europa unita: 60° dei trattati di roma il futuro fino al … · 2017. 3. 26. · domenica 19 marzo...

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DOMENICA 19 MARZO 2017 L’ORDINE 5 IL FUTURO FINO AL 2025 CINQUE TRAGUARDI E TROPPI BUROCRATI Nel 2010, con quella che ottimisti- camente si riteneva una crisi ora- mai alle porte, la Commissione europea delineava la strategia di Europa 2020 formulando tre pos- sibili scenari di crescita. Un primo scenario, più ottimista, era quello definito di “crescita sostenibile” nel quale l’Europa sarebbe stata in grado di tornare al precedente andamento di crescita e di au- mentare la sua capacità di ottene- re risultati ancora migliori. Il se- condo, intermedio, detto di “ri- presa fiacca”, immaginava che l’Europa avrebbe subito una per- dita permanente di ricchezza e sarebbe ricominciata a crescere partendo da questa situazione de- teriorata, seguendo, come dire, gli obiettivi precedenti ma con una tacca al ribasso. Infine, un terzo scenario, definito “un decennio andato in fumo, teorizzava con una perdita permanente di ric- chezza e una crescita più debole del previsto. Tutti e tre gli scenari si sono ovviamente dimostrati errati per- ché basati sugli assunti, da un lato che la ripresa sarebbe stata imme- diata, e dall’altro che questa sa- rebbe stata accompagnata da un contestuale incremento del be- nessere. Il primo assunto è stato sconfessato dal fatto che neanche nel 2016 il tasso di crescita del PIL reale ha raggiunto i livelli pre cri- si, il secondo che la pur debole ripresa non è accompagnata da uno sviluppo diffuso sul territorio (basta leggere i dati sulla disoccu- pazione giovanile e quelli sulla povertà). Anche ora che ci si accinge a celebrare il 60° anno di vita del progetto europeo con il vertice di Roma del 25 marzo prossimo, il contributo che fornisce la Com- missione europea, cioè l’organo tecnocratico nell’UE, tradisce ahimè il medesimo approccio. Stabilità e crescita Nel “Libro bianco sul futuro del- l’Europa: Riflessioni e scenari per l’Ue a 27 verso il 2025”, presenta- to dal presidente della Commis- sione Jean-Claude Juncker, l’1 marzo scorso, sono, infatti, trac- ciati addirittura cinque nuovi sce- nari e relativi traguardi al 2025. Vediamoli rapidamente. Nel pri- mo, definito “avanti così”, i paesi dell’Uesi concentrano sull’attua- zione e l’aggiornamento dell’at- tuale programma di riforme. I problemi sono affrontati nel mo- mento in cui si presentano e la normativa è aggiornata di conse- guenza. In particolare ci si con- centra su crescita e gli investi- menti rafforzando il mercato uni- co. In altre parole avanti tutta con l’agenda economica di stabilità e crescita. Cittadini o clienti? Il secondo scenario, riduttivo, è detto “solo il mercato unico”, pre- vede il rafforzamento della libera circolazione delle merci e dei ca- pitali mentre la libera circolazio- ne delle persone e dei servizi non è garantita completamente. Chi non lavora è meglio stia a casa sua. Il terzo scenario è definito “chi vuole di più fa di più”. In questo scenario un gruppo di paesi, ossia i paesi appartenenti alla zona eu- ro e alcuni altri, decide di coope- rare molto più strettamente nel- l’ambito della fiscalità e delle que- stioni sociali. Grazie a norme so- ciali concordate sarà possibile ga- rantire certezza alle imprese e contribuire a migliorare le condi- zioni di lavoro. Viene potenziata la cooperazione in campo indu- striale in una serie di tecnologie, prodotti e servizi d’avanguardia. In sintesi il cittadino è sempre concepito come un cliente e non un individuo. Il quarto scenario è detto “fare meno in modo più efficiente”. In questa ipotesi sono messe a punto nuove regole e strumenti di attua- zione per approfondire il mercato unico nei nuovi settori chiave; ricerca e sviluppo, decarbonizza- zione e la digitalizzazione, la guardia di frontiera e costiera eu- ropea assume pienamente la ge- stione delle frontiere esterne; tut- te le domande di asilo sono tratta- te da un’unica Agenzia europea per l’asilo; sono istituite capacità di difesa comune. In due parole più economia e sicurezza. Il quinto scenario, infine, detto “fare molto di più insieme” ha l’ambizione di completare il mer- cato unico nei settori energetico, digitale e dei servizi. «Grazie agli investimenti congiunti nell’inno- vazione e nella ricerca, si afferma- no diverse “Silicon Valley” euro- pee che accolgono gruppi di inve- stitori di capitali di rischio, start- up, grandi imprese e centri di ri- cerca» sono le trionfali afferma- zioni che si leggono nel documen- to. Nel suo precedente discorso sullo Stato dell’Unione tenuto il 14 settembre 2016, lo stesso presi- dente Juncker, annunciando l’imminente presentazione del suddetto Libro Bianco, formulava il seguente proposito: «Dobbiamo ricordare il senso di progettualità della nostra Unione. Invito per- tanto ciascuno dei 27 leader in viaggio verso Bratislava a pensare a tre motivi che rendono necessa- ria l’Unione europea. Tre cose che si assumono la responsabilità di difendere e che sono disposti a realizzare subito dopo». Non vi è traccia di risposta a queste tre domande nel libro bianco perché lo stesso Juncker le domande non se le è veramente poste. Come ha sottolineato Ser- gio Fabbrini sull’editoriale del “Sole24ore” del 5 marzo scorso (al LUCIANO MONTI Meglio degli obiettivi fissati nel “Libro bianco” ritornare ai valori del manifesto di Ventotene Luciano Monti 54 ANNI, DOCENTE Docente Nato a Como nel 1963 Luciano Monti è docente di Politiche dell’Unione Europea alla Luiss di Roma Scrittore Autore di oltre 80 pubblicazioni di politica economica europea e del romanzo “Faremo bene il male” si anche autore di poesie e si occupa anche della valorizzazione del paesaggio nella Fondazione Capitani Opinionista Spesso interviene sui temi europei nei talk show televisivi quale rimando anche per la critica serrata alle cinque proposte del Libro bianco) «il Libro Bianco della Commissione è confuso per- ché è senza un’anima politica. Di- scute del futuro dell’Ue come se fosse un’organizzazione interna- zionale». Tristemente vero. Ancora una volta dunque, co- me nel 2010, si discute di percorsi e di progetti, senza affrontare il nocciolo della questione che è po- litica e attiene al futuro dei citta- dini europei. Mercato Unico, Banche e moneta sono (possono essere) pur sempre degli stru- menti di crescita ma rimangono mezzi e non fini. Inoltre è vera- mente utopico pensare di trasfe- rire tutte le competenze all’Unio- ne europea, snaturando gli stati sovrani minacciati dai populismi. La dichiarazione attesa al vertice di Roma nei prossimi giorni si preannuncia dunque di basso profilo. La lezione di Spinelli Più che alla progettualità del Li- bro Bianco della Commissione sarebbe auspicabile che i capi di Governo convenuti a Roma ricon- siderino le vere priorità che già Altiero Spinelli ed Ernesto Tossi declinavano nel loro “Per un’Eu- ropa libera e unita” (il cosiddetto Manifesto di Ventotene del 1941). Voglio ricordarne soltanto una: «I giovani vanno assistiti con le provvidenze necessarie per ri- durre al minimo le distanze fra le posizioni di partenza nella lotta per la vita. In particolare la scuola pubblica dovrà dare la possibilità effettiva di perseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più ido- nei, invece che ai più ricchi; e do- vrà preparare, in ogni branca di studi per l’avviamento ai diversi mestieri e alla diverse attività li- berali e scientifiche, un numero di individui corrispondente alla domanda del mercato». Questo è un primo valido moti- vo per ritenere necessaria l’Unio- ne Europea, perché solo con una comune regia sarà possibile valo- rizzare le risorse umane del futu- ro. Per gli altri due validi motivi lascio che ciascuno scelga tra le tante proposte che il Manifesto di Ventotene avanza. Il Libro bianco lasciamolo ai burocrati. Una caricatura del primo ministro del Regno Unito Theresa May alle prese con Brexit

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Page 1: EUROPA UNITA: 60° DEI TRATTATI DI ROMA IL FUTURO FINO AL … · 2017. 3. 26. · DOMENICA 19 MARZO 2017 L’ORDINE 5 EUROPA UNITA: 60° DEI TRATTATI DI ROMA IL FUTURO FINO AL 2025

DOMENICA 19 MARZO 2017 L’ORDINE 5

EUROPA UNITA: 60° DEI TRATTATI DI ROMAIL FUTURO FINO AL 2025

CINQUETRAGUARDIE TROPPIBUROCRATINel 2010, con quella che ottimisti­camente si riteneva una crisi ora­mai alle porte, la Commissione europea delineava la strategia diEuropa 2020 formulando tre pos­sibili scenari di crescita. Un primoscenario, più ottimista, era quellodefinito di “crescita sostenibile”nel quale l’Europa sarebbe statain grado di tornare al precedenteandamento di crescita e di au­mentare la sua capacità di ottene­re risultati ancora migliori. Il se­condo, intermedio, detto di “ri­presa fiacca”, immaginava che l’Europa avrebbe subito una per­dita permanente di ricchezza e

sarebbe ricominciata a crescerepartendo da questa situazione de­teriorata, seguendo, come dire, gliobiettivi precedenti ma con unatacca al ribasso. Infine, un terzoscenario, definito “un decennio andato in fumo, teorizzava con una perdita permanente di ric­chezza e una crescita più deboledel previsto.

Tutti e tre gli scenari si sonoovviamente dimostrati errati per­ché basati sugli assunti, da un latoche la ripresa sarebbe stata imme­diata, e dall’altro che questa sa­rebbe stata accompagnata da uncontestuale incremento del be­nessere. Il primo assunto è statosconfessato dal fatto che neanchenel 2016 il tasso di crescita del PILreale ha raggiunto i livelli pre cri­

si, il secondo che la pur debole ripresa non è accompagnata da uno sviluppo diffuso sul territorio(basta leggere i dati sulla disoccu­pazione giovanile e quelli sulla povertà).

Anche ora che ci si accinge acelebrare il 60° anno di vita del progetto europeo con il vertice diRoma del 25 marzo prossimo, ilcontributo che fornisce la Com­missione europea, cioè l’organotecnocratico nell’UE, tradisce ahimè il medesimo approccio.

Stabilità e crescitaNel “Libro bianco sul futuro del­l’Europa: Riflessioni e scenari perl’Ue a 27 verso il 2025”, presenta­to dal presidente della Commis­sione Jean­Claude Juncker, l’1 marzo scorso, sono, infatti, trac­ciati addirittura cinque nuovi sce­nari e relativi traguardi al 2025.Vediamoli rapidamente. Nel pri­mo, definito “avanti così”, i paesidell’Uesi concentrano sull’attua­zione e l’aggiornamento dell’at­tuale programma di riforme. I problemi sono affrontati nel mo­mento in cui si presentano e la normativa è aggiornata di conse­guenza. In particolare ci si con­

centra su crescita e gli investi­menti rafforzando il mercato uni­co. In altre parole avanti tutta conl’agenda economica di stabilità ecrescita.

Cittadini o clienti?Il secondo scenario, riduttivo, è detto “solo il mercato unico”, pre­vede il rafforzamento della liberacircolazione delle merci e dei ca­pitali mentre la libera circolazio­ne delle persone e dei servizi nonè garantita completamente. Chinon lavora è meglio stia a casa sua.

Il terzo scenario è definito “chivuole di più fa di più”. In questoscenario un gruppo di paesi, ossiai paesi appartenenti alla zona eu­ro e alcuni altri, decide di coope­rare molto più strettamente nel­l’ambito della fiscalità e delle que­stioni sociali. Grazie a norme so­ciali concordate sarà possibile ga­rantire certezza alle imprese e contribuire a migliorare le condi­zioni di lavoro. Viene potenziatala cooperazione in campo indu­striale in una serie di tecnologie,prodotti e servizi d’avanguardia.In sintesi il cittadino è sempre concepito come un cliente e nonun individuo.

Il quarto scenario è detto “faremeno in modo più efficiente”. Inquesta ipotesi sono messe a puntonuove regole e strumenti di attua­zione per approfondire il mercatounico nei nuovi settori chiave; ricerca e sviluppo, decarbonizza­zione e la digitalizzazione, laguardia di frontiera e costiera eu­ropea assume pienamente la ge­stione delle frontiere esterne; tut­te le domande di asilo sono tratta­te da un’unica Agenzia europea per l’asilo; sono istituite capacitàdi difesa comune. In due parole più economia e sicurezza.

Il quinto scenario, infine, detto“fare molto di più insieme” hal’ambizione di completare il mer­cato unico nei settori energetico,digitale e dei servizi. «Grazie agliinvestimenti congiunti nell’inno­vazione e nella ricerca, si afferma­no diverse “Silicon Valley” euro­pee che accolgono gruppi di inve­stitori di capitali di rischio, start­up, grandi imprese e centri di ri­cerca» sono le trionfali afferma­zioni che si leggono nel documen­to.

Nel suo precedente discorso

sullo Stato dell’Unione tenuto il14 settembre 2016, lo stesso presi­dente Juncker, annunciandol’imminente presentazione del suddetto Libro Bianco, formulavail seguente proposito: «Dobbiamoricordare il senso di progettualitàdella nostra Unione. Invito per­tanto ciascuno dei 27 leader in viaggio verso Bratislava a pensarea tre motivi che rendono necessa­ria l’Unione europea. Tre cose chesi assumono la responsabilità didifendere e che sono disposti a realizzare subito dopo».

Non vi è traccia di risposta aqueste tre domande nel libro bianco perché lo stesso Junckerle domande non se le è veramenteposte. Come ha sottolineato Ser­gio Fabbrini sull’editoriale del “Sole24ore” del 5 marzo scorso (al

LUCIANO MONTI

Meglio degli obiettivi fissati nel “Libro bianco”

ritornare ai valoridel manifesto di Ventotene

Luciano Monti 54 ANNI, DOCENTE

DocenteNato a Como nel 1963

Luciano Monti è docentedi Politiche dell’Unione

Europea alla Luissdi Roma

ScrittoreAutore di oltre 80

pubblicazioni di politicaeconomica europea

e del romanzo“Faremo bene il male”

si anche autore di poesiee si occupa anche

della valorizzazionedel paesaggio

nella Fondazione Capitani

OpinionistaSpesso interviene

sui temi europeinei talk show televisivi

quale rimando anche per la criticaserrata alle cinque proposte delLibro bianco) «il Libro Bianco della Commissione è confuso per­ché è senza un’anima politica. Di­scute del futuro dell’Ue come sefosse un’organizzazione interna­zionale». Tristemente vero.

Ancora una volta dunque, co­me nel 2010, si discute di percorsie di progetti, senza affrontare il nocciolo della questione che è po­litica e attiene al futuro dei citta­dini europei. Mercato Unico, Banche e moneta sono (possonoessere) pur sempre degli stru­menti di crescita ma rimangonomezzi e non fini. Inoltre è vera­mente utopico pensare di trasfe­rire tutte le competenze all’Unio­ne europea, snaturando gli statisovrani minacciati dai populismi.La dichiarazione attesa al verticedi Roma nei prossimi giorni sipreannuncia dunque di bassoprofilo.

La lezione di SpinelliPiù che alla progettualità del Li­bro Bianco della Commissione sarebbe auspicabile che i capi diGoverno convenuti a Roma ricon­siderino le vere priorità che già Altiero Spinelli ed Ernesto Tossideclinavano nel loro “Per un’Eu­ropa libera e unita” (il cosiddettoManifesto di Ventotene del 1941).

Voglio ricordarne soltantouna: «I giovani vanno assistiti conle provvidenze necessarie per ri­durre al minimo le distanze fra leposizioni di partenza nella lottaper la vita. In particolare la scuolapubblica dovrà dare la possibilitàeffettiva di perseguire gli studi fino ai gradi superiori ai più ido­nei, invece che ai più ricchi; e do­vrà preparare, in ogni branca di studi per l’avviamento ai diversimestieri e alla diverse attività li­berali e scientifiche, un numerodi individui corrispondente alladomanda del mercato».

Questo è un primo valido moti­vo per ritenere necessaria l’Unio­ne Europea, perché solo con unacomune regia sarà possibile valo­rizzare le risorse umane del futu­ro.

Per gli altri due validi motivilascio che ciascuno scelga tra le tante proposte che il Manifesto diVentotene avanza. Il Libro biancolasciamolo ai burocrati.

Una caricatura

del primo ministro

del Regno Unito

Theresa May

alle prese con Brexit