l’unificazione italiana · l’unificazione italiana roma capitale d’italia 1870...

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L’UNIFICAZIONE ITALIANA Roma capitale d’Italia 1870 L’aspirazione a fare di Roma la capitale d’Italia può considerarsi coeva alla nascita del Regno. Già nella primavera del 1861 Cavour, Presidente del Consiglio dei ministri, ministro degli affari esteri e della marina, nel pronunciare il suo discorso davanti al Parlamento italiano a pochi giorni dalla sua costituzione, di fronte alla questione di Roma e dello stato pontificio, sottolineava, con straordinario realismo politico, quanto fosse in quel momento storico difficile stabilire attraverso quali vie il Lazio sarebbe entrato a far parte dello Stato. Sicuramente, affermava in quell’occasione Cavour “[…] il problema di Roma non può [] essere sciolto colla sola spada; la spada è necessaria, lo fu e lo sarà ancora per impedire che elementi eterogenei vengano a frammettersi nella soluzione di questa questione; ma, o signori, il problema di Roma non deve essere sciolto colla spada sola; le forze morali debbono concorrere al suo scioglimento. L’Italia era ricca di queste forze: il suo popolo, la sua storia, la sua fede. Così Roma non avrebbe potuto non essere capitale, chiamata a questo ruolo dal fatto di essere la sola città italiana a non avere memorie esclusivamente municipa- li”, essendo l’unico luogo carico di valore simbolico a livello nazionale e tale da essere degno di accogliere il Pontefice, finalmente posto nelle condizioni di poter esercitare in modo molto più libero, molto più indipendente il suo sublime ufficio, custodito dall'amore, dal rispetto di ventidue milioni di Ita- liani, (piuttosto) che difeso da venti- cinque mila baionette. (Applausi)” Quando il 20 settembre del 1870 i bersaglieri aprirono una breccia nelle mura romane presso Porta Pia, approfittando della sconfitta di Napoleone III ad opera dei prussiani a Sedan (1 settembre 1870), si pose fine a ciò che rimaneva dello stato pontificio. Il 5 dicembre, a Firenze, nel pronunciare il discorso della Corona, Vittorio Emanuele disse : Il mio cuore di re e di figlio prova una gioia solenne [] nel pronunciare queste parole: L'Italia è libera ed una; ormai non dipende più che da noi il farla grande e felice". Soltanto nel gennaio successivo il parlamento approvò il trasferimento della capitale da Firenze a Roma e la Legge delle Guarentigie (13 maggio 1871), che emanata a tutela del Papa e della sua funzione, non fu sufficiente ad evitare la frattura col mondo cattolico, chiamato da Pio IX a non partecipare alla vita politica del giovane stato italiano. Il non expedit pontificio, in parte superato con il Patto Gentiloni, in vista delle elezioni politiche del 1913, fu definitivamente abrogato nel 1919 da Papa Benedetto XV. In mezzo la grande guerra e le trincee lungo le quali si fecero gli italiani. Antonio Muzzi, Allegoria dell’Italia unita Olio su tela 1888

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  • L’UNIFICAZIONE ITALIANARoma capitale d’Italia 1870

    L’aspirazione a fare di Roma lacapitale d’Italia può considerarsicoeva alla nascita del Regno. Già nellaprimavera del 1861 Cavour,Presidente del Consiglio dei ministri,ministro degli affari esteri e dellamarina, nel pronunciare il suodiscorso davanti al Parlamentoitaliano a pochi giorni dalla suacostituzione, di fronte alla questionedi Roma e dello stato pontificio,sottolineava, con straordinariorealismo politico, quanto fosse inquel momento storico difficilestabilire attraverso quali vie il Laziosarebbe entrato a far parte delloStato. Sicuramente, affermava inquell’occasione Cavour “[…] ilproblema di Roma non può […] esseresciolto colla sola spada; la spada ènecessaria, lo fu e lo sarà ancora perimpedire che elementi eterogeneivengano a frammettersi nellasoluzione di questa questione; ma, osignori, il problema di Roma non deveessere sciolto colla spada sola; leforze morali debbono concorrere alsuo scioglimento.” L’Italia era ricca diqueste forze: il suo popolo, la suastoria, la sua fede. Così Roma nonavrebbe potuto non essere capitale,chiamata a questo ruolo dal fatto diessere la sola città italiana a non avere“memorie esclusivamente municipa-li”, essendo l’unico luogo carico divalore simbolico a livello nazionale etale da essere degno di accogliere ilPontefice,

    finalmente posto nelle condizioni dipoter “esercitare in modo molto piùlibero, molto più indipendente il suosublime ufficio, custodito dall'amore,dal rispetto di ventidue milioni di Ita-liani, (piuttosto) che difeso da venti-cinque mila baionette. (Applausi)”Quando il 20 settembre del 1870 ibersaglieri aprirono una breccia nellemura romane presso Porta Pia,approfittando della sconfitta diNapoleone III ad opera dei prussiani aSedan (1 settembre 1870), si pose finea ciò che rimaneva dello statopontificio. Il 5 dicembre, a Firenze, nelpronunciare il discorso della Corona,Vittorio Emanuele disse : “Il mio cuoredi re e di figlio prova una gioiasolenne […] nel pronunciare questeparole: L'Italia è libera ed una; ormainon dipende più che da noi il farlagrande e felice". Soltanto nel gennaiosuccessivo il parlamento approvò iltrasferimento della capitale daFirenze a Roma e la Legge delleGuarentigie (13 maggio 1871), cheemanata a tutela del Papa e della suafunzione, non fu sufficiente ad evitarela frattura col mondo cattolico,chiamato da Pio IX a non parteciparealla vita politica del giovane statoitaliano. Il non expedit pontificio, inparte superato con il Patto Gentiloni,in vista delle elezioni politiche del1913, fu definitivamente abrogato nel1919 da Papa Benedetto XV. In mezzola grande guerra e le trincee lungo lequali si fecero gli italiani.Antonio Muzzi, Allegoria dell’Italia unita – Olio su tela 1888