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InMagazine Pesaro 04/2011

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Page 1: InMagazine Pesaro 04/2011

®Pesaro-Urbino w w w. i n m a g a z i n e . i t

Anno VI - N. 4 - DICEMBRE-GENNAIO-FEBBRAIO 2011/2012

Giornalisti a Pesaro Gli architetti della notizia

Eugenio Giordani Elettroniche sonorità

Serrungarina Sulle pendici del Metauro

Marco Tamino

Il costruttore di stazioni

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Ad aprire questo numero di InMa-gazine è l’architettura con Marco Tamino, professionista di levatura nazionale che l’affronta nella sua accezione non solo tecnica ma an-che sociale e umanistica. A segui-re ci sono altri tre “architetti”, ma sono i tre giornalisti responsabili che “costruiscono” le pagine pesa-resi di tre quotidiani. Si affacciano poi, in un abbraccio un po’ allar-gato ma non eterogeneo, la solida-rietà natalizia di alcune associazio-ni, la musica del pianista Eugenio Giordani e il bel paese di Serrun-garina col suo presepe storico e la “pera angelica”. L’architettura ritorna con lo stilista Piero Guidi

a New York e poi con quella di De Carlo in Urbino. Immancabile il ri-chiamo all’enogastronomia, che è ormai un’esigenza sentita da tanti come le previsioni del tempo e le quotazioni di borsa, ma, fortuna-tamente, assai più gustosa. Ancora un balzo negli Stati Uniti per cono-scere il Fano Club e i suoi tegami con la storia del Titanic e quindi un ritorno alla domesticità calda e rassicurante delle compagnie ama-toriali del teatro dialettale pesare-se. Chiusura con una figura spor-tiva, Daniele Zoratto, la cui vita e la cui carriera di calciatore si sono spesso incrociati col territorio della provincia pesarese.

16

30

22

34

| EDITORIALE di Franco Bertini e Andrea Masotti |

Sommario

6 Annotare

Brevi IN16 Essere

Marco Tamino22 Informare

Giornalisti a Pesaro26 Aiutare

Associazioni di volontariato30 Suonare

Eugenio Giordani34 Visitare

Serrungarina

40 Reinventare

Piero Guidi a New York42 Gustare

Festival della Cucina44 Scoprire

Ca’ Romanino46 Ricordare

Fano Club48 Recitare

Stefano Magi50 Vincere

Daniele Zoratto

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)

Direttore Responsabile: Andrea Masotti

Redazione centrale: Roberta Brunazzi, Francesca Ricci

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Impaginazione: Sabrina Montefiori

Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli

Ufficio commerciale: Lucia Accardo, Irena Coso, Laura De Paoli

Collaboratori: Benedetta Andreoli,

Alberto Berardi, Franco Bertini,

Simonetta Campanelli, Elisabetta Ferri,

Ettore Franca, Silvia Sinibaldi, Simona Spagnoli,

Beatrice Terenzi, Maria Rita Tonti.

Fotografi: Laura De Paoli, Leonardo Mattioli,

Luca Toni

Chiuso per la stampa il 20/12/2011

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47100 Forlì tel. 0543.798463 - fax [email protected] Coordinamento redazione Pesaro: Simonetta Campanelli via Pantano, 163 - cell. 335.5262743 [email protected]

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Love is in the Hair

Pesaro - Cristian Nanni non è un parrucchiere qualunque, basta guar-darlo e si capisce subito: è un vero consulente di bellezza, appassionato della sua professione. Con uno scru-poloso lavoro mirato alla funziona-lità e praticità del risultato, Cristian e il suo staff curano il processo di ringiovanimento e ristrutturazione dei capelli. Il taglio e l’acconciatura sono il risultato finale e visivo di un attento percorso di cura dei capelli.

Attraverso una serie di attenzioni per portare i capelli al meglio della loro struttura genetica, diversa da persona a persona, crea un progetto su misu-ra per ogni donna, nel rispetto del-la naturale impostazione dei capelli, delle singole esigenze e unicità. Cri-stian Nanni e il suo team prendono a cuore la bellezza di ogni cliente per-ché le loro attenzioni e il loro amo-re è per i capelli: love is in the hair! www.cristiannanni.com (S.C.)

Viaggio tra i tesori della marchesa Vittoria

Pesaro - Dipinti, mobili dorati, specchi e oggetti in madreperla

dalle raccolte di Vittoria Mosca e provenienti dai depositi dei Musei

Civici, sono esposti fino al 15 gennaio. Un’occasione per ammirare arredi dal

XVII al XIX secolo scelti dal raffinato gusto della marchesa che a fine

Ottocento dona per testamento alla città palazzo Mazzolari Mosca con

le sue collezioni. La mostra è a cura della storica dell’arte Grazia Calegari ed è promossa dall’Assessorato alla

Cultura del Comune di Pesaro con Sistema Museo. La progettazione

grafica è stata affidata al Liceo Artistico Mengaroni, in accordo

con la volontà di Vittoria. Info. 0721 387541 - 199 151123;

www.museicivicipesaro.it www.pesarocultura.it (S.V.)

Chiaraeguido Organizer: nuove prospettive

Fano - Chiara Lungarini e Guido Carpi presentano Chiaraeguido Organizer, realtà che crea, pianifica, organizza,

‘cucina’ e allestisce eventi. “Partendo dallo studio dell’immagine e della

grafica - spiegano - vogliamo proporre i nostri servizi ad una clientela per la quale siamo in grado di organizzare

eventi di prestigio, con una particolare attenzione ai dettagli. L’esperienza di

Chiaraeguido Organizer trasforma l’occasione in evento, pubblico o

privato, matrimonio principesco o stile country, festa per bambini e meeting

aziendale, dall’allestimento alla cura di ogni dettaglio. Chiaraeguido Organizer

opera su tutto il territorio nazionale ma in particolare nelle Marche, dove mette in risalto cultura e tradizioni. Il

banqueting, con la collaborazione degli Chef, autentici stilisti del gusto, spazia dalla cucina regionale a quella fusion.

Chiaraeguido Organizer trasforma ogni evento in un’occasione mondana di

autentico piacere. (S.C.)

Hotel Chalet del Brenta, dove il Benessere è stile

Madonna di Campiglio - Paolo Biagiali, figlio di Massimo proprietario dell’Ho-tel Giardino di San Lorenzo in Campo, ha fatto un salto in alto, fino a Madon-na di Campiglio dove gestisce l’Hotel Chalet del Brenta. L’albergo è immer-so nel fascino e nello scenario unico delle Dolomiti di Brenta e dei ghiacciai dell’Adamello e della Presanella. La deliziosa struttura a 4 stelle è caratte-

rizzata dal tipico design di montagna in stile moderno, con materiali caldi e naturali. L’hotel è adatto non solo per sciatori ma anche per chi ama vivere la montagna in relax. Sauna, bagno turco, docce di reazione e cascata di ghiaccio, piscina idromassaggio con lama cervicale e doccia emozionale del percorso water paradise, tisaneria e molteplici altri ambienti oltre ad un’area esclusiva per massaggi e tratta-menti si sviluppano nell’elegante Cen-tro Benessere “Allsenses”, su quasi 500 metri quadrati. Dalla piacevole area fitness si passa poi al ristorante, dove lo chef dello Chalet del Brenta propone ogni sera un menu à la carte diverso e il sommelier più di 300 etichette, tra na-zionali ed estere, della cantina. (S.C.)

Ph. Paolo Semprucci

6 | IN Magazine

Annotare | Brevi IN

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Sfida in tavola tra Imprenditori

Acqualagna - La “Sfida in Tavola” della 46esima Fiera del Tartufo, ha visto ag-giungere un sapore glamour in cucina. Durante la consolidata iniziativa del “Salotto da Gustare” sono stati messi ai fornelli i noti imprenditori, legati al territorio, Massimo Berloni (AD Don-dup) e Domenico Guzzini (presidente del gruppo Fratelli Guzzini), suppor-tati dalle showgirls Fioretti e Michela Coppa e coordinati dagli chef profes-sionisti di Acqualagna Nico Giacomel (Ristorante La Ginestra) e Samuele

Ferri (Osteria del Parco). I due im-prenditori, creatori di mode e tenden-ze di successo internazionali, non han-no mai abbandonato la passione per la cucina tradizionale e per le eccellenze del territorio, quali il tartufo. Con pen-tole, padelle e utensili rigorosamen-te Guzzini e con la tavola della giuria apparecchiata con le linee dal design unico, i due si sono impegnati nella realizzazione del miglior piatto a base di tartufo bianco. A condurre la sfida è stata l’attrice Justine Mattera. (S.C.)

Disegni e il film di animazione alla Pescheria

Pesaro - In mostra alla Chiesa del Suffragio, fino al 15 gennaio, cento disegni originali del film d’animazione “Via Curiel 8” di Mara Cerri e Magda Guidi, due emergenti “autrici per immagini”. Il progetto filmico che ha vinto nel 2008 il premio della giuria e il premio arte France presso il Festival internazionale di Annecy, è una co-produzione franco-italiana. La storia è tratta dal libro illustrato “Via Curiel 8” di Mara Cerri, pubblicato nel 2009 dalla Orecchio Acerbo. Per l’occasione sarà anche proiettato il film che il critico Federico Rossin descrive come: “bello perché fragile, delicato come un sogno, misterioso come una visione”. L’evento è promosso dal Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, visitabile gratuitamente tutti i giorni (10-12; 17,30-19,30) anche il 24, 25, 26, 31 dicembre 2011 e 1, 6 gennaio 2012, giorno di chiusura lunedì. Info. 0721 387651 www.centroartivisivepescheria.it (S.V.)

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Mancini, abbigliamento Uomo

Semplicemente insieme

Pesaro - Cena di condivisione “Semplicemente insieme” a cura di Caritas, associazione “La città della Gioia”, Auser, Croce Rossa

e associazioni di Quartieri. Per festeggiare con sobrietà l’arrivo del

nuovo anno un cenone per tutta la famiglia, bambini e adulti, pesaresi

e non, all’interno dello spazio eventi riscaldato e coperto allestito in piazza.

Lo spirito è quello di trascorrere una serata in armonia, dimenticando le

differenze sociali, religiose ed etniche, rivolgendo il pensiero a chi si trova in

difficoltà. Un menù genuino e per tutte le tasche, alle 23,00 un concerto di

Capodanno, animazione e brindisi al 2012 proposti dal Comune di Pesaro.

La cena di condivisione, che da anni si svolge a Senigallia, è stata organizzata

per la prima volta a Pesaro nel 2010 ed è stata dalla prima edizione un successo, con posti andati a ruba.

(info. e prenotazioni:345 4726025). (S.V.)

La Moretta di Fano in un libro

Fano - Un’intera pubblicazione dedicata alla Moretta, la più popolare

bevanda fanese che tiene alto il vessillo della tradizione e dell’identità

cittadina. Il libro, oltre che ricercare documentazioni storiche sulle origini

della bevanda, riporta i riconoscimenti da essa ottenuti come l’inserimento

nel dizionario dei cocktails dell’AIBES e il suo accesso alla lista dei Prodotti

Agroalimentari Tradizionali delle Marche. Nel volume viene illustrato

il procedimento per fare una Moretta eccellente, nel vero stile fanese:

un bicchierino di vetro liscio, quelli da osteria. Una bevanda fumante

a tre strati ben distinti: il giallo oro dei liquori, il nero caffè e una densa

schiumetta marroncina, accentato da una sottile scorza di limone. Intensità,

fragranza, profondità dati dall’incontro di rum, anice e cognac con zucchero,

caffè espresso e limone. L’aroma suadente invita all’assaggio che si

rivela un vero trionfo di sapore. (S.C.)

Pesaro - Il regalo perfetto?! Comple-anno, Natale, anniversario... quante occasioni speciali per fare regali! Ecco perché Evagarden Make Up Lounge ha pensato al regalo perfetto in ogni occasione: la Gift Card Eva-garden, una preziosa carta prepaga-ta, dai colori brillanti, disponibile in diversi importi, per aiutare anche i più indecisi sul regalo da fare, con la certezza che, finalmente, sarà quello giusto. Lezioni personalizzate, truc-co fashion, design delle sopracciglia, prodotti di make up di tendenza e dalle altissime performance, sono

solo alcune delle possibilità di scelta, tutte racchiuse in una sola card. www.evagarden.com (S.C.)

Pesaro - Per la stagione autunno-inverno 2011/12 Gilberto Mancini ha ultimato la selezione delle sue collezioni esclusive per l’uomo più esigente e propone due nuovi brand: Etiqueta Negra e Marinella Profumi. In linea con la sua filosofia, insieme ad un servizio accurato e attento ai suoi clienti, Gilberto offre prodotti di grande qualità e raffinato gusto. “I cardini su cui oggi poggia la realtà

commerciale - dice Mancini -  sono le attenzioni che si riservano alla clien-tela, affiancate dall’offerta di una selezione esclusiva e di una scelta di prodotti di marca affidabili, classici, eleganti e duraturi. Questo delicato momento richiede attenzione e di-sponibilità”. Con questa filosofia da sempre Mancini si fa apprezzare, po-nendosi nel rispetto della tradizione ma al passo del tempo. (S.C.)

Ph. Luca Toni

Gift Card Evagarden

8 | IN Magazine

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Momenti di relax alla Spa Excelsior

Pesaro - Nei rinnovati ambienti, la Spa dell’Hotel Exlcesior proporre nuove emozioni: il rituale dell’Ham-man, i bagni di vapore, è una delle migliori terapie per combattere ten-sioni, stress quotidiani e disturbi re-spiratori, permettendo all’epidermi-de di liberarsi di tutte le impurità, acquistando luminosità, elasticità e morbidezza, con il trattamento in doccia Vichy e le nuovissime pro-poste di Talassoterapia. Quest’anno la Spa Excelsior dedica inoltre Well-

ness Gift a tutti gli amanti del be-nessere: l’esclusiva carta personale ad un prezzo speciale, un regalo perfetto per chi desidera concedersi momenti di relax. Chi la riceve può godere di tutti i trattamenti benes-sere della Spa e ricaricarla una volta esaurito l’importo. Per regalare una pausa rigenerante ed aprire le por-te del benessere a chi si ama i riferi-menti sono al numero 0721 630015; [email protected] e www.excelsiorpesaro.it (S.C.)

Sansone e Dalila restaurati

Pesaro - Fresco di restauro “Sansone e Dalila”, dipinto del Seicento, appartenente alle collezioni Mosca, presentato il 3 dicembre ai Musei civici. L’opera, scoperta nei depositi museali, è stata attribuita al pittore napoletano Luca Giordano da Stefano Causa, professore associato di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. A presentare il dipinto restaurato è stato l’assessore alla Cultura Gloriana Gambini con Stefano Causa e Grazia Calegari. Il pubblico ha anche potuto ammirare “Tobiolo e l’Angelo” di Battistello Caracciolo, tornato ai Musei dopo essere stato accolto a Palazzo Ducale; le due opere rimarranno esposte nella sala dell’Angelo fino al 15 gennaio (nella foto: da sinistra la studiosa Grazia Calegari e l’assessore Gloriana Gambini, davanti all’opera “Sansone e Dalila” di Luca Giordano). (B.A.)

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“Fratelli d’Italia”, tra satira e illustrazione

Pesaro - L’Associazione Culturale Sarda “Eleonora d’Arborea” di Pesaro

ha ospitato la Mostra internazionale itinerante di satira, illustrazione e

grafica “Fratelli d’Italia”, che la FASI ha realizzato con concorso a premi,

per celebrare l’Unità nazionale, con immagini su fatti, personaggi

e simboli più rappresentativi degli eventi risorgimentali. La mostra

(Palazzo Ducale) dopo essere stata esposta a Roma, Cagliari, Firenze,

Torino e Padova, ha raggiunto Pesaro con le 220 opere selezionate da

un’apposita commissione tra 1190 esemplari presentati al concorso da 489 artisti, di cui 189 stranieri

di 53 Paesi.L’internazionalità della mostra è data dai 189 artisti che

hanno partecipato al concorso e dal fatto che è stata esposta a

New York, Buenos Aires, Toronto, Parigi, Berlino, Stoccarda, Losanna, Bruxelles, Brisbane, Arnhen ed altre

città dove hanno sede associazioni e circoli di emigrati sardi, a cui va il

merito di tenere vivo l’interesse per il Paese e la regione d’origine. (S.C.)

Adotta una Pigotta

Pesaro - Il Leda, spazio educativo del Centro Arti Visive Pescheria di

Pesaro (via Cavour 5) ospita a Natale il progetto Unicef “Adotta una Pigotta”.

Tutti possono creare la loro Pigotta divertendosi con forbici, stoffe e pennelli.

Un laboratorio coordinato da operatrici Unicef che realizza tante nuove bambole e i loro vestiti. Adulti e bambini possono

partecipare disegnando, tagliando, cucendo, imbottendo, dipingendo e, al termine, acquistare oppure regalare le

loro Pigotte per sostenere il progetto Unicef. L’iniziativa si svolge nell’ambito dell’evento “Work and Shop”, mercato

laboratorio di Natale, che offre ai più piccoli la possibilità di realizzare oggetti.

Info. 329 7236551. (S.V.)

Omnia Comunicazione per i 50 anni di Boen

Fano - Per celebrare i 50 anni di Boen, multinazionale norvegese leader nel settore pavimentazioni in legno, ha affidato all’agenzia di comunicazio-ne, con sede a Fano, il concept di una speciale pubblicazione e dello stand alla fiera Fsb di Colonia (Germania). Il design ironico e non convenzionale di Omnia Comunicazione ha fatto vince-re la sfida con i grandi concorrenti in-ternazionali. Un’interpretazione dei valori e la filosofia del brand scandi-navo sono i protagonisti  del progetto

originale, dedicato alla linea sport del marchio. “Se la creatività è una risor-sa autentica e di valore, oggi più che mai può essere premiata dal mercato globale. Non a caso Boen ha selezio-nato Omnia Comunicazione per le sue specifiche competenze: finalmen-te la creatività italiana, di cui ci sen-tiamo interpreti, ha conquistato l’am-bito mercato scandinavo, da sempre punto di riferimento in ogni campo, dalla grafica al design”, ha commen-tato Marcello Di Piazza. (S.C.)

Premi della Camera di Commercio

Pesaro - Un appello all’unità del Pa-ese viene dalla trentesima edizione del premio “Fedeltà al lavoro”, che si è tenuta al Quartiere Fieristico di Pesaro. “Per l’unità del sistema eco-nomico, sociale e istituzionale della nostra Provincia è necessario lavora-re insieme e ridare competitività al territorio” ha detto Alberto Drudi, presidente della CCIAA prima di consegnare i 95 premi lavoratori di tutta la provincia che per la “dedizio-ne al lavoro, professionalità, capacità dirigenziali e creative e per quanto costruito in anni e anni d’impegno”

si sono meritati il riconoscimento di “Fedeltà al lavoro e allo Sviluppo eco-nomico”. Consegnati inoltre 11 premi speciali: al prefetto Attilio Visconti, all’industria Benelli Q j (100 anni di attività), ai piloti Silvio Grassetti e Pa-olo Campanelli, agli Eredi Benelli, al Motoclub Tonino Benelli, al Re-gistro storico Benelli, a Mario Um-berto Fabbri per il lungo impegno nella pubblica amministrazione e nel Consorzio del Mobile, al ristoratore Nico Giacomel, a Banca delle Marche e alla memoria del giornalista Paolo Nonni. (S.C.)Ph. Luca Toni

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Natale per tutti i gusti

Pesaro - Nel cuore del centro storico, ospitato da una

tensostruttura in piazza del Popolo, fino all’8 gennaio va in scena un

ricco programma eventi ad ingresso gratuito (le cene a pagamento),

organizzato da Comune e Pesaro Feste, per vivere la piazza durante

le vacanze natalizie. Tra le attività le tombole popolari a cura dei centri socio-culturali e dell’Auser, i canti

dei bambini delle scuole materne ed elementari, spettacoli di tango, di pizzica e taranta. Il 5 gennaio, alle

17,30, si tiene il recital in dialetto pesarese di Carlo Pagnini (nella foto,

durante un’esibizione), mentre il 6, alle 16.30, “la Befana vien di pome”

con Pesaro Village. Non manca poi il Festival del cibo per strada con street

food, miniclub per bambini musica e animazione e tanto altro.

Info. 393 9786930 (S.V.)

Presepe contemporaneo artistico

Pesaro - L’ Alexander Museum Palace Hotel di Pesaro si prepara a vivere il Natale con un originale presepe contemporaneo artistico

allestito nella lounge dell’albergo-museo di proprietà del conte

Alessandro F. Marcucci Pinoli di Valfesina, anche lui artista.

A realizzarlo, sotto la sua regia, sono stati alcuni dei cento artisti che hanno firmato con la loro arte, le 63 camere

d’autore dell’Alexander. La Sacra Famiglia è una

rappresentazione stilizzata in aereo filo di ferro e policarbonato: sulla

scena si affacciano “metafisici” manichini rossi. Il presepe rimarrà

esposto fino al 10 gennaio. Nell’hotel d’arte pesarese i visitatori possono ammirare anche la grande

collezione di sculture e quadri dei principali protagonisti dell’arte contemporanea in Italia. (B.A.)

Ph. Luca Toni

Zachary crea la tua Camicia

Santoni, calzature a Impatto zero

Pesaro - Zachary crea la tua camicia nel negozio-laboratorio in corso XI Settembre dove, da 10 anni, propone un’ampia e sofisticata produzione di camicie di alta sartoria. Realizzate con tessuti esclusivi e pregiati, Zachary per-sonalizza le esigenze e le richieste del cliente più attento al gusto e alla moda del momento. Competenza, sensibilità e professionalità sono gli elementi che contribuiscono a dare prestigio alla boutique. A disposizione del cliente un’ampia scelta di dettagli per perso-nalizzare il proprio “capo unico”. Le camicie vengono confezionate su mi-sura da mani esperte e sapienti nel co-niugare esigenze pratiche e caratteri-stiche fisiche, per un’ottima vestibilità. Oltre ad una ricca scelta d’accessori, cravatte, foulards, scarpe, guanti e ge-

melli, all’interno dell’atelier è allestito anche uno spazio riservato alla cappel-leria Borsalino, con una collezione di articoli eleganti e di gran classe. (S.C.)

Corridonia (MC) - Un investimento di circa 3,5 milioni euro per creare le calzature Santoni “a impatto zero”. L’azienda, che opera a livello mondia-le nel mercato delle calzature uomo, donna, bambino e piccola pelletteria e degli accessori di alta gamma, ha da po-chi mesi inaugurato i nuovi uffici della sede centrale di Corridonia, progettati all’insegna di luce naturale, risparmio energetico ed eco-compatibilità.Questo importante progetto s’inseri-sce all’interno di un percorso di atten-zione all’ambiente che Santoni ha av-viato da tempo, in primis dal punto di vista produttivo: i pellami utilizzati per la realizzazione delle calzature sono sempre naturali e non trattati, la con-cia al vegetale porta le pelli grezze a divenire cuoio nel totale rispetto della natura. Anche la carta utilizzata in tutti i coordinati aziendali e nei materiali di

comunicazione è certificata FSC (ossia, proveniente da foreste gestite corretta-mente e nel rispetto dell’ambiente) e a breve lo sarà anche tutto il packaging. I materiali utilizzati nella realizzazione dell’edificio - vetro, acciaio e alluminio - sono riciclabili al 90%. (S.C.)

12 | IN Magazine

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AccaDue Home ospita Piazzesi e Pradarelli

Pesaro - In via Carso 33 c’era una volta il Lindbergh ed ora c’è AccaDue Home, l’Atelier Casa. Un laboratorio artigianale divenuto uno scenario dell’abitare contemporaneo, un luo-go per pensare, discutere e condivi-dere i nuovi valori estetici e lo stile di un arredo “sartoriale” per la casa ideale. Un luogo dove, oltre alle bel-le mostre di componenti d’arredo e cucine Boffi, i progettisti, architetti e designer Stefano Bizzarri e Claudio

Cinti concedono spazio per le mo-stre personali di artisti e creativi. In questi giorni è possibile ammirare la mostra fotografica di Carlo Piazzesi, creativo della grafica e della fotogra-fia per professione e amante dell’arte dell’obiettivo per passione, assieme alle opere di Fabio Pradarelli, archi-tetto con interesse ed esperienze per-sonali nelle Arti Visive. Tel. 0721 430392, www.accaduehome.com (S.C.)

Dopolavoro Aziendale Cassa di Risparmio di Pesaro - Banca Marche

Pesaro - Autorità e personalità ma soprattutto tanti soci, per inaugurare la nuova sede sociale del sodalizio che, da circa sessant’anni, opera nella provincia di Pesaro e Urbino e zone limitrofe con attività sportive, ricreative, culturali e turistiche. Classica cerimonia: taglio del nastro fatto da Michele Ambrosini, presidente di Banca Marche con Gianfranco Sabbatini presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, accanto ai rappresentanti e dirigenti delle amministrazioni pubbliche e della banca. L’occasione è stata anche il momento per presentare e distribuire la ristampa del volume di Sauro Brigidi “Cordiali saluti dagli anni ‘60”, che racchiude l’attività dell’associazione negli ultimi 40 anni. Andrea Gladioli e Stefano Magi, rispettivamente presidente e vice del Cral bancario, hanno salutato gli ospiti con un brindisi. (S.C.)

Ph. Leo Mattioli

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Giochi del Titano, nuove slot

San Marino - Nuove slot machine di ultima generazione alla Giochi

del Titano, la società a maggioranza pubblica che gestisce la sala da gioco

di Rovereta a San Marino. Tra le 35 nuove slot, scelte tra quelle ai vertici di categoria e che si possono trovare solo nei casinò, ce ne sono anche un

paio ispirate alla sit-com “Sex and The City”, la nota serie televisiva

americana ambientata a New York. In totale alla Giochi del Titano ci

sono quasi 230 slot, che vanno dal tradizionale keno fino ai più classici della roulette, baccarà, black jack, ecc… Ogni nuova slot è multigame,

ovvero consente di poter giocare fino ad oltre 10 tipi diversi di gioco,

con altrettanti diversi tipi di puntata. “Entro la primavera - annuncia il direttore della Giochi del Titano,

Salvatore Caronia - aumenteremo anche gli spazi dedicati ai servizi,

ampliando l’area per bar e piccola ristorazione”. Anche l’accoglienza e i servizi dimostrano lo stile della

struttura che, come recita lo slogan della Giochi del Titano, offre a tutti “il

piacere di giocare con stile”.

Fiumana, Piccola Osteria Fluviale

Pesaro - Tante sono le novità per il 2012 al Fiumana. Dopo la festa di

Capodanno, torna il jazz di classe lungo il fiume, tutti i venerdì ad

accompagnare la cena. Cooking show, corsi di cucina, degustazioni

di vino alla presenza dei produttori, feste a tema e tanto altro. Non solo

gusto ma molto di più alla Piccola Osteria Fluviale di Pesaro, in

Lungofoglia Caboto 6. Info: tel. 0721 401197 - www.fiumana.net (S.C.)

Ottica Venturi, spazio all’Arte

Pesaro - La mostra “Faustomaxìa Vi-tonucci”, a cura dall’architetto Alfre-do Venturi, espone le opere dei pittori Fausto Maxìa e Vito Nucci all’interno degli spazi dell’Ottica Venturi, in via-le Cialdini 39. Si tratta di una mostra nella mostra, “Backstage on polaroid”, dove i suggestivi scatti fotografici di Lu-ciano Dolcini raccontano i due artisti. L’esposizione è stata introdotta da Ni-cola Stella e presentata dal critico d’ar-te Elisabetta De Blasi. L’arte di Maxia è “un dialogo guidato tra bianco e nero, una forma compiuta, analitica, tesa, venata di tormento. Quel segno ha cer-

cato per anni il passato e, deposta la matita, l’artista ha trovato il pennello. Non veicola più contenuti ma li crea rendendoli forma, non più forma della natura, ma una nuova, data dal segno espressivo”. Per Nucci “l’approdo alla pittura è una tappa della vita, matura nel tempo della sua vicenda umana. Af-fianca la sua attività lavorativa e comu-nica all’altro i suoi omini, affidati ad un segno vibrante, veloce, ad occhi chiusi. Le moto instabili, le auto imperiose, sono figure in movimento e il colore, mai trattenuto dal segno, si espande e rivendica il suo spazio”. (S.C.)

Modus, collezioni d’Arredo

Pesaro - C’è modo e Modus per creare un significativo e sereno Na-tale! Modus - Collezioni d’Arredo, in collaborazione con l’AltroCin-quantaPerCento, nella settimana di Natale ha sostenuto “Il Natale dei Bambini”. Con la vendita di tende e tappezzeria, vere e proprie proposte di arredamento basate sul tessuto, ha raccolto fondi destinati alla soli-darietà. Il 15% del ricavato di ogni acquisto o ordine, infatti, è stato de-

voluto all’adozione a distanza di un bambino africano. L’iniziativa è sta-ta presentata lo scorso ottobre all’e-vento Foglie D’Autunno, durante l’esposizione della nuova collezione autunno-inverno di Modus. A varare l’iniziativa benefica è stato un brin-disi, con degustazione dei vini Fiori-ni. Info: Modus Collezioni d’Arredo, a Pesaro in viale Manzoni 56/58, tel. 0721 30760www.moduscollezioni.it (S.C.)

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Pesarese trasferito a Roma, l’architetto Marco Tamino ha solide radici piantate nella sua città. Dove torna ogni fine settimana per ritrovarsi. E per pensare al modello ideale di stazione ferroviaria, come nodo di scambio denso di energia.

testo Franco Bertini - foto Leo Mattioli

Dai una scorsa alla classifica dei fatturati dei massimi studi di ar-chitettura che operano in Italia, ti accorgi che l’Ingenium Real Estate di Roma, del quale lui è presidente e responsabile dell’area progetta-zione, occupa il terzo posto ap-pena dietro allo studio di Renzo Piano. Non puoi fare a meno di pensare che anche l’architetto Marco Tamino è ormai uno di quei pesaresi che hanno imboccato una volta per sempre “la strada per Roma”, consacrata ormai tan-to tempo fa da Paolo Volponi e che ha trasferito armi, bagagli, vita e professione a Roma. E chi s’è visto s’è visto. E invece, a pensare così, penseresti male e sbagliato. Per-ché questo distinto signore dall’e-loquio soffice e sciolto, disinvolto e sorridente il giusto dentro i suoi completi dalle molte sfumature di

grigio antracite che nell’insieme fanno venire in mente una specie di “vestizione rituale” di qualche ordine, ogni venerdì, caschi il mon-do, prende e se ne torna a Pesaro. Dunque un pendolare, uno dei tanti? E qui, se è possibile, pense-resti ancora peggio e ancora più sbagliato. Perché Marco Tamino dice parole che potrebbero essere dette anche da un pendolare, ma il senso è profondamente altro: “Il mio lavoro è quasi tutto a Roma. Tutti i weekend lascio Roma e tor-no a casa, non posso fare a meno di tornare a Pesaro. Qui ci torno volentieri... gli amici... un senso di vita serena... palazzi storici non alterati... mentre siamo riusciti bene a distruggere altro...”. Sono parole talmente semplici che ti chiedi dove stia il loro indubbio fascino e quella specie di atmo-

Il costruttore di Stazioni

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Essere | Marco Tamino

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sfera sospesa che ti fa pensare di essere lì ma anche altrove. È se-duto alla scrivania del suo studio grande, bello, stregato, pieno di libri e di altro, odoroso di tante cose, al pianoterra della sua casa, un paio di cento metri più avanti di quella del poeta D’Elia, dove la via Passeri assume e mantiene una sua pacata dignità irradiata attorno alla bellezza della facciata della chiesa di San Giovanni, che Tamino vede certo dalle finestre di casa sua.

No, quello non è lo studio di un pendolare, ma semmai “un ma-gnifico antro” - lui da architetto lo chiama spazio - che condivide con la moglie Mariadele con la quale si scambia idee, critiche, opinioni e alla fine progetti. E allora, assecondando quei para-metri mentali e psicologici che tutti abbiamo dentro di noi più o meno nascosti, ecco che l’architet-to Tamino mi appare come quei personaggi mitologici che aveva-no assoluta necessità di mante-

nere il contatto con la terra per ritrovare e rigenerare le energie consumate. E allora tutto acqui-stava un senso: ecco il perché del ritorno continuo a Pesaro dopo aver speso energie e tempo per progettare per le Ferrovie dello Stato le 13 maggiori stazioni d’I-talia, alcune già ultimate, altre in corso di realizzazione, altre alle prese con i soliti problemi di fon-di. Una per tutte Stazione Termi-ni di Roma, trasformata da “corte dei miracoli a centro servizi, con

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chiesa e palestra e con la più grande libreria d’Italia”.“Le stazioni - dice - sono nodi di scambio, i luoghi più densi di energia, di casino, turbolenza, traffico...”. Un caos globale da riordinare quello delle stazioni, che ha un grande correlato di civiltà da ritrovare e far rivivere: “il tentativo di tornare a creare il tessuto delle città, la connettività, quello che delle nostre città era il fascino, l’armonia dei pezzi collegati, la forma organica...”. È l’i-dea di edilizia civile, residenziale e d’uffici, che informa oggi l’opera di Tamino, “la lottizzazione ha diviso, ha creato solitudini... l’architetto di oggi deve essere un mu-ratore che sa il latino”. E ancora, “l’architetto deve tornare ad essere un intellettuale, mettere insieme tecniche e innovazione, il senso della vita, del luogo, delle persone”.

Un umanista che riporta ad unità e ricompone i cocci scombinati dagli ‘Archistar’. La ripresa della lezione di Lloyd Wright e di Le Corbusier, tra i maestri recenti Renzo Piano, l’housing sociale per i più deboli, non più case popolari, non ghetti, la “medi-tazione su socialità e low cost”, la dismissione per non consumare altro territorio. Sono il centro dell’impegno attuale di Marco Tamino, il cui ultimo lavoro pesare-se è stato l’Hotel Alexander Museum: “...mi piacerebbe tornare dopo anni di assenza...”. Avevo ragione quando pensavo al suo completo antracite come ad una specie di “saio” sacerdotale. Sentite qua: “I tre ingredienti vitruviani della proget-tazione - Utilitas, Firmitas e Venustas - devono essere sempre compresenti con la stessa importanza...” e invece “nelle architetture più diffuse della postmodernità solo il terzo, la Venustas, cioè estetica o l’immagine dell’e-dificio, ha il sopravvento esasperato attraverso inutili e costose acrobazie formali a scapito degli altri due”. Otti-mo. Non vi viene subito alla mente qualche “Archistar” televisivo grande e osannato maestro di questa “frattura dell’umano”? Lo so che chiedere a un architetto come nasce un progetto è banale come chiedergli l’ora. Ma Tamino non è un “Archistar”, non sorride con suf-ficienza della mia banalità e mi risponde con serietà

Architetto e intellettuale

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(altro connotato andato perso da troppo tempo).“Il passo più importante è cercare di capire il carattere, la storia, il senso delle preesistenze natura-li e costruite, belle o brutte che siano, del luogo che il progetto fatalmente modificherà... dedico molto tempo a questa fase di com-prensione del luogo d’intervento, ci passeggio, immagino, simulo mentalmente come sarà e quale effetto avrà...”.Credo che dal punto di vista uma-no una delle cose più gratificanti sia la condivisione di un’idea che si cala nella vita riportando ad

unità frammenti diversi e dispersi: “Alla base di questo paziente lavo-ro preliminare - continua infatti Tamino nella calda luce soffusa dalla lampada della scrivania - c’è l’idea che ogni costruzione deve

essere necessariamente radicata in un luogo e deve confrontarsi con l’atmosfera e il vissuto del ter-ritorio, come è avvenuto abitual-mente e spontaneamente nelle architetture e nelle città del pas-

sato che purtroppo le costruzioni recenti spesso ci fanno rimpian-gere”. Sbircio il curriculum: do-cente all’Università di Firenze, alla Rutgers University del New Jersey, all’Istituto d’Urbanistica di Parigi e poi un lungo elenco di convegni e di pubblicazioni. Non mi voglio far influenzare dal-la bellezza calda dello studio che annulla un po’ la temporalità, ma per soddisfazione personale mi vien da pensare a qualcosa che ha a che fare col Rinascimento e l’Umanesimo e con l’eterno ten-tativo di mettere insieme spirito e materia nel segno di una socialità non becera e del senso della vita, del luogo e delle persone. “In qua-lunque oggetto ci metti la tua ri-cerca, stazione, residenze o uffici che siano”. Se ho afferrato bene, su questa frontiera della residen-za, dei luoghi di scambio e degli uffici, centri di passaggio e di con-vivenza della comunità che “non sta mai ferma”, si muove Marco Tamino, architetto internazionale, romano d’adozione ma con perenni radici nell’humus pesarese. Ricor-datevi di lui magari quando vi tro-vate su uno dei tanti binari di una qualche grande stazione italiana.

Non dimenticando però che lui lì ha progettato tante cose, che apprezzerete o magari no come è umano che sia, ma non certo l’eventuale ritardo del vostro ma-ledetto treno. IN

A fianco e nelle pagine precedenti l’architetto Marco Tamino nel suo studio pesarese.

é sua la Stazione Termini di Roma

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pavimenti e rivestimenti, superfici continue con ecomaLte aLL’ acqua, rivestimenti in porceLLana artigianaLe, iL cocciopesto, pavimenti in Legno antico, pietre naturaLi, arredamenti, e cucine, reti metaLLiche stirate, bagni e accessori, schiuma d’aLLuminio a ceLLe aperte, panneLLi compositi e tanti aLtri materiaLi per progettare e arredare ogni tipo di ambiente.

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Giornalista architetto della notizia: come suona questa definizione? Ambigua: se intendiamo la capa-cità di mettere in connessione gli elementi di una notizia e costrui-re in questo modo un pezzo com-prensibile allora direi sì, il giorna-lista è un architetto dei fatti. Ma se con questa definizione si vuole indicare una forma di manipola-zione secondo la quale il giorna-lista architetta una notizia direi

che la definizione suona male.Sono i tre capiservizio dei quotidia-ni con cronaca locale che i pesaresi trovano in edicola: stessa qualifica, stessa generazione, diversa forma-zione: due uomini e una donna. Eppure a leggere con attenzione le loro risposte disegnano un quadro omogeneo e un sentire comune che ne indica la capacità di essere uno specchio attendibile della cit-tà. Nelle loro riflessioni si esprimo-

no però le diverse personalità, le disomogenee condizioni di lavoro e la varietà dei loro interessi.Quanto sono importanti i giornali a Pesaro?“Immagino come in ogni altra re-altà. Credo fermamente - spiega Silvia Sinibaldi, responsabile della redazione di Pesaro del Corriere Adriatico - che l’informazione sia uno dei pilastri della democrazia, dunque indispensabile in ogni

La cronaca della città raccontata dai tre capiservizio dei quotidiani con cronaca locale,Silvia Sinibaldi, Luigi Luminati e Franco Elisei.

testo Simonetta Campanelli - foto Luca Toni

Gli architetti della Notizia

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Informare | Giornalisti a Pesaro

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contesto. La carta stampata per sua natura informa con tempi più riflessivi di quanto non accada con altri media e in questo ha la sua connaturata importanza”.“Importanti come in tutte le altre città del mondo”, rileva Luigi Luminati, responsabile della redazione di Pesaro del Resto del Carlino. “Per raccontare al meglio quello che succede ma anche quello che a prima vista non si vede”. In linea con i colleghi è Franco Elisei, responsabile della re-dazione di Pesaro del Messaggero: “Fondamentali, come in qualsiasi altra realtà in cui si vuole veramente che l’opi-nione pubblica sia partecipe della vita democratica”. E sui rapporti con gli amministratori e i politici locali lo stesso Elisei racconta: “Di rispetto dei reciproci ruoli, anche se qualche volta questa distinzione va ricordata e ribadita. Qualche volta c’è chi cede alla tentazione di far leva an-che sul peso della pubblicità minacciando la revoca di in-serzioni commerciali. Credendo così che l’informazione possa risparmiare qualcuno o qualcosa. Penso comunque che sia prevalente la convinzione opposta, cioè che un’in-formazione corretta sia migliore di quella facilmente ma-nipolabile”. Lapidario Luminati: “Buoni, cordiali. Poi ognuno fa il suo lavoro”. In totale sintonia Sinibaldi: “La capacità di relazionarsi con gli attori dell’informazione e della comunicazione oggi è un bagaglio culturale e professionale che appartiene a qualsiasi amministratore pubblico. Dunque le relazioni sono semplificate. In gene-

re mi piace avere buoni rapporti con tutti mantenendo la corretta distanza e l’assoluta autonomia. Una reciproca diffidenza è sempre buona cosa”.Più articolate invece le risposte a una domanda che scava tra la deontologia professionale e le caratteristiche perso-nali: Ci sono mai fatti che vorresti affrontare in un modo e invece devi fare altrimenti?Luigi Luminati: “Qualcuno, per colpa di una legge, quella della privacy, ipocrita e malfatta. Che non riesce a salva-guardare la privacy ed impedisce di pubblicare i nomi degli arrestati anche per reati gravi e o delle povere vitti-me di incidenti stradali”. Diverso il taglio di Franco Elisei:

La cronaca in primo piano

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A fianco, un’edicola pesarese. In apertura, da sinistra, Silvia Sinibaldi, Luigi Luminati e Franco Elisei.

“No, non nei contenuti, casomai negli spazi e nei mezzi disponibi-li. In molte occasioni avrei voluto aumentare le pagine da dedicare a certi fatti o avere più forze in cam-po per approfondire maggiormen-te la notizia. Ma questo lo vorreb-bero tutti i giornalisti chiamati a questa professione”. Più articolata la considerazione di Silvia Sinibal-

di: “Questa è una domanda com-plessa perché andrebbe affrontata su diversi piani. Il primo è quello della linea editoriale, che di per sé rappresenta una griglia contenitri-ce all’interno della quale però la mediazione è proporzionale alla professionalità del giornalista. C’è poi una limitazione legata alla for-za lavoro, ai mezzi e ai tempi: vorre-sti approfondire un tema o verifica-

re in modo articolato un input, ma non sei in condizioni di farlo per mancanza di risorse e strumenti. Esistono infine situazioni contrad-dittorie rispetto alla sensibilità per-sonale, ossia notizie che non vorre-sti scrivere ma che la deontologia ti impone di raccontare”.Pesaresi prevedibili? Parrebbe di sì, stando alle risposte dei tre gior-

nalisti alla domanda: Quali sono secondo te le vicende che appassio-nano di più i pesaresi?“I fatti di cronaca - spiega Sinibal-di - hanno sempre un riscontro in edicola e se sono conditi da vicen-de sessuali ottengono il massimo dell’attenzione. Sempre accatti-vante lo sport e poi gli eventi che sottolineano l’identità e le origini della città e di chi la abita. In gene-

rale vale la regola della vicinanza, della portata emotiva e della capa-cità di fornire un servizio”. Confer-ma Luminati: “In generale le regole parlano di vicende di soldi, sesso e sangue. È un po’ brutale ma rias-sume un po’ tutto. Poi ci sono gli sportivi e gli appassionati di cul-tura”. Ribadisce Elisei: “A parte i fatti di cronaca nera o quelli legati alla sfera sessuale o a movimenti di denaro, fatti scontati e da ma-nuale, i lettori sono molto legati alla loro pesaresità e a quello che questa condizione può esprimere. Il Messaggero ha introdotto ormai da diversi anni una rubrica setti-manale, alla domenica, sulla “Vec-chia Pesaro”, che contiene pillole di storia della città, fatti realmen-te accaduti che abbiamo voluto rispolverare e riportare alla luce. Stessa iniziativa è stata messa in atto per Fano. Ebbene sono rubri-che molto apprezzate. Un capitolo a parte merita lo sport: la Scavolini ma anche i tanti campioni che que-sta città e provincia hanno saputo lanciare. Campioni che vivono a loro volta la pesaresità con sempli-cità e naturalezza”.Infine il dato dolente: Anche da noi la gente non legge molto i giornali. Cosa faresti per migliorare questo aspetto negativo?“Non credo di avere la bacchetta magica - confessa Elisei -  anche perché è un problema italiano. C’è ci ha predetto che i giornali moriranno, sacrificati sull’altare del web. Non sono di quest’idea, lo dicevano anche del cinema. Non scompariranno ma dovranno tra-sformarsi, innovarsi, un po’ come il

Le vicende che più appassionano

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mercato sta chiedendo alle impre-se. Va meglio per le edizioni locali, perché spesso sono ancora l’unica fonte di notizie sul territorio. Re-sta la necessità di fornire sempre più strumenti al lettore per met-terlo nella condizione di formarsi un’idea propria. Il lettore non va convinto ma dotato di strumenti per diventare consapevole”. “In Italia - riflette Luminati - la lettura dei giornali è sempre stata sotto la media. Internet ha dato un’ulterio-re mazzata alle vendite. Il giornale di carta, soprattutto a livello loca-le, ha ancora margini di esistenza, resistenza e reazione. È cambiato e cambierà ancora. La battaglia del giornalismo cartaceo è in cor-so, per molti sarà di retroguardia, ma ci sono tanti eroi sul campo”. Telegrafica Sinibaldi: “Abbasserei, drasticamente, i prezzi”. INProf&BalocchiOk 19-12-2011 13:09 Pagina 1

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Scuola di Giornalismo con Lella Mazzoli

I giornalisti visti da fuori. Lella Mazzoli (nella foto), direttore della Scuola di Giornalismo di Urbino, così dice della categoria: “Il panorama dell’informazione nel nostro Paese mi pare consideri la fonte marginale, la correttezza del racconto pure e vengano messe in discussione anche la credenza e la conoscenza. Pur comprendendo, più che mai oggi, le difficoltà della narrazione di un fatto (informazione), vale ancora la regola della ‘schiena diritta’ che tanti cittadini, lettori, telespettatori etc., si augurano”. Una ricerca recentemente condotta dal Laboratorio LaRiCA dell’università di Urbino mette in evidenza che i cittadini sospettano della validità e correttezza dell’informazione e hanno aspettative di maggiore rispetto della verità dei fatti. “Nel nostro territorio – prosegue Mazzoli - ci sono giornalisti che combattono quotidianamente con la politica, con le istituzioni e con gli editori. Il loro è un mestiere non facile. Farei appello alla loro responsabilità ma anche alla nostra capacità di decodifica e interpretazione delle notizie. A volte a noi consumatori d’informazione piace ‘guardare dal buco della serratura’, e se non ci fanno vedere quel che ci piace vedere non siamo contenti...”. (S.C.)

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L’opera dei volontari pesaresi non si ferma

per le festività. Rese più calde dalle opere delle associazioni di

volontariato che si adoperano per garantire anche ai malati, piccoli e grandi, un felice Natale.

Un esercito di Babbi Natale perché nessuno rimanga solo durante le festività. E si scopre che sotto la “maschera” di una città solidale ci sono le donne: forse più sensibili, forse con più tempo a disposizione, ma sono loro il vero motore del vo-lontariato pesarese.I momenti più duri per un malato sono quelli in cui gli altri fanno fe-sta e si sente più forte il peso della propria condizione. Da trent’an-ni, l’Avo è al fianco dei malati. E lo

sarà anche in questo Natale: 85 volontari, per la maggior parte giovani, per lo più donne, garanti-scono l’assistenza, portando piccoli omaggi nelle corsie. Sono stati loro ad inventare l’idea “Babbo Natale a casa tua”: i volontari, con barba e cappellino, si prestavano nella notte della vigilia per distribuire regali nelle case, in cambio la fa-miglia che usufruiva del simpatico servizio faceva una donazione per l’Avo. Lo racconta con un pizzico

testo Elisabetta Ferri - foto Leo Mattioli

Le feste in piazza e in Corsia

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Aiutare | Associazioni di volontariato

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di nostalgia Claudia Vanzolini, la presidente dell’associa-zione che si è trovata talmente travolta dal successo di quest’iniziativa da dovervi rinunciare: “Per non perdere la tradizione andiamo negli asili, con Babbo Natale e il suo folletto: i bambini ci saltano letteralmente addosso”.E a proposito di bambini hanno degli angeli tutti per loro nel reparto di Pediatria: l’Abio, associazione dei bambini in ospedale, è nata nel 2002, conta su una cinquantina di volontari ed è anch’essa capitanata da una donna, Silvana Buzzai: “Partecipiamo ai mercatini natalizi con cuori di pannolenci realizzati dai nostri bimbi ricoverati: hanno la-vorato insieme ai propri genitori in un laboratorio allestito in ospedale”, spiega Silvana. Il ricavato verrà utilizzato per l’acquisto di materiale per la ludoteca, un angolo di pace in cui scordarsi che si è malati. Altro momento clou la festa natalizia, alla quale vengono invitati non solo i degenti ma anche i bambini che, una volta dimessi, si sentono parte della famiglia della Pediatria. Oltre a Babbo Natale, non possono mancare i clown-dottori dell’associazione “Il baule dei sogni”, mentre ai regali quest’anno ci pensa la Banca di Pesaro. Tra le associazioni storiche di Pesaro c’è l’Ail della presi-dente Franca Giorgioni Muretto. Fondata nel ‘74, è stata capace di costruire un villaggio per le famiglie in attesa

del giorno fatidico che può ridare la vita al loro congiun-to. “I nostri scopi sono quelli della ricerca scientifica, del supporto alle famiglie che vengono per il trapianto e, da una decina d’anni, anche dell’assistenza domiciliare ai pa-zienti di ematologia” racconta la Muretto. I volontari sono una cinquantina, su tutto il territorio provinciale: organiz-zano feste, tombole, tornei di calcio, tutto con l’obiettivo di raccogliere fondi. Ma l’opera più preziosa sono le due ore al giorno che trascorrono in ospedale, al fianco dei malati di leucemia. La festa di Natale nel reparto di ema-tologia si festeggia dal ‘76 nella scuola in ospedale da noi costruita, che comprende materna, elementari e medie”, dice con orgoglio la presidente. Qualche giorno prima

Al fianco dei più deboli

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del 25 dicembre arrivano dei Babbi Natali rombanti sulle moto, un mo-mento che fa impazzire i bambini: sono i motociclisti del club Harley Davidson di Riccione. E da quest’an-no, la novità: la festa della Befana in collaborazione con il club delle Fiat Cinquecento.E se il Natale è la festa che più tocca il cuore della gente, non può man-care all’appello “Tutti i cuori di Ros-sana”, nata dalla voglia di non ar-rendersi di Nicoletta Lucchesi dopo aver perso la sua bimba, nata car-diopatica. L’associazione pesarese,

che conta duemila soci in tutta Ita-lia, nel 2012 compirà dieci anni e si lancia nei mercatini di Natale: “Con la nostra caratteristica delle piantine grasse, che danno il segno della resistenza che è nel cuore di questi bambini: una vita che cresce e si consolida” dice Nicoletta. I vo-lontari saranno nei punti strategici della città per fare promozione: dalla mostra dei presepi di palaz-zo Gradari alle casette di legno in piazza del Popolo, fino ai principali ipermercati della città. Un esercito di Babbi Natale dal cuore d’oro. IN

In alto, da sinistra, Claudia Vanzolini e Silvana Buzzai; sotto, da sinistra,

Nicoletta Lucchesi e Franca Muretto.

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Musicista elettronico del Conservatorio

Rossini, Eugenio “Gege” Giordani racconta la

sua passione per questo genere di musica a volte

sottovalutato. Che si accompagna da sempre

all’altro suo amore, il pianoforte.

Ingegnere elettronico, pianista, compositore e jazzista. Ecco la carta d’identità di Eugenio “Gege” Giordani, dal 1981 - a soli 27 anni - titolare della cattedra di Musica Elettronica e responsabile del La-boratorio Elettronico per la Musi-ca Sperimentale del Conservatorio “Rossini” di Pesaro.Quando è scoccata la scintilla della passione per la musica elettronica?

“Quando ero ancora adolescente, alla fine degli anni Sessanta, mi fu mostrato un sintetizzatore elet-tronico: ne rimasi profondamente colpito. Poi è stato determinante l’ascolto della musica dei gruppi pop e rock che utilizzavano queste nuove sonorità. A tal proposito, credo che l’esperienza di quegli anni, al di là del contesto socio-culturale che nel bene o nel male

testo Maria Rita Tonti - foto Luca Toni

Elettroniche Sonorità

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Suonare | Eugenio Giordani

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ha tracciato la via per i tempi odierni, possa essere rivista e valorizzata anche in senso specificamente musicale”.Il Laboratorio di Musica Elettronica e i corsi che lei propone all’interno del piano di studi del Conservatorio che oppor-tunità di lavoro offrono agli studenti?“È difficile rispondere dato che si tratta di discipline relativamente nuove. Tuttavia in questi ultimi anni c’è stato un incremento esponenziale delle iscrizioni, segno evidente che i giovani interpretano in modo spontaneo lo spirito dei tempi. La strada è tracciata: l’industria della comunicazione, dello spettacolo e della sperimentazione artistica vanno inesorabilmente in questa direzione”.Attualmente è in corso una ‘ristrutturazione’ del Labora-torio Elettronico...“Si tratta di una sala attrezzata per lo studio e la riprodu-zione del suono spazializzato in tre dimensioni attraverso una tecnica molto sofisticata multi-canale denominata Ambisonics. La Regione Marche ci sta aiutando a realiz-zare questa infrastruttura che sarà la prima in Italia ed è

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già stata oggetto di interessamento da parte della trasmissione televisi-va Super Quark”.Come coniuga l’attività di ‘musicista elettronico’ con quella più tradizio-nale di pianista?“Il pianoforte, come gli altri stru-menti acustici, unifica due com-ponenti essenziali per il loro cor-retto utilizzo: quella intellettuale e quella fisica. Per chi si occupa di musica elettronica, in cui la fisicità è ridotta a pochi gesti sterilizza-ti, suonare uno strumento della tradizione significa recuperare questo rapporto fisico e per chi, come me, è nato musicalmente sul pianoforte, è difficile rinunciarvi. Se superi una certa soglia d’impe-gno, sei come attratto da una mi-steriosa forza gravitazionale che ti impedisce di uscirne e lo stesso accade quando ci si immerge nel mondo immateriale dell’elettroni-ca. Quindi è necessario uno sforzo costante per mantenere in equili-brio queste forze”.

Che importanza ha il jazz nella sua esperienza di musicista?“Penso di essere stato un jazzista inconsapevole da sempre, persino quando negli anni sessanta ero stu-dente del Conservatorio e suonare qualcosa che assomigliasse ad un blues all’interno delle ‘sacre mura’ significava, nella migliore delle ipotesi, un richiamo ufficiale dal-la direzione. Oggi questi tabù sono stati infranti e spesso ho collabora-to come docente ai corsi di Jazz del nostro Conservatorio”.Nel tempo libero, quando dismette i panni di musicista a 360 gradi, a cosa si dedica?“Oltre alla famiglia, impiego il poco tempo libero che ho per in-formarmi. Mi piace cucinare e fare qualche piccolo lavoro di restauro. Avrei voluto essere un esperto ae-romodellista, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo anche se Anna, mia moglie, mi ha regalato qual-che anno fa un vero aeromodello. Ma non ha mai volato”. IN

Sopra, Eugenio Giordani nel suo studio.

Giordani e i LOG 2

I LOG erano un gruppo di ragazzi che, alla fine degli anni ’60,

suonavano nei locali delle Marche e della Romagna. Con tanti sogni e grandi aspettative per il futuro.

Erano amici e si divertivano interpretando i brani dei loro idoli

musicali. I LOG 2 sono gli stessi ragazzi di un tempo, che hanno

deciso di dare un significato alla propria storia umana, non in

senso nostalgico ma condividendo le proprie esperienze in modo

disinteressato, semplicemente... quarant’anni dopo. Oltre ad Eugenio

Giordani (organo Hammond/keyboards), ci sono Claudio

Cardelli (chitarra elettrica), Giorgio Lugli (basso elettrico), Riccardo Marongiu (batteria) e la voce di

Giancarlo ‘Giangio’ Del Vecchio.

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Un paese antico porta il nome di un notaio vissuto nel ‘300, Serrungarina, e racconta la sua lunga storia attraverso i secoli. Che videro nascere anche i castelli di Bargni e Pozzuolo.

testo Ettore Franca - foto Leo Mattioli

Sulle pendici del Metauro

Visitare | Serrungarina

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L’invito questa volta è a fare un salto a Serrungarina e dintorni, sulle colline a sinistra del Metauro.Paese antico, nei pressi della via Flaminia vicino a Ta-vernelle dove, in epoca romana, sorgeva una tabernula per la sosta e il ristoro dei viaggiatori. A 2-3 chilometri, su un poggio, esisteva allora il piccolo nucleo abitato di Sungarina, nome che i filologi fanno risalire ad una lingua gallico-marchigiana.Quel villaggio s’ingrandì nel VI secolo, ai tempi della guerra tra Goti e Impero bizantino, scelto quale rifugio dalla gente tormentata dai conflitti e prese il nome di Brisighella finché, pare, in onore di tale ser Ungaro degli Atti, un notaio vissuto nel ‘300, si cambiò in Serrungarina.Negli anni turbolenti del XIV secolo entrò a far parte dei domini di Galeotto Malatesta che, nel 1341, fece erigere una delle sue rocche e la sopravvissuta cisterna per la raccolta delle acque.Nel 1432, in campo aperto sotto le mura, la soldataglia di Giovanni Vitelleschi, cardinal-condottiero mandato da Papa Eugenio IV, venne messa in rotta da Sigismon-do Malatesta, che in breve fece del paese un caposaldo a difesa del territorio fanese, sul quale aveva messo gli occhi Federico da Montefeltro.

In previsione di un assedio, quelli di Fano si operarono per costruire la cosiddetta “traforata della Sacca”, un’o-pera idraulica del ‘400 con pozzo e condotta sotterranea, che avrebbe assicurato il rifornimento d’acqua ad un mulino e al castello. Finirono l’impresa nel 1482, quan-do la morte di Federico fece tirare un sospiro di sollievo ai serrungarinesi che si costituirono Comune autonomo.Appena si arriva, dalla Flamina o dalla E78 se si parte da Fano, o via Mombaroccio-Cartoceto se da Pesaro, si è colpiti dall’imponente cinta murata del “castello” che, salendo a piedi, è spaccato in due dalla caratteristica gradinata. In cima, sul piccolo spiazzo dove sorgeva la rocca, c’è oggi la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Aba-te, costruita a metà del ‘600 e riedificata due secoli dopo.Vale la pena entrarci perché contiene le pregevoli “Im-macolata Concezione”, del 1560, opera del fanese Giu-

Tra antichi castelli

promozione e ricerca sull’impiego sostenibile del legno nelle costruzioniresearch and development of wood as a sustainable building material

servizi di ingegneria integrata per le costruzioni di legno

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liano Persciutti e la “Visitazione”, del 1620, del fossombronese Gian-francesco Guerrieri.In tre locali della casa parrocchia-le, negli anni ‘80, don Guido Fra-ticelli decise di realizzare un pre-sepe che Paolo e Claudio Valentini continuano a progettare, lavoran-do ogni estate con la consolidata perizia meticolosa per allestire una scenografia sempre nuova e diversa.Il presepio, visitabile da Nata-le a Pasqua, meta ogni anno di svariate migliaia di persone, è organizzato su stanze e piani di diversa teatralità. Sullo sfondo della Natività è realizzata una ri-costruzione della vita al tempo dell’antica Palestina occupata dai Romani, con le attività più varie di una brulicante massa di persone, colte all’opera nei diversi lavori e articolati in decine di “quadretti” armoniosamente improntati ad un gradevole realismo.Le centinaia di personaggi, tutti ben curati nei dettagli, ripetono all’infinito i loro movimenti ani-mati da un complesso groviglio di fili elettrici, piccoli motori,

ingranaggi, catenarie, cinghie e quant’altro serve a far muovere i gesti di ciascuno mentre la regia del gioco delle luci alterna i giorni e le notti di un tempo indefinito durante il quale non mancano sole, luna, nubi, neve e pioggia compresi i fulmini di un tempo-rale reso più realistico dai tuoni di

una coinvolgente colonna sonora.Manca solo che il piccolo Bam-bin Gesù faccia i capricci sotto lo sguardo comprensivo della Madre e la pazienza adorante del buon Giuseppe concentrati sul piccolo senza degnare tutto quel fervore d’attività. Prima di tornare a casa non tralasciate un salto agli anti-

A fianco, la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate. Sotto, un rustico porticato.

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chi castelli di Bargni del XII secolo e a Pozzuolo.A Pozzuolo sono la chiesa cinque-centesca dedicata a Sant’Apollo-nia, quella che protegge dal mal di denti, e le ville cinquecentesche delle famiglie nobiliari dei Serafi-ni e degli Oliva, oggi trasformate in albergo, e quella voluta un seco-lo dopo dall’abate Domenico Fe-derici cui si deve il primo nucleo della biblioteca di Fano.Se vi resta tempo – in questa sta-gione le giornate sono brevi – non mancate Pozzuolo, piccolo borgo fortificato col curioso campanile del ‘600, e date uno sguardo al li-mitrofo monte “della Màtera” (cir-ca 400 m. slm), sul quale si sono intrecciate le immancabili leg-gende che vagheggiano di certe grosse palle d’oro sotterrate, non si sa da chi e quando, in un luogo cercato a lungo e mai trovato, per cui sono sicuramente ancora da scavare e adesso, con questa crisi da risolvere e l’oro che ha un mer-cato in trend positivo, potrebbe essere il momento buono.Dato che siete nel territorio di Serrungarina, oltre a fermarvi in uno dei numerosi ottimi ristoran-ti, vi sarà facile anche fare scorta di olio extravergine d’oliva e dei formaggi pecorini e caprini. Non trascurate, poi, lo sconosciuto li-quore d’ulivo che vi farà conoscere un nuovo sapore e, se tornerete in autunno quando saranno mature, assaggiate la “pera angelica”, vero vanto di Serrungarina e frutto del patrimonio genetico agricolo lo-cale. Ve ne innamorerete. IN

A fianco, la caratteristica scalinata di Serrungarina.

Pera angelica, la specialità

Le piante della pera angelica erano sopravvissute in qualche podere della valle del Metauro negli ultimi residui di filari delle viti quando, fin negli anni ‘30,

avevano vasta diffusione e i frutti riscuotevano un buon successo di mercato.Da quelle residue “piante-madri”, in seguito alla riscoperta del loro frutto, è

ripartita la moltiplicazione per questa pera, piccola, giallo-rossa, di polpa dolce e profumata che riconquista una buona cerchia di consumatori non attratta

dalle grosse pere, belle quanto insipide e inodori, che abbondano sui banchi dei fruttivendoli, magari in vaschette di plastica alla quale assomiglia il sapore.

Ora, un Decreto Ministeriale del maggio 2001, ha riconosciuto la “pera angelica” quale prodotto agro-alimentare tradizionale lanciando a nuova vita un frutto che,

per noi, ha anche il vantaggio della reperibilità a quasi “a chilometro zero”.

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Piero Guidi inaugura un nuovo concept per i propri negozi. Partendo da New York, con la sede aperta nel quartiere di Soho. Gli appassionati degli oggetti con il marchio dei due angeli trovano qui atmosfere del tutto nuove.

Il Made in Italy si fa largo nelle stra-de e nelle vetrine americane e gli stilisti italiani continuano ad inve-stire in modo consistente negli Usa. L’ultimo caso è quello di Piero Gui-di, che ha aperto un grande store al 430 della West Broadway lanciando un nuovo “concept”, ovvero una nuo-va architettura espositiva che spicca nel quartiere della moda, degli in-tellettuali e degli artisti newyorkesi. Il designer famoso per i prodotti “Lineabold” e “Magic Circus” ha creato un ambiente che combina tradizione e modernità: arredi, luci e spazi architettonici sono un esem-pio di come il buon gusto italiano possa entrare in simbiosi con lo spi-rito del luogo. Lo spazio di 400 me-tri quadrati è stato progettato dal designer Thomas McKay e si ispira al luogo di origine del marchio, Ur-bino, in particolare al laboratorio dello Studiolo di Palazzo Ducale, riproponendo quelle proporzioni classiche che sono moderne e ca-paci di rievocare i fasti della storia rinascimentale di Urbino. Il logo di Piero Guidi, i due angeli abbracciati, simbolo di positività ed esuberanza, sarà ben visibile sulla pavimenta-

zione del punto vendita. Giacomo Guidi, direttore artistico dell’azien-da, commenta: “questo è il nuovo concept di eleganza e raffinatezza che porteremo in tutto il mondo e che sarà la casa dei nostri prodotti. I materiali moderni e classici con cui il negozio è stato realizzato esaltano al meglio la nostra creatività. Inol-tre ho scelto New York come città di partenza per questo nuovo progetto d’immagine dei nostri punti vendi-ta perché è la città internazionale con uno spirito unico”. La Grande Mela sarà quindi il punto di parten-za per una graduale trasformazio-ne dei negozi Piero Guidi sparsi in Cina, Giappone e Hong Kong. La scelta di Soho - il quartiere dove vivono anche artisti di successo e si trovano i ristoranti più noti - è frut-to di una lunga strategia e program-mazione dell’azienda urbinate.“Gli arredi di pelle bianca, le luci led da museo, i mobili in acciaio servono ad esaltare le linee più note dell’azienda”, dice Giacomo Guidi, direttore artistico dell’azienda di famiglia. “Le ‘bold’ e le ‘Magic Cir-cus’ dominano i quattrocento metri quadrati di esposizione”. IN

testo Simona Spagnoli - foto Luca Toni

Gli Angeli nella City

In alto, Giacomo Guidi, direttore artistico dell’azienda urbinate (a sinistra)

con il designer Thomas McKay (a destra). Sotto, la vetrina newyorkese.

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Reinventare | Piero Guidi a New York

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Il castello Brancaleoni ha fatto da scenografia

al Festival della Cucina, portando i sapori

mediterranei nelle stanze della fortezza di Piobbico.

Con un sontuoso pranzo finale, preparato da Gianfranco Vissani.

Quest’anno, a metà ottobre e per tre giorni, il Castello Brancaleoni di Piobbico si è trasformato in “for-tezza del gusto” concretizzando l’idea di Elsa Mazzolini, direttore de “La Madia Travelfood” e orga-nizzatrice di questo “Festival della cucina” che ha scelto Piobbico per la sua 11a edizione. Fil rouge della rassegna sono stati i sapori medi-terranei, ora elevati a “patrimonio dell’umanità”.C’era di tutto, a partire dalla “Sa-lumoterapia” proposta da Ivan Al-bertelli dell’Hostaria di Fontanelle di Parma, che insegnava a gustare i prodotti della norcineria. Non da meno erano le ostriche picene e il caviale italiano, abbinati ad una birra artigianale realizzata ad Apecchio chiamata “amarcord”, inprintig di Tonino Guerra poi pre-miato insieme a Gino Angelini, col suo ristorante, all’italo canadese Joseph Vitale fondatore in Canada di “Italpasta”, pastificio oltreocea-no, e Bruno Gambacorta conduttore di Eat Parade in Rai2.“Capolavori a tavola”, ecco i rari Parmigiano delle “vacche rosse”

e il Bitto, mentre Simone Fracas-si guidava a conoscere i tagli della Chianina IGP e i salumi del Casen-tino. Non potevano mancare i for-maggi, gli oli e i tartufi delle Mar-che; gli aceti balsamici emiliani, la Sardegna che ostentava la bottarga e i ricci del suo mare e la Calabria, con vari prodotti fra cui il tonno di Callipo. Per la Campania c’erano Michele Deleo e Peppe Aversa, chef dell’“Angiolieri”, di Vico, e “Buco di Sorrento”. Dalla Puglia, fra le al-tre, “Spirito Contadino De Palma”, azienda agricola che trasforma in surgelati le verdure e gli ortaggi coltivati in proprio. Veri gioielli ga-

stronomici provenivano delle altre Regioni d’Italia presenti a macchia di leopardo.Applausi alle “Mariette”, le arzdòre, artusiane, esibite in corsi pratici sul-le tagliatelle.S’è pensato anche al “fine cena” con il pregiato caffè Pascucci e, per chi voleva, c’era un fumoir dedicato al godimento di un sigaro toscano abbinato ai distillati suggeriti da Stefano Fanticelli.Epilogo del Festival è stato il son-tuoso pranzo per una platea di oltre 600 operatori del settore provenien-ti da tutta Italia, allestito da Gian-franco Vissani (nella foto). IN

testo Ettore Franca - foto Laura De Paoli

La fortezza del Gusto

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Gustare | Festival della Cucina

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Una sezione dell’attività è dedicata alla ricerca di soluzioni e metodologie di lavoro innovative. L’esperienza acquisita nel mon-do wedding planner, si solidifica nell’orga-nizzazione di cerimonie “su misura”, con-

cretando quelle emozioni che sono il motore del progetto creativo; emozioni sfogliate e ricomposte insieme alla coppia per ottenere un’esperienza da ricordare tutta la vita.La filosofia aziendale prevede due tipologie di progettazione: una statica - pianificazio-ne di dettagli accessori - ed una dinamica - organizzazione della totalità del matri-monio - entrambe essenziali per garantire tranquillità e sicurezza in un giorno speciale.Lo Studio, inaugurato nella sua nuova sede nel centro storico di Pesaro, offre la professionalità e la passione di un team di esperti che da anni opera nel settore del cool hunting, del marketing e della comu-nicazione, per realizzare eventi ad ampio raggio sempre in linea con i desideri e le esigenze del cliente, dal giorno del sì, alla progettazione di mostre ed eventi unici.

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Un affascinante luogo da vivere attraverso vista, tatto, udito, gusto, olfatto. È Ca’ Romanino, costruita da Giancarlo De Carlo per Livio Scichirollo sulle pendici di una collina, innestata su una preesistente casa colonica.

Ci sono luoghi nei quali l’archi-tettura diventa utopia, un invito a seguire le tracce del genio, a tuffarsi nella bellezza della natu-ra e dell’amicizia: uno di questi luoghi a metà tra magia e storia è senza dubbio Ca’ Romanino, una casa pensata e realizzata da Gian-carlo De Carlo, una sorta di gio-iello segreto che, l’Urbino da lui restituita al mondo, nasconde alla conoscenza dei più. Progettata sulla pendice della collina di cui porta il nome, Ca’ Romanino na-sce da una grande amicizia, che grazie a maestri come Elio Vittori-ni, Carlo Bo e Vittorio Sereni, legò un giovane filosofo e un giovane architetto arrivati a Urbino all’alba degli anni Cinquanta, che fecero, dell’esigenza di strappare la città ducale al destino di un glorioso passato senza futuro, il loro man-tra e disegnarono un luogo oggi divenuto patrimonio del mondo: si chiamavano Livio Scichirollo e Giancarlo De Carlo. Dovendo sta-bilire un inizio per una storia che

ha radici proprio nelle mutilazioni del dopoguerra scorticato, si può indicare il 1967, l’anno in cui De Carlo progettò Ca’ Romanino per Scichirollo e sua moglie che ave-vano lasciato Milano, affascinati dalla terra di Raffaello. Due sole richieste a governare il genio cre-ativo di De Carlo: non superare il budget garantito da una picco-la eredità e organizzare lo spazio in funzione di una casa vocata al tempo libero da trascorrere con gli amici. Sul colle dei cappuccini fu abbattuto un fatiscente rustico e all’interno fu scavata la nuova casa, che inglobò piante secolari e seppe fare del tufo le sue pareti. Sulla genesi di Ca’ Romanino esi-ste un libro che, grazie ad appunti ritrovati, permette di ricostruire nel dettaglio le sue ragioni e le ca-ratteristiche della sua architettura. Bisogna vivere l’architettura pri-vata di De Carlo attraverso i cinque sensi. La vista gode dello spetta-colo ancora prima di raggiungere l’edificio, un parallelepipedo di mattoni, cemento e vetro, su cui svetta un comignolo rosso che indi-ca la strada. Ma l’esperienza visiva più sbalorditiva si ha nel soggiorno che palpita di luce. Se con le mani si percorre il perimetro della casa si scopre la ricchezza dei materiali

e il loro diverso grado di calore e persino camminarla a piedi scal-zi diventa un’esperienza tattile di straordinaria varietà. Non solo il vento caratterizza l’esperienza udi-tiva ma anche il silenzio del luo-go e i segni dei rumori che l’hanno abitata: dai giochi, alla musica, al fruscio della matita che abbozzava progetti. L’olfatto vibra tra i profu-mi della natura e quelli della vita mentre il gusto è legato al vino, che rimanda al nucleo originario della casa: una vigna capace di produr-ne una varietà dai sapori unici. E proprio un bicchiere di vino dà il benvenuto a chiunque arrivi a Ca’ Romanino. IN

testo Silvia Sinibaldi - foto Luca Toni

I cinque sensi dell’ Architettura

Storia della casa in un volume

Nel 2002 un gruppo di persone affascinate da quel gioiello di intimità e architettura che è Ca’ Romanino hanno costituito un’associazione che tra i vari obiettivi ha quello di garantire i mezzi perché la struttura sia capace di autosostenersi. Il volume che racconta questa storia si intitola “Ca’ Romanino, una casa di Giancarlo De Carlo a Urbino”, di Sonia Marra, Tiziana Fuligna, Alice Devecchi, Laura Piccioni e Francesco Samassa. Ha coordinato il lavoro Giorgio Donini.

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Scoprire | Ca’ Romanino

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Un filo sottile unisce la città di Fano, il poeta inglese Robert Browning, il Guercino e il naufragio dei Titanic. Fino ad arrivare alla fondazione del Fano Club.

Il “New York Times Magazine” del 1° aprile 1934 pubblicò un singola-re articolo di William Lyon Phelps, insigne cultore e studioso di Browning e professore emerito di Letteratura inglese dell’Università di Yale. Scriveva dunque il profes-sor Phelps, dopo una lunga diva-gazione sul poeta inglese Robert Browning, sulla sua visita a Fano nel 1848, sul suo incontro casua-le con “L’Angelo Custode” (nella foto), la pala del Guercino allora nella Cappella Nolfi della Chiesa di Sant’Agostino, e sulla celebre poesia che dedicò all’opera: “Una volta tanto nella sua vita il Guerci-no aveva eseguito un capolavoro; ma esso era rimasto sconosciuto al mondo”. Fu la poesia che: “trasse il quadro dalla oscurità nella qua-le era rimasto per così numerosi anni e gli diede una nuova prospet-tiva di vita”. Continuava sempre il professore: “In molti negozi d’il-lustrazioni, in varie parti d’Italia, vidi fotografie, in ogni formato, di questo dipinto, e in alcune edizio-ni del Browning il quadro fu ripro-dotto”. Per concludere: “Il giorno di Pasqua del 1812 noi sostammo davanti al dipinto nella piccola

chiesa di Fano. Girammo la città per trovare cartoline del dipinto; finalmente ne trovammo circa 75, e le spedimmo a vari amici in America. Ma tutte queste cartoline affondarono col Titanic”. Ecco il filo rosso che lega la millenaria storia di Fano al naufragio più famoso del secolo e forse di tutti i tempi. Nelle fredde acque dell’Atlantico quella notte scomparvero anche le 75 cartoline de “L’Angelo Custo-

de”. Accompagnarono silenziose negli abissi i 1523 passeggeri e uomini dell’equipaggio e con il passare del tempo si sfaldarono fino a scomparire. L’articolo però continuava: “Là a Fano nel giorno di Pasqua del 1912 noi fondammo il Fano Club. Fissammo come regola che ne sarebbe diventato membro a vita chiunque avesse compiuto tre cose (…). Visitare Fano, vedere il quadro, spedire una cartolina del quadro con l’annullo postale di Fano”. Il prossimo anno, a cento anni esatti dal naufragio del Titanic e dalla fondazione del Fano Club, sarebbe bello riprendere i contatti con la Baylor University di Waco in Texas dove il Club, dopo Yale e la morte del professor Phelps, oggi vive una seconda vita. Sono 125 gli associati che ogni anno il 7 maggio, suo giorno natale, ricor-dano Browning con un incontro conviviale davanti ad una copia del dipinto ricordando le vicissitudini del poeta, del Guercino e dell’ope-ra. Per concludere il ricordo con un omaggio, la lettura della poesia “The Guardian Angel”, affidata al più giovane dei soci. Sarebbe bello davvero. IN

testo Alberto Berardi - foto Luca Toni

Cartoline dagli Abissi

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Ricordare | Fano Club

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Da trent’anni attore a fianco di Carlo Pagnini, Stefano Magi è uno dei volti del teatro dialettale pesarese. Sul palco con le compagnie “Teatro Incontro” e “Fuori Scena”.

È “la spalla” del poeta e attore dia-lettale Carlo Pagnini da una trenti-na d’anni. Un ruolo di cui va fiero Stefano Magi, e che si è guadagnato sul campo pochi anni dopo aver iniziato a recitare con lui. Banca-rio scrupoloso, Magi ha legato il suo nome al vernacolo pesarese e forma un’indissolubile coppia ar-tistica con Pagnini, che un giorno lontano lo ha coinvolto in questa passione.Come si è scoperto attore?“Era il 1978. Avevo ventitré anni, lavoravo già in banca ed ero fidan-zato. Proviamo a fare qualcosa in-sieme”, mi disse Carlo, mio collega in banca che allora era già l’attore Carlo Pagnini. Così andai dalla mia morosa e gli dissi: “Da domani vado a recitare”. Lei mi ha seguito e ha recitato finché è nata nostra figlia. Il 16 settembre 1979, io e Pagnini abbiamo dato vita alla compagnia ‘Teatro Incontro’ del Dopolavoro aziendale della Cassa di Risparmio di Pesaro: io ero responsabile della compagnia, Carlo direttore artisti-co. Da allora mi occupo di organiz-zare gli spettacoli, allestire la scena e di rismontare tutto”.

Qual è stato il “cavallo di batta-glia” e il lavoro più impegnativo?“Abbiamo sempre messo in scena atti unici e commedie di Pagnini. Il nostro ‘cavallo di battaglia’ è ‘I batibecch de Ciccio, Belo e la Ca-rolla’, mentre il lavoro più grosso è ‘La storia di Taco Baldoria’ di Car-lo Pagnini (1986): fra attori, mac-chinisti ed elettricisti eravamo in 92, le scenografie erano alte sette metri e ci spostavamo con sei bauli di costumi. Abbiamo fatto solo tre rappresentazioni: al Teatro San-zio di Urbino, al Teatro sociale di Novafeltria e al Pedrotti di Pesaro. Una gran fatica, in tre giorni ho perso sei chili”.Quanti spettacoli avete realizzato con il Teatro Incontro dagli esordi?“Mille e trecento in vernacolo dal

1979, molti dei quali trasmessi in tv private e per radio. I nostri spet-tacoli sono gratuiti perché siamo spesati dal Dopolavoro aziendale della Cassa di Risparmio di Pesaro - Banca Marche. Comprende anche il premio di poesia “Odoardo Gian-santi”, la pubblicazione di libri, l’or-ganizzazione di viaggi per i soci e attività sportive”.La diffusione del vernacolo è una vera missione.“Certo. Con Carlo andiamo nelle scuole elementari, medie e superio-ri, per far conoscere il vernacolo ai ragazzi e li facciamo recitare. Coin-volgiamo anche centri sociali e par-rocchie. Inoltre io sono regista, per la parte in vernacolo, della compa-gnia ‘Fuori scena’, nata nel 2000 da un’idea di Evelina Damiani”. IN

testo Benedetta Andreoli - foto Leo Mattioli

Il vernacolo Protagonista

Prestigiatore per i bambini

Per alleviare la sofferenza dei bambini ricoverati in ospedale e per spettacoli di beneficenza in altre strutture, Stefano Magi si trasforma anche in prestigiatore. E lo fa “sempre gratuitamente”, tiene a precisare. Per conoscere i segreti e saper realizzare i “numeri” da prestigiatore, ha frequentato la “Scuola di prestidigitazione” a Pesaro, giunta ora alla quattordicesima edizione. È nel consiglio direttivo del “Gruppo regionale marchigiano Ezio Giulietti” del Club magico italiano.

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Recitare | Stefano Magi

Sempre di più la bellezza va oltre la sua percezione più effimera e viene considerata come un concreto segno di salute e benessere. Un bel sorriso è un biglietto da visita che facilita le relazioni interpersonali. Non solo strumento di seduzione ma anche di successo nel lavoro. Migliorare l’estetica del proprio sorriso diventa quin-di una scelta che può coinvolgere importanti aspetti della nostra psicologia relazionale, spesso sottovalutati nella loro reale importanza nella nostra vita quotidiana.

L’importanza di un sorriso

Parlarne per risolvereIl criterio di approccio è quello di parlare con il paziente e approfondire in-sieme quelle che possono essere le soluzioni e le terapie personalizzate da effettuare. La prima visita e i preventivi sono gratuiti.

Particolare attenzione è dedicata all’estetica dentale grazie all’utilizzo delle migliori e più innovative tecniche:ortodonzia invisibile permette in tempi brevissimi di allineare i denti in pieno comfort con appa-recchi nascosti alla vistasbiancamenti immediati nell’arco di mezz’ora, grazie all’utilizzo di lampade a led che rendono il sor-riso bianco e brillantefaccette in ceramica integraliin soli due giorni si possono modificare straordinariamente il sorriso rivesten-do con una pellicola sottilissima denti consumati o scuriti.

Il nostro staff copre tutte le esigenze dall’ortodonzia del bambino, endodonzia e protesi fisse e mobili, alla parodontologia e implantologia computerizzata.

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Sempre di più la bellezza va oltre la sua percezione più effimera e viene considerata come un concreto segno di salute e benessere. Un bel sorriso è un biglietto da visita che facilita le relazioni interpersonali. Non solo strumento di seduzione ma anche di successo nel lavoro. Migliorare l’estetica del proprio sorriso diventa quin-di una scelta che può coinvolgere importanti aspetti della nostra psicologia relazionale, spesso sottovalutati nella loro reale importanza nella nostra vita quotidiana.

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Ex calciatore di serie A, oggi allenatore degli Under 16 e 17 della

Nazionale azzurra. La carriera di Daniele Zoratto

prosegue verso nuovi e importanti obiettivi. Gli

Europei del 2012.

I campioni, a volte, possono essere dietro l’angolo, ma non tutti lo san-no. Questa è la storia di Daniele Zo-ratto, uno che ha vinto molto, pri-ma come giocatore centrocampista, e adesso come allenatore. È nato in Lussemburgo, ma ha vissuto la sua prima parte di vita a Piobbico, dove ancora oggi vive la sua famiglia.“Dal Belgio, dove sono nato nel ‘61, mi sono trasferito subito, a nove mesi, a Piobbico, accudito da una mia zia, dato che i miei genitori, per motivi di lavoro, sono rimasti a Lussemburgo”, racconta Zoratto al telefono da Coverciano. “A Piob-bico ho cominciato a dare i primi calci al pallone, facendo tutta la trafila delle giovanili”.Un percorso che arriva fino alla Prima Categoria del Piobbico a 15 anni. Poi per Zoratto comincia la carriera da calciatore nelle serie superiori: “A 17 anni sono andato a giocare a Casale Monferrato in serie C e poi in serie A a Cesena, allenato da Arrigo Sacchi”. L’esor-dio in serie A per Zoratto è a 18 anni a San Siro contro il Milan. Segue il tecnico Sacchi a Rimini in serie C poi va a Brescia, dove in sei anni passa dalla serie C alla serie A, con una cavalcata trionfale.“Nella mia carriera ho vinto una Coppa Italia, una Coppa delle Cop-pe, una Supercoppa europea e ho giocato anche in Nazionale. Nel ‘94 sono stato convocato in azzurro per la qualificazione dei Mondiali”.Nel ‘96 decide di appendere, dopo tanti successi, le scarpette al chiodo e diventare allenatore. “Ho iniziato

con il settore giovanile del Brescia, poi sono passato al Parma in serie A come collaboratore tecnico. Nel 2005 sono stato primo allenatore del Modena in serie B”. Nel Parma è arrivato a rivestire il ruolo di vice allenatore dal 2004 al 2006 sotto le direzioni di Silvio Baldini, Pietro Carmignani e Mario Beretta, e da quest’anno è il cittì dell’Under 16 e 17 della Nazionale.“Mi piace allenare i giovani, è un’e-sperienza più continuativa, non c’è l’impellenza del risultato e della vittoria subito. Li vedo crescere e migliorare. Con i giovani bisogna avere più pazienza e tempo, con gli adulti invece c’è la difficoltà della gestione dello spogliatoio. I settori giovanili richiedono molto impe-gno, la Nazionale è un impegno assiduo, ma interessante. Molti dei miei ragazzi poi li vedo nel corso degli anni approdare nella Nazio-nale maggiore ed è una grande soddisfazione”.Zoratto gira molto il mondo per gli impegni internazionali, ma quan-do è libero ama tornare a Piobbico nella terra della sua giovinezza: “Abito a Brescia dove mi sono spo-sato quando ancora ero calciatore. Spesso per lavoro sono a Covercia-no, ma a volte, sempre più di rado, vengo a Piobbico dove ancora ci sono i miei genitori e mia nonna di 90 anni. Piobbico mi manca, è un posto che mi rilassa, ma la mia vita e il mio lavoro mi hanno portato lontano”. Ora l’obiettivo di Zoratto sono gli Europei under 17 del 2012. In bocca al lupo Daniele! IN

testo Beatrice Terenzi - foto Leo Mattioli

Sulla panchina degli Under

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Vincere | Daniele Zoratto

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