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Fanzine numero 1

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Page 1: Graveyard Fanzine
Page 2: Graveyard Fanzine

Ciao Matt e benvenuto sulle nostre pagine, ti ringrazio per il tempo prezioso che ci stai volendo dedicare, come prima cosa, potresti presentare i Ruler ai nostri lettori che ancora non vi conoscono?

Ciao Beppe, grazie per l'opportunità che stai dando ai Ruler. Ci tengo a farti i complimenti per questa grande iniziativa in favore dell'Heavy Metal che non possiamo che appoggiare e sostenere!Beh, i Ruler non sono altro che quattro amici con un solo credo: L'HEAVY METAL. Per questa ragione la cosa più ovvia da fare è dare il proprio contributo alla causa. Nello specifico quello che avevamo in mente di fare all'inizio di questa avventura, era dare una rispolverata a quel sound degli albori che per troppo tempo è stato confinato negli scantinati della memoria musicale. La nostra devozione nei confronti di questo movimento è totale.

Ok, quindi possiamo asserire che la missione della band è proprio quella di rinverdire i fasti legati ad una certa tradizione tipicamente old school?

Indovinato!!! Nella vita bisogna fare ciò che si ama. La nostra proposta musicale è una naturale conseguenza della nostra attitudine, figlia della nostra riverenza nei confronti della mentalità musicale e non, della quale ci hanno fatto dono i pionieri di questo stile di vita. E per pionieri mi riferisco anche a chi purtroppo ha avuto meno fortuna ma non meno importanza per noi.

Guardando attentamente le foto pubblicate sul vostro profilo personale di facebbok, dobbiamo ammettere che uno dei caratteri distintivi della band, è anche il versante iconografico, dico bene?

Posso dirti che non si tratta di una cosa studiata a tavolino, ma di una semplice conseguenza di quanto detto prima. Per me e per i ragazzi, il chiodo, la scarpa alta, lo spandex e le borchie sono un'espressione estetica naturalissima. Anzi, posso dirti che ci sentiremmo a disagio "conciati" in altra maniera e sicuramente col pantalone largo e il cappellino girato non saremmo affatto credibili!

Un platter di debutto dopo due anni intensi alla ricerca di un’adeguata dimensione artistica e musicale, espediente questo che ci fa capire la determinazione di una band che vuole andare dritto al sodo, arrivando a bruciare letteralmente le tappe…

Confesso che non credevamo di poter giungere così rapidamente a questo primo traguardo. E' arrivato tutto molto in fretta: i concerti, un paio di chiamate importanti e soprattutto la grandissima opportunità di pubblicare un prodotto nostro. Ciò detto, una delle nostre caratteristiche principali è sicuramente quella di approcciarci a qualunque sfida col coltello tra i denti.

Disco il vostro, che uscirà sotto la supervisione della My Graveyard Production di Giuliano, un amico, sostenitore, fan di vecchia data…

Se l'Italia fosse una repubblica democratica fondata sull'Heavy Metal, Giuliano ne sarebbe il presidente incontrastato.La nostra amicizia con lui affonda le sue radici negli anni, nei festival organizzati da lui ai quali abbiamo partecipato da spettatori, dai dischi che abbiamo comprato ai suoi stand, e dalle band di amici e non che abbiamo sempre supportato e alle quali lui ha il grande merito di aver concesso lo spazio che meritano. Le parole per Giuliano le abbiamo veramente

finite, possiamo solo ringraziarlo eternamente per averci in concreto permesso di realizzare il sogno della nostra vita.

….si, anche perché trovare oggigiorno qualcuno che crede nelle tue qualità artistiche, è sempre più difficile, dico bene?

In un Paese del genere poi......! Negli altri paesi europei forse partono un pochino più avvantaggiati. Per questa ragione i meriti di Giuliano, se contestualizzati, raddoppiano. Ha dato una speranza a tanti ragazzi. E del merito va anche a tutte quelle band che hanno contribuito a consolidare la scena Metal più prolifica e musicalmente valida del mondo, oggi come oggi.

Cosa ci puoi dire sul processo di composizione dei brani che fanno parte di "Evil Nightmares"? C’è un compositore principale all’interno della band che ha in qualche modo l’onore e l’onere di apportare i primi input durante la stesura dei brani?

Si, il compositore principale sono io. Fino a questo momento lo schema è sempre stato lo stesso: ho portato la canzone finita in sala prove e con i ragazzi poi abbiamo apportato delle modifiche negli arrangiamenti. L'autore principale delle liriche è Daniele, che è l'unico con un inglese decente nella band!

Com’è stato entrare in uno studio di registrazione per la prima volta? Avevate svolto un lavoro di pre-produzione, o qualche dei brani registrati ha subito delle piccole modifiche in fase di step finale? E visto che ci siamo, quanto tempo avete passato fra registrazioni e mixing finale dei brani? Vi siete avvalsi di nuove tecnologie come Q-base o Pro-tool, oppure avete registrato tutto alla vecchia maniera?

Sapevamo fin da subito che incidere un disco non sarebbe stata una passeggiata di salute, ma ormai il danno era fatto ahahah! Nessuna pre-produzione, siamo entrati in studio pensando "o la va o la spacca". Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con un grandissimo fonico che è Mattia Stancioiu degli Elnor Studio. A lui il merito di averci fatto lavorare circa un mese e mezzo in un clima di assoluta serenità, spensieratezza, ma anche di lavoro sodo al momento debito. Ha capito subito cosa volevamo, e l'ha fatto come meglio non potevamo immaginare. Si, siamo ovviamente ricorsi al Pro-Tools; purtroppo registrare un disco in analogico oggi come oggi richiede un budget e delle tempistiche che solo in pochi si possono permettere. Siamo comunque contenti perché nonostante

Pronti al debutto assoluto su cd a solo pochi mesi dalla nascita ufficiale, gli interessanti Ruler da Milano, sono l'ennesimo esempio di come, oggi come oggi, si possa portare avanti un discorso basato su sonorità tacitamente classiche, senza per questo avere il minimo timore di cadere nello scontato, e da quanto potuto appurare con mano, le atmosfere che si respirano su ”Evil Nightamers”, ne sono la più lampante testimonianza.

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l'uso di avanzate tecnologie, il suono risulta eccezionalmente pertinente alla nostra proposta musicale!

Classica domanda, con il senno di poi come giudichi il vostro primo lavoro? Cambieresti qualcosa o pensi che, nel bene e nel male , possa rappresentare al meglio il suono della band? Pensi che, nella vostra seppur breve carriera di musicisti "Evil Nightmares" possa rappresentare più un punto di partenza o di arrivo?

Siamo molto soddisfatti di noi e di quel che abbiamo partorito! Credo però che al mondo non esista alcun musicista che sentendo i propri lavori, non cambierebbe nulla, o non risuonerebbe qualcosina!

Evil Nightmares ci rappresenta in tutto e per tutto. E' il perfetto crocevia di tutti i sentimenti che l'hanno fatto nascere: la grinta, l'impulsività e l'introspezione allo stesso tempo, la rabbia, la tenacia e anche un po' la coglionaggine ahahah! Assolutamente trattasi di un punto di partenza, tant'è vero che stiamo già programmando il nostro futuro tra concerti, pubblicazioni e tutto il resto! Chi si ferma è perduto!

Quali sono le aspettative che avete affidato a questo primo vagito musicale? Come pensi possa essere accolto dai vostri fan?

Beh per il momento ti dico che non pensiamo al disco di platino ahahah! L'obiettivo è poter diffondere la nostra musica al maggior numero di appassionati possibili. Le uniche persone alle quali ci interessa piacere sono quelle che come noi vivono notte e giorno per il Metal più puro e tradizionale. Non siamo main stream in niente, e non ci aspettiamo niente dal main stream! In definitiva quello a cui aspiriamo è poter continuare a fare concerti e condividere la nostra passione con i veri metallari. Quanto ai nostri amici e ai nostri sostenitori spero piaccia dato che è dedicato a loro!

Quale è la situazione live per un a giovane realtà musicale come la vostra? Proponete quasi esclusivamente un repertorio basato su brani originali, o li alternate ad alcune cover?

Diciamo che in un anno, cioè da quando abbiamo per la prima volta messo piede su un palco come band, i concerti non sono mancati. Anzi ti posso dire che siamo momentaneamente soddisfatti del buon numero di live che abbiamo potuto affrontare! Dal vivo abbiamo proposto fin da subito pezzi inediti che sono numericamente aumentati nel corso dei mesi e alcune cover. Lo ripeterò fino alla nausea: siamo assolutamente proni al culto dell'Heavy Metal degli anni '80, per questo ci sentiamo in dovere morale di omaggiare i nostri eroi. Per il momento ci siamo trovati a tributare Iron Maiden, Tygers Of Pan Tang, Grim Reaper, Holocaust, Savage Grace e Obus. Stiamo preparando altre "chicche" anche se ci tengo a

specificare che i nostri show sono incentrati principalmente sugli inediti.

Da qualche anno a questa parte , la scena heavy metal italiana è un calderone oramai saturo di ottime band provenienti da diverse estrazioni musicali, dammi tre buoni motivi per cui un fruitore medio di H.M. debba avvicinarsi alla musica degli Ruler.

Per quanto come già detto l'Italia goda di un ottimo stato di salute e continui a dare alla luce nuove band, ognuna di queste riesce a risultare completamente diverse tra loro. Per quanto possa amare i Walpurgis Night e gli Axevyper o gli Asgard e gli Etrusgrave, [e cito nomi casuali, non me ne vogliano gli altri], non riesco a trovare dei grandissimi punti di contatto tra loro se non il doveroso minimo comun

denominatore dell'Heavy Metal vecchia scuola. I Ruler sono un'ulteriore realtà a se stante che forse si rifà più di altre alla tradizione inglese. In ogni caso il fruitore medio di H.M. sappia che la musica dei Ruler è fatta da metallari oltranzisti e rivolta a metallari oltranzisti. Non ci si può sbagliare.

Molte volte fra formazioni della stessa zona si vengono a creare delle dispute che, personalmente, giudico infantili, anche perché, dati di fatto alla mano, con il rock in Italia non si è mai arricchito, nessuno, che cosa ne pensate voi?

Questo è un handicap atavico della nostra scena. Questo voler gareggiare

a tutti i costi e sentirsi meglio degli altri ciò che di fatto ha impedito al nostro Paese di consacrarsi nel gotha del metal mondiale pur potendo vantare band che non avevano nulla da invidiare ai colleghi stranieri. E' un fatto storico che mentre in Inghilterra, in Spagna o in Germania le band dello stesso paese, magari anche molto molto differenti tra loro si aiutavano e supportavano a vicenda, in Italia ci si infamava alle spalle, ci si sabotava i palchi e si combattevano queste guerre dei poveri inutili e deleterie. Mi tocca constatare che purtroppo il vizietto non è del tutto scomparso e ancora oggi c'è chi continua a infiammare rivalità patetiche. A questi signori voglio dire che forse è il caso di darci un taglio e smetterla di fare gli stronzi. Date il vostro apporto per un'unica causa che è quella dell'Heavy Metal, punto e basta. Perché poi non fa piacere a nessuno sapere che "bella" reputazione abbiamo all'estero.

Diciamocelo chiaramente, suonare in una cover band per molti aspetti è molto più “vantaggioso” quindi dove trovate l’input principale che spinge quattro strumentisti come voi ad andare sempre e comunque avanti, cercando di proporre musica originale?

Le cover band, caro Beppe, sono quanto di più offensivo alla dignità del musicista ci possa essere. E ancora più offensivi sono quei titolari di locali che danno spazio a certe band anziché a�

chi propone inediti. Ti faccio un esempio: se una band di tributo ai Maiden, ai Priest, agli Whitesnake, ai Motorhead, facesse pezzi propri, sullo stile di chi ama coverizzare, quante belle realtà musicali in più avremmo in Italia? Penso tante. Ma ci vogliono i coglioni, lo spirito di sacrificio e soprattutto non guardare al portafogli. Sono caratteristiche che noi riteniamo di avere e sono quelle che ci spingono a battere la strada che abbiamo intrapreso.

Qual è la relazione che vi lega con i classici social network? Pensate che, se usati bene, siano un buon vicolo di promozione per una band relativamente giovane come la vostra?

Beh nel 2012 sembrano essere diventati irrinunciabili e in un certo senso ci adeguiamo. Sicuramente senza FaceBook per esempio sarebbe più complicato far sapere senza troppi giri di telefonate, quando si suona dal vivo! Quindi ritengo che possa essere uno strumento molto valido per promuovere la propria proposta musicale e in generale fare informazione su quello che riguarda l'Heavy Metal e qualunque altra cosa. In ogni caso ti rinnovo i complimenti per questa tua nuova proposta che negli anni dell'informatizzazione è anche una scelta coraggiosa!

Grazie!!! So che potrebbe sembrare una domanda retorica, ma come vi vedete fra 5/6 anni? Felicemente sposati con dei pargoli al seguito, ancora a mangiare la polvere all’inseguimento di un sogno, o entrambe le cose?

Mai mollare. Tra cinque o sei anni saremo persone più mature e arricchite sia a livello musicale che personale ma se c'è una cosa che odio da sempre, è l'idea di far prendere polvere alla chitarra per diventare un italiano medio. E parlo a nome di tutta la band. Abbiamo una voglia fuori dal comune di suonare, fare concerti, andare a concerti, comprare dischi e inciderne di nostri, andare a festival in tutta Europa, stare con gli amici e vivere la nostra passione come facciamo da anni. Per ora riesco a vedere solo questo nella mia vita, anche i pargoli arriveranno ma la musica, questa musica, sarà sempre la costante!

Prima di concludere, puoi ricordarci quali saranno le prossime ufficiali della band da qui a qualche mese? Avete pianificato delle date dal vivo a supporto del disco in uscita?

Si! Dal 19 maggio ricominceremo a confrontarci con il palco al 9 dell’Old School Metal Invasion a Imperia, il sabato successivo saremo al Blue Rose di Bresso [MI] per festeggiare il decimo compleanno dei grandissimi Torment, il 16 giugno ci aspetta l'Atzwang in compagnia di Skanners, Anguish Force, Holy Martyr e tanti altri, torneremo poi il 30 giugno a Trento con i Walpurgis Night per creare scompiglio al Gasoline e con una punta d'orgoglio anche se ancora manca tanto tempo, ti dico che nel marzo 2013 avremo il grandissimo onore di prendere parte all'Up The Hammers ad Atene dove già sono confermati tra gli altri Blitzkrieg e Angus. In ogni caso invito tutti gli interessati a cercare la nostra pagina su FaceBook e tenersi aggiornati sui prossimi appuntamenti!

Ok Matt, siamo alla fine, concludi tu l’intervista...

Ti ringrazio di nuovo per questa bellissima chiacchierata e ti rinnovo i nostri migliori auguri per questa bellissima iniziativa. Ringrazio anche chi ha vinto la mia logorrea ed arrivato a leggere fin qua! A nome della band abbraccio e ringrazio chiunque ci supporti dall'inizio, da poco tempo e chi lo farà in futuro. Concedimi una citazione degli Holocaust per chiudere: "Where is the power? Where is the glory? Heavy Metal is OUR story!"

Intervista a cura di: Beppe “HM” Diana

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Ciao Drake e benvenuto sulle pagine di Graveyard Symphony, grazie del tempo che ci stai volendo dedicare, è bello ed emozionante poterti ritrovare dopo tanto tempo….

Ti ringrazio, devo dire che è emozionante per me rispondere alle tue domande... mi sembra di tornare giovane !!

Si, anche perché in molti si stanno chiedendo che cos’è successo in casa Gunfire in tutti questi anni di apparente stasi mediatica…

Sono successe tante cose ... sembra incredibile ma dal 2000 anno della ricostituzione della band, il tempo è volat, davvero di acqua ne è passata sotto i ponti... sono stati anche questi anni molto belli.. meno intensi e più rilassati rispetto ai primi anni “di fuoco” dei Gunfire anni 80 (1984-1986) ma sempre con la costante sensazione di custodire una fiamma che non vuole spegnersi e ora ti dico.. non si spegnerà mai. Nel 2004 siamo giunti, dopo varie peripezie, alla realizzazione di Thunder of War, un disco che ci ha reso giustizia a distanza di 18 anni dal primo scioglimento, sono stato fiero di poter dare ai “seguaci del culto del fuoco” un prodotto davvero potente e .. lasciamelo dire.. emozionante..caratteristiche che non è facile trovare nei dischi ipertecnici ma.. freddi di oggi. Il disco è andato molto bene, ottimi consensi di pubblico e critica.Abbiamo suonato, partecipato a diversi festival, al primo Keep it True in Germania, al Tradate, poi qui nella zona ma non spessissimo perchè non siamo una band da serate nei bar.. voglio dire.. inutile fare più di una apparizione all'anno qui nella zona. Poi se capitano partecipazioni a raduni o festival interessanti siamo sempre disponibili ma non siamo di quelli che si attaccano al telefono a chiamare i locali di tutta la penisola oppure si autotassano pur di suonare con qualcuno. Insomma suonare dal vive piace a tutti e lo facciamo volentieri se capita.

Ok, capisco, quindi come si suole dire sotto la cenere, è covato il fuoco del sacro metallo, dico bene?

Il fuoco cova e non si spegne mai.. subito dopo la pubblicazione di Thunder of War ci siamo messi al lavoro sul nuovo materiale, avevamo deciso che non sarebbe stato una fotocopia dello stesso disco, però prima che ti parli di questo devo dirti che i tempi si sono allungati perchè quando si è 'grandicelli' il gioco si fa duro e la vita spesso rema contro. Sono accaduti dei fatti di cui non posso parlare adesso però ecco.. abbiamo dovuto davvero stringere i denti per andare avanti.

Disco che è stato anticipato dal singolo 'Man and machine', brano che, pur mantenendo inalterate certe prerogative classiche insite nel DNA della band, vi spinge verso il nuovo che avanza…

Nel preparare il materiale per il nuovo album abbiamo tacitamente deciso di dare libero sfogo alla creatività, non abbiamo nessun motivo al mondo per restare su schemi già percorsi per cui, grazie anche alla nuova linfa portata dai nuovi adepti (Mengoni che ha preso il posto del dimissionario Maury Lyon e Luca Calò che dal 2000 è diventato l'alfiere ufficiale di Lord Blackcat), ci siamo spinti su nuovi territori.. ma sai..non pensare che ce ne usciamo con cose tanto diverse.. lo stile è puro Gunfire single malt. Penso che finchè sarò io il cantante potremo parlare solo di evoluzione di puro Heavy Metal.

Esatto, come ci spieghi queste ambientazioni dal sapore quasi progressivo di fondo? Sarete mica diventati degli “smanettoni” con l’avanzare dell’età?

Ok.. ti perdono.. hai scritto “quasi” e va bene.. lo vedi come siamo noi degli anni 80 ? Appena si esce dal classico riffone sporco ci tacciano di essere progressivi.. non lo siamo, non più di quanto lo siano i Queensryche di Operation Mindcrime o i Blue Oyster Cult di Imaginos. No no tranquillo.. è puro metallo e l'avanzare dell'età (mannaggia...) non ci fa ne caldo ne freddo !

Puoi delineare, se possibile, quali sono i tratti salienti del concept legato al disco nel quale, la musica, dovrebbe servire da collante come in una sorta di pellicola cinematografica?

Ho immaginato una storia, sto aspettando solo una offerta dalla Paramount.....intanto facciamo la colonna sonora:Il periodo in cui avvengono i fatti è un lontano futuro nel quale l'umanità ha lasciato la Terra da 1000 anni e viaggia tra le stelle dissociando corpo e anima. Le macchine sono autonome ma asservite all'uomo, i figli di Heron abitano la Città delle Stelle, un pianeta/macchina. Quando un essere senza forma arriva dalle profondità siderali invade l'area stellare di questa civiltà essi si organizzano per l'esodo verso un pianeta adatto di un lontano quadrante.

“Never say Die” recitava il titolo di un famoso album dei Sab-four, un manifesto questo che fotografa al meglio lo stato di salute attraversato dai gloriosi Gunfire da Ancona che, nonostante il silenzio mediatico che si protrae da alcuni anni, dimostrano di essere “sul pezzo”, e come certificato in sede di intervista, di avere ancora parecchie cose da dire!!Un nuovo album che oramai sembra sempre più alle porte, ed un singolo uscito già da qualche mese, vogliono significare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che sotto la cenere arde ancora il fuoco della sacra fiamma..

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A questo punto avviene una incomprensione a livello cosmico.. ed è un poco quello che succede anche nel nostro mondo.. le incomprensioni causano le guerre, nel mio racconto, una seconda progenie di esseri umani, il Popolo di Mossh subisce lo stesso attacco dall'alieno senza corpo e pensando che sia una azione di guerra dei Figli di Heron invia le proprie navi scatenando una guerra.Ancora incomprensione... ancora istinto di guerra.. ognuna delle due umanità perdute negli spazi siderali crede che sia l'altra ad avere attaccato per prima e così la battaglia non si placa..

Come mi dicevi nelle nostre ultime mail, il disco sarà interamente registrato nei WR Studios di Marco, avete previsto la presenza di un produttore esterno, o penserete di fare tutto da soli in modo da non essere condizionati da menti esterne?…questione di budget, o piena consapevolezza nei propri mezzi?

Non vogliamo avere una guida esterna, vogliamo essere noi a condurre in porto questa nave, ti dico che neanche abbiamo mai preso in considerazione la possibilità di una produzione esterna, sarà che non abbiamo velleità di successo e quello che facciamo lo facciamo solo perchè ci piace.. lo studio di Marco Bianchella è di ottimo livello e possiamo fare le cose con calma (molta calma.. vero) ma siamo sicuri che alla fine sarà una prodotto che ci darà piena soddisfazione.

Quanto è importante per una band storica come la vostra avere la possibilità di registrare un album senza la pretesa di nessun vincolo di sorta, tempi inclusi?

Siamo su una nave che deve arrivare in porto con le nostre forze e solo allora getteremo l'ancora, molto importante non avere alcun vincolo, del resto nessuno ci corre dietro, non abbiamo neanche deciso per chi uscirà il disco, intanto siamo troppo concentrati nella sua produzione

…si, ma tutto questo non può risultare anche snervante?

La riposta è.. si.. molto snervante ma le cose stanno così.. del resto ognuno di noi ha il suo lavoro, non possiamo fare i musicisti a tempo pieno come era nel 1984... millennio scorso !

Ok, visto che ci siamo, puoi darci dei ragguagli a riguardo? Almeno il titolo del disco e di qualche brano, suvvia….

Il titolo ancora non è deciso, ti dico che il brano di apertura si chiamerà War Extreme e quello finale Exodus,Man and Machine già uscito in una compilation è stato riarrangiato e sarà incluso, il disco conterrà anche un pezzo di ampio respiro di 10 minuti un poco fuori dagli schemi, è un pezzo allo stesso momento profondo e misterioso.. l'ho fatto mio, mi emoziona a ogni ascolto.. è qualcosa di più che musica.. si chiama Voices from a distant sun.

Pensi che punterete su un’auto produzione, molto gratificante e molto remunerativa, o in qualche modo vi affiderete ad una label che creda in pieno nelle vostre qualità tecniche e qualitative?

Il problema della completa autoproduzione è quello che poi ti trovi con i dischi pronti ma con la difficoltà di trovare i giusti canali per la distribuzione. Credo che appena sarà pronto il cd, faremo i soliti passi che fanno tutti per trovare una etichetta che si impegni negli step finali, produzione fisica e distribuzione.

Per la provincialità e l’ottusità dell’ascoltatore medio italiota, a livello heavy rock, siamo e saremo sempre un paese di serie B zona retrocessione, pensi che prima o poi questo statement cambierà, o siamo condannati a compiacerci fino alla fine?

E' vero che siamo sempre stati coerenti e mai abbiamo rinnegato le nostre radici.. del resto nessuno ci chiede di fare qualcosa di diverso da quello che sappiamo fare e a parte i mezzi molto migliorati lo facciamo come quando abbiamo iniziato io e Maurizio in una cantina del centro storico di Ancona, città che per la musica metal è allo stesso livello del Congo. Circa la situazione italiana che ti devo dire.. siamo esterofili pur avendo alcune tra le più importanti band del mondo, Rhapsody of fire per esempio e poi tanti altri, l'ascoltatore italiota si fa attrarre dalle sirene che prima erano inglesi americane e oggi sono finlandesi e non so manco io di dove... il metallo si è frammentato in mille rivoli e questo è buono però vedo sempre una band valida e altre 300 che sono loro imitazioni.L'incredibile diffusione della musica di oggi a velocità adsl è comunque un vantaggio per tutti e non è vero che così la musica muore, si diffonde prima, poi i dischi chi si innamora di una band li compra.. del resto una volta che non poteva comprare i dischi si faceva la cassettina.. era solo tutto più lento..

Dai primi demo registrati in maniera molto amatoriale, al nuovo disco, come pensi sia cambiato il tuo modo di rapportarti alla musica suonata e concepita?

Ci pensavo qualche giorno fa, era tutto molto più 'ruspante' una volta, a nessuno era richiesto di essere perfetto, tu pensa che giorni fa sentivo “Shine on you crazy diamond” dei Pink Floyd e ci sono dei microerrori, dei rumorini durante l'assolo che oggi sarebbero ripuliti o comuqnue il pezzo sarebbe risuonato finchè non è perfetto... e invece la musica era bella anche così..imperfetta. Nel nostro primo demo ci stavano degli errori assurdi ma era metallo che trasudava l'emozione di farlo, suonavamo live anche su un camion in una festa di paese... oggi si deve essere tutti perfettini altrimenti poi si dice che tecnicamente non va bene. Omologazione.. che brutta parola.

Prima di finire, quali sono le mosse principali della band da qui a qualche mese?

Vorrei che la nostra mossa fosse uno Scacco matto ma siccome la partita sta per ricominciare allora la mossa è un semplicepedone che apre il gioco...

Ok Drake, siamo veramente alla fine, l’ultima parola a te……

Prendo l'occasione che mi dai per ringraziare quelli che ci hanno seguito in tanti anni, voi eroi della carta prima stampata e poi digitale, tutti quelli che ancora mi chiamano chiedendo le novità, coloro che si ricordano di quando cantavo “We are immortal” a squarciagola in un campo sportivo di Gazoldo degli Ippoliti nel primo festival metal italiano, tutti gli amici che ci hanno supportato. Il nuovo disco sarà per voi. Tnx !

Intervista a cura di: Beppe Diana

Page 6: Graveyard Fanzine

Ciao Fils e benvenuto sulle nostre pagine, partiamo subito con il piede sull’acceleratore, come sta andando l’attività di promozione del nuovo disco? Avete pianificato un piccolo tour a supporto di “Metal Crossfire”?

Ciao Beppe! Un caro saluto a tutti i lettori di Metalbrigade!La promozione del nuovo album sta andando molto bene: siamo appena tornati da Atene, è stata un'esperienza a dir poco fantastica!Un vero e proprio tour non lo abbiamo proprio pianificato (per il momento), ma posso segnalarti un paio di date in cui suoneremo: il 24 Marzo suoneremo ad Ascoli all'interno della rassegna "Beyond the Darkness Metal Fest" assieme a Rosae Crucis, Witchunter, Interceptor, Overnation e Kalashnikov. il 7 aprile saremo al Gasoline di Trento con i thrashers Final Fright e il 1° maggio saremo gli headliner del "Legions of true metal Festival" all'Exenzia in quel di Prato, durante il quale divideremo il palco con artisti del calibro di Etrusgrave, Alltheniko, Prodigal Sons, Spidkilz, Gameover ed altri!

Come e' nato, stilisticamente parlando, il vostro approccio musicale cosi' naturale ed istintivo, rispetto a quello che attualmente la scena metal propone con maggior frequenza?Solo “colpa” del vostro background musicale, oppure la precisa volontà, unita al desiderio, di provare qualcosa vicino a certe sonorità diciamo, sfacciatamente old style?

Diciamo che il nostro stile nasce in maniera spontanea.Non c'è niente di studiato a tavolino per ottenere un qualsivoglia "successo" o generale acclamazione: abbiamo sempre ascoltato Heavy Metal sin dalla nostra, ahinoi lontana, adolescenza e dunque ci viene naturale comporre questo tipo di brani.Brani che a volte nascono dal niente, magari "scazzando" in sala prove o canticchiando in macchina (com'è accaduto per "March Of Metal Rockers") Tuttavia cerchiamo costantemente, ove possibile, di inserire elementi personali e non derivativi all'interno delle nostre canzoni, col preciso intento di non rendere la nostra musica una pedissequa scopiazzatura. Beh, che poi ci piacciano gli Iron Maiden, i Manilla Road, i Running Wild, gli Omen, i Cirith Ungol, gli Agent Steel e quant'altro..penso sia fin troppo chiaro ahahah!

Infatti come io stesso ho ammesso nella mia recensione, se dovessi descrivere a parole il terreno su cui musicalmente si muovono gli Avevyper, direi, senza esitare un attimo, un heavy metal puro ed integerrimo che fonde in se presente e passato...Sei d’accordo con questa mia affermazione,

e qual e' il tuo pensiero in merito?

Sono d'accordissimo, visto che quanto detto da te è proprio il nostro intento principale, che definirei "revisionista": rileggere e riproporre lo stile immortale di quelle bands di cui siamo fans sfegatati, nel 2012, creando un ipotetico continuum temporale fra quello che c'è stato prima e quello che c'è ora , come se niente fosse mai cambiato da quegli anni eroici. Certo, suonare Eighties al massimo presumo sia impossibile per persone che, come noi, nel 1984, al massimo sedevano sul passeggino, ma, ripartendo da quelle basi, reinterpretare con gusto, personalità, cuore e passione l'Heavy Metal che batte dentro il nostro cuore desumo non sia solo un piacere, ma anche e soprattutto una missione nei confronti di coloro che amano questo genere.

Rispetto alla vostra precedente release ufficiale, a livello puramente compositivo, la band ha compiuto un passo in avanti davvero notevole, che, diciamolo pure chiaramente, non faceva di certo presagire ad un vostro ritorno sulle scene di questa portata...Secondo te, che cosa davvero è riuscito a fare la differenza fra il vostro nuovo lavoro in studio ed il precedente?Magari l'esperienza accumulata in tutti questi anni, un differente approccio nel songwriting, o cosa?

Credo sia una questione di approccio alla canzone, di scrupolosità: se all'inizio della nostra carriera ci facevamo, giustamente, fuorviare da un sacrosanto pressappochismo derivato soprattutto dall'entusiasmo mediante il quale muovevamo i nostri primi passi, adesso, prima di giudicare a posto e "presentabile", un nostro tema ci lavoriamo in maniera molto più meticolosa; ciò, comunque, non si traduce necessariamente in un processo lungo e farraginoso, considerato che a volte basta inserire un piccolo "coro" all'interno di una nostra composizione per elevarne sensibilmente la qualità. Il pezzo però nasce sempre da un'idea totalmente casuale che viene sviluppata da tutti e diventa canzone, dopo incalcolabili modifiche e ore di sala prove.

Scusami se posso sembrarti invadente, ma sono molto curioso di sapere quali sono le tematiche legate alle liriche dei vostri brani?... c'è una qualche correlazione fra la splendida copertina del disco ed il titolo stesso?

Assolutamente sì! Così come la nostra musica, la quale dagli Anni Ottanta è idealmente traslata ai giorni nostri, Il Lizard ancestrale, testimone di un culto blasfemo ed innominabile ereditato dalla

tradizione Howardiana, dalle nebbie del tempo è giunto in un bellicoso e sanguinario futuro postatomico , in soccorso dei i metalheads sopravvissuti nella loro strenua lotta contro i nemici della libertà (e quindi del rock'n'roll).

Visto che sei coinvolto principalmente nel songwiting della band, hai voglia si analizzare per noi il disco in una sorta di track by track?

Francamente , ti dirò, non me la sento di fare un track by track, anche per non rovinare la sorpresa a chi prendere il disco...lascio che sia l'ascoltatore ad esaminare i brani e a scegliere la sua preferita. Da parte mia, posso dirti che i brani a cui sono più affezionato sono "Victims of tomorrow, a mio avviso, la nostra migliore composizione di sempre e la conclusiva "March of metal rockers", un anthem con un ritornello da cantare a squarciagola figlia della grande tradizione degli anthem metallici come "United" dei Priest," "Requiem (we will remember)" dei Saxon e "Chains and leather" dei Running Wild

Ok, dunque dopo tutti questi anni di intensa attività, mi sembra di capire che oramai in studio avete maturato una buona dose di esperienza, quindi siete entrati a registrare avendo già bene in mente come sarebbero venute le nuove song, o qualcuna di queste ha subito in fase di step finale dei piccoli accorgimenti?

L'imprevedibilità è alla base del nostro lavoro ahahaah! Le strutture dei brani erano già tutte pronte e confezionate dall'alacre lavoro di Guido Tiberi e Andrea Tognetti, ma anche all'ultimo minuto siamo riusciti a trovare degli accorgimenti personali per renderle ancora più efficaci. In casa Axevyper fino a quando un brano non è stato registrato non si può dire completo...e, in certi casi, viene sviluppato anche ben oltre la fine delle registrazioni..trovando la sua forma completa in sede live!

Ok, capisco, adesso a mente fredda, secondo voi il nuovo arrivato rappresenta fedelmente quelli che sono gli Axevyper attuali, oppure in futuro dovremmo aspettarci dei cambiamenti stilistici sostanziali con un ipotetico prossimo lavoro?

Posso dirti con certezza che gli Axevyper non effettueranno mai in vita loro virate o cambiamenti stilistici sostanziali , visto che suoniamo l'Heavy Metal con cui siamo cresciuti e che amiamo alla follia da sempre. In ogni uscita cercheremo di metterci molta farina del nostro sacco, ma il genere che suoniamo è tradizionalissimo Heavy di scuola americana e non prevede alcuna modifica. Snaturare ciò che amiamo significherebbe ripudiare ciò che ha

Determinati e spregiudicati, proprio come si addice ad una truemetal band con gli attributi, i nostri Axevyper sono arrivati a tagliare il fatidico traguardo del terzo platter in pochi anni di intensa attività musicale, nei quali, oltre alla stima ed all'affetto del popolo underground, sono riusciti a raccogliere ottimi proseliti anche da gran parte della stampa specializzata, che ha tributato ai cinque i giusti meriti, per una carriera intrisa di passione ed amore viscerale per la musica concepita e suonata.

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plasmato le nostri menti e i nostri spiriti.

Quindi credi che musicalmente parlando, avrete ancora modo di sviluppare ulteriormente il vostro stile, oppure l'evoluzione che adesso vi spinge ad andare avanti, e' destinata comunque a cedere il passo ad una formula musicale e compositiva ben precisa?

Non ci siamo mai seduti sugli allori, nè abbiamo mai deciso quale via intraprendere, Beppe. Semplicemente suoniamo ciò che ci viene dal cuore e, come ho già scritto in precedenza, la musica degli Axevyper non subirà nè alcun cambiamento, nè tantomeno suonerà mai come un qualcosa di già sentito e risentito. La nostra missione è quella di suonare "antichi" sì, ma non stereotipati e, dall'altro lato, assolutamente senza alcuna evoluzione di sorta. I modernismi li lasciamo ad altri!

Una delle qualità che mi ha particolarmente colpito della band, è proprio l'assoluta convinzione, il feeling, che riuscite a trasmettere all' ascoltatore, attraverso la vostra musica, una qualita' questa, che mi porta sempre piu' ad esser convinto che l'heavy metal e' piu' che mai un genere musicale che richiede prima di tutto un attitudine particolare, piu' che una semplice generica passione, sei d’accordo con questo mio personale pensiero?

Sono d'accordissimo, tant'è che lo senti da lontano un miglio quando un disco è suonato da gente che di genere ne sa e quando invece manca di quell'approccio genuino, naturale, quasi "troglodita" che fa sì che un album si senta davvero che è stato pensato, scritto ed eseguito da persone che amano questo genere e tutti i loro, fantastici e non obsoleti, clichès. Non è la tecnica o la perizia strumentale (anche se, ovviamente, un pò di rudimenti servono, sia chiaro) che rendono un heavy metal album un vero capolavoro, bensì il sudore e la passione che trasudano da ogni singola nota.E di queste cose uno che ha passato la sua vita a sentire Heavy Metal se ne accorge.

Cosa vuol dire per una band come la vostra nel 2012 portare avanti un discorso musicale, che si muove ormai in un ambito sempre piu' ristretto di sostenitori e che, spesso, sembra essere snobbato perfino da certa cosiddetta “stampa specializzata”?

La ghettizzazione del nostro amato scenario underground, per quanto mi riguarda, non è asslutamente un difetto, anzi! Cosa c'è di meglio che essere seguito, supportato, amato, criticato, odiato, bistrattato da persone che conoscono a menadito quello che fai, piuttosto che possedere schiere e schiere di estimatori che non si rendono minimamente conto delle basi che hanno forgiato il tuo stile? E, in più, ti dirò, in un ambiente così familiare, è molto più facile stringere rapporti interpersonali tra persone e gruppi stessi e fare in modo che ogni concerto diventi una festa tra amici.

Una domanda che può sembrare scontata ma che voglio porvi ugualmente, qual'e' il significato che si nasconde dietro alle parole “heavy metal” per una band come la vostra? Un espressione artistico/musicale come ce ne sono tante altre, uno stile di vita, o cosa?

E' il motivo per cui ci alziamo la mattina e andiamo a letto la sera.E' la valvola di sfogo ai problemi quotidiani che abbiamo tutti; è il collante che ha fatto sì che così tanta gente si sia interessata alle nostre vite e si sia guadagnata la nostra stima ed amicizia indipendentemente dalla musica suonata/amata/seguita; è il nostro principale argomento di discussione durante le nostre serate al bar: èla principale ragione delle nostre vicessitudini economiche (stipendi spesi in dischi); è un elemento inscindibile dalle nostre persone. Da quando sono uno sbarbatello, nella mia città il mio nome è associatoal genere che ho sempre ascoltato e amato anche adesso che sono

un trentenne sfigato, panciuto e stempiato e che non ho manco più tempo per andare ad un solo concerto per motivi lavorativi. L'Heavy Metal cattura la tua vita e fa di te ciò che lui vuole, salvandoti da tante difficoltà. Presumo sia stato piuttosto esauriente. L'Heavy Metal è il nostro destino.

Ok, cambiando argomento, segui la scena metal nazionale? Se si, quali sono i cinque lavori, e le cinque bands (rigorosamente underground) che maggiormente ti hanno colpito negli ultimi tempi, e perche'?

Cinque lavori? I debutti sulla lunga distanza di Sign of the jackal, Walpurgis Night, Asgard, Prodigal Sons e Stonewall, capolavori che non hanno niente da invidiare ad artisti ben più pubblicizzati provenienti, chessò, dalla tanto osannata Svezia.E occhio ai Ruler che stanno per uscire: quel disco vi farà sanguinare il culo e le orecchie.

Dalle vostre parti si dice che la vera dimensione della vostra band, sia proprio quella on stage, e che sul palco date tutto di voi stessi, cosa puoi dirci tu dell'approccio live della band?

Che riusciamo a divertire perchè sul palco siamo noi stessi a divertirci.E' tutto un dare-avere: se la mia musica ti dà emozioni, io non posso far altro che ringraziarti dandoti ancora più emozioni di quelle che ti ho dato su disco.E quindi dal vivo spunto sangue per far sì che tu torni a casa soddisfatto.Magari non saremmo dei professionisti

dello strumento, ma stai certo che ad un concerto nostro le palle non te le rompi! In sintesi posso dirti che on stage siamo una fottuta macchina da guerra, senza falsa modestia!

Chi sono gli Axevyper dismessi i panni di incalliti appassionati e musicisti, ovvero cosa fate nella vita di tutti i giorni per vivere?

Siamo cinque ragazzi normali con lavori normali: io lavoro nel ristorante di famiglia,; Guido è un ingegnere biomedico, Damiano è parte attiva nel carnevale di Viareggio, avendo partecipato alla realizzazione di un carri allegorico di prima categoria ; Andrea, il bassista, lavora nel settore lapideo, nel marmo, mentre Andrea, il batterista, si occupa di informatica.

Prima di concludere vorrei chiederti quali saranno le mosse principali della band da qui alla prossima primavera..

Chissà...! Siamo imprevedibili..magari abbiamo in serbo qualcosa, ma non vogliamo svelarvelo...staremo a vedere!Ben presto però ne saprete delle belle...

Fils grazie mille per la tua disponibilita' e simpatia. A questo punto lascio a te l' ultima parola. Concludi come vuoi...

Grazie a te per l'interesse Beppe. Ci vediamo in giro! Un saluto e un abbraccio affettuoso a tutti gli amici che ci stanno leggendo...

Intervista a Cura di Beppe “HM” Diana

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Ciao Fulberto, e benvenuto sulle pagine di Graveyard Symphony, partiamo subito con la prima domanda, dunque fra il precedente album ed il suo successore, sono passati veramente pochi mesi, quindi mi pare di capire che questa volta il processo di composizione per il nuovo arrivato, è stato molto più semplice e lineare del disco di debutto, dico bene?

Anzitutto Beppe, voglio ringraziarti per il previlegio che mi offri con l’intervista.Non capita tutti i giorni che un luminare del giornalismo underground come te conceda una così ghiotta opportunità.Per quanto che riguarda i due lavori finora fatti - “Masters of Fate” e “Tophet” - direi che il tempo intercorso fra i due è stato abbastanza breve – circa 20 mesi – ma bisogna considerare che le composizioni del secondo erano già a buon punto al momento in cui incidevamo il primo. Del resto non siamo stati avari nei tempi delle track list di ambedue e sarebbe stato estremamente presuntuoso presentarsi al pubblico con un doppio cd come esordio!Comunque stiamo lavorando già al terzo e siamo a buon punto anche se stavolta sarà un po’ più dura perché stiamo cercando di introdurre qualcosa di nuovo, qualcosa che neppure io riesco a definire ma che comunque dovrà incuriosire.

Si, anche perché, per fortuna la carica, la verve e la tenacia compositiva dagli Etrusgrave, non è andata minimamente persa, pensi davvero che con l'esperienza accumulata in questi anni di duri sacrifici e tanta, tanta fatica, di avere completamente imparato a dominare anche il destino avverso?

Sicuramente in campo musicale non ho mai forzato la mano per assicurarmi il successo inteso come professionalità, anzi talvolta e per lunghi periodi ho trascurato la dedizione proprio per non

“affaticare” o “corrompere” quella vena musicale in me innata e che talvolta la notorietà ti impone di sterilizzare. In tutti questi anni – vi risparmio quanti - con molta fatica e tenacia ho musicato diverse decine di brani senza mai trasgredire o uscire dalle mie caratteristiche compositive e tutto questo a dispetto di un destino avverso e talvolta beffardo.

Correggimi se sbaglio, ma secondo me "Tophet" segna un ulteriore passo in avanti verso quella definitiva maturazione, ed evoluzione stilistica, e proietta la tua band

verso un futuro pregno di soddisfazioni personali, almeno questo è quello che ci auguriamo tutti, sei in parte d'accordo con me?

E’ vero, non ho mai provato soddisfazione e gratificazione come adesso in tutta la mia pur modesta carriera musicale. Si potrebbe dire che in pochi anni ho bruciato le tappe e realizzato sogni e obbiettivi che mi ero proposto da decine di anni. Con “Tophet” credo di aver raggiunto una buona maturità e stabilito il mio modello di stile compositivo, ma questo non esclude che possa ancora migliorare … se faccio come il buon vino!

Personalmente ho sempre pensato alla tua band a come a degli infaticabili lavoratori, dei veri e propri fini cesellatori, una formazione che ama andare subito al sodo, più che a perdersi nella selva oscura del manierismo fine a se stesso, tu come la vedi?

Certamente nelle composizioni dei brani, non ci perdiamo in preamboli prefabbricati e devo aggiungere che i miei ragazzi - Luigi Paoletti (bass), Tiziano Sbaragli (voce) e Francesco Taddei (drum) – sono veramente fantastici. Riescono a percepire subito e senza inutili percorsi il significato stesso del brano, pertanto la cura personalizzata degli arrangiamenti di ogni elemento del gruppo ha come scopo il raggiungimento immediato delle emozioni che tale brano dovrà suscitare.

Non a caso le composizioni che fanno parte della track list del nuovo platter, non fanno altro che confermare le mie teorie, dunque, a livello puramente compositivo, in che maniera sono nati i brani dell’album?

Il sistema collaudato di composizione dei brani, è il solito che seguo da sempre. Partendo prima dal titolo, immagino e analizzo una storia. cioè quella

Splendida realtà di una scena in netta ripresa come quella nostrana degli ultimi anni, gli Etrusgrave del fenomenale mad axeman Fulberto Serena, sono divenuti negli ultimi anni, una vera e propria istituzione musicale, e nei loro due album fino a questo momento rilasciati, hanno messo in evidenza una crescita esponenziale che li ha posti nel ruolo di migliori pretendenti al trono di band rivelazione, e questo grazie soprattutto ad un suono che, partendo da coordinate classiche di fondo, si evolve in un sontuoso metallo epico, degno veramente della massima attenzione...

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che sarà il tema musicale. Poi su questa costruisco una musica cònsona che possa in qualche maniera suscitare emozioni che nell’immaginario, riescano a far vedere delle scene come in un film. Pertanto risulterà strano che le tematiche dei brani possano essere diverse fra loro pur conservando un filo conduttore. Ad esempio un titolo tipo “Death Breath” (alito di morte) potrebbe trattare dell’ultimo respiro di vita prima del trapasso ma potrebbe essere anche una apocalittica esplosione nucleare il cui vento (alito) radiottivo distruggerebbe l’umanità.

La vostra componente musicale è un ibrido di melodia e potenza, ma quando componi i brani per la band, tieni sempre conto di questo equilibrio, oppure ti lasci andare al tuo istinto senza pensare a preconcetti di sorta….

Come ti ho spiegato, cerco di costruire musiche che riescano a suscitare immagini ed attirare immediatamente l’attenzione. Però non posso e non voglio trascurare la naturale evoluzione grove del brano. Preferisco lasciarmi andare all’istinto. L’unica alternativa è addolcirlo, se è il caso, con una melodia abbastanza orecchiabile per mantenere il giusto equilibrio con l’armonia talvolta astrusa. Del resto non ho a disposizione una orchestra ed un coro di voci, siamo solo una chitarra un basso e una batteria, il resto lo fa il cantante.

Personalmente reputo “Hastings” e “Return from battle” le migliori composizioni del nuovo arrivato, due episodi che sintetizzano al meglio la vostra attitudine, secondo te c’è un brano che rappresenta al meglio l’essenza vera della band?

Vedo che da buon luminare dell’undergruond, hai già colto nel segno. Infatti i brani da te citati sono due separate storie epico/cavalleresche che hanno in comune scene di guerra, spade, sangue, sconfitte e vittorie sul campo di battaglia oltre la vendetta e la fedeltà militare. Forse, l’unica cosa che non potevi sapere è che fra i due brani intercorrono quasi trenta anni.. e questo la dice lunga sulla mia incontaminazione musicale. Praticamente uno di essi era già costruito quando mi ascoltavi agli esordi, e tu Beppe, sai di quanti anni parlo..!In quanto al brano che meglio rappresenta la nostra essenza, sono in seria difficoltà nel rispondere, potrei dire che “Subulones” mi carica, che “The Silent Death” mi commuove e che “Angel od Darkness” mi esalta, ma ormai la mente è talmente impregnata di brani composti vecchi e nuovi che talvolta, ascoltandoli a distanza di tempo, ho difficoltà a riconoscerli io stesso, ci crederesti?

Un titolo come “Tophet”, consunto ad uno splendido lavoro d’artwork, scommetto che c’è qualche strana relazione fra questi due elementi ben distintivi, è così?

Effettivamente la cover di Tophet è lo scorcio di un quadro di “Mato”, una pittrice nostra concittadina prematuramente scomparsa. In esso si possono scorgere la testa di un cavallo e il volto alieno di un guerriero circondati da parti indefinite dell’ universo. Simboli inequivocabili dell’epico/cavalleresco dei secoli passati e forse futuri.

La scena classic metal toscana è stata da sempre una fucina inesauribile di ottime band, a partire dagli storici Dark Quarterer, Sabotage e Strana Officina, per passare poi ai Domine, Vision Divine e Labyrinth, come sono i rapporti d'amicizia che vi legano a queste band? Ci si aiuta fra formazioni underground, oppure come spesso succede qui da noi, fra band esiste una certa rivalità?

La mia passata collaborazione con i Dark Quarterer è fuori discussione, la Strana Officina l’abbiamo mancata di poco e con i Domine

abbiamo condiviso un concerto recentemente a Parma. Con gli altri non abbiamo ancora avuto l’occasione e il piacere ma spero che avvenga presto. I rapporti di collaborazione e di amicizia finora sono stati ottimi e condivisi anche se la distanza e gli impegni ci impediscono scambi di idee. Per quanto mi riguarda, la parola rivalità non esiste, proprio per la mia natura antiagonistica e anche perché non aspiro a copiare le idee altrui, semmai imparo cose nuove e cerco di migliorare qualcosa nel mio standard…credo di averlo dimostrato.

E a proposito di Strana Officina, ho visto che avete ripreso “Piccolo Uccello Bianco” per il tributo alla sfortunata band livornese, come mai avete deciso di fare vostro proprio quel brano?

Nessuna appropriazione indebita…lungi da me!La verità è che abbiamo aderito ad una Compilation Tribute della Strana Officina in cui partecipavano molti noti gruppi italiani, a noi è stato assegnato il brano “Piccolo Uccello Bianco” e naturalmente abbiamo cercato di rispettare al massimo l’originale, mi sono permesso solo di personalizzare l’assolo finale. Stessa identica cosa per la promozione della MyGraveyard che ha lanciato una Cover Tribute in onore degli Omen, in quella abbiamo partecipato con il brano “To the Arena” ma stavolta, un pochino di “Serena” ce l’ho infilato.

Com’è la situazione per quel che riguarda la sede live per una band come la vostra? Da quanto potuto notare grazie a youtube, ad ogni concerto degli Etrusgrave si scatena un parapiglia generale con tanto di invasione di palco, ma è sempre così?

Curiosa questa osservazione – direi sempre no, ma spesso si – Effettivamente appena iniziamo a suonare live sul palco, gli animi, dopo un primo momento di entusiamo, si placano lentamente. Ma questo è solo perché stanno attenti a quello che suoniamo, cercando di elaborare ed assimilare quelle musiche strane e inusuali per la serata che fino ad allora solitamente, è stata sopra le righe con lo speed, il trash, il dark, il death metal ecc.- Quando finalmente hanno compreso il nostro sound/grove avviene l’esplosione sino ad allora contenuta ed al minimo invito di Tiziano a condividere l’applauso finale sulla scena, si scatena l’invasione del palco, una cosa che per quanto imbarazzante, è estremamente piacevole e appagante.

Ultimamente stiamo assistendo ad un ritorno di fiamma per le vecchie glorie del passato come la vostra, quindi è logico che vi chieda, come state vivendo questa vostra seconda giovinezza artistica?...e se non è troppo, volgendo uno sguardo al passato pensi di avere più rimpianti o bei ricordi?

Con questa domanda caro Beppe, mi colpisci al cuore. Ti assicuro che questo ritorno sulle scene - dopo tanti anni di volontaria rinuncia per il clima

che si era creato in Italia nei confronti della musica rock/metal - mi ha ringiovanito di almeno dieci anni. Non scherzo, rimettersi a fare musica, scoprire che le capacità musicali sono ancora intatte ed oltretutto ritrovare quel consenso fra i giovani che si chiedono dove eri scomparso e tutto questo in un clima dove il rock/metal comincia finalmente a muoversi anche se faticosamente, produce un effetto degno di un elisir di giovinezza. Io ammiro i ragazzi di oggi che fanno musica, i quali grazie a più moderni sistemi di insegnamento apprendono velocemente tecniche e capacità. L’unico neo forse è la mancanza di un buon bagaglio musicale retroattivo, ma quello, con il tempo se lo faranno ed allora da bravo “vecchietto metal” fra un po di anni potrò dire: - lo dicevo io che quei ragazzi avrebbero sfondato, l’ho sentiti in un concerto nel 2005…! -

Talvolta penso a tutte le giornate passate a consumare dischi in vinile, a provare nelle cantine con una chitarra elettrica ed un amplificatore da quattro soldi, ad insonorizzare gli ambienti con contenitori di uova ed incidere con il Geloso le ultime novita rock su radio Luxemburgo. Tutto questo oggi mi sembra lontanissimo ma ogni volta che abbraccio una chitarra, i rimpianti scompaiono ed i bei ricordi riaffiorano piacevolmente.

Domanda da fan sfegatato, qualche mese addietro ho saputo che c’è stato un tuo avvicinamento con i tuoi “amici” storici dei Dark Quarterer, solo uno scambio univoco di cortesia, o c’è dell’altro? Potranno mai i fan come il sottoscritto avere la possibilità, recondita, di rivedervi almeno un’ultima volta dal vivo?

Abbiamo condiviso il palco con i Dark Quarterer durante il “Made in Hell Fest”

nel novembre del 2009 all’Elvis Fan di Stagno (LI). Sinceramente mi ha fatto un certo effetto ritrovarmi con i ragazzi con cui ho condiviso anni di sacrfici e dedizione assoluta alla musica. La storia parla da sola.L’abile manipolazione di Tiziano – organizzatore del festival - mi ha permesso di riprendere rapporti con i miei ex, ma tutto è finito li. Ho ammirato la loro bravura e professionalità musicale e devo dire che noi tre, in quei tempi, eravamo dei “semi” veramente ottimi e che nonostante tutto, hanno germogliato delle bellissime piante. Sicuramente ci rincontreremo su qualche palco per la delizia dei fans Etrusgrave e fans Dark Quarterer. Cosa volete di più…doppio spettacolo!

Ok Fulberto, siamo veramente alla fine, ti lascio campo libero, non prima di aver ricordato ai nostri lettori quali sono gli appuntamenti ufficiali della band da qui a qualche mese…

Quest’anno, a differenza dello scorso 2011 in cui abbiamo fatto diversi concerti, ci siamo presi un po di “respiro” per andare avanti con i nuovi brani del futuro terzo cd.Comunque un appuntamento lo avremo il primo maggio all’Exenzia di Prato assieme agli Axe Viper, successivamente siamo in trattativa un altre due o tre di date da fare fra giugno e settembre e dulcis in fondo, siamo confermati il 14 ottobre ad Atene (Grecia) al “Up the Hammer Festival (special edition)” in cui saranno presenti in qualità indiscussa di headliner i MANILLA ROAD.A questo punto caro Beppe, voglio ringraziarti anche da parte degli “Etrusgrave”, per tutto lo spazio che hai concesso in questa bellissima intervista. Ringrazio tutto lo Staff che collabora con te e naturalmente tutti i lettori di questa innovativa rivista –che francamente mancava sulla scena – oltre tutti i fans e simpatizzanti che ci seguono nei concerti e sulla nostra pagina di Facebook.

Intervista raccolta da: Beppe Diana

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Salve ragazzi e grazie per il tempo concesso, partiamo giusto dalle ultime novità in casa Asgard, ovvero della vostra partecipazione al Metal Assault, cosa potete raccontarci? Sensazioni, emozioni, ricordi…..se non erro per voi non era neanche la prima ufficiale fuori dei patri confini, dico bene?

(Dave) Ciao Beppe, dici benissimo: questa è la nostra terza “scorreria” in terra straniera dopo lo Sword Brothers Festival, sempre in Germania, e l’Up the Hammers Festival special edition di Atene! Ti posso dire che per noi, nuovi a concerti di queste dimensioni, il timore riverenziale di fronte ad un pubblico così grosso, che ci conosce poco, e l’idea di suonare poco prima di mostri sacri dell’heavy metal come i Sanctuary o Steve Grimmett si fa sentire, tuttavia gli organizzatori hanno fatto in modo che dovessimo preoccuparci soltanto di suonare in grande, poi la presenza di fan stranieri che già ci conoscevano, e alcune facce amiche provenienti proprio dall’Italia ci hanno fatto rapidamente superare l’ansia pre-concerto.

Avete stretto rapporti particolari con i guys d’oltralpe? Come vi siete sentiti a dividere il palco con mostri sacri come Sanctuary ed Heir Apparent?

(Dave) Durante la nostra esperienza teutonica abbiamo trovato estremamente disponibili colleghi, addetti ai lavori, e numerosi appassionati di heavy metal. Particolarmente disponibili ed aperti sono stati i guys d’oltreoceano degli ottimi Sinister Realm, coi quali speriamo prima o poi di dividere nuovamente il palco.Per quanto riguarda la seconda domanda credo di non aver ancora realizzato…è vero che le band lavorano sodo per poter suonare assieme a simili personalità, ma quando ti ci trovi è pur sempre uno scossone…e ovviamente vederli in grande spolvero fa sempre piacere

(Mace): Stare nel backstage di un festival cosi grosso (credo che l’affluenza massima sia stata intorno alle 1000 persone) di permette di entrare in contatto con tantissime persone, dalle leggende ai giovani emergenti, dai promoter agli inviati della TV. Noi abbiamo avuto una grande opportunità per crescere, tessere rapporti importanti e creare nuove amicizie, tra cui voglio ricordare i ragazzi dei Sinister Realm, disponibilissimi e cordiali, nonché assolutamente perfetti on stage. Anche i Ram ci hanno particolarmente colpito, sia con una birra in mano che sul palco!Riguardo al dividere il palco con mostri sacri, devo concordare con Dave che un po’ di timore in piu rispetto ai concerti più piccoli c’è (anche se fa figo non ammetterlo), tuttavia cerchiamo di mascherarlo e suonare come sappiamo fare, al 110%!

So che può sembrare banale chiederlo, ma ci spieghereste con parole vostre il tipo di accoglienza che avete ricevuto in terra di Germania? Che differenze avete notata fra il pubblico teutonico e quello nostrano?

(Dave) Un’accoglienza certamente calorosa ed inaspettata: è molto bello vedere come un pubblico straniero ascolti con tanta attenzione e partecipi con entusiasmo ad un concerto di un opener italiano, nonostante la tua band sia in Germania, semisconosciuta. È molto bello vedere che qualcuno ti conosce già, e ancor più folgorante vedere la loro approvazione durante e dopo lo show.Le principali differenze tra il pubblico tedesco e quello italiano le ho viste soprattutto tra chi non ci conosceva precedentemente. Coloro che già ti conoscono e ti apprezzano sono lì anche per te, e di sicuro ti supporteranno, a prescindere dal fatto che siano italiani o meno. Diverso è invece nel caso contrario: poco prima che cominciassimo a suonare la sala era praticamente vuota, e cominciavo a preoccuparmi, ma all’apertura dei cancelli si è rapidamente riempita, di un pubblico che si è mostrato sempre presente e partecipe dagli opener agli headliner; mediamente il pubblico italiano invece, tende a concentrarsi più sui gruppi di grosso calibro e snobbare il resto, a meno che ovviamente, questi non siano già

Determinazione! È celato dietro a questa semplice locuzione, lo spirito che da sempre alimenta l’animo artistico degli Asgard, giovane compagine con base operativa nell’hinterland ferrarese, che si rende artefice di un suono incentrato attorno ad una componente musicale, le cui coordinate stilistiche risultano essere affini ad un heavy metal di matrice classica, e dai risvolti power/speed metal, il tutto naturalmente caratterizzato dalla verve e dalla sagacia di versante compositivo che, quantunque possa risultare a volte anche abbastanza derivativo, riesce a porre l’accento su qualità peculiari d’indubbio valore artistico.

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conosciuti.

Espediente questo che mi fa capire quanto il disco sia stato veramente apprezzato sia dagli appassionati che da molti addetti ai lavori, ve lo aspettavate?

(Dave) La risposta sembra scontata ma, no. Sapevamo di aver realizzato un disco con un’ottima produzione e sappiamo di poter dire la nostra on stage, ma da qui ad aspettarci un riscontro così buono da parte di pubblico e critica, assolutamente no.Ci speravamo, questo sì, ma non sai mai. Personalmente temevo che ricevessimo un maggior numero di critiche negative e un pubblico più diviso…felice di essere stato smentito! (Mace) Fin dai primi ascolti del nostro disco concluso ci siamo resi subito conto di aver sfornato un ottimo prodotto, ma non avremmo mai a poi mai potuto immaginare tutto ciò che sarebbe arrivato dopo....Specialmente l’affetto e l’ammirazione di tanti amici, che ci chiamano, ci cercano, ci vogliono e ci supportano, ci danno consigli e ci criticano con sincerità…non mi sarei mai aspettato tutto questo, davvero!

Il vostro è il classico platter all’interno del quale convivono più elementi, quindi è logico che ti chieda quanta dose di follia e quanta di convinzione si nascondono dietro a “The Seal of Madness”?

(Dave) La follia è la stessa che puoi trovare in qualsiasi “eroe” che decida di suonare heavy metal in Italia, quindi una buona percentuale, mentre la convinzione invece è determinante, perché oltre alla musica, è necessario essere consapevoli dei propri limiti e capacità e sapersi giocare le proprie carte di conseguenza. La determinazione è fondamentale quando si vuole costruire qualcosa con la propria band.

(Mace) Ci vuole moooolta convinzione per mettersi le ginocchiere Bull Boys o gli spandex arlecchinati su un palco!

Classic metal, accenti epici e sferzate speed, il vostro suono è un melange perfetto che bilancia più elementi distintivi, e li riesce a far convivere all’interno di un unico tessuto sonoro in maniera equilibrata, so che è un’impresa abbastanza ardua, ma potendo, come descriveresti gli Asgard a chi non ha avuto ancora la possibilità di ascoltarvi?

(Dave) Mmmm non saprei con “Classic metal, accenti epici e sferzate speed” non ci hai descritto mica male ahahahah, aggiungerei solo che se chi non ha ancora avuto la possibilità di ascoltarci apprezza le canzoni-mazzate, nel nostro disco ne troverà a iosa.

(Mace) ad un professionista direi “speed metal di matrice US”, ad un neofita direi “tupa tupa con acuti, alla velocità della luce e birra”!

Ok, quindi mi pare di capire che negli ultimi anni avete maturato una certa esperienza musicale, quindi siete entrati in studio avendo già bene in mente il suono dei brani, o qualcuno di questo ha subito delle piccole modifiche in fase di step finale?

(Dave) Beh era la nostra prima esperienza importante in studio, poiché prima avevamo soltanto registrato qualche demo alla buona, con metodi meno professionali, quindi l’impatto è stato diverso, però sì, sapevamo già come il disco avrebbe dovuto suonare e, dal punto di vista compositivo, abbiamo soltanto limato qualche imperfezione e aggiustato qualche dettaglio. Per

quel che riguarda la produzione invece dobbiamo ringraziare Simone Mularoni, l’ingegnere del suono che ci ha inquadrati al volo, è stato bravo ad interpretare le nostre richieste, e ha capito subito che tipo di suono stavamo cercando; i complimenti per la produzione vanno tutti a lui.

(Mace) alcune canzoni le suonavamo da anni ormai quindi erano ben definite, altre come “Spit on your hands” e “Age of Steel” erano state completate da poco tempo per cui necessitavano di qualche buon arrangiamento…fortunatamente Simone Mularoni è un maestro in questo e ci ha aiutati a tirar fuori il meglio da ogni pezzo!

….si, anche perché voi poi on stage riproponete fedelmente il sound dei vari brani del disco, anzi, ti dirò che dal vivo avete una carica una carica dirompente…

(Dave) Ti ringrazio e siamo contenti che la cosa si noti, anche se in realtà noi abbiamo cercato di realizzare il percorso inverso, ossia lavorare in modo che il suono del disco si avvicinasse a quello live. Ci piace essere d’impatto in entrambi i casi, e non volevamo un sound che sul disco sembrasse “plastificato” o troppo diverso da quello che proponiamo abitualmente. Per fortuna, come dicevo poc’anzi, Simone ci ha capiti fin da subito.

(Mace) è per questo che ci mettiamo le ginocchiere Bull Boys, per distogliere l’attenzione da eventuali errori!

Quant’è importante per una giovane formazione come la vostra, aver trovato l’appoggio incondizionato di una label come la MyGraveyard che sembra credere molto nelle vostre potenzialità..

(Dave) Giuliano Mazzardi, della MyGraveyard, appunto, si è sempre mostrato interessato alla nostra proposta, ci ha dato e ci sta dando un grosso aiuto per la promozione del nostro disco, per le date che organizza, ma soprattutto per

l’assidua presenza del suo stand a festival ed eventi musicali. Ci siamo trovati molto bene con lui, sia umanamente, che professionalmente.

(Mace) Giuliano ci ha dato esattamente quello che ci serviva: totale libertà di incisione e zero fronzoli o richieste o cavilli contrattuali.In questo modo abbiamo potuto registrare in totale serenità, sapendo che avremmo consegnato il master in mani professionali ed esperte!

Ci sono cugini d’etichetta che vi stanno particolarmente a cuore vuoi per amicizia, o con i quali i siete trovati bene a suonare dal vivo?

Come no! Stonewall, Axevyper, Walpurgis Night, Game Over, National Suicide, Prodigal Sons, ma anche Vanexa e Sabotage.

A proposito di live, diciamocelo chiaramente, negli ultimi anni suonare in una cover band per molti aspetti è molto più “vantaggioso”, quindi dove trovate l’input principale che spinge una band come la vostra ad andare sempre e comunque avanti, cercando di proporre musica originale?

(Dave) Pensiamo che dopo un po’ che cammini vuoi lasciare qualche orma tua, anziché camminare sempre su quelle degli altri, e questo è ciò che ci spinge a creare musica nostra piuttosto che continuare con le sole creazioni altrui.Suonare in una cover band può essere divertente, e un piacevole passatempo, ma a lungo andare senti il bisogno di portare avanti un tuo discorso personale, anche perché se l’attività musicale è frequente, la cover band può diventare poco stimolante…o almeno così è stato per noi.

(Mace) perché siamo un branco di idioti, ecco perché!

(Dave)…sì, è vero!

Visto che ci siamo, cosa ne pensate del ritorno in massa di molte formazioni minori appartenute legate a ricordi ed emozioni lontane nel tempo? ….solo voglia di rimettersi in gioco, o cosa?

(Dave) Se le formazioni sono “minori” intese come underground o comunque non mainstream penso che la scintilla sia non solo il rimettersi in gioco, ma anche il riprendere un percorso che all’epoca forse non doveva essere interrotto, o così è stato per cause di forza maggiore. Sono molto contento del fatto che siano tornate alla luce realtà come la Strana Officina o i Sabotage che all’epoca hanno ricevuto molto meno di quello che meritavano.Per le grosse band che si riuniscono tra la voglia di rimettersi in gioco e “cosa”, penso che spesso il moto propulsivo sia il “co$a”.

(Mace) non me ne importa niente se Gilmour e Waters ritornassero su un palco solo per soldi e non si guardassero in faccia per 3 ore, l’importante è che suonino Comphortably Numb e sono a posto!

Che genere di emozioni vi suscita vedere il vostro cd assieme di quelli delle band con i quali siete cresciuti?

(Dave) Una grandissima soddisfazione e fierezza, che certamente cresceranno se mai ci riuscisse di suonare insieme alle suddette band.

Quali sono le mosse principali della band da qui a qualche mese…

(Dave) Stiamo lavorando sul successore di “The Seal of Madness” e poi concerti in programma dei quali è meglio se parla Mace perché è molto più manageriale di me.

(Mace) Saremo al Sun Valley in Rock di Gallio (VI) il 30 giugno dove suoneranno anche Folkstone, White Skull , Skanners, Extrema!Queste sono le date per ora confermate, ma nei prossimi giorni ne annunceremo altre!

Ok ragazzi, siamo veramente alla fine, per cui...

Un grazie a te, al Caotico che ci sostenete con grande entusiasmo, e un immenso “Hail!”....(Mace) Grazie a voi per lo spazio che ci avete concesso!che la forza dei ribelli dell’acciaio sia con voi!

Intervista a cura di: Beppe Diana

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Visigoth – Demo (Self Released)Iniziamo questa carrellata nei meandri underground, partendo proprio da uno degli highlist, ovvero il demo di debutto degli statunitensi Visigoth, formazione con base operativa nello Utah, Salt Lake City per la precisione, che con questo primo lavoro omonimo, pone le basi per un ideale forth coming release a base di sanguinolento ed incisivo heavy metal di matrice tipicamente classica, costruito su solidi mid tempo, riff scolpiti nella roccia, e ripartenze che sanno di sulfuree ambientazioni in territori dal vago sentore doom metal.Tre brani originali più una cover, che non fanno altro che infondere un certo interesse nei confronti di questa giovane compagine che rinverdisce la passione per certe ambientazioni dal vago sapore old stile, colpendo ai fianchi grazie a bordate metalliche dalla portata di “Sing for the fallen” e della successiva “Iron Brotherhood”, puro metallo incandescente, prima che l’epic metal sontuoso di “Vengenace” prima, e la riproposizione dell’ottima “Battle Cry” dei connazionali Omen, arrivino a suggellare alla grande quest’opera prima.Formazione da tenere d’occhio: www.facebook.com/visigothofficial

Sangraal – Freedom (Self Released)Ancora da valutare invece i Sangraal dalla Pennsylvania, band formata da due abili polistrumentisti che rispondono al nome di Randy Smith e Dan Klyne, che dal lontano 2004, cercano di portare avanti un discorso incentrato attorno ad un heavy rock dalla forte impronta melodica, che fonde in un unico tessuto sonoro le propensioni heavy dei migliori Saint e Barren Cross, e le locuzioni melodiche di certi Stryper, formazioni che, per i nostri, rappresentano senz’ombra di dubbio ben più dei semplici modelli ispirativi.Compagine dalle indubbie qualità compositive, questo è fuor dubbio, ma i cinque brani del loro promo alternano luci ed ombre, vuoi per una produzione abbozzata, vuoi per l’uso di una drum machine che, volente o nolente, appiattisce a volte quell’impronta heavy and loud di brani come la seppur ottima opening track “New Messhiah” o dell’altrettanto valida “Empire to ruins” che legittimano appieno le potenzialità di un combo che avrebbe sicuramente bisogno di una line up stabile per poter tentare il grande salto di qualità.. www.facebook.com/pages/Sangraal/

Stone Magnum – Stone Magnum (RIP Records)Di tutt’altra fattura sono invece i Stone Magnum ensamble dell’Indiana, che vede coinvolto nella line up ufficiale quella vecchia volpe di Dean Tavernier, già mentore degli stratosferici Skullview che, con questa nuova creatura, si rende invece artefice di un’indovinata commistione sonora che cerca di recuperare le proprie radici formative, che vertono attorno a sonorità doom metal old school, quello più autoctono e primigenio in pieno stile Sab-four. Il tutto all’interno di un versante compositivo che porta in dote sette brani, magmatici ed ipnotici come la delirante “Locksmith of misery” o l’altrettanto ipnotica “Grave of Cryptic Sorrows”, a volte più diretti e frontali come nel caso di “Pictures Of Your Life”, episodio che avvicina la band ai maestri Trouble in più occasioni.Detto che il master ha da poco ottenuto una stampa ufficiale in cd da parte della gloriosa R.I.P. Records, non ci rimane che ribadire le qualità intrinseche della band https://www.facebook.com/pages/Stone-Magnum

Avelion – Cold Embrace (Self Released)Potremmo definirlo come italian style, almeno noi non lo denigriamo come invece fanno i crucci, quello che i giovanissimi Avelion ci propongono in questo debutto sulla lunga distanza, un demo di due brani, infarcito di umori e sensazioni che non fanno altro che riportare alla ribalta facce ed ambientazioni che appartengono ad un passato poi non tanto remoto.Ok, il loro power metal melodico dalle innumerevoli venature progressivo/sinfonico, non apporta sicuramente niente di nuovo a quanto non sia stato già detto più e più volte dai vari Labyrinth, Secred Sphere e DGM, ma, nel complesso, riesce comunque a mettere in evidenza la duttilità artistica di un combo che fa veramente di tutto pur di non risultare scontato, cercando di superare con disinvoltura la fatidica prova del nove, grazie a qualità esecutive sicuramente buone, ma niente più…Buona la produzione e la prova d’insieme, ma per colpire nel segno occorrono idee valide!!!www.facebook.com/AvelionMusic.Official

Gladius – Ep (Self Released)Picchiano duro i Gladius dall’Oregon che, nel loro ep di tre brani pervenutoci in redazione, si rendono artefici di uno sped/thrash metal, che abbina tecnica e velocità d’esecuzione, e ci serve su un piatto d’argento una buona prestazione, macchiata comunque da una produzione mediocre, che rende snervante un muro di suoni che, il più delle volte, si fa veramente troppo snervante. Vicini al suono in your face di epigoni come Agent Steel, Helstar ed Evil Dead, i Gladius sono una vera e propria macchina da guerra che non fa prigionieri, e brani come la belligerante “Bereaved by the Armament” o l’altrettanto esaustiva “Architect of Destruction”, sono la più lampante testimonianza di una band che preferisce andare diretta al sodo, piuttosto che perdersi in soliloqui senza senso. Se state cercando dei validi sparring partner www.facebook.com/GladiusMetal

Chaos Frame – Another Life (Self Released)Arrivano invece dal Minnesota i geniali Chaos Frame, sicuramente una delle migliori formazioni recensite su queste pagine, che raccolgono all’interno della loro line up membri che provengono da formazioni di seconda fascia, e con il loro disco di debutto “Another Life”, riescono a ricreare quelle atmosfere ammantate da soavi sonorità heavy progressive veramente degne di nota, che imbastiscono abili intrecci strumentali e locuzioni melodiche in un unico tessuto sonoro, ammantato da una produzione veramente speculare che ne amplifica, dove possibile, le qualità.Tecnica asservita al versante compositivo, anche perché la forma canzone abbastanza contratta, riesce comunque a sintetizzarsi all’interno di brani perfetti a livello ritmico, avvalorati da partiture strumentali veramente degne di nota, sullo stile nobile e regale dei migliori Fates Warning e Queensryche d’inizio carriera.I ritmi sostenuti ed incessanti di “The good fight”, infarcita di leziosi anfratti sonori di neoclassica memoria, l’up tempo sostenuto di “The distance” heavy power nella migliore delle tradizioni nord europee, o le trame strumentali della cangiante “Predamned”, sono solo alcuni dei momenti topici di uno splendido debutto sulla lunga distanza che meriterebbe sicuramente molto ma molto di più…www.facebook.com/chaosframe

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Ciao Vincenzo e benvenuto sulle pagine di Graveyard Symphony, cominciamo subito con la domanda d'obbligo, puoi tracciare un piccolo escursus storico degli Opening Scenery dai vostri esordi fino a ora?

Ciao,per prima cosa vorrei fare un saluto a tutti i lettori di Graveyard Symphony e a te Beppe Diana per averci concesso tale privilegio.La formazione nasce nel 2002 ma con i cambiamenti di formazione e tutto cio' che ne concerne inizia a divenire attiva nel 2008 con l'attuale line up che presenta il gruppo.Dopo una piccola produzione autonoma,nel 2009 la band si imbatte e "scontra" con il genio visionario di Alessio Lucatti che prende le redini della produzione di quello che sara' il primo lavoro ufficiale.A fine 2010 finiscono la registrazione del disco e nel 2011 esce quest'ultimo sotto la rinomata label Underground SymphonyAttualmente siamo in fase di presentazione e promozione del disco.

Ok, capisco, quindi nonostante la storia della band affondi le proprie radici nei primi anni del decennio scorso, siete arrivati al debutto ufficiale solo ultimamente, dico bene?

Si,dici bene;il lavoro nella composizione,scrittura e registrazione é stato relativamente veloce mentre trovare la produzione artistica e la label con cui fare uscire il lavoro é stata più' dispendiosa sotto ogni punto di vista. Mi piace tantissimo il concetto di scenario d'apertura, tutti noi siamo come degli attori, che recitiamo sul più importante dei palchi che è la vita, o cosa?

Tutti noi siamo come attori recitanti sul palco più' importante che ci possa esistere.Recitiamo tra gli alti e i bassi nell'altalena della vita,inoltre come musicisti ci occupiamo di rendere tutto cio' il più' bello possibile, facendo da intrattenitori con la nostra colonna sonora verso tutto il pubblico che ci rappresenta e accompagna.

Capisco, dunque, un disco d'esordio dopo alcuni anni spesi a rodare la band, espediente questo che mi fa capire quanto

sia difficile oggigiorno trovare le persone adatte a portare avanti un discorso musicale ambizioso come il vostro..

È veramente difficile oggigiorno portare avanti un progetto come il nostro,portare avanti una carriera musicale,pur avendo tutti i presupposti per poter affrontare le difficolta' che questo lavoro comporta.Soprattuto dopo l'avvento in forma massiccia della cosí detta "digitalizzazione" di massa dove é possibile trovare più' e più' gruppi di qual si voglia genere in quello che è l'enorme pagliaio informatico;se ne deduce che tutto cio' toglie moltissimo spazio a band emergenti come la nostra.

Si, infatti a parte gli Elegacy e i new comer Rustfield, da quanto ricordo la scena musicale della nostra Torino, non ha mai offerto niente di così rilevante od eccezionale in territorio progressive, o no?

A parte i suddetti gruppi,la scena torinese non ha mai offerto molto per quanto riguarda quella piccola nicchia chiamata progressive.In futuro magari, ci sarà più' affluenza per quanto riguarda questo genere. Parliamo dunque di "Mystic Alchemy" disco che, sin dal titolo, lascia celare la coesione ed i rapporti interpersonali che si sono venuti a creare all'interno della band, è veramente così?

Mystic Alchemy, in particolare l'omonima suite che da' il titolo, parla sì di rapporti interpersonali, delle relazioni che si instaurano tra le persone e delle loro conseguenze; tuttavia questo non é riconducibile alle relazioni instaurate all'interno del gruppo,ma bensì quelle presenti nella vita quotidiana.Mystic Alchemy è più' una metafora di come sia difficile in taluni casi interfacciarsi l'uno con l'altro;parla inoltre delle aspettative,dell'invidia,dell'arrivismo ad ogni costo e delle sconfitte che la vita riserva a volte.Parla tuttavia anche del rovescio "buono" della medaglia,ovvero del trovare nella vita una persona speciale,nelle piccole vittorie che la vita cela dietro l'angolo e soprattutto nelle opportunita' che ci vengono date ogni giorno. Domanda d'obbligo, come ed in che maniera siete arrivati in contatto con Alessio Luccatti celebre per il suo apporto di musicista all'interno di band d'un certo calibro della scena tricolore? Pensate che il suo lavoro dietro la console possa essere risultato veramente come quel quid in più che vi possa far compiere il definitivo salto di qualità?

Alessio Lucatti in realta' lo abbiamo conosciuto per puro caso all'interno dei Rock Lab studios.Successivamente si é interessato a noi Opening Scenery e all'ottimo lavoro che stavamo componendo.Sicuramente il suo apporto artistico e ovviamente la presenza dietro la console ha dato quel tocco di

Che splendida sorpresa!!! Si, la scena heavy rock torinese sta crescendo a dismisura, e gli Opening Scenery ne sono la più lampante testimonianza, anche perché, con il loro disco d’esordio, sono riusciti a portare avanti un discorso artistico che verte su di una spinta compositiva, nella quale convivono sia le radici proprie della tradizione classica del prog rock, che quella più tacitamente moderna, il tutto caratterizzato dall’estro e dalla verve di questi cinque ottimi musicisti, che hanno dato fondo a tutte le proprie velleità stilistico/compositivo.

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qualita' che fa la differenza fra un buon lavoro ed un lavoro Ottimo. Si, anche perché degli ultimi prodotti usciti dai rinomati Rock Lab Studios, il vostro mi sembra veramente uno dei più competitivi...

Anche se di parte,posso confermare.Di sicuro il nostro disco ha fatto fare un enorme salto di qualita' non solo a noi, ma anche ai Rock Lab studios dove abbiamo effettuato le registrazioni. Potenza e melodia, sembrano questi i caratteri distintivi della band, ma quando siete in fase di composizione, cercate di bilanciare a priori questi due elementi, oppure vi lasciate andare al vostro istinto di musicisti?....e visto che ci siamo, cosa puoi raccontarci di brani come ad esempio “Black Rose” oppure della trilogia della mini suite che da il titolo al disco, che mi sembrano gli episodi più adatti per riassumere il vostro sound si intricato, ma molto, molto intrigante?

Grazie per la domanda molto intrigante e molto intelligente.La prima fase compositiva é sempre quella più' istintiva e naturale;un po' come scrivere un romanzo,nel quale la prima stesura è sempre battuta senza riflettere ma lasciandosi trascinare da tutto cio' che esce a primo acchito.Successivamente il pezzo viene smussato per poter assumere la forma quasi definitiva che lo caratterizzera' al pubblico.Infine,passiamo agli abbellimenti,al montaggio delle sezioni strumentali studiate a parte ed inserite in un secondo momento.In definitiva,al momento compositivo ci lasciamo andare con la nostra creativita' e poi,semplicemente ritocchiamo il tutto come si fa' con ogni creazione.Visto che la mini suite l'ho descritta in precedenza passo a delineare la controversa Black Rose.Questo é un pezzo che a primo acchito sembrerebbe triste,quasi amaro vista l'intensita' e l'oscuritá del testo che nel ritornello ne fa' risaltare l'enfasi.Invece la tematica trattata delinea in chiaro-scuro come ci possa essere sempre una rinascita positiva,pur passando per i meandri nefasti che la vita riserva. La morte quindi,non in quanto

tale,sta a simboleggiare metaforicamente,come si possa riuscire a sconfiggere un qualcosa di invalicabile per poter rinascere. Quali sono le difficoltà oggettive a cui avete fatto fronte nel momento immediato alla realizzazione di un disco oggettivamente ambizioso come il vostro?

Le difficolta' oggettive,sono state soprattutto quelle di trovare persone competenti e qualificate per produrre un disco come Mystic Alchemy.In secondo luogo,e ben più' importante,la difficoltá di trovare una label interessata ad un disco non scontato ma neanche banale dal punto di vista commerciale. ..già, anche perché nonostante la fatica per il duro lavoro, e la passione riversata in studio, oggigiorno è piuttosto difficile trovare qualcuno che poi creda pienamente nelle tue qualità intrinseche....

Sacrosanta verità.Purtroppo non basta la passione e la voglia di mettersi sempre più' in gioco per affermarsi al pubblico;non basta neanche il duro lavoro e la creativita' messa al servizio della prima per poter fare il salto di qualità nel mercato musicale.Tuttavia,a volte cio' é ricompensato pienamente come abbiamo avuto modo di constatare.Abbiamo trovato una persona come Maurizio Chiarello,direttore di una delle più' importanti etichette tricolori che ha creduto in noi,e continua ancora a crederci. So di certo che avete avuto occasione di presentare il vostro disco in sede live, qual è stata l'accoglienza che vi ha riservato il pubblico?

Abbiamo avuto modo di presentare il nostro disco in più' sedi, sia in Italia che all'estero, e l'accoglienza é stata ottima,tenendo conto che non tutti conoscevano bene l'album.Il passaparola però resta sempre la miglior pubblicità che ci possa essere, poi se il tutto é condito da un po' di sharing multimediale, la visibilitá aumenta di gran lunga.È per questo che,non è stato tanto il debut album a rendere l'accoglienza ottima,ma il periodo successivo.Colgo l'occasione per salutare e ringraziare il

pubblico che ci segue, ci supporta e ci apprezza. Un saluto di cuore. Ponendo uno sguardo alla vostra pagina personale di Facebook, ho notato che per una band come gli Opening Scenery i così detti social network sono una parte integrante del vostro essere band a tutto tondo, dico bene?

Ovviamente é fondamentale tutto cio' che concerne la visibilitá come i social netwok che fanno da ponte fra il sito ufficiale i vari blog,forum e recensioni da parte delle web magazine.Tutto questo è parte integrante dell'essere band a 360 gradi,e per farsi conoscere ad un pubblico ancora più' vasto gittando le basi ad una rete multimediale vastissima.

Prima di concludere, puoi ricordare quali saranno le mosse principali della band da qui ai prossimi mesi?

Attualmente siamo in piena fase promozionale con tutto cio' che ne concerne.Siamo seguiti da un'agenzia,la Rock Shot Agency, che si occupa principalmente del management e di tutta la parte commerciale.Di sicuro,posso dire che il gruppo sarà attivo in diversi ambiti,da quello televisivo a quello promotional's live; comunque tutte le news saranno a disposizione a tempo debito sul nostro sito ufficiale e sulle pagine annesse e connesse. Ok Vincenzo, siamo veramente alla fine, ti lascio carta bianca, per cui.....

Come soleva dire Oscar Wilde "oggigiorno si conosce il prezzo di tutto ma il valore di niente",io aggiungo facciamo sì che il nostro lavoro abbia sempre più' valore nella scena musicale degli ultimi tempi.Mystic Alchemy non é solo un album ma un sogno divenuto realtà.Grazie ancora per aver reso possibile questa intervista,é stato un piacere,ma soprattutto un grande onore.Un saluto da tutti noi Opening Scenery.

Intervista a cura di Beppe Diana

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Innanzitutto, ciao Andrea e grazie della tua disponibilità per quest’intervista, il debutto degli Eyes of Soul è fuori da qualche mese, ma facciamo un passo indietro per tutti i nostri lettori che non conoscono la vostra band: ti va?

Grazie a voi per l’ospitalità sulle vostre pagine!Allora, gli albori della band risalgono al 2000, quando io (batteria) e mio fratello Luca (chitarra) abbiamo deciso di formare un cover band per dar sfogo alla nostra passione per il filone prog/power del metal.Quasi subito si sono uniti a noi Alex alla voce e Stefano alle tastiere e abbiamo cominciato a lavorare su classiche cover dei gruppi di riferimento del genere (Dream Theater, Angra etc); purtroppo la ricerca di un bassista stabile si è rivelata davvero ardua e si è conclusa solo nel 2009 con l’entrata nella formazione di Francesco. Nei primi anni di vita del gruppo non abbiamo mai sentito l’esigenza di proporci dal vivo: abbiamo vissuto l’esperienza del suonare cover più come una “palestra” dove assimilare non solo i tecnicismi legati al genere, ma anche la “forma mentis” relativa alla parte compositiva, che secondo noi fa la differenza in un genere dove il livello tecnico viene dato necessariamente per scontato.

Quindi da quel che dici, la band è nata come cover band e poi ha radicalmente cambiato il proprio status, per cui è obbligatorio che ti chieda, come e quando è nata in voi l’esigenza di proporre del materiale di vostra concezione…

Diciamo che è stata un’evoluzione naturale... già alcune idee le avevo in mente alla nascita della band (la forma embrionale di The Dreamer risale al 2001) e, man mano che cresceva l’affiatamento tra noi suonando cover, spuntavano idee per creare un repertorio nostro. Quindi, tra una cover e una “jam” improvvisata, sono nate le prime canzoni. Ed avete deciso di andare avanti in questo percorso, grazie soprattutto agli ottimi responsi ottenuti sullo storico Vitaminic, dico bene?

Esatto, i positivi responsi che abbiamo avuto su Vitaminic hanno fatto scattare la decisione di dedicarci completamente alla composizione di brani originali… Se non sbaglio era il 2003, avevamo fatto un veloce registrazione in presa diretta di The

Dreamer e di Strange Skies, poi caricata su Vitaminic; allora non c’erano tutti i “portali” che ci sono adesso per la musica online, quindi Vitaminic era davvero in voga e cliccatissimo. Perfetto, cosa puoi dirci sul song writing del debut album visto che sei uno dei compositori principale di tutte le tracce? È stato un processo più fluido rispetto al passato, o al contrario avete avuto qualche intoppo? Come ti anticipavo prima, io avevo già in testa diverse idee quando il gruppo ha cominciato a scrivere brani originali e queste idee riguardavano più il tema delle canzoni che la parte prettamente strumentale. Avevo già lavorato sull’idea del concept basato sul tema del sogno, quindi i primi brani che abbiamo scritto, hanno tracciato la strada anche per le canzoni seguenti e per quello che sarebbe stato il tema generale del nostro debut. A parte The Dreamer, per la quale avevo già in mente la melodia, gli altri pezzi sono frutto di contributi di tutti i musicisti della band; quasi tutti i brani sono stati concepiti direttamente in sala prove, una sorta di “brain storming” di gruppo. Anche per quanto riguarda i testi, esauriti i temi del concept che avevo ideato durante gli anni passati, tutti hanno proposto idee che sono poi divenute le canzoni contenute in Cyberian Tales.La fluidità del song writing è stata… altalenante, direi; siamo stati molto penalizzati dal fatto di non avere una formazione completa e stabile per molti anni (addirittura sul nostro demo “Prologue” del 2006, le parti di basso sono state eseguite direttamente da Luca!). Una volta completata la formazione, tutto è tornato a scorrere.

Il vostro stile musicale ingloba in un unico tessuto reminiscenze che sanno di progressive metal, stacchi sicuramente più heavy, e partiture più morbide ed easy listening, elementi che riuscite ad intrecciare con una naturalezza a volte veramente disarmante, come ci riuscite?

Penso che, fondamentalmente, questo derivi dal nostro background musicale molto variegato… È vero che ci siamo trovati per la passione comune per il power/prog, ma è altrettanto vero che ognuno di noi ha avuto esperienze musicali differenti: ad esempio Alex, oltre al power (ha militato nei Drakkar degli esordi), è un patito di hard rock/aor, Stefano viene da studi classici ma anche dal rhythm and blues, io e Francesco mastichiamo invece anche il metal più duro…

probabilmente il più “progster” della formazione è Luca!Insomma, pensiamo di aver realizzato un album molto “colorato” grazie alle nostre diverse esperienze e passioni musicali, che ci hanno permesso di toccare diversi tipi di sonorità e di emozioni ad esse associate.

Quindi anche gli arrangiamenti sono una componente del vostro songwriting che curate in maniera oserei dire maniacale, dico bene?

Assolutamente sì, e dobbiamo ringraziare Luca e Stefano che, nella parte di pre-produzione del disco, si sono fatti in quattro per realizzare gli arrangiamenti migliori possibili… Probabilmente è stata la parte più importante di tutto il processo legato alla produzione dell’album! Anche il vostro master come quello di alcune band che sono sulle nostre pagine, è stato registrato negli studi dell’oramai sempre più rinomato Matt Stancioiu, cosa puoi dirci del suo metodo di lavoro, visto che anche il primo demo, era stato registrato agli Elnor?? Si, anche il nostro demo “Prologue” è stato registrato all’Elnor Studio! È un sodalizio che ormai dura dal 2006… Lo studio è cresciuto molto negli ultimi anni in

Evoluzione compositiva!!!Potrebbe benissimo racchiudersi dietro queste poche e semplici parole lo spirito che da sempre alimenta l'animo artistico degli Eyes Of Soul, formazione nostrana che, nonostante una lunga gavetta che oramai si protrae da tanto tempo, non è ancora riuscita a scrollarsi definitivamente di dosso quell’appellativo di compagine underground che, secondo il parare di chi vi scrive, non si gli si addice neanche minimamente, tanto più alla luce della loro prima release ufficiale "Cyberian Tales" che segna il ritorno dei nostri in campo discografico dopo una prima demo d'inizio carriera.

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termini sia di strumentazione sia di spazio, grazie allo spostamento nella nuova sede di Magnago, più grande di quella precedente. Per quanto riguarda Mattia, mette a disposizione di tutti i gruppi/progetti (sia piccoli che grandi) non solo la sua professionalità ed esperienza, ma anche una grande passione per la musica, che lo porta a seguire le band molto da vicino con consigli preziosi in tutte le fasi della realizzazione del prodotto. Addirittura, per poter seguire fino in fondo la realizzazione del nostro disco, è venuto con noi in Germania agli House of Audio per il processo di mastering!

….e del mastering in Germania, che ci dici?...e se non è troppo, che differenze avete notato fra l’organizzazione e le metodologie di lavoro tedesca, e quella prettamente italiana?

Anche in questo caso siamo stati consigliati da Mattia: lui ha lavorato diverse volte con House of Audio e si è sempre trovato molto bene… Abbiamo chiesto loro di farci dei sample di master su alcuni nostri pezzi e il risultato ci ha pienamente soddisfatto! D’altronde anche il loro curriculum parla chiaro: Angra, Van Canto e tanti altri.Abbiamo deciso di seguire personalmente questa fase, quindi siamo andati in Germania. Invece di spedire semplicemente i pezzi e comunicare con loro via mail è stato emozionante assistere alla “nascita” del disco, dopo mesi di lavoro!Riguardo alle differenze Germania-Italia… ti posso dire che la nostra scelta è stata fatta in base al classico rapporto qualità-prezzo; a parità di prezzo, rispetto ad altri studi che avevamo contattato, HOFA aveva un curriculum invidiabile e si sono mostrati da subito molto disponibili a ragionare con noi sul lavoro da fare, nonostante fossimo un gruppo al debutto. Quali sono le aspettative che avete posto nei riguardi di un album come “Cyberian Tales” che, nonostante un titolo ed una copertina moderna, sembra invece orientato su sonorità moderatamente vecchio stampo? Hai assolutamente ragione sulle sonorità: sono sicuramente più legate al prog del decennio passato rispetto a quello del presente, che è molto più orientato verso l’estremizzazione delle suddivisioni ritmiche che verso la melodia. Il nostro obiettivo, che riteniamo centrato, era

realizzare un disco che contenesse un po’ tutte le sfumature legate al nostro genere e le recensioni che cominciano ad essere pubblicate, oltre ad essere positive in termini di giudizio complessivo, denotano che il concetto di base del disco viene compreso appieno da chi lo ascolta. Poi ovviamente, come per tutte le cose, potrà piacere o non piacere questo tipo di interpretazione del nostro genere musicale…

Capisco, ma quanta dose di convinzione e quanta di sana passione si celano dietro queste nove suadenti composizioni?

C’è tantissima passione dietro questo disco! Nonostante le difficoltà incontrate nel corso degli anni, il nucleo del gruppo è rimasto compatto e abbiamo sempre avuto in mente chiaramente la meta da raggiungere. Questo disco è il coronamento di un percorso lungo un decennio e ci auguriamo che sia solo il primo passo nel mondo della musica professionale. Noi ci crediamo, vedremo se anche gli addetti ai lavori continueranno a crederci!

Come mai secondo te formazioni musicali come la vostra che hanno deciso di portare avanti un discorso musicale basato su un repertorio originale, incontrano tanta difficoltà nel proporsi ai vari locali e non solo? Mah, penso che il problema sia il solito… il poco ”coraggio” nel provare a proporre serate per gruppi emergenti. La disastrosa situazione economica attuale di certo non aiuta: i locali non rischiano gli incassi di una serata proponendo qualcosa di nuovo, ma prediligono proporre band che assicurino un guadagno.

Adesso volevo porvi un mio piccolo cruccio, personalmente credo che l’errore più grossolano commesso da molte giovani formazioni di casa nostra, sia quello di non conoscere affatto la scena musicale ne della propria zona, ne tanto più della propria nazione, non arrivando a capire che, il primo impulso positivo verso qualcosa di concreto, arriva soprattutto dai musicisti della porta accanto, qual è il tuo pensiero a riguardo? Sono d’accordo con te, la collaborazione tra band e il conoscere la propria scena nazionale è

quanto mai essenziale! In quest’ultimo anno ho conosciuto molti componenti di band italiane e fortunatamente la pensano allo stesso modo… Stiamo intrecciando rapporti, professionali ma anche di amicizia, che sicuramente porteranno a organizzare eventi molto interessanti!

…quindi visto che ci siamo, a quando una bella serata fra gli Eyes of Soul e gli Opening Scenary visto che avete in comune, non solo la stessa etichetta, ma anche un stile musicale attiguo?

Siamo assolutamente favorevoli! Ti dirò di più, ci frulla in mente da qualche settimana l’idea di realizzare una serata legata all’etichetta, una “Underground Symphony Night”, e far esibire le band del roster!Sarebbe davvero bello, darebbe ulteriore visibilità alle label e alle sue band. Ci rendiamo conto che sarebbe di difficile realizzazione ma chissà… Noi proveremo a proporla al nostro label manager! Che dischi o artisti stai ascoltando in questo ultimo periodo? Essendo un musicista da tempo, riesci ancora ad emozionarti quando ascolti un disco, o sei sempre piuttosto critico?Quali sono i vostri piani futuri? Pensate già ad un possibile tour per promuovere il nuovo album? Come al solito, ascolto un po’ di tutto quello che gira nel panorama metal, sia italiano che estero; per fare un po’ di nomi: Meshuggah, Symphony X, Obscura, Adrenaline Mob, i nostri italianissimi Fury’n’Grace, Bejelit, Fleshgod Apocalypse, Odd Dimension e tanti altri… Queste che ho citato sono tutte band i cui lavori mi hanno regalato belle emozioni, prima ancora che impressioni tecniche. Come dicevo in precedenza, se fai certi generi la tecnica è necessariamente data per scontata e diventa importante la qualità complessiva della canzone. Per quanto riguarda i nostri piani futuri, ci stiamo attrezzando per una serie di date di promozione e speriamo di riuscire a organizzarle per il periodo estivo! Sicuramente saremo presto on the road…

So che potrebbe sembrare una domanda retorica, ma come vi vedete fra 5/6 anni? Felicemente sposati con dei pargoli al seguito, ancora a mangiare la polvere

all’inseguimento di un sogno, o entrambe le cose? Guarda, non solo entrambe le cose; alcuni di noi sono già padri di famiglia! Tutto quello che stiamo facendo, lo facciamo per la passione fortissima che abbiamo e per il fatto che il nostro sogno è ancora vivo, nonostante non siamo più ragazzini.

Ok Andrea, siamo alla fine. Grazie mille per il tempo dedicatoci e tanta buona fortuna. Se vuoi dire qualcosa o lasciare un messaggio ai nostri lettori, è il tuo momento…

Grazie mille a voi per averci dato l’occasione di presentarci al vostro pubblico!Come messaggio ai lettori, voglio consigliare di dare una chance anche al metal nostrano: andate ai concerti, comprati i dischi, supportateci! Vi assicuro che l’Italia è piena di musicisti in gamba che fanno ottima musica… Fidatevi, potreste avere belle sorprese!Un saluto a tutti dagli Eyes of Soul.Stay prog!

Intervista a cura di Beppe Diana

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Ciao Daniele, benvenuto sulle nostre pagine, grazie del tempo che ci stai volendo dedicare, partiamo subito con l'intervista, vorrei sapere qual è oggi lo spirito all’interno della band alla partenza di una nuova avventura discografica…

Siamo piuttosto motivati ed allo stesso tempo agitati, l'esaltazione per aver fatto uscire un disco che noi riteniamo validissimo è tanta, ma al contempo la paura delle possibili reazioni degli ascoltatori ci spaventano.Per ora comunque possiamo dire di avere ricevuto solamente feedback positivi.

È innegabile non ammettere che il disco nel suo insieme, mette in risalto una maturazione artistica figlia putativa di una presa di coscienza e di una consapevolezza nelle proprie capacità espressive che in passato erano quasi soffocate dalla foga dell’inesperienza, sei d’accordo?

D'accordo, chi ci conosce dai tempi del Demo rimarrà sbalordito nel constatare i nostri progressi sia a livello di Songwriting che di esecuzione.

Anche i brani vecchi che sono stati riproposti su disco presentano una veste più matura seppur fedele all'orignale.

Che genere di difficoltà oggettive avete incontrato nella stesura delle varie composizioni che fanno parte del disco? Quanto è stato spigoloso mettere assieme nove tracce inedite che, sia a livello lirico, che di ambientazioni, sembrano seguire una sorta di filo logico?

Il processo di composizione è stato lento, ma mai forzato. I brani sono tutti venuti fuori nella maniera più naturale possibile, alcuni a distanza di anni. Il disco non lo definirei un concept, semmai un viaggio nel tempo e nello spazio, le tematiche sono molto varie e ognuna rispecchia il periodo in cui è stata concepita e la personalità di chi l'ha composta.Ci è piaciuto contestualizzare ogni brano per rendere più fluida e semplice l'immersione dell'ascoltatore all'interno di ogni brano.

Ancora sul processo di composizione? E' stato un vero lavoro di gruppo, oppure le

idee sono state elaborate da una sola persona?

(Gabriele) Prediligiamo lavorare sull’embrione del pezzo da soli o al massimo in coppia, poi ciascuno aggiunge del suo; funziona meglio perché abbiamo spesso idee molto diverse e in fase compositiva è un aspetto che rischia di rallentare drasticamente il lavoro.Sicuramente il compositore più attivo è stato Matteo, ma globalmente abbiamo dato tutti il nostro contributo.

Il vostro è il classico esempio del disco nel quale convivono alla perfezione elementi che confluiscono da una certa scuola old school, e partiture più nobili vicini ad una corrente epica di fondo, voi invece come definite il vostro particolare approccio compositivo?

(Daniele) Leggendo varie impressioni e recensioni per la rete ho visto gente che ci definisce nei modi più disparati arrivando a definirci addirittura

Di sicuro una delle migliori compagini di heavy metal classico dell’ultimo periodo, i Prodigal Sons si stanno facendo conoscere grazie soprattutto agli ottimi responsi riscossi dal loro album di debutto,un disco in grado di porre in evidenza le innumerevoli potenzialità tecniche e qualitative del combo in questione, oramai sempre più proiettato verso lidi elitari d'un certo retaggio artistico, qualità queste che, credo li possano spingere, nel giro di qualche annetto, fra i big del settore, e fra i nomi di punta della scena europea.

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Power/epic/progressive. A noi piace definirci semplicemente Heavy Metal nella sua forma più semplice e pura.Ovviamente il tutto suonato nella maniera in cui solo i Prodigal Sons sanno fare, perchè pur proponendo un genere nato ormai più di 30 anni credo che la nostra musica risulti comunque unica e personale.

Toglimi una curiosità siete entrati a registrare avendo già bene in mente come sarebbero venute le nuove song, o qualcuna di queste ha subito in fase di step finale dei piccoli accorgimenti?

(Daniele) Il nostro produttore artistico (Fabio degli Opal Arts Studio che anche qui teniamo a ringraziare per l'ottimo lavoro che ha fatto) ci ha più volte rimproverato perchè siamo arrivati in studio senza avere ancora le idee esattamente precise su come sarebbero dovuti uscire i pezzi e su come li avremmo suonati.La verità è che entrare in studio è stata un po' una scommessa, non sapevamo cosa ne sarebbe venuto fuori.Addirittura la titletrack non è mai stata provata in sala prove, Matteo ha fatto batteria e pianoforte in studio e poi ogniuno ci ha messo del suo.Siamo soddisfattissimi del lavoro finale e penso di parlare a nome di tutti nel dire che il risultato finale è andato ben oltre le nostre più rosee aspettative.

Gabriele, puoi parlarci in maniera più dettagliata dell’intero concept, facendo se possibile un piccolo track by track?

Come già detto in realtà non si tratta di un concept, ciascun brano ha una storia a sé; ci siamo divertiti a mettere una sorta di intestazione temporale e geografica nel booklet.1.9.8.4: è un’intro che richiama l’omonimo libro di Orwell, che purtroppo ci sembra sempre più attuale.V: è ispirata alla graphic novel e al famoso film, anche qui lo spaccato della società descritto è sempre più cupamente simile al nostro.Banquet to the gods: cambia completamente ambito, con un pezzo che nella miglior tradizione del genere narra di leggendarie battaglie tipiche della tradizione nordica.Let us speak: un pezzo sul coraggio di rialzarsi dopo le cadute, uno degli ultimi che abbiamo realizzato.Deception from heaven: ha per protagonisti i crociati e la loro folle bramosia di sangue che va contro i principi da loro stessi declamati.Vuole essere uno sguardo sulla follia della fede cieca e irrazionale, vista però da una posizione asettica, praticamente storica.Zeus: come dice il titolo,racconta molto semplicemente la sconfitta di Crono e la salita sul trono dell’Olimpo di Zeus.On our last day: lo scenario è un ipotetico pianeta Terra in un futuro relativamente lontano in cui una dittatura spietata si è imposta ovunque ad eccezione di un villaggio ribelle.Il titolo evoca l’ultimo giorno concesso da questo dittatore alla figlia del capo dei ribelli di cui è innamorato e alla quale propone di seguirlo e divenire regina prima che il suo villaggio venga spazzato via.Forse è il testo che è riuscito meglio e si fonde piuttosto bene con la musica.The Sacred Land: Rivisitazione della leggendaria battaglia tra Horus e Seth a seguito dell’omicidio di Osiride.I dream of hope: Anche qui ci siamo divertiti a creare una piccola storia di fantascienza in cui però sono gli umani i pericolosi invasori che un popolo alieno è costretto a fronteggiare dopo

avere accolto un misterioso viandante terrestre atterrato in fin di vita sul loro pianeta.

Quindi mi pare di capire che, nella sua totalità, il disco rappresenta fedelmente quello che sono i Prodigal Sons, dico bene?

(Gabriele) Sì, per ora è uno spaccato abbastanza fedele sul nostro modo di scrivere e suonare, ma non dubitiamo che se in futuro avremo altre occasioni di pubblicare nuovo materiale potrà suonare anche in maniera differente.Forse è un po’ presto, non stiamo ancora pensando a nuovi brani e il processo sarà, come in questo caso, il più naturale possibile.

Ascoltando gli undici brani del disco, si evince la passione e la dedizione di una band nei confronti di un genere musicale che richiede prima di tutto un attitudine particolare....

(Daniele) Io in realtà credo che più che

l'attitudine verso l'Heavy Metal sia il feeling tra i membri della band che ci ha aiutato a tirare fuori un prodotto così compatto. Il tutto è stato concepito nella più totale calma, quando non avevamo voglia di trovarci per provare semplicemente non ci vedevamo, mentre in altri periodi invece abbiamo suonato più assiduamente.Credo sia grazie a questo clima rilassato che siamo riusciti a non risultare mai forzati su disco, ogni cosa è venuta fuori da sola.Per quanto riguarda l'attitudine al genere posso dirti che contrariamente a quel che si può pensare ascoltiamo tantissima musica che esula da questo genere (anche se ovviamente rimane il nostro punto d'incontro) e forse è anche questo che ci ha permesso di risultare così personali.

Cosa vuol dire per voi portare avanti un discorso musicale, che si muove ormai in un ambito sempre piu' ristretto di sostenitori ?

(Daniele) Noi suoniamo perché ci piace e ci diverte, se fossimo andati alla ricerca della fama e della gloria sicuramente avremmo cambiato genere.Credo comunque che la nostra proposta risulti molto melodica e che potrebbe essere apprezzata anche da chi non si dedica prettamente all'Heavy Metal.

Per dei giovani musicisti come voi, che cosa si cela dietro alla locuzione heavy metal..

(Daniele) l'Heavy Metal è musica e in quanto musica è uno dei tanti meravigliosi modi che la gente ha per esprimersi e regalare emozioni.Al nostro release party abbiamo visto della gente piangere perchè si era commossa durante il

nostro concerto.Noi non chiediamo altro, ci piace creare emozioni e viverle insieme a chi ci sta ascoltando.

Qual è il vostro rapporto con internet e con la rete estesa? Credete nelle potenzialità dei così detti “social network”?

(Gabriele) Piuttosto buono: usavamo MySpace quando era un mezzo utile per farsi ascoltare e allo stesso modo oggi sfruttiamo Facebook, davvero funzionale per aggiornare su live e altre notizie.In sostanza sì, crediamo molto nelle potenzialità di questi sistemi anche se non ci sono dubbi: un live suonato come si deve vuol dire molto di più di un miliardo di profili face book curati all’estremo.

Perciò, quanto è difficile essere una band di heavy metal in Italia dove a farla da padrone sono sempre e comunque generi più commerciali del genere più anticonvenzionale per antonomasia?

(Daniele) Tutto dipende da come la prendi, noi siamo consapevoli di come gira e non avanziamo grosse pretese, quando suoniamo ci divertiamo e questo ci basta per andare avanti in tutta serenità.Di sicuro non ci aspettiamo di suonare al Gods of Metal, speriamo di essere considerati all'estero visto che qui ormai il Play It Loud è andato.

Daniele so che sei un sostenitore della scena musicale nostrana, quindico è logico che ti chieda quali sono secondo te le cinque formazioni nostrane da tenere in considerazione per il futuro?

(Daniele) Certamente! Allora intanto voglio fare una premessa, ossia che reputo la scena Heavy Metal emergente Italiana come la migliore in tutto il mondo e io non sono una persona particolarmente patriottica quindi lo dico perchè l'ho anche constatato con le mie orecchie.

Tra le nuove leve cito sicuramente gli Asgard che hanno già saputo farsi notare all'estero, gli Axevyper che per noi sono, prima che validissimi musicisti, grandi amici (prendete il loro nuovo disco Metal Crossfire perchè merita davvero).Gli Stonewall che hanno tirato fuori uno dei piùbei dischi del 2011, i Walpurgis Night. Come quinta band cito i Dexter Ward anche se sono italiani solo per un quinto, ma credo che il loro debut sia già uno dei dischi dell'anno.

Prima di finire, il disco è uscito da qualche settimana ti va di trarre delle piccole conclusioni?

(Gabriele) Come dici te è passata solo qualche settimana, ma le recensioni ottenute per ora sono molto positive, e questo ci gratifica moltissimo considerando che abbiamo messo tutta la cura necessaria per creare un disco che, piacendo o meno, ci rappresentasse il più possibile.Aggiungo che il release party, ovvero la serata in cui abbiamo suonato insieme agli Axevyper per presentare i rispettivi nuovi album, è stato davvero incredibile: abbiamo trovato un pubblico meraviglioso che conosceva già le canzoni a memoria e non si è risparmiato tanto quanto noi. Un’esperienza fantastica che speriamo sia la prima di una lunga serie!

Ok Daniele, siamo alla fine, ti lascio carta bianca, per cui……

Ti ringrazio per lo spazio che ci hai dedicato e lo stesso vale per chi, come te, si sbatte per promuovere l'Heavy Metal che vale!Ciao a tutti!!!!

Intervista raccolta da Beppe Diana

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Ciao Egidio e benvenuto sulle nostre pagine, prima di tutto correi chiederti qual è lo stato si salute attuale della band alla vigilia della partenza di una nuova avventura discografca.

Ciao Beppe e ben ritrovato! Lo stato della Band: direi che siamo esausti ma soddisfatti! Il disco che abbiamo appena pubblicato, o forse sarebbe meglio dire “rilasciato” on line, ci ha impegnato per tutto il 2011 e buona parte del 2010, solo a livello di registrazione, mix e mastering. Arriviamo così a quasi 5 anni di impegno se consideriamo anche la composizione dei brani...forse non dovrei dire queste cose, perchè poi uno ascolta il disco on line e dice: 5 anni per fare sta robba? EhehehPerò siamo molto contenti del risultato.Parlando di “nuova avventura discografica” mi dai anche la possibilità di precisare che nel nostro caso di discografico non c’è quasi nulla: ne la label, ne il supporto. Produciamo in modo indipendente la nostra musica, e la pubblichiamo gratuitamente su internet, a partire dal nostro sito (www.boarders.it), il giorno stesso in cui decidiamo che è pronta. Incoraggiamo chiunque a diffonderla ulteriormente, e in effetti poche ore dopo il nuovo lavoro era già mirrorato su decine di blog e nodi torrent. Capisco, facciamo un piccolo passo indietro, ti va? Come è andato il precedente sigillo ufficiale della band “The World Hates Me”? Se non ricordo male, avevate ottenuto anche delle gratificanti soddisfazioni personali, dico bene?

Hai ragione, TWHM ha segnato un punto cruciale nella nostra carriera, per diverse ragioni. La prima è che siamo arrivati ad un disco di inediti solo dopo 18 anni di carriera, gran parte dei quali spesi (e forse un po sprecati) a fare da cover/tribute band. La seconda sta nel fatto che abbiamo registrato quel disco spinti dall’urgenza di farlo, anche a seguito del cambiamento radicale delle tematiche trattate nei testi, che sono state frutto anche di grossi cambiamenti personali nella nostra vita. L’ultima ma non meno importante sta nell’inaspettata attenzione che il disco ha avuto

da due label: la svizzera QLR/Weathertop e 2 anni dopo la Retroactive/Bombworks. Così ci siamo ritrovati distruibuiti da twilight e promossi sulle pagine di blabbermouth, senza che questi obiettivi ci fossero mai passati per la testa. Queste gratificazioni ci hanno poi permesso di trovare l’energia (e le risorse economiche) per suonare in svizzera, portogallo, e U.s.a., negli anni successivi, e dar seguito alla nostra “discografia” con l’ultimo arrivato “R-Existence”.

Ok, bene, adesso volevo porti una domanda scontata, dove avete trovato la forza per mettervi ancora una volta in discussione quando, per molti di noi, sarebbe stato più facile gettare la spugna?La domanda sarà scontata ma è doverosa, visto che guardando alla nostra “carriera” è evidente

che non c’è stato nessun equilibrio tra quanto investito e quanto raccolto: i Boarders esistono dal 1988, e non c’è mai stata una pausa nella nostra attività, ma non è azzardato dire che avremmo potuto incanalare meglio le nostre energie. Ti rispondo però che gli stimoli ad andare avanti non si trovano nelle recenti soddisfazioni o nei piani futuri ma solo nell’attitudine: ormai tutti noi abbiamo passato la maggior parte della vita suonando e non abbiamo nessuna intenzione di smettere di farlo, semplicemente perchè ci piace e fa parte dei nostri bisogni primari. Questo vi fa grande onore oltre che aumentare la mia stima nei vostri confronti, perciò, che cosa significa per i Boarders portare avanti un discorso musicale come il vostro, quando anche i padri legittimi di un certo modo d’intendere la musica suonata e concepite, hanno deciso di percorrere sentieri compositivi, abbastanza distanti dalle loro origini formative?

Spesso la vita viene definita come quella serie di accadimenti che sconvolgono i nostri progetti. Purtroppo non è scontato che le persone abbiano dei progetti, frutto dei loro sogni o bi-sogni.Come band, abbiamo portato avanti progetti per quasi 25 anni, e ne abbiamo pronti diversi per il futuro, in particolare abbiamo messo a fuoco l’idea dominante per il terzo nostro “disco” e abbiamo gettato le basi per una raccolta di brani di musica Italiana, riarrangiati in chiave metal.Questo per dirti che non siamo molto influenzati dalla direzione che hanno preso i cosiddeti Padri del nostro genere, perchè quelle direzioni sono stabilite sulla base di esigenze diverse dalle nostre: alcune le chiamano commerciali, io le definirei certamente di mercato ma anche professionali. Per noi la musica non è una professione e il fatto che quanto produciamo è disponibile liberamente e gratuitamente a chiunque, toglie qualsiasi dubbio sul fatto che siamo interessati al mercato. Il nuovo arrivato “R-Existence”, sin dal titolo, lascia intendere che la band, nonostante le difficoltà oggettive di cui parlavamo prima, è ancora armata di sani principi, ed è pronta veramente a tutto pur di poter dire la sua in campo prettamente metal, per cui esistere è anche resistere, dico bene?

Beh diciamo pronta a “quasi” tutto, ehehe.La scelta del titolo R-Existence è stata guidata più da uno sguardo sul rapido degrado del nostro contesto sociale, che dalla necessità di dichiarare al mondo che niente ci fermerà, anche se ovviamente, questo è vero le lo sottoscrivo.A differenza del disco precedente, in questo abbiamo affrontato temi molto concreti riguardanti in particolare il malessere che gli effetti del degrado della nostra società, e della sua cosiddetta classe dirigente, stanno portando nelle nostre vite e nel nostro modo di pensare, giorno pr giorno.Questo ci ha portato a scrivere dei brani più complessi e cupi, e mediamente più pesanti del disco precedente, dove invece trovano spazio molti episodi più hard rock. Cosa puoi dirci dei tratti somatici del lavoro d’artwork così cupo e tendenzialmente moderno? A primo acchito potrebbe pure indurre a pensare di avere a che fare con un disco di una band di rock gotico….. quello che ho pensato pure io…….

Hai ragione, e il riferimento al gotico non è per niente casuale, ma si tratta di un omaggio sentito e non dichiarato (se non in questa intervista) a un personaggio e una band che, in particolare per me e il batterista, roby, hanno rappresentato una grossa ancora di salvataggio nei lunghissimi anni 90. Mi riferisco ovviamente a Peter Steele dei Type O Negative, mancato 2 anni fa. Pure Gold è un brano pensato e suonato come omaggio alla loro musica.Un altra caratteristica che rende il suono di alcuni

I Boarders sono finalmente ritornati dopo una pausa riflessiva, giunti oramai alla venerabile soglia dei venticinque anni di carriera, finalmente coronati con l'uscita di un nuovo disco, giocato veramente sulla lunga distanza che, a quanto pare, chiude definitivamente un capitolo, per aprirne, si spera, un altro molto più prolifico ed intenso del primo, e la verve, così come la professionalità, sciorinata da questi veri e propri die hard fan, non fa altro che indurci a sperare per il meglio.

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brani più moderno rispetto al nostro standard è sicuramente l’accordatura in SI che abbiamo tenuto in buona parte dei brani. L’artwork è stato pensato e realizzato come sempre da Roby, il batterista: trovo personalmente che abbia fatto un lavoro all’altezza della musica che lo accompagna, ovvero splendido , ahahah. Episodi come “Vengeance is yours” e “Cause of life”, rappresentano sicuramente i brani più potenti e stentorei che abbiate mai scritto nella vostra carriera, sintomo questo che, la vostra rabbia repressa, ha trovato sfogo all’interno di un versante compositivo sicuramente più maturo ed eterogeneo che in un passato remoto…

Certamente. “Vengeance is yours” raccoglie pienamente lo spirito della R-Esitenza, perchè è un brano focalizzato sul degrado della classe

politica e di come il sentimento della gente stia arrivando sempre di più all’esasperazione.È un testo molto duro, che quindi richiedeva una musica altrettanto intransigente, che cercasse di cogliere l’odio che sta montando verso quei soggetti che stanno soffocando buona parte della cosiddetta piccola e media borghesia. Uno stato forte coi deboli e debole con i forti, da cui non c’è nessuno da salvare e il cui operato disonora la memoria dei nostri padri.La risposta violenta è però un inganno, che porterebbe “occhio per occhio” a un mondo di ciechi, dove la manipolazione sarebbe ancora più facile. Esiste una via d’uscita? Il brano ne porpone una, che è certamente fondata sulle nostre convinzioni e che non pretende di essere per tutti... …mentre “To my father” mi sembra che contenga una dedica speciale, è così?

È così. È dedicata ai nostri padri terreni e in particolare la padre di uno di noi, mancato proprio quest’anno. E’ anche dedicata al nostro Padre non terreno. La produzione speculare dell’intero lavoro, oltre a risaltare ogni strumento e ad infondere incisività ala stragrande maggioranza dei brani, mi fa capire che, per il vostro ritorno in grande stile, volevate che tutto, ma proprio tutto, fosse curato nei minimi particolari….

Dobbiamo ringraziare l’ottimo lavoro fatto da Stefano Parodi (x-studio) dove abbiamo registrato anche il disco precedente, e anche di Luca Liviero

del (Bi-OS studio) dove abbiamo registrato la sezione ritmica.Il lavoro più pesante è stato probabilmente quello sulla voce, a livello di registrazione, perchè i brani in SI hanno richiesto un sforzo particolarmente duro per la mia tonalità naturale, che è molto spostata sui toni alti. Altra domanda scontata che voglio porti lo stesso, come mai avete optato per la scelta coraggiosa del download gratuito? Pensi veramente che un disco di questa portata non abbia veramente chance di fare breccia nel cuore di un ipotetico produttore discografico?

Naturalmente credo che R-Existence avrebbe avuto delle chance di essere pubblicato, ma la nostra scelta è stata quella di eliminare qualsiasi “barriera” tra la nostra musica e i potenziali ascoltatori, semplificando il processo anche dal

punto di vista legale. Abbiamo adottato la licenza Creative Commons (nella sua declinazione BY-NC-ND), in modo tale che la musica possa essere usata anche come supporto audio per qualsiasi altro tipo di forma d’arte o comunicazione, mantenendo il concetto di no profit.Quello di cui semmai sentiamo la mancanza è il supporto promozionale, che effettivamente la label ci ha garantito con il disco precedente. Ad ogni modo il disco si è già diffuso abbastanza sui canali diciamo “non prettamente ufficiali”. È divertente come molti di questi siti che lo

diffondono, aggiungano dei disclaimer che l’album è solo messo a scopo di preview (anche se completamente scaricabile) e che si raccomanda agli utenti di acquistare il disco legalmente: cosa che anche volendo sarebbe impossibile. C’è un

passaggio in uno dei brani, 4th reich, che recita “freely you receive so freely you give” e noi abbiamo già ricevuto molto dalla musica.

Quindi, quali sono le aspettative che avete riposto nei confronti di “R-Existence” oggi come oggi? Pensi che “questa” sia veramente la volta buona?

Le aspettative sono molto semplici, ovvero ci auguriamo che in ogni momento della giornata ci sia qualcuno in giro per il pianeta che ascolta la nostra musica, che ne tragga energia e divertimento, e che magari abbia anche la

curiosità di valutare i testi e informarsi su chi siamo.Non credo che, per il genere di musica che facciamo, per la nostra età e per le energie che possiamo dedicare a questa passione, si possa ottenere di più. Il fatto è che le nostre vite sono quelle di genitori, profesisonisti etc, e quindi, tra le altre cose, non ci sarebbe neppure lo spazio per qualcosa di più... Se non ricordo male in passato, oltre ai brani originali, la band amava portare sulle scene un repertorio basato attorno ad un cospicuo numero di cover provenienti da reminiscenze musicali poste a volte in maniera antitetica, oggi invece…..

Si , abbiamo sempre fatto tantissime cover anche di gruppi improbabili, e spaziando dall’hard rock al thrash. Poi, con l’affermarsi della moda delle tribute band, abbiamo cavalcato il fenomeno per qualche anno, come Megadeth “early years” tribute band.Oggi nei live ovviamente proponiamo anche qualche cover, almeno una ogni quattro nostri brani e ovviamente almeno una dei Megadeth. Infatti, è innegabile non dover ammettere che il tuo particolare registro canoro ti avvicina sensibilmente al god Mustaine, ma questo paragone ricorrente ti da più fastidio, oppure ti inorgoglisce e ti spinge sempre e comunque a dare il massimo?

Mi ha sempre fatto piacere, anche se la voce non è certo una delle qualità migliori di Mustaine.In effetti credo che si percepisca una similitudine non tanto nel timbro quanto nell’espressività, sopratutto se ci si riferisce ai primi album. In particolare Peace sells e So far so good so what, hanno esercitato un’influenza enorme sul mio modo di intendere il metal, e il fato di trovarmi a mio agio su quelle tonalità ha fatto il resto.Magari nessuno lo sospetterebbe ma le mie influenze maggiori sono Eric Adams e un po di Brian Johnson, e credo che in TWHM si possano certamente riconoscere. Non hai mai pensato che se fossi nato in un paese d'oltralpe, che so io, la Germania, la tua esistenza artistica sarebbe stata se non altro più appagante?

Sinceramente no. Anzi ho sempre detestato le rock star di provincia, fenomeno molto italiano, che passano un sacco di tempo a criticare il nostro paese, i discografici, i locali e tutti quelli che si sono impegnati a stroncare la loro folgorante carriera. La mia carriera è stata ed è totalmente appagante, e trovo che in Italia ci siano grandissime possibilità sia di suonare ad alto livello che di fare della musica la propria professione.Credo che, sopratuttto per un ragazzo che inizia, sia importante fare un esame di coscienza quotidiano per capire il prima possibile, per se stesso, se la musica è un fine o un mezzo. La passione, lo studio e ovviamente la buona sorte di essere e incontrare persone di buon senso sono elementi necessari e anche sufficienti a farcela. Ok Egidio, ti lascio la parola per concludere, non prima d'aver ricordato ai nostri lettori le mosse principali della band da qui a qualche mese....

Torneremo a suonare dal vivo, un pò qui in Italia e, se le finanze lo permettono, anche all’estero e nel frattempo prepareremo i prossimi due lavori.Ringrazio tutti quelli che hanno e avranno la voglia di scaricare il nostro ultimo lavoro, e soprattutto mi è molto facile ringraziare te Beppe per aver costruito, attraverso la tua passione giornalistica, un bel pezzo della storia del Metal undergound - e non - del nostro paese.A presto!Egi

Intervista raccolta da Beppe Diana

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Nuclear Torment – 8 Bit Death Sembra proprio che in Svezia i Suicidial Tendencies abbiano un bacino di die hard fan ben più rilevante di quanto non si possa pensare, soprattutto fra le giovani band tanto che, i Dr. Living Death prima, ed ora i più giovani Nuclear Torment, si dichiarano fedeli persecutori dei dettami di Mr. Mike Muir e soci, e con il loro nuovo ep “8 bit death”, il terzo nonostante una giovane carriera, riescono a porre in evidenza quel legame sottile che esiste fra partiture musicali che sanno di thrash metal vecchia scuola, e movenze più vicine ad un certo hardcore primigenio. Impatto e spregiudicatezza fanno il resto, all’interno di tre brani giocati sulla frontalità di due chitarre veloci e pungenti come lame di rasoio, vocals istrioniche e ritmi forsennati, tanto che la title track prima, o la più sanguinolenta “Sniper Zombie Rape Abortion” poi, riescono a togliere il fiato solo dopo i primi ascolti, riportandoci indietro nel tempo quando band come DRI o Nuclear Assault, la facevano da padrone.Musica suonata da appassionati per appassionati, cosa chiedere di più?http://www.facebook.com/pages/Nuclear-Torment

Castleaxe – Castlemaster Dediti a sonorità più classiche sono invece i Castleaxe, formazione proveniente dalla scena musicale dell’Oregon, che in questo primo full lenght demo ufficiale, ben sette i brani in scaletta, mette a frutto il duro lavoro di anni ed anni spesi in cantina a mangiare polvere, nella ricerca di una giusta dimensione artistica che, alla fine, ha portato in dote il qui recensito “Castlemater”.Caratterizzato da un lavoro d’artwork quanto mai curioso, il disco in questione riesce a porre in primo piano la determinazione di una giovane formazione qui alle prese con un heavy metal di matrice tacitamente old school, infarcito da reminiscenze speed metal d’annata, vicino come concezione a quanto fatto in passato dai vari Liege Lord e Savage Grace.Ok, fatte le debite proporzioni, i padrini restano pur sempre un miraggio, anche se episodi come l’energetica “Eternal Konkwest”, la stessa opening track “Damned (If I Do)”, o il mid tempo di “The Philosopher's Stone”, meriterebbero di raggiungere grandi platee…Manca il colpo ad effetto, ma non certo la determinazione in un lavoro onesto, e niente più…. https://www.facebook.com/castleaxe

Burning Circle – Ruins of Mankind Sognano un deal importante i serbi Burning Circle che, con il promo di tre brani giuntoci in redazione, ci presentano un antipasto sonoro che serve a spianare la strada per il loro primo full lenght cd “Ruins of mankind” atteso per più di un lustro, ed ora finalmente alle porte.Un intrigante progressive metal maturo, suonato con una buona tecnica ed una verve strumentale veramente degna di nota, ecco che cosa si evince dall’ascolto di questi tre brani, niente di clamoroso o che faccia gridare al miracolo, anche se, grazie soprattutto ad una ottima produzione globale, il suono che fuoriesce dai solchi di questa anteprima, riesce a mettere in primo piano la sagacia compositiva del sestetto balcano che sa veramente farsi valere, all’interno di un genere musicale che, oramai, sembra gravitare attorno ai soliti tre/quattro gruppi più famosi, ed episodi significativi come l’intricata “Gargoyle on a Belfry”, o la più convincente e deleteria “Dies Irae”, potrebbero sicuramente fare la differenza!!!Incrociamo le dita per questa piccola/grande realtà del vecchio continente, non si sa mai….http://www.facebook.com/pages/Burning-Circle

Warder – Escape Plan Voliamo fino in Canada, per la precisione a Quebec city, per fare la conoscenza di questo interessante quintetto che, con il qui recensito “Escape plan”, arriva al debutto sulla lunga distanza, e si rende artefice di un ottimo connubio di classic heavy metal dagli in flussi melodici, che guarda intensamente la scena musicale del vecchio continente, chiamando in causa sia il versante più squisitamente britannico, che quello legato al nord europa, trascinandosi dietro reminiscenze legate a doppia mandata ad una concezione compositiva che, seppur abusata da più parti, riesce comunque a farsi apprezzare per la semplicità ed una caparbietà intrinseca.Per cui non chiedete ai nostri di essere degli innovatori, non è nelle loro intenzioni, ma se al contrario state cercando una formazione che fa dell’onestà il proprio credo, beh, allora troverete pane per i vostri denti, anche perché episodi come “Midnight Run”, up tempo condotto con fiera sicurezza, la più duttile “Alone” o l’atmosferica “The Fight Before the End”, potrebbero sicuramente fare al caso vostro.Buona nel complesso, da valutare in prospettiva futurahttp://www.facebook.com/wardermetal

Metal Detector – Metal DemonE questi qui da dove saltano fuori? Già, mai sentiti nominare prima d’ora questi Metal Detector, combo a cinque elementi con base operativa in quel di Genova che debuttano grazie ad un disco che porta ben insiti nel proprio DNA i tratti somatici del metallo vecchia generazione. Linee musicali semplici e spontanee, a volte pure troppo, ed una produzione mediocre, lasciano intendere che la strada per la definitiva, ed il conseguente salto di qualità, sono ancora lungi dall’essere raggiunti, e non basta l’opera di mastering per mano del talentuoso Tommy Talmanca per tirarsi fuori dalla bolgia di una scena musicale allo sbando come quella nostrana dell’ultimo periodo.Ai nostri non manca di certo la tenacia e perseveranza, questo lo si evince fin dalle prime battute dell’opening “Vengeance Demon”, ma la malizia e la scaltrezza compositiva latitano, anche perché sarebbe bastato quel quid in più a risollevare le sorti di un disco che alterna più ombre che luci…Bisogna perseverare lungo il sentiero tracciato anche se il cammino sembra irto e scosceso…http://www.heavymetaldetector.it

Demon Lung – Pareidolia Scansioni sabbatiche, ritmi cadenzati, atmosfere lugubri e claustrofobiche, i Demon Lung non tradiscono affatto le proprie origini, e si lasciano andare lungo un tortuoso turbinio di sonorità che vertono attorno a reminiscenze doom metal, in un debut demo che ha se non altro la pretesa di mettere in mostra le velleità artistiche di quattro giovani musicisti, che fanno veramente di tutto pur di risultare attaccati a certi dettami che si perdono nella notte dei tempi….Una componente musicale a volte astrusa ed enigmatica, ma sicuramente affascinante, una sorta di viaggio onirico, in cui è proprio l’istintività dei quattro strumentisti chiamati in causa a regalare le maggiori emozioni, dando luogo a delle vere e proprie jam session, caratterizzate ora da dilatazioni magmatiche e voluttuose, ora da aperture più pragmatiche, che ci conducono al cospetto di brani corposi dai toni plumbei e dalle inflessioni catacombali.Buona la produzione, ottima la resa sonora, chissà cosa potrebbero combinare sotto la supervisione di un produttore esterno…… ai posteri l’ardua sentenza!!!http://www.facebook.com/demonlungband

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Twisted Wrath . Hath FuryRiproposizione in versione rimasterizzata per il terzo demo gli irlandesi Twisted Wrath, precedente conosciuti come Reborn, che in questo “Hate fury”, si lasciano andare ad un classic metal tendenzialmente influenzato da reminiscenze musicali che sanno di NWOBHM lontane un miglio. E per questo giovane ed interessante quartetto che vede coinvolti nella propria line up ufficiale alcuni ex membri dei più rinomati Steel Tormentor, la voglia di mettersi in mostra ed abbattere i facili pregiudizi è più forte di ogni cosa, tanto che, sia un art work non proprio indovinato, che una produzione globale non propriamente perfetta, li hanno ancora fermati lungo questo percorso a ritroso nel tempo che vive di luce riflessa, la stessa che esprime le gradazioni modulari di “Forever Known” che potrebbe benissimo essere una b-side dei Sweet Savage, ottime le chitarre corpose che ne caratterizzano l’incedere sostenuto, o della stessa title track che procede più sostenuta e voluttuosa!!! Certo, di strada da fare i nostri ne hanno tanta, ma se i presupposti sono questi, credo proprio che la meta sia più vicina di quanto non possa sembrare!!!

Vigilance – Steeds of timeLa Slovenia ha un rapporto abitanti – metallari impressionante, ha festival di caratura europea e in questo scenario pian piano stanno uscendo giovani e volenterose band.Quattro ragazzi degni di nota, sono sicuramente i Vigilance che, con l’EP “Steeds of time” fanno ascoltare al mondo il loro speed metal.I ragazzi di Postojna, ci deliziano con una proposta sonora molto omogenea a metà strada tra nwobhm e speed canadese, così pezzi come l'opener “Vigilance” e “Iron Beast”, convincono reggendosi su un asse portante costruito dalle melodie pennellate dalla sei corde di Gilian e un anthem diretto.Un po’ meno elaborate “Out of the sun” e White Horde” la prima aperta da un riff rock, mentre la seconda dalle movenze seventies, con la voce di Jakob che riesce a trovare un’interpretazione degna di nota.Posso dire che promuovo i Vigilance e i loro 20 minuti di questo “Steeds of time”, attendo però il debutto come full-length perchè i ragazzi dimostrano di sapere suonare davvero bene e cinque canzoni sono un gustoso antipasto....Lorenzo Castiglionihttp://www.myspace.com/vigilanceofficial

Gods of Fire - NightmaresCome back per gli americani Gods of Fire che arrivano a varcare la soglia della fatidica quarta release ufficiale, con la quale continuano in maniera imperterrita il proprio discorso sonoro andando a recuperare le proprie radici formative, sempre e comunque incentrate attorno ad un discorso a base di corrosivo US Metal, ora più incisivo e stentoreo, ora sicuramente più epico e sontuoso.Certo, la produzione volutamente low budget di quest’ennesima auto produzione, potrebbe togliere i giusti meriti ad una formazione che da sempre lotta per emergere da una posizione secondaria che, onestamente, non gli si addice, e ad ascoltare episodi intriganti ed intricati come il classic metal istrionico di “The Headless Horseman”, pregna di riferimenti al re diamante per eccellenza, o l’altrettanto valida “The Land Beyond the Dark”, giocata su movenze più pacate, non si può che rimanere estasiati dalla caparbietà di una band matura alla quale, solo la dea bendata, ha saputo volgere le spalle.La maturità compositiva, la malizia strumentale, ed un grandissimo vocalist, sono solo alcuni dei vertici espressivi di questo ep, il resto, come al solito, scopritelo da soli, ne vale veramente la pena!!http://www.facebook.com/godsoffire

The Exiled – Beak The ChainsAtterrano su queste pagine direttamente dal Galles del sud questi The Exiled, formazione che si allontana, anche se di poco, dalle classiche sonorità riportate su queste pagine, ponendosi come ideale trait d’union fra le cadenze tipicamente melodic death metal dall’impronta nord europea, e quelle reminiscenze che sanno di power/thrash metal, in un ibrido sonoro sicuramente più ambizioso e ben congeniato di quanto non possa sembrare a parole.Brutale, cinico, violento, “Breaking the chains” non fa prigionieri, potendo contare su fattori primari come una produzione perfetta e speculare, che ne innalza il potere distruttivo, ed una formazione che mette in mostra una buona tecnica di base che, se non altro, gli permette di spaziare con disinvoltura dalle cadenze prettamente bay area di “Sentience” e “Post Human” che colpiscono al volto come un montante, o della title track che aggiunge quegli spunti melodici che non ti aspetti.http://www.facebook.com/theexiledofficial

Boarders - “R-Existence”I Boarders sono tornati!!! Già, basterebbero solo queste poche parole per togliere ogni dubbio sulla qualità intrinseca di questo lavoro, sia perché la proposta musicale dei quattro musicisti meneghini in questione, recupera appieno le proprie radici formative, sia perché la dedizione così come l’abnegazione sciorinata dai nostri in quest’ennesimo come back discografico, hanno veramente dell’incredibile.Resistere/esistere, già solo il titolo del disco potrebbe essere significativo per descrivere quello che poi si evince fra le trame brumose di un lavoro che risalta la duttilità compositiva di un album, posto proprio a metà strada fra la violenza stentorea di un certo thrash metal bay area, e la ricercatezza melodica di un heavy metal dall’impronta più oscura e decadente, all’interno del quale brani come l’aggressiva “4th Reich”, l’altrettanto violenta “Cause of life” da una parte, ed “The Agony of Lying” e “Lightbringer” dall’altra, rappresentano le due facce della stessa medaglia.Dieci composizioni, dieci piccoli spaccati di una realtà musicale ancora lungi dal poter essere considerata superata, fanno di questo disco un ottimo mattone sul quale poter edificare un futuro, si spera, ricco di grosse soddisfazioni personali. Ben tornati guys.... All'indirizzo http://www.boarders.it/ potete effettuare il download dell'intero album

Burning Nitrum "Pyromania" Esordio assoluto per i Burning Nitrum, giovane formazione di Bari attiva dal 2010. E diciamo subito che è un esordio più che positivo; Thrash old school senza troppi fronzoli, senza barocchismi inutili suonato con passione sincera e buona perizia tecnica. Sono giovani i BN e per loro stessa ammissione ambiziosi, e fanno bene ad esserlo perchè il tempo è dalla loro parte e sono fermamente convinto dopo l'ascolto di questo ep che siano una band da tenere d'occhio, in grado di togliersi belle soddisfazioni. Ottime "Thrash Time" e "Death is upon you", dove il gruppo spezza le classiche sfuriate Thrash con dei rallentamenti terzinati, e se "Old school anthem" è forse l'episodio che convince di meno la title track riporta la band su ottimi registri sonori, grazie a ritmiche veloci, passaggi tecniciPer gli amanti del genere come me una piacevolissima scoperta. Consigliati.Enrico Pulzehttp://www.facebook.com/BurningNitrum

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Ciao Davide, Benvenuto sulle pagine di Graveyard Symphony. Visto che siete al debutto assoluto, vuoi introdurci nel mondo dei Burning Nitrum?

Grazie ragazzi, per me non può che essere un piacere! Il progetto é nato sin da subito all'insegna della grande passione verso le sonorità thrash metal tipiche degli anni '80 e del nostro amore verso band come Demolition Hammer, Nuclear Assault, Forbidden, Vio-Lence, Exodus e tantissime altre... più che "suonare" il genere il nostro intento é stato sin da subito quello di "cercare" di dare al genere un qualcosa di nostro, senza però sconvolgere quelle sonorità old school che tanto apprezziamo: magari é anche per questo che io e il batterista Dario ci lanciammo sin da subito a capofitto sulla composizione dei brani andando in senso totalmente opposto rispetto a quella che é la classica abitudine di "iniziare dalle cover".

Parlami di Pyromania. Cosa deve aspettarsi un metalhead da questo ep? E voi, quali aspettative nutrite?

Penso che l'ascoltatore debba da un lato aspettarsi quelle sonorità vecchio stampo concepite appositamente per mosh ed headbanging, perché il thrash é innanzitutto un genere concepito per far "scatenare" l'ascoltatore come pochi altri; dall'altro trovo che l'ascoltatore debba invece aspettarsi un qualcosa di nuovo e mai sentito prima (almeno me lo auguro!), perché l'ultima delle nostre intenzioni é certamente quella di riprodurre ciò che altre band del genere hanno già offerto.

So che state già pensando/lavorando ad un lavoro più corposo. Vuoi o puoi anticiparci qualcosa?

Ahah, posso semplicemente dire che per il debut album sono davvero molto ottimista, dire di più sarebbe presuntuoso da parte mia: fortunatamente devo ammettere che siamo tutti ricchi di idee e che siamo ansiosi di poterle mettere in mostra... ad ogni modo, non é purtroppo detto che il nostro prossimo lavoro sia più "corposo": sarò franco nel dire che questo dipende dal supporto che riceveremo dalle label, l'essere dei ragazzi spesso comporta anche qualche problema economico. Fortunatamente ho da tempo notato che in Italia e all'estero ci sono ancora diverse etichette a sostegno di quello che é il "buon vecchio" metal old school, quindi ci auguriamo davvero di poter ricevere una mano!

Perfetto. Passiamo all'attività live: penso sia per voi più che un semplice divertimento.

L'Old School é innanzitutto una passione, se non la si sente dentro non si riuscirà mai nemmeno a trasmetterla al pubblico: quando una band del nostro genere si esibisce live, lo si capisce subito

se é un qualcosa che si ha dentro o se lo si fa tanto per; ad ogni modo, tornando sulla domanda, devo ammettere che essendo giovani siamo anche molto ambiziosi, e con tantissima voglia di fare e di metterci in mostra: diciamo dunque che ci esibiamo sia per divertimento, che in un genere come il nostro non può mancare, che per raggiungere traguardi importanti, sicuramente sì!

Parlami dei testi: di che cosa trattano, seguono una linea comune?

Una tematica comune ritrovabile in alcuni dei miei testi é la passione per l'old school, la fratellanza che vi é tra i suoi seguaci e le incredibili sensazioni che l'ascolto di questo genere provoca, una volta che ci si é appassionati; per quanto riguarda la maggioranza dei brani, invece, le tematiche sono svariate: da argomenti e racconti "grezzi" e di sfondo ironico come quelli ritrovabili nell'EP a tematiche più serie e, perché no, su problemi che caratterizzano la nostra società o su avvenimenti storici che dovrebbero portare alla riflessione: essendo non assenti anche testi su status mentali o in rari casi su conflitti provenienti dalla vita reale direi che gli argomenti sono assolutamente i più svariati!

Ho apprezzato molto il fatto che nonostante la giovane età, siate profondi conoscitori del thrash metal di metà anni 80, in particolar modo quello della Bay Area. Vuoi dirci come è nata questa passione?

Beh la passione per i big four é un qualcosa che si ha da sempre, sono band famose e non é quindi difficile venire a conoscenza della loro esistenza... posso però raccontarti come a me e al batterista é venuta la passione per l'undeground! Abbiamo ascoltato la track "Terror Squad" degliArtillery e siamo rimasti a dir poco scioccati! Mi ricordo il nostro commento fu: "cazzo quanto spacca il culo!!" Da lì poi é andata a finire che siamo diventati dei totali fanatici del genere con i vinili a casa ahah!

Una mia curiosità: essendo voi di una generazione cresciuta a pane e tecnologia, cosa ne pensi delle fanzine cartacee? Pensi che siano ancora un buon sistema di promozione oppure siano solo più un oggetto di culto per intenditori?

Le fanzine cartacee hanno dannatamente il loro fascino! E' bellissimo che ci sia gente come voi, in un millennio dove é oramai pieno di queste webzine, invece grazie a iniziative come la vostra mi sembra davvero di rivivere gli anni '80!

Torniamo un attimo all'aspetto prettamente musicale dei Burning Nitrum. Ho notato ascoltando le tracce due punti di forza: una sana e sincera passione che trasuda da ogni nota del disco e un approccio interessante del vostro chitarrista solista Alessandro. Sei d'accordo?

Ebbene sì, credo che tu abbia centrato in pieno due dei nostri principali punti di forza: la passione é un qualcosa che, come dicevo, si avverte: i più esperti, come te, o i cultori del genere, notano subito se c'é coerenza o meno in ciò che si fa, specie in un genere come il thrash. Per quanto riguarda il nostro solista Alessandro, lui é stato quel qualcosa in più che ci mancava, quel membro che cercavamo: se non fosse subentrato nella band, credo proprio che difficilmente saremmo riusciti ad arrivare a rilasciare un lavoro come "Pyromania": é un artista completo e si è perfettamente integrato nella band, facendosi travolgere dalla nostra ondata di entusiasmo e dall'attitudine "old school", senza contare che mi ha anche dato un enorme aiuto nel caricarsi sulle spalle le responsabilità della band, cosa che prima dovevo fare da solo. Insostituibile!

Un'altra cosa che ha smosso il mio interesse è la vostra capacità di far intravedere un qualcosa in più.

Ancora una volta, hai azzeccato in pieno: ci si rende subito conto nel leggere una recensione o nell'affrontare un'intervista se si ha a che fare con un esperto, e mi rendo conto che il nostro lavoro ha ricevuto un ascolto davvero attento. Da quando ascolto il genere, ho sempre notato una cosa: mentre negli anni '80 e '90 ogni band thrash offriva un proprio sound personale, delle proprie sonorità, quelle del nuovo millennio stanno proponendo lavori "stereotipati" e di minor qualità, e questo coinvolge anche alcune delle nuove band americane che sono riuscite a riscuotere un grandissimo successo. Noi ci siamo distaccati da questa tendenza, proprio perché intendiamo offrire un qualcosa di nostro proprio come le grandi band tipiche degli anni '80.

Perfetto, siamo alla fine, puoi concludere questa intervista come meglio credi

Mi permetto di concludere l'intervista facendo un invito alla nuova generazione, a tutti i ragazzi della mia età: ragazzi, la scena và supportata!Invece di fumare o bere utilizzate il vostro denaro per acquistare qualche disco in più, specie delle band italiane, perché così date una mano e non scaricando la musica online! Piuttosto che stare a casa o a cazzeggiare per strada venite ai concerti, sempre!! E se volete stare con la vostraragazza, portate anche lei al concerto accidenti!Ne approfitto per ringraziare davvero del supporto la Burning Militia e tutti i nostri fans, Thrash 'Till Death!!

Intervista raccolta da Enrico Pulze

E' bello vedere che ancora oggi esistono band di ragazzi giovani, motivati e con ambizione devote ad un suono tipicamente 80es. I Burning Nitrum da Bari, rientrano in pieno in questa mia piccola constatazione e visto che hanno appena pubblicato il loro ep di debutto Pyromania non ho potuto fare a meno di contattarli e soddisfare la mia curiosità con questa intervista. Lascio la parola al buon Davide, cantante e fondatore del gruppo....

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