2003 Agrorinasce, in collaborazione con gli stessi Comuni soci,ha avviato un intenso programma di recupero a fini sociali dei beni stessi.Sono stati programmati, progettati ed avviati di volta in volta ed in partnership condiversi Enti pubblici (ASL CE2, Comunità parrocchiali, il Dipartimento AffariPenitenziari ecc..), finanziamenti per la ristrutturazione degli immobili ed il loro ade-guamento funzionale al progetto sociale ideato e concordato con i Comuni soci.La conferma e/o la nuova destinazione d’uso decisa da Agrorinasce è stata effet-tuata sempre tenendo conto dei bisogni sociali e pubblici del Comune ove è loca-lizzato il bene confiscato e tenendo presente i bisogni degli altri Comuni limitrofied appartenenti ad Agrorinasce, in modo da evitare ogni possibile duplicazione diinterventi sul territorio. Ad oggi i beni interessati da tali azioni sono in totale quindici: per dieci di essi so-no stati stanziati finanziamenti da parte del Ministero dell’Interno e della RegioneCampania.Per i cinque beni confiscati alla camorra non ancora finanziati, localizzati neiComuni di Casal di Principe (1), San Cipriano d’Aversa (1) e Casapesenna (2),Agrorinasce ha provveduto alla verifica della loro destinazione d’uso, in modo chesia più rispondente ai bisogni sociali e pubblici dell’area (in molti casi si è deciso dimodificare la destinazione d’uso), alla progettazione per il loro recupero ed ade-guamento funzionale ed alla predisposizione della richiesta di finanziamento.Ecco il dettaglio dei progetti di recupero dei beni confiscati alla camorra finanziatidal Ministero dell’Interno e dalla Regione Campania:- 4 di essi sono finanziati dal Ministero dell’Interno (di cui tre sono riferibili alle

misure previste dal PON Sicurezza 2000/2006); - 6 invece sono quelli finanziati dalla Regione Campania;La localizzazione dei beni è la seguente:- 6 a Casal di Principe;- 2 a San Cipriano d’Aversa; - 1 a Santa Maria La Fossa; - 1 a San Marcellino.

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L’uso sociale dei beni confiscati

Altro aspetto rilevante sono le destinazioni pubbliche e sociali individuati per i sin-goli beni confiscati alla camorra.Per i dieci beni confiscati amministrati da Agrorinasce le destinazioni sociali e pub-bliche individuate ed utili alla cittadinanza sono state quelle indicate alla tabella 1.Alcuni dei progetti avviati hanno una valenza soprattutto comunale, specie quan-do la destinazione ha riguardato la sistemazione e la realizzazione di uffici comu-nali (è il caso di San Cipriano e San Marcellino) con un risparmio di oneri a caricodegli Enti Locali ed una maggiore qualità del servizio.In tutti gli altri casi la portata dei progetti avviati è certamente consortile, con unimpatto sull’intera cittadinanza dei sei Comuni soci di Agrorinasce.Le priorità fino ad oggi attribuite per la destinazione pubblica e sociale dei beniconfiscati sono, comunque, di natura:- formativa e culturale (5 beni confiscati);- socio sanitaria (2 beni confiscati);- pubblica (2 beni confiscati, di cui uno – San Marcellino - ospita il Comando dei

vigili urbani con un intero piano);- sociale per il tempo libero (1 bene confiscato);- produttiva per imprese sociali (1 bene confiscato).

ContattiAmministratore Delegato Dott. Giovanni AllucciSede legale Comune San Cipriano d’Aversa (CE) Via Roma, 17581036 San Cipriano d’Aversa (CE) Sede operativa Università per la legalità e lo sviluppoCorso Umberto 88281033 Casal di Principe (CE) Tel. 081/8923034 – [email protected]

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L’uso sociale dei beni confiscati

13FARE IMPRESA SULLE AREE CONFISCATE ALLA MAFIA

Le finalità del progettoQuella del Consorzio Sviluppo e Legalità è una esperienza pilota sull’uso socialedei beni confiscati alla mafia che, ormai da sette anni, si sta realizzando in Provinciadi Palermo, nell’Alto Belice Corleonese, esperienza che oltre a costituire una con-creta sfida alla criminalità organizzata, vuole contribuire a modificare, in chiave po-sitiva, l’ assetto produttivo delle aree degli 8 Comuni coinvolti, facendo nascere daterreni improduttivi confiscati ai mafiosi, un’opportunità di sviluppo, che nel ter-ritorio di riferimento significa creare occasioni di lavoro, coniugare legalità e svi-luppo. Nasce, sotto l’egida della Prefettura di Palermo, il 30 maggio 2000, quando,in seguito all’emissione di provvedimenti definitivi di confisca di circa 200 ettari diterreni appartenuti a esponenti di spicco di cosa nostra come Salvatore Riina,Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Genovese si è determinata l’esi-genza di un loro utilizzo, in modo produttivo e a fini sociali con l’obiettivo di crea-re nuove opportunità occupazionali in un’area il cui sviluppo economico è stato innegativo condizionato dalla presenza dei più pericolosi criminali mafiosi.Il disegno strategico che il Consorzio intende perseguire è quello di far nascere daterreni improduttivi confiscati ai mafiosi nuovi posti di lavoro, nuova economia pu-lita, per giovani disoccupati attraverso la costituzione di cooperative specializzate nelsettore agrituristico e delle colture biologiche, dimostrando che ciò che la mafia ave-va sottratto alla collettività, col sopruso e con la forza dell’intimidazione, può esser-le restituito e può consentire la creazione di una nuova cultura imprenditoriale tra idisoccupati del territorio, prevenendo e recuperando condizioni di disagio e emargi-nazione; al contempo contrastare concretamente “cosa nostra” per riscattare e dare unnuovo “marchio di legalità” ad un territorio, quello dell’Alto Belice Corleonese che, si-no ad oggi, è stato privato dalla mafia della sua naturale capacità di sviluppo e auto-determinazione, pur possedendo delle enormi potenzialità, per le risorse naturali,paesaggistiche, culturali presenti. Quindi, da un punto di vista sociale, si è volutopuntare ad obiettivi di integrazione di soggetti economicamente deboli e di contra-stare la criminalità organizzata creando una imprenditoria sana e pulita, che attra-verso lo sfruttamento dei beni confiscati possa produrre iniziative concrete e duratu-re di recupero del territorio alla legalità, con la creazione di nuovi posti di lavoro, nelrispetto di uno sviluppo sostenibile, e da un punto di vista produttivo, creare di unsistema integrato che dia origine a produzioni biologiche di qualità che vengano col-locate in segmenti di mercato altamente redditizi, e alle quali potere attribuire unmarchio capace di rappresentarle sul mercato, un marchio di legalità.

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I risultati conseguitiSfruttando le risorse che erano dei boss e creando sviluppo per contrasto con l’ille-galità, oggi il Consorzio utilizza tutto il patrimonio confiscato a cosa nostra e ad es-so assegnato; sui propri 350 ettari di terra, oggi lavorano circa 70 persone, tra socidelle quattro Cooperative (Placido Rizzotto, Lavoro e non solo, Elios, Tempio diMonte Jato) e l’indotto che si è creato nel territorio.Grazie ai 2.800.000 euro di fondi FESR del PON Sicurezza per lo sviluppo delMezzogiorno d’Italia, 2000 2006 gestiti dal Ministero dell’Interno DPS e assegnatial Consorzio, sono sorti a Monreale su beni confiscati a Bernardo Brusca un centroippico e un centro agrituristico denominato “Portella della Ginestra” inaugurati re-centemente che potranno far conoscere ai visitatori le bellezze naturalistiche e ar-chitettoniche del territorio; sempre su beni confiscati alla mafia sono in corso di rea-lizzazione a San Cipirello, una cantina vinicola, ed un altro centro agrituristico, aCorleone, su un caseggiato appartenuto a Salvatore Riina; sempre a Corleone sor-gerà un centro per il confezionamento delle lenticchie.Ulteriori occasioni di sviluppo per il territorio dalla gestione dei beni confiscati al-la mafia si creeranno grazie ai fondi che l’Accordo di programma quadro sottoscrit-to dalla Regione Siciliana ed intitolato al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ha ri-conosciuto al Consorzio Sviluppo e Legalità.Con il 1.500.000 di Euro, assegnati al Consorzio, si stanno per realizzare una seriedi interventi che comporteranno innanzitutto la ristrutturazione di una serie di im-mobili confiscati alla mafia e ubicati nei Comuni del Consorzio che si trovavano instato di abbandono e che verranno recuperati per destinarli ad attività economiche,produttive e sociali.Così nascerà ad Altofonte un laboratorio per la produzione del miele, un laborato-rio per la produzione del melone bianco a Roccamena, un incubatore per impresesociali a Corleone; a San Cipirello si realizzeranno una serie di interventi infrastrut-turali per potenziare l’attività delle cooperative sociali. del Consorzio; a Monrealenascerà la prima biblioteca tematica sulla legalità e sull’antimafia; ad Altofonte, aSan Giuseppe Iato e Monreale, al fine di creare condizioni ambientali favorevoli erafforzare le condizioni di sicurezza nel territorio dei Comuni del Consorzio, talu-ni beni confiscati assegnati al Consorzio saranno ristrutturati per assegnarliall’Arma dei Carabinieri per farne alloggi di servizio.Un’altra parte delle risorse è stata destinata alla costituzione di due “fondi” sia persostenere le Cooperative del Consorzio nella fase dell’avviamento sia per costitui-re una garanzia a loro favore ed agevolarne l’accesso al credito.Il Consorzio per l’attività di innovazione che sta svolgendo in materia di gestionedi beni confiscati alla criminalità organizzata, per la sua efficienza ed efficacia or-ganizzativa e gestionale e per i risultati raggiunti, è stato proclamato vincitore, conattribuzione della menzione speciale, del premio “Cento progetti al servizio dei citta-

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L’uso sociale dei beni confiscati

dini” anno 2004 realizzato annualmente dalla Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento della Funzione Pubblica, in collaborazione con il Formez e che pre-mia le migliori esperienze della pubblica amministrazione italiana.E’ la prima volta che una buona pratica realizzata in Sicilia da siciliani e in un set-tore assai delicato come quello della confisca dei beni alla mafia, diverrà per lo Statoun modello da emulare e da esportare su tutto il territorio nazionale.Il percorso non è stato facile e continua a non essere facile però nonostante le diffi-coltà l’impegno per il riscatto socio-economico del territorio continua; alle nostreselezioni hanno partecipato più di duecento giovani desiderosi di riscatto, di lavo-ro e di cambiamento, non possiamo deluderli; dobbiamo tutelare e sostenere le no-stre Cooperative, utilizzando tutti gli strumenti che l’ordinamento ci fornisce pergarantirne il futuro; occorre moltiplicare l’impegno per garantire il massimo soste-gno intorno a questa straordinaria esperienza e per portare nel territorio occupa-zione e sviluppo. A tutela del progetto, attraverso la sottoscrizione nel gennaio 2004 di una nuovaCarta degli Impegni, si è costituito presso la Prefettura di Palermo un “Osservatorio”permanente, composto da rappresentanti del Consorzio “Sviluppo e Legalità”, da un rappresentante della Prefettura di Palermo, da un rappresentantedell’Associazione Libera, da un rappresentante di Italia Lavoro s.p.a. o di società apartecipazione pubblica ad essa collegata, nonché dai Presidenti delle Cooperativecomodatarie dei beni consortili, per monitorare nel loro sviluppo tutte le attività etutti gli interventi previsti nel Progetto “Sviluppo e Legalità” al fine di garantirne l’ar-monica e coordinata unitarietà dell’attuazione; l’Osservatorio avrà il compito inol-tre di monitorare, accompagnare e sostenere le cooperative nella loro attività, nel-lo sviluppo dei piani di impresa e nella ricaduta nel territorio dei benefici socialiconseguenti.Si è costituito inoltre un tavolo tecnico istituzionale con il compito di coordinare leiniziative in materia di utilizzo dei beni confiscati e/o sequestrati alla criminalitàorganizzata nel territorio dei Comuni aderenti al Consorzio Sviluppo e Legalità,monitorarne i processi ed i risultati, anche sotto il profilo della sicurezza, determi-nare sinergie operative tra parti, veicolando, ove possibile, i dati in proprio posses-so; in particolare, attraverso la propria attività, il tavolo tecnico istituzionale dovràsovrintendere, sin da principio e nel loro sviluppo, i processi di costituzione dellecooperative e la loro attività, mirare a garantire il mantenimento della consistenzadel bene, la finalizzazione al buon utilizzo, una gestione conforme a principi di le-galità, trasparenza, sicurezza ed economicità.Il tavolo tecnico istituzionale è composto, di diritto, dal Prefetto di Palermo nonchédal Presidente dell’Assemblea del Consorzio Sviluppo e Legalità e da altri duecomponenti dell’Assemblea da lui designati.La Carta degli Impegni del 2004 prevede tra l’altro che tutti i beni produttivi con-

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fiscati posseduti dalle amministrazioni locali costituenti il Consorzio vengano de-voluti direttamente allo stesso, per affidarli alle nuove cooperative che nei prossi-mi mesi costituiremo.Al di là degli evidenti aspetti sociali dell’iniziativa, l’intervento è di notevole inte-resse anche dal punto di vista tecnico ed economico, in quanto propone di indiriz-zare le imprese interessate verso produzioni biologiche estremamente qualificate,ad elevato valore aggiunto, costituendo un’esperienza pilota che può contribuire amodificare l’assetto produttivo delle aree in esame.

I vantaggi gestionali della forma giuridica del consorzioE’ stata indubbiamente una brillante intuizione quella di adottare una forma asso-ciativa, quale il Consorzio tra Enti Locali, per realizzare il progetto di recupero e digestione dell’intero patrimonio confiscato a cosa nostra negli otto comuni coinvol-ti dell’Alto Belice Corleonese, assegnatari della maggior parte dei beni immobili avocazione agricola confiscati alla mafia nella provincia di Palermo. Grazie a questascelta si è definito un assetto organizzativo volto a rendere effettiva l’esercizio diuna funzione imposta dalla legge, ossia utilizzare i beni confiscati e assegnati aiComuni, che assai spesso le municipalità, per mancanza di fondi, non sono in gra-do di esercitare.. Quindi attraverso la forma associativa prescelta, non solo si è con-sentito ai Comuni di gestire, in maniera integrata, coordinata ed armonica, l’interopatrimonio confiscato a “cosa nostra” ma anche è stato possibile acquisire un patri-monio immobiliare tale da giustificare la creazione di nuove iniziative imprendito-riali portate avanti da giovani disoccupati che si possano sostenere da sole.Ma al di là degli innegabili benefici economici, anche in termini di ottimizzazionedelle risorse economico finanziarie umane e strumentali, frutto della gestione informa unificata del patrimonio confiscato, il Consorzio ha permesso ad otto Sindaciappartenenti a forze politiche diverse di sfidare assieme concretamente “cosa no-stra” per riscattare e dare un nuovo “marchio di legalità” ad un territorio sofferto,promuovendone lo sviluppo e favorendo la crescita delle comunità che la costitui-scono attraverso la condivisione dell’iniziativa

L’impegno per la sensibilizzazione e la diffusione della cultura della legalità Il Consorzio, nella consapevolezza che per contrastare la criminalità mafiosa, oc-corre incidere sulle coscienze della gente e rinnovare culturalmente, oltre a recupe-rare e riutilizzare per finalità produttive i beni sottratti ai boss ha svolto un’inten-sa attività, in collaborazione con la scuola e con la Chiesa, volta a rafforzare e dif-fondere la cultura della legalità in un contesto territoriale sofferto ma desideroso diriscatto e cambiamento.Grazie ai fondi FSE del PON Sicurezza, in collaborazione con professori universi-tari, magistrati e esponenti del mondo della cultura, sono stati realizzati dei pro-

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grammi formativi rivolti agli studenti, alle famiglie e al personale docente dellescuole elementari , medie e medie superiori dei Comuni del Consorzio non solo perpromuovere tra gli studenti e i docenti l’utilizzo di tecnologie informatiche e tele-matiche come strumenti di sviluppo nella legalità, ma anche per animare confron-ti con genitori, docenti ed allievi per sviscerare le problematiche inerenti lo svilup-po socio economico del territorio nella legalità; si è realizzato sempre su tematicheattinenti alla legalità, con l’Arcidiocesi di Monreale e l’Azione cattolica Diocesana,il Progetto I Laboratori della Partecipazione rivolto al mondo sociale e cattolico delterritorio.La collaborazione dei soggetti coinvolti nelle iniziative si è dimostrata particolar-mente felice e i risultati conseguiti durante il percorso testimoniano come temati-che difficili e spinose come quelle derivanti dal malcostume mafioso, possono diventare terreno fertile per la crescita della coscienza sociale, soprattutto tra le nuove generazioni del territorio, che saranno i primi interpreti della vita sociale didomani.Sono stati organizzati diversi convegni sulle tematiche dell’antimafia, per teneresempre alto il livello di attenzione verso un fenomeno che purtroppo ancora oggiè presente nel territorio e ne impedisce il pieno sviluppoAl fine di contrastare la criminalità organizzata e per prevenire e/o reprimere ognipossibile tentativo di infiltrazione o di condizionamento da parte della mafia nelmercato del lavoro, sia nella fase di aggiudicazione degli appalti, sia nella fase diesecuzione dei lavori finanziati dalla Regione Siciliana e dal Ministero dell’Interno,di concerto con la Prefettura di Palermo, sono stati stipulati protocolli per effettua-re controlli rigorosi sulle ditte partecipanti ed evitare turbative nei pubblici incanti.Protocolli sono stati sottoscritti con la Regione Sicilia per la previsione di specificheriserve a favore delle cooperative che gestiscono beni confiscati nell’ambito dei ban-di del POR Sicilia Un altro protocollo è stato stipulato con il Commissario dello Stato presso laRegione Sicilia per intraprendere azioni ed attività di collaborazione per contribui-re a migliorare gli standard qualitativi dei servizi offerti dal Consorzio e per facili-tare l’accesso a finanziamenti a valere sulle risorse strutturaliParticolare attenzione è stata rivolta anche al mondo della pubblica amministrazio-ne attivando una serie di iniziative formative rivolte ai dipendenti dei Comuni delConsorzio su tematiche attinenti la legalità nelle procedure amministrative e negliappalti. Altri protocolli sono stati stipulati con l’Azienda foreste demaniali della RegioneSicilia per sviluppare la diffusione e la conoscenza dei valori ambientali, la tutela esalvaguardia degli ambienti naturali nel territorio e con l’Istituto regionale vite evino per dare assistenza e consulenza alle cooperative che si occupano di produ-zione di vino sui beni confiscati.

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Il ruolo dei partner esterni (Associazione Libera, Italia Lavoro spa, Sudgest, ecc.)Data la rilevanza socio-economica dell’iniziativa, nonché la sua particolare com-plessità, il Prefetto di Palermo ha sentito il bisogno di coinvolgere in questa espe-rienza, attraverso la sottoscrizione di una prima “Carta degli Impegni”, anche duesocietà a capitale pubblico Italia Lavoro S.p.A., Consorzio Sudgest, nonchèl’Associazione Libera di Don Luigi Ciotti.Per effetto di ciò Italia Lavoro s.p.a. ha svolto e sarà deputata a svolgere le azionidi selezione, di formazione, di tutoraggio, di trasferimento di conoscenze e di ac-compagnamento alla professionalizzazione dei giovani delle cooperative alle qua-li il Consorzio affida i propri beni per la loro gestione.Il Consorzio Sudgest, con il supporto di Libera ha predisposto il progetto di recu-pero e riutilizzo in chiave economica ed occupazionale dei beni confiscati e asse-gnati al Consorzio Sviluppo e Legalità, definendo al contempo, le condizioni im-prenditoriali per la loro gestione; è compito del Consorzio Sudgest, inoltre, presta-re la propria assistenza alle cooperative che gestiranno i beni consortili nella fasedello start up.L’Associazione Libera, fortemente impegnata sia sul versante della proposta legi-slativa che dell’azione di sensibilizzazione sociale nella promozione dell’impiegodei beni confiscati alle consorterie mafiose, oltre ad avere coadiuvato Sudgest nel-la predisposizione del progetto, ha assunto il compito di svolgere attività di infor-mazione sul progetto e di promozione culturale sul territorio, mediante campi divolontariato, incontri, conferenze, allo scopo di far emergere i soggetti che costitui-ranno le cooperative sociali, asse portante del progetto.

Gli elementi di trasferibilità e le iniziative intrapreseIl Consorzio è stato assunto dal Ministero dell’Interno DPS a Progetto Pilota nel-l’ambito delle attività del PON Sicurezza, co finanziato dall’Unione europea. Grazie ai fondi del Ministero sono stati organizzati in collaborazione con lo stessoin varie città del Meridione d’Italia diversi convegni per presentare l’iniziativa, uni-ca nel suo genere e trasferirne il modello in altre aree ad alta densità criminale. È incorso il trasferimento del modello, unico nel suo genere in Italia e all’estero, in al-tre realtà della Regione Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Al fine di valutare la trasferibilità del modello si è ricevuta la visita di parlamenta-ri della Russia, dell’Ucraina, della Georgia, per verificare l’applicabilità del model-lo nelle loro realtà. Il Progetto nel suo complesso, ossia forma associativa Consorzio per una gestionecoordinata e integrata del complesso di beni produttivi confiscati alla criminalitàorganizzata in una stessa area tra più Enti locali può essere trasferito agevolmentecon la consapevolezza che affinché il modello possa attecchire è necessaria una con-divisione “politica” dell’iniziativa.

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L’uso sociale dei beni confiscati

Per la sua efficacia e per la sua efficienza e per i risultati raggiunti ricorrendo a ta-le forma di gestione il legislatore sta novellando il testo della legge 109/96 riguar-dante l’uso sociale dei patrimoni confiscati alle mafie, che attualmente prevede l’as-segnazione dei beni soltanto ai Comuni, per introdurre la nuova ipotesi di assegna-zione dei beni confiscati direttamente ai Consorzi tra Enti locali.

Le attività di commercializzazione dei prodottiL’esperienza del Consorzio è profondamente segnata da un’intuizione: la distribu-zione, su scala nazionale, di prodotti provenienti dalle terre liberate dalla mafia. Ladistribuzione e, di fatto, l’acquisto da parte del consumatore di tali prodotti portacon se parecchi significati. La confisca dei beni immobili alla mafia e l’assegnazione, grazie all’impegno deicomuni del Consorzio Sviluppo e Legalità, alle cooperative sociali che oggi li gesti-scono, ha determinato la creazione di un, seppur neonato e in via di continuaespansione, circolo economico virtuoso. Creare ricchezza pulita, con una forte ricaduta territoriale, dando la possibilità a deigiovani siciliani disoccupati di fare impresa in loco, coinvolgendo soggetti svantag-giati: tutti elementi di una sfida che si concretizza quotidianamente. Limitarsi a col-tivare queste terre e a rivenderne le materie prime, difficilmente avrebbe garantitoquel livello di diffusione, visibilità e promozione che oggi, su scala nazionale, ha rag-giunto. Trasformare il grano in pasta e l’uva in vino, confezionare i legumi, vende-re i meloni a marchio, ha dato la possibilità di immettere sul mercato, oltre al pro-dotto, un forte messaggio: si può creare ricchezza dalle terre liberate dalla mafia.Dopo tre anni di lavoro, oggi, i prodotti delle Cooperative sono diffusi in tutta lapenisola. Coop Italia, una delle principali catene della grande distribuzione italiana, mettein scaffale ogni anno parecchie centinaia di migliaia di confezioni di prodotti “an-timafia”. E, da gennaio 2005, distribuirà anche i legumi biologici (cece, lenticchia ecicerchia) insieme a Placido, un vino bianco catarratto IGT proveniente dai vigne-ti confiscati che si trovano a San Cipirello. Insieme alla grande distribuzione, anchecentinaia di piccole botteghe e supermercati, da più di un anno, vendono i prodot-ti provenienti dalle terre liberate dalla mafia. Il grande ipermercato, unito alla bot-tega della porta accanto.L’obiettivo è quello di creare una stabile rete di distribuzione, a tutto tondo, dei pro-dotti “antimafia”. Chi acquista uno di questi prodotti tocca con mano una realtà: isti-tuzioni, forze dell’ordine, società civile, insieme, per il riscatto della nostra Sicilia,per la cultura della legalità, per lo sviluppo nella legalità. Tocca con mano una re-altà nuova, dirompente, “esistente”: questo è il reale valore aggiunto. È un investimento, una scommessa sul nostro futuro. È un impegno gustoso e concreto.

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Il gruppo di lavoro e la struttura organizzativaPer quanto riguarda gli organi del Consorzio, vi è innanzitutto l’Assemblea, diret-ta rappresentanza delle comunità locali, costituita dagli otto Sindaci dei Comuniassociati, che svolge le funzioni di programmazione e di indirizzo generale; al suointerno è nominato un Presidente, che dura in carica sei mesi per consentire a tut-ti i componenti di ricoprirne la carica.Il Consiglio di Amministrazione, costituito da tre persone, di cui uno in rappresen-tanza della Prefettura di Palermo, svolge le funzioni tipiche delle Giunta munici-pale ed è nominato annualmente dall’Assemblea.Per quanto riguarda la struttura burocratica il Consorzio ha informato l’organizza-zione dei servizi e del personale, a criteri di funzionalità ed economicità di gestio-ne, al fine di assicurare alla propria azione efficacia ed efficienza; al vertice vi è unDirettore che, per ragioni di economicità, svolge le funzioni anche di Segretario delConsorzio e a cui è attribuita oltre alla responsabilità gestionale dell’Ente, compre-sa la Presidenza delle Commissioni di gara, anche la rappresentanza legale dellostesso; al Direttore Segretario risponde una struttura tecnico-operativa, a cui com-pete l’attività gestionale, costituita da professionalità e dipendenti degli Enti localiassociati, e la cui disponibilità è stata acquisita grazie ad apposite convenzioni.Inizialmente il Consorzio amministrativamente era gestito esclusivamente dalDirettore segretario, per l’espletamento di tutti gli adempimenti amministrativi, eda un responsabile dei servizi finanziari per gli adempimenti di carattere economi-co finanziario; con l’intensificarsi dell’attività del Consorzio e dopo la costituzionedelle Cooperative sociali, si decise di affiancare al Direttore e al responsabile deiservizi finanziari, un responsabile del settore tecnico e un responsabile dei serviziamministrativi. Oggi accanto a questa struttura centrale, in seguito all’emissione di nuovi decretidi finanziamento a favore del Consorzio, operano strutture tecniche periferiche ubi-cate all’interno di ciascun comune associato costituite da dipendenti comandati.Giova ricordare che l’attività per conto del Consorzio viene espletata da tutti i sog-getti coinvolti per compensi simbolici, al fine di evidenziare il carattere esclusiva-mente sociale dell’impegno assunto, contrastare cosa nostra.

a cura del Consorzio Sviluppo e Legalità dell’Alto Belice Corleonese

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L’uso sociale dei beni confiscati

14I BENI CONFISCATI IN ITALIA

Prospetto aggiornato al 5 ottobre 2007Fonte: Agenzia del Demanio - Direzione Generale

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Regione Bene Beni immobili ingestione

Beni immobili destinati

Beni immobili confiscati

Calabria 393 776 1169Campania 445 771 1216Lazio 122 210 332Lombardia 236 309 545Puglia 257 293 550Sicilia 2273 1256 3529Subtotale 3726 3615 7341Abruzzo 12 12 24Basilicata 3 8 11Emilia Romagna 28 28 56Friuli Venezia Giulia 11 11Liguria 11 15 26Marche 1 1Molise 2 2Piemonte 41 62 103Sardegna 15 62 77Toscana 11 15 26Trentino Alto Adige 15 15Veneto 4 73 77Subtotale 127 302 429

Totale 3853 3917 7770

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15LE AZIENDE CONFISCATE ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Prospetto aggiornato al 31 dicembre 2006Fonte: Agenzia del Demanio - Direzione Generale

Totale aziende confiscate

RegioneTotale

aziende confiscate

Distribuzione territoriale

Calabria 59 7%Campania 191 24%Lazio 90 11%Lombardia 112 14%Puglia 44 5%Sicilia 271 34%

Subtotale 767 96%Abruzzo 0,0%Basilicata 3 0,4%Emilia Romagna 10 1,2%Friuli Venezia Giulia 0,0%Liguria 6 0,7%Marche 0,0%Molise 0,0%Piemonte 8 1,0%Sardegna 1 0,1%Toscana 2 0,2%Trentino Alto Adige 0,0%Umbria 0,0%Valle d'Aosta 0,0%Veneto 4 0,5%

Subtotale 34 4%Totale complessivo 801 100%

Dettaglio situazione gestionale

Tot. Di cuiattive

Calabria 39 20 2Campania 143 48 3Lazio 75 15 2Lombardia 82 30 4Puglia 33 11 0Sicilia 174 97 24

Subtotale 546 221 35Abruzzo Basilicata 1 2 2Emilia Romagna 8 2 0Friuli Venezia Giulia Liguria 6MarcheMolisePiemonte 7 1 1Sardegna 1Toscana 1 1 0Trentino Alto AdigeUmbriaValle d'AostaVeneto 4

Subtotale 28 6 3Totale complessivo 574 227 38

Aziende già destinate o chiuse*

RegioneAziende in gestione

* Di cui:72 aziende destinate ai sensi della legge n. 575/1965;19 vendute/cedute su autorizzazione del giudice;173 messe in liquidazione ai sensi del codice civile, 87 in liquidazione già al momento della confisca definitiva;137 sottoposte a fallimento, la massima parte delle quali già dalla fase giudiziaria;168 altre aziende chiuse ai sensi della normativa civilistica in quanto inattive da anni;5 aziende con confisca revocata successivamente alla definitività.

Aziende già destinate ochiuse

72%

Aziende in gestione28%

Di cui attive5%

Per le aziende in gestione attive sicontano complessivamente

alcune centinaia di lavoratori dipendenti

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L’uso sociale dei beni confiscati

16UN PRIMO BILANCIO DEL PERCORSO FORMATIVO

Al momento di andare in stampa con la seconda edizione del book formativo (fineottobre 2007), è giunto ormai al termine del proprio cammino il “Programma di for-mazione sull’utilizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata”. Il Progetto, che ha avuto la sua presentazione ufficiale il 24 aprile 2007 a ReggioCalabria, alla presenza del viceministro Marco Minniti e di don Luigi CiottiPresidente nazionale di Libera, ha intrapreso due tipi di azione.La prima consiste in un percorso di formazione nelle Regioni Obiettivo 1 (Basilicata,Campania, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia) rivolto a 770 rappresentanti dei co-muni e delle associazioni e cooperative sociali con l’obiettivo finale di migliorare lecapacità di gestione dei beni confiscati, dando piena attuazione ed efficacia alla leg-ge n. 109/96. La seconda azione consiste nel realizzare una campagna di diffusio-ne e sensibilizzazione promuovendo l’organizzazione di quattordici seminari pro-vinciali a cui partecipano rappresentanti delle istituzioni, della politica, della ma-gistratura, delle forze dell’ordine, dell’Università, del mondo dell’associazionismoe della cooperazione sociale. I seminari finora realizzati sono stati quelli di ReggioCalabria, Napoli, Trapani, Sassari, Bari, Caserta, Vibo Valentia, Taranto, CatanzaroCosenza, Agrigento e Caltanisetta e hanno visto il coinvolgimento di più di duemi-la persone impegnate in ciascun territorio in percorsi di promozione sociale e cul-turale.Anche l’attività formativa ha portato buoni risultati: dodici territori hanno già con-cluso il percorso formativo che è stato caratterizzato da un approccio estremamen-te pratico; dall’acquisizione di conoscenze e competenze in ambito normativo alconseguente sviluppo di progettazione al fine di ottimizzare le procedure di asse-gnazione e riutilizzo dei beni.Oltre alla formazione d’aula, arricchita dalla pubblicazione di un book formativo edi altro materiale didattico distribuito a tutti gli interessati, è stata messa a dispo-sizione dei corsisti un’area riservata del sito www.beniconfiscati.it nella quale han-no potuto scambiare documenti, informazioni e approfondimenti attraverso il fo-rum e la sezione documentale.A settembre sono ripresi sia i corsi che i seminari pubblici fino alla giornata di con-clusione del progetto prevista per la metà del mese di dicembre, con il convegno fi-nale di Palermo.Eppure, già da ora, si moltiplicano le richieste di non esaurire con la fine dell’annoe delle attività previste il cammino intrapreso, soprattutto per non perdere le pre-ziose sinergie fin qui instaurate tra istituzioni e associazioni.

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16/AL’ARTICOLAZIONE DEI CORSI

Il progetto prevede la realizzazione di quattordici edizioni del percorso formativocome di seguito articolato in tutte le regioni del PON Sicurezza del Ministerodell’Interno.Ciascuna edizione del corso si compone di otto giorni di formazione per una dura-ta complessiva di 56 ore ripartite in giornate di 7 ore di lezione ciascuna, suddivi-se tra dipendenti pubblici e associazioni e cooperative sociali nel modo che segue:2 giorni in seduta plenaria pari a 14 ore di formazione;3 giorni in seduta separata pari a 42 ore di formazione.

Formazione comune1° giornata: “I beni confiscati: normativa e realtà del territorio”.

Formazione specialistica per dipendenti pubblici2° giornata: “L’applicazione della normativa”.3° giornata: “Cenni sulla realtà del no profit. Testimonianze e buone prassi”.4° giornata: “La cooperazione sociale”.

Formazione specialistica per associazioni e cooperative sociali2° giornata: “L’applicazione della normativa. Cenni sull’associazionismo”.Testimonianze e buone prassi.3° giornata: “Il Terzo Settore nella doppia veste di cooperazione sociale e associa-zionismo: caratteristiche generali”.4° giornata. “Il Terzo Settore nella doppia veste di cooperazione sociale e associa-zionismo: gli strumenti di gestione”.

Formazione comune5° giornata: “I beni confiscati: confronto sulle opportunità di crescita e sviluppo”.

Il progetto realizzerà complessivamente 784 ore di formazione destinate a circa ottocento corsisti.

Lo schema di programmazione delle attività sarà cosi strutturato:1° settimana:1° lezione comune.2° settimana:2°, 3° e 4° lezione specialistica per dipendenti pubblici;2°, 3° e 4° lezione specialistica per associazioni e cooperative.

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L’uso sociale dei beni confiscati

3° settimana:5° lezione comune.

Per quanto riguarda la calendarizzazione si allega alla presente una ipotesi di calen-dario funzionale prevalentemente alla visualizzazione della tempistica necessaria perla realizzazione e conclusione delle attività nei tempi previsti. Si tratta cioè di una si-mulazione che potrà subire variazioni al momento della realizzazione dovute a situa-zioni impreviste non facilmente ipotizzabili allo stato attuale dei lavori. L’ipotesi prevede inoltre la realizzazione in parallelo dell’attività destinata ai di-pendenti pubblici e alle associazioni e cooperative sociali. Ciò è reso fattibile dallapossibilità di avvalersi di docenti dedicati per ciascuna regione, come evidenziatodallo schema del gruppo di lavoro.

Di seguito la descrizione analitica delle giornate:

LA FORMAZIONE COMUNE

1° giornata “I beni confiscati: normativa e realtà del territorio”La prima giornata è dedicata alla condivisione di tematiche che interessano entrambele tipologie di utenze coinvolte. Si tratta di temi a carattere generale la cui conoscenzaè necessaria perché ogni attore si attivi ciascuno seconda la competenza e l’ambito diattività specifica. La giornata è organizzata quindi in due moduli pensati per fornirele conoscenze di base della materia e costituire la base su cui innestare la formazionespecialistica, da un lato, e il dialogo e confronto tra i soggetti, dall’altro. Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:conoscere il quadro normativo vigente in materia di beni confiscati;conoscere la rete dei soggetti coinvolti nell’applicazione della normativa, le lorocaratteristiche e gli ambiti di competenza e responsabilità;conoscere cosa succede sul proprio territorio in merito al tema dei beni confiscati;avviare il confronto e il dibattito tra i principali soggetti coinvolti in funzione di si-nergie e ottimizzazioni future.La seduta plenaria consente di raggiungere un altro importante risultato che è quel-lo della socializzazione dei soggetti, fondamentale per colpire l’obiettivo generaledel progetto già richiamato.

ContenutiModulo 1 “La normativa vigente”La normativa antimafia vigenteSequestro e confisca nel procedimento di prevenzione e nel processo penaleLa fase giudiziaria delle procedure

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La legge n. 109/96I beni oggetto della confisca: beni mobili, immobili e aziendaliI soggetti coinvolti nella destinazione a fini istituzionali e sociali dei beni e la pro-cedura di destinazione e assegnazione Problematiche e punti critici: possibili soluzioniDurata 4 ore

Modulo 2 “Le opportunità di crescita e sviluppo per il territorio”Le esperienze positive e metodo di lavoro in reteI beni confiscati come opportunità di sviluppo economico e sociale del territorioI finanziamenti ai progetti e inserimento dei progetti all’interno dei piani e pro-grammi regionali, provinciali e locali di sviluppo del territorioL’esperienza delle cooperative nate sui terreni confiscati e la produzione e commer-cializzazione dei prodottiLa lettura del territorio: potenzialità, crescita, opportunitàL’individuazione delle risorseDurata3 ore

5° giornata “I beni confiscati: confronto sulle opportunità di crescita e sviluppo”La giornata conclusiva nuovamente in seduta plenaria è funzionale all’avvio di undibattito/confronto sul ruolo che ciascun soggetto può giocare in merito all’appli-cazione della normativa nel proprio contesto territoriale. Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:integrare le conoscenze su ruoli e responsabilità;definire piste di progettualità comune in merito allo sviluppo del territorio;confrontarsi sulle ricadute positive e migliorative che la normativa può avere sulterritorio.

ContenutiModulo 1 “Approfondimento e confronto”Confronto critico sull’attività svoltaConfronto sulle modalità di integrazione dei temi di carattere specialisticoScambio e confronto sugli ambiti di responsabilità e modalità di collaborazioneDurata3 ore

Modulo 2 “La rete dei soggetti e le possibilità di collaborazione”Individuazione di modalità di lavoro in rete per l’ottimizzazione dei compiti spet-

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L’uso sociale dei beni confiscati

tanti a ciascun soggettoModalità di attuazione delle conoscenze /competenze appreseDurata3 ore

Modulo 3 “La valutazione dell’intervento formativo”Valutazione del grado di apprendimentoValutazione del livello di gradimentoDurata1 ora

LA FORMAZIONE SPECIALISTICA PER I DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

2° giornata “L’applicazione della normativa ”La giornata è dedicata alla conoscenza delle modalità applicative della normativa. Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:conoscere le modalità di applicazione della normativa;conoscere gli strumenti di attuazione;conoscere le procedure per il monitoraggio;conoscere esperienze già in essere.

ContenutiModulo 1 “Modalità operative di applicazione della normativa”La proposta di destinazione da parte dell’Agenzia del DemanioIl decreto di destinazione e la consegna dei beni Il contratto di comodato ad uso gratuito per la concessione dei beniEsercizio dei poteri sostitutivi: il commissario ad acta di nomina prefettiziaL’esperienza dei Consorzi dei Comuni per il riutilizzo dei beni confiscati La pubblicità dell’elenco dei beni e le forme di trasparenza nell’assegnazione (ban-di pubblici, albi delle associazioni e cooperative, regolamento con indicazione deicriteri di valutazione dei progetti presentati)Monitoraggio e vigilanza della gestione dei beni assegnati e attivazione di proce-dura di revocaLa garanzia della sicurezza dei soggetti assegnatari dei beniDurata7 ore

3° giornata “Buone prassi di applicazione della norma: le problematiche organiz-zative“La giornata è dedicata alla presentazione di alcune buone prassi di lavoro esisten-

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ti sul territorio. Si intende così incentivare un ruolo propositivo dei Comuni rispet-to al tema dei beni confiscati e al confronto e allo scambio delle esperienze matu-rate, delle criticità riscontrate e delle soluzioni adottate, con realtà già in essere al-lo scopo di verificare la trasferibilità di prassi e offrire spunti per socializzare leesperienze positive Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:incontrare realtà significative del territorio; avviare il contatto e la conoscenza tra soggetti significativi del territorio. Parte della giornata sarà dedicata alla illustrazione delle caratteristiche del TerzoSettore con particolare riferimento alla realtà dell’associazionismo

ContenutiModulo 1 “Buone prassi sul territorio”Relazione tra Pubblica Amministrazione ed Enti no-profit: orientamento alla co-struzione di relazioni di fiducia tra amministrazione/enti locali e la pluralità di sog-getti socialiLe esperienze positive di gestione di beni e di consorzi di comuniDefinizione dei punti di forza e di debolezza delle esperienze e possibile trasferi-bilità sui territori.Durata4 ore

Modulo 2 “Il Terzo Settore: l’associazionismo” Assetti istituzionali ed organizzativi e caratteristiche del Terzo Settore.Sfide attuali e nodi critici del Terzo Settore: la responsabilità sociale d’impresa e larappresentanza del Terzo SettoreDurata3 ore

4° giornata “La cooperazione sociale“La giornata è dedicata alla conoscenza di quella parte di Terzo Settore rappresen-tato dalla cooperazione sociale. I docenti che interverranno, provenienti dal livellonazionale di LegaCoop Sociali, forniranno la panoramica completa di cosa vuol di-re una realtà come la cooperativa sociale, sia dal punto di vista normativo e legalesia dal punto di vista di gestione e di rapporto con le P.A. Rispetto a questo ultimopunto l’interesse risiede soprattutto nel fornire e condividere il panorama comple-to delle possibilità offerte dalla legislazione in essere rispetto alle collaborazione trapubblico e privato sociale. Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:conoscere le caratteristiche che definiscono una cooperativa sociale;

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L’uso sociale dei beni confiscati

conoscere e confrontarsi sulla normativa che favorisce il ricorso alla cooperazionesociale nel rapporto con la Pubblica Amministrazione.

ContenutiModulo 1 “La cooperazione sociale”Le caratteristiche normative della cooperazione socialeNozioni e caratteri essenziali; lo scopo mutualistico; il principio della “porta aper-ta” e la democrazia partecipata; gli organi e i diritti dei sociLe principali modalità di relazione con l’ente pubblico previste dalla normativa: Le convenzioni in base al D.Lgs. 276/2003 “Attuazione delle deleghe in materia dioccupazione e mercato del lavoro di cui alla legge n. 30//2003”Le concessioni pubblicheEsempi di buon funzionamento di applicazione della normativaDurata7 ore

LA FORMAZIONE SPECIALISTICA PER LE ASSOCIAZIONI E LE COOPERATIVE SOCIALI

2° giornata “L’applicazione della normativa – Cenni sull’associazionismo”La giornata è dedicata alla conoscenza delle modalità applicative della normativa.Una parte della docenza sarà poi dedicata a svolgere una riflessione sul tema del-l’associazionismo, come espressione del Terzo Settore, con l’obiettivo di sviluppa-re una maggiore consapevolezza della propria identità. Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:conoscere le modalità di applicazione della normativa;conoscere gli strumenti di attuazione;conoscere le procedure per il monitoraggio;conoscere esperienze già in essere.

ContenutiModulo 1 “Modalità operative di applicazione della normativa”Le informazioni e le procedure di assegnazione dei beni confiscatiIl contratto di comodato d’uso gratuitoLa pubblicità dell’elenco dei beni e le forme di trasparenza nell’assegnazione (ban-di pubblici, albi delle associazioni e cooperative, regolamento con indicazione deicriteri di valutazione dei progetti presentati)Monitoraggio e vigilanza della gestione dei beni assegnati e attivazione di proce-dura di revocaLa garanzia della sicurezza dei soggetti assegnatari dei beniLa progettazione sui beni confiscati

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162 L’uso sociale dei beni confiscati

Le opportunità di finanziamento dei progetti a livello regionale, provinciale e localeTestimonianze ed esempi di buone prassiDurata5 ore

Modulo 2 “Il Terzo Settore: l’associazionismo” Assetti istituzionali ed organizzativi e caratteristiche del Terzo SettoreSfide attuali e nodi critici del Terzo Settore: la responsabilità sociale d’impresa e larappresentanza del Terzo SettoreDurata2 ore

3° giornata “Il Terzo Settore: caratteristiche generali della cooperazione sociale”La giornata è dedicata all’approfondimento della conoscenza della cooperazionesociale e dell’associazionismo, in continuità con quanto avviato nella lezione pre-cedente. L’intento perseguito è quello di aumentare la consapevolezza degli atto-ri coinvolti di essere soggetti attivi del territorio e di intervenire sulla loro capacitàdi gestione della propria realtà imprenditoriale/associativa. Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti:aumentare la conoscenza della realtà di cui si fa parte; conoscere il sistema di servizi erogato dalle associazioni in grado di migliorare lacapacità di essere impresa e gestori di beni confiscati.

ContenutiModulo 1 “Caratteri generali di cooperazione sociale”Le caratteristiche normative della cooperazione socialeNozioni e caratteri essenziali; lo scopo mutualistico; il principio della “porta aper-ta” e la democrazia partecipata; gli organi e i diritti dei sociManagement ed organizzazione dell’impresa no-profit e delle cooperative; valorie cultura del no-profit; mission ed identità distintiva.Legislazione speciale di settore per gli enti no-profit; riforma del diritto societarioe la gestione delle aziende cooperative.Aspetti fiscali; la gestione finanziaria; la specificità della rendicontazione socialenelle organizzazioni no-profit e il controllo di gestione.Durata7 ore

4° giornata “Gli strumenti di gestione tipici del Terzo Settore”La giornata è dedicata all’analisi del no profit dal punto di vista della manageriali-tà e delle peculiarità che lo caratterizzano sul territorio specifico. In questa ottica la

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L’uso sociale dei beni confiscati

giornata cerca di fornire spunti di riflessione per migliorare la capacità di gestione.Una parte è poi dedicata alla conoscenza delle fonti di finanziamento esistenti.Gli obiettivi di apprendimento sono così definiti: migliorare la capacità di gestione;approfondire la conoscenza di strumenti di gestione;definire strategie di collaborazione con la Pubblica Amministrazione avvalendosidegli strumenti normativi esistenti.

ContenutiModulo 1 “Il no profit: sviluppo della managerialità ”Principali caratteristiche organizzative e gestionali delle imprese no-profit e diffe-renze con il mondo profit: la socialità come valoreGli strumenti di gestione: Il bilancio: alcuni cenni di carattere operativoDal bilancio ordinario al bilancio sociale La responsabilità sociale come scelta organizzativa: gli strumenti di rendicontazioneLa responsabile sociale come politica di marketing Le principali modalità di relazione con l’ente pubblico previste dalla normativa: Le convenzioni in base al D.Lgs. 276/2003 “Attuazione delle deleghe in materia dioccupazione e mercato del lavoro di cui alla legge n. 30//2003”Le concessioni pubblicheL’accesso ai finanziamento pubblici: lo scenario europeo e nazionaleDurata7 ore

Note all’attivitàIl percorso progettuale non risentirà di schemi rigidi e precostituiti, ma si avvarràdi un’architettura a matrice aperta e potrà facilmente essere modificato/migliora-to/integrato in funzione delle esigenze e richieste. L’impianto e l’articolazione mo-dulare vanno pertanto letti in maniera dinamica, secondo più variabili descritte diseguito:- l’incertezza ambientale, che potrà determinare il superamento della sequenziali-

tà fatta a tavolino dei moduli formativi; - la diversità delle posizioni individuali e dei ruoli; - i contesti organizzativi di riferimento a favore di un sistema aperto di condivi-

sione continua del progetto.

Lo staff di esperti tematici, supportati dalle linee di indirizzo del ComitatoScientifico, stabilirà gli obiettivi dell’intervento - suddivisi in obiettivi di meta, chedaranno le linee guida e saranno declinati in obiettivi operativi, finalizzati alla misu-

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ra della performance del processo - contribuendo all’elaborazione dei contenuti deimoduli formativi.I prodotti elaborati saranno organizzati in due sezioni: una di carattere trasversalevalida per tutte le edizioni, una di carattere contestuale per la customizzazione “ter-ritoriale” e revisionati dai membri del Comitato Scientifico; quindi presentati allaAmministrazione per la validazione. Ove necessario i materiali didattici sarannorivisti e integrati: si procederà alla loro stesura e packaging finale.Tra i materiali verranno fornite dispense ad hoc sugli argomenti indicati per la for-mazione comune e specialistica e anche i testi delle leggi nazionali e regionali di ri-ferimento e le relative proposte di modifica, i rapporti e dossier presentatidall’Agenzia del Demanio, dalla Corte dei Conti, dal Consiglio Nazionaledell’Economia e del Lavoro, dalla Commissione parlamentare antimafia, gli statu-ti dei Consorzi dei Comuni, esempi di contratto di comodato d’uso gratuito, i ban-di di selezione dei progetti pubblicati da alcuni comuni.In particolare saranno fornite le linee guida di identificazione degli aspetti inter-pretativi e metodologici sull’iter di assegnazione, utilizzazione e gestione dei beniconfiscati, tenendo presente le esperienze realizzate in questi primi dieci anni di ap-plicazione della legge n. 109/96 e le relative problematiche di applicazione.

Metodologia didatticaIl gruppo di esperti strutturerà il lavoro d’aula superando la logica autoreferenzia-le offerta dalla metodologia didattica della lezione frontale pura e, al fine di facili-tare l’apprendimento degli aspetti teorici e creare collegamenti effettivi con la pra-tica operativa, si avvarrà di:- role-play centrati sui ruoli, il cui obiettivo principale è quello di allineare i partecipanti

al controllo ed alla gestione di scenari relazionali complessi, e di sperimentare nuove mo-dalità di interazione nel complesso gioco dei ruoli (non solo quelli istituzionali legati al-le rispettive qualifiche, ma anche sociali e di relazione);

- problem solving, per riconoscere e scegliere le soluzioni più efficaci alla risoluzione diun problema dato;

- esercitazioni pratiche con lo scopo di stabilizzare l’apprendimento e al contempo col-mare alcune lacune che dovessero presentarsi sui diversi temi, per garantire che tutti gliallievi raggiungano un adeguato livello di apprendimento della materia;

- esercitazioni e simulazioni addestrative, esercizi svolti a livello individuale o di grup-po il cui obiettivo è quello di trasmettere capacità inerenti allo svolgimento operativo dialcune attività, procedure e scenari riferite all’assunto teorico;

- casi di incident (per la diffusione della best practice), che si contraddistinguono dal fat-to che il gruppo, una volta elaborata la soluzione al caso assegnato, ha la possibilità diconfrontarla con quella che é stata presa nella realtà e commentare analogie e differenzeoltre a valutare motivazioni e ragioni relative alle scelte effettuate.

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L’uso sociale dei beni confiscati

I riferimenti saranno casi reali rappresentati da esperti e casi facenti parte dell’espe-rienza dei corsisti, che oltre ad essere esamini e studiati verranno raccolti nel repo-sitory, per costruire un repertorio di “Esperienze” fruibili on line, e costituire patri-monio della Community destinati ad essere interiorizzati come patrimonio di co-noscenza comune e utilizzati anche dopo la specifica fase di formazione Oltre alle metodologie didattiche tradizionali, l’offerta prevede quale valore ag-giunto la possibilità di fruire di alcuni moduli didattici multimediali on line sulletematiche del marketing e sulle fonti e modalità di finanziamento attraverso il por-tale del Ministero del Lavoro - SPF. A supporto delle attività di formazione tradizionale in aula verrà messo a disposi-zione un ambiente di apprendimento virtuale per:- possibilità di accesso ai moduli didattici di autoformazione. In tal caso sarà pos-

sibile per i docenti monitorare il processo di autoformazione da parte di ogni sin-golo discente in considerazione del fatto che la piattaforma tiene traccia del per-corso didattico e delle prove di verifica effettuate da ogni discente.

- repository con le best practises. Si intende raccogliere tutte le best practises ed icasi pratici portati dai docenti ed emersi dall’esperienza dei partecipanti utili aconsolidare la comunità di pratica e permettere un confronto tra gli attori coin-volti nel processo e diffondere e condividere tra le diverse classi ed edizioni atti-vate una medesima cultura e pertanto omogeneizzare le informazioni e la forma-zione erogata

- servizi di community. In considerazione dell’importanza del confronto tra colo-ro che a vario titolo partecipano al processo formativo, la piattaforma accompa-gna l’offerta di moduli di autoformazione con altre funzionalità in grado di atti-vare e valorizzare interazioni tra i diversi fruitori siano essi docenti, discenti o tu-tor valorizzando tra l’altro il valore dei vissuti esperenziali dei diversi soggetti. I servizi di community che saranno attivati sono il forum e il blog (su richiestadella Committenza)

I servizi di e-learning e condivisione delle conoscenze mirano a:- garantire una attività continuativa di omogeneizzazione delle conoscenze dei

componenti dei gruppo di lavoro e di costruzione di un “linguaggio comune”;- fornire un accompagnamento in itinere del percorso formativo, grazie anche al

supporto di mentoring fornito dallo staff centrale e locale di progetto;- attivare una funzione di supporto ai processi individuali di apprendimento, at-

traverso: predisposizione e pubblicazione on line di materiali di approfondimen-to (documenti, link, best practice, ecc.); tutoring on line a cura degli staff specifi-ci di progetto;

- sviluppare una rete di collaborazione – interazione tra soggetti diversi che tra-valichi i confini temporali di un intervento formativo complesso.

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16/BI WORKSHOP LOCALI

Di seguito riportiamo i programmi dei workshop locali che si sono svolti fino adora. Ciascuno di essi ha aperto oppure chiuso il percorso formativo nelle diversesedi di corso. Oltre che a rappresentare un appuntamento pubblico di grande visi-bilità ed un momento di riflessione sui contenuti del contrasto alle mafie nei diver-si territori, i workshop sono serviti a fare il punto sull’applicazione della Legge109/96 nei diversi contesti territoriali e a stringere importanti intese sul piano del-la collaborazione interistituzionale.

REGGIO CALABRIA 24 APRILE 2007 Ore 9.00Palazzo della Provincia di Reggio Calabria, Piazza Italia

IntroduzioneLuigi De Sena Prefetto di Reggio Calabria

Illustrazione del PON SicurezzaGiuseppe De Donno Prefetto Responsabile della Misura II.3

Presentazione del progettoEmilia Zarrilli Vice Prefetto Responsabile del Progetto

RelazioniLucio Guarino Direttore Consorzio “Sviluppo e Legalità”

Giacomo Zappia Presidente Cooperativa “Valle del Marro”Interventi

Gianni Speranza Sindaco Lamezia TermeLuigi Ciotti Presidente Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

ConclusioniMarco Minniti Vice Ministro dell’Interno

ModeratoreAntonio Maria Mira Giornalista di Avvenire

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L’uso sociale dei beni confiscati

NAPOLI 15 MAGGIO 2007 Ore 10.00Maschio Angioino Sala della Loggia

Apertura dei lavoriAlessandro Pansa Prefetto di Napoli

Presentazione del progettoEmilia Zarrilli Vice Prefetto Responsabile del Progetto

La confisca dei beni alla camorraMaria Paravati Dirigente Questura di Napoli

Vincenzo Lomonte Magistrato Tribunale di NapoliBuone prassi in materia di gestione dei beni confiscati

Lucia Rea Consorzio S.O.L.E.Luca Brignone Agesci Campania

ConclusioniTonino Palmese Referente Libera Campania

ModeratoreConchita Sannino Giornalista de La Repubblica

TRAPANI 29 MAGGIO 2007 Ore 9.30Camera di Commercio, Corso Italia

Apertura dei lavoriGiovanni Finazzo Prefetto di Trapani

Presentazione del progettoEmilia Zarrilli Vice Prefetto Responsabile del Progetto

La confisca dei beni alle mafieAndrea Tarondo Sostituto Procuratore della Repubblica di Trapani

Giuseppe Gualtieri Questore di TrapaniBuone prassi in materia di gestione dei beni confiscati

Il ruolo degli enti localiGiovanni Pompeo Presidente Consorzio Trapanese per lo sviluppo e la legalità

Il ruolo della società civileGianluca Faraone Presidente Cooperativa Placido Rizzotto

Luigi Miserendino Amministratore Calcestruzzi EricinaModeratore

Lirio Abbate Giornalista ANSA

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SASSARI 8 GIUGNO 2007 Ore 10.00Aula Magna Università di Sassari

Saluti autoritàGianfranco Ganau Sindaco di Sassari

Alessandro Maida Rettore Università di Sassari Alessandra Giudici Presidente Provincia di Sassari

Pietrina Murrighile Presidente Provincia di Olbia TempioApertura dei lavori

Salvatore Gullotta Prefetto di SassariPresentazione del progetto

Emilia Zarrilli Vice Prefetto Responsabile del ProgettoLa confisca dei beni alle mafie

Mauro Mura Procura della Repubblica di CagliariClaudio Lo Curto Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Sassari

Buone prassi in materia di gestione dei beni confiscatiL’esperienza degli enti locali

Salvatore Sanna Sindaco di VillasimiusPasquale Ragnedda Sindaco di ArzachenaSergio Memmoli Sindaco di Golfo Aranci

Il ruolo della società civileVincenzo Alastra Associazione La Strada - Gergei

Mons. Andrea Raffatellu Comunità Arcobaleno - OlbiaChiusura dei lavori

Antonio Maruccia Magistrato e consulente Commissione parlamentare antimafiaModeratore

Giampiero Farru Libera Sardegna

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L’uso sociale dei beni confiscati

BARI 18 GIUGNO 2007 Ore 10.00Salone degli Stemmi, Prefettura di Bari, Piazza Libertà, 1

Apertura dei lavoriCarlo Schilardi Prefetto di Bari

Presentazione del progettoGiuseppe De Donno Prefetto Responsabile della Misura II.3

La confisca dei beni alle mafieRoberto Alfonso Magistrato Direzione Nazionale Antimafia

Buone prassi in materia di gestione dei beni confiscatiCosmo Damiano Stufano Vicepresidente Avviso Pubblico

Lucio Cavazzoni Agenzia Cooperare con Libera TerraNunzio Galatino Ass. Vol. Emmanuel - Cerignola

Chiusura dei lavoriLuigi Ciotti Presidente Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

ModeratoreRaffaele Bruno Libera Puglia

CASERTA 12 LUGLIO 2007 Ore 10.00Sala convegni, Prefettura di Caserta, Piazza della Prefettura

Apertura dei lavoriElena Maria Stasi Prefetto di Caserta

Carmelo Casabona Questore di CasertaPresentazione del progetto

Emilia Zarrilli Vice Prefetto Responsabile del ProgettoLa confisca dei beni alle mafie

Antonella Vertaldi Magistrato Misure di prevenzione Tribunale di Santa Maria Capua Vetere

Raffaello Magi Magistrato Tribunale di Santa Maria Capua Vetere La gestione dei beni confiscati per finalità sociali

Immacolata Fedele Presidente Consorzio AgrorinasceGabriele Capitelli Presidente Consorzio Icaro

Valerio Taglione Libera CasertaVanda Spoto Presidente Legacoop Campania - Agenzia Cooperare con Libera Terra

Chiusura dei lavoriCarlo Visconti Vicesegretario generale Consiglio Superiore della Magistratura

ModeratoreRaffaele Sardo Giornalista

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VIBO VALENTIA 18 SETTEMBRE 2007 Ore 10.00Scuola Allievi Agenti di Polizia di Stato, Vibo Valentia, Piazza Domenico Taverna 1

Apertura dei lavoriVincenzo Greco Prefetto di Vibo Valentia

Presentazione del progettoEmilia Zarrilli Vice Prefetto Responsabile del Progetto

La confisca dei beni alle mafiePaola Riaci Direzione Investigativa Antimafia

Marisa Manzini Magistrato Direzione Nazionale AntimafiaL’uso sociale dei beni confiscati

Francesco Mario Sammarco Sindaco di Vibo ValentiaGiuseppe Cleri Cooperativa Valle del Marro

Chiusura dei lavoriGiuseppe Fiorillo Libera Vibo ValentiaConsegna attestati di partecipazione

ModeratoreFranco Pagnotta Il Quotidiano di Calabria

TARANTO 28 SETTEMBRE 2007 Ore 10.00Sala degli Stemmi, Provincia di Taranto, Via Anfiteatro, 4

Apertura dei lavoriAntonio Maruccia

Commissario Straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati

Presentazione del progettoGiuseppe De Donno Prefetto Responsabile della Misura II.3

La confisca dei beni alle mafieGian Carlo Pozzo Questore di Taranto

L’uso sociale dei beni confiscatiGiusto Santoro Agenzia del Demanio Filiale Puglia

Concetta Franco Comune di MesagneAlessandro Leo Progetto Libera Puglia

Chiusura dei lavoriAlfonso Pironti Prefetto di Taranto

ModeratoreRaffaele Bruno Libera Puglia

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L’uso sociale dei beni confiscati

CATANZARO 19 OTTOBRE 2007 Ore 9.30Salone Liberty, Prefettura di Catanzaro, Corso Mazzini

Saluti autorità Giancarlo Conticchio Direttore S.A.A. Vibo Valentia

Apertura dei lavoriSalvatore Montanaro Prefetto di Catanzaro

Presentazione del progettoGaetano Sanfilippo Consulente del Ministero dell’Interno

La confisca dei beni alle mafieEmilio Ledonne Direzione Nazionale Antimafia

Romolo Panico Questore di Catanzaro L’utilizzo sociale dei beni confiscati

Gianni Speranza Sindaco Lamezia TermeGiuseppe Rozzoni Comunità Progetto Sud

Chiusura dei lavoriAntonio Maruccia

Commissario Straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati

Consegna attestati di partecipazione

COSENZA 23 OTTOBRE 2007 Ore 10.00Ridotto del Teatro Rendano, Piazza XV Marzo

Saluti autorità

Presentazione del progetto

Giancarlo Conticchio Direttore S.A.A. Vibo ValentiaLa confisca dei beni alle mafie

Vincenzo Luberto Direzione Distrettuale Antimafia CatanzaroRaffaele Salerno Questore di Cosenza

L’utilizzo sociale dei beni confiscati

Salvatore Perugini Sindaco di CosenzaDomenico Nasone Referente Libera Reggio Calabria

Chiusura dei lavori

Pietro Lisi Prefetto di CosenzaConsegna attestati di partecipazione

Moderatore

Giuseppe Soluri Presidente Ordine dei giornalisti della Calabria

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172 L’uso sociale dei beni confiscati

AGRIGENTO 30 OTTOBRE 2007 Ore 9.30Palacongressi, Sala Zeus, Via Leonardo Sciascia

Saluti autorità

Apertura dei lavori

Vittorio Saladino Prefetto di AgrigentoPresentazione del progetto

Gaetano Fabio Sanfilippo Consulente del Ministero dell’InternoLa confisca dei beni alle mafie

Ignazio De Francisci Procuratore della Repubblica di AgrigentoAldo Lo Presti Seminerio Presidente del Tribunale di Agrigento

Girolamo Di Fazio Questore di AgrigentoL’utilizzo sociale dei beni confiscati

Maria Grazia Brendara Presidente Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppoLirio Abbate Giornalista Ansa

Calogero Parisi Cooperativa Lavoro e non soloChiusura dei lavori

Antonio MarucciaCommissario Straordinario del Governo

per la gestione e la destinazione dei beni confiscatiConsegna attestati di partecipazione

Moderatore

Elena Ciccarello Redazione Narcomafie

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L’uso sociale dei beni confiscati

NISCEMI (CL) 7 NOVEMBRE 2007 Ore 9.30Centro socio culturale “Totò Liardo” Via C. A. Dalla Chiesa

Saluti autorità

Presentazione del progetto

Gaetano Fabio Sanfilippo Consulente del Ministero dell’InternoLa confisca dei beni alle mafie

Franca Imbergamo Procura Generale Corte d’Appello di CaltanisettaGuido Maria Massimo Marino Questore di Caltanisetta

L’utilizzo sociale dei beni confiscati

Giovanni Di Martino Sindaco di NiscemiRosario Crocetta Sindaco di Gela

Gianluca Faraone Presidente cooperativa Placido RizzottoChiusura dei lavori

Vincenzo PetrucciPrefetto di Caltanisetta

Consegna attestati di partecipazione

Moderatore

Vincenza Rando Ufficio Presidenza Libera

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