il nuovo manifesto di hezbollah

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Il nuovo Manifesto di Hezbollah Scritto da La Redazione Mercoledì 06 Gennaio 2010 14:52 Manifesto di Hezbollah 2009 d.C. /1430 H In nome di Allah il Clemente e Misericordioso, Lode sia ad Allah, il Signore dei Mondi. Sia pace sul Sigillo dei Profeti, il nostro Maestro Maometto e sulla sua nobile Famiglia sui suoi Compagni e tutti i profeti e i messaggeri. Allah ha detto nel Suo Libro Sacro: E quelli che si battono in Nostro Nome, Noi li guideremo certamente per le Nostre Vie perché in verità Allah è con coloro che fanno il bene” (Il Ragno); O voi che credete, fate il vostro dovere verso Allah, cercare i mezzi di giungere a Lui, e vi impegnate con tutte le forze nella Sua causa, possiate voi prosperare” (La Tavola Imbandita). Introduzione Il nuovo documento politico di Hezbollah mira a definire la visione politica del partito. Esso comprende le nostre visioni e prese di posizione e le aspirazioni, le aspettative e le paure che nutriamo. Questo documento politico arriva anche a seguito dell’importanza delle azioni e della responsabilità del sacrificio che abbiamo vissuto. In un momento eccezionale, carico di trasformazioni, non è più possibile affrontare questi cambiamenti senza prendere in considerazione la posizione particolare che la nostra resistenza 1 / 28

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Il nuovo Manifesto di Hezbollah

Scritto da La RedazioneMercoledì 06 Gennaio 2010 14:52

Manifesto di Hezbollah

2009 d.C. /1430 H

In nome di Allah il Clemente e Misericordioso, Lode sia ad Allah, il Signore dei Mondi. Sia pacesul Sigillo dei Profeti, il nostro Maestro Maometto e sulla sua nobile Famiglia sui suoi Compagnie tutti i profeti e i messaggeri.

Allah ha detto nel Suo Libro Sacro:

“E quelli che si battono in Nostro Nome, Noi li guideremo certamente per le Nostre Vie perchéin verità Allah è con coloro che fanno il bene” (Il Ragno);

“O voi che credete, fate il vostro dovere verso Allah, cercare i mezzi di giungere a Lui, e viimpegnate con tutte le forze nella Sua causa, possiate voi prosperare” (La Tavola Imbandita).

Introduzione

Il nuovo documento politico di Hezbollah mira a definire la visione politica del partito. Essocomprende le nostre visioni e prese di posizione e le aspirazioni, le aspettative e le paure chenutriamo. Questo documento politico arriva anche a seguito dell’importanza delle azioni e dellaresponsabilità del sacrificio che abbiamo vissuto.

In un momento eccezionale, carico di trasformazioni, non è più possibile affrontare questicambiamenti senza prendere in considerazione la posizione particolare che la nostra resistenza

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ha conseguito o le conquiste realizzate dal nostro percorso.

Affronteremo queste trasformazioni con un approccio tra due percorsi contraddittori e laproporzionalità indiretta tra loro:

1.

la via della resistenza e dell’opposizione, che è in fase ascendente e che si basa sulle vittoriemilitari e i trionfi politici, così come il consolidamento del modello di resistenza a livello popolaree politico e la fermezza delle posizioni politiche assunte nonostante i massicci attacchi e legigantesche sfide a cui è sottoposta.... fino a raggiungere la collocazione delle forze nelloscacchiere regionale a fianco della resistenza e dei suoi sostenitori.

2.

il sentiero del dominio e dell’egemonia statunitense-israeliana in tutte le sue varie dimensionied alleanze ed estensioni dirette ed indirette, che sta andando incontro a sconfitte militari,fiaschi e delusioni che mostrano il conseguente fallimento delle strategie e dei piani degli StatiUniti. Questo ha portato ad uno stato di collisioni, ritirate e incapacità nel dirigere edamministrare gli sviluppi e gli eventi nel nostro mondo arabo e islamico.

Questo dato si integra in un più ampio scenario internazionale, che contribuisce a sua volta amostrare la crisi degli Stati Uniti e il recedere dell’egemonia unipolare a favore di unmultipolarismo le cui caratteristiche non sono ancora chiare.

Ciò che aggrava ancor più la crisi del sistema egemonico internazionale sono i collassi deimercati finanziari statunitensi ed internazionali e il crollo dell'economia degli Stati Uniti in unasituazione di fallimento. Questo dà una chiara immagine del picco della crisi strutturaledell’arrogante modello capitalista.

Pertanto è possibile dire che siamo nel mezzo di trasformazioni storiche che segnano ilrecedere del ruolo degli Stati Uniti come potenza predominante e la caduta dell’arroganteunipolarismo e l'inizio della progressiva scomparsa storica dell'entità sionista.

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I movimenti di resistenza sono al centro di queste trasformazioni internazionali ed emergonocome un fattore strategico nel panorama internazionale, dopo aver ricoperto un ruolo centralenella generazione o promozione di queste trasformazioni nella nostra regione.

La resistenza in Libano, compresa la Resistenza Islamica, è stata la prima a combatterel'egemonia e l’occupazione per più di due decenni e mezzo. Ha aderito a questa scelta in unmomento che sembrava essere l'inaugurazione dell'era degli Stati Uniti - che vi erano prove perdescrivere come la fine della storia. Alla luce dei bilanci di forza e delle circostanze allora invigore, alcuni videro la scelta della resistenza come una sorta di illusione o avventatezzapolitica o un'inclinazione che si opponeva al razionalismo e alla logica.

Nonostante ciò, la resistenza si mosse nel suo processo di jihad con l’assoluta certezza dellagiustezza della propria causa e della propria capacità di conseguire la vittoria, credendo in Allahed avendo fiducia in Lui, come parte dell’intera nazione avente a cuore gli interessi nazionalilibanesi, nonché avendo fiducia nel proprio popolo e tenendo alti i valori umani di rettitudine,giustizia e libertà.

Attraverso il suo lungo cammino di jihad e le sue note vittorie - a cominciare dal ritiro dellaoccupazione israeliana da Beirut e dal Monte Libano, le fughe da Sidone, Tiro e Nabatiyeh,l’aggressione del luglio 1993, l’aggressione dell’aprile 1996, la liberazione del maggio 2000 laguerra del luglio 2006 - la resistenza ha garantito la credibilità del proprio modello prima ancoradi conseguire le sue vittorie. Il progetto della Resistenza è cresciuto da una forza di liberazionead una forza di equilibrio e contrapposizione ed infine ad una di difesa e di dissuasione, oltre alsuo influente ruolo politico interno di pilastro della costruzione di uno stato giusto e capace.

Contemporaneamente era indispensabile che lo status politico e umano della Resistenza sievolvesse: si è sviluppato da un valore nazionale libanese ad un valore arabo e islamico diffusoed è diventato oggi un valore umano internazionale; il suo modello viene seguito e le sueconquiste vengono prese ad esempio da tutti coloro che cercano la libertà e l’indipendenza intutto il mondo.

Pur essendo a conoscenza di queste trasformazioni promettenti e vedendo che il nemico oscillatra una inetta strategia di guerra e l'incapacità di raggiungere un accordo con le condizioni chepone, Hezbollah non sottovaluta la dimensione delle attuali sfide palesi e delle minacce, la

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difficoltà del percorso dello scontro e i grandi sacrifici ritenuti necessari dal percorso dellaresistenza per ristabilire i diritti e prendere parte alla resurrezione nazionale. Davanti a ciò,Hezbollah è diventata ora più chiara nelle sue scelte, più determinata nella sua volontà e piùfiduciosa nel suo Signore, nel popolo ed in se stessa.

In questo contesto, Hezbollah definisce le principali linee guida, che costituiscono un quadropolitico e intellettuale per la sua visione e le prese di posizione nei confronti delle sfide daaffrontare.

Capitolo 1: L’Egemonia ed il Risveglio Primo: L’Egemonia statunitense, occidentale e mondiale

Dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si sono impossessati di un progetto di polaritàprimaria centralizzata. Questo progetto è stato assistito fortemente dallo sviluppo degli USA neimezzi di dominio e da un’egemonia senza precedenti nella storia, basata sui risultati ottenuti aivari livelli della conoscenza, fra cui l’educazione, la scienza, la tecnologia, l’economia e l’ambitomilitare, sostenuti da un sistema economico che vede il mondo solo come un libero mercatoche deve rispettare le leggi americane.

L'aspetto più pericoloso della logica egemonica Occidentale in generale e degli Stati Uniti inparticolare, è, in sostanza, la convinzione che il mondo sia una loro proprietà e che hanno ildiritto di dominare sulla base della loro superiorità in più di un campo. Così la strategia diespansione occidentale —e in particolare statunitense— accoppiata con il progetto economicocapitalistico, si riduce ad una avida strategia internazionale priva di limiti.

Il controllo delle potenze capitalistiche selvagge presente soprattutto nelle reti internazionali dimonopolizzazione che reclutano compagnie inter-raziali e persino intercontinentali ed istituzioniinternazionali varie (in particolare le istituzioni finanziarie supportate dalla superiore potenzamilitare) ha portato a sempre maggiori contraddizioni e lotte radicali fra cui non ultime oggi sonola lotta fra identità, culture e civiltà, oltre alla lotta fra ricchezza e povertà.

Il capitalismo selvaggio ha trasformato la globalizzazione in un meccanismo per diffonderedisparità e instillare discordia, demolire le identità e imporre il tipo più pericoloso di sfruttamentocivile, culturale, economico e sociale.

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La globalizzazione ha raggiunto il suo aspetto più pericoloso quando si è trasformata in unaglobalizzazione militare guidata da coloro che seguono il piano di dominazione occidentale, chesi è in gran parte manifestato in Medio Oriente, a partire dall’Afghanistan per continuare in Iraq,Palestina e Libano, e di cui una parte integrante è stata l’aggressione del luglio 2006 per manoisraeliana.

La dominazione ed il progetto di egemonia degli Stati Uniti non ha mai raggiunto livelli cosìpericolosi come ha fatto recentemente, soprattutto dall'ultimo decennio del ventesimo secolo inpoi, lungo un percorso ascendente che ha preso il via dalla disgregazione e caduta dell'UnioneSovietica (che ha costituito una possibilità storica per l’idea statunitense di essere l’unico poloalla guida del progetto di egemonia internazionale che chiamano responsabilità storica), senzadistinguere tra gli interessi del mondo e gli interessi degli Stati Uniti e spacciando pertanto taleegemonia come un interesse per tutti gli altri stati e nazioni invece che come un interesseesclusivo degli Stati Uniti.

Questo piano ha trovato il suo apice con l’affermazione del movimento neoconservatore sottol'amministrazione di George Bush figlio. Questo movimento ha espresso i suoi particolari puntidi vista attraverso il "Progetto del Nuovo Secolo Americano", scritto prima delle elezioni USAdel 2000. Il progetto ha trovato la sua via di esecuzione dopo che l’amministrazione di Bushfiglio prese il potere negli Stati Uniti.

Non era né strano né sorprendente che ciò che tale documento – che divenne ben presto laguida dell'amministrazione Bush – sollecitava era soprattutto la ricostruzione delle capacitàdegli Stati Uniti che riflettono una visione strategica della sicurezza nazionale USA. Eracristallino che si concentrava sulla costruzione di strategie militari, non solo come forza dideterrenza, ma anche come una forza di azione e di intervento sia come azione di precauzioneattraverso attacchi preventivi che come mezzo di gestione delle crisi dopo che queste hannoavuto luogo.

In seguito agli attentati dell'11 settembre, l'amministrazione Bush ha realizzato che eral'occasione opportuna per esercitare la più grande influenza possibile per realizzare la suavisione di una strategia di egemonia mondiale unipolare con lo slogan della "guerra universalecontro il terrorismo". Ha quindi compiuto molti tentativi che sono stati inizialmente consideraticome successi dai seguenti punti di vista:

1.

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massima militarizzazione della propria politica estera e delle relazioni internazionali;

2.

sottrazione al quadro multilaterale e assunzione del monopolio sul processo decisionalestrategico e sul coordinamento, quando necessario, con gli alleati in posizione subordiata;

3.

rapida conclusione della guerra in Afghanistan per potersi dedicare interamente al successivoe più importante passo nel progetto di egemonia, l’assunzione del controllo dell'Iraq. L’Iraq eraconsiderato il pilastro fondamentale per la fondazione del progetto di Nuovo Medio Oriente cheandava incontro ai desideri mondiali dopo l'11 settembre. Questa amministrazione non si è maitirata indietro dal ricorrere a tutti i mezzi di inganno, menzogne ed aperte falsificazioni pergiustificare le sue guerre ed in particolare la guerra in Iraq e contro ogni stato, movimento,forza o personalità che resite al suo progetto neocoloniale. In questo quadro, l'amministrazione Bush ha cercato di stabilire una conformità tra il terrorismo e la resistenza,per togliere a quest'ultima la sua legittimità umana e legale, e quindi giustificare qualsiasiguerra contro i suoi movimenti, cercando di rimuovere l'ultima fortezza a cui i popoli e gli Statiricorrono per difendere il proprio diritto a vivere con libertà, dignità e orgoglio, per difendere laloro ineccepibile sovranità e per avanzare attraverso le proprie esperienze ed assumere ilproprio status e ruolo nei movimenti umani storici a livello culturale e politico.

La definizione di "terrorismo" si è trasformata in un pretesto USA per praticare l'egemoniaattraverso i seguenti mezzi: la cattura o l’arresto e la detenzione arbitraria in assenza deglielementi primari di un processo equo, come nella Base di Guantanamo, attraverso l'interventodiretto al di sopra della sovranità degli Stati, trasformandolo in un chiaro segno di incriminazionearbitraria,nonchè la decisione di infliggere pene ad intere nazioni e popoli e, infine, laconcessione a sé stessi del diritto assoluto di lanciare guerre distruttive, che non distinguono trainnocente e criminale, bambino e anziano e uomo e donna.

Le guerre al terrorismo degli Stati Uniti sono finora costate all'umanità milioni di persone,nonché aree di distruzione totale che non ha colpito solamente il suolo e le infrastrutture, maanche le basi della società che sono state disintegrate, spingendo all’indietro il processo disviluppo storico, in un processo di ricaduta che ha generato guerre civili con infiniti conflitti frafazioni, confessioni ed etnie. Ciò senza dimenticare l’attacco al patrimonio culturale e civile diquesti popoli.

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Non c'è dubbio che il terrorismo degli Stati Uniti è l'origine di ogni aspetto del terrorismo in tuttoil mondo. L'amministrazione Bush ha trasformato gli Stati Uniti in un pericolo che minaccia ilmondo intero ad ogni livello ed in ogni campo. Se oggigiorno venissero condotti dei sondaggiinternazionali, gli Stati Uniti si rivelerebbero la nazione più ripugnante in tutto il mondo.

Il fallimento subito nella guerra in Iraq e lo sviluppo della resistenza in quel paese, oltre alrisentimento regionale e internazionale per l'andamento di questa guerra e il fiasco dellacosiddetta "guerra al terrorismo" in particolare in Afghanistan, nonchè il ritorno impetuoso delmovimento Talebano ed il dover riconoscere il suo ruolo e cercare di concludere accordi conesso, così come il grande fallimento della guerra degli Stati Uniti (per mano di Israele) contro laresistenza in Libano e Palestina, ha portato all'erosione del prestigio degli Stati Uniti a livellointernazionale ed ad una ritirata strategica della capacità degli Stati Uniti di intraprendere oimpegnarsi in nuove avventure.

Tutto quanto detto sopra non significa che gli Stati Uniti lasceranno la scena facilmente.Faranno invece tutto il possibile per proteggere ciò che chiamano "interessi strategici". Questoperché le politiche di egemonia degli Stati Uniti si basano su considerazioni ideologiche eprogetti teorici alimentati da correnti estremiste che sono alleati con un complessoindustriale-militare caratterizzato da una avidità ed un materialismo senza fine.

Secondo: La nostra regione ed il progetto statunitense

Se tutto il mondo ritenuto debole era sotto la morsa dell’arrogante egemonia, la morsa eraancora più stretta e dura sul nostro mondo arabo e islamico, per molte considerazioni legatealla sua storia, civiltà, disponibilità di risorse e ubicazione geografica.

Per secoli il nostro mondo arabo e islamico è sempre stato oggetto di infinite guerre selvagge.Tuttavia, le sue fasi più pericolose sono iniziate con l'insediamento dell’entità sionista nellaregione, nel quadro di un progetto di disintegrazione di questa regione per affrontare e farguerra a vario titolo alle varie entità. Il picco di questa fase è stato raggiunto quando gli StatiUniti hanno ereditato il vecchio colonialismo della regione.

L'obiettivo centrale dell’egemonia americana risiede nel dominare totalmente le nazioni: siapoliticamente, economicamente, culturalmente o attraverso il saccheggio delle loro risorse,

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soprattutto il petrolio (che è il principale strumento di controllo dell’economia internazionale). Siprefigge di conseguire il controllo con qualsiasi mezzo che non rispetti le norme morali e lecondizioni umane, tra cui l'uso eccessivo della forza militare, sia direttamente cheindirettamente (attraverso uno strumento).

Per raggiungere questo obiettivo, gli USA sono ricorsi a diverse politiche generali e strategieoperative, tra cui:

1.

Fornire all'entità sionista tutti i tipi di garanzie di stabilità in quanto base avanzata e pilastro peril progetto di egemonia degli Stati Uniti che mira a disintegrare la regione, nonchè sostenerequesta entità con tutti gli elementi di forza e di continuità e dotandola di una rete di sicurezzaper la sua stessa esistenza che le consente di svolgere il ruolo di ghiandola tumorale cheesaurisce le capacità della nazione, diffonde le sue capacità e disperde le sue aspettative esperanze.

2.

Distruggere le capacità spirituali e la civiltà e le culture dei nostri popoli e cercare di indebolirela nostra morale attraverso i media e le guerre psicologiche che prendono di mira i valori e lefigure della jihad e della resistenza.

3.

Sostenere i regimi subordinati e le dittature della regione.

4.

Prendere possesso della terra e del mare geograficamente strategici nella regione, e dellebasi aeree che costituiscono i punti di collegamento decisivi, nonchè diffondere le basi militarinei punti vitali del territorio, affinchè si rivelino utili alle sue guerre e a sostenere i suoi strumenti.

5.

Sopprimere qualsiasi rinascita della regione che consenta di possedere mezzi di potere e progresso e svolga un ruolo storico a livello internazionale.

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6.

Impiantare tutti i tipi di sedizione e divisione nella regione, specialmente quelli confessionali tramusulmani per produrre infinite lotte civili interne.

È chiaro che non c'è modo di leggere ogni lotta in ogni regione del mondo se non attraverso unpunto di vista strategico internazionale. Il pericolo degli Stati Uniti non è locale o specifico peruna regione e non un altra. Di conseguenza anche il fronte che si contrappone a questopericolo statunitense deve necessariamente essere globale.

Non c'è dubbio che questo scontro è difficile e critico. Si tratta di una lotta di dimensione storicae di conseguenza è una lotta di generazioni che ha bisogno di fare uso di ogni poterepotenziale. La nostra esperienza in Libano ci ha insegnato che difficile non significa impossibile.Al contrario, i popoli vitali e attivi dietro una guida saggia e consapevole e pronta a tutte lepossibilità scommettono sull’acumulare i successi e conseguire una vittoria dopo l'altra. Cosìcome ciò è vero verticalmente lungo la storia, è vero anche orizzontalmente nell’espansionegeografica e geopolitica.

L'arroganza americana non ha lasciato altra scelta alla nostra nazione e al nostro popolo che lascelta della resistenza, almeno per una vita migliore e per un futuro umanitario migliore, unfuturo governato da relazioni di fraternità, solidarietà e al tempo stesso diversità, in un mondo dipace e di armonia, come descritto da tutti i profeti e i grandi riformisti nella storia e com’èaspirazione dello spirito umano giusto e sublime.

Capitolo 2: Il Libano Primo: La Patria

Il Libano è la nostra patria e la patria dei nostri padri e antenati. È anche la patria dei nostri figli,nipoti e delle generazioni future. È il paese per la cui sovranità, orgoglio, dignità e liberazioneabbiamo offerto i nostri sacrifici più preziosi e i più cari martiri. Vogliamo questa nazione per tuttii libanesi. Vogliamo abbracciarli, avere spazio per loro e essere orgogliosi per le loro offerte.

Vogliamo che sia uno e unico nella sua terra, popolo, stato e istituzioni. Noi rifiutiamo ogni

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forma di segregazione o di federalismo, esplicita o mascherata. Vogliamo che il Libano siasovrano, libero, indipendente, forte e capace. Vogliamo anche che sia forte, attivo e presentenella geopolitica della regione. Vogliamo anche che dia un contributo fondamentale nel fare ilpresente ed il futuro, come è sempre stato attivo nel fare la storia.

Una delle condizioni più importanti per la creazione e la continuità di una patria di questo tipo èquella di avere uno stato equo, capace e forte, nonché un sistema politico che rappresentiveramente la volontà del popolo e le sue aspirazioni per la giustizia, la libertà, la sicurezza, lastabilità, il benessere e la dignità. Questo è ciò che tutto il popolo libanese vuole, e ciò chelavora per ottenere, e noi siamo una parte di esso.

Secondo: La Resistenza

Israele rappresenta una minaccia eterna per il Libano - lo Stato e l'entità - e un reale pericoloper il paese per quanto riguarda le sue ambizioni storiche nella sua terra ed acqua, inparticolare poichè il Libano è considerato un modello di convivenza tra i seguaci delle religionimonoteiste in una formula unica che è in contrasto con l'idea di stato razzista che si esprimenella entità sionista. Inoltre, la presenza del Libano ai confini della Palestina occupata e in unaregione instabile a causa della lotta con il nemico israeliano ha reso inevitabile l’assumersiresponsabilità nazionali e pan-arabe.

La minaccia israeliana a questo paese è iniziata sin dall'istituzione della entità sionista nellaterra di Palestina. È un entità che non ha mai esitato a rivelare le sue ambizioni di occuparealcune zone del Libano e di prendere la sua ricchezza, in particolare la sua acqua. Quindi, hacercato di realizzare gradualmente queste ambizioni.

Questa entità ha iniziato la sua aggressione contro il Libano a partire dal 1948, dal confine finnel profondo del paese, dal Massacro di Hula nel 1949 all'aggressione all’aeroportointernazionale di Beirut nel 1968. Tra questi eventi ci sono stati lunghi anni di attacchi alle areedi confine, alla loro terra, popolazione e ricchezza. Questo è stato un preludio all’impadronirsidirettamente della terra mediante ripetute invasioni, che hanno condotto all'invasione del marzo1978 e all'occupazione della zona di frontiera, che ha reso la popolazione di quell’area soggettaalla loro autorità a livello di sicurezza, politico ed economico, nel quadro di un preludio integratoal processo di sottomissione di tutto il paese durante l'invasione del 1982.

Tutto ciò stava avvenendo con il pieno sostegno degli Stati Uniti ed il disinteresse, cresciuto al

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livello di complicità, da parte della cosiddetta "comunità internazionale" e delle sue istituzioni, inmezzo al sospetto silenzio ufficiale del mondo arabo e all'assenza dell’autorità libanese che haabbandonato la terra ed il popolo all’occupazione ed ai massacri israeliani, senza assumersi leproprie responsabilità e i propri obblighi nazionali.

Nell'ambito di questa grande tragedia nazionale, le sofferenze del popolo, l'assenza dello statoe l’abbandono internazionale, i Libanesi leali verso la propria patria non hanno avuto altra sceltache utilizzare il proprio diritto a procedere per il proprio dovere nazionale, morale e religioso adifendere la propria terra. Così, la loro scelta è stata quella di lanciare una resistenza popolarearmata per affrontare il pericolo sionista e l'aggressione permanente contro la loro vita,ricchezza e futuro.

In tali difficili circostanze, il processo di ripristino della nazione attraverso la resistenza armata ècominciato spianando la strada per liberare la terra e l’iniziativa politica dalle manidell'occupazione israeliana, come preludio per ripristinare lo stato e costruire le sue istituzionicostituzionali. Ancor più importante è stato ristabilire i valori nazionali su cui la nazione è statacostruita, in cima ai quali ci sono la dignità e la sovranità nazionale. Ciò ha dato alla libertà lasua dimensione reale, non lasciandola limitata ad uno slogan; piuttosto, la resistenza si èconsacrata mediante l'atto di liberare la terra e gli uomini, e quindi questi valori nazionali si sonotrasformati in pilastri per la costruzione del Libano moderno. In quanto tale, il Libano haripristinato la propria posizione sulla mappa del mondo e restaurato il suo ruolo di paese darispettare ed i cui figli sono orgogliosi di appartenervi, in quanto nazione della libertà, dellacultura, dell'istruzione e della diversità, nonché nazione di orgoglio, rispetto, sacrifici ederoismo. La Resistenza ha coronato tutte queste dimensioni insieme raggiungendo laliberazione nel 2000 e la storica vittoria nel luglio 2006, presentando al mondo intero una veraesperienza nella difesa patria, un'esperienza che si è trasformata in un esempio dal quale lenazioni e gli stati possono trarre beneficio per difendere il proprio territorio, proteggere la propriaindipendenza e mantenere la propria sovranità.

Questo risultato nazionale della resistenza è stato realizzato grazie al sostegno reale di unpopolo e un esercito nazionale leale, frustrando così gli obiettivi del nemico ed infliggendogliuna sconfitta storica che ha permesso alla Resistenza di celebrare insieme ai suoi combattentie martiri, così come a tutto il Libano, attraverso la nazione e l'esercito, la grande vittoria che haspianato la strada a una nuova fase nella regione, imperniata sul ruolo e la funzione centraledella resistenza nel dissuadere il nemico, garantire la salvaguardia dell'indipendenza e dellasovranità del paese, difendere il suo popolo e completare la liberazione del resto dei territorioccupati.

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Il ruolo della Resistenza è una necessità nazionale, fino a quando continueranno le minacceisraeliane e le loro ambizioni di prendere le nostre terre e acque, in assenza di uno stato forteed efficace, ed in presenza di uno squilibrio strategico tra lo Stato ed il nemico; questo squilibrioin realtà obbliga gli stati ed i popoli deboli che sono bersaglio delle minacce degli stati forti edominanti a ricercare formule attraverso cui beneficiare delle capacità e potenzialità disponibili.Perciò le continue minacce israeliane obbligano il Libano ad adottare una strategia difensivache accoppi una resistenza popolare che partecipa a difendere il paese a un esercito chepreserva la difesa del paese e salvaguardia la sua sicurezza e stabilità in un processocomplementare che nelle fasi precedenti si è dimostrato vincente nel condurre la lotta con ilnemico, ottenere risultati per il Libano e fornirlo di mezzi per proteggere se stesso.

Questa formula, che è inclusa nella strategia difensiva, costituisce un ombrello di protezione peril Libano, in particolare dopo il fallimento delle speculazioni su altri ombrelli, siano essiinternazionali o arabi, o cercati attraverso la negoziazione con il nemico. L'adozione delpercorso di resistenza in Libano ha raggiunto il suo ruolo nella liberazione della terra, nelripristino delle istituzioni statali, nella salvaguardia della sovranità e nel raggiungimento dellavera indipendenza. In questo quadro, i libanesi di tutti i partiti politici, le classi sociali, lecategorie di istruzione e gli organismi economici si preoccupano di salvaguardare e mantenerequesta formula, perché il pericolo israeliano minaccia il Libano in tutte le sue componenti, e ciòrichiede la più ampia partecipazione dei Libanesi nell'assumersi le responsabilità della difesa.

Il successo dell'esperienza di resistenza nella lotta contro il nemico ed il fallimento di tutti i pianie gli schemi di abolire i movimenti di resistenza, di confiscare la loro scelta e disarmarli da unlato e la continuazione delle minacce israeliane contro il Libano dall'altro rendono inevitabileche la Resistenza faccia del suo meglio per rafforzare le sue capacità e consolidare le sue forzeper assumersi le proprie responsabilità nazionali e partecipare a liberare le terre ancora sottol'occupazione israeliana nelle Fattorie di Shebaa e nelle Colline Kafasrshouba e la città libanesedi Ghajar, così come a liberare i detenuti e le persone scomparse e i corpi dei martiri e prendereparte a difendere e salvaguardare la terra e il popolo.

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Terzo: Lo Stato ed il sistema politico

Il principale problema del sistema politico libanese che impedisce la sua riforma, sviluppo edaggiornamento continuo è il settarismo politico. L'istituzione del regime su base settariacostituisce di per sé stesso un forte ostacolo al raggiungimento di una vera democrazia, in cui lamaggioranza eletta possa governare e la minoranza elettorale possa opporsi, aprendo la portaad una corretta circolazione di potere tra la lealtà e l'opposizione o le varie coalizioni politiche.Perciò l’abolizione del settarismo è una condizione fondamentale per una vera democrazia. Inquesto quadro, l'Accordo di Taif prevede la costituzione di un consiglio supremo nazionale perconseguire l'abolizione del settarismo.

Tuttavia, e fino a quando i libanesi potranno raggiungere attraverso il loro dialogo nazionalequesto significativo risultato - cioè l'abolizione del settarismo politico - e dato che il sistemapolitico in Libano si basa su fondamenta confessionali, la democrazia consensuale rimane labase fondamentale per la governabilità del Libano, perché è l'incarnazione reale dello spiritodella Costituzione e l'essenza della Carta di Coesistenza.

Perciò qualsiasi approccio alle questioni nazionali secondo l'equazione di maggioranza e diminoranza attende il raggiungimento delle condizioni storiche e sociali per l'esercizio dellademocrazia effettiva in cui il cittadino diventa un valore di per se stesso.

La volontà libanese di vivere insieme in dignità e pari diritti e obblighi richiede una cooperazionecostruttiva al fine di consolidare il principio del vero e proprio partenariato, che costituisce laformula più adeguata per proteggere la diversità e la piena stabilità dopo un periodo diinstabilità causata dalle diverse politiche basate sulla tendenza verso il monopolio, lacancellazione e le esclusioni.

La democrazia consensuale costituisce una formula politica approppriata per garantire veropartenariato e contribuisce ad aprire le porte a chiunque per accedere alla fase dellacostruzione dello stato rassicurante che da’ a tutti i suoi cittadini la sensazione che sia costituitoper il loro bene.

Di seguito la nostra visione dello Stato che ci auguriamo di poter costruire insieme a tutti iLibanesi.

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1.

Lo stato che preserva le libertà pubbliche e offre l'ambiente adatto per metterle in pratica.

2.

Lo stato che è forte della sua unità nazionale e coerenza.

3.

Lo stato che è in grado di proteggere la sua terra, il suo popolo e la sua sovranità e che ha unesercito nazionale forte e titolato e organismi di sicurezza attivi che rispettano la sicurezza delpopolo e dei suoi interessi.

4.

Lo stato che è strutturato sulla base di istituzioni moderne, efficaci e cooperative che hannopoteri e competenze definiti e chiari.

5.

Lo stato che si impegna nell'applicazione delle leggi nei confronti di tutti i suoi cittadini senzadistinzione di religione, provenienza geografica od orientamento politico, in un quadro dirispetto delle libertà e di giustizia verso i diritti e i doveri dei cittadini.

6.

Lo stato che garantisce una rappresentanza parlamentare corretta e giusta, che non puòessere ottenuta se non attraverso una legge elettorale moderna che consenta agli elettori discegliere i propri rappresentanti al di fuori del controllo del denaro, del fanatismo e delle variepressioni e renda possibile la più ampia rappresentanza dei vari tessuti popolari libanesi.

7.

Lo stato che si affida a persone dalle capacità qualificate e senza pregiudizi a prescindere dalloro credo religioso e che imposta meccanismi attivi ed energici per combattere senzacompromessi la corruzione e i corruttori nella pubblica amministrazione.

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8.

Lo stato che gode di una autorità giudiziaria indipendente e non politicizzata in cui giudicicompetenti e senza pregiudizi esercitano il loro critico dovere di diffondere la giustizia tra lagente.

9.

Lo Stato che basa la sua economia principalmente sui settori produttivi e lavora al loro consolidamento, soprattutto quelli agricolo e industriale, dando loro una quota adeguata neipiani e nei progetti di sviluppo, e sostenendo tutto ciò che conduce al miglioramento deiprodotti e gli strumenti della loro commercializzazione che offrono opportunità di lavoroadeguate e sufficienti soprattutto nelle zone di campagna.

10.

Lo stato che adotta e applica il principio di uno sviluppo equilibrato tra tutte le regioni e cercadi colmare i divari economici e sociali tra loro.

11.

Lo stato che si preoccupa per il suo popolo e opera per fornirgli servizi adeguati: istruzione,cure mediche, alloggio, benessere, combattendo la povertà, offrendo opportunità di lavoro...

12.

Lo stato che si prende cura delle nuove generazioni che crescono, aiuta i giovani a svilupparele proprie capacità e talenti, li orienta verso obiettivi umanistici e nazionali e li protegge dalladelinquenza e dal vizio.

13.

Lo stato che opera per consolidare il ruolo delle donne a tutti i livelli nell’ottica di beneficiaredelle loro caratteristiche nel rispetto del loro status.

14.

Lo stato che ha a cuore l'istruzione e lavora per rafforzare le scuole ufficiali e l’UniversitàLibanese a tutti i livelli, applicando il principio dell’insegnamento obbligatorio e gratuito.

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15.

Lo stato che adotta un sistema decentrato che dà ampi poteri amministrativi alle varie unitàamministrative (province/distretti/comuni), con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo e facilitaregli affari e le transazioni senza consentire la successiva trasformazione di questa decentralizzazione in una sorta di federalismo.

16.

Lo stato che lavora duramente per arrestare l'emigrazione dei giovani e delle famiglie e ildrenaggio di cervelli mediante un piano esaustivo e razionale.

17.

Lo stato che custodisce i suoi soggetti in tutto il mondo, li protegge e trae beneficio dalle loroposizioni per il servizio della causa nazionale.

La creazione di uno stato basato su queste specifiche e requisiti è il nostro obiettivo e lo scopodi ogni persona libanese onesta e sincera. In Hezbollah, eserciteremo tutti gli sforzi possibili, incooperazione con le forze popolari e politiche, per raggiungere questo nobile obiettivonazionale.

Quarto: Il Libano e le relazioni libanesi-palestinesi

Una delle tragiche conseguenze della costruzione dell’entità sionista sulla terra di Palestina edello spostamento dei suoi abitanti è il problema dei profughi palestinesi che si sono trasferiti inLibano per vivere temporaneamente sul suo territorio come ospiti dei loro compagni libanesi finoa ritornare al loro paese e alle case da dove furono espulsi.

La causa originale e diretta della sofferenza dei libanesi e dei palestinesi è stata in realtàl'occupazione israeliana della Palestina, che ha provocato tragedie e calamità che hanno afflittoi popoli della regione e non solo i palestinesi.

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Inoltre, le sofferenze dei profughi palestinesi in Libano non sono limitate al dolore dellamigrazione forzata, ma sono dovute anche ai selvaggi massacri e alle atrocità israeliane chehanno distrutto uomini ed edifici (come quello che è stato commesso nel Campo di Nabatiyeh,che è stato completamente distrutto), alle difficoltà della vita in campi che mancano dellecondizioni minime per un dignitoso benessere, alla privazione di tutti i diritti civili e sociali, allanon assunzione da parte dei governi libanesi succedutisi delle loro responsabilità verso i rifugiatipalestinesi.

Questo status quo malsano impone ora alle autorità libanesi di assumersi le proprieresponsabilità e, pertanto, edificare relazioni libanesi-palestinesi su basi giuste, solide e legali,che rispettino le norme della giustizia, del diritto e dei giusti interessi di entrambe le nazioni. Èimperativo che il rapporto libanese-palestinese non resti disciplinato dai capricci e dagli statid'animo così come da considerazioni di ordine politico spicciolo, da interazioni interne einterventi internazionali.

Noi crediamo che questa missione possa essere realizzata attraverso i seguenti punti:

1.

dialogo libense-palestinese diretto;

2.

invitare i Palestinesi in Libano ad accordarsi su una sola autorità che li rappresenti in questodialogo, oltrepassando le disparità dello status generale palestinese.

3.

garantire ai Palestinesi in Libano i loro diritti sociali e civili, che migliorino le loro condizioniumane e salvaguardino la loro personalità, identità e causa.

4.

impegnarsi per il Diritto al Ritorno e rifiutare i negoziati.

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Quinto: il Libano e le relazioni col mondo arabo

Il Libano ha una identità e un’appartenenza araba che considera come una condizione originalenaturale nel processo di edificazione sociale libanese.

Inoltre, l’ambito vitale, la geopolitica, la dimensione strategica, le politiche di integrazioneregionale e gli interessi nazionali – che sono le specifiche strategiche ed i maggiori interessidella posizione politica del Libano - hanno reso inevitabile per il Libano di impegnarsi per lecause arabe giuste ed eque, fra le quali primeggia la causa palestinese e il conflitto con ilnemico israeliano.

Per di più, c'è un urgente bisogno di sforzi concertati per superare i conflitti che attraversano iranghi arabi. La contraddizione di strategie e la differenza di alleanze, nonostante la loro gravitàe intensità, non giustificano le politiche di mirare o impegnarsi in progetti esterni basatisull’aggravare le discordie, incitare al settarismo e agitare i fattori di divisione e didisgregazione, che portano all'esaurimento della nazione e di conseguenza fanno gioco alnemico sionista e rafforzano le trame statunitensi.

Lo sviluppo di praticare una politica che si basa sul limitare o dare ordine ai conflitti ed evitare illoro proliferare in lotte aperte è una scelta degna di essere adottata per maturare un approccioqualitativo responsabile nel trattare le cause panarabe. In quanto tale, cerca di promuoverepunti comuni e fornire opportunità per una comunicazione costruttiva pubblica e ufficiale, al finedi ottenere il più ampio quadro di solidarietà al servizio delle nostre cause.

La scelta della Resistenza costituisce ancora una volta la necessità centrale e un fattoreobiettivo di rafforzamento della posizione araba e di indebolimento del nemico, a prescinderedalla natura delle strategie o contrattazioni politiche.

Basandosi su tutto ciò che è stato summenzionato, la resistenza non intrapprende alcunaoffensiva per generalizzare il risultato di un uso della scelta di resistenza per raggiungere levarie posizioni arabe, a patto che tali risultati siano nel quadro di un indebolimento del nemico erafforzamento della posizione araba.

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In questo contesto, la Siria ha fatto registrare una distintiva fermezza nella lotta con il nemicoisraeliano, ha sostenuto i movimenti di resistenza nella regione, è stata accanto a noi nellecircostanze più difficili e ha cercato di unificare gli sforzi arabi per garantire gli interessi dellaregione e affrontare le sfide.

Vogliamo sottolineare come la necessità di stringere notevoli rapporti tra Libano e Siria siaun’esigenza politica, di sicurezza ed economica dettata dai due paesi, dai due popoli, dagliimperativi geopolitici, dai requisiti per la stabilità del Libano e per far fronte alle sfide comuni. Ciappelliamo, inoltre, perché si ponga fine a tutti i sentimenti negativi che hanno intralciato irapporti bilaterali in questi ultimi anni e queste relazioni ritornino al loro stato normale il piùpresto possibile.

Sesto: il Libano e le relazioni col mondo islamico

Il mondo arabo e islamico si trova ad affrontare sfide che si estendono per raggiungere la nostrasocietà nelle sue varie componenti, il che rende necessario che noi non ne pregiudichiamol'efficacia.

In effetti, i conflitti e le tensioni settarie creati artificiosamente, in particolare tra sunniti e sciiti, lacreazione di contrasti razziali tra curdi, turcomanni ed arabi e tra iraniani ed arabi... l’intimidire eterrorizzare le minoranze, il continuo drenaggio cristiano dall’Oriente arabo ed in particolaredalla Palestina e dall’Iraq oltre che dal Libano, sono tutti fattori che minacciano la coesione dellenostre società, indebolendo le sue forze e incrementando le difficoltà per una loro rinascita esviluppo.

Invece di essere una fonte di ricchezza sociale e di vitalità, le diversità confessionali sembranoessere sfruttate come fattori di incitamento alla divisione sociale.

La situazione risultante da tale abuso sembra essere il risultato dell'intersezione di deliberatepolitiche occidentali - soprattutto americane - e di visioni interne fanatiche ed irresponsabili, oltreche di un ambiente politico instabile.

Sembra inevitabile prendere in considerazione tali fatti. È inoltre necessario elencarli tra lepreoccupazioni basilari nelle piattaforme delle forze e dei movimenti essenziali, fra cui sono i

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movimenti islamici a doversi assumere una particolare responsabilità nell’impegnarsi in questesfide e affrontare tali crisi.

Hezbollah sottolinea la necessità di cooperare con gli stati islamici ai vari livelli per ottenere laforza di contrastare i progetti di egemonia. Tale cooperazione serve anche ad affrontarel'invasione culturale della comunità e dei media, e incoraggia gli stati islamici a sfruttare le lororisorse per un proficuo scambio tra questi paesi.

In questo contesto, Hezbollah considera l'Iran come uno stato centrale nel mondo islamico, dalmomento che è lo stato che ha abbattuto con la sua rivoluzione il regime dello Shah e i suoipreogetti statunitensi-israeliani. È anche lo stato che ha sostenuto i movimenti di resistenzanella nostra regione e che si è schierato con coraggio e determinazione al fianco delle causearabe e islamiche, fra le quali primeggia la causa palestinese.

La politica della Repubblica Islamica è chiara e ferma nel sostenere la causa primaria, centralee più importante per gli arabi ed i musulmani, vale a dire la Causa Palestinese. Dopo l'annunciodella vittoria benedetta della rivoluzione sotto la guida del Al Wali Al Faqih Imam Khomeini(possa Allah benedire la sua anima) e la creazione della prima ambasciata palestinese al postodella Ambasciata d'Israele, questo sostegno è continuato in varie forme fino ai giorni nostri sottola leadership di Al Wali Al Faqih Imam Khamenai (possa Allah prolungare la sua vita). Ciò haportato a conseguire importanti vittorie per la prima volta nella storia della lotta contro gliaggressori sionisti.

La fabbricazione di contraddizioni nella Repubblica Islamica in Iran da parte di alcuni partitiarabi rappresenta un esempio di autolesionismo e danneggiamento delle cause arabe. Ciò nonè utile che ad "Israele" e agli Stati Uniti d'America.

L'Iran, che ha formato il suo credo politico e costruito il suo ambito vitale nell’avere come suonucleo la causa palestinese, l'ostilità ad "Israele", l’ostacolare le politiche degli Stati Uniti el’integrazione con l'ambiente arabo e islamico, deve essere trattato con la volontà di cooperarefraternamente. Bisogna confrontarsi con esso su una base di rinascita. Deve essere il centro delbilancio strategico. Deve essere considerato come un esempio di sovranità, indipendenza elibertà che sostiene il progetto moderno di indipendenza arabo-islamica e come una potenzache aumenta la fermezza e la forza degli stati e dei popoli della nostra regione.

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Il mondo islamico cresce più forte con le sue coalizioni e la cooperazione tra i suoi stati.Rivendichiamo l'importanza del fare uso degli elementi di forza politici, economici ed umani cheesistono in ogni Stato nel nostro mondo islamico, su una base di integrazione e patrocinio e pernon essere soggetti a arroganti egemonie.

Ricordiamo l'importanza dell'unità tra i musulmani. Allah il Possente dice nel Sacro Corano: “Eaggrappatevi tutti insieme alla corda di Allah e non dividetevi tra voi”. Bisogna stare attenti a tutto ciò che causa discordia tra i musulmani, come le istigazionisettarie, specialmente tra sunniti e sciiti. Scommettiamo sulla consapevolezza dei popolimusulmani nell’affrontare le congiure e le ordalie tessute contro di loro in questa prospettiva.

Settimo: il Libano e le relazioni internazionali

Le norme di disaccordo, conflitto e lotta secondo il punto di vista e l'approccio di Hezbollah sibasano primariamente su questioni politiche e morali: tra l'arrogante e il supposto debole, tral'autorevole e il soggiogato e tra l'occupante arrogante e coloro che chiedono libertà eindipendenza.

Inoltre, Hezbollah ritiene che l'egemonia unilaterale del mondo rovescia l'equilibrio e la stabilitàinternazionali, nonché la pace e la sicurezza internazionali.

Il sostegno illimitato degli Stati Uniti ad Israele e la sua copertura dell'occupazione israeliana deiterritori arabi, oltre al dominio americano delle istituzioni internazionali e al dualismonell’emissione e nell’implementazione delle risoluzioni internazionali, la politica di interferenzenegli affari degli altri Stati, la militarizzazione del mondo e l’adozione del principio delle guerrecircolanti nei conflitti internazionali, che provocano disordine e turbolenze in tutto il mondo,hanno posto l'amministrazione americana in una posizione ostile alla nostra nazione ed ai nostripopoli e la rendono in sostanza responsabile di provocare il caos nel sistema politicointernazionale.

Per quanto riguarda le politiche europee, esse oscillano tra l'incapacità e l'inefficienza da un latoe la sottomissione ingiustificata alle politiche statunitensi dall'altro, cosa che sta portando inrealtà ad annullare la tendenza moderata in Europa a favore dell'interesse della egemoniaatlantica con il suo sfondo coloniale.

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Essere sottomessi alle politiche statunitensi - in particolare nella fase del loro fallimento storico -è un errore strategico che porterà solo ad altre crisi, complicazioni e ostacoli alle relazionieuro-arabe.

Una particolare responsabilità grava sull’Europa a causa del patrimonio coloniale che ha inflittoalla nostra regione, con danni enormi le cui ripercussioni i nostri popoli stanno ancora soffrendo.

Dato che ci sono popoli europei che hanno lunga storia di resistenza agli invasori, è un obbligoumano e morale dell’Europa, ancor prima di essere un obbligo politico, quello di riconoscere ildiritto dei popoli a resistere all'occupante sulla base della distinzione tra resistenza e terrorismo.

Dal nostro punto di vista, i presupposti della stabilità e della cooperazione europea-arabarichiedono la costruzione di un approccio europeo più indipendente, giusto ed obiettivo. Èimpossibile costruire un comune ambito vitale politico e di sicurezza senza questatrasformazione che garantisca di affrontare i difetti che causano le crisi e l’instabilità.

D'altra parte, abbiamo osservato con molta attenzione e rispetto lo sforzo indipendente e liberoche si oppone all'egemonia sugli stati latino-americani. Ci sono vasti punti in comune tra i loroprogetti ed i progetti dei movimenti di resistenza nella nostra regione, che contribuiscono acostruire un sistema internazionale più equilibrato e giusto.

Tali sforzi sono promettenti a livello internazionale per una identità umana collettiva e uncomune background politico e morale. In questo quadro, lo slogan dell’ “l'unità dei suppostideboli” rimane uno dei pilastri della nostra concezione politica per costruire la nostraconsapevolezza, le nostre relazioni ed i nostri atteggiamenti verso le cause internazionali.

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Capitolo 3: La Palestina ed i negoziati per un accordo Primo: La Causa Palestinese e l’entità sionista

Sin dalla usurpazione della Palestina e dalla cacciata del suo popolo nel 1948 con il sostegno el’appoggio delle potenze allora egemoniche, l'entità sionista ha rappresentato una aggressionediretta, un grave pericolo e una minaccia per la sicurezza e la stabilità di tutta la regione arabaed i suoi interessi. I danni non sono limitati solo al popolo palestinese o agli stati e popoliconfinanti la Palestina. Le aggressioni, le tensioni e le guerre a cui la nostra regione ha assistitoa causa delle tendenze aggressive e delle effettive aggressioni israeliane sono una provaconcreta della massiccia oppressione che ha colpito il popolo palestinese, gli arabi ed imusulmani a causa dei crimini contro l'umanità perpetrati dall'Occidente quando ha impiantatoquesta strana entità nel cuore del mondo arabo e islamico, creando al tempo stesso unaviolazione aggressiva ed una posizione avanzata per l’arrogante progetto occidentale ingenerale, e una base per il controllo e l'egemonia pratica sulla regione in particolare.

Il movimento sionista è un movimento razzista a livello sia pratico che teorico. È il prodotto diuna mentalità arrogante, opprimente e dominante. Il suo progetto è fondamentalmente unprogetto di giudaizzazione mediante espansione degli insediamenti. Ancor di più, l'entità che èstata costituita in base a questo movimento, è cresciuta diventando sempre più forte ed èriuscita a sopravvivere mediante l'occupazione, l'aggressività, i massacri ed il terrorismo,sostenuta ed appoggiata dagli stati coloniali ed in particolare gli Stati Uniti d'America, che sonoad essa legati da un'alleanza strategica che li ha resi un suo vero e proprio partner in tutte lesue guerre, i suoi massacri e le sue pratiche terroristiche.

La lotta in cui noi e la nostra nazione ci siamo impegnati contro il progetto coloniale sionista inPalestina sta adempiendo all'obbligo di autodifesa contro l'occupazione coloniale di Israele,l'aggressione e l'oppressione che minacciano la nostra esistenza e prendono di mira i nostridiritti ed il nostro futuro. Non si basa, da parte nostra, sullo scontro religioso o razziale, semmaiè così per i coloni sionisti: il progetto coloniale non ha mai esitato a coinvolgere la religione ed asfruttare i sentimenti religiosi come mezzo per raggiungere i propri obiettivi e traguardi.

In effetti, la stessa richiesta del presidente degli Stati Uniti Bush, del suo successore Obama edei leader dell'entità sionista a palestinesi, arabi e musulmani di riconoscere uno "Stato diIsraele" ebreo, non è altro che la prova più evidente di ciò.

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Il risultato naturale e inevitabile è che questa entità costituita sull’usurpazione vive una crisiesistenziale che preoccupa i suoi dirigenti ed i suoi sostenitori, perché si tratta di un neonatoinnaturale e di un’entità incapace di vivere e durare e soggetta alla distruzione. Ciò impone laresponsabilità storica alla nazione ed ai suoi popoli di non riconoscere questa entità,indipendentemente dalle pressioni e dalle conseguenti sfide. Piuttosto, la nazione ed i suoipopoli devono continuare a lavorare per liberare tutte le terre usurpate e ripristinare tutti i dirittisequestrati, non importa quanto tempo e quanti sacrifici ciò richiederà.

Secondo: Al Qods (Gerusalemme) e la Moschea di Al Aqsa

Il mondo intero è a conoscenza dell’importanza e della santità di Al Qods (Gerusalemme) edella Moschea di Al Aqsa. Al Aqsa è il Primo dei due Kiblah ed è terza solo alle due MoscheeSacre. È la destinazione del viaggio notturno del Profeta (pace su di lui e la sua famiglia).Nessuno tra i musulmani nega il suo grande status come uno dei luoghi più sacri, che ha unprofondo rapporto con l'Islam come uno dei più importanti simboli islamici sulla Terra.

La città di Al Qods (Gerusalemme) incarna insieme molti luoghi santi islamici e cristiani, cosache la rende sublime sia per i musulmani che per i cristiani.

La continua occupazione israeliana della città santa, insieme alle trame ed ai progetti digiudaizzazione, all'espulsione dei suoi abitanti, alla confisca delle loro case e dei loropossedimenti, al suo accerchiamento con quartieri, cinture e blocchi di insediamenti ebraici edal suo soffocamento con il Muro di Separazione razzista, ed in aggiunta agli incessanti tentativiisraeliani e statunitensi di consacrarla come la capitale eterna internazionalmente riconosciutadell'entità sionista, tutte queste sono misure aggressive che vanno respinte e condannate.

Per di più, le incessanti e ripetute aggressioni pericolose alla benedetta Moschea di Al Aqsa, gliscavi eseguiti in tale area ed i progetti di demolirla costituiscono un serio pericolo reale cheminaccia la sua esistenza e sopravvivenza e preannuncia pericolose ripercussioni in tutta laregione.

Sostenere Al Qods (Gerusalemme) e difendere e salvaguardare la Moschea di Al Aqsa è unobbligo religioso e una responsabilità morale e umana che devono essere assunti da ognipersona nobile e libera nella nostra nazione araba e islamica e da tutti i popoli liberi e nobili del

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mondo.

Ci appelliamo agli arabi edai musulmani a livello pubblico e ufficiale ed a tutti gli stati che hannoa cuore la pace e la stabilità mondiali perchè esercitino ogni sforzo possibile per liberare AlQods (Gerusalemme) dall'occupazione sionista e per preservare la sua vera identità ed i suoiluoghi sacri islamici e cristiani.

Terzo: La Resistenza Palestinese

Il popolo palestinese, mentre è impegnato nella battaglia di autodifesa e di lotta per ripristinare ipropri legittimi diritti nazionali in Palestina - nel suo significato e nella sua posizione geograficastorici - sta in realtà esercitando un diritto legittimo approvato e reso necessario dalle missionidivine, dalle leggi internazionali e dai codici e dalle norme umani.

Tale diritto include la resistenza in tutte le sue forme – prima fra tutte la resistenza armata - econ tutti i mezzi che le fazioni della resistenza palestinese sono in grado di utilizzare, inparticolare in queste condizioni di squilibrio di forze a vantaggio dell’entità sionista, che èarmata con le più avanzate armi di distruzione e che le usa uccidendo, attaccando edistruggendo.

Questi tentativi hanno costituito una prova evidente che non lascia spazio a dubbi, lungo tutto ilprocesso di lotta e di scontro tra la nostra nazione e l'entità sionista sin da quando ha usurpatola Palestina fino ad oggi: l'importanza e l'efficacia della scelta di resistenza jihadista e la lottaarmata contro le aggressioni e per liberare le terre, ripristinare i diritti e raggiungere un equilibrioche colmi il divario di superiorità strategica attraverso i ribilanciamenti che la resistenza haimposto sfruttando le capacità disponibili, la forza di volontà e la determinazione nel campo dibattaglia. La miglior prova di ciò sono le vittorie consecutive conseguite dalla resistenza inLibano e le conquiste militari e morali che hanno segnato tutto il suo processo jihadista, inparticolare costringendo i sionisti a mettere in scena nel maggio 2000 un massiccio ritiroisraeliano dalla maggior parte dei territori libanesi occupati ed il fiasco assoluto dell'esercitosionista nel corso dell’aggressione del luglio 2006, quando la Resistenza ha ottenuto unavittoria divina, storica e strategica che ha cambiato radicalmente la forma della lotta e ha inflittouna sconfitta al nemico israeliano che è la prima del suo genere, poichè ha spazzato via laleggenda dell’esercito imbattibile.

L’altra prova è ciò che ha ottenuto la resistenza in Palestina: conquiste successive che sono

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iniziate con il tentativo di rivoluzione palestinese, la scelta della resistenza armata che haadottato, la prima e la seconda Intifada, fino a costringere alla ritirata l’esercito israeliano nelcorso del totale ritiro dalla striscia di Gaza nel 2005, un ritiro incondizionato, non conseguentead alcuna trattativa od accordo e privo di alcun risultato politico, geografico o a livello disicurezza. Quella è stata la prima grande (a livello geografico) vittoria sul campo di questo tipo.Il significato del fatto che la scelta della resistenza in Palestina sia stata la prima a costringeread un ritiro israeliano, dovuto alla resitenza all’interno dei confini storici della Palestina, è moltoimportante a livello strategico nel processo di lotta tra noi e l'entità sionista. Per di più, labrillante fermezza del popolo palestinese in lotta e la sua resistenza a Gaza contro il nemicosionista nel 2008, sono una lezione per le generazioni a venire e un avvertimento per gliinvasori e gli aggressori.

Se questa è stata l'efficienza della resistenza in Libano e Palestina, qual è stata l'efficienza dellascelta dei negoziati e degli accordi? Quali sono gli esiti, gli interessi ed i risultati ottenuti dainegoziati in tutte le loro fasi e attraverso tutti gli accordi conclusi? Non sono forse una maggiorearroganza e posizione dominante israeliana, e maggiori condizioni, interessi e conquiste avantaggio di Israele?

Come abbiamo sottolineato il nostro sostegno permanente e fermo al popolo ed alla causapalestinese con i suoi dati storici, geografici e politici, così rimarchiamo definitivamente edecisamente il nostro sostegno e supporto a questo popolo ed ai movimenti di resistenzapalestinesi ed alla loro lotta contro il progetto israeliano.

Quarto: I negoziati per un accordo

La nostra posizione nei confronti del processo di negoziazione e degli accordi prodotti dainegoziati di Madrid (l’“Accordo di Wadi Arabah”) con le sue appendici, degli “Accordi di Oslo”con le loro appendici e prima ancora dell’“Accordo di Camp David” con le sue appendici èsempre stata e sempre sarà quella di un rifiuto assoluto al principio stesso di un accordo conl'entità sionista che si basi sul riconoscimento della legittimità all'esistenza di questa entità esulla rinuncia a suo favore alle terre che ha usurpato alla Palestina araba ed islamica.

Questa nostra posizione è una posizione finale, definitiva e permanente, che non è oggetto dinegoziazione o ritiro, anche se il mondo intero dovesse riconoscere "Israele".

Perciò, in nome della fratellanza e della responsabilità, ci appelliamo a tutte le autorità arabe

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perchè si impegnino a rispettare le scelte del loro popolo, riconsiderando la scelta dei negoziatie rivedendo i risultati degli accordi conclusi con il nemico sionista, in modo da abbandonare inmodo decisivo e definitivo il processo illusorio verso una soluzione di oppressione che vienefalsamente chiamato "processo di pace"; in particolare coloro che hanno trattato credendo nelruolo dei governi statunitensi succedutesi di partner o mediatori imparziali e giusti per ilprocesso, hanno visto senza dubbi che sono venuti meno a tale ruolo, hanno esercitatopressioni su di loro o addirittura li hanno ricattati. Anche questa amministrazione statunitense hadimostrato ostilità verso i loro popoli, le loro cause ed i loro interessi, e si è schierata totalmenteed apertamente con il suo alleato strategico, l'entità sionista.

Per quanto riguarda l'entità sionista con cui ritengono di poter fare pace, ha dimostrato in tuttele fasi dei negoziati che non cerca od auspica la pace. Piuttosto, sta sfruttando i negoziati perimporre le sue condizioni, promuovere la sua posizione, ottenere i propri interessi e romperel'ostilità e il blocco psicologico dei loro popoli verso di sè. Per conseguire ciò, mira ad unaaperta normalizzazione ufficiale e pubblica, che renda possibile la convivenza naturale e la suaintegrazione nel sistema regionale e la imponga come uno status quo nella regione, che quindila dovrebbe accettare e dovrebbe riconoscere la sua legittimità all'esistenza, dopo averlelasciato le terre palestinesi che ha usurpato.

Perciò chiediamo, ci aspettiamo e ci auguriamo che tutti gli arabi ed i musulmani, a livelloufficiale e pubblico, possano considerare nuovamente la Palestina e Al Qods (Gerusalemme)come la loro causa centrale, attraverso cui possano unirsi tutti ed impegnarsi a liberarla dallaabominevole ed oppressiva occupazione sionista. Ci auguriamo che espletino i loro obblighireligiosi, fraterni ed umani nei confronti dei loro santuari in Palestina e del suo popolo oppresso,che gli forniscano tutti i mezzi di sostegno per salvaguardare la fermezza del popolopalestinese, che gli consentano di proseguire nella sua resistenza e rifiutino e facciano falliretutti i piani di normalizzazione con il nemico sionista e rispettino il diritto al ritorno per tutti irifugiati palestinesi alle loro terre ed alle loro case da cui sono stati espulsi, rifiutino decisamentetutte le proposte alternative senza possibilità di accordi, risarcimenti o compensazioni…, siattivino immediatamente per la revoca dell'assedio imposto al popolo palestinese ed inparticolare dell'assedio totale sulla Striscia di Gaza e adottino la causa degli oltre 11 milaprigionieri nelle carceri israeliane e mettano in opera piani per liberarli.

Conclusione

Questi sono i nostri punti di vista e le nostre aspettative. Nel delinearli, abbiamo cercato diappellarci alla giustizia ed alla verità. Queste sono le nostre posizioni ed i nostri impegni.Abbiamo cercato, nel definirli, di essere delle persone leali, sincere e fiduciose nella giustizia,che parlano chiaro, difendono la giustizia e si sacrificano per ottenerla, fino al martirio. Noi nonci aspettiamo altro, nel farlo, che l'approvazione del nostro Creatore e Dio, il Signore degli

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Orizzonti e della Terra. Non ci aspettiamo che di migliorare il nostro popolo e la nostra nazioneed il loro benessere e la felicità in questo Mondo e nell'Aldilà.

O Allah! Tu sai che non lo abbiamo fatto per competere per il potere o andare in cerca di relittimondani. Solo per rilanciare la giustizia e battere la menzogna, per difendere i nostri schiavioppressi e diffondere la giustizia nella Tua terra, in cerca della Tua approvazione e cercando diavvicinarci a Te. Per questo i nostri martiri sono stati onorati con il martirio e per questoandiamo avanti e continuiamo la nostra lotta e la nostra jihad, e Tu ci ha promesso uno dei duelieto fine: la vittoria o essere onorati dalla riunione con Te, tinti del nostro sangue.

La nostra promessa a Te, Nostro Signore, e a tutti i Tuoi schiavi oppressi è quella di esseresempre uomini sinceri, che mantengono i loro giuramenti, ed attendono il loro compimentofermamente e senza esitazioni.

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