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La questione della lingua nell’Ottocento Lezioni d'Autore

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Page 1: La questione della lingua nell’Ottocento Lezioni d'Autore

La questione della lingua nell’Ottocento

Lezioni d'Autore

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“Una gente che libera tuttaO fia serva tra l’Alpe ed il mare;una d’arme, di lingua, d’altare,di memorie, di sangue, di cor”

Alessandro Manzoni, Marzo 1821, vv. 29-32

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“Se però è chiaro che l’Italia non abbia l’unità di lingua perché le son mancate le condizioni fra le quali si ebbe altrove […] si deve ancora chiedere, perché veramente sieno all’Italia mancate le condizioni che altrove condussero alla unità intellettuale onde si attinse la unità di favella.”

Graziadio Isaia Ascoli, Proemio dell’Archivio glottologico italiano

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Frammentazione geopolitica della penisola italiana assenza di una lingua nazionale non letteraria.Analfabetismo / mancanza di organi di stampa e di apparato militare e burocratico.

La Chiesa cattolica fino al Concilio vaticano II il latino.

Con l’Unificazione nazionale: esigenza concreta della creazione di una lingua comune che nasca dalla riflessione dei letterati ma vada nella direzione dell’uso.

La lingua italiana prima del Risorgimento

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Dissertazione sopra lo stato presente della lingua italiana (1810).

Modello per la lingua italiana è quella toscana trecentesca nella sua espressione letteraria.

Monti e Giordani ne ipotizzano un progressivo arricchimento lessicale.

Antonio Cesari e i classicisti

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La questione è spostata dall’alveo letterario a quello dell’uso.

Necessità di una lingua nazionale propria del popolo italiano, legata alle sue radici ma adatta alle necessità del presente serve uno strumento d’uso quotidiano e ampio, accessibile a tutti i cittadini.

Le esigenze politiche dei patrioti: questi trovano difficoltà di comunicazione non solo per la censura, ma anche per la mancanza di un linguaggio comune.

I romantici

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- una lingua o è un tutto o non è; - deve essere soprattutto uno strumento sociale e non esclusivamente letterario;- i dialetti non possono svolgere funzione di lingua;- deve essere in grado di esprimere tutto ciò che è necessario nella vita quotidiana;- per una lingua comune che possieda le caratteristiche d’uso necessarie ci si deve rivolgere a una lingua che già esista;- solo il fiorentino vivo ha queste caratteristiche un parlante qualsiasi dialetto italiano usa il fiorentino per essere compreso da un maggior numero di persone.

Manzoni, Lettera a Giacinto Carena (1850)

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Identificazione dell’autore tra lingua e lessico.

La lingua non è un insieme di vocaboli che esprimono tutti gli oggetti e i concetti presenti nella realtà ma è struttura, sistema, forma mentis…

I punti deboli della concezione manzoniana

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Alessandro Manzoni, senatore, propone la sua ‘ricetta’ per la diffusione del fiorentino vivo, da lui considerato dunque come l’unica lingua comprensibile e utilizzabile da tutti i cittadini italiani. Per diffondere il fiorentino fuori della Toscana, l’autore giunge a ipotizzare l’arruolamento di maestre fiorentine in tutte le scuole del Regno!

Manzoni, Relazione al Ministro Broglio Dell’unità della lingua e dei modi di diffonderla (1868)

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Per giungere a una lingua unitaria non è né necessario né utile rivolgersi al fiorentino vivo: bisogna, invece, fare tesoro dell’intera tradizione letteraria italiana. L’impianto della lingua italiana è, sì, fiorentino e letterario, ma è anche il risultato di un’elaborazione nazionale.

Non bisogna assumere come modello una parlata locale, ma diffondere la tradizione culturale e letteraria in fasce sempre più ampie di popolazione italiana l’alfabetizzazione.

Graziadio Isaia Ascoli, Proemio dell’“Archivio glottologico italiano” (1873)

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FINE

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