la bussola n°10

12
Febbraio 2012 - n.10 - Rivista bimestrale- distribuzione gratuita Associazione Culturale LiberaMente Di cosa la Bussola SCUOLA La scuola italiana pag.3 ESTERI Interrogativi sulle operazioni coperte contro l’Iran pag.5 DIRITTI UMANI Femminicidio pag.6 ha bisogno la scuola

Upload: associazione-culturale-liberamente

Post on 17-Mar-2016

235 views

Category:

Documents


8 download

DESCRIPTION

Titolo di copertina: Di cosa ha bisogno la scuola Articoli: Dalla metafisica sperimentale allo spread di Felice Massaro La scuola italiana: nonostante tutto si ricomincia … di Vittorio Del Moro Interrogativi sulle operazioni coperte contro l’Iran di Alberto Terenzi Femminicidio: analisi di un fenomeno da conoscere per sconfiggerlo di Claudia Romeo Le crisi sistemiche: come tutelare i nostri risparmi di Filippo Mattioli Ospedale unico: riqualificazione dell’esistente o “opzione zero”? di coordinamento provinciale La Salute Ci Riguarda Saltara, un comune anti-riciclone di Rodolfo Santini RUBRICA. BioCasa: detergente universale di Claudia Romeo

TRANSCRIPT

Page 1: La Bussola n°10

Febb

raio

201

2 - n

.10

- Ri

vist

a bi

mes

tral

e- d

istr

ibuz

ione

gra

tuita

Associazione Culturale LiberaMente

Di cosa

la Bussola

SCUOLALa scuola italiana

pag.3

ESTERIInterrogativi sulle operazioni

coperte contro l’Iranpag.5

DIRITTI UMANIFemminicidio

pag.6

ha bisognola scuola

Page 2: La Bussola n°10

2 La Bussola - Febbraio 2012 La Bussola - Febbraio 2012 3

La Bussola periodico culturale

Registrato presso il tribunale di Pesaro il 14.01.2010 registrazione n. 568

n. 10, chiuso il 14 Febbraio 2012

Direttore responsabileFelice Massaro

[email protected]

Grafica e impaginazionePaola Bacchiocchi

[email protected]

StampaIdeostampa - Calcinelli

[email protected]

facebookassociazione LiberaMente

Gli autori si assumono la responsabilità dei propri scritti

Gino StradaPappagalli verdi

Farad ha quindici anni, fa il pastore... come tanti giorni sta

riportando il gregge a casa... Nei prati incontra un amico.

Sta maneggiando qualcosa, una specie di barattolo.

“Vieni a vedere, forse si può ven-derlo al mercato”.

È capitato anche a Farad tante volte, in passato, di raccogliere

strani oggetti, ce n’è un’ infinità, tra quelle montagne, di ogni for-ma e dimensione, eredità della lunga guerra tra Iran e Iraq...Incuriosito, Farad si avvicina.

L’esplosione è assordante, l’ami-co quasi non c’è più. Dilaniato in un istante dalla mina antiuomo.

Farad è a terra in una pozza di sangue. Ci vorranno sei ore prima che i parenti riescano a portarlo al nosro ospedale... Ci vorranno quattro interventi per riuscire ad amputare entrambe

le gambe salvando le ginocchia...Jamal ha un solo braccio...

Dalla metafisica sperimentale allo spread

La Scuola Italiana

E D I TO R I A L E S C U O L A

Il naturalista ha scoperto che il riscaldamento continuo del ferro produce un aumento dell’agitazione termica di particelle cariche elettricamente che, se il moto non è uniforme, emettono radiazioni elettromagnetiche e appaiono come luce. Il colore del ferro cambia al variare della temperatura: diventa rosso, giallo fino a diventare bianco. E questo è stato codificato nelle leggi dell’elettromagnetismo e della meccanica.Nel 1901 Max Planck ufficializzò la sua teoria quantistica mediante la quale l’energia, come la materia, può essere concettualmente rappresentata, sotto forma granulare: i quanti sono appunto come granuli di energia indivisibili. Insomma la Natura viene scandagliata fino a vederne, come in questo caso, l’aspetto invisibile.A questo punto una parte dei naturalisti ritiene che tutto sia riconducibile alla Natura, quello che si vede e ciò che non si vede, persino quelle percezioni che facevano parte della sfera dello spirito o della mente (una mente che pensa la materia è anch’essa materia?).Vengono catturate in postulati certi persino alcune delle percezioni che facevamo derivare da qualcosa di diverso dalla Natura. Se ne occupa la metafisica sperimentale mediante la quale l’uomo avanza, scoperta dopo scoperta, tentando di pervenire alla conoscenza della regola dalla quale sono generate tutte le altre. La regola delle regole, cioè la Verità.Un compito impossibile poiché, come dice A. Zichichi, richiede un intelletto potente quanto quello del suo Creatore.

Tale atteggiamento, denominato

positivismo Logico si è traslato nei comportamenti sociali.Escludendo qualsiasi esistenza o interferenza extranaturale, è più probabile che le proprie azioni vengano viste in funzione della soddisfazione materiale.Nell’unico vincolo, rappresentato dalle leggi degli uomini, il positivista, quando privo di una visione etica, non ne vede l’aspetto morale.Le conseguenze sono disastrose e il plautiano homo homini lupus ripreso da Hobbes homo lupus est o dall’espressione oggi in uso Mors tua vita mea hanno come inevitabile conseguenza le crisi cicliche che, puntualmente, vengono risolte abbattendone il carico sostanziale sul più debole.

Ai Sette Saggi, che rappresentano un tassello della base culturale dalle quali è nata la filosofia greca, fu chiesto quale fosse lo Stato migliore. Talete rispose così: Quello che non ha né troppi poveri né troppi ricchi, e Pittaco: Quello dove non sia possibile che i disonesti governino e gli onesti non governino. Siamo nel VI secolo a. C.

Il 12 settembre le nostre scuole hanno riaperto i portoni alle migliaia di nostri figli e nipoti come da ormai quasi un secolo, nonostante i tagli, nonostante la crisi, nonostante l’insolito gran caldo estivo. C’è una domanda a cui nessuno vuole rispondere: come fa ad andare avanti?

Dieci anni fa la stessa scuola funzionava con oltre centomila lavoratori in più, fra insegnanti e bidelli, e con un numero di studenti inferiore di parecchie decine di migliaia rispetto ad oggi.Dieci anni fa non mancavano né carta igienica, né materiale di consumo quotidiano (ad esempio carta per fotocopie), né la possibilità di effettuare uscite sul territorio, né soldi per i progetti.Dieci anni fa, quando la maestra si ammalava, nel giro di qualche ora giungeva un’altra maestra per sostituirla e le scuole non dovevano svenarsi per pagare il medico fiscale obbligato a verificare la malattia anche di un solo giorno.E dunque? Quel che succede nella scuola succede un po’ dappertutto.Dieci anni fa c’erano i contratti di lavoro, c’erano salari regolamentati e c’era la speranza di una pensione che prima o poi sarebbe arrivata.Oggi si è costretti a lavorare solo

di Felice Massaro

di Vittorio Del MoroQuando il fabbro percuote il ferro arroventato schizzano scintille in gran confusione.

Sembra un impeto disordinato, uno sfavillare a caso, ma il natu-ralista vi scopre precise leggi fisiche.

Tutta la scienza ha un unico scopo: trovare la teoria della natura cioè capirne le leggi.

Nonostante tutto si ricomincia...

assoggettandosi a certe condizioni : soldi in nero, se non ti va c’è sempre qualcuno disposto a prendere il tuo posto a una paga inferiore, orari di lavoro secondo la necessità di chi ti paga e un futuro senza pensione.

Che sta dunque succedendo? Forse i genitori e i nonni non se ne rendono ben conto, o forse se ne rendono conto ma non vedono alternative; in fondo i loro figli e nipoti continuano a partire alle otto del mattino e a tornare a casa alla solita ora degli altri anni, o qualche ora prima, ma tanto a casa c’è sempre qualcuno.Che cosa possa essere cambiato in quelle ore di scuola non sembra essere motivo di troppa preoccupazione: la maestra c’è sempre (una o l’altra), i professori continuano ad alternarsi, il bidello provvede comunque a pulire il bagno e a casa c’è sempre qualche compito da fare. Pare dunque che si possa sopravvivere, che i nostri figli e nipoti possano continuare ad imparare, che la scuola continui ad assolvere al suo compito di formazione della personalità delle nuove generazioni.

Le classi in cui viene inserito un alunno disabile e in cui opera

un insegnante di sostegno sono più fortunate delle altre

Pare, ma non è così.Purtroppo la prova di questa mia grave affermazione non potremo averla che fra quindici, vent’anni e dunque non sono alla ricerca di consenso. Un piccolo (grande) esempio: la disabilità.

Nei confronti dell’handicap, della disabilità si hanno di solito due tipi di atteggiamento: l’accettazione (magari a denti stretti) e l’accoglienza (più o meno entusiastica).Da quando in Italia sono state abolite le classi differenziali, cioè quelle classi dove venivano riuniti tutti gli alunni portatori di handicap e le scuole si sono aperte a tutti, i due atteggiamenti hanno contagiato sia gli insegnanti, sia i genitori; non gli alunni, i quali hanno continuato a vedere questi loro amici diversi con la curiosità propria dell’età ed hanno continuato a conviverci con la naturalezza dei giovani. L’ingresso di queste persone un po’ particolari nella scuola pubblica ha comportato la necessità di formare insegnanti anch’essi particolari, prima di tutto con una preparazione specifica sulle modalità di apprendimento e di relazione dei diversi tipi di disabilità.Si sono chiamati insegnanti di sostegno, cioè di aiuto. Ma il loro ruolo, ancorché ben definito sulla carta, non è stato mai così chiaro sia all’interno delle classi, che nell’opinione pubblica.

Avere un’insegnante di sostegno per un alunno cieco, oppure sordo, oppure in carrozzina appare come un puro aiuto materiale alla persona : si aiuta il cieco a vedere, il sordo a sentire, il paraplegico a muoversi.E dunque, per estensione, l’insegnante di sostegno sta in classe al servizio dell’alunno disabile per agevolarlo in quelle abilità in cui è carente rispetto ai compagni normali.In termini banali, così come possono essere visti dall’esterno, mentre l’insegnante normale svolge il suo quotidiano lavoro con la classe, l’insegnante di sostegno affianca l’alunno disabile per aiutarlo. Questa sarebbe l’accettazione (senza tenere conto degli eventuali denti stretti).In altre parole: siccome queste persone continuano a nascere e abbiamo aperto per loro le porte della scuola pubblica, le teniamo in classe a carico di un insegnante qualificato, così che

Page 3: La Bussola n°10

2 La Bussola - Febbraio 2012 La Bussola - Febbraio 2012 3

La Bussola periodico culturale

Registrato presso il tribunale di Pesaro il 14.01.2010 registrazione n. 568

n. 10, chiuso il 14 Febbraio 2012

Direttore responsabileFelice Massaro

[email protected]

Grafica e impaginazionePaola Bacchiocchi

[email protected]

StampaIdeostampa - Calcinelli

[email protected]

facebookassociazione LiberaMente

Gli autori si assumono la responsabilità dei propri scritti

Gino StradaPappagalli verdi

Farad ha quindici anni, fa il pastore... come tanti giorni sta

riportando il gregge a casa... Nei prati incontra un amico.

Sta maneggiando qualcosa, una specie di barattolo.

“Vieni a vedere, forse si può ven-derlo al mercato”.

È capitato anche a Farad tante volte, in passato, di raccogliere

strani oggetti, ce n’è un’ infinità, tra quelle montagne, di ogni for-ma e dimensione, eredità della lunga guerra tra Iran e Iraq...Incuriosito, Farad si avvicina.

L’esplosione è assordante, l’ami-co quasi non c’è più. Dilaniato in un istante dalla mina antiuomo.

Farad è a terra in una pozza di sangue. Ci vorranno sei ore prima che i parenti riescano a portarlo al nosro ospedale... Ci vorranno quattro interventi per riuscire ad amputare entrambe

le gambe salvando le ginocchia...Jamal ha un solo braccio...

Dalla metafisica sperimentale allo spread

La Scuola Italiana

E D I TO R I A L E S C U O L A

Il naturalista ha scoperto che il riscaldamento continuo del ferro produce un aumento dell’agitazione termica di particelle cariche elettricamente che, se il moto non è uniforme, emettono radiazioni elettromagnetiche e appaiono come luce. Il colore del ferro cambia al variare della temperatura: diventa rosso, giallo fino a diventare bianco. E questo è stato codificato nelle leggi dell’elettromagnetismo e della meccanica.Nel 1901 Max Planck ufficializzò la sua teoria quantistica mediante la quale l’energia, come la materia, può essere concettualmente rappresentata, sotto forma granulare: i quanti sono appunto come granuli di energia indivisibili. Insomma la Natura viene scandagliata fino a vederne, come in questo caso, l’aspetto invisibile.A questo punto una parte dei naturalisti ritiene che tutto sia riconducibile alla Natura, quello che si vede e ciò che non si vede, persino quelle percezioni che facevano parte della sfera dello spirito o della mente (una mente che pensa la materia è anch’essa materia?).Vengono catturate in postulati certi persino alcune delle percezioni che facevamo derivare da qualcosa di diverso dalla Natura. Se ne occupa la metafisica sperimentale mediante la quale l’uomo avanza, scoperta dopo scoperta, tentando di pervenire alla conoscenza della regola dalla quale sono generate tutte le altre. La regola delle regole, cioè la Verità.Un compito impossibile poiché, come dice A. Zichichi, richiede un intelletto potente quanto quello del suo Creatore.

Tale atteggiamento, denominato

positivismo Logico si è traslato nei comportamenti sociali.Escludendo qualsiasi esistenza o interferenza extranaturale, è più probabile che le proprie azioni vengano viste in funzione della soddisfazione materiale.Nell’unico vincolo, rappresentato dalle leggi degli uomini, il positivista, quando privo di una visione etica, non ne vede l’aspetto morale.Le conseguenze sono disastrose e il plautiano homo homini lupus ripreso da Hobbes homo lupus est o dall’espressione oggi in uso Mors tua vita mea hanno come inevitabile conseguenza le crisi cicliche che, puntualmente, vengono risolte abbattendone il carico sostanziale sul più debole.

Ai Sette Saggi, che rappresentano un tassello della base culturale dalle quali è nata la filosofia greca, fu chiesto quale fosse lo Stato migliore. Talete rispose così: Quello che non ha né troppi poveri né troppi ricchi, e Pittaco: Quello dove non sia possibile che i disonesti governino e gli onesti non governino. Siamo nel VI secolo a. C.

Il 12 settembre le nostre scuole hanno riaperto i portoni alle migliaia di nostri figli e nipoti come da ormai quasi un secolo, nonostante i tagli, nonostante la crisi, nonostante l’insolito gran caldo estivo. C’è una domanda a cui nessuno vuole rispondere: come fa ad andare avanti?

Dieci anni fa la stessa scuola funzionava con oltre centomila lavoratori in più, fra insegnanti e bidelli, e con un numero di studenti inferiore di parecchie decine di migliaia rispetto ad oggi.Dieci anni fa non mancavano né carta igienica, né materiale di consumo quotidiano (ad esempio carta per fotocopie), né la possibilità di effettuare uscite sul territorio, né soldi per i progetti.Dieci anni fa, quando la maestra si ammalava, nel giro di qualche ora giungeva un’altra maestra per sostituirla e le scuole non dovevano svenarsi per pagare il medico fiscale obbligato a verificare la malattia anche di un solo giorno.E dunque? Quel che succede nella scuola succede un po’ dappertutto.Dieci anni fa c’erano i contratti di lavoro, c’erano salari regolamentati e c’era la speranza di una pensione che prima o poi sarebbe arrivata.Oggi si è costretti a lavorare solo

di Felice Massaro

di Vittorio Del MoroQuando il fabbro percuote il ferro arroventato schizzano scintille in gran confusione.

Sembra un impeto disordinato, uno sfavillare a caso, ma il natu-ralista vi scopre precise leggi fisiche.

Tutta la scienza ha un unico scopo: trovare la teoria della natura cioè capirne le leggi.

Nonostante tutto si ricomincia...

assoggettandosi a certe condizioni : soldi in nero, se non ti va c’è sempre qualcuno disposto a prendere il tuo posto a una paga inferiore, orari di lavoro secondo la necessità di chi ti paga e un futuro senza pensione.

Che sta dunque succedendo? Forse i genitori e i nonni non se ne rendono ben conto, o forse se ne rendono conto ma non vedono alternative; in fondo i loro figli e nipoti continuano a partire alle otto del mattino e a tornare a casa alla solita ora degli altri anni, o qualche ora prima, ma tanto a casa c’è sempre qualcuno.Che cosa possa essere cambiato in quelle ore di scuola non sembra essere motivo di troppa preoccupazione: la maestra c’è sempre (una o l’altra), i professori continuano ad alternarsi, il bidello provvede comunque a pulire il bagno e a casa c’è sempre qualche compito da fare. Pare dunque che si possa sopravvivere, che i nostri figli e nipoti possano continuare ad imparare, che la scuola continui ad assolvere al suo compito di formazione della personalità delle nuove generazioni.

Le classi in cui viene inserito un alunno disabile e in cui opera

un insegnante di sostegno sono più fortunate delle altre

Pare, ma non è così.Purtroppo la prova di questa mia grave affermazione non potremo averla che fra quindici, vent’anni e dunque non sono alla ricerca di consenso. Un piccolo (grande) esempio: la disabilità.

Nei confronti dell’handicap, della disabilità si hanno di solito due tipi di atteggiamento: l’accettazione (magari a denti stretti) e l’accoglienza (più o meno entusiastica).Da quando in Italia sono state abolite le classi differenziali, cioè quelle classi dove venivano riuniti tutti gli alunni portatori di handicap e le scuole si sono aperte a tutti, i due atteggiamenti hanno contagiato sia gli insegnanti, sia i genitori; non gli alunni, i quali hanno continuato a vedere questi loro amici diversi con la curiosità propria dell’età ed hanno continuato a conviverci con la naturalezza dei giovani. L’ingresso di queste persone un po’ particolari nella scuola pubblica ha comportato la necessità di formare insegnanti anch’essi particolari, prima di tutto con una preparazione specifica sulle modalità di apprendimento e di relazione dei diversi tipi di disabilità.Si sono chiamati insegnanti di sostegno, cioè di aiuto. Ma il loro ruolo, ancorché ben definito sulla carta, non è stato mai così chiaro sia all’interno delle classi, che nell’opinione pubblica.

Avere un’insegnante di sostegno per un alunno cieco, oppure sordo, oppure in carrozzina appare come un puro aiuto materiale alla persona : si aiuta il cieco a vedere, il sordo a sentire, il paraplegico a muoversi.E dunque, per estensione, l’insegnante di sostegno sta in classe al servizio dell’alunno disabile per agevolarlo in quelle abilità in cui è carente rispetto ai compagni normali.In termini banali, così come possono essere visti dall’esterno, mentre l’insegnante normale svolge il suo quotidiano lavoro con la classe, l’insegnante di sostegno affianca l’alunno disabile per aiutarlo. Questa sarebbe l’accettazione (senza tenere conto degli eventuali denti stretti).In altre parole: siccome queste persone continuano a nascere e abbiamo aperto per loro le porte della scuola pubblica, le teniamo in classe a carico di un insegnante qualificato, così che

Page 4: La Bussola n°10

La Bussola -Febbraio 2012 54 La Bussola - Febbraio 2012

E S T E R I

Interrogativi sulle operazioni coperte

contro l’Iran L’organizzazione islamista Jundallah

diretta dal Mossad israeliano

Si moltiplicano in queste ore sulla stampa internazionale notizie che danno per certa l’opzione militare israeliana per fermare il programma nucleare iraniano e che evidenziano le difficoltà degli Stati Uniti nel districarsi dagli enormi rischi dello scoppio di un aperto conflitto nell’area.

Ma un interessante reportage di Mark Perry su Foreign Policy dello scorso 13 gennaio dimostra che lo Stato ebraico è già da tempo in guerra aperta con l’Iran, e che, ai più alti livelli politico-militari, gli Usa sono da lungo tempo perfettamente al corrente di quanto sta accadendo, senza volere o senza potervisi opporre.Perry infatti ricostruisce con molti particolari, ricavati da fonti bene informate, l’operazione con cui il Mossad israeliano avrebbe di fatto preso il controllo dell’organizzazione islamista Jundallah (“soldati di Dio”), che ha base in Pakistan ma opera soprattutto nella regione iraniana del Beluchistan, un’area di religione sunnita e pertanto tradizionalmente ostile al regime shiita di Teheran.Jundallah ha operato una lunga serie di attacchi terroristici in territorio iraniano a partire almeno dal

2005, principalmente con attacchi indiscriminati contro obiettivi religiosi shiiti, oltreché contro quelli politici come lo stesso presidente Ahmadinejad o i miliziani e le guardie di frontiera iraniane. Potrebbero quindi essere uomini di questo tipo, diretti dagli israeliani, anche gli autori degli attentati mirati che hanno provocato l’uccisione di sei scienziati iraniani che si occupavano del programma atomico.

Secondo rapporti riservati statunitensi, gli uomini del Mossad avrebbero svolto le loro attività di reclutamento ed i loro numerosi incontri con rappresentanti di Jundallah soprattutto a Londra, presentandosi però, e questo è un elemento davvero interessante, come esponenti della Cia e della Nato: una circostanza quest’ultima che sarebbe stata confermata a Perry da ben sei alti esponenti dei servizi segreti Usa, che avrebbero operato per evitare che queste informazioni venissero allo scoperto, nonostante esse siano documentate in rapporti distribuiti ad alto livello nella Cia americana, fino a raggiungere il direttore delle operazioni Stephen Kappes, il suo vice Michael Sulick ed il capo del Counter Intelligence Center statunitense.

I Baluchi sono fondamentalisti sunniti che odiano il regime

di Teheran; tipi che tagliano la testa agli infedeli

Le operazioni del Mossad rivolte ad utilizzare “sotto falsa bandiera” i militanti di Jundallah avrebbero avuto luogo durante il periodo della presidenza Bush, creando un acceso dibattito nella comunità dell’intelligence Usa sui rischi che la spregiudicata condotta israeliana poneva per la sicurezza americana: con l’avvento di Obama, le operazioni congiunte israelo-americane contro l’Iran sarebbero state ridimensionate, evitando il ricorso a operazioni militari coperte, nonostante gli americani vengano tuttora ripetutamente invitati a prendervi parte.

In realtà, diversi servizi giornalisti nel 2007 e 2008 (come un reportage di ABC News e un articolo su The New Yorker) hanno mostrato che la condotta Usa è stata probabilmente assai più ambigua, dato che ben quattro milioni di dollari di fondi sarebbero stati messi a disposizione da parte del governo americano, con un ordine presidenziale segreto, per operazioni clandestine in Iran, soprattutto appoggiandosi alle minoranze etnico-religiose. Uno di questi servizi giornalisti, citava le significative affermazioni di un ex specialista in operazioni coperte della Cia, Robert Baer, a proposito proprio di Jundallah: “I Baluchi sono fondamentalisti sunniti che odiano il regime di Teheran, ma che possono anche essere descritti come una sorta di Al Qaeda. Sono tipi che tagliano la testa agli infedeli, in questo caso gli shiiti iraniani.

L’ironia sta nel fatto che stiamo di nuovo lavorando con i fondamentalisti sunniti, come abbiamo già fatto in Afghanistan negli anni Ottanta e Novanta”.Ora, con il reportage di Perry abbiamo conferme all’ipotesi che sia Israele ad utilizzare, in accordo o meno con gli Usa, formazioni terroristiche islamiste sunnite contro l’Iran, fomentando sia il conflitto religioso con gli shiiti iraniani, sia tendenze secessioniste come quelle del Belucistan.

PB

oggi ci preoccupiamo di non riuscire a raggiungere un supermercato...

non si verifichino troppi scompensi nel normale tran-tran dell’insegnamento quotidiano.Ma i lungimiranti legislatori di qualche decennio fa, sostenuti da pedagogisti ed educatori di cui oggi sembra svanire ogni traccia, avevano deciso di togliere queste persone dal loro isolamento non tanto e non solo per offrire loro migliori opportunità di crescita e di formazione, ma soprattutto per offrire migliori possibilità a noi normali.Da questo concetto deriva che l’insegnante di sostegno non entra in classe per sostenere l’alunno disabile, ma per sostenere tutti gli altri, a cominciare dall’insegnante normale. L’insegnante di sostegno insegna all’insegnante normale e agli altri alunni come ci si relaziona con la disabilità, come si coinvolge il diverso nelle attività, come lo si ascolta e gli si parla, come lo si aiuta e si viene da lui aiutati, come entra a far parte della comunità.Indubbiamente tutto questo viene a beneficio dell’alunno disabile e lo inserisce a pieno titolo nella comunità più ampia, ma forse i benefici maggiori sono regalati a tutti gli altri che così imparano a crescere in una società che è sempre più multirazziale, multiculturale, multireligiosa.

Le classi in cui viene inserito un alunno disabile e in cui opera un insegnante di sostegno sono dunque più

fortunate delle altre, perché possono sperimentare nell’età della formazione come si cresce fra diversi. Ora, gli insegnanti di sostegno sono giunti alla ragguardevole cifra di oltre 90 mila e il loro numero cresce (dovrebbe crescere) ogni anno, visto che sono in continua crescita anche gli alunni disabili.E questa è una caratteristica della scuola pubblica italiana che ci viene invidiata nel mondo e che non esiste altrove così come da noi.

Purtroppo questi numeri fanno sì che le statistiche internazionali, che non tengono conto delle specificità locali, assegnino all’Italia un rapporto insegnanti/alunni più basso degli altri paesi (che non hanno insegnanti di sostegno); rapporto che ha motivato per il governo la necessità di diminuire il numero di insegnanti in Italia (i tagli), così che anche noi ci ritroviamo oggi con le classi-pollaio, con 25-30 alunni (e anche più) per classe. Fra le nefaste conseguenze dei tagli c’è anche quella del blocco del numero degli insegnanti di sostegno, che per legge non possono più crescere, per

Alcuni parlamentari hanno proposto che il sostegno scolastico venga affidato

all’esterno

cui se dieci anni fa nella nostra regione c’era un insegnante ogni due alunni disabili e a volte anche meno, oggi il rapporto è cresciuto di uno a tre, così che l’insegnante di sostegno svolge non più di 7,8 ore settimanali con ogni alunno disabile, sulle circa 30 di scuola. Se tutto questo non bastasse (a capire), ecco la proposta di legge di alcuni parlamentari del centrodestra (di cui non vale la pena riferire i nomi) di esternalizzare il sostegno.Costoro propongono cioè che il sostegno scolastico non venga più garantito dallo stato, ma affidato all’esterno.Sarebbero le scuole nella loro autonomia (anche finanziaria, si pensa) ad affidare a cooperative, centri, servizi privati le ore di sostegno da dedicare agli alunni disabili; un po’ come è avvenuto per i bidelli : quando le scuole si sono ritrovate con personale insufficiente e non riuscivano più a far pulire le scuole dai classici bidelli, son dovute ricorrere a cooperative di pulizia esterne, pagandole con i soldi dell’autonomia scolastica. E così si tornerà pian piano all’handicap accettato molto a denti stretti, che costituisce più un costo che una risorsa.Si saranno risparmiati altri centomila insegnanti e la scuola pubblica avrà perso un altro suo pezzo pregiato. Nonostante tutto, si ricomincia…

di Alberto Terenzi

Page 5: La Bussola n°10

La Bussola -Febbraio 2012 54 La Bussola - Febbraio 2012

E S T E R I

Interrogativi sulle operazioni coperte

contro l’Iran L’organizzazione islamista Jundallah

diretta dal Mossad israeliano

Si moltiplicano in queste ore sulla stampa internazionale notizie che danno per certa l’opzione militare israeliana per fermare il programma nucleare iraniano e che evidenziano le difficoltà degli Stati Uniti nel districarsi dagli enormi rischi dello scoppio di un aperto conflitto nell’area.

Ma un interessante reportage di Mark Perry su Foreign Policy dello scorso 13 gennaio dimostra che lo Stato ebraico è già da tempo in guerra aperta con l’Iran, e che, ai più alti livelli politico-militari, gli Usa sono da lungo tempo perfettamente al corrente di quanto sta accadendo, senza volere o senza potervisi opporre.Perry infatti ricostruisce con molti particolari, ricavati da fonti bene informate, l’operazione con cui il Mossad israeliano avrebbe di fatto preso il controllo dell’organizzazione islamista Jundallah (“soldati di Dio”), che ha base in Pakistan ma opera soprattutto nella regione iraniana del Beluchistan, un’area di religione sunnita e pertanto tradizionalmente ostile al regime shiita di Teheran.Jundallah ha operato una lunga serie di attacchi terroristici in territorio iraniano a partire almeno dal

2005, principalmente con attacchi indiscriminati contro obiettivi religiosi shiiti, oltreché contro quelli politici come lo stesso presidente Ahmadinejad o i miliziani e le guardie di frontiera iraniane. Potrebbero quindi essere uomini di questo tipo, diretti dagli israeliani, anche gli autori degli attentati mirati che hanno provocato l’uccisione di sei scienziati iraniani che si occupavano del programma atomico.

Secondo rapporti riservati statunitensi, gli uomini del Mossad avrebbero svolto le loro attività di reclutamento ed i loro numerosi incontri con rappresentanti di Jundallah soprattutto a Londra, presentandosi però, e questo è un elemento davvero interessante, come esponenti della Cia e della Nato: una circostanza quest’ultima che sarebbe stata confermata a Perry da ben sei alti esponenti dei servizi segreti Usa, che avrebbero operato per evitare che queste informazioni venissero allo scoperto, nonostante esse siano documentate in rapporti distribuiti ad alto livello nella Cia americana, fino a raggiungere il direttore delle operazioni Stephen Kappes, il suo vice Michael Sulick ed il capo del Counter Intelligence Center statunitense.

I Baluchi sono fondamentalisti sunniti che odiano il regime

di Teheran; tipi che tagliano la testa agli infedeli

Le operazioni del Mossad rivolte ad utilizzare “sotto falsa bandiera” i militanti di Jundallah avrebbero avuto luogo durante il periodo della presidenza Bush, creando un acceso dibattito nella comunità dell’intelligence Usa sui rischi che la spregiudicata condotta israeliana poneva per la sicurezza americana: con l’avvento di Obama, le operazioni congiunte israelo-americane contro l’Iran sarebbero state ridimensionate, evitando il ricorso a operazioni militari coperte, nonostante gli americani vengano tuttora ripetutamente invitati a prendervi parte.

In realtà, diversi servizi giornalisti nel 2007 e 2008 (come un reportage di ABC News e un articolo su The New Yorker) hanno mostrato che la condotta Usa è stata probabilmente assai più ambigua, dato che ben quattro milioni di dollari di fondi sarebbero stati messi a disposizione da parte del governo americano, con un ordine presidenziale segreto, per operazioni clandestine in Iran, soprattutto appoggiandosi alle minoranze etnico-religiose. Uno di questi servizi giornalisti, citava le significative affermazioni di un ex specialista in operazioni coperte della Cia, Robert Baer, a proposito proprio di Jundallah: “I Baluchi sono fondamentalisti sunniti che odiano il regime di Teheran, ma che possono anche essere descritti come una sorta di Al Qaeda. Sono tipi che tagliano la testa agli infedeli, in questo caso gli shiiti iraniani.

L’ironia sta nel fatto che stiamo di nuovo lavorando con i fondamentalisti sunniti, come abbiamo già fatto in Afghanistan negli anni Ottanta e Novanta”.Ora, con il reportage di Perry abbiamo conferme all’ipotesi che sia Israele ad utilizzare, in accordo o meno con gli Usa, formazioni terroristiche islamiste sunnite contro l’Iran, fomentando sia il conflitto religioso con gli shiiti iraniani, sia tendenze secessioniste come quelle del Belucistan.

PB

oggi ci preoccupiamo di non riuscire a raggiungere un supermercato...

non si verifichino troppi scompensi nel normale tran-tran dell’insegnamento quotidiano.Ma i lungimiranti legislatori di qualche decennio fa, sostenuti da pedagogisti ed educatori di cui oggi sembra svanire ogni traccia, avevano deciso di togliere queste persone dal loro isolamento non tanto e non solo per offrire loro migliori opportunità di crescita e di formazione, ma soprattutto per offrire migliori possibilità a noi normali.Da questo concetto deriva che l’insegnante di sostegno non entra in classe per sostenere l’alunno disabile, ma per sostenere tutti gli altri, a cominciare dall’insegnante normale. L’insegnante di sostegno insegna all’insegnante normale e agli altri alunni come ci si relaziona con la disabilità, come si coinvolge il diverso nelle attività, come lo si ascolta e gli si parla, come lo si aiuta e si viene da lui aiutati, come entra a far parte della comunità.Indubbiamente tutto questo viene a beneficio dell’alunno disabile e lo inserisce a pieno titolo nella comunità più ampia, ma forse i benefici maggiori sono regalati a tutti gli altri che così imparano a crescere in una società che è sempre più multirazziale, multiculturale, multireligiosa.

Le classi in cui viene inserito un alunno disabile e in cui opera un insegnante di sostegno sono dunque più

fortunate delle altre, perché possono sperimentare nell’età della formazione come si cresce fra diversi. Ora, gli insegnanti di sostegno sono giunti alla ragguardevole cifra di oltre 90 mila e il loro numero cresce (dovrebbe crescere) ogni anno, visto che sono in continua crescita anche gli alunni disabili.E questa è una caratteristica della scuola pubblica italiana che ci viene invidiata nel mondo e che non esiste altrove così come da noi.

Purtroppo questi numeri fanno sì che le statistiche internazionali, che non tengono conto delle specificità locali, assegnino all’Italia un rapporto insegnanti/alunni più basso degli altri paesi (che non hanno insegnanti di sostegno); rapporto che ha motivato per il governo la necessità di diminuire il numero di insegnanti in Italia (i tagli), così che anche noi ci ritroviamo oggi con le classi-pollaio, con 25-30 alunni (e anche più) per classe. Fra le nefaste conseguenze dei tagli c’è anche quella del blocco del numero degli insegnanti di sostegno, che per legge non possono più crescere, per

Alcuni parlamentari hanno proposto che il sostegno scolastico venga affidato

all’esterno

cui se dieci anni fa nella nostra regione c’era un insegnante ogni due alunni disabili e a volte anche meno, oggi il rapporto è cresciuto di uno a tre, così che l’insegnante di sostegno svolge non più di 7,8 ore settimanali con ogni alunno disabile, sulle circa 30 di scuola. Se tutto questo non bastasse (a capire), ecco la proposta di legge di alcuni parlamentari del centrodestra (di cui non vale la pena riferire i nomi) di esternalizzare il sostegno.Costoro propongono cioè che il sostegno scolastico non venga più garantito dallo stato, ma affidato all’esterno.Sarebbero le scuole nella loro autonomia (anche finanziaria, si pensa) ad affidare a cooperative, centri, servizi privati le ore di sostegno da dedicare agli alunni disabili; un po’ come è avvenuto per i bidelli : quando le scuole si sono ritrovate con personale insufficiente e non riuscivano più a far pulire le scuole dai classici bidelli, son dovute ricorrere a cooperative di pulizia esterne, pagandole con i soldi dell’autonomia scolastica. E così si tornerà pian piano all’handicap accettato molto a denti stretti, che costituisce più un costo che una risorsa.Si saranno risparmiati altri centomila insegnanti e la scuola pubblica avrà perso un altro suo pezzo pregiato. Nonostante tutto, si ricomincia…

di Alberto Terenzi

Page 6: La Bussola n°10

La Bussola - Febbraio 2012 76 La Bussola - Febbraio 2012

D I R I T T I U M A N I I N O S T R I R I S PA R M I

Le Crisi Sistemichecome tutelare i nostri risparmi

Crisi come quella che stiamo vivendo incidono nelle coscienze di ognuno di noi. Fanno riflettere sul perché nascono, chi ne sono i responsabili e come cercare di difendere al meglio i nostri patrimoni in tempi particolari e difficili come quelli attuali. Vediamo di cercare di dar risposta ad ognuno dei 3 interrogativi sopra evidenziati. Perché nascono? Semplicemente per l’avidità di chi ha il mandato di emanare leggi (governi) e di chi ha quello di gestire le attività di aziende e privati (banche). Se tali poteri vengono mal gestiti e finalizzati al difendere quasi esclusivamente l’interesse di pochi, la conseguenza è quella poi di devastare gli equilibri economici mondiali.

La Crisi attuale nasce ad inizio 2007: si cerca di lucrare sui mutui concessi

Crisi - Perché si ripresentano Chi ne sono i responsabili - Come difenderci

le pari opportunità.Ne è prova il fatto che i dati sul femminicidio vengono raccolti ed analizzati dal 2005 dalle volontarie della Casa delle donne di Bologna. Ad oggi non esiste ancora un osservatorio nazionale che potrebbe fare tantissimo per l’analisi, la prevenzione e per lo sviluppo delle pari opportunità.

con poche, o nessuna, garanzie ai comuni privati. Questi prestiti vengono trasformati in titoli o derivati, e diventano oggetto di compravendite e speculazioni. Ma il loro valore crolla nel momento in cui il mercato immobiliare americano inizia a scendere, creando buchi devastanti nei bilanci delle banche USA. Tutto ciò viene amplificato dal cosiddetto leverage, la leva finanziaria che permette ancor oggi agli operatori di vendere o comprare sino ad un massimo di 50 volte tanto la propria disponibilità. Dopo quasi 5 anni le cose non sono cambiate: anzi, le grandi banche d’affari fanno utili quasi esclusivamente su questa attività di speculazione, altamente remunerativa ma allo stesso tempo simile ad una bomba ad orologeria. Sì, e vi faccio un esempio:

Il 2011 si è chiuso in un modo terribile: il 27 dicembre a Licodia Eubea (CT) è stata uccisa una giovane donna, Stefania Noce, dal suo ex fidanzato che nella sua lucida furia omicida ha ucciso anche il nonno di lei e ferito la nonna accorsi ad aiutare la nipote, oltre ad aver manomesso i freni della macchina della madre.

Stefania è una vittima di femminicidio.Il 2012 è iniziato nel peggiore dei modi, si contano già dodici donne uccise nei primi quindici giorni del mese di gennaio. Tutte uccise per mano di uomini che pensavano di poter disporre delle loro vite; tutte vittime, dunque, di femminicidio. La violenza maschile è la prima causa di morte per le donne in tutta Europa e nel mondo. Nel nostro continente ogni giorno 7 donne vengono uccise dai propri partner o ex partner. In Italia solo nel 2010 i casi di femminicidio sono stati 127: il 6,7% in più rispetto all’anno precedente. Di queste, 114 sono state uccise da membri della famiglia. In particolare, 68 sono state uccise dal partner e 29 dall’ex partner. Dunque, in più della metà dei casi il femminicidio è stato commesso nell’ambito di una relazione sentimentale, in corso o appena terminata, per mano del coniuge, convivente, fidanzato o ex. Il più delle volte l’uccisione è avvenuta in casa. La maggior parte delle vittime è italiana (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%).

Femminicidio

di Claudia Romeo per Femminismi-donne di Fano-Pesaro-Urbino

analisi di un fenomeno da conoscere per sconfiggerlo

I dati del 2011 non sono stati ancora pubblicati, ma il numero di donne uccise è stato purtroppo ancora una volta alto. Il 2012, come già detto, è iniziato tragicamente, facciamo qualche esempio: Rosetta Trovato, 38 anni, uccisa dal marito, strangolata davanti alla figlia; Stefania Mighali, 40 anni, uccisa a coltellate dal marito che subito dopo ha appiccato il fuoco alla casa sterminando la famiglia; Antonella Riotino, 21 anni, picchiata, strangolata e sgozzata dall’ex fidanzato diciannovenne.Davanti ad una violenza di questo genere l’indignazione non basta, bisogna analizzare il fenomeno, capirlo e fare di tutto perché non ci siano più vittime.Si parla di femminicidio per evidenziare come le forme più estreme di violenza contro le donne derivino dall’accettazione, da parte delle Istituzioni e in generale dell’opinione pubblica, di una cultura patriarcale che svalorizza il ruolo della donna e non ne riconosce la dignità di persone, né ne garantisce il godimento pieno ed effettivo dei diritti fondamentali, come il diritto di autonomia o lo stesso diritto alla vita.E allora bisogna capire le infinite trappole del patriarcato e cominciare a decostruirle. Le pubblicità e i media ci offrono continuamente immagini di donne stereotipate: la suddivisione tra brave casalinghe o oggetti sessuali ne è un esempio. Solo pensando a pubblicità di questo

periodo, troviamo doppi sensi basati sulle escort e le macchine, sulle macchine e le donne che invitano il consumatore a provarle, bocche di donne truccatissime che tengono fra le labbra cibi di varia natura.

La parola femminicidio indica le forme più estreme di violenza

contro le donne, frutto di una cultura patriarcale

Gli esempi sarebbero infiniti e la verità è che spesso non ci accorgiamo neanche di quanto veniamo continuamente svilite da tutte le parti. Un esempio calzante su questo versante è la pubblicità della festa del Partito Democratico della scorsa estate che aveva come slogan “il vento cambia”.Ne esisteva una versione maschile ed una femminile: nella prima il protagonista era un uomo d’affari a cui il vento faceva svolazzare la cravatta, nella seconda una donna con gonna corta a cui il vento lasciava le gambe scoperte.

Cosa c’entra tutto questo con il femminicidio? I dati di letteratura indicano chiaramente che, ogni volta che le donne vengono svilite nella loro dignità di essere umano o descritte come oggetto sessuale, diventano uccidibili.E i giornali che davanti ai femminicidi continuano a vittimizzare anche la figura dell’assassino, che cercano un movente per poi in realtà cercare un’attenuante, che parlano di raptus, di gelosia, di motivi passionali, danneggiano tutta l’umanità perché i diritti delle donne sono i diritti dell’umanità, perché l’amore non è possesso dell’altra persona, perché la passione non spinge ad uccidere. Le parole sono importantissime perché concorrono a creare l’immaginario collettivo e le conseguenti azioni.C’è anche una responsabilità del nostro Paese in tutti questi crimini, infatti, a livello mondiale siamo al 74° posto per

Un’altra grossa responsabilità a livello istituzionale è rappresentata dal fatto che molto spesso si tratta di femminicidi annunciati perché le vittime avevano già chiesto aiuto alle forze dell’ordine, come nel caso di Antonella Riotino.Serve consapevolezza da parte di tutta la società civile e servono atti concreti

e leggi sulle discriminazioni di genere da parte delle istituzioni pubbliche. Servirebbe una presenza culturale nelle scuole e sul territorio nell’ottica di uno sviluppo del rapporto fra i generi costruito su rispetto e valorizzazione della diversità... un lavoro collettivo supportato e sponsorizzato dal pubblico.

di Filippo Mattioli

se una banca gioca 50 milioni di Dollari su uno strumento di investimento in posizione di leva 50, sarebbe come se guadagni e perdite siano calcolate su un montante di 2,5 MILIARDI di Dollari!! E, se le cose van male, l’intero patrimonio di quella banca andrà intaccato... Chi sono i responsabili? BANCHE d’ AFFARI e GOVERNI, come abbiamo visto. Questi cercano di coprire i propri deficit (aiuti a banche e cattiva gestione interna), spennando il popolo che perde così il proprio potere d’ acquisto. A sua volta, il popolo consuma meno, le aziende non vengono più sostenute dal sistema bancario, perché a loro volta questo alle prese con i propri guai, il tutto amplificato da nuovi sistemi valutari deficitari (Euro) ed abitudini locali deleterie (il pagherò tipico italico..), ed ecco il micidiale cocktail con effetti devastanti per tutti noi. Come difendere i patrimoni? La situazione per le autorità sta sfuggendo di mano: decreti e piani per un vero sviluppo non se ne vedono, sia per mancanza di fondi sia per incapacità decisionale. Difficile fare ripresa con percentuali del 40% di spesa pubblica superiori al pil...Resta un’ ultima soluzione: stampare denaro all’ infinito. Con più denaro in circolazione, i leaders credono di sistemare le cose e i popoli son felici di questo. Le banche centrali di USA e Giappone lo stanno facendo da anni, all’ appello manca solamente la nostra BCE. Maggiori saranno i problemi che avrà la nostra economia, e maggior denaro sarà stampato. Però, sarà ancor più veloce il processo di perdita di valore delle valute, e meno beni la popolazione potrà comprare con le proprie banconote... . Tutto con graduale vantaggio forse verso un bene che non è una materia prima ma che rappresenta una vera e propria valuta alternativa, che si chiama ORO?

Page 7: La Bussola n°10

La Bussola - Febbraio 2012 76 La Bussola - Febbraio 2012

D I R I T T I U M A N I I N O S T R I R I S PA R M I

Le Crisi Sistemichecome tutelare i nostri risparmi

Crisi come quella che stiamo vivendo incidono nelle coscienze di ognuno di noi. Fanno riflettere sul perché nascono, chi ne sono i responsabili e come cercare di difendere al meglio i nostri patrimoni in tempi particolari e difficili come quelli attuali. Vediamo di cercare di dar risposta ad ognuno dei 3 interrogativi sopra evidenziati. Perché nascono? Semplicemente per l’avidità di chi ha il mandato di emanare leggi (governi) e di chi ha quello di gestire le attività di aziende e privati (banche). Se tali poteri vengono mal gestiti e finalizzati al difendere quasi esclusivamente l’interesse di pochi, la conseguenza è quella poi di devastare gli equilibri economici mondiali.

La Crisi attuale nasce ad inizio 2007: si cerca di lucrare sui mutui concessi

Crisi - Perché si ripresentano Chi ne sono i responsabili - Come difenderci

le pari opportunità.Ne è prova il fatto che i dati sul femminicidio vengono raccolti ed analizzati dal 2005 dalle volontarie della Casa delle donne di Bologna. Ad oggi non esiste ancora un osservatorio nazionale che potrebbe fare tantissimo per l’analisi, la prevenzione e per lo sviluppo delle pari opportunità.

con poche, o nessuna, garanzie ai comuni privati. Questi prestiti vengono trasformati in titoli o derivati, e diventano oggetto di compravendite e speculazioni. Ma il loro valore crolla nel momento in cui il mercato immobiliare americano inizia a scendere, creando buchi devastanti nei bilanci delle banche USA. Tutto ciò viene amplificato dal cosiddetto leverage, la leva finanziaria che permette ancor oggi agli operatori di vendere o comprare sino ad un massimo di 50 volte tanto la propria disponibilità. Dopo quasi 5 anni le cose non sono cambiate: anzi, le grandi banche d’affari fanno utili quasi esclusivamente su questa attività di speculazione, altamente remunerativa ma allo stesso tempo simile ad una bomba ad orologeria. Sì, e vi faccio un esempio:

Il 2011 si è chiuso in un modo terribile: il 27 dicembre a Licodia Eubea (CT) è stata uccisa una giovane donna, Stefania Noce, dal suo ex fidanzato che nella sua lucida furia omicida ha ucciso anche il nonno di lei e ferito la nonna accorsi ad aiutare la nipote, oltre ad aver manomesso i freni della macchina della madre.

Stefania è una vittima di femminicidio.Il 2012 è iniziato nel peggiore dei modi, si contano già dodici donne uccise nei primi quindici giorni del mese di gennaio. Tutte uccise per mano di uomini che pensavano di poter disporre delle loro vite; tutte vittime, dunque, di femminicidio. La violenza maschile è la prima causa di morte per le donne in tutta Europa e nel mondo. Nel nostro continente ogni giorno 7 donne vengono uccise dai propri partner o ex partner. In Italia solo nel 2010 i casi di femminicidio sono stati 127: il 6,7% in più rispetto all’anno precedente. Di queste, 114 sono state uccise da membri della famiglia. In particolare, 68 sono state uccise dal partner e 29 dall’ex partner. Dunque, in più della metà dei casi il femminicidio è stato commesso nell’ambito di una relazione sentimentale, in corso o appena terminata, per mano del coniuge, convivente, fidanzato o ex. Il più delle volte l’uccisione è avvenuta in casa. La maggior parte delle vittime è italiana (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%).

Femminicidio

di Claudia Romeo per Femminismi-donne di Fano-Pesaro-Urbino

analisi di un fenomeno da conoscere per sconfiggerlo

I dati del 2011 non sono stati ancora pubblicati, ma il numero di donne uccise è stato purtroppo ancora una volta alto. Il 2012, come già detto, è iniziato tragicamente, facciamo qualche esempio: Rosetta Trovato, 38 anni, uccisa dal marito, strangolata davanti alla figlia; Stefania Mighali, 40 anni, uccisa a coltellate dal marito che subito dopo ha appiccato il fuoco alla casa sterminando la famiglia; Antonella Riotino, 21 anni, picchiata, strangolata e sgozzata dall’ex fidanzato diciannovenne.Davanti ad una violenza di questo genere l’indignazione non basta, bisogna analizzare il fenomeno, capirlo e fare di tutto perché non ci siano più vittime.Si parla di femminicidio per evidenziare come le forme più estreme di violenza contro le donne derivino dall’accettazione, da parte delle Istituzioni e in generale dell’opinione pubblica, di una cultura patriarcale che svalorizza il ruolo della donna e non ne riconosce la dignità di persone, né ne garantisce il godimento pieno ed effettivo dei diritti fondamentali, come il diritto di autonomia o lo stesso diritto alla vita.E allora bisogna capire le infinite trappole del patriarcato e cominciare a decostruirle. Le pubblicità e i media ci offrono continuamente immagini di donne stereotipate: la suddivisione tra brave casalinghe o oggetti sessuali ne è un esempio. Solo pensando a pubblicità di questo

periodo, troviamo doppi sensi basati sulle escort e le macchine, sulle macchine e le donne che invitano il consumatore a provarle, bocche di donne truccatissime che tengono fra le labbra cibi di varia natura.

La parola femminicidio indica le forme più estreme di violenza

contro le donne, frutto di una cultura patriarcale

Gli esempi sarebbero infiniti e la verità è che spesso non ci accorgiamo neanche di quanto veniamo continuamente svilite da tutte le parti. Un esempio calzante su questo versante è la pubblicità della festa del Partito Democratico della scorsa estate che aveva come slogan “il vento cambia”.Ne esisteva una versione maschile ed una femminile: nella prima il protagonista era un uomo d’affari a cui il vento faceva svolazzare la cravatta, nella seconda una donna con gonna corta a cui il vento lasciava le gambe scoperte.

Cosa c’entra tutto questo con il femminicidio? I dati di letteratura indicano chiaramente che, ogni volta che le donne vengono svilite nella loro dignità di essere umano o descritte come oggetto sessuale, diventano uccidibili.E i giornali che davanti ai femminicidi continuano a vittimizzare anche la figura dell’assassino, che cercano un movente per poi in realtà cercare un’attenuante, che parlano di raptus, di gelosia, di motivi passionali, danneggiano tutta l’umanità perché i diritti delle donne sono i diritti dell’umanità, perché l’amore non è possesso dell’altra persona, perché la passione non spinge ad uccidere. Le parole sono importantissime perché concorrono a creare l’immaginario collettivo e le conseguenti azioni.C’è anche una responsabilità del nostro Paese in tutti questi crimini, infatti, a livello mondiale siamo al 74° posto per

Un’altra grossa responsabilità a livello istituzionale è rappresentata dal fatto che molto spesso si tratta di femminicidi annunciati perché le vittime avevano già chiesto aiuto alle forze dell’ordine, come nel caso di Antonella Riotino.Serve consapevolezza da parte di tutta la società civile e servono atti concreti

e leggi sulle discriminazioni di genere da parte delle istituzioni pubbliche. Servirebbe una presenza culturale nelle scuole e sul territorio nell’ottica di uno sviluppo del rapporto fra i generi costruito su rispetto e valorizzazione della diversità... un lavoro collettivo supportato e sponsorizzato dal pubblico.

di Filippo Mattioli

se una banca gioca 50 milioni di Dollari su uno strumento di investimento in posizione di leva 50, sarebbe come se guadagni e perdite siano calcolate su un montante di 2,5 MILIARDI di Dollari!! E, se le cose van male, l’intero patrimonio di quella banca andrà intaccato... Chi sono i responsabili? BANCHE d’ AFFARI e GOVERNI, come abbiamo visto. Questi cercano di coprire i propri deficit (aiuti a banche e cattiva gestione interna), spennando il popolo che perde così il proprio potere d’ acquisto. A sua volta, il popolo consuma meno, le aziende non vengono più sostenute dal sistema bancario, perché a loro volta questo alle prese con i propri guai, il tutto amplificato da nuovi sistemi valutari deficitari (Euro) ed abitudini locali deleterie (il pagherò tipico italico..), ed ecco il micidiale cocktail con effetti devastanti per tutti noi. Come difendere i patrimoni? La situazione per le autorità sta sfuggendo di mano: decreti e piani per un vero sviluppo non se ne vedono, sia per mancanza di fondi sia per incapacità decisionale. Difficile fare ripresa con percentuali del 40% di spesa pubblica superiori al pil...Resta un’ ultima soluzione: stampare denaro all’ infinito. Con più denaro in circolazione, i leaders credono di sistemare le cose e i popoli son felici di questo. Le banche centrali di USA e Giappone lo stanno facendo da anni, all’ appello manca solamente la nostra BCE. Maggiori saranno i problemi che avrà la nostra economia, e maggior denaro sarà stampato. Però, sarà ancor più veloce il processo di perdita di valore delle valute, e meno beni la popolazione potrà comprare con le proprie banconote... . Tutto con graduale vantaggio forse verso un bene che non è una materia prima ma che rappresenta una vera e propria valuta alternativa, che si chiama ORO?

Page 8: La Bussola n°10

La Bussola - Febbraio 2012 98 La Bussola - Febbraio 2012

D E M O C R A Z I A PA R T E C I PAT I VA R A C C O LTA D I F F E R E N Z I ATA

Saltara un comune anti-riciclone

di Rodolfo Santini

Il Coordinamento Provinciale “La Salute ci Riguarda” ci ha inviato il seguente comunicato che pubblichiamo integralmente

la Provincia di Pesaro-Urbino è l’ultima in classifica, fra le

province marchigiane, in merito alla percentuale di raccolta

differenziata

Girando per le vie del Comune di Saltara, in particolare nelle vie della ormai più popololosa frazione di Calcinelli, ultimamente si nota un certo fenomeno, in corrispondenza di quelle che vengono indicate come Isole ecologiche: mucchi di rifiuti vengono depositati fuori dai cassonetti ivi predisposti, per una raccolta differenziata di prima generazione, fondata sul buon senso civico della gente; cassonetti della carta, della plastica e del vetro, puntualmente pieni, attorniati da sacchetti riposti alla rinfusa se non addirittura materiale buttato alla meno peggio.Fermo restando che è un fenomeno che si manifesta prevalentemente in questo comune, in quanto negli altri confinanti è da tempo attiva la raccolta differenziata, si potrebbe dedurre che gli abitanti di Saltara-Calcinelli e dintorni sono degli emeriti incivili. Non credo che sia così ma penso che i cittadini vadano educati, aiutati a capire ed apprezzare gli sforzi imposti dal vivere comune e soprattutto premiati per lo sforzo di selezionare i rifiuti prodotti in casa, con un ritorno economico (bollette meno pesanti).Credo anche che una certa responsabilità sia da individuare nell’amministrazione comunale che ha dimostrato scarsa sensibilità sul problema della raccolta differenziata.

Come si gestiscono i rifuti a Saltara

Occorre educare il cittadino alla differenziazione puntuale e precisa di ogni prodotto non più necessario, separando la carta, l’alluminio, il vetro, la plastica, ecc., insomma trasformarsi in artigiani del riciclo, sapendo che il tutto serve alle nuove generazioni e soprattutto serve per risparmiare e difendere l’ambiente.Quindi necessitano assemblee di quartiere, il coinvolgimento delle scuole e delle associazioni che fruiscono di contributi pubblici , opuscoli con illustrazioni di facile lettura, insomma sensibilizzazione a tutti i livelli.

Non possiamo continuare a sotterrare nelle discariche materiale prezioso che dovrà essere prodotto nuovamente utilizzando altra materia prima, ormai limitata se non esaurita, fermo restando che le discariche fra qualche anno saranno sature. L’alternativa sarebbero gli inceneritori, ma questi sono produttori di sostanza altamente inquinanti (diossina, nanoparticelle) oltre che di profitti enormi dei proprietari Alzando lo sguardo verso la situazione nella regione Marche, ci si accorge che la Provincia di Pesaro e Urbino su questo problema è l’ultima fra le provincie in ordine alla differenzazione del materiale conferito in discarica. Su di una percentuale regionale che si

attesta al 41,3%, la provincia di Pesaro è al 34,18% della differenziata (altro che provincia felice, come da propaganda); Saltara è al 16,49% per il 2010, quindi comune FUORILEGGE. Secondo le norme vigenti, per l’anno 2010 si doveva arrivare ad una percentuale del 50%, al 60% nel 2011 e 65% nel 2012; quei comuni che hanno raggiunto la quota, beneficeranno di una riduzione del tributo speciale per il conferimento in discarica, mentre gli altri, che non hanno raggiunto l’obiettivo, avranno una penale sulle bollette del 20%, (cosiddetta Ecotassa), che incide sulle nostre bollette per complessivi Euro 75.912,00. E non solo; i comuni ricicloni, come ad esempio Montelupone nel maceratese, hanno raggiunto una percentuale dell’80,75 di raccolta differenziata col sistema porta a porta spinto e la regione Marche ha messo a loro disposizione un fondo di 120.000,00

euro.E non è finita qui. Il sistema adottato da questi Comuni ricicloni determina anche una riduzione delle tariffe, in quanto il differenziato viene ovviamente venduto (vetro, plastica, carta, ecc.) ed i ricavi vanno ad incidere direttamente sulle bollette; inoltre la minor quantità del materiale che si conferisce in discarica determina un abbattimento dei costi a dimostrazione che la tesi secondo la quale la raccolta porta a porta è più costosa, è priva di ogni fondamento. Sappiamo che l’amministrazione comunale ha conferito un incarico ad un professionista del ramo, Ing. Valentini di Pesaro, dello studio Wastelab (laddove coinvolto, ha sostenuto la raccolta differenziata spinta) per studiare la proposta di ASET Spa, fatta al comune di Saltara, dietro un compenso di Euro 2.000,00.Non è ben chiaro lo scopo né l’esito della consulenza, considerato che altri comuni hanno già adottato il progetto ASET che dovrebbe partire in questo comune, dopo tanti rinvii, nella primavera del 2012.

Ospedale unico, riqualificazione dell’esistente o “opzione zero”?

A Fano oltre 120 persone hanno affollato l’Aula Magna dell’ITC Battisti in occasione dell’incontro pubblico organizzato il 26 gennaio scorso dal Coordinamento provinciale La Salute ci Riguarda.Alla presenza di molti cittadini e rappresentanti di associazioni è emersa la fotografia di una sanità provinciale su cui sembrano allungarsi ogni giorno di più le ombre di decisioni verticistiche e incomprensibili.

Troppe le domande ancora prive di risposta: prima fra tutte, in tempi di crisi, come verrebbero sostenute le spese di una nuova struttura ospedaliera che si vorrebbe far sorgere in un’area privata, poco accessibile, vincolata, e con reti non adeguate, e quale sarà la sorte degli ospedali di rete sul territorio.Il Coordinamento, dopo aver delineato il sistema sanitario marchigiano e la sua attuale dotazione di posti letto, ha spiegato le conseguenze del processo di aziendalizzazione della sanità e in

particolare dell’Ospedale Santa Croce di Fano, ha descritto le possibili forme di finanziamento per costruire il nuovo ospedale provinciale e i rischi del project financing , e ha valutato i criteri che hanno portato alla localizzazione di un ospedale unico a Fosso Sejore.

Secondo il Coordinamento quasi tutti i malanni che il nuovo ospedale dovrebbe curare – e cioè gli sprechi di risorse, i doppi reparti, le liste d’attesa troppo lunghe e le fughe dei pazienti in altre regioni - potrebbero essere guariti fin da subito con la riorganizzazione e soprattutto con la reale integrazione tra i reparti.Dunque alla politica si chiede prima di tutto di dimostrare con dati certi che costruire un Ospedale unico è più vantaggioso della ristrutturazione degli ospedali esistenti, e poi di spiegare perché scegliendo Fosso Sejore patrimoni comuni come l’ambiente o l’economia legata al turismo dovrebbero essere danneggiati, e per

quale ragione si dovrebbe chiedere alla comunità di sostenere i maggiori costi necessari per acquisire un area privata o per costruire addirittura una stazione ferroviaria a Fosso Sejore.Particolarmente applaudite tutte le richieste del Coordinamento: maggiore trasparenza e partecipazione, in particolare nella imminente redazione del Piano di Area Vasta e del nuovo Atto aziendale dell’Azienda Marche nord, integrazione reale tra gli ospedali di Fano e di Pesaro, fermo contrasto alla scelta di Fosso Sejore e ad ogni processo di privatizzazione o di riduzione dei posti letto per acuti della provincia.I destinatari delle richieste, tutti assenti nonostante l’invito diffuso pubblicamente dalla stampa, sono l’Assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani, i Sindaci Luca Ceriscioli e Stefano Aguzzi, il Direttore dell’Azienda ospedaliera Marche Nord Aldo Ricci, il Dirigente regionale Carmine Ruta, la Direttrice dell’Area Vasta 1 Maria Capalbo, e i dirigenti dei partiti politici che stanno promuovendo il progetto, primo fra tutti il PD.I prossimi appuntamenti saranno una mobilitazione a Fosso Sejore per dire no alla scelta del sito, e la replica dell’incontro (che si è già tenuto a Pesaro) anche su tutto il territorio provinciale a cominciare da Pergola, Urbino, Cagli e Fossombrone.

Per informazioni sono disponibili il sito”www.lasaluteciriguarda.org”

e l’indirizzo mail ”[email protected].“

COMUNICATO DELLA REDAZIONECi scusiamo con i lettori per l’impossibilità, perdurante ormai da mesi, di scriverci alla caselle e-mail riportate nel nostro giornale fino all’ultimo numero: per problemi tecnici stiamo approntando un nuovo sito web dell’associazione e i precedenti indirizzi mail sono disabilitati. Nel frattempo potete scriverci a: [email protected].

Page 9: La Bussola n°10

La Bussola - Febbraio 2012 98 La Bussola - Febbraio 2012

D E M O C R A Z I A PA R T E C I PAT I VA R A C C O LTA D I F F E R E N Z I ATA

Saltara un comune anti-riciclone

di Rodolfo Santini

Il Coordinamento Provinciale “La Salute ci Riguarda” ci ha inviato il seguente comunicato che pubblichiamo integralmente

la Provincia di Pesaro-Urbino è l’ultima in classifica, fra le

province marchigiane, in merito alla percentuale di raccolta

differenziata

Girando per le vie del Comune di Saltara, in particolare nelle vie della ormai più popololosa frazione di Calcinelli, ultimamente si nota un certo fenomeno, in corrispondenza di quelle che vengono indicate come Isole ecologiche: mucchi di rifiuti vengono depositati fuori dai cassonetti ivi predisposti, per una raccolta differenziata di prima generazione, fondata sul buon senso civico della gente; cassonetti della carta, della plastica e del vetro, puntualmente pieni, attorniati da sacchetti riposti alla rinfusa se non addirittura materiale buttato alla meno peggio.Fermo restando che è un fenomeno che si manifesta prevalentemente in questo comune, in quanto negli altri confinanti è da tempo attiva la raccolta differenziata, si potrebbe dedurre che gli abitanti di Saltara-Calcinelli e dintorni sono degli emeriti incivili. Non credo che sia così ma penso che i cittadini vadano educati, aiutati a capire ed apprezzare gli sforzi imposti dal vivere comune e soprattutto premiati per lo sforzo di selezionare i rifiuti prodotti in casa, con un ritorno economico (bollette meno pesanti).Credo anche che una certa responsabilità sia da individuare nell’amministrazione comunale che ha dimostrato scarsa sensibilità sul problema della raccolta differenziata.

Come si gestiscono i rifuti a Saltara

Occorre educare il cittadino alla differenziazione puntuale e precisa di ogni prodotto non più necessario, separando la carta, l’alluminio, il vetro, la plastica, ecc., insomma trasformarsi in artigiani del riciclo, sapendo che il tutto serve alle nuove generazioni e soprattutto serve per risparmiare e difendere l’ambiente.Quindi necessitano assemblee di quartiere, il coinvolgimento delle scuole e delle associazioni che fruiscono di contributi pubblici , opuscoli con illustrazioni di facile lettura, insomma sensibilizzazione a tutti i livelli.

Non possiamo continuare a sotterrare nelle discariche materiale prezioso che dovrà essere prodotto nuovamente utilizzando altra materia prima, ormai limitata se non esaurita, fermo restando che le discariche fra qualche anno saranno sature. L’alternativa sarebbero gli inceneritori, ma questi sono produttori di sostanza altamente inquinanti (diossina, nanoparticelle) oltre che di profitti enormi dei proprietari Alzando lo sguardo verso la situazione nella regione Marche, ci si accorge che la Provincia di Pesaro e Urbino su questo problema è l’ultima fra le provincie in ordine alla differenzazione del materiale conferito in discarica. Su di una percentuale regionale che si

attesta al 41,3%, la provincia di Pesaro è al 34,18% della differenziata (altro che provincia felice, come da propaganda); Saltara è al 16,49% per il 2010, quindi comune FUORILEGGE. Secondo le norme vigenti, per l’anno 2010 si doveva arrivare ad una percentuale del 50%, al 60% nel 2011 e 65% nel 2012; quei comuni che hanno raggiunto la quota, beneficeranno di una riduzione del tributo speciale per il conferimento in discarica, mentre gli altri, che non hanno raggiunto l’obiettivo, avranno una penale sulle bollette del 20%, (cosiddetta Ecotassa), che incide sulle nostre bollette per complessivi Euro 75.912,00. E non solo; i comuni ricicloni, come ad esempio Montelupone nel maceratese, hanno raggiunto una percentuale dell’80,75 di raccolta differenziata col sistema porta a porta spinto e la regione Marche ha messo a loro disposizione un fondo di 120.000,00

euro.E non è finita qui. Il sistema adottato da questi Comuni ricicloni determina anche una riduzione delle tariffe, in quanto il differenziato viene ovviamente venduto (vetro, plastica, carta, ecc.) ed i ricavi vanno ad incidere direttamente sulle bollette; inoltre la minor quantità del materiale che si conferisce in discarica determina un abbattimento dei costi a dimostrazione che la tesi secondo la quale la raccolta porta a porta è più costosa, è priva di ogni fondamento. Sappiamo che l’amministrazione comunale ha conferito un incarico ad un professionista del ramo, Ing. Valentini di Pesaro, dello studio Wastelab (laddove coinvolto, ha sostenuto la raccolta differenziata spinta) per studiare la proposta di ASET Spa, fatta al comune di Saltara, dietro un compenso di Euro 2.000,00.Non è ben chiaro lo scopo né l’esito della consulenza, considerato che altri comuni hanno già adottato il progetto ASET che dovrebbe partire in questo comune, dopo tanti rinvii, nella primavera del 2012.

Ospedale unico, riqualificazione dell’esistente o “opzione zero”?

A Fano oltre 120 persone hanno affollato l’Aula Magna dell’ITC Battisti in occasione dell’incontro pubblico organizzato il 26 gennaio scorso dal Coordinamento provinciale La Salute ci Riguarda.Alla presenza di molti cittadini e rappresentanti di associazioni è emersa la fotografia di una sanità provinciale su cui sembrano allungarsi ogni giorno di più le ombre di decisioni verticistiche e incomprensibili.

Troppe le domande ancora prive di risposta: prima fra tutte, in tempi di crisi, come verrebbero sostenute le spese di una nuova struttura ospedaliera che si vorrebbe far sorgere in un’area privata, poco accessibile, vincolata, e con reti non adeguate, e quale sarà la sorte degli ospedali di rete sul territorio.Il Coordinamento, dopo aver delineato il sistema sanitario marchigiano e la sua attuale dotazione di posti letto, ha spiegato le conseguenze del processo di aziendalizzazione della sanità e in

particolare dell’Ospedale Santa Croce di Fano, ha descritto le possibili forme di finanziamento per costruire il nuovo ospedale provinciale e i rischi del project financing , e ha valutato i criteri che hanno portato alla localizzazione di un ospedale unico a Fosso Sejore.

Secondo il Coordinamento quasi tutti i malanni che il nuovo ospedale dovrebbe curare – e cioè gli sprechi di risorse, i doppi reparti, le liste d’attesa troppo lunghe e le fughe dei pazienti in altre regioni - potrebbero essere guariti fin da subito con la riorganizzazione e soprattutto con la reale integrazione tra i reparti.Dunque alla politica si chiede prima di tutto di dimostrare con dati certi che costruire un Ospedale unico è più vantaggioso della ristrutturazione degli ospedali esistenti, e poi di spiegare perché scegliendo Fosso Sejore patrimoni comuni come l’ambiente o l’economia legata al turismo dovrebbero essere danneggiati, e per

quale ragione si dovrebbe chiedere alla comunità di sostenere i maggiori costi necessari per acquisire un area privata o per costruire addirittura una stazione ferroviaria a Fosso Sejore.Particolarmente applaudite tutte le richieste del Coordinamento: maggiore trasparenza e partecipazione, in particolare nella imminente redazione del Piano di Area Vasta e del nuovo Atto aziendale dell’Azienda Marche nord, integrazione reale tra gli ospedali di Fano e di Pesaro, fermo contrasto alla scelta di Fosso Sejore e ad ogni processo di privatizzazione o di riduzione dei posti letto per acuti della provincia.I destinatari delle richieste, tutti assenti nonostante l’invito diffuso pubblicamente dalla stampa, sono l’Assessore regionale alla Sanità Almerino Mezzolani, i Sindaci Luca Ceriscioli e Stefano Aguzzi, il Direttore dell’Azienda ospedaliera Marche Nord Aldo Ricci, il Dirigente regionale Carmine Ruta, la Direttrice dell’Area Vasta 1 Maria Capalbo, e i dirigenti dei partiti politici che stanno promuovendo il progetto, primo fra tutti il PD.I prossimi appuntamenti saranno una mobilitazione a Fosso Sejore per dire no alla scelta del sito, e la replica dell’incontro (che si è già tenuto a Pesaro) anche su tutto il territorio provinciale a cominciare da Pergola, Urbino, Cagli e Fossombrone.

Per informazioni sono disponibili il sito”www.lasaluteciriguarda.org”

e l’indirizzo mail ”[email protected].“

COMUNICATO DELLA REDAZIONECi scusiamo con i lettori per l’impossibilità, perdurante ormai da mesi, di scriverci alla caselle e-mail riportate nel nostro giornale fino all’ultimo numero: per problemi tecnici stiamo approntando un nuovo sito web dell’associazione e i precedenti indirizzi mail sono disabilitati. Nel frattempo potete scriverci a: [email protected].

Page 10: La Bussola n°10

La Bussola - Febbraio 2012 1110 La Bussola - Febbraio 2012

I N B R E V E I N B R E V E

BioCasa di Claudia Romeo

Il libro

Il film di Walter Bisello

Generalmente ricorro a due tipi di ricette, entrambe sono adatte per superfici di ogni genere (vetri, acciaio, mobili). A voi la scelta:1. Per 500 ml servono: 100 ml di alcool per liquori, 400 ml di acqua filtrata o distillata, 8-10 gocce di detersivo per i piatti, qualche goccia di olio essenziale a scelta. Miscelare il tutto in uno spruzzino.Il detergente è molto piacevole

Ci stanno rubando l’acqua? Dopo millenni di accesso libero alla risorsa vitale, dopo oltre un secolo di acquedotti pubblici, l’imposizione per legge della privatizzazione sta tentando di distruggere uno dei pilastri della vita sociale. È possibile arrestare questa deriva?Nel mondo è proprio l’Italia ad avere il primato negativo in fatto di disciplina dei servizi idrici e di privatizzazione. Ma contro l’apparenza, non è tutto perduto.Come è possibile, con le norme esistenti, mantenere la gestione dell’acqua sotto il controllo pubblico? È la domanda centrale a cui il libro vuole rispondere.Partendo da pochi principi universali anche in Italia si può delineare uno

TRAMAIl protagonista Cheyenne, facoltoso ex-divo musicale rock, interpretato da un sempre talentuoso Sean Penn, segnato dal suicidio di un suo fan, parte per gli Stati Uniti al capezzale del padre moribondo, con cui era in disaccordo, con la speranza di riconciliarsi, tuttavia arrivando troppo tardi. Cheyenne realizza quanto ebbe a soffrire il padre per mano di un criminale nazista durante la prigionia ad Auschwitz. Deciso a vendicarlo si mette a caccia di quest’ultimo, sapendo che l’ex-nazista si nasconde da qualche parte negli Stati Uniti. Durante la ricerca Cheyenne farà molti incontri, che lo porranno in relazione ad alcuni eventi ed attraverso un delicato percorso personale di fronte a delle scelte radicali.RECENSIONEL’autore e regista Paolo Sorrentino nei suoi films precedenti (“L’Uomo in Più”, “Le Conseguenze dell’ Amore” e “L’amico di Famiglia”) ha descritto con rara sensibilità il “come” vengano vissuti i momenti: ogni singolo ed unico momento è fatto di “piccoli gesti” con immensi

Detergente Universale

Uno statuto per l’acqua a portata di votoMarco Manunta

This must be the placeregia Paolo Sorrentino

perché profumato e, usando acqua filtrata o distillata, non lascerà aloni.

2. Per 500 ml servono: 200 ml di aceto bianco e 300 ml di acqua filtrata o distillata da miscelare in uno spruzzino.Questo tipo di detergente non va usato su marmo, pietre, legno cotto e tutte le superfici per le quali è sconsigliato l’uso di sostanze acide.

Statuto per l’acqua, largamente condiviso, che non è utopia, ma prima di tutto realtà vissuta.La valorizzazione dei principi costituzionali più vicini ai reali bisogni delle persone, la diffusione della conoscenza di importanti sentenze, l’impiego delle nuove opportunità offerte dall’Unione Europea e, soprattutto, la consapevolezza dei propri diritti e responsabilità da parte dei cittadini sono ingredienti sufficienti a costruire un quadro di riferimento sicuro per la gestione del più importante dei beni comuni.Dopo un meticoloso lavoro di valutazione e integrazione delle norme nazionali ed europee, Marco Manunta propone una soluzione

significati, in cui la trama è sempre stata solo accennata e l’intensità delle emozioni diventano assolute protagoniste, dominando così la scena. Al contrario ogni “grande gesto” esita in tragedia. Brevi ed illusori sono i momenti di felicità vissuti dai personaggi, sempre con una sottesa e potente disillusione, una sorta di invadente presenza, cui lo spettatore non può sottrarsi. I finali rassicuranti non sembrano previsti, presupponendo che la felicità non sia presente nel destino umano, ed i protagonisti solitamente nei films di Sorrentino acquisiscono solo una più profonda autoconsapevolezza, una amara profonda autoconsapevolezza senza alcuna risoluzione delle proprie problematiche, in cui il geniale tocco surreale della messinscena la rende paradossalmente più presente. Pertanto in “This Must be the Place” non riconosco il nostro Sorrentino ed il finale buonista conferma come sia una cine-confezione adattata per il grande pubblico (ammissione dello stesso

regista). Perde vigore sul registro “on the road”, in cui i panorami americani non impreziosiscono l’avvicendarsi delle immagini (quadretti paesaggistici, a volte rasentanti i dipinti di Hopper). Per noi europei tale visione entusiastica dell’ immaginario d’oltreoceano si era già chiusa nella seconda metà degli anni settanta. Il regista sembra il classico provinciale abbagliato dalle luci di una grande metropoli “distraendosi” dalle psico-dinamiche della sofferenza di Cheyenne, per cui lo scorrere del tempo del protagonista, ritenendosi responsabile, sembra essersi fermato dal momento del suicidio di un suo giovane fan, a causa del testo di una sua canzone di successo. Applausi a scena aperta per le perle di saggezza sparse dal regista, deliziandoci puntualmente in ogni suo film e nel suo libro “Hanno Tutti Ragione”, pubblicato nel 2010 dalla Feltrinelli. Ovviamente il geniale talento ed intuizione come sceneggiatore e registasono innegabili, pertanto sottolineo l’importanza che ritorni in patria, dato che l’Italia must be his place.

Si consideri che ASET Spa è una società per azioni, a capitale pubblico, di proprietà del 97% circa del comune di Fano, con tanto di consiglio di amministrazione. Presidente, vice, consiglieri costano 80.000 euro circa all’anno, solo questi. Poi c’è il personale dipendente. In ultima analisi, noi paghiamo le tasse per la raccolta della N.U. al comune di Fano (605.000 euro per l’anno 2011, con un aumento incomprensibile del 9% rispetto al 2010???) in quanto l’amministrazione comunale, dopo due anni e mezzo di completa inattività, ha deciso di confermare a questa società l’incarico di cui trattasi dal 1° gennaio c.a. e per ulteriori sette anni, come stabilito con deliberazione consiliare n.75 del novembre ultimo scorso per la raccolta differenziata col sistema porta a porta integrato di prossimità. Tradotto nella pratica, significa che alcuni prodotti, come ad esempio la carta, la plastica, il vetro, continueranno ad essere raccolti in cassonetti posti sulla strada, mentre altri prodotti, come l’umido ed il secco,

saranno raccolti in ogni casa.Nella deliberazione citata si fa riserva di approvare la c.d. carta dei servizi in un secondo momento??? Tale carta prevede punti di raccolta, frequenza, modalità, tipi di raccoglitori, ecc). Vien da chiedersi su che base è stato approvato il contratto con ASET, dal momento che è privo di questo importante documento. Sarebbe come aver comperato una macchina senza conoscere la cilindrata, le prestazioni, l’alimentazione, ecc.Si consideri che ASET gestisce anche la discarica di Monteschiantello e fa pagare 90 euro x t. a coloro che vogliono conferire la N.U. Mi pare di cogliere un certo conflitto di interesse: da una parte si fa promotore della raccolta porta a porta, dall’altra fa profitti sulla discarica, con l’indifferenziato!!!Sarebbe interessante conoscere comunque su che base è stata fatta questa scelta, dal momento che la Consulta per l’ambiente, organismo consultivo comunale, a cui è stata

sottoposta la proposta, si era espressa in maniera negativa sull’affidamento ad ASET, la cui convenzione sarebbe scaduta nel 2012.Per esperienza già maturata dai comuni più sensibili al problema ambientale, l’unica risposta veramente efficace, per ciò che attiene la raccolta differenziata, si ha col sistema porta a porta spinto, senza ulteriori cassonetti di prossimità, che possono dare l’alibi, ai soliti incivili, di continuare nella attività di smaltimento senza alcuna forma di selezione.È comprovato che con la raccolta c.d. porta a porta, con cassonetti di prossimità, difficilmente si raggiunge il 50%, mentre nell’altro caso, si possono raggiungere percentuali vicine all’ 80%.Credo di poter concludere con una forte esortazione agli amministratori pubblici perché prestino più attenzione alle esigenze della collettività amministrata e si curino con più oculatezza delle spese da accollare alla cittadinanza, dimostrando di essere all’altezza di gestire la cosa pubblica con una sana e

giuridica che consente il controllo interamente pubblico del servizio idrico, senza la necessità di alcun intervento legislativo.L’inutile complessità di leggi e di organizzazione creata intorno al bene acqua va superata con pratiche positive e condivise...

Marco Manunta, magistrato presso il Tribunale di Milano, si occupa da anni degli aspetti giuridici che riguardano la gestione dell’acqua, con particolare riguardo al Diritto Internazionale e dell’Unione Europea.Per MC ha già pubblicato vari titoli, tra cui, sempre nella Collana HYDOR, Fuori i mercanti dall’acqua (2001), L’acqua nei codici (2003), Ripubblicizzare l’acqua (2005).

Movimenti Cambiamenti Editrice sas, Collana HYDORpp. 98 – marzo 2010 – 16,00 euro

genere: drammaticodurata: 118 min.

Page 11: La Bussola n°10

La Bussola - Febbraio 2012 1110 La Bussola - Febbraio 2012

I N B R E V E I N B R E V E

BioCasa di Claudia Romeo

Il libro

Il film di Walter Bisello

Generalmente ricorro a due tipi di ricette, entrambe sono adatte per superfici di ogni genere (vetri, acciaio, mobili). A voi la scelta:1. Per 500 ml servono: 100 ml di alcool per liquori, 400 ml di acqua filtrata o distillata, 8-10 gocce di detersivo per i piatti, qualche goccia di olio essenziale a scelta. Miscelare il tutto in uno spruzzino.Il detergente è molto piacevole

Ci stanno rubando l’acqua? Dopo millenni di accesso libero alla risorsa vitale, dopo oltre un secolo di acquedotti pubblici, l’imposizione per legge della privatizzazione sta tentando di distruggere uno dei pilastri della vita sociale. È possibile arrestare questa deriva?Nel mondo è proprio l’Italia ad avere il primato negativo in fatto di disciplina dei servizi idrici e di privatizzazione. Ma contro l’apparenza, non è tutto perduto.Come è possibile, con le norme esistenti, mantenere la gestione dell’acqua sotto il controllo pubblico? È la domanda centrale a cui il libro vuole rispondere.Partendo da pochi principi universali anche in Italia si può delineare uno

TRAMAIl protagonista Cheyenne, facoltoso ex-divo musicale rock, interpretato da un sempre talentuoso Sean Penn, segnato dal suicidio di un suo fan, parte per gli Stati Uniti al capezzale del padre moribondo, con cui era in disaccordo, con la speranza di riconciliarsi, tuttavia arrivando troppo tardi. Cheyenne realizza quanto ebbe a soffrire il padre per mano di un criminale nazista durante la prigionia ad Auschwitz. Deciso a vendicarlo si mette a caccia di quest’ultimo, sapendo che l’ex-nazista si nasconde da qualche parte negli Stati Uniti. Durante la ricerca Cheyenne farà molti incontri, che lo porranno in relazione ad alcuni eventi ed attraverso un delicato percorso personale di fronte a delle scelte radicali.RECENSIONEL’autore e regista Paolo Sorrentino nei suoi films precedenti (“L’Uomo in Più”, “Le Conseguenze dell’ Amore” e “L’amico di Famiglia”) ha descritto con rara sensibilità il “come” vengano vissuti i momenti: ogni singolo ed unico momento è fatto di “piccoli gesti” con immensi

Detergente Universale

Uno statuto per l’acqua a portata di votoMarco Manunta

This must be the placeregia Paolo Sorrentino

perché profumato e, usando acqua filtrata o distillata, non lascerà aloni.

2. Per 500 ml servono: 200 ml di aceto bianco e 300 ml di acqua filtrata o distillata da miscelare in uno spruzzino.Questo tipo di detergente non va usato su marmo, pietre, legno cotto e tutte le superfici per le quali è sconsigliato l’uso di sostanze acide.

Statuto per l’acqua, largamente condiviso, che non è utopia, ma prima di tutto realtà vissuta.La valorizzazione dei principi costituzionali più vicini ai reali bisogni delle persone, la diffusione della conoscenza di importanti sentenze, l’impiego delle nuove opportunità offerte dall’Unione Europea e, soprattutto, la consapevolezza dei propri diritti e responsabilità da parte dei cittadini sono ingredienti sufficienti a costruire un quadro di riferimento sicuro per la gestione del più importante dei beni comuni.Dopo un meticoloso lavoro di valutazione e integrazione delle norme nazionali ed europee, Marco Manunta propone una soluzione

significati, in cui la trama è sempre stata solo accennata e l’intensità delle emozioni diventano assolute protagoniste, dominando così la scena. Al contrario ogni “grande gesto” esita in tragedia. Brevi ed illusori sono i momenti di felicità vissuti dai personaggi, sempre con una sottesa e potente disillusione, una sorta di invadente presenza, cui lo spettatore non può sottrarsi. I finali rassicuranti non sembrano previsti, presupponendo che la felicità non sia presente nel destino umano, ed i protagonisti solitamente nei films di Sorrentino acquisiscono solo una più profonda autoconsapevolezza, una amara profonda autoconsapevolezza senza alcuna risoluzione delle proprie problematiche, in cui il geniale tocco surreale della messinscena la rende paradossalmente più presente. Pertanto in “This Must be the Place” non riconosco il nostro Sorrentino ed il finale buonista conferma come sia una cine-confezione adattata per il grande pubblico (ammissione dello stesso

regista). Perde vigore sul registro “on the road”, in cui i panorami americani non impreziosiscono l’avvicendarsi delle immagini (quadretti paesaggistici, a volte rasentanti i dipinti di Hopper). Per noi europei tale visione entusiastica dell’ immaginario d’oltreoceano si era già chiusa nella seconda metà degli anni settanta. Il regista sembra il classico provinciale abbagliato dalle luci di una grande metropoli “distraendosi” dalle psico-dinamiche della sofferenza di Cheyenne, per cui lo scorrere del tempo del protagonista, ritenendosi responsabile, sembra essersi fermato dal momento del suicidio di un suo giovane fan, a causa del testo di una sua canzone di successo. Applausi a scena aperta per le perle di saggezza sparse dal regista, deliziandoci puntualmente in ogni suo film e nel suo libro “Hanno Tutti Ragione”, pubblicato nel 2010 dalla Feltrinelli. Ovviamente il geniale talento ed intuizione come sceneggiatore e registasono innegabili, pertanto sottolineo l’importanza che ritorni in patria, dato che l’Italia must be his place.

Si consideri che ASET Spa è una società per azioni, a capitale pubblico, di proprietà del 97% circa del comune di Fano, con tanto di consiglio di amministrazione. Presidente, vice, consiglieri costano 80.000 euro circa all’anno, solo questi. Poi c’è il personale dipendente. In ultima analisi, noi paghiamo le tasse per la raccolta della N.U. al comune di Fano (605.000 euro per l’anno 2011, con un aumento incomprensibile del 9% rispetto al 2010???) in quanto l’amministrazione comunale, dopo due anni e mezzo di completa inattività, ha deciso di confermare a questa società l’incarico di cui trattasi dal 1° gennaio c.a. e per ulteriori sette anni, come stabilito con deliberazione consiliare n.75 del novembre ultimo scorso per la raccolta differenziata col sistema porta a porta integrato di prossimità. Tradotto nella pratica, significa che alcuni prodotti, come ad esempio la carta, la plastica, il vetro, continueranno ad essere raccolti in cassonetti posti sulla strada, mentre altri prodotti, come l’umido ed il secco,

saranno raccolti in ogni casa.Nella deliberazione citata si fa riserva di approvare la c.d. carta dei servizi in un secondo momento??? Tale carta prevede punti di raccolta, frequenza, modalità, tipi di raccoglitori, ecc). Vien da chiedersi su che base è stato approvato il contratto con ASET, dal momento che è privo di questo importante documento. Sarebbe come aver comperato una macchina senza conoscere la cilindrata, le prestazioni, l’alimentazione, ecc.Si consideri che ASET gestisce anche la discarica di Monteschiantello e fa pagare 90 euro x t. a coloro che vogliono conferire la N.U. Mi pare di cogliere un certo conflitto di interesse: da una parte si fa promotore della raccolta porta a porta, dall’altra fa profitti sulla discarica, con l’indifferenziato!!!Sarebbe interessante conoscere comunque su che base è stata fatta questa scelta, dal momento che la Consulta per l’ambiente, organismo consultivo comunale, a cui è stata

sottoposta la proposta, si era espressa in maniera negativa sull’affidamento ad ASET, la cui convenzione sarebbe scaduta nel 2012.Per esperienza già maturata dai comuni più sensibili al problema ambientale, l’unica risposta veramente efficace, per ciò che attiene la raccolta differenziata, si ha col sistema porta a porta spinto, senza ulteriori cassonetti di prossimità, che possono dare l’alibi, ai soliti incivili, di continuare nella attività di smaltimento senza alcuna forma di selezione.È comprovato che con la raccolta c.d. porta a porta, con cassonetti di prossimità, difficilmente si raggiunge il 50%, mentre nell’altro caso, si possono raggiungere percentuali vicine all’ 80%.Credo di poter concludere con una forte esortazione agli amministratori pubblici perché prestino più attenzione alle esigenze della collettività amministrata e si curino con più oculatezza delle spese da accollare alla cittadinanza, dimostrando di essere all’altezza di gestire la cosa pubblica con una sana e

giuridica che consente il controllo interamente pubblico del servizio idrico, senza la necessità di alcun intervento legislativo.L’inutile complessità di leggi e di organizzazione creata intorno al bene acqua va superata con pratiche positive e condivise...

Marco Manunta, magistrato presso il Tribunale di Milano, si occupa da anni degli aspetti giuridici che riguardano la gestione dell’acqua, con particolare riguardo al Diritto Internazionale e dell’Unione Europea.Per MC ha già pubblicato vari titoli, tra cui, sempre nella Collana HYDOR, Fuori i mercanti dall’acqua (2001), L’acqua nei codici (2003), Ripubblicizzare l’acqua (2005).

Movimenti Cambiamenti Editrice sas, Collana HYDORpp. 98 – marzo 2010 – 16,00 euro

genere: drammaticodurata: 118 min.

Page 12: La Bussola n°10

facebook: LiberaMente

per inviare articoli o commenti:[email protected]