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1 NEWS LETTER A.M.C.I. n. 6 – 25.01.2013 Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani L’associazione dei Mediatori Professionisti in Italia oltre 3.000 iscritti QU3570 M3554GG10 53RV3 4 PR0V4R3 CH3 L3 N057R3 M3N71 P0550N0 F4R3 GR4ND1 C053! C053 1MPR35510N4N71! 4LL'1N1Z10 3R4 D1FF1C1L3, M4 G14' 1N QU3574 R1G4, L4 7U4 M3N73 574 L3GG3ND0 4U70M471C4M3N73 53NZ4 P3N54RC1 5U, 511 0RG0GL1050! 50L0 4LCUN3 P3R50N3 R135C0N0 4 L3GG3R3 QU3570 M3554GG10. 53 531 1N GR4D0 D1 L3GG3RL0, C0ND1V1D1L0 *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** *** Se sei interessato a partecipare alla stesura del prossimo numero della news letter invia una e-mail con il tuo articolo a [email protected] Se sei interessato ad attivare una sezione locale dell’associazione, invia una e-mail a [email protected] , specificando l’area locale e una prima ipotesi di attività sul territorio

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NEWS LETTER A.M.C.I. n. 6 – 25.01.2013

Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani

L’associazione dei Mediatori Professionisti in Italia

oltre 3.000 iscritti

QU3570 M3554GG10 53RV3 4 PR0V4R3 CH3 L3 N057R3 M3N71 P0550N0 F4R3 GR4ND1 C053! C053

1MPR35510N4N71! 4LL'1N1Z10 3R4 D1FF1C1L3, M4 G14' 1N QU3574 R1G4, L4 7U4 M3N73 574 L3GG3ND0

4U70M471C4M3N73 53NZ4 P3N54RC1 5U, 511 0RG0GL1050! 50L0 4LCUN3 P3R50N3 R135C0N0 4

L3GG3R3 QU3570 M3554GG10. 53 531 1N GR4D0 D1 L3GG3RL0, C0ND1V1D1L0

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Se sei interessato a partecipare alla stesura del prossimo numero della news letter invia una e-mail con il tuo articolo a [email protected]

Se sei interessato ad attivare una sezione locale dell’associazione, invia una e-mail a [email protected],

specificando l’area locale e una prima ipotesi di attività sul territorio

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Mediazione e filosofia

“Il mediatore civile e il filoso-fare in mediazione”

Dott.sa Eva Francesca Franchino

Mediatrice - Iscritta AMCI

La figura del mediatore civile e commerciale è al contempo stesso affascinante e complessa.

Complessa in quanto resta difficile delineare o riuscire a delineare i confini concreti del suo operare.

La figura del mediatore civile apre ampi discorsi sia riguardo al suo ruolo, ma ancor di più riguardo alla

metodologia da lui adottata durante il procedimento di mediazione.

Il mediatore definito come un terzo imparziale, non ha poteri decisori capaci di vincolare le parti,

svolge un servizio finalizzato ad assistere due o più soggetti nella ricerca di un accordo amichevole per

comporre la controversia in atto operando un’attività di natura intellettuale.

Resta certo che non si tratta né di un arbitro né di un giudice e che il suo operato debba tendere alla

ricerca imparziale e non obbligata, ma condivisa, di una conciliazione della disputa in mediazione.

Questa imparzialità e per certi aspetti relativa libertà di metodo nel trovare gli strumenti più utili per

mediare crea l’imbarazzo sul come si debba fare mediazione e sulla figura del mediatore che rischia

indubbiamente di cadere in una confusione di ruolo o nel troppo relativismo operativo.

Gli strumenti utilizzabili dal mediatore sono di certo l’ascolto attivo, la capacità di identificazione ed

analisi dei problemi, la capacità comunicativa, l’oggettività, il ragionamento di tipo critico e soprattutto

una buona abilità comunicativa a livello concettuale, espositivo e metacomunicativo.

La comunicazione è la base nel processo di interazione tra individui, finalizzato allo scambio di un

messaggio attraverso un codice comune.

Il mediatore può contribuire positivamente al processo di mediazione proprio grazie alla

comunicazione creando un clima motivante, riflessivo e quindi collaborativo ed empatico, nonché

sviluppando una comprensione concettuale.

Il mediatore deve favorire l’interazione e la cooperazione tra le parti in conflitto.

L’ascolto attivo è fondamentale per la comprensione del problema in atto, ma ancor di più per favorire

la reciproca comprensione tra le parti e questo in un contesto empatico.

Le parti devono capire innanzi tutto se stesse conoscendo le reali motivazioni del conflitto avendo

padronanza di ciò che sotto a questo in realtà si cela, sia per se stessi che per la controparte.

Resta evidente che sia necessaria l’empatia per poter uscire dallo stallo nel proprio punto di vista e

riuscire così a mettersi nei panni dell’altro in modo oggettivare e concretizzare il conflitto.

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L’ascolto attivo non è un semplice ascoltare, ma mette in campo altre caratteristiche quali l’attenzione,

la comprensione, l’intelligenza e l’empatia, di certo l’ascolto attivo è l’elemento essenziale per favorire il

dialogo, per questo è l’elemento essenziale per entrare in relazione con l’altro, rendendo capaci di

evitare le incomprensioni comunicative in quanto si è più attenti al vissuto emotivo proprio e dell’altro,

aspetti quasi sempre non direttamente esposti direttamente espressi dalle parole proferite.

Carl Rogers il padre del counseling nel libro Terapia centrata sul cliente vede nell’ascolto attivo uno

strumento privilegiato di comunicazione che permette l’accettazione incondizionata e non giudicante,

nonché l’empatia e quindi di conseguenza, la realizzazione di un relazione autentica. Elementi questi

essenziali per la terapia centrata sul cliente quale è il counseling, ma evidentemente utili ed idonei anche

per un procedimento di mediazione.

“Compito del counsellor, secondo un’altra definizione del suo ruolo, è chiarire e oggettivare i

sentimenti del cliente. […] La funzione del counsellor consiste nell’adottare – nella misura in cui ne è

capace - lo schema di riferimento del cliente, nel percepire il mondo così come egli vede se stesso e nel

comunicare al cliente un po’ di questa comprensione empatica.” 1

La chiave della partita della mediazione dimora nella comunicazione che è l’atto con il quale gli

individui interagiscono.

Se il primo assioma di Watzlawick nella Pragmatica della comunicazione umana afferma che è

impossibile non comunicare, perché però non porsi l’interrogativo su cosa si comunica e su come si

comunica, soprattutto in una situazione conflittuale.

Il processo della comunicazione, evidenziandone la dimensione sociale, cognitiva e delle relazioni

interpersonali, secondo il modello di Slama-Cazacu (1968) può essere strutturato secondo sei elementi

essenziali: l’emittente che codifica il messaggio e lo trasmette, si tratta del responsabile della

comunicazione; il ricevente ovvero il destinatario del messaggio, non passivo in quanto compie

un’azione di decodifica;

il contesto quindi i fenomeni reali in cui si svolge la comunicazione e la sua referenza ovvero gli oggetti

reali verbali con cui la comunicazione si riferisce; il messaggio quindi l’informazione trasmessa ; il canale

inteso come lo strumento utilizzato per la trasmissione del messaggio, le cui caratteristiche sono la

capacità ovvero la quantità di informazioni trasmesse e l’immediatezza, cioè la velocità della

trasmissione di informazione ed infine il codice come l’insieme di regole applicate al messaggio che

permettono la comunicazione, nel quale vi sono comprese la comunicazione non verbale , il codice

esplicito, le conoscenze presupposte, il codice implicito e, il contesto globale rappresentate la cultura

degli interlocutori.

1 C.R. Rogers, La terapia centrata sul cliente, edizioni la meridiana, Molfetta (Ba) 2007, p.58-60

18

Al di là del contenuto della comunicazione è evidente, influenzando questa il comportamento, che sia

importante anche l’aspetto di relazione, l’aspetto del comando si riferisce proprio alla relazione tra due

comunicanti, più la comunicazione è sana, più ci si concentra sul contenuto e meno sulla relazione, al

contrario, se la comunicazione è patologica, l’attenzione si sposta maggiormente dalla notizia alla

relazione.

Spesso alla radice dei conflitti di relazione vi si trova un disaccordo sulla sequenza degli eventi, sulla

punteggiatura degli accaduti di una comune esperienza.

“ E’ difficile convincersi come due individui possano avere opinioni così divergenti su tanti elementi di

una esperienza comune. Ma è un problema che si può spiegare con un argomento a cui siamo ricorsi

frequentemente cioè, la loro incapacità di meta comunicare in base ai rispettivi modelli di interazione”2

La comunicazione assolve ad almeno cinque funzioni : la funzione referenziale relativa allo scambio di

informazioni circa un oggetto; la funzione espressiva riguardante informazioni attinenti ai partecipanti

alla conversazione; la funzione di controllo: relativa al comportamento; la funzione di coordinazione

dell’interazione : turntaking, feed-back ovvero ciò che permette il mantenimento della conversazione in

atto e la sincronizzazione degli eventi e la funzione di meta comunicazione: consente un’analisi della

relazione comunicativa in atto, su come debba esser interpretato il messaggio e sulla ricerca della

comprensione del messaggio stesso da parte del ricevente.

Ascolto attivo e comunicazione sono gli ingredienti del dialogo, dialogo che per esser autentico e

proficuo deve avvalersi del ragionamento critico in senso filosofico.

Le abilità di pensiero sono alla base dell’attività intelligente dell’essere umano sono sia molto specifiche,

sia più generali: capacità di ragionare secondo la logica, percezione di somiglianze fuggevoli, attitudine

di scomporre in più parti un tutto, riunire cose o parole, risolvere processi, fornire spiegazioni di

accaduti, riscontrare capacità e analogie, inventare universi immaginari, risolvere problemi, ma anche

prevenirli o aggirarli, valutare e così via.

Lo psicologo Bruner sostiene che esistono due modalità di pensiero differente: un pensiero

paradigmatico, al secondo un pensiero di tipo narrativo. “Il primo, quello logico-scientifico (detto

anche paradigmatico), persegue l’ideale di un sistema descrittivo ed esplicativo formale e matematico.

Esso ricorre alla categorizzazione o concettualizzazione, nonché alle operazioni mediante le quali le

categorie si costituiscono, vengono elevate a simboli, idealizzate e poste in relazione tra loro in modo

da costruire un sistema. […] L’uso creativo dell’altro modo di pensare, quello narrativo, produce invece

buoni racconti, drammi avvincenti e quadri storici credibili, sebbene non necessariamente veri. Il

2 P.Watzlawick, J.H. Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana , Astrolabio, Roma (1971), p.p.48-49

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pensiero narrativo si occupa delle intenzioni e delle azioni proprie dell’uomo o a lui affini, nonché delle

vicissitudini e dei risultati che ne contrassegnano il corso”.3

Il pensiero paradigmatico tipico del ragionamento scientifico si esprime in modo acontestuale, mentre

il pensiero narrativo è presente nel quotidiano confronto del soggetto con il mondo e con gli altri, ed è

profondamente sensibile al contesto.

Bruner ha sottolineato come sia una modalità narrativa del pensiero a permetterci di riflettere

sull’esperienza, tale modalità si occupa delle vicissitudini umane e pertanto, innesca ed indirizza una

ricerca di significati all’interno di uno spettro di significati possibili; essa è una modalità di coniugare la

realtà al cognitivo, che consente di riflettere, insieme, in termini di passato, di presente, di futuro.

Dall’altra parte, il fatto che gli individui facciano le loro esperienze in un contesto intersoggettivo

determina la necessità di pensare e di esprimere queste esperienze, attribuendo loro un significato in

relazione ad un mondo e ad una cultura di riferimento. Attraverso il pensiero narrativo l’uomo realizza

una complessa tessitura di accadimenti ed eventi utilizzando trame e orditi paralleli e complementari,

mettendo in relazione esperienze, situazioni presenti, passate e future, in forma di un racconto che le

attualizza e le rende oggetto di possibili ipotesi interpretative e ricostruttive. La narrazione ha quindi

una funzione epistemica: innesca processi di elaborazione, interpretazione, comprensione, rievocazione

di esperienze, accadimenti, fatti, dando ad essi una forma che renda possibile descriverli e raccontarli ad

altri, tentare di spiegarli alla luce delle circostanze, delle intenzioni, delle aspettative di chi ne è

protagonista, conferire loro senso e significato, collocandoli nel contesto di copioni, routine, repertori

socio-culturalmente codificati.

Il dispositivo narrativo consente ai soggetti di ripensare le proprie esperienze e le proprie azioni

ricostruendone il senso ed evidenziandone le possibili prospettive di sviluppo, creando motivazioni,

opinioni etiche e valoriali in esse implicate, iscrivendole all’interno di una rete di significati

culturalmente condivisi ed è permeato costantemente da atti di intenzionalità.

“Ne consegue che il pensiero critico ostacola qualsiasi stereotipizzazione e, poiché tale

stereotipizzazione è il meccanismo attraverso il quale opera il pensiero tendenzioso, anche qualsiasi

pregiudizio” 4.

Il pensiero critico è un processo mentale che consiste nell’analizzare o nel valutare delle informazioni.

Tali informazioni possono essere ottenute tramite l’osservazione, l’esperienza, il ragionamento o la

comunicazione. Il pensiero critico si fonda sul tentativo di andare al di là della parzialità del singolo

soggetto: i suoi valori fondamentali sono la chiarezza, l’accuratezza, la precisione, l’evidenza.

3 J. Bruner , La mente a più dimensioni,Laterza, Bari1986, p.p.17-18. 4 M. Lipman (2003), Educare al pensiero, Vita e pensiero, Milano p.240

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Resta evidente come alla base di un ragionamento di tipo critico sia possibile ritrovare aspetti sia

narrativi che paradigmatici.

Il pensiero critico è così un insieme di facoltà cognitive necessarie e utili per il comportamento umano.

Esso, quindi, non comprende soltanto l’acquisizione e la memorizzazione di informazioni, ma anche

tutto l’agire umano, anche nell’atto di confrontarsi con la realtà e quindi con l’altro, riducendo i propri

punti di vista, i proprio pregiudizi, in un’ottica di confronto e predisposizione empatica.

Il metodo più utilizzato nei procedimenti di mediazione si rifà alla Scuola di Harvard e si tratta di una

modalità concentrata prevalentemente su tecniche di negoziazione.

Altri due metodi al contrario – la mediazione trasformativa e il metodo attraverso la comprensione -, si

focalizzano maggiormente sull’utilizzo di un pensiero di tipo critico finalizzando ancor di più il

procedimento di mediazione sulla ricerca di una possibile soluzione del conflitto nella totale autonomia

e responsabilizzazione delle parti coinvolte.

Il metodo della Scuola di Harvard basato sulla negoziazione oggettiva nasce da un team di ricercatori

dell’Università di Harvard circa venticinque anni fa, portando da sempre risultati ottimali nell’ambito

della gestione dei conflitti ed aprendo la strada ad una nuova gestione delle controversie civili e

commerciali.

Una trattativa che verte su una negoziazione oggettiva delle controversie concentra il procedimento sul

contenuto oggettivo conteso, spostandosi dal focus della negoziazione verso un fine tendente al

raggiungimento di reciproci vantaggi, con un risultato basato su principi sempre corretti e indipendenti

dalla volontà delle parti in contraddizione.

“ Le condizioni necessarie sono quattro e si tratta dei principi basilari di una trattativa di successo

secondo la teoria di Harvard:

1. Gli interessati devono scindere le persone dai problemi.

2. Ciò che conta sono gli interessi, non le posizioni.

3. Bisogna sviluppare, sia individualmente che insieme alla controparte del negoziato, alternative

che siano vantaggiose per entrambi.

4. Tutti gli interessati devono accordarsi su criteri oggettivi, con i quali sia possibile misurare il

risultato del negoziato.” 5

Un breve elenco delle tattiche più diffuse nella negoziazione e prevalentemente in quella distributiva

può seguire in questo ordine:

1. chiedere di più

2. indugiare nel dire di sì

3. recalcitare

5 www.mathysmedical.com , Tecniche di negoziazione.

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4. migliorare nel senso di insediare e metter in difficoltà la controparte

5. argomentare

6. limitarsi l’autorità

7. colmare la differenza

8. partire dall’accordo

9. concedere ad arte

10. coinvolgere con il tempo

11. colpire basso

12. tollerare il fallimento

13. temporeggiare

14. ascolto aggressivo per strappare informazioni

15. raschiare il fondo nel raggiungere il proprio punto di indifferenza

16. gestire il rifiuto

17. pressare

18. indirizzare

19. mettere all’asta

20. cogliere i segnali deboli

21. ultimatum

22. avvisare e promettere

23. innescare emotional labor, ovvero manipolare la propria espressività emotiva

24. vedere i bluff

25. provocare il boia chiedere d esempio la soluzione che in realtà non si desidera

26. gestire la dualità buono/cattivo

27. fare l’ingenuo

28. dividere ed imperare

29. presentare in prospettiva

30. inibire la ricerca

31. scoraggiare

32. confidarsi

33. dimenticare

34. allearsi

35. scegliere il consulente

36. tirare le fila

37. apprezzare, tolleranza per negoziare

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38. stremare

39. mettere fuori gioco

40. minimizzare i costi

41. chiedere un’opzione

42. pilotare

43. evidenziare le differenze

44. fare l’avvocato del diavolo

45. andare oltre

46. analizzare i dettagli

47. concordare

48. manipolare il contesto

49. porre problemi etici ed oggettivi

50. raccogliere informazioni 6

Un’evoluzione della scuola di Harvard è la mediazione trasformativa di Bush e Folger, l’obiettivo della

mediazione trasformativa non è tanto riuscire a risolvere un conflitto, quanto riuscire ad ottenere una

trasformazione delle parti coinvolte nel conflitto.

Trasformazione del conflitto significa cambiamento nell’esperienza delle parti, dove i partecipanti al

procedimento di mediazione traggono un rafforzamento di sé stessi, ritrovando fiducia e sicurezza. È

questa la dimensione denominata dell’empowerment, nella quale le parti acquistano nuove competenze

e il mediatore non si occupa della risoluzione, ma del rapporto tra le parti stesse, concentrandosi

prevalentemente sulla relazione comunicativa.

La mediazione di tipo trasformativo genera due importanti effetti: l’empowerment, ovvero la

riacquisizione da parte dell’individuo dei propri valori, della capacità e autonomia di decidere il proprio

punto di vista e le proprie scelte e il riconoscimento, inteso come comprensione dell’altro, fattibile

grazie alla conferma e all’empatia sollecitate e sviluppate nella relazione comunicativa. La mediazione

trasformativa permette quindi alle parti di acquisire nuove competenze, consentendo al mediatore di

occuparsi del loro rapporto e non necessariamente della soluzione del conflitto, rapporto che, se

cambia, può dar vita esso stesso ad un accordo sostenibile.

“ Secondo il modello trasformativo:

6 Per approfondimento si veda : D. Marinelli, Professione Mediatore. Guida operativa per mediatori, conciliatori e arbitri, Edizioni Giuridiche Simone, Napoli 2011

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- la mediazione è definita come un processo in cui una parte terza opera con contendenti per

aiutarli a modificare la qualità della loro interazione conflittuale da negativa a positiva costruttiva,

mentre discutono i problemi e prendono in esame le possibilità di risoluzione;

- il ruolo del mediatore è aiutare le parti a compiere spostamenti nei livelli di empowerment e di

riconoscimento nella loro interazione, dando sostegno alle loro capacità di acquisire forza e responsività

nel processo decisionale, comunicativo e di adozione di nuove prospettive;

- gli obiettivi principali sono: supportare gli spostamenti nel livello di empowerment, dando

sostegno al processo decisionale di ciascuna parte, senza mai sostituirsi ad essa , in ogni momento della

seduta in cui emergono possibilità di scelta (sia riguardo al processo sia la risultato); supportare gli

spostamenti nel livello di riconoscimento, incoraggiando, ma non sforzando, ogni tentativo che

ciascuna parte scelga di intraprendere per giungere a una comprensione migliore della prospettiva

dell’altro” 7

Gary Friedman8 e Jack Himmelstein9 autori del testo Challenging Conflict 10, attraverso il loro

metodo della comprensione, si concentrano essenzialmente sul ragionamento critico, ponendosi nei

confronti del cliente in modo affine ad un counselor rogersiano.

Friedman e Himmelstein in mediazione adottano il principio di superare i conflitti rendendoli utili, più

importante di un approccio al conflitto basato sulla coercizione o persuasione, il metodo della

comprensione, rende responsabili le parti coinvolte nel conflitto, portandole a lavorare insieme

attivamente e responsabilmente alla loro controversia in atto. Per aiutare la parti ad avvicinarsi all’idea

di una possibile gestione del conflitto senza la guida di un giudice, che sentenzia la soluzione migliore e

oggettiva, è importante indurle alla riflessione sul come sia possibile gestire insieme la controversia.

Il vantaggio che se ne può trarre è una soluzione del conflitto creativa dove entrambe le parti essendo

state coinvolte la condividano e l’appoggino ed è proprio questo risultato che secondo gli autori crea

un’alternativa al sistema tradizionale e soprattutto che detta la possibilità di un ottimale metodo per

affrontare una mediazione.

Il mediatore utilizzando il dialogo, porta alla luce senza perdere l’oggettività della controversia, i

bisogni delle parti, ovvero scavare nel profondo di quella che è la controversia dichiarata. “Spero che

possiamo lavorare per creare un contesto in cui io cerco di capire cosa è importante per ciascuno di voi

7 R.A.B. Bush, J.P. Folger, La promessa della mediazione, Vallecchi Spa, Firenze 2011, p. 66 8 G. Friedman: http://www.understandinginconflict.org/the-team/gary-j-friedman/ 9 J. Himmelstein: http://www.understandinginconflict.org/the-team/jack-himmelstein/ 10 G.Friedman, J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione. Sfidare il conflitto: principi e tecniche di

un metodo rivoluzionario, Manuali Franco Angeli, Milano 2012

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e che, così facendo, anche voi comprendiate più chiaramente ciò che è importante per voi stessi. C’è

anche la possibilità che così diventiate un po’ più disponibili a comprendervi l’un l’altro”. 11

Manifestare il proprio disaccordo è una grande risorsa per il buon esito del procedimento di

mediazione, nel disaccordo vengono manifestate ed espresse molte emozioni rappresentanti dei veri

bisogni alla radice della controversia e questa è l’unica strada per arrivare ad una possibile soluzione, il

mediatore deve saper creare il giusto contesto atto alla possibilità di tale condivisione.

Il mediatore ha come iniziale strumento per far il looping, il loop della comprensione consente di

capire, comprendere, il che ovviamente è molto differente dal condividere.

“ Quattro sono i passaggi nell’attività di looping del mediatore:

• comprendere ciascuna parte;

• manifestare tale comprensione;

• cercare conferma delle parti del fatto che si sentano comprese dal mediatore;

• ricevere tale conferma” 12

“ Il mediatore:

• offre a ciascuna parte l’esperienza di sentirsi capita;

• mostra a ciascuna parte che il punto di vista dell’altra, che sembra spesso incomprensibile, può

essere compreso almeno dal mediatore;

• riformula il punto di vista di ciascuna parte in un modo che l’altra possa più facilmente

ascoltare;

• adatta l’arte del looping.”13

Il metodo attraverso la comprensione ha come fase iniziale l’accettazione del conflitto, tramite il dialogo

il mediatore aiuta le parti ad accettare il conflitto consentendo il disagio e la tensione che il disaccordo

implica, la strada per l’accordo, passa per la manifestazione limpida del disaccordo. Superata la staticità

delle posizioni di conflittualità reciproca, evidenziando gli elementi oggettivi della questione ed

avvalendosi di un ragionamento critico, la possibile soluzione non dovrebbe esser lontana e nemmeno

ricercata con eccessiva imposizione e fatica.

La filosofia pratica non è distante da questi metodi di mediazione, ne ripercorre ampiamente principi,

metodologie e tecniche, anche ampliandole e approfondendole sia nella teoria che nella prassi.

11 G.Friedman, J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione. Sfidare il conflitto: principi e tecniche di un metodo rivoluzionario, Manuali Franco Angeli, Milano 2012, p. 100 12 G.Friedman, J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione. Sfidare il conflitto: principi e tecniche di un metodo rivoluzionario, Manuali Franco Angeli, Milano 2012, p.102 13 G.Friedman, J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione. Sfidare il conflitto: principi e tecniche di un metodo rivoluzionario, Manuali Franco Angeli, Milano 2012, p.103

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Nella consulenza filosofica, nel dialogo socratico o nella P4C – philosophy for children/philosophy for

community- si possono trovare tecniche utili per la conduzione del dialogo tra parti in conflitto.

“ Se, sulla base di queste caratteristiche, volessimo fare un confronto tra il Socrate che emerge dai

Dialoghi platonici e il “Socrate” a cui cerca di somigliare un facilitatore di una sessione di “Philosophy

for children” avremmo il seguente quadro di differenze:

Dialogo socratico-platonico:

- Conduttore ironico e direttivo

- Uditorio universale/astratto

- Logica formale/decontestualizzata

- Premesse condivise date per scontate

Inquiry della “Comunità di ricerca”:

- Facilitatore (ascolta, valorizza le differenze)

- Uditorio reale (componenti emotive, relazionali, ecc.)

- Logica delle “buone ragioni” (informale)

- Radicalizzazione del domandare (incluse tutte le premesse).”14

Il conflitto da sempre è stato tema della ricerca filosofica che da sempre ne ha tratto vantaggi ed

evoluzioni positive e costruttive, per questo non è strano che nella sua prassi vi siano tecniche utili per

la gestione del conflitto, in quanto le radici teoriche alle quali si fa riferimento, trattano il conflitto

nell’ottica del divenire costruttivo.

Hegel con il suo metodo dialettico aveva già delineato la ricchezza e la positività che si deve trarre dal

conflitto. Nel movimento dialettico considerabile in modo unitario poiché descrivibile come un

circolo, la tesi alla quale si oppone l’antitesi, risolve il conflitto tornando al punto iniziale chiamato ora

sintesi, la quale altro non è, che uno sviluppo della contraddizione arricchito dai mutamenti avvenuti.

Senza vittorie o esclusioni, tesi e antitesi realizzano se stesse trasformandosi in qualcosa d’altro che

supera i dati iniziali di entrambe.

La dialettica hegeliana è un movimento che raggiunge la soluzione di conflitto tra opposti.

Nella concezione hegeliana il superamento come risultato del processo dialettico

-il termine tedesco aufhebung porta con sé sia il significato di togliere che di conservare - viene

abbandonata la parzialità presente sia nella tesi quanto nella antitesi, per arrivare ad una sintesi

superiore, considerando la posizione e la negazione precedenti.

14 A. Cosentino, Filosofia e formazione, Liguori Napoli 2002, pag. 216

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“ La sostanza viva è bensì l’essere il quale è in verità Soggetto, o, ciò che è poi lo stesso, è l’essere che in

verità è effettuale, ma soltanto in quanto la sostanza è il movimento del porre se stesso, o in quanto

essa è la mediazione del divenir-altro-da-sé con se stesso.”15

Si può teorizzare una periodizzazione non solo storica, sociologica, giuridica o psicologica etc., della

mediazione civile e in generale e più esaustivamente dell’alternative dispute resolution, ma soprattutto

filosofica, partendo dalla storia della filosofia incentrata sull’interrogazione del principio della

conflittualità e dell’etica umana, passando dai presocratici attraversando e soffermandosi sull’impianto

hegeliano, fino alla filosofia contemporanea nell’accezione delle pratiche filosofiche16.

L’indagazione e la riflessione in questo campo richiederebbero lunghe ricerche e citazioni, resta a livello

seppur superficiale e brevemente accennato, chiaro ed evidente il retrobottega che persiste nelle forme

contrastive che hanno manifestazione nel conflitto, dinamiche che in pratica si possono gestire con la

mediazione civile e commerciale o con altri metodi di ADR, ma che nella loro teorizzazione, molto

hanno anche del pensiero e delle tecniche della pratica filosofica.

Al di là dei principi costituenti e caratterizzanti il conflitto, nella dinamica della conflittualità è possibile

rintracciare una prassi trasformativa nel momento in cui la si ottimizza come occasione dialettica

speculativa, ovvero nel considerarla all’interno di una dialettica hegeliana.

Seppur costitutivo della natura umana e della psiche, il conflitto tra individui si radica ancor di più

nell’uomo moderno da Cartesio in poi, la morale provvisoria di Cartesio, indica una morale di

adattamento, Kant invece trasforma il principio del dovere partendo dall’autonomia del soggetto,

ovvero, si è morali tanto quanto più si è ripiegati su se stessi, più si parte dal proprio principio e lo si

afferma in modo poco critico, ma più autocritico e lontano da un vero confronto con l’altro.

Hegel individua che l’uomo moderno è sito in un contesto sociale dove l’oggettività non è veramente

oggettiva perchè si ha sempre un soggetto che si oggettivizza, ma tramite l’agire dialettico, la

conflittualità che si genera inevitabilmente, trova una possibilità di positività nel divenire ora

costruttivo.

La filosofia nel su essere non solo una statica storia, ma nella sua profonda essenza un’attività pratica

potrebbe risultare utile per fornire metodi nell’attività di mediazione e spunti non dogmatici su come

debba esser delineata la figura del mediatore civile e commerciale.

Filosofare è un’attività intellettuale essenziale, non solo perché cerca di elaborare ipotesi di risposta alle

domande essenziali per l’uomo, ma anche, e soprattutto, perché attraverso l’esercizio del pensiero

filosofico si impara a riflettere con impostazione critica, su se stessi, sugli altri e sulle proprie ed altrui

conoscenze.

15 G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, a cura di E. Negri, La Nuova Italia, Firenze1967, vol.1, p.13 16 Si rimanda a : L.Possieri, E.F. Franchino, Confliggere mediando al tempo della crisi. La mediazione civile e commerciale: evoluzione normativa e approccio filosofico, paper in progess, pubblicazione dicembre 2012

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Per questo la filosofia utilizzata come pratica utile per insegnare a pensare, può rivelarsi importante da

un punto di vista educativo, per formare individui capaci di utilizzare la loro mente in modo libero,

autonomo e produttivo sotto l’aspetto esistenziale, etico e culturale.

In questo senso si è vicini al metodo socratico, alla tradizione che concepisce il filosofare come attività

di pensiero. Concezione tutt’oggi esistente soprattutto negli Stati Uniti: “La filosofia mette a

disposizione molteplici possibilità di dare ragioni di ciò che si fa, e soprattutto di capire che possono

esistere problemi su ciò che si fa. Infatti, se non c’è un problema noi non abbiamo bisogno di “ragioni”;

ma se il problema sorge, se il problema si sviluppa, noi dobbiamo essere preparati a difendere, a

spiegare, a scusare e giustificare che cosa facciamo, e il “filosofare” allena a farlo, è un vero e proprio

“training” per imparare ad essere consapevoli delle proprie assunzioni, dei nostri presupposti, “allena” a

dare giudizi migliori, meglio strutturati e più consapevoli. ”.17

Bibliografia citata:

• R.A.B. Bush, J.P. Folger, La promessa della mediazione, Vallecchi Spa, Firenze 2011, p. 66

• J. Bruner , La mente a più dimensioni,Laterza, Bari1986, p.p.17-18.

• Cosentino, Filosofia e Formazione, Liguori, Napoli 2002, p.49.

• G.Friedman, J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione. Sfidare il conflitto: principi e

tecniche di un metodo rivoluzionario, Manuali Franco Angeli, Milano 2012

• G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello spirito, a cura di E. Negri, La Nuova Italia, Firenze1967, vol.1,

p.13

• M. Lipman (2003), Educare al pensiero, Vita e pensiero, Milano p.240

• D. Marinelli, Professione Mediatore. Guida operativa per mediatori, conciliatori e arbitri, Edizioni

Giuridiche Simone, Napoli 2011

• P.Watzlawick, J.H. Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana , Astrolabio,

Roma (1971), p.p.48-49

• L.Possieri, E.F. Franchino, Confliggere mediando al tempo della crisi. La mediazione civile e commerciale:

evoluzione normativa e approccio filosofico, paper in progess, pubblicazione dicembre 2012

• C.R. Rogers, La terapia centrata sul cliente, edizioni la meridiana, Molfetta (Ba) 2007, p.58-60

17 Marina Santi, in Cosentino, Filosofia e Formazione, Liguori, Napoli 2002, p.49.

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• www.mathysmedical.com , Tecniche di negoziazione.

• www.understandinginconflict.org

“I LIBRI AMCI”

Attività in sinergia con gli associati AMCI (Associazione Mediatori e Conciliatori Italiani)

e ALI (Associazione Legali Italiani – www.associazionelegaliitaliani.it)

Sono stati pubblicati i seguenti libri, con il coordinamento del Prof. Avv. Damiano Marinelli

e valenti Autori associati di AMCI e ALI

* chi fosse interessato ad entrare nel Gruppo di Autori potrà inviare il proprio cv ed eventuale proposta di piano dell’opera a

[email protected] *

Autore Damiano Marinelli, Patrizia Cipriano, Elisabetta Spigarelli

Titolo

Contratti d'impresa

Editore - CESI Professionale

Pagine - 234

Isbn 978-88-6279-066-6

Descrizione

L’elaborazione e la compilazione dei contratti aziendali richiede una particolare attenzione per limitare possibili inadempimenti contrattuali ed eliminare tutte quelle aree di incertezza che spesso condannano il rapporto giuridico a condizioni di inefficacia, oggettiva e soggettiva. Il volume rappresenta un innovativo manuale rivolto ai soggetti che, nel mondo professionale e aziendale, intendono accrescere le proprie competenze in una disciplina sempre più attuale e complessa e necessitano, pertanto, di chiare e concrete indicazioni per la redazione, verifica e controllo dei contratti d’impresa.

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www.cesiprofessionale.it/schedaprodotto.aspx?IdProdotto=421&ElencoLibriOrderBy=pubblicazione&ElencoLibriPage=0

Titolo: Amministratori e sindaci delle società di capitali Autore/i: Laura Biarella, Damiano Marinelli Editore: Cesi Professionale Collana: Professioni e settori Data di pubblicazione: 2012 (2 ed.) ISBN: 8862790767 ISBN 13: 9788862790765 Le regole che alimentano la dialettica tra compagine sociale, amministrazione e controllo gestorio delle società di capitali, in specie le srl: è questo l'argomento indagato nell'opera. Nell'excursus dell'ampia tematica relativa alle responsabilità di gestione, intensamente trasformata dal legislatore societario, si affronta la questione della conflittualità societaria e dei nuovi equilibri interni alle compagini sociali, ove le minoranze si vedono ora conferite nuove tutele. L'opera illustra, in particolare alla luce degli orientamenti giudiziari anche recentissimi, i diritti e i doveri gravanti sui titolari della gestione e del controllo societario, esamina le responsabilità in ambito civile e, infine, analizza le conseguenze penalistiche previste dalla legge in seguito a condotte contrarie a prescrizioni normative. Nella trattazione, ampio risalto è conferito al ruolo di controllo e alla responsabilità del collegio sindacale, al fenomeno della cosiddetta amministrazione di fatto e al nuovo istituto della mediazione civile e commerciale. L'intenzione primaria è stata quella di adottare uno stile semplice e chiaro, comprensibile agli operatori della materia societaria, quali consulenti e professionisti d'impresa, amministratori e soci, nella finalità di chiarire gli istituti del diritto a coloro che operano entro le imprese

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ULTIME NEWS AMCI

E’ in preparazione il VI° numero dei Temi di Mediazione, Arbitrato

e Risoluzione Alternativa delle Controversie (A.D.R.) in collaborazione con

l’Università degli Studi E Campus – Giurisprudenza

Chi fosse interessato ad inviare un proprio contributo scientifico

può contattare

il prof. Damiano Marinelli ([email protected]), il prof. Luca Possieri ([email protected])

o la dottoressa Barbara Baccarini ([email protected]) per la valutazione e l’eventuale pubblicazione dell’articolo/saggio.

Maggiori informazioni: sul sito AMCI www.mediatoriconciliatori.it

o www.associazionelegaliitaliani.it

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Questa news letter non è un periodico e non vuole avere nessuna pretesa di completezza, ma vuole essere un valido strumento informativo per gli Associati AMCI e per tutti coloro che hanno a cuore la

cultura della mediazione e delle Alternative Dispute Resolution in Italia. Attendiamo dunque i vostri contributi ([email protected]).

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