gensini 1995_vico e l'ingenium

Upload: stefano53

Post on 10-Feb-2018

219 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    1/21

    Sonderdruck]rgen Trabant (Hrsg.)

    Vico und die ZetchenVico e i segniAkten des von der Freien Universitat Berlin, derVolkswagenstiftung und dem Istituto per gli StudiFilosofici (Neapel) veranstalteten internationalenKolloquiums (Berlin, 23. - 25. September 1993)

    1995Gunter Narr Verlag Tbingen

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    2/21

    Stefano Gensini (Cagliari)Ingenium e linguaggioNote sul contesto storico-teorico di un nesso vichianol1. Nel paragrafo 409 dell'edizione definitiva della Scienza nuoua, a con-dusione di una fitta serie di riflessioni sulla logica poetica, Vico scriveguanto segue:

    Per tutto ci si dimostro che tutti i tropi (che tutti si riducono a questiquattro [metafora, metonimia, sineddoche, ironia]), i quali si sono finoracreduti ingegnosi ritruovati degli scrittori, sono stati necessari modi dispiegarsi [di] tutte le prime nazioni poetiche, e nella lor origine aver avutotutta la loro natia propiet: ma, poi che, col pi spiegarsi la mente umana,si ritruovarono le voci che significano forme astratte, o generi compren-denti le loro spezie, o componenti le parti co' loro interi, tai parlari delleprime nazioni sono divenuti trasporti (OF: 488).

    Questa celebre pagina illustra sinteticamente un passaggio teorico che,negli ultimi decenni, ha attirato l'attenzione di numerosi critici: il passag-gio da una considerazione retorica dei tropi a una considerazione filosofi-co-linguistica.2 Nei tropi non va pi visto, pertanto, un ornamento delIinguaggio, ma Ia cellula originaria e costitutiva di esso, derivante ( 456)"tutta da povert di lingua e necessit di spiegarsi".Infatti, come Vicoha mostrato fin dal 209 del suo capolavoro,

    [...] i primi uomini, come fanciulli del genere umano, ebbero naturalenecessit di fingersi i caratteri poetici che sono generi o universali fanta-stici, da ridurvi come a certi modelli, o pure ritratti ideali, tutte le spezieparticolari a ciascun suo genere simiglianti (OF: 4M).Il principio della primariet evolutiva e pedagogica della topica, stabilitodal Vico fin dal 7708, trova cos un preciso correlato antropologico estorico nel paradigma lucreziano dell'inopia linguae e del carattere ferino

    Desidero ringraziare Paolo Cristofolini, Tullio De Mauro, Donatella Di Cesare e PaolaZambelli per i preziosi suggerimenti datimi, intervenendo sulla presente relazione, nelcorso del convegno berlinese.Nella molta letteratura critica disponibile, cIr. soprattutto Sorrentino (7927), Pagharo(1961), Apel (7975 11963D, De Mauro (1968), Grassi (1990), Mooney (1985).

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    3/21

    238 Stefano Gensinidell'umanit primitiva.3 La prima operazione della mente umana, nonpi mero antecedente della critica e del giudizio, si rivela necessaria alLaformazione dei dati stessi sui quali l'esercizio critico pu essere scandito.La istituzione di nessi fra entit eterogenee latto attraverso il quale talidati emergono e si rendono disponibili; e Ie torsioni 'tropiche' dellaliogoa sono la strutfura che consente e codeterrrina la loro fissazione.Questa deriva della retorica in filosofia del linguaggio porta a rivede-re, come dimostra il menzionato 409, la nozione diingenium tipica dellescuole di ornato e, almeno fino a un certo punto, della trattatistica baroc-ca, che il filosofo conosceva assai bene. Con alle spalle una ricerca qua-rantennale, il Vico dell'ultima Scienza nuoua fa dell'ingegno la capacitinventiva per eccellenza, cui si deve il 'ritruovamento' di "tutte le cosenecessarie alla vita umana" (SNS 498): talch l'invenzione di un'arte ela germinazione di una metafora si riducono in ultima analisi a unmedesimo procedimento di appropriazione creativa della realt.Proponendoci di illustrare le componenti teoriche di queste afferma-zioni vichiane, sembra dunque opportuno, oggl ridiscutere il giudiziodi quei critici (fra i quali il Croce (791.0,1922) e il Pareyson (7947-49)) che,giustamente cogliendo e valorizzando una fonte det pensiero di Vico,hanno forse un po'unilateralmente sancito la derivazione del concettodi'ingegno"'dalle poetiche secentistiche" (Pareyson 7947-49: 83); sullaloro scorta, anche indagini recenti delle fonti barocche di Vico sembranoesser state indotte a una certa semplificazione della composita trama incui matura la teoria vichiana. Un contributo ulteriore al nostro problema quello di chi insiste sulla filiazione umanistica di tale teoria: il casodi uno studioso sensibile a suggestioni ermeneutiche, Ernesto Grassi (frai suoi molti lavori v. ad es. 7979,1990), secondo il quale l' ingenium, intesocome sinonimo dinatura, risulterebbe essere la facolt rivolta alllorigina-rio, all"'arcaico". Infine il Verene (1981), su una linea vicina aI Grassi,ha messo a fuoco le quattro componenti (senso, memoria, fantasia eingegno) operanti nell'ambito della prima operazione della mente umanae ne ha illustrato il sistema di rapporti e di reciproche determinazioninel configurare una forma di conoscenza immaginativa, diversa da quellaanalitica.aAlla luce di tali contributi critici, il ruolo chel'ingeniurt svolge nelpensiero filosofico-linguistico di Vico sembra richiedere anzitutto unacollocazione storica di questo concetto difficile e sfuggente, talvoltaintraducibile. Nella prima parte del nostro lavoro tenteremo pertanto una

    La presenza di stimoli epicurei-lucreziani in Vico. suggerita da Cassirer (1961,179231,vol. I), stata ampiamente ragionata da Rossi (1979).Utili osservazioni anche nel sa8gio recentissimo di Trabant (1993).34

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    4/21

    Ingenium e linguaggio 239prima, prowisoria carrellata delle accezioni di tale termine nel lessiconon solo retorico, ma filosofico del Cinque e del Seicento.s Nella secondaparte, cercheremo invece di illustrare come il nesso vichiano ingenium--linguaggio si sia inserito, negli anni che corrono fra la prima orazioneinaugurale etlDe mtiquissima, nel dibattito che opponeva letterati italianie francesi intorno al diverso 'genio' delle loro lingue, episodio legato ainomi di Giovan Gioseffo Orsi e Dominique Bouhours. L'interesse dellaquestione, rilevato a suo tempo da Sorrentino (1927:85 sgg.) e da Fubini(19t10 [1965: 135 sgg.l), stato anche di recente sottolineato dalla DiCesare (1988b) e da Crif (1989:497 sgg.): qui se ne parla per evocareun contesto italiano di riflessione teorica sul linguaggio in cui la presadi posizione di Vico assume un ruolo pertinente e originale, che condizio-ner La successiva evoluzione del nostro pensiero linguistico.2. La parcla ingenium si colloca allintersezione di almeno tre tradizionidi pensiero che, pur collegate da mille fili, conviene per chiarezza teneredistinte.62.1 La prima tradizione, sovente evocata dal Vico, fa riferimento a unaopposizione semantica consolidata nel latino dei classici e, di riflesso, nellessico intellettuale degli umanisti, da Petrarca in poi: fondata sull'etimo-logia di ingenium dain + gignere, "getrerare", questa accezione identificanel termine una capacit nativa, naturale, come distinta dal sapere e dallecapacit che si conseguono per via di studio ed esercizio, dall'ars insom-ma. Da questa opposizione discendono locuzioni quah aue ingenium,lubete ingenium, acutum ingmium, tardum ingenium e simili, nelle quali iltermine sineddochicamente usato per designare l'insieme delle facoltconoscitive di un individuo. Come un sia pur rapido spoglio di testirappresentativi del latino umanistico potrebbe confermare,T anche questeloctrzioni sono standard almeno a partire dalleFamilinres del Petrarca sinoa Poliziano e a Ficino. Il loro ambito di applicazione risulta pi ampiodi quello della teoria letteraria e retorica, che faceva d ell'ingenium l'attitu-

    Per un primdiWeinrichImaginatio e

    Cfr., per una sommaria documentazione, Petrarca, Ep. fam.I 8, e i testi raccolti in Garin(a c. di) (7952: 48,50, 58, 60, 66, U, 92, 94, 96, pr Leonardo Bruni; 718, 730, 752, 758,n6, 782, 790, per Cristoforo Landino; 874, 904, per Agnolo Poliziano ecc.). Alhi datiin Gensini (1993a: cap. 1) e in id. (193 b).

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    5/21

    240 Stefano Gensinidine creativa 'per cos dire divina' del poeta o del grande oratore.le attestazioni in lingua italiana sembrano seguire un'identicaLimitandoci agli spogli det Grande dizionario della lingua italinna delglia, gi nel Duecento troviamo diffusa l'accezione di ingegnosinonimo dell'insieme delle caratteristiche psichiche e intellettuali dipersona.s2.2La seconda accezione (un po'trascurata, mi sembra, daglidi Vico) matura verso la met del Cinquecento in ambitomedico e si collega strettamente a quella visione naturalistica deiumani che faceva discendere le inclinazioni o disposizioni degli indidal gioco del'caldo', del 'freddo', dell"umido' e del 'secco': i qgrandi princpi, insomma, della fisiologia ippocratica e galenica,arride in quesfepoca rinnovata forfuna. In questo quadro,diviene sinonimo di indole o disposizione naturale e si disloca insorta di zona intermedia fra realt biologica e cultura. Nellacomune, beninteso, quest'accezione correva gi dal Trecento,e masi assiste a una vera e propria tecnicizzazione. Intorno a essa fiorisceteoria pedagogica esemplificata, pi che dagli accenni di FicinoTheologin platonica, dalle importantissime opere di |uan Luis Vives eseguito di fuan Huarte. Come risulta chiaro gi nel De tradmdis di(1531) e nel De anima et oita (7538) di Vives, l'assunzione del princidel 'mescolamento' degli umori e degli spiriti consente di spiegarelegittimare da un punto di vista teorico laoariet e anche l'awersitingegni.ro In ragione di ci, possibile sostenere che il pedagogoquesti un individuo o la societ nel suo insieme) deve assecondare il danaturale, indicando a ciascuno la disciplina o larte che a questi

    Si v. ad es. Brunetto Latini: "[...] non sarza grande afanno di spirito, che'l suo intendi-mento sia chiaro e lo'ngegno aprenditore[...1"; Dants "S. p"r questo cieco/ caroerevaiper altezza d'ingegno/ mio figlio or'?[...]" ecc. Cfr. GDLI, ail oocem.Cfr. ad es. Boccaccio: "Certissima cosa che gli ingegni degli uomini sono diversi,esser convengono diverse le maniere del dare la dotkina". Traggo anche questa cda GDLI, ad oocem.10 'universam mentis noskae vim [...] ingenium nominari placuit. [... Sanguis &sequuntur quatuorprincipium qualitatum virn & nafuram, proutqueque in comnne invaluit pituita humores gignit oassos, functionesque intelligentiae lentas: bilissubitas & celerrimas: sanguis, 116dsmras. In insanis et furiosis exaerdescunt liqomnes, in stupidis refrigerantur ac condensant. [...] Calores & humores contemperafaciunt ad acumen et sanitatem inemii. t... Et hisce humoribus atoue soiritibus. nascitngmii. [...] Et hisce humoribus atque spiritibus,ingeniorum non varietas solum ac diversitas, sed adversitas quoque tanta, quantainter hominum facies" (1538: 77-80, contagli). Di grande interesse sarebbesulle idee linguistiche del Vives, a

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    6/21

    lngenium e linguaggiosi conf.1l I trattato di Juan Huarte, Examen de ingenios para la ciencias(7575), far di questa idea il suo punto diforza, e riscuoter un eccezio-nale successo nell'Europa colta, venendo subito tradotto in francese(1580), italiano (7582), inglese (1594), e successivamente in latino (7622),olandese (1.659) e infine, per opera di Lessing, anche in tedesco (7752).12

    Come stato giustamente osservato, il naturalismo filosofico-medicodi matrice potnponazziana e telesiana configura, a met Cinquecento,una regione teorica magmatica e feconda, in cui idee della medicinaantica, idee aristoteliche (particolarmente l'Aristotele dei trattati dibiolo-gia, dell'Hlstoria animalium ecc.), tradizioni cosmologiche e astronomichee suggestioni del materialismo epicureo convivono e si intrecciano.l3Dalla ammissione dellaoarietas naturale degl'ingegni al problema delledifferenze linguistiche, il passo non lungo: dopo le suggestioni pionieri-stiche di Fernando de Oliveira (1536), gi nel De subtilitate (1551) diGirolamo Cardano se ne fa discendere una revisione critica de1 mito diBabele.la NelTrattato dell'ingegno dell'huomo (1576) di un allievo di Tele-sio, Antonio Persio,ls l'ingegno umano considerato il risultato di unprocesso di determinazione fisica che ne fa l'espressione diretta delprincipio igneo, derivante dall'influsso del Sole, che governa l'universo.Nell'ingegno risiede secondo Persio il nocciolo dell'inventivit umana:sollecitato dall'attrito colbisogno e quindi col desiderio aisolvere problemidi soprawivenza e crescita del singolo e della societ, l'ingegno Iamatrice delle arti e delle tecniche.r6 Esso proietta in tale sforzo adattivoci che l'uomo sa della natura, degli animali, di s stesso; ed , graziea questo intreccio di sapere e fare, il nucleo generativo del linguaggio.lT

    Con Ie parole dello stesso Vives: "ln unoquoque ad tradendam ei eruditionem spectan-dum est ingenium" (7537, De tradendis disciplinis).Per una storia della fortuna di Huarte vedi Iriarte (1948: 331-81).Una panoramica di questi problemi nei capitoli cinquecenteschi di Garin (1966) e inSchmitt-Skimer (eds.) (1988). Sugli aspetti linguistici, si vedano ora le osservazioni dellaDemonet (7992: 497 ss.).Cfr. Cardano (1551: l. 72, "De hominis natura et temperamento", spec. pp.454-55). Ipasso, segnalato ad altri fini anche dalla Demonet (1992: 510-11), ora discusso inGensini (1993 b).Per un quadro dei problemi filosofici agitati in questo raro libretto, vedi Garin (1949).Le singolari analogie con la contemporanea trattazione di Huarte (che Persio nonsembra, per, conoscere) sono toccate da Iriarte (1948: 348-50).Salvo errore, la stessa combinazione di elementi si ritrova nella dottrina vichianadell'ingeilum: cfr. Ia descrizione sintetica ma esattissima che ne d Pagliaro (1967:347).Sull'onda della dialettica bisogno-imitazione della Natura, infatti, chi ha inventato latessitura ha imitato il ragno; e chi ha inventato le navi lo ha fatto a imitazione degliuccelli, "per l'ali intendendo i remi, & per lo becco la prora, & pdl rimanente il corpodella nave, o galea. Et per appo gli scrittori il verbo proprio dell'uccello trasportossialla nave, quando e' dicono volar la nave, & la nave alata si disse tal volta nausypooteros: & all'incontro parlando de gli uccelli, se gli presta la voce propia della nave,& si dice remigium alarum" (1576:5'l).

    241

    117213

    7617

    l4r5

    a

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    7/21

    242 Stefano GensiniQuesti cenni fanno intendere, mi pare, le potenzialit di unadell'ingenium cos articolata: le motivazioni del variare nello spazio etempo delle lingue e della culture cominciavano ad assumere unsenso laico e immanentista. Si apriva, di contro alle prospettivetriche della filosofia tradizionale, 1o spazio per una concezionetrica delle societ umane, delle nazioni, delle parlate, delle culture.stesso contatto semantico ingegnolingegnere, segnalato dal Vico,supporre questa sorta di 'mondanizzazione' del vocabolario dell'anie come tale esso si rispecchia gi nella prima Crusca (1612, adAnche si spiega, in tale contesto, perch la pedagogia deVingenisuscitasse dissensi in ambito dottrinale: basti dire dell'aspraaccesa contro Huarte (all'indice nel 1581) e i suoi seguaci dalgesuita Antonio Possevino nella Bibliotheca selecta del 1593, e poi,italiano, nella Coltura de gl'ingegni del 1598, opere intese a mostrare

    la concezione dell'ingegno come indole naturale attentava alcattolico del libero arbitrio e dunque rischiava di impoverire grala dignit dell'essere umano.2.3 La terza e ultima zona di circolazione del concetto d'ingeniumc'interessa riporta alle discussioni sulla metafora apertesi in margineRetorica e alla Poetica di Aristotele, oggetto, dal 1548 in poi, di unlavoro di esegesi e commento.l8 Fin dalla prima Orazione i(1,699),Vico si inserisce esplicitamente nel dibattito intorno alle cosimetafore 'del quarto fipo'," quelle per analogia. Di esse Aristotelefra l'altro, che hanno la virtu di 'mettere sotto gli occhii dell'un dato nuovo, inatteso, dal quale deriva un particolare tipo di amento, e che ci awiene grazie alla fulmineit del processo conosciinnescato dall'espressione linguistica. Aristotele afferma che

    Notizie sulLa tradizione della Poetica in Tigerstedt (1968). Per una analisi 'mirata' delleosservazioni sull,a metafora reperibili nei commenti cinquecenteschi, oltre a Della Volpe(1954), cfr. ora Gensini (7993 a)."Vis vero illa renrm imagines conformandi, quae dicitur "phantasia", dum novasformas gignit et procreat, divinitatem profecto originis asserit et confirmat [...]. Sedminora, quae de divina mentis humanae vi dici possunt. Etenim facultas illa percipiendiquam acris illa componendi secernendique quam solers ratiocinandi illa quam veloxDum tralacionem, quam tantopere commendat Aristoteles, profero, et vini pateram'tsacchi clypeum" appello, quot et quam celers motus in cuiusque vestrum dicto citiusexcitari. [...] Hinc extemplo transversum gradifur, et has quatuor formas deorssat etsinistrorsum prius Marti pateram, dextrorzum deinde Baccho clypeum appingit, utpostremo clypeum pateram Martis, pateram clypeum Bacchi esse cognoscat. O quaminfra dignitatem de animi motibus hactenus edissertasti, Philosophia, quae hoc mentisopus inter primas eius perceptiones accenses, cum tot in eo et tam variae compositioneset ratiocinationes inesse videantur At etiam vis, qua mens humana res inter se compGnit aut a se invicem secernit, tanta est, ut, qua dexteritate et soleia praedita sit, aquovis eloquentissimo, nedum a me, explicari unqurm possif' (OF: 777-73).

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    8/21

    Ingenium e linguaggio 243genere di metafore segno di euphuia, dote naturale che non si puimparare da altri,20 e i commentatori, praticamente senza eccezioni,traducono tale termine con ingenium.Nello scorrere del dibattito la nozione che ci preme assume un'impor-tanza sempre maggiore: mentre nei primi commenti l'ingenium sembrarivolto a 'scoprire' relazioni effettivamente esistenti fra Ie cose, via viase ne enfatizza la funzione creativa. Gi per Alessandro Piccolomini(1575), non vi sono cose troppo distanti che l'ingegno non Possa trovare"qualche convenientia, o somiglianza, o affinit tra di loro, o maggiore,o minore" (7575:322). E per Lorenzo Giacomini (Del furore poetico,7587)l'ingegno si contamina con l'area semantica delfrrore,spazioper antono-masia degli spiriti'ignei' dell'uomo, dove, secondo l'antica lezione demo-criteo-platonica,2l farebbero caPo f inventivit poetica, Ia creativit,l'eroismo mentale.

    Siamo, come si vede, ormai inseriti in una corrente di pensiero preba-rocca: il Trattato delle acutezze (1639) di Matteo Pellegrini, operetta cheVico chiamer'aurea' , ilTrattato dello stile 0,646) di Pietro Sforza Palla-vicino, eiCannocchiale aistotelico ('1654) di Emanuele Tesauro approfon-diranno, in modi diversi, la natura della conoscenza prodotta dall'inge-gno con le sue metafore, le acutezze, i detti arguti. E si far strada l'ideache, grazre al suo operare in simbiosi col linguaggio, l'ingegno non sem-plicemente scopra, ma piuttosto faccit, crei bellezze suscettibili di darciemozioni e d'insegnarci qualcosa di originale e di irriducibile al 'vero'della scienza.233. Come si gi accennato, queste tre tradizioni sono in realt collegateda molti fili. Ad esempio, quando Robortello, Castelvetro e gli altricommentatori traducono con ingenium l'euphuia aristotelica,2a si muo-

    Com' noto,la teoria aristotelica della metafora viene ampiamente esPosta nei citt. capp.21,-22 della Poetica, e nel III libro, capp. 3-5, della Retorica.Cfr. Ptat. Ion.533ss.,Phaedr.2Ad-245a,Apol.22c,Men.99c,Leg.lY,779c. A tale contestodi problemi rimanda significativamente Cicerone n De dfu.I,80.Nel 37 delTe lnstitutbnes oratoriae: vedilo nell'ed. del Crif (= IO: 282 ss.).Si v. Pellegrini: "Insomma l'artificio ha luogo solamente, o principalmente, non gi neltrovar cose belle; ma nel farle; e l'oggetto del plausibile a nostro ProPosto non s'appar-tiene all'intelletto; che solo cerca Ia verit, e scienza delle cose: ma si bene all'ingegno,

    s1).TaIe traduzione si riscontra del resto gi negli scritti critici del Ficino. Sul rappooeuphuit-ingenium v. il gi cit. Weinrich (1976).

    202t2223

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    9/21

    2M Stefano Gensinivono in un terreno, per dfue cos, gi arato, a tacer d'altro, dai kattatidi retorica di Cicerone e Quintiliano, in cui tale nozione ha uno spaziorilevante. D'altra parte, gi nel latino classico spesseggiavano usi diingenium e del vicino Genius in cui affiorava una dottrina cosmologicae fisica di tipo naturalista. Vico stesso ne fa cenno in una delle 'correzio-ni' alla Scienza nuooa isalente al 1731.5Lo schema adottato ci permette ora difocahzzare Ia concezione vichia-na e di far meglio risaltare coincidenze e scarti.3.1 Consideriamo anzitutto la questione dell'ingegno 'barocco'. Non habisogno di molti commenti il distacco del Vico (annunciato nel citato 409 dell ultrmaScimzanuooa) dalla riduzione intellettualistic dell'ingegno propria delle scuole di ornato. Si pu anche segnalare la distanzache Vico frappone fra s e una parte almeno della dottrina del Tesauroquando, nelTe Vindicine del1729 , distingue cos fermamente fra detti acutie detti arguti e riduce questi ultimi a manifestazioni d'un ingegno salot-tiero e mondano: altra cosa, dunque, dal vigore fondativo di una facoltche 'ritrova', nelllattrito con le durezze della storia, le arti e i saperiumani.

    Postremo philologia in rhetoricis docet ingenii acumen sine veritate starenon posse; quod res, quae distractae dissitaeque quam longissime vulgovidebanfur, in aliquam latentis veri communem rationem stringit et acuit,in qua complurium longarum ratiocinationum compendio facto, res illaeconcinno inter se nexu aptae colligataeque esse deteguntur. Unde Aristo-teles rationem affert cur tantopere acuta dicta delectent: quia mens, suaptenatura veri famelica, acuto dicto audito, in brevi summa temporis momen-to complura discit.Contra arguta dicta, fingunfur ab infirma brevique phantasia, quae autnuda nomina rerum confert, aut solias rerum superficies, neque totas,componit, aut aliqua sive absurda sive inepta menti neeopinanti obiicit,quae, expectans conveniens et aphrm sua expectatione deluditur et frustra-tur. t...] Quae omnia huc redeunt denique quod risus ex dolo venit, quihumano lngenio, veri avido, tenditur, eoque effusior venit, unde verimaior est simulatio (OF:355-h.

    Meno owio il limite che distingue il professore napoletano dalla tradizio-ne 'moderato-barocca' (secondo Ia formula di Franco Croce) di Pellegrini.Se si rileggono con attenzione i commenti a\a Poetica e rl Trattato delleacutezze, ci si awede che la vera e propria esaltazione delle virt conosci-tive della metafora da essi rcalizzata si fonda su un progressivo slitta-mento logico: si dice infatti che la metafora, conmezzi diversi da quelli25 Si hatta della variante numerata come 1248 dal Nicolini. Vedila citata infra, alla nota

    35.

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    10/21

    IIiII Ingenium e linguaggio 245del discorso storico e scientifico, attinge una forma di conoscenza parialTa terzn operazione della mente umana. La metafora garantirebbe dun-que un 'ragionamento' di tipo non analitico che, per cos dire, pesca nelgran mare del verosimile. Non difficile capire perch Pellegrini e glialtri adottino questa strategia: dinanzi agli aspetti pi appariscenti efrivoli della moda dei points d'esprit occorreva, infatti, ribadire la serietdella pratica metaforica, e ci poteva farsi illustrandone la capacit disuggerire una conoscenza (il bello) differente dalla conoscenza oeta maa essa complementare, non accessoria o subordinata. Vico stesso si schierasu questa linea nel 7699 e, come vedremo pi avanti, lo stesso fa, quattroanni dopo, Giovan Gioseffo Orsi, nelle sue Considerazioni, per difenderela poesia italiana dall'accusa di risolversi in graziosi concettini per dame.Almeno a partire dal 7708, owero dal De nostri temporis studiorumratione in poi, Vico si corregge su questo punto essenziale: la topica

    pertiene a17a prima operazione della mente umana ed riscattata dallasua tradizionale posizione di livello inferiore della conoscenza per andarea designare una modalit di accesso all'esperienza e al reale diversa, eperfino concorrenziale, rispetto a quella propria dell'intelletto. Cominciaqui, come si sa, quel percorso teorico al termine del quale stanno l'uni-versale fantastico e l'idea che la prima operazione della mente sia lacornice e/ per dir cos, la condizione di possibilit, del giudizio e delragionamento; che la sensibilit, la fantasia e l'ingegno siano il tessutoentro cui solo possono aver luogo l'astrazione e l'analisi.263.2 Questione delicata appurare i rapporti del Vico con la secondaaccezione diingenium sopra discussa. Com' noto, essendo andato perdu-to il trattato De aequilibrio corporis animantis (forse del 7713),27 manca aglistudiosi l'anello essenziale per intendere le persuasioni naturalistiche emediche del filosofo. Tuttavia le ricerche sulla formazione napoletanadel Vico hanno consentito di definire con sufficiente chiarezza la portatadel suo antimentalismo. Per dirla con Badaloni, "Ia mente per Vico inserita in una realt naturale; essa parte (o se si preferisce modo) diuna universale mente etere, concetto che gli investiganti hanno trattodalla tradizione epicureo-gassendiana nonch da quella platonica" (1961:382). In questo senso, crediamo, va tenuto presente ai nostri fini l'awer-timento dato nel 819 della Scienza Nuozta 7744, che le quattro facoltcostituenti la prima operazione della mente umana "appartengono, egli vero, alla mente, ma mettono le loro radici nel cory)o e prendon vigore

    Si rimanda su ci ai pi volte citt. contributi di Grassi e Verene. Cfr. inoltre, in questostesso volume, gli scritti di Eugenio Coseriu e di Donatella Di Cesare.Vedi quanto il filosofo ne scrive nelTa Vita, tn OF: 27.

    2627

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    11/21

    246 Stefano Gensinidal corpo".28 questo il punto d'approdo di una riflessione suimenti fisici e corporei della mente che muove almeno dallafua animus e anima del De antiquissima (I 5, 1) e si ripresenta nellefasi di elaborazione del capolavoro.La nozione vichiana di ingegno sembra, in questo contesto,come il punto di snodo fra le basi biologiche dell'uomo, nelleriversano le determinazioni ambientafi e climatiche e la dinamica'spiriti', vitali e animali, e l'operare culturale dell'uomo e dellaNon a caso, Vico insiste tanto sull'identit semantica diingenium enell'antica filosofia italica. E, non a caso, proprio al livello dellaoperativit dell'ingegno, cio aI livello della inoentioit, che gi nelantiquissimn segnato lo stacco fra gli uomini e i bruti.2eQuel che pi importa, il gioco delle determinazioni fisiche e deloperare fa s che nell'ingegno sia attivo un principio di spontanearenziazione. Non si vuole qui, beninteso, semplicemente rivendcontro il Nicolini, che Vico ammetta "un qualche influsso del clima"corso delle nazioni e delle lingue, e cos riawicinare il nostroal Montesquieu.s Si vuole piuttosto suggerire che, per Vico, iltramite il quale il 'ritruovamento' (del linguaggio, delle arti ecc.) haconsiste in una combinazione di molteplici fattoli, naturali e culretta da un meccanismo di tipo adattivo. Un esempio di ci offertouna fulminea sequenza di paragrafi nel citato cap. XII del De(6-8):

    [6] Ingenii virtus est invenire, ut est rationis perficere.[7] Nemo est qui negaverit esse caeli temperaturas quae gentes alias iingeniosores alant, ut sub crasso frigidoque aere obtusi, sub magisthereo et aestuoso acuti ingenii nascantur homines.[8] "Necessitate ingenia acui", tritum apud omnes proverbium (OG:Lo stesso processo si riscontra nel fondamentale tt45 della Scimzadove Vico offre la sua pi chiara spiegazione della diversit delle'grandissima difficult'dawero, una volta che si abbandoni, com'28 Cito da OF: 625. Su questo fondamento corporeo della dotkina dell'ingegnocon validi argomenti, Pennisi (19t37,798).29 Ctr.Deantiquksima,lT,4(OF:117).MasivedaanchequantoVicoscrivenelcap.del De constantia jurisprudaiis: "[5] Nos heic loqui de humanitatis princlpringeniosae gentes facilius induunt. Etenim haec inquirimus ut ius gentium illuquod iurisconsultus definit quo "gentes humanae (non ferinae, non barbarae, quae ferinae ac barbarae, quia obtusis sunt ingeniis) utuntur"" (OG:451-53). Fra l'alho,affermazioni del genere Vico assumeva una sua posizione alllinterno deldibattito sei-settecentesco circa l'anima delle bestie. (Per un awiamento, cfr.t19821).30 Vedi Nicolini (1978: I 181): il commento al 445 della Scienza nuooa.

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    12/21

    Ingenium e linguaggio 247ha fatto nel capoverso precedente, la dottrina dell'aristotelismo secondocui le lingue significherebbero 'a placito'.

    La quale tdiificuftl per isciogliere, qui da stabilirsi questa gran verit:che, come certamente i popoli per la diversit de' climi han sortito variediverse nature, onde sono usciti tanti costumi diversi; cos dalle lorodiverse nature e costumi sono nate altrettante diverse lingue: talch, perla medesima diversit delle loro nafure, siccome han guardato le stesseutilit o necessit della vita umana con aspetti diversi, onde sono uscitetante per lo pi diverse ed alle volte tra lor contrarie costumanze dinazioni; cos e non altrimente sono uscite in tante lingue, quant'esse sono,diverse (OF: 501-2).

    Il passo tiene mirabilmente uniti i diversi fattori, fisico-ambientali, inge-niosi e culturali attivi nel rendere storicamente varie le lingue umane.Abbiamo cos una vera e propria teoria 'naturale' della differenza lin-guistica che pu prescindere sia dalle illusioni razionalistiche delloScaligero e di Sanchez, sia dall'azione del peccato babelico. A mia co-noscenza/ solo Gottfried Wilhelm Leibniz, nella Epistolica de historiaetymologica Dissertatio de11772, che Vico non poteva certamente conosce-re, aveva saputo battere, in quella fase storica, una pista altrettantorigorosa teoricamente.3lConcludendo questa parte della nostra esposizione, osserviamo checon la sua analisi dell'ingenium Vico si foggiato un dispositivo filosofi-co-linguistico di grande efficacia. Esso infatti gli consente di cominciarea giustificare dalf interno il meccanismo variazionale delle lingue: allaIegge della necessit dettata dal paradigma epicureo-lucreziano rispondeinfatti la capacit di creativit e adattamento antropico del linguaggio,fondato sulla 'indiffinita natura' della mente umana. Gli consente dispiegare il legame originario, precedente a ogni possibile patto, franazione e lingua. Gli consente pertanto di non sottostare al ricatto delnazionalismo linguistico (boria di nazioni e boria di dotti assieme) chesi era imposto nella cultura europea nel Seicento e che, soprattutto perimpulso francese, dominava la scena proprio negli anni in cui la dottrinavichiana dell'ingenium giunge a maturazione.

    31 "Medium itaque tenendum est, quae et PLatonis mens fuit, habere verba fundamenhmin natura, etsi concurrant plurima ex accidenti. Dversi enim nominum impositores,suos quisque respectus, suos affecfus, suas occasiones, suam etiam commoditatemsecuti diversa iisdem rebus a diversis qualitatibus, interdum et casibus, vocabuladedere" (1772, S 14: il testo in Gensini [1991: 21, 16]). Una linea analoga, appena picauta, Leibniz aveva tenuto nella Brnis duignatio de originibus gentium, ductis potissimumex indicio linguarum, apparsa nei Miscellanea Berolinensia del 1710: un testo che, almenoin teoria, Vico potrebbe aver tenuto presente.

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    13/21

    248 Stefano Gensini4. Un eccellente osservatorio per valutare questo aspetto dellinguistico del Vico la famosa polemica Orsi-Bouhours chea partire dall703,buona parte dellambiente arcadico cenle, quanto a dire buona parte della cultura letteraria italiana. Gliti della vicenda sono stati pi volte riassunti. Esponente diquella aggressiva civilt francese che ambiva a fare della propriail simbolo stesso della modernit e la veniva teorizzando come Iuniversale dell'Europa colta, Bouhours aveva a due riprese stigmal'italiano: anzitutto, neghEntretims d'Ariste et d'Eugne (7671), dovemesso alla berlina le parlate dei tedeschi, che "ragliano", degliche "fischiano", e degli italiani, che "sospirano" malinconici versi d're, a tutti opponendo i francesi, i soli che propriamente parlano.vamente, nella Manire de biefi penser dans les ouorages d' espit (1687 ,21aveva delineato un modello di gusto letterario cartesiano e ane a questo aveva opposto la recente tradizione italiana delle acud'ingegno, rivolta a mascherare il reale d'inutili orpelli e ala lingua di inversioni sintaftiche innaturali e culturalmenteL'intervento di Bouhours, mentre inseriva autorevolmente unasione linguistica nella Querelle des anciermes et moilernes, delineavamente alcuni motivi poi divenuti classici del dibattito sul 'geniolingue': la presunta superiorit del francese come idioma delladell'ordre naturel del pensiero, come idioma destinato, per motivinaturali sia politici, all'universalit; la polemica sulle 'inversioni',torner a interessare Batteux, Condillac, Diderot, Cesarotti; l'ne da darsi delle figure retoriche e in particolare della metafora; ilcato dell'esprit, parola con cui si traduceva, e in realt si adattava aben diverso clima intellettuale, il latino ingenium.Per intendere realmente l'apporto dato dal Vico a tale dibattioccorre tener presente che, per un lungo periodo, la cultura italianareag alla provocazione bouhoursiana. Oggi sappiamo che uominialtissimo livello discussero a lungo, senza farne di nulla, ladi rispondere in modo adeguato. Sappiamo, ad esempio, delle insidi Lorenzo Panciatichi, fiorentino e accademico della Crusca,l'amico Magalotti, affinch intervenisse mettendo a frutto la suaza internazionale. Sappiamo che lo stesso fece Eustachio Manfredi,no al7694,nei rispetti di quella straordinaria'promessa' che era al temLudovico Antonio Muratori.Il lungo silenzio degli italiani sia mio giudizio, sia per ragioni teoriche, sia per ragioni politiche. Pesae gravemente, la consapevolezza del ritardo, culturale edell'Italia rispetto ai paesi che un tempo si chiamavano "barbari":32 Su di esso, Folena (7983: ad indicem), Accorsi-Graziosi (1989), Gensini (1993a: cap.

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    14/21

    Ingenium e linguaggio 249altri Italiani siamo al di sotto in quasi tutti i generi di letteratura", scriveamaramente il citato Panciatichi; e Magalotti rincalza osservando che "iltoscano che scrivono i nostri letterati pi tosto una lingua morta cheviva".s Pesava, anche, la mancanza di un'elaborazione teorica spregiudi-cata del problema linguistico: alla critica dell'esperienza linguisticabarocca promossa dagli arcadi a partire dal 1690 non aveva ancoracorrisposto una rigiustificazione della fisionomia storica e dell'identitdell'italiano che non fosse quella, troppo titubante e compromessa dapreoccupazioni puristiche, delll'ambiente fiorentino.Quando finalmente una risposta venne, con le Considerazioni sopra unfamoso libro franzese intitolato La manire de bien peflser dans les ouoragesd'esprit (1703) di Giovan Gioseffo Orsi,la strategia difensiva fu all'ingros-so la seguente: piena accettazione della critica agli aspetti pi futili espettacolari della poetica e della prassi letteraria barocca, ivi compresaun'opera come II cnnnocchiale aristotelico; rivendicazione di tutto unpatrimonio di figure e situazioni poetiche (gi stigmatizzate da Bouhours)tramite la dottrina delY"ariorizzarnetrto"; distinzione fra il piano dellesoluzioni stilistiche e quello della fisionomia interna della lingua italiana,di cui viene ribadita la sanit e la solidit.L'ultimo passaggio concettuale per noi il pi interessante. Esso vienediversamente sviluppato nell'Orsi e, tre anni dopo, nel trattato Dellaperfetta poesin italiana del Muratori, che rappresenta forse la pi compiutadiscussione delle tesi bouhoursiane. Orsi si attesta su una linea di com-promesso tra il razionalismo arcadico e le suggestioni della critica mode-rato-barocca. Sostiene che le acutezze non si riducono a un tradimentodella verit ma che, giusta la ben nota lettura dei passi aristotelici, forma-no un tipo peculiare di accesso alla conoscenza. Esse coinvolgono pertan-to la terza operazione dell'intelletto in grazia dell'ingegno, Ia cui attivit"pu quasi dirsi una produzione pi tosto" (1703 [7735: I47l). Ancor pi'costosa' in termini teorici la replica muratoriana. Sensibile anch'egli aidardi critici del francese, Muratori difende l'italiano separando nettamen-te la dimensione della lingua da quella dello stile, sulla quale pu scari-carsi il peso di un modo formalistico e perverso di fare letteratura: "Lospacciar sofismi difetto de gl'Ingegni, non delle Lingue" (1706:11648).Senonch, su questa via gli idiomi perdono quel legame interno con Iaconoscenza e il pensiero che in qualche modo si conservava nell'Orsi:"Sono le Lingue Ministre affatto indifferenti dell'uomo, affich esso permezzo loro spieghi gl'interni suoi concettl" (ibidem). Le lingue si riduconoinsomma a strumento di un pensare che esisterebbe indipendentementeda loro, e aspetti delicati della discussione, come ad esempio quello33 Per questi rimandi cfr. Dardi (1980).

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    15/21

    250 Stefano Gensinirelativo alla costruzione inversa, sono risolti in termini di artificio stilisti-co. Con ci, insomma, Muratori finisce con l'arnmettere l'esistenza di unlivello naturale e universale del linguaggio, che pu essere meglio opeggio servito dalLa bravura del retore: trattasi in fin de' conti di nien/al-tro che di elocuzione.

    In che misura conobbe il Vico questo dibattito? Conobbe certo diretta-mente la prima edizione delle Considerazioni orsiane, uscite anonime nel1703;Y solo indirettamente, a quanto dato capire drlL gi ricordatavariante alla Scienza nuuoa,'u uno dei due scritti del Bouhours. E tuttaviaquanto ne scrive a pi riprese mostra com'egli ne intendesse pi profon-damente dei suoi contemporanei il nocciolo e come meglio sapesseintrodurvi elementi di chiarificazione teorica.Ci limiteremo qui alla famosa pagina detDe ratiotu in ori Vico, inqua-drata nei termini noti la sua opposizione fra un modello pedagogico'topico' e un modello 'critico', allarga la visuale a un disteo confrontofra la cultura e la lingua d'Italia e di Francia.s Que[i che Bouhours (econ lui tutta Ia cultura classicistica francese) considerava pregi dellapropria hgo", ossia l'aderenza alle cose, la tinearit antiretorica dellostile pi diffuso, la costruzione diretta, la diffidenza per iperboli e meta-fore, si convertono, nella prospettiva di Vico, in alffitante limitazioni.Una volta che si assuma come centrale I *ttso comune del pubblico,3Toccorre che la lingua sia flessibilg adatta alle amplificazioni, pronta aracchiudere una metafora in una parola sola. E tale lingua non pu cheessere l'italiano:

    Nos vero lingua praediti, quae imagines semper er

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    16/21

    Ingenium e linguaggio per notevole che Vico non faccia discendere da queste considerazioniun inverso atto di imperialismo linguistico. Senza per nulla cedere, lui,pure cos intriso di educazione umanistica, alla tentazione di attribuireall'italiano una posizione privilegiata nel mondo linguistico neolatino(si badi che sar questo un motivo frequente, in Italia, fino al primoOttocento), il filosofo connette le diversit strutturali delle due lingueconfrontate a pi generali differenze di ordine culturale, radicate nellastoria e nei costumi dei popoli che le parlano. Certo, il francese inadattoallo stile oratorio, ma funziona ottimamente per quello didascalico, emaneggia senza sforzo le astrazioni pi sottili. L'italiano eccelle nelleopposte virfu. Al francese compete pertanto Y esprit, facolt che consente"tenuitatem cogitationum"; all'italiano l' ingenium, "hanc mentis virtutemdistracta celeriter, apte et feliciter uniendi": diversamente dai francesi,e diversamente anche dall'Orsi, che tendeva a considerare i due terminicome sinonimi, Vico collega l'esprit alla conoscenza sottile, analitica,esemplificata dal sorite, mentre l'ingenium, inteso come organo dellatopica, "facolt ritruovatrice" che "fa il vero" anzich andare "tentonetrovandolo", si collega alla conoscenza sintetica, corposa, analogica einduttiva. Due differenti indoli linguistiche, insomma, omologhe a duediverse mentalit sociali, lentamente costruitesi nel tempo. E a questopunto Vico pu arditamente concludere: se lingue cos diverse favori-scono processi conoscitivi cos diversi, se vero che, come pare ai sommifilosofi, "linguis ingenia, non linguas ingeniis formari", vorr dire chesolo i francesi potevano introdurre nel mondo civile la cultura analiticae sottile che oggi la loro bandiera, e solo gli italiani dislocare corpulentemacchine retoriche all'intersezione dei canali comunicativi.La variet degli ingegni cos teoricamente sancita in una con levariet sincroniche delle lingue; si fa strada per la prima volta nellacultura italiana l'idea che le lingue, anzich seguire convenzionalmente,strumentalmente il pensiero, ne condizionino la genesi e lo svolgimento.Si fissava, cos, anche una precisa 'immagine' dell'italiano comelingua, un'immagine piuttosto mitografica, se vogliamo, che per espri-meva assai b enelo status della circolazione culturale in un paese tradizio-nalmente segnato da un fortissimo distacco fra intellettuali e popolo.L'italiano come idioma la cui identit storica e strutturale si rawisa inun'indole sensuosa, fantastica, immaginativa, vocata ai percorsi metaforicie all'evidenza icastica delle immagini. L'italiano come luogo topico della'indiffinita natura' della mente umana, come espressione antonomasticadel fondale primitivo e corporeo della conoscenza. Intesa alla luce deidibattiti e del lessico critico del tempo, era, questa, una risposta forte allaprovocazione bouhoursiana, e non a caso doveva essere ripresa dalle vocipi alte del pensiero linguistico italiano fra Sette e Ottocento ed esseresviluppata nel suo notevolissimo potenziale etico-politico: Genovesi,

    251

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    17/21

    252 Stefano GensiniBeccaria, ftes, Foscolo, Leopardi avrebbero concordato su ci.38 Lasensibilit alle differenze e alle fratture, pi che all'uniformit, nella realtlinguistica, sarebbe del resto rimasta una caratteristica permanente diquesta tradizione di studi, fino a distinguerla da altre, anzitutto da quellaenciclopedico-ideologica francese, centrata sul problema, teorico e pro-grammatico , della grammaire genrale. Nella teoria vichiana dell'ingenium,considerata nei suoi valori insieme gnoseologici e linguistici, forse lecitorawisare una radice profonda di questo atteggiamento di pensiero.3eRif erimenti bibliograficiAccorsi, Maria Grazia / Graziosi, Elisabetta'1,989: Da Bologna all'Europa: la polemica Orsi-Bouhours. In Rassegna dellaletteratura italiana. XCII/3: 84-136.Apel, Karl Otto7975: L'idea dilingua nella tradizione dell'Umanesimo. DaDante aVico.Bologna:Il Mulino. (Ed. orig. in lingua ted., Bonn 1963).Badaloni, Nicola'1.961.: Introduzione a Vico. Milano: Feltrinelli.Bonhours, Dominique7571: ks entretiens d'Ariste et d'Eugne. AParis: chez Sebastien Mabre{ramoi-sy.

    7687: Ia manire de bien petser ilans les ouorages d'esprit. Dialogues. Secondedition. A Paris: Chez la Veuve de Sebastien Mabre{ramoisy, Imprimeurdu Roy 1688.Cassirer, Emst7961: Filosofia delle forme simboliche. I. il linguaggio. Firenze: La Nuova italia.(Ed. orig. in lingua ted., Oxford 1923).Coseriu, Eugenio1971a: Acerca de la teoria del lenguaje de fuan Luis Vives. In: Coseriu 192:

    62-85.1971b: Vives y el problema de la traducion. In: Coseriu 1977:8GL02.7977: Tradici1n y nooedad en la ciencia del languaje. Madrid: Ed. Gredos.Crif, Giuliano1989: Edizione critica e commento di Vico (= Vico 1989).

    Rimando su ci a Gensini (19U), (1993a), Lo Piparo (1984), Pennisi (1%7), (1988), DiCesare (1988a), 0988bt, Formigari (190).Questa tesi (efficacemente proposta in termini pi gmerali da De Mauro 1980 e, anostro awiso, corroborata dai risultati di numerosi lavori recenti) suppone owiamenteuna revoca dello schema interpretativo di Croce e Nicolini (7947-48), che negava unvero influsso delle idee linguistiche ed estetiche di Vico nel corso del Settecento.

    3839

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    18/21

    Ingenium e linguaggio 253Croce, Benedetto1910: Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana. Bari: Laterzas7966.

    7922: Estetica come scienza ilell'espressione e linguistica generale. Bari: Laterza.Quinta ed. riveduta.Croce, Benedefto / Nicolini, Fausto7947-48: Bibliografia aichiana. Voll. 1-2. Napoli: Ricciardi.Dardi, Andrea1980: L'influsso del francese sull'italiano tra il 1650 e il 1715. 0). Inizi dellamoda francesuz-ante e considerazioni preliminari. Lingua nostra.XLI/1: l-79.

    De Giovanni, Biagio1968: Il 'De nostri temporis studiorum ratione' nella cultura napoletana delprimo Settecento. In AA.W., Omaggio a Vico. Napoli: Morano: 743-791.Della Volpe, Galvano1954: Poetica del Cinquecento. Opere. (A c. di I. Ambrogio). Roma: EditoriRiuniti 7973. Y ol. 5: 103-90.De Mauro, Tullio1968: Giambattista Vico dalla retorica allo storicismo linguistico. Id. (1980):29-4.

    1980: Idee e ricerche linguistiche nella cultura italiana. Bologna: Il Mulino.Demonet, Marie-Luce1992: ks ooix du signe. Nature et origine du langage la Renaissance (1.480-L580) .Paris: Librairie Honor Champion.Di Cesare, Donatella1988a: La filosofia dell'ingegno e dell'acutezza di Matteo Pellegrini e il suolegame con la retorica di Giambattista Vico. In: Formigari/Lo Piparo (a c. di)1988:157-74.

    1988b: Sul concetto di metafora in Giambattista Vico. In: Formigari/Lo Piparo(a c. di) 7988:213-24.Folena, Gianfranco1983:L'italiano in Europa. Esperienzelinguistiche del Settecento. Torino: Einaudi.Formigari, Lia7990: L'esperienm e il segno. la filosofr" dd linguaggio tra Illuminismo e Restaura-zione. Roma: Editori Riuniti.Formigari, Lia (a cura di)1984: Teorie e pratiche linguistiche nel Settecento italiano. Bologna: Il Mulino.Formigari, Lia / Franco Lo Piparo (a cura di)1988: Prospettfue di storia della linguisticn. Lingua, linguaggio, comunicazionesociale. Pref. di T. De Mauro. Roma: Editori Riuniti.Fubini, Mario1965: Stile e umanit di Giambattista Vico. Milano-Napoli: Ricciardi.Garin, Eugenio

    1949: Nota telesiana: Antonio Persio. In: Id.: 7979:432-41.7966: Storia della filosofia itnliana. Voll. 1-3. Torino: Einaudi.

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    19/21

    254 Stefano Gensini1979: Ia cultura filosofica del Rinascimento italiano. Firenze: Sansoni.Garin, Eugenio (a cura di)1952: Prosatori latini del Quattrocento. Milano-Napoli: Ricciardi.Gensini, Stefano7984: Linguistica leopardinna. Fonilamenti teorici e prospettioe politico-culturali.Bologna: Il Mulino.7997: Il naturale e il simbolico. Saggio su Leibniz. po-a; gtrlzoni.7993a: Volgar faoella. Percorsi del putsiero linguistico italiano da Robortello aManzoni. Firenze: La Nuova Italia.193b: Epicureismo e naturalismo nellia filosofia del linguaggio fra Umanesimoe Illuminismo: prime linee di ricerca. Annali della Facolt di Mngistero dell'Uni-oersit di Caglinri. H.S. Vol. XVI: 55-119.

    Giacomini, Lorenzo1587: Del furor poetico. In: Weinberg (a cura di):7970-74lll:42344.Giarizzo, Giuseppel98l Vico. Ia politica e Ia storia. Napoli: Liguori.Grassi, Ernesto1979l- I-a facolt ingegnosa e il problema dell'inconscio. Ripensamento eattualit di Vico. ln:. Vico oggi (a c. di Andrea Battistini). Roma: Armando:7214.

    7990: Potenza delln fantasia. Napoli: Guida.Huarte, ]uan se muestru ln dffirencia des que a cada uno responde enMontoya.Hempel, Wido1965: Zur Geschichte von spiritus, mens wrd ingenium in den romanischenSprachen. Romanistisches lahrbuch XVI: 21-33.Iriarte, Mauritio (s.i.)7948: El doctor Huarte de San luan y su Examen de lngenios. Contribucion a lahistoria de la psicologia diferencial. Madrid: Consejo Superior de InvestigacionesCientificas. III ed.Lo Piparo, Franco1984: Nazione, campagna/ scienza, lingua nella Sicilia del secondo Settecento.In: Formigari (a c. di) 1984: 303-31.Marcialis, Maria Teresa1982: Filosofia e psicologia animak. Da Roraio a kroy. Cagliari: S.T.E.F.Mooney, Michael7985: Vico in the Tradition of Nretoric. Princeton: Princeton University Press.(Si v. anche l'ed. ital. con intr. di Andrea Battistini, Bologna: Il Mu[nb 1991).Muratori, Ludovico Antonio7706: Della perfetta poesia italinna (a c. di Ada Ruschioni). Voll. 1-2. Milano:Marzoratt 197'1..

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    20/21

    Ingenium e linguaggio 255Nicolini, Fausto1978: Commento storico alla seconila ScienzaNuooa.YolT.l-2. Roma: Ed. di Storiae letteratura. (Prima ed. 1949-50).Orsi et al.1735: Considerazioni del Marchese Giooan-Gioseffo Orsi sopra la maniera ili benpensare ne' comryniment| gi pubblicata dal Padre Domenico Bouhours ilellaCompagnia di Ges. S'aggiungono tutte le suitture, che in occasione ili questaIetteraria contesa uscirono a faoore, e contro al detto marchese Orsi. Voll. 1-2. InModena: appresso Bartolomeo Soliani.Pagliaro, Antonino1961: Lingua e poesia in Giambattista Vico. In id.: Altri saggi di critica semanti-ca. Messina-Firenze: D'Anna. 299-M4.Pareyson, Luigi'194749: Studi sull'estetica del settecento. I. La dottrina vichiana dell'ingegno.Atti tlell'Accad. d. Scienzt di Torino. Cl. di Sc. morali, stor. e filol.Yoll.81/3:

    82-97.Pellegrini, Matteo7639: Trattato ilelle acutezze che altrimenti spiriti, aioezze e concetti oolgarmentesi appellano. In Genova & in Bologna: presso Clemente Ferroni. Secondaimpressione.Pennisi, Antonino1987: Ia linguistica dei mercatanti. Filosofia linguistica e filosofia ciaile da Vico aCzoco. Napoli: Guida.

    1988: 'Ingenium' e patologie del linguaggio. Su alcune fonti della linguisticavichiana. Nuwi Annali della Facolt di Magistero dell'Unioersit di Messina 6:567-704.Persio, Antonio1576: Trattato dell'ingegno dell'huomo.In Vinetia: appresso Aldo Manutio.Piccolomini, Alessandro7575: Annotazioni nel librc della Poeticn d' Aristotele; con Ia traduttione del meilesimolibro, in linguaVolgare. Vinegia: presso Giovanni Guarisco & Compagni s.i.d.Rossl Paolo1979: I segni del tempo. Storia della Terra e storia delle nazioni da Hooke a Vico.Milano: Feltrinelli.

    Schmitt, Carl / Skinner, Quentin (Eds.)7988: The Cambridge History of Renaissance Philosopfty. Cambridge: CambridgeUniversity Press.Sorrentino, Andrea1.927: Ia retorica e la poetica di G.B. Vico ossia la prima concezione estetica delIinguaggio. Torino: F.lli Bocca editori.Tesauro, Emanuele

    Venetia: per Gio: di Pauli 1696.

  • 7/22/2019 Gensini 1995_Vico e l'Ingenium

    21/21

    256 Stefano GensiniTrabant, |rgen1993: Memoria-Fantasia-Ingegno. ln: Memoria, Vergessen und Eilnnern (hrsg.v. Anselm Haverkamp und Renate Lachmann). Mnchen: Wilhelm FinkVerlag: 406-24.Tigerstedt, E.N.1968: Observations on the Reception of the Aristotekan Poetics in the LatinWest. Studies in the Rennissance XY:.7-23.Verene, Donald Phillip1981,: Vico's Science of Imagination. Ithaca and London: Cornell UniversityPress.Vico, Giambattista1699: Oratio I. Ut mentis divinam vim usquequaque excolamus. In: Vico 1 971 :706-19.

    1708: De nostri temporis studiorum ratione. [n: Vico 7971:788-855.17"10: De antiquissima Italorum sapientia. In: Vico l97l: 56-73L.1729: Yici vindiciae. In: Vico '1977:. 340-75.77M: Princpi ili Scienmnuooa d'intoruo alla comunenatura ilelle nazioni, in questaterza impressione dal medesimo autore in un gran numoo diluoghi conetta, schiari-ta, e notabilmente accresciuta. In: Vico 1977:37U702.7942: La Scienza nuooa seconda giustal'dizione ilel1714, conleoarianti dell'edizio-ne del-1730 e di due redazioni intermeilie inedite (a c. di Fausto Nicolini). Terzaed. riveduta e arricchita di postille inedite d'un discepolo. Bari: Laterza.1989: Institutiones Oratorine (IO). Testo critico, versione e commento di Giulia-no Crif. Napoli: Istituto Suor Orsola Benincasa.1977l. Opere filosofiche (OF). Introd. di Nicola Badaloni. Testi, versioni e notea c. di Paolo Cristofolini. Firenze: Sansoni.1974: Opere giuridiche (OG). Introduzione di Nicol,a Badaloni. A c. di PaoloCristofolini. Firenze: Sansoni.

    Vives, Ioannes Ludovicus"1538:, De anima et uifa. Riproduzione in fototipia con nota introduttiva (a c.di M. Sancipriano). Torino: Bottega d'Erasmo, 1963.Weinberg, Bemard (a cura di)

    1970-74: Truttati di poetica e retorica del '1500. Voll. 1-4. Bari: I^aterza.Weinrich, Harald1976: Ingenium. Inl. Historisches Wrterbuch der Philosophre (hrsg. v. |oachimRitter und Karlfried GrtiLnder). Darmstadl Wissenschaftlidre Budrgesellschaft.Bd.4: 359-63.