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1 ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE NEWTON - PERTINI Esame di Stato VACCINI: PERCHÈ ABBIAMO PAURA DELLA PREVENZIONE? Beatrice Scapolo V C Liceo Scientifico Anno Scolastico: 2016/2017

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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE

NEWTON - PERTINI

Esame di Stato

VACCINI: PERCHÈ ABBIAMO PAURA DELLA PREVENZIONE?

Beatrice Scapolo

V C Liceo Scientifico

Anno Scolastico: 2016/2017

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INDICE

Premessa 3

Introduzione 4

I. Che cosa sono i vaccini? 6

1. I vaccini 6

2. Cenni storici 6

3. Risposta immunitaria specifica 7

4. Costituenti del vaccino 10

5. Tipologie di vaccino 11

5.1 Vaccini vivi attenuati 11

5.2 Vaccini inattivati 12

5.3 Vaccini ottenuti con tecniche di ingegneria genetica 12

6. Il vaccino antiepatite B 13

6.1 Cos’è l’epatite B? 13

6.2 Produzione del vaccino antiepatite B 14

7. Vie di somministrazione 16

8. Possibili effetti collaterali dei vaccini 16

9. Finalita’ della vaccinazione 17

10. Ostacoli alla vaccinazione 18

11. Diritto e dovere alla vaccinazione 18

II. Perché si discute di vaccini? 19

1. Storia dell’antivaccinismo 19

2. Matrici dell’antivaccinismo 19

3. Tesi più comuni degli antivaccinisti e casi mediatici 20

3.1 Sicurezza 20

3.2 Andrew Wakefield e l’MPR che causa l’autismo 21

3.3 Thimerosal, il conservante responsabile di disturbi neurologici 22

3.4 Sali di alluminio 23

3.5 Presenza di formaldeide 23

3.6 Collusione con le case farmaceutiche 24

3.7 Motivazioni religiose 25

3.8 Troppi vaccini e troppo presto 25

3.9 Inesistenza dell’immunità di gregge 26

4. Cosa è successo in questi anni? 26

5. Caso veneto 29

5.1 Dati di copertura 30

Conclusioni 32

Bibliografia e sitografia 34

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PREMESSA

Nell’ultimo periodo c’è stato un vero e proprio boom di notizie sui vaccini. Dai telegiornali ai talk show, da Internet alle

aule del Parlamento, dai convegni internazionali alle piazze italiane, dai giornali ai programmi televisivi d’inchiesta: tutti

sembrano interessati di dire la loro opinione su questo tema, talvolta strumentalizzandolo.

Personalmente, sono sempre stata abituata a considerare la vaccinazione come un’azione di routine, una cosa che i genitori

devono far fare ai propri figli perché “fa bene e bisogna farla” e non mi sono mai posta il problema di capire quale fosse

il suo vero valore, complice forse il fatto che in Italia, ad oggi, l’incidenza di molte malattie per cui ci si vaccina è molto

bassa, se non nulla.

Ascoltando quindi le parole sia degli antivaccinisti sia di chi ne parla positivamente, mi sono resa conto di possedere una

fiducia acritica nella pratica vaccinale. Perciò, sentendomi impreparata in materia, ho cominciato a cercare informazioni,

a partecipare a conferenze non solo riguardo la vaccinazione in sé, ma anche riguardo le motivazioni che spingono alcune

persone a rifiutare in maniera intransigente questa pratica.

La mia relazione finale vuole quindi essere il frutto di questa ricerca sul tema delle vaccinazioni, ricerca che mi ha

incuriosito fin da subito e mi ha aperto gli occhi sul valore che una corretta ed efficace informazione scientifica ha in

materia di prevenzione.

Mi sono inoltre resa conto di quanto spesso e volentieri le persone, tra cui politici e giornalisti, ne parlino senza avere una

preparazione adeguata, il che porta ad allarmismi esagerati e a creare confusione e apprensione in chi, come i genitori che

devono vaccinare i propri figli, vorrebbe un’informazione chiara e precisa.

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INTRODUZIONE

La pratica vaccinale ha una lunga storia alle spalle e costituisce una delle più grandi invenzioni mediche di tutti i tempi.

Infatti, ha contribuito ad eradicare alcune malattie, come è successo col vaiolo e come sta succedendo con la poliomielite,

o comunque a diminuirne fortemente l’incidenza. Basti vedere il grafico pubblicato dal sito della rivista scientifica

Science1, il quale mostra efficacemente i benefici portati negli ultimi 70 anni dall’introduzione dei vaccini, che hanno

permesso di tenere sotto controllo malattie molto diffuse e pericolose responsabili della morte di migliaia di persone ogni

anno. I dati sono riferiti agli Stati Uniti e basati sulle informazioni raccolte nei decenni dai Centri per la prevenzione e il

controllo delle malattie.

1 http://www.sciencemag.org/news/2017/04/heres-visual-proof-why-vaccines-do-more-good-harm

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Visto il grafico, sorprende sapere che negli ultimi anni si sono sempre più diffusi movimenti contrari alla pratica

vaccinale e, soprattutto in Europa, il numero degli scettici stia aumentando.

Sebbene infatti il Vaccine Confidence Project, nel suo studio "State of Vaccine Confidence 2016", abbia messo in

evidenza che a livello globale c'è un sentimento "positivo" nei confronti dei vaccini, le differenze tra Paesi e regioni sono

di notevole entità e in particolare preoccupa lo scetticismo dilagante nel Vecchio Continente: sono europei 7 dei 10 Paesi

meno fiduciosi nei confronti di quest'arma di prevenzione delle malattie. La Francia è al primo posto, col 41% degli

scettici. Nel 2016 anche l’Italia, dove il 20% ritiene i vaccini non sicuri, si colloca al di sopra della media globale - che è

del 12%.

Lo State of Vaccine Confidence è il rapporto annuale sulla fiducia nei confronti dei vaccini. Nel 2016 è stato condotto

su quasi 66 mila persone di 67 Paesi nel mondo nell'ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione di Bill e Melinda

Gates e dall'Organizzazione mondiale della Sanità.

Per comprendere ciò che sta succedendo e soprattutto trovarne una possibile via d’uscita non basta quindi parlare dei

vaccini in quanto tali, ma serve approfondire il fenomeno dell’antivaccinismo e comprendere le sue matrici culturali

e ideologiche. Ignorare le posizioni dei movimenti antivaccinisti, senza ribattere o fornire adeguate argomentazioni,

sarebbe infatti deleterio, poiché aumenterebbe la possibilità che persone indecise o non bene informate si avvicinino

proprio a questi movimenti.

Un altro tema di fondamentale importanza di cui si discute proprio in questi giorni è la questione dell’obbligo della

vaccinazione. Infatti, quando la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha proposto il decreto legge che prevede l’obbligo

per l’iscrizione a scuola di 12 vaccinazioni, con pesanti sanzioni nel caso non lo si rispettasse, si è scatenato un scontro

molto forte tra chi sostiene la necessità di una “salute collettiva” e chi reputa più importante la libertà di scelta personale.

Le vaccinazioni obbligatorie saranno l’anti-poliomelitica, l’anti-difterica, l’anti-tetanica, l’anti-epatite B, l’anti-pertosse,

l’anti Haemophilusinfluenzae tipo B, l’anti-meningococcica B, l’anti-meningococcica C, l’anti-morbillo, l’anti-rosolia,

l’anti-parotite, l’anti-varicella, contro le quattro obbligatorie precedentemente (anti-epatite B, anti-tetanica, anti-

poliomelitica, anti-difterica).

È utile inoltre presentare il percorso della Regione Veneto in tema di obbligo vaccinale. La regione ha infatti sospeso

l’obbligo dal 2008.

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CHE COSA SONO I VACCINI?

1. I VACCINI

I vaccini sono preparati antigenici di diversa natura che inducono nel soggetto a cui vengono somministrati

l’immunizzazione attiva, ovvero la stimolazione della risposta immunitaria e della memoria immunologica, in modo

artificiale (vs immunizzazione naturale), senza che esso si ammali. La vaccinazione è quindi un atto di prevenzione che

proteggerà il soggetto dall'attacco del patogeno verso cui è stato vaccinato.

Sono considerati vaccini anche quei preparati che inducono l’immunizzazione passiva, ottenuta attraverso la

somministrazione di anticorpi. Sebbene essa non produca una memoria immunologica, garantisce una protezione rapida

ed è preferibile nel caso l’infezione sia causata dalle tossine dell’agente patogeno (es: tetano).

2. CENNI STORICI

Sebbene procedure di immunizzazione attiva fossero già state

introdotte più di un millennio fa in Cina, dove veniva praticata

la vaiolizzazione (= infettare individui che non avevano contratto

il vaiolo, fig. 12), che in Europa prese il nome di “innesto”, il

primo approccio razionalmente accettabile si ebbe con Jenner

alla fine del 1700.

Egli, dopo aver osservato che i mungitori di mucche erano

solitamente esenti dal vaiolo, ipotizzò che ciò fosse causato dal

fatto che i essi, durante la mungitura, contraevano un’infezione

cutanea, simile al vaiolo umano, propria delle vacche. I

mungitori infatti manifestavano solamente una lesione cutanea,

priva di effetti sistemici, e mai mortale. Con l’essudato delle

lesioni, Jenner fabbricò il vaccino antivaioloso (fig 2), che ha

svolto un ruolo fondamentale nel controllo della malattia,

consentendo l’eradicazione del vaiolo a livello mondiale.

Il termine vaccino, coniato da Pasteur una ventina di anni più

tardi, deriva infatti dal virus vaccino (Poxvirus officinalis), causa

del vaiolo bovino.

2 Source: The Historical Medical Library of The College of Physicians of Philadelphia. The History of Inoculation and Vaccination for the Prevention and Treatment of

Disease. Lecture Memoranda. A.M.A. Meeting, Minneapolis. Burroughs Wellcome and Co. London, 1913

Figura. 1 Pratica di vaiolizzazione in Cina - The Historical Medical

Library of The College of Physicians of (da notare che la fonte usa il termine

“vaccinazione”, che è scorretto)

Figura 2 Jenner pratica la vaccinazione antivaiolo

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Altri contributi fondamentali legati alla produzione di vaccini umani sono stati dati da Pasteur con i vaccini

anticarbonchio (1881) e antirabbia (1885); da Ramon con le anatossine (1923) e da Salk e Sabin con i vaccini

antipoliomelite (fine anni ’50).

3. RISPOSTA IMMUNITARIA SPECIFICA

La risposta immunitaria stimolata dal vaccino appartiene all’immunità acquisita (o adattiva) ed è altamente specializzata

poiché dà luogo a reazioni mirate contro un determinato agente patogeno ed è stata messa a punto dal processo di selezione

naturale per adattarsi dinamicamente alla variabilità di agenti ambientali riconosciuti come un pericolo per l’organismo.

Tale variabilità è infatti una caratteristica di molti microrganismi infettivi, i quali sono in continua co-evoluzione con il

sistema immunitario che cerca di distruggerli.

La sua specificità è legata alla presenza di due grandi gruppi di cellule della linea linfoide, chiamati linfociti B e linfociti

T (helper e citotossici). Nei mammiferi i siti primari di differenziamento e la proliferazione di tali cellule sono il midollo

osseo (per i linfociti B) e il timo (per i linfociti T). Ogni linfocita sintetizza, durante lo sviluppo, un particolare recettore

di membrana che può legarsi solamente ad un determinato antigene (molecola o struttura non self composta da

determinanti antigenici). Il legame comporta l’attivazione del linfocita, che comincia a dividersi ripetutamente attraverso

un processo di selezione clonale (formazione di cloni).

La risposta immunitaria consta di due fasi: una risposta primaria, a breve termine, contro l’attacco iniziale di un invasore,

e una risposta secondaria, a lungo termine, la quale fornisce una rapida difesa dai successivi attacchi da parte dello stesso

agente.

La risposta immunitaria è di due tipi (fig. 3):

UMORALE caratterizzata dalla produzione di anticorpi (immunoglobine IgM, IgG, IgA, IgE) da parte delle

plasmacellule (cellule effettrici), ovvero le cellule figlie prodotte dall’attivazione dei linfociti B. Gli anticorpi

hanno la funzione di ricoprire le particelle estranee con conseguente agglutinazione e fagocitosi, di interferire

Figura 3 Attivazione dei linfociti – Zanichelli Editore

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con le attività vitali delle particelle, di provocare, insieme ad altre proteine/cellule, la lisi cellulare. Dopo il primo

contatto tra linfocita B maturo e antigene c’è uno stadio di raccolta delle informazioni necessarie alla sintesi

dell'adeguato anticorpo (periodo induttivo) che dura 48-72 ore.

Isotipo Ig Presenza Funzioni principali

IgA Secrezioni mucose

(principalmente), sangue,

latte materno

Sono dimeriche e sono un’importante mezzo di difesa contro le

infezioni locali, poiché impediscono la colonizzazione da parte dei

patogeni

IgD Sangue Sono espresse sulla membrana dei linfociti B in forma recettoriale

IgE Sangue, tessuti Sono associate alle reazioni allergiche (produzione di istamina) e

danno protezione contro le infezioni parassitarie

IgG Sangue, tessuti, placenta Hanno una struttura monomerica caratterizzata da bassa avidità ma da

alta specificità. Esse costituiscono circa il 75% degli anticorpi

plasmatici dell’adulto e sono il fulcro della risposta immunitaria

secondaria. Hanno un’azione difensiva di particolare efficacia contro

tossine e virus, facilitano la fagocitosi e durante la gravidanza vengono

trasmesse dalla madre al feto (il neonato ha immunità per 3/4 mesi di

vita

IgM Sangue (a causa delle grosse

dimensioni)

Sono pentameriche, hanno una grande avidità e per questo sono

associate alla risposta immunitaria primaria. Esse hanno una bassa

specificità e intervengono per prime al contatto con un organismo

estraneo. I linfociti B maturi mai venuti a contatto con l’antigene

espongono solo questo isotipo e sono detti “naive”

CELLULO-MEDIATA avviene ad opera dei linfociti T, i quali interagiscono con le cellule infettate o alterate.

I linfociti T si dividono in helper e citotossici. I primi espongono dalla membrana la glicoproteina CD4 e hanno

una funzione di coordinamento attraverso la produzione di citochine; i secondi espongono la glicoproteina CD8

e determinano la lisi sia delle cellule estranee, sia delle cellule dell’organismo che presentano anomalie.

Poiché si stima che tutte le possibili combinazioni molecolari presenti in natura e in grado di interagire con l’organismo,

verso le quali l’immunità specifica deve essere in grado di rispondere, siano circa 1010, l’immunità adattativa deve dotarsi

di un numero altrettanto vasto di strutture cellulari capaci di legare specificamente ad ogni singolo antigene.

Tuttavia il genoma umano comprende complessivamente solamente 30.000 geni, dei quali circa 200 codificano per le

immunoglobine. Questa contraddizione può essere risolta andando ad analizzare la composizione molecolare degli

anticorpi, dei recettori dei linfociti T (TCR) e dei complessi MHC, che sono la porzione proteica di alcune proteine di

membrana che caratterizza tutte le cellule di un individuo, identificate come self. Gli anticorpi, i TCR e i complessi MHC

infatti sono tutti complessi proteici costituiti dalla combinazione di più strutture modulari codificate da molteplici (ma

comunque numericamente limitate) varianti di geni dello stesso tipo. Queste strutture sono altamente specifiche: negli

anticorpi costituiscono i siti di legame per gli antigeni, mentre i recettori dei linfociti T non possono legarsi agli antigeni

a meno che questi non compaiano insieme alle molecole proteiche MHC presenti nelle membrane cellulari.

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Un altro raffinato meccanismo adottato dal corpo per aumentare la diversità del patrimonio anticorpale (inteso come il

complesso delle strutture deputate al riconoscimento dell’antigene) è dato dall’inserimento di piccole mutazioni

puntiformi all’interno dei geni che codificano per i moduli delle strutture di riconoscimento antigenico, fenomeno

particolarmente accentuato nei linfociti B.

Il riarrangiamento somatico delle strutture anticorpali è ovviamente un processo estremamente dispendioso, poiché

determina la produzione di numerose varianti non funzionali.

Il sistema immunitario è dotato di funzioni particolarmente evolute:

Deve poter essere “istruito” a riconoscere il self dal non self per rendere più efficace la risposta alle aggressioni

e prevenire l’autoimmunità (sebbene alcune reazioni autoimmuni controllate siano parte della fisiologia della

risposta immune stessa).

Deve mantenere memoria delle strutture di riconoscimento antigenico dimostratesi efficaci nel rispondere a

precedenti aggressioni, che potrebbero ripresentarsi. È in questo caso che entrano in gioco le cellule della

memoria e la risposta secondaria.

Le cellule della memoria comprendono quelle cellule derivanti dai linfociti B e T che hanno la stessa natura delle

cellule effettrici, ma che non prendono parte alla risposta primaria. Esse sono più longeve delle cellule effettrici

e rimangono in circolo nell’organismo per periodi di tempo più lunghi, anche per tutta la vita. Così se un agente

patogeno dovesse presentarsi una seconda volta, la reazione del sistema immunitario sarebbe più celere ed

efficace, con un immediato rilascio di anticorpi e

attivazione dei linfociti T.

Il numero dei linfociti della memoria presente nella

corrente sanguigna è proporzionale alla dimensione

della popolazione specifica durante la risposta

immunitaria primaria.

Il grafico riportato qui a fianco (fig. 4) esemplifica bene

quale sia il rapporto tra risposta primaria e risposta

secondaria.

Figura 4 Risposta primaria e secondaria

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Il secondo grafico (fig. 5) mostra la variazione di

concentrazione delle immunoglobine coinvolte nella

risposta immunitaria, ovvero le IgM e le IgG, ad

antigeni T-dipendenti, ovvero antigeni che stimolano la

produzione di anticorpi solo in presenza di linfociti T

helper.

Si può notare come la produzione di IgM, che hanno una

bassa affinità, sia stimolata dalla presenza di un

generico antigene, poiché il loro andamento non varia

anche dopo che si è formata la memoria immunologica.

Dopo la prima iniezione dell’antigene invece è

necessario del tempo perché avvenga la sieroconversione delle IgG, che presentano una forte affinità con l’antigene, ma

queste hanno poi una funzione fondamentale nella risposta secondaria. Infatti le cellule della memoria che circolano nella

corrente sanguigna dopo la prima infezione presentano le IgG nella membrana, le quali, nel caso venissero a contatto con

l’antigene specifico, sarebbero pronte a stimolare una nuova risposta immunitaria altamente specifica e di maggiore entità.

La stimolazione della risposta immunitaria e della memoria immunologica può avvenire in modo naturale, ovvero quando

l’individuo viene infettato da un agente patogeno in modo accidentale e contrae la malattia. Se l’individuo sopravvive,

egli non potrà più contrarre la malattia poiché il suo corpo ha acquisito naturalmente l’immunità.

Lo stesso principio è sfruttato con l’immunizzazione artificiale, ovvero la vaccinazione. A differenza però

dell’immunizzazione naturale, i vaccini provocano una “infezione asintomatica”, ovvero sfruttano i vantaggi di una

naturale immunità, acquisita con un’infezione, senza però manifestare la sua sintomatologia

La vaccinazione assicura all’ospite una protezione di lunga durata (spesso tutta la vita, anche se a volte sono necessari

dei richiami), ma richiede alcune settimane per essere attiva.

4. COSTITUENTI DEL VACCINO

I costituenti dei vaccini sono:

Antigene immunizzante: è il principio attivo. Esso può essere costituito dal microrganismo (batterio, virus)

verso cui si vuole protezione, da sue frazioni immunogene (proteine che provocano una risposta di difesa da

parte del soggetto) o da sue tossine.

Liquido di sospensione: è generalmente acqua distillata o soluzione fisiologica sterili.

Conservanti: generalmente vengono utilizzate quantità infinitesime di sostanze mercuriali (es: etilmercurio-

tiosaliciato di sodio: timerosal o tiomersal); negli Stati Uniti, nell'Unione europea e in alcuni altri paesi tale

composto è stato progressivamente eliminato dai vaccini a uso pediatrico, a scopo precauzionale, per ridurre la

potenziale sovra-esposizione al mercurio nei bambini.

Figura 5 Risposta primaria e secondari ad antigeni T. dipendenti

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Stabilizzanti: albumina e gelatina (che possono causare anafilassi in presenza di IgE). Sono utilizzati in alcuni

vaccini per stabilizzare l’antigene.

Antibiotici (neomicina, kanamicina, streptomicina): utilizzati in dosi molto basse prevenire la crescita batterica.

Adiuvanti: dal latino adiuvare: aiutare, si tratta di sostanze che vengono aggiunte al vaccino per aumentarne

l’efficacia, attraverso l’attivazione e/o il prolungamento dell’effetto stimolante. Ciò permette di ridurre la

quantità di antigene e il numero di dosi da somministrare e di prolungare la protezione immunologica.

Gli adiuvanti sono solitamente costituiti da particelle microscopiche (alluminio, sali di alluminio) alle quali si

associa o si incorpora la sostanza immunogena, così da indurre una stimolazione più prolungata delle cellule che

presentano l’antigene (APC) e da ridurre la frequenza e la gravità di eventuali reazioni avverse.

L’impiego di adiuvanti è fondamentale nel caso il vaccino sia stato ottenuto attraverso la tecnica del DNA

ricombinante.

5. TIPOLOGIE DI VACCINO

I vaccini devono contenere antigeni che facciano in modo che l’individuo sia in grado di produrre anticorpi contro di essi,

ma devono essere innocui per l’organismo che li riceve. Perciò devono:

Essere efficaci, ma innocui

Non avere effetti collaterali o reazioni indesiderate

Avere effetti duraturi

I vaccini vengono classificati come vaccini inattivati, vaccini vivi attenuati e vaccini ottenuti tramite tecniche di

ingegneria genetica.

5.1 VACCINI VIVI ATTENUATI

I vaccini vivi contengono microrganismi wild-type (ceppi naturali) la cui patogenicità è stata attenuata attraverso la loro

coltivazione in condizioni sfavorevoli, ovvero in uova embrionate, ovvero uova fecondate di gallina, o in diverse linee

cellulari in vitro generalmente allestite a temperature non fisiologiche (32-34°), e selezionando i mutanti ottenuti.

Poiché riproducono l’infezione, questo tipo di vaccini induce una risposta immunitaria sia umorale che cellulo-mediata.

Esempi di vaccini costituiti da batteri vivi attenuati sono quelli per la febbre tifoide, la tubercolosi e la tularemia. Per la

protezione nei confronti delle malattie virali si ricordano i vaccini: antipoliomielite di Sabin (OPV), antimorbillo,

antirosolia, antiparotite e antivaricella-zoster.

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VACCINI VIVI ATTENUATI

Vantaggi Svantaggi

Una o poche dosi richieste Rischio di integrazione (se virale)

Protezione a lunga durata Rischio di reversione alla patogenicità (varie

mutazioni...) Strategia non applicabile a soggetti

immunodepressi, per malattie come epatite C, AIDS,

cancro. Immunità umorale o cellulare

5.2 VACCINI INATTIVATI

I vaccini inattivati possono essere costituiti da:

a) Batteri o virus interi uccisi chimicamente, sfruttando il potere battericida della formaldeide, o termicamente.

Vengono utilizzati per la prevenzione di malattie batteriche (pertosse, tifo, colera) e di alcune malattie virali

(influenza, epatite A, poliomielite tipo Salk-IPV)

b) Componenti subcellulari di batteri, come i vaccini preparati da antigeni polisaccaridici capsulari. Poiché per la

maggior parte dei polisaccaridi capsulari il potere immunogeno è limitato, questo può essere incrementato

attraverso la coniugazione con un adiuvante proteico (es: tossoidi mutanti). Questi vaccini vengono perciò

chiamati vaccini coniugati

c) Anatossine (o tossoidi), che vengono di solito ottenute attraverso la denaturazione chimica delle tossine

responsabili dell’azione patogena del microorganismo. Infatti, in questi casi l’effetto patogeno non è dovuto

all’infezione dell’organismo in sé, ma a sostanze da esso prodotte (tossine), generalmente di natura proteica. Es:

vaccini contro tetano e difterite

Poiché i vaccini spenti, ad esempio quando l’azione immunogena si ottiene contro gli agenti polisaccaridici delle capsule

batteriche, stimolano una risposta immunitaria di minore entità rispetto a quelli attenuati, essi richiedono una massa

anticorporale superiore, l’utilizzo di adiuvanti e frequenti richiami.

VACCINI INATTIVATI

Vantaggi Svantaggi

Nessun rischio di mutazione o reversione alla patogenicità Protezione a breve durata (necessari richiami) e dosi

multiple tipicamente richieste

Nessun rischio di trasmissione Risposta principalmente umorale

Possibilità di utilizzarli in pazienti immunodepressi Adiuvanti normalmente richiesti

Frequenti effetti avversi

5.3 VACCINI OTTENUTI CON TECNICHE DI INGEGNERIA GENETICA

Le tecniche convenzionali per la produzione dei vaccini hanno mostrato degli inconvenienti, talora di notevole rilevanza,

sia riguardo ai vaccini attenuati (es: reversione al genotipo selvaggio o virulenza relativa) sia riguardo ai vaccini uccisi

(es. infettività residua). Per ovviare al problema, sono stati messi a punto dei vaccini, soprattutto virali, attraverso tecniche

di manipolazione genetica. Essi possono essere DNA ricombinanti o a DNA.

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a) DNA ricombinanti

La maggior parte dei vaccini preparati con questa tecnica sono ottenuti mediante clonazione ed espressione di geni, che

codificano per proteine immunogene, in vettori batterici ed eucariotici (normalmente lieviti) che, durante la loro

replicazione in laboratorio sono in grado di produrre grandi quantità della proteina che verrà usata come vaccino.

Tali vaccini sono quindi costituiti da specifiche subunità di una proteina del microrganismo patogeno (vaccini a subunità).

Nei vaccini virali si tratta in genere di una proteina del capside o del pericapside, mentre in quelli batterici di proteine di

adesione o di specifiche tossine modificate.

Il vaccino antiepatite B è un esempio di vaccino ottenuto attraverso la tecnologia del DNA ricombinante.

6. IL VACCINO ANTIEPATITE B

6.1 COS’È L’EPATITE B?

L’epatite B è una malattia infettiva che colpisce il fegato, causata dal virus dell’epatite B (HBV). Il virus appartiene

all’alfabeto delle epatiti virali (che va dalla A alla G) e si colloca, insieme ai virus per l’epatite A (HAV) e C (HCV), tra

quelli più diffusi.

CARATTERISTICHE DEI VIRUS EPATOTROPI PIÙ COMUNI

Acido

nucleico Famiglia Trasmissione

Incubazione

(giorni)

Evoluzione

dell’infezione

Anticorpi

neutralizzant

i

Malattia nel

bambino

Virus A RNA Picorna Oro-fecale

Sessuale (rara) 15-45 Acuta +

Epatite acuta

E. fulminante

Virus B DNA Hepadna

Parenterale

Perinatale

Sessuale

60-90 Acuta

Cronica +

Epatite acuta

E. fulminante

E. cronica

Cirrosi

Epatocarcinoma

Virus C RNA Flavi

Parenterale

Perinatale

Sessuale (rara)

15-160 Acuta

Cronica

Epatite acuta

E. fulminante

E. cronica

Cirrosi

Il virus dell’epatite B può causare una malattia acuta, la quale si manifesta attraverso l’ingiallimento della pelle e degli

occhi (ittero), urine scure, estremo affaticamento, nausea, vomito e dolore addominale, che persistono anche per diverse

settimane. Il virus può talvolta causare un’infezione cronica del fegato, la quale pone le persone ad alto rischio di

sviluppare cirrosi e cancro, spesso fatali.

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Il virus dell'epatite B si trasmette tra le persone per trasmissione orizzontale sangue-sangue, contatto o sperma e fluido

vaginale di una persona infetta, o alla nascita, dalla madre al figlio (trasmissione perinatale).

Non esiste un trattamento specifico per l’epatite B acuta, a parte le cure atte a mantenere il comfort del paziente e un

corretto bilanciamento nutrizionale. Invece, per l’epatite B cronica è possibile utilizzare una serie di farmaci che rallentano

il decorso della cirrosi, riducono l’incidenza di cancro al fegato e allungano la sopravvivenza dell’individuo.

Proprio perché la cura di un paziente colpito da epatite B è complessa e dispendiosa, la vaccinazione ha svolto un ruolo

fondamentale nella diminuzione dell’incidenza della malattia.

E’ stato provato che il vaccino per l’epatite B presenta livelli eccellenti di sicurezza ed efficacia. Dal 1982, più i 1 bilione

di dosi sono state usate nel mondo e in molte nazioni dove l’8-15% dei bambini infettati erano soliti sviluppare la forma

cronica della malattia, al giorno d’oggi il rischio è stato ridotto al di sotto dell’1% tra i bambini che sono stati immunizzati

con il vaccino.

Gli effetti collaterali sono, come per gli altri vaccini, rari e molto blandi (arrossamento della pelle nel punto dell'iniezione,

febbre leggera di breve durata) e nonostante numerosi studi a lungo termine, non è mai emersa evidenza di gravi eventi

avversi causalmente connessi alla vaccinazione.

6.2 PRODUZIONE DEL VACCINO ANTIEPATITE B

I primi vaccini contro l’epatite B, prodotti nei primi anni ’80, venivano ottenuti a partire dal plasma di portatori sani. I

virus presenti nel preparato venivano inattivati da un trattamento con pepsina, urea e formaldeide, poi il tutto veniva

purificato per ultracentrifugazione. Il vaccino conteneva Thimerosal come conservante.

Nel 1986 è stato introdotto il vaccino antiepatite B ottenuto attraverso la tecnica del DNA ricombinante (fig. 6), che ha

gradualmente sostituito il vaccino derivante dal plasma. I due vaccini monovalenti a DNA ricombinante contro l’epatite

B sono due: Engerix-B e RECOMBIVAX HB.

Figura 6 Produziono del vaccino antiepatite B

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Il vaccino è a subunità e viene ottenuto clonando il gene che codifica per HBsAg (Hepatitis B surface antigen), ovvero

l'antigene di superficie dell'epatite B, anche conosciuto come antigene Australia, che è in grado di indurre immunità sia

perché è presente dell’envelope del virus maturo, sia perché è presente nel sangue sotto forma di strutture sferiche e

filamentose.

Il gene che codifica per HBsAg viene clonato in un vettore plasmidico e quindi trasferito in un lievito (Saccharomyces

cerevisiae). I plasmidi più utilizzati per questa funzione sono due: il pCMV-S (fig. 7) e il pCMVHB-S2.S (fig. 8).

Entrambi comprendono il gene S dell’epatite B e un promotore che esprime il gene nelle cellule muscolari3.

Il primo è usato in modo diffuso per studiare e convalidare le strategie di trasporto e formulazione del vaccino a DNA. In

questo plasmide il gene che codifica per HBsAg è sotto il controllo del promotore virale CMV. Il secondo esprime forme

più piccole di HBsAg ricombinante e può essere usato per fondere altre sequenze nucleotidiche al gene S di HBsAg.4

Le cellule così trasformate vengono fatte proliferare, e l’HBsAg espresso viene espresso in particelle sferiche che

espongono un determinante antigenico molto forte. Le particelle ricombinate differiscono da quelle naturali solamente

per la glicosilazione (modificazione post-traduzionale di una proteina, che vede l'aggiunta di zuccheri alla catena

peptidica) di HBsAg.

L’antigene ottenuto può essere utilizzato come vaccino dopo purificazione (ultracentrifugazione, cromatografia e

precipitazione frazionata) e dopo assorbimento su idrossido di alluminio, utilizzato come adiuvante (a volte Thiomersal,

in base alla legislazione vigente nel paese in cui il vaccino viene somministrato).

Il vaccino per l’epatite B può essere somministrato come monovalente o in determinate combinazioni con altri vaccini,

poiché la risposta immunitaria e la loro sicurezza sono comparabili a quelle osservate quando il vaccino viene

somministrato da solo. Visti i possibili rischi di conseguenze croniche da infezione precoce da HBV, che nel caso di

infezione sotto il primo anno di età raggiungono l'80-90% dei casi, la posizione ufficiale dell'Organizzazione Mondiale

della Sanità è che tutti i neonati dovrebbero ricevere la loro prima dose di vaccino entro le prime 24 ore dalla nascita. In

questo caso dovrebbe essere utilizzato solamente il vaccino monovalente.

3 http://www.google.it/patents/US20050042203?hl=it 4 http://www.aldevron.com/products/dnas/plasmids

Figura 7 Plasmide CMV HB-S Figura 8 Plasmide CMVHB-S2.S

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b) A DNA “nudo”

I vaccini a DNA sono costituiti da un gene che codifica per un antigene proteico in grado di indurre una risposta

immunitaria cellulo- mediata. Il gene, inserito in un vettore plasmidico, permette alla proteina di essere espressa anche in

cellule eucariote. Infatti il DNA viene inglobato dalle cellule e viene espresso, comportandosi così come un vaccino vivo

attenuato privo però dei rischi legati alla reversione.

7. VIE DI SOMMINISTRAZIONE

La somministrazione di un vaccino avviene solitamente per via intramuscolare o sottocutanea, che permettono un contatto

immediato tra antigene e sistema immunitario.

Fa eccezione il vaccino antipolio di Sabin, il quale viene somministrato per via orale al fine di stimolare direttamente la

risposta immunitaria a livello della mucosa intestinale, dove avviene la moltiplicazione del virus.

8. POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI DEI VACCINI

Sin da quando i vaccini sono stati scoperti, e in particolare da quando ne viene fatta una somministrazione in via

sistematica per proteggere le popolazioni da malattie infettive potenzialmente letali, la comunità scientifica ha

riconosciuto un certo grado di rischio e di incertezza, come avviene per tutti i farmaci.

I vaccini vengono controllati tramite numerose sperimentazioni cliniche attente anche agli eventuali effetti collaterali, in

quanto c’è un diretto interesse delle case farmaceutiche a garantire la loro efficacia e la loro sicurezza. Infatti, nel caso di

reazioni avverse o di danni da vaccino, esse sono suscettibili di numerosissime citazioni in giudizio, soprattutto perché

vengono danneggiate persone sane.

I rischi sono legati soprattutto alla possibilità del vaccino o di essere contaminato con proteine od organismi non attenuati

nella fase di preparazione, o di regredire allo stato non attenuato, o che il paziente sia ipersensibile.

Ad esempio per il vaccino anti-polio di Sabin (che in alcuni paesi è già stato sostituito con il vaccino di Salk) presenta

una frequenza di reversione di 1 su 2,4 milioni: la probabilità che il virus regredisca alla forma virulenta è dello

0,0000417 %.

Gli effetti indesiderati più comuni (dolore, gonfiore nella sede dell’iniezione, febbre) sono lievi e scompaiano nell’arco

di 2 o 3 giorni. Quelli più rari, che possono richiedere cure mediche (come le convulsioni febbrili), hanno una frequenza

inferiore a 1 su 1000, mentre lo mentre shock anafilattico, che costituisce la complicanza più pericolosa, è estremamente

raro (frequenza di 1 caso su un 1 milione di vaccinati).

Altre complicanze, sebbene rare, esistono. Ciò vale soprattutto per i vaccini attenuati, che possono indurre complicanze

simili a quelle prodotte dall'infezione naturale. Il dato interessante ai fini della sicurezza dei vaccini è che l'incidenza di

effetti collaterali dopo una vaccinazione è comunque inferiore a quella dopo l'infezione naturale.

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La tabella che segue contiene i risultati di ulteriori studi riguardanti la comparazione fra i rischi di sviluppare complicanze

in seguito ad un'infezione naturale di morbillo e in seguito una vaccinazione contro il morbillo stesso.

Complicanza Rischio di sviluppare la complicanza

dopo un'infezione naturale

Rischio di sviluppare la

complicanza dopo la vaccinazione

Otite media 7%-9% 0%

Polmonite 1%-6% 0%

Diarrea 66% 0%

Encefalopatia post- infettiva 0,05-0,1% 0,0001%

SSPE 0,001 0%

Morte 0,01-1% (fino a 5-15% nei paesi in via di

sviluppo) 0%

9. FINALITA’ DELLA VACCINAZIONE

Le finalità della vaccinazione sono molteplici e rientrano nelle misure di protezione sia del singolo, sia della comunità.

Infatti esse sono:

a) Proteggere i soggetti suscettibili all’infezione, evitando che questa degeneri in forme che causino danni a lungo

termine, se non la morte. I vaccini, quindi, aiutano le persone sane a rimanere tali.

b) Incrementare l’immunità di gregge (herd community), un meccanismo che scatta quando una percentuale

sufficientemente alta di persone (solitamente superiore all’80%) in una popolazione è vaccinata contro una

malattia. Ciò impedisce alla malattia di circolare e di diffondersi, spegnendo così subito una eventuale epidemia.

Inoltre l’immunità di gregge è fondamentale poiché permette di proteggere in modo indiretto tutte quelle persone

che non possono vaccinarsi (i neonati, i debilitati, gli allergici all’uovo, alla gelatina, agli antibiotici, ecc.)

c) Debellare l’infezione in un determinato paese o nel mondo, come verificatosi per il vaiolo, il cui ultimo caso è

stato descritto nel 1977.

Immunità di gregge

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Un altro evidente beneficio apportato dai vaccini alle popolazioni è l’impatto positivo generalmente più rapido rispetto

ad altre invenzioni mediche: basti pensare che tra il 2000 e il 2007, per esempio, la mortalità per morbillo è stata ridotta

del 74% (da 750 000 a 197 000 casi).

Infine, i vaccini non solo hanno salvato e continuano a salvare moltissime vite, ma sono anche convenienti.

L’immunizzazione infatti, anche con i vaccini più costosi, continua ad essere economicamente vantaggiosa per gli Stati

rispetto al trattamento del paziente post-infezione.

10. OSTACOLI ALLA VACCINAZIONE

Le difficoltà che si incontrano nella realizzazione delle campagne vaccinali sono molteplici:

a) OSTACOLI ECONOMICI: sebbene la vaccinazione in sé può essere considerata il trattamento per le malattie

infettive con il miglior rapporto rischio beneficio, è necessario tenere conto degli ingenti costi di ricerca e

sviluppo necessari per formulare un nuovo vaccino

Inoltre i sei vaccini previsti dall’OMS nel suo Programma di Vaccinazione (difterite, tetano, pertosse, polio,

morbillo e tubercolosi), che costano meno di 1 $, in realtà sono più cari se si prendono in considerazione le spese

di laboratorio, il trasporto, la catena del freddo, il personale e la ricerca

b) OSTACOLI TECNICI: per alcune patologie l’azione degli anticorpi non è sufficiente ad eradicare l’infezione.

Inoltre alcuni virus, come quello dell’influenza e dell’HIV, sono ipervariabili, e perciò lo sviluppo di risposte

verso uno o alcuni antigeni diventa inutile

c) OSTACOLI IDEOLOGICI: come verrà trattato in seguito, sono attivi al giorno d’oggi come in passato,

movimenti che si oppongono alle campagne vaccinali per vari motivi, spesso legati a credenze pseudoscientifiche

e alla religione.

11. DIRITTO E DOVERE ALLA VACCINAZIONE

Per gli evidenti benefici che i vaccini portano si può parlare di diritto e dovere alla vaccinazione:

Il diritto è quello di proteggere noi stessi e i nostri figli, poiché non farli ammalare dovrebbe essere il desiderio

di ogni genitore.

Il dovere invece è quello nei confronti della comunità, poiché impedendo la diffusione del patogeno si

proteggono quegli individui più deboli che non possono essere vaccinati.

Nel caso di malattie epidemiche, la libertà di cura del singolo si concilia con il dovere delle autorità sanitarie di evitare il

propagarsi di virus o batteri pericolosi per la salute della popolazione.

Secondo il principio della libertà di cura, la decisione ultima sull'adozione di una terapia spetta esclusivamente al paziente

e al suo medico curante; a loro volta, i pazienti affetti da una malattia trasmissibile, che non adottano le cure a disposizione,

e le misure necessarie a evitare il contagio di altre persone (o che non avvertono dei rischi legati alla loro malattia),

assumono però una responsabilità penale nei confronti delle altre vittime del contagio.

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PERCHÉ SI DISCUTE DI VACCINI?

Negli ultimi anni sono cresciuti i dubbi, le incertezze e soprattutto la diffidenza delle famiglie non solo italiane, ma anche

europee e americane, nei confronti delle vaccinazioni. Tuttavia questo sentimento di disaffezione non è “nato ieri”.

1. STORIA DELL’ANTIVACCINISMO

La storia dei movimenti antivaccinisti ha origini lontane nel tempo, e nasce con la scoperta del primo vaccino contro il

vaiolo da parte di Jenner a fine 1700.

Mentre la vaccinazione contro il vaiolo venne vissuta come innovativa non solo dal mondo scientifico ma anche dalla

maggior parte di quello sociale e politico del tempo, esisteva una minoranza ristretta nella popolazione che continuò a

dubitare dell’efficacia e della sicurezza delle vaccinazioni. Ciò sebbene solo il 3% dei vaccinati contro il vaiolo morisse

contro il 30 o 40% di coloro che venivano infettati dalla naturale malattia.

L’Inghilterra fu il primo paese ad intervenire in modo organizzato e forzato nel tutelare la salute pubblica, secondo le idee

propugnate dalla dottrina del Cameralismo5, rendendo in primo tempo la vaccinazione universale e gratuita e, in seguito,

introducendo l’obbligo di vaccinazione (Vaccitation Acts del 1853). I successivi Acts introdussero la coercibilità della

vaccinazione da parte dei Vaccination Officers con potestà di processare, imprigionare e confiscare i beni ai genitori che

rifiutavano di far vaccinare i loro figli.

Questi provvedimenti, applicati nell’Inghilterra patria delle dottrine liberali, generarono un lungo e appassionato dibattito

sui limiti d’intrusione del governo nell’ambito individuale. Fu in questa occasione che vennero fondate le prime

associazioni antivacciniste (come la Societas Universa contra Vaccinum Virus), le quali organizzarono grandi

manifestazioni di massa come quella di Leicester del 1885, alla quale parteciparono circa 80 mila persone. La discussione

si concluse con l’abolizione dell’obbligo nel 1898.

2. MATRICI DELL’ANTIVACCINISMO

La storia suggerisce che gli antivaccinisti di ieri, come quelli di oggi, hanno due qualità fondamentali:

Sono efficaci comunicatori, basti pensare che alla manifestazione di Leicester vennero organizzate parate, venne

fatto un volantinaggio a tappeto e vennero esibite finte bare di bare di bambini.

Mostrano una certa refrattarietà ai dati scientifici e sensibili.

Come afferma Assael Baroukh ne Il favoloso innesto, in cui si parla dell’innesto del vaiolo e del fattore sociale della

vaccinazione, agli albori le motivazioni delle manifestazioni contro l’innesto erano di varia natura. William Wagstaffe

della Royal Socity nel 1722 ne denunciava l’empirismo che porta «un indelebile segno di usanza barbara, di dubbia

5 Filone di pensiero politico nato in Germania che sosteneva la necessità che lo Stato si occupasse attivamente di mantenere nelle

migliori condizioni di salute possibili i suoi sudditi

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efficacia preventiva, dagli effetti ignoti nell’equilibrio dell’uomo e dal meccanismo sconosciuto». Sicuramente

l’obiezione più importante era quella che l’inoculato, potesse, a sua volta, diventare fonte di infezione, ma ve ne erano

altre sia di carattere ideologico che religioso dove le concezioni in gioco erano quelle del mistero del male e della

predestinazione, del diritto ad opporsi alla natura.

Alcuni studi comparativi hanno messo in evidenza come al giorno d’oggi le motivazioni che spingono alla contrarietà nei

confronti dei vaccini non sono poi molto diverse da quelle del passato. Persiste infatti l’idea che i vaccini causino malattie

o siano inefficaci, che la loro diffusione sia dovuta ad interessi commerciali, che essi contengano componenti tossici, che

vi sia omertà sul numero delle reazioni avverse e che uno stile di vita naturale sia più efficiente dei vaccini.

Quindi i disinformatori dell’antivaccinismo mettono in atto degli stratagemmi col preciso intento di far credere tre cose:

Che le malattie infettive sono molto meno pericolose di quanto non siano in realtà

Che i vaccini sono molto meno efficaci di quanto non siano in realtà

Che i vaccini sono molto più pericolosi di quanto non siano in realtà

3. TESI PIÙ COMUNI DEGLI ANTIVACCINISTI E CASI MEDIATICI

3.1 SICUREZZA

La critica più diffusa che viene mossa dai movimenti antivaccinisti riguarda non solo la loro effettiva efficacia, ma

anche la loro sicurezza. Infatti i vaccini, come tutti i farmaci, non sono esenti da potenziali rischi ed effetti indesiderati,

come lo shock anafilattico, l’encefalite e la possibilità che i vaccini attenuati si riattivino, causando la malattia.

Ciò di cui molti antivaccinisti non tengono in considerazione è non solo che molteplici studi hanno escluso o fortemente

limitato le tesi secondo cui i vaccini non avrebbero un profilo di sicurezza sufficiente o adeguato, ma anche che la

probabilità di sviluppare complicanze dopo aver contratto un’infezione naturale è di gran lunga superiore rispetto a

quella di svilupparle dopo la vaccinazione.

Per esempio, si stima che in seguito ad infezione da morbillo la probabilità di sviluppare complicanze gravi e

potenzialmente letali (come l'encefalite) sia del 5%, mentre la probabilità di effetti avversi dopo l'inoculazione del

vaccino anti-morbillo è di circa lo 0.0001-0.0002%. La percentuale di decessi in caso di infezione da difterite e tetano è

rispettivamente del 5% e 20%, mentre le probabilità di sviluppare reazioni avverse importanti dopo vaccinazione contro

queste due malattie è sull'ordine dello 0.0005-0.007%.

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3.2 ANDREW WAKEFIELD E L’MPR CHE CAUSA L’AUTISMO

Sicuramente uno dei casi mediatici che ha fatto più clamore

è quello del gastroenterologo Andrew Wakefield (fig. 9) e

del suo articolo, pubblicato nel 1998 sulla rivista medica The

Lancet con la firma di altri coautori, che correlava

l’iniezione del vaccino trivalente MPR (morbillo-

parotite-rosolia) con l’insorgenza di disturbi di tipo

autistico. La portata dello studio sarebbe stata rivoluzionaria

poiché se fosse risultata veritiera avrebbe fatto fare un

enorme passo in avanti nella comprensione dell’autismo,

disturbo di cui ancora oggi non si conoscono le cause. Per questo motivo, dopo la pubblicazione dell’articolo, sono stati

avviati molteplici studi (più di 100!) su una più ampia popolazione, poiché i 13 casi portati da Wakefield non sono

statisticamente rilevanti, e tutti quanti hanno smentito la tesi iniziale.

Ad esempio, un noto studio6 condotto in tutti i bambini nati in Danimarca dal 1991 al 1998, cui venne

somministrato il vaccino (un ampio campione di quasi mezzo milione di bambini) non trovò alcuna

differenza nell'incidenza di autismo rispetto ai bambini non vaccinati.

Infine, l'ipotesi ha subìto un'ulteriore forte smentita a opera di uno studio giapponese7, nel quale si è

evidenziato che, nonostante la sospensione completa della vaccinazione trivalente nel 1993, l'incidenza

della patologia è continuata ad aumentare [vedi grafico].

Negli anni 2010 e 2011 è emerso definitamente il profilo fraudolento della falsa ipotesi vaccinale: i dati dello studio

erano stati manipolati e dietro ad esso vi era un enorme conflitto di interessi, poiché alcuni protagonisti hanno ricevuto

un compenso economico per le loro affermazioni false. Wakefield è stato espulso dall'Albo dei Medici e il Lancet ha

definitivamente ritirato l’articolo del ’98.

6 Madsen KM, Hviid A, Vestergaard M, Schendel D, Wohlfahrt J, Thorsen P, Olsen J, Melbye M., A population-based study of

measles, mumps, and rubella vaccination and autism, in N Engl J Med. ., vol. 347, novembre 2002, pp. 1477-82 7 Hideo Honda, Yasuro Shimizu, Michael Rutter, No effect of MMR withdrawal on the incidence of autism: a total population study.,

in J Child Psychol Psychiatry, vol. 6, nº 46, giugno 2005, pp. 572-9

Figura 9 Andrew Wakefield

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Alla diffusione degli studi di Wakefield contro l'uso del vaccino trivalente

MPR è correlata una diminuzione delle vaccinazioni in Gran Bretagna, con

un corrispondente aumento dell’incidenza di morbillo.

Il gastroenterologo ha, tuttavia, sempre difeso le sue ricerche anche attraverso

la realizzazione del film "Vaxxed - dall'insabbiamento alla catastrofe" (fig.10).

3.3 THIMEROSAL, IL CONSERVANTE RESPONSABILE DI DISTURBI NEUROLOGICI

Il Thimerosal o Thiomersal o sodio-etilmercurio-tiosalicilato è un composto organo-mercuriale che in virtù del suo potere

antisettico, fin dagli anni '30 viene utilizzato come conservante dei vaccini.

Negli anni si è diffusa l’idea, scientificamente disconfermata, che i vaccini contenenti mercurio contribuirebbero al

sorgere dell'autismo e di altri disordini neurologici. Sebbene l’esposizione al mercurio possa essere pericolosa per la

salute, gli studi scientifici non hanno mai dimostrato che il Thimerosal contenuto nei vaccini in piccolissime quantità sia

associato all’insorgenza di disturbi neurologici. Infatti l’avvelenamento da mercurio, i cui effetti sono tra l’altro molto

diversi dall’autismo, è causato prevalentemente dal metilmercurio (fig. 11), un composto organico diverso

dall’etilmercurio (fig. 12) presente nel Thimerosal.

Molto spesso le persone che non hanno dimestichezza con la chimica organica confondono i due composti, che

differiscono sostanzialmente nelle dimensioni. L’etilmercurio, possedendo un atomo di carbonio in più, è più grande del

suo “cuginetto” e non riesce ad attraversare la barriera emato-encefalica (struttura a difesa del tessuto cerebrale), cosa che

il metilmercurio sa fare. Inoltre il composto viene smaltito facilmente, a differenza del metilmercurio, la cui eliminazione

è difficile poiché si lega fortemente alle proteine.

Negli Stati Uniti, nell'Unione europea e in alcuni altri paesi il Thimerosal è stato progressivamente eliminato dai vaccini

a uso pediatrico, a scopo precauzionale, per ridurre la potenziale sovra-esposizione al mercurio nei bambini.

Comunque è importante sapere che l’etilmercurio è presente anche nelle preparazioni di immunoglobuline, sieri anti-

veleno, soluzioni disinfettanti e negli inchiostri per tatuaggi.

Figura 10 Locandina di "Vaxxed"

Figura 11 Modello 3D del metilmercurio Figura 12 Modello 3D dell'etilmercurio

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3.4 SALI DI ALLUMINIO

Da quando il Thiomerosal è stato eliminato dai vaccini, l’attenzione delle campagne antivax si è spostata verso i sali di

alluminio, adiuvanti presenti nei vaccini in minuscole quantità necessari affinché il principio attivo venga rilasciato

lentamente.

Gli antivaccininisti diffondono l’idea che i sali di alluminio sono altamente tossici per l’organismo e portano come

“prove” le stesse che erano state fornite contro l’etilmercurio, creando così tra i genitori uno stato di agitazione ed ansia

totalmente infondato.

Chi sostiene questa tesi, nell’esporla al pubblico soprattutto attraverso internet, si dimentica di spiegare sia che è la dose

a rendere una sostanza tossica, sia che l'alluminio è il metallo più abbondante in natura (costituisce l'8% della crosta

terrestre) e si trova dappertutto: gli esseri viventi si sono quindi si sono evoluti in un ambiente in cui questo metallo è

presente.

Ogni giorno ingeriamo l’alluminio in modo naturale, attraverso cibi e acqua e respirandolo, mentre i neonati non solo

nascono già con una certa dose di alluminio ricevuto dalla madre, ma lo acquisiscono anche dal latte materno (40 μg per

litro) o dal latte artificiale (225 μg per litro), in dosi sempre parecchio distanti dai livelli minimi di tossicità.

Inoltre la tossicità acuta dell'idrossido di alluminio (Al(OH)3), l'adiuvante più usato nei vaccini, è simile a quella del

cloruro di sodio (NaCl), il comune sale da cucina; essi sono presenti entrambi all’interno dei vaccini, ma…

Come si può vedere, sarebbe più potenzialmente pericoloso il cloruro di sodio, che però non viene mai citato dai

movimenti antivaccinisti!

Inoltre l’alluminio introdotto è un gel poco solubile che una volta iniettato nel muscolo rilascia gli antigeni molto

lentamente e che viene solubilizzato con altrettanta lentezza. Ciò impedisce agli ioni di alluminio di accumularsi negli

organi, venendo eliminati con le urine. Per questo i vaccini contenenti sali si alluminio sono sconsigliati ai bambini che

presentano una funzionalità renale ancora immatura (i bambini nati prematuri). 9

3.5 PRESENZA DI FORMALDEIDE

La formaldeide è una sostanza necessaria nel processo di produzione dei vaccini per trasformare le tossine di tetano e

difterite in tossoidi, e per inattivare i virus come quelli della poliomielite (Salk IPV), dell'influenza e dell'epatite A.

Poiché è stato scientificamente dimostrato che alte concentrazioni di formaldeide possano danneggiare il DNA e causare

mutamenti cancerogeni nelle cellule in vitro, gli antivaccinisti non perdono occasione di “calcare la mano” per incutere

8 https://www.fda.gov/biologicsbloodvaccines/scienceresearch/ucm284520.htm 9 Aluminum in Vaccines: What you should know - The Children’s Hospital of Philadelphia

(http://media.chop.edu/data/files/pdfs/vaccine-education-center-aluminum.pdf)

mg di sostanza/1 dose di vaccino

NaCl ≤ 4,5 mg/ 0,5 ml

Al(OH)3 ≤ 0.85-1.25 mg8 / 0,5 ml

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apprensione e preoccupazione nei genitori con descrizioni allarmiste come "sostanza altamente tossica e cancerogena!" o

"utilizzata nelle procedure di imbalsamazione dei cadaveri!".

Quello che non viene riferito è che alla fine della produzione dei vaccini che la richiedono, la formaldeide viene eliminata

e nel prodotto finale rimangono al massimo solo tracce misurate in microgrammi (μg) (1 μg = la milionesima parte di un

grammo). Il limite massimo di formaldeide che può essere contenuta in una singola dose di vaccino è 100 μg (0.1

mg), ovvero la decimillesima parte di un grammo, ma la maggior parte dei vaccini ne contiene tracce molto inferiori.

La tracce di formaldeide sono quindi infinitesimali, soprattutto se messe in relazione con le quantità di formaldeide con

cui veniamo a contatto ogni giorno attraverso i cibi, l’aria e gli oggetti di uso quotidiano. Inoltre è il nostro stesso corpo

a produrre formaldeide come sostanza vitale, in quantità molto maggiore di quella che viene introdotta occasionalmente

con alcuni vaccini.

Concentrazione naturale di formaldeide nel corpo ca. 2,5 μg/ml di sangue

Nel corpo di un bambino di 2 mesi (peso di ca. 5 kg; volume di sangue di ca. 85 ml/kg):

in ogni momento circola ca. 1,1 mg di formaldeide

subito dopo la vaccinazione circola 1,1 + 0,1 = 1,2 mg di formaldeide

Visto però che la formaldeide ha un'emivita (tempo di dimezzamento) di 1,5 minuti, la formaldeide in eccesso

viene metabolizzata nel giro di pochissimo tempo e verrà poi eliminata con la respirazione e le urine.

La possibilità di sviluppare alcuni tipi di cancro è legata a quelle professioni (lavoratori dell'industria, imbalsamatori,

patologi e anatomisti) che prevedono sul posto di lavoro un’esposizione per diversi anni a massicce quantità di

formaldeide, per inalazione. Il rischio quindi aumenta proporzionalmente con il livello di esposizione (per quantità e/o

per durata).

3.6 COLLUSIONE CON LE CASE FARMACEUTICHE

Un’altra accusa che viene mossa dal movimento antivaccinista è quella che i vaccini costituiscano un’importante fonte

di reddito per le case farmaceutiche, chiamate in maniera spregiativa Big Pharma, e che quindi l’istituzione di un

programma vaccinale non farebbe altro che alimentare «un business milionario con ricadute economiche negative anche

per le casse dello Stato».10

Tuttavia questa ipotesi, che potrebbe avere senso se applicata altri tipi di farmaci, non ha ragione di essere riguardo i

vaccini. Infatti il fatturato ricavato dalla vendita copre a malapena i costi di produzione, senza tenere conto delle quantità

ingenti di denaro necessarie per lo sviluppo di un nuovo vaccino (200-400 milioni di dollari). Le case farmaceutiche

guadagnerebbero invece molto di più vendendo i farmaci somministrati per trattare le malattie per le quali ci si vaccina.

Piuttosto si può affermare che le politiche vaccinali siano vantaggiose per le casse dello stato. Infatti è stato stimato che

su scala nazionale, l'onere economico delle malattie infettive è di circa 97 milioni di euro annui ma, con una migliore

10 Carlo Rienzi, fondatore e presidente Codacons

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implementazione dei programmi vaccinali, può essere ridotto di circa 50 milioni di euro, con conseguenti risparmi da

10 a 100 volte superiori ai costi per le epidemie11.

3.7 MOTIVAZIONI RELIGIOSE

Un ridotto, ma in crescita, numero di genitori afferma di non vaccinare i propri figli perché molti dei vaccini più comuni

vengono prodotti con cellule che una volta appartenevano a feti abortiti.

In questo asserto c’è un briciolo di verità, poiché alcuni vaccini, come quello contro la rosolia nell’MPR, sono prodotti

utilizzando una coltura cellulare di WI-38, che è costituita da fibroblasti derivati dal tessuto polmonare appartenente

al feto abortito di una femmina caucasica.

Tuttavia queste cellule sono state isolate negli anni ’60 da Leonard Hayflick and Paul Moorhead e gli aborti non sono

stati eseguiti con l’intento di produrre i vaccini. Le WI-38 sono state utilizzate per dare inizio ad una coltura cellulare,

ovvero sono cresciute e proliferate in un ambiente artificiale controllato.

Quindi i vaccini in questione vengono prodotti utilizzando le cellule di questa coltura, senza che sia necessario alcun

nuovo aborto.

Gli stessi leader religiosi, come papa Benedetto XVI nel 2003, non hanno condannato la pratica vaccinale per questo

motivo, e anzi l’hanno supportata in quanto costituisce un’azione di prevenzione fondamentale.

3.8 TROPPI VACCINI E TROPPO PRESTO

Diversi antivaccinisti ritengono che il numero di vaccini per un infante sia eccessivo a causa di quella che ritengono una

immaturità del sistema immunitario del piccolo. Inoltre reputano inoltre inutile vaccinare bambini di pochi mesi per

malattie a cui (a loro dire) difficilmente possono essere esposti data la loro età, come il tetano e l’epatite B.

Tuttavia il neonato, sebbene alla nascita e per alcuni mesi il sistema immunitario non sia ancora perfettamente maturo ha

già sviluppato la capacità di rispondere alle malattie e a svariati antigeni. Ritardare l’inizio del ciclo vaccinale

significa solamente prolungare il periodo in cui il bambino non è protetto contro malattie frequenti nei primi mesi di vita

e che possono essere gravi.

Anche se i vaccini somministrati in Italia tra obbligatori e consigliati (prima della legge sull’obbligo vaccinale di maggio

2017) sembrano tanti, in realtà occupano solo una piccolissima parte della capacità del nostro sistema di difesa. Basti

pensare che il solo batterio che causa la pertosse, per esempio, possiede più di 3000 determinanti antigenici, mentre il

vaccino contro la pertosse ne ha solo tre.

Inoltre, prendendo in considerazione la quantità di vaccini proposti, soprattutto rispetto al passato, bisogna tenere conto

di antigeni e non il numero di vaccini somministrati. Se facciamo un confronto (TAB. 1), vediamo che tra gli anni 60

11 Il valore economico delle vaccinazioni: perché prevenzione significa ricchezza, supplemento al Journal of Market

Access and Health Policy 2015 (http://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/medicina-e-ricerca/2015-11-17/vaccini-cosi-e-possibile-

risparmiare-10-100-volte-costi-epidemie--133705.php?uuid=ACZZAmbB)

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e gli anni 80 ne venivano somministrati pochi, ma che contenevano un numero di antigeni che superavano qualche

migliaia; oggi, grazie alla disponibilità di prodotti purificati, si somministrano contemporaneamente più vaccini ma che

contengono un numero minimo di antigeni. 12

TAB. 1 Evoluzione del numero degli antigeni proteici o polisaccaridici per dose di vaccino dal 1964 a oggi, sulla

base dei calendari di vaccinazione in uso in Italia

Periodo storico e vaccini in uso N. di antigeni proteici o polisaccaridici per dose

Anni ’60 e ’70 (DT+Polio+Vaiolo) 215

Anni ’60 e ’70 (DTPw+Polio+Vaiolo) 3215

Anni ’80 (DTPw+Polio) 3017

Anni ’90 (DTPa+Polio+HBV+MPR) 45

Situazione odierna (DTP+Polio+HBV+MPR+Varicella+Hib

+Pneumococco 13-valente+Meningococco C+Rotavirus) 148

Tabella 1. DT = Difterite e Tetano; DTPw = Difterite-Tetano-Pertosse a cellula intera; DTPa = Difterite-Tetano-Pertosse acellulare; HBV = Epatite B; MPR = Morbillo-

Parotite-Rosolia; Hib = Haemophilus influenzae tipo b

3.9 INESISTENZA DELL’IMMUNITÀ DI GREGGE

Secondo gli antivaccinisti l'effetto gregge non esisterebbe, e la riduzione dei patogeni all'interno della popolazione sarebbe

riconducibile al miglioramento delle condizioni igieniche nel corso dei decenni.

Tuttavia, sebbene i provvedimenti di sanità pubblica e il miglioramento delle condizioni sociali e sanitarie della

popolazione abbiano influito in modo decisivo nell’importante riduzione dell’incidenza di molte malattie, ciò non

significa che l’effetto gregge non esista.

Infatti, per quanto l’herd immunity non sia direttamente dimostrabile, la sua plausibilità è stata documentata in molteplici

occasioni, come quello dell'eradicazione della rabbia nella fauna selvatica in Germania. In questo caso, la scomparsa della

rabbia tra gli animali selvatici non è ovviamente riconducibile al miglioramento delle condizioni igieniche all'interno

delle foreste.

4. COSA È SUCCESSO IN QUESTI ANNI?

Una serie di episodi emblematici, come quello della ‘pandemia mediatica’ causata nel 2009 dal virus dell’influenza

A/H1N1v e quello (2012) del ritiro da parte del Ministero di un vaccino antinfluenzale per presunte imperfezioni (poi non

confermate), non sono stati interpretati come un’attenzione alla sicurezza, ma come prova schiacciante della pericolosità

della vaccinazione.

12 Vaccinazioni, dubbi e risposte - Un aiuto tra vere e false informazioni, Regione Veneto

(http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/pdf/Vaccinazioni%20Dubbi%20e%20risposte-bassa%20def.pdf)

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Il sostanziale problema che mina la diffusione della pratica vaccinale è quello di urtare con il nostro normale approccio

ai farmaci. Infatti la nostra mente è portata naturalmente ad associare la loro assunzione non come prevenzione, ma come

cura. I vaccini invece vengono somministrati ad individui sani, e costituiscono quindi una sorta di “scommessa” sul

futuro (la possibile esposizione a un virus o un batterio, che peraltro non si vedono e quindi non si potrà mai valutare se

effettivamente ne saremo venuti in contatto) a fronte di possibili effetti collaterali da scontare nell’immediato.

Un altro fattore che porta le persone ad essere contrarie, o perlomeno scettiche, riguardo i vaccini è la mutata percezione,

rispetto al passato, della pericolosità di contrarre malattie. Ciò è avvenuto proprio a causa delle campagne di

vaccinazione, che hanno diminuito l’incidenza di queste malattie.

Tutto ciò, unito al particolare periodo storico, complice la crisi economica e la crescente disaffezione delle persone

nei confronti delle istituzioni nel loro insieme, ha contribuito a creare un clima di diffidenza nei confronti della pratica

vaccinale.

I movimenti antivaccinisti hanno quindi colto la palla al balzo e si sono dati un gran da fare per screditare la vaccinazione,

portando tesi che tuttavia sono state ampiamente smentite o quantomeno limitate dalla maggior parte della comunità

scientifica e da enti internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ovviamente però i genitori, avendo come primo interesse la salute e il benessere dei propri figli, non possono che

preoccuparsi al sentir parlare di una possibile correlazione tra vaccini e autismo, o che i vaccini contengono sostanze

altamente tossiche per il corpo di un bambino. Ecco che si mette così in atto una raccolta di informazioni che smentisca

o confermi ciò di cui ha sentito parlare, che nell’era dell’informatica non può che avvenire in Internet, attraverso i social

network e i blog, senza essere per altro mediata dall’intervento di un pediatra.

Il problema è che spesso le informazioni che si ottengono sono fuorvianti e non scientificamente accreditate, perché sono

quelle fornite delle prime pagine presentate dal motore di ricerca, le quali riportano molte volte titoli tanto allarmisti

quanto persuasivi come «VACCINI, RISCHI VACCINAZIONI, RISCHI DEI VACCINI», «DANNI dei VACCINI - 1a,

INTRODUZIONE, Articoli, Studi ...» e che sostengono l’inutilità delle campagne vaccinali, la presunta pericolosità dei

vaccini e moltissime altre tesi scientificamente non confermate. Per comprendere il ruolo fondamentale giocato dal WEB

in questo campo basti pensare che nel 2012, quando ha cominciato a verificarsi una brusca caduta delle coperture

vaccinali, i primi posti su Google per parole chiave correlate ai vaccini erano occupati da siti contrari alle vaccinazioni.

Negli articoli in questione vengono citati numeri, statistiche ufficiali, rapporti istituzionali, ricerche pubblicate su riviste

prestigiose, che rendono l’informazione trasmessa a prima vista affidabile. Tuttavia molto spesso i dati forniti vengono

manipolati o distorti in funzione del messaggio che l’autore dell’articolo vuole dare. Un esempio eclatante è quello di

confondere volontariamente consequenzialità temporale con causalità, come è avvenuto nel correlare l’insorgenza di

disturbi autistici con la vaccinazione.

Informazioni simili, presentate in modo così accattivante, hanno particolare successo non solo tra le persone che prendono

come oro colato tutto ciò che viene loro detto o quelle che non sono abituate a verificare e confrontare le fonti, ma anche

tra le persone che, provando un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni, sentono come confermate le loro

convinzioni riguardo una possibile collusione tra Stato e case farmaceutiche a danno del cittadino.

Queste convinzioni che sono maturate nel tempo anche a causa dell’obbligo di alcuni vaccini, sebbene questa strategia

abbia avuto un’importante impatto storico nell’eradicazione o comunque nella regressione di alcune malattie. Infatti nei

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paesi in cui diminuisce la percezione del rischio sulla pericolosità delle malattie, non solo l’obbligo è visto dai cittadini

come una coercizione dello Stato nei loro confronti, ma soprattutto porta gli operatori sanitari, i servizi e la popolazione

ad adempire all’obbligo vaccinale in maniera spesso routinaria e impiegatizia, trascurando l’impegno informativo

che è cruciale in ogni atto preventivo.

Per vedere quanto forte è in Italia l’avversione verso l’obbligo della pratica vaccinale interessante analizzare i dati raccolti

dall’Osservatorio OBSERVA – Science in Society nel 2015 riguardo questo argomento.

Quasi sei italiani su 10 (il 57%) ritengono che solo un numero limitato di vaccinazioni dovrebbe essere obbligatorio,

lasciando al singolo la libertà di decidere sulle altre. Poco più di due su 10 (il 23%) concordano invece con la necessità

di rendere obbligatorie tutte le vaccinazioni, compresa quella contro l’influenza. Infine, contrario ad ogni tipo di

vaccinazione è quasi uno su cinque (il 19%).

La sorpresa maggiore nella lettura dei dati arriva quando si indaga il profilo associato a questi diversi atteggiamenti. In

altre parole su chi siano i più (o meno) scettici. Lo stereotipo che attribuisce atteggiamenti critici al l’ignoranza appare

infatti infondato. I favorevoli a tutte le vaccinazioni sono più diffusi tra chi ha un titolo di studio più basso e più

basso alfabetismo scientifico; sono meno diffusi tra i laureati e i cittadini con un alto alfabetismo scientifico. Anche

i più anziani sono più inclini a ritenere opportuna l’obbligatorietà di tutte le vaccinazioni. I più istruiti e più alfabetizzati

dal punto di vista scientifico tendono più spesso degli altri a convergere sulla posizione intermedia, lasciando

quindi al singolo di valutare l’opportunità della vaccinazione.

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Viste le motivazioni che spingono i cittadini a trovarsi in questa posizione intermedia, è molto probabile che, con

l’introduzione in Italia dell’obbligo di legge secondo cui da settembre bisognerà aver eseguito 12 vaccinazioni per

l’iscrizione a scuola, la percentuale sia destinata a salire.

Quando si parla di obbligo alla vaccinazione in Italia non si può non citare il caso Veneto, visto che la nostra Regione,

dal 7 marzo 2007, ha sospeso l’obbligo vaccinale per l’età evolutiva, e Luca Zaia, presidente della Regione, ha riferito

che si opporrà al decreto legge.

5. CASO VENETO

Il 7 marzo 2007, la Regione Veneto ha approvato la Legge Regionale “Sospensione dell’obbligo vaccinale per l’età

evolutiva” in vigore a partire dai nati dal 1°gennaio 2008.

L’attivazione, in via sperimentale, di questa normativa si basava sulla constatazione che la situazione culturale,

sociale, sanitaria era mutata rispetto all’epoca dell’introduzione dell’obbligo vaccinale.

Sempre più genitori, infatti, si interessavano alle vaccinazioni e la loro scelta non appariva influenzata dall’obbligo di una

legge ma dalla consapevolezza che le vaccinazioni potevano proteggere i loro bambini.

Analizzando la situazione di altri Paesi Europei dove l’obbligo vaccinale era stato superato e ciò nonostante il livello di

copertura vaccinale si manteneva buono, è emerso che era stata superata da tempo l’idea “obbligatorio = necessario”,

“raccomandato = non necessario”. Anche nella Regione Veneto era stata osservata un’elevata adesione alle

vaccinazioni, sia per le “obbligatorie” che per le “raccomandate”, segno che i genitori erano favorevoli indipendentemente

dall’obbligo.

È poi molto importante sottolineare che è stato possibile intraprendere il percorso di sospensione dell’obbligo perché i

servizi vaccinali della Regione possedevano due requisiti fondamentali: una buona organizzazione (gestione inviti,

appuntamenti, registrazioni, ricerca di bambini non vaccinati, elaborazioni statistiche) e personale sanitario preparato

capace di comprendere e parlare ai genitori. Questo tipo di risultato è stato raggiunto anche tramite una specifica

programmazione, iniziata nel 1990, e all’individuazione della modalità di alleanza con i pediatri di libera scelta.

Nel corso degli anni queste peculiarità sono state migliorate grazie alla dotazione di standard di qualità regionali, di una

anagrafe vaccinale regionale informatizzata, di un programma di formazione continua.

All’interno di questo cambiamento complessivo di quadro culturale bisogna, inoltre, tener conto anche di cosa abbia

voluto dire per tutta la medicina moderna l’introduzione, all’interno del rapporto fra medico e paziente, del consenso

informato, ovvero l'assenso dell'interessato a subire un trattamento terapeutico, che costituisce il presupposto di

legittimità dell'azione del medico. La libera scelta di sottoporsi ad interventi è, infatti, tutelata dalla Costituzione e dalla

legge e, in caso di intervento senza consenso, il medico può andare incontro a richieste di risarcimento del danno e, in

determinati casi, anche a responsabilità penale.13

13 Consenso informato - obbligo di informare il paziente (http://www.dirittierisposte.it/Guide/Danno-alle-persone/Responsabilita-del-

medico/consenso_informato_obbligo_di_informare_il_paziente_id1120867_art.aspx)

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Quindi la scelta, lungamente meditata e discussa in seno alla Società italiana di Igiene, di intraprendere la strada del

superamento dell’obbligo ha voluto essere una scommessa sull’informazione e sulla persuasione, piuttosto che affidarsi

ad un’imposizione legale.

Deve essere comunque sottolineato che nell’articolato della legge viene utilizzato il termine “sospensione” e non

“eliminazione” dell’obbligo. Essa prevede infatti l’eventualità della reintroduzione dell’obbligo vaccinale per cause

contingenti o per riduzione dei tassi di copertura.

5.1 DATI DI COPERTURA

Il comitato ha definito le soglie di “attenzione” (90%) e le soglie di “allarme” (85%) per le coperture vaccinali.

Grafico 1

I primi tre anni dopo la sospensione dell’obbligo (2008-2010) non si è registrato un calo delle coperture. Dal 2012 c’è

stata una brusca caduta delle coperture, che si è verificata anche nelle regioni limitrofe (vedi grafico Emilia Romagna),

ma anche nel resto d'Italia e in tutta Europa. Non a caso nel 2012 i primi posti su google per parole chiave correlate ai

vaccini erano occupati da siti contrari alle vaccinazioni.

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Grafico 2

Grafico 3

I dati degli ultimi quattro semestri mostrano finalmente una inversione di tendenza con un trend in crescita delle coperture

vaccinali.

I dati 2015 a 24 mesi evidenziano che il Veneto ha una copertura per polio del 91,7 che e non è quindi neppure soglia di

“attenzione”. Vero è che ci sono alcune aree del Veneto come Bassano e Asolo dove sono piu’ attivi gruppi antivaccinisti

e in cui siamo sicuramente alla soglia di attenzione e vicino alla soglia di allarme per le basse coperture vaccinali.

Il vero problema per il Veneto, ma soprattutto per l’Italia, è il morbillo che a causa della sua altissima contagiosità

necessita di una percentuale di vaccinati intorno al 95% per arrivare alla sua eliminazione.

Dai dati emerge che il calo delle coperture vaccinali non è correlato con la legge che ha sospeso l’obbligo vaccinale in

Veneto, ma è ampiamente diffuso in Italia e tipicamente a macchia di leopardo.

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CONCLUSIONI

La ricerca che ho eseguito mi ha portato molto a riflettere non solo sul ruolo che le vaccinazioni hanno come atto

preventivo, ma anche sul peso che le società hanno nel determinare la loro diffusione.

Come è stato messo in evidenza dal caso veneto, il calo della copertura vaccinale non è dovuto alla presenza o meno

dell’obbligo, ma alla consapevolezza e alla fiducia riposta dai genitori nei confronti della pratica vaccinale. Fiducia che

è stata ovviamente messa in discussione con il dilagare di informazioni pseudoscientifiche o comunque solo parzialmente

vere.

Molti genitori si sono giustamente allarmati ed evidentemente, visto il calo delle vaccinazioni, non hanno trovato

abbastanza rassicurazioni nelle parole del pediatra, o non ci hanno neanche parlato credendo che le informazioni in

internet fossero sufficienti. Basta guardare infatti l’andamento delle vaccinazioni in Emilia Romagna (Grafico 2 pag. 31),

regione dove l’obbligo vigeva ancora.

Non è quindi con la reintroduzione dell’obbligo che si combatte il calo di vaccinazioni, e nemmeno con l’inasprimento

del livello di scontro con gli antivaccinisti con l’applicazione della legge attraverso l’affievolimento della patria potestà.

La vaccinazione forzata è spesso controproducente in quanto crea dei martiri del cui sangue si nutre l’ideologia. Basti

pensare che Bassano, dove è stata applicata in questo modo la legge in passato, è l’area della regione Veneto dove più

sono attivi gruppi contrari alle vaccinazioni.

L’unico approccio veramente efficace è quello di adottare in un regime di libertà vaccinale una serie di provvedimenti

come: offrire gratuitamente tutti i vaccini efficaci disponibili, migliorare con scelte operative il sistema vaccinale

pubblico, stringere una più forte intesa con i pediatri di libera scelta, fare una adeguata campagna di comunicazione e

un ulteriore investimento di risorse.

Ciò permetterebbe ai genitori di accedere ad informazioni sicure, chiare, trasparenti, evitando inutili allarmismi.

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