il rischio biologico - università degli studi di...
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AGENTI BIOLOGICIAGENTI BIOLOGICI
Gli agenti biologici possono essere:
Microrganismi Microrganismi (virus, batteri, funghi, ecc.)Allergeni di origine biologicaAllergeni di origine biologica (ad esempio funghi aeroallergenici)I prodotti della crescita microbicaI prodotti della crescita microbica (come le tossine batteriche e le micotossine).
MICRORGANISMIMICRORGANISMI
Sono forme di vita che presentano dimensioni microscopiche costituiti di norma da una sola cellula.
Fra i microrganismi rientrano i batteribatteri, i virusvirus, i funghifunghi e i protozoi.
BATTERIBATTERIOrganismi di piccole dimensione (0,2 – 2 micron). In condizioni favorevoli
raddoppiano il loro numero in circa 20 minuti.Si dividono in:
SaprofitiSaprofiti:: vivono in qualsiasi ambiente e non comportano rischi per l’uomo.PatogeniPatogeni:: possono essere causa di malattie per l’uomo. Questi batteri una volta penetrati nel nostro organismo sono in grado di provocare una malattia. Le condizioni ottimali per la loro crescita vengono raggiunte quando penetrano nel loro ospite preferito. Pertanto vi sono batteri patogeni per alcuni animali e non per l’uomo e viceversa, o per entrambi.
Tossine battericheTossine batteriche:: alcuni batteri producono sostanze simili a dei veleni. Ad esempio il microbo del tetano produce una sostanza tossica che agisce sul sistema nervoso provocando gli spasmi muscolari tipici della malattia.
OpportunistiOpportunisti:: normalmente vivono sul nostro corpo senza provocare nessuna malattia. Si possono però verificare situazioni, come un cattivo stato di salute dell’ospite, che rendono questi batteri patogeni.
In pratica vi sono dei batteri che diventano pericolosi solo perché l’ospite èdiventato più debole.
VIRUSVIRUSSono gli agenti biologici più piccoli (0,02 – 0,3 micron).I virus a differenza dei batteri non riescono a
moltiplicarsi fuori dalle cellule.
Restano comunque potenzialmente capaci di trasmettere malattie anche quando sono fuori dagli organismi viventi per un periodo più o meno lungo.
FUNGHIFUNGHII funghi o miceti pericolosi sono costituiti soprattutto da muffe e
lieviti.Alcuni di questi sono responsabili di malattie nell’uomo
chiamate micosi.Le micosi possono riguardare la pelle, i peli e le unghie e
organi interni come bronchi e i polmoni.Alcuni miceti producono delle sostanze tossiche chiamate
micotossine. Esse possono dare modesti effetti, come la diarrea, ma anche provocare cirrosi epatica e cancro al fegato. Tra le principali micotossine vi è l’aflatossina ritenuta cancerogena.
Durante lavori di ristrutturazione di ambienti umidi (cantine, vecchie abitazioni) si possono diffondere grandi quantità di spore di funghi del genere aspergillus che possono essere inalate e provocare l’asma bronchiale.
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DEFINIZIONI
D.Lgs. 81/08 – Art. 267
Si definisce "AGENTE BIOLOGICO" qualsiasi microorganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni.
MICROORGANISMOqualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire
materiale genetico
COLTURA CELLULARErisultato della crescita in vitro di
cellule derivate da organismi pluricellulari
SORGENTI DI RISCHIO DI ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI
L’esposizione agli agenti biologici si verifica ogni qual volta un soggetto venga a contatto sul luogo di lavoro con:
individui malati
materiale diagnostico
materiali naturali o di natura organica (quali terra, argilla, derivati da piante -fieno, paglia, cotone-);
derivati di origine animale (pelo, cuoio, pelle, lana, ecc);
generi alimentari (formaggi, yogurt, zuccheri, insaccati,vino, birra, ecc);
polveri organiche (farina, polveri di origine animale, polveri prodotte dalla carta);
rifiuti
acque di scarico
Sono esposti a rischio biologico tutti i lavoratori:
a contatto con animali e loro prodotti
addetti alla ricerca nel campo della microbiologia
addetti all’industria di trasformazione delle carni, pelli, ecc.
addetti ai servizi sanitari ambulatoriali, ospedalieri e veterinari
addetti allo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi
addetti agli stabulari
addetti alle biotecnologie
addetti all’agricoltura
E’ possibile individuare 2 diverse tipologie di rischio biologico in ambito occupazionale:
• rischio biologico generico: presente in tutti gli ambienti di lavoro;• rischio biologico specifico: proprio della mansione svolta, a sua volta
distinguibile in:
a)rischio biologico deliberato: si manifesta quando una determinata attività prevede l’uso deliberato, intenzionale, di agenti biologici. Per esempio si usa un microrganismo nella produzione di generi alimentari; in tal caso l’agente biologico è ben noto e viene intenzionalmente introdotto nel ciclo lavorativo per esservi trattato, manipolato, trasformato o per sfruttarne le proprietà biologiche.
b) rischio biologico potenziale: deriva da una esposizione non intenzionale, potenziale ad agenti biologici; per esempio separazione dei rifiuti o attività agricole.
USO DELIBERATOUSO DELIBERATODI AGENTI BIOLOGICIDI AGENTI BIOLOGICI
Si considera uso deliberato di agenti biologici quando microrganismi considerati agenti biologici ai sensi dell’art. 271 D.Lgs. 81/2008 vengano volutamente introdotti nel ciclo lavorativo per subire trattamenti e manipolazioni affinché vengano sfruttate le loro proprietà biologiche.
Attività con uso deliberato di agenti biologici:Università e centri di ricerca (laboratori, ricerca e sperimentazione biologica)Sanità, zootecnia e veterinaria (laboratori, prove, ricerca e sperimentazione)Farmaceutica (produzione vaccini e farmaci, kit diagnostici con prove biologiche)Alimentare (produzione vaccini e farmaci, kit diagnostici con prove biologiche)Chimica (produzione per biotrasformazione di composti vari, es. detersivi)Energia (produzione per biotrasformazione di vettori energetici, es. etanolo, metanolo)Ambiente (trattamento rifiuti, impianti di depurazione acque, ecc.)Miniere (uso di microrganismi per concentrazione metalli da soluzioni acquose)Agricoltura (fertilizzazioni colture, inoculazione micorrize, uso antiparassitari)Industria delle biotecnologie (produzione di microrganismi selezionati)Industria bellica (produzione armi biologiche)
POTENZIALE ESPOSIZIONEPOTENZIALE ESPOSIZIONEAD AGENTI BIOLOGICIAD AGENTI BIOLOGICI
Quando la presenza dell’agente biologico in una attività lavorativa non èvoluta, perché non rappresenta uno specifico oggetto dell’attività stessa, siamo di fronte ad attività che comportano un rischio potenziale di esposizione.Attività con potenziale esposizione ad agenti biologici:
Industria alimentareAgricoltura e zootecniaMacellazione e Industria di trasformazione di derivati animaliServizi veterinari e sanitari, laboratori diagnosticiServizi di disinfezione e disinfestazioneImpianti industriali di sterilizzazione, disinfezione materiali infettiServizi mortuari e cimiterialiServizi di raccolta, trattamento e smaltimento rifiutiImpianti di depurazione delle acqueManutenzione impianti fognariInstallazione e manutenzione di impianti igieniciAttività di manutenzione in ambienti in cui vi è rischio biologico
QUALI CONSEGUENZE SULLA SALUTE?
• Gli agenti biologici possono provocare tre tipi di malattie:
• INFEZIONI PROVOCATE DA PARASSITI, VIRUS O BATTERI;
• ALLERGIE SCATENATE DALL’ESPOSIZIONE A MUFFE, POLVERI DI NATURA ORGANICA ( FARINA, POLVERI DI ORIGINE ANIMALE, ENZIMI ED ACARI);
• AVVELENAMENTO O EFFETTI TOSSICOGENICI.
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RISCHIO BIOLOGICOdefinizione
Il rischio biologico è la probabilità che un agente biologico, situato in origine all’esterno dell’organismo, possa penetrarvi e provocare danni più o meno gravi, sia nei confronti della salute dei lavoratori che della
popolazione generale.
Esistono due livelli di valutazione:Valutazione della pericolosità intrinseca dell’agente biologico;Valutazione del rischio di infezione in lavoratori esposti.
Pericolo e Rischio
PericoloFonte di possibili lesioni o danni alla salute
Situazione pericolosaQualsiasi situazione in cui una persona è esposta ad uno o piùpericoli
RischioCombinazione tra probabilità e gravità delle possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa
Valutazione del rischioValutazione globale della probabilità e gravità di possibili lesioni in una situazione pericolosa, finalizzata alla scelta dimisure di sicurezza adeguate
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Con il termine CONTAMINAZIONE si intende la presenza di microrganismi patogeni in una determinata area e il loro
contatto con le superfici corporee. La sola contaminazione non è in grado di indurre uno stato di infezione né una condizione
di malattia
L’ INFEZIONE è la penetrazione degli agenti patogeni nell’organismo
Lo stato di MALATTIA segue dopo un periodo variabileche prende il nome di PERIODO DI INCUBAZIONE
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Contaminazione infezione incubazione malattia
Perché possa insorgere una malattia infettiva deve concorrere una serie di fattori, alcuni propri dell’agente infettante, quali la virulenza e la carica
infettante, altri propri dell’organismo ospite, come l’età, la costituzione, il sesso e la razza.
Altri fattori dipendono dalle condizioni esterne, come il clima e la situazione ambientale.
Quanto più virulenti saranno i microrganismi e quanto più cospicuo sarà il loro numero, tanto più facilmente essi avranno il sopravvento sulle difese immunitarie e daranno luogo al passaggio dallo stato di infezione a
quello di malattia
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INFETTIVITA’
va intesa come la capacità di un microrganismo di penetrare e moltiplicarsi nell'ospite;
Nell’uomo la misura dell’infettività si basa comunemente sulla relativa facilità con cui si verifica, in condizioni naturali, la trasmissione dell’infezione, cioè la contagiosità
Determinanti della pericolosità del microrganismo
Classificazione di alcune malattie infettive umane secondo l’infettività (Boccia, 1984)
ELEVATO INTERMEDIO BASSO MOLTO BASSO
Morbillo Parotite Tubercolosi Lebbra
Vaiolo Rafreddore
Varicella Rosolia
Poliomielite
Determinanti della pericolosità del microrganismo
ELEVATO INTERMEDIO BASSO MOLTO BASSO
Morbillo Parotite Poliomielite Lebbra
Vaiolo Rosolia
Varicella
Rabbia
PATOGENICITA’
Capacità di produrre malattia a seguito di infezione e gravità della stessa
Nell’uomo il rapporto tra infetti con malattia sul totale degli infetti viene valutato a 95/100 nel morbillo e 1/1000 nella poliomielite
TRASMISSIBILITA’
caratteristica di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto infetto ad un soggetto non infetto e suscettibile;
Vi può essere tuttavia una trasmissione indiretta in quanto l’agente biologico soggiorna più o meno a lungo nell’ambiente esterno prima di penetrare in un organismo sano (per es. batteridella febbre tifoide)
.
Determinanti della pericolosità del microrganismo
TRASMISSIONE DIRETTA
per contatto fisico vero e proprioper rapporto di estrema vicinanza
TRASMISSIONE INDIRETTA
per mezzo di veicoli quali:aria (goccioline, nuclei delle goccioline, granuli di polvere)acqua (per lo più per inquinamento secondario)alimenti (contaminazione primaria o secondaria)suolooggetti d’uso
per mezzo di vettori distinti in:meccanici o passiviattivi o obbligati e di arricchimento
Modalità di trasmissione
Determinanti della pericolosità del microrganismo
NEUTRALIZZABILITA’
disponibilità, o meno, di efficaci misure profilattiche per prevenire la malattia o
terapeutiche per la sua cura
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Sulla base delle indicazioni fornite dal
National Institute for Occupational Safety and
Health (NIOSH) degli USA, gli agenti che
costituiscono una fonte di rischio biologico sono
stati suddivisi in 4 classi a seconda del rischio di
infezione
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Gruppo 1: Agente biologico di gruppo 1 (nessuno o basso rischio individuale e collettivo).
Un agente che ha poca probabilità di causare malattie in soggetti umani
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Gruppo 2: Agente biologico di gruppo 2(moderato rischio individuale, limitato rischio
collettivo)
Un agente che può causare malattie in soggetti umani e costituisce un rischio per i lavoratori; è poco
probabile che si propaghi nella comunità; sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche
esempi: Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Cryptococcus neoformans, Clostridium tetani, Chlamydia pneumoniae, Corynebacterium diphtheriae,
Helicobacter pylori, Salmonella paratyphi A, B, C, Candida albicans, Herpesvirus, Virus della parotite, Virus della poliomelite
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Gruppo 3: Agente biologico di gruppo 3(elevato rischio individuale, basso rischio collettivo)
Un agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci
misure profilattiche o terapeutiche.
Esempi: Bacillus anthracis, Brucella melitensis, Chlamydia psittaci (ceppi aviari), Mycobacterium tuberculosis, Salmonella typhi, Treponema pallidum, Virus dell'epatite B, Virus dell'epatite C, Morbo di Creutzfeldt-Jakob, Echinococcus granulosus, Virus della
sindrome di immunodeficienza umana (AIDS), Plasmodium falciparum
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Gruppo 4: Agente biologico di gruppo 4(elevato rischio individuale e collettivo)
Agente biologico che può causare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio di
propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche.
Esempi: Virus della febbre emorragica di Crimea/Congo, Virus Ebola, Virus di Marburg
TITOLO VIII TITOLO VIII –– PROTEZIONE DA PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICIAGENTI BIOLOGICI
Capo II - OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO.Art. 271. – Valutazione del rischio.Art. 272. – Misure tecniche organizzative e procedurali.Art. 273. – Misure igieniche.Art. 274. - Misure specifiche per le strutture sanitarie e veterinarie.Art. 275. - Misure specifiche per i laboratori e gli stabulari.Art. 276. - Misure specifiche per i processi industriali.Art. 277. – Misure di emergenza.Art. 278. – Informazione e formazione.
Capo III - SORVEGLIANZA SANITARIA.
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1) Sostanze infetteSono quelle che contengono microrganismi vitali, compresi batteri, virus, rickettsie, parassiti, funghi, o microrganismi ricombinanti o mutanti che sono conosciuti provocare malattie negli animali e nell’uomo. In queste definizioni non sono incluse le tossine.
2) Campioni diagnosticiSono costituiti da qualsiasi materiale di origine animale o umana, inclusi escreti,secreti, sangue e derivati, tessuti che vengono utilizzati a scopo diagnostico,conesclusione di animali vivi infetti.
3) Prodotti biologiciSono definiti come prodotti biologici finiti, per uso umano o veterinario, quelli fabbricati in conformità a quanto stabilito da Enti Ufficiali Nazionali o secondo le direttive dell’Autorità di Sanità Pubblica. I vaccini vivi per gli animali o per l’uomo sono considerati “prodotti biologici” e non “sostanze infette”.
DEFINIZIONE DI MATERIALE BIOLOGICO
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Inoculazione di materiale infetto attraverso la cute:si verifica sempre per cause accidentali e quindi
facilmente identificabili: punture con l'ago di siringhe contenenti materiale infetto;
abrasioni, tagli e ferite che vengano a contatto con materiale, polvere o superfici infette;lacerazioni causate da frammenti di vetreria rotta contaminata;
morsi o graffi di animali di laboratorio infettati sperimentalmente.
Vie di penetrazione nell’organismo
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2) Ingestione di materiale infetto: può avvenire sia per aspirazione diretta di liquidi infetti durante la pipettatura a bocca (vietata) che per contaminazione delle mani e delle dita, con conseguente larga disseminazione di materiale infetto all'interno del laboratorio.
3) Aerosol: la disseminazione sotto forma di aerosol rappresenta una rilevante fonte di dispersione nell’atmosfera di materiale infetto e costituisce una delle più frequenti modalità di contaminazione ambientale, tanto più pericolosa in quanto spesso non sospettata e non facilmente dimostrabile.
Classificazione degli aerosol
•Aerosol prodotti dalle correnti di ventilazione (le correnti di ventilazione si originano dai condizionatori d’aria e possono permettere la disseminazione di microrganismi )
•Aerosol prodotti da effetti elettrostatici (la repulsione elettrostatica è stata impiegata per generare artificialmente aerosol)
•Aerosol prodotti da manipolazione del materiale biologico (gli aerosol prodotti durante le comuni operazioni di laboratorio sono importanti fonti di infezione)
•Aerosol prodotti dalla apparecchiature di laboratorio (agitatori, scuotitori, omogenizzatori e frammentatori di tessuti, centrifughe, apparecchiature per il vuoto e liofilizzatori….. PIPETTE, ANSE)
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L’aerosol si può formare• nel momento dell’apertura di contenitori, di provette e capsule di Petri o di fiale contenenti materiale liofilizzato;• nell’impiego di agitatori, siringhe, centrifughe;• nello svuotamento di pipette, nella sterilizzazione alla fiamma di anse o aghi bagnati.
E’ indispensabile cercare di evitare la formazione di aerosol adottando gli appositi mezzi ideati a questo scopo e attenendosi alle corrette norme antisettiche.
I microrganismi trasportati con gli aerosol costituiscono una notevole sorgente d'infezione, soprattutto per le vie respiratorie, e rappresentano un rischio spesso sottovalutato nei laboratori in cui si manipola materiale biologico.
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SICUREZZA BIOLOGICA
Il Decreto Legislativo n. 626/94 ha posto le basi per un’adeguata azione di tutela della salute nei luoghi di lavoro ed è stato sostituito dal decreto n. 81/08. Il titolo X di tale decreto concerne le norme relative all’ “esposizione ad agenti biologici” e gli articoli principali riguardano:
classificazione degli agenti biologici (art. 268) comunicazione e autorizzazione (artt. 269 e 270)valutazione del rischio (art. 271)misure tecniche, organizzative, procedurali (art. 272) applicazioni di norme igieniche generali (art. 273) e specifiche
(artt. 274-277)informazione e formazione dei lavoratori (art. 278)prevenzione e controlli (art. 279)
Una serie di allegati specifica le varie procedure e misure applicative di buona prassi microbiologica, del contenimento del rischio e della sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti nonchédell’applicazione di misure di emergenza.
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LIVELLI DI BIOSICUREZZA (BSL)
• BSL1: laboratorio dove vengono cresciuti e mantenuti microrganismi che non provocano malattie
• BSL2: laboratorio di diagnosi e ricerca (patogeni). E’obbligatoria la presenza di cappa a flusso laminare e l’uso di guanti e mascherina
• BSL3: laboratorio di diagnosi e ricerca (alto potenziale di trasmissione aerogena). E’ obbligatoria la presenza di cappa a flusso, autoclave, filtrazione dell’aria in entrata e in uscita
• BSL4: laboratorio di diagnosi e ricerca (alto rischio di trasmissione per inalazione, pericolo di morte, non esiste vaccino o terapia). Cappa a flusso, tuta con pressione positiva,laboratorio isolato, entrata e uscita di aria sterile, elevata esperienza.
BSL Agenti Procedure Equipaggiamento di sicurezza (Barriere primarie)
Impianti(Barriere secondarie)
1Non riconosciuto come
sicura causa di infezionein adulti sani
Procedure standard dimicrobiologia Nessuno Lavandino
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Associato con malattie umane, rischio = ferite percutanee, ingestione,
esposizione dellemembrane delle mucose
Procedura BSL-1 più: Accesso limitato - Segnali di
rischio biologico -Precauzioni “chiare” - Manuale di biosicurezza con indicazioni per la decontaminazione e procedure
di intervento medico
Barriere primarie = Classe I o IIDispositivi di contenimento fisico utilizzati per tutte le
manipolazioni di agenti chepossono causare schizzi o aerosol di materiali infetti;
camici di laboratorio, guanti, protezioni del viso, se
necessario
BSL-1 più:autoclave disponibile
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Agenti indigeni o esotici con potenziale trasmissione di
aerosol; l’infezione può avere conseguenze serie e
anche letali
Procedura BSL-2 più: Accesso controllato - Decontaminazione di tutti i residui - Decontaminazione
degli indumenti da laboratorio prima del lavaggio
Barriere primarie = Classe I o IIDispositivi BSC o di altro
contenimento fisico utilizzati per tutte le manipolazioni
all’aperto di agenti; indumenti protettivi, guanti, protezioni respiratorie, se necessario
BSL-2 più:Separazione fisica dai corridoi
d’accesso. Chiusure automatiche, accessi a doppia
porta. Aria espulsa non per ricircolo. Flusso d’aria negativo
in laboratorio
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Agenti pericolosi/esoticiche mettono la vita a
repentaglio con minaccia di malattie, aerosol trasmessi da infezioni di laboratorio; oppure agenti correlati con
rischi sconosciuti di trasmissione
Procedure BSL-3 più:Cambio degli indumenti prima di
Entrare. Doccia all’uscitaDecontaminazione di tutti imateriali prima dell’uscita
dall’impianto
Barriere primarie = Tutte leprocedure seguite in Classe III BSC o in Classe I o II BSC in
relazione a tutto il corpo, all’aria prodotta, alla pressione
positiva, su richiesta del personale
BSL-2 più: Separazione fisica dai corridoi d’accesso.
Chiusure automatiche, accessi a doppia porta. Aria espulsa
non per ricircolo. Flusso d’aria negativo inlaboratorio
LIVELLI DI BIOSICUREZZA
INFORMAZIONE E FORMAZIONEINFORMAZIONE E FORMAZIONE((Art.Art. 275 275 D.LgsD.Lgs. 81/2008). 81/2008)
Nei luoghi di lavoro devono essere esposti il simbolo del rischio biologico (se questo è presente) e le procedure da attuare in caso di infortunio o incidente.
Il Datore di Lavoro deve fornire ai lavoratori (prima che siano adibiti alle attività a rischio) le informazioni e istruzioni necessarie.
IN PARTICOLAREI rischi per la salute dovuti agli agenti biologici presenti sul luogo di lavoro
La funzione dei D.P.I.e il loro corretto impiego
Le precauzioni da prendere per evitare l’esposizione
Le misure igieniche da osservare
Il modo di prevenire gli infortuni e le misure per ridurne le conseguenze
SORVEGLIANZA SANITARIASORVEGLIANZA SANITARIA((Art.Art. 276 276 D.LgsD.Lgs. 81/2008). 81/2008)
Il datore di lavoro sottopone alla sorveglianza sanitaria i lavoratori addetti alle attività per le quali la valutazione ha evidenziato la presenza di un rischio per la salute.La sorveglianza sanitaria è affidata al:
MEDICO COMPETENTEMEDICO COMPETENTE
Il datore di lavoro può esimersi dalla sorveglianza sanitaria solo dopo che la valutazione ha dimostrato che tale misura non sia necessaria.Le misure protettive necessarie, come la messa a disposizione di vaccini, sono stabilite dal datore di lavoro su parere del medico competente.La somministrazione dei vaccini è a cura del medico competente così come la formazione e informazione del personale relativamente al controllo sanitario e alle vaccinazioni
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Barriere fisiche
Barriere chimiche
Barriere biologiche
IsolamentoCappe biologiche
DPIAttrezzature a tenuta
Sterilizzazione
Detersividisinfettanti
Vaccinazione
può essere ottenuto con:
CONTENIMENTOMisure di sicurezza per l’utilizzo, la manipolazione e la conservazione degli
agenti biologici atte a ridurre al minimo le possibilità di contaggio
CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE I
Progettata per proteggere l’operatore e l’ambiente, ma non il materiale sul banco di lavoro
Aria in entrata
Aria in uscita dopo filtro HEPA
Aria potenzialmentecontaminata
Barriere fisiche
CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE II
Progettata per la protezione dell’operatore, dell’ambiente e del materiale.
Aria ambiente
Aria potenzialmentecontaminataAria filtrata
Barriere fisiche
Cabina di Biosicurezza di classe 3protezione totale per l'utente e per l’ambiente
Chiusura totale dell'area di lavoro.L’utente è separato dall’area di lavoro da una
barriera fisicaAria filtrata fornita continuamente alla cabinaL’aria di scarico è filtrata tramite uno o due
filtri HEPA Barriere fisiche
Cappe a flusso laminare per la protezione del materiale, posto all’interno della cappa, dai contaminanti presenti nell’ambiente (PCR, preparazioni di farmaci, biologia vegetale, lavorazioni ottiche, microelettronica e micromeccanica …..)
NON PROTEGGONO L’OPERATORE!
Flusso verticale Flusso orizzontale
Distruzione degli agenti contaminanti
SterilizzazioneLa sterilizzazione è la procedura più efficace per la uccisione dei germi.
Durante la sterilizzazione vengono distrutti tutti gli agenti biologici, sia quellipatogeni che quelli non patogeni, nonché le spore più resistenti.
Sterilizzazione con il caloreIl calore agisce alterando le molecole che costituiscono le strutture dei microrganismi. Le
varie specie microbiche presentano diversa resistenza al calore: i virus (esclusi quelli dell’epatite), i batteri in forma vegetativa, i miceti ed i protozoi sono, in genere, molto sensibili al calore; molto più resistenti sono le spore, specialmente quelle prodotte da
batteri che hanno come habitat l’ambiente esterno e quelle prodotte da specie termofile(es. Clostridium botulinum, Bacillus stearotermophilus).
Per la sterilizzazione può essere utilizzato sia il calore secco che il calore umido.
AUTOCLAVESTUFA A SECCO
Barriere fisiche
BECCO BUNSEN
Sterilizzazione mediante radiazioni
Raggi infrarossiLa sterilizzazione viene effettuata in apposite stufe a pressione normale o in stufe sotto
vuoto. Poiché i raggi infrarossi hanno notevole capacità di penetrazione, i tempi di esposizione del materiale da sterilizzare (siringhe, vetreria), sono relativamente brevi.
Raggi ultraviolettiSi tratta di radiazioni elettromagnetiche di lunghezza d’onda compresa tra 100 e 400 nm,
nella porzione di spettro compresa tra la luce visibile e i raggi X. I raggi ultravioletti sono caratterizzate da un marcato effetto germicida, con un picco di Esse agiscono danneggiando il DNA e la loro azione antimicrobica è molto rapida. Tuttavia,
la loro scarsa capacità di penetrazione ne limita l’azione esclusivamente alle superfici direttamente esposte.
Le radiazioni UV possono causare irritazione cutanea (eritemied infiammazione oculare (congiuntivite) in caso di esposizione non protetta.
In presenza di radiazioni dirette o indirette prolungate, è assolutamente indispensabile l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (D.P.I.) come camici, guanti, visiere e
occhiali con lenti di vetro comune.
La sorgente di radiazioni UV più comunemente utilizzata è rappresenta da particolari lampade a scarica di vapori di mercurio a bassa pressione.
Barriere fisiche
Raggi gamma
Fra le radiazioni ionizzanti, solo i raggi gamma trovano un’applicazionepratica come agenti sterilizzanti. Prodotti dal cobalto 60, sono usati
per la sterilizzazione di materiale a perdere (siringhe di plastica, cateteri, fili di sutura, piastre, ecc.) già confezionati in buste di
plastica impermeabili ai microbi.
Sterilizzazione con agenti chimici
Sterilizzazione con ossido di etilene
Barriere fisiche
Disinfezione
Un trattamento di disinfezione ha come scopo immediato quello di distruggere gli agenti patogeni che sono presenti, o si presume essere presenti, in un determinato ambiente o
substrato, per impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente.
Non si pretende, comunque, la distruzione di tutti i microrganismi, come è nel caso della sterilizzazione, ma soltanto di quelli che si ritiene
essere dannosi per l'uomo in quelle condizioni.Essa viene attuata mediante mezzi fisici o chimici opportunamente scelti in funzione dell'agente patogeno che si vuole distruggere. Gli stessi agenti fisici menzionati per la sterilizzazione possono essere
usati anche per la disinfezione.
Barriere chimiche
Alcuni agenti chimici disinfettanti:
CloroIl cloro è un disinfettante universale; esso è attivo contro tutti i microrganismi. E’ normalmente disponibile come ipoclorito di sodio (NaClO) o dicloro iso cianurato di sodio (NaCNCl2). Il cloro gassoso è utilizzato per la disinfezione delle acque. L'ipoclorito di sodio, oltre che per la clorazione dell'acqua, viene usato nell'ambito domestico per la disinfezione di stoviglie, biancheria, superfici, dato che il suo basso costo e la facilità d'uso; esso ècontenuto, assieme ad altri ipocloriti, nelle comuni varechine o candeggine.
IodioLo iodio è un composto poco solubile in acqua e facilmente solubile in alcol. E’un disinfettante energico ed esplica una azione battericida e sporicida ad ampio spettro.
FenoliI fenoli sono attivi contro tutte le forme vegetative di microrganismi, ma non contro le spore, non alterano i materiali con i quali vengono in contatto. Il loro uso, tuttavia è limitato dal loro odore sgradevole, penetrante e persistente.
Barriere chimiche
AlcoliSono correntemente usati l'alcool etilico (etanolo) e l'alcol isopropilico (isopropanolo). Essi hanno proprietà disinfettanti simili. Esplicano un intenso e rapido effetto battericida sulle cellule in forma vegetativa, batteri, funghi e virus, grazie alla loro azione denaturante sulle proteine, ma non hanno alcuna attività sulle spore. La loro efficacia disinfettante è massima quando sono diluiti in acqua al 50-60%, mentre èmolto scarsa quella degli alcoli anidri
AldeidiLa sostanza più comunemente usata è l'aldeide formica (H2CO). Viene commercializzata sotto forma di paraformaldeide, in fiocchi o in pastiglie, o come formalina, una soluzione al 37% del gas in acqua contenente metanolo come stabilizzante. All’umidità relativa del 70%, essa è in grado di inattivare anche le spore, purché la sua azione si prolunghi per tempi adeguati e avvenga a temperature superiori ai 40°C. La formalina al 5% può essere utilizzata come disinfettante liquido. E’comunque un gas pericoloso e irritante, sospettato di essere cancerogeno.Anche la glutaraldeide è attiva contro tutti i microrganismi. La glutaraldeide è tossica, irritante e mutagena. Va evitato ogni contatto con pelle, occhi e vie respiratorie.
SaponiSono costituiti da miscele di sali degli acidi grassi, (acidi oleico, palmitico e stearico), che si ottengono trattando i grassi animali o vegetali con idrato sodico (soda caustica), o con idrato di potassio (potassa) per ottenere rispettivamente i saponi duri, o i saponi molli. Essi hanno la proprietà di abbassare la tensione superficiale dell'acqua e, pertanto, esplicano un’azione detersiva e sgrassante, con cui si ottiene l'allontanamento meccanico di parte dei microrganismi presenti sulla pelle o sugli oggetti da detergere (biancheria, pavimenti, ecc.).
Barriere biologiche
VACCINI(profilassi immunitaria attiva)
MICRORGANISMO TOSSINA
Ucciso, reso innocuo osolo frammenti
Resa innocua
Si somministrano alla persona non immunizzata
Produce ANTICORPI PROPRINon funziona subito. Dura, più o meno, a lungo
VACCINAZIONE
Immunità acquisita artificialeIndotta dall’introduzione di microrganismi attenuati, o uccisi o loro
prodotti inattivati
Provvedimentodi massa
estensivo
selettivoProfessioniClassi di etàViaggiatoriAttività sportiveAbitudini di vita
Barriere biologiche
Barriere biologiche
Vaccinazioni obbligatorie e consigliate per categorie di lavoratori
Febbre gialla, rabbia, epatite A …Attività all’estero
TetanoAgricoltori
Rabbia, tubercolosi, breucellosiAddetti ad animali
Epatite A, TetanoOperatori ecologici
Epatite B, Poliovirus, RhabdovirusLaboratoristi
Epatite B, tubercolosiPolizia, Vigili urbani
Influenza, morbillo, rosolia, parotite epidemica, varicella
Insegnanti
Epatite B, influenza, morbillo, rosolia, parotite epidemica, varicella, tubercolosi
Operatori sanitari
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i rischi per la sicurezza compaionoquando viene a mancare l’integrità della
barriera
in tale situazione i dispositivi
di protezione individualediventano una importante
linea di difesa
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3a categoria - di progettazione complessa destinati asalvaguardare da rischi di morte o lesioni gravi e di carattere permanente.
2a categoria - vi appartengono i dpi che non rientrano nelle altre due precedenti categorie
1a categoria - di progettazione semplice destinati asalvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità
Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di
minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro.
I DPI devono essere:
- Adeguati ai rischi da prevenire- Adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro
- Adeguati alle esigenze ergonomiche e di salute del lavoratore
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALIDISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
QUALI DPI PER IL BIO-RISCHIO?
GUANTI
L’uso dei guanti è importante in quanto riduce il rischio di trasmissione dell’infezione da un soggetto all’altro e da oggetti e strumenti contaminati alle persone. I guanti non sostituiscono la necessità di lavarsi le mani, in quanto possono presentare dei microfori, oppure perché le mani si possono contaminare durante la rimozione dei guanti stessi. Il principio che deve guidare la scelta e l’impiego dei guanti deve essere l’appropriatezza dei guanti all’uso per il quale sono stati costruiti.
• Perchè proteggere le mani?Le mani sporche rappresentano un potenziale veicolo di trasmissione delle infezioni
APPARRECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
La protezione delle vie respiratorie va effettuata mediante l’impiego di protezioni respiratorie particolari (respiratori o filtranti facciali).
• Perché proteggere le vie respiratorie?I microorganismi possono penetrare nell’organismo umano attraverso la viarespiratoria.
OCCHIALI PROTETTIVI, PREFERIBILMENTE VISORI, A MASCHERINA AVVOLGENTE O VISIERA
E’ opportuno utilizzare tali DPI per garantire una maggiore protezione contro gli schizzi.
• Perché proteggere gli occhi?Le mucose degli occhi rappresentano una potenziale via di ingresso per i
microorganismi
TUTE INTERE CON CAPPUCCIO E CHIUSURA LAMPO ANTERIORE E CHIUSURA ELASTICIZZATA AI POLSI ED ALLE CAVIGLIE
STIVALI DI GOMMA O POLIURETANOSOVRASCARPE MONOUSO
• Perché proteggere il corpo?Abiti e parti del corpo sporchi possono essere veicolo di trasmissione dei microorganismi
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dispositivi di protezione individuale
• Vengono utilizzati in aggiunta alle procedure operative ed agli accorgimenti tecnici
• devono essere opportunamente puliti e decontaminati dopo l’uso o eliminati in modo appropriato
• devono essere rimossi quando si esce da un’area contaminata
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Convenzionalmente i DPI vengono suddivisi in funzione delle parti del corpo che devono proteggere:
PROTEZIONE DELLA TESTA
PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO
PROTEZIONE DELL’UDITO
PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
PROTEZIONE DEGLI ARTI SUPERIORI
PROTEZIONE DEL CORPO
PROTEZIONE DEGLI ARTI INFERIORI
PROTEZIONE DALLE CADUTE DALL’ALTO
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I DPI devono essere impiegati quando l'esposizione
a fattori di rischio non può essere evitata o
comunque convenientemente ridotta con misure
tecniche preventive, mezzi di protezione
collettiva, metodi organizzativi
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Ciò presuppone:
- la VALUTAZIONE DEL RISCHIO dell'attività o della lavorazione
- l’accertamento del RISCHIO RESIDUO che si possa convenientemente ridurre o eliminare con l'adozione dei D.P.I.
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REQUISITI DEI D.P.I.(D.Lgs.n 81/09 CAPO II Art.76)
1. I D.P.I. devono essere conformi alla norme di cui al D.Lgs475/92
2. I D.P.I. di cui al comma 1 devono inoltre: • a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza
comportare di per sé un rischio maggiore • b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di
lavoro • c) tenere conto delle esigenze di lavoro o di salute del
lavoratore • d) poter essere adattati all'utilizzatore secondo le sue
necessità3. In caso di rischi multipli che richiedono l'uso di più D.P.I.,
questi devono essere tra loro compatibili e tali da mantenere, anche nell'uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti
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Il responsabile del servizio sicurezza deve essere consultato perché:
• è colui che è a perfetta conoscenza della valutazione del rischio e del fatto che l'adozione dei DPI ha escluso la praticabilità di altri interventi tecnici
• è colui che ha completato l'iter di valutazione, per conto del datore di lavoro, seguito dall'adozione di misure tecnico organizzative e procedurali
• ha accertato che permangono ulteriori rischi (RISCHIO RESIDUO)
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Il medico competente deve esprimere parere:
- sui DPI adottati-sull'adeguatezza dei DPI
In caso di difficoltà il medico competente può disporre di accertamenti specialistici per garantire la compatibilità dei DPI.
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• I lavoratori si sottopongono al programma di formazione e addestramento organizzato dal datore di lavoro nei casi ritenuti necessari ai sensi dell’articolo 77, comma 4 e 5
• I lavoratori utilizzano i DPI messi a loro disposizione conformemente all'informazione e alla formazione ricevute e all'addestramento eventualmente organizzato
• I lavoratori: » a) hanno cura dei DPI » b) non vi apportano modifiche di propria iniziativa
• Al termine dell'utilizzo i lavoratori seguono le procedure aziendali in materia di riconsegna dei DPI
• I lavoratori segnalano immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto qualsiasi difetto o inconveniente da essi rilevato nei DPI messi a loro disposizione
Obblighi dei lavoratori (art. 78 D.Lgs. n. 81/08)
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L'utilizzatore è garantito nell'acquisto dei DPI da tre fondamentali adempimenti del costruttore:
• dichiarazione di conformità CE • apposizione della marcatura CE* sul DPI e
sull'imballaggio • redazione, anche in lingua italiana, della nota
informativa che deve essere obbligatoriamente rilasciata secondo il modello dell'allegato II, la quale fornisce una spiegazione esauriente delle caratteristiche prestazionali e del corretto utilizzo del DPI
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Non sono dispositivi di protezione individuale:
le attrezzature di soccorso e di salvataggio;
le attrezzature di protezione individuale delle forze
armate, delle forze di polizia e del personale di servizio
per il mantenimento dell'ordine pubblico;
le attrezzature proprie dei mezzi di trasporto stradali;
i materiali sportivi;
gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non
specificamente destinati a proteggere la sicurezza e la
salute del lavoratore;
i materiali per l'autodifesa o per la dissuasione;
gli apparecchi portatili per individuare e segnalare
rischi e fattori nocivi.
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Le buone pratiche: igiene personale
• lavarsi le mani regolarmente e subito dopo ogni contaminazione
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Procedure di lavoro
• devono essere seguite scrupolosamente
• presuppongono:– conoscenza dei rischi– utilizzo di un manuale che
• identifichi i rischi• specifichi le procedure da attuare per
eliminare o minimizzare i rischi
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In laboratorio è vietato fumare e consumare cibi e bevande
Non indossare sandali
Raccogliere e legare i capelli lunghi
Non portare lenti a contatto
In laboratorio è vietato lavorare da soli
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lavoratori espostinon solo noi che stiamo in laboratorio ……
ma anche
– Addetti ai servizi di pulizia
– Forze dell’ordine– Vigili del fuoco
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piano di sicurezza
• scritto e accessibile a tutti
• individuazione delle attivitàche possono comportare una esposizione
• descrizione di cosa fare in caso di situazioni di emergenza
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precauzioni per oggetti acuminati e taglienti
non raccogliere con le mani i vetri rotti
non reincappucciare gli aghi
utilizzare sempre contenitori resistenti alle punture per eliminare gli oggetti appuntiti e taglienti
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decontaminazione degli ambienti ed eliminazione dei rifiuti
• l’ambiente di lavoro deve essere conservato pulito e decontaminato
• le superfici di lavoro, gli arredi e le attrezzature devono essere regolarmente e opportunamente decontaminati
i rifiuti devono essere suddivisi ed eliminati in base alla tipologia
CLASSE 1
CLASSE2
CLASSE 3
CLASSE 4
CLASSE X
GIUDIZIO IDEALI UTILIZZABILI SCONSIGLIATI DA EVITARE DATI NON SUFFICIENTI
TEMPO DI PERMEAZIONE
alcune ore almeno un'ora almeno dieci minuti
da zero a pochi minuti
n.d.
TASSO DI PERMEAZIONE (mg*sec/mq)
nullo o basso basso variabile variabile n.d.
DEGRADAZIONE nulla scarsa o nulla possibile, lenta possibile, rapida
n.d.
RESISTENZA DEI GUANTI AGLI AGENTI CHIMICI
SostanzaGomma butilica
LatticePolietilen
e clorurato
Uretano PVC NitrileNeopren
eAltro
Epichlorohydrin 1 4 X 4 X 3 3
Epoxybutane, 1,2- 4 4
Ethanal 1 4
Ethane 4 2 2 2 1 2
Ethanol 1 3 1 3
Ethanolamine 2 1 3 1 1 1
Ether 4 4 3 4
EthidiumBromide 3 2
Ethoxyethanol, 2- 1 4 3 1
EthylAcetate 1 4 2 4 4 4 3
EthylAcetoacetat
e1 4 1 4 3
EthylAlcohol 1 4 2 1 1
EthylAldehyde 1 4
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Obiettivi della gestione rifiuti:
minimizzare il rischio per gli operatori, per la salute pubblica e per l’ambiente
•A livello della produzione: minimizzare le quantità prodotte per ogni tipologia
•A livello della raccolta interna: differenziare e separare i contenitori rispettando le tipologie dei rifiuti e i criteri di non miscibilità
•A livello di produzione e deposito temporaneo: smistamento delle varie tipologie di rifiuti nelle zone adibite a deposito rifiuti e accorta gestione delle stesse.
•A livello di trattamento e smaltimento: individuare il metodo più efficace di trattamento e smaltimento nel rispetto dei principi di economia e delle legislazioninazionali, avviando quanto più possibile al recupero o al riciclaggio.
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Il Decreto Legislativo n.156/2006 classifica i rifiuti secondo la loro origine in:
► rifiuti urbani► rifiuti speciali
e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in:
► rifiuti pericolosi► rifiuti non pericolosi
I rifiuti prodotti in un laboratorio biologico sono, in genere:
rifiuti assimilabili agli urbanirifiuti speciali pericolosi e non pericolosirifiuti sanitari infettivi e non infettivi
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I rifiuti provenienti da laboratori ove si manipolano materiali biologici devono essere considerati potenzialmente infetti:
Essi dovranno essere raccolti in appositi sacchi di plastica posti in contenitori di cartone facilmente riconoscibili, che verranno inviati
all’inceneritore.
I materiali e le colture, prima di essere scartati, dovranno essere disinfettati, o sterilizzati in autoclave, o decontaminati
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La segnaletica di sicurezzaLe norme impongono l’obbligo negli ambienti di lavoro di predisporre idonea
segnaletica di sicurezza per informare i lavoratori sui rischi presenti nell’ambiente di lavoro.
Hanno lo scopo di attirare in modo rapido, comprensibile e inequivocabilel’attenzione su oggetti e situazioni che possono provocare pericoli.
Non sostituiscono in nessun caso le misure di sicurezza e protezione
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TIPOLOGIA DEI SEGNALI
Sono tondi, con bordo rosso e banda trasversale rossa su fondo bianco.Indicano le cose che sono vietate
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Sono triangolari, di colore giallo e informano il lavoratore di un pericolo
TIPOLOGIA DEI SEGNALI
Carichi sospesi Sostanze infette Sostanze corrosive Pericolo generico
Fiamme libere Materiale radioattivo Sostanze velenose Tensione elettrica pericolosa
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PROTEZIONE VIE RESPIRATORIE
PROTEZIONE AGLI OCCHI
GUANTI DI PROTEZIONE
CALZATURE DI PROTEZIONE
CASCO DI PROTEZIONE PROTEZIONE DELL’UDITO
Sono tondi, di colore blu o azzurri e informano sui comportamenti da assumere
E’ importante comprendere che il rispetto delle norme sulla sicurezza costituisce non solo un obbligo di legge, ma un
principio morale e di buon senso, che deve entrare a pieno titolo nella cultura collettiva di chi opera
nell’ambito delle istituzioni,ancor prima che in quello privato.
Non è purtroppo abitudine il confronto con gli aspetti legati alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro, per differenti ragioni:
-abitudine a lavorare senza osservanza delle norme
-difficoltà a compiere operazioni indossando i dispositivi di protezione individuale
-Disinformazione
- Abitudine ai processi