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Legalità: lotta all’abusivismo e rispetto delle regole Roberto Bruno Bassan ha esposto le problematiche del settore. Le proposte del Prefetto Luigi Viana Zanlari: il sistema economico parmense è in recessione Dal 2008 ad oggi nella nostra provincia il valore aggiunto totale è calato del 7% Anno XXXVI - n.94 del 06/11/2013. Quotidiano Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 1, DCB Po - Dir. Resp. C. Di Gleria - Reg. Trib. BO n° 4686 del 23/11/78 - Dir. e Amm.: soc. Editoriale Artigia- nato e Piccola Impresa dell’Emilia R. Via Rimini,7 - 40128 Bologna Tel. 051.2133100 - Parma - Via Spezia, 52/a - Tel. 0521.227211 copia: € 1,50 - stampa: Rindi - con I.R. PARMA OTTOBRE 2013 B8781113 Gli Stati Generali dell’Economia Parmense Gli imprenditori di tutte le categorie hanno esposto le problematiche e le attuali emergenze alle quali sono seguite le riflessioni e le risposte dei rappresentanti delle Istituzioni SPECIALE SPECIALE L’IMPRESA DEL MESE Clacson Italia di Alseno: campione di sollevamento pesi Produce fasce e tiranti in grado di garantire interventi di ogni tipo in piena sicurezza

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Io L'Impresa Parma - Numero di Ottobre 2013

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Page 1: Io l'impresa - Ottobre 2013

Legalità: lotta all’abusivismo e rispetto delle regoleRoberto Bruno Bassan ha esposto le problematiche del settore. Le proposte del Prefetto Luigi Viana

Zanlari: il sistema economico parmense è in recessioneDal 2008 ad oggi nella nostra provincia il valore aggiunto totale è calato del 7%

Anno XXXVI - n.94 del 06/11/2013. QuotidianoPoste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 1, DCB Po - Dir. Resp. C. Di Gleria - Reg. Trib. BO n° 4686 del 23/11/78 - Dir. e Amm.: soc. Editoriale Artigia-nato e Piccola Impresa dell’Emilia R. Via Rimini,7 - 40128 BolognaTel. 051.2133100 - Parma - Via Spezia, 52/a - Tel. 0521.227211copia: € 1,50 - stampa: Rindi - con I.R.

PARMAOTTOBRE 2013

B8781113

Gli Stati Generali dell’EconomiaParmense

Gli imprenditori di tutte le categorie hanno esposto le problematiche e le attuali emergenze alle quali sono seguite le riflessioni e le risposte dei rappresentanti delle Istituzioni

Speciale Speciale l’impreSa del meSe

Clacson Italia di Alseno: campione di sollevamento pesiProduce fasce e tiranti in grado di garantire interventi di ogni tipo in piena sicurezza

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EDITORIALE

Lo scorso 14 Ottobre, si sono tenuti gli Stati Generali dell’economia Parmense, evento di cui trovate ampia sintesi nelle pagine di questo giornale. Nelle intenzioni delle Associazioni di impresa che ne ave-vano caldeggiato alla Camera di Commercio, quale struttura e luogo di riferimento dell’intero sistema economico territoriale, l’organizzazione ed il coordinamento, vi era quello di strutturare un momento di confronto con i principali interlocutori Istituzionali del territorio, che come ha sottolineato anche il Presidente Zanlari nella sua relazione introduttiva, potesse “facilitare un percorso di confronto e dialo-go tra imprese e Istituzioni al fine di liberare le aziende dai problemi che le investono su scala locale”. L’idea iniziale, infatti, è stata fin da subito quella di sollecitare tutti gli stakeholders che a livello locale detengono ruoli chiave, per avviare concrete azioni politiche ed amministrative tendenti a rimuovere le difficoltà anche burocratiche, per alleviare il disagio e in molti casi anche la concorrenza sleale per tante imprese e tanti imprenditori. Eravamo consapevoli delle difficoltà che potevamo incontrare, del fatto che la formula individuata potesse intimorire da un lato e prestarsi ad un utilizzo “improprio” dall’altra, ma il format un po’ inusuale, che ritengo tuttora valido, aveva solamente la funzione di attivare un breve momento di confronto, dove alla proposizione di un tema concreto doveva conseguire una risposta contenente, ove possibile, un impegno altrettanto concreto nel cercare di risolvere o a dare rispo-sta alla tematica sottoposta dall’imprenditore. I giudizi che abbiamo ricevuto, rispetto alle aspettative che si riponevano nell’iniziativa sono stati i più differenti, e sono andati, dalla irritazione alla delusione, dall’idea che tutto sommato il format aveva funzionato e che non avremmo dovuto attenderci nulla di differente, a quelli che hanno detto che pur con una serie di criticità, l’iniziativa doveva considerarsi un buon punto di partenza, il primo momento di confronto per la concreta riattivazione di un dialogo necessario fra imprese ed Istituzioni. Anch’io la penso come questi ultimi, pur consapevole che non tutto ha funzionato alla perfezione a partire dalla gestione dei tempi, con qualche interlocutore che ha approfittato della concessione della platea per esprimere posizioni e fare valutazioni, quantomeno inappropriate rispetto al contesto; qualcun altro ha accentuato più i propri problemi, e questo vale an-che per qualche imprenditore, invece che esprimersi sull’impegno che poteva mettere a disposizione per offrire una risposta concreta al tema che gli era stato sottoposto. Sono stati invece in molti, sicura-mente la gran parte, coloro che hanno affrontato gli argomenti con l’intento di dare risposte e di assu-mersi impegni, che hanno dato il segno di aver compreso lo spirito dell’iniziativa, manifestando una concreata disponibilità al confronto. Credo che sia pertanto da qui, dai punti qualificanti che si debba partire, piuttosto che dalle recriminazioni di ciò che non è stato e che doveva essere, dalla opportunità a sollecitare concretamente tutti quegli interlocutori che sono stati portatori di aperture concrete, che hanno capito perfettamente che li non vi era nessuno che “voleva fare il primo della classe”, che voleva insegnare qualche cosa a qualcun altro, ma vi erano imprenditori che, in un momento di ineguagliabile difficoltà, oltre a lanciare un grido d’allarme, hanno sentito la necessità di farsi ascoltare segnalando criticità ma anche suggerendo soluzioni possibili. Il prosieguo consiste nel procedere velocemente ad aprire, o riaprire, i tavoli di confronto con tutti coloro che ce ne hanno dato disponibilità, dove la Camera di Commercio sia il regista di tutta questa seconda fase, verificando se le disponibilità si concretizze-ranno in azioni che possano portare ad un aumento della competitività delle nostre imprese e dei nostri territori. La verifica da fare fra alcuni mesi sarà la cartina di tornasole per misurare efficacemente le eventuali discordanze tra la disponibilità espressa nelle intenzioni e l’impegno concreto a trovare soluzioni ormai indispensabili.

Gualtiero Ghirardi - Presidente Provinciale

specialeGli Stati Generali dell’economia parmense

La valorizzazione del territorio

La legalità

La semplificazione amministrativa e la burocrazia

Il credito

L’innovazione, ricerca e sviluppo

La fiscalità locale

credito L’andamento dei tassi

l’impresa del mese Clacson di Alseno

agenda Il Bilancio Sociale

Anno XXXVI - n.94 del 06/11/2013 QuotidianoPoste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 1, DCB Po - Dir. Resp. C. Di Gleria - Reg. Trib. BO n° 4686 del 23/11/78 - Dir. e Amm.: soc. Editoriale Artigia-nato e Piccola Impresa dell’Emilia R. Via Rimini,7 - 40128 Bologna - Tel. 051.2133100 - Parma - Via Spezia, 52/a - Tel. 0521.227211Comitato di RedazionePer CNA: Domenico Capitelli, Maura Marmiroli, Andrea MareschiGiornalisti: Fabrizio Furlotti, Erika [email protected] grafico e impaginazione: Edicta edizioniPer la pubblicità:[email protected] - 0521.227211CNA Parma - Via Spezia 52/a0521.227211 - www.cnaparma.it

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sTaTi gEnERali dEll’EcOnOmia paRmEnsE: paRTiRE da qui

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pRImO pIAnOla convention è stata improntata sulla comunicazione delle emergenze esposteda imprenditori e le relative considerazioni da rappresentanti delle istituzioni

gli stati generali dell’Economian confronto diretto dove il si-stema economico parmense ha esposto alle Istituzioni le pro-

blematiche e le emergenze che, trasver-salmente, lo stanno investendo in questo momento di grave difficoltà e dove le rappresentanze delle stesse Istituzioni hanno, su ognuna delle sei tematiche in-dividuate, dato risposte, espresso punti di vista, presentato progetti, per agevolare l’uscita da un tunnel che sembra ancora senza fine. Questo l’obiettivo che la Ca-mera di Commercio di Parma, su diretta richiesta delle Associazioni di categoria, si è posto con la convocazione degli “Stati generali dell’economia parmense”, convention che si è tenuta lo scorso 14 ottobre, con un approccio non consueto, dove dieci imprenditori hanno esposto i problemi e altrettanti rappresentanti delle Istituzioni hanno dato risposte. Nel limitato spazio del nostro giornale, non è stato naturalmente possibile riportare tutti gli interventi. Abbiamo privilegiato quelli degli imprenditori, tentando di portare a sintesi, ma individuandone i concetti fondamentali, quelli di coloro che hanno dato le risposte. L’intervento di apertura è stato del Presidente della CCIAA, Andrea Zanlari.«Quello di oggi è un evento che già dal nome “Stati generali dell’economia par-mense”, evoca una situazione di emergen-za. Un’emergenza che nasce lontano da questo territorio, ma che anche in questo territorio ha prodotto e sta producendo effetti nefasti. Un incontro fortemente vo-luto dalle associazioni di categoria della provincia e che come Camera di Commer-cio con convinzione abbiamo deciso di

appoggiare e di supportare in una logica di pieno servizio al territorio. Le imprese più volte hanno suonato l’allarme, ma rivolgendosi alla Camera di Commercio hanno voluto chiederci un ruolo preciso di coordinamento e di ottimizzazione degli sforzi al fine di indirizzarli laddove, nel nostro contesto territoriale, avesse più senso. Da qui l’idea di una convocazione complessiva del sistema economico pro-vinciale, per confrontarsi ed affrontare in modo fattivo le problematiche che investono il territorio. Quello della Camera di Commercio è stato soprattutto un lavoro di mediazione e di sintesi delle istanze proposte dalle associazioni di categoria. Già dall’inizio dell’estate le associazioni hanno formaliz-zato quelle che vengono percepite come le emergenze del sistema delle imprese:

u 1. valorizzazione del territorio2. legalità3. semplificazione amministrativa4. credito5. innovazione, ricerca e sviluppo6. fiscalità locale.Si tratta di temi trasversali ai settori eco-nomici e alla tipologia di impresa.A parlare dei temi sono stati chiamati direttamente 10 imprenditori. Le asso-ciazioni di categoria ci hanno aiutato ad individuarli e a convincerli ad essere qui , oggi, in prima persona. Questi imprendi-tori non parleranno dei “malanni” di casa loro, ma i loro interventi si sforzeranno di tracciare delle analisi le più possibili co-muni a tutte le imprese, con l’obiettivo di proporre soluzioni ai problemi evidenzia-ti. Per ascoltare le richieste e le proposte delle imprese si è deciso di invitare le

“l’esito sperato delliniziativa odierna è che si possa facilitare un percorso di confronto e dialogo tra imprese e istituzioni al fine di liberare le aziende dai problemi che le investono su scala locale”.

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sTaTi gEnERali dEll’EcOnOmia paRmEnsE

istituzioni territoriali di riferimento, scelte con un criterio di competenza sugli argo-menti trattati , ma anche riconoscendo ad esse un particolare ruolo di rappre-sentatività della sfera istituzionale: così come l’imprenditore si sforzerà di farsi portavoce delle istanze del mondo dell’ impresa, anche il singolo ente chiamato a intervenire oggi, non lo farà per dirimere singole questioni specifiche legate alla propria sfera di giurisdizione, ma per rappresentare un sistema istituzionale che vuole essere al fianco dell’ impresa e del territorio nell’affrontare la crisi. L’esito sperato è che si possa in qualche modo facilitare un percorso di confronto e di dialogo tra le imprese e le istituzioni al fine di liberare le aziende dai problemi che le investono su scala locale e che non hanno a che vedere con le dinamiche di mercato e con le strategie per affrontarle. In definitiva: ci piacerebbe che i nostri imprenditori potessero concentrare gran parte delle loro energie nel fare impresa,senza disperderle in attività non pro-duttive. A livello territoriale, per quanto possibile, vogliamo provare a farlo.Questi Stati generali dell’Economia parmense vogliono mettere un primo mattone nel costruire insieme questo progetto. Perché, come dico spesso, sol-tanto se stiamo uniti riusciremo a uscire bene dalla crisi. Una crisi che, andando ai numeri, nel periodo 2008-2013 ha segnato in profondità la stessa struttura economica del nostro territorio. SISTEMA IMPRENDITORIALE Il sistema imprenditoriale parmense ha visto una progressiva e continua dimi-nuzione del numero delle imprese attive. (grafico 1). Complessivamente le imprese artigiane, dal 2008 ad oggi, hanno registrato una

contrazione superiore all’11% vale a dire 1.733 imprese in meno. E le imprese ar-tigiane sono potenzialmente l’anima di quella che potrà divenire una più grande azienda manifatturiera. (grafico 2). A Parma, capitale della Food valley, terra del Parmigiano Reggiano e del Prosciutto, che sono i prodotti di punta dell’export agroalimentare italiano, abbiamo perso imprese agricole e imprese industriali, anch’esse spesso legate all’agroalimen-tare. Complessivamente dal 2008 ad oggi la nostra provincia registra un calo del valore aggiunto totale di oltre il 7 %, con alcune punte drammatiche: nell’edil izia il valore aggiunto ha subito una caduta del 36,4%. L’occupazione non poteva non risentire del clima recessivo. La caduta del valore aggiunto ha prodotto una pesante crisi sul mercato del lavoro. Nella nostra provincia il numero delle persone in cerca di occupazione è aumentato del 188% dal 2008 al 2012, arrivando a 14.000 persone nell’anno appena trascorso. Il tasso di

Grafico 1

Grafico 2

disoccupazione è passato dal 2,3 al 6,3 %, è quasi triplicato, sebbene la nostraprovincia non sia la peggiore da questo punto di vista: 7,1% dell’Emil ia- Romagna e un 10,7% in Italia. In questo contesto critico vi sono però alcuni segnali positivi che dobbiamo essere capaci di cogliere e valorizzare, senza illudere e senza illu-derci. Infatti se è vero che l’export tra il 2008 e il 2012 è cresciuto di oltre il 22 %, passando da circa 4,5 a 5,5 miliardi di euro, è anche vero che hanno contribuito all’ incremento per il 38% i l settore della farmaceutica, per il 27% l’alimentare e il 18% il meccanico, che chiaramente sono concentrati nella produttività di aziende medio-grandi della provincia. è però un segnale positivo il fatto che, nonostante tutto, siamo capaci di ri-trovarci qui, imprese, istituzioni locali, istituzioni centrali, sistema creditizio, per confrontarci, per fare rete e – mi auguro – per riprovare a reimpostare un sistema di comunità che nel passato ci ha fatto resistere e superare momenti difficili. In questo clima di reciproco ascolto ci au-guriamo si svolga la riunione odierna, che chiaramente non può porsi l’obiettivo di rovesciare la situazione dall’oggi al doma-ni, ma di seminare nuovamente fiducia e speranza per il futuro, questo sì. Un sentito ringraziamento va a tutte le istituzioni, a tutte le imprese e a tutte le persone che hanno deciso di essere qui con noi questa mattina. La partecipazione, specialmente in ambiti così delicati, non è mai scon-tata e per questo chiedo veramente a tutti il massimo rispetto reciproco anche laddove le divergenze nella visione dei problemi fossero consistenti.Dichiaro aperti gli Stati generali dell’Eco-nomia parmense e auguro a tutti buon lavoro».

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pRImO pIAnOemio incerti, imprenditore: valorizzazione del territorio

Turismo, cultura e commerciol Turismo e la Cultura sono gli strumenti principali per la valo-rizzazione di un territorio, ma in

molte situazioni vengono viste come due case a se stanti, con investimenti separati, molte volte concorrenti nell’accaparrarsi risorse nei bilanci comunali.In realtà turismo e cultura devono essere considerati come facenti parte della stessa anima. In un sistema economico come quello attuale il Turismo per la nostra provincia risulta essere una, e forse l’unica, fonte che può aumentare i flussi economici nel nostro territorio, ma su questi capitoli gli investimenti tendono costantemente a ridursi quando invece si dovrebbe al con-trario investire. Turismo significa pernot-tamento, turismo significa manifestazioni programmate e pensate con mesi di anti-cipo, turismo significa avere un prodotto valido (attraente, non inflazionato, rico-noscibile). Dunque fare turismo significa anche organizzare eventi culturali che siano effettivamente turistici, si portano quali esempi vincenti dell’ultimo decennio (la mostra del Parmigianino, del Correggio, il Verdi Festival o Cibus) che hanno avuto e che continuano a portare pernottamenti e flussi economici importanti. Senza dimen-ticare tutto il settore del turismo d’affari legato agli eventi fieristici ed al settore dei Congressi, e in questo senso sono di fon-damentale importanza una politica coesa di promozione del prodotto. Senza eventi importanti e calendarizzati sono a rischio gli investimenti nel settore ricettivo e senza camere non è pensabile che la nostra città possa essere appetibile per ospitare in futuro fiere o manifesta-zioni di livello. Valorizzare un territorio significa però non penalizzarlo all’interno del mercato turistico con l’introduzione di imposte come la Tassa di soggiorno, una gabella che entra in pieno contrasto con una politica di investimento e tutela del settore turistico, colpendo quello che risulta essere alla base del concetto stesso di turismo (il pernottamento). Avendo il Comune di Parma introdotto la tassa di soggiorno, le aziende alberghie-re della città si ritroveranno nei prossimi mesi in grave difficoltà nei confronti di

i destinazioni limitrofe e concorrenti dove l’imposta non viene applicata, quali ad esempio Reggio Emilia, Piacenza, Mantova Salsomaggiore Terme. In particolare lo sca-lino della tassa di soggiorno colpisce fasce turistiche di particolare interesse (gruppi organizzati da T.O. internazionali, convegni, ospiti del settore business) che possono tranquillamente decidere di abbandonare una destinazione per una vicina non sog-getta a tassa di soggiorno, Ma la stessa bellezza e senso di accoglienza dei nostri centri storici rappresentano un importante biglietto da visita per la nostra capacità di fare turismo.Le scelte assolutamente criticabili fatte in questi ultimi anni di autorizzare grandi aree commerciali esterne ai centri storici, ci hanno consegnato una situazione, ormai di confine, in cui il rischio vero e reale è quel-lo di vedere scomparire i negozi al dettaglio di vicinato o di servizio entro i prossimi 10 anni. Fattore discriminate fra un negozio del centro storico ed uno posizionato in un centro commerciale esterno è l’accessibilità in auto, questo è un fatto non contestabile. Una struttura come l’outlet di Fidenza ha più posti auto che tutti i posteggi coperti di servizio al centro storico di Parma. I centri commerciali non hanno i varchi elet-tronici né i provvedimenti di limitazione al traffico che strangolano invece le aziende del centro.Pur nella logica di una dovuta regola-mentazione di accesso alle nostre città, è necessario che le istituzioni, sia a livello regionale che locale, comprendano che provvedimenti di chiusura dei centri storici quali quelli relativi alla limitazione dei PM10 sono scientificamente inutili e dannosi esclusivamente per le aziende che hanno la sfortuna di essere posizionate nelle aree di limitazione al traffico. Cosa si chiede: Per salvare l’attrattività dei nostri centri storici le Amministrazioni devono investire sulla loro accessibilità in due direzioni: a) Medio termine: favorire la realizzazio-ne di parcheggi a raso limitrofi ai centri, intensificare il servizio dei mezzi pubblici, limitare al massimo i provvedimenti che chiudono i centri storici senza motivazioni

reali (ordinanze estensive di limitazione al traffico / domeniche ecologiche ,etc.) al fine di far tornare la clientela , le attività economiche (società di servizi, avvocati, studi notarili, medici, assicurazioni etc.) e facilitando l’accessibilità per la consegna delle merci e dei mezzi aziendali di suppor-to tecnico(elettricisti, tecnici , edili etc.) b)Lungo termine: individuazione e crea-zione di parcheggi in strutture di servizio ai centri storici ; con un aumento dei posti si potrebbe ridurre il costo orario adesso veramente eccessivo.Ma soprattutto si chiede di continuare ad investire nel turismo non disperdendo le forze, ma concentrandosi su progetti che abbiano un appeal nazionale o meglio in-ternazionale e che siano economicamente produttivi. Questi dovranno essere realiz-zati in stretta collaborazione fra i comuni e le istituzioni provinciali e regionali ma soprattutto coinvolgendo gli imprenditori privati attraverso la realizzazione di un or-ganismo di coordinamento sulla cui natura e composizione si devono trovare soluzioni condivise e le cui risorse dovranno essere trovate fra le spese correnti e non con l’introduzione di nuove tasse. In questo or-ganismo si potrebbero definire le strategie condivise, di promozione del territorio sulla base delle disponibilità messe in campo dagli enti pubblici e dai privati. Per non vanificare questi investimenti è indispen-sabile cancellare la tassa di soggiorno dalla nostra Città per rendere più competitiva la nostra destinazione.

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iamo perfettamente d’accordo sulla necessità di investire nel tu-rismo. Non solo quello della città,

ma di tutto il nostro territorio. Siamo anche d’accordo nel considerare il turismo una, e forse l’unica, fonte in grado di aumentare i flussi economici del territorio. Penso che la dimostrazione di tutto ciò sia il convegno da noi organizzato il 4 luglio scorso, e in cui abbiamo sostenuto tutto questo. Qui nasce però il primo problema. Il pro-blema è che, se è vero che gli operatori hanno apprezzato, condiviso e approvato il messaggio - e ne abbiamo avuto ampia dimostrazione in queste settimane - la Ca-mera di Commercio, quale rappresentante del mondo delle associazioni, che inizial-mente con un intervento forte ed appas-sionato del suo Presidente aveva accolto l’idea di fare sinergia tra istituzioni (con Comune e Provincia) per lavorare insieme su una politica del turismo del territorio, dopo 3 mesi, in cui peraltro ci sembrava di aver colto la volontà di collaborare, è arrivata a comunicarci che, per decisione della giunta, non avrebbe sottoscritto il protocollo d’intesa. Ci stupisce pertanto che proprio da una realtà come ASCOM, rappresentata in giunta camerale, arrivi la proposta di creare un organismo di coordinamento.

Questa era la nostra proposta, emersa proprio da quel convegno del 4 luglio che poi, vedendo una certa insicurezza a pro-cedere da parte dei nostri 2 interlocutori, abbiamo trasformato in quel protocollo di intesa non accettato. L’obiettivo di questo organismo è proprio quello da voi indicato. Vale a dire definire strategie condivise di promozione del territorio sulla base delle disponibilità messe in campo da pubblico e privato. La nostra idea era infatti quella di partire coinvolgendo in una fase ini-ziale solo le rappresentanze istituzionali Comune di Parma, Provincia e Camera di Commercio, per poi allargare la base ad altri comuni e ad altre realtà del territorio interessate al turismo. In tutto questo occorre però pensare anche ai tempi ed è a dir poco strano il fatto che debba so-stenerlo io in un contesto di imprenditori. Infatti occorre prendere delle decisioni e prenderle velocemente. Tre mesi passati per sentirsi rispondere “no”, non vanno bene. Ma nel frattempo stiamo andando avanti. La recente conferenza stampa di Mosca ed il prossimo educational tour, in cui verranno a Parma per 4 giorni 15 tra tour operators e giornalisti russi, ne sono l’esempio. Ovviamente la porta è sempre aperta. Secondo punto. Nonostante il turismo sia una grande opportunità per l’intero nostro territorio, sui suoi capitoli gli investimenti tendono costantemente a ridursi. Verissi-mo. E per questo abbiamo introdotto l’im-posta di soggiorno, che è una imposta di scopo, come ben sapete, e che, proprio per-ché per noi la trasparenza non è solo una parola, vedrà nei capitoli di bilancio una voce di entrata e voci di uscita ben iden-tificate e legate tra loro. Così sarà sempre chiaro il modo secondo cui verranno usati gli introiti che ci porterà questa imposta. Mi preme però sottolineare chiaramente che senza imposta di soggiorno noi non avremmo risorse da investire in turismo. Accogliamo sicuramente la proposta di usare parte di questi fondi per organizzare eventi culturali. Vorrei però ribadire che il turismo non si fa solo con gli eventi. Noi dobbiamo lavorare sul prodotto Parma 365 giorni all’anno, dobbiamo lavorare

per migliorare i servizi di accoglienza e sicuramente tantissimo sulla promo-commercializzazione. Dobbiamo desta-gionalizzare la domanda, consolidando i flussi turistici esistenti ed attraendone dei nuovi. In tutto questo mi riferisco sia al turismo leisure, ma assolutamente anche al turismo congressuale, viste le strutture che ha la nostra città, ma anche le com-petenze. E in questo mi viene da pensare alle Fiere ed al grande lavoro sta facendo e che ha fatto negli ultimi anni soprattutto. Abbiamo il dovere di mettere gli operatori privati nelle migliori condizioni di operare. Sì perché alla fine sono loro che devono portare turisti, preparando pacchetti at-traenti, accogliendo con professionalità gli ospiti, ecc. Tornando quindi all’imposta di soggiorno, non stiamo penalizzando il territorio, ma al contrario è l’unico modo per valorizzarlo sempre che qualcun altro non decida di metterci delle risorse. E in ogni caso, parlando con gli operatori mi risulta che dal primo mese di introduzione non siano emerse molte di quelle problematiche o proteste che erano state paventate dagli operatori alberghieri. Anche il problema di concorrenza con le città vicine, ove non è applicata, pare non sussistere vedendo gli ottimi risultati dei flussi del mese di Settembre, e in ogni caso se qualcuno decidesse di non venire a Parma per 1% in più sul pernottamento, dovremmo preoccuparci seriamente della nostra offerta. Per il futuro andrà sicuramente

Federico pizzarotti, sindaco di parma

coordinamento e comunicazione“s

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pRImO pIAnO

tenuto monitorato l’andamento ed è per questo anche che abbiamo voluto istituire il tavolo di coordinamento. Veniamo ora al capitolo Centro Storico. Innanzitutto si fa riferimento alle scelte assolutamente criticabili fatte in questi ultimi anni di autorizzare grandi aree commerciali esterne ai centri storici. A questo punto mi sorge spontanea una considerazione. Oggi le associazioni dei commercianti, principalmente, non perdono occasione per criticare anche duramente le scelte della nostra Ammini-strazione in termini di chiusura al traffico. Ma quando si sono fatte le scelte piani-ficatrici che hanno previsto tutti i centri commerciali oggi esistenti, dove erano? A questo punto aggiungo, visto che è un tema ahimè per noi quotidiano, quando si è deciso di strutturare la Ghiaia come oggi noi la vediamo, dove erano? Eppure pare che ci fosse maggior vicinanza politica rispetto a noi. Perché non hanno provato a farsi sentire?La mia Giunta ha ridotto del 20% il co-sto dei plateatici per i pubblici esercizi rispetto al periodo commissariale e di più del 10% rispetto all’amministrazione Vignali. Ha riaperto Via Verdi al traffico quando prima era bloccata da una ZTL incomprensibile e ha già potuto toccare con mano l’apertura di nuove attività, oltre ad un miglioramento del livello di sicurezza. Ha portato da 30 minuti a 2 ore la sosta in circa 100 posti auto di righe blu attorno al Goito ed al Toschi, la quale ci è costato un ricorso da parte dei gestori dei parcheggi di struttura - ma da parte delle stesse associazioni, che poi ci chiedono di realizzare nuovi parcheggi ben sapendo quali sono le nostre possibilità di investi-mento oggi, non abbiamo visto alcuna presa di posizione in nostra difesa.

Quindi oggi non va bene niente, mentre prima quando sono state prese tutte quelle decisioni scellerate di cui parlava proprio il presidente Zanlari al conve-gno del 4 luglio, per cui noi oggi siamo chiamati a trovare delle soluzioni, andava bene tutto? Sembra che l’unico modo per salvare i negozi del centro sia eliminare i varchi e consentire alle auto di andare a parcheggiare davanti al punto vendita. Signori, Bergamo e Torino, che sono due città su cui potremmo far riferimento come obiettivo di attrattività del centro storico, hanno molte zone del centro pedonalizzate. A Milano esiste un’area C a cui è possibile accedere con Ecopass a pagamento. La stessa cosa vale per Parma. Si acquista il tagliandino, si gratta, ci si accredita e si pas-sa. Come molti commercianti già stanno facendo, quella del pass potrebbe essere una forma di sconto che fanno ai loro clienti. Sembra che la chiusura domenicale al traffico, una volta al mese, che consente comunque a tutte le auto di accedere al parcheggio Toschi, che consente di girare in tre sulle auto euro 4, sia una disgrazia per i negozi. Ma la domenica i negozi a Parma sono quasi tutti chiusi!Sembra che la chiusura al traffico del gio-vedì all’interno delle circonvallazioni sia ancora una volta una disgrazia per i negozi del centro. Innanzitutto molti negozi del centro il giovedì sono chiusi. E poi c’è la possibilità di arrivare comodamente a tutti i parcheggi di struttura: Toschi, DUC, DUS, Goito, ecc, che per gran parte del loro tempo non sono pieni.Penso che per affrontare al meglio la que-stione di come valorizzare il centro storico occorra che innanzitutto ognuno svolga il proprio ruolo. Occorre capire che siamo nel 2013. Se un tempo ci si limitava ad

alzare la saracinesca per dare la possibilità alle persone di comprare i prodotti, oggi non è più così. Per vendere occorre essere attrattivi ed attraenti proprio perché il livello di competitività si è alzato. Oggi su internet si compra qualsiasi cosa e a minor prezzo. Quindi, prima di chiedere al Comune di fare qualcosa, è importante che i commercianti e le associazioni ini-ziassero a pensare bene per quale motivo un consumatore dovrebbe acquistare al proprio negozio. Quale è il vantaggio com-petitivo? In centro, ad esempio, ci sono diverse attività attrattive, ed i risultati sono molto eloquenti e sotto gli occhi di tutti. Credo che ci sia poi un grande problema di comunicazione tra Amministrazione e commercianti/artigiani del centro, ma non solo. inviamo numerosi comunicati stampa, ma non bastano perché non sempre la stampa viene letta. Allora diamo comunicazioni alle associazioni, ma non tutti sono associati. Sintomatico è il fatto che a dicembre dello scorso anno abbiamo messo a disposizio-ne 6000 euro circa recuperati dalle tessere dei consiglieri comunali per i parcheggi di struttura, le associazioni hanno aggiunto 2000 euro e siamo arrivati ad avere quasi 2500 buoni sconto da 2 ore per Toschi, Goito e Kennedy da poter ritirare allo IAT a fronte di uno scontrino di almeno 10 euro in centro storico. Fatta la conferenza stam-pa, fatte le comunicazioni da parte delle associazioni e ad oggi, dopo 10 mesi, sono stati distribuiti circa 255 tagliandi. Ebbene, vista la situazione e visto la nostra inten-zione di instaurare un rapporto diretto con i commercianti/artigiani, tra qualche giorno manderemo una lettera chieden-do loro di comunicarci l’indirizzo email. In questo modo ci sarà un filo diretto tra Comune e commercianti/artigiani. Per concludere credo che ci debba essere un maggior coinvolgimento dei com-mercianti del centro. Ottima è l’idea dei 9 comparti che costituiscono il Consorzio Parma Centro. Ma il problema è che ha cir-ca 250 soci. è invece importante disporre di un consorzio, che sia il Consorzio Parma Centro o un altro, con una maggiore rap-presentatività dell’intero tessuto commer-ciale ed artigianale del centro storico. E poi partendo dai singoli comparti, ognuno dei quali con le proprie peculiarità, raccogliere le istanze, lavorare sulle proposte commer-ciali e promuoverle. Per fare questo è ne-cessario un grande cambio di mentalità: in primis è necessario che i commercianti e gli artigiani collaborino tra loro, con l’amministrazione subito a supporto a svolgere il ruolo di facilitatore”.

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e produzioni agricole tipiche e lo sviluppo rurale rappresen-tano un binomio significativo

per la nostra Provincia, caratterizzata dal suo grande patrimonio di tradizioni produttive agroalimentari. Il tema della valorizzazione dei prodotti tipici deve tener conto del forte legame con il terri-torio di produzione dal punto di vista sia socioeconomico che socioculturale.Occorre supportare le imprese agricole che vogliono intraprendere un per-corso di strategia di valorizzazione per creare le più appropriate condizioni di relazione tra il prodotto/produttore ed il mercato.I problemi maggiori si incontrano nella difficoltà di collocare i prodotti. Oggi la tendenza è di accorciare le distanze sia geografiche che culturali tra il mondo della produzione ed il mondo del con-sumo. Accanto allo sforzo degli impren-ditori agricoli è altrettanto importante lo sforzo richiesto alle istituzioni, agli ammi-nistratori pubblici, ai quali è richiesta una comune sensibilità verso la qualità del prodotto delle nostre aziende e favorirne la commercializzazione permettendo di stabilire un rapporto diretto tra produt-tori e consumatori.Alla Provincia ed agli altri Enti locali si chiede di favorire e sostenere le reti di promozione dei prodotti tipici del territorio in modo concreto e non solo enunciato. Per questo deve essere garantita a livello locale la piena attua-zione delle normative vigenti quali ad esempio la Legge di Orientamento che prevede la possibilità di emanare bandi per la promozione dei nostri prodotti, ad esempio nelle mense scolastiche e aziendali della provincia e prevede uno snellimento procedurale per la vendita diretta dei prodotti agricoli, così come, tra l’altro, sancito dal Dipartimento Attività Produttive ANCI con le note di indirizzo del 10 luglio 2012 inviate a tutte le Amministrazioni Comunali.Alla Provincia, quale Ente superiore della pianificazione territoriale, chiediamo che detti norme di indirizzo nella predispo-sizione dei PSC e Regolamenti Comunali

affinchè siano recepite le novità legislati-ve per rendere il nostro territorio sempre più ospitale per le imprese, stimolando i nuovi investimenti, cercando di essere celeri nel valutare le necessità delle im-prese ed accogliere laddove possibile, senza eccessivi impedimenti burocratici, le richieste delle stesse finalizzate a po-tenziare la loro operatività. è necessario uno sforzo per la creazione di condizioni favorevoli alla conserva-zione e al rafforzamento della specifica identità locale, allo sviluppo di adeguate capacità organizzative tra gli operatori economici, all’integrazione in un proget-to complessivo delle diverse strategie di valorizzazione, alla comunicazione verso l’esterno del valore così creato.Si chiedono, altresì, all’Amministrazione Pubblica le risorse finanziarie necessarie per sostenere la commercializzazione, la comunicazione e la promozione dei prodotti tipici che si contraddistinguono per la presenza di un solido legame con il territorio e nei quali i valori incorporati travalicano l’aspetto gustativo e nutrizio-nale per abbracciare valori come la tutela dell’ambiente e del paesaggio, della biodiversità, del territorio, della cultura e delle tradizioni.Nel caso dei prodotti tipici, la valoriz-zazione non è, quindi, solo questione individuale della singola impresa( la quale comunque ha riflessi in termini

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di ricadute occupazionali e di reddito), ma presenta degli aspetti di carattere più generale: essa può infatti consentire il mantenimento del prodotto tipico, contribuire alla remunerazione delle risorse endogene al territorio che sono coinvolte nel sistema produttivo del prodotto tipico e in questo modo con-sentire la preservazione del sistema socioeconomico-ambientale che gene-ra il prodotto tipico stesso. Nell’ambito della tematica legata alla valorizzazione del territorio un breve cenno deve essere rivolto ad un proble-ma particolarmente sentito e di forte preoccupazione per il sistema agricolo quale è quello del consumo di suolo. Serve una pianificazione territoriale che privilegi l’utilizzo di aree ed immobili di-smessi e preveda consumo zero di suolo agrario. Occorre andare contro la politica di promuovere grandi centri commer-ciali che, particolarmente in momenti di crisi economica quale quella che stiamo vivendo, non garantiscono un ritorno sull’investimento e sottraggono terreno fertile destinato alle nostre produzioni di eccellenza. Ricordiamoci che ogni metro di terreno cementificato non potrà mai più tornare terreno fertile per uso agrario. La Provincia deve vigilare costantemente per evitare lo scempio della sottrazione e deturpazione del suolo agrario e dell’am-biente in generale.

monica azzon, imprenditrice: valorizzazione del territorio

prodotti tipici, consumo del suolo

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ggi esistono cose incompren-sibili, incompatibili per chi fa impresa, dalle più piccole alle

più importanti questioni. Ognuno di noi amministratori nel limite della legge deve fare di tutto perché queste aspetti possano essere superati. Nell’intervento che mi ha preceduto sono stati elencati argomenti per i quali la Provincia si è prodigata per un modo intelligente di far agricoltura. Far agricoltura per coloro che ogni giorno lavorano nei campi, che sono le sentinelle, l’avamposto di quelle officine necessarie per poi aprire le vetrine, dare luce al nostro agroalimentare. Dobbiamo ripartire dagli agricoltori, da coloro che fanno il primario, perché senza di loro noi vivremmo di pura illusione. E allora cosa ha fatto la Provincia: prima di tutto ha messo in cantiere tutta la normativa prevista in gran parte dalla Regione. Ad esempio in ordine alla educazione alimentare a alla responsabilità del cibo. Perché da qui discendono aspetti che riguardano i problemi esposti e le

“O richieste avanzate. Per cui, nel limite del possibile, si è cercato di attivare iniziative, come il kilometro zero, la filiera corta, le fattorie didattiche, le fattorie aperte, i portali: tutte iniziative per avvicinare l’agricoltore al cittadino e viceversa. Perché se viene meno questo legame tutta la nostra azione viene ad assumere poca importanza. Abbiamo poi cercato di promuovere e sostenere altre iniziative come i musei del cibo o “le strade”, veicoli per avvicinare le grandi produzioni di ec-cellenza al mondo del consumo. Ancora rivendico il lavoro della Provincia, dei suoi funzionari innanzitutto, che si sono impegnati oltre le disponibilità personali ed economiche per interloquire costan-temente con la scuola, partendo dal pre-supposto che l’educazione alimentare è importante per ciò che comporta: dal punto di vista culturale, sociale e sanita-rio. Certo restano ancora molte ombre: in primis i mancati finanziamenti; non sempre la Regione ha sostenuto queste iniziative, ma rimane in noi la volontà di essere, come coprotagonisti, all’interno

questo processo e fin che ci saremo com-batteremo la battaglia fino in fondo. Ed ecco perché le tre A - alimentazione, agricoltura e ambiente - sono un presi-dio importante. L’ambiente deve essere il primo avamposto in agricoltura la cui conseguenza è l’alimentazione che si-gnifica lottare per il buon cibo, e qunque per le buone produzioni. Certo dovremo fare di più, anche in seguito, perché quando sfugge il dato dell’agricoltura, sfugge il dato baricentrico dell’eco-nomia della nostra provincia. Bene ha fatto la presidente nel suo intervento a ricordare il consumo di suolo a discapito dell’agricoltura. Tra 1994 e il 2006 abbiamo avuto il picco di consumo di suolo, nel 2011 si è avuta una ulteriore accelerazione. Ma ora dobbiamo fermarci e riflettere, varrà poco, ma quando l’UE nel 2011 ha richiamato ad un senso di responsabilità gli amministratori di questo territorio per l’alto consumo di suolo, evidentemente è suonata una campana, non certamente simpatica. Per fortuna che la Regione ha regolamentato, in merito, la diffusione del fotovoltaico. E allora a tutti coloro a cui sta a cuore questa agricoltura deve star a cuore l’intero nostro territorio pro-vinciale che è soprattutto conosciuto per le sue eccellenze che a loro volta sono il volàno della sua economia”.

pierluigi Ferrari, vice presidente della provincia, assessore all’agricoltura

agricoltura volàno dell’economia

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gian paolo emanuelli, imprenditore: valorizzazione del territorio

la montagna deve essere una risorsaapprsento le cooperative forestali che operano in questa regione, nate nel 1972 e consorziate nel

Consorzio Monte Penna che offre assistenza tecnica e amministrativa, e svolgono da quarant’anni i lavori di carattere forestale. Negli ultimi anni abbiamo dovuto diversifi-care le nostre attività perché i finanziamenti nel settore forestale sono venuti meno cau-sa la crisi che non ha risparmiato il nostro settore. Quindi abbiamo intrapreso altre strade, collaborando con privati oltre che enti pubblici. Operiamo in gran parte nella montagna, cioè in quei territori marginali dove lavorare non è sempre semplice per-ché per raggiungere alcune località occorre arrivarci solo a piedi o col mulo. Stiamo parlando dei giorni nostri, e non ai tempi della prima guerra mondiale, e dell’attività che le nostre cooperative stanno svolgendo nel nostro territorio che di conseguenza rie-scono a presidiare; un territorio che è fragile, che in mancanza della presenza dell’uomo fa nascere seri problemi. Negli ultimi anni è bastata una pioggia un po’ sostenuta per-ché interi versanti scendessero a valle. Quindi la presenza dell’uomo in monta-gna è ancora importantissima perché se noi vogliamo davvero una corretta gestione del territorio, dobbiamo far in modo di tenere l’uomo in montagna per farlo lavorare in montagna. Quindi è chiara per la montagna l’importanza di queste cooperative e non solo economica. Sono allora molto preoccupato per il prossimo futuro. Il 2014, dopo 40 anni di lavoro sulla montagna di tutta l’Emilia Romagna, si presenta con grandi difficoltà: non abbiamo in questi anni lavorato solo con il pubblico, non abbiamo dormito in tal senso, ma cosa ci si presenta all’orizzonte? Chiusura della Comunità Montana di Borgotaro che per noi non è un problema piccolo, in quanto grazie alla L 97/94 riuscivamo ad avere appalti diretti grazie ad una convenzione. Il problema è grosso perché sono 80 le persone che operano in questo settore. Noi, forse perché siamo montanari e abbiamo un modo tutto nostro di portare avanti le cose, non abbiamo l’abitudine di andare in piazza con le bandiere e coi tamburi. E ancora la chiusura delle Province. Ma noi nelle Province abbiamo sempre trovato un punto d’appoggio, un sostegno alla minima difficoltà, collaborazione a livello politico

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e da parte dei tecnici per progetti anche importanti. I Comuni: anche quelli sotto i 5000 abitanti ora sono obbligati al rispetto del patto di stabilità, quindi i lavori che i piccoli paesi di montagna affidavano a cooperative e priva-ti, hanno avuto dei tagli e il lavoro è venuto anche qui a mancare. Soprip. Società con cui da tempo collaboriamo che gestisce fondi del piano di sviluppo rurale, ma il piano di sviluppo rurale 2014-2020 prevede che il 2014 non si farà niente perché considerato anno di transizione. Allora, facendo la som-ma di tutte queste chiusure e ostacoli vari, il 2014 sarà a mio avviso l’anno che decreterà la fine del Consorzio e delle cooperative forestali che hanno operato nel nostro territorio da 40 anni. Non so se tutti ci stiamo rendendo conto che sarebbe una perdita dannosa per tutto il comparto della montagna. Allora ecco le mie proposte: La prima è rivolta all’assessore Peri: non sarebbe opportuno prevedere finanziamenti per la difesa attiva dell’Ap-pennino – cosa che secondo le proprie possibilità sta comunque facendo la Provin-cia di Parma? Investire dunque prima che succedano i disastri e non quando sono avvenuti. Certo arrivano – dopo – le grandi ditte che fanno i grandi lavori, ma se noi investiamo prima per gestire un territorio che sappiamo già essere delicato, riusciamo a mantenere sul territorio la gente a lavorar-vi, riusciamo a rispettare questo territorio, perché in montagna basta individuare e quindi deviare anche un piccolo solco che porti acqua dove non deve andare, per evitare danni catastrofici. Lo stiamo dicendo da anni: ma è mai possi-bile che tutte le Istituzioni non possano dare una mano a queste cooperative? Sino a 10

anni fa noi lavoravamo anche per l’ENEL, con la manutenzione degli elettrodotti: semplicemente il taglio bosco sotto le linee ENEL. Da 10 anni non lo si fa più. Perché? Non si sa. Teniamo conto che tutte le nostre cooperative sono in regola da tutti i punti di vista e il taglio sotto bosco sotto le linee è importante per la sicurezza; ma perché non è stato riconfermato? Questo basterebbe al mantenimento delle cooperative almeno in provincia di Parma, in un momento in cui l’occupazione sta andando a picco, il nostro personale si potrebbe raddoppiare. Da anni stiamo spingendo anche su questo particolare. Altra proposta: potenziamento delle reti informatiche; per i giovani della montagna che con la banda larga o la DSL potrebbero anche attivare opportunità lavorative.Ancora: energie rinnovabili. Noi in mon-tagna abbiamo di sicuro tre cose: aria, acqua e vento. In più abbiamo una massa legnosa dai boschi, che va persa ogni anno – all’ospedale di Borgotaro il risparmio per la caldaia alimentata a cippato è stato del 40%! E questo con materiale a Km zero e con emissione di CO2 molto bassa. E allora speriamo di poter continuare ad essere utili in tal senso. Abbiamo l’acqua per fare anche piccole centraline, ma come è pos-sibile attendere una autorizzazione anche sei anni?L’eolico: la Regione aveva forse program-mato di fare pochi parchi eolici concentrati, ma che fossero produttivi, ma mi risulta che anche questa strada non sia percorribile. Quindi se si portano avanti i punti che ho espresso, non solo si salverebbero le coope-rative forestali, ma possiamo rendere viva la montagna e possiamo creare anche nuovi posti di lavoro.

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Ugo danni, assessore provinciale alla pianificazione territoriale e infrastrutture alfredo peri, assessore regionale alla programmazione territoriale e trasporti

infrastrutture: le strade per il rilancio UGO DANNI

nche nell’interven-to di Emanuelli ho potuto riscontra-

re come il caro estinto sia apprezzato solo quando è estinto: è il caso dell’ente Provincia, ente prossimo alla chiusura e da tante parti ora apprezzato. Dobbiamo intendere la valorizzazione del territorio non solo quello montano, ma come Provincia abbiamo inteso il territorio provinciale nella sua complessità pur conoscendo bene le problematiche presenti in montagna. In questi anni abbiamo pertanto ope-rato con l’obiettivo di un riequilibrio. In particolare sulle infrastrutture abbiamo operato sull’adeguamento delle reti tanto nelle zone a forte concentrazione economica e di presenza umana, quanto nelle aree montane, nella convinzione che la ristrutturazione delle reti sia strategica come base indispensabile per ogni tipo di economia Una riqualificazione quindi delle reti strutturali stradali, ma anche ferroviarie e quelli immateriali io penso siano fondamentali per l’economia di tut-

“ato il territorio. Mi concentro sulle reti infrasttrutturali sulle quali abbiamo lavorato in questi anni e che mi auguro possano esere completate in quelli che verranno. Abbiamo operato per la rete viaria ferroviaria e logistica: in dieci anni abbiamo investito per l’adeguamento della rete viaria provinciale per oltre 400 milioni di euro: inter-

venti che hanno consentito di recuperare un ritardo accumulato in precedenza, che hanno inoltre acconsentito il col-legamento ottimale dal punto di vista della manutenzione. Oggi ciò non è più possibile, non ci sono più le condizioni per raggiungere tali obiettivi. Per quanto riguarda la rete infrastrutturale c’è una programmazione oggi ancora valida, ci sono già tracciate le linee fondamentali per recuperare un ritardo che è antico su alcune situazioni riguardanti sia la rete viaria che per ferroviaria. Alcuni esempi: il completamento dei due assi portanti pedemontana e cispadana, assi sicuramente strategici, così come lo sono alcune connessioni verticali.

Quindi se si andrà a costruire la con-nessione TIBRE, dovrà avere almeno una connessione con la cispadana per creare il collegamento con l’Emilia oc-cidentale. L’altra questione sulla quale vorrei concentrare l’attenzione è la rete ferroviaria, sulla quale esiste altrettanto una programmazione, di durata forse eccessivamente lunga, che prevede sia-no adeguati alcuni canali multimodali.Naturalmente parliamo della TIBRE per cui è necessario siano riportate a Parma le risorse per proseguire nel programma di adeguamento e aggiornamento della rete ferroviaria interstrutturale, mi rife-risco al raddoppio Parma - Vicofertile e al completamento della intera tratta Parma – La Spezia. A queste si affiancano le ristrutturazioni delle reti logistiche, in particolare il CEPIM che ha bisogno di adeguamenti al terminal ferroviario con la connessione elettrificata. Questi sono gli snodi fondamentali cui si. Chiudo con la questione del consumo del suolo, argomento importantissimo ma che non deve diventare un tabù. Le infrastrutture incidono sul territorio per il 3% e comunque vanno sempre valutate per costi e benefici e non astrattamente”.

“lALFREDO PERI

a più grande opera che si po-trebbe mettere a cantiere in questo Paese è la manutenzione

ordinaria e straordinaria del territorio per poter consegnare alle generazioni future una risorsa indispensabile, perché ciò che è successo negli ultimi anni sta sguarnendo, a causa della crisi, le infrastrutture esistenti e il territorio. Ma ciò che è venuto meno in que-sti anni è proprio l’alimentazione finanziaria, economica, strumentale, di ciò che servireb-be per poter fare queste cose. La Regione in questi ultimi anni ha stanziato circa 800 milioni, di cui 200 alla Provincia di Parma, per ristrutturare infrastrutture che hanno cambiato la geografia di questa regione. All’inizio degli anni 2000 si discuteva della frattura tra la parte orientale e occidentale di questa nostra provincia, oggi il problema non c’è più grazie agli interventi fatti, ma per continuare, concludere, mantenere il lavoro

secondo le necessità di base, occorre con-tinuità e risorse. La TIBRE è in pro-gramma, così come la quarta corsia da Modena a Piacenza, abbiamo convenuto nel processo di riqua-lificazione della Au-tocisa che riveste una importanza notevole per i nostro territorio non solo per il turismo, ma per l’economia, abbiamo investito e ab-biamo costretto i grandi soggetti nazionali ad investire sulla più grande opera che sia stata realizzata in provincia di Parma, della quale si parla pochissimo, che è il raddoppio Solignano- Osteriazza, con una grande galleria, che è un pezzo di quel progetto che va col nome di raddoppio della Pontre-molese. Io non vedo una grande pressione per portare a casa questo risultato, il pezzo

che riguarda Parma, il tratto Parma - Vico-fertile, cambierebbe in meglio anche le possibilità di qualifi-care la città: si toglie-rebbe dal centro della città l’attraversamen-to ferroviario il che lascierebbe spazio

per una viabilità più dolce, ma soprattutto coglieremmo quell’occasione di relazione con ciò che si muove nell’economia mon-diale che passa attraverso i porti, gli inter-porti, gli aeroporti e le grandi infrastrutture di viabilità nazionali ed internazionali. Se Parma pensa nei prossimi anni di rimaner agganciata a questi grandi flussi, lo deve fare attraverso questa visione d’insieme, dove un pezzo lo deve fare l’infrastruttura autostradale, un pezzo quella ferroviaria e poi i grandi snodi logistici”.

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l tema che desidero sottoporre all’attenzione dei nostri inter-locutori è un di quei temi che

spesso si prestano a considerazioni non sempre corrette, arrivando qualcuno, in estrema – ratio, ad accostare la lotta, o la richiesta di lotta all’abusivismo all’idea di intolleranza, non comprendendo invece che il fenomeno oltre che danneggiare le imprese regolari, molto spesso cela pericolose connivenze con la criminalità organizzata. La piaga dell’abusivismo, che in questi ultimi anni ha subito una notevole acce-lerazione, è trasversale alla maggior parte delle attività imprenditoriali, con altissimi livelli di evasione a danno dell’erario (ma in definitiva di noi tutti) valutabile in svariati miliardi di euro. Tutto ciò non si estrinseca solamente in attività o servizi svolti da soggetti che in molti casi neppure sono iscritti alla Camera di Commercio (il così detto sommerso); assistiamo infatti alla nascita di imprese formalmente regolari, che operano scorrettamente sul mercato destabilizzandolo in termini di concor-renza sleale. Modus operandi che sta mettendo in crisi, facendo fallire o reso marginali imprese storiche del territorio che hanno sempre operato in maniera regolare, che fino a pochi anni fa avevano una forte e qualifi-cata presenza nei settori dove operavano. Le valutazioni da fare sono molteplici, a partire dal chiederci perché questi pseu-do imprenditori (molto spesso coperti da prestanome che utilizzano in modo improprio la forma cooperativa) possono applicare impuniti e per tempi troppo lunghi, contratti di lavoro che prevedono tariffe largamente inferiori a quelle che qualsiasi impresa locale deve applicare per svolgere le medesime attività. Tutti sappiamo che c’è qualche cosa che non quadra, che le modalità con le quali vengono abbassati i costi sono scorrette, a partire dall’applicazione di contratti non proprii, dall’avere sede fuori dalla regione per non applicare le maggiorazioni salariali previste dai contratti territoriali, dal chiu-dere le imprese dopo poco più di un anno di vita in modo da non subire controlli e permettersi quindi di non pagare tasse e

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contributi, dal non rispettare alcun tipo di norma di sicurezza, al non far partecipare i soci-dipendenti alla gestione societaria come invece richiederebbe la forma co-operativa. Che dire poi del moltiplicarsi di eventi che mettono in seria difficoltà interi settori, manifestazioni accostabili in tutto e per tutto a grandi strutture di ristorazione e di intrattenimento danzante che eludono quasi sempre le principali normative di settore: igenico sanitarie, di sicurezza, di normativa lavoro, di impatto acustico etc., cosi come il proliferare di strutture agritu-ristiche che di fatto esercitano solamente attività di ristorazione potendo contare su agevolazioni fiscali e amministrative.Le Amministrazioni e gli Enti preposti ai controlli devono impegnarsi in una vera lotta al fenomeno, in particolare nei confronti di coloro che svolgono attività di commercio, e attività di servizio, (es: am-bulanti, centri benessere, attività di servizio alla persona, etc. ) senza alcuna autorizza-zione, senza alcun requisito professionale e in molti casi senza essersi dichiarati agli Enti preposti. è abusivo il doppio lavoro (al mattino dipendente, al pomeriggio abusivo), quello di soggetti che in molti casi svolgono attività sfruttando il tempo libero conseguente all’attivazione degli ammor-tizzatori sociali da parte delle ditte dove sono dipendenti, quali la cassaintegra-zione, soggetti che quando è necessario utilizzano e trovano copertura anche nel

benevolo “mercato delle certificazioni”. Occorre un impegno non solo formale ad intervenire immediatamente per far cessare chi esercita illegalmente. Le Asso-ciazioni segnalano i fenomeni, ma troppo spesso non sono sufficienti le sollecitazioni per ottenere un interventi, e men che meno interventi risolutori. Ci rendiamo conto che sia più semplice (e in alcuni casi meno pericoloso) controllare il rispetto di formalità in attività dichiarate, ben visibili, durante un normale orario di lavoro. Per carità, completamente legittimo! Ma oggi vi chiediamo di alzare il tiro, di colpire prima di tutto chi opera nell’illegalità o addirittura nell’illegalità assoluta! Che cosa proponiamo, per la risoluzione di questi fenomeni distorsivi:- La concreta applicazione del “protocollo

sulla legalità” sottoscritto in Prefettura da tutte le parti sociali.

- Maggior decisione da parte di tutti gli Enti preposti nel contrasto del fenomeno abusivismo/illegalità.

- Controlli tempestivi a seguito di segna-lazioni.

- Controlli anche lontano dagli usuali orari di lavoro e nei fine settimana.

- Attuazione alla proposta di regolamento per la razionalizzazione degli eventi stagionali con rispetto durante il loro svolgimento delle normative vigenti.

- Corrispondenza tra certificatore ed ese-cutore dei lavori.

roberto Bruno Bassan, imprenditore: la legalità

abusivismo e rispetto delle regole

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o colto molto volentieri l’invito odierno perché è per me l’occa-sione per ascoltare, e conferma-

re, le problematiche degli imprenditori e delle imprese che sono la parte nevralgica della società, per cui una crisi del mondo dell’impresa porta squilibri anche sul vivere civile e sull’ordine della sicurezza pubblica. Sul tema abusivismo occorre affermare che tanti sono gli aspetti, conducibili a manifestazioni di illegalità, di azioni illecite, senza escludere correlazioni con la criminalità organizzata. Proseguo elen-cando quello che abbiamo fatto e ancora stiamo facendo nonché quello che ancora si può fare, insieme. Gli strumenti norma-tivi in merito ci sono e vanno sfruttati, anche tenendo conto di quelle che sono le priorità d’azione e delle specialità delle forze di polizia, GdF, nuclei speciali dei Carabinieri, le polizie locali a cui molto compete. Su questo argomento molti sono stati i protocolli d’intesa che abbiamo sot-toscritto in Prefettura in questi anni, innanzitutto quelli legati alla lotta alla criminalità, comune ed organizzata, e sui più svariati ambiti. I protocolli, gli ac-cordi, sono strumenti utili attraverso una flessibilità d’azione che i sottoscrittori si danno, a volte anche al di là delle regole, proprio per raggiungere un certo tipo di risultato.I molti protocolli sottoscritti e le linee

“H guida già individuate su ulteriori settori, comportano un lavoro capillare, un lavoro di tavoli tecnici e gruppi di lavoro spesso anche ristretti, che presiedo personal-mente per mia scelta in quanto voglio essere presente per coordinare queste iniziative proprio perché ci credo molto. Sono strumenti di contrasto non solo dell’illegalità, ma anche del lavoro nero, nonché strumenti per monitorare even-tuali intrusioni o infiltrazioni in settori dell’economia che sono vitali. Infiltrazioni che sono possibili attraverso l’uso distorto degli strumenti che la prassi e la norma-tiva normale mettono a disposizione. Un appunto fatto dal signor Bassan è che spesso sono controllati solo gli impren-ditori censiti e mai i perfetti sconosciuti o coloro che operano border line. Questo è vero ma solo in parte, voglio allora segnalare il lavoro posto in essere da Polizia e GdF, ma il problema sussiste, quindi è necessario calibrare meglio gli interventi, in termini di orari, zone o momenti fuori dalla prassi, per cui cerche-remo di operare in tal senso. Penso che in questo settore occorra per gli interventi delle forze dell’ordine costruire un siste-ma più strutturato in cui canalizzare le segnalazioni che in questo contesto più che mai sono essenziali. Così come sono essenziali in questi casi avere dei referenti sia per gli imprenditori che per le autorità preposte che dovranno essere nelle asso-ciazioni di categoria, nelle organizzazioni

luigi Viana, prefetto di parma

azioni coordinate fra tutti i soggetti

sindacali con le quali stiamo lavorando molto bene. Su questo punto dichiaro fin d’ora la mia disponibilità per ampliare e approfondire, comprendendo Enti e soprattutto i Comu-ni, i Sindaci e le loro strutture, privilegian-do i Comuni capodistretto che possono fare da collettori. Si è parlato anche di circoli privati, di eventi stagionali, di tut-to un mondo, un sottobosco che spesso opera tra legalità e illegalità e anche qui voglio spendere una parola di impegno sia per sensibilizzare e coinvolgere di nuovo le Amministrazioni Locali per operare direttamente. Quindi anche per gli eventi stagionali voglio fare un appel-lo ai Sindaci perché vi sia una maggiore programmazione e pianificazione e una maggiore severità nell’attività autorizza-tiva per eventi che certamente portano aggregazione, operando con saggezza, contemperando le esigenze di tutti. Consentitemi allora un appello finale destinato a chi opera in questi settori, pur con tutta la crisi in atto: non perdiamo la speranza e non perdete soprattutto il sen-so di appartenenza. Il riferimento è ancora una volta alle Associazioni di categoria e organizzazioni sindacali. Un riferimento particolare lo voglio fare in merito alla manifestazione che avete organizzato col titolo di “Game Over”, dove assieme avete manifestato in modo forte e significativo, ma altrettanto in modo civile, per portare in evidenza il disagio e le preoccupazione delle PMI del territorio”.

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arlare di Sicurezza del lavoro e sul lavoro in questi anni di gravi difficoltà economiche significa

dover parlare di cos’è oggi il lavoro e soprattutto cos’è un “buon lavoro”.Buon lavoro significa per noi anche lavoro legale e regolare, teso cioè a costruire imprese strutturate che fanno della qualità dei propri servizi e prodotti un marchio distintivo e che ogni giorno si confrontano con un mercato sempre più privo di regole. Questo non perché le regole non vi siano (anzi a volte sono fin troppe!!) ma perché esse sono largamente disattese, con il risultato che poi chi sceglie di stare dalla parte dei lavoratori e delle Istituzioni rischia di trovarsi penalizzato da un sistema di controlli e sanzioni che tende a toccare in prevalenza chi, proprio grazie a quel rispetto delle norme, è più trasparente, riconoscibile e individuabile. In parole povere chi ha una sede, applica i contratti e non chiude il giorno succes-

p sivo alla visita degli ispettori. Per noi “Buon Lavoro” è sicurezza dei lavoratori, ambienti di lavoro salubri, riduzione degli incidenti e prevenzione. Tutto questo ha un costo economico importante. Per contro non ottemperare a questa fondamentale norma ha costi sociali elevatissimi.Certo è molto complesso perseguire questi obbiettivi se il mercato può agire senza il rispetto dei principi di legalità consentendo alla moneta cattiva di scacciare quella buona.Occorre intervenire con forza per iso-lare ed eliminare tutte quelle forme di esercizio della attività economica che rappresentano fattori di inquinamento del mercato, dalle cooperative spurie alle infiltrazioni criminali mafiose che sappiamo esistere anche nel nostro civile territorio. Ogni volta che un Impresa o anche un Ente Pubblico esternalizza al-cuni servizi e facendolo accetta le offerte che sono palesemente al di sotto dei co-

ivano Bernazzoli cooperatore: la legalità

sicurezza sul lavoro e legalitàsti (del lavoro e dell’impresa) con gare al massimo ribasso,si mette e mette tutto il nostro territorio, nelle condizioni di po-ter essere infiltrato, lo impoverisce e crea nuove sacche di disagio sociale. Rispet-to a questa affermazione ognuno potrà pensare: non sarò certo io a mettere in difficoltà un territorio intero!! Ma ricorda-te che tanti io fanno un noi collettivo. Fin tanto che questo agire comporterà per il trasgressore un beneficio economico (e viceversa un danno per l’intera comunità civile ed economica)minando via via le basi della convivenza civile e della co-esione sociale non potremo sperare di trovare soluzione al problema.Dalle organizzazioni sindacali, dalle Istituzioni e dagli organi dello Stato preposti ai controlli, ci si attende NON il riconoscimento di una presunta di-stintività cooperativa o delle imprese in genere, ma di adottare nuove metriche e modalità di valutazione e di rapporto che consentano di apprezzare l’impatto sociale che le imprese (di qualsiasi natura esse siano) generano nello svolgimento delle proprie attività, adeguando di conseguenza le modalità di relazione i sistemi di controllo e quelli di incentiva-zione e sanzione.La crisi è il tempo della scelta. E del resto l’etimologia greca della parola crisi ci dice che crisi significa separare cosa da cosa cioè , appunto, scegliere, decidere.Decidere se ci piace una società sempre meno coesa e attenta ai bisogni collet-tivi e se viceversa vogliamo una società che includa e che tenti di non lasciare indietro nessuno. Decidere se garantire la sicurezza sul lavoro e pretendere controlli perché questo avvenga per davvero sia “fuori mercato” oppure sia nuovo fattore di ricchezza sociale.Alle Istituzioni presenti oggi agli organi di governo e di controllo del territorio chiediamo con forza la possibilità di apri-re un dialogo costruttivo per collaborare all’individuazione di possibili soluzioni ai problemi aperti poiché anche da questo dipende il nostro futuro e il nostro bene comune.

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icopro il ruolo di Direttore alla Direzione Provinciale del Lavoro ad interim, solo dal marzo scorso.

Conoscevo Parma in quanto già nel 2010 avevo assunto lo stesso incarico. Devo dirvi che da allora, in soli tre anni, ho trovato un’altra Parma, certamente più in sofferenza, dato che anche l’agroalimentare è entrato nel tunnel della crisi. La Direzione Provinciale del Lavoro ha in organico 22 ispettori attivi oltre a 4 carabinieri del nucleo ispettivo del lavoro. Noi operiamo e facciamo i controlli su chi lavora: indipendentemente se iscritti o no alla CCIAA, cioè facciamo una fotografia sui posti di lavoro. Voglio qui segnalare che bisogna distingue-re le reciproche competenze: la sicurezza sul lavoro è di competenza dell’AUSL, tolta una

“R parte di riferimento all’edilizia. Ho sentito parlare genericamente di abusivismo, anche qui occorre un chiarimento: la Direzione del Lavoro è nata nel 1906 grazie all’iniziativa dei imprenditori proprio contro la concorrenza sleale, nel ’25 è stata statalizzata col nome di Ispettorato del Lavoro, oggi il nostro proble-ma è quello della libera e leale concorrenza, quindi quando si parla di abusivismo si deve parlare anche di regolarità nella contratta-zione e di violazione delle leggi sul lavoro, comprendendo tutti i suoi aspetti oggi di-venuti molteplici. Accolgo quanto espresso in premessa dal presidente Zanlari quando afferma che questo consesso odierno deve essere solo un inizio. Parliamo allora di abusivismo, dico che c’è abusivismo nella attività di spettacolo e sui falsi circoli privati, segmento sul quale abbiamo già operato,

chiudendone una decina e denun-ciando diverse persone. L’abusivismo è presente anche nella ristorazione in pubblici esercizi e nel turismo, ma soprattutto nella logistica, nel facchi-naggio, nelle pulizie, nel commercio e nell’autotrasporto, settori che esigono una attenzione particolare, caso per caso. Per questo occorre la più fattiva e concreta collaborazione con le Associazioni di categoria e da parte nostra è da sempre data la massima collaborazione. Una delle nostre attività è inoltre quella di applicare delle diffide accertative

quando troviamo che ci sono dei paga-menti molto differenziati tra quelli previsti dal contratto di lavoro e il reale pagamento. Non c’è più bisogno di andare dal giudice, lo facciamo noi come Direzione Provinciale con lo strumento della diffida accertativa: se dopo trenta giorni il datore di lavoro non ot-tempera al pagamento coi relativi contributi, io la convalido e diventa titolo esecutivo. Teniamo conto che le irregolarità sono molte di più di quello che normalmente si pensa, abbiamo portato l’attività di controllo qui a Parma a buoni livelli, certo si può fare di più con la collaborazione vostra e delle forze dell’ordine oltre alla disponibilità mia personale e dei miei collaboratori”.

giulio ernesto Bertoni, direttore della direzione provinciale del lavoro

una fotografia sui posti di lavoro

sTaTi gEnERali dEll’EcOnOmia paRmEnsE

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spEcIALE

a nostra provincia è conosciuta anche come “food valley”, per il livello delle filiere agroalimentari

di eccellenza che hanno contribuito a far conoscere il nome di Parma nel mondo. Gran parte del merito è da ascrivere alle nostre tradizioni, che ci hanno consentito di tramandare nel tempo la valorizzazione delle materie prime di elevata qualità, che oggi, grazie al lavoro attento e costante delle nostre imprese agricole viene quo-tidianamente certificato dai vari enti ed organismi di controllo.Per mantenere gli elevati standard di tutela della salute e di qualità delle produ-zioni è indubbiamente centrale l’attività di controllo e certificazione, anche quale garanzia di sicurezza alimentare verso il consumatore finale. Abbiamo tuttavia l’esigenza che gli enti preposti ai controlli che svolgano i loro compiti ricordando la peculiarità del settore primario:• dimensione aziendale assai ridotta;• difficoltà nel compiere in proprio tutte le fasi di registrazione e controllo previste dalla normativa vigente, a cui segue l’affi-damento di parte del lavoro “di concetto” a strutture esterne (prevalentemente le organizzazioni professionali);• difficoltà a mantenersi aggiornati rispet-to ad una mole cospicua di norme e leggi, in continuo cambiamento e riguardanti argomenti distanti tra loro (sicurezza la-voro, sanità e benessere animale, rispetto ambientale, codice della strada, discipli-nari di produzione, etc.);• carichi di lavoro assai variabili durante l’anno, in ragione dell’andamento climati-co e della stagionalità delle produzioni;A fronte di queste condizioni oggettive, riferendoci ad un allevamento di bovine da latte, dobbiamo registrare quanto segue:• Un carico esagerato di adempimenti burocratici, certamente cogenti ma sicu-ramente semplificabili. Avevo in scaletta un lungo elenco di tali adempimenti che vi risparmio perché di carattere estrema-mente tecnico, tuttavia mi auguro, giusto per affrontare tali argomenti con uno spi-rito nuovo e nuovi modelli, mi piacerebbe che il legislatore cominciasse a legiferare sulle norme che gli imprenditori devono

l

seguire, facendo un saldo zero, cioè se si inseriscono nuove regole che caricano di lavoro le aziende, allora occorre trovare semplificazioni tali che il saldo del tem-po per adempier a tali adempimenti sia appunto zero ovvero se aumentano i costi vi sia una corrispondente incentivazione, ad esempio facendo ricircolare le multe comminate destinandole a tale scopo. Il fatto che ci sia questa difficoltà da parte del settore a rispondere a questi adempimenti potrebbe favorire il ruolo delle organizzazioni professionali che potrebbero fungere da validi appoggio. Ad esempio tutta la conservazione della documentazione richiesta da chi viene a fare i controlli in azienda potrebbe trovare sede presso le organizzazioni professio-nali e quindi venire aggiornata e quindi aiutare gli imprenditori a farsi trovare preparati durante i controlli. Poi c’è la questione dell’accesso agli strumenti informatici online. Non è possibile che ci sia il sito della banca dati nazionale, dove noi allevatori dobbiamo registrare tutti gli eventi che riguardano i nostri animali, sia aperto dalle 7 alle 22, ma l’attività nostra

comincia molto prima, poi è chiuso il sa-bato pomeriggio, i festivi. Su internet non possono esistere servizi ad orario, devono e sono 24 su 24 ore. Cito una sola cosa sugli adempimenti: gli animali devono essere seguiti da un passaporto, in realtà la normativa è cambiata e prevede tutta una serie di registrazioni da fare online entro ridotti termini di tempo, per cui non si capisce che ruolo possa avere ancora il passaporto che tuttavia obbliga l’im-prenditore a perdere ancora un notevole spazio di tempo. • I diversi soggetti incaricati dei controlli (si va dall’ASL alle Guardie Ecologiche Giurate Volontarie) danno l’impressione di uno scarso lavoro di coordinamento, con il rischio di una sovrapposizione dei controlli: sarebbe auspicabile un tavolo di concertazione che chiarisse il ruolo di ciascun controllore.• Sarebbe poi auspicabile che il consuma-tore venisse a conoscenza dell’attività di controllo svolta dagli enti pubblici, maga-ri con appositi marchi di riconoscimento, affinché non prevalgano gli sporadici fatti di cronaca, che finiscono per criminalizza-re interi comparti. • I controlli dovrebbero essere svolti con uno spirito più costruttivo e non repres-sivo, accompagnando ed informando le aziende e “modulando” la fase sanziona-toria; così facendo si avrebbero risultati più duraturi e condivisi. Auspichiamo, al riguardo, che quanto incassato con le sanzioni irrogate venga utilizzato per implementare l’attività di informazione/formazione degli operatori, per l’adegua-mento alle normative vigenti.• Si riscontra in molti casi una consisten-te volubilità nell’interpretazione della normativa vigente (soprattutto quella in materia sanitaria) da parte dei funzionari preposti alle verifiche aziendali. • Il verificarsi di diverse interpretazioni nell’applicazione delle norme origina differenti impegni e obblighi, anche di carattere economico e finanziario, a carico delle imprese agricole, che si possono tradurre in un aggravio di costi per l’ese-cuzione degli investimenti generando disparità di trattamento e penalizzando alcune imprese rispetto ad altre.

roberto gelfi,imprenditore: la semplificazione amministrativa

controlli, adempimenti e obblighi

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iamo parte di uno stesso si-stema e tutto il nostro lavoro è finalizzato a fornire prodotti

e servizi che abbiano le caratteristiche di qualità e di sicurezza, da una parte l’imprenditore che ha come scopo di trarre profitto da una attività che ha come finalità anche quello di produrre cultura, ricchezza e capitale sociale del territorio. Dall’altra parte il consumatore che ha diritto di avere prodotti di asso-luta qualità. Cosa dunque deve fare la Pubblica Am-ministrazione? Per quanto riguarda l AUSL salubrità dei prodotti e tutela di quei settori che garantiscono e promuo-vono la salute. Quali strumenti ha PA? Da una parte quelli che le vengono dati, quindi tutte le normative che vi sono, e sono tanti, gli stessi per noi e i produttori. L’obiettivo della semplificazione e della deburocratizzazione è un obiettivo

“s anche nostro, se non altro perché noi gestiamo soldi pubblici che devono essere usati in maniera efficace, secondo e mi metto dalla parte dell’operatore di sanità pubblica, vogliamo promuovere la salute. Allora siamo responsabilizzati a mettere in campo interventi che siano ef-ficaci, efficienti, utili. Allora in riferimento alla normativa, anche europea, recepita dall’Italia, quali rispondono ai criteri per promuovere la salute? Bisogna scegliere quelli che rispondono alle normative e non ciò che diventa ridondante, ma non dimentichiamo che anche noi siamo pur sempre uno strumento applicativo e queste leggi le dobbiamo applicare, anche perché esiste un controllo per le Pubbliche Amministrazioni. Qual è allora il contributo nostro in qua-lità di tecnici del settore? Di sollecitare e stimolare, sulla base delle evidenze

scientifiche, quei cambiamenti sulle normative di riferimento che siano fina-lizzate esclusivamente a quelle verifiche e controlli che promuovano salute. Esempio, la trasformazione dell’obbligo della visita annuale per gli addetti alla somministrazione di alimenti e bevan-de in corsi di formazione per gli stessi. Ora ci sono stati posti problemi molto concreti. I nostri servizi: veterinario, di igiene degli alimenti e della nutrizione e anche di prevenzione e sicurezza negli am-bienti di lavoro vogliono avere sempre meno un atteggiamento di coloro che fanno verifiche continue, di controllo e repressione, ma essere considerati, e usati, come consulenti esperti; inoltre tutto il nostro dipartimento di sanità pubblica produce fatti per cercare di omogeneizzare i comportamenti dei nostri verificatori, e ancora tutte le nostre procedure sono esplicitate con chiarezza sul nostro sito. Quindi, anche a fronte di recentissime esperienze, diventa sempre più impor-tante la collaborazione tra controllori e controllati che devono quindi lavorare per lo stesso obiettivo”.

massimo Fabi, direttore aUsl di parma

garantire qualità e salubrità

sTaTi gEnERali dEll’EcOnOmia paRmEnsE

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on il mio intervento desidero por-re in evidenza con quali difficoltà le imprese debbono convivere

quotidianamente, in particolare quelle do-vute alla burocrazia e il suo peso in termini di tempo e costi.L’organizzazione della pubblica Ammini-strazione e la gestione della spesa pubblica generano intensi processi di relazione con cittadini e imprese. Anche nella nostra Pro-vincia questi processi determinano extra costi per le imprese. Il costo per oneri am-ministrativi per le piccole e medie imprese, misurato in media su 93 pratiche, è assai elevato: è pari a 7.091 euro per impresa. Ciascuna procedura “ad alto impatto” di burocrazia costa all’intero sistema delle PMI, nel nostro Paese, 333 milioni di euro. La bu-rocrazia pesa per 2,0 punti di Pil. In questi anni si è molto parlato di semplificazione, ma i fatti dicono altro: basti pensare, ad esempio, l’impatto, anche burocratico, delle norme fiscali sulle imprese accumulato negli anni recenti. Dal 29 aprile 2008 al 21 maggio 2013, le normative fiscali emanate sono contenute in 29 provvedimenti!. Al contrario, sono relativamente scarse le norme che semplificano la gestione fiscale

delle aziende; la politica di semplificazione appare come una “tela di Penelope”: per una norma che semplifica, ne vengono emanate 4,3 che hanno un impatto buro-cratico sulle imprese. Come Associazioni, nel nostro rapporto quotidiano con i vari sportelli territoriali della Pubblica Amministrazione (SUAP, Inps, Inail, Ispettorato del Lavoro, Usl; Motoriz-zazione ecc), capita sovente di imbatterci negli alibi degli alibi: “ci dispiace, ma la legge prevede così”, salvo poi accorgerci che, que-sto sano ed inderogabile principio, cambia da Provincia a Provincia, per non dire, a volte, da Comune a Comune. Così, per la stessa pratica, a Parma sono richiesti certi documenti e, per esempio, a Reggio Emilia, un numero ridotto degli stessi, rispetto a Parma. Nelle nostre imprese manifatturiere, solo pochi anni fa, il perso-nale dedicato alla produzione superava quello impiegatizio; oggi, capita sempre più sovente di trovare, all’interno delle aziende, questa proporzione capovolta: molti più impiegati assunti, rispetto al personale dedicato alla produzione e questo, spesso, per far fronte all’immensa burocrazia che le imprese debbono sostenere. Un esem-

c pio su tutti: esportare, per molti di noi, è la possibilità di dare un futuro alle nostre attività: peccato che, anche in questo am-bito, la burocrazia ci “assale” con i suoi lacci, scoraggiando l’azione dei più. Cogliamo dunque l’occasione, di questo importante appuntamento, per lanciare un appello alle Istituzioni presenti: comin-ciamo, a livello locale, a combattere questo male oscuro che si chiama burocrazia; non giova alle imprese, ma nemmeno a chi la perpetua, se è vero come vero, che siamo una Comunità e che tutti partecipiamo come contribuenti a sostenerla. Non chiediamo deroghe nell’applicazione del-la legislazione in essere, ma buon senso sì, chiediamo quell’impegno da parte di tutte le Istituzioni pubbliche a fare il pos-sibile, nell’esplicitare il loro lavoro, per non incrementare quella burocrazia che così tanto danneggia il sistema delle imprese. Chiediamo che, coloro che sono chiamati ad applicare giustamente le norme e che noi vogliamo rispettare, siano convinti che non vi è contraddizione tra il fare applica-re una legge e il buon senso. A volte basta così poco per rendere più semplice anche l’attuazione di un adempimento.

irene dardani, impreditrice: la semplificazione amministrativa e la burocrazia

Burocrazia, costi e buon senso

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bbiamo una convinzione: che insieme ce la possiamo fare.Non dobbiamo stare su due sponde separate, da una parte gli imprenditori che sono quelli che servono alla nostra vita, che

tengono in piedi la nostra società con il loro lavoro, senza il quale non è possibile costruire nulla, neanche la speranza, e dall’altra le istituzioni per quello che oggi possono fare nei limiti delle norme. Auspico che questa di oggi possa davvero diventare un punto di partenza insieme: costituiamo un gruppo di lavoro supportato dalla CCIAA dove rappresentanti delle categorie imprenditoriali e rappresentanti delle istituzioni verifichino puntualmente le varie problematicità con le quali ci si possa confrontare, anche se a volte purtroppo anche ci si scontra, quotidianamente, senza dimenticare che enti come i Comuni già da qualche anno si trovano ad operare su problematiche e responsabilità sempre maggiori, ma con la impossi-bilità di far fronte al fisiologico calo del personale. Questo anche per uniformare comportamenti dovuti a diverse inter-pretazioni delle normative vigenti. Se ci si trova d’accordo significa che potremmo farci ascoltare di più là dove si fanno le leggi e le norme”.

“a

cristina merusi, sindaco di sala Baganza e presidente Unione pedemontana parmense

insieme per contare di più

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gni giorno le imprese combat-tono duramente per resistere alle conseguenze di una crisi

generata dalla finanza ma che ormai ha raggiunto l’economia reale. Ogni impren-ditore, quotidianamente, lotta per difende-re il lavoro proprio e dei suoi collaboratori. Sono ben noti i dati che riguardano le chiusure di attività, il numero dei fallimenti che è stato registrato in questi ultimi anni non ha eguali, il ricorso al concordato in bianco è sempre più utilizzato. Un nuovo istituto quest’ultimo di cui forse si abusa. Crediamo che in questa situazione non si possa prescindere da un serio e coor-dinato intervento sul credito. Bene in tal senso l’ampliamento del fondo centrale di garanzia contenuto nel decreto “del fare”, ma Ministero dell’Economia e Banca d’Italia devono vigilare maggiormente sulla corretta attività del sistema bancario italiano che, ai nostri occhi, presenta non poche disfunzioni.Un’efficace politica monetaria, in con-certo con una coerente politica fiscale, è la chiave di volta. Si sa che una riduzione della massa monetaria deprime la produ-zione e i consumi e fa salire i tassi d’inte-resse. Abbiamo accolto, quindi, con favore la notizia dei prestiti agevolati da parte della BCE al mondo bancario. Molti istituti italiani si sono avvalsi di tale opportunità. Ci attendavamo, in realtà, che l’immissione di denaro potesse produrre gli effetti posi-tivi prima citati. Purtroppo, non è avvenuto: gli interventi messi in campo dalla BCE non hanno portato alle imprese alcun effetto positivo, anzi, c’è stata una continua e inesorabile stretta delle banche. In attesa che le norme del decreto del ‘fare’ inizino a produrre effetti sull’economia reale, la priorità è risolvere i problemi che riguar-dano il rapporto impresa/banca.Un campione d’imprenditori che abbiamo intervistato, ha ribadito che la principale preoccupazione è la difficoltà ad accedere al credito. Situazione confermata da dati rilevati a livello regionale che aggiungono l’emergenza per le piccole imprese. Tra maggio 2012 e maggio 2013 i prestiti alle aziende sono diminuiti di 41,5 miliardi di euro pari a meno 4,2%, mentre i crediti

che le imprese vantano verso la Pubblica Amministrazione ammontano a ben 100 miliardi.è una morsa che sta stritolando le imprese penalizzate anche dall’aumento dei tassi d’interesse, saliti ulteriormente, secondo l’ultima rilevazione di Banca Italia.In questi cinque anni se non ci fossero stati i Consorzi Fidi, emanazioni delle associa-zioni di categoria, per molte imprese non ci sarebbe stata speranza di sopravvivenza. Con grande sforzo, hanno messo in campo ogni strumento per sostenere le imprese che hanno così potuto ottenere una quantità di credito superiore a quella che avrebbero avuto agendo individualmente. Se le imprese perdono le linee di credito è utopistico pensare che si riesca a invertire la rotta, che gli investimenti possano au-mentare e la disoccupazione diminuire. Solo se c’è impresa c’è lavoro. Chiediamo a Regione Emilia-Romagna, Provincia di Parma e ai nostri Comuni di aprire immediatamente un tavolo di confronto per far fronte alle esigenze finanziarie del nostro sistema produttivo. Ad esempio il bilancio della Regione 2014, il POR 2014-2020 e la preannunciata legge sull’attrattività del sistema economico re-gionale sono occasioni che non possono disattendere le esigenze delle imprese. Chiediamo quindi al sistema bancario, più attenzione per le aziende, soprattutto per quelle di minori dimensioni. Gli istituti di credito non dovrebbero limi-tarsi a una fredda valutazione del rating sulla base di criteri prefissati: dovrebbero puntare ad approfondire la conoscenza dell’azienda, soprattutto se di piccole dimensioni e valutare il progetto impren-ditoriale, le prospettive del mercato in cui opera e il capitale umano, risorsa questa determinante per ogni impresa.Certo anche le imprese devono cambiare atteggiamento: oggi non è più sufficiente essere buoni professionisti nel proprio campo per essere dei buoni imprenditori. Alle imprese chiediamo di fare un salto culturale e considerare meglio gli aspetti patrimoniali ed economici: dovrebbero soprattutto invertire la tendenza alla sotto-capitalizzazione, imparare a programma-

O re seriamente la gestione delle risorse e a saper utilizzare i prodotti finanziari più consoni alle esigenze. Un esempio su tutti: l’uso quantomeno appropriato del fido. Per concludere, invitiamo il sistema banca-rio a una maggior assunzione di respon-sabilità sociale nei confronti del territorio in cui opera. Gli sportelli non dovrebbero solo raccogliere denaro, dovrebbero anche impiegarlo. E ci sentiamo di dare un suggerimento: un’altra possibilità per aiutare le imprese è il lancio di bond di distretto o territorio, ossia raccogliere denaro da impiegare esclusivamente a favore del sistema produttivo della stessa area. Dovremmo pensare a come quando hanno inventato la vanga: uno strumento fatto per moltiplicare la forza del conta-dino, bene, se le banche ci aiuteranno e le Istituzioni ci aiuteranno a sostenere le idee degli imprenditori, noi potremo rifare i canali che portano irrigazione a questo orto e ricreare i frutti che la nostra capacità e la nostra inventiva di italiani e del nostro territorio in particolare ci invidiano da ogni parte della terra.

renato allodi, imprenditore: il credito

credito, la leva per rinascere

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la RicERca sulla fiscaliTà lOcalE

l tempo per approfondire tutti i temi non c’è, farò quindi una panoramica per portarvi a bor-

do di ciò che sta succedendo, perché se non si è tutti consapevoli di ciò che sta succedendo in Italia rischiamo di creare un circolo dialettico fine a se stesso. Abbiamo perso 10 punti di PIL in 6 anni, unico Paese dopo la Grecia ad aver avuto un calo così profondo, abbiamo aumen-tato del 30% il debito pubblico negli ultimi 7 anni e nel frattempo viviamo come se tutto ciò non fosse accaduto, discutiamo delle conseguenze ma non ci chiediamo cosa è accaduto. Viviamo con 2.070 milioni di debito che è qual-cosa di abnorme e tutta la comunità internazionale ci guarda come qualcosa di abnorme. I 10 punti di calo del PIL producono due effetti: l’esplosione del credito deteriorato: insoluti, impagato, sofferenze (erano 59 miliardi nel 2009 in Italia; sono stimate a 143 nel 2013 e 180 mlrd nel 2015), cifre che ammazzano il sistema bancario producendo due ef-fetti, gli indici saltano, tutti gli organismi internazionali, dato che bisogna rendersi fortemente conto che non siamo più solo

“i noi a decidere, prenderanno provvedi-menti e oggi la previsione internazionale è che il sistema bancario non reggerà. Oggi noi – sistema bancario italiano - ab-biamo il 15% dei nostri crediti che sono deteriorati quando in Francia e Germania si arriva al 2,5% e se il 40% non rientrasse, occorrerebbero 50 milrd di capitale da immettere, che ovviamente non c’è. Sfuggire a questa situazione e continuare a dire dovete erogare di più è come dire a un malato grave che deve correre più forte: è chiaro che non ce la farà mai, anzi, è solo sperabile che riesca a star in piedi. Quindi un dibattito su di chi è la colpa è sterile e non porta da nessuna parte, l’unica cosa da fare è la concertazione anche fra banche e imprese tenendo sempre presente che le banche perdono meno soldi in quei Paesi dove le imprese sono più capitalizzate; e ancora in Francia e Germania le imprese più indebitate sono le grandi mentre le piccole sono le meno indebitate. In Italia è il contrario, più indebitate le medie e le piccole. Le grandi imprese in Italia sono meno indebitate perché accedono ai mercati dei capitali. Quindi il problema non si

giampiero maioli, ceo cariparma crédit agricole, membro dell’esecutivo aBi

i problemi del sistema bancario

risolve a continuare a dare più credito a chi già non è in grado di rimborsarlo, il problema è come fare le due cose: capi-talizzare di più le imprese per poter dare più credito. Interventi che sono stati mes-si in atto, e nessun gruppo bancario in Europa ne ha fatti altrettanto come quelli attuati in Italia (moratorie, sospensioni, rimodulazioni, accordi ABI MEF) e per questo l’intero sistema bancario italiano è sorvegliato speciale. Altro problema è la deducibilitù delle perdite su crediti. In Italia vengono dedotte dalle banche in 18 anni e per una parte l’IRAP, mai, quindi recuperiamo solo per una parte e per l’altra parte mai. Per questo abbiamo chiesto al Presiden-te Letta di avere lo stesso trattamento fiscale che c’è in Francia dove le perdite vengono dedotte nell’esercizio. Vogliamo conoscere quanto peso ha sul bilancio di una banca la questione dell’imposta fiscale sulle perdite di cre-dito? Abbiamo simulato e rielaborato il bilancio di Cariparma 2012 con sede a Mentone anziché a Parma e la differenza è che avremmo guadagnato 56 milioni di utile in più e moltiplicato per tutte le banche italiane sono miliardi che non è stato possibile impiegare. Quindi per noi il problema è come fare a fare credito , ma è tanto complesso che non è risolvibile per una sola delle parti in causa, attraverso la concertazione”.

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arliamo di formazione, innova-zione e rapporti con l’Università. Perché parliamo di questi temi?

Perché dobbiamo capire come migliorare la competitività complessiva del territorio e quindi noi imprenditori ci interroghia-mo di come avere del personale più for-mato, più preparato a vincere le sfide del futuro e come trovare nell’università una risorsa per una crescita della formazione del nostro personale. Sono Carlo Beldì, di Laterite Spa, un’azienda che si occupa di materiale per l’edilizia, ma sono anche vice presidente di CISITA Parma l’ente dell’Unione industriali che si occupa di formazione. Nel 2012 abbiamo fatto circa 1500 corsi e 32.000 ore di formazione. Lavoriamo mol-to sulla formazione dei giovani e il punto di partenza è secondo noi interrogarci su quello che è il disallineamento tra doman-da e offerta di lavoro, abbiamo bisogno di lavorare sugli stage, e sulla maggiore presenza dei giovani in azienda. Il Mini-stro Carrozza ha recentemente dichiarato di non volere più che gli studenti italiani studino sino a 25 anni senza aver mai la-vorato nella loro vita in azienda. Abbiamo visto delle statistiche che fanno vedere la differenza tra il sistema italiano e quelo americano ed effettivamente siamo mol-to distanti da livelli di eccellenza. Ci sono poi molte statistiche sullo spread che ci divide dalla Germania, ma ciò che do-vremmo adottare è il modello delle scuole tecniche che in Germania funzionano e che negli ultimi anni sono servite moltis-simo per il rilancio dell’economia tedesca. Purtroppo questo percorso in Italia è cominciato, ma manca ancora qualcosa. Bisogna lavorare per la diffusione della cultura tecnico-scientifica – noi abbiamo visto anche facendo analisi di sistema, che abbiamo bisogno di meno laureati in materie umanistiche e più bisogno di più tecnici per le nostre imprese. Un buon viatico viene adagli ITIS, a Parma questa esperienza è iniziata da due anni, ma bisogna investire ancora di più, sap-piamo che in Emilia Romagna si è costrui-ta una rete di eccellenza sulla formazione, dove a Piacenza si lavora sulla logistica, a

p

Reggio Emilia sulla meccatronica, a Mode-na sulla meccanica, a Rimini sul turismo e a Parma si lavora sull’alimentare. Gli ITIS sono importanti perché su 2000 ore di formazione, 800 vengono fatte obbliga-toriamente in azienda e le restanti 1200 sono fatte per 50% da docenti “normali” e il 50% da imprenditori che insegnano agli studenti con un approccio su problemati-che aziendali. Tre macroproposte per rilanciare questo ambito: innanzitutto il tecnopolo: c’è stato un accordo di programma sottoscritto il 15 gennaio 2010 tra Regione e Università di Parma, ma ad oggi il tecnopolo non esiste ed è ora di rilanciare il tema della ricerca scientifica di eccellenza. Seconda proposta: cercare di capire se Par-ma può diventare davvero anche un centro della formazione agroalimetare con un centro di altissima qualificazione universi-taria: studiare dei corsi di laurea proprio ad hoc in modo che Parma diventi un centro di eccellenza sull’agroalimentare.

corrado Beldì, imprenditore: l’innovazione, ricerca e sviluppo

formazione di qualità per l’impresa

Terza proposta: fare in modo che l’Uni-versità, pur conoscendo le difficoltà del settore pubblico di evolversi, ma noi dobbiamo avere una università che porti i ricercatori a stare in azienda per uno o due anni, se no altrimenti questa ricerca serve poco, secondo noi, alle esigenze dell’azienda. Gli imprenditori non hanno una buona opinione dell’Università, dicono che l’innovazione viene al 95% dal di fuori dell’Università, quindi pensare che a parere degli imprenditori, solo il 5% vie-ne dall’Università, inquieta e non poco. Occorre però che anche gli imprenditori vincano le diffidenze e quindi si trovino delle cabine di regia per portare una maggiore collaborazione tra impresa ed Università e quindi costruire un rapporto nuovo, più proficuo che consenta del per-sonale più formato, che entri in azienda e fin da subito si sappia muovere in qualche modo e possa portare valore alle nostre attività produttive.

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la RicERca sulla fiscaliTà lOcalE

omande puntuali e contestazio-ni costruttive nell’intervento di Beldì. Tutto però va inquadrato

in un contesto generale. Le università ne-gli ultimi cinque anni hanno avuto tagli per un milione di euro su sette, hanno un appesantimento burocratico crescente poggiato su cinque ministeri, a fronte di un sistema tedesco che ne ha uno solo e funziona molto bene. Nonostante tutto, l’Università di Parma è al quinto posto per attività di ricerca in Italia: ai primi posti sulla chimica, sulla farmaceutica e sull’ingegneria mecca-nica, meno su altri comparti. I tagli che sono stati fatti sono lineari, quindi senza tener conto degli aspetti positivi, ma

d in maniera uniforme rispetto alle altre Università. Noi abbiamo un debito che è meno dell’uno per cento del nostro giro d’affari, che è di 125 milioni, un’istituzio-ne che definirei sana. Sicuramente dovremmo fare di più sulla questione del tecnopolo, e qui entra la Regione che ci ha sempre sostenuto, ma quei 75 miliardi che sono a Bruxelles bisogna andarli a conquistare grazie alla concertazione di tutti i soggetti. Sul tema dei dottorati e dell’alto apprendistato siamo all’inizio del processo, essendo però il costo per ricercatore molto alto per causa del cuneo fiscale, è chiaro che ha poco appeal per le imprese. Sul fronte dello sharing tra imprese e Università,

che sta comunque aumentando in tutti i settori, seguendo il protocollo regio-nale, io credo ci siano grandi possibilità anche per l’università per sostenere le imprese locali. Sull’agroalimentare credo che questa sia una sfida assoluta e spero che la nuova amministrazione universitaria confermi l’impegno su un polo forte sull’agroalimentare che veda la ricerca, il trasferimento tecnologico e la forma-zione post laurea.Questo penso debba essere un impegno che l’università dovrà porre nei confronti delle istituzioni locali, perché almeno così rispondiamo in un settore alla sfida internazionale.

guido cristini, pro rettore dell’Università degli studi di parma

polo dell’agroalimentare

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he la pressione fiscale sulle azien-de sia uno dei problemi primari del rilancio economico Italiano

è ormai riconosciuto da tutte le forze po-litiche e sociali del Paese. è indubbio che le aziende non riescano più a far fronte ad un livello di tassazione che divora più della metà del reddito aziendale. Da anni se ne parla e da anni si annunciano riforme che dovrebbero creare la necessaria equità e rilancio dell’economia, ma ancora oggi, le imprese sono strangolate da miriade imposte e tasse, fra cui quelle locali, che rappresentano una buona fetta della fisca-lità generale. IMU, TARES, COSAP, Imposta sulla Pubblicità, addizionali comunali, pro-vinciali, regionali e balzelli vari non sono più, solo odiosi adempimenti burocratici, ma veri e propri prelievi del reddito azien-dale disponibile e spesso il prelievo non corrisponde ad un servizio efficiente ed economico. Il debutto dell’IMU nel 2012 è costato ad ogni cittadino circa 523 Euro mentre nella nostra provincia è stato di 561 Euro, terzi in Regione Emilia Romagna. Gli immobili produttivi hanno avuto una incidenza sul gettito complessivo pari al 39%. Rispetto all’ICI, l’IMU è costata 2,5 volte tanto. è evidente che occorre prevedere la de-tassazione IMU per gli immobili utilizzati ai fini produttivi favorendone l’uso e in-crementare, invece, l’imposta per tutti gli immobili sfitti favorendone così il riuso.La TARES che insieme all’IMU, sembrereb-be, a breve sparire, per essere accorpata in una unica tassa, ha sostituito la TARSU e la TIA, con un quadro applicativo ancora in-certo ma che di fatto prevede la copertura totale del costo del servizio di smaltimen-to rifiuti. Per chi è ancora soggetto a TARSU sarà una stangata, per gli altri subiranno come minimo una maggiorazione dello 0,30 – 0,40% per la copertura dei servizi indivisibili quali: pulizia strade illumina-zione e verde pubblico. Costi, peraltro, da sempre già compresi nelle vecchie tariffe

c comunali. In tutti questi anni le varie normative tendevano, senza mai raggiungere l’obiet-tivo, alla valutazione puntuale del costo del rifiuto e l’attuale tas-sazione è calcolata su coefficienti vecchi di 15 anni in cui l’aumento della raccolta differen-ziata non ha apportato nessun beneficio per le aziende, se non addirittura ad un aumento dei costi. Senza entrare poi nel merito delle procedure di raccolta della differenziata nel Centro Storico di Parma che è per le aziende un vero e proprio calvario. Inoltre, la stragran-de maggioranza delle Amministrazioni Comunali ha favorito le civili abitazioni e tutto ciò ha aggravato al situazione. Capi-tolo poi a parte occorrerebbe aprire sulla concorrenza delle aziende di smaltimento e sulla trasparenza delle tariffe tant’è che ancora oggi assistiamo ad un continuo rimpallo fra amministrazioni ed Iren sulla responsabilità degli aumenti senza mai venirne a capo. Occorre rivedere i contratti con le aziende di raccolta che preveda un sistema di reale concorrenza con un reale abbattimento dei costi di smaltimento, con un maggiore potere contrattuale dei Comuni anche attraverso la realizzazione di cordate di più amministrazioni. Premiare la trasparenza delle tariffe e la loro semplificazione. Revisione del sistema delle tariffe basato sulla produzione dei rifiuti e non sulla superficie dei locali. Detassazione della produzione dei rifiuti speciali (oli esausti, grassi, etc) e detraibilità per chi fa raccolta differenziata spinta e smaltimento diffe-renziato (carta e cartoni).Revisione dei coefficienti di calcolo per alcune categorie particolarmente colpite (pubblici esercizi, ortofrutta e macellai, fioristi).

COSAP: in un Paese che dovrebbe essere ad alta vocazione turistica si colpisce dura-mente chi fa servizio pubblico all’esterno con tariffe che invece di favorirne l’uso lo scoraggia. Siamo passati dalla tassa sull’ombra delle tende di alcuni anni fa ad un aumento del costo di uso del suolo pubblico ormai intollerabile. Molte imprese a vocazione turistica invece di migliorare e d ampliare il loro plateatico hanno deciso di chiuderlo in quanto il costo era troppo alto. Il caso di Piazza Ga-ribaldi a Parma è emblematico, anche se il Comune di Parma ha ridotto il costo, le aziende chiudono e non aprono più. Certo la causa non è solo quella, ma sicuramente rappresenta una bella aggravante. Sull’imposta di pubblicità solo un aned-doto: alcuni anni fa una impresa conces-sionaria della riscossione applica l’imposta sul nome di una nota azienda di bibite che era scritta sulle seggiole del bar facendone la somma dei metri lineari di pubblicità. Una follia. Addizionali: anche qui un solo dato per far capire il problema. I Comuni possono arrivare fino ad un massimo dello 0,8% e stabilire delle esenzioni e ovviamente pre-vedere livelli di prelievo più bassi. Il dato medio in provincia di Parma è di 72 Euro procapite, in Regione di di 67 e la media Italia è di 53 Euro A quelle Comunali vanno aggiunte quelle Provinciali e Regionali. Insomma il vaso è colmo

Francesca chittolini imprenditrice: la fiscalità locale

Tasse, imposte e tariffe

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la RicERca sulla fiscaliTà lOcalE

accolgo il grido di dolore lanciato dai commercianti, ma è anche il grido di dolore nostro e della

maggioranza degli italiani. I Comuni oggi sono l’anello debole di una catena che parte dal Governo centrale e prosegue con le Regioni e le Province, lo siamo perché siamo il terminale delle lamentele e delle proteste in quanto erogatori dei servizi, soprattutto di quelli alla persona e quelli che riscuotono le corrispondenti tariffe, tasse, imposte. Questo a fronte di ripetuti tagli di trasferimenti e in una incertezza normativa assolutamente insostenibile. Tutti i Comuni cercano di tenere il più alto possibile il livello del welfare mantenendo tasse e tariffe a livelli accettabili con una politica di preventiva concertazione con le organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, tariffe alte soprattutto per chi le paga tutte e qui potrei introdurre il tema dell’elusione o dell’evasione fiscale che riguarda tutti. Noi abbiamo fatto la scelta di mantenere l’IMU al minimo, allo 0,4%. Sulla TARES non mi esprimo, è una di quelle cose che grida-no vendetta, va tutta a Roma, ma noi siamo

R quelli che ricevono lamen-tele e proteste. Abbiamo comunque fatto qualcosa sulla riduzione della spesa che è l’altro grande capito-lo che ci viene richiesto dai cittadini. Nel 2010 abbiamo rifatto tutte le procedure di gara (mense, trasporti scolastico, servizi educati-vi, servizi scolastici estivi, extrascolastici invernali in-tegrazione disabili, cimiteri comunali, tesoreria e broker assicurativo) per 200mila euro di risparmio all’anno che per un Comune come il nostro sono una cifra importante. Questo ci ha permesso di rendere concreto un piano anticrisi per 255mila euro all’anno facilitando l’accesso al credito per le PMI. Un Paese che consente ai Comuni di approvare il bilancio di previsione 2013 degli enti locali entro il 30 novembre dello stesso 2013, ha qualcosa su cui riflettere. Vorrei allora cogliere il senso dell’incontro di oggi: credo non si possa più fare a meno di stringere nuove alleanze, di remare

tutti nella stessa direzio-ne, di operare anche per la cessione di sovranità a vantaggio dell’interesse generale senza chiusure autoreferenziarie in una propria roccaforte. Noi viviamo in un territo-rio che ha luci ed ombre e dove le luci non devono farci dimenticare le om-bre, ma anche viceversa, luci che sono ancora l’alta

qualità dei servizi che territori come il nostro mettono a disposizione. Dobbia-mo anche tornare ad amare la propria terra, ognuno facendo la propria parte, recuperare le ragioni di essere comunità, tenere vive le nostre tradizioni, la nostra storia la nostra cultura e le nostre tante competenze che ancora abbiamo. Se lo spirito è di disponibilità, dove ognuno ci mette quello che è in grado, allora gli Stati Generali dell’economia parmense hanno un senso, perché la situazione attuale ri-chiede davvero coesione e concertazione per uscirvi.

mario cantini, sindaco di Fidenza

coesione e concertazione

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cREDITO

EuRiBORTASSO DI RIFERIMENTO EUROPEO 1,66%EURIBOR 3 MESI (m.m.p.) 365 g. 0,226% EURIBOR 3 MESI (m.m.p.) 360 g. 0,223%

OssERvaTORiO dEi Tassi - OTTOBRE 2013pROROgaTa la mORaTORiapER i pREsTiTi BancaRi La sospensione del pagamento della quota capitale dei finanziamenti a medio termine, grazie al rinnovato accordo tra le associazioni di categoria, l’ABI e il governo è stata prorogata al 31 dicembre di quest’anno. Parimenti slitta alla stessa data il piano d’ammortamento, mentre gli interessi sul capitale sospeso devono essere corrisposti alle scadenze originarie. Ammissibili anche richieste di allunga-mento dei mutui per un periodo pari al 100% della durata residua del piano di ammortamento con un massimo di due anno per i mutui chirografari e di tre per quelli ipotecari. Le banche prenderanno in considerazione anche richieste di al-lungamento delle scadenze del credito a breve (sino a 270 giorni) per sostenere le esigenze di cassa su operazioni di anticipazione di crediti certi ed esigibili. Per ogni ulteriore informazione le im-prese associate a CNA possono rivolgersi all’Ufficio credito (Lamberto Zolesi tel. 0521.227283 oppure 348.5603419).

EURIBOR 6 MESI (m.m.p.) 365 g. 0,346%EURIBOR 6 MESI (m.m.p.) 360 g. 0,341%TASSO UFF. SCONTO B.C.E. 0,50%

Vi aderiscono: Cariparma Credit Agricole – Banca Monte Parma – Unicredit Banca - Banca Popolare Emilia-Romagna – Credem – Banca Popolare di Lodi – Carisbo – Monte Paschi Siena - Banche di Credito Cooperativo.

Fascia 1 Fascia 2 Fascia 3 Fascia 4

Scoperto di c/c 4,476% 5,376% 6,526% 7,726%

Effetti s.b.f. 2,626% 3,126% 4,026% 5,126%

Anticipo fatture 3,226% 3,926% 4,926% 5,626%

cOnvEnziOnE cna-BancHE: Tassi a OTTOBRE 2013

Le imprese che non hanno ancora aderito alla “convenzione per fasce di merito creditizio” usufruiscono, in attesa di entrarvi, delle seguenti condizioni:

Scoperto di conto corrente Effetti salvo buon fine Anticipo fatture

5,501% 3,776% 4,376%

Scoperto di conto corrente Effetti salvo buon fine Anticipo fatture

4,401% 2,776% 3,376%

CARIPARmA CREDIT AGRICOLE

BANCA mONTE PARmA

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“d

l’azienda produce fasce e tiranti in grado di garantire interventi efficaci in piena sicurezza, come nel caso della rotazione del concordia

clacson: campione di sollevamento pesi

atemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo”. Certo che da quando Archimede pronunciò

questa frase, enunciando il secondo princi-pio della leva, di acqua sotto i ponti ne è pas-sata, tanto che il sollevamento di carichi è diventato un’attività dove specializzazione, professionalità, innovazione, garanzia di si-curezza, studio e applicazione dei materiali sono diventati elementi imprescindibili. Tra le imprese leader in Italia in grado di rispon-dere a tutte queste esigenze c’è la Clacson srl, associata alla CNA di Salsmaggiore, ma con un’esperienza nel settore sollevamento iniziata a Salsomaggiore trentanni fa. Titola-re è Roberto marchelli. “Il posizionamento della nostra impresa, nella complessa atti-vità che viene definita semplicisticamente «sollevamento», è tra il gancio della gru e il pezzo da sollevare: cioè risolviamo tutta la problematica che esiste tra la macchina di sollevamento e il peso da sollevare, dalla piccola barchetta al transatlantico. La no-stra produzione infatti consiste in brache o tiranti, in nastro o in fibra sintetica, oltre a catene o funi d’acciaio, anche se oggi sono entrambe cadute in disuso, comunque sempre in funzione dell’esigenza del cliente, in base alla funzionalità e alla economicità dell’intervento che ci viene richiesto”. Quindi oggi gli interventi sono per lo più con fasce e tiranti? “Con ciò rispondendo all’esigenza di usare materiali sempre più leggeri in quanto abbiamo pezzi sempre più pesanti da sol-

levare e macchine sempre più pesanti che sollevano, per cui noi, che appunto stiamo in mezzo, siamo considerati solo tara, quindi «inutile». Da qui la ricerca che negli anni abbiamo applicato per mettere sul mercato quel «tramite» che pesa meno, solleva di più e che alla fine è anche il più funzionale perché riutilizzabile in un secondo tempo”. A proposito di ricerca, avete riferimenti con l’Università? “Non direttamente: ricerca e innovazione la fanno le aziende e il mercato. Da una parte le aziende produtttrici di materie prime, dall’altra aziende come la nostra che le trasforma in funzione del proprio know how, della propria inventiva, della richiesta del mercato. Materia prima, filato ritorto e fibra sintetica, che ci arriva da una nostra azienda che abbiamo in Argentina”. Chi sono i vostri clienti? “Siamo orientati su clienti che necessitano di grossi sollevamenti, per cui non siamo presenti né nella piccola né nella grande distribuzione. Il nostro range va da una a cento tonnellate, praticamente noi interve-niamo dove gli altri si fermano, per questo siamo tenuti in considerazione quando c’è un problema di sollevamento importante o particolare”. Come per il sollevamento della nave Concordia? “La tecnologia che ha sollevato la nave ap-partiene alla «Fagioli»: noi abbiamo curato la posa delle attrezzature che pesavano da 10 a 55 tonnellate. Ma in questo frangente,

come per altro in diverse altre occasioni, ciò che ci ha contraddistinto è stato il servizio: l’essere stati in grado di fornire il materiale in sintonia con tutti gli altri attori di un’ope-razione tanto complessa, senza badare a quanto tempo occorreva. Questo grazie a un intero staff, assai competente e dotato di un grande spirito di squadra”. Altri interventi in cui vi siete distinti? “Siamo impegnati per le aziende che stanno costruendo gasdotti o oleodotti nella posa di tubi che partono dalle 40 tonnellate; in occasione dei terremoti de L’Aquila e della Bassa Modenese, abbiamo fornito l’imbra-catura dei pilastri dei portici o dei campanili con nostre fasce, assicurando resistenza, leggerezza, delicatezza e sicurezza. Se in una gara di Formula Uno un’auto finisce fuori pista, la fascia che serve a sollevarla è di nostra produzione, così come la fascia che ha trasportato in elicottero la barca Alingi dalla Svizzera a Genova”. Cosa c’è nel vostro futuro? “Già da tre anni siamo entrati sul mercato con un nuovo brand che fa riferimento alla 626, la ormai superata normativa sulla sicurezza sui posti di lavoro. Produciamo dispositivi di protezione individuali (DPI) per cadute dall’alto, imbracature esclusiva-mente studiate e realizzate per l’industria, quindi adatte per l’uso nei cantieri di qual-siasi genere. Sono estremamente vestibili, comode, permettono una completa libertà nei movimenti, assicurando la massima sicurezza”.

caRTa d’idEnTiTàNOME: CLACSON ITALIA SRL AMMINISTRATORE UNICO: ROBERTO mARChELLIDOVE SI TROVA: ALSENO (PC)vIA mATTEI 281 Tel. 0523/945793 Fax 0523/945794E-MAIL: [email protected] SITO : www.clacson.com

L’ImpREsA DEL mEsE

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AgEnDA

Teatro Regio ferite a morte 6 e 7 dicembre

CNA Impresa Donna di Parma ha volu-to sostenere e collaborare al progetto tea-trale “Ferite a Morte. Una Spoon River delle vittime del femminicidio”, scritto e diretto da Serena Dandini, in tournée teatrale in circa 50 città italiane. La tappa parmigia-na è prevista nei giorni 6 e 7 dicembre al Teatro Regio e vedrà come protagoniste in scena, oltre Lella Costa, Orsetta de Rossi, Giorgia Cardaci e Rita Pelusio, anche le voci di imprenditrici del territorio. Per info: Giulia Ghiretti 0521/227211 e-mail: [email protected]

calEndaRiOla Famija pramzana in collaborazione con cna pensionati parma

Torna la commedia dialettalei n collaborazione con

CNA Pensionati Par-ma, torna al Teatro

Regio la grande commedia dialettale. In occasione del bicentenario della nascita di Verdi, nel pomeriggio di do-menica 24 novembre andrà in scena “Peppino Verdi”, tre atti di Italo Clerici e Romano Preti con la Compagnia Dialettale della Famija Pramzana e la partecipazione straordinaria della Corale Verdi. I biglietti sono in vendita anche presso la sede provinciale di CNA, in via La Spezia 52/A, nei normali orari di apertura. Per informazioni: Augusto Ma-rasi, tel. 0521 227273e-mail: [email protected]

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TECNA SRL, Stradello Ada Negri 6, 43122 Parma tel 0521 030551 - fax 0521 030543www.tecnaparma.it - [email protected] 02607640345

SICUREZZA SUL LAVORO AMBIENTE MEDICINA DEL LAVORO

FORMAZIONE CONSULENZA IGIENE DEGLI ALIMENTI

IGIENE DEL LAVORO SISTEMI DI GESTIONE (SdG)ISO 9000-14000-18000

CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI CERTIFICAZIONE MACCHINE E IMPIANTIIMPATTO E CLIMA ACUSTICO

TECNA_A4.pdf 1 11/10/2011 14.28.47

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