la bussola n°11

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Maggio 2012 - n.11 - Rivista bimestrale- distribuzione gratuita Associazione Culturale LiberaMente La casa la Bussola DEMOCRAZIA Montemaggiore partecipa? pag.4 ESTERI Iran 2012 La profezia di un’apocalisse? pag.5 ECONOMIA La crisi e la nostra provincia pag.9 ecologica

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Titolo di copertina: La casa ecologica Articoli: Verità e Giustizia nella prugna di Angelino Alfano di Felice Massaro La casa ecologica di Angelo D’Agostino Montemaggiore partecipa? di Cristian Bellucci Iran 2012: la profezia di un’apocalisse? di Simone Santini I redditi degli amministratori … questo mistero di Rodolfo Santini Cartoceto e la raccolta differenziata di Katia Lumachi La crisi e la nostra provincia di Sauro Rossi RUBRICA. Dalla terra alla tavola: erbe spontanee di Paola Bacchiocchi

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Associazione Culturale LiberaMente

La casa

la Bussola

DEMOCRAZIAMontemaggiore partecipa?

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ESTERIIran 2012

La profezia di un’apocalisse?pag.5

ECONOMIA La crisi

e la nostra provinciapag.9

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2 La Bussola - Maggio 2012

La Bussola periodico culturale

Registrato presso il tribunale di Pesaro il 14.01.2010 registrazione n. 568

n. 11, chiuso il 2 Maggio 2012

Direttore responsabileFelice Massaro

[email protected]

Grafica e impaginazionePaola Bacchiocchi

[email protected]

StampaIdeostampa - Calcinelli

[email protected]

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Gli autori si assumono la responsabilità dei propri scritti

I veri grandi uomini

Menenio Agrippa, che fu l’intermediario di pace tra il senato e la plebe, fu sepolto col denaro ricavato da una sottoscrizione.Attilio Regolo, mentre era in Africa e sconfiggeva i Cartaginesi, comunicò al senato che il suo dipendente se n’era andato e aveva lasciato il suo podere in abbandono; il senato prontamente dispose che sarebbe stato coltivato a spese dello Stato finché Regolo fosse stato assente.Le figlie di Scipione ebbero la dote dal pubblico erario poiché il padre non aveva lasciato nulla. Fortunati gli sposi di quelle ragazze che, per suocero, ebbero il popolo romano! Crederai forse che siano più felici questi le cui danzatrici si sposano con una dote di un milione di sesterzi, anziché Scipione le cui figlie ricevettero per dote, dal Senato, loro tutore, una moneta di rame?

Seneca, Consolazionetrad. Felice Massaro

Verità e Giustizia nella prugna

di Angelino Alfano

E D I TO R I A L E

Nell’attuale drammatica situazione, la principale ancora di salvezza rimasta, oltre alla famiglia, è la scuola che, però, deve formare le nuove generazioni collegando al nozionismo obiettivi ben più ambiziosi.Lo studente liceale studia diverse discipline: matematica, latino, greco, biologia, storia, ecc.Tuttavia, con il conseguimento del diploma, non sarà diventato matematico, ingegnere, biologo, storico. Si iscriverà all’università convinto che, con il conseguimento della laurea, diventerà un esperto utile per sé e per la società.

Ritiene, infatti, che ogni disciplina in cui si forma sia propedeutica alla corrispondente facoltà universitaria e finalizza così lo studio scolastico come base per un ulteriore studio che gli consenta di diventare un esperto in qualcosa. Le cose non stanno esattamente così.

Il Liceo, ma anche tutti gli altri corsi, per essere propedeutico a scienze o professioni utili alla società, deve necessariamente formare su ciò che è comune altrimenti non aiuterebbe lo studente a diventare un medico, un ingegnere, uno storico, un politico, un manager. Comune a tutte le scienze e a tutte le professioni non è solo una preparazione di base, non è il nozionismo. Ciò che è davvero comune è la scienza del bene, del vero, del giusto.Quale bene comune perseguono, ad esempio, manager preparati nozionisticamente ma filosoficamente deficienti? Alcuni hanno tanti incarichi che sfuggono a un conteggio preciso. E sono proprio coloro che vigilano sull’operato degli altri, chiamandoli parassiti, inducendoli al suicidio e alla povertà o riducendo agli operai minuti e secondi per andare al bagno:Antonio Mastrapasqua, 1,2 milioni di euro all’anno per la presidenza della Super-Inps e vicepresidenza di Equitalia

(quella che manda con anni di ritardo le cartelle, maggiorate di interessi esosi che hanno indotto molti al suicidio e alla povertà). Soprannominato “mister incarichi (e stipendi)” per altri 25 incarichi.Attilio Befera, Amministratore Delegato di “Agenzia delle Entrate Equitalia” - 456.733 euro.Sergio Marchionne, stipendio annuo di 4.782.400 €, senza contare gli altri molteplici ruoli.Stipendi socialmente e moralmente offensivi. Una vergogna schifosa!

Studiare, quindi, dovrebbe significare, in fin dei conti, applicarsi con amore e passione, anima e corpo, nella comprensione dell’unica scienza di cui vale veramente la pena divenire esperti, ossia il vivere bene secondo verità e giustizia. Il matematico, il medico, l’ingegnere, il politico, il manager non sarà utile a sé stesso né agli altri se non lavora secondo verità e giustizia che si apprendono con il dialogo e con l’attività di ricerca, parole chiave della filosofia.Lo studente non imparerà niente se gli sfugge il fine. Anzi, peggio ancora, crederà di aver imparato qualcosa, si sentirà soddisfatto e smetterà di cercare, attraverso il dialogo con gli altri uomini, i mille lògoi che costituiscono la fitta trama del nostro essere culturale.Tali indicazioni, ovviamente, non sono rivolte a un Bossi, un Berlusconi, un Tremonti o tantissimi altri.Se Angelino Alfano volesse lavorare secondo verità e giustizia, per evitarci ulteriori disastri, se ne tornerebbe a casa. Ma, se proprio fosse animato da un improvviso e improbabile sentimento per il bene comune, annuncerebbe un radicale cambio di rotta e non la formazione di un partito con un nome diverso. “… Non è che se una prugna la chiami pera, smette di farti cacare”, sintetizzò Crozza con alto stile lirico familiare ai destinatari.

di Felice Massaro

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La casa ecologica

L A N U O VA O C C A S I O N E D E L L’ E D I L I Z I A

L’edilizia rappresenta nel nostro paese uno dei più importanti settori industriali in termini di occupazione e produzione di ricchezza, però, date le sue dimensioni e considerando anche il lungo ciclo di vita degli edifici, è anche responsabile di elevati consumi di materie prime, acqua, gas, energia e della produzione di grandi quantitativi di rifiuti e gas serra (CO2).Quasi la metà dell’energia consumata nel nostro paese è in effetti legata direttamente o indirettamente al settore edilizio; i circa 13 milioni di edifici, dei quali l’85% a uso residenziale, consumano ogni anno il 45% del fabbisogno nazionale di energia, principalmente per riscaldamento, produzione di acqua calda sanitaria, uso di elettrodomestici e cucina. Ma non è solo una questione di consumi e inquinamento. Un edificio realizzato senza alcun accorgimento dal punto di vista del risparmio energetico genererà inevitabilmente anche maggiori costi di gestione.

Al fine quindi di identificare le carenze in termini di consumi energetici e impatto ambientale, e con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di costruzioni ecosostenibili realizzate nel pieno rispetto dell’ambiente, nasce nel 2002 la classificazione energetica degli edifici; una distinzione tra diverse classi di efficienza energetica basata sulla quantità di combustibile consumata in un anno per ogni mq di superficie riscaldata. Le abitazioni vengono così classificate tramite le lettere dell’alfabeto: dalle meno energivore, e quindi più economicamente virtuose (classe A), alle più inquinanti e dispendiose (classe G). Recentemente la scala di valori è stata estesa a categorie ancora più vantaggiose in termini di risparmio energetico (classi A+, A++), vale a dire a quelle costruite in modo ecologico e che utilizzano energie rinnovabili per il proprio fabbisogno di calore.

Il risparmio energetico di tali classi di

di Angelo D’Agostino

“Una casa è una macchina per abitare” Charles E. Jeanneret ‘Le Corbusier’, Verso una architettura, 1923.

edifici, e la conseguente riduzione delle emissioni inquinati, è tangibile: si passa dai 70 kWh/mq*anno mediamente consumati da un’abitazione tradizionale europea (in Italia purtroppo si parla invece di 150-250 kWh/mq*anno dato che circa il 60% delle abitazioni è stato costruito prima del 1970) ai 15-30 kWh/mq*anno di una casa passiva o costruita con standard moderni ed energeticamente adeguati.

In soldoni, se per riscaldare una casa tradizionale di 100mq si spendono dai 750 ai 1000 euro l’anno, il riscaldamento di un appartamento in classe A+ di pari superficie costerebbe all’incirca 100-300 euro l’anno! Ma non c’è solo un beneficio economico diretto. Orientare l’edilizia verso l’efficienza energetica significherebbe creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, sia per la realizzazione di nuovi edifici ‘virtuosi’ che nella riqualificazione di quelli esistenti.

Sono infatti numerose le soluzioni tecnologiche oggi disponibili per realizzare una casa ecosostenibile. Tra le principali installazioni vi sono, ad esempio, i contabilizzatori di calore e elettricità (che grazie all’effetto psicologico della sola visualizzazione dei consumi fanno risparmiare fino al 15%); i sistemi energetici e idrici alimentati da energie rinnovabili (es. i collettori solari per la produzione di acqua calda o il forno solare a concentrazione per la cottura dei cibi); gli impianti di produzione di energia elettrica combinati (con pannelli solari e mini-eolico); i micro-cogeneratori; gli elettrodomestici e l’illuminazione a basso consumo energetico; i riduttori di flusso, facilmente applicabili a qualsiasi rubinetto o doccia; l’impianto di raccolta e utilizzo dell’acqua piovana; le pareti ed i tetti isolati con materiali naturali come il sughero; la coibentazione delle pareti esterne per l’isolamento termico ed acustico; i doppi telai per i serramenti e doppi o tripli vetri con misuratore di energia solare; l’uso di vernici naturali

ed ecologiche.

Non c’è solo il fotovoltaico quindi! E l’integralista della tecnologia green può sempre ricorrere alla costruzione di una casa interamente passiva, cioè realizzata utilizzando esclusivamente legno strutturale, vetro, mattoni e cemento armato, e che garantisce il benessere termico senza l’utilizzo di impianti di riscaldamento “convenzionali” (a patto che il fabbisogno energetico della casa risulti davvero molto basso, inferiore a 15 kWh/mq annui).

In una casa interamente passiva il calore dovuto all’irraggiamento solare che attraversa le finestre ed il calore generato internamente all’edificio compensano praticamente le perdite termiche dell’edificio; l’eventuale energia necessaria a pareggiare il bilancio termico può invece essere fornita con l’impiego di sistemi “non convenzionali” (es. i pannelli solari o la pompa di calore). Certo, queste prestazioni si raggiungono solo attraverso una progettazione mirata, specie nei riguardi dell’irraggiamento solare (che però è benevolo alle nostre latitudini), e con l’adozione di sistemi di isolamento termico ad altissime prestazioni, l’impiego di superfici vetrate e l’adozione di sistemi di ventilazione controllata a recupero energetico.Insomma, misurare l’ecosostenibilità della nostra abitazione rappresenta un’opportunità per conoscerne pregi e difetti in termini di consumi e inquinamento. Renderla ecosostenibile

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D A L L E PA R O L E A I FAT T I

Montemaggiore partecipa?

“Una stessa persona è in grado di occuparsi nello stesso tempo degli affari privati e di quelli pubblici, così come quelli che si dedicano ad occupazioni diverse sono in grado di conoscere sufficientemente i problemi della città. Noi [Ateniesi], infatti, siamo i soli a considerare chi non partecipa alla vita pubblica non come un cittadino tranquillo, ma come un cittadino inutile; e noi stessi esprimiamo giudizi o discutiamo come si deve sulle questioni, dal momento che non riteniamo che le parole siano un ostacolo per l’azione, ma piuttosto che lo sia il non essersi informati attraverso la parola prima di affrontare l’azione che deve essere intrapresa”

Epitaffio di Pericle (II, 36 – 41) – Tucidide, 430 A.C.

di Cristian Bellucci

Trecentotrentatré trentini entrarono a Trento tutti e trecentotrentatré trotterellando: questo il simpatico slogan che sembra abbia caratterizzato la giornata del 20 Settembre 2009 a Rovereto, pochi Km a sud di Trento.

Una certezza c’è: i trecentotrentatré cittadini di Rovereto quella domenica si sono riuniti per un esperimento, dal nome significativo, “Il cittadino partecipa”, che ha segnato un cambiamento in Italia essendo stata la prima esperienza di Democrazia Partecipativa che, al contrario, non solo nel nord Europa e nei paesi anglosassoni ma anche in Svizzera, per rimanere vicino a noi, è ormai pratica consolidata da decenni se non da secoli: i Town Meetings del XXI secolo (USA), i Sondaggi Informati (USA, Gran Bretagna, Australia), le Giurie dei Cittadini (USA), le Consensus Conferences (Danimarca), le Cellule di Progettazione (Germania).Ma cos’hanno fatto quella domenica pomeriggio a Rovereto? E come? Cos’hanno prodotto?Scelti sia su base volontaria che tra soggetti portatori di interesse come componenti di associazioni,

comitati, partiti, ecc..., la mattina i roveretani hanno ascoltato gli interventi di esperti nazionali ed internazionali, ponendo domande e discutendo di esperienze concrete.

Nella seconda parte, il pomeriggio, sono stati divisi in gruppi da 10 persone e mediante l’aiuto di un facilitatore opportunamente preparato, hanno discusso di ogni idea che ciascuno di loro ha lanciato, integrandola ed ampliandola, votando per alzata di mano, una mano un voto, ogni cittadino ha deciso, per produrre una classifica da sottoporre poi a tutti gli altri gruppi per redigere una classifica globale. Classifica di idee che poi è stata inviata, corredata da proposte per l’attuazione, ai media locali e alla Giunta provinciale, al Presidente della Provincia e al Consiglio provinciale.

A Montemaggiore al Metauro è possibile tutto questo? Come? Per che cosa?Certamente e anche di più! È possibile avviare da subito non solo un progetto di Democrazia Partecipativa, ma di Democrazia Diretta da avviare con un singolo progetto nel quale i cittadini

abbiano la possibilità non solo di fare proposte ma di decidere, nell’attesa di cambiare Statuto e regolamenti comunali per favorire tali pratiche, anzi per renderle metodo, consuetudine: gli amministratori come esecutori della volontà dei cittadini.Il progetto è quello della localizzazione della nuova palestra comunale, di come verrà realizzata e quando.Perché se ancora tutto questo è da definire (almeno così risulta) di certo c’è che questa decisione condizionerà il futuro del Comune di Montemaggiore per i prossimi decenni, andando ad influire non solo sull’edilizia scolastica futura ma anche sullo sviluppo del territorio nella sua interezza.Quella che si configura come una delle decisioni più importanti degli ultimi anni, potrebbe tranquillamente seguire un percorso ben preciso: si raccolgono le migliori idee dei cittadini, sulla base di queste indicazioni i tecnici competenti incaricati studiano le varie alternative (dal punto di vista tecnico, economico-finanziario, ambientale, sociale) che poi vengono sottoposte di nuovo ai cittadini che possono decidere così del loro futuro.Un’esperienza importante in tal senso e facile da citare è sicuramente il Town Meeting istituito con 4300 cittadini di New York per discutere le priorità da seguire nel progetto di ricostruzione dell’area del World Trade Center, dopo l’attentato dell’11 settembre 2001.O, per rimanere più vicini a noi e fare comunque un esempio di rilievo, l’esperienza di 150 cittadini scelti a sorteggio nei Comuni di Castelnuovo Berardenga, Cortona, Orbetello, Piombino e Prato per partecipare all’approvazione del Piano Paesaggistico della Regione Toscana.

Certamente a Montemaggiore, rimasta senza palestra comunale dopo il crollo del tetto e la demolizione della struttura, è urgente trovare un’alternativa per l’attività scolastica e della locale società sportiva ma queste necessità non contrasterebbero con un percorso di Democrazia Diretta come quello auspicato in queste colonne.

Per una Democrazia Diretta nella bassa vallata del Metauro

diventa allora un modo per aiutare a proteggere l’ambiente, la nostra salute e, non da ultimo in questi tempi di crisi, le nostre tasche! Certo una casa è molto

di più di una semplice “macchina per abitare”. Essa è soprattutto il luogo nel quale ci rifugiamo, lo spazio principale della nostra vita quotidiana. Ma può

e deve anche essere un “involucro” da modellare, seguendo uno stile di vita più sano e sempre più in equilibrio con la natura che ci circonda.

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P R O G E T T I I M P E R I A L I I N M O V I M E N TO

IRAN 2012 La profezia

di un’apocalisse?

Fu leggendo una intervista dell’allora primo ministro di Israele, Ariel Sharon, su “The Times” nel novembre 2002, che compresi per la prima volta con estrema chiarezza come l’Iran rappresentasse il punto di rottura di tutto il sistema geopolitico dell’era contemporanea.

In quel momento il dibattito sulla politica internazionale era tutto incentrato sulla possibilità o meno di un attacco degli Stati Uniti, guidati dai neocon nell’Amministrazione Bush, contro l’Iraq. L’11 settembre era ancora un ricordo vivido e drammatico, e le forze statunitensi avevano spazzato via, con apparente facilità, il regime talebano in Afghanistan.Sharon, in quell’intervento, fu chiaro: gli Usa avrebbero dovuto attaccare l’Iraq, ma non perché questo paese rappresentasse ormai una minaccia ma quale tappa necessaria per arrivare al vero nemico, l’Iran. «L’Iran fa di tutto per entrare in possesso di armi di distruzione di massa e di missili balistici», affermò in quell’occasione Sharon, «questo è un pericolo per il Medio Oriente, per Israele e per l’Europa. L’Iran è dietro al terrore in ogni parte del mondo».

Sharon dettava con precisione al gendarme americano l’agenda da seguire. Nei corridoi del potere di Washington cominciò a circolare un ruvido e lugubre motto: «Tutti sono capaci di andare a Baghdad, i veri uomini vanno a Teheran!». Le cose, come noto, non andarono esattamente come quella dirigenza si aspettava.A quasi dieci anni di distanza, si torna sempre più spesso ad evocare la possibilità di un conflitto tra Occidente e Iran. Questa eventualità, in realtà, non è mai del tutto tramontata in questi anni. Ora, però, sembra di essere entrati in una fase cruciale, in cui le dinamiche internazionali non potranno procedere ancora per troppo tempo senza un chiarimento, in un senso o nell’altro. Nel termine di 12-18 mesi sapremo certamente se una guerra di ampie proporzioni scoppierà ancora, o sarà scoppiata, in Medio Oriente.Tutte le indicazioni che in questi anni avrebbero motivato una guerra all’Iran non solo sono rimaste in piedi, si sono persino aggravate. Ma non quelle ufficiali: l’Iran vuole la bomba atomica; l’Iran minaccia Israele di distruzione e più in generale perturba l’equilibrio internazionale; l’Iran sostiene il terrorismo. Le autentiche e ben più

potenti dinamiche politiche e di potere, a livello regionale e globale, sono rimaste in piedi, aggravandosi.Tra il 2008 e il 2010, mentre l’Occidente si dibatteva in convulse crisi economico-finanziarie, la Turchia sembrava abbandonare il suo consolidato alveo geopolitico.Il neo-ottomanesimo del primo ministro turco Erdogan si aprì verso Oriente per numerose situazioni che si erano create: la freddezza dell’Europa per un suo ingresso a pieno titolo nel Vecchio Continente; la guerra in Iraq che aveva di fatto reso il nord curdo del paese una regione autonoma, rinfocolando le aspirazioni per un Kurdistan indipendente; le molteplici tensioni con Israele: gli strascichi del caso Ergenekon, le contese per i giacimenti di gas nel Mediterraneo del sud-est, gli scontri sulla Palestina sfociati nella crisi della Freedom Flottilla.

Come illustrò molto lucidamente il presidente siriano Bashar Assad, in una intervista a La Repubblica del maggio 2010: «La Siria, l’Iran, la Turchia. Ma anche la Russia. Sono tutti Paesi che stanno collegandosi l’un l’altro, anche fisicamente, attraverso gasdotti e oleodotti, ferrovie, reti stradali, sistemi per la conduzione dell’energia elettrica. Un unico, grande perimetro unisce cinque mari: il Mediterraneo, il Mar Caspio, il Mar Nero, il Golfo Arabo e il Mar Rosso. Stiamo parlando del centro del mondo. Da Sud a Nord, da Est a Ovest, chiunque si muova, deve percorrere questa regione»

Un nuovo asse dei Paesi in via di sviluppo in Medio Oriente, se portato a compimento, minacciava di ridurre in un angolo la potenza egemone Israele, l’avamposto dell’Occidente in questa regione strategica per gli equilibri mondiali. Al tempo stesso l’ascesa dell’Iran sciita era vista con preoccupazione ed allarme dalle petro-monarchie sunnite del Golfo, storiche avversarie della Persia e con al loro interno delle turbolente minoranze sciite.

Il confronto tra sunnismo e sciismo politico è in pieno svolgimento. L’Iran, oltre che essere storico alleato della Siria, era stato fino a quel punto sponsor delle organizzazioni Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina, stava

di Simone Santini

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I N B R E V E

Il libro

Simone Santini, giornalista, si occupa di politiche e relazioni internazionali con particolare attenzione per il Vicino Oriente. È stato tra i fondatori, nel 2001, della testata in rete “Clarissa.it”, di cui è

IRAN 2012 L’imperialismo verso la prossima guerra? Scenari, cronache, retroscenaSimone Santini

Edizioni all’insegna del Veltropp. 258 – febbraio 2012 – 25,00 euro

coordinatore redazionale. Collabora stabilmente con il sito internet “Megachip.info” e con la rivista “Antimafia Duemila”.

estendendo la sua influenza in Iraq e sosteneva componenti radicali nello Yemen, stava quindi cercando di stringere alleanze strategiche con Afghanistan, Pakistan, e, come si diceva, Turchia. La Primavera araba del 2011 ha rimescolato non poco questi scenari. Soprattutto la crisi siriana ha destabilizzato Damasco e neutralizzato (il tempo dirà fino a che punto) una possibile risposta militare del paese a fianco dell’Iran o di supporto ad Hezbollah in caso di crisi bellica. La dirigenza in esilio di Hamas ha abbandonato la Siria per porsi sotto la protezione di Qatar e Giordania. I rapporti tra Ankara e Damasco sono tornati tesi e addirittura, in taluni momenti, si è temuto un confronto armato. L’Iran appare sostanzialmente solo nell’affrontare i nemici che circondano da ogni lato i suoi confini.Sullo scenario geopolitico, l’Iran è rimasto l’unica falla per i progetti imperiali che mirano al totale controllo delle riserve e dei corridoi energetici di Medio Oriente e Asia centrale. Teheran, oltre che essere in sé un “forziere” di idrocarburi, è la porta di ingresso, necessaria e sufficiente, per la Cina verso il Caspio. Pechino si serve per il 20% del suo petrolio solo dall’Iran. La “Terra di mezzo” si trova nel suo momento di massima espansione. All’inizio del secolo gli analisti americani vedevano il 2015 come data di

riferimento oltre la quale la locomotiva cinese, coi suoi impressionanti ritmi di crescita, poteva diventare “fuori controllo” rispetto all’egemonia imperiale statunitense. Le dinamiche portano verso un globale “conflitto inevitabile”? Non è detto. Henry Kissinger, uno dei decani della strategia imperiale statunitense, vede anche un’altra possibilità che ha illustrato nel suo ultimo saggio in uscita, The future of U.S. Chinese relations: la guerra potrebbe scoppiare «ma sarà una scelta, non una necessità». Oltre l’opzione delle armi c’è quella dell’integrazione, la creazione di una «Comunità del Pacifico» che andrebbe in qualche modo a sostituire, in maniera epocale, la comunità del secolo Atlantico, quella del trascorso XX secolo.

Il baricentro del potere mondiale potrebbe spostarsi da Occidente ad Oriente, ma gli Stati Uniti resterebbero, almeno per una lunga fase, alla guida di questo colosso a due gambe, grazie al loro ancora enorme strapotere militare e tecnologico.

La Cina potrebbe mai accettare questa prospettiva, diventare il socio di minoranza dell’Impero? In realtà, Pechino potrebbe non avere scelta: se gli Usa controlleranno tutti gli approvvigionamenti energetici del

Medio Oriente, l’unica possibilità sarà cercare un accordo con gli Stati Uniti se si esclude una prova di forza. Inoltre, la situazione interna non consente sfide troppo azzardate: disoccupazione, inflazione, bolle immobiliari, tensioni sociali, suggeriscono alla dirigenza di Pechino una politica prudente e di mediazione. Xi Jinping, il nuovo giovane leader cinese in procinto di diventare presidente, dal prossimo anno, è avvertito. Se gli Stati Uniti riusciranno a “normalizzare” l’Iran, potranno controllare la Cina e avere un altro “secolo americano”, non più sull’Atlantico ma sul Pacifico.Ecco che, dunque, la prospettiva di guerra all’Iran si nutre di tutti questi fattori, di queste potenti forze, lo “spirito della storia” è in pieno movimento. Queste prospettive ho cercato di illustrare nel mio saggio “Iran 2012”, oltre che analizzare la tematica del nucleare iraniano ed illustrare le dinamiche di potere in atto a Teheran. Come ho scritto nell’introduzione: «Il filo rosso che percorre tutta l’opera è il tentativo di ricostruire, al di là delle manipolazioni e fraintendimenti operati dalla pubblicistica mondiale, tutti i possibili contorni dell’intricata crisi iraniana, in alcuni casi sfatando miti e svelando inganni, sperando di offrire, ai pacifisti introvabili, uno strumento di analisi e comprensione. Un tentativo di verità. E libertà».

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P R O G R A M M I E L E T TO R A L I D I M E N T I C AT I

di Rodolfo Santini

...questo mistero

I redditi degli amministratori

Abbiamo assistito ultimamente alla pubblicazione sui giornali e sugli altri organi di informazione, dei redditi e dei patrimoni posseduti relativi ai componenti dell’attuale governo e del parlamento; tutti benestanti se non spudoratamente ricchi. Non si tratta di una bizzarria di questi pubblici amministratori, espressione di una ricca borghesia che detiene il potere in Italia, ma risponde ad un preciso dettato normativo, previsto dalle leggi dello Stato e, nello specifico, la legge n. 441 del 5.07.1982, la quale impone l’obbligo, anche per tutti i consiglieri regionali, provinciali e comunali (con abitanti superiori a 50.000) di presentare una dichiarazione, sia dei redditi che dei beni posseduti, al proprio ente, che poi deve essere pubblicata ed accessibile a tutti i contribuenti.

Ne scaturisce che le pubbliche amministrazioni, quindi gli amministratori pubblici, hanno l’obbligo di essere trasparenti nei confronti dei cittadini e della collettività amministrata, anche se la norma impone l’obbligo limitandolo al numero degli abitanti. Il principio di trasparenza, quindi, è estendibile a tutte le amministrazioni e non può essere certo una semplice promessa elettorale, da dimenticare appena eletti.

La trasparenza è uno strumento essenziale per assicurare i valori

costituzionali della imparzialità e del buon andamento delle pubbliche amministrazioni, per favorire il controllo sociale sull’azione amministrativa e sul rispetto del principio di legalità.

Il rispetto pieno e diffuso degli obblighi di trasparenza è anche un valido strumento di prevenzione e di lotta alla corruzione, rende visibili i rischi di cattivo funzionamento, facilita la diffusione delle informazioni e delle conoscenze e consente la comparazione fra diverse esperienze amministrative.

Basti pensare al fiume di denaro che viene sottratto alla collettività dal fenomeno della corruzione in Italia, pari a circa 60 miliardi l’anno (fonte Corte dei Conti), di cui un terzo è attribuibile agli enti locali (comuni, province, regioni) che comporta una tassa occulta di 80,00 euro mensili per ogni cittadino italiano, dalla nascita fino alla morte; se si prova a spalmare sui cittadini di Saltara la quoto pro-capite di questo odioso pedaggio, che è un vero e proprio pizzo, la somma ammonterebbe a €. 549.600,00 mensili, calcolata sui 6870 cittadini residenti.Nell’ottica del principio della trasparenza, una recente legge dello Stato (Decreto Legislativo n. 150 del 27.10.2009 – art. 11 co.8°) ha imposto l’obbligo a tutte le pubbliche amministrazioni, senza esclusione alcuna, di “… pubblicare sul proprio sito istituzionale, in apposita sezione di facile accesso e consultazione,denominata -

Trasparenza valutazione e merito- […] i curricula e le retribuzioni di coloro che rivestono incarichi di indirizzo politico amministrativo”.

L’amministrazione comunale di Saltara, così come sui redditi, su questo argomento fa orecchie da mercante limitandosi a pubblicare i curricula dei dipendenti e le assenze del mese, ma dribbla sull’argomento relativo agli amministratori pubblici accampando diverse scusanti, fra cui una certa circolare della Funzione Pubblica, che li esonererebbe da tale adempimento, dimostrando così scarso senso civico e rispetto delle norme che regolano il vivere civile e la serena convivenza della collettività amministrata, sottraendosi di fatto al controllo sociale.

Gli amministratori di Saltara non rispondono a questo dovere etico, eppure il costo dei loro compensi, ai quali è legato il loro impegno, pesa sulla collettività per quasi 100.000,00 euro all’anno, oltre ad annessi e connessi. I compensi furono prontamente adeguati, appena si insediarono.

Con delibera del gennaio 2010, furono riformulati, con un aumento complessivo di € 46.907,00 per le casse

comunali, e così distinti:

Cicoli Fabio, Sindaco € 30.119,76

Perlini Vladimiro, Vice Sindaco€ 15.059,88

Cristofanelli Giacomo, Assessore (dipendente)

€ 6.777,00Fattori Lucio, Assessore (dipendente)

€ 6.777,00Brunori Stefano, Assessore

€ 13.553,88Dell’Onte Massimiliano, Assessore

€ 13.553,88Manocchi Eros, Assessore

€ 13.553,88

Totale di € 99.395,28

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8 La Bussola - Maggio 2012

I R R E S P O N S A B I L I TÀ E D E G R A D O

Cartoceto e la raccolta differenziata

di Katia Lumachi

Le abitudini non cambiano

A sei mesi dall’inizio della raccolta differenziata porta-a-porta, aumentano i rifiuti indifferenziati sui cigli delle strade di Cartoceto e sul Rio Secco.

Sin dal mese di Ottobre dello scorso anno, è attivo nel Comune di Cartoceto il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti con il sistema “porta a porta”. Secondo gli Amministratori, e secondo l’Azienda Servizi sul Territorio ‘Aset’ SpA che gestisce l’igiene ambientale ed i servizi ad essa connessi, alcuni appuntamenti per la distribuzione dei cestelli “organico” e “indifferenziata” sarebbero bastati ad istruire i cittadini alla buona pratica delle “3R” (Raccolgo, Riciclo, Riuso) ed al buon esito sulla raccolta di rifiuti solidi urbani. Purtroppo, stante ai dati pregressi, il livello di raccolta nel Comune non si è mai attestato sopra il 14-15%, punte che riguardavano in particolar modo la raccolta di carta e cartone (tra l’altro progressivamente in calo

dopo un primo momento di buoni risultati). Non c’è da stupirsi, pertanto, che il provvedimento, preso in maniera drastica per raggiungere il prestabilito 65% entro il 2012, non abbia ad oggi sortito i risultati sperati. Non è infatti un processo automatico quello del cambiamento delle abitudini, specie in un paese dove l’educazione a pratiche virtuose non è mai stata seriamente somministrata, a parte sporadiche pulizie del parco da parte di scolaresche delle elementari. I contenitori dell’indifferenziata sono spesso pieni di sfalci, plastica e vetro, specie nei pressi di attività di ristoro, né si può giustificare che i cittadini trasformino il Rio in palliativo per rifiuti, scarti ed inerti (tutto documentato fotograficamente), ma ciò era prevedibile.Testato e documentato, durante questi ultimi anni, il grado generale di irresponsabilità civile evidenziato dalle quantità di rifiuti indifferenziati (perfino inerti e carcasse di animali)

impropriamente gettati entro i cassonetti di raccolta lattine e di sfalcio, l’Aset e gli Amministratori avrebbero dovuto provvedere ad idonee contromisure di vigilanza ed educazione formale nei quartieri, anche avvalendosi dell’aiuto di volontari (GEV, Legambiente, Associazione Rifiuti “0”, ecc.). Alcuni cittadini hanno prontamente informato i funzionari dell’Amministrazione ed i Vigili Urbani sull’inadeguatezza e sull’uso promiscuo dei cassonetti, nonché sull’abbandono dei rifiuti lungo l’asta fluviale, prima e dopo l’inizio della raccolta “porta-a-porta”, ma non si sarebbe registrato apparentemente alcun intervento risolutore. I Vigili hanno inoltre lamentano carenza di personale, nonostante alcuni dei cassonetti ed abbandoni siano locati accanto alla porta del loro ufficio! Individuare i responsabili di tali atti di inciviltà non dovrebbe essere, dopo tutto, un compito impossibile.Ma Cartoceto è solo uno dei 17 Comuni che ha rinnovato il contratto di convenzione per l’igiene urbana con Aset, ed attualmente Aset impegna solo due (sic) ispettori addetti alla vigilanza. Vien da chiedersi perché, al momento della stipula del contratto, nessuno dei Comuni abbia fatto richiesta di ispettori suppletivi soprattutto laddove in passato, remoto e recente, sono stati segnalati vandalismi e comportamenti incivili.Perchè Aset investe così tanto in automezzi, manutenzione, rimesse e non anche in maggiori risorse umane da impiegare in compiti di vigilanza e di

Noi comuni cittadini, che vediamo falcidiati giornalmente i nostri magri redditi dall’inflazione e dagli odiosi balzelli statali ed anche comunali (anche quest’anno l’addizionale comunale e regionale sono state aumentate), riteniamo che ognuno debba fare la propria parte, consapevoli che non esiste una zona franca o di privilegio. Per questo chiediamo a

gran voce che gli amministratori di Saltara, a cominciare dal sindaco, diano il buon esempio pubblicando i loro redditi, i curricula e i compensi, magari adottando una coraggiosa decisione che contenga il grande messaggio di voler rinunciare al loro compenso che pesa sulla collettività in maniera eccessiva (utile per l’assunzione di 3-4 operai).

La funzione di amministratore pubblico è una facoltà che non può essere confusa con un mestiere e coloro che la assumono, sono tenuti, oltre a svolgerla con disciplina ed onore (art. 54 della Costituzione), ad una trasparenza particolare, in quanto gestori di soldi pubblici, quindi soldi nostri. E questo, lo ricordiamo, era l’impegno assunto nel programma elettorale.

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C E D I M E N T I D E L L’ E C O N O M I A LO C A L E

pulizia di strade, greppi e aste fluviali, o delle piccole e fetide discariche, conseguenza della mancanza di educazione civica dei cittadini? Si potrebbero ad esempio impiegare anche in compiti di vigilanza le tante guardie ecologiche, in quanto sicuramente specializzate e preparate al ruolo. Oppure Aset, azienda impegnata nella gestione dell’igiene

urbana, dovrebbe assumere ulteriori ispettori visto che gli attuali due non sembrano sufficienti a coprire il territorio loro assegnato. Con quale pretesa Aset promuove allora un servizio di ‘eccellenza’, come vuol far intendere, se alla base dell’offerta mancano i requisiti di formazione culturale e di vigilanza?Insomma sono tante le domande senza

risposta, le incongruenze e le attività che potrebbero essere svolte nel settore dell’igiene e del verde urbano; attività per le quali il Comune potrebbe anche richiedere l’intervento di operai disoccupati, ‘distraendoli’ così dalla loro inoperosità e contribuendo a diminuire il degrado del patrimonio demaniale idrico esistente nel comprensorio.

La crisi e la nostra provincia

È ormai chiaro che per l’Italia il 2012 sarà un anno particolarmente difficile.

Alla complicata e impegnativa opera di risanamento dei conti pubblici, impostata per tener fede agli accordi siglati in sede europea, è associata una nuova fase di recessione economica che rende più problematico il raggiungimento degli obiettivi (pareggio di bilancio entro il 2013 e reperimento per i prossimi 20 anni di circa 45 mld di € all’anno per l’abbattimento del nostro debito pubblico) e rischia di aggravare la tensione occupazionale che riguarda, in particolar modo, giovani e donne del nostro Paese.

Anche nella nostra Provincia, a partire dallo scorso autunno, si è registrato un riacutizzarsi della crisi.I piccoli segnali di ripresa registrati nella prima parte del 2011 sono scomparsi e la quasi totalità dei settori produttivi è stata, negli ultimi due trimestri, interessata da una rilevante contrazione dei volumi di attività.Il tratto più evidente del peggioramento della situazione economico-produttiva

è rappresentato dall’impennata del ricorso agli ammortizzatori sociali, soprattutto di quelli in deroga e dall’incremento del numero di persone licenziate, in particolar modo dalle piccole imprese.Nel mese di febbraio 2012 si è registrato un aumento delle varie tipologie di cassa integrazione di circa il 68% rispetto al mese precedente e di quasi il 12% rispetto al febbraio 2011. E’ vero che alcuni dati vanno letti tenendo conto dell’emergenza causata dalle eccezionali nevicate ma rimane la preoccupazione per un’economia locale che mostra segni evidenti di cedimento.

Per provare a superare questo, ormai lungo, periodo di crisi è opportuno ricordare quali fossero i problemi già presenti nel nostro territorio prima che questa ci aggredisse.

Negli anni 2005-2007, in un quadro di sostanziale piena occupazione e di una certa vivacità imprenditoriale, erano chiare nella nostra Provincia queste criticità: difficoltà a trovare

lavoro per i giovani, specie se laureati; bassa occupazione femminile, modesti incrementi della produttività, valore delle retribuzione dei dipendenti inferiori alla media nazionale, problemi tipici della massiccia presenza di piccole e piccolissime imprese: spesso sottocapitalizzate, con problematico accesso al credito, alle prese con le sfide di una concorrenza internazionale sempre più agguerrita.La crisi non ha fatto altro che aggravare questa situazione, creando gravi tensioni occupazionali, soprattutto nel biennio 2009-2010, tamponato con il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali.A salvarsi, almeno parzialmente, sono state quelle imprese che hanno saputo conquistarsi fette di mercato estero, soprattutto in realtà come quella orientale o sudamericana, in significativa espansione.Oppure quelle che hanno cominciato a lavorare in rete, unendo forze, capacità e acquisendo così massa critica.Il futuro del nostro territorio, è ormai opinione diffusa, sta prioritariamente nella capacità di qualificare, innovandolo, il nostro sistema manifatturiero e di sviluppare turismo e terziario avanzato.Per conseguire il primo obiettivo vanno incentivati e sostenuti gli sforzi delle imprese per la ricerca e l’innovazione (di prodotto e processo) e per l’individuazione di mercati di sbocco, anche attraverso specifiche linee di credito. Importante il lavoro in tal senso avviato dalle Associazioni di categoria, in raccordo con le Istituzioni locali. Vanno però condivise azioni per incrementare

abbiamo chiesto a Sauro Rossi, Segretario Generale della CISL di Pesaro-Urbino, un parere sulla situazione economica e lavorativa locale

compiti e funzioni delle Istituzioni

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I N B R E V E

Dalla terra alla tavola di Paola Bacchiocchi

Dalla terra alla tavola è la nuova rubrica che parte con questo numero de “la Bussola”.Non troverete ricette ma solo ingredienti stagionali: indicherò in ogni numero quali foglie, frutti, bacche, fiori, erbe si possono trovare nella nostra zona, per poterli cucinare con semplicità.In questo momento possiamo trovare:

Prima della raccolta assicurarsi che siano le piante indicate, viste le tante somiglianze con altre erbe non commestibili.

QUESTE ERBE SONO INDICATE PER:risotti, crespelle o lasagne, polpette e frittate.

Buon lavoro!

Per consigli o ricette scrivete a [email protected]

Grugno(FOGLIE DI TARASSACO).Le sue proprietà purificanti agiscono su tutto l’organismo. È un antiossidante eccellente, previene quindi l’invecchiamento e diminuisce il rischio di tumori.

Papatella(FOGLIE DI PAPAVERO). Ha un’azione calmante, antispasmodica ed emolliente.

Scurpin(FOGLIE DI CICORIA). Utile per disintossicare l’organismo, svolge un’azione stimolante del fegato e dei reni ed aiuta la digestione.

Ortica(FOGLIE DI ORTICA). È ricca di potassio, grazie alla notevole presenza di minerali è un ricostituente, antianemico e remineralizzante. Favorisce la digestione e normalizza la flora batterica e intestinale.

Malv(FOGLIE DI MALVA).È una regolatrice intestinale: l’azione lassativa non è immediata ma particolarmente moderata; le foglie si possono mangiare anche in insalata.

Erbe spontanee

la produttività delle imprese, la loro competitività e, conseguentemente, le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori.Lotta al lavoro nero e grigio e diffusione della contrattazione aziendale o territoriale sono indispensabili per qualificare il nostro sistema produttivo.Per raggiungere il secondo obiettivo vanno accelerati i processi di cooperazione volti a valorizzare il nostro patrimonio ambientale, artistico ed architettonico.La “Provincia bella” ha una potenzialità attrattiva per la maggior parte ancora da sviluppare.

Ma se queste sono le sfide da affrontare sul piano del rilancio della nostra economia ve ne è una non meno importante sul piano sociale: la salvaguardia del nostro sistema di welfare.In questi anni sono considerevolmente aumentate le aree di vulnerabilità sociale, indotte anche dalle citate difficoltà economiche, ed è cresciuto il numero delle persone e delle famiglie bisognose di assistenza e sostegno.L’elemento di forte criticità sta nel fatto che, a domanda sociale crescente (fabbisogno triplicato nel periodo 2009-2011), corrisponde una riduzione

significativa delle risorse a disposizione degli Enti locali.In questo campo sono indispensabili progetti di ridisegno di compiti e funzioni delle Istituzioni, di collaborazione tra pubblico e privato, nel rispetto del principio di (genuina) sussidiarietà, di attenzione concreta ai soggetti in difficoltà, per evitare una lacerazione del tessuto sociale quanto mai deleteria per le nostre comunità locali.Per lo sviluppo di un tema così delicato non si può però che rinviare ad uno specifico futuro approfondimento.

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I N B R E V E

Il film di Walter Bisello

TRAMAUna grande famiglia dell’alta borghesia danese i Kligenfeldt e la sua coorte di amici si riuniscono in una lussuosa residenza di campagna per festeggiare il compleanno del nobile patriarca. Durante il rituale pranzo, il primogenito proferisce un discorso che metterà alla luce i terribili segreti della famiglia, segreti che hanno condotto al suicidio la sua gemella Linda. Da quel momento il ritorno al passato sconvolgerà i falsi equilibri borghesi e la vita dei convitati non sarà più la stessa. RECENSIONEFesten di Thomas Vinterberg, film insignito del premio della giuria a Cannes nel 1998, è il miglior prodotto gemmato dal dogma 95, manifesto di “voto di castità” di tecnica cinematografica, in virtù del quale i registi firmatari si impegnavano ad utilizzare solo la telecamera a mano, affrancandosi da ogni artificio messo a disposizione dall’industria cinematografica. Lo spirito del movimento, voluto fortemente dal regista Lars Von Trier, cercava di restituire al cinema l’autenticità delle emozioni che le grandi produzioni

Festen regia Thomas Vinterberg

avevano ormai perso, colpevoli di aver trasformato un “bene culturale” in un “bene di consumo”. Nel film di Vinterberg la camera a spalla con sapiente regia, attraverso lunghi piani sequenza, diviene algido testimone di un rito patriarcale che non tarda ad assurgere ad impietoso gioco al massacro dialettico, nel quale ogni personaggio si nasconde dietro la propria maschera sociale, simbolo di ipocrisia ed autocompiacente meschinità. Dure sono le tematiche trattate, in cui ogni protagonista cerca di ritrovare se stesso. Ascoltiamo il disperato urlo di esistenze deviate da un’infanzia lacerata che il modello borghese riduce al silenzio con la sua terrificante negazione, affinché non possa crollare il castello della solenne apparenza, che la società impone. Come spettatori/convitati assistiamo all’importante e sofferto percorso personale dei protagonisti fino alla riappropriazione, come atto purificatore, delle emozioni degli eventi traumatici del passato ed osserviamo progressivamente il valore della dolorosa integrazione

con lo stesso passato. Si evidenzia un aspetto del cuore nero dell’uomo che insidia, corrompe e si nasconde nelle pieghe sociali, in cui l’orrore delle sue azioni non è denunciato, ma solo proditoriamente nascosto, con la conseguenza di prosperare ed acquisire maggior forza, la forza che ovviamente l’impunità concede. Pertanto lo spettatore nella sua personale Sala Rossa come un neofita Arvid Falk critica e formula giudizi su una certa borghesia così condannabile nella letteratura di August Strindberg, cui l’opera cinematografica di Thomas Vinterberg rimanda ( “La Sala Rossa” di August Strindberg, 1879, ed. Rizzoli ).

Il mio consiglio è di accettare l’invito e di entrare nella tenuta di campagna dei Kligenfeldt per parteciparvi, confidando che al termine della festa si possa tornare al più presto verso la personale soluzione familiare che almeno per quella sera ci sembrerà sicuramente la migliore possibile e convincersi e quindi accettare che la realtà familiare dei Kligenfeldt non è poi così lontana.

genere: drammaticodurata: 118 min.

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