icordai anno 5 numero 8 settembre 2010

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mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• otto Settembre 2010 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta Al cimitero come in via Plebiscito 6 Tra le macerie del Pala S. Teodoro 5 Inchiesta “Stato Sociale” 3 Doria: lettera di una professoressa 2 NOI... CE LA CERCHIAMO G.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare N ubi basse sul mare che guarda il porto di Pollica-Acciaroli. Nubi basse su quella tanta gente del Cilento che assiste ai funerali del Sindaco pescatore ammazzato bestialmente da mani mafiose. Angelo Vassallo è stato ucciso perché semplice- mente onesto e con la schiena diritta, perché non voleva che quel territorio, perla del mediterraneo, venisse sporcato dall'infiltrazione mafiosa, perché non voleva che il compromesso e la disonestà pren- dessero il posto della lealtà, della verità e del corag- gio di lottare. Angelo Vassallo sapeva il pericolo che minava la sua terra, i suoi cittadini, e in silenzio lottava affin- ché nessun mafioso depredasse ciò che tante e tanti cittadini onesti avevano costruito nel parco del cilen- to. Angelo Vassallo ha detto di no ai criminali ed è per questo che nove colpi di pistola lo hanno stron- cato. Durante il funerale lo hanno chiamato Eroe, ma la storia, della nostra terra e dell'antimafia sociale ci insegna che gli eroi sono tutti morti in solitudine e morti ammazzati. Ma come sappiamo gli eroi fanno comodo al pote- re soprattutto quando non ci sono più. Noi pensiamo che non c'è bisogno di eroi, ma di onestà individuale, di democrazia nel cuore e nella mente, di denunciare sempre e comunque l'ingiusti- zia sociale, di stare sempre dalla parte di chi vive il disagio e il degrado dei nostri quartieri. Ma tutti e tutte insieme! Ed allora i Pippo Fava, Peppino Impastato e Angelo Vassallo non saranno morti inva- no. Qualche giorno fa il senatore Andreotti su Ambrosoli (ucciso dalla mafia nel 1979, mentre faceva il suo dovere di funzionario dello stato), ha detto, che chi denuncia, chi contrasta le mafie, e viene ucciso, in fondo "se l'è cercata". Abbiamo riflettuto su queste vigliacche parole, durante quel minuto di silenzio per Angelo Vassallo, e alla fine di quel minuto abbiamo urlato con rabbia: "No alle mafie! Noi ce la cerchiamo!"

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iCordai Anno 5 Numero 8 settembre 2010

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Page 1: iCordai Anno 5 Numero 8 settembre 2010

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles Anno Quinto n• otto Settembre 2010

U populu diventa

poviru e servu

quannu ci arrub-

banu a lingua

Ignazio Buttitta

Al cimitero come in via Plebiscito 6Tra le macerie del Pala S. Teodoro 5Inchiesta “Stato Sociale” 3Doria: lettera di una professoressa 2

NOI... CE LA CERCHIAMOG.A.P.A. Centro di Aggregazione Popolare

Nubi basse sul mare che guarda il porto diPollica-Acciaroli.

Nubi basse su quella tanta gente del Cilento cheassiste ai funerali del Sindaco pescatore ammazzatobestialmente da mani mafiose.

Angelo Vassallo è stato ucciso perché semplice-mente onesto e con la schiena diritta, perché nonvoleva che quel territorio, perla del mediterraneo,venisse sporcato dall'infiltrazione mafiosa, perchénon voleva che il compromesso e la disonestà pren-dessero il posto della lealtà, della verità e del corag-gio di lottare.

Angelo Vassallo sapeva il pericolo che minava lasua terra, i suoi cittadini, e in silenzio lottava affin-ché nessun mafioso depredasse ciò che tante e tanticittadini onesti avevano costruito nel parco del cilen-to.

Angelo Vassallo ha detto di no ai criminali ed èper questo che nove colpi di pistola lo hanno stron-cato.

Durante il funerale lo hanno chiamato Eroe, ma lastoria, della nostra terra e dell'antimafia sociale ciinsegna che gli eroi sono tutti morti in solitudine emorti ammazzati.

Ma come sappiamo gli eroi fanno comodo al pote-re soprattutto quando non ci sono più.

Noi pensiamo che non c'è bisogno di eroi, ma dionestà individuale, di democrazia nel cuore e nellamente, di denunciare sempre e comunque l'ingiusti-zia sociale, di stare sempre dalla parte di chi vive ildisagio e il degrado dei nostri quartieri. Ma tutti etutte insieme! Ed allora i Pippo Fava, PeppinoImpastato e Angelo Vassallo non saranno morti inva-no.

Qualche giorno fa il senatore Andreotti suAmbrosoli (ucciso dalla mafia nel 1979, mentrefaceva il suo dovere di funzionario dello stato), hadetto, che chi denuncia, chi contrasta le mafie, eviene ucciso, in fondo "se l'è cercata".

Abbiamo riflettuto su queste vigliacche parole,durante quel minuto di silenzio per Angelo Vassallo,e alla fine di quel minuto abbiamo urlato con rabbia:"No alle mafie! Noi ce la cerchiamo!"

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Come la Doria inizial’anno scolastico

di Nerina Platania

Parlare di soddisfazione perchè laDoria rimane nel quartiere è ridutti-

vo: ero alla Doria da un anno, ma avevoimparato a conoscere i colleghi e lemamme delle alunne e degli alunni.Avevo capito che insegnare alla Doriaera una scelta di vita, di impegno e dedi-zione per un quartiere, che necessitavadi tanta professionalità. Avevo imparatoa confrontarmi con la determinazione el'attenzione delle donne di S. Cristoforoverso la crescita sana e civile dei lorofigli.

Quando abbiamo saputo, cinque annifa, dell'imminenza dello sfratto, abbia-mo pensato a quello che avremmo potu-to fare noi come docenti: poco purtrop-po; abbiamo, però, compreso che lemamme non erano disposte a perdere unpresidio istituzionale così importante esoprattutto non avrebbero rinunciato allasperanza di poter dare un futuro miglio-re ai loro figli. Una scuola che loro stes-se avevano frequentato, conoscendopersonalmente docenti, che da decennisi erano spesi per ridurre la dispersione,per migliorare la qualità dell'educazionee il sostegno alle famiglie con tanti pro-getti pomeridiani per ragazzi e adulti.

Ci sono stati momenti molto difficili,come quello dell'occupazione dellaScuola, da parte delle mamme: momen-ti in cui abbiamo ricevuto un grandesostegno dal GAPA, da Marcello Faillae da tante altre Associazioni, che si sonounite al Comitato "Pro Doria". Nonvoglio ripercorrere tutte le tappe, madiciamo che non è stato facile. In que-

st'ultima fase anche il Comune e laPrima municipalità hanno fatto la loroparte. Dispiace che il contratto sia statofirmato con la cessione della Sala teatroalle Orsoline. In quel teatro, realizzatocon l'autotassazione degli stessi docenti,parecchi anni fa, io personalmente hotrascorso tante ore con gli alunni, spessoi più problematici, per realizzare spetta-coli, frutto di una didattica alternativa,funzionale al recupero dei ragazzi. Èvero che ci sono stati concessi altri spazi,ma passerà del tempo prima che possa-no essere sistemati e resi utilizzabili. Ionon so quale utilità possano avere lesuore Orsoline dal recupero di quellaparte di edificio, so, però, che a noi sonostati e potrebbero continuare ad esseremolto utili.

I tagli della Gelmini, perché io noncredo che si possa parlare di Riforma,stanno mettendo in grosse difficoltà laScuola pubblica italiana, ma in partico-lare finiscono per colpire soprattutto lescuole come la nostra, dove non si puòchiedere alle famiglie di finanziarsi lascuola, ma si dovrebbe dare un sostegnoin più e risorse adeguate sia in termini dipersonale docente e ATA, sia in terminieconomici. Invece quest'anno ci ritrovia-mo fortemente ridimensionati, pensateche solo di Lettere, ci sono quattrodocenti in meno, molti altri sono su duee su tre scuole, mancano i docenti diSostegno necessari a coprire, in modoadeguato, tutti i ragazzini diversamenteabili, ed anche il personale ATA è statofortemente ridotto.

Come se questo non bastasse ci hannotolto una seconda media per darci unaprima in tutti i plessi, ma le prime sonomolto numerose e non sappiamo davve-

dOria: lettera di una prOfessOressa

l'anticamera per i diritti

Quando l'anticameranon è per chiedereun favore

di Toti Domina

Ci sono bimbi che giocano tra letransenne della scivola dell'andro-

ne o dormono nei passeggini, adulti chediscutono nel corridoio laterale, altririlasciano interviste alle poche televi-sioni locali che riconoscono l'importan-za dell'evento. Tutti a controllare l'arri-vo dell'Assessore Prof.ssaCinquegrana.

Siamo dentro i locali dell'Assessoratoalle Politiche Scolastiche di Catania, èla mattina del primo luglio e tra per-messi lavorativi e rinunce di rinfrescan-ti bagni a mare, un gruppo di catanesi siritrova insieme. Insieme per "pretende-re" dopo tante richieste cadute nel nulla,un incontro con l'assessore, per rivendi-

care forte e chiaro che è fondamentaletrovare un accordo per salvare la scuo-la Doria, è fondamentale trovare lerisorse per rispettare gli impegni con laproprietà dell'immobile di via Cordai erinnovare il contratto di affitto.

Un gruppo sale al primo piano dietrola stanza dell'assessore a far sentireancora di più il fiato sul collo, a far sen-tire che lì c'erano uomini e donne chenon chiedevano favori per se, che noncercavano un aiuto per risolvere situa-zioni personali. Erano lì per difendere ildiritto all'istruzione a S.Cristoforo, perriconoscere e valorizzare il grandelavoro che ogni giorno docenti e nondocenti fanno con i ragazzini del quar-tiere.

Dopo qualche ora, senza mai mollarela presa, l'assessore non può sfuggiredall'incontrarci ed è costretta ad ascolta-re le istanze di un quartiere e le conse-guenze terribili che la chiusura della

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scuola avrebbe comportato. Quantomeno è stata avvisata, avvisata anchedelle eventuali azioni forti che lasocietà civile avrebbe intrapreso se nonavessero fatto il loro dovere.

Da quel giorno il controllo è statoquotidiano, abbiamo seguito passopasso le trattative anche attraversol'Avv. Giuffrida legale delle Orsoline,proprietarie dell'immobile. Giorno 6settembre finalmente la firma, 6 anni diaffitto + 6, circa 18.000 euro al mese dicanone, alcuni mesi di anticipo permettere in sicurezza la scuola.

Tutti adesso si sono presi i meriti,soprattutto i governanti di questa città.Ma questa classe politica non ha capitoche avere una scuola in un quartiere èuna cosa normale e non possono esul-tare e vantarsi per aver garantito unnormale diritto. Forse devono esultareper aver evitato, per ora, la vergogna eil fango che gli uomini e le donne di

una società civile, ancora faticosamen-te presente nel quartiere e in città,avrebbe tirato loro addosso.

Una classe politica abituata a elargirefavori ed elemosine anche ad associa-zioni di volontariato e del terzo settoreche fanno anticamera dietro le loroporte anche solo per poche briciole.

Noi del GAPA no, le nostre antica-mere sono diverse e siamo già pronti edeterminati a farne altre, soprattutto perla Doria, soprattutto se avete in mentedi non rispettare gli impegni firmati il 6settembre.

ro come dovremmo fare a sistemarle, incondizioni di sicurezza, in aule che nonsono abbastanza grandi. Mi chiedo se siapossibile formare delle classi così nume-rose con due o tre alunni diversamenteabili. Io credo di no! E inoltre come sipuò assicurare una qualità elevata incondizioni simili? È chiaro che anche laqualità sarà condizionata da queste scel-te. Si parla tanto di valutazione dellaScuola, di innalzamento del livello diistruzione, prove INVALSI ecc., masorge il dubbio che questa valutazionenon sia finalizzata a migliorare il sistemascolastico, bensì a distruggere ciò che dibuono è stato realizzato.

Il corpo docente, insieme alla nuovaDirigente e a tutto il personale scolastico,faranno l'impossibile per assicurare aglialunni e alle famiglie una scuola di qua-lità, ma inevitabilmente le classi nume-rose, la mancanza di ore a disposizioneper le supplenze, la mancanza di risorseadeguate per lo svolgimento del lavorodidattico, l'insufficienza dei docenti di

Sostegno e del personale ATA nonpotranno non avere una ricaduta negati-va.

Vorrei anche ricordare che moltidocenti e ATA sono rimasti ingiustifica-tamente senza lavoro, sono padri difamiglia che dopo decenni di servizionelle scuole vengono lasciati a casa, solicon le loro difficoltà. Ma al Ministrotutto ciò appare come una giusta solu-zione, aggiungiamo noi "finale" per ladistruzione della scuola pubblica, comeda progetto premeditato e portato a com-pimento?

Infine, come insegnante diEducazione civica prima e diCittadinanza e Costituzione oggi, hosempre esaltato il valore dellaCostituzione ed in particolare ho motiva-to i miei alunni a riconoscere i loro dove-ri e i loro diritti; non vorrei trovarmi nelladifficoltà di dovere spiegare che alcunidiritti, come quello allo studio non sonopoi così importanti come abbiamo cre-duto per tanto tempo.

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la stOria di Giulia

Lo “Stato Sociale”butta la maschera emostra la sua diso-nestà

di Giovanni Caruso

Questa inchiesta inizia con unastoria che può sembrare incredi-

bile, strappalacrime. Una storia diordinario disagio e degrado, ed inveceè reale, vissuta a pochi passi da dovevoi vivete.

La storia si consuma, e continua aconsumarsi in un quartiere di Catania,più precisamente, nel quartiere di SanCristoforo. Una vicenda che potrebbeavere un finale diverso se ci fosse uno"stato sociale e sanitario" efficiente.

Ma circa un mese fa "lo stato socia-le" pubblico e privato ha buttato giù lamaschera, rivelando la sua disonestà einadeguatezza in alcuni suoi funzio-nari e in barba a tutti quegli operatorisociali che lavorano in condizioniveramente precarie. Infatti, sono statieffettuati diversi arresti dai carabinie-ri dei n.a.s. di Catania, con l'accusa diaver "pilotato" appalti a favore diorganizzazioni del "terzo settoresociale" privato che, con squallidocinismo, non si sono posti il problemadi rubare denaro e diritti alle famiglie,anziani, minori delle fasce più debolie disagiate della nostra città.

LA STORIA:Giulia è una ragazza di 19 anni con

qualche disturbo mentale, vive nelquartiere di San Cristoforo in unbasso, pochi metri quadri, un soppal-co che fa da stanza da letto, anonimo,freddo o caldo a seconda della stagio-ne senza nessun "colore", dove Giuliacon le sue tre sorelle vive, dove c'è ununico bagno per tutti senza porta.

La mamma di Giulia è l'unico punto

di riferimento naturale per le quattroragazze, combattuta fra l'essere madree compagna di un uomo che vive ildegrado della povertà, dell'alcol edella violenza.

Giulia era una bella ragazzina, dapiccola già mostrava i primi problemi,parlava poco e aveva difficoltà a scuo-la, ma riusciva sempre ad essere sim-patica ed allegra, scoprì che le piace-va recitare e questo le fu utile perchéacquistò una certa proprietà nel lin-guaggio.

Legata alle sue sorelle e alla madre,procedeva una vita di stenti e didegrado nel quartiere di SanCristoforo come tante altre donne cheportano da sole avanti nuclei familia-ri, vivendo in case dove prima o poivengono sfrattate.

La mamma di Giulia incontra unuomo, e nel quartiere per una donnaavere un uomo accanto è importanteanche se la maltratta, perché il mal-trattamento potrebbe essere motivo diamore, ma un giorno il compagnoesagera, lei fugge e abbandona lefiglie, giorni di angoscia per le ragaz-ze che credevano di aver perso lamadre, provando l'angoscia dell'ab-bandono che le segna.

Per fortuna dura poco, la famiglia siriunisce e viene ricoverata in un istitu-to.

Paradossalmente in quel luogohanno una vita tranquilla, mangiano,vanno a scuola, fanno i compiti, sonopiù serene, ma il compagno dellamadre ritorna, si riappacificano "conil benestare istituzionale".

Una nuova casa, un lavoro comeuomo di fatica, precario e mal pagato,unica fonte di sostegno per questafamiglia.

Giulia cresce e un paio di anniprima della maggiore età va in "crisi"

e viene ricoverata in un reparto dineuro psichiatria infantile, viene cura-ta, dimessa e inviata in un istituto perminorenni che necessitano di cure psi-chiatriche e sostegno psicologico.

Ma Giulia compie diciotto anni eper lo stato italiano Giulia è maggio-renne, va dimessa dall'istituto perminorenni, rinviata a casa, da questomomento sarà seguita da una neuro-psichiatra e dalle assistenti sociali delcomune di Catania.

Di fatto ciò non accade o accade inmodo saltuario o inadeguato.

Giulia tornando a casa, in quellacasa senza "luce", vive il cortile, vivela strada, come un prolungamento diquella casa.

Vive la strada facendo nuove amici-zie, "giocando", crescendo con radio-sa bellezza, civettando e diventandopreda di adolescenti che vivono ildisagio giovanile e che si credono giàuomini, l'amore è facile in strada maanche pericoloso, il maschio a cavallodel suo motorino si crede forte, non vaa scuola perché la scuola è dei fessi enon ti fa guadagnare, mentre lo spac-cio, quello sì che ti fa guadagnare!

Porti le dosi da un punto all'altro delquartiere e quei quattro soldi ti fannosentire forte, le ragazze vengono facil-mente sui motorini e facilmenteamano perché è un modo per sentirsivive, per essere più vicine ai perso-naggi delle telenovele o ai personaggidella musica neomelodica che narra-no storie di quartiere di amori e di car-cere.

Tutto questo lo è ancor più facileper Giulia, che è una bella ragazza,attraente, ma che non ha coscienza disé, che ha qualcosa nella sua menteche non funziona.

Giulia da donna diventa facile daconquistare, e dentro di sé nasce una

vita e Giulia, bambina nella mente ègià pronta per essere madre, unamaternità fisiologica, non scelta, conuna madre rassegnata e disperata euno stato sociale che non l'ha protetta.

Cosa ne sarà di Giulia e del suobambino che per salvarlo probabil-mente le sarà tolto, con la speranzache qualcuno le spieghi perché le saràtolto, con la speranza che lo statosociale e sanitario si prenda cura diGiulia affinché possa garantirle il nonripetersi di tale disavventura.

Questo stato sociale, che pubblico oprivato e che sicuramente non risolve-rebbe la malattia mentale di Giulia,ma che se funzionasse sarebbe unsupporto per la sua famiglia, dando unlavoro alla madre, una casa dignitosa,l'istruzione per le sue sorelle, un'assi-stenza sanitaria e sociale, secondo iparametri di uno stato democratico ecivile, così come prevede la legge e laCostituzione (art.3).

Dodici milioni di euro, secondo iN.a.s. dei carabinieri sono stati tolti atutti coloro che vivono disagio e indi-genza.

Dodici milioni che sarebbero potutiessere trasformati in progetti a soste-gno delle famiglie più disagiate, dianziani e anziane che vivono vite pre-carie, di adolescenti che vivono lastrada alla mercé della manovalanzamafiosa abbandonando la scuola.

Dodici milioni di euro che noi tuttiabbiamo affidato allo stato affinchéesprimesse la nostra solidarietà aiu-tando, non con criteri assistenzialisticima di autodeterminazione, questetante Giulia, queste tante madri, que-sti tanti adolescenti che invece sonostati traditi da coloro che detengonoposti di responsabilità utilizzandoquesto per ottenere soltanto una cini-ca ricchezza.

Inchiesta “Stato Sociale” - I parte

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eccO i nOmi

I fatti degli arresti diluglio

di Giovanni Caruso

Questa è la lista dei nomi degli arre-stati e degli indagati dello scorso

mese di luglio.Le accuse sono: associazione a delin-

quere, turbativa d'asta, peculato, abusod'ufficio, falso e truffa aggravata.

Tra gli arrestati dai carabinieri delNas nell'ambito dell'inchiesta su appaltinei servizi sociali nel capoluogo etneo:Giuseppe Zappalà, 61 anni, ex assesso-re alle Politiche sociali della giunta dicentrodestra di Umberto Scapagnini;Nunzio Parrinello, 52 anni, consiglieredel Mpa alla Provincia di Catania; IsaiaUbaldo Camerini, 62 anni, responsabi-le del distretto socio-sanitario n° 16;l'avvocato Antonino Novello, 53 anni,consigliere della sezione etneadell'Unione nazionale ciechi; PaoloGuglielmino, 42 anni, legale rappresen-tante della cooperativa "Socio sanita-ria". Per loro il Gip, accogliendo lerichieste del sostituto procuratore LucioSetola, ha emesso ordine di custodiacautelare in carcere.

Il giudice ha concesso i "domiciliari"a altri undici indagati. Maria Brunetto,53 anni, consigliere comunale di unalista civica a Calatabiano; a cinquedipendenti del Comune di Catania:Maria Teresa Cavalieri, 51 anni,Vincenza Lipani, di 55, Lucia Rosto, di58, Carmela Merola, di 62, CarmelaVampa, di 55. Anna Donatelli, 48 anni,presidente della cooperativa sociale"Orizzonti"; Salvatore Falletta, 54 anni,vice presidente della Lega cooperativedella provincia etnea; Carmelo Reale,di 58 anni, componente una delle com-missioni aggiudicatrici di gare di appal-to; Concetta Santangelo, di 46 anni, diAdrano; e Renato Briante, di 55 anni,

consulente esterno nel 2007 dell'asses-sorato regionale alla Famiglia.

Una vera e propria banda fatta dapolitici ed amministratori compiacenti ecorrotti che avrebbe messo in atto unmeccanismo di spartizione a tavolinodei fondi statali destinati ai più bisogno-si, anziani, minori, donne e nullatenentiche vivono nella più totale povertà.

I fondi statali per le fasce deboli arri-vavano sul tavolo degli appalti utiliz-zando il vecchio sistema per aggiudi-carli, poi venivano organizzati una seriedi progetti ed operazioni di propagandaper giustificare le spese, in seguito con-teggiate regolarmente.

Protagonisti di questo sistema sareb-bero l'ex assessore ai servizi socialiGiuseppe Zappalà del Mpa (giuntaScapagnini), Nunzio Parrinello, consi-gliere provinciale dello stesso partito ebraccio destro di Lino Leanza, parla-mentare e assessore regionale allePolitiche sociali, l'ex direttore deldistretto socio sanitario UbaldoCamerini e altri amministratori compia-centi.

Zappalà è uno che con i servizi socia-li ha fatto anche la scalata politica. Alleultime elezioni regionali inviava al suoindirizzario di bisognosi le comunica-zioni che gli riguardavano accompa-gnate da volantini elettorali a sostegnodella propria candidatura.

Come ha sottolineato in una confe-renza stampa il procuratore LucioSetola, Zappalà avrebbe creato unarealtà parallela nella gestione dei servi-zi sociali "utilizzando la sua posizioneistituzionale per il proprio tornacontopersonale".

Tutti i dati erano falsi o inventati, apartire dal protocollo che non era carta-ceo, ma elettronico e quindi potevaessere cambiato a piacere in qualunquemomento secondo le necessità.

Dai documenti acquisiti dai giudicifigurano anche presunte firme false inverbali di riunioni mai avvenute. Comequella cui avrebbe partecipato, solosulla "carta", il sindaco di Misterbianco,Ninella Caruso.

Secondo i giudici questi movimentisarebbero serviti alla "banda dei politiciamministratori catanesi" per spostaresoldi pubblici verso altri progetti dovevi erano interessi economici.

La procura di Catania sta esaminan-do venti faldoni, che contengono garetruccate in cui facilmente si riscontrauna certa "fantasia criminale".

Ad esempio i ribassi d'asta servivanosoltanto per l'aggiudicazione, poi, almomento di siglare il contratto, l'impre-sa compiacente riceveva l'intero impor-to.

"Chi era fuori dal losco giro - comespiega il procuratore Lucio Setola per-deva le gare e non veniva pagato dalcomune". Un vero e proprio sistema.

Agli arresti domiciliari è finito ancheCarmelo Reale, uno degli uomini piùvicini al presidente della Regione sici-liana Raffaele Lombardo per il ruoloavuto in alcune commissioni di appalto.

Reale era dirigente del personale nelcomune di Catania, la stessa carica laricopriva al consiglio provinciale quan-do, a guidarla era l'onorevoleLombardo. Spesso per confermare gliincarichi di alcuni dipendenti, Realescriveva a se stesso e si rispondeva. Manon solo. Il dirigente era anche presi-dente provinciale dell'Efal, l'ente di for-mazione professionale del Movimentocristiano lavoratori che, nell'ultimoanno, aveva ricevuto dalla Regioneoltre sei milioni di euro di contributi.

Inoltre, tra gli indagati, risulta ancheil sindaco di Catania RaffaeleStancanelli. L'ipotesi a suo carico è diabuso d'ufficio e concorso in peculato e

riguarda il suo operato come assessoreregionale alla Famiglia ai tempi dellagiunta Cuffaro.

La notizia era stata diffusa nel mesedi luglio, ma, come ha tenuto a sottoli-neare il procuratore aggiuntoMichelangelo Patanè, il suo sarebbestato un "ruolo marginale".

Ma il primo cittadino della città etneaha comunque rivendicato la correttezzadel proprio operato minacciando quere-le a chiunque provasse a diffamarlo.Stancanelli avrebbe indicato un solocomponente delle commissioni chevalutavano gli appalti dei servizi socia-li. Ma dagli atti dell'indagine risultereb-bero invece undici indicazioni di nomi-nativi tutti inseriti nelle commissioniche, secondo i giudici, "vanno contro lenorme per formare le commissioni digara e come tali illegittimi ed illeciti inquanto l'assessorato regionale nonaveva titolo a designare o indicareeventuali componenti della commissio-ne".

Stancanelli si limitava a scrivere"come già comunicato per le vie brevi"prima di indicare il nome del designato,per questo le nomine sarebbero privedei "necessari chiarimenti in ordine aicriteri seguiti nell'individuazione deisoggetti designati ovvero delle lorocompetenze in materia".

Nel mese scorso tutti gli arrestatisono stati messi in libertà ma rimango-no indagati e probabilmente subirannoil regolare processo.

Inoltre crediamo che le indagini siallargheranno ed altri politici, ammini-stratori, del servizio sociale pubblico edel terzo settore privato saranno investi-ti da questo scandalo vergognoso cheribadiamo ancora una volta va a disca-pito di tutti noi, ma soprattutto a queicittadini e cittadine delle fasce piùdeboli e bisognose.

Inchiesta “Stato Sociale” - I parte

La povertà è un'inaccettabile privazione del benessere cui ha diritto unessere umano, l'esperienza della povertà non si lega esclusivamente allecarenti condizioni di reddito ma anche alla difficoltà di accesso alla vita ditutti i giorni, alla possibilità di progettare il proprio futuro su binari indi-pendenti da ogni bisogno. Assodata la multidimensionalità del fenomeno,esso va osservato mediante una serie di indicatori economici e sociali chedeterminano lo stato di vulnerabilità ed il livello di accesso alla vita.

Tutti gli indicatori rilevati dall'istituto di statistica, nell'indagine annualesu un campione di 28 mila famiglie, mostrano un peggioramento delle con-dizioni di vita delle stesse. Condizioni di difficoltà che riguardano in parti-colare i nuclei familiari con tre o più figli, gli anziani soli soprattutto sedonne, e le famiglie mono-genitore in particolare per le donne sole, divor-ziate o vedove.

Se il quadro nazionale appare allarmante con il 15,4% delle famiglie chearrivano con enorme difficoltà a fine mese, quello della regione Sicilia rap-presenta una fetta sostanziale delle dimensioni assunte dal fenomeno. Il70% delle famiglie povere italiane risiede al sud, la Sicilia si attesta così al1° posto con il 30,8% (Istat 2005). Novanta mila dei tre milioni e mezzo dipoveri italiani risiedono nella città di Catania.

Ad oggi, infatti, nel panorama cittadino catanese, risultano essere nume-rosi i quartieri toccati da forte disagio economico e sociale, altrettantonumerosi diventano i rischi e le difficoltà che le famiglie residenti nel terri-torio devono fronteggiare. Riuscire ad arrivare a fine mese diventa il risul-tato di un abile lavoro di gestione delle spese, del tempo e del lavoro chespesso però non ha un esito positivo anche a causa di una carente rete di ser-vizi a sostegno della famiglia nella sua complessa totalità.

Solo nella 1ª municipalità (la più grande municipalità cittadina) su untotale di 19.616 famiglie, ben 4.588 vivono con la persona di riferimentoritirata dal lavoro. A tutto questo si aggiunge un aspetto del fenomeno, oltre-modo maggiormente diffuso nel mezzogiorno, rappresentato da forme dipovertà legate alla condizione femminile all'interno dei nuclei familiari.Una lettura del dato a livello territoriale, appunto, consente ancora una voltadi mettere in luce il grave divario che esiste tra le diverse aree geografichedel paese e come nelle regioni del mezzogiorno la presenza di madri pove-re sia particolarmente accentuata. L'incidenza della povertà tra le madri alsud è particolarmente grave, pari al 27% circa se queste vivono all'internodi una coppia e del 27,6% se invece sono sole.elab. "Cittalia" su dati Istat. estratto report a cura di "Save the children 2008"

Quale “Stato Sociale” nel Meridione?

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5iCordai / Numero Otto

tra le macerie del pala san teOdOrO

testo e foto di Luciano Bruno

Per raccontare la storia del centropolifunzionale San Teodoro nel

quartiere di Librino, bisogna tornareindietro nel tempo quando c'era sololo Stradale San Teodoro, quando pas-savi da lì e quello che vedevi eranotanti terreni agricoli, il profumo dellearance; e alla fine del viale c'eranouna collina, un vigneto ed un ulivetograndissimo dove i bambini del quar-tiere andavano a giocare.

Poi un bel giorno arrivarono leruspe, furono spesi svariati miliardiper spianare il terreno. Fu costruitauna grande struttura sportiva cheavrebbe dovuto ospitare leUniversiadi del 1997. Inaugurata mamai consegnata. Secondo il progettodovevano esserci un campo da calcio,due da calcetto e uno da rugby eall'interno due palestre con spogliatoie bagni. Costo della struttura: 12milioni di euro.

Il campo da rugby non è stato maicompletato, hanno passato i ciottoliper il drenaggio ma poi i lavori nonsono andati avanti. Per un periodo ilterreno è stato usato dalla squadra dirugby del quartiere, i "Briganti" di

Librino. Ma purtroppo il campo èstato invaso dalle zecche, e i brigantisono dovuti ritornare ad allenarsi nelparcheggio adiacente al centro IqbalMasih, stando attenti a non danneg-giare le reti dei pescatori e le macchi-ne. La squadra dei briganti con ilcampo a due passi è ancora oggicostretta a chiedere di allenarsi pres-so altri campi della città.

Lo scorso giugno ho fatto unsopralluogo. Quello che doveva esse-re il campo da rugby adesso non è

altro che sterpaglie e erba secca.Entrando nella struttura ho provatosolo rabbia, tanta rabbia. Dentro nonesiste più nulla. La prima palestradoveva essere un campo di pallavoloprovvista di spogliatoi. Invece tutto èdistrutto, ridotto all'abbandono piùtotale, vandalizzato. Mancano i ser-vizi igienici, i lavandini, l'impiantoelettrico e quello idraulico, non c'èpiù neppure un cavo. Gli spogliatoidella seconda palestra sono ridottiancora peggio, le pareti sono bucate(peccato perché erano state fatte aregola d'arte cioè con mattoni, poli-stirolo e poi altri mattoni!), si cam-mina tra le macerie. L'unica partefruibile del Pala San Teodoro è oggi

il campetto da calcio, dove i bambinidel quartiere vanno a giocare.

Camminando mi sono accorto cheanche qui, come a Villa Fazio o nelletante torri per l'edilizia economico-popolare mai completate, la gente delmio quartiere non si è comportatabene. Hanno vandalizzato tutto,hanno rubato i piatti delle docce, ilavandini, l'impianto idrico, l'impian-to elettrico, spaccato le pareti. Unacosa a favore della gente di Librinobisogna dirla però, cioè che fino a

quando le istituzioni non renderannopartecipe la gente sui progetti e i cam-biamenti del quartiere, le personecontinueranno a vederli come delleimposizioni, quindi non li sentirannopropri e li distruggeranno. Infine c'èanche l'indifferenza dell'amministra-zione comunale che inaugura le strut-ture, e poi le lascia all'abbandono e aldegrado.

Allora mi chiedo: non sarebbe statomeglio se fossero rimasti la collina,l'uliveto e il vigneto, e i loro profumi?

Page 6: iCordai Anno 5 Numero 8 settembre 2010

6 iCordai / Numero Otto

Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,

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Grafica: Massimo Guglielmino

Foto: Archivio Giovanni Caruso, Luciano Bruno,

Paolo Parisi

Hanno collaborato a questo numero:G. Caruso, T. Domina, M. Giammusso, P. Parisi,

S. Giardina, L. Bruno, N. Platania

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Quello che accade-va “ieri” al cimite-ro di Catania

di Marcella Giammusso

Una volta quando si andava al cimi-tero di Catania, come nei cimiteri

di tutte le città, ognuno di noi aveva ungran rispetto per quel luogo dove ripo-sano in eterno i nostri "murticeddi". Apiedi si percorrevano i viali alberati por-tando in mano un mazzo di fiori da por-tare ai propri defunti e mentre si cam-minava si osservavano le foto ed i nomitrascritti sulle tombe confrontando ledate di nascita e di morte delle personeche occupavano quei sepolcri, meravi-gliandoci a volte della giovane età in cuierano decedute. Nel silenzio e nellapace che regnava intorno ci si racco-

glieva nel ricordo dei momenti belli obrutti trascorsi con le persone care chenon erano più fra di noi e si recitavaqualche preghiera.

Anche i dirigenti del cimitero cerca-vano di rendere quel luogo quanto piùquieto ed ordinato possibile. Uno deiprovvedimenti più importanti per rea-lizzare ciò era stato quello di non fareentrare auto al cimitero, eccetto quelleche trasportavano invalidi. Tanto piùche all'interno del cimitero ci sono deibus che raggiungono tutti gli angoli delluogo.

Oggi non è più così! Andare al cimi-tero di Catania è come andare in unodegli ipermercati che proliferano nellaprovincia. I visitatori possono entraredai "Tre Cancelli" direttamente con l'au-to, creando un grande caos in tutta lazona. Ci sono delle file interminabili sia

al cimiterO cOme in via plebiscitO

a nord, a partire da piazza Palestro, chea sud, a partire da Librino. Nei viali delcimitero la gente posteggia in manieraselvaggia e come fa più comodo davan-ti le tombe singole o a ridosso degliingressi delle cappelle, non curandosidell'intralcio che danno. Ma quello cherende davvero brutto e pericoloso unluogo che dovrebbe essere di pace è chegli automobilisti ed i motociclisti sfrec-ciano con i loro mezzi a tutta velocità,non curandosi della gente che va a piedi.Naturalmente non ci sono servizi divigilanza che garantiscano un minimoordine. Esattamente come succede invia Plebiscito durante le prime ore delgiorno o a tarda sera dove i veicoli sfrec-ciano come bolidi e dove non si vedemai un vigile urbano.

Ma figuriamoci non esistono per levie della città, dovrebbero esserci al

cimitero?Purtroppo l'illegalità e l'immoralità

che invadono Catania ogni giorno di piùhanno toccato anche un luogo sacrocome il cimitero. Allora anche se l'am-ministrazione comunale non se ne cura,cerchiamo noi "popolo catanese" di sen-sibilizzare gli altri ed autodisciplinarcinel rispetto di noi stessi e di coloro checi stanno vicini.

* Quello che avete letto è ciò cheaccadeva fino a qualche giorno fa, mada lunedì 13 settembre l’amministrazio-ne comunale ha messo un freno al disa-gio e alle illegalità che si consumavanodentro al cimitero, compresi furti e scip-pi. Ci auguriamo che questo provvedi-mento permanga, facendo appello aicittadini e all’amministrazione comuna-le che deve comunque sempre vigilare.

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Pari

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Pari

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Ven. 8 ottobre - h 21

Passione

Regia: JOHN TURTURRO90 min. | Docu-Film | ITA/USA 2010

Ven. 15 ottobre - h 21

Fate Come noi

Regia: FRANCESCO APOLLONI92 min. | Commedia | ITA 2004

Ven. 22 ottobre - h 21

l'eroe dei due mondi

Regia: GUIDO MANULI82 min. | Animazione | ITA 1994

Ven. 29 ottobre - h 21

salvador, 26 anni Contro

Regia: MANUEL HUERGA132 min. | Drammatico | EU 2007

Ven. 5 novembre - h 21

Fratelli d'italia

Regia: CLAUDIO GIOVANNESI90 min. | Docu-Film | ITA 2010

Ven. 12 novembre - h 21

Chi nasCe tondo…Regia: ALESSANDRO VALORI84 min. | Commedia | ITA 2008

Ven. 19 novembre - h 21

vedi naPoli e Poi muori

Regia: ENRICO CARIA75 min. | Documentario | ITA 2007

Ven. 26 novembre - h 21

la guerra dei Fiori rossi

Regia: ZHANG YUAN92 min. | Drammatico | ITA/CINA 2007

Programma otto Film in Cittàtutti i venerdì al Gapannone Rosso in via Cordai 47, S. Cristoforo, Catania

a cura di ESIBA ARTE | con il patrocinio UICC | film ISTITUTO LUCE

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