fiaba silvia ferrera

45

Upload: scrittura-creativa-e-frammenti-letterari

Post on 25-Jul-2016

239 views

Category:

Documents


1 download

DESCRIPTION

 

TRANSCRIPT

C’era una volta un paese tranquillo e bellissimo, bagnato dal mare azzurro, riscaldato sempre dal sole splendido. In questo clima temperato nacque una sera di Maggio, su una barca cullata dalle onde una Principessa, Sisa. La luna piena era così luminosa che sembrava giorno, le stelle erano lucentissime, la bambina fu salutata dai delfini e dai pesci spada che saltavano intorno alla barca per vederla, mentre una sirena guardandola dallo scoglio cantava una dolce melodia.

Il Re, come di consueto quando nasceva un figlio, fece sparare i fuochi d’artificio dal castello.

Sisa abitava insieme ai suoi genitori in un castello che riecheggiava delle urla gioiose delle sue sorelle e dei suoi fratelli, si trovava in cima ad uno scoglio che dominava il mare e ai suoi piedi si trovava un ridente paese con una spiaggia bianchissima e in lontananza si scorgevano mille isole rigogliose.

Il padre era un Re coraggioso ad aveva posto fine alla guerra dei mille anni per poter vivere in pace e giocare con i suoi figli, la Principessa era felice di giocare con il babbo che le faceva solletico con la sua lunga barba, la sua mamma era una Regina molto forte e determinata, ma accudiva i figli e la Principessina con tanto amore.

2

Sisa imparò a nuotare a due o tre anni, aiutata dai suoi amici: il delfino e il

pesce spada, mentre le sirene controllavano da lontano. Imparò così bene che un giorno quando aveva cinque o sei anni vide la sorella più giovane annaspare al largo, con coraggio si buttò e la portò a riva. In seguito assieme agli amici imparò a tuffarsi (calata) dalla barca e dagli scogli e i più coraggiosi si buttavano da uno scoglio altissimo detto il “Dente del Diavolo”, andavano a raccogliere i frutti di mare, le patelle, i granchi, i ricci e i “bucalaci” che sono delle piccole e deliziose lumachine di mare.

Quando c’era il vento giocava con gli aquiloni o faceva un giro in mongolfiera con gli amici, poi raccoglieva lungo la riva le “pietrine” che erano dei vetri colorati e smussati dal mare che sembravano pietre preziose.

Spesso raccoglieva la pietra pomice che per la sua leggerezza e porosità galleggiava arrivando dalla lontana isola vulcanica di Lipari, quando era asciutta la schiacciava con i sassi facendola diventare polvere e poi veniva usata nelle cucine per lucidare le pentole.

4

La principessa cresceva sana e forte, le sorelle maggiori l’accudivano nelle sue necessità giornaliere, era come avere tante mamme.

In primavera giocava con i suoi amici sulla spiaggia, con dei grossi sassi delineavano la forma di una casa, erano la disperazione dei pescatori perché passavano sulle reti distese a riparare, qualche volta facevano dei lunghi salti per evitarle, giocavano anche con cinque sassolini che lanciavano in alto raccogliendoli poi uno per uno, giocavano anche a cavalluccio saltando sul dorso di un amico.

In questo periodo le donne del borgo portavano la tela o tila di lino grezzo da sbiancare, erano dei rotoloni di asciugamani che loro bagnavano nel mare schiacciandoli con i piedi e poi li srotolavano lungo la spiaggia messi ad asciugare e poi di nuovo in mare fino a che la tela da grigia diventava bianchissima.

Altre donne a turno lavavano i panni in grosse vasche dette “gibbie” alimentate da un piccolo ruscello che scendeva dalle montagne e poi li facevano asciugare sulla spiaggia fermandole con i sassi per far si che il vento non gliele rubasse, se la biancheria era macchiata la lasciavano stesa insaponata e di tanto in tanto la spruzzavano di acqua fino che il sole non faceva sparire le macchie.

6

Sisa invitava spesso i suoi amici al castello, li faceva entrare dal ponte levatoio che poi faceva chiudere così potevano giocare tranquilli al fresco degli alberi sul prato verde, andavano in bici, giocavano a palla, al “campanaro”, i maschietti giocano a “legnetto” facendo un cerchio per terra dove mettevano un piccolo legno appuntito da tutte e due le parti e con uno più grosso la “spada” lo colpivano per farlo saltare e quando era in alto dovevano ricolpirlo e mandarlo lontanissimo, in un altro cerchio disegnato per terra dovevano mettere delle figurine al centro e con una pietra piatta la “ciappa” dovevano lanciarla per trascinare fuori dal cerchio le figurine per poterle vincere, poi c’era un grande cerchio di legno che in autunno i bottai regalavano ai bambini che giocavano spingendolo con un bastone e facendolo rotolare nel grande piazzale del castello, il re aveva costruito per loro un’altalena e un gelataio che sostava sempre vicino a delle siepi fiorite portava il gelato veniva offerto a tutti i piccoli ospiti.

Per fare colazione Sisa e sua sorella minore andavano a comprare i fichi d’India, sotto un ponte vicino a una fontana dove delle donne con grossi cesti pieni di fichi colorati, li vendevano sbucciati e messi nei contenitori. Le sorelle andavano a mangiare sotto un arco ammirando il mare.

8

Il re portava spesso la famiglia in campagna dove aveva una tenuta con tante piante di frutta come sorbe, nespole bergamotti, limoni, fichi d’India e ulivi. In primavera l’odore dei fiori d’arancio riempivano l’aria piacevolmente con un profumo intenso e dolcissimo e a colazione bevevano il latte di capra appena munto.

Dalle rocce vicine sgorgava un ruscello di acqua purissima che formava un piccolo lago dove vivevano i cigni e una volta all’anno arrivavano i fenicotteri rosa. Alla fonte raccoglievano l’acqua da bere mettendola in recipienti di terracotta detti “bumbuli e quartare” dove si manteneva freschissima.

Il re sedeva su una panca da lui stesso costruita e controllava i figli mentre giocavano con l’acqua e lo scivolo che gli aveva costruito, mentre alcuni dei figli seduti sull’erba mangiavano i fichi d’India sbucciati e i limoni che la mamma aveva pelato e tagliato a fette con sopra il sale.

Sisa insieme al cane andava a raccogliere lamponi, fragole e more, poi la mamma faceva tante gustose marmellate, alla principessa piaceva molto ammirare le farfalle e le coccinelle e raccoglieva i fiori selvatici che poi regalava alla madre.

La famiglia rimaneva così fino a sera, allo spuntare delle lucciole tornava al castello in carrozza. 10

La principessa e le sue amiche in primavera correvano sulla spiaggia inseguendo col retino le farfalle variopinte. I maschietti formavano delle piste sulla sabbia e con i tappi di latta gareggiavano. Dopo una mareggiata bambini messi uno di fronte all’altro scavavano delle gallerie nella sabbia bagnata fino ad incontrarsi sotto con le mani, andavano tanto sotto che a volte incontravano l’acqua del mare.

I pescatori dopo aver buttato nella notte le reti al largo, con grosse funi le tiravano mentre altri con le barche controllavano che i pesci non scappassero, così le reti arrivavano a terra piene di pesci saltellanti che venivano poi svuotate in grandi ceste e le persone li compravano ancora vivi. Un altro tipo di pesca era la cattura del pesce spada che si svolgeva così: sul castello e dalla parte opposta sul dente del diavolo erano appostati gli sbandieratori che scrutavano il mare quando vedevano il pesce urlavano e segnalavano con bandiere bianche la direzione che dovevano prendere i pescatori sulle barche (luntri) pronti con le fiocine per catturarlo.

Sisa non amava questa pesca preferiva vedere i pesci spada liberi nel mare e li avvisava di star lontani dalle barche.

La regina comprava le “cristardelle e i mutoli”pesci che metteva poi sotto olio e sotto sale, come le melanzane, le zucchine e i funghi. Metteva al sole i pomodori tagliati a metà messi in ceste lunghe e basse, le “sparrazze”. 12

Sisa andava spesso a guardare da una rupe il mare per vedere se

c’erano le sirene, le piaceva sentire il profumo dell’erba selvatica e poteva distinguere la camomilla, l’origano, la menta, la ginestra e il finocchio selvatico di cui mangiava i germogli, raccoglieva i frutti di una pianta selvatica dai fiori rossi e le foglie carnose e anche la porcellana, un’erba che poi mangiava condita come un’insalata.

Ogni tanto andava sugli scogli da sola a raccogliere i frutti di mare ma un giorno scivolò sulle alghe, il lippo e andò a finire con i piedi e le mani sui ricci e si fece male ma non emise un lamento.

Le sirene la videro e la chiamarono le tolsero gli aculei e le misero della alghe come cerotto detto sparatrac, lei ringraziò le sue amiche ma prima di arrivare a casa si tolse le alghe perché altrimenti sarebbe stata sgridata dal padre che le aveva proibito di andare da sola sugli scogli.

Il re era buono ma severo soprattutto quando si disobbediva e qualche sculaccione sarebbe volato, sopportò il dolore e non disse niente a nessuno e nessuno si accorse di nulla.

14

La principessa amava andare sott’acqua e con i suoi amici ,con i giovani

delfini e le sirene si incontravano vicino un’isola per immergersi tra gli scogli, per ammirare le bellezze sottomarine, guardare le gorgonie dal colore rosso verdastro, i coralli, gli anemoni rossi, le spugne gialle, gli spirografi, incontravano pesci coloratissimi, seppie, granchi, ricci, stelle marine, calamari e persino i cavallucci marini, non raramente anche le meduse urticanti che Sisa evitava accuratamente sapendo il dolore fortissimo che provocavano.

Il mondo sottomarino era abbagliante con i suoi colori nell’immenso azzurro e lei non si stancava mai di ammirarlo, ci andava spesso e i suoi amici la seguivano sempre volentieri.

Qualche volta volgendo lo sguardo in lontananza nel fondo azzurro appariva un balenottero che le invitava a giocare a nascondino e Sisa si divertiva perché grosso com’era lo vedeva sempre, si infilava tra gli scogli, ma la sua grossa e larga coda spuntava sempre.

Quando emergeva Sisa raccoglieva le alghe profumate di salsedine che avevano dei pallini, li faceva scoppiare perché emettevano un buffo suono.

16

Tutte le sere d’estate prima del tramonto Sisa si affacciava sulla terrazza

della sua camera per ammirare lo spettacolo di colori e di luci che il sole le regalava, non si stancava mai di vederlo.

Ascoltava gli uccellini cantare e da lontano sentiva il rumore dei motori delle barche: quelle della cattura del pesce spada che rientravano e le lampare che partivano per la pesca notturna, queste usavano la luce per attirare i pesci e sembravano tante lucciole sul mare , assaporava l’odore intenso delle alghe e della salsedine che saliva dalla scogliera e si confondeva con il profumo del glicine che la regina aveva piantato quando era nata lei.

Ogni sera vedeva passare il suo amico balenottero che la salutava lanciando uno spruzzo d’acqua, le navi che passavano salutavano parenti ed amici con tre suoni di sirena, Sisa si volgeva per guardarle allontanare come se inseguissero il sole che di li a poco sarebbe sparito nel mare per andare ad illuminare altre parti del mondo, lei avrebbe voluto essere su una di quelle navi.

18

Nei viali del castello, tra gli hibiscus, oleandri, bouganville e mimose

curate dalla regina, passeggiava la contessa Maria,nonna di Sisa, accompagnata da qualche nipote, vestiva abiti lunghi, cappelli con piume, portava sempre un ombrellino da sole, d’inverno usava come sciarpa una stola di volpe e un manicotto di visone per riscaldarsi le mani.

La nonna educata da un’istitutrice, era molto colta, parlava cinque lingue e Sisa si faceva aiutare nei compiti, le voleva molto bene, lei era signorile e generosa, curava i poveri del borgo, ma quando stava male non si lamentava mai, ringraziava sempre tutti per averle alleviato il dolore.

La contessa da giovane girò il mondo insieme al marito, andò alle corse di cavalli e viaggiò in treno che Sisa chiamava “ciuff ciuff”, imitava il rumore dello sbruffo di vapore che usciva dalla locomotiva, quando finì di viaggiare e rimase sola andò in giro con l’autista su una bellissima automobile rossa portando a spasso tutta la ciurma dei nipotini.

20

In autunno e d’inverno grazie al clima mite Sisa e le sorelle potevano star fuori a giocare con la corda, la palla e a nascondino, se pioveva e si formavano delle pozzanghere loro costruivano e facevano galleggiare nell’acqua delle barchette di carta, se faceva troppo freddo stavano in casa intorno al braciere, sopra il carbone ardente bruciavano le bucce d’arancio per profumare la stanza, ascoltavano le fiabe che gli adulti raccontavano.

Natale era una grande festa tutti costruivano il presepe con il muschio e le statuine, l’albero con palline e dolci.

La vigilia di natale la regina preparava 24 portate per la cena, faceva gli struffoli e le zeppole per tutto il borgo e Sisa e i suoi fratelli li consegnavano personalmente.

Di giorno gli zampognari passavano a suonare, la sera tutte le famiglie si riunivano al castello per giocare a tombola e a carte, i bambini giocavano buttando noci e noccioline giù da uno scivolo e vinceva chi le mandava più vicino ad un arancio.

A capodanno il re faceva sparare magnifici fuochi d’artificio. Le vacanze si concludevano con la befana festa che i bambini

aspettavano con ansia perché portava i doni, Sisa e i suoi fratelli erano privilegiati ne ricevevano più degli altri, ma poi li dividevano con i propri amici.

22

La settimana Santa era sacra per la famiglia, la regina faceva rispettare le solennità religiose. Nel borgo tutte le donne preparavano le “cuddure”, dolci a forma di canestro e di cuore, decorati con uova sode, le cuocevano a turno nel forno della reggia, un profumo intenso invadeva tutto il castello.

La regina preparava la torta di grano che Sisa amava particolarmente, ma doveva aspettare il giorno di Pasqua per mangiarla insieme all’agnello di marzapane. La domenica delle palme il re si arrampicava su delle palme altissime per tagliare le foglie più gialle, venivano poi intrecciate in diverse forme e con l’ulivo benedette durante la messa.

Per le strade girava un vecchietto che portava con se un pappagallo appoggiato su una cassetta piena di biglietti colorati, costavano un soldino, il pappagallo ne prendeva uno con il becco, c’era scritto il futuro di chi lo comprava, Sisa non ci credeva ma lo prendeva ugualmente, divertendosi.

Un’altra festa religiosa il Corpus Domini era importante, ogni borgo allestiva un altarino all’aperto con paramenti di pizzo e il terreno antistante veniva coperto da fiori di ginestra e petali di rose, le ringhiere dei balconi venivano coperte da stoffe damascate. L’aria era profumata, il momento più solenne era quando il prete, arrivato sotto il baldacchino tenuto da quattro chierichetti, benediva il borgo e i suoi abitanti.

24

In agosto, quando arrivavano le mareggiate, Sisa e i suoi amici si divertivano molto, attendevano l’onda più grossa poi scappavano, vinceva chi non si bagnava.

Quando il mare era meno tempestoso e le onde si potevano cavalcare, andavano al largo con un galleggiante, attendevano un’onda alta e si lasciavano trasportare fino a terra.

In questo mese si svolgeva la festa del patrono, san Rocco, tutti partecipavano ai giochi e ai vari divertimenti, in piazza c’erano bancarelle con i dolci fatti di farina di castagne “le esse”, chiamati così per la loro forma e i ceci abbrustoliti “la calia”.

La festa si concludeva con la processione del santo, preceduta da un gruppo di donne che portavano enormi ceri votivi accesi, la sera in piazza si accendevano una sfilza di fuochi d’artificio e la statua, trasportata da uomini robusti, passava correndo sotto questo fuoco, era uno spettacolo molto suggestivo, a mezzanotte sparavano grandissimi fuochi .

In occasione della festa le donne delle montagne vicine portavano merce da vendere dentro grandi cesti in equilibrio sulla testa, c’erano ricottine confezionate dentro canestrini di rami di ginestra, coperti da foglie di vite, formaggi e salumi di cui Sisa era ghiotta.

26

La principessa a 10 anni diventò zia e col passare degli anni i nipoti diventarono tanti, giocava con loro in spiaggia con i cerchietti: ogni giocatore aveva un cerchietto e due aste di legno, contemporaneamente lanciavano il cerchietto utilizzando le aste e l’altro doveva prenderlo infilandolo dentro, oppure con i tamburelli o ancora insieme alla sorella Juni scherzando si schizzavano l’acqua del mare addosso.Ogni tanto, mentre prendevano tranquillamente il sole, arrivava a sorpresa un’onda che le bagnava assieme agli asciugamani e ai vestiti posti sotto l’ombrellone, per loro era uno spasso.

La sera accendevano il falò, cuocevano il pesce appena pescato e allegramente giravano intorno al fuoco cantando, i fratelli suonavano dei flauti costruiti con le canne e la carta velina posta da un lato, soffiando la facevano vibrare, il faro del castello a intervalli regolari illuminava tutta la scena.

Nel parco del castello, mentre i suoi amici suonavano la fisarmonica, Sisa e Juni ballavano e cantavano, alcuni giocolieri rallegravano i più piccoli con i loro giochi.

Sisa aveva un rapporto privilegiato con la sorella Juni era protettiva nei suoi confronti, l’aspettava quando finiva la scuola, andavano insieme a prendere il carbone per il braciere, con lei divideva le emozioni e i desideri dell’adolescenza, i dispiaceri e le gioie dei primi innamoramenti, andavano in bici sul lungomare e a cavallo nella tenuta reale. 28

Un giorno Sisa sentì il suono della conchiglia gigante che le sirene

usavano per chiedere aiuto, corse subito da loro, queste le dissero piangendo che il mostro marino, Grendel, le aveva minacciate di trasformarle in sabbia se non avessero convinto la famiglia reale ad abbandonare il regno.

Le tranquillizzò e andò subito a chiedere aiuto ai suoi amici per far costruire una nave e farle allontanare finché stessero al sicuro.

Appena fu completata i suoi amici le fecero salire e si prepararono ai remi Sisa le salutò promettendo che le avrebbe aiutate a tornare nella loro isola.

Appena s’allontanò la nave Sisa pianse tristemente pensando di dover lasciare gli amici, di non rivedere più il mare, i delfini con cui aveva giocato e il balenottero che la salutava sempre con il suo spruzzo.

30

Dopo la partenza delle sirene il re affrontò il mostro, ma quando Grendel

stava per ucciderlo il cielo diventò scuro e per incanto apparve l’arcobaleno che prelevò il re e lo condusse con se nel cielo.

Sisa si preparò a lasciare il luogo dov’era nata, dove aveva visto tante volte i falchi girare nel cielo limpido, le rondini tornare al nido e tutte le sere i tramonti bellissimi, guardò e impresse nella sua mente l’azzurro del mare che finiva all’orizzonte con il cielo, il verde delle montagne, il bianco delle case, le barche variopinte pronte a prendere il mare, capì che il periodo della sua vita spensierata e allegra era finito, si preparò ad affrontare un’altra realtà.

32

Sisa preoccupata per la sua famiglia e per le sirene si recò desolata nel bosco, inviò un cerbiatto a chiamare la maga buona Erica che viveva tra le montagne e il mare e le chiese aiuto.

La maga le disse di allontanarsi per qualche tempo, lei intanto avrebbe protetto le sirene e fatto sparire il mostro inviando le sue frecce incantate che lo avrebbero trasformato in sabbia.

Sisa partì per un lungo viaggio con la sorella Juni verso il nord e quando si furono sistemate le raggiunse la regina.

Gli altri fratelli nel frattempo si erano sposati ed erano andati a vivere in altre contee lontane.

Iniziò così per Sisa una nuova vita, conobbe altre persone e fra queste un principe nato in un’isola del sud.

34

Sisa e il principe si sposarono poco dopo essersi conosciuti, lassù nella

fredda contea nel nord. Furono invitati tutti gli amici, ci fu una grande festa con musica balli e

canti, si fecero tornei a premi, i giocolieri rallegrarono gli adulti e i bambini, la festa si concluse dopo una settimana con grandi fuochi d’artificio.

Finita la festa i due sposini salirono su una bellissima carrozza e seguiti dagli amici festanti si avviarono verso la loro casa felici e contenti.

36

Gli sposi andarono a vivere in un bel castello ai piedi di una grande

grotta, ebbero tre bellissimi figli. Per Sisa diventare mamma fu una gioia immensa li curò con amore e

quando il principe partì senza fare mai più ritorno si trovò ad affrontare da sola la responsabilità materiale e morale della loro crescita.

Gli aiutò negli studi, giocò con loro costruendo casette di cartone, tende indiane nel giardino e pupazzi di neve in inverno, li porto a scuola di nuoto e gli insegnò ad andare in bicicletta.

Li protesse come meglio poteva fino all’età adulta, ebbe un considerevole aiuto da Juni, dalla madre e dalle amiche fino a che si sposarono e andarono a vivere in luoghi diversi.

38

Il tempo passò e Sisa diventò nonna, e il vedere per la prima volta i principini fu una gioia indescrivibile per lei, come se nel cuore le si fossero accese mille luci, si commosse nel vedere quei batuffoli con gli occhi già spalancati.

La principessa non poté seguirli da vicino ma ogni tanto li andava a trovare e notava i cambiamenti quelle piccole creature crescevano bene ed erano svegli e vivaci.

Fu allora che Sisa sentì il desiderio di ritornare al mare. Partì e quando arrivò al porto l’attendeva la nave che aveva fatto costruire per le sirene. Seppe dalla maga che il mostro era stato sconfitto e le sirene erano tornate alla loro isola.

Ci fu una grande festa, salutò tutti i suoi amici e con la stessa nave capitanata dalla principessa delle sirene partì per fare il giro del mondo inseguendo come aveva sognato da giovane la scia luminosa del sole al tramonto, i gabbiani con i loro versi e i voli acrobatici le salutarono e accompagnarono per qualche miglio fino a che la nave fu solo un piccolo punto lontano.

E se si guarda alla sera all’orizzonte si può vedere la loro nave nella luce del sole.

40