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PROGETTO CHI SEMINA RACCONTA
Persone ed agricoltura sociale: attività ed opportunità
Docente: Chiara Caruso
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L’AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE
Da qualche anno l’Agricoltura Multifunzionale si sta affermando
come uno dei principali orizzonti di riferimento per l’evoluzione
futura del mondo agricolo. L’agricoltura multifunzionale non si
limita alla semplice produzione di materie prime a scopo alimentare,
ma punta ad integrare in un più ampio quadro d’insieme una serie di
funzioni e servizi aggiuntivi a beneficio di se stessa e dell’intera
società.
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L’AGRICOLTURA SOCIALE
L’agricoltura sociale, definita come l’insieme di interventi che
uniscono l’attività agricola a quella sociale con l’obiettivo di
produrre allo stesso tempo beni e servizi utili alla collettività, è il
prodotto di tale tendenza. L’Agricoltura Sociale è l’ambito
privilegiato per la cura, ma soprattutto per la riabilitazione.
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IL TRATTAMENTO MORALE
• Il concetto di riabilitazione deriva dal trattamento morale (corrente
della psichiatria del 1700 che, sull’onda del pensiero illuministico,
pose come obiettivo irrinunciabile il rispetto della dignità della
persona anche del paziente psichiatrico più regredito).
• Il trattamento morale prevedeva all’interno dell’istituzione
manicomiale che la vita del malato fosse regolata e scandita al
minuto nel corso della giornata. Il lavoro fisico e in particolare
quello agricolo erano utilizzati a tale fine e dal rendimento dei
pazienti a tale attività veniva dedotto il grado di miglioramento
clinico
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LA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA
MODERNA
• Si sviluppa negli anni 50 del secolo scorso con la
deistituzionalizzazione fino alla progressiva chiusura dei
manicomi in Italia, con la promozione della salute mentale nella
comunità.
• Sovverte l’ottica dell’approccio della terapia; mentre questa
focalizza la propria attenzione sulla patologia, la riabilitazione
rivolge i propri sforzi alle componenti sane della persona affinché
tali componenti possano essere potenziate. Ciò al fine di riportarlo
al massimo livello di autonomia dal punto di vista sia fisico che
psicologico.
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LA RIABILITAZIONE PSICHIATRICA
MODERNA
• Viene inoltre sovvertito il ruolo stesso del paziente che passa
da una posizione di estrema passività ad una di persona attiva,
protagonista del proprio miglioramento (Gilberti, Rossi 2005).
• L’agricoltura sociale dunque, andando oltre la dimensione
puramente assistenzialistica, è volta alla produzione di benefici
mediante l’attività produttiva e l’utilizzo di beni e strutture
aziendali nei confronti di soggetti deboli per percorsi di
inclusione sociale.
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Cosa rende particolare l’agricoltura per
l’inserimento al lavoro del disabile psichico?
Il Ventaglio di possibilità: attività in campo aperto e coperte,
allevamento o coltivazioni a ciclo breve o lungo. Nelle attività di
giardinaggio ad esempio si è visto che il malato psichiatrico ritrova
il legame con la realtà e il senso del tempo, e l’esercizio fisico lo
aiuta a dominare l’ansia.
Aumenta la consapevolezza
del tempo nel rispetto di un tempo
esterno che è quello della natura.
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Cosa rende particolare l’agricoltura per
l’inserimento al lavoro del disabile psichico?
Le caratteristiche: i ritmi di produzione non incalzanti, la
partecipazione di tutti al risultato finale, la non aggressività di molti
animali di allevamento, il senso di responsabilità che matura quando
ci si prende cura di organismi viventi, il contatto con l’ambiente
naturale.
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L’ESPERIENZA
•esperienza di agricoltura sociale, promossa dalla Rete delle Fattorie
Sociali Sicilia (Weekend del Respiro e dell’Autonomia)
•il progetto era destinato a soggetti con patologie psichiatriche ospitati
per 24 ore all’interno di alcune aziende agricole, ciascuna con la
propria specificità produttiva (una zootecnica, una olivicola-olearia,
olivicola-viticola).
•I pazienti erano cinque per ciascun weekend selezionati attraverso i
servizi socio sanitari del territorio. L’equipe era composta da tre
operatrici (due psicologhe e un’arte-terapeuta).
•I pazienti e gli operatori erano coinvolti a pieno nelle attività agricole
svolgendo diversi compiti e contribuendo all’attività aziendale.
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RIFLESSIONI SULL’ESPERIENZA
•esperienza molto formativa in termini sia professionali che umani.
•Passare dal contesto prettamente clinico a quello di condivisione
alla pari in un contesto rurale è stato molto forte dal punto di vista
emotivo ed ogni paziente ha lasciato dentro di me emozioni e
ricordi. Dopo aver condiviso 24 ore insieme (cucinando insieme,
mangiando insieme, lavorando e scoprendo insieme la dimensione
rurale) senza una scrivania a separarci e senza un camice che alla
fine forse ci rassicura, mi sono sentita per la prima volta davvero
con loro.
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GRUPPO
•Alla fine delle ventiquattro ore dedicavamo una parte ad una
esperienza di gruppo per raccogliere le emozioni e i pensieri dei
ragazzi relativamente all’esperienza svolta.
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CATARSI
• All’interno del gruppo sono stati sperimentati ed espressi sentimenti
molto intensi. C’è chi, probabilmente perché ha già una esperienza
rassicurante del gruppo, ha sentito di potersi esprimere e parlare di
se rivelando alcuni aspetti della propria vita.
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AUTOEFFICACIA
Anzitutto la possibilità per ciascuno di loro di acquisire la coscienza
di saper fare e di poter fare ancora qualcosa. Pensiamo che il
disagio mentale o l’istituzionalizzazione ci fanno sentire degli
esclusi e dei perdenti e la possibilità di scoprire di saper fare e di
poter fare qualcosa aiuta a riacquistare l’autostima.
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UNIVERSALITA’
La scoperta, attraverso la condivisione delle proprie esperienze, del
fatto che la sofferenza psichica non è solo propria ma può essere
condivisa con altri, i quali a loro volta sono abitati dalle loro
rispettive quote di dolore
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COMPORTAMENTO IMITATIVO
La possibilità di trarre beneficio semplicemente dall’osservare il
comportamento di altri pazienti che hanno problemi simili
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CONCLUSIONI
• “L’agricoltura contadina non conosceva i disabili.
Tutti erano a loro modo abili, quali che fossero il
loro livello culturale o le condizioni mentali. Le
piante e gli animali non discriminano nessuno, non
si voltano dall’altra parte e crescono sane chiunque
le accudisca” (Saverio Senni)