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PERIODICO DI INFORMAZIONE (CINECA-MIUR n. E203872) DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI TERNI www.ordingtr.it ISSN 1971 - 6648 Fare l’ingegnre all’estero Il ponte sul fiume Kagera Anno XXIV – N. 99 – luglio-settembre 2014 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni

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PERIODICO DI IN

FORMAZIONE (CIN

ECA-M

IUR n. E

203872)

DELL’ORDIN

E DEGLI IN

GEGNERI DELLA PROVIN

CIA DI TERNI www.ordingtr.it

ISSN 1971 - 6648

Fare l’ingegnre all’esteroIl ponte sul fiume Kagera

Anno XXIV – N. 99 – luglio-settembre 2014 – Sped. in A.P. – 45% – Filiale di Terni

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Anno XXIV - n. 99luglio-settembre 2014

Il contenuto degli articoli firmatirappresenta l’opinione dei singoli Autori.

[email protected]

Direttore responsabile:CARLO NIRI

[email protected]

Redattore capo:SIMONE MONOTTI

Segreteria di redazione:

GIORGIO BANDINI

SILVIA NIRI

MARCO RATINI

Redazione:

PAMELA ASCANI

MARIO BIANCIFIORI

CLAUDIO CAPORALI

MARCO CORRADI

ALBERTO FRANCESCHINI

LAURA GUERRIERI

PIER GIORGIO IMPERI

ATTILIO LUCCIOLI

FRANCESCO MARTINELLI

EMILIO MASSARINI

ALESSANDRO PASSETTI

ROBERTO PECORARI

Sommario

EditoreOrdine degli Ingegneridella Provincia di Terni

05100 Terni - Corso del Popolo, 54

Responsabile editorialePresidente pro-tempore

Dott. Ing. EMILIO MASSARINI

Direzione, redazione ed amministrazioneOrdine degli Ingegneridella Provincia di Terni

Piazza M. Ridolfi, 4 - 05100 TerniTel. 0744/403284 - Fax 0744/431043

Autorizzazione del Tribunaledi Terni n. 3 del 15/5/1990

Composizione elettronica: MacAugStampa: Tipolitografia ViscontiViale Campofregoso, 27 - Terni

Tel. 0744/59749

In copertina:O. Metelli: la città e la fabbrica (dettaglio)(v. nota a pag. 5)

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INGENIUM è inserito nell’elencodelle riviste scientifiche CINECA-MIUR

al numero E203872

5 Il messaggio della “città che c’era”

5 Discussi a Caserta i problemi della categoria di Simone Monotti

6 Fare l’ingegnere all’ estero di Simone Monotti

8 Problemi e normative della radioprotezione di Marco Martellucci

11 Applicazione dell’isolamento sismico all’ edilizia industrializzata di Denis Feliziani

14 Il ponte sul fiume Kagera di Luigi Corradi

18 Un museo di archeologia industriale a cielo aperto di Pamela Ascani

23 Generazioni a confronto di Elisabetta Roviglioni

24 Lei sogna il principe azzurro ma l'ingegnere la colf di Trilly

26 In urbanistica ingegneri ed architetti hanno le stesse competenzedi C. N.

27 Un nuovo periodico di informazione sul tema delle rinnovabili e dell’ambiente (da NEWLETTER del Consiglio Nazionale Ingegneri)

27 La nuova guida dell’agenzia entrate

28 Ecco i ventinove punti a cura di S. M.

30 QUI INARCASSA - Oneri previdenziali compensati con crediti d’imposta di C. N.

30 QUI INARCASSA - Possibilità di deroga al versamento del “minimo soggettivo” (da Inarcassa.it)

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Il messaggio della“città che c’era”

Uno strepitoso successo di folla ha ca-ratterizzato la recente inaugurazionedella mostra del pittore Metelli “Il rac-conto della città che c’era” nella sededi Corso tacito a Terni. Il fenomeno ècertamente dovuto all’impegno profusodalla Fondazione Carit che l’ha or-ganizzata e, soprattutto, al solerte la-voro ed alla grande competenza deidue bravissimi curatori della mostrastessa e del relativo catalogo: PaoloCicchini e Maurella Eleonori. Tuttaviail successo ottenuto ci invita a fare al-cune riflessioni in merito. Anzitutto ri-sulta evidente che il nostro territorionon è affatto “refrattario” agli avve-nimenti artistici, come spesso viene la-mentato da più parti. Anzi, quando ven-gono proposte iniziative veramentevalide i cittadini rispondono con congrande interesse e genuina passione.Non solo, ma c’è da notare anche che,in questo caso, il messaggio della“città che c’era” attraversa anche igiovani (che non a caso hanno atti-vamente preso parte all’organizza-zione della mostra stessa). Anche loro,attraverso i paesaggi di Metelli, av-vertono la nostalgia di quell’atmosfe-ra attiva ed ottimistica che caratteriz-zava la “Terni Dinamica” del primonovecento. Anche per loro, quindi, lamostra può costituire un messaggio disperanza, una base di partenza per tro-vare il coraggio di rispondere all’at-tuale crisi economica e sociale dellanostra comunità.

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Il nostro congresso nazionale

DISCUSSI A CASERTA I PROBLEMIDELLA CATEGORIA

Lo scorso mese di settembre ed in par-ticolare dal 10 al 12 si è svolto aCaserta il tradizionale CongressoNazionale degli Ingegneri promossodal C.N.I. (Consiglio Nazionale degliIngegneri).Quest’anno hanno partecipato con leloro delegazioni tutti i consigli territo-riali delle provincie italiane. Questofatto, tutt’altro che usuale, testimonia ilmomento di grande partecipazione ecoinvolgimento della categoria sia allesue vicende interne sia, più in generale,agli eventi sociali e professionali delnostro “Sistema Paese”.Nei dibattiti e convegni che si sonosvolti nel centro congressi cittadinonon sono mancati momenti di intensoconfronto ed anche di arricchimentoculturale ed intellettuale vista la pre-senza di numerosi ospiti di calibro na-zionale ed internazionale, appartenen-ti sia al mondo della cultura in gene-rale, sia della politica, sia ovviamentedella nostra categoria.Per la prima volta quest’anno tutte leattività sono state trasmesse in direttavia “streaming” dando la possibilità a

tutti gli iscritti dei vari ordini territori-ali di seguire i lavori ottenendoneanche crediti formativi.Tra i momenti di maggiore rilievo vacitato sicuramente l’intervento del notofilosofo Umberto Galimberti, professo-re presso l’Università Cà Foscari diVenezia, all’interno di una tavola roton-da sul tema “Questione ambientale estrategie per il lavoro: crescita e lega-lità” a cui hanno partecipato, tra gli altri,anche Enrico Giovannini già PresidenteIstat e già Ministro del Lavoro nonchédocente presso l’ Università Tor Verga-ta di Roma, Pier Camillo Davigomembro della Corte Suprema di Cas-sazione, Emanuele Ferragina Lecturerdel Dipartimento di Politiche Socialidell’università di Oxford.A conclusione del Congresso è stataelaborata una mozione finale (vedipag. 28) articolata in 29 punti di inter-esse fondamentale per lo sviluppodella professione di ingegnere e per ilsuperamento della grave crisi econo-mica e sociale del nostro paese.

Simone Monotti

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Da sempre la figura dell’ingegnere,forse più di altre, si presta bene adesportare la propria professionalitàoltre i confini nazionali. Ne sono te-stimonianza i vari colleghi che, neidecenni passati, hanno contribuito al-la realizzazione di opere significati-ve in vari paesi esteri o hanno dato illoro contributo in importanti risulta-ti industriali e scientifici.Oggi, complice la crisi da un lato ela globalizzazione dall’altro, questotema è tornato quanto mai di attua-lità.Prova di ciò sono le richieste di infor-mazioni in tal senso che periodica-mente giungono all’Ordine. Appareutile quindi chiarire in via generalealcuni concetti, rimandando a speci-fiche norme per gli innumerevoli ca-si particolari.Prima di tutto occorre distinguere duesettori fortemente differenti: il lavo-ro dipendente e la libera professione.Nel caso di lavoro dipendente l’ap-proccio burocratico è in generale piùsemplice. Spesso gli ingegneri italia-ni sono molto stimati all’estero invirtù del percorso di formazione uni-versitaria generalmente più duro edapprofondito rispetto a molti paesi.Ovviamente l’ingegnere può esseredipendente di un’azienda italiana cheopera a tempo determinato o inde-terminato all’estero (ad esempio mol-te grandi imprese edili) oppure esse-re direttamente assunto da un’azien-da estera o con sede all’estero. È interessante notare come l’iscri-zione all’Ordine (od a equivalente en-te/organismo) sia fortemente auspi-cabile anche per i lavoratori dipen-denti. Questo fatto è più inusuale inItalia, dove spesso gli ingegneri di-pendenti (per lo più del settore indu-striale o amministrativo) rinuncianoall’iscrizione all’Ordine. In molti pae-si esteri, al contrario, essere iscritto

all’Ordine fornisce un surplus sia perla possibilità di avanzamento di car-riera sia per la definizione inizialedella propria posizione.Molti ingegneri italiani, ed in parti-colare alcuni ternani, sono dipendentisia di multinazionali estere sia di im-prese o aziende italiane con businessall’estero.La questione si complica invece perchi desidera svolgere all’estero la li-bera professione. A complicare la si-tuazione è la forte differenza di ap-proccio burocratico in base al paesedi riferimento. In generale comunquei primi passi sono il riconoscimentodel proprio titolo di studio da parte delpaese estero e l’iscrizione (ove previ-sta) all’Ordine o suo equivalente.In effetti mentre per altre lauree, co-me ad esempio quella in medicina oarchitettura, vi è una maggioreuniformità di riconoscimento, perquella in ingegneria la situazione èpiù complessa.In alcuni paesi (ad esempio talunimedio-orientali) la nostra figura diingegnere si sovrappone a quella diarchitetto. In altri è più simile al no-stro perito industriale o geometra conuna formazione quindi scolastica enon universitaria (ed esempio alcunipaesi ex URSS).Per avere un’idea specifica la cosa

migliore sembra essere quella di chie-dere delucidazioni in ambasciata. Inparticolare è sempre meglio chiede-re informazioni, tramite internet adesempio, all’Ambasciata Italiana pre-sente nel paese di interesse (ad esem-pio l’Ambasciata Italiana in Cina).Meno proficuo appare invece contat-tare l’Ambasciata di quella nazionepresente in Italia (ad esempio l’Am-basciata Cinese in Italia).Vista la forte spinta all’internaziona-lizzazione di questo nostro tempo lecose iniziano però a semplificarsi, oper lo meno c’è una spinta in tal sen-so.Un esempio lampante è quanto ri-portato nel precedente numero di In-genium riguardo la futura ipoteticapossibilità di libera “circolazione pro-fessionale” degli ingegneri in tutti ipaesi che si affacciano nel Mediter-raneo. A tal riguardo un punto di par-tenza fondamentale è stato in effettiil convegno tenutosi a Lecce la scor-sa primavera.Ancor prima, nel 2000, il ConsiglioNazionale Ingegneri si è attivato, do-po una lunga fase di studio ed inte-razione con il C.N.I.S.F. (Francia) econ l’Eng C (Gran Bretagna), per de-finire e regolamentare il mutuo rico-noscimento delle professionalità de-gli ingegneri iscritti. Nel seguito si riporta un estratto si-gnificativo di quanto previsto in taleaccordo.

Scopo dell’Accordo

“Il presente Accordo fornisce agli in-gegneri di uno dei tre Paesi, i mezziper facilitare loro l'accesso e l'eser-cizio della professione in uno deglialtri due od in entrambi, allo scopodi consentire agli interessati il pienoriconoscimento delle loro competen-ze, e quindi la facoltà di esercitare laprofessione nei tre Paesi, in base ad

Informazioni utili

FARE L’INGEGNERE ALL’ESTERO

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un mutuo riconoscimento dei pro-cessi di formazione ingegneristica vi-genti a livello nazionale.L'Accordo è fondato sul principio disussidiarietà, ossia non mette in di-scussione gli accordi esistenti, bila-terali o a livello europeo, né il siste-ma professionale vigente in ognunodei tre Paesi partecipanti.L'Accordo stabilisce il riconosci-mento "de facto" di qualifiche pro-fessionali comparabili fra gli inge-gneri di ognuno dei tre Paesi, senzaprefiggersi un riconoscimento "de iu-re" di equipollenze o classificazionibasate su criteri accademici o di al-tra natura.L'Accordo si basa sulla totale fidu-cia di ognuna delle tre organizzazio-ni firmatarie, il CNI, il CNISF el'EngC, nelle procedure e nei criteridi valutazione delle altre Parti.L'Accordo non intende sostituirsi adalcuna norma o tradizione dei Paesipartecipanti, in materia di formazio-ne universitaria, tirocini, appellativio titoli esistenti. Tuttavia, esso pre-suppone che i candidati soddisfinoinizialmente alcuni requisiti addizio-nali, chiaramente specificati nel te-sto dell'Accordo”.

Requisiti per l’iscrizione

Il principio fondamentale su cui sibasa quest'Accordo è il riconosci-mento, ad opera delle Parti, di duecategorie di ingegneri:

• ingegneri di formazione lunga (ci-clo lungo)

• ingegneri di formazione breve (ci-clo breve)

La definizione delle due categorie ècontenuta nell'Appendice n. 4 del-l'Accordo. Per entrambe le categoriedi ingegneri è richiesta una forma-zione accademica definita e certifi-cata oltre che un'esperienza profes-sionale post accademica sufficiente,pertinente e certificata. Requisitofondamentale è la conoscenza dellalingua locale in misura adeguata perlavorare nel paese ospite.In sintesi, gli Ingegneri che chiedo-no l'iscrizione al Registro di uno de-gli altri due Paesi devono soddisfarei seguenti requisiti:

• essere iscritti al proprio registro na-zionale,

• dimostrare un livello adeguato diformazione accademica,

• documentare almeno quattro anniverificabili d'esperienza professio-nale post accademica, acquisita co-me dipendente o come libero pro-fessionista,

• essere in grado di esercitare la pro-fessione nella lingua del Paeseospite.

Le procedure da adottarsi per verifi-

care che tali requisiti siano soddisfattisono descritte nelle Appendici5,6,7,8,9 e 10.In ogni Paese ospite, i diritti d'iscri-zione e le conseguenti quote asso-ciative annuali devono essere le stes-se, sia per i cittadini nazionali sia pergli stranieri.Le appendici citate e le varie speci-fiche procedure, che cambiano da unPaese all’altro, sono illustrate nel do-cumento completo disponibile sul si-to del C.N.I..

Simone Monotti

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Oggi non esiste campo della tecnica,della ricerca, della medicina, dell’a-gricoltura, delle telecomunicazioni e,in definitiva, della vita quotidiana incui non entrino – in maniera direttao di riflesso – tutte le forme di ra-diazioni conosciute che la scienza di-stingue in Radiazioni Ionizzanti e Ra-diazioni Non Ionizzanti. Classifica-zione questa che nasce dalla capacitàinsita nelle stesse di generare un pro-cesso di cessione di energia tra cor-pi diversi senza che fra questi vi siaun contatto diretto e/o mediato, pro-ducendo un effetto di ionizzazione omeno della materia, da cui il nome.In ragione di ciò il loro utilizzo ri-sulta molto vantaggioso, se non ad-dirittura insostituibile, e vede la loroapplicazione in numerosi settori diimpiego. A titolo non esaustivo ci pia-ce ricordare i principali settori neiquali l’utilizzo delle Radiazioni è lar-gamente diffuso e studiato, come adesempio:- in Medicina, sia nelle tecnologiediagnostiche (come nel caso dellaRadiologia e della Diagnostica perImmagini in senso più lato), sia inquelle terapeutiche (vedasi la Ra-dioterapia o la Medicina Nucleare),sia nelle metodiche miste (esempio

ne sia l’Emodinamica, la Chirur-gia, l’Ortopedia, ecc).

- nella Ricerca Scientifica e Tecno-logica, dove le radiazioni interven-gono sia come argomento di studiosia come strumento di indagine nel-la fisica nucleare, nell’astrofisica,nella chimica, nella biochimica,nella farmacologia, ecc.

- nelle Applicazioni Industriali, chele vedono impiegate sia nel campodelle analisi che in quello delle tec-nologie dei materiali (esempio –nuovamente a titolo non esaustivo– ne sia la misura dello spessoredei laminatoi, come pure il campodelle Misure Fisiche Non Invasiveper l’individuazione di cricche odifformità nei materiali).

- nel settore agricolo ed alimentarecome traccianti, sterilizzanti, ecc.

- nell’arte, archeologia, geologia e nelsettore ambientale.

- nelle tecnologie utilizzate per ga-rantire la sicurezza (basti pensaread esempio ai rilevatori usati negliaeroporti).

- negli impianti di produzione e stoc-caggio di energia nucleare. Difatti,anche se attualmente non e� possi-bile installare nuovi impianti di pro-duzione di energia nucleare in Ita-lia, sono tuttavia presenti vecchi

impianti, sia in Italia che in Euro-pa, che devono iniziare e/o conclu-dere il processo di decommissio-ning.

L’uso di tecnologie e metodologie cheimpiegano le radiazioni, proprio acausa della caratteristica fondamen-tale delle stesse, che è rappresentatadalla cessione di energia alla materiacon cui interagiscono, non comportaperò solo vantaggi. Esso genera an-che una seria problematica di gestio-ne in relazione alla sicurezza e pro-tezione, che deve essere necessaria-mente presa in considerazione quan-do si pongono in atto operazioni cheprevedono l’uso delle radiazioni, sianei confronti degli Operatori che del-la Popolazione.In ragione di ciò negli anni ha assuntosempre maggior rilievo la disciplinadella “Radioprotezione”. Disciplinache storicamente era intesa solamen-te in relazione alla “protezione sani-taria contro le radiazioni ionizzanti”,ma col progredire delle conoscenzeil termine ha acquisito un significa-to più ampio e oggi ne è invalso l’u-so in relazione anche alle Radiazio-ni Non Ionizzanti. Infatti la caratte-ristica fondamentale, che differenziale radiazioni nelle due fondamentalicategorie di “Radiazioni Io nizzanti”

È necessario formare degli esperti nel campo

PROBLEMI E NORMATIVE DELLARADIOPROTEZIONE

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e “Radiazioni Non Ionizzanti”, è laloro modalità di interazione e quindidi cessione di energia con la materia.Cessione che in qualunque caso puòcomportare degli effetti qualora l’in-terazione avvenga con le strutturebiologiche che compongono ogni es-sere vivente, con conseguente possi-bile induzione di danno.Il Prof. Carlo Polvani, uno dei piùeminenti radioprotezionisti italiani,definì la Radioprotezione, nella vec-chia accezione di protezione sanita-ria contro le radiazioni ionizzanti, co-me “una disciplina a forte contenutobiologico, fisico e naturalistico chesi e� sviluppata durante il Novecento,dapprima con lentezza e poi con cre-scente rapidita� . Essa ha l’obbiettivodi preservare lo stato di salute e be-nessere dei lavoratori, degli individuicomponenti la popolazione, della po-polazione nel suo insieme, riducen-do i rischi da radiazioni ionizzantinella realizzazione di attivita� umaneche siano giustificate dai benefici chene derivano alla societa� e ai suoimembri. In funzione del suo obbiet-tivo, essa provvede inoltre alla tute-la dell’ambiente”.Oggigiorno, nella sua accezione piùampia, la Radioprotezione si estrin-seca in una serie di principi, racco-mandazioni, requisiti, prescrizioni,tecnologie e modalità operative, ve-rifiche, volte a proteggere la popo-lazione (individui in generale, lavo-ratori, soggetti sottoposti a pratichemediche di diagnosi e cura facentiuso delle radiazioni) e l’ambiente.Il sistema di protezione dalle radia-

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zioni, proposto a livello internazio-nale, si basa su tre principi cardine:• Principio di Giustificazione: se-condo il quale ogni attività con ra-diazioni ionizzanti deve essere giu-stificata ovvero il beneficio collet-tivo ottenuto dall'uso delle radia-zioni ionizzanti deve essere supe-riore al detrimento sanitario dovu-to al loro utilizzo.

• Principio di Ottimizzazione: se-condo il quale l'esposizione alle ra-diazioni ionizzanti deve esseremantenuta ai livelli più bassi ra-gionevolmente ottenibile, tenutoconto dei fattori economici e so-ciali (principio ALARA, as low asreasonably achievable).

• Principio di Limitazione delle Do-si: secondo il quale la somma del-le dosi derivanti da tutte le pratichenon deve superare i limiti di dosestabiliti dalla legislazione per i la-voratori esposti, gli apprendisti, glistudenti e gli individui della popo-lazione”

Va da sé che la Radioprotezione, perpoter garantire il rispetto di questiprincipi fondamentali e la sicurezzae protezione sanitaria degli individuie dell’ambiente, risulta una materiaassolutamente trasversale che preve-de conoscenze fisiche, ingegneristi-

che, mediche, biologiche e vede lasua applicazione nei più disparati am-bienti lavorativi e di vita. La sua attuazione, in tutti gli ambientied in tutti i settori in cui si utilizzanole radiazioni, è pertanto affidata dal-la normativa nazionale, che segue co-munque le raccomandazioni interna-zionali, a particolari figure profes-sionali, con specifiche competenze,cui è demandato dal legislatore ilcompito di progettare, disporre e ren-dere attuative tutte le misure di pro-tezione atte a garantire il rispetto deiprincipi di sicurezza e protezione. Queste figure assumono nomi diver-si a seconda del tipo di radiazioni chesi impiegano. In particolare abbiamo:

- Esperto Qualificato, nei tre diversigradi di abilitazione, per le Radia-zioni Ionizzanti, che per ragionistoriche della radioprotezione, èstata la prima figura professionaleintrodotta e le cui caratteristiche so-no definite nel D.Lgs. 230/95 es.m.i.;

- Esperto Responsabile, negli am-bienti in cui le Radiazioni Non Io-nizzanti vengono utilizzate per l’at-tuazione della metodologia dellaRisonanza Magnetica per scopi didiagnostica medica per immagini,

con caratteristiche definite nel D.M.- Ministero della Sanità del28/11/85 e s.m.i. ;

- un Esperto, non ancora definitodalla legislazione vigente, cui è co-munque richiesta una preparazionee formazione specifica, nelle atti-vità che vedono l’impiego delle Ra-diazioni Non Ionizzanti, così comeprevisto nel D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.

È proprio nell’ottica e nell’esigenzadi provvedere alla formazione speci-fica di queste figure, che nasce il Ma-ster di II° livello in “Radioprotezio-ne: Sicurezza nel campo della Ra-diazioni Ionizzanti, Radiazioni NonIonizzanti e Risonanza Magnetica”organizzato dall’Università Cam pusBio Medico, che, a partire dal 2014,disegnerà un preciso percorso di for-mazione coinvolgendo docenti e pro-fessori delle più importanti Univer-sità ed Enti (CNR, INFN, ENEA, IIT,ISPRA, INAIL, Protezione Civile),nonché delle principali realtà indu-striali operanti nel settore, al fine dicreare professionalità di primo livel-lo che possano inserirsi con compe-tenza nel mondo del lavoro nei piùdisparati campi di applicazione, co-me precedentemente descritto.

Marco Martellucci

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Marco Martellucci, ingegnereBiomedico con PhD in Neuro-scienze, già ricercatore pressol’IRCCS Santa Lucia e l’Uni-versità Tor Vergata, ad oggisvolge l’attività di EspertoQualificato ed Esperto Respon-sabile RM per varie realtà Pae-se come Poste Italiane, Univer-sità Cà Foscari di Venezia,IRCCS NEuromed, nonché Asle Asp su tutto il territorio nazio-nale.

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Edificio prefabbricato pluriplano

APPLICAZIONE DELL’ISOLAMENTOSISMICO ALL’EDILIZIAINDUSTRIALIZZATA

Alla luce di quanto accaduto nelMaggio del 2012 durante il sismaEmiliano, che ha visto il crollo di nu-merosi edifici prefabbricati e la mor-te di alcuni operai, si è deciso di af-frontare la ricerca dei vantaggi e de-gli svantaggi connessi all’impiegodell’isolamento sismico nelle strut-ture prefabbricate, come strategia didifesa contro gli eventi di natura si-smo-tettonica, nello specifico quellidi severa entità.Per questo argomento, caro alle in-dustrie di prefabbricazione del terri-torio italiano, si è effettuata la pro-gettazione di un edificio prefabbri-cato pluripiano sito a San Salvo inProvincia di Chieti. L’obiettivo prin-cipale è stato quello di effettuare undoppio set di valutazioni, il primo ditipo economico e l’altro relativo allasicurezza. Pertanto si è modellata eprogettata la struttura isolata, secon-do quanto prescritto nelle NTC’08 enell’EC, e si è proposto un dettagliatoconfronto con la struttura esistentenon isolata, allo scopo di ottenereun’ottimizzazione della quantità diarmatura e una stima sui costi di pro-duzione.L’edificio oggetto di studio è origi-nariamente costituito da un unico cor-po di forma rettangolare, con i latilunghi circa 22 e 23 metri e con unaaltezza complessiva di 16 metri di-stribuita su cinque piani.La struttura verticale è totalmenteprefabbricata e viene innestata su unsistema di fondazione costituito daplinti a bicchiere, opportunamentecollegati da travi anch’esse prefab-bricate e giuntate ai precedenti inopera.Le pareti in calcestruzzo armato, cheper la struttura a base fissa hanno an-che la funzione di irrigidimento e tra-sferimento delle azioni sismiche alle

fondazioni, sono inserite nei locali ri-servati al vano scala e al vano ascen-sore, i quali però risultano un po’ de-centrati.La struttura portante orizzontale è co-stituita da travi ordite in un’unica di-rezione, sulle quali poggiano i solaialveolari.Infine la tamponatura è costituita dapannelli prefabbricati di tipo Sandwi-ch, i quali vengono ancorati alla strut-tura portante per mezzo di opportu-ni dispositivi metallici.Viceversa, nell’ipotetica struttura iso-lata, il criterio seguito nel dimensio-namento è stato quello di modifica-re la struttura originaria per quantofosse strettamente necessario.Il cambiamento principale è statoquello di ridurre le pareti in cls ar-mato, non più necessarie per irrigi-dire la struttura, e discostarle di qual-che decina di centimetri dai pilastri,in maniera tale da lasciare sufficien-te spazio per le operazioni di manu-tenzione e sostituzione dell’isola-mento.Inoltre, al fine di rendere isolati an-che i collegamenti verticali, si è resonecessario prevedere al di sotto delvano scala e ascensore, un ulteriorepiano interrato.La seconda importante modifica ri-guarda il sistema di fondazione, peril quale si è scelta una platea in c.a.gettato in opera, dalla quale fuorie-scono baggioli opportunamente di-mensionati di altezza due metri, ne-cessari per l’appoggio del sistema diisolamento appena al di sotto del pri-mo solaio.La struttura a contatto con la partesuperiore del sistema di isolamento,dovendo risultare orizzontalmente ri-gida, sarà costituita da un reticolatodi travi gettate in opera, con degli in-

grossamenti in corrispondenza di do-ve andranno innestati i pilastri.Per il resto si è mantenuta la mede-sima struttura, ad eccezione di averprevisto sul perimetro dell’edificiouno spazio tale da consentire gli spo-stamenti di progetto.Il sistema di isolamento invece è sta-to progettato in due fasi successive:nella prima si sono valutate le carat-teristiche globali di rigidezza che per-mettono di ottenere il periodo pro-prio di vibrazione della struttura iso-lata e la rigidezza equivalente del si-stema di isolamento, nella secondafase invece si è ripartita la rigidezzatra i diversi dispositivi di isolamen-to, considerando un solo tipo di iso-latori elastomerici ed un solo tipo diisolatori a scorrimento per la zona deicollegamenti verticali. Questi sonostati opportunamente distribuiti inpianta, in modo da minimizzare glieffetti torsionali e da mantenere ledifferenze tra il centro delle rigidez-ze e il baricentro delle masse al disotto del 3% della lunghezza massi-ma dell’edificio nella direzione con-siderata.Ciascun isolatore è poi stato verifi-cato nei confronti dello sforzo nor-male massimo, dello spostamentomassimo e dell’assenza di sforzi ditrazione.Nella modellazione, al fine di verifi-care gli elementi strutturali, è statonecessario calcolare in forma esattale sollecitazioni e questo è stato fat-to con l’ausilio di un programma dicalcolo agli elementi finiti.In particolare è stata prima effettua-ta la modellazione della struttura abase fissa, considerando elementimonodimensionali di tipo Frame edelementi bidimensionali di tipo Shell,ottenendo dall’analisi dinamica li-

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neare un primo modo di vibrare pa-ri a 0,547 secondi.Stesse caratteristiche sono state uti-lizzate per la modellazione dellastruttura isolata, considerando gli iso-latori equivalenti a molle di determi-nata rigidezza e ottenendo un perio-do di vibrazione pari a 2,4 secondi,quindi molto simile a quello inizial-mente ipotizzato di 2,3 secondi.Dal confronto fra i risultati ottenutie la reale opera, si è potuto osserva-re che l’inserimento del sistema diisolamento proposto permette di ot-tenere notevoli benefici sotto moltipunti di vista. In primo luogo, l’au-mentare del periodo di vibrazionedella struttura permette di apportareuna riduzione sostanziale dell’acce-lerazione che è in grado di sopporta-re. Infatti, monitorando gli sposta-menti del modello isolato, si può de-durre che tutti i livelli della sovra-struttura si comportano come un cor-po rigido, in grado di traslare senzaprodurre deformazioni o eccessivispostamenti.Inoltre l’aumento del periodo da 0,55a 2,4 secondi, che comporta una ri-duzione dell’accelerazione di circa il70%, permette anche di ridurre di unquarto il valore delle accelerazionimassime, che passa da 15000 a 4000KN.Conseguenza di ciò è anche la dimi-nuzione in maniera considerevole del-le sollecitazioni sugli elementi strut-turali. In particolare per pilastri losforzo normale massimo si riduce dicirca il 25% rispetto a quello dellastruttura a base fissa, così come il ta-glio e il momento flettente si riduco-no del 15%. Analogamente nelle tra-vi il momento flettente si riducedell’11% e il taglio del 6%.In conclusione, sulle base di tali per-centuali possiamo dedurre che pro-gettando tale struttura con l’isola-mento sismico, avremmo per ognipiano un risparmio di 7500 euro suimateriali e di 1500 euro sulla mano-dopera. Considerando inoltre che l’impiantodi isolamento costa circa 50000 eu-ro, possiamo affermare che, a parità

di costo, è possibile ottenere un edi-ficio che:

• salvaguardia al 100% la vita uma-na;

• può essere utilizzato subito dopo unsisma violento;

• preserva dal pagamento dei lavoridi ripristino di eventuali danni cau-sati da un terremoto.

Per di più, se la struttura fosse costi-tuita da oltre 5 piani, si avrebbe an-che un risparmio per ogni ulteriorepiano di circa 9000 euro.

Denis Feliziani

Feliziani Devis, laureato

presso l’Università degli

Studi dell’Aquila in Ingegne-

ria Civile indirizzo Strutture,

con votazione di 110/110 e

lode. Iscritto all’Ordine de-

gli Ingegneri di Terni, colla-

bora con diversi studi tecni-

ci occupandosi di modella-

zione e calcolo strutturale, in

particolare di progettazione

strutturale di edifici civili e

industriali, nuove opere e ri-

strutturazione di edifici in

muratura. I suoi interessi

vertono principalmente sul-

la progettazione antisismica,

con peculiare riguardo nel

comportamento non lineare

delle strutture in c.a e c.a.p. .

Marco Martellucci, ingegnereBiomedico con PhD in Neuro-scienze, già ricercatore pressol’IRCCS Santa Lucia e l’Uni-versità Tor Vergata, ad oggisvolge l’attività di EspertoQualificato ed Esperto Respon-sabile RM per varie realtà Pae-se come Poste Italiane, Univer-sità Cà Foscari di Venezia,IRCCS NEuromed, nonché Asle Asp su tutto il territorio nazio-nale.

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ORDINE DEGLI INGEGNERI DI TERNIORARIO DI APERTURA AL PUBBLICO

Lunedì, Mercoledì, Venerdì - ore 9,00 - 13,00Lunedì, Giovedì, Venerdì - ore 16,00 - 19,00

Il personale è comunque disponibile per comunicazioni telefoniche urgenti

anche il martedì mattina ed il giovedì mattina.

Telefono 0744/403284 - Fax in automatico 0744/431043

e-mail: [email protected]

PEC: [email protected]

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A “Rusumo” in Uganda

IL PONTE SUL FIUME KAGERAIl fiume Kagera è il piu importanteaffluente del lago Vittoria. Lungo ol-tre 850 chilometri nasce nel lontanoRwanda Burundi. Dopo un lungo per-corso si tuffa nel lago Vittoria in ter-ritorio Ugandese e diventa il confinefra Uganda e Tanzania e fra Rwandae Uganda. In corrispondenza dellosbocco sul lago il fiume incideprofondamente il territorio circo-stante per tuffarsi, con le “RusumoFalls”, nel lago 100 metri più in bas-so. Sul bordo del lago corre una im-portante via di comunicazione. Nel1972 era poco più di una pista ster-rata ma molto trafficata. Ora è unastrada asfaltata a due corsie che con-voglia un pesante traffico commer-ciale e turistico fra l'Uganda e la Tan-zania .In quell'anno fui chiamato da una dit-ta Italiana a progettare un ponte stra-dale sul Kagera, sopra le Rusumo Fal-ls. Si trattava di un ponte di 96 metri diluce destinato al traffico pesante (adun solo senso di marcia) da costrui-re su una gola rocciosa con paretiquasi verticali alte circa 28 metri sulcorso del fiume. Il ponte doveva es-sere costituito da un arco centrale di64.640 mm di luce e da due trattiorizzontali di estremità. L'acciaio del-le strutture poteva arrivare in ferro-via fino a Kasese in Uganda, a circa250 chilometri a nord, oppure via ma-re a Dar El Salam in Tanzania a cir-ca 400 chilometri a Sud Ovest. E daqui continuare su strada o su pista fi-no a Rusumo.Era escluso il trasporto e il montag-gio con elicotteri per il fatto che so-lo la struttura metallica aveva un pe-so di oltre 60 tonnellate. Non c'era molto da scegliere. Il pro-

getto consisteva in una struttura reti-colare le cui membrature, sciolte, sa-rebbero state trasportare con auto-mezzi. Non dovevano pesare piu di10 ton. nè avere un ingombro mag-giore di 10 metri.Rimaneva il problema del varo.Escluso l'uso dell'elicottero e di autogru per le difficoltà di accesso e perla mancanza di terreno adeguato al-le due estremità del ponte, rimaneval'assemblaggio del ponte in due metàdistinte da far ruotare sulle cernieredi appoggio e unire in mezzeria, co-me un arco a tre cerniere.Si trattava, comunque, di muoveredue semi-archi da 30 tonnellate cia-scuno da far ruotare con verricelli at-ti ad assicurare spostamenti millime-trici e senza possibilità, in caso di er-rore, di alcun recupero. Il tutto in unaregione tecnicamente arretrata, conmanodopera locale, priva di mezzimeccanici. Avevo molti dubbi, ma per fortunasapevo a chi rivolgermi.Nel 1962 la “Terni” aveva brillante-mente progettato, costruito e varatouna struttura simile alla nostra: lacondotta di sfioro sui ruderi della di-ga del Vayont. Le estremità della con-dotta di 1500 mm di diametro e 100metri di luce, furono calate dall'altocon verricelli e ancorate alle pareti

rocciose, quasi verticali, della gola,poi ruotate e unite in mezzeria. Mi rivolsi a Gondero, il validissimocapo dei montaggi della Terni che di-resse il varo al Vayont, e al P.I.Vico,che aveva collaborato alla progetta-zione, chiedendo consiglio e aiuto.Il risultato, illustrato dai disegni quiacclusi, fu ottimo. Comunque i mieiresidui dubbi furono fugati dal pre-montaggio dell'intera struttura a To-rino presso il costruttore della car-penteria di acciaio. Il varo non fu indolore. Il titolaredell'impresa mi riferì, senza com-menti, che “alcuni” operai locali, du-rante la fase finale di rotazione ebloccaggio dei due semi-archi, eranoprecipitati nella voragine sottostantee “probabilmente” erano stati divo-rati dai coccodrilli. Un ricordo in-quietante, da cui ebbe origine da par-te mia una sorta di distacco e di re-pulsione per questo lavoro, che fupienamente confermata dai fatti suc-cessivi, del 1993.Le caratteristiche del ponte furono leseguenti.Luce netta:13430+64640+12530= 90600 mmMarciapiedi:2x1300mmLarghezza della carreggiata:3500 mmMateriali:acciaio Aq 42, Bulloni 8,8, calcestruzzi classe 350Normativa di calcolo italiana:CNR UNI 10011/67 Folla compatta:400 kg/mqTreno di carico:civile di classe 1A metà degli anni 90, quando avevo

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in programma una gita in Uganda,scoppiò l'atroce strage fra Hutu e Tut-si. Il ponte sul Kagera balzò agli ono-ri della cronaca, perchè consentì l' af-fannoso esodo di miglia e migliaia diprofughi da Kigali, in Rwanda, in cer-ca di salvezza negli stati confinanti.Per settimane, forse per mesi il pon-te fu affollato giorno e notte, ben aldi là dei limiti progettuali. Sotto il ponte le acque tumultuose delKagera trasportavano i resti umanidelle stragi in atto in Rwanda. Que-sta è la testimonianza di un giornali-sta apparsa sulla stampa internazio-nale.“Sono a Rusumo dove il Kagera siimmette nel lago Vittoria in territo-rio Ugandese. Il fiume Kagera, cheattraversa l'Uganda, trascina cada-veri da Kigali nel Burundi e dai ter-ritori circostanti. Il fiume è divenutoun immenso cimitero galleggiante chevomita teschi e arti umani, corpi dibambini torturati e uccisi, cadavericon orecchie tagliate e le mani lega-te sul dorso. Pescatori e volontari so-no al lavoro sul lago a bordo di lun-ghe piroghe e sul ponte, da dove cer-cano di arpionare i corpi con gli stes-si attrezzi da pesca e uncini che usa-no per catturare il pesce locale di cuisi cibano e che vendono per soprav-vivere. La scena è tremenda e sur-reale. La sera, tra resti umani e testedi pesce appena pulite, si alza il fu-mo dei fornelli accesi per la cena el'odore tremendo della decomposi-zione. Quando arrivo ci sono decinedi corpi avvolti alla meglio nella pla-stica. Spuntano teschi e ossa. Sullariva galleggia un corpicino gonfio,sbiancato , quasi intatto ma senza te-sta, troncata di netto con un colpo dimachete. Dalla piroga scaricano al-tri otto corpi pescati al largo. Alcu-ni volontari operano con guanti e ma-scherina, ma quache ragazzo lavoraa mani nude. La quantità dei mortirende tutto ripetitivo e indifferenteper i carnefici in Ruanda e i becchi-ni in Uganda. Abbiamo pescato finoa sessantasei corpi in un ora.”

Ufficialmente le stragi in Rwandacoinvolgono un milione di persone. Da questi fatti tremendi, quasi igno-rati in Occidente, sono passati ventianni. La zona è diventata turistica per lavicinanza del parco “Queen Eliza-beth” a nord e del parco “Burundi -Ruanda” a ovest, il parco ove vivonogli ultimi gorilla bruni.La domenica e i giorni festivi centi-naia di turisti, sopratutto locali, tran-sitano con la famiglia sul ponte di-retti ai parchi naturali. La guida turi-stica probabilmente decanta la bel-lezza del paesaggio e la facilità di ac-cesso stradale.

Ma, mi chiedo, quanti di loro sonoconsapevoli di quanto è accadutoventi anni fa? E ancora, chi ricordala costruzione del ponte, chi lo haprogettato, chi lo ha costruito e quan-ti vi hanno lasciato la vita durante ilmontaggio?E quanti ricordano il ruolo del pon-te che contribuì, senza ombra dub-bio, a salvare la vita a migliaia di per-sone? Oggi un nuovo ponte a due corsie siaffianca al vecchio, declassato a pon-te pedonaleÈ stato costruito nel 2012 da una dit-ta giapponese e inaugurato di recen-te.

Luigi Corradi

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A sinistra – Schemi ricostruttivi del sistemausato all’epoca per il montaggio ponte sulKagera.

Sopra – Due immagini del ponte in attività.

Sotto – Il nuovo ponte (affiancato al vecchio)recentemente realizzato dai giapponesi.

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CHIACCHIERANDO IN REDAZIONE

Il collega Corradi dice che il ponte fu calcolato come un arco ribassato a due cerniere di 64 metri di luce e di 7 metridi freccia avente come sezione costante, quella della mezzeria. Il treno di carichi di progetto fu quello indicato dallanormativa italiana dell’epoca (CNR-UNI 10011/67 ) e cioè un treno di carichi civili continuo da 12 tonnellate perasse.Dalle molte fotografie disponibili appare invece che, nel tempo, il ponte è stato attraversato dai moderni “trailes” acinque assi il cui treno di carichi risulta molto superiore a quello di progetto. Forse, non essendo il traffico continuoe transitando un mezzo alla volta, il treno di carichi è risultato ridotto alla dimensione longitudinale del mezzo stesso,ma rimane tuttavia che la sollecitazione sembra incompatibile con quella di calcolo. In questo senso anche il valoredella folla compatta, valutato a 400Kg/mq dalla norma del 1967 (e per di più senza incrementi dinamici) risultereb-be incompatibile con l’affannoso movimento documentato dalle foto della folla in fuga dalle stragi della guerra Hutu-Tutsi (nella norma attuale la folla compatta è valutata in 600Kg/mq). Come mai il ponte, ancora integro, non ha mai mostrato segni di cedimento?Ne abbiamo discusso in redazione e Luigi, condividendo le curiosità poste dal tema, si è reso disponibile a ri-verifi-care, lo stato di sollecitazione del ponte nelle condizioni attuali di esercizio, usando però la vecchia normativa del1967.Con il calcolo ad elementi finiti è risultato che l’asta più sollecitata del ponte (quella della briglia inferiore HEA 400)in corrispondenza della cerniera di base è soggetta ad uno sforzo assiale di 198 t. (sollecitazione unitaria, 1240kg/cmq). Questo, naturalmente, nell’ipotesi di carico del 1967. Mentre per la stessa asta sottoposta al nuovo treno dicarichi di un mezzo a cinque assi lo sforzo sale a 277 t. ed il carico unitario si porta fino a 1743 kg/cmq che risulta,tuttavia, ancora compatibile con la qualità dell’acciaio impiegato, l‘ Aq 52. Forse sarebbe necessaria un’ultima verifica ad elementi finiti con la normativa attualmente vigente in Uganda. Ma,per questo, bisognerebbe conoscere alcuni dati essenziali quali il grado di sismicità, la velocità del vento, le solleci-tazioni indotte da difetti di trasporto e montaggio, il tipo di traffico, lo stato del terreno e così via. Comunque non cre-diamo che le sollecitazioni calcolate con la normativa contemporanea e gli elementi finiti, siano poi molto diverse daquelle calcolate manualmente e con le norme del 1967.

Se ne potrebbero trarre alcune sommarie conclusioni.Anzitutto che gli schemi di calcolo del passato erano certamente “conservativi”, nel senso che favorivano la sicurez-za. In secondo luogo che i coefficienti di sicurezza dei materiali impiegati all’epoca erano nettamente più elevati diquelli di oggi, per il semplice fatto che i risultati che derivano da condizioni di carico molto dettagliate, lasciandopoco al caso, hanno bisogno di coefficienti di sicurezza minori.

Abbiamo concluso, con un po’ di nostalgia, che in passato tutto il processo di progettazione era molto più“umano” dato che non si usavano computers e non c’era niente di automatico. Tutto dipendeva soltanto dalla sensi-bilità e dall’esperienza del progettista.

C.N.

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Valorizzato il “Sentiero n. 5” della Cascata

UN MUSEO DI ARCHEOLOGIAINDUSTRIALE A CIELO APERTO

Secondo la Convenzione Europea delPaesaggio (Firenze 2000), un pae-saggio è “il territorio, quale viene per-cepito dagli abitanti del luogo o daivisitatori, il cui aspetto o carattere de-riva dalle azioni di fattori culturali(antropici) sul contesto naturale”. Par-tendo da questa definizione il pae-saggio di Marmore, inteso come cer-niera tra le città di Terni e Rieti, èsicuramente caratterizzato dall’acquache nel corso dei secoli ha determi-nato una serie di interazioni tra uomoe natura portando alla nascita dellaCascata prima e dell’industria poi.Grazie ad essa, tra la seconda metàdell’800 e gli inizi del ‘900, è statopossibile il sorgere a Terni di varie in-dustrie che sfruttano la sua energiaper produrre forza motrice. Un esem-pio è visibile nelle numerose centralirealizzate in questo periodo nel trattocompreso tra Collestatte Piano e Cer-vara le quali, attraverso opere di pre-sa, prelevano l’acqua del fiume Veli-no nel tratto antecedente il saltoprincipale della Cascata, nei pressidella cava Clementina. Inoltre semprein questo tratto prelevavano, e tuttoraprelevano, acqua le acciaierie di Ter-ni. Due esempi di opere di presa sonoriportati in figura 1 e 2. Queste ope-re di presa sono costituite da canali egallerie che attraversano il centro abi-tato di Marmore e il Parco Campacci.Il parco Campacci in particolare è se-de di numerose opere legate all’i-droelettrico, infatti tutte le prese sitesul lato destro della cava Clementina(Acciaierie di Terni, Centrale di Spo-leto, Centrale di Terni e Centrale diMarmore) sono costituite da gallerieche attraversano il parco Campacci eterminano in vasche di decantazioneo vasche di carico site all’interno onei pressi dell’attuale Sentiero 5 (ve-dasi Ingenium n° 93-Gennaio-Marzo2013-pagg.10-14). Il Sentiero 5 per questa ragione può

quindi essere considerato il simbolo,a Marmore, di un pezzo di storia le-gato all’idroelettrico. Un’associazione di Marmore (“Mar-more Tourist”) ci ha illustrato le variefasi seguite per la realizzazione del-l’intervento di valorizzazione di que-st’area e le caratteristiche dei manu-fatti di archeologia industrialeattualmente in esposizione. Alla finedel 2012, dopo alcune sperimenta-zioni di successo che miravano allavalorizzazione di questi siti e dellastoria dell’acqua a Marmore tramitevisite guidate, nasceva l’idea di faredel Sentiero 5 un museo a cielo aper-to. Infatti, a seguito degli ammoder-namenti avvenuti negli anni 2000 dialcuni impianti del sistema idroelet-trico legato ai fiumi Velino, Nera eTevere, E-On aveva messo a disposi-zione del territorio turbine, giranti edistributori di flusso per la realizza-zione di una struttura museale. Il pro-getto nasce da un’idea elaborata dal-l’associazione “Marmore Tourist” edal Presidente dell’allora Circoscri-zione Est Stefano Bolletta. Esso con-sisteva nell’installazione dei manu-fatti resi disponibili da E-Onall’interno del Sentiero 5, al fine direndere ancora più visibile la storia diquesto territorio e rendere il Sentierostesso un vero e proprio museo a cie-lo aperto. Questo progetto è stato ac-colto dall’amministrazione Comuna-le ed è stato presentato in un bandodel GAL ternano nel 2013. È statocompletato a giugno di quest'anno edinaugurato il 5 luglio successivo.I manufatti installati sono reperti dinotevole valore. Nello specifico sonopresenti due giranti Francis, due gi-ranti Kaplan, due distributori di flus-so per turbina Francis e una turbinaidraulica a doppia Francis (figure3,4,5,6,7,8).Le due giranti Francis operavano unanella centrale di Baschi e l’altra nel-

la centrale di Monte Argento. La pri-ma, entrata in servizio nel 1963, erastata costruita dalla “De Pretto EscherWiss” ed aveva una potenza di targadi 45485 kW; le condizioni di lavoroerano caratterizzate da una portatad’acqua di 100 mc/sec ed un salto di52 metri. La seconda girante, dellacentrale di Monte Argento, era entra-ta in servizio nel 1951. Fu costruitadalla “Ansaldo S. Giorgio” con po-tenza di targa di 21900 kW; le condi-zioni di esercizio erano caratterizzateda una portata di 50 mc/sec ed un sal-to di 50 metri.Le due giranti di tipo Kaplan opera-vano una nella centrale di Narni e unanella centrale di Nera Montoro Stifo-ne. La prima, costruita dalla “Ansal-do S. Giorgio” con una potenza ditarga di 22400 kW, entrò in servizionel 1958 lavorando con una portata di92 mc/sec ed un salto di 27,9 metri.La seconda, costruita invece dalla“Riva” ed avente una potenza di 2944kW, entrò in servizio nel 1937; ope-rava con una portata di acqua di 25mc/sec ed un salto di 17 metri.I due distributori di flusso operavanorispettivamente nelle centrali di Gal-leto e Preci. Il primo operava in un si-stema dalla potenza di 40000 kW, co-struito dalla “De Pretto Escher Wiss”entrò in servizio nel 1928 e subì degliinterventi nel ‘45 e nel ‘69. Operavacon una portata di 22,5 mc/sec ed unsalto di 201 metri. Il secondo distri-butore di flusso operava in un sistemadalla potenza di 5200 kW, costruitodalla “S.G.I. Terni” entrò anche essoin servizio nel 1928 e subì un inter-vento nel ‘47. Durante il servizio ope-rava con una portata di 5,5 mc/sec edun salto di 149 metri.Infine il sistema di girante idraulica adoppia Francis operava nella centraledi Sigillo. Era stato costruito dalla“Ansaldo S. Giorgio” con una poten-za di 5400 kW ed entrò in servizio nel

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1956 operando con una portata di4,04 mc/sec e un salto di 154,3 metri.Contrariamente a quanto avviene piùfrequentemente, ovvero l'abbandonodi macchinari industriali dismessi eaccantonati, questo museo a cieloaperto è un’importante valorizzazionedell’archeologia industriale che meri-ta una visita anche per conoscere ilpassato delle industrie ternane, ormaidimenticato, o forse mai conosciuto,soprattutto tra i giovanissimi.

Pamela Ascani (CGI)

Figura 1:(pagina precedente) - Operadi presa delle acciaierie di Terni, tut-tora operante.Figura 2: Opera di presa della cen-trale di PapignoFigura 3: Girante Francis prove-niente dalla centrale di BaschiFigura 4: Girante Francis della cen-trale di Monte ArgentoFigura 5: Girante Kaplan prove-niente dalla centrale di NarniFigura 6: Girante Kaplan della cen-trale di Nera Montoro-StifoneFigura 7: (pagina seguente) - Di-stributori di flusso per turbina Fran-cis della centrale di Galleto (il piùgrande) e della centrale di Preci (ilpiù piccolo)Figura 8: (pagina seguente) - Turbi-na idraulica a doppia Francis, cen-trale di Sigillo

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Il primo agosto scorso a Roma, pres-so la sede del CNI, è stato convoca-to il Network giovani. La maggio-ranza dei delegati alle politiche gio-vanili (il cosiddetto “referente”) diciascun Consiglio degli Ordini Pro-vinciali d’Italia era presente per di-scutere in merito alle tematiche chesaranno trattate in sede di Congres-so Nazionale, evento annuale digrande importanza per la categoria,visti gli scambi di idee, i dibattiti, gliincontri, le tavole rotonde, etc. pre-visti. Quest’anno, dal 9 settembre, in quat-tro giornate consecutive, i lavori sisono svolti nella splendida città diCaserta. Titolo del Congresso: “Il Fu-turo, oggi”. Cinque i temi fonda-mentali che sono stati trattati e, in ge-nerale, principalmente hanno riguar-dato: innovazione-ricerca-distret ti in-dustriali, smart city e green city, svi-luppo-ambiente-legalità-cooperazio-ne, professione-formazione-accessoal lavoro, società tra professionisti.Ridondante dirlo, ma necessaria-mente ovvia, la presenza della “com-ponente giovanile “ in dibattiti su ta-li temi: per fornire un contributo ric-co di nuove idee, per la spontaneitào, semplicemente, per avere la pos-sibilità di vedere le cose da un altropunto di vista.Essere attivi, non solo “protestare”,bensì portare idee e contributi da con-dividere, tra generazioni “diverse”,problemi “diversi”, persone “diver-se”, esigenze “diverse”……. acco-munate in un’unica categoria profes-sionale che rinchiude tutte quelle di-versità in “esigenze comuni” (cono-scere il diritto alla contribuzione, age-volazioni per le mamme in attività dilibera professione, convenzioni constudi legali-assicurazioni professio-nali-commercialisti-etc, etc).Il Network ha approvato la presenta-

zione di alcuni documenti in cui è ri-sultato, a parer di chi scrive, esem-plare il grado di interconnessione escambio avvenuto tra i giovani, lacompostezza, l’ordine ed il modosquisitamente strutturato delle pre-sentazioni. I temi trattati infatti, oltreallo studio ed alla consistenza dei ri-sultati, dei concetti e dei contributiforniti, sono stati presentati seguen-do l’impostazione che segue: Tema(descrizione dell’argomento), Anali-si (situazione di fatto), Criticità vsopportunità (declinazione delle criti-cità e delle opportunità emergenti),Idee (cosa serve, perché, come rea-lizzarla). Ma la cosa principale notata in quel-l’incontro è come i giovani, nono-stante l’Istat non propriamente favo-revole all’indice di occupazione, no-nostante la richiesta di svilupparemaggiore professionalità, nonostan-te l’obbligo formativo, nonostante larichiesta di fondi per avviare un’atti-vità, nonostante tutto…. hanno volu-to ed hanno fatto emergere lo spiritodi chi si rimbocca le maniche, com-batte, propone, non demorde, ed ad-dirittura fornisce ed aggiunge un ul-teriore tema, che sarà portato al con-gresso fuori programma, ma con unapresentazione ed un titolo così nonpoteva non essere presente: “Ho scel-to di fare l’ingegnere perché……”. Le risposte, le più impensate. La piùintrospettiva: “perché mi piacerebbevolare”.Parole sagge, pronunciate da un gio-vane che cerca semplicemente di rea-lizzare, con speranza ed al contempoconcretezza, il suo grande sogno.Diamo voce ai giovani, sono…. “IlFuturo, oggi”.

Elisabetta Roviglioni

CNI – CGI

GENERAZIONI A CONFRONTO

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Il mito di Cenerentola

LEI SOGNA IL PRINCIPE AZZURROMA L' INGEGNERE LA COLF

Il mito di Cenerentola, incentrato suun modello muliebre angelico e di-messo, tutto dolcezza e sacrificio, re-sta intramontabile nonostante l'avan-zare dei secoli. Eppure è un archetipoobsoleto, sovente destinato a condan-nare le donne moderne all'infelicità.Non conviene restare accanto al foco-lare domestico, ma semmai andare afare la colf a pagamento da qualcheparte!In effetti bisognerebbe fare causa allaDisney per l'intramontabilità del mitodi Cenerentola. In fondo è anche col-pa della magnifica casa di distribu-zione cinematografica ed in primis delfantastico imprenditore Walt se moltedonne, ancora oggi, continuano im-perterrite a sognare il principe azzur-

ro! Nasci femmina e t'imbambolanoda piccina con tutte quelle deliziose

menate di teneri uccellini e simpaticitopetti. Poi cresci e, se provi ad avan-zare qualche pretesa (o ritenuta tale)ti rispondono con sconcerto: “E chevuoi?! La carrozza!?!”Ebbene sì, io voglio la carrozza comenel film di Cenerentola. Vi dirò di più:voglio tutto. Tutto quello che di belloc'è nel lungometraggio: pennuti checantino per me e mi aiutino a rifare iletti, ratti che mi rallegrino e mi cu-ciano i vestiti, il fido cane Tobia alfianco e persino il gatto Lucifero, per-ché è malefico, ma mi fa ridere... Ov-viamente voglio anche l'abito per ilballo fatto di sei metri di velo coloredel cielo! Il che equivarrebbe ad unasalatissima creazione d'haute coutureche con ogni probabilità non potrò

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mai permettermi nella vita. È l'unicopezzo d'abbigliamento degno dellamoda Cenerentola, a parte le scarpet-te di cristallo. Gli altri sono stracci.Mi ci vorrebbe la MasterCard delprincipe azzurro per agguantare ilpreziosissimo abito (di fate madrine -ahimè - non vedo traccia; sono raris-sime nelle esistenze femminili perchépurtroppo tante donne prediligono lacompetizione alla solidarietà di gene-re!). Ma finché rimango accanto al fo-colare domestico, angelica e dimessa,tutta dolcezza e sacrificio, non vedròun soldo bucato. Meglio andare a farela colf a pagamento da qualche parte!Almeno mi pagano i contributi e laCenerentola la faccio a modo mio.Sì, perché il film Disney, ed ancor pri-ma la celeberrima fiaba della tradi-zione, finiscono con il classico happyend “e vissero felici e contenti”, ta-cendo non a caso sul seguito della sto-ria. Affacciandoci su tale futuristicoscenario ci si spalancano visioni im-previste. Infatti la dura realtà insegnacome gli uomini, soprattutto se inge-gneri, non anelino ad una “principes-

sa rosa”, tutta da coltivare con cura eda coccolare, ricoprendola d'abitisontuosi e gioielli scintillanti.Un vero ingegnere, grazie ad unamentalità pratica e risparmina svilup-pata in anni d'indefesso studio, sognacolf e badanti! La mamma amorevoleche accolga ogni suo capriccio. Lacuoca che intavoli per lui manicarettidegni di Gordon Ramsay. La sguatte-ra servizievole il cui pezzo d'abbiglia-mento più trendy sia il grembiule(sporco di cenere ovviamente, in au-tentico stile moda Cenerentola). Gliingegneri insomma vogliono donnetutte moine tipo “geishe”, però divinestiratrici e somme pulitrici. Di grilli intesta non devono averne, perché lestravaganze costano e, a dispetto diqualsivoglia nozione di scienze dellecostruzioni, è risaputo come gli inge-gneri siano di braccio corto!Ma torniamo alla vera storia di Cene-rentola. La virtuosa fanciulla, dopoessere convolata a nozze, scopre che,malgrado principessa, deve mandareavanti da sola non più la casa di ma-trigna e sorellastre, bensì un intero ca-

stello! E ad aiutarla non c'è nemmenoun gigante pulitore alla Mastrolindo oil Mago Merlino de “La spada nellaroccia” che può lavare le stoviglie inun blitz di magia. Pur se la sua condi-zione è apparentemente cambiata, inverità il posto che le spetta è accantoal camino, dove è sempre stato! Certoil focolare è più grande e lussuoso...Infatti a riordinarlo ci vuole il triplodel tempo e non vi dico la fatica a lu-cidare alari e parascintille incastona-ti di diamanti!Di fronte a tanta “sfiga” Cenerentolacapisce che la sua favola è un biecobluff: a furia di spazzare e ramazzare,non ha certo il tempo di godersi l'esi-stenza e di sfruttare i privilegi che lasua condizione di nobiltà meriterebbe.Allora cambia fiaba e se ne va dal Ma-go di Oz, sorta di strizzacervelli che leregala una certezza: per realizzarsideve divenire regina, non di un regnoqualsiasi, ma della propria vita. Tuttoquello che le serve per essere felice ègià dentro di lei: deve trovare il co-raggio di tirarlo fuori... Ci riuscirà?

Trilly

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Una sentenza del TAR Molise

IN URBANISTICA INGEGNERI EDARCHITETTI HANNO LE STESSE

COMPETENZEIl TAR del Molise, con la recente sen-tenza 348/2014, ha affermato che gliincarichi attinenti all'urbanistica rien-trano nelle competenze sia dell’ar-chitetto che dell’ingegnere.Il giudizio del Tar è stato emesso aseguito del ricorso che il locale Or-dine degli Ingegneri aveva effettuatocontro una Amministrazione Comu-nale colpevole di aver affidato le fun-

zioni di responsabile del servizio diurbanistica e ambiente ad un archi-tetto escludendo, per lo stesso inca-rico, i candidati in possesso della lau-rea in ingegneria.La sentenza ha affermato che la vi-gente normativa sulle professioni tec-niche non consente di discriminare laprofessione di ingegnere da quella diarchitetto se le funzioni da esercita-

re rientrano tra le competenze di en-trambe. È stato quindi ribadito che,secondo il DPR 328/2010, le attivitàdi pianificazione urbanistica e di in-gegneria civile e ambientale rientra-no sia nelle attività dell’ingegnere chein quelle dell’architetto. Sono stati conseguentemente annul-lati i provvedimenti del caso adotta-ti dal Comune.

C.N.

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Nasce “Obiettivo 2.0”

Un nuovo periodico di informazione sultema delle rinnovabili e dell’ambiente

Il Consiglio Nazionale Ingegneri,su proposta del Gruppo di LavoroEnergia, ha accolto favorevolmen-te e con grande interesse la propo-sta di collaborazione avanzata daRinnovabili.it volta alla creazionedi un periodico di informazione sultema delle rinnovabili e dell’am-biente da inviare agli ingegneriiscritti agli Ordini provinciali.“Obiettivo 2.0” rientra perfetta-mente negli obiettivi del GdLEnergia che è stato istituito dalC.N.I. per attivare politiche pro-fessionali nel settore energetico edazioni di proposte e verifica sulleleggi e le normative di settore, iltutto con una costante interfacciaed in collaborazione con gli Ordiniprovinciali.Per finalizzare al meglio l’attivitàsi sono attivati contatti con i variMinisteri competenti ed Enti di ri-ferimento che si occupano delleproblematiche energetiche in sen-so lato.Il GdL inoltre si è fatto promotoredi diversi protocolli d’intesa che ilCNI ha stipulato con Enti che svi-luppano attività nel settore dell’e-nergia e degli impianti in generale;in particolare si ricordano quellicon il CEI, l’AEIT, il CTI.Sono inoltre in corso di valutazio-ne ulteriori protocolli d’intesa conil GSE ed altri organismi pubbliciche operano nel campo dell’ener-gia e della normativa di settore.È, tra l’altro, in fase di predisposi-zione un “Position Paper” sull’e-nergia, in sintonia con il Centro

Studi del C.N.I. volto a concretiz-zare una precisa idea degli inge-gneri sul tema dell’energia sullabase del PEN (Piano EnergeticoNazionale) e sul SEN (StrategieEnergetiche Nazionali)In quest’ottica la collaborazioneeditoriale con Rinnovabili.it nonpuò che implementare positiva-mente attraverso l’informazionepuntuale sul tema delle rinnovabi-li, il lavoro del GdL e le politichedel C.N.I. nel campo dell’energia.È anche auspicabile, e soprattuttoopportuno, che giungano contribu-ti attraverso articoli, approfondi-menti tecnici, casi studio, dagli Or-dini provinciali, dalle loro com-missioni energia/impianti, e daogni ingegnere iscritto. I presup-posti per creare un qualificato edautorevole “pensatoio” sui temienergetici ci sono tutti; quindi par-tiamo, con grande entusiasmo, perquesta nuova avventura di infor-mazione e comunicazione.Buona lettura.

Armando ZambranoPresidente C.N.I.

Gaetano Fede Consigliere C.N.I.

Responsabile area Energia

(da NEWLETTER del Consiglio NazionaleIngegneri)

Per comprare o venderecasa

LA NUOVAGUIDA

DELL’AGENZIAENTRATE

Se dobbiamo vendere o comprarecasa - e vogliamo sapere tutto sullealiquote delle imposte, sulleagevolazioni o sulle detrazionipraticabili - possiamo utilizzare lanuova Guida dell’Agenzia En-trate.Si tratta di un panorama comple-to di istruzioni, av ver ten ze ed es-empi messo recentemente a dis-posizione degli interessati nellaserie “L’Agenzia Informa”, con iltitolo “Fisco e casa: acquisto e ven-dita”. In pratica una rassegnacompleta di istruzioni per assistereil contribuente nel suo tribolatocammino fiscale durante l’ac-quisto o la vendita di unaabitazione.Ecco qui accanto alcune immag-ini della nuova guida che è appuntoconsultabile sul sito internet del-l’Agenzia delle Entrate al link“www.agenziaentrate.gov.it”.

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Dalla mozione finale del 59° Congresso Nazionale Ingegneri

ECCO I VENTINOVE PUNTIGli ingegneri italiani, riuniti nel 59° Congresso Nazionalein Caserta,

IMPEGNANOil Consiglio Nazionale Ingegneri

1. A proseguire nell’attività di valorizzazione della Retedelle Professioni Tecniche, soggetto fondamentaleper l’interlocuzione con il Governo, il Parlamento e leistituzioni pubbliche, in tutti i settori;

2. A mettere in comune, tramite la Rete delle Professio-ni Tecniche, strutture (Centri Studi, Fondazioni, ecc.),energie e risorse, per rendere più efficace e visibile l’a-zione di supporto e collaborazione alla predisposizio-ne e definizione di progetti e programmi per lo sviluppodel Paese, nonché per la definizione, già avviata, di unregolamento comune per il mutuo riconoscimento deiCrediti Formativi;

3. A consolidare il rapporto con le altre professioni, nonsoltanto dell’area tecnica, per conseguire maggiore at-tenzione dalla politica e dalle istituzioni pubbliche e farsì che le proposte della categoria, attraverso la condi-visione, ottengano pieno riconoscimento;

4. Ad intensificare i rapporti e le occasioni di confrontoe scambio, anche culturale (v. Prima Conferenza degliIngegneri del Mediterraneo), tra le diverse organizza-zioni internazionali degli ingegneri, non solo europee,per promuovere la figura dell’Ingegnere ed il ricono-scimento della sua peculiarità all’interno del sistema eco-nomico e sociale;

5. A lavorare per la definizione delle modalità che con-sentano ai professionisti, mediante il riconoscimentodelle loro specifiche capacità e responsabilità, di in-tervenire in funzione sussidiaria della P.A. nell’ambi-to del rilascio di pareri e attestazioni, allo scopo di ri-durne i tempi di rilascio ed i relativi oneri economici,anche promuovendo corsi di formazione comuni tra pro-fessionisti e dipendenti degli enti locali;

6. A incentivare i processi di semplificazione e ammo-dernamento della pubblica amministrazione nelle suearticolazioni nazionali, regionali e locali, sostenendoil progetto di riforma del titolo V della Costituzione,partecipando attivamente all’attuazione dell’Agenda Di-gitale nonché promuovendo la diffusione dei dati

della P.A. (Open Data) al fine di consentire la creazionedi opportunità di lavoro nei tre settori;

7. A ribadire in tutte le sedi la centralità del progetto edil valore dell’idea progettuale, stimolando il ricorso aiconcorsi di progettazione e lavorando per ottenere il giu-sto riconoscimento – anche economico – di tale spe-cifica e rilevante attività intellettuale;

8. A promuovere l’istituzione di un Fondo di Rotazioneper sostenere le attività di progettazione finalizzate adutilizzare i finanziamenti dei programmi e degli inter-venti europei 2014-2020;

9. A rivendicare presso il Governo ed il Parlamento l’as-soluta necessità, a tutela della qualità della prestazio-ne, e quindi, della collettività e della committenza pub-blica, della piena applicazione del Decreto Ministeriale143/2013 per la determinazione dei corrispettivi da porrea base d’asta per l’affidamento dei servizi di ingegne-ria ed architettura, privilegiando i sistemi di aggiudi-cazione non riferiti al solo criterio del prezzo più basso;

10. Ad agire per promuovere e valorizzare i giovani pro-fessionisti attraverso una modifica del mercato del la-voro basata sulla piena affermazione dei principi di li-bera concorrenza, trasparenza e par-condicio; la ri-mozione delle storture normative che ancora oggi con-sentono rendite di posizione, situazioni di vantaggio perla parte pubblica a danno del sistema della libera pro-fessione; il supporto alla ricerca e alle azioni a favoredei temi legati alla sharing economy e alle smart cities;

11. A sviluppare iniziative atte a promuovere il riconosci-mento delle competenze e delle professionalità degli in-gegneri dell’informazione, con particolare riferimen-to al settore degli appalti pubblici ICT, affermandoneil ruolo per l’innovazione digitale della Nazione e perla tutela della sicurezza dei cittadini;

12. Ad impegnarsi ulteriormente per la revisione della di-sciplina delle Società tra Professionisti (STP), mediantela definizione di un inquadramento fiscale e previ-denziale coerente con il modello societario adottato eattraverso l’estensione, a tutti i modelli societari ante-cedenti (v. società di ingegneria), dell’obbligo d’iscri-zione all’Albo, con conseguente sottoposizione alla po-testà disciplinare dell’Ordine professionale, nonché del-l’assolvimento degli obblighi assicurativi;

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13. A lavorare per l’accoglimento delle proposte fiscali, ela-borate dal CNI e dalla Rete delle Professioni Tecniche,che – non comportando oneri per le casse dello Stato– permettono una rimodulazione del concetto di auto-noma organizzazione ai fini dell’assoggettabilità dei pro-fessionisti all’IRAP e all’estensione al 100% della de-ducibilità delle spese sostenute per l’aggiornamento pro-fessionale, nonché a proporre misure di detrazione deicosti sostenuti dai soggetti privati per le prestazioni diingegneria connesse ad interventi in materia di sicurezzae sostenibilità;

14. A sviluppare l’attività di certificazione dei corsi di stu-dio in ingegneria svolta dall’Agenzia QUACING, perl’accreditamento EUR-ACE, nell’ottica dell’armo-nizzazione con i processi in campo europeo nonché peril rilascio dell’attestazione EUR-ING;

15. A dare concreto avvio all’attività dell’Agenzia per laCertificazione Volontaria delle Competenze;

16. A potenziare la produzione di norme tecniche volon-tarie prestazionali;

17. Ad affidare alla normativa cogente solo le disposizio-ni direttamente connesse alla sicurezza, coinvolgendonella loro formazione tutti gli attori del processo edi-lizio, del sistema scientifico e della ricerca, nonché diquello imprenditoriale;

18. A porre in essere tutte le iniziative necessarie per darepiena attuazione all’accordo concluso con UNI che hapermesso a tutti gli iscritti di accedere alle norme, tra-mite modalità informatiche e a costi bassissimi, graziealla convenzione cui stanno aderendo e aderiranno i ri-spettivi Consigli degli Ordini, estendendo queste atti-vità anche ad altri enti di normazione, tra i quali in par-ticolare il CEI;

19. Ad agire per far sì che il Ministero della Giustizia ac-colga le richieste degli ingegneri per il completamen-to della riforma delle professioni per quanto concernela riorganizzazione su base territoriale degli Ordini pro-fessionali, la modifica del DPR 328/2001 in tema diesame di stato e competenze professionali, rimedian-do ad alcune lacune ed ambiguità ancora oggi presen-ti, nonché introducendo l’attribuzione ai Consigli Na-zionali della potestà di emanazione e aggiornamento deiCodici Deontologici di Categoria;

20. A proseguire nel lavoro di diffusione, conoscibilità e con-creta applicazione del nuovo Codice Deontologico e dellaCarta Ecoetica in funzione di sviluppo della cultura dellalegalità, riconoscendo che essa è requisito imprescin-dibile per elevare la competitività di un territorio;

21. A favorire le condizioni perché l’ingegnere possaesplicare a pieno la propria attività verso la sostenibi-

lità ambientale, l’efficienza energetica, la costruzionedi città intelligenti;

22. Ad attivarsi nei confronti del Governo e delle istituzionicomunitarie affinché tutti gli investimenti degli enti lo-cali, finalizzati alla mitigazione dei rischi (sismico, idro-geologico, idraulico, incendio, ecc.) per la tutela dellapubblica incolumità, siano esclusi dal rispetto del vin-colo del Patto di Stabilità;

23. A porre in essere il massimo sforzo perché le autoritàpubbliche, unitamente alla società e alle imprese,prendano coscienza dell’importanza della prevenzio-ne e della programmazione, a tutela della sicurezza edella salute dei cittadini, per evitare il ripetersi di emer-genze e calamità naturali; obbiettivo da raggiungersianche mediante la realizzazione di una aggiornata map-patura, sotto il profilo del rischio sismico ed idrogeo-logico del territorio nazionale, generata attraversol’uso di strumenti informatici innovativi per le segna-lazioni in tempo reale dei dissesti e delle situazioni dirischio verificabili sul territorio, con rinnovata atten-zione all’ambiente e alla sostenibilità di ogni intervento;

24. A proseguire i rapporti di collaborazione con la Pro-tezione Civile anche al fine di far crescere cultura e com-petenza nell’ambito delle emergenze territoriali;

25. Ad agire in accordo con la Conferenza Per L’Ingegneria(CoPI) per l’introduzione di attività di formazione for-male in materia di europrogettazione (progettazione con-nessa all’utilizzo dei fondi e dei programmi europei)e promuovere analoga formazione informale per gliiscritti attraverso una collaborazione tra CNI, ScuolaSuperiore di Formazione e Ordini territoriali;

26. A continuare ed incentivare il confronto con l’Università,affinché l’insegnamento accademico mantenga o re-cuperi gli standard della nostra tradizione ingegneristica,e l’avvio di iniziative ed attività culturali che palesinoogni dove la forza del sapere, non solo disciplinare, dellanostra ingegneria;

27. A dare attuazione a processi che facciano di “OFFICINACITTÀ” un momento importante di rivalutazione delruolo degli ingegneri e degli Ordini per l’innovazione,pianificazione territoriale e gestione dei sistemi com-plessi;

28. A procedere nell’attività di riorganizzazione del Con-siglio Nazionale e degli Ordini Territoriali per accre-scerne la capacità di erogare con efficacia ed efficien-za servizi agli iscritti;

29. Ad individuare, per i successivi congressi, opportunemodalità per consentire la partecipazione delle altre com-ponenti del mondo ingegneristico.

(a cura di S. M.)

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Con il Decreto dello scorso 10 gen-naio 2014 i ministeri del Lavoro edelle Finanze hanno autorizzato tut-ti gli enti previdenziali dei liberi pro-fessionisti, compresa quindi la nostraInarcassa, ad agevolare i propri iscrit-ti che, dato il continuo calo dei red-diti, risultano spesso "creditori di im-posta". Si tratta in sostanza di con-sentire che i debiti previdenziali daversare ad Inarcassa per coloro chesono a credito con lo Stato possanoessere compensati appunto con talieventuali crediti d’imposta. E ciò puòpermettere a tali liberi professionisti

iscritti, che sono numerosi, di non do-versi indebitare per pagare Inarcas-sa.Tuttavia l'agevolazione consentita daldecreto, per poter essere inserita a re-gime, necessita di una modifica pre-ventiva del regolamento generale chedeve essere deliberata dal Comitatonazionale dei delegati di Inarcassa.Anche la "Federarchitetti" (sin dacatonazionale architetti liberi professio-nisti) ha espresso un parere favore-vole a tale norma ritenendola "nonsolo opportuna ma anche necessaria,perché contribuisce, come hanno già

fatto le Casse dei geometri e dei gior-nalisti, ad alleviare il peso economi-co tra i crediti e i debiti, tra l’averedallo Stato ed il dare per la previ-denza”.In maniera analoga molti altri iscrit-ti hanno invitato i delegati e la stes-sa presidenza di Inarcassa ad attuarel’agevolazione in modo da arrivaread una sollecita approvazione dellamodifica del regolamento, necessa-ria a recepire il decreto ministerialenell’interesse di una larga parte de-gli iscritti.

C.N.

L'agevolazione non è attuata da Inarcassa

ONERI PREVIDENZIALI COMPENSATICON CREDITI D’MPOSTA

Inarcassa comunica

POSSIBILITÀ DI DEROGA AL VERSAMENTODEL “MINIMO SOGGETTIVO”

Gli associati ad Inarcassa che pensano di dichiarare unreddito 2014 inferiore a 15.690 euro, già quest’anno pos-sono non versare il contributo soggettivo minimo e pa-gare, a dicembre 2015, il solo 14,5% del reddito effetti-vamente prodotto. Si tratta di una modifica normativa che costituisce un’ul-teriore opportunità di sostegno agli associati e confermala flessibilità degli strumenti che Inarcassa offre per unacostruzione sempre più personalizzata del proprio per-corso previdenziale. La nuova norma prevede la possibilità di derogare al-l’obbligo della contribuzione minima soggettiva per unmassimo di 5 anni – anche non continuativi – nell’arcodella vita lavorativa, per chi produce redditi inferiori alvalore corrispondente al contributo minimo soggettivo. L’anzianità utile alla pensione sarà riconosciuta in misuraproporzionale, come in analoghi ambiti previdenziali, a

quanto versato nell’anno ma, poiché contribuire poco si-gnifica godere di una minore pensione futura, si potrannointegrare gli importi dovuti entro i cinque anni successivie assicurarsi così l’anzianità previdenziale completa. Chi vorrà usufruire di questa nuova possibilità, da que-st’anno potrà versare il solo contributo minimo integra-tivo e di maternità. Pur non pagando il contributo mini-mo soggettivo, conserverà comunque tutte le prestazioniassistenziali offerte dalla Cassa: la polizza sanitaria, l’in-dennità per inabilità temporanea, mutui, sussidi per par-ticolari casi di disagio economico e per figli conviventicon gravi disabilità, così come l’accesso ai finanziamen-ti agevolati per l’attività professionale e le prestazioniprevidenziali di natura assistenziale (invalidità, inabilitàe indirette).

(da Inarcassa.it)

QQUUII INARCASSA

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