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E-book M4 | Il sistema finanziario
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Il sistema finanziario
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Sommario
1. Definizione, struttura e soggetti del sistema finanziario .......................................4
1.1 La struttura ............................................................................................................. 4
1.2 Gli strumenti finanziari .......................................................................................... 6
1.3 I mercati finanziari ................................................................................................. 8
1.4 Gli intermediari finanziari .................................................................................... 11
2. La funzione del sistema finanziario .......................................................................... 13
2.1 L’accumulazione del risparmio e il finanziamento degli investitori ................ 14
3. L’economia monetaria ............................................................................................... 20
3.1 Le funzioni della moneta ..................................................................................... 23
3.2 Che cos’è, oggi, la moneta .................................................................................. 24
3.3 Circuito reale e circuito monetario ..................................................................... 25
3.4 Il prodotto finale .................................................................................................. 27
4. Il risparmio, il patrimonio, le attività e le passività finanziarie .............................. 29
4.1 L’equilibrio delle unità economiche.................................................................... 29
5. I saldi finanziari .......................................................................................................... 33
5.1 Un esempio ........................................................................................................... 35
5.2 L’quilibrio contabile ............................................................................................. 36
5.3 I saldi settoriali ..................................................................................................... 37
6. Circuito diretto e indiretto......................................................................................... 39
6.1 L’orientamento del sistema finanziario .............................................................. 40
6.2 Perché esistono gli intermediatori finanziari ..................................................... 41
Bibliografia ...................................................................................................................... 46
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1. Definizione, struttura e soggetti del sistema finanziario
Il sistema finanziario è l’insieme organizzato di mercati, intermediari e strumenti
finanziari. Rappresenta la struttura attraverso cui, in un’economia modera, si svolge
l’attività finanziaria.
Gli strumenti finanziari sono una particolare categoria di contratti aventi per
oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria.
I mercati finanziari sono mercati specializzati nella negoziazione di strumenti
finanziari.
Gli intermediari finanziari sono una speciale classe di imprese che si occupano
essenzialmente di svolgere attività finanziaria, un’attività cioè basata sulla
produzione e sulla negoziazione di strumenti finanziari e sull’offerta di servizi
connessi con la circolazione degli strumenti stessi.
Data la natura dell’attività svolta, il funzionamento del sistema finanziario avviene
in un contesto di regole e controlli. Per tale ragione, la quarta componente della
struttura del sistema finanziario è quindi costituita dalle autorità di vigilanza.
1.1 La struttura
Vi sono una serie di attori che operano all’interno del sistema: le famiglie le quali
rappresentano gli utenti finali ovvero i datori di fondi. Come vedremo più avanti
esse rappresentano solitamente i soggetti in surplus, cioè quei soggetti che hanno
disponibilità finanziarie e che vogliono investirle per poterne ricavare un certo
livello di rendimento.
In contrapposizione alle famiglie vi sono le imprese, le quali rappresentano
anch’esse gli utenti finali ovvero i prenditori di fondi. Esse rappresentano
solitamente i soggetti in deficit, cioè soggetti che necessitano di capitale per poter
perseguire i propri obiettivi e le proprie strategie aziendali.
Sempre tra i prenditori di fondi vi è anche tutto il settore pubblico il quale ha
bisogno di finanziarsi per sostenere le proprie spese e garantire i servizi ai cittadini.
Queste due categorie di soggetti possono incontrarsi in modo diretto e quindi
direttamente sul mercato, cioè i soggetti in deficit emettono strumenti finanziari sui
mercati finanziari e le famiglie investono i propri risparmi investendo in tali
prodotti.
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Ulteriore modo per soddisfare le esigenze delle due categorie è quello di rivolgersi a
un intermediario finanziario ovvero a investitori istituzionali quali fondi comuni,
fondi pensione e assicurazioni.
In questo caso le famiglie depositano presso le banche i propri risparmi, le quali li
utilizzeranno per offrire prestiti alle imprese o investire in strumenti finanziari
presenti sui mercati.
Nel caso in cui le famiglie vogliano invece investire i propri risparmi, esse possono
rivolgersi anche agli investitori istituzionali acquistando quote di fondi o polizze
assicurative, gli investitori istituzionali raccolgono i risparmi delle famiglie e li
gestiscono in modo individuale o collettivo, investendo il patrimonio in strumenti
finanziari emessi dalle imprese o dagli enti pubblici.
Infine, l’ultima componente del sistema finanziario, come abbiamo già detto, è
rappresentata dalle autorità di vigilanza, le quali sono diverse e operano sui diversi
settori finanziari e hanno il compito di vigilare e controllare sull’operato degli
intermediari finanziari e sui mercati, assicurandosi che lo le attività volte all’interno
del sistema finanziario seguano le regole dettate dalle stesse autorità.
Figura 1 | La struttura del sistema finanziario
I mercati rappresentano quindi il luogo di scambio degli strumenti finanziari e
presuppongono la presenza di strutture, organi di gestione, operatori, regole di
comportamento e istituzioni di controllo.
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Gli strumenti finanziari sono contratti aventi per oggetto diritti e prestazioni di
natura finanziaria. La loro varietà aumenta nel tempo poiché le esigenze degli
operatori mutano con il mutare delle condizioni ambientali.
Gli intermediari sono istituzioni specializzate nella produzione e negoziazione degli
strumenti finanziari. Essi attuano una trasformazione in termini di: scadenza,
determinazione del tasso, valuta, taglio unitario, grado di rischio. Maggiore è
l’intensità della trasformazione, tanto più si determina una loro differenziazione.
Figura 2 | Gli elementi costitutivi del sistema finanziario
1.2 Gli strumenti finanziari
Gli strumenti finanziari sono contratti che fondamentalmente incorporano diritti
patrimoniali. In alcuni casi possono incorporare anche diritti non patrimoniali come
nel caso delle azioni e i relativi poteri amministrativi.
In termini generali, gli strumenti finanziari sono una forma di rappresentazione
della ricchezza
La detenzione della ricchezza reale attraverso strumenti finanziari rappresenta un
passaggio fondamentale della nascita dell’economia moderna e del parallelo
sviluppo del sistema finanziario. In definitiva, si rende possibile a un investitore
partecipare ai redditi futuri di un’impresa, senza la complicazione della proprietà
fisica del suo capitale.
Nello stesso tempo l’investitore gode di una gamma di scelte enormemente più
ampia e flessibile, rispetto all’ipotesi della detenzione diretta della ricchezza reale.
I punti chiave da sottolineare quando si parla di strumenti finanziari sono
essenzialmente 4:
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- denominazione della ricchezza,
- trasferimento della ricchezza,
- diversificazione del rischio,
- separazione del rischio.
Per Denominazione della ricchezza si intende il fatto che ogni investitore, di norma,
ha fondi disponibili solo per una piccola frazione del valore complessivo di
un’azienda produttiva, o della spesa della pubblica amministrazione. Se questo
valore viene incorporato in strumenti finanziari, diviene possibile regolare l’importo
unitario per un ammontare sufficientemente piccolo in modo che il loro acquisto sia
accessibile anche per l’investitore più modesto.
Con riferimento al Trasferimento della ricchezza fa riferimento alla la circolazione
degli strumenti finanziari che permette di far circolare la ricchezza in modo molto
più rapido e semplice rispetto a quanto accade per la ricchezza reale. La
conseguenza più importante è che gli investitori godono di un grado più elevato di
liquidità dei loro impieghi e possono quindi rivedere continuamente le loro scelte.
Con Diversificazione del rischio si intende il fatto che L’esposizione al rischio è più
sopportabile se ogni investitore h la possibilità di ripartire la propria ricchezza tra
un numero ampio di impieghi piuttosto che destinare tutto a un singolo
investimento. Gli strumenti finanziari sono alla base di questa possibilità di
distribuzione della ricchezza tra una molteplicità di impieghi.
Gli strumenti finanziari rappresentano infatti quote di ricchezza reale, pertanto
sono intrinsecamente rischiosi: gli investitori vedranno soddisfatti i loro diritti
patrimoniali solo se le attività finanziarie avranno i risultati positivi assunti nelle
previsioni.
La Separazione del rischio fa riferimento alla possibilità che ogni strumento
finanziario sia definito e costituito contrattualmente in modo da incorporare
specifiche quantità di rischio. In altre parole si possono distinguere strumenti a
bassissimo rischio oppure strumenti ad alto rischio come le azioni.
Tra questi due estremi si colloca una gamma pressoché infinita di tipologie di
strumenti: la regola fondamentale che governa la loro distribuzione è che strumenti
più rischiosi devono essere associati a rendimenti attesi più elevati. Tutte queste
tipologie hanno come obiettivo quello di soddisfare le diverse esigenze degli
investitori in relazione al grado di avversione o propensione al rischio.
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1.3 I mercati finanziari
Come già detto, i mercati finanziari sono il luogo dove avvengono gli scambi di
strumenti finanziari.
Dato per appurato tale concetto, è possibile fare una distinzione tra diversi mercati
finanziari in base a diversi criteri relativi alla natura degli strumenti finanziari e alla
modalità di negoziazione.
Se si tiene conto della natura degli strumenti negoziati, si possono distinguere i
mercati creditizi da quelli mobiliari. Nel primo caso gli strumenti finanziari
scambiati sono quelli di tipo creditizio, che presentano specifiche caratteristiche, tra
cui la forte componente soggettiva nella definizione dello strumento e la bassa
liquidità dello stesso. Esempio di strumento creditizio è il contratto di mutuo. I
mercati mobiliari invece sono i mercati in cui vengono scambiati strumenti
finanziari standardizzati, liquidi e negoziabili, come ad esempio le azioni.
Figura 3 | Classificazione dei mercati in base alla natura degli strumenti negoziati
Ulteriore distinzione che può essere fatta è quella in base alla funzione svolta: i
mercati primari sono quei mercati in cui gli strumenti finanziari vengono negoziati
per la prima volta e sono di nuova emissione. Mentre i mercati secondari, come dice
la parola stessa, sono mercati in cui sono scambiati strumenti finanziari già
esistenti, in cui cioè gli investitori possono vendere o acquistare strumenti
finanziari.
Figura 4 | Classificazione dei mercati in base alla funzione svolta
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Se si considera la tipologia di strumenti negoziati, possiamo distinguere i mercati
monetari da quelli dei capitali, nel primo caso vengono negoziati strumenti a breve
termine, con una scadenza sotto i 12 mesi, nel secondo caso invece si negoziano
strumenti a medio lungo termine, con scadenza sopra i 12 mesi.
Figura 5 | Classificazione dei mercati in base alla tipologia di strumenti negoziati
Il quarto criterio di classificazione dei mercati finanziari fa riferimento al taglio delle
transazioni. Sono definite al dettaglio le negoziazioni a lotti cosiddetti nominali e
accessibili a soggetti retail. Mentre nei mercati all’ingrosso vengono trattati tagli di
mercato rilevanti, a cui solitamente possono accedere solo intermediari e investitori
istituzionali.
Figura 6 | Classificazione dei mercati in base al taglio delle transazioni
Ancora, in base alla modalità di negoziazione si distinguono i mercati ad asta e
quelli market driven. Nel caso dei mercati ad asta, I prezzi sono il risultato
dell’incrocio dei flussi di ordini di acquisto e di vendita immessi nel mercato dagli
operatori, mentre i mercati market driven sono Caratterizzati dalla presenza dei
market makers cioè operatori di mercato come ad esempio i brokers che assicurano
la liquidità dello strumento finanziario e pertanto i prezzi sono determinati dai
market makers
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Figura 6 | Classificazione dei mercati in base alla modalità di negoziazione
I mercati possono poi essere fisici se gli operatori si radunano in mercati che hanno
una dislocazione fisica, ovvero telematici se è possibile effettuare le negoziazioni
anche prescindendo dalla presenza fisica degli Operatori stessi.
Figura 7 | Classificazione dei mercati in base alla localizzazione degli scambi
Infine, ultimo criterio di classificazione è rappresentato dall’esistenza o meno di
un’organizzazione ovvero regolamentazione.
Nel caso di mercati regolamentati si ha la standardizzazione degli strumenti
oggetto di scambio, mentre in quelli non regolamentati (o over the counter) si
hanno strumenti ad Alto grado di personalizzazione.
Figura 8 | Classificazione dei mercati in base all’esistenza di una specifica regolamentazione
Infine, vi sono i mercati assicurativi nel quale gli Operatori si coprono dai rischi puri
mediante la stipula di polizze con le compagnie di assicurazione.
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1.4 Gli intermediari finanziari
Il terzo elemento del sistema finanziario è rappresentato dagli intermediari
finanziari.
Essi possono essere facilmente distinti in 3 diverse categorie in base all’attività da
essi svolta ed è riconducibile ad una macro classificazione dei mercati in mercati
creditizi, mobiliari e assicurativi, all’interno dei quali poi può avvenire una
classificazione più sofisticata come fatto in precedenza.
Fanno parte della categoria di intermediari creditizi le banche, le società di leasing,
quelle di factoring e quelle di credito a consumo. Sono pertanto considerabili
intermediari che svolgono attività creditizia tutti quegli intermediari che offrono
linee di finanziamento ai soggetti che operano sui mercati finanziari, che siano
famiglie o imprese.
Con riferimento all’attività di intermediazione mobiliare, è necessario fare una
distinzione tra gli intermediari che si occupano del finanziamento mobiliare
mediante l’assunzione di partecipazione in imprese non finanziarie, quelli che
svolgono servizi di investimento e infine quelli che si occupano della gestione
collettiva del risparmio.
Gli intermediari di partecipazione svolgono istituzionalmente un’attività di
investimento del capitale di rischio delle imprese, oltre a offrire un’ampia gamma di
servizi quali la consulenza piuttosto che il coordinamento e organizzazione.
I servizi di investimento sono svolti solitamente da Società di intermediazione
mobiliare, ossia società autorizzate a svolgere per proprio conto o per conto di terzi
i servizi di investimento e i servizi accessori cosi come definito dall’articolo 1 del
TUF (testo unico della finanza).
Le SGR (società di gestione del risparmio) svolgono professionalmente attività di
asset management, ossia gestione di risparmio per conto di terzi. Tuttavia, la
gestione del risparmio avviene attraverso gli OICR cioè gli organismi di investimento
collettivo del risparmio. Essi sono le SICAV (società di investimento a capitale
variabile) ossia società di investimento a capitale variabile e i fondi comuni di
investimento i quali sono poi gestiti da SGR.
Infine, ultima categoria di intermediari finanziari è rappresentata dagli intermediari
assicurativi, quelli cioè che gestiscono i rischi puri degli assicurati. Di tale attività se
ne occupano le compagnie di assicurazioni le quali si assumono il rischio assicurato
dietro l’incasso di un premio pagato dal soggetto che vuole assicurarsi.
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Accanto a tali intermediari assicurativi sono affiancati anche i fondi pensione, i quali
hanno lo scopo di garantire una prestazione pensionistica complementare rispetto a
quella erogata dagli enti pubblici.
Figura 9 | Categorie di intermediari finanziari
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2. La funzione del sistema finanziario
La ragion d’essere del sistema finanziario è legata allo svolgimento di alcune
funzioni che sono fondamentali per il modo di operare di una moderna economia di
scambio. Tali funzioni soddisfano specifiche esigenze del sistema economico,
rendendo così possibile lo sviluppo dei processi produttivi e distributivi: il
regolamento degli scambi, l’accumulazione del risparmio e il finanziamento degli
investitori e infine la gestione dei rischi. Si tratta di attività di natura finanziaria,
strettamente connesse ai processi tipici dell’economia reale: gli scambi
commerciali, gli investimenti, la produzione.
In questo modo tali processi possono svilupparsi in una dimensione più ampia e
con un livello di efficienza superiore rispetto all’ipotesi di assenza di attività
finanziarie.
Figura 10 | La funzione del sistema finanziario
Uno degli aspetti che più caratterizzano un moderno sistema economico è
rappresentato dai livelli di specializzazione raggiunti al suo interno. I paesi, le
organizzazioni, gli individui, infatti tendono a dedicarsi alle attività produttive,
lavorative e sociali nelle quali riescono meglio.
Tutto ciò provoca diversità nelle posizioni tra oggetti, diversità che derivano dalle
risorse e dalle competenze di cui essi dispongono dagli atteggiamenti e dalle
propensioni che esprimono.
Un sistema che basa la propria funzionalità sulla specializzazione e sulle diversità di
posizioni deve disporre di meccanismi di scambio e di regolamento degli scambi
molto sviluppati ed efficienti.
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2.1 L’accumulazione del risparmio e il finanziamento degli investitori
Il sistema dei pagamenti è alla base della funzionalità degli scambi. Si può
facilmente comprendere quale progresso sia stato possibile passando da
un’economia di baratto a un’economia monetaria in cui esiste un bene accettato
come moneta, idoneo cioè a misurare il valore dei beni scambiati e accettato
diffusamente come regolamento di una transazione.
Il progresso è legato al fatto che la moneta accresce enormemente l’area di
scambio: aumenta la possibilità di contropartita, si riducono i costi, si limitano i
rischi.
Pertanto, una delle funzioni basilari del sistema finanziario è proprio quella di
offrire strumenti di pagamento, con il passaggio dal baratto, alla moneta merce,
fino ad arrivare alla moneta bancaria.
Figura 11 | Il regolamento degli scambi
La crescita di un sistema economico è basata sul volume e sulla natura degli
investimenti realizzati in un determinato arco di tempo. Il volume di investimenti
finanziabili è condizione della capacità di accumulazione del risparmio; la natura
degli investimenti dipende dalle scelte di allocazione del risparmio investito in
forma finanziaria.
Accumulazione e allocazione del risparmio costituiscono due aspetti fondamentali
dell’attività del sistema finanziario.
Si presuppone dunque che il sistema finanziario crei le condizioni più favorevoli per
i datori e prenditori di fondi. Per condizioni più favorevoli si intende quindi offrire ai
risparmiatori e agli utilizzatori finali delle risorse finanziarie gli incentivi più forti
non solo perché sia massimizzato il volume delle risorse disponibili, ma anche
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perché si attivino forme e circuiti di trasferimento che rendano finanziabili, tra tutti
quelli possibili, gli investimenti con redditività attesa più alta, dato un certo livello
di rischio. La realizzazione di questo risultato rientra nel concetto di efficienza
allocativa.
Figura 12 | L’efficienza allocativa
Il sistema finanziario opera in diversi modi al fine di rendere funzionale ed efficiente
il processo di trasferimento delle risorse, tra queste:
- la definizione delle forme contrattuali,
- lo sviluppo dei mercati come momento organizzativo di incontro di soggetti
con esigenze contrapposte,
- la produzione di informazioni di prezzo,
- la presenza di intermediari finanziari in grado di svolgere funzioni
integratrice dello scambio di mercato puro e di offrire servizi che agevolano
la circolazione degli strumenti finanziari.
In definitiva, ciò configura un meccanismo attraverso cui si realizza un
accentramento delle risorse provenienti da una moltitudine di risparmiatori e la
ridistribuzione delle stesse tra diversi possibili utilizzatori.
Le economie moderne sono basate su forme organizzative che hanno dimensioni di
investimento, e quindi di fabbisogno finanziario, ben superiori alle capacità del
singolo risparmiatore. È dunque importante frazionare tali investimenti,
consentendo così la partecipazione più numerosa e la limitazione del rischio.
Questo processo comporta una funzione di trasferimento nel tempo e nello spazio
delle risorse finanziarie.
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Il punto precedente richiama un aspetto fondamentale della natura dell’attività
finanziaria: quello cioè di essere rischiosa e di richiedere dunque meccanismi e
modalità operative che ne favoriscano lo svolgimento. Ciò significa che i datori di
fondi devono essere in grado di misurare il rischio del loro credito. In tal modo le
loro aspettative di rendimento possono essere definite in base a un premio al
rischio appropriato.
Il costo che il prenditore di fondi deve sopportare è di conseguenza rappresentativo
del valore del capitale utilizzato e del rischio insito nel suo progetto. Quanto più è
prevista la misurazione del rischio, tanto più sarà facile allineare le aspettative del
creditore e del debitore al livello più basso possibile dei tassi di interesse applicati
sul trasferimento dei fondi
Quali sono dunque i fattori che favoriscono questo circolo virtuoso?
Ne vanno sottolineati tre in particolare in quanto rappresentano modalità attraverso
cui il sistema finanziario rafforza e rende più efficiente il processo di trasferimento
delle risorse:
- L’informazione
- La liquidità
- La trasformazione del rischio.
Quando il rischio percepito dal datore di fondi è quello relativo all’emittente e
quindi all’ottenimento del capitale investito e del rendimento alla scadenza,
l’informazione diviene un elemento essenziale.
Le informazioni necessarie sono sia quelle ex ante che quelle ex post affinché sia
possibile valutare l’affidabilità dell’emittente. Al tempo stesso è fondamentale
redigere contratti finanziari che incorporino al proprio interno tutte le condizioni e
tutte le clausole che permettano di rappresentare un mezzo di pressione per il
rispetto dell’accordo stesso.
I soggetti in surplus difficilmente riescono ad ottenere autonomamente il livello di
informazioni ex ante necessarie a prendere decisioni consapevoli e adatte al proprio
livello di rischio.
Infatti, tendenzialmente i soggetti in deficit, cioè i prenditori di fondi sono a
conoscenza di informazioni interne che solo loro conoscono, inoltre il reperimento
di determinate informazioni può essere troppo costoso e difficile da effettuare in via
autonoma.
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Figura 13 | L’informazione
A tal proposito, gli intermediari finanziari e i mercati organizzati hanno la funzione
di ridurre tale gap informativo cui è esposto il creditore e possono farlo in termini
economicamente convenienti.
Sono rilevanti in questo caso due contributi informativi:
- quello che serve per affrontare il problema della misurazione del rischio,
rischio che può limitare la circolazione di risorse da un finanziatore
potenziale all’utilizzatore finale
- quello che deriva dalla funzione di informazione di prezzo e che consente
un processo allocativo decentrato guidato dai segnali di convenienza
espressi attraverso la quotazione degli strumenti finanziari.
Nel caso in cui il creditore i preoccupi più della possibilità di rendere monetizzabile
il proprio investimento, allora diverrà importante per l’investitore capire quanto il
proprio investimento sia liquido. Uno strumento può essere definito liquido quando
è possibile, in modo agevole, smobilizzare il proprio investimento prima della
scadenza dello stesso.
La possibilità di rendere uno strumento liquido anche in modo artificiale è una delle
funzioni dei mercati finanziari e si svolge attraverso il sistema di negoziazione e
scambio degli strumenti finanziari.
La liquidità può derivare dalla natura degli strumenti e cioè essi possono essere
negoziabili (obbligazioni, azioni quotate ecc.) e quindi liquidi per natura ovvero
possono essere non negoziabili e cioè difficilmente liquidabili sul mercato
(contratto di mutuo, polizza assicurativa ecc.).
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La liquidità è dunque funzione del tipo di strumento finanziario ma anche delle
presenza di mercati organizzati si può dunque assumere che la presenza di
meccanismi di liquidità contribuisca a ridurre i rischi per il datore di fondi, a ridurre
in corrispondenza il premio di rendimento richiesto e a rendere più agevole
l’incrocio di scambi con i prenditori di fondi.
Nonostante l’informazione, la scrittura di contratti impegnativi per il debitore e la
presenza di meccanismi di liquidità, vi possono essere delle ragioni per cui i
creditori più avversi al rischio possono considerare non finanziabile quella parte di
prenditori di fondi che presenta livelli di rischio elevati.
In questa situazione il trasferimento diretto dal datore al prenditore di fondi risulta
difficile, con la possibilità che una parte di domanda di fondi non venga soddisfatta.
In che modo il sistema finanziario può risolvere questo problema?
Il sistema finanziario ha la funzione di effettuare una trasformazione del rischio: ciò
fa si che da una parte il datore di fondi trovi forme di investimento che soddisfano
la sua bassa propensione al rischio e dall’altra parte il prenditore di fondi può
essere finanziabile nonostante presenti un livello di rischio elevato
Vi sono essenzialmente due meccanismi per poter raggiungere tale obiettivo: un
intermediario finanziario si interpone tra prenditore e datore di fondi, assumendo
all’interno del proprio bilancio il rischio del prenditore di fondi.
Secondariamente, i datori di fondi hanno la possibilità di impiegare il risparmio
sotto forma di partecipazione a un portafoglio di strumenti finanziari di diversi
emittenti. In questo modo il rischio che il datore assume è quello relativo a un
insieme diversificato di prenditori di fondi e normalmente è un rischio più basso
rispetto a quello del singolo prenditore.
Figura 14 | La trasformazione del rischio
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Il sistema finanziario svolge anche la funzione di gestione dei rischi in forma più
diretta di quanto non derivi dai fattori considerati in precedenza, in quanto il rischio
è l’essenza dell’attività finanziaria.
Vi sono due componenti essenziali di questa attività: i contatti a termine e l’attività
assicurativa.
Nei contratti a termine, l’Operatore può gestire il rischio che affronta in relazione
alla sua posizione per quella determinata merce. Si ha una riduzione del rischio in
quanto si hanno appositi contratti a termine che vengono negoziati in mercati
organizzati.
L’attività assicurativa è una speciale area di attività del sistema finanziario che ha
per oggetto la negoziazione dei cosi detti rischi puri, rischi cioè che se si
manifestano possono portare alla registrazione solo di perdite. La gestione dei
rischi puri tramite una polizza assicurativa comporta il trasferimento del rischio
dall’assicurato all’assicuratore.
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3. L’economia monetaria
Con il termine economia monetaria si fa riferimento al sistema economico in cui gli
scambi di beni e servizi sono regolati attraverso la moneta
Ogni bene e servizio ha un valore espresso in unità monetaria che, normalmente, è
la valuta del paese.
Qggi siamo abituati a diversi tipi di moneta ma non è sempre stato così…. Per poter
comprendere meglio l’importanza della moneta è bene fare qualche passo indietro
e ripercorrere le macro fasi della storia della moneta.
Nel tempo si sono utilizzate forme di moneta rappresentate da beni quali animali
domestici, cereali, perle e metalli. In epoche successive i metalli hanno cominciato a
essere coniati, conferendo così al bene una funzione specifica di mezzo di
pagamento (moneta segno).
In un primo momento gli scambi erano basati sul baratto delle merci. Il baratto
richiede una doppia coincidenza di preferenza, ciò significa che i due soggetti, al
fine di effettuare lo scambio, devono presentare come merce di baratto beni che
siano di interesse per entrambi, inoltre i beni devono essere divisibili. Pertanto, i
costi di ricerca della controparte e delle condizioni più favorevoli in un sistema di
baratto sono ovviamente particolarmente elevati.
A seconda delle civiltà e dei tempi storici, alcuni beni hanno avuto un valore
intrinseco o un valore simbolico. Se essi sono utilizzati in modo diffuso e, quindi
sono riconosciuti e accettati in una certa comunità, diventano un mezzo di
pagamento (cereali, conchiglie). Pur essendo beni, la comunità li accetta come
mezzo di pagamento e viene quindi espresso il valore di qualsiasi bene in
commercio in quantità di bene accettato come mezzo di pagamento.
“Economia monetaria è quindi un termine che si utilizza con riferimento
all’organizzazione di un sistema economico in cui gli scambi di beni e servizi sono
regolati attraverso la moneta; il consumatore finale paga in moneta l’acquisto degli
input del loro processo di produzione; il contribuente paga con moneta le imposte
dovute alla pubblica amministrazione. Ciò significa che ogni bene/servizio oggetto
di scambio ha un valore definito in un’unità monetaria che è moneta del paese in
cui il bene è venduto o il servizio è prestato”1
.
Affinché un bene sia efficace come mezzo di pagamento deve possedere
determinati requisiti, ad esempio deve essere poco ingombrante rispetto al valore
intrinseco, durevole nel tempo, omogeneo, verificabile quanto a valore.
1
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La moneta merce esprime una buona funzionalità quando si realizza la
corrispondenza del suo valore intrinseco al suo valore come mezzo di pagamento.
Si consideri l’uso del metallo prezioso come mezzo di pagamento. In un primo
momento, l’utilizzo di tali metalli si basa sulla pesatura. Ciò poteva talvolta rendere
difficile l’uso di queste monete; il valore facciale invece consente di semplificare le
transazioni passando dalla pesatura al conteggio.
La simmetria tra valore facciale e valore intrinseco può perdersi per diverse ragioni:
frodi, tosatura, creazioni di leghe che portano a far rinunciare all’utilizzo del peso
del bene per quantificarne il valore.
Il passaggio alla moneta segno si realizza in epoca rinascimentale per fini
puramente pratici. Ci si accorge che è più comodo utilizzare certificati di deposito
piuttosto che trasferire fisicamente la moneta stessa . Ciò richiede che i certificati
siano riconosciuti e accettati dalla comunità mercantile e i banchieri abbiano dei
corrispondenti nelle principali città commerciali. Nasce così la moneta segno.
I banchieri si rendono conto che la circolazione di certificati non richiede l’integrale
copertura di moneta metallica. È infatti molto improbabile che tutti i depositanti si
presentino simultaneamente a ritirare il loro deposito; ciò consente di fare prestito
per un importo pari a una parte dei depositi raccolti. Il conto economico della banca
si trasforma: i ricavi a fronte dei servizi di deposito vengono integrati dagli interessi
sui prestiti.
Figura 15 | L’evoluzione della moneta nel tempo 1/2
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Dalla moneta merce e dalla moneta segno si passa a quella legale quando la moneta
inizia ad essere stampata dallo Stato, il quale è l’unico ad avere il diritto di farlo.
Anche nel caso della moneta cartacea con corso legale si sviluppa la ricerca di
procedure e di titoli alternativi alla moneta legale. I depositi in conto corrente ne
sono un esempio: i saldi in essi contenuti possono essere trasferiti tramite
emissioni di assegni o altri strumenti proprio con funzione di mezzo di pagamento.
Dalla moneta legale si passa poi alla moneta bancaria o scritturale costituita da
debiti a vista delle aziende di credito e dalla movimentazione dei depositi in conto
corrente. La moneta scritturale risulta sprovvista di potere liberatorio in forza di
legge e circola su base fiduciaria, cioè sulla fiducia riposta nella capacità della banca
debitrice di assicurare la conversione del debito o del credito in un corrispondente
importo in moneta legale2
.
Figura 15 | L’evoluzione della moneta nel tempo 2/2
Lo sviluppo della tecnologia informatica e della telecomunicazione ha reso possibile
un uso sempre più efficiente della moneta bancaria.
Per esempio, nei pagamenti al dettaglio, i terminali sui punti vendita consentono
l’addebito/accredito in tempo reale ai conti bancari, del compratore e del
negoziante. Basti pensare alle plastic card e allo sviluppo di sistemi elettronici di
pagamento.
L’evoluzione storica degli strumenti di pagamento è influenzata da alcuni fattori.
Tra questi vi sono:
- Il costo vale a dire gli oneri da sostenere in relazione alla produzione,
all’utilizzo e al mantenimento della moneta. L’evoluzione è segnata
2
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evidentemente dalla ricerca di mezzi con costi di produzione e di
transazione sempre più bassi
- Il rischio quindi la possibilità che l’uso e la detenzione di un determinato
mezzo di pagamento possano generare perdite, come nel caso di furti, frodi
o insolvenze
- La funzionalità ossia la capacità del mezzo monetario di rendere un servizio
in termini di tempo di esecuzione dello scambio, affidabilità e informazione.
3.1 Le funzioni della moneta
La moneta riveste, oggi, diverse funzioni molto importanti al fine di un adeguato
sviluppo del sistema economico e finanziario.
La sua funzione più evidente è quella di mezzo di pagamento e di scambio. La
moneta ci permette di acquistare qualsiasi bene e servizio che soddisfa un nostro
bisogno.
Tuttavia, la moneta è anche ciò che ci consente di “misurare” il valore delle cose,
funzionando proprio come un “metro”, un’unità di misura. Ciò vuol dire che il valore
delle cose si può esprimere sempre con la quantità di moneta che è necessaria per
comprare quel determinato bene: questa quantità di moneta si chiama “prezzo”.
L’esistenza di una misura chiara ed evidente ci permette, ad esempio, di
confrontare agevolmente il prezzo delle merci disponibili oppure di sapere quante
risorse economiche possediamo.
Possiamo, quindi, riflettere attentamente sull’opportunità di un acquisto e
amministrare i nostri soldi per farne l’uso migliore.
La moneta costituisce una riserva di valore perché può essere conservata nel
tempo. Il denaro, infatti, può essere risparmiato: possiamo, cioè, limitarne il
consumo immediato e programmare di spenderlo gradualmente nel tempo.
Mettendo da parte somme anche piccole, riusciremo nel tempo ad accumulare
valore per comprare in futuro ciò che oggi non ci possiamo permettere; in ogni caso
avremo una riserva da spendere in caso di necessità.
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3.2 Che cos’è, oggi, la moneta
Da quanto appena detto è possibile capire come la moneta sia fortemente cambiata
nel tempo. Si sono evolute le strutture tecniche e organizzative che fanno da
supporto all’uso della moneta. In pratica, è sempre meno netta la distinzione tra
moneta e altre attività finanziarie; ciò anche in relazione al continuo accrescersi
della rapidità e della facilità di conversione tra le diverse forme di detenzione della
ricchezza.
Possiamo individuare 3 macroaggregati che esprimono la moneta. Il primo è M1 che
è dato dalla somma tra la moneta legale e i depositi monetari. In passato era molto
più elevata la quantità di moneta in circolazione rispetto ad oggi. Oggi infatti l’uso
delle carte di credito e di debito, il diffondersi di POS e ATM ha fatto si che
divenisse sempre inferiore la quantità di moneta legale in circolazione e divenisse
sempre più frequente l’uso dei depositi monetari. Il secondo aggregato monetario
comunemente utilizzato è M2, cioè la somma tra M1 e i depositi con scadenza
inferiore a 2 anni. A M1 si è aggiunta una componente data da strumenti finanziari
a breve termine e che comunque sono liquidabili nell’immediato. Pur non essendo
mezzi di pagamento, la loro dimensione è rilevante ai fini della stima del potere di
acquisto. In questo caso il potere di acquisto si fonda non sulla moneta in senso
stretto, ma sulla possibilità di acquistarne rapidamente la disponibilità. Infine, M3
rappresenta l’aggregato ancora più esteso a cui si aggiunge a M2 anche i titoli di
mercato monetario, le quote di fondi comuni monetari e le obbligazioni con
scadenza entro i 2 anni. In conclusione, gli aggregati rappresentano versioni più o
meno ampie delle attività finanziarie liquide, rilevanti per il controllo dell’equilibrio
macroeconomico tra potere d’acquisto disponibile presso il pubblico e fabbisogno
di regolamento degli scambi.
Figura 16 | Cos’è, oggi, la moneta
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L’evoluzione del concetto di moneta è legata essenzialmente alla percezione e alle
prospettive del pubblico. Oggi il pubblico ricerca le combinazioni più vantaggiose
rispetto alle esigenze di liquidità e di rendimento: la moneta legale è senza
rendimento; in molti Paesi anche i depositi in conto corrente sono privi di
rendimento. Passando ad aggregati più Ampi la natura diretta di mezzo di
pagamento non esiste più, in compenso vi è un vantaggio in termini di rendimento.
Uno dei tratti dell’innovazione finanziaria è di offrire strumenti finanziari che sono
sempre più efficaci nel combinare liquidità e rendimento.
3.3 Circuito reale e circuito monetario
L’utilizzo della moneta nel regolamento degli scambi comporta uno sdoppiamento
dei circuiti economici. Ogni scambio si caratterizza cioè per due flussi di segno
opposto: quello di beni e servizi dal venditore al compratore e quello di moneta dal
compratore al venditore.
Produttori e utilizzatori sono legati da un duplice circuito, uno di natura reale e uno
di natura monetaria.
Il circuito reale è dato dal circuito di beni e servizi e di fattori produttivi, in quanto
gli utilizzatori comunque generalmente apportano lavoro e capitale ai produttori.
Il circuito monetario è dato dallo scambio di denaro, pagamento di beni per gli
utilizzatori che acquistano che rappresentano i ricavi per il produttore e incasso di
stipendi e rendite per gli utilizzatori che rappresentano i costi per i produttori.
Figura 17 | Circuiti reali e monetari
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In più si può osservare un’ulteriore distinzione tra due circuiti:
- Il circuito di beni e servizi costituito dai prodotti che vengono venduti agli
utilizzatori finali e dai ricavi corrispondenti sotto forma di prezzo pagato ai
produttori e il circuito dei fattori produttivi rappresentato dalle prestazioni
di lavoro o dagli apporti di capitale e dai redditi come compenso delle
prestazioni stesse.
- Nell’esempio di un economia chiusa, notiamo che i protagonisti
dell’economia sono le famiglie, le imprese e la pubblica amministrazione.
Tutti e tre i soggetti si scambiano flussi sia di natura reale sia di natura
finanziaria. in particolare le famiglie offrono lavoro in cambio di salari e
acquistano beni pagandone il prezzo dalle imprese e lo stesso avviene tra
famiglie e pubblica amministrazione, dove in più la famiglia per usufruire
del servizio paga le tasse.
Le imprese usufruiscono dei servizi della pubblica amministrazione dietro
pagamento di tasse e vendono alla PA beni incassandone il prezzo.
Figura 18 | Un esempio di economia chiusa
Il risultato a cui si giunge se si considera la somma tra consumo e investimenti è
quella del prodotto interno lordo, che è l’aggregato che permette di quantificare la
produzione finale del paese ed è riferibile alle unità produttive operanti all’interno
del paese stesso (Y= C + I).
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3.4 Il prodotto finale
Il risparmio accumulato in un sistema è alla base delle spese di investimento,
pertanto il prodotto interno lordo, oltre ad esser visto come la somma di consumo e
investimento può essere facilmente visto come somma di consumo e risparmio in
quanto in un’economia chiusa il risparmio equivale agli investimenti cioè la
formazione del capitale reale I è vincolata dall’accumulazione di risparmio e la
produzione deve essere sostenuta, oltre che dalla domanda per consumi C da una
domanda per investimenti I che corrisponde al pieno utilizzo del risparmio S.
In un economia aperta la formazione del capitale si raccorda con l’accumulazione di
S e con il saldo degli scambi del paese nei confronti dell’esterno. Ciò significa che
l’economia potrebbe avere un surplus di investimenti I rispetto a S, in questo caso si
avrà che la maggior porzione di investimenti effettuati rispetto al risparmio dei
soggetti in surplus della stessa nazione sarà finanziata da risorse straniere, cioè gli
stranieri avranno investito nel paese in cui I>S.
Nel caso contrario, parte del risparmio nazionale è impiegato in altre economie.
Quindi qualora S>I, il surplus di risparmio sarà destinato al finanziamento di
progetti stranieri.
Y=C+S Y=C+I S può essere uguale a I (economia chiusa) o diverso da I (economia aperta).
Ogni soggetto in un certo periodo di tempo presenta un equilibrio economico
espresso dalla differenza tra entrate e uscite. Se la differenza è positiva, allora si
avrà il risparmio. Quindi quando le entrate saranno maggiori delle uscite si potrà
parlare di risparmio, cioè una porzione di reddito non utilizzato per i consumi
correnti ma destinato a consumi futuri.
Il risparmio, come vedremo più avanti, può essere visto anche come una
componente che va a incrementare una voce di stato patrimoniale, cioè il
patrimonio netto che consiste nella ricchezza delle famiglie o delle imprese, infatti il
risparmio richiama il reddito non utilizzato per fini correnti.
Se il soggetto è una famiglia, il risparmio è la differenza tra redditi percepiti e spese
per consumi. Se si tratta di un’impresa, il risparmio è dato dalla differenza tra ricavi
e costi. Mentre se si tratta di un ente pubblico, il risparmio è dato dalla differenza
tra entrate e uscite correnti.
Ogni soggetto in un dato intervallo di tempo presenta un equilibrio economico
espresso dalla differenza tra ricavi e costi, se tale differenza è positiva si ha il
risparmio.
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Il risparmio rappresenta, quindi, una voce di conto economico, mentre la ricchezza
una voce di stato patrimoniale.
Il risparmio è dato dalla differenza tra entrate e uscite
Un incremento di risparmio porta dunque ad avere un aumento della ricchezza e
pertanto un aumento del patrimonio netto. Infatti, il patrimonio può essere visto
come la voce di collegamento al conto economico in quanto in essa si accumulano i
risultati di esercizio cioè il saldo risparmiato
Il collegamento tra conto economico e stato patrimoniale fa emergere i concetti di
stock e flusso. Il risparmio è una variabile flusso cioè misura la dimensione di un
fenomeno nel corso di un determinato intervallo di tempo.
Il patrimonio invece è una variabile stock in quanto è la misura di un fenomeno in
un dato momento.
Questi concetti valgono in generale per tutte le grandezze economiche e finanziarie
e non solo per il caso appena illustrato.
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4. Il risparmio, il patrimonio, le attività e le passività finanziarie
Già nel 1936 Keynes si chiese quali fossero le ragioni che spingessero gli individui a
risparmiare.
Alla luce dei suoi studi, Keynes individuò 8 diversi motivi di risparmio che risultano
essere attuali tutt’oggi.
Il primo motivo, rappresentato dalla precauzione, è dato dalla volontà di costruire
una riserva atta a fronteggiare contingenze impreviste e far fronte quindi a eventi di
natura imprevista che potrebbero presentarsi in qualsiasi momento.
Il secondo motivo è rappresentato dalla ragione previdenziale, e cioè dalla volontà
di assicurarsi un certo tenore di vita anche quando saremo nel periodo post
lavorativo e pertanto non incasseremo più lo stipendio.
Ancora, il terzo motivo è rappresentato dalla sostituzione intertemporale e cioè
dalla volontà di trasferire nel futuro denaro che non ci è necessario oggi per poter
far fronte alle esigenze di domani
Keynes individua quale 4° motivo quello di miglioramento cioè la volontà di
accrescere la propria ricchezza nel tempo.
L’indipendenza fa riferimento alla volontà di risparmiare per rendersi indipendenti e
quindi autonomi nel prossimo futuro
In merito invece al motivo speculativo, come dice la parola stessa, il motivo che ci
spinge a risparmiare è quello di accumulare capitale al fine di investirlo e ottenerne
un rendimento.
Ereditario fa riferimento alla volontà di lasciare ai nostri discendenti parte della
ricchezza accumulata nel corso degli anni
E infine di avarizia fa riferimento alla volontà di soddisfare una pura sordidezza,
ossia la repressione irragionevole ma insistente degli atti di spesa come tali.
4.1 L’equilibrio delle unità economiche
Se si considerano le singole unità economiche, esse non si limitano solo a
risparmiare per poter investire in attività reali o finanziarie, ma possono anche
risparmiare al fine poi di concedere linee di credito ad altri soggetti.
Ciò fa sì che le risorse possano essere spostate dai oggetti in surplus verso soggetti
in deficit. E, come si vedrà, tale concetto è alla base del saldo finanziario.
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Inoltre, i soggetti non sempre riescono a raggiungere i propri obiettivi
risparmiando, ma talvolta, per raggiungere la quota di capitale necessario per
effettuare il proprio investimento, sono costretti a ricorrere a linee di debito.
Pertanto, oltre al risparmio, una voce basilare da tenere in considerazione tra le
attività e le passività di stato patrimoniale sono i crediti e i debiti in questo caso di
natura finanziaria.
Oltre al risparmio e al patrimonio netto, nello stato patrimoniale dei soggetti
troviamo anche attività e passività finanziarie, insieme a quelle reali.
Il comportamento di ogni unità economica sarà caratterizzato, oltre che da
accumulazione di ricchezza, da investimenti in attività reali e da investimenti
sottoforma di crediti. Ovviamente però il finanziamento di queste due classi non è
necessariamente ristretto al patrimonio netto, ma può essere fatto anche con
ricorso a debiti diversi.
Il riferimento a crediti/debiti porta a introdurre il concetto di attività e passività
finanziaria.
Un qualsiasi strumento/contratto finanziario può essere visto dal lato
dell’investitore e del debitore. Per l’investitore tale strumento può essere visto come
un diritto patrimoniale. In questo caso assume la natura di attività finanziaria.
Quindi l’attività finanziaria rappresenta il diritto patrimoniale dell’investitore nei
confronti dell’emittente di uno strumento finanziario. Chi acquista un’attività
finanziaria generalmente lo fà perché vuole investire per poter ottenere un
rendimento alla scadenza dello stesso investimento o comunque al momento del
suo smobilizzo.
Per le imprese, l’attività finanziaria si inserirà tra le attività di stato patrimoniale, per
le famiglie andrà a comporre il portafoglio di investimento in cui si è deciso di
investire.
Si ricorda comunque che talune attività finanziarie possono presentare anche diritti
amministrativi e quindi non patrimoniali, come ad esempio nel caso delle azioni
societarie.
Le passività finanziarie invece, rappresentano lo strumento speculare. Può essere
visto come lo stesso strumento considerato non più dal lato dell’investitore ma
dell’emittente. Ciò significa che la passività finanziaria non incorpora un diritto
patrimoniale bensì incorpora un obbligo patrimoniale che l’emittente ha nei
confronti dell’investitore. Le imprese o gli enti pubblici che emettono passività
finanziarie, le ritrovano nel passivo del proprio stato patrimoniale, in quanto
rappresentano una voce di debito che l’emittente ha nei confronti dell’investitore.
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Figura 19 | Attività e passività finanziarie
Un confronto interessante che può essere fatto è quello tra attività reali e
finanziarie. In particolare possono essere messe in evidenza 4 differenze basilari. A
differenza delle attività reali, quelle finanziarie non hanno valore intrinseco, ma
rappresentano beni, sono facilmente trasferibili, generano redditi per il possessore,
ma per l’economia nel suo complesso tali redditi non corrispondono a produzione
di beni e servizi.
Le attività reali invece presentano precisamente le caratteristiche opposte, e cioè,
hanno valore intrinseco, e producono servizi di utilità reale e immediata. Inoltre
rappresentano nel concreto produzione di nuova ricchezza per il sistema
economico. Infine, esse sono difficilmente trasferibili, infatti è necessario trovare
una controparte che cerchi lo stesso bene che noi stiamo cercando di cedere.
Figura 20 | Attività reali e finanziarie
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Concludendo, i concetti fondamentali da tenere a mente sono quelli che fanno
riferimento innanzitutto alle grandezze di tipo stock e flusso. Le prime sono
variabili che sono misurate in un preciso momento, mentre le grandezze flusso
sono misurate in un certo arco temporale.
Inoltre, la ricchezza si può distinguere in ricchezza finanziaria, finanziaria netta,
ricchezza reale, reale netta e infine ricchezza totale lorda o netta.
In merito alla ricchezza finanziaria essa è data dalla somma delle attività finanziarie
detenute in portafoglio e che risultano dunque dall’attivo di stato patrimoniale.
La ricchezza finanziaria è netta quando alle attività finanziarie sono sottratte le
passività finanziarie e quindi la voce di stato patrimoniale indicata in passivo, tra
queste vi possono essere ad esempio un mutuo, piuttosto che un credito al
consumo per le famiglie o l’emissione di obbligazioni per le imprese
Passando a considerare la ricchezza reale, essa invece prende in esame il totale
delle attività reali.
Anche esse sono nell’attivo di Stato Patrimoniale, e sommate alle attività finanziarie
danno il totale dell’attivo di Stato Patrimoniale.
La ricchezza reale netta, invece, considera sempre le attività reali, quali immobili,
macchinari ma al netto di fondi di ammortamento, cioè della riduzione di valore di
tali beni inseriti nell’attivo.
Infine, per ricchezza totale lorda di effettua la somma tra ricchezza reale e
finanziaria senza considerare la parte del passivo dello stato patrimoniale e infine,
per ricchezza totale netta si effettua la somma tra ricchezza finanziaria netta e
quella reale netta, le quali sono appunto al netto delle voci del passivo.
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5. I saldi finanziari
Il saldo finanziario è dato dalla differenza (gap) tra risparmio e investimento.
Un’eccedenza o deficit di risorse rispetto al fabbisogno per investimenti di un’unità
economica o di un settore.
Non sempre i soggetti o i settori presentano saldi finanziari positivi, quindi non
sempre il risparmio è maggiore degli investimenti/consumo.
Figura 21 | Il saldo finanziario
Qualora un soggetto presenti un saldo finanziario maggiore di zero, e dunque
positivo, si assiste a un eccedenza di risparmio rispetto all’investimento. Ciò
definisce i soggetti in surplus quei soggetti che possiedono più denaro rispetto a
quello che utilizzano. Pertanto, in questo caso, le unità in surplus non consumano
immediatamente tutto il reddito. Avere un certo quantitativo di risparmio potrebbe
porre le unità in surplus davanti a una scelta. Essi devono decidere se effettuare
nuovi investimenti e finanziare soggetti in deficit ovvero se depositarli presso una
banca.
Nel primo caso i soggetti in surplus sarebbero diretti finanziatori dei soggetti in
deficit, assumendosi direttamente il rischio, mentre nel secondo caso risulterebbero
finanziatori indiretti in quanto sarebbe poi la banca a finanziare i soggetti in deficit
utilizzando il denaro raccolto tramite i depositi. In tal caso, non è l’unità in surplus
ad accollarsi direttamente il rischio, bensì la banca.
I soggetti in deficit sono invece quelli che presentano un saldo finanziario negativo
in quanto il risparmio è inferiore al livello dei propri investimento. Tali soggetti
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necessitano pertanto di linee di finanziamento esterne che consentono di soddisfare
il proprio fabbisogno finanziario. Il soddisfacimento del fabbisogno finanziario può
essere raggiunto con forme di finanziamento alternative. Si può comunque fare una
distinzione di massima tra raccolta di capitale di debito in modo diretto, tramite ad
esempio l’emissione di obbligazioni oppure si può avere l’interposizione di una
banca, alla quale si richiede un finanziamento o una linea di credito che permette di
soddisfare le esigenze di finanziamento.
Le forme di reperimento di capitali per i soggetti in deficit, rappresentati
generalmente dalle imprese, possono distinguersi non solo in base al soggetto che
finanzia, ma anche alle necessita di breve periodo o di medio lungo termine, e alla
provenienza di capitale, se interno alla società ad esempio con aumento di capitale,
finanziamento da parte dei socie ecc, oppure esterno alla società, raccolto sul
mercato o per mezzo di intermediari finanziari.
Nel concreto il saldo finanziario può essere determinato semplicemente utilizzando
il prospetto usi e fonti. Tale prospetto consente di vedere quali sono le variazioni
delle attività reali e finanziarie e delle passività reali e finanziarie.
Per poterlo redigere sono necessari due stati patrimoniali uno del periodo t e l’altro
del periodo t- 1 al fine di capire come nel corso dell’esercizio si siano evolute le
poste di bilancio.
Il saldo finanziario che abbiamo detto essere dato da risparmio meno investimento
può anche essere visto come differenza tra variazione delle attività finanziarie meno
la variazione delle passività finanziarie. Il saldo finanziario misura quindi l’equilibrio
tra la disponibilità di risorse e l’utilizzo di risorse, ciò può essere visto sia come
equilibrio tra grandezze reali che come equilibrio tra grandezze finanziarie.
Figura 22 | Usi e fonti
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Questo concetto risulta abbastanza ovvio se si pensa che se ci troviamo in una
situazione di equilibrio, e cioè le risorse finanziarie sono pari agli impieghi che
vogliamo effettuare, allora avremo un saldo finanziario pari a zero, mentre se gli
impieghi sono maggiori delle nostre risorse, allora avremo bisogno di ricorrere a
finanziamenti esterni e dunque si può ritenere di avere un saldo finanziario
negativo.
Viceversa per il caso contrario, dove cioè, abbiamo più risorse di quelle che
vogliamo investire.
5.1 Un esempio
Per chiarire meglio il legame tra stato patrimoniale e prospetto fonti e usi, si riporta
un esempio molto semplicistico in cui un soggetto decide di acquistare una casa del
valore di 500.000 euro.
Per poterla acquistare ha però bisogno di capire come reperire il capitale.
Dopo aver analizzato i propri averi e analizzato le diverse forme di finanziamento
esterne, il soggetto decide di finanziare l’acquisto della casa nel modo seguente:
50.000 euro vengono utilizzati subito dal risparmio che si è prodotto nel 2012. per
i restanti 400.000 euro si opta per:
300.000 euro di vendita di attività finanziarie sul mercato, e per 150.000 euro
attraverso la stipulazione del mutuo.
Ciò che si può notare è che le attività reali sono aumentate per 500 mila euro, dato
dal valore della casa, passando nello stato patrimoniale da 100 a 600 e quindi negli
usi di fondi a 500.
Le attività finanziarie si sono ridotte per 300 mila euro e quindi nello stato
patrimoniale sono passate da 400 a 100, e nelle fonti di fondi del prospetto usi e
fonti si segnalano 300 come attività rese liquide
Ancora poi le passività finanziarie sono aumentate passando da 200 a 350 in
quanto è stato stipulato un mutuo. Dunque nelle fonti abbiamo la registrazione di
variazione delle passività finanziarie per 150.
Infine, in merito al risparmio, il patrimonio netto alla fine del 2000 era pari a 300, è
stato usato risparmio per 50 mila euro e quindi anche in questo caso si è avuta una
variazione del risparmio.
Il totale del prospetto usi e fonti deve sempre corrispondere.
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Figura 23 | Relazione tra situazione patrimoniale e usi di fondi
5.2 L’quilibrio contabile
Sempre tenendo a mente i dati dell’esempio appena visto, è definito equilibrio
contabile la situazione in cui usi e fonti permettono di giungere allo stesso risultato,
cioè quando le poste degli usi eguagliano le poste delle fonti.
Il saldo finanziario come detto più volte è dato dalla differenza tra risparmio e
investimento. Mentre si parla di riequilibrio finanziario quando si prende in
considerazione la variazione delle attività e delle passività finanziarie.
Il riequilibrio può essere perseguito attraverso due diversi modi a seconda che il
disequilibrio sia dato per valori del saldo finanziario positivi o negativi.
Nel caso in cui il saldo finanziario sia maggiore di zero, allora il riequilibrio
finanziario è perseguito attraverso l’investimento in attività finanziarie
Se il saldo finanziario invece è minore di zero, il riequilibrio finanziario si ottiene
attraverso il ricorso a passività finanziarie ovvero il disinvestimento di attività
finanziarie, in quanto abbiamo un fabbisogno finanziario che non si riesce a
soddisfare con il solo risparmio.
In definitiva, affinché si abbia un equilibrio finanziario è necessario che fonti e usi si
eguaglino cioè che gli investimenti siano coperti in toto attraverso fonti di
finanziamento interne (come ad esempio il risparmio o lo smobilizzo di proprie
attività) o fonti di finanziamento esterne con il reperimento delle fonti attraverso
finanziamenti esterni come ad esempio il mutuo.
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5.3 I saldi settoriali
Fino ad ora si è parlato in generale di “unità economica”, essa potrebbe essere
un’impresa, una famiglia o qualsiasi altro soggetto che opera sul mercato. In realtà,
per semplificare i ragionamenti, pare opportuno classificare i soggetti in poche
classi, tali classi altro non sono che i settori istituzionali che sono caratterizzati da
omogeneità di comportamento. Oltre ad essere omogenee manifestano autonomia e
capacità di decisione in campo economico-finanziario.
La rappresentazione della struttura dei saldi finanziari aiuta a capire, all’interno
dell’economia, da dove provengono le risorse e dove vengono destinate. I saldi
settoriali possono essere divisi in 5 diverse famiglie:
1) le società non finanziarie includono le società e quasi società private e pubbliche:
per quasi società si intendono le società di persone nonché le società di fatto e le
micro imprese;
2) le società finanziarie comprendono i soggetti del sistema finanziario:
intermediari finanziari, ma anche autorità di controllo;
3) le amministrazioni pubbliche si articolano in : tre sottosettori (amministrazione
centrale, locale e previdenza;
4) le famiglie e le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie che
comprendono gli individui o i gruppi di individui nella loro funzione di consumatori;
5) il resto del mondo che comprende i soggetti non residenti con i quali l economia
del paese ha rapporti economici e finanziari. Se misuriamo il livello dei saldi
finanziari in termini relativi, potendo così fare comparazioni tra paesi, dobbiamo
chiederci perché vi siano differenze così forti. Lo stesso vale per le variazioni
osservabili nello stesso Paese su periodi di tempo lunghi. Il livello dei saldi è alla
base del fabbisogno di trasferimento delle risorse finanziarie in un sistema
economico.
La dimensione dei saldi settoriali è tanto più elevata quanto più ci si avvicina alla
situazione di divergenza. A sua volta ciò dipende dalle condizioni strutturali della
distribuzione di reddito tra settori e da altri fattori istituzionali. Per esempio se il
reddito delle imprese è elevato, le imprese avranno una fonte di autofinanziamento
e il saldo del settore tenderà a zero, se non a valori positivi. Se consideriamo un
Paese in cui l’intervento statale nell’economia è limitato, e quindi la spesa pubblica
è contenuta, il saldo finanziario della pubblica amministrazione potrà essere
leggermente negativo o addirittura positivo. Tuttavia, i saldi settoriali presentano
diversi limiti conoscitivi. Nonostante ciò essi non fanno perdere il loro significato
fondamentale che consiste nel descrivere l’articolazione del processo di risparmio e
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di investimento fra grandi comparti dell’economia. I limiti basilari che possono
essere evidenziati sono quelli che fanno riferimento alla natura dei dati, la
mancanza di informazioni sulle motivazioni ex ante e i due effetti conseguenti:
l’effetto qualità e composizione.
Per ciò che concerne la natura dei dati, la rappresentazione dei saldi settoriali è
basata su dati ex post, dati che registrano cioè quello che è accaduto, in quale
misura vi è stato trasferimento di risorse e con quali strumenti. Non è detto nulla
invece sulle motivazione ex ante cioè quali motivazioni hanno spinto gli individui a
compiere quelle determinate scelte, quindi, fra i dati di comportamento ex post e il
fabbisogno ex ante possono esservi divari significativi. Esempi di queste differenze
significative sono:
- le unità finali possono ricercare inizialmente strumenti finanziari che il
mercato non offre;
- vi può essere divergenze di aspettative: ad esempio il risparmiatore è
disposto a investire in azioni se il rendimento atteso, considerato il rischio, è
almeno pari ad una certa percentuale, mente il mercato propone soluzioni
diverse.
- i conseguenza a queste condizioni iniziali:
- si riscontra sia il cosiddetto effetto qualità cioè alcuni operatori modificano
le proprie preferenze ex ante e rinunciano a risparmiare
- sia l’effetto composizione cioè il mix di attività e passività finanziarie degli
operatori che non trovano strumenti desiderati viene modificato.
Alla luce di queste considerazioni può essere di facile intuizione che effettivamente
i risultati che si leggono ex post nei saldi finanziari possono derivare da mutamenti
nei comportamenti negli individui dovuti a situazioni del mercato. Quindi: al fine di
risolvere tali problemi e superare i limiti, il sistema finanziario, attraverso la
capacità di soddisfare le esigenze delle unità finali, svolge un ruolo chiave per le
performance dell’economia reale.
Infine, ulteriore considerazione che può essere fatta in merito ai saldi settoriali è
che una situazione di divergenza finanziaria sottolinea una specializzazione del
settore: alcuni settori si caratterizzano per la funzione di accumulazione del
risparmio, altri per la funzione di investimento. Si verifica cosi quella che viene
chiamata dissociazione risparmio-investimento. Tale situazione indica una
situazione in cui chi ha risorse non le impiega direttamente in investimenti reali, chi
fa gli investimenti non ha le risorse sufficienti per finanziarli. Le due posizioni sono
strettamente complementari: si tratta di metterle in relazione.
Nasce così la condizione fondamentale per lo sviluppo dei circuiti finanziari fra
unità in surplus e in deficit.
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6. Circuito diretto e indiretto
Pare ora opportuno approfondire le modalità con cui il trasferimento di risorse può
avvenire, infatti, i soggetti che operano sul mercato hanno la possibilità di
effettuare tali scambi su due diversi tipi di circuito.
Il primo è quello che fa riferimento al circuito finanziario diretto, cioè attraverso
strumenti finanziari che rappresentano un rapporto contrattuale tra l’investitore e
l’emittente. Ciò avviene direttamente sul mercato finanziario senza l’interposizione
dell’intermediario finanziario.
Il secondo circuito invece è quello che fa riferimento al circuito indiretto. Per
circuito indiretto si intende l’inserimento tra le due controparti di uno o più
intermediari.
Figura 24 | Circuito diretto e indiretto
Il sistema finanziario quindi è articolato nelle tre componenti dei mercati, degli
emittenti e degli strumenti finanziari, e può essere contraddistinto dalla presenza o
meno di intermediari finanziari.
Nel caso in cui i mercati siano efficienti, allora non sarebbe necessaria la presenza
di intermediari. I soggetti in surplus e quelli in deficit potrebbero incontrarsi in via
del tutto diretta e autonoma.
Tuttavia, come vedremo tra poco, i fallimenti di mercato fanno si che esista anche il
circuito indiretto cosi da far in modo che l’intermediario che si frappone tra datore e
prenditore di fondi assuma di volta in volta la posizione di debitore nei confronti dei
soggetti in surplus e di creditore nei confronti dei soggetti in deficit.
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6.1 L’orientamento del sistema finanziario
L’analisi dei sistemi finanziari più avanzati rivela che essi presentano un diverso
grado di orientamento al mercato o, viceversa, orientamento agli intermediari; ossia
la prevalenza rispettivamente dei circuiti di scambio diretti o di quelli intermediati.
Il sistema finanziario, nella sua evoluzione storica, si è evoluto con due diverse
strutture:
1. l’orientamento alle banche
2. l’orientamento al mercato
Nel sistema orientato alle banche, le imprese finanziano i loro investimenti e le loro
necessità a breve facendo ampio e prevalente ricorso al credito bancario. Tale
sistema è caratterizzato dalla prima fase di industrializzazione delle economie, con
investimenti prevalentemente concentrati nell’industria di base, nei trasporti e
nell’estrazione e lavorazione delle risorse naturali. In questi sistemi si rileva una
forte concentrazione proprietaria delle imprese. Il controllo dell’impresa è
saldamente nelle mani della proprietà, mentre il controllo su quest’ultima è
assicurato dalle banche che ne monitorano la situazione economico patrimoniale.
Nei sistemi orientati al mercato, invece, le imprese finanziano i mezzi propri e il
debito esterno ricorrendo al mercato dei capitali con emissione di titoli
rispettivamente azionari e obbligazionari: in stato patrimoniale si assiste un
aumento di capitale detenuto da soggetti diversi dai soci fondatori e un forte peso
delle obbligazioni, mentre il finanziamento bancario ha un’incidenza comunque
inferiore a quella del finanziamento esterno.
Le banche assicurano la connessione di credito a breve e rappresentano l’unico o il
principale riferimento esterno solo per le imprese che non hanno la dimensione per
raccogliere fondi direttamente sul mercato.
In questa situazione il mercato tende a togliere alle banche elevate quote di
risparmio nazionale e un ruolo crescente è assunto dagli investitori istituzionali,
compagnie di assicurazione e fondi pensionistici e di investimento.
Nelle imprese che fanno ricorso al mercato il management tende a essere separato
dalla proprietà e solitamente si è in presenza di public company.
Il primo orientamento è quello proprio dei paesi dell’Europa continentale in cui le
grandi imprese familiari fanno da padrone nel sistema economico. Mentre
l’orientamento al mercato è più proprio delle imprese anglosassoni e d’oltre oceano
le quali si affidano più al mercato e non ruotano solo attorno al sistema bancario.
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In conseguenza del perfezionamento dei mercati mobiliari (che in prima
approssimazione possiamo dire che toglie spazi e opportunità di scambio agli
intermediari), le funzioni degli intermediari cambiano in senso innovativo, e quindi:
- da un lato, fra mercati e intermediari esiste un rapporto di Concorrenza,
visto che un trasferimento di risorse finanziarie effettuato dall’intermediario
è di fatto sottratto al mercato diretto.
- dall’altro lato, fra il funzionamento dei mercati mobiliari e l’attività degli
intermediari si sviluppano relazioni di Complementarietà, nel senso che gli
intermediari contribuiscono in misura crescente allo sviluppo degli scambi
nei mercati mobiliari (aumentando volume e varietà degli strumenti del
mercato mobiliare; per esempio: servizi di assistenza all’emissione e al
collocamento di titoli), e questi ultimi offrono agli intermediari maggiori
opportunità di attività e di servizio (infatti gli intermediari utilizzano
strumenti di mercato per comporre portafogli di investimento per i propri
clienti).
6.2 Perché esistono gli intermediatori finanziari
Vista questa combinazione di concorrenza e complementarietà, ci si può
domandare perché esistano effettivamente gli intermediari finanziari.
Infatti, sulla base della teoria finanziaria classica, Le ipotesi sottostanti alla
definizione di mercato efficiente e perfetto fanno si che si debba rifiutare la
presenza di intermediari finanziari.
Se effettivamente vi fosse concorrenza perfetta sul mercato, informazione totale e
completa, in assenza di asimmetrie informative tale per cui datori e prenditori di
fondi si ritrovano ad avere la qualità e la quantità perfetta di informazioni.
Con assenza di incertezza e di costi di transazione, allora si potrebbe davvero
ritenere che gli intermediari finanziari non abbiano ragione di esistere in un simile
mondo.
Tuttavia, la teoria dell’intermediazione finanziaria intende confutare tali ipotesi di
perfezione del mercato finanziario. Dimostrando che in realtà esistono diversi tipi di
fallimento di mercato che portano a giustificare la presenza di intermediari
finanziari sul mercato.
Pare opportuno sottolineare prima di tutto i tre principali fallimenti di mercato, per
poi soffermarci brevemente anche sugli altri.
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Il primo elemento chiave che giustifica l’esistenza degli intermediari finanziari è
rappresentato dalla presenza di costi di transazione, infatti, talvolta esistono costi
di transazione molto elevati che porterebbero le controparti a rinunciare
all’incontro, e in particolare tali costi potrebbero portare il datore di fondi a
rinunciare ad effettuare l’investimento, perdendo dunque una possibilità di
guadagno e impedendo al prenditore di fondi di effettuare l’investimento stesso. Il
compito degli intermediari finanziari è dunque quello di rendere possibili
operazioni altrimenti non eseguibili o realizzabili a costi inferiori, grazie non tanto
ad una tecnologia esclusiva, quanto alla natura fissa o poco flessibile di parte dei
costi.
Anche in merito all’ipotesi di assenza di asimmetria informativa si potrebbe trovare
qualcosa da ridire. Infatti nella realtà dei fatti soggetti in surplus e soggetti in deficit
dispongono di una qualità e una quantità di informazioni davvero differente.
Inoltre, è importante ricordare anche che qualora vi fossero sul mercato numerose
informazioni, non è comunque detto che il soggetto in surplus sia in grado di
leggerle autonomamente, sia per capacità finanziarie sia per tempo a disposizione.
Quindi anche in questo caso, la presenza di intermediari finanziari permette di
produrre informazione interna in misura utile a colmare l’asimmetria informativa fra
debitori e creditori.
Ciò permette di eliminare i due principali problemi derivanti dall’asimmetria
informativa e cioè l’adverse selection e il moral hazard.
Un esempio di selezione avversa può essere quello che avviene nel campo
assicurativo.
La selezione avversa è un problema di opportunismo pre-contrattuale e sorge a
causa delle informazioni private che i clienti delle assicurazioni hanno prima
dell'acquisto della polizza e nel momento in cui la considerano conveniente.
Numerose informazioni non sono possedute in questo caso dalla compagnia di
assicurazione.
Per azzardo morale invece si intende quella forma di opportunismo post-
contrattuale che si verifica durante il rapporto.
Rimanendo in ambito assicurativo, così da continuare nel nostro esempio, il
consumatore, avendo stipulato un contratto che lo tutela e lo risarcisce in caso di
accadimento dell’evento negativo, è portato a non usare più strumenti e accortezze
cautelari che lo prevengano dall'evento. Il fatto di essere assicurato induce
l'individuo a ridurre l’attività di prevenzione o parallelamente a sovra-utilizzare la
disponibilità di risorse a lui dovute più di quanto non necessiti.
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Infine, ultima teoria importante che spiega il perché dell’esistenza degli intermediari
finanziari è quella relativa all’incertezza.
Se un soggetto in surplus ritiene che un soggetto in deficit sia troppo rischioso,
allora il trasferimento di risorse non avverrà. Il soggetto in surplus sarà disposto a
concedere i suoi fondi solo a quei soggetti ritenuti da lui meritevoli e in linea con il
livello di rischio da lui sopportato.
Ciò fa si che alcuni soggetti in deficit difficilmente riusciranno a trovare
direttamente una controparte.
L’intermediario finanziario trasforma il rischio, con o senza assunzione dello stesso.
Ad esempio, la banca raccoglie i fondi tramite i depositi, che per i soggetti in
surplus sono praticamente privi di rischio, e poi li usa per finanziare le imprese, le
quali ovviamente presentano dei rischi.
Tale funzione è definita come funzione di trasformazione dei rischi. La banca si
assume, in questo caso, nel proprio bilancio il rischio legato all’attività di
finanziamento.
Figura 25 | Teoria classica e intermediari
Come accennavamo poco fa, l’esistenza di intermediari finanziari è giustificata dalla
presenza di divergenze tra gli scambisti. Infatti datori e prenditori di fondi non
hanno divergenza solo in termini di rischio ma anche in termini di liquidità e
dunque di scadenze, infatti, si ricorda che ulteriore funzione degli intermediari
finanziari è rappresentata dalla trasformazione delle scadenze oltre che dalla
trasformazione del rischio.
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Solitamente i soggetti in deficit vorrebbero finanziamenti a medio lungo termine e a
alto rischio, mentre i soggetti in surplus vorrebbero usare il proprio risparmio per
investire in attività abbastanza liquide e poco rischiose.
Se i soggetti si incontrassero in via del tutto autonoma sul mercato, difficilmente
riuscirebbero a trovare un accordo, e si manifesterebbe il fallimento di numerosi
accordi.
La presenza di intermediari finanziari permette di soddisfare le esigenze di
entrambe le parti, cosi da trasformare non solo il rischio ma anche le scadenze.
Infatti gli intermediari interponendosi tra prenditore e datore di fondi si assumono
anche il rischio di liquidità dell’operazione.
Infine, ulteriore aspetto che non viene considerato dalla finanza classica, è
l’irrazionalità dei soggetti. Secondo la teoria finanziaria classica, gli investitoti sono
razionali e valutano i titoli sulla base del loro valore fondamentale, cioè delle
aspettative dei futuri flussi di cassa, scontati per il rischio.
Gli investitori razionali utilizzano le news e rispondono velocemente a queste news,
aumentando il prezzo quando le informazioni sono positive e riducendolo quando
esse sono negative.
La teoria finanziaria classica si basa su ipotesi stringenti in cui si ritiene che le
persone siano perfettamente razionali nel compiere le proprie scelte e ciò si traduce
nella massimizzazione dell’utilità, con capacità di calcolo illimitate e con pieno
accesso alle informazioni disponibili sul mercato e nel cogliere le nuove
informazioni; onniscienti, cioè che sanno tutto e sono in grado di gestire e
apprendere da tutte le informazioni presenti sul mercato ed infine sono avversi al
rischio cioè sono disposti ad assumersi un livello di rischio maggiore a fronte di un
premio al rischio più alto e quindi un rendimento finale più elevato.
Nella realtà, gli investitori mostrano una razionalità limitata.
Con il termine razionalità limitata non si escludono le capacità dell’individuo di
effettuare una scelta (egli continua a massimizzare i risultati che può ottenere), ma
il fatto che questa è condizionata da una limitata capacità di calcolo o da altri fattori
rispetto al solo livello dei prezzi, come possono essere valutazioni soggettive
oppure l’esistenza nel sistema agenti eterogenei, dotati quindi di differenti modi di
interpretare ed utilizzare i dati che provengono dal mercato.
La razionalità limitata si traduce, quindi in una capacità di scelta dell’individuo tra
un numero di possibilità ristretto, ma tale scelta è frutto di un processo di
adattamento ed apprendimento in base alle caratteristiche del sistema. Pertanto, a
fronte di tale razionalità limitata e di un numero troppo basso o troppo alto di
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informazioni, gli individui, nel compiere le proprie scelte, commettono errori
cognitivi e si lasciano influenzare dalle proprie emozioni.
La presenza degli intermediari finanziari consente una scelta più razionale degli
strumenti finanziari presenti sul mercato.
Tale affermazione è dunque alla base della teoria dell’intermediazione moderna la
quale ritiene necessaria la presenza di intermediari finanziari sul mercato al fine di
rendere il suo funzionamento realmente efficiente, cioè gli intermediari finanziari
permettono di eliminare quelle inefficienze di mercato viste poc’anzi.
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