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68 Fedeltà del Suono N.130 Settembre 2006

HI-END MAGAZINESCHEDA D’ASCOLTO di Andrea Della Sala

Ma, chissà perché, forse per purospirito campanilistico, mero pro-vincialismo, o terribile fanatismo

autoreferenziale, sono tremendamentetentato di pensare che solo le emozioniche può dare la musica, se uno le riesce asentire (non tutti, ahimè, nontutti ci riescono…),p o s s a n o

letteralmente portare alla com-mozione.E, per una conseguenza logica che forsevedo soltanto io, quando un appassionatodi alta fedeltà, appassionato di alta fedel-tà che sia tale esclusivamente per il beneed il servizio che questa disciplina puòrendere alla fruizione consapevole e criti-ca della più alta delle arti, incappa inimpianti capaci di sfondare lo spazio eignorare il tempo, di trasportare chi ascol-ta in un universo parallelo che si accendee si spegne a piacimento, di catturaretotalmente l’attenzione e quasi indurre areprimere la respirazione per non turbareuno spettacolo domestico di vertiginosamaestà, ebbene questo appassionato nonsolo si invaghisce dell’oggetto, non solocolma il proprio cuore di stima e rispetto

per chi quell’apparecchiatura la deve purin qualche modo avere assemblata ma ini-zia un vero e proprio rapporto di suddi-tanza psicologica e dipendenza fisica.Nelle condizioni di infatuazione appena

descritte si trova ormai il vostroumile recensore che, ormai da un paio dimesi, nella sua nuova sala d’ascolto – abi-tazione gode, e aggiungo gode sconfina-tamene, della compagnia dei due finalirusso-americani. Per una sconosciuta sin-drome capace di gestire maliardamenteuno dei più plateali esempi di innamora-mento collettivo mai sperimentato nellanostra redazione, questo è quello che èaccaduto a tutti coloro che il sottoscritto,in preda a drammatiche allucinazioni, aderagliamenti logici, a scompisciati grido-lini di sconcia ammirazione, ha invitatonella nuova casa, cioè nella nuova salad’ascolto con uso di cucina, per essererealistici.Questi finali, di cui vi riporto soltanto la

mia personale esperienza di ascoltorimandando all’articolo dell’Ing. Chiap-petta per le descrizioni degli interessantiaspetti tecnici, fanno parte di un gruppodi oggetti realmente eccezionali che ulti-

mamente ci sono piovuti

addosso inredazione e di

cui, nei mesi avenire, potrete leggere sulle pagine dellanostra-vostra rivista.Forse però rappresentano realmente la piùgrande sorpresa che in tanti, ormai tantis-simi, anni di incessante ricerca sul campodella musica riprodotta, mi sia, ci sia,capitato di vivere.A giudicare infatti proprio dalle reazionidei miei invitati, o le emozioni scaturisco-no da potentissime allucinazioni collettivedegne di un memorabile festino organiz-zato da Bob Marley a casa di Hendrix, o illivello qualitativo del suono prodotto daidue Lamm M 1.2 inseriti nel mio impian-to ha, come di fatto ha, raggiunto vetteinsospettabili.E coloro che non si aspettavano un livel-

AMPLIFICATORI FINALI MONO LAMM AUDIO LABORATORYM 1.2 REFERENCEAH! L’AMMORE!Le persone più sensibili alle emozioni fruibili dall’ascolto della musica riprodotta sanno perfettamente quanto sto peraffermare. Si, loro sanno che un oggetto, un apparecchio pensato per abbattere quanti più veli tra se stessi e la musi-ca, può, se questa cosa all’apparecchio riesce bene, fare letteralmente esplodere l’amore tra l’ascoltatore e l’oggettosonante. Un po’ come quello che accade tra un pilota e la sua macchina da gara, un fantino e il suo purosangue, unpianista e il suo Steinway.

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Fedeltà del Suono N.130 Settembre 2006 69

lo prestazionale così elevato sono personenon esattamente alle prime armi nel giu-dicare un suono.Andio Morotti, Bebo Moroni, FulvioChiappetta hanno assistito insieme a menon soltanto ad una spettacolare dimo-strazione di cosa può fare e fin dove puòarrivare la vera alta fedeltà, ma, comepotrete leggere nei loro ascolti, hannopreso parte ad un evento che li ha, perl’appunto, emozionati.Oggettivamente ora è molto difficileriportare il clima di incredulità, di asso-luto silenzio, di stupefatta, bonariaattenzione allo svilupparsi del messaggiosonoro.Semplicemente l’impianto costituito dallettore CD Naim CD 555, dal preamplifica-tore Klimo Merlin Ls plus (un vecchioleone che, se adeguatamente supportato, ese inserito nell’impianto giusto, fa ancorala sua porca figura!), dai cablaggi WhiteGold Infinito FII e Shunyata, dalle dueincredibili piccole torri di Kharma, leCeramique 3.2, e infine dai due finaliLamm faceva sognare.Questo sogno è stato reso possibile in pri-mis dalla infinita ariosità dell’intero siste-ma, dai cavi ai diffusori, dal lettore aifinali.Ma quello che i Lamm M 1.2 Referencehanno apportato è qualcosa di più vicino

alla magia che alla (seppur raffinatissima)elettronica.Infatti, anche se nulla in questi amplifica-tori è stato men che maniacalmente cura-to sia in termini progettuali che di compo-nentistica, la prestazione è ancora troppoelevata per non dipendere in una qualchemisura dalle superiori capacità inventive,intuitive e fors’anche morali aggiungerei,di Vladimir Lamm.Costui, mente pensante ed emblema delleLamm Audio Industries di Brooklyn èriuscito a produrre qualcosa di davveroepocale in un mondo che pensava di aver-le viste, e soprattutto sentite, tutte.I due M 1.2 Reference sono degli amplifi-catori ibridi funzionanti completamentein classe A fino al dato di targa che livede capaci di erogare 110 W su otto ohmdi carico.Al variare di questo cambiano sia lepotenze espresse che la classe di funzio-namento.I due finali sono realizzati, al solito perLamm, in un telaio che nulla concede aldesign o allo sfarzo.Ogni centesimo destinato a pannelli inacciaio spazzolato, a legni di rovere anti-co, a stampi di titanio qui è stato investi-to in ricerca, ricerca pura e nella compo-nentistica di più alto livello rintracciabileoggi.

Per cui nel pannello frontale non trovia-mo altro che le due maniglie necessariealla movimentazione e un led rosso chelampeggiando per un certo periodo all’ac-censione decreta la messa in stand bydella macchina e rimanendo acceso poi ilnormale funzionamento.Posteriormente la cosa si fa più interes-sante perché oltre agli ingressi rca (inver-tenti o meno a seconda di quale dei due sicortocircuita con un apposito spinotto) edXLR, sono presenti la levetta dell’accen-sione (che si deve, per un surplus di sicu-rezza, prima tirare verso l’esterno deltelaio e poi piegare in basso) e un secon-do selettore deputato al settaggio dell’im-pedenza di lavoro.Ho provato ad utilizzare questo comandospostando più volte il selettore dalla posi-zione che prevede l’uso di un sistema dialtoparlanti che lavora tra uno e sei ohm(le Kharma sono dichiarate per un’impe-denza media variabile tra i sei e gli ottoohm) e quello che gestisce i carichi da ottoohm in poi ma ho sempre, invariabilmen-te, preferito la prima posizione perchécapace di offrire un suono più a fuoco efluido.

IL SUONOSono di fronte ai primi finali a stato soli-do (ancorché ibridi diciamo che sono

Un signor retro per un signor amplificatore. A sinistra in alto gli ingressi RCA per preamplificatori invertenti e XRL. A sinistra a metà l’inter-ruttore da tirare e abbassare; a destra in alto i connettori per le uscite di potenza sdoppiati; a destra in basso il selettore dell’impedenza.

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molto più allo stato solido loro dei mieimonotriodi di riferimento!) che riescononon solo a rapire i sensi ma lo fanno conuna dose di energia e controllo che lette-ralmente invadono lo spazio fisico tra loroe l’ascoltatore.I Lamm controllano ogni più ripostaregione degli altoparlanti, i loro impulsisono perentori, la loro velocità conferisceun nitore stentoreo, una chiarezza, nelsenso di intelligibilità del messaggioporto, ai massimi livelli ma lo fanno, e quista essenzialmente la magia, confezionan-do il tutto con una dose diariosità, cesello, dolcezza enaturalezza strabilianti.Ancor più strabilianti per-ché si percepisce chiara-mente come non ci sia labenché minima traccia diroll-off, la minima flessio-ne sul versante di un’altis-sima definizione.Se non è magia, se non èun miracolo questo, non sodi cosa vogliamo parlare.Un’indescrivibile massad’aria viene messa inmovimento con unasoprannaturale capacità dicompattarsi e rarefarsi.Con olimpica sapienza levibrazioni riproduconoquelle generate dagli stru-menti nel momento dellacattura del suono e, oracome allora, percepiamoriverberi tali da disegnare,dal nulla, l’involucro incui quegli stessi strumentivenivano suonati.Percepisco il suono a ritro-so: prima, quel tale giorno,in quel tale posto, la dire-zione è stata quella che vadalla corda sfregata dal-l’archetto verso il microfo-no, poi, dopo essere stataeternata nel supporto dis-cografico, estratta edamplificata, la stessavibrazione, qui, oggi, simuove a ritroso e dalledelicatissime, eteree mem-brane degli altoparlanti torna a collocarsinel punto esatto della sua genesi.Le mie orecchie, il mio cervello tradito,dicono che è assolutamente così.La grande intuizione alla base della ripro-duzione stereo, spinta alle sue massimepossibilità affabulatorie, inganna comple-tamente i sensi e induce a vedere quel chenon c’è, dimentichi del fatto che quelloche ascoltiamo e, quindi, vediamo è lasomma dei suoni emessi dai due diffusori.È, ancora, la quantità dei vari piani sono-ri, la loro tridimensionalità, lo spaziovuoto tra un suono e un altro a celebrarela grandezza di Vladimir Lamm e delle suecreature.

L’incredibile, psichedelica ricostruzionespaziale di cui sono capaci questi finali èla inevitabile, improcrastinabile conse-guenza di un estremo acuto che non hapiù nulla di elettronico sin nella sua piùintima natura.L’impulso, necessariamente artificiale, cheviene dato in pasto alle bobine dei duealtoparlanti, riesce, mirabilmente amalga-mandosi e fondendosi con la natura mec-canica dei trasduttori a prendere vita,come si trattasse di quei registratori ado-perati dai medium per osare comunicare

con le anime dei trapassati, come se l’in-tero impianto non fosse altro che unagagliarda antenna puntata sul passato,sintonizzata nel momento in cui qualcunosuonava e qualcun altro lavorava per iposteri intrappolando un qualche squarciodi realtà per l’eternità.La regione delle frequenze medie è quelladove nasce il fluido che pervade ognicosa, essa è vaporosa e al tempo stessotrasparentissima, come d’altronde l’interospettro di frequenze riprodotte.Il suono sgorga dalla parete di fondo,ridondante, rigoglioso, denso, capace dimettere in vibrazione l’intera massa d’ariacontenuta nella sala d’ascolto.

Tutto suona, tutto partecipa, tutto vibra.Ed è proprio nel medio che si compie ilmiracolo di cui questi amplificatori sonocapaci: la presenza strabiliante delle voci,capaci di venire riprodotte con una pie-nezza armonica di inusitata copiosità.Quando la velocità, il dettaglio, il colo-re vivido dei suoni, sono magistralmen-te coniugati con questa ariosità, questocesello perfettamente chiaroscurato, èdannatamente complicato riuscire a sle-gare una porzione di frequenze daun’altra.

Ma, se proprio devo insi-stere, riporto del basso.Il basso è frenato, con-trollato, velocissimo elimpido.L’intelligibilità è ai livellimassimi, lo spazio fra duenote è silenzioso, a menodelle code, fluide esovraccariche di armoni-che, che però non sisovrappongono, atte-nuandolo, all’attacco suc-cessivo; questo silenziolascia intravedere meglioquello che c’è dietro ren-dendo possibile fruire dimoltissimi dettagli, vivi, esoprattutto lasciando pas-sare più informazionianche riguardo all’into-nazione, alla timbrica,alla dislocazione spaziale.Il ritmo, la macrodinami-ca sono su livelli, e cimancherebbe, altissimi.In special modo il volumea cui è possibile ascoltarein maniera pura e indi-storta è qualcosa a cuipersonalmente non sonoabituato.E neanche il vicinato.Non stancano, non stra-pazzano l’ascoltatore.I due finali riescono adessere liquidi e meravi-gliosamente naturali nellagestione dei pianissimocosì come in quella deipieni orchestrali, corretti

e commoventi con qualsiasi percussionedella quale danno la sensazione di cono-scere l’esatta tempistica di quanto devedurare il transiente e di come e dove deveessere collocato.In corsa mi è stato recapitato il nuovopreamplificatore Viola Cadenza, unoggetto di cui vi parleremo a lungo per-ché, anch’esso, dannatamente bensuo-nante.Ebbene, scollegando il Merlin e utilizzan-do il pre di Tom Colangelo, se possibile, ilsenso di ariosità è perfino aumentato, ilmedio, leggermente più arretrato, ha por-tato con se un certo allontanamento dellascena sonora conferendo ancor più fasci-

Un circuito imbarazzante con al centro una magica valvolina.

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Il nuovo CDP della Naim suona, infatti,come non avevo ancora sentito suonareuna macchina PCM e quindi garantisceun segnale estremamente ricco, detta-gliato e autorevole. E’ condizione essen-ziale che in un impianto il segnalenasca bene perché, nel suo percorso avalle della sorgente, si possono averesolo dei peggioramenti e mai dei miglio-ramenti. Il Klimo Merlin LS + lo cono-sco come le mie tasche: è un valvolaredi rango, anche se ormai con parecchianni di onorata carriera sulle spalle.Tende ad addolcire lievemente il suono,pur mantenendosi sempre adeguata-mente trasparente. I diffusori Kharmasono dei mostri di coerenza, velocità etrasparenza: dei due vie che sembranodei monovia (il che è un gran bel com-plimento) dalla risposta in frequenzaincredibilmente estesa, lineare e accura-ta. Il cavo White Gold F2, infine, dà lamassima garanzia di correttezza ed effi-cacia sotto tutti i parametri sonici con-siderabili. Con queste premesse diventafacile rendersi conto di come suonano iLAMM: la sorgente legge ogni più pic-cola informazione; il pre è un classicodel suono dei tubi; i cavi non si mangia-no un’informazione a morire e i diffuso-ri sono una finestra aperta sul suonodella catena a monte. È praticamenteimpossibile sbagliare il giudizio suifinali.E il giudizio è strepitoso, anche per chi,come me, fa da sempre lo sforzo di nonlasciarsi prendere dall’entusiasmo del-l’amante del bel suono, ma cerca dimantenere la necessaria lucidità critica.La parola d’ordine è naturalezza.Naturalezza nella timbrica, prima ditutto. I LAMM suonano con un’accura-tezza strepitosa, tanto che non c’è infor-mazione, per quanto minima, che venganascosta, non c’è sfumatura, per quantoinsignificante, che venga mascherata odeformata. Ma tutto questo viene fattosenza alcuna sottolineatura: gli M1.2non dicono: “Attenzione! Notate questopassaggio! Considerate la resa di questostrumento!”. No, fanno tutto come deveessere fatto senza pavoneggiarsi, senzafarlo pesare. Ma lo fanno veramentebene, direi eccezionalmente bene. Ilsuono viene fuori che sembra scolpito,dal gran che è definito ed accurato. Maè una scultura di una levigatezza cano-viana, che toglie qualunque senso dipesantezza senza però toccare il reali-smo a tutto tondo dell’insieme.

La gamma bassa sa essere ferma edautorevole senza mai diventare inva-dente e massificante. Il merito va allasua eccellente articolazione e a un leg-gerissimo cenno di rotondità che nontoglie nulla alla consistenza delle ottaveinferiori, ma conferisce loro quel garbo,quel sapersi presentare che aiuta nonpoco il realismo. Direi che il basso deiLAMM è sferico piuttosto che cubico.Forse in questo c’è anche un po’ di aiutoda parte del Merlin, ma certo non sono(solo) opera sua l’estensione, l’accura-tezza e la solidità che connotano lariproduzione dei bassi. Insisto ancorasull’argomento, perché mi sembra unottimo biglietto da visita per i LAMM: lagamma bassa non è mai gonfia, né maivuota; non cerca di apparire più vistosadi quello che è perché non ne ha asso-lutamente bisogno, né cerca di masche-rarsi dietro un’eccessiva sottolineaturadell’articolazione perché ciò andrebbe ascapito della naturalezza timbrica. E iLAMM rifuggono da ogni sotterfugio eda ogni furbata. La gamma media incanta. Dà l’impres-sione di essere nello stesso tempo per-fettamente neutra e in possesso di unaimpalpabile vena di calore che dà fee-ling a tutto l’insieme. Ma non è un calo-re che deriva dall’enfatizzazione di unafrequenza; è un calore assolutamentenon vistoso che abbraccia tutte le mediefrequenze e, un po’, anche le medio-alte, senza mai diventare appariscente,ma evidenziandosi più come lucentezzae luminosità. Ecco: la naturalezza dellagamma media è fondamentalmente con-notata da quattro caratteri: levigatezza,lucentezza, fluidità e ariosità. Attenti anon confondere la levigatezza con lapiattezza! Il suono è estremamente con-trastato, ma ogni variazione di livello,anche quella più... appuntita, non è mairuvida, mai solo sbozzata, ma sempreestremamente rifinita: appunto, leviga-ta. La fluidità, da parte sua, è il segnaledi una grande facilità di emissione: iLAMM suonano senza sforzo apparente,neppure nei passaggi più complessi. Lamusica esce come un getto continuo eanche i silenzi, davvero… silenziosi,assumono in questo contesto un fascinoe una musicalità tutti particolari.L’ariosità è, almeno in parte, frutto dellagamma alta, che non solo è accurata,garbata e ben rifinita, ma anche, appun-to, estremamente ariosa, senza peròdiventare mai particolarmente leggera. I

LAMM non cadono proprio nella tenta-zione di togliere corpo agli acuti persostituirlo con un’ariosità diafana einconsistente. L’estremo superiore dellabanda audio non ha, naturalmente, lamassività del basso, ma conservacomunque la capacità di riprodurre glistrumenti a tutto tondo, senza, per dipiù, lasciare indietro nessuna di quellearmoniche superiori che sono cosìimportanti per definire il timbro.Insomma, una gamma alta perfettamen-te all’altezza delle altre. La naturalezza, che vi dicevo essere ilmarchio connotativo dei LAMM, siestende a tutti i parametri del lorosuono, a cominciare dalla dinamica, chesa essere straordinariamente realisticasenza avventurarsi sul terreno dellaspettacolarità fine a sé stessa. Questi finali sono velocissimi senzafarlo notare e sanno mantenere il suonopulito e assolutamente intelligibileanche nei più complessi picchi orche-strali. Inoltre, se ben assecondati dalresto dell’impianto, sanno collocarevoci e strumenti all’interno di un palco-scenico estremamente realistico perdimensioni, stabilità ed accuratezza. E’ certamente vero che la riproduzionedomestica della musica è una sorta divirtualità sonora, ma quando unimpianto utilizza componenti come iLAMM questa virtualità assume i carat-teri di un realismo sconcertante. Allora davvero uno non si pone piùdomande del tipo: “valvole o stato soli-do?”, perché davanti a una resa sonicadi una tale musicalità e naturalezza,davanti a una coerenza così radicale,davanti a una tale neutralità timbrica,davanti a una dinamica così accurata,interrogativi di questo tipo non hannodavvero senso.Certamente è anche merito della felicitàdegli interfacciamenti se già al primoascolto ho potuto scoprire i tanti pregidei finali LAMM. Però è sicuramente merito di questiamplificatori se già al primo ascoltosono riusciti a mettere in luce la lorospiccata personalità. Sono dei finali,indubbiamente, da Olimpo delle ampli-ficazioni, dei finali che, se le mie finan-ze me lo permettessero, non avrei dubbia inserire nel mio impianto personale.Più di 100 Watt con la trasparenza e lamusicalità dei migliori monotriodi.Scusate se, una volta tanto, mi do il per-messo di entusiasmarmi.

IMPRESSIONI D’ASCOLTOdi Andio Morotti

FINALI LAMM M1.2 REFERENCEHo ascoltato questi finali in un impianto con il nuovo CDP CD 555 della Naim, il pre Klimo Merlin LS + e i diffusoriKharma Ceramique 3.2. Cablaggio interamente White Gold Infinito F2. L’impianto del direttore. Una cosa da sogno. Enon è stato neppure particolarmente difficile mettere a fuoco l’apporto specifico dei LAMM al suono finale.

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E se questa somiglianza non fosse solamente este-tica? È un’ipotesi, peraltro molto fantasiosa, vistal’estrema differenza tipologica, circuitale (ma pursempre di una circuitazione in “vera” classe A sitratta) e, in parte, filosofica tra i gloriosi finali dipotenza a bassa potenza in classe A e questi sin-golari ibridi in classe A di potenza veramentenotevole (si parte da 110 watt su 8 Ohm per arri-vare ad oltre 600 su 1 Ohm). Un’ipotesi, dunque,un’ipotesi se vi volessi raccontare baggianate pergiungere ad un certo punto dell’articolo ed escla-mare “oh, meraviglia, l’ipotesi s’era rivelata giu-sta!”. Ma siccome non vi prendo per i fondelli, l’i-potesi l’ho evidentemente già abbondantementeverificata. Ma allora, per rimanere in tema diparagoni, perché, vista l’assonanza estetica, nonparagonarli ai più assimilabili –sempre MarkLevinson ma di “generazione Madrigal”- 20.5?Molto semplice perché alcune delle loro caratteri-stiche sonore- come possiamo definirle? Più inti-me?- ricordano, assai da vicino, e credo che diffi-cilmente si possa fare complimento più grande adun amplificatore, altrettante degli ML 2.Guardate, parliamoci chiaro, ci vuole assai poco,un istante, per rendersi conto della straordinarie-tà del comportamento dinamico e musicale diquesti amplificatori. Quando sono venuti ad installarli nella saletta,dopo dieci minuti che erano accesi, giusto giustoil tempo per entrare minimamente in temperatu-ra, e già avrei potuto scrivere questo articolo.Magari con qualche particolare in meno, ma sicu-ramente le medesime conclusioni.Ma il caso vuole che il buon Della Sala, quandointuisce che c’è qualcosa di eccellente, qualcosa difuori dall’ordinario, cambi decisamente aspetto. Ilvolto, normalmente disteso e solcato fa un piace-vole sorriso fanciullesco, si tende, il colorito siaccende e negli occhi appare, inequivocabile, unlampo assassino. Ed io che di psichiatria Hi-End,ormai me ne intendo non poco, percepisco imme-diatamente lo strettissimo e rapido ragionamentoche si sviluppa in quella frazione di secondo cheporta alla “mutazione”: “li devo avere, li devoassolutamente avere, sono conscio del fatto chefinirò per rovinarmi, ma li devo avere!”. A quelpunto solitamente intervengo con il buon sensotipico di chi nella vita ha finito per spendere nel-l’oggetto del suo lavoro ben più di quanto dal suolavoro ha guadagnato, mi vedo, come un giornosarò, sulle scalinate del Pantheon, con un cappel-lino con l’elica in testa e una busta di Tavernelloai miei piedi, ed esprimo il mio saggio consiglio:“no Andrea, non pensarci nemmeno, tieni fami-glia (non è vero, ma non t’adagiare giovane play-boy che anch’io credevo d’essere la Rocca diGibilterra). Ma hai visto quanto costano?”. Ma peri Lamm ho fatto un’ eccezione, con la bonomiache noi vecchi saggi (saggi e vecchi un par di …)sappiamo tirar fuori quando occorre, non ho dettonulla, anzi, nella grazia dell’infinita comprensio-ne, ho detto “portali a casa e sentili con le Kharmache hai in prova”, che in linguaggio legale silegge come “incitazione a delinquere”.E così è stato, e così questa prova si è atipicamen-te, ma molto azzeccatamene, svolta a casa delDirettore di FdS. E così capiamo (capimmo) comeun oggetto d’assoluta eccezione come questo sicomporta in un ambiente domestico. Ora, se il

mio amore non fosse ormai quasi interamentededicato al vintage e alla ricerca di partnershipinsolite e spesso magnificamente suonanti tra lemie adorate ferraglie, un’ideuzza per una rapinain banca, ascoltando gli M 1.2 Reference con leKharma, mi sarebbe anche venuta. E visto che ilbuon ascolto favorisce la concentrazione, avevoanche ricavato un buon piano: pochi rischi, otti-ma resa. Maledizione all’onestà innata!Ma torniamo all’ipotesi iniziale che, abbiamo giàdetto non essere un’ipotesi ma un fatto: in cosa (elo vedete che l’insana passione del vintagistatorna sempre?) oltreché nella già menzionataestetica, i Lamm M 1.2 Reference somigliano aquegli ML 2 che per me rappresentano uno degliarchetipi “non bypassabili” del buon suono?Vogliamo partire dalla finezza della grana? Benepartiamo dalla finezza della grana, e in base aquesto parametro i Lamm sono, con tutta proba-bilità, i primi finali che riescono a raggiungere ein taluni casi (per esempio sul medio-alto) persi-no a superare la grana virtualmente nulla degliML 2. Non è un aspetto accessorio, non è “una”della caratteristiche, è un elemento che evidenziain maniera talmente straordinaria la differenza traun ottimo, un eccellente componente, e un com-ponente stra-or-di-na-rio, come l’amplificatoreLamm. Significa avere davanti agli occhi anzichéuna lastra di vetro molto puro e molto ben luci-dato o addirittura del miglior cristallo di Boemia,la vita nel suo svolgimento concreto. Aprire unafinestra sul mondo, e osservarne i particolari piùminuti disegnati con una precisione ed unapurezza di tratto, con una definizione degni delmiglior Van Eyk. Lo so che questo paragone trapittura e suono riprodotto lo “porto” spesso, ma selo faccio è perchè di paragone particolarmenteazzeccato si tratta. Ovviamente la pittura e lariproduzione del suono si prefiggono scopi filoso-fici ben differenti: la prima, se è buona pittura, siprefigge d’interpretare la realtà, la seconda difatto lo fa, ma tenderebbe platonicamente, ariproporre la realtà così com’è.E però nella pittura fiamminga lo scopo interpre-tativo e lo scopo rappresentativo naturalistico sicompongono nel medesimo obiettivo: dare senso,luce, rilevanza, compiutezza, importanza a tuttociò che c’è nella visuale dell’artista (e anche oltre).Parafrasando un pittore italianissimo e decisa-mente originale, ma che tra i primi ha avuto con-tatti stretti con i fiamminghi e che tra i primi hacompreso che non di pittura disascalica si tratta-va ma di grande arte, che poco aveva a che farecon le reminescenze decorative del gotico inter-nazionale (mi sto facendo prendere un po’lamano? Abbiate pazienza, adesso smetto, ma sape-te, l’adagio dice che “il primo amore non si scor-da mai”) e mi riferisco naturalmente all’immensoPiero della Francesca: “non c’è nulla negli occhi(nelle orecchie) che non sia nella realtà, non c’ènulla nella realtà che non sia negli occhi (nelleorecchie) ma tutto ciò che si vede (che si ascolta)è”. Frase indubbiamente impegnativa, ma adattis-sima al caso in questione. Quali iperboli e superlativi, d’altra parte, potreitrovare, che non siano stati già usati ed abusati,per definire un amplificazione che va decisamen-te oltre il “normale” delle migliori amplificazioniesistenti (e devo anche contenermi, perché in

breve tempo dovrò scrivere di altri due oggetti,guarda un po’ il caso che te li manda tutti insie-me, che superano in qualche maniera l’ordinariodello straordinario…).Dunque questa finezza, questa, diciamolo pure,assenza, di grana è il nucleo di una prestazionetanto strepitosa? Diciamo che ne è una delle basi,forse la più importante, perché con la sua purez-za esalta tutte le altre.Già perché se adesso vi racconto con quale disin-voltura, con quale capacità dinamica (e anche quitorniamo alla naturalezza, la dinamica appare illi-mitata, ma mai violenta, nemmeno a volumi chenormalmente metterebbero a dura prova il nostrosistema nervoso) questi finali pilotano le Kharma,tanto quanto le Sonus Faber Amati Anniversarioo le certamente non facili Eggleston Works AndraII, posso forse dimenticare che tale prestazione,musicalmente parlando, non sarebbe possibile senon in presenza (o in assenza) di tale finezza digrana? Il suono è un complesso di fattori assolu-tamente interfacciati e imprescindibili. Possiamoscomporli ed elencarli uno ad uno, ma se poiquando li ricomponiamo la loro somma non portaal risultato, l’esercizio risulta inane, ed atto sola-mente a riempire pagine. La grana, beh, quella dovevo sottolinearla, perchéè veramente polvere di fata. E quando c’è polve-re di fata, si sa, le magie, quelle a cui normalmen-te noi esseri razionali e incarogniti dall’esperien-za non crediamo, avvengono.Cosa se non una magia, è in fondo, la prestazio-ne del Lamm? Cosa se non magia è la loro capa-cità di essere raffinati e delicati quanto il più raf-finato e delicato degli amplificatori di bassapotenza in pura classe A, e insieme corposi e soli-di come il miglior amplificatore, mi si perdoni iltermine improprio e volgare ma giustamente sug-gestivo, “cazzuto” a valvole?Insomma, ascoltandoli pensavo ad un Pioneer M21 che improvvisamente si fa prendere da maniedi grandezza, e diventa enorme, strapotente, mada gentiluomo mantiene tutta la sua grazia dimodi, o a una coppia di Marantz 9 che s’innamo-ra di un amplificatore a stato solido molto, moltoserio, lo sposa, lo incorpora, e invece di dar luogoad uno degli improbabili animali dei “biscolussi”(lo so, bisogna avere la mia età o giù di lì: laColussi aveva un meraviglioso carosello per i suoibiscotti, animato da bestie composite come il leo-ronte o l’elegatto, e nelle confezioni c’erano leormai introvabili figurine, fonte di grande gioiaper noi bambini ancora non videogamizzati), par-torisce il più nerboruto e insieme il più elegantedegli amplificatori. In sostanza il Lamm M 1.2Reference, ovvero l’amplificatore con il basso chefa effettivamente il basso, il medio che fa effetti-vamente il medio, l’acuto che fa effettivamentel’acuto, amalgamandoli in maniera tale che civiene persino a noia, essendo questo esercizio dianalisi a questo punto inutile, la loro elencazione.Perché se la musica è (oltre a tante cose più pro-fonde e meno “tecniche”) timbrica, coerenzatonale, dinamica, capacità di restituzione dellospazio, attenzione al dettaglio, per quanto minu-to questo possa essere, i Lamm M 1.2 Referencesono un vero e proprio, quotidiano e (potendo)quotidianamente utilizzabile, monumento all’artedella musica riprodotta.

IMPRESSIONI D’ASCOLTOdi Bebo Moroni

AMPLIFICATORI FINALI MONO LAMM M 1.2 REFERENCECos’è la prima cosa che viene in mente, a qualsiasi vecchio appassionato, guardando per la prima volta i Lamm M 1.2Reference? “Diavolo, come somigliano ai Levinson ML 2”. E m’hai detto un cappero!

Page 13: FDS 130 - Lamm Industries Audio Products FDS sept 2006.pdfmamente ci sono piovuti addosso in redazione e di cui, nei mesi a venire, potrete leggere sulle pagine della nostra-vostra

HI-END MAGAZINE

Fedeltà del Suono N.130 Settembre 2006 73

no, la plasticità più compatta e levigata,ha creato un soundstage ricco di minutiparticolari e di miriadi di dettagli.Un’accoppiata questa con il Viola che,nella assoluta casualità con cui è statapossibile, ha rivelatograndi doti di sinergia.Ne riparleremo, anche invirtù del fatto che traqualche settimana avre-mo l’occasione di testareil preamplificatore top diLamm, quell’ L2Reference che negli Statesè da qualche tempo aglionori delle cronache,conservando a disposizio-ne i due Lamm M1.2 peruna prova in famiglia dilivello stratosferico.

CONCLUSIONIC’è voluto un solo istanteper capirlo, molto di piùper tentare di esprimerlo.Un amplificazione di rife-rimento assoluto.Non si tratta degli stru-menti di misura che que-sta affermazione potrebbelasciare intendere, però.I Lamm M1.2 Referencepur essendo l’amplifica-zione più trasparente,veloce, raffinata che siamai passata per la miasala d’ascolto vincono amani basse per via di unamusicalità sorprendente,una vivacità contagiosa,per una evidentissimaattitudine alla riproduzio-ne della musica in manie-ra travolgente, accurata,dinamica, fluida e peren-toria.In una parola, anche capendo che costanocome due intere annate di stipendio di unoperaio metalmeccanico, ma meno di unaqualsiasi (piccola) berlina tedesca di cui lenostre strade sono rivestite, non posso,davvero non posso, esimermi dall’invitar-vi al prossimo Top Audio alle porte e poinegli show room dei negozi che si stannoal momento offrendo come punti venditadi un marchio ancora da affermarsi inItalia, per ascoltare questi autentici capo-lavori sonori.Quando si tratta di oggetti come quelli diquesta prova (che, certamente per il loroprezzo sostenibile da pochissimi, non pos-sono costituire altro se non un esercizio diascolto per noi e un fiore all’occhiello per

chi li porta in Italia) le sensazioni sonoopposte:ammirazione, rispetto, conforto nel saperepossibili simili prestazioni e dramma, ras-segnazione e perfino rabbia nel pensare

che solo i pochissimi di cui sopra potran-no godere di questi suoni.Però, comunque, da ascoltare.Da ascoltare considerando che si sta spe-rimentando il fondoscala delle prestazioniaudio allo stato dell’arte, prestazioni che,forse, solo altri quattro o cinque apparec-chi al mondo possono pensare di raggiun-

gere. Dico forse perché per alcuni colleghiamericani i Lamm M1.2 sono i migliori ebasta.Io non mi azzardo ad affermare questo,pur essendone emotivamente molto tenta-

to, perché a certi livellinon so cosa significhiessere il migliore. Difetti?Mah, cosa volete che vidica?Che i led rossi sul frontalein ascolti serali accecanoper la troppa intensità?Che a volte appiccicando leorecchie al woofer si per-cepisce un lieve fruscioprobabilmente dovuto alcircuito totem pole colquale lavora la valvolina6922 contenuta all’internodei due bestioni?Suvvia, difetti non nehanno e il loro suono nonso come possa non trovareestimatori.Da qui in poi si deveragionare solo per sinergiecon il resto di una catenaall’altezza, con unambiente dedicato e cura-to, con una nutrita sele-zione di cablaggi tra iquali scegliere, perché illivello di un amplificatoredi questo costo difficil-mente delude in se.Per quel che può valere ilmio personale giudizioposso dire che tra tutti itop di gamma ascoltatisinora in situazioni con-trollate, il suono dei dueLamm rasenta la perfezio-ne, incarna un ideale ago-gnato da tanto, tanto

tempo.Scrivere per Fedeltà del Suono, e quindiprodurre documenti cartacei inoppugna-bili (nel bene e nel male, è chiaro), miconsentirà, riparlando un giorno deiLamm M1.2 Reference, di dire, finalmen-te, “io ve l’avevo detto!” E viva la Musica!

CARATTERISTICHE TECNICHEPotenza di uscita: 110 Watt su 8 Ohm (funzionamento completamente in Classe A) 220 Watt su 4 Ohm (funzionamento in Classe A per 55 Watt)400 Watt su 2 Ohm (funzionamento in Classe A per 27.55 Watt)600 Watt su 1 Ohm (funzionamento in Classe A per 13.75 Watt)Risposta in frequenza: 110 Watt su 8 Ohms

(+0; -3dB) 4 Hz - 155 KHzDimensioni: 21 x 43.2 X 49.5 cmPeso: 31 Kg Importatore e distributore: DNAUDIO - Strada delle Fontane, 9 - 10082 Cuorgné (TO) Tel./Fax 0124 657533 – Web: www.dnaudio.it – E-mail: [email protected] Prezzo IVA inclusa: euro 28.950,00

Alimentatore allo stato dell’arte, trasformatore incapsulato inespugnabile.

Ulteriori informazioni disponibili sul nostro sito:

www.fedeltadelsuono.netnella pagina

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