le venezie, cultura e territorio - agosto 2012

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cultura e territorio 22 12 Anno 8 - Numero 22 - Agosto 2012 - POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB VERONA 3 DALL’ISTRIA ALL’AFRICA I CINQUE PREMI MASI FIVE MASI PRIZES FROM ISTRIA TO AFRICA 18 GILLO DORFLES TESTIMONE DEL NOVECENTO GILLO DORFLES WITNESS TO THE 1900 s 36 HEMINGWAY, L'AMARONE E IL VENETO NEL CUORE HEMINGWAY, AMARONE AND THE VENETO IN HIS HEART

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Dal 2005 la Fondazione Masi pubblica il suo periodico bilingue italiano e inglese. E' l’house-organ della Fondazione: ne descrive la vita e le attività e contiene informazioni di carattere culturale e artistico legate al territorio, a personalità venete e all’interessante mondo del vino e dell’enogastronomia locale.

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cultura e territorio2212

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3DALL’ISTRIA ALL’AFRICA I CINQUE PREMI MASIFIVE MASI PRIZESFROM ISTRIA TO AFRICA

18GILLO DORFLES TESTIMONE DEL NOVECENTOGILLO DORFLES WITNESS TO THE 1900s

36HEMINGWAY, L'AMARONE E IL VENETO NEL CUOREHEMINGWAY, AMARONE AND THE VENETOIN HIS HEART

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In copertina: Gillo Dorfl es.Cover photograph: Gillo Dorfl es.

Direttore editorialeDemetrio Volcic

Direttore responsabile Antonio Di Lorenzo

Segreteria di redazioneDora Stopazzolo

TraduzioniStephen Hobley

Progetto grafi coNeodesign Studio

Impaginazione e stampa a cura di La Grafica – Vago di Lavagno (Vr)

Hanno collaborato a questo numeroMario BagnaraUlderico BernardiIsabella Bossi FedrigottiIlvo DiamantiCesare GallaMichael GarnerDavide PaoliniFranco RuffoDora Stopazzolo

Referenze fotografi cheArchivio Fondazione MasiArchivio MasiBiblioteca Internazionale «La Vigna»Centro di Ricerche Storiche di RovignoFrancesco Dalla PozzaGiampaolo MascalzoniMuseum MillesgÅrdenFlavio PètteneTriennale di Milano

© 2012 – Fondazione MasiVilla Serego AlighieriGargagnago di Valpolicella (Verona)Testi e immagini possono essere riprodotti, anche parzialmente, con autorizzazione

Pubblicazione realizzata con il contributo diMasi Agricola SpA

COMUNICATO DELLA FONDAZIONE

Da questo numero la direzio-ne della Rivista “Le Venezie” è affi data ad Antonio Di Lorenzo, al quale la Fondazione Masi dà il benvenuto e augura buon la-voro. A Giuseppe Brugnoli, che rimane nel Consiglio della Fon-dazione, va un caloroso ringra-ziamento per averla ideata e diretta con passione e profes-sionalità fi no ad oggi.

« Assumo questo incarico con grande onore e impegno. La Fondazione Masi è un simbolo di cultura internazionale. È sta-to acutamente osservato: “In una bottiglia di vino è racchiu-so l’universo”. In questa rivista intendiamo raccontare orizzon-ti e protagonisti di questo uni-verso che si apre dal Veneto al mondo ».

Antonio Di Lorenzo

MESSAGE FROM THE FOUNDATION

This edition sees the manage-ment of “Le Venezie” maga-zine pass to Antonio Di Lorenzo – he receives greetings and best wishes for his task from the Masi Foundation. Giuseppe Brugnoli, who remains part of the Foundation Council, has our warmest thanks for having conceived and managed the magazine with passion and professionalism up to today.

« I am honoured to take on this task, which I do enthusiastically. The Masi Foundation is an icon of international culture. It has aptly been observed: “the whole universe can be found in a bot-tle”. We hope to refl ect on the horizons and personalities in the universe that can be observed from the Veneto outwards ».

Antonio Di Lorenzo

Anno 8 - Numero 22 - Agosto 2012Pubblicazione quadrimestrale registrata presso il Tribunale di Verona il 24 giugno 2005, n. 1669

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sommario contents UN VINO UNA STORIA WINE STORIES Hemingway, l’Amarone e il Veneto nel cuore Hemingway, Amarone and the Veneto in his heart di Franco Ruffo

INIZIATIVE DI FONDAZIONE FOUNDATION INITIATIVES a cura di / written by Dora Stopazzolo

Sei “Premi Masi” sulla scena del “Ristori” Six “Masi Prize” winners with pieces at the “Ristori”

Tango, passione infi nita: le musiche dei Veneto-friulani Tango, passion without end, music from Veneto-Friuli

Premio Fondazione Masi all’ensemble “Sans Souci” Masi Foundation prize for “Sans Souci” ensemble

Nuovo sito web e Rivista on line della Fondazione Masi New website and online magazine for Masi Foundation

VITE E VINO NELLE VENEZIE VINES AND WINE IN THE VENETIAN AREA a cura di / written by Dora Stopazzolo

La terra del Barolo e di Pavese premia Kate Singleton e il suo “Mister Amarone” The land of Barolo and Pavese gives an award to Kate Singleton and her “Mister Amarone”

Il management all’Università si impara dal grande rosso University management studies department learns from Amarone

I terroir delle Venezie sbarcano a Parigi incoronati dall’OIV “Le Venezie” given an award by OIV in Paris

Nella capitale dei Nobel una mostra e un’opera d’arte centrata sull’Amarone An exhibition about Amarone in the home of the Nobel Prize

VITA NELLE VENEZIE: FATTI E APPUNTAMENTI LIFE IN THE VENETIAN AREA: NOTES AND EVENTS Novità dal mondo della Fondazione Masi News from the Masi Foundation

EDITORIALE EDITORIAL C’è la crisi? Investiamo nella cultura There’s a crisis? Let’s invest in culture di Antonio Di Lorenzo

PREMIO MASI MASI PRIZE Kuki Gallmann - Il coraggio è la sua forza Kuki Gallmann - her strength and courage di Isabella Bossi Fedrigotti

“Master of Wine” il più prestigioso riconoscimento nel mondo di vino “Master of Wine” - the most prestigious title in the wine world di Michael Garner

Battistoni sul podio La sua non è certo musica… per vecchi Battistoni on the podium His is no music… for old men di Cesare Galla

È Radossi il guardiano dell’Istria, porta della “Serenissima” Radossi, the guardian of Istria, gateway to the “Serenissima” di Ulderico Bernardi

Stella, giornalista investigativo, attore e narratore della bella storia Stella, investigative journalist, actor and fi ne story teller di Ilvo Diamanti

IL PERSONAGGIO FEATURED PERSONALITY Gillo Dorfl es “Ho visto da vicino letteratura, arte e architettura del Novecento” Gillo Dorlfl es “I have seen the literature, art and architecture of the 1900s up close” di Antonio Di Lorenzo

VENEZIE ART DE VIVRE VENETIAN ART DE VIVRE Viaggio nel bollito: un carrello di delizie The world of the “bollito” - a trolley of delights di Davide Paolini

IL MESTIERE DEI CAMPI E DELLA CANTINA THE ART OF CULTIVATION AND OF THE CELLARS I consigli della luna per seminare e raccogliere ortaggi Advice from the moon on crop sowing and vegetable picking di Mario Bagnara

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EDITORIALEEDITORIAL

EDITORIALEEDITORIAL

C’È LA CRISI? INVESTIAMO NELLA CULTURATHERE’S A CRISIS? LET’S INVEST IN CULTURE

Antonio Di Lorenzo

Quando l’economia è in aff anno, la tentazione ricorrente (che in Italia purtroppo si realizza

spesso) è di tagliare gli investimenti nel settore culturale, perché sono ritenuti una spesa improdut-tiva. Siccome i conti si devono sistemare il più in fretta possibile, usare le forbici per la cultura è una comoda scorciatoia. Ma si tratta di una politica senza strategia, due volte sbagliata. Prima di tutto perché è ormai confermato da tutti un dato: per ogni euro investito nella cultura ne tornano indietro molti di più, anche in termini di benefi ci per il territorio. E questo sarebbe già un motivo suffi ciente. Ma c’è dell’altro. La verità è che sui temi del rapporto tra cultura e sviluppo c’è bisogno in Italia di un’auten-tica rivoluzione copernicana. Si deve comprendere che i beni culturali e la sfera della conoscenza sono davvero determinanti per lo sviluppo economico e l’occupazione. In Italia i 5.500 musei messi assieme hanno meno visitatori del Louvre di Parigi: vogliamo continuare a disinteressarci dei tesori che abbiamo in casa? E poi cultura signifi ca ricerca e, quindi, inno-vazione: l’una e l’altra portano progresso e sviluppo. Ancora. Cultura vuol dire investire nella propria iden-tità. Il passato è il nostro futuro. Perché i valori non tramontano. E non tradiscono. Camminano, invece, sulle gambe di uomini e donne che aprono prospet-tive, allargano orizzonti, illuminano di speranza. Alcuni di loro si incontrano nelle pagine che seguono: sono stati scelti quest’anno dalla Fondazione Masi come simbolo delle Venezie che guardano al mondo e al futuro, che danno ricchezza di signifi cato alla nostra vita, non solo alla loro. Sono persone così che off rono una ragione per avere ottimismo e fi ducia, al di là di qualsiasi segno negativo dell’economia. Sono i testimoni di un’idea che deve trovare sempre più spazio se vogliamo costruire davvero un futuro ricco di valore: c’è la crisi? Allora investiamo nella cultura.

W hen the economy runs out of steam, the usual temptation (which unfortunately is often the

case in Italy) is to cut investments in the world of culture, because culture is regarded as unproductive. And since speed is of the essence, cutting the culture bill is a convenient shortcut. But this is an example of politics without a strategy, and is doubly mistaken. First of all, because one thing is acknowledged by eve-ryone: for every euro invested in culture many more come back in return, also in terms of benefi t for the territory. Th is should be quite enough. But the truth is that when talking about the relationship between culture and growth, Italy needs a truly Copernican revolution. It must be understood that cultural arte-facts and the world of knowledge are crucial to the development of the economy and the growth of em-ployment. In fact, Italy’s 5,500 museums put together have fewer visitors than the Louvre in Paris: do we really want this lack of interest in our own cultural treasure trove to continue? And then culture implies research and therefore innovation: both of these pro-cesses bring progress and development. Th ere’s more. Culture means investing in one’s own identity. Th e past is our future. So that cultural values are not dimmed. And do not mislead us. Cultural values accompany men and women who open up vistas, en-large horizons, and use hope as a guiding light. Some of these people are to be found here in the following pages: they have been chosen by the Masi Foundation this year as the symbol of the Venetian lands facing outwards, towards the world and the future. Th ey have enriched our lives as well as their own. Th ey give us a reason for optimism and faith, quite apart from any negative signs in the economy. Th ey are the wit-nesses of an idea that must become ever more popular if we want to construct a value-rich future: there’s a crisis? Right, let’s invest in culture.

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PREMIO MASIMASI PRIZE

di Isabella Bossi Fedrigotti

KUKI GALLMANNIL CORAGGIOÈ LA SUA FORZA

KUKI GALLMANNHER COURAGE IS HER STRENGHT

Premio Grosso d’Oro alla scrittrice d’origine veneziana che vive in KenyaTh e Grosso d’Oro Prize for a writer of Venetian origin who lives in Kenya

Kuki Gallmann, Premio Grosso d’oro veneziano di quest’anno, è una di quelle speciali donne senza le quali il mondo sarebbe diverso, più povero, più dispe-rato, in un certo senso. Trevigiana di origine, fi glia dello scrittore Cino Boccazzi, a trent’anni si trasferì in Africa, in Kenya, per seguire il marito, Pa-olo Gallmann. E lì è rimasta, l’a-fricana bianca, oggi naturalizzata keniota, e lì ancora oggi lavora per salvaguardare il magnifi co bush di Ol Ari Nyiro, la tenuta di cen-tomila acri trasformata da più di trent’anni in riserva naturale, per proteggerne la fauna selvatica, per difenderla con straordinaria pas-sione dai suoi nemici interni ed esterni: pericolosissimi tra l’altro, al punto che il Governo di Nairo-bi le assegnò un presidio militare, peraltro presto ritirato in quanto la sua presenza sembrava sfi dare i bracconieri diventati, di conse-guenza, molto più aggressivi.L’avventura è la sua vita, il corag-gio la sua forza. Dopo non molti

Kuki Gallmann, this year’s winner of the Grosso d’Oro Veneziano Prize, is one of those special women without whom the world would be different: poorer and more desperate in some ways. Born in the province of Trevi-so, the daughter of Cino Boccazzi the writer, she went to

Kenya in Africa when she was thirty years old, following her husband, Paolo Gallmann. And there she stayed, a white African, now a nat-uralised Kenyan, always remaining there , with a mission to safeguard the magnifi cent bush landscape of Ol Ari Nyiro, the hundred-thousand-acre estate made into a game re-serve over the last thirty years, to protect its wildlife and to defend it ferociously from its enemies, both internal and external. So danger-ous were these enemies, in fact, that the Nairobi Government gave her military protection, which was however quickly withdrawn when her presence seemed such a chal-lenge to the poachers that they be-came even more aggressive.

Kim Basinger l’hainterpretata nel fi lm “Sognando l’Africa”Kim Basinger played her in the fi lm”I Dreamed of Africa”

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Her life is one of adventure, her courage is her strength. Not long after arriving, her husband died in a road ac-cident just a few weeks before the birth of her daugh-ter Sveva; three years later, she also lost Emanuele, her seventeen-year-old son from a previous marriage, killed by a bite from a snake whose venom he was extracting.Any other woman would probably have gone home at

that stage, to forget, to fi nd con-solation, and to distance herself as far as possible from her pain. Not Kuki Gallmann. She stayed and she founded the Gallmann Memorial Foundation, in memory of her loved ones, as an envi-ronmental education centre for young Kenyans to study how to look after their land and how to promote sustainability. Kuki’s big

idea is, in fact, the promotion of a way of life that sees men, animals and Nature live together harmonious-ly, and it is no coincidence that local tribes share the game reserve at Ol Ari Nyiro with elephants, leopards, and an exuberant quantity of vegetation.Then there is Kuki the writer, who began her career in Africa with all her books (“Dreaming of Africa”, “Afri-can Nights”, “The Colour of the Wind“ and “Elephants in the Garden”, all published by Mondadori) set in Af-

anni il marito morì in un incidente stradale, poche settimane prima che nascesse la loro fi glia Sveva; e tre anni dopo ella perse anche Emanuele, il fi -glio diciassettenne nato da un precedente matrimo-nio, ucciso dal morso di un serpente dal quale stava estraendo il veleno.Ogni altra donna, probabilmente, sarebbe tornata a casa per dimenticare, per trovare conforto, per porre più distanza possibile tra sé e i luoghi del suo dolore; non Kuki Gallmann. Rima-se e fondò, in ricordo dei carissi-mi perduti, la Gallmann Memorial Foundation, un centro di studi e di educazione ambientale per gio-vani kenioti che lì possono segui-re dei corsi di preparazione alla tutela del territorio e allo sviluppo sostenibile. La teoria forte di Kuki è, infatti, la possibile armoniosa convivenza tra uomo, animali e natura: non a caso nello Ol Ari Nyiro risiedono e lavorano diver-se tribù indigene condividendo la riserva con elefan-ti, rinoceronti, leopardi e una ricchissima, esuberante vegetazione.Poi c’è la scrittrice, che nasce, sì, in Africa in quan-to i suoi libri (“Sognando l’Africa” “Notti Africane”, “Il colore del vento“ e “Elefanti in giardino”, tutti

La sua riserva proteggela natura e gli animali dai bracconieriHer game reserve protects Nature and wildlife from poachers

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Kuki Gallmann vive in Kenia a Ol Ari Nyiro, centomila acri di riserva naturale, nella quale vivono diverse tribù e in cui gli animali sono protetti. Gli elefanti sono cacciati per il prezioso avorio: quando il bottino è scoperto, viene bruciato. Kim Basinger ha interpretato Kuki nel fi lm “Sognando l’Africa”.Kuki Gallmann lives in Kenya at Ol Ari Nyiro, a hundred thousand-acre nature reserve, the home to many tribes and a sanctuary for animals. Elephants are hunted for their valuable ivory; when a hoard is discovered it is burnt. Kim Basinger played her in the fi lm “I Dreamed of Africa”.

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pubblicati da Mondadori) sempre dell’Africa ci par-lano, però è anche figlia del Veneto e dell’ambien-te intellettuale nel quale ha trascorso la giovinezza, a fianco del suo grande padre, medico, scrittore ed esploratore, autore di romanzi e di libri di viaggio, amico di Parise e di Comisso. Puntata dopo punta-ta, Kuki Gallmann nei suoi libri racconta di sé, della vita africana, degli incontri, degli scontri, delle per-dite e delle vittorie, degli amati amici kenioti, dei grandi e piccoli animali, della natura potente, so-vrastante, annichilente a volte.

rica. But she is also a daughter of the Veneto and the intellectual times of her youth, spent alongside her great father, the doctor, writer and explorer, author of novels and travel books, the friend of Parise and Comisso. Chapter after chapter, Kuki Gallmann tells us about herself in her books: her life in Africa, her adventures, fi ghts – victories and defeats, her Ken-yan friends, the animals – big and small, and Nature, the all-powerful force that presides over everything, sometimes destructively.

Isabella Bossi Fedrigotti, scrittrice e giornalista, collabora al Corriere della Sera con articoli di cultura e costume, tiene

un forum di conversazione sul sito internet del Corriere. Tra i suoi maggiori successi letterari, Amore mio uccidi Garibaldi,

Di buona famiglia (Premio Campiello) e La valigia del signor Budischowsky. È presidente della Fondazione Masi.

Isabella Bossi Fedrigotti, author and journalist, writes for Corriere della Sera on culture and modern life; she has an interactive web forum on the Corriere site. Her most important literary successes include: Amore mio uccidi Garibaldi, Di buona famiglia (Campiello Prize) and La valigia del signor Budischowsky. President of the Masi Foundation.

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PREMIO MASIMASI PRIZE

“MASTER OF WINE” È IL PIÙ PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO NEL MONDO DEL VINO

“MASTER OF WINE”, THE MOST PRESTIGIOUS TITLE IN THE WINE WORLD

di Michael Garner

Ritirerà il Civiltà del vino Lynn Sheriff , la presidente in caricaReceiving the Civiltà del Vino Prize, Lynn Sheriff the current president

L’istituto Masters of Wine è stato fondato a metà degli anni Cinquanta per rispondere a una crescente esigen-za di educazione nel mondo degli operatori del settore vinicolo. I membri della Worshipful Company of Vintners (una delle as-sociazioni professionali più antiche della City di Londra, istituita con De-creto Reale nel 1353) e la Wine and Spirit Association idearono l’esame di Master of Wine per certifi care un determinato livello professionale. Dei 21 candidati al primo esame nel 1953, solo 6 lo superarono, dando origine all’Istituto due anni dopo.Le Corporazioni medievali, respon-sabili delle regole del mercato, ave-vano anche una storia importante in termini di patrocinio della cultura e della formazione. Tuttavia, oggi, l’isti-tuto mantiene il suo patrimonio co-me organizzazione autonoma, traen-do grande credibilità proprio per la sua indipendenza. La formazione rimane il cuore della sua attività. Allo scopo di promuove-

The Institute Masters of Wine was founded in the mid 1950s to meet a growing need for education through-out the trade. Members of The Worshipful Company of

Vintners, (one of the City of London’s earliest livery companies, granted a Royal Charter in 1353) and the Wine and Spirit Association had devised the Master of Wine examination as a measure of professional stand-ards. Twenty-one candidates sat the fi rst examination in 1953 and only 6 passed, forming the Institute two years later. The medieval Livery Com-panies, originally guilds responsible for the regulation of their trades, have a notable history of both cul-tural and educational patronage. Though nowadays an autonomous organisation, the Institute maintains this patrimony, drawing great cred-ibility from its independent status. Education remains the core activity. With a mission to pursue excellence through the exchange of ideas and the promotion of learning, the Insti-

I “Masters of Wine” di tutto il mondo si ritroveranno in Toscana tra due anniIn two years’ time, the world’s “Masters of Wine” come to Tuscany

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tute has grown exponentially since its inception and now numbers 297 members in 23 different countries. This year a record 98 entrants from 21 countries will sit the exam in Lon-don, Sydney or Napa! The MW qualifi cation is acknowl-edged universally to represent the most prestigious set of credentials in the trade and is notoriously diffi -cult to attain. Lynne Sheriff MW the

current chairman of the Institute recalls her own period of study: “It required intense concentration, solid de-termination, a healthy sense of humour and dogged staying power!” The course takes a minimum of three years (candidates must have at least fi ve years’ prior

experience in the trade and hold relevant qualifi ca-tions). The fi rst two are spent studying for a two part examination involving four theory papers (viticulture, winemaking, the business of wine and contempo-rary issues) and three blind tasting papers where stu-dents assess 12 wines for grape variety, winemaking technique, country/region of origin, quality and style. Both parts must be passed before the third stage: a 10,000 word dissertation on a trade-related topic ap-proved by the Institute. If successfully completed the student can fi nally become a member of the Institute

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Quest’anno, grazie all’interessamento dell’“Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi”, di cui Masi è socio fondatore, si è tenuta per la prima volta in Italia una Masterclass dei Master of Wine.This year, thanks to the involvement of the “Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi”, of which Masi is a founder member, a Master of Wine Masterclass was held in Italy for the fi rst time.

re l’eccellenza attraverso lo scambio di idee e la promozione della cono-scenza, l’istituto è cresciuto in modo esponenziale dalla sua nascita e oggi conta 297 membri in 23 diversi Paesi. Quest’anno registra il record di par-tecipanti all’esame: 98 candidati tra Londra, Sydney e Napa.Il titolo di Master of Wine è ricono-sciuto universalmente come la qua-lifi ca più prestigiosa nel mondo del vino ed è risaputo quanto diffi cile sia ottenerlo. Lynn She-riff MW, attualmente a capo dell’istituto, così ricorda i suoi anni di studi: ”Richiedeva intensa concentrazione, solida determinazione, un sano senso dell’ironia e un’accanita tenacia”. Il corso di preparazione dura tre anni: i candidati

devono avere almeno 5 anni di esperienza sul mercato e aver conseguito qualifi che di rilievo. Nei primi due anni ci si prepara per un esame diviso in due prove su quattro argomenti (viticoltura, enologia, distribuzione e proble-matiche attuali) e tre assaggi alla cieca dove gli studenti devono giudicare 12 vini secondo il tipo di vitigno, le tec-niche di produzione, la zona d’origine, la qualità e lo stile. Entrambe le prove devono essere superate per passare a quella di terzo livello: una tesina su un argomento legato al commercio del vino approvato dall’Istituto. Se la prova è superata con successo, lo studente può fi nalmente di-

L’esame? Serve determinazione, molto studio ma anche ironiaThe examination? You need determination and a lot of work but a sense of humour too

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ventare membro dell’Istituto e usare il titolo di Master of Wine.Benché si tratti di un “piccolo e selezio-nato club”, l’istituto promuove l’obiettivo dell’eccellenza presso un pubblico ben più ampio. Degustazioni e “masterclass” (lezioni straordinarie tenute da MW), aperte ad un pubblico di persone seria-mente interessate, si tengono regolar-mente alla Vintner’s Hall che s’affaccia sul Tamigi, nella City. Inoltre, ogni quat-tro anni l’istituto organizza un simposio internazionale convocando gli operatori del settore da ogni nazione a discutere dei temi più attuali riguardanti l’industria del vino sullo sfondo di tavole rotonde, dibattiti e degustazioni. L’istituto, come organizzazione no profi t, gioca un ruolo fondamentale nel determinare gli standard qualitativi del settore e i produttori di vino di qualità e gli appassionati di tutto il mondo ne sono i benefi ciari.Sfortunatamente nessun italiano ha ancora conseguito il titolo di MW. Nel 2012, grazie all’interessamento dell’Isti-tuto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, di cui Masi è socio fondatore, si è tenuta la prima Masterclass in Ita-lia, in Toscana, e il prossimo simposio che radunerà i Masters of Wine di tutto il mondo sarà ospi-

tato a Firenze nel 2014.

and use the title Master of Wine. Though a “small and select club”, the Institute takes the “pursuit of excel-lence” to a wider audience. Tastings and masterclasses, generally open to members of the public who have a serious interest in fi ne wine, are usu-ally held at the Vintner’s Hall over-looking the River Thames in the City of London. Furthermore every four years the Institute organises an inter-national symposium to bring together the movers and shakers of the trade from across the world to explore im-portant current and future issues facing the wine industry against a backdrop of debates, discussions and tastings. The institute, a not for profi t

organisation, plays a vital role in setting standards for the wine industry and quality wine producers and wine lovers everywhere are the ones to benefi t. Sadly there is no Italian Master of Wine to date. In 2012 however thanks to the involvement of the Vino Italiano di Qual-ità Grandi Marchi, of which Masi is a founder member, the fi rst Masterclass in Italy took place in Tuscany and the next Symposium which will see Masters of Wine come together from across the globe, will be held in Florence.

Michael Garner, specializzato nel vino italiano da più di 25 anni. Contribuisce regolarmente alla rivista Decanter Magazine ed è uno dei giudici del concorso Decanter World Wine Awards. Insieme a Paul Merritt ha pubblicato Barolo: Tar and Roses: A study of the wines of Alba (Century, WAG, 1991), ed è docente

dei corsi WSET (Wine and Spirits Education Trust) .

Michael Garner has specialized in Italian wine for over 25 years. He is a regular contributor to Decanter Magazine and a judge at the Decanter World Wine Awards. He co-wrote Barolo: Tar and Roses with Paul Merritt (published by Century) and for many years taught Diploma studies for the WSET.

L’Istituto conta 293

membri in 23 PaesiThe Institute numbers 293 members in 23 countries

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PREMIO MASIMASI PRIZE

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di Cesare Galla

BATTISTONI SUL PODIO LA SUA NON È CERTO MUSICA… PER VECCHI

BATTISTONI ON THE PODIUMHIS IS NO MUSIC…FOR OLD MEN

Premio Masi per la Civiltà Veneta. È un giovane direttore di grande talentoMasi Civiltà Veneta Prize. A highly-talented youthful conductor

Le coincidenze hanno il loro arcano fascino. A patto di non considerarle come promesse, ma piuttosto come sfi de. Forse è per questo che Andrea Battistoni (al quale è assegnato uno dei tre Premi Masi per la Civiltà Veneta) preferisce in genere sor-volare sulla singolare coincidenza che lo riguarda. Perché certo non è il caso di tentare, ora, paragoni azzardati. Ma rimane il fatto: l’en-fant prodige veronese della dire-zione d’orchestra è un violoncellista salito sul podio, come il sommo Arturo Toscanini. In realtà, la leg-genda di Toscanini è nata proprio nel passaggio “ex abrupto” dalle fi le dell’orchestra alla bacchetta, men-tre Battistoni ha seguito la strada della scuola e dello studio, peraltro bruciando le tappe. E quanto a quel che seguirà, solo il tempo ci dirà se e quanto potrà essere considerato l’erede di quel grande.Bruciare le tappe non è visto di buon occhio oggi, in un Paese come il nostro, nel quale il ricam-

Coincidences have their own arcane sort of fascination. As long as they are regarded as challenges rather than pro-mises. Perhaps this is why Andrea Battistoni (soon to be one of the three winners of the Masi Civiltà Veneta Prize)

usually prefers to skate over the co-incidences that are special to him. Because it is certainly not the right mo-ment for any risky comparisons in his case. Still, the fact remains that the en-fant prodige orchestral conductor from Verona is a cellist who has risen to the podium, just like the great Arturo Tos-canini. In fact, Toscanini’s fame is ac-tually based on his abrupt translation from the orchestral ranks to the podi-um, while Battistoni has gone through the motions of school and study, like wildfi re however. And only time will tell whether he is really worthy to be the heir of such an illustrious predecessor.Immediate success is not seen as good form today, in a country like ours where the generational hand-over sometimes appears just never to happen. Which should make us

Come Toscanini èpassato dal violoncello alla direzione d’orchestraLike Toscanini: from cellist toorchestral conductor

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Il musicista veronese

Il maestro veroneseha appena scritto un libroVeronese director with a book just out

bio generazionale talvolta sembra non avvenire mai. E questo deve far rifl et-tere su quanto la carriera di Battistoni sia complicata. Non è facile affermarsi a poco più di vent’anni, a 23 diventa-re “primo direttore ospite” del Regio di Parma, a 24 debuttare alla Scala, nell’opera e anche alla testa della Filar-monica, e mettere piede alla Deutsche Oper a Berlino, a San Pietroburgo, in molti teatri che contano in Italia e in Europa… Non è facile per mille mo-tivi, moltissimi dei quali sono concre-ti, ma specialmente perché, quando cessa l’iniziale sorpresa, magari anche ammirata, inizia la fase in cui non ti si perdona nulla. Perché i giovani, si sa, devono crescere, ma anche non montarsi la testa…Di fatto, Battistoni sta costruendo la sua carriera con esemplare attenzione, e ad essa ha dato già molta, po-sitiva sostanza. Questo “ragazzo con la bacchetta” ama il grande repertorio romantico, non vede l’ora di arrivare a dirigere Mahler o Bruckner, ma intanto sta lavorando, per così dire, sui “fondamentali”, da Mozart a Verdi. Ha dalla sua una tecnica nitida e incisiva, un gesto che ac-contenta a suffi cienza il pubblico ma serve soprattutto alle orchestre. E quando le orchestre riconoscono il ta-lento, le cose fi lano. Nella frenetica primavera del de-butto alla Scala, cui è seguita una concretissima estate divisa fra Berlino e Verona, ha trovato anche il tempo di scrivere un libro che nel titolo allude a un fortuna-to romanzo rimbalzato dalla letteratura al cinema (da Cormac McCarthy ai fratelli Coen): Non è musica per vecchi.

refl ect on just how complex Battistoni’s career is. It is not easy to have an es-tablished career in your early twenties, but at 23 he was the “fi rst guest con-ductor” at the Regio di Parma, and at 24 he had his debut at La Scala, both conducting the Filarmonica orchestra and at the opera. He has also worked at the Deutsche Oper in Berlin, at Saint Petersburg and in many leading con-cert halls in Italy and Europe… It is not easy for a thousand reasons, many very valid ones, but above all because when the initial surprise and even admiration wears off that’s when the phase of not being forgiven anything starts. Young people, we all know, have got to grow

up, but also not to get big-headed about things…In fact, Battistoni seems to be constructing his career with exemplary care, and has already had many great suc-cesses. This “young man with a baton” likes the great Romantic repertory and can’t wait to get to the stage of conducting Mahler or Bruckner, but just for the moment he’s working on what might be called “the basics”, of Mo-zart to Verdi. He’s got a sharp and incisive way of conduct-ing; it’s a way of doing things that is suffi ciently appealing to the public, but above all, it’s done for the orchestra. And when orchestras recognise talent then things happen. Dur-ing his hectic spring debut at La Scala, followed by a busy summer in both Berlin and Verona, he also found the time to write a book, whose title, Non è musica per vecchi (“No music for old men”), is an allusion to a successful novel by Cormac McCarthy called “No country for old men”, sub-sequently made into a fi lm by the Coen brothers.

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This is no threat; it’s a combination of certainty and promise. Battistoni is leading the charge to take the mu-sic he is conducting out of the museum, and he’s got many years to do it. Even if he doesn’t give up making that “other” music, what is casually called “music for an-other generation”, when he’s with friends. Along the road of Mozart and Beethoven, Dvorak and Mussorgsky, Tchai-kovsky and Ravel, from the Linz Symphony to Bolero, cu-riosity and pride in the challenge are the factors that this young man brings to the podium all over Europe.Communication, or rather popularisation, is his watch-word, involving sound, tempo, balance, strength of ex-pression and energy, the “inside meaning” within or beyond the world of sound. The mission has only just begun. It’s clear that Andrea Battistoni sets himself no limits, and he’s right. Meanwhile he can be proud of laying to rest another ghost: the one that says that “no-one is a prophet in his own country.” He’s already con-quered the Veronese homeland, with the Filarmonico orchestra and the Arena, so both the world of orches-tral music and the world of operatic music. A good vi-aticum for the world of music in general.

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Non è una minaccia, è una certezza e una promessa insieme. Battistoni si è messo in testa di fare uscire dal museo la musica che dirige, e ha molti numeri per riu-scirci. Anche se magari non rinuncia a fare anche l’altra musica, quella superfi cialmente considerata generazio-nale, quando si trova con gli amici. Lungo la strada di Mozart e Beethoven, Dvorak e Mussorgskij, Cajkovskij e Ravel, dalla Sinfonia Linz al Bolero, si dispiega la curio-sità e l’orgoglio della sfi da che questo giovane porta sul podio in tutta Europa.Comunicare, ovvero divulgare, è la sua parola d’ordine: suono, tempo, equilibrio, rigore espressivo ed energia, “signifi cato” intimo dentro e oltre il mondo del suo-no. La missione è appena iniziata. È chiaro che Andrea Battistoni non si pone limiti, e ha ragione. Intanto, può già andare fi ero di aver frantumato anche un altro luo-go comune, quello che vuole che nessuno sia “profeta in patria”. Egli, la patria veronese l’ha già conquistata, al Filarmonico e all’Arena, nel mondo sinfonico e in quel-lo operistico. Un bel viatico per il gran mondo della musica.

Andrea Battistoni si è messo in testa di fare uscire dal museo la musica che dirige, e ha molti numeri per riuscirci. Ha recentemente diretto la Turandot all’Arena.Andrea Battistoni has set himself the task of taking the music he conducts out of its museum, and he has all the right qualifi cations to do it. He recently conducted Turandot in the Arena.

Cesare Galla, giornalista, è vice caporedattore del quotidiano Il Giornale di Vicenza, critico musicale dello stesso e de

L’Arena di Verona. Ha pubblicato La società del Quartetto. Ottant’anni di musica a Vicenza, Le sinfonie di Beethoven,

Croce e delizia, Incontri veneti con il melodramma di Verdi.

Cesare Galla, journalist and deputy editor of Il Giornale di Vicenza, music critic for the same and for Verona’s L’Arena. His publications include: La società del Quartetto. Ottant’anni di musica a Vicenza, Le sinfonie di Beethoven, Croce e delizia, Incontri veneti con il melodramma di Verdi.

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PREMIO MASIMASI PRIZE

di Ulderico Bernardi

È RADOSSI IL GUARDIANODELL’ISTRIA, PORTADELLA “SERENISSIMA”

RADOSSI THE GUARDIANOF ISTRIA, GATEWAYTO THE “SERENISSIMA”

Premio per la Civiltà Veneta all’instancabile studioso e custode dell’italianitàTh e Masi Civiltà Veneta Prize goes to a tireless scholar and guardian of Italian culture

La civiltà veneta fi orì in uno Stato esteso tra le Alpi Oro-biche e le isole greche. Un impero da Mar e da Tera con capitale Venezia, nata da Attila come il sereno dal vento, nella felicissima immagine di Ippolito Nievo. La soglia del Se-renissimo Dominio era l’Istria. Qui le grandi navi che percorrevano in-faticabili l’Adriatico trasbordavano le merci preziose d’Oriente su navigli adatti alle basse acque lagunari. Qui si cavava la magnifi ca pietra bian-ca per campi e campielli, palazzi e chiese, e si traevano i roveri destinati all’Arsenale. Qui conviveva serena-mente la varietà di popoli che com-poneva la Repubblica dei Dogi.Mettevano a confronto le loro in-telligenze slavi, italici, illirici e greci, dalmati e morlacchi, albanesi, mon-tenegrini, in un rimescolio di autocto-ni e trapiantati durato otto secoli, tra spopolamenti causati da pestilenze e carestie, e nuovi insediamenti di genti convogliate nella penisola istriana per mare e per terra.

Venetian civilisation fl ourished in a state that stretched from the Orobie Alps to the Greek islands: an empire da Mar e da Tera with its capital at Venice, fashioned by

Attila like the calm after the storm, in Ippolito Nievo’s delightful image. The threshold of the Serenissimo Dominio was at Istria. Here the big ships that tirelessly crossed the Adri-atic unloaded their precious cargo from the East onto boats that were designed for the canals feeding into the shallow waters of the lagoon. Here they quarried the magnifi cent blocks of white stone used for town squares, large and small, palazzi and churches, and here was the ori-gin of the oak trees destined for use in the Arsenale. Here was a place where all the peoples of the Doges’ Republic lived together in harmony.Slavs, Italians, Illyrians, Greeks, Dal-matians and Morlachs, Albanians and Montenegrins vied for business in a melting pot of the indigenous and migrant populations that sim-

Il suo Centro di Rovigno cuore della tutela e della ricercaHis Centre in Rovigno the heart of research and record keeping

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mered for eight centuries, fuelled by exoduses caused by plague and poverty, and new pressures from immi-grants to the Istrian peninsula who arrived by both sea and land.The Venetian State sheltered the strong shoot of multi-ethnicity here with the broad umbrella of tolerance. Right up to its fall, when catastrophe fuelled by every type of nationalism uprooted tolerance altogether, spreading the seeds of hate in a turbine of violence. The Latin population suffered appallingly, up to its ex-tinction. What remained of its values has been de-fended with courage and tenacity, in the name of the universal human right of all peoples to preserve their identity. This is what Giovanni Radossi did for the Ital-ian presence in Istria, identifying it with his Centre for Historical Research in Rovigno, preserving what re-

mained, and fi nding the resources to carry out re-search in every fi eld: from the source of the original place names, to local ways of speaking, to the armo-rial achievements of local town councils and common styles of architecture, from demographics to censuses, to trades, archaeology and town histories. Which has all been collected together in the works published by his Research Centre.The short distance between Trieste and the Gulf of Quarnero boasts a cultural and artistic inheritance that includes many famous poets and painters, composers

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Giovanni Radossi, a destra nella foto, assieme a Giovanni Spadolini. Radossi ha tutelato e valorizzato con grande impegno la cultura italiana in Istria.Giovanni Radossi (right) with Giovanni Spadolini. Radossi has protected and promoted Italian culture in Istria with tireless enthusiasm.

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Lo Stato Veneto ha nutrito la forte pianta multietni-ca con largo spirito di tolleranza. Fino alla sua caduta, quando la catastrofe dei nazionalismi d’ogni colore l’ha sradicata selvaggiamente, spargendo semi d’odio, in un turbine di violenza. La componente latina ne ha soffer-to in modo atroce, fi no a esserne sopraffatta. Quanto è rimasto del suo valore andava difeso con coraggio e tenacia, in nome del diritto universale delle genti a pre-servare la propria identità. È quanto ha fatto Giovanni Radossi per la presenza italiana in Istria, identifi candosi con il suo Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, op-ponendosi alla riduzione delle residue autonomie, sol-lecitando risorse per la produzione di ricerche in ogni campo: dalla toponomastica originaria alle parlate locali, dai blasoni comunali alle architetture tipiche, dalla de-mografi a ai censimenti, ai mestieri, all’archeologia, alle

storie dei paesi. Il tutto poi è confl uito nei volumi pub-blicati dal Centro rovignese.Testimoniando un patrimonio d’arte e di cultura che in questo breve spazio compreso fra Trieste e il gol-fo del Quarnero ha annoverato poeti e pittori di fama, musicisti, scrittori, usciti dal crogiolo riscaldato alla gran fi amma della scuola veneziana. Briosa come una so-nata per violino di Giuseppe Tartini, piranese, e ter-ragna come una fertile pagina di Fulvio Tomizza, di Materada; aggraziata come un brano di Pier Antonio Quarantotti Gambini nei soggiorni di Semedella, e vi-

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vace quanto le Nozze istriane di Antonio Smareglia, polesano.Percorrendo instancabilmente questo scenario spa-zio-temporale, fecondato nei secoli dagli umo-ri veneziani, Giovanni Radossi – Nino per gli amici barcaioli che condividono la passione del mare e dei suoi frutti (le grancevole e i gronghi pescati nei brómboi davanti al Canal di Leme) – ha praticato nei decenni l’intuito e gli scrupoli dello studioso vero, co-niugandoli con la diffi cile arte diplomatica dell’opera-tore di cultura, in un contesto che obbligava gli italiani d’I-stria a difendere continuamen-te la libertà di ricerca e la verità storica, mediando fra arrogan-ze ideologiche ed esigenze di radicamento di una comuni-tà duramente provata dall’eso-do quanto fi era della propria autoctonia.Se la civiltà veneta manda an-cora i suoi echi in Istria, nelle sue chiese e nei suoi cimiteri dalle lapidi in italiano, nei suoi parlari bùmbari o veneti, nei suoi canti corali mai dimentica-ti, molto si deve a quest’uomo, che circondandosi di tanti operosi collaboratori ha mantenuto fede al blasone popolare della sua città natale, quella Ruvigno piena de inzegno, che spa-ca i sassi come el legno! Così recitava il motto, allu-dendo all’abilità di fendere la roccia locale con cunei di legno dilatati dall’acqua, ma anche per esprimere metaforicamente l’innata capacità di cavarsela in ogni circostanza, solcando i mari del mondo o navigando tra i fl utti insidiosi della politica, sempre pronta a sol-levare sospetti d’irredentismo.

and writers all forged in the great fi re of Venetian crea-tivity. Fiery as a violin sonata by Giuseppe Tartini; con-voluted and earthy as a page by Fulvio Tomizza, from Materada; delightful as a piece by Pier Antonio Quar-antotti Gambini written during his stays at Semedela; lively as the Istrian wedding of Antonio Smareglia, from the Polesine.The untiring habitué of this temporal space with its centuries of Venetian infl uence is Giovanni Radossi, called Nino by his boatman friends, who share his pas-

sion for the sea and its bounty (the crabs and eels fi shed from the brómboi in front of the Leme Canal). Radossi has used the methods of a real scholar for decades, together with the dif-fi cult diplomatic skills of a man of culture in a context which has forced the Istrian Italians to de-fend their right to research and historical truth, mediating be-tween ideological arrogance and the need to fi nd roots in a com-munity as sorely tried by fl ight as proud of its own independence.If Venetian culture still has a res-onance in Istria, in its churches

and in its cemeteries with their gravestones in Italian, in its bùmbari or Venetian sayings, in its never-to-be-forgotten choral chants, much of the credit is due to this man. He and his many tireless helpers have kept faith with the popular motto of his native city: Ruvi-gno piena de inzegno, che spaca i sassi come el legno! Splitting stones like wood (“che spacca i sassi come il legno”) refers to the local practice of quarrying stone with wooden wedges expanded with water, but it is also a metaphorical way of pointing out an innate ca-pacity to get by in any circumstance, sailing the seven seas serenely or surviving the breaking waves of poli-tics, always ready to allay suspicions of irredentism.

Ulderico Bernardi, ordinario di sociologia nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, insegna ancora nel Master di cultura del cibo e del vino. Ha appena pubblicato: Istria d’amore,

Santi Quaranta Editore, Treviso, 2012. È membro della Commissione del Premio Masi per la Civiltà Veneta.

Ulderico Bernardi, professor of sociology at Università Ca’ Foscari in Venice, and long-time teacher in the Masters course on the culture of food and wine. He has just published: Istria d’amore, Santi Quaranta Editore, Treviso, 2012. Member of the Commission for the Masi Civiltà Veneta Prize.

Il presidente Ciampi in visita

Il presidente Ciampi in visitaa RovignoPresident Ciampi on a visit to Rovigno

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PREMIO MASIMASI PRIZE

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STELLA, GIORNALISTA D’INCHIESTA, ATTORE E DELICATO NARRATORE

STELLA, INVESTIGATIVE JOURNALIST, ACTOR AND FINE STORY TELLER

di Ilvo Diamanti

Premio Masi Civiltà Veneta. Una carriera lunga quarant’anniTh e Masi Civiltà Veneta Prize. A forty year career

Gian Antonio Stella è giornalista, saggista, narratore. At-tore. E forse mi sfugge qualcosa. Ha infl uenzato il dibat-tito, ma anche il linguaggio dei nostri tempi. È, infatti, artefi ce e responsabile – insieme a Sergio Rizzo – di una delle parole maggiormente usate – e forse abusate – della nostra epoca. La Ca-sta. La famigerata classe politica e diri-gente, inamovibile e titolare di privilegi ingiustifi cati, in rapporto al rendimen-to scadente delle prestazioni erogate. Tanto più di fronte ai sacrifi ci richiesti ai cittadini. La Casta. Titolo di un libro del 2007 (Rizzoli). A causa del quale Gian Antonio Stella è stato accusato di aver inventato l’antipolitica. Non di aver de-nunciato le deviazioni della politica e dei partiti. Stella ha, però, dedicato la sua atten-zione e i suoi libri a molti altri fenome-ni, emergenti ed emersi, nella storia recente del Paese. Fra i tanti, mi limito a citare: Schei, che nel 1996 (Monda-dori) ha annunciato l’irrompere del mitico Nordest; Dio Po (Mondadori,

Gian Antonio Stella is a journalist, essayist, and story teller. And actor. And perhaps I have missed something

out. He has infl uenced the debate, and also the language of our times. He is, in fact, together with Sergio Rizzo, respon-sible for coining one of the most often used, and perhaps often abused, terms of our times. La Casta (The Caste) – the infamous political and managerial class, solid proprietors of privileges that are unjustifi ed given the miserable way they perform their jobs. Which is even more shameful in view of the sacrifi ces demanded of ordinary citizens. La Casta – the title of a book published in 2007 by Rizzoli. After which Gian Antonio Stella was accused of having invented “antipolitics”. Not of having denounced the misdoings of the political class.Stella has, however, dedicated his atten-tion and his books to many other phe-nomena, emerging and emerged, in the recent history of our country. Just to give a few examples, there is: Schei (Mon-dadori), which announced the arrival of

Ha rivelato

Ha scoperchiato la pentola dei privilegi della CastaHe revealed the Casta and its pot of privileges

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1996), che ha celebrato i fasti e i nefasti dell’ascesa le-ghista. L’Orda. Quando gli albanesi eravamo noi (Riz-zoli, 2003). Primo di una serie di saggi sul fenomeno dell’immigrazione. Negri, froci, giudei & Co. L’eterna guerra contro l’altro (Rizzoli, 2009), sull’intolleranza cre-scente, che inquina la nostra società. Infi ne, di recente, Vandali. L’assalto alle bellezze d’Italia (Rizzoli, 2011), sul degrado del patrimonio culturale. A me piace anche il narratore sensibile, autore de Il maestro magro, (Rizzoli, 2005). Stella, d’altronde, non sta mai fermo. È sempre in azione, sempre in viaggio: dall’alba (letteralmente) fi no a tarda notte, assistito dal suo PC por-tatile, dove ha organizzato un archivio infi nito e magico. Una parola chiave, un nome e un cognome. Ed esce tutto su tutti. In un attimo. Natural-mente, tutti lo conoscono come gior-nalista, per le sue inchieste e i suoi fondi sul “Corriere della Sera”, dove racconta, a ritmo quotidiano, episodi e personaggi del malcostume politico e sociale. Ma Stella è autore multime-diale. Propone le sue indagini a tea-

the “mitico Nordest” in 1996; Dio Po (Mondadori 1996), which celebrated the glories and the disgraces of the rise of the Lega Nord. Then there was L’Orda. Quando gli al-

banesi eravamo noi (Rizzoli 2003), the fi rst of a series of essays on the immi-gration question, and Negri, froci, giudei & Co. L’eterna guerra contro l’altro (Riz-zoli 2009), on the growing intolerance that disfi gures our society. Lastly, Van-dali. L’assalto alle bellezze d’Italia (Rizzoli 2011), is about the decay in our cultural heritage. I also like the work of Stella the sensitive novelist, author of Il maes-tro magro (Rizzoli 2005). In fact, he never stops; he’s always working and always travelling. Literally from dawn to late at night. Helped by his laptop computer, where he has organised an endless magical database. Put in the key word, a name and a surname, and it all comes up. Instantly. Naturally, eve-ryone knows him as a journalist, for his enquiries and his in-depth features for “Corriere della Sera”, where he writes about the disgraces of the public and political world on a daily basis. But Stel-la is a multi-media author. The fruits of

Ha denunciato l’assalto allebellezze d’ItaliaHe denounced the assault on Italy’s cultural monuments

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his enquiries can be seen on the stage and the screen too: together with Sergio Rizzo he has recently made a fi lm documentary called “Silvio forever”. Dedicated, as the title suggests, to the endless story of Berlusconi. Person-

ally, I have known Stella (almost) forev-er. Since school time. When he was my classmate for three years. Up until grad-uation. Of which we celebrated the 40th anniversary just a few months ago. Gian Antonio and I, together with our other school friends in Class IIIA, were trouble-some boys. And from the point of view of school marks, amongst the worst.If we happen to meet young students from the Pigafetta school in Vicenza,

where we were, we tell them: “Have faith in your fu-ture. We didn’t manage to achieve a lot in our time at school, either. Look at us: we’re proof that there’s hope for everyone”.

Incisivo nella scrittura è effi cace anche sul palcoIncisive in his writing and good on stage too

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Un primo piano di Gian Antonio Stella durante un convegno (accanto); assieme a Gualtiero Bertelli a teatro (al centro); con Indro Montanelli, Enzo Biagi e Giorgio Bocca che nel 1999 gli assegnarono il premio “È giornalismo”.Pictures, right to left: close-up of Gian Antonio Stella at a conference; together with Gualtiero Bertelli in a theatre; and with Indro Montanelli, Enzo Biagi, and Giorgio Bocca, who awarded him the “È giornalismo” prize in 1999.

tro, ma anche al cinema. Dove, insieme a Sergio Rizzo, ha di recente sceneggiato il fi lm-documento “Silvio forever”. Dedicato, come recita il titolo, alla biografi a senza fi ne di Berlusconi. Personalmente, lo conosco da (quasi) sempre. Dai tempi del li-ceo. Dove è stato mio vicino di ban-co per tre anni. Fino alla maturità, di cui abbiamo celebrato i 40 anni, pochi mesi fa. Insieme ai compagni della III A io e Gian Antonio eravamo studenti inquieti. Dal punto di vista dei voti: tra i peggiori.Quando ci capita di parlare ai giovani studenti che frequentano il Pigafetta di Vicenza, il nostro vecchio liceo, di-ciamo loro: “Abbiate fi ducia nel futuro. Anche se non avete combinato granché in questi anni. Guardate noi: siamo la prova che c’è speranza per tutti”.

Ilvo Diamanti, professore di Scienza Politica e di Comunicazione Politica presso l’Università di Urbino. Insegna

Régimes Politiques Comparés all’Università Paris II, Pantheon-Assas. È, attualmente, presidente della SISE,

Società Italiana di Studi Elettorali. Scrive su “la Repubblica” e su “Il Gazzettino”. Gli è stato conferito il Premio Masi nel 2002.

Ilvo Diamanti, professor of Political Sciences and Political Communication at the University of Urbino. Lecturer in Régimes Politiques Comparés at the ‘University of Paris II, Pantheon-Assas. Currently, president of SISE, Società Italiana di Studi Elettorali. Writes in “la Repubblica” and “Il Gazzettino”. Winner of the Masi Prize in 2002.

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IL PERSONAGGIOFEATURED

PERSONALITY

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Ha un Mirò nell’angolo di casa, come fosse capitato lì per caso. La sua abitazione a Milano è stracolma di quadri, libri e sculture. Potrebbe essere un museo. Del resto, ha vissuto da testimone il Novecento dell’arte, dell’architettura e della letteratura: dalla sua Trieste a Los Angeles, da Roma a New York. Ma non ricordate ad Angelo “Gillo” Dorfl es i suoi centodue anni, anche se li porta con lucidità ed eleganza. E viaggia autonomo in treno su e giù per l’Italia. Vi risponderà pacato ma si-curo: “Ho dimenticato metà secolo e sto dimenticando l’altra metà, perché voglio vivere nel futuro”. Il suo viso scavato è uno specchio del tempo che piacerebbe a Borges, la fi gura è ossuta ma sempre impettita, come se vestisse ancora la divisa di uffi ciale dell’amato “Nizza Cavalleria”.

È vero che il bello non è sempre di buon gusto?Non si deve confondere. C’è il bello lezioso e oleogra-fi co e c’è anche il bello di cattivo gusto. Tutto dipende dalla sensibilità e dalla cultura.Qual è il quadro più bello che ha ammirato?Non esiste il più e il meno: c’è sempre uno che è più e uno che è meno. Mai usare la parola bello in senso assoluto.Lei è diventato celebre, fra l’altro, per i suoi studi sul

He’s got a Mirò in the corner at home, resting there as if by chance. In fact, his place in Milan is stuffed with pic-tures, books and sculptures. It could be a museum. Apart from anything else, he has actually experienced the arts of the twentieth century at fi rst hand: from his origins in Trieste to Los Angeles, from Rome to New York. But don’t remind Angelo “Gillo” Dorfl es of his age, even he carries his 102 years with lucidity and elegance. And travels up and down Italy by train, by himself. He replies to ques-tions calmly but steadily: “I have forgotten half a century and I’m forgetting the other half, because I want to live in the future”. His craggy face is a refl ection of time that would go down well with Borges: bony but unbowed he holds himself as if he were still wearing the uniform of an offi cer in his beloved “Nizza Cavalry” regiment.

Is it true that beautiful things are not always tasteful?Don’t mix these things up. There is affected beauty and conventional beauty, and there’s also bad taste beauty. It all depends on sensitivities and culture.What’s the most beautiful picture you have seen?There isn’t a “most” or a “least” beautiful picture, but there is always one that is more beautiful than another, and one less. Never use beauty in an absolute sense.You have become famous, among other things, for

“HO VISTO DA VICINO LETTERATURA, ARTE E ARCHITETTURA DEL NOVECENTO”

“I HAVE SEEN THE LITERATURE, ART AND ARCHITECTURE OF THE 1900s UP CLOSE”

Gillo Dorfl es, a 102 anni, lucidissimo, racconta i protagonisti di un secoloGillo Dorfl es, at 102 years old, talks about the leading artists of the century

di Antonio Di Lorenzo

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kitsch iniziati 45 anni fa. Su questo tema ha allestito di recente un’interessante mostra alla Triennale di Milano. Perché le interessa tanto il kitsch?Perché è uno dei problemi centrali dell’arte moderna. È il problema del limite. Voglio capire fi no a che punto gli elementi considerati non arte possono essere uniti all’arte.Lei ha detto: il kitsch non è cattivo gusto, ma ambi-guo gusto.Ci sono molti artisti recenti che producono appositamen-te opere di cattivo gusto: pensi a Baj con i suoi generali e le dame. Anche Dalì e Magritte hanno volutamente in-serito nelle loro opere elementi di gusto deteriore.Come per le opere d’arte ci sono anche uomini kitsch?Ci sono più uomini che opere kitsch.Mi fa qualche esempio?

the studies of kitsch you began 45 years ago. And you put on an exhibition on this theme as part of the Triennale di Milano recently. Why are you so in-terested in kitsch?Because it is one of the central themes of modern art. It’s the problem of limits. I want to understand where the dividing line is between art and “non art”.You said kitsch is not bad taste, just ambiguous taste.There are many artists now who deliberately make works in bad taste: think of Baj with his generals and women. Dalì and Magritte, too, quite deliberately put elements of doubtful taste in their art.Just like in art, are there also kitsch people?There are surely more kitsch people than kitsch works of art.Can you give me an example?People who look at art without understanding differenc-

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Chi guarda l’arte e non capisce le differenze, chi si ad-dormenta al concerto, chi ascolta canzonette…Che cos’è la televisione per lei?La maestra del kitsch. Non ha contribuito al gusto, ma potrebbe farlo.Professore, lei è l’estetica. L’ha insegnata per molti anni nelle università. Come la defi nisce?L’estetica è applicare le categorie della fi losofi a all’arte.Ha iniziato interessandosi di Klee, Kandinsky e Mon-drian: come mai?Perché erano la grande novità dell’epoca tra le due guerre.

es, people who sleep through a concert, people who listen to ditties…What is television for you?The schoolmistress of kitsch. It hasn’t contributed to taste, but it could do.Professor, you are an aesthete. You taught aesthet-ics for many years in the universities in Venice, Tri-este and Rome. How would you defi ne it?Aesthetics is the application of the categories of the philosophy of art.You began with an interest in Klee, Kandinsky and Mondrian. Why?

L’uomo, l’estetica, i libri

Angelo, chiamato familiarmente “Gillo”, Dorfl es è nato nel 1910 quando Trieste faceva parte dell’impero austro-ungarico. È critico d’arte, pittore e fi losofo. Professore di estetica nelle università di Trieste e di Milano, ha dato un considerevole contributo allo sviluppo dell’estetica italiana del Dopoguerra, a partire dal Discorso tecnico delle arti (1952), cui hanno fatto seguito tra gli altri Il divenire del-le arti (1959) e Nuovi riti, nuovi miti (1965). È autore di numerose monografi e su artisti di varie epoche (Bosch, Dürer, Feininger, Wols, Scialoja); ha inoltre pubblicato due volumi dedicati all’architettura (Barocco nell’architettura moderna, L’architettura moderna) e un famoso saggio sul disegno industriale (Il disegno industriale e la sua estetica, 1963).

The man, aesthetics, his books

Angelo Dorfl es, called “Gillo” by his friends, was born in Trieste in 1910 when it was part of the Austro-Hungarian Empire. He’s an art critic, painter and philosopher. As Professor of Aesthetics at the universities of Trieste and Milan he contributed greatly to the development of Ita-lian aesthetics after the war, beginning with his Discorso tecnico delle arti (1952), followed by Il divenire delle arti (1959) and Nuovi riti, nuovi miti (1965), amongst others. He is the author of numerous monographs on painters from various epochs (Bosch, Dürer, Feininger, Wols, Scia-loja). He has also published two books on architecture (Barocco nell’architettura moderna, and L’architettura mo-derna) and a famous essay on industrial design (Il dise-gno industriale e la sua estetica, 1963).

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Al pari dell’astrattismo, che pure lei ha sostenuto molto.Era l’espressione artistica più vicina al mio temperamento. Bisognava uscire dal paesaggio, dal ritratto, dalla natura morta. Anche Margherita Sarfatti, che era intelligente, li appoggiava.Lei è stato un testimone del Nove-cento: come lo ricorda?Me ne ricordo solo la metà. Il resto per fortuna l’ho dimenticato. Spero di di-menticare anche questa parte.Perché?Voglio entrare nel futuro.Comunque lei ha conosciuto molti protagonisti del Novecento.Certo, ma a chi vuole che interessi?Non capita a tanti di aver frequen-tato a Trieste Aron Hector Schmitz, classe 1861, impiegato in una fabbri-ca di vernici, più conosciuto in letteratura come Italo Svevo.Un uomo d’oro, dal carattere splendido, adorato dai ni-poti che… non leggevano i suoi libri. Era poco conside-rato come letterato in famiglia; ma anche in Italia non ci si accorse di lui fi nché non fu scoperto da Montale nel 1925.Anche Montale è stato suo amico.Per gli intimi era Eusebio. Era genovese, come mia ma-dre, e la sua famiglia aveva una fabbrica di prodotti chimi-ci che riforniva la Veneziani di Trieste dove lavorava Svevo.A Trieste, da bambino, lei ha conosciuto anche Um-berto Saba.Avrò avuto sette anni e assieme a mia madre passai da-vanti alla sua libreria antiquaria. Chiesi alla mamma di entrare perché avevo visto un libro. “Non xè roba par ti”, mi liquidò Saba.Come mai?Era il Fedone di Platone. Ma a me interessava la copertina e la rilegatura, non il contenuto.

Because they were the great novelties of the between-the-wars period.Like abstract art, which you are a fan of, too.This was the form of art closest to my temperament. It was essential to get away from landscapes, portraits and still lifes. Even Margherita Sarfatti, who was an intelligent woman, was one of their supporters.You have witnessed the twentieth century: how do you remember it?I only remember half of it. The rest, luckily, I have forgotten. I hope I will forget it all.Why?Because I want to become part of the future.But you did know many of the leading protagonists of the twenti-

eth century.Of course, but who’s interested in them now?Not many people can say they knew Aron Hector Schmitz in Trieste: born in 1861 and an employee of a paint factory, but better known in literature as Italo Svevo.A wonderful man with a splendid character, adored by his grandchildren… who never read his books. His family never believed in him much as a literary man; and Italians in general didn’t know about him until he was discovered by Montale in 1925.Montale was one of your friends, too.Close friends called him Eusebio. He came from Genoa, like my mother, and his family had a factory that supplied chemicals to the Veneziani company in Trieste, where Svevo worked.In Trieste, as a young child, you knew Umberto

Saba, too.I must have been seven years old when I passed by his antiquarian bookshop with my mother. I asked if I could go in to look

Ma a me interessava la n il contenuto.

Saba, too.I must have been seven years old when I passed by his antiquarian bookshop with my mother. I asked if I could go in to look

“Gillo Dorfl es. Kitsch, oggi il kitsch”, mostra a cura di Dorfl es presso la Triennale di Milano (13.06-2.08 2012).Dorfl es had an exhibition at the Milan Triennale: “Gillo Dorfl es. Kitsch, oggi il kitsch” (13.6-2.8 2012).

Ho conosciuto molto bene Italo Svevo: era adorabileI knew Italo Svevo well: he was a lovely man

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at a book I had seen. “Non xè roba par ti”, said Saba, “It’s not for you”.Why not?It was Plato’s Phaedo. But it was the cover and the binding that had taken my eye, not the contents.Saba met you again, thanks to his grandchildren, some years later. How do you remember him?Impossible. Petulant and overbearing, even if he did have notable gifts as a poet.What was Trieste like in the Twenties?It was still an important place for intellectual life, a centre for real Mitteleuropean culture. Everyone read Thomas Mann, Arthur Schnitzler and Frank Wedekind, and well-

to-do women lent each other books by these authors. But as Fascism gained a hold all this disappeared.Talking about poets, you wrote the introduction to Giuseppe Ungaret-ti’s fi nal collection of poetry, pub-lished by the Corriere. How do you remember him?He was a very lively person, quite un-like Montale.And Salvatore Quasimodo?Not a very nice person. An abomina-ble character, but a great poet.Talking about writers rather than poets: what was Cesare Pavese like?Very likeable, genial, like all the Einaudi crowd. It’s him I must thank for publish-ing my fi rst six books, which weren’t easy.Did you meet Giulio Einaudi in person…He didn’t have an easy character; he always wanted to dominate.…and Carlo Emilio GaddaVery sophisticated and interesting.

You are also an artist. What do you paint?Myself and my ideas. I have given a self-portrait to Ce-sare Zavattini.You have always had a love for art and design. Have you had any teachers?No, luckily no-one. So I can pretend to be doing some-thing original.But you began with a degree in medicine, specialis-ing in psychiatry. Why was that?Because I was looking for a serious faculty that wasn’t either law or engineering. I have never put my medical

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Saba l’ha reincontrato, grazie alle nipoti, qualche anno dopo. Come lo ricorda?Insopportabile. Stizzoso, presuntuoso anche se di note-voli qualità poetiche.Com’era la Trieste degli anni ’20?Aveva ancora un valore intellettuale importante. Si respirava davvero la cultura mitteleuropea. Tutti leg-gevano Thomas Mann, Arthur Schnitzler, Frank We-dekind: le signore perbene si scambiavano i loro libri. Man mano che il fascismo avanzava, questa caratteri-stica si perse.A proposito di poeti, lei ha scritto l’introduzione dell’ultima raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti, edita dal Corriere. Come lo ricorda?Era una persona di estrema vivacità, al contrario di Montale.E Salvatore Quasimodo?Non era simpatico. Aveva un cattivo carattere, ma è stato un grande poeta.Dai poeti agli scrittori: com’era Ce-sare Pavese?Molto simpatico, affabile, come del re-sto tutto il gruppo dell’Einaudi. Devo a lui se ho pubblicato i miei primi sei li-bri, che non erano semplici.Ha visto da vicino anche Giulio Einaudi…Non aveva un carattere facile, voleva sempre imporsi.…e Carlo Emilio GaddaEstremamente raffi nato e interessante.Lei è anche un pittore. Cosa dipinge?Me stesso e le mie idee. Ho regalato un mio autoritratto a Cesare Zavattini.Lei ha sempre avuto la passione per l’arte e il disegno. Ha avuto anche maestri?No, per fortuna nessuno. Così mi illudo di fare qualcosa di originale.Però ha iniziato laureandosi in medicina, con una specializzazione in psichiatria. Perché?Perché cercavo una facoltà seria, che non fosse legge o ingegneria. Non ho mai esercitato la professione medi-ca, per fortuna dei miei ipotetici clienti.La sua grande passione sono stati i cavalli ed è entra-to nel “Nizza Cavalleria”, il reggimento più prestigioso.E ne sono molto orgoglioso. Era il 1939, ero sottotenen-te. Un amico al ministero mi raccomandò, anche se girò

Umberto Saba era invece insopportabile e stizzosoUmberto Saba, on the other hand, was petulant and overbearing

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la voce che la regina Elena mi avesse appoggiato. Ho avuto la fortuna di fare quello che desideravo: passare un anno sempre a cavallo.Militare a parte, s’è dedicato anche ai cavalli da cor-sa a San Siro. E ha commentato: con loro bisogna essere aerei.Bisogna levitare su quei cavalli. Non so ancora come ho fatto: ero minuto sì, ma ancora un pochino troppo pesante.Lei ha sempre favorito l’innovazione: si schierò a fa-vore della Pop-Art.È stata una vera rivoluzione, perché prendeva oggetti d’uso quotidiano e li inseriva nell’opera d’arte. È stato un merito americano aver inventato una tipologia che non esisteva.Ha conosciuto anche Andy Warhol.Lo intervistai per il Corriere. Era un uomo molto origina-le e intelligente, indubbiamente un artista geniale.A proposito di pittori, uno dei suoi meriti è stato quello di aver lanciato Lucio Fontana, celebre per le sue tele con i tagli.Non è stato solo merito mio, era già conosciuto prima dei tagli nelle tele. Era uno scultore, un grande scultore. Poi sono arrivati i tagli. Ne ho parlato fra i primi: diciamo che l’ho motivato a proseguire.Lei crede nella moda: perché?È una delle basi della società, non solo contemporanea. È uno dei pochi modi per applicare qualità artistiche al

studies into practice, fortunately for any potential patient.Your great enthusiasm was horses, and you en-rolled in the most prestigious cavalry regiment, the “Nizza Cavalleria”.Which I was very proud of. I was made a lieutenant in 1939. A friend in the ministry recommended me, and it’s even been rumoured that it was Queen Elena herself who supported me, but I was lucky enough to spend a year doing exactly what I wanted: horse-riding.Military service aside, you also got involved with race horses at San Siro. And you said: with them you have to be air-borne.With racehorses you need to levitate. I’ve no idea how I did it: yes, I was tiny, but I was still a little bit too heavy.You have always been a proponent of innovation: you’re a great defender of Pop Art.This was a real revolution, because it took everyday ob-jects and put them into works of art. It was the Ameri-cans who invented this.And you knew Andy Warhol, too.I interviewed him for the Corriere. He was a very origi-nal and intelligent man, a very genial artist.Talking about artists, one of your successes was to launch the career of Lucio Fontana, famous for his slashed canvases.It wasn’t just me; Fontana was already famous before the slashed canvases. He was a sculptor, a great sculp-

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corpo umano, che se non fosse vestito sarebbe orribile. Compreso quello femminile.Ha detto che obiettivo della moda è creare delle no-vità che non durino troppo.L’effi mero è uno dei grandi meriti della moda. Anche l’arte è effi mera, ma non fi no a questo punto.Lei nel 1948 è stato tra i fondatori del Mac, Movi-mento per l’arte concreta e in seguito dell’Adi, As-sociazione per il design industriale. Si sente un anticipatore?Non so se ho anticipato tutto. Di certo non quello che ha a che fare con le mac-chine. Riguardo ai movimenti artistici, il design industriale e l’architettura mi inte-ressavano molto.Anche architetti illustri ne ha conosciu-ti parecchi. A iniziare da Frank Lloyd Wright, progettista del Guggenheim Museum a New York.L’ho conosciuto molto bene. Sono stato anche suo ospite in California. Era eccezionale per la sua presunzione e per la sua genialità.Mies van der Rohe.Tutto il contrario. Uomo di grande riservatezza.Frank O’ Ghery.Molto interessante. Con il suo museo a Bilbao ha tra-sformato la città basca.

tor. The slashes came afterwards. I was one of the fi rst to talk to him about this: let’s say that I encouraged him to go on with it.You believe in fashion: why?It’s one of the foundations of society, and not just con-temporary society. It’s one of the few ways of applying artistic qualities to the human body, which would be hor-rible without clothes. Females included.

You have said the aim of fashion is to provide transient novelty.The ephemeral nature of fashion is one of its great merits. Art, too, is ephemeral, if not quite to the same extent.In 1948 you were one of the founders of MAC (Movement for Concrete Art) and then ADI (Association for Industri-al Design). Do you regard yourself as ahead of the times?I don’t know if I predicted everything. Certainly not all the things you can do

with machines. As far as artistic movements were concerned, I found industrial design and architecture fascinating.You have known quite a few famous architects, too. Beginning with Frank Lloyd Wright, the creator of the Guggenheim Museum in New York.I knew him very well. I also went to California as his

Gillo Dorfl es riceve nel 2005 il Premio Masi (a sinistra); al centro in un recente incontro con Alessandra Boscaini presso il Savoy Beach Hotel di Ravello (SA) e accanto, con Renzo Piano, alla mostra delle sue architetture a Milano nel 2007.Gillo Dorfl es: receiving the Masi Prize in 2005 (left); in a recent encounter with Alessandra Boscaini (centre) at the Savoy Beach Hotel in Ravello (SA); with Renzo Piano (right) at his architecture exhibitionin Milan in 2007.

Le Venezie sono la parte più civile dell’ItaliaThe Venetian regions are the most civilised part of Italy

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Antonio Di Lorenzo, giornalista, è caporedattore de Il Giornale di Vicenza. Ha scritto vari libri su argomenti di storia locale, economia, architettura e gastronomia.

È stato direttore tecnico del “Master in Giornalismo” all’università di Padova.

Antonio Di Lorenzo, journalist, is the editor of Il Giornale di Vicenza. Author of various books on local history, economics, architecture and gastronomy. Past technical director of the “Master in Giornalismo” at Padua University.

Anche Mario Botta ha realizzato un museo signifi cativo a Rovereto.Egli è un esempio di spontaneità. Non ha imitato nessuno. Ha avuto il merito di inserire un museo nel cuore della cit-tà senza rovinare l’ambiente.Come giudica Renzo Piano?È un vecchio amico, ma è anche il pri-mo architetto che abbiamo. Ha un’in-ventiva straordinaria: pensi all’auditorium di Roma o al grattacielo di Londra.Perché lei sostiene l’Expo di Milano del 2015?Spero di vedere qualche architettu-ra nuova, la città ha bisogno di rinno-vamento.Lei ha detto che vuol vivere nel futu-ro. Di cosa si vorrebbe occupare un domani?Di Internet e Google, cose del genere. Uso il computer ma sono negato. Forse un giorno ci arriverò.Che musica le piace?Quella d’avanguardia: Stockhausen e Donatoni, ma an-che Stravinsky e Gervasoni.Come vede il Nordest d’Italia?Le Venezie sono la parte più civile dell’Italia. Forse non c’è la fantasia del Sud o la coscenziosità di lombardi e piemontesi, ma quel territorio resta una delle parti mi-gliori del Paese. Sia per il carattere e la simpatia degli abitanti sia per il loro interesse, quasi sempre molto vivace.A 102 anni, con tutte le persone che ha conosciuto, non ha ancora scritto un’autobiografi a. Perché?Non mi interessa. Ci penseranno i posteri.

guest. He was remarkable for his sense of self-importance and for his geniality.Mies van der RoheQuite the opposite. A very private man.Frank GheryVery interesting. His museum in Bilbao has transformed this Basque city.Mario Botta, too, has created an im-portant museum in Rovereto.He’s a great example of spontaneity. He wasn’t copying anyone. His great achievement was to build a museum in the city centre without ruining the townscape.What do you think of Renzo Piano?He’s a great friend, but he’s also our leading architect. He has extraordinary in-ventive powers: just think of the auditori-um in Rome or the skyscraper in London.Why do you support the 2015 Expo in Milan?I hope to see some new architecture, the city needs renewal.

You have said that you want to live in the future. What would you like to be involved in then?Internet and Google, something like that. I use a computer, but I’m not really into it. Perhaps one day I’ll get there.What music do you like?Avant-garde music: Stockhausen and Donatoni; Stravin-sky and Gervasoni, too.What do you think of Italy’s North-East?The Venetian regions are the most civilised parts of It-aly. Perhaps they lack the fantasy of the South and the conscientiousness of the Lombards and the Piedmon-tese, but it’s one of the best parts of Italy. The people are charming and almost always very active.At 102 years old, considering all the people you have known, why haven’t you yet written your autobiography?I don’t care about that. People who come after me will do it.

Frank Lloyd Wright: maestro di presunzione e capacitàFrank Lloyd Wright: maestro of self-importance and capability

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VENEZIEART DE VIVRE

VENETIANART DE VIVRE

VIAGGIO NEL BOLLITOUN CARRELLO DI DELIZIE

THE WORLD OF THE “BOLLITO” A TROLLEY OF DELIGHTS

di Davide Paolini

Il piatto ha diff erenti declinazioni, nomi e ricette nelle diverse regioni d’ItaliaA diff erent way of preparation, name and recipe for each part of Italy

La risposta alla quérelle “bollito o lesso” trova già un’e-sauriente risposta nell’Artusi, sebbene in molti pensino che questi due termini siano equivalenti per defi nire questo grande piatto della tradizione italiana, con radici profonde soprattutto in Piemonte ma anche in Lombar-dia, Emilia e Veneto.In realtà sono due ricette completamente diverse: il les-so si ottiene sfruttando la carne per il brodo e in alcune regioni (Toscana e Romagna) viene riproposto anche come avanzo di una seconda preparazione (in padella con le verdure, freddo in insalata).Il bollito viene servito per gustare vari tagli di carne sa-porita da accompagnare con salse e mostarde.Che sia bollito o lesso subito si sente il profumo, magari quello di casa, al mattino di Natale o di una domenica fredda e piovosa, così come salgono i ricordi… Sì, per-ché è una pietanza di casa, di famiglia sebbene in alcu-ni locali sparsi per il Buon Paese il bollito sia gustoso, ma non emozionante. Il nome non è la sola diversità perché i tagli di carne che compongono il bollito varia-no di regione in regione, anzi di provincia in provincia e addirittura sono chiamati in modo diverso a causa delle differenti sezionature provinciali degli animali.Il taglio chiamato “scaramella”, usato dai maghi del bol-lito in Piemonte, non è conosciuto a Milano: qui prende

il nome di bianco costato della croce e bianco costato reale. Il cappello da prete noto ai milanesi e ai piemon-tesi a Modena diventa ala di spalla, a Napoli gambon-cello, a Palermo cannolo di spadduni. Insomma, una vera e propria babele gastronomica dei tagli che non toglie comunque la leadership al bollito misto alla pie-montese con i suoi sette tagli sacri che utilizzano al Moderno di Carrù (Cuneo), borgo di poco più di 4.000 abitanti ma teatro ogni anno della Fiera del bue grasso.La ricetta piemontese è composta da: scaramella, spal-la, muscolo (polpaccio), fi occo di punta, tenerone, cappello da prete, stinco di un bue maturo di razza pie-montese di almeno quattro anni. Se la carne non è ben marezzata, cioè non presenta abbondanti strisce di gras-so intramuscolare, una volta bollita risulterà di una coni-stenza assai stopposa. Oltre ai magnifi ci sette, il carrello si allarga perché fanno parte di questo misto anche la lingua, la testina, la coda, lo zampino, cotechino e galli-na, ovviamente bolliti a parte. E appunto la cottura ha i suoi segreti, determinanti per raggiungere l’eccellenza.I tagli di bue vengono bolliti assieme, ma in tempi dif-ferenti, in acqua e sale grosso. Gli accorgimenti non fi -niscono qui: l’acqua usata deve coprire appena le carni, così da poter serrare i pori dei diversi tagli e ridurre lo scambio tra i succhi interni e il brodo che si va formando.

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Dopo trent’anni di arrosti e bolliti, ho il piacere di fare un ripasso del Gran Bollito alla Veronese, partendo da un pentolone colmo d’acqua, sedano, carote, ci-polle, fi nocchio e due belle manciate di sale grosso.Poco prima del bollore vi immergiamo una bella copertina di spalla (o cappello del prete), una lin-gua naturale, una lingua salmistrata, una bella galli-na (meglio se ruspante), un bel pezzo di doppione di manzo con il suo osso (o in alternativa un pezzo di scaramella di vitello-parte bassa della pancia).In una pentola a parte, in acqua fredda, mettiamo a bollire i nostri cotechini a fuoco lento.La strada non è fi nita se non mettiamo in un coccio di terracotta, brodo, pane grattugiato, midollo d’os-so di vitello, due belle manciate di pepe macinato e lasciamo andare il tutto per ore, ore ed ore… avre-mo così la famosa “Pearà”, storica salsa veronese che accompagna il gran bollito.Aggiungiamo a questa le altre salse, la verde, il kren e la nostra mostarda di mele renette e melograno.

After thirty years’ experience of roast and boiled meat, I am delighted to write down the recipe for a Gran Bollito alla Veronese, starting with a large pan full of water, celery, carrots, onions, fennel and two good handfuls of sea salt.As the liquid comes to a boil, add the follow-ing cuts: a good piece of chuck steak (known as cappello del prete), a tongue, a corned tongue, a good chicken (better if it is free-range), and a good piece of veal fl ank – from the lower part of the belly (or beef ribs).Cook the cotechino sausages in another pan using a slow heat on cold water to start.The essential fi nishing touch is the famous pearà sauce, the traditional Veronese accompaniment to a bollito made in a terracotta pot with meat stock, breadcrumbs, veal marrow and freshly grated pepper, and left to cook for hours and hours, and hours.The other sauces used are salsa verde, horserad-ish and mostarda made with renette apples and pomegranates.

GRAN BOLLITOdi Armando Bordin

Locanda Castelvecchio, Verona

GRAN BOLLITOby Armando Bordin

Locanda Castelvecchio, Verona

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La tempistica di cottura non è di facile codifi cazione: in generale 3 chilogrammi di bue devono bollire per 3 ore.Sette tagli per sette salse, così recita la grammatica del-la ricetta piemontese che offre non solo accostamenti dal gusto diverso, ma anche differenti colori. Il bagnetto rosso si presenta acceso, nonché denso e cremoso, ot-tenuto con salsa di pomodoro ridotto con aromi: cipolla, aglio, sedano, rosmarino, alloro e salvia. Il bagnetto verde è il risul-tato di un cocktail di prezzemolo, aglio, acciughe e olio extra vergine. Quindi si arriva al marrone scuro della cugnà, dal sapore asprigno, semidensa, dolce, prodotta da mosto d’uva di dolcetto (ci sono variazioni con il barbera), privato di bucce e semi, cotta a fuoco lento per 4-5 ore con aggiunta di mele cotogne, fi chi, pere e nocciole.Poi arriva il caleidoscopio di colori: la mostarda di Cremona. Quindi il color oro della salsa delle api otte-nuta da miele d’acacia, noci tritate e senape. Sempre la senape si ritrova in una salsa preparata con semi di questa pianta erbacea mescolati nell’aceto. Invece la sal-sa di rafano è prodotta con radice di rafano tritata, macerata in aceto e condita con olio e sale.In Emilia i sapori proposti cam-biano radicalmente, a cominciare dalla salse. Nel ristorante Cocchi di Parma servono il carrello con que-sti tagli: lingua, zampetti e testina di vitello, cotechino e cappone, ma soprattutto la picaia che altro non è che la pancia di vitello (oppure cima di vitello), farcita con pangrat-tato, parmigiano e uova. Le salse di accompagnamento sono una a base di carote in agrodolce, un’al-tra di peperoni, una con un triplo concentrato di pomodori e infi ne una mostarda assai piccante.A pochi chilometri da Parma, nel-la golosa Modena il grande bollito ha un linguaggio diverso, non più

bovino, ma soprattutto suino perché nel ristorante Fini, ora purtroppo chiuso, veniva così servito: zampone, co-techino, salsiccia, costata di maiale, prosciutto di Praga con aggiunta di copertina (polpa di spalla), stinco, zam-petti, testina e lingua di vitello con vicine cipolline all’ace-to balsamico, lenticchie, purè di patate, spinaci al burro.La musica in cucina cambia ancora nel Veneto dove ad-

dirittura in città diverse (Verona, Padova, Treviso) il carrello cambia la sua offerta a cominciare dal ri-storante “da Dino” a Silea (Trevi-so) dove il gran piatto si presenta in modo davvero originale rispetto al resto dell’Italia perché vengono utilizzate carni di animali da corti-le (oca, anatra, gallina e cappone) assieme al fi occo, guancia, testina, neretti e cotechino.A Verona il gran piatto di bollito addirittura si può ordinare tut-ti i giorni (forse l’unico esempio in Italia) alla storica Locanda di Castelvecchio, il cui locale risale all’Ottocento, trasformato da far-macia appunto in ristorante. Qui la ricetta è davvero unica in Italia perché c’è una versione estiva con i tagli di codone o cappello del prete, lingua, lingua salmistra-ta, guancia di vitello e caramel-la, mentre la versione invernale dicembre-gennaio prevede pure la coda, il piedino, la gallina e i nervetti. In ogni stagione, comun-que, l’accompagnamento è fatto con una salsa davvero speciale: la pearà (da non confondere con un’altra salsa altrettanto nota: la peverada), nome derivato dall’in-grediente più signifi cativo: il pepe. Di questa salsa nel Veneto ci sono più versioni contrastanti: chi met-te il formaggio e chi no, comun-que la pearà di Armando Bordin, patron della Locanda Castelvec-chio, è unica. Oltre alla pearà in questo locale veronese si accosta al bollito la mostarda di mele re-

Alla Locanda Castelvecchio

Alla Locanda Castelvecchiodi Verona c’è una versione estiva e una invernaleLocanda Castelvecchio in Verona has a summer version and a winter one

traduzione

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nette e melograno di cui viene prodotto qualche quin-tale all’anno.L’accostamento vinicolo consigliato alla Locanda Castel-vecchio è sempre e solo Amarone, il grande rosso della Valpolicella, mentre in Emilia è il Lambrusco a farla da padrone, in Piemonte il dolcetto. Nel vicentino, in par-ticolare ad Altavilla, il bollito viene messo a punto con grande cura, in particolare al ristorante “al Leoncino” di Sergio Miolo che utilizza solo bovini femmina di due anni che addirittura non abbiano partorito (chiamata so-rana). I tagli classici serviti sono sposati con una salsa di rafano davvero speciale, il crèn, frutto di una preparazio-ne d’altri tempi. Le radici vengono raccolte dopo le ge-late, sistemate sotto la sabbia per circa un anno; quindi, vengono tolte e rimesse ancora nella sabbia. Il crèn a questo punto può essere utilizzato e grattato sul bollito.Non sempre è possibile preparare un grande bollito misto soprattutto quando a tavola sono solo due com-mensali e quindi diventa uno spreco acquistare 7-9 tagli. Il bollito si può cucinare con tagli di vitellone, ma-schio castrato, scottona sostiene un grande macellaio come Franco Cazzamali di Romanengo (Cremona) ol-tre che con il famoso bue grasso, non facile da essere reperito in tutta Italia. Chi volesse un piatto eccellente, sebbene non ricco come il gran misto alla piemontese, può acquistare tre soli tagli: testina (che va cotta a parte o messa in pre bollitura), muscolo e cappello di prete.

Accanto, chef e brigata del Cocchi di Parma, un tempio del bollito. Left: chef and brigade at Parma’s Cocchi restaurant, a temple to bollito.

Anche il Guyot di Milano è un ristorante che propone una versione del bollito di alto livello. Milan’s Guyot restaurant is another place where they make a high-class version of bollito.

Nella pagina precedente.Armando Bordin della Locanda Castelvecchio a Verona.Preceding page. Armando Bordin of the Locanda Castelvecchioin Verona.

È un mix di parti grasse e non che risulta molto equi-librato, al quale si possono aggiungere la gallina e un cotechino, da assaggiare caldo o freddo il giorno dopo. Insomma una ricetta da cui può scaturire anche un buon brodo. Un avvertimento, non solo per questa mia proposta ma per questo straordinario piatto di carne è il controllo del PH dell’acqua in cui viene bollito: non deve essere inferiore a 7. Nell’acqua da bollire vanno aggiunte verdure quali sedano e carote, nonché un sac-chetto con dentro chiodi di garofano e cannella.Ma a proposito di questa straordinaria pietanza non si può certo tralasciare un piatto diventato famoso, ossia “il bollito non bollito” di Massimo Bottura. Una proposta che sposa in pieno l’aforisma “la tradizione è un’inno-vazione riuscita” perché i tagli che utilizza sono: testina, lingua, guancia, coda, pancia e cotechino, ma molto al-leggerite. La diversità sta nella cottura in sottovuoto a una temperatura di 63° per un periodo tra le 18 e 24 ore e nella presentazione che avviene sotto forma di sette cubetti.Certo manca così il rito bellissimo, godereccio, che pre-lude all’assaggio, ovverossia quando il patron o il maître estraggono dal carrello i tagli. Il vantaggio, o meglio il sacrifi cio a questo atto estetico, è la miglior digeribilità perché la cottura non altera le qualità organolettiche e il colore delle carni, rispetto ai bolliti sottoposti a lunghi sobbollimenti.

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comprise one based on carrot in agrodolce (sweet and sour), one based on peppers with a triple concentrate of tomatoes, and a spicy type of mostarda.In the Veneto there are many variations. “Da Dino” at Silea (Treviso) has an original take on the recipe used in the rest of Italy, since the meats used include farm-yard animals too: goose, duck, chicken and capon.At Armando Bordin’s Locanda Castelvecchio in Verona the recipe is truly unique in Italy in that there is a sum-mer version using the “capello del prete” cut, tongue, corned tongue, veal cheek and caramelised veal, while the winter version uses oxtail, calf’s foot, chicken and chopped tendons. Both seasonal variations are accom-panied by the same special sauce: pearà (which is not to

be confused with another equally fa-mous sauce: peverada), whose name comes from its most important con-stituent ingredient: pepper.If there are only a few guests for the meal it is too much to buy seven dif-ferent cuts of meat to make a bollito. In this case, Franco Cazzamali, the master butcher, advises the use of just three cuts: “testina” or calf’s head (which can be cooked separately), “muscolo” (lean meat) and “cap-pello di prete”. This is a balanced mix of fatty and lean meat which could also be enhanced with the addition of chicken and “cotechino” sausage.

There are two types of boiled meat: “lesso” is the meat remaining as a result of making broth, while “bollito”, cooked in water, is a specifi c preparation of various cuts of meat served with sauces and mostarda (candied fruit).The cuts used are different in each part of Italy. At the “Moderno” in Carrù (Cuneo), a village with little more than 4,000 inhabitants where the “Fiera del bue gras-so” (Fair of the Fat Oxen) takes place every year, the dish presented is “bollito misto alla piemontese” with its seven sacred cuts. The cuts of beef are cooked to-gether but for different lengths of time, in water and sea salt. The water used must just cover the meat. Usu-ally, three kilograms of meat are boiled for three hours.Seven cuts for seven sauces: this is the grammar of this Piedmontese recipe which provides not only taste combinations but also different colours. There is the “bag-netto rosso”, and the “bagnetto verde” up to the dense brown cugnà sauce with its sweet and sour taste made out of the must of dolcetto grapes.In Emilia the tastes are different. At the Cocchi restaurant in Parma the meat trolley has the following cuts: calf’s tongue, foot and brawn, pork sausage (cotechino) and capon, and, above all, picaia, which is noth-ing less than belly of veal stuffed with breadcrumbs, parmesan and egg. The sauces served with the meat

Toni Mörwald, eclettico chef viennese, ambasciatore dell’arte

di cucinare (ristoranti stellati, accademia di cucina, catering

di lusso, libri e trasmissioni televisive) propone un classico

Tafelspitz (a destra) con salse particolari.

Toni Mörwald, the eclectic chef from Vienna, is an ambassador

for the culinary arts with Michelin starred restaurants,

an academy of cuisine, an up-market catering

business, books and television appearances. He makes a

classic Tafelspitz (right) with some special sauces.

Il Guyot di Milano celebre per i risotti è una tappa obbligata anche per i bollitiThe Guyot in Milan, famous for its risottos, is also an obligatory stop for bollito

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Davide Paolini, giornalista esperto di cibo e vino per Il Sole 24 Ore, Panorama, Vanity Fair, Europeo e molte altre.

Conduce per Radio24 “Il Gastronauta” e ne ha fatto una fi losofi a, un modo di mangiare con la propria testa,

fuggendo i luoghi comuni culinari.

Davide Paolini is an expert food and wine journalist for Il Sole 24 Ore, Panorama, Vanity Fair, Europeo and many other publications. His “Il Gastronauta” programme, broadcast on Radio 24, has created a philosophy of thinking about eating and avoiding populist eating houses.

2-2.5 kg Beef brisket, 2 kg vegetables (carrots, celeriac, turnips, leeks, etc.), sprigs of parsley, juniper berries, bay leaves, peppercorns. Preparation: wash the vegetables, peel them and set aside. Bring the vegetable peelings and spic-es to the boil in a large pan before adding the meat. Bring to a rolling boil over a high heat, then lower to simmer for 3-4 hours, skinning off the scum as necessary. Meanwhile, boil 1.5 kg potatoes before frying them in oil with 2 fi nely chopped onions. Season with cumin, pepper and salt. Chop the vegetables into sticks and cook them in the meat broth until still just crunchy. Serve the meat sliced on a large plate with the vegetables, cabbage, potatoes, apple sauce and chive sauce.

SAVOY CABBAGE WITH PANCETTA2 Savoy cabbages, 200g smoked pancetta, 1 onion, 20cl cream, salt and pepper, garlic. Preparation: cut the cabbage in strips, blanch in salted water and refresh in iced water. Cut the pancetta and onions into cubes before sautéing in oil and adding the cabbage. Add the cream, let it thicken and season with salt, pepper and chopped garlic.

APFELKREN/APPLE SAUCE WITH HORSERADISH5 apples, peeled, cored and sliced; 150 ml white wine, 1 or 2 root vegetables, ½ cinnamon stick, 1.5 spoonfuls sugar, ½ grated horseradish root. Preparation: caramelise the apple with the sugar and spices. Discard the cloves and cinnamon before puréeing the apples. Add the grated horseradish to the apple purée and leave to fi rm up.

CHIVE SAUCE5 hard boiled eggs, 300g white bread

crumbs, 250cl milk, 8 egg yolks, 250g oil, salt, pepper, sugar, vinegar, freshly-

picked chives. Preparation: soak the bread in the milk and make a may-onnaise with the egg yolks and the oil. Chop the boiled eggs roughly, squeeze out the bread and mix with the mayonnaise. Season with

salt, pepper, sugar and vinegar. Add the chopped, freshly picked chives

before serving.

2-2,5 kg di punta manzo, 2 kg di ortaggi (carote, sedano rapa, rape, porri, etc.), rametti di prezzemolo, bacche di ginepro, foglie di alloro, pepe in grani. Preparazione: lavare le verdure, sbucciarle e metterle da parte. Portare ad ebollizione in una grossa pentola le bucce delle verdure e le spezie e quindi ag-giungere la carne. Far bollire a fuoco vivace, quindi abbassare il fuoco fi nché il brodo sobbolle e lasciar cuocere per 3-4 ore, to-gliendo man mano la schiuma. Nel frattempo, lessare 1,5 kg di patate, poi soffriggerle in olio e 2 cipolle fi nemente tritate, con-dire con cumino, pepe e sale. Tagliare le verdure in bastoncini, cuocerle nel brodo del bollito lasciandole croccanti e disporle in un ampio piatto insieme alla carne tagliata a fette, al cavolo, alle patate, alla salsa di mele e alla salsa all’erba cipollina.

CAVOLO SAVOY CON PANCETTA2 cavoli Savoy, 200 gr di pancetta affumicata, 1 cipolla, 0,2 lt di panna da cucina, sale e pepe, aglio. Preparazione: tagliare il cavolo a strisce, sbollentarlo in acqua salata e raffreddarlo in acqua ghiacciata. Tagliare lo speck e la cipolla in cubetti, farli soffriggere nell’olio e aggiungere il cavolo. Aggiungere la pan-na, lasciarla addensare e condire con il sale, il pepe e l’aglio.

APFELKREN/SALSA DI MELE AL RAFANO5 mele sbucciate, tagliate in spicchi, pulite dai semi, 150 ml di vino bianco, 1 o 2 ortaggi a radice, ½ bastoncino di cannella, 1 cucchiaio e ½ di zucchero, ½ rafano grattuggiato. Preparazione: sciroppar e le mele col vino bianco e le spezie. Levare i chiodi di garofano e il bastoncino di cannella e passare a purè le mele. Lasciar raffredda-re la mousse di mele, aggiungervi il rafano e condire.

SALSA ALL’ERBA CIPOLLINA5 uova bollite/sode, 300 gr di mollica di pane bianco , ¼ lt di latte, 8 tuorli d’uovo, 250

gr d’olio, sale, pepe, zucchero, aceto, erba cipollina fresca. Preparazione: mettere a bagno il pane nel latte, preparare una maionese con l’olio e i tuorli d’uovo. Tritare leggermen-te le uova sode, strizzare il pane e mescolare con la maionese. Condi-re con sale, pepe, zucchero e aceto. Prima di servire aggiungere erba ci-pollina fresca appena tritata.

TAFELSPITZ(Bollito di punta di manzo)

Mörwald

TAFELSPITZ(Boiled beef)

Mörwald

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IL MESTIERE DEI CAMPI E

DELLA CANTINATHE ART OF

CULTIVATION AND OF THE CELLARS

IL MESTIERE DEI CAMPI E

DELLA CANTINATHE ART OF

CULTIVATION AND OF THE CELLARS

I CONSIGLI DELLA LUNA PER SEMINAREE RACCOGLIERE ORTAGGI

ADVICE FROM THE MOON ON CROP SOWING AND VEGETABLE PICKING

di Mario Bagnara

Il “Giardino di agricoltura” edito nel 1592 era un vademecum per l’agricoltorePublished in 1592, “Giardino di agricoltura” is a vademecum for the farmer

Il manoscritto trecentesco di Pietro De Crescenzi, Rura-lium Commodorum Opus, soprattutto dopo l’edizione a stampa, ebbe una grande eco nei secoli successivi e numerosi ne furono gli imitatori. Nel Cinquecento note-vole interesse suscitò il ravennate Marco Bussato che, di famiglia ferrarese, forse nato a Ravenna nella prima metà del XVI secolo, rimase orfano in giovane età, ma divenne famoso per la pratica degli innestì su cui com-pose un manuale, Pratica historiata dell’innestare gli arbori, pubblicato a Ravenna nel 1578. Seguì, nel 1592, il capolavoro Giardino di Agricoltura, edito a Venezia con pregevoli xilografi e.Curioso segno dei tempi è anzitutto l’annotazione che egli fa all’inizio dei 64 capitoli tematici che costituiscono la parte principale del piccolo trattato: il padre di fami-glia che desidera allietare la sua casa con un delizioso e utile giardino, posto a tramontana, per poterne d’estate godere, oltre che la vista, anche l’aria fresca che ne spi-ra, deve circondarlo con una profonda fossa d’acqua, piena di pesci anche grossi, e una siepe di cespugli spi-nosi, per proteggerlo dai viandanti e dai ladri.Seguono gli Avvertimenti sui lavori dei campi suggeriti mese per mese: un vero e proprio calendario che l’a-gricoltore vero, diligente e prudente, anche in questa seconda parte del trattato indicato come “padre di fa-miglia” valente e sollecito, innamorato dell’agricoltura, rispetta fedelmente. Sono istruzioni che assumono an-

Pietro De Crescenzi’s fourteenth century text, Ruralium Commodorum Opus, was very popular in subsequent centuries and was often imitated, especially after it be-gan to appear in a printed version. Marco Bussato, part of a family from Ferrara, but probably born in Raven-na where he was orphaned at a young age in the fi rst half of the sixteenth century, popularised it in the 1500s and became famous for his expertise in grafting, about which he wrote a manual called Pratica historiata dell’innestare gli arbori, published in Ravenna in 1578. His masterpiece, Giardino di Agricoltura, illustrated with fi ne woodcuts, was published in Venice in 1592.A curious sign of the times is the note added to the be-ginning of the 64 themed chapters at the heart of this small treatise which advises the farmer, always referred to as a pater familias, to enhance his house with a de-lightful and useful sunset-facing garden. This way, he will benefi t not only from the view but also from the fresh summer breezes. He should also surround house and garden with a deep water-fi lled ditch, full of large fi sh, and a thorn-bush thicket, to ward off beggars and thieves.Following this come the Notices about work in the fi elds, arranged month by month: a real calendar for the dili-gent farmer, described here too in the second part of the treatise as a worthy and attentive pater familias, passion-ate about agriculture, who will follow instructions faithfully. These instructions also have a social worth, since they are

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A chiusura degli “Avvertimenti” del Giardino di agricoltura di Marco Bussato si trova questa tavola xilografi ca a piena pagina raffi gurante il sole e la luna che infl uenzano tutte le attività agricole.This full-page woodcut, to be found at the end of the “Notices” in Marco Bussato’s Giardino di Agricoltura, depicts the sun and the moon, whose infl uence is so important for agricultural activities.

Pagina successiva. Testatine raffi guranti le attività del mese di agosto, la vendemmia e la pigiatura in settembre, e le attività di ottobre.Overleaf. Chapter headings depicting agricultural tasks for the months of August, September (grape harvest and pressing), and October.

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Mario Bagnara, presidente della Biblioteca Internazionale «La Vigna» di Vicenza. È stato docente e preside nei licei statali, assistente universitario, assessore alla cultura nel

Comune di Vicenza e presidente dell’Associazione nazionale delle città e siti Unesco italiani. È pubblicista e saggista,

autore di varie monografi e di carattere storico e scientifi co.

Mario Bagnara is president of the Biblioteca Internazionale «La Vigna». His career includes posts as a lecturer, school head, university assistant, town councillor for culture in Vicenza and president of the Association of Italian UNESCO Cities and Sites. He is a publicist and writer, as well as the author of various historical and scientifi c monographs.

che una valenza sociale, perché non alludono a nobili proprietari di immense campagne, bensì a piccoli pro-prietari terrieri che comunque hanno bisogno di brac-cianti, da gestire però con particolare attenzione ed equità. Nel mese di settembre, ad esempio, si provvede ad assumere nuovi collaboratori, non solo pattuendo per iscritto le condizioni, ma facendo anche l’inventario di quanto è a loro portata di mano nelle abitazioni con-cesse e negli spazi aperti della proprietà, compresi gli al-beri da frutto, soprattutto le viti. E a dicembre si fanno i conti secondo gli accordi pattuiti.Il tutto illustrato con capilettera e testatine che per l’incisi-vità e la chiarezza della grafi ca e la qualità delle immagini, esprimono, oltre alla competenza agricola, anche la sim-patia dell’autore per il raffi nato mondo contadino tratteg-giato negli stessi aspetti paesaggistici e architettonici.Un signifi cato particolare assume la xilografi a nella qua-le, sopra frondosi alberi, campeggiano i volti del Sole e della Luna che, esaltati da una luminosa aureola rag-giante, divengono quasi le divinità tutelari dell’agricoltu-ra: per il buon esito di una coltura, sono determinanti le istruzioni sul clima infl uenzato dal calore solare e ricor-renti i richiami alle quattro fasi lunari per precisi consigli su semine e periodici interventi su ortaggi, alberi…Il calendario del Bussato non presenta ricette culina-rie, ma, con le sue indicazioni su semina, coltivazione e raccolta delle varie piante e dei relativi frutti, può essere letto anche come documento dell’alimentazione di fi ne Cinquecento: tra agosto, settembre e ottore, si parla di sorgo, frumento, orzo, miglio, fagioli, noci, maggiorana, mandorle, spinaci, cipolle, porri, scalogne, fi chi, pesche, prugne, cedri, arance, miele e soprattutto uva.Comprensibile quindi l’immediato successo del Giardi-no di Agricoltura. Alla prima edizione infatti ne segui-rono subito altre tre (nel 1593, nel 1599 e nel 1612, forse postuma), arricchite dallo stesso autore e pubblicate, sempre a Venezia, da stampatori di volta in volta diversi. Sono volumi di notevole pregio antiquario, tutti posse-duti dalla Biblioteca Internazionale “La Vigna” insieme con altre quattro edizioni della fi ne del Settecento di cui una, del 1794, stampata a Bassano dai Remondini.

given without any reference to aristocratic owners of large domains, but instead are intended for smallholders, who need the assistance of farmhands and need to manage them with particular attention to fair-mindedness.In the month of September, for example, new work-ers need to be taken on, who won’t just have contracts dictated to them, but who will negotiate about what they are allowed to grow in their homes and in the spare land around the property, including fruit trees and, above all, vines. And in December a reckoning gets made according to these agreements. The en-tire treatise is illustrated with capital letters and section summaries which for the sharpness and clarity of their graphics as well as the quality of the images show not only the author’s competence in the subject matter, but also his closeness and understanding of the sophisti-cated world of the farmer, as he deals both with its ef-fect on the countryside and on architecture.The woodcuts are particularly important, with the faces of the Sun and the Moon above leafy trees, lit up with aureole rays and assuming the roles almost of the tu-telary divinities of agriculture. For growing to be suc-cessful, instructions which take note of the Sun’s heat and the four phases of the Moon are vital for giving precise advice about sowing and other crucial time de-pendent activities in fi elds and orchards.Bussato’s calendar does not include any culinary recipes, but with its instructions about the planting, cultivation and harvesting of various crops and fruits it can be seen as a set of food instructions for the end of the 16th cen-tury. In August, September and October, the instructions concern millet, wheat, barley, beans, nuts, marjoram, almonds, spinach, onions, leeks, scallions, fi gs, peaches, plums, cedars, oranges, honey, and above all, grapes.Which makes the immediate success of Giardino di Ag-ricoltura easy to understand. The fi rst edition was quickly followed by another three – in 1593, 1599 and 1612 (per-haps posthumous) – with text added by the same author and still published in Venice, but occasionally by different printers. These are valuable antiquarian publications, all of them in the possession of the Biblioteca Internazion-ale “La Vigna”, together with the other four editions at the end of the eighteenth century, one of which, the 1794 ver-sion, was printed by Remondini in Bassano.

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di Franco Ruff o

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UN VINOUNA STORIA

WINE STORIES

HEMINGWAY, L’AMARONE E IL VENETO NEL CUORE

HEMINGWAY,AMARONE AND THE VENETO IN HIS HEART

Il grande scrittore nei ricordi di Arrigo Cipriani, Giorgio Gioco, Fernanda PivanoTh e great writer remembered by Arrigo Cipriani, Giorgio Gioco and Fernanda Pivano

“Hemingway era un sentimentale che simulava. Per questo Ernesto e Venezia erano destinati ad incontrar-si e ad amarsi”. Lo scrive José L. Castillo Poche, l’amico spagnolo dello scrittore statunitense in quel prezioso volume (“Hemingway e Venezia”) frutto del convegno alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia (e poi a Bassano del Grappa) del novembre 1986. Ma il reciproco amo-re con Venezia, potrebbe mettere Hemingway alla pari con altri due grandi amanti della Serenissima, come il suo compagno di gioco Ezra Pound ed Henry James. Per comprendere, invece, il rapporto quasi esclusivo di Hemingway con Venezia e le Venezie – la sua casa privilegiata ancora prima di Cuba e della Spagna – oc-corre ampliare l’orizzonte al vissuto hemingwayano nei due periodi storici che lo videro protagonista nelle no-stre terre. A iniziare dagli ultimi due anni della Grande Guerra: partito volontario, ebbe il ruolo di autista barelliere con il Corpo di spedizione americano del gen. Pershing con base a Bassano del Grappa, e poi anche a Vicenza e a Schio. Compito assegnato an-che ad un artista americano a tutto tondo come John Dos Pas-

“Hemingway was a sentimental man who pretended not to be. This is why Ernest and Venice were destined to meet and to fall in love”. So writes José L. Castillo Poche, Hemingway’s Spanish friend, in the great book “Hemingway e Venezia” that came out of the confer-ence at the Fondazione Giorgio Cini in Venice (and then at Bassano del Grappa) in November 1986. But recipro-cal love with Venice just puts Hemingway at the same level as two other great lovers of the Serenissima, his colleague Ezra Pound and Henry James. However, to understand the very personal, almost exclusive, relation-ship that Hemingway had with Venice and the Vene-tian region – his favourite places even before Cuba and Spain – one must look at the Hemingway experience in the two historical periods that saw him take centre

stage in our country. The story begins in the last two years of the Great War when he arrived as a volunteer ambulance driver with the American Expedition-ary Force led by General Persh-ing, based fi rst at Bassano del Grappa, and then at Vicenza and at Schio. He shared his job with John Dos Passos, an all American

Ha dedicato al Veneto due romanzi su due epoche della sua vitaHe wrote two novels about the Veneto concerning two different periods of his life

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Anche Valpolicella Masi a Venezia per HemingwayNella sua lunga storia la fa-miglia Boscaini con i vini del-le tenute Masi ha rifornito le cantine dei più prestigio-si ristoranti e hotel di Vene-zia e del Veneto, inclusi al-cuni di quelli regolarmente frequentati da Hemingway: l’Harry’s Bar di Cipriani, il Grit-ti di Riva degli Schiavoni e a Verona il 12 Apostoli della fa-miglia Gioco. Tra i Valpolicella che lo scrittore defi niva “cor-diale come la casa di un fra-tello con cui si va d’accordo” (Di là dal fi ume tra gli albe-ri”) c’era sicuramente quel-lo di Masi!

Masi Valpolicella in Hemingway’s Venice tooSome of Venice and the Veneto’s best hotels and res-taurants have been supplied with wine from the Masi es-tate by the Boscaini family, including Hemingway’s old haunts: Harry’s Bar at the Cipriani, the Gritti on Riva degli Schiavoni, and the Gi-oco family’s 12 Apostoli res-taurant in Verona. One of those Valpolicellas that Hem-ingway famously described as being “as friendly as the house of a favourite brother” (Across the River and into the Trees) was surely a Masi bottle!

In alto, Hemingway pescatore con una giovane Inge Feltrinelli.Above: Hemingway the fi sherman with a youthful Inge Feltrinelli.

Vecchie bottiglie di Amarone Masi. Tra esse le annate preferite da Ernest Hemingway.Old bottles of Masi Amarone. One of these would have been Ernest Hemingway’s favourite vintage.

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sos, con il quale Hemingway condivise momenti forti e un giudizio non leggero sull’esercito italiano nella rotta di Caporetto.Pennellate decise di vissuto che ritroviamo in un capola-voro come “Addio alle Armi”, completato, però, nel 1929. Il più grande romanzo mai scritto sulla condizione dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Un pe-riodo, quello di guerra, proseguito nel 1922 con le sue soste a Schio, Collalto e Fossalta di Piave. E, già allora, con tutte le sue irrequietez-ze e sregolatezze.Hemingway torna nel Veneto a partire dal 1947, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Caorle – con il suo grande e giovane amore, ma anche, come ricordano ancora gli anziani, a caccia con la bottiglia in mano – Cortina, Verona, ma an-che Trieste, furono le tappe privi-legiate di un viaggiare irrequieto, ma sempre con Venezia al primo posto. Quella Venezia che, attin-gendo ancora al suo amico Castil-lo-Poche, era “il motivo essenziale dell’io romantico di Hemingway”. Una Venezia però, vista anche con l’occhio ed il cuore travisati dall’alcol. Basta leggere “Di là del fi ume, tra gli alberi” (1950) dove racconta la storia (autobiografi a, in realtà) del colonnello Cantwell, cinquantenne, malato di cuore, e del suo amore per la diciannovenne contessina veneziana Renata, per delineare i momenti del soggiorno veneziano di Hemingway. Bottiglie di Valpolicella consumate nelle stanze del Gritti Palace Hotel, o i Martini secchi dell’Har-ry’s Bar erano i suoi “compagni fedeli e silenziosi”. Arrigo Cipriani, il gran maestro dell’Harry’s bar, ricorda che Tor-cello fu un luogo speciale per il nostro. “Sul fi nire del 1948 – annota – si spostò alla Locanda Cipriani, dove poteva scrivere in pace, godere della quiete dell’isola, partecipare alla caccia alle anatre. Qui terminò “The Great Blue River”.Arrigo Cipriani racconta così il suo primo incontro con He-mingway: “Avevo 18 anni e l’ho visto per la prima volta, nella primavera del 1950. I miei mi avevano mandato lì per preparare il mio primo esame a Giurisprudenza e per

artist, and had some harsh experiences, and little good to say about the rout of the Italian army at Caporetto.Sketches of his experiences are to be found in his mas-terpiece “Farewell to Arms”, which wasn’t, however, completed until 1929. This is the greatest novel ever

written on the condition of Italy in the First World War. After the war he went to Schio, Collalto and Fossalta di Piave in 1922, but rest-lessness and wild living were the norm already by then.Hemingway returned to the Vene-to from 1947 onwards, after the Second World War. His favour-ite places were Caorle – where he met his fi rst and greatest love – but also Cortina, Verona and Trieste, out hunting with a bottle in his hand, as old men still re-call. But however restless his trav-els, Venice remained his favourite destination. This was the Venice that his friend Castillo-Poche de-scribed as “the essential force be-hind Hemingway’s romanticism”. A Venice, however, seen through the fi lter of alcohol. Read his nov-el “Across the River and into the Trees” (1950) where he tells the story (his own autobiography, in fact) of the fi fty-year old sick at heart Colonel Cantwell and his love for the nineteen-year old Venetian Countess Renata to trace

the story of Hemingway’s own stay in Venice. Bottles of Valpolicella drunk in the rooms of the Gritti Palace Hotel, or Dry Martinis drunk in Harry’s Bar were his “faithful, si-lent friends”. Arrigo Cipriani, the great maestro of Harry’s Bar, remembers what a special place Torcello was for Hemingway. “At the end of 1948 – he says – he moved to Locanda Cipriani, where he could write in peace, enjoy the calm island atmosphere, and do some duck shoot-ing. This is where he fi nished “The Great Blue River”.Arrigo Cipriani remembers his fi rst meeting with Hem-ingway: “I was 18 years old when I saw him for the fi rst time in the spring of 1950. My parents had sent me there to revise for my fi rst Law examination and to check how things were going. Hemingway’s presence was tangible

Hemingway diciottenne, soldato nella Grande Guerra nel VenetoEighteen-year-old Hemingway, a soldier in the Veneto during the Great War

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dare un’occhiata ai lavori. La presenza dello scrittore era tangibile in tutta la Locanda. Mia zia Gabriella ogni tanto riprendeva i camerieri a bassa voce per non svegliare lo scrittore. Quando non andava all’alba a caccia di anatre, dormiva fi no a tardi dopo aver scritto tutta la notte. E do-veva essere tutta la notte, se le bottiglie vuote di Valpoli-cella che lasciava fuori dalla porta erano più di tre. Una mattina di sole ero in giardino e facevo pigramente fi nta di studiare, quando si aprì una fi nestra. Alzai gli occhi e lo vidi. Non ricordo se quando incrociammo i nostri sguar-di, il primo sorriso fosse il mio o il suo. Ricordo con mol-

ta chiarezza il suo, che mi rivolse dietro la barba bianca. Mi fece un cenno di saluto con la mano ed io risposi allo stesso modo: l’impressione che ne ebbi fu quella di un uomo di grande personalità, che egli espresse con quel gesto amichevole rivolto ad uno sconosciuto. E proprio questo ci è rimasto di lui. Amava la vita e osservava le cose e le persone con grande curiosità. Così come lo co-nosciamo dai suoi libri”.Per Verona, Giorgio Gioco, cuoco e proprietario dello sto-rico “12 Apostoli” ricorda: “Arrivava, sempre inatteso con la sua camicia a scacchetti, scendeva direttamente in

throughout the Locanda. Every so often my aunt Gabri-ella gave instructions to the staff in a low voice so as not to wake the writer up. When he didn’t go duck hunting at dawn he used to sleep late after having written all night. And it must have been all night, if the empty bot-tles of Valpolicella left outside the door were more than three in number. One sunny morning I was in the gar-den pretending to be working when a window opened. I looked up and saw him. I don’t remember who re-acted fi rst when we saw each other, but I remember his smile very clearly, behind the white beard. He waved at

me, and I waved back: it was a gesture that gave me the impression of a great personality, this friendliness towards a complete stranger. That’s what I remember about him. He loved life, he was very curious about things and he was a great people watcher. Just like we would guess from reading his books”.As far as Verona is concerned, Giorgio Gioco, chef- pro-prietor at the famous “12 Apostoli” remembers: “He would always arrive out of the blue, wearing his checked shirt and immediately go down to the cellar to search for a bottle of Recioto Amarone (which is what Valpo-

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La celebre foto, conservata da Arrigo Cipriani, di suo padre Giuseppe assieme a Ernest Hemingway a Torcello, isola nella laguna veneziana, alla fi ne degli anni Quaranta. I bicchieri che hanno davanti testimoniano la passione per il vino.The famous photograph, in Arrigo Cipriani’s possession, showing his father, Giuseppe, with Ernest Hemingway on the island of Torcello, in the Venetian lagoon at the end of the 1940s. The glasses in front of them are testimony to a passion for wine.

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cantina e risaliva con una bottiglia di Recioto Amarone (così si chiamava allora il grande rosso della Valpolicel-la ndr.) e in un tavolo d’angolo, abbinava il vino ad una grande costata con tanta cipolla. Un rito immutabile, una fi gura mitica”. Come è mitica per Franco Andreetta, diri-gente di banca in pensione, appassionato di Hemingway, ma anche di Dos Passos (autore di “I tre soldati”, che però non ebbe altrettanto successo dei romanzi di He-mingway, dove si racconta delle ambulanze accampate a Ca’ Erizzo di Bassano) e di storie e miti attorno allo scrit-tore, il suo innamoramento per un’infermiera americana di origini polacche, che ritroviamo poi in “Di là del fi ume”. Nella realtà, come ricordano ancora i vecchi di Caorle, il suo amore vissuto fu per Adriana Ivancich. E quando an-dava a caccia era armato di fucile e di bottiglia di vino, come ha ricostruito il giornalista Gualtiero Hrtabar. Ro-manzo nel romanzo di una storia incredibilmente densa di episodi, quello che ricorda e racconta Andreetta, con il Veneto ed i veneti in primo piano.Ma, occorre seguire Fernanda Pivano, amica, confi dente di ogni momento (soprattutto a Venezia e Cortina, ma an-che a Cuba) e traduttrice, per penetrare meglio, in asso-luto, il forte rapporto di Hemingway con il mondo che lo circondava, per spiegare le sue gradassate, le spavalderie – il mix di alcol e cibo in primis – con le quali (soprattut-to in terra veneta) voleva vincere l’ossessione della mor-te. Ed anche per comprendere quel suo desiderio – egli tombeur de femmes, macho, ma rigorosamente monogamo – di amore, di nuovi amori che da Ca-orle a Cortina a Venezia lo vide-ro protagonista coinvolto in storie esaltanti e mai semplici. E Pivano ricorda più l’uomo che lo scrittore, il coraggio che gli serviva per vin-cere le proprie paure (la morte), quell’eterna puta di cui le parlava spesso.Pivano ricorda ancora Cortina, con l’albergo Concordia che apriva solo per Hemingway, il caf-felatte nell’albergo a Pocol, l’aperitivo al Caffè della Gen-zianella, le lunghe soste al Bar del Posta. Tutte cerimonie a base di Gordon Gin, di Valpolicella. Ma narra anche di soste alla Casa di Tiziano, di approfondimenti su Stendhal e Flaubert a Brunico, dei percorsi, pieni di confessioni, in Buick lungo la Val Badia. Tutto fi no al 1950, ancora splen-dido d’aspetto, nel pieno delle sue forze e del suo charme, circondato dal suo entourage di aristocratici veneziani. “Mi

licella’s great red wine was called then – Ed.) and he would drink it at a corner table with a great plate of steak and plenty of onions. This was a real habit, and he was a legend”. A legend too for retired bank manager Franco Andreetta, a fan of Hemingway, but also of Dos Passos (the author of “Three Soldiers”, which wasn’t as successful as Hemingway’s novels but tells the story of the ambulance station at Ca’ Erizzo in Bassano), and of the legends and stories attached to Hemingway, with his love for an American nurse of Polish extraction, who we next fi nd in “Across the River”. In reality, as the old men of Caorle can still remember, his love was for a certain Adri-ana Ivancich. And when he went hunting he was armed with a rifl e and a bottle of wine, as journalist Gualtiero Hrtabar found out. A novel within a novel, an incredible series of adventures, as remembered and related by An-dreetta, with the Veneto and the Venetians to the fore.Fernanda Pivano, Hemingway’s friend, translator and eternal confi dante (especially in Venice and Cortina, but also in Cuba) is the key to understanding the strong relationship between Hemingway and the world that surrounded him, to understanding the bragging and the bluster – fuelled especially by alcohol and food – that he employed, in his stays in the Veneto above all, to conquer his obsession with death. And also to un-derstanding his desire – Hemingway the tombeur de femmes, the macho man, but strictly monogamous –

for love and for new affairs that saw him engaged in some excit-ing, if never simple, escapades in Caorle, Cortina and Venice. Pi-vano remembers more the man than the writer, and the courage he needed to conquer his per-sonal fears of death, the eternal puta he was always talking about.Pivano still remembers Corti-na, and Hotel Concordia which opened only for Hemingway, the

caffe latte at the hotel in Pocol, the aperitif at Caffè della Genzianella, the long sessions at Bar del Posta. All epi-sodes washed down with Gordon’s Gin and Valpolicel-la. But she can also remember visiting Titian’s House, learning about Stendhal and Flaubert at Brunico, and confessional drives in a Buick along the Val Badia. Right up to 1950, still looking great, full of energy and charm, surrounded by an entourage of aristocratic Venetians. “He told me – Pivano says – how he would call his lat-

Bottiglie di Valpolicella al “Gritti”, Martini all’Harry’s bar e Amarone ai 12 ApostoliBottles of Valpolicella at the “Gritti”, Martinis at Harry’s Bar and Amarone at the 12 Apostoli

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Franco Ruffo, veronese, giornalista per passione, lavora con Alberto Cavallari al Gazzettino, poi diventa responsabile

delle redazioni di Verona e Trento. Per Confi ndustria Verona, ha fondato e diretto per anni la rivista Verona Manager.

Collabora nel Triveneto per Il Sole 24 Ore e Agrisole, per Verona con la Rai, La Stampa e L’Arena.

Franco Ruffo, from Verona, is a dedicated journalist who helped Alberto Cavallari at the Gazzettino before running the Verona/Trento department. He founded and ran Verona Manager for years for Confi ndustria Verona. Triveneto correspondent for Il Sole 24 Ore and Agrisole, Verona correspondent for RAI, La Stampa and L’Arena.

disse – ricorda Pivano – che il suo ultimo romanzo, il ro-manzo di Venezia, lo avrebbe chiamato “Across the River and into the Trees”. Ma l’ultima volta a Venezia, fu quattro anni dopo, stesso appartamentino al Gritti, gremito di 87 valigie, fucili, lance Masai, ma il viso già emaciato, le mani quasi trasparenti, senza forza, il corpo schiantato dal disor-dine, dalle lesioni interne e dalle fratture. Ma non rinuncia-va ancora alla lotta per l’esistenza”.Venezia nel cuore. Tanto da far dire a Sergio Perosa (cu-ratore della pubblicazione degli atti su Hemingway in Italia): “Hemingway deve a Venezia lo stimolo e la pro-fonda ispirazione a dare il meglio di sé. Venezia deve a Hemingway momenti di splendida resa artistica”. Un rapporto paritario.

est book, the novel set in Venice, “Across the River and into the Trees”. In fact, his last visit to Venice was four years later, staying in the same little apartment at the Gritti, stuffed with 87 pieces of luggage, rifl es, and Ma-sai spears. His face was emaciated, his hands almost transparent, very weak, his body breaking up under the pressure of internal injuries and fractures. But he never stopped the struggle for life”.Venice was in his heart. So much so that Sergio Perosa (editor of a book about Hemingway’s deeds in Italy) says: “Hemingway owes the stimulus and the deep in-spiration to fi nd the best in himself to Venice. Venice should be grateful to Hemingway for a splendid artistic outpouring”. A very equitable relationship then.

Giorgio Gioco, in una foto storica, davanti al suo “12 Apostoli” a Verona. A sinistra l’angolo del locale veronese che ricorda la visita di Hemingway, del quale è riprodotta, in alto, anche la fi rma.Giorgio Gioco in a vintage photograph in front of his “12 Apostoli” restaurant in Verona. Left, a corner of this historic Veronese location where Hemingway’s presence is remembered: his signature is reproduced above the table.

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INIZIATIVE DI FONDAZIONE

FOUNDATION INITIATIVES

a cura di / written by Dora Stopazzolo

SEI “PREMI MASI” SULLA SCENA DEL “RISTORI”

SIX “MASI PRIZE” WINNERS WITH PIECES AT THE “RISTORI”

Verona. Proposte di fi lm e teatro curate da Alessandro Anderloni Verona. Stage and screen events directed by Alessandro Anderloni

Sei proposte teatrali e cinematografiche ideate da Alessandro Anderloni hanno dato vita alla rassegna “Di teatro e cinema della memoria”, svoltasi al tea-tro Ristori di Verona. Anderloni ha definito il teatro, sapientemente restaurato, uno dei “luoghi che pro-fumano di Storia e di storie raccontate, che custodi-scono il ricordo e l’anima di chi li ha frequentati, che invitano a entrarci e mescolare il fascino dell’antico e l’incertezza del presente”. Ospiti della rassegna al-cuni tra i grandi protagonisti veneti del teatro e del cinema, accomunati dall’aver ricevuto in varie edizio-ni il Premio Masi alla Civiltà Veneta: il regista Carlo Mazzacurati che con Marco Paolini ha dedicato uno dei suoi “Ritrat-ti” al grande scrittore Luigi Mene-ghello, l’attore Giuseppe Battiston nella pièce di estrema attualità “18mila giorni. Il Pitone”, ancora Paolini e Battiston nel film di An-drea Segre “Io sono Li” e Bepi De Marzi che con i cori I Crodaioli e Le Falìe ha presentato lo scrit-to di Mario Rigoni Stern “Avevano vent’anni e li mandarono oltre le steppe”.

Six stage and cinema events conceived by Alessandro Anderloni enlivened the festival called “Di teatro e cin-ema della memoria” (“Stage and screen of memory”), held at Verona’s Teatro Ristori. The theatre has recently been carefully restored and Anderloni describes it as “one of those places with a long history, the repository of memories and the spirit of its habitués, inviting us to fold the charm of olden times into the uncertainties of the present”. Festival protagonists included some of the greatest names in the world of stage and screen in the Veneto, united by the fact they have all been Masi Civiltà Veneta Prize winners at one time or another. Film direc-

tor Carlo Mazzacurati presented one of his “Ritratti” series, dedicated to the great actor Luigi Meneghello and shot with Marco Pao-lini. Giuseppe Battiston, the actor, performed a piece of great topicality: “18 mila giorni. Il Pitone” (“18 thousand days. The Python”). Paolini and Battiston featured again in a fi lm by Andrea Segre called “Io sono Li” (“I am there”) and Bepi De Marzi with I Crodaioli and the Le Falie singers presented a story by Mario Rigoni Stern called “Avevano vent’anni e li mandarono oltre le steppe” (“Twenty years old and sent beyond the steppes”).

Marco Paolini e Luigi Meneghello nel fi lm “Ritratti” di Carlo Mazzacurati.Marco Paolini and Luigi Meneghello in Carlo Mazzacurati’s fi lm ”Ritratti“.

Anche De Marzisulla scenaDe Marzi on the stage as well

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L’animadi Buenos AiresBuenos Aires soul

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TANGO, PASSIONE INFINITA. LE MUSICHE DEI VENETO-FRIULANI

TANGO, PASSION WITHOUT END. MUSIC FROM VENETO-FRIULI

The Masi Foundation, working in collaboration with the “Salieri-Zinetti” International Chamber Music Competition, put on a tango music event in Verona’s Teatro Ristori. “Mi Gran Tango” was a journey round the Venetian world in Buenos Aires as seen through the tango music com-posed by emigrants to Argentina from the Veneto-Friuli region. The music was played by the Alma Migrante en-semble, with the assistance of singer Rubén Peloni, actor Andrea Favari and dancers Lidia Pieri and Pietro Faccioli. The youthful Alma Migrante ensemble gave the audi-ence a lesson in the tango genre, starting with music by Astor Piazzolla and going on to reveal discoveries by the

Venetian composers Manlio Francia and Mario Battistella, the same programme that won them the Masi Foundation Re-cording Section of the 2011 Masi Civiltà Veneta Prize. The Foundation has made a CD of this music and distributed it to a selected group of recipients around the world. The recording is intended as a tribute to the openness of Venetians to cultural and musical genres from other parts of the world, through which they have been able to express their own creativity at the highest level.

La Fondazione Masi, in collaborazione con il Con-corso Internazionale di Musica da Camera “Salieri-Zinetti”, ha proposto al Teatro Ristori di Verona lo spettacolo “Mi Gran Tango”, un viaggio nell’anima veneta di Buenos Aires attraverso musiche tangue-re di compositori di origine veneto-friulana emigrati in Argentina. I pezzi sono stati eseguiti dall’ensemble Alma Migrante, cantati da Rubén Peloni e interpreta-ti dall’attore Andrea Favari e dai ballerini Lidia Pieri e Pietro Faccioli.La giovane ensemble ha ampliato e approfondito il ge-nere partendo da Astor Piazzolla e arrivando alla sco-perta dei veneti Manlio Francia e Mario Battistella, con le cui composizioni ha meritato il Premio discografi co Fonda-zione Masi alla Civiltà Veneta nel 2011.La Fondazione ha inciso questo re-pertorio in un CD distribuito a una se-lezionata lista di destinatari in tutto il mondo: si è voluto così dare testi-monianza dell’apertura dei veneti alle culture e ai generi musicali più diver-si, nei quali hanno saputo immergersi esprimendo ad alti livelli tutta la loro creatività.

Alma Migrante. Vivo successo per lo spettacoloAlma Migrante. A highly successful event

I ballerini Lidia Pieri e Pietro Faccioli danzano per Alma Migrante.Dancers Lidia Pieri and Pietro Faccioli perform for Alma Migrante.

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Ambasciatoridelle VenezieAmbassadors for the Venetian regions

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PREMIO FONDAZIONE MASI ALL’ENSEMBLE “SANS SOUCI”

MASI FOUNDATION PRIZE FOR “SANS SOUCI” ENSEMBLE

The Masi Foundation prize, awarded as part of the “Sa-lieri-Zinetti” International Chamber Music Competition, went to the “Sans Souci” Baroque music ensemble, conducted by maestro Giuseppe Nalin, with the fol-lowing citation: “For presenting a programme of music centred on Baroque Venetian musicians who became famous composers in European courts, and, as such, ambassadors for Venetian and Italian culture abroad”. The ensemble, comprising Giuseppe Nalin (oboe), Nicolò Dotti (oboe), Alessandra Borin (soprano), Paolo Tognon (bassoon) and Raffaele Vrenna (harp-sichord) played pieces by the following composers:

Agostino Steffani (Castelfranco Veneto

1655 - Frankfurt 1728), Antonio Lotti (Ven-ice 1667 - 1740), Antonio Caldara (Ven-ice 1670 - Vienna 1736) and Giovanni Benedetto Platti (Padua 1697 - Wur-zburg 1763). The Masi Foundation’s commitment to the promotion of per-formances by youthful interpreters of the Venetian music on the international stage began in 1999 and continues to-day with the production of original mu-sic CDs and concerts in the Venetian regions.

Il riconoscimento della Fondazione Masi, nell’ambi-to del Concorso Internazionale di Musica da Came-ra “Salieri-Zinetti”, è stato aggiudicato all’ensemble barocco “Sans Souci”, diretto dal maestro Giuseppe Nalin con la seguente motivazione: “Per aver pro-posto un programma centrato su musicisti del ba-rocco veneto divenuti acclamati protagonisti nelle corti europee e, in questa veste, ambasciatori del-la civiltà veneta e italiana”. L’ensemble composta da Nalin (oboe), Nicolò Dotti (oboe), Alessandra Borin (soprano), Paolo Tognon (fagotto) e Raffae-le Vrenna (clavicembalo) ha proposto brani dei seguenti musicisti: Agostino Steffa-ni (Castelfranco Veneto 1655 - Fran-coforte sul Meno 1728), Antonio Lotti (Venezia, 1667 - 1740), Antonio Caldara (Venezia, 1670 - Vienna, 1736), Giovanni Benedetto Platti (Padova, 1697 - Wuzburg, 1763). L’impegno della Fondazione Masi per la valorizzazio-ne di giovani interpreti della musi-ca veneta nel mondo è iniziata nel 1999 e continua con la produzione di cd musicali originali e concerti nelle Venezie.

Musica Barocca. Giovani interpreti diretti da Nalin con grande successoBaroque music. Young performers conducted by Nalin in great success

L’Ensemble Sans Souci.The Sans Souci Ensemble.

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Si sfoglia anche“Le Venezie”You can leaf through “Le Venezie” too

www.fondazionemasi.com

www.fondazionemasi.org

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NUOVO SITO WEB E RIVISTA ON LINE DELLA FONDAZIONE MASI

NEW WEBSITE AND ONLINE MAGAZINEFOR MASI FOUNDATION

Un modo più dinamico per comunicare i valori venetiA more dynamic way to promote Venetian values

Philippine de Rothschild nell’albo d’oro dei Premiati.Philippine de Rothschild in the prizewinners’ Roll of Honour.

Just days away from the thirty-fi rst edition of the Masi Prize, Mas Foundation has launched its new website. This restyling is the result of the great-er attention the Foundation intends to give to so-cial media and the internet as crucial methods of communication. Contents on the site include profi les and award cita-tions for the fi ve illustrious personalities who are the winners of the Masi Prize for leading exponents of art and culture. A time-line gives details of the many important people who have been on the podium before and who have autographed the essential

symbol of the Prize, a barrel of Masi Amarone.The new website has been developed by the Armando Testa agency in Mi-lan and designed to be dynamic, with space given to events, news and press conferences, and to an interactive component that will, amongst other things, allow the reader to browse through the “Le Venezie” magazine on line, while ensuring the Foundation’s activities and research projects are ful-ly documented.

A pochi giorni dalla trentunesima edizione del Premio, è on line il nuovo sito web della Fondazione Masi. Questa nuova realizzazione è un esempio dell’at-tenzione che la Fondazione vuole dedicare alla mul-timedialità e a Internet come decisivo strumento di comunicazione. Tra gli altri contenuti, nel sito sono disponibili i profi li e le motivazioni dei cinque prestigiosi nomi di espo-nenti dell’arte e della cultura cui è assegnato il Premio Masi. Inoltre si naviga nella linea del tempo ricordan-do le tante personalità illustri che si sono succedute sul podio e hanno apposto la loro fi rma sulla botte di Amarone, che è la sostanza ambita del Premio.Il progetto, sviluppato con l’agenzia Armando Testa di Milano, ha privile-giato gli aspetti dinamici, dando un importante spazio ad eventi, noti-zie e rassegna stampa, e alla com-ponente interattiva che prevede, tra l’altro, la possibilità di sfogliare la ri-vista “Le Venezie” on line, senza trascurare la documentazione delle at-tività della Fondazione e contenuti di approfondimento.

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VITE E VINO NELLE VENEZIE

VINES AND WINE IN THE VENETIAN AREA

a cura di / written by Dora Stopazzolo

LA TERRA DEL BAROLO E DI PAVESE PREMIA KATE SINGLETON E IL SUO “MISTER AMARONE”

AN AWARD FROM BAROLO FOR KATE SINGLETON AND HER “MISTER AMARONE”

Arriva dal Piemonte, terra di grandi vini e patria del Ba-rolo, un lunsinghiero riconoscimento alla storia del Re dei vini veneti, l’Amarone. Mister Amarone: un uomo e un vino dal Veneto al mondo, il libro che la scrittrice e giornalista inglese Kate Singleton ha voluto dedicare alla storia di Masi e al ruolo centrale del suo presidente, Sandro Boscaini, nel determinare il successo dell’Ama-rone nel mondo, è stato infatti premiato nella XI edizio-ne del concorso letterario “Il vino nella lettaratura” della Fondazione Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo. La motivazione espressa dalla giuria coglie alcuni aspetti profondi dell’opera: “Romanzo agile e gradevole nel-la forma e nei contenuti che racconta molto più della storia nobile e antica di un vino e di una famiglia: esso infatti ci parla di un patrimonio individuale e collettivo, espresso dal terroir di cui il vino è immagine e signifi ca-zione. Perciò il paesaggio delle colline situate a nord-est dell’Adige diviene un microcosmo rassicurante di pecu-liarità, un’interfaccia tra il Mediterraneo e le Alpi”.Successo di critica oltre che di lettori, dunque, per l’edizio-ne italiana del volume, pubblicata da Marsilio nel 2011, cui si è aggiunta ora quella in lingua inglese della casa edi-trice americana Wine Appreciation Guild, intitolata “Ama-rone. The making of an Italian wine phenomenon”, in distribuzione nei principali 8 Paesi anglofoni del mondo.

La Fondazione di Santo Stefano Belbo e il concorso Il vino nella letteraturaTh e Santo Stefano Belbo Foundation and the Wine in Literature Competition

Amarone has been given a fl attering prize by Piedmont, the home of great wines and homeland of Barolo, as Mister Amarone: un uomo e un vino dal Veneto al mondo gets an award from the Cesare Pavese Foundation. This book, written by English writer and journalist Kate Single-ton, centres on the story of Masi and the crucial role of its president, Sandro Boscaini, in making Amarone an inter-nationally successful wine. It wins its prize in the XI edition of the “Il vino nella letteratura” competition held by the Cesare Pavese Foundation in Santo Stefano Belbo.The jury citation is about some of the book’s most pro-found characteristics: “A fl uid and attractive story in form and content which tells us much more than just the noble story of a wine and of a family: in fact, it tells us about their inheritance, individually and collectively, ex-pressed by a terroir where wine provides both its image and its meaning. Thus, the hilly countryside north-east of the Adige becomes a reassuring and unique microcosm, an interface between the Mediterranean and the Alps”.Critical success then, for the Italian version of this book (Marsilio 2011). An English version has now been brought out by the Wine Appreciation Guild of America called “Amarone. The making of an Italian wine phe-nomenon”, and can be found in the principal 8 English-speaking countries of the world.

Kate Singleton e Giovanna Romanelli, presidente Fondazione Pavese.Kate Singleton and Pavese Foundation president, Giovanna Romanelli.

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IL MANAGEMENT ALL’UNIVERSITÀSI IMPARA DAL GRANDE ROSSO

UNIVERSITY MANAGEMENT STUDIES DEPARTMENT LEARNS FROM AMARONE

Mister Amarone, ovvero Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola e vice presidente della Fondazione Masi, ha fatto scuola di marketing presentando il libro di Kate Singleton Mister Amarone: un uomo e un vino dal Ve-neto al mondo in due prestigiose sedi: la Fondazione CUOA di Altavilla Vicentina e alla facoltà di Economia & Management dell’università di Padova. Nel primo caso lo hanno potuto ascoltare 40 studenti, provenienti da vari 8 Paesi, del Politecnico di Milano, nell’ambito del work-shop “Branding Nordest” organizzato dal Festival Città Impresa e ricco di testimonial dello sviluppo eco-nomico dell’area.Nel secondo caso il presidente di Masi Agricola ha tenuto una lezione all’interno del corso di Marketing ripercorrendo tra le pagine del libro il fenomeno Ama-rone da vino di territorio a rosso apprezzato in tutto il mondo. I punti toccati sono stati: il prodotto (cos’è l’A-marone e come è cambiato nel tempo), la promozio-ne (come è diventato un vino di livello internazionale), il prezzo (quale quello giusto) e la distribuzione, cioè quali siano le prospettive dei canali tradizionali e di quelli innovativi.

Mister Amarone, or Sandro Boscaini, the president of Masi Agricola and vice-president of the Masi Founda-tion, has used Kate Singleton’s book “Mister Amarone: un uomo e un vino dal Veneto al mondo” to give a les-son in marketing to two prestigious bodies: the Fon-dazione CUOA in Altavilla Vicentina and the Faculty of Economics and Management at Padua University. The fi rst location saw 40 international students from the Polytechnic of Milan listen to the presentation as part of a “Branding Nordest” workshop organised by the Festival Città Impresa (Festival of Business Cities) which was full of evidence about the economic devel-opment of the area.In the second case, Masi Agricola’s president used the book in a Marketing course to trace the phenomenon of Amarone as a territorially signifi cant wine, now pop-ular worldwide. His subjects were: the product (what Amarone is and how it has changed over time), its pro-motional trajectory (how it has become an internation-al brand), its pricing (how to calculate what it should be) and its distribution (what possibilities come with traditional and with non-traditional channels).

Boscaini all’università di Padova e al CUOA di VicenzaBoscaini at Padua University and CUOA in Vicenza

Il libro racconta il vino e il produttore.The book talks about a wine and its producer.

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I TERROIR DELLE VENEZIE SBARCANO A PARIGIINCORONATI DALL’OIV

“LE VENEZIE” GIVEN AN AWARD BY OIV IN PARIS

Il volume sulle “diversità rifl esse nel bicchiere” riceve una menzione specialeMasi’s book on “diversity refl ected in the glass” gets a special mention

Il volume “Le Venezie: le diversità di terroir rifl esse nel bicchiere”, edito dalla Fondazione Masi nel 2011, ha ri-cevuto la “menzione speciale” nella categoria “Vins et territoires” del premio internazionale “Prix de l’OIV”. La cerimonia di premiazione si svolgerà il 14 dicembre nel-la sede dell’OIV a Parigi.Lo studio edito dalla Fondazione Masi è dedicato alle zone vocate alla viticoltura delle Venezie, approfonden-do l’interazione vite-terreno-clima-paesaggio, grazie al contributo delle sperimentazioni del Gruppo Tecnico Masi e delle ricerche del professor Attilio Scienza dell’U-niversità di Milano, di Diego Tomasi del Cra-Vit di Cone-gliano e di Adriano Garlato dell’ARPA Veneto. Si tratta di un riconoscimento importante in considerazione del prestigio e della portata globale del promotore, l’Orga-nisation Internationale de la Vigne et du Vin, massima associazione del settore vitivinicolo, che in vista del premio seleziona un gran numero di opere da tutto il mondo.Il volume è parte di una trilogia nella quale è stato pub-blicato nel 2006 “Oseleta, paradigma della viticoltura delle Venezie”, mentre è in lavorazione uno studio dedi-cato alla tecnica dell’appassimento delle uve.

Masi Foundation’s book “Le Venezie: le diversità di ter-roir rifl esse nel bicchiere”, published in 2011, has been given a “special mention” in the category “Vins et ter-ritoires” of the international “Prix de l’OIV” competition. The awards ceremony will take place on 14 December at the OIV headquarters in Paris.The Masi Foundation book is dedicated to the special-ist wine growing areas of the Venetian regions and examines the interaction between vines-soil-climate-countryside, thanks to a series of experiments held by Masi Technical Group and the research carried out by Professor Attilio Scienza of Milan University, Diego Tomasi of Cra-Vit in Conegliano and Adriano Garlato of ARPA Veneto. Given the international prestige and infl uence of the sponsors of the prize, the Organisa-tion Internationale de la Vigne et du Vin, the leading wine sector association, which recognises the value of works from all over the world, this is an important achievement.The prize-winning book is part of a trilogy which began in 2006 with “Oseleta, paradigma della viticoltura delle Venezie”. The third book, dealing with the techniques used in grape drying, is still being fi nalised.

Il vigneto cru di Mazzano di Masi, emblematico terroir delle Venezie.Masi’s cru vineyard, Mazzano, an iconic site in the Veneto.

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NELLA CAPITALE DEI NOBEL UNA MOSTRA E UN’OPERA D’ARTE CENTRATI SULL’AMARONE

AN EXHIBITION ABOUT AMARONEIN THE HOME OF THE NOBEL PRIZE

A ottobre, al museo “Millesgården” di Stoccolma doppia iniziativa culturale Dual-purpose cultural event at the Millesgården Museum in Stockholm

Il museo “Millesgården” di Stoccolma, casa-studio dello scultore Carl Milles (1875 - 1955) divenuta fon-dazione nel 1936 e luogo espositivo delle sue opere, ma anche di altri artisti moderni e contemporanei, inaugurerà il 6 ottobre una mostra dedicata all’Ama-rone, alla sua storia, alla sua tecnica e al suo stra-ordinario apprezzamento in Svezia, così come in molti altri 8 Paesi del mondo. La fondazione ha chiesto la collaborazione di Masi come autorevole e storico pro-duttore di questo grande vino, coinvol-gendo anche l’artista Ernst Billgren, cui è stata chiesta un’opera ispira-ta all’etichetta del Costasera di Masi, e l’importatore di Masi in Svezia, Philipson Soderberg, da vent’anni impegnato nella promozione e distribuzione di vini di qua-lità. Il Gruppo Tecnico Masi fornirà alcune “arele” per l’appassimento delle uve vero-nesi, alcuni carotaggi dei terreni di collina da cui proviene l’amarone, nonché ampie foto e materiale didattico che documen-tano non solo la storia e la tecnica, ma soprattutto l’innovazione e lo stile dell’a-marone moderno.

An exhibition on the subject of Amarone, its history, its production methods and its extraordinary popularity in Sweden, just like in many other countries of the world, begins on 6th October this year at Stockholm’s Milles-gården Museum, the studio and home of sculptor Carl Milles (1875-1955). The museum foundation, estab-

lished in 1936, puts on exhibitions of the eponymous artist’s work together with other modern and con-temporary artists, and Masi, as an authoritative

and historic producer of Amarone, was asked to help in an exhibition that will also involve art-ist Ernst Billgren, who was asked to contribute a work of art based on the Masi Costasera la-

bel. Assistance was also sought from Masi’s im-porter in Sweden, Philipson Soderberg, who has been engaged in importing and distributing qual-ity wines for more than twenty years. The Masi

Technical Group will supply some “arele”, used in grape drying, and some soil samples from hillside Amarone vine-yards. They will also send photographs

and educational material showing not only the history and technique of the wine, but also, most importantly, the in-

novations and style of modern Amarone.

Un affascinante interno del museo di Stoccolma.Fascinating museum close-up in Stockholm.

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VITA NELLE VENEZIE: FATTI

E APPUNTAMENTILIFE IN THE

VENETIAN AREA: NOTES AND EVENTS

IL MARZEMINO CHE PIACEVA A MOZART E LA CONTESSAIl Marzemino di Bossi Fedrigotti ha allietato la presentazione del Don Giovanni di Mo-zart, in scena nella stagione dell’Arena di Verona, ospitata dalla locale Libreria Feltri-nelli. La contessa Marie José Bossi Fedrigotti, la cui famiglia coltiva da secoli questo vitigno autoctono della Vallagarina, oggi prodotto in collaborazione con Masi, ha spie-gato che “l’eccellente Marzamino” è citato in un’aria dell’opera e che si hanno diverse prove della preferenza del geniale compositore per questo rosso.

MARZEMINO, BELOVED OF MOZART AND THE COUNTESSBossi Fedrigotti Marzemino accompanied the performance of Mozart’s Don Giovan-ni, on stage as part of the Arena season in Verona, in a presentation at the Libreria Feltrinelli. Countess Marie José Bossi Fedrigotti, whose family has cultivated this na-tive grape from the Vallagarina for centuries, now made into wine with Masi’s help, explained how “l’eccellente Marzamino” was called for in one of the opera’s arias and that there are several references to Mozart’s delight in this red wine.

UNA MOSTRA SU MISSONI E IL COLORE IN ISTRIAÈ approdata a Maribor e poi a Capodistria la mostra su Ottavio Missoni. Il Genio del colore, dedicata al “fulgido esempio di eccellenza italiana nel mondo”, già Premio Masi Civiltà Veneta 1986. L’esposizione illustra lo sportivo, l’artista e lo stilista. L’allesti-mento è curato dall’Unione Italiana, in collaborazione con le Gallerie Costiere di Pira-no, l’università Popolare di Trieste, la Fondazione Ottavio e Rosita Missoni, il Centro Italiano “Carlo Combi” e la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria.

AN EXHIBITION ON MISSONI AND COLOUR IN ISTRIAMaribor and then Capodistria are the locations for an exhibition called Ottavio Mis-soni. The genius of colour, dedicated to this “shining example of Italian excellence in the world”, who was awarded the Masi Civiltà Veneta Prize in 1986. Missoni as sportsman, artist and stylist are the themes explored. The exhibition is organised by Unione Italiana, in collaboration with Gallerie Costiere from Pirano, the Università Popolare of Trieste, Fondazione Ottavio e Rosita Missoni, Centro Italiano “Carlo Com-bi” and the “Santorio Santorio” Italian Community in Capodistria.

IL REGISTA DE BOSIO E L’AIDA DEL 19131913Il regista Gianfranco De Bosio, Premio Masi Civiltà Veneta 1984, ripropone l’Aida degli inizi in occasione del festival lirico areniano: “Ho visto troppe edizioni deludenti”, spie-ga. Con la regia di Daniel Oren l’opera verdiana è stata riproposta nella scenografi a originale di Fagiuoli del 1913, fatta rivivere in chiave attuale da De Bosio. E nel 2013, per il centenario dell’Aida a Verona, accetta la sfi da di un doppio allestimento: il suo tradi-zionale e quello più moderno della compagnia catalana Fura dels Baus.

FILM DIRECTOR DE BOSIO AND THE 19131913 AIDAFilm director Gianfranco De Bosio, Masi Civiltà Veneta Prize 1984, gives us a version of Aida based on the original for the Arena opera festival. “I have seen too many disappointing productions”, he explains. Directed by Daniel Oren, Verdi’s Aida is per-formed with stage set designs based on Fagiuoli’s original 1913 ones, remade in modern fashion by De Bosio. For the 2013 centenary production of Aida in Verona he has taken on the challenge of a double production: one the traditional version and the other a more modern one from the Catalan company Fura dels Baus.

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MUSICA IN VILLA NELLA CORTE MASITango a settembre a Gargagnago, nella corte delle Cantine Masi, per la rassegna Musi-ca in Villa, con Alma Migrante, vincitore del Premio discografi co Fondazione Masi alla Civiltà Veneta 2011, nell’ambito del concorso internazionale di musica da camera “Salie-ri-Zinetti”. I giovani interpreti di musica tanguera hanno ridato vita alle pagine di compo-sitori emigrati dal Veneto nelle taverne di Buenos Aires, come Manlio Francia e Mario Battistella. Vini in tema alla serata: gli argentini di Masi Passo Blanco e Passo Doble.

MUSICA IN VILLA AT CORTE MASITango in September at Gargagnago in the Cantine Masi courtyard as part of the Musica in Villa concert series. The performers are Alma Migrante, winners of the Masi Foundation Civiltà Veneta Recording Prize 2011 in the “Salieri-Zinetti” International Chamber Music Competition. These youthful tango music players have given new life to the music of émigré composers from the Veneto, such as Manlio Francia and Mario Battistella, who once performed in the taverns of Buenos Aires. Wines for the evening will fi t the theme: Masi’s Argentinian Passo Blanco and Passo Doble.

CELEBRATA CON GLI STUDENTI LA POESIA DI ZANZOTTOMassimo Cacciari, Eugenio Borgna e Marzio Breda sono gli illustri relatori della rassegna Poesia in primavera organizzata dal Dipartimento di fi lologia, letteratura e linguistica dell’università di Verona e dal liceo classico Scipione Maffei. Tra le fi gure dei protago-nisti del Novecento, celebrato Andrea Zanzotto, Premio Masi Civiltà Veneta 2001. Bre-da, che ha curato li libro intervista In questo progresso scorsoio, ha parlato sul tema: “Quando un poeta diventa moralmente indispensabile: l’eredità civile di Zanzotto”.

ZANZOTTO’S POETRY CELEBRATED BY STUDENTSMassimo Cacciari, Eugenio Borgna and Marzio Breda are the distinguished speakers at the Poesia in primavera festival organised by the Department of Philology, Litera-ture and Linguistics at the University of Verona and the Scipione Maffei high school. Among the twentieth-century poets featured is Andrea Zanzotto, winner of Masi Civ-iltà Veneta Prize 2001. Breda, who edited the book of interviews In questo progresso scorsoio, spoke on the theme: “When a poet becomes morally indispensable: soci-ety’s debt to Zanzotto”.

PIERRE CARDIN DONA IL PALAIS LUMIÈRE A VENEZIAPierre Cardin, trevigiano di nascita e Premio Masi Civiltà Veneta 1997, ha progettato il Palais Lumière, un’avveniristica costruzione di cristallo progettata per la terraferma di Venezia, come torre di luce per accogliere il visitatore, circondata da prati e parchi per bambini. La proposta è stata accolta dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia. Così commenta il governatore Luca Zaia: “Per lui è la sublimazione di una carriera e di una vita, senza chiedere nulla in cambio se non di agevolare le procedure”.

PIERRE CARDIN BEQUEATHS HIS PALAIS LUMIÈRE TO VENICEPierre Cardin, born in the province of Treviso and winner of Masi Civiltà Veneta Prize 1997, has planned a Palais Lumière, a futuristic glass construction for Venice’s main-land with a tower of light to welcome the city’s visitors, surrounded by parks and playgrounds for children. The proposal has been welcomed by Regione Veneto and Venice’s town council. Governor Luca Zaia says: “For him, this is the apex of his career and his life, and he asks for nothing in return, except facilitation of the planning process”.

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LORENZETTO VINCE IL PREMIO LIONS E PUBBLICA LA VERSIONE DI TOSIStefano Lorenzetto ha vinto la prima edizione del premio di giornalismo La solidarietà e le grandi fi rme, organizzato dal Lions club international Multidistretto 108 Italy. Inol-tre ha appena pubblicato La versione di Tosi. Intervista con il leghista eretico (Marsi-lio, 205 pagine) nel quale traccia, con effi cacia e brillantezza, il ritratto del sindaco di Verona da quando, bambino, è scappato dall’asilo sino a oggi. Tosi con sincerità parla di sé, della politica e soprattutto della Lega.

LORENZETTO WINS PREMIO LIONS AND PUBLISHES LA VERSIONE DI TOSIStefano Lorenzetto has won the fi rst edition of the journalists’ prize La solidarietà e le grandi fi rme, organised by the Lions Club International Multidistretto 108 Italy. He has also just published La versione di Tosi – Intervista con il leghista eretico (Marsilio, 205 pages) in which he brilliantly and incisively traces the career of Verona’s mayor, from his escape from nursery school to today. Tosi talks about himself, politics and above all, the Lega Nord, with great sincerity.

L’EPISTOLARIO DI TIZIANO A CURA DI LIONELLO PUPPIA cura di Lionello Puppi, è appena uscito il volume Tiziano, l’epistolario (Alinari-24

Ore, 406 pagine) con la prefazione di Charles Hope. Si tratta dell’edizione completa delle lettere indirizzate e ricevute da Tiziano nel corso della sua vita, esattamente dal 1513 al 1576. La ricerca ha visto impegnato Lionello Puppi per anni nella ricerca non solo documentale in diversi Paesi europei, ma anche nel riordino dell’archivio tiziane-sco custodito dalla Magnifi ca Comunità di Cadore.

TITIAN’S LETTERS EDITED BY LIONELLO PUPPIEdited by Lionello Puppi, prefaced by Charles Hope, a new book on Titian appears as Tiziano, l’epistolario (Alinari-24 Ore, 406 pages). This is the complete edition of let-ters sent to and from the artist in the course of his life, from 1513 to 1576 to be exact. This great work of research has seen Lionello Puppi working for years not only in the archives of several European countries, but also reorganising the Titian archive held by the Magnifi ca Comunità di Cadore.

IL SORÌ DI GAJA TRADOTTO IN CINESEIl libro Sorì San Lorenzo-Angelo Gaja e la nascita di un grande vino (E. Steinberg, Slow food, 1996), affascinante storia del vino mito prodotto nelle colline attorno Bar-baresco, nelle Langhe, è stato tradotto in mandarino, dopo un lungo lavoro fi lologico e interpretativo. Gaia Gaja, fi glia di Angelo (membro della commissione Premio Masi Civiltà del Vino), sottolinea che “l’impresa vuol essere un atto d’amore verso il vino e le storie che ci gravitano intorno, nell’intento di comunicare in quel mercato emer-gente che cosa realmente signifi ca il vino per noi italiani”.

IL SORÌ DI GAJA TRANSLATED INTO CHINESEAfter long philological and interpretative research, the book about the fascinating story of the legendary wine produced in the hills surrounding Barbaresco, Sorì San Lorenzo – Angelo Gaja e la nascita di un grande vino (E. Steinberg, Slow Food 1996), has been translated into Mandarin. Her father is a member of the commission for the Masi Civiltà del Vino Prize, but daughter Gaia Gaja comments, “this undertaking is intended to be a declaration of love for the wine and the history that surrounds us, created to show an emerging market exactly what it is that wine means to us Italians”.

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I VESTITI DELLE DONNE DI ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTIÈ fresco di stampa I vestiti delle donne (Barbera, 176 pagine) di Isabella Bossi Fedri-gotti. Si tratta di quattro lunghe storie ambientate in altrettanti periodi storici: Rinasci-mento, Romanticismo, Secolo breve (Novecento), Anni Zero (primo scorcio del 21° secolo). I vestiti sono lo spunto per raccontare le vicende che vedono le loro vite al centro di altrettante vicende: dal matrimonio in crisi per colpa di un vestito calpestato, alla solitudine di un uomo, che riscopre la vita osservando la vicina di casa.

I VESTITI DELLE DONNE BY ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTIHot off the press is I vestiti delle donne (Barbera, 176 pages) by Isabella Bossi Fedrigotti. The book is made up of four full-length stories set in four historical periods: the Renais-sance, the Romantic era, the Age of Extremes (19th century), and Anni Zero (fi rst years of 21st century). The stories are about women’s clothes and the events that make them important in a woman’s life. So, a marriage in crisis because of some clothes being trod-den on, or a lonely man who discovers life again by watching his female neighbour.

BRUGNOLI A LOURDES SCOPRE L’IRONIA DI DIOUn giovane professore universitario, né credente né miscredente, annoiato e scon-tento della vita, accetta la sfi da di un vecchio prete suo professore di religione al liceo e compie un viaggio a Lourdes per dimostrargli che i miracoli non esistono. È l’idea da cui parte L’ironia di Dio, “quasi un romanzo”, come lo defi nisce l’autore, Giuseppe Brugnoli, che lo pubblica con Angelo Colla editore. Il professore si imbarca, con inten-to scientifi co, come barelliere. Sembra che non accada niente, e invece al ritorno…

BRUGNOLI DISCOVERS GOD’S IRONY AT LOURDESA young university professor, neither a believer nor an unbeliever, bored and unhap-py with his life, accepts the challenge from his religious instruction teacher at school, an old priest, to go on a journey to Lourdes to show that miracles don’t exist. This is the theme of L’ironia di Dio (published by Angelo Colla), which its author, Giuseppe Brugnoli, describes as “almost a novel”. The professor takes a job as a stretcher-bearer, with scientifi c research in mind. It seems that nothing happens at all, until he returns…

ULDERICO BERNARDI RACCONTA LA SUA ISTRIA D’AMOREUlderico Bernardi ha appena pubblicato Istria d’amore (Santi Quaranta, 162 pagine) uno dei punti più alti e più belli della sua narrativa e del suo pensiero. Tutta l’opera è attraversata da un’elegia scabra e umanissima, dal sentimento del viaggio come me-tafora, dal paesaggio percepito come forza e geografi a dell’anima; da un’Istria, terra veneziana e slava, mischiata di tante culture, piccolo specchio dell’universo, dall’atten-zione privilegiata per le persone.

ULDERICO BERNARDI TALKS ABOUT HIS ISTRIA D’AMOREUlderico Bernardi has just published Istria d’amore (Santi Quaranta, 162 pages), one of his most imaginative works and one of his best stories. In an unrelenting but very human elegy he uses travel as a metaphor and sees the countryside as strength and the geography of the soul; and he talks about Istria, a land of Venetians and Slavs, a cultural melting pot and microcosm of the world, with close observation of individual people.

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MAZZACURATI RACCONTA IL CUAMM IN MOZAMBICOIl documentario Medici con l’Africa di Carlo Mazzacurati, Premio Masi Civiltà Veneta 2009, è stato proiettato fuori concorso alla Biennale del Cinema di Venezia. “Volevamo restituire lo spirito del CUAMM” spiega il regista: “Un gruppo di persone e due studen-ti di medicina del Mozambico si raccontano con ironia, in modo non retorico o inva-sato, in un paese non certo tranquillo”. L’attività della ONG è stata riconosciuta nel 2011 con il premio Grosso d’Oro Veneziano assegnato al fondatore don Luigi Mazzucato.

CUAMM IN MOZAMBIQUE, ACCORDING TO MAZZACURATI Carlo Mazzacurati’s documentary Medici con l’Africa (“Doctors with Africa”) has been shown as part of the fringe at the Biennale del Cinema festival in Venice. Maz-zacurati (Masi Civiltà Veneta 2009) explains, “We wanted to rediscover the original spirit of CUAMM, so the fi lm shows a group of people and two medical students in the troubled country of Mozambique relating their stories in a light-hearted, unstuffy way”. The activities of this NGO were recognised in 2011 with the award of the Grosso d’Oro Veneziano prize to its founder, Don Luigi Mazzucato.

WINE SPECTATOR PREMIA LE CIRQUE PER L’ECCELLENTE LISTA VINISirio Maccioni, Premio Masi Civiltà del Vino 2000, e il suo famoso ristorante Le Cirque-New York, ha ricevuto il “Best of Award of Excellence 2012” dall’autorevole rivista ame-ricana Wine Spectator per la sua lista vini, una delle migliori del mondo. Più di 500 etichette dei grandi vini d’Italia, Francia e Stati Uniti, accompagnano infatti la cucina regionale italiana e francese proposta da Maccioni, originario di Montecatini, nei suoi ristoranti stellati non solo negli Stati Uniti, ma anche in India e Repubblica Dominicana.

LE CIRQUE AWARDED PRIZE BY WINE SPECTATOR FOR TOP WINE LISTSirio Maccioni (Masi Civiltà del Vino 2000) and his famous restaurant “Le Cirque – New York” have been given the “Best of Award of Excellence 2012” prize by the authoritative American magazine Wine Spectator for the wine list, one of the best in the world. The list comprises more than 500 top-level wines from Italy, France and USA, served with region-al French and Italian cuisine. Maccioni is from Montecatini by origin, and his award-win-ning restaurants are to be found in India and the Dominican Republic, as well as in USA.

RIVELLA LASCIA SPAZIO AL RINNOVAMENTO DEL CONSORZIOEzio Rivella, cavaliere del Lavoro, dopo due anni da presidente del Consorzio del Bru-nello di Montalcino, ha deciso di passare la mano. Vuole lasciare spazio all’interno del Consorzio: cita Dante e parla di “calar le vele”. Vuole dedicarsi alla sua aziende pie-montese (Bel Sit, Barbera e Moscato d’Asti) e allo studio di progettazione di cantine: in cinquant’anni ne ha create 550. Ezio Rivella, con Castello Banfi , ha letteralmente in-ventato il Brunello, alla fi ne degli anni Settanta.

EZIO RIVELLA STEPS ASIDE AT CONSORZIO DEL BRUNELLOEzio Rivella, Cavaliere del Lavoro, has decided to hand over his responsibilities as president of Consorzio del Brunello di Montalcino, after two years in offi ce. He wants to leave space internally at the Consorzio: he quotes Dante and talks about “calar le vele” (“reefi ng his sails”). He wants to spend more time with his Piedmontese winer-ies (Bel Sit, Barbera and Moscato d’Asti) and to his activities as a winery designer: in fi fty years he has created 550 of them. At Castello Banfi , Rivella literally invented Brunello, at the end of the Seventies.

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1 SETTEMBRE 2012 40 ANNI DEL CENTRO TEDESCOUniversità Cà Foscari, Venezia. La Fondazione Masi è partner dell’evento che celebra 40 anni di attività di una istituzione d’assoluto prestigio, patrocinata dal Ministero della Cultura e della Comunicazione tedesco e dalla Fondazione Fritz Thys-sen per la diffusione della cultura scientifi ca. I vini Masi sono stati scelti per il ricevimento come rappresentativi dell’eccel-lenza delle Venezie.

9 SETTEMBRE 2012 MUSICA IN VILLAA Corte Masi a Gargagnago, ore 21.00. Annuale appuntamento musicale promosso dalla Magnifi ca Comunità della Valpolicella, durante il quale si esibiranno gli “Alma Migrante”, Premio Disco-grafi co Fondazione Masi alla Civiltà Veneta 2011 nell’ambito del Concorso internazionale di musica da camera “Salieri-Zinetti”.

29 SETTEMBRE 2012 XXXI PREMIO MASIAssegnazione dei ”Premio Masi Civiltà Veneta, Premio Interna-zionale Masi Civiltà del Vino e Grosso d’Oro Veneziano”. La ce-rimonia si svolgerà come di consueto presso le Cantine Masi di Gargagnago di Valpolicella e il Teatro Filarmonico di Verona.

OTTOBRE 2012 OTTOBRE MUSICALEUna serie di 4 concerti (4, 11, 18, 25 ottobre, chiesa di San Bernardino, Verona), organizzati dall’Associazione Musicale“Fr. Terenzio Zardini”, dedicati in particolare alladiffusione della musica di compositori vero-nesi e veneti, in collaborazione con il conservatorio Musicale “F. E. Dall’Abaco” di Verona.

APPUNTAMENTI EVENTS

1 SEPTEMBER 2012 40 YEARS OF GERMAN CENTRECà Foscari University, Venice. Masi Foundation is a partner in the event celebrating 40 years of activity for this highly prestigious institution, with the German Ministry for Culture and Communications and the Fritz Thyssen Foundation for the spread of scientifi c knowledge as its patrons. Masi wines have been chosen for the reception ceremony with illustrious personalities from the Veneto as guests.

9 SEPTEMBER 2012 MUSICA IN VILLAHeld at Corte Masi, Gargagnago, 9.00 pm. Annual concert pro-moted by the Magnifi ca Comunità della Valpolicella, featuring the “Alma Migrante” ensemble, winners of the Masi Founda-tion Recording Prize (Civiltà Veneta 2011) held as part of the “Salieri-Zinetti” International Chamber Music Competition.

29 SEPTEMBER 2012 XXXI MASI PRIZE Awards ceremony for Masi Civiltà Veneta Prize, Masi Inter-national Civiltà del Vino Prize and Grosso d’Oro Veneziano. As usual, held at Cantine Masi in Gargagnago di Valpolicella and Teatro Filarmonico in Verona.

OCTOBER 2012 OTTOBRE MUSICALESeries of four concerts (4, 11, 18, 25 October, Church of San Bernardino, Verona), organised by Associazione Musicale “Fr. Terenzio Zardini”, whose aim is to spread the music of Ve-ronese and Venetian composers, in collaboration with Con-

servatorio Musicale “F. E. Dall’Abaco” of Verona.

Villa Serego Alighieri, sede della Fondazione Masi - Villa Serego Alighieri, the Masi Foundation headquarters

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PresidenteIsabella Bossi Fedrigotti

Presidente OnorarioDemetrio Volcic

VicepresidenteSandro Boscaini

ConsiglieriFrancesco Benedetti Bruno Boscaini Giuseppe BrugnoliPieralvise di Serego AlighieriMaurizio MarinoGiuseppe Nicolò Ezio RivellaMarco Vigevani

RevisoreGiovanni Aspes

LA FONDAZIONE MASITHE MASI FOUNDATIONLa Fondazione Mas i è impegnata a promuovere e valorizzare il territorio, la popolazione, il patri-monio culturale, le grandi capacità dell’ingegno e produttive della Civiltà Veneta. Particolare at-tenzione è riservata alla cultura e alla produzione vitivinicola, che rappresentano caratteri peculiari del territorio veneto. Le fi nalità sono perseguite operando a livello nazionale e internazionale anche in collaborazione con Amministrazioni, Enti pub-blici e privati, Fondazioni e altri organismi italiani e stranieri. La Fondazione Masi nasce nel 2001 dall’esperienza ventennale del Premio Masi, del quale intende assicurare la continuità e l’indirizzo, affi ancandolo con una serie di iniziative in ambito culturale e ampliando così la propria attenzione a tutto quel mondo che ha fatto dei valori della ci-viltà veneta motivo ispiratore e stimolo per un pro-gresso produttivo, culturale e civile su scala inter-nazionale. Il 16 aprile 2007 la Regione Veneto ha conferito alla Fondazione Masi personalità giuri-dica, riconoscendone i valori e le fi nalità statutarie.

Th e Masi Foundation has as its aim the promotion and development of the territory, the population and the cultural inheritance of the Venetian territories, as well as the skill and productive capabilities that are part of the civiltà veneta (Venetian culture). Particular attention is given to the art of winemak-ing, which is a special characteristic of the Venetian regions. Th e Masi Foundation acts at both national and international levels in collaboration with gov-ernments, public and private institutions, founda-tions and other Italian and foreign entities.Th e Masi Foundation was established in 2001 as a product of twenty years experience with the Masi Prize to guarantee the continuity of the Prize. At the same time it began a cultural programme to highlight the values of the civiltà veneta that are the inspiration behind manufacturing, cultural and civil progress on an international scale. On 16th April 2007 the Masi Foundation was given offi cial status as a legal entity by Regione Veneto, with full recogni-tion of its values and statutory aims.

Ferro da Gondola, foto Fulvio Roiter-Archivio Masi, tratto da “Masi, valori veneti”, Artegrafi ca, 2004.Gondola prow, photo from Fulvio Roiter – Masi Collection, published in ”Masi, Valori Veneti” (Artegrafi ca 2004).

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ALBO D’ONORE DEL PREMIO MASIMASI PRIZE ROLL OF HONOUR

Commissione del Premio Masi per la Civiltà VenetaDEMETRIO VOLCIC – relatoreFERNANDO BANDINIGABRIELLA BELLIULDERICO BERNARDIISABELLA BOSSI FEDRIGOTTIMARZIO BREDAGIUSEPPE BRUGNOLIPIERALVISE DI SEREGO ALIGHIERIILVO DIAMANTIMASSIMO FERROSTEFANO LORENZETTOPILADE RIELLOMARCO VIGEVANISTEFANO ZECCHIALVISE ZORZI

Commissione del PremioInternazionale Masiper la Civiltà del VinoEZIO RIVELLA – relatorePIERO ANTINORIFEDERICO CASTELLUCCIANGELO GAJAFRANK PRIALJENS PRIEWEDEMETRIO VOLCIC

1981 Civiltà Veneta ELIO BARTOLINI BIAGIO MARIN GIULIO NASCIMBENI ALVISE ZORZI

1982 Civiltà Veneta I SOLISTI VENETI UTO UGHI

1983 Civiltà Veneta CASA MARZOTTO BRUNO VISENTINI

1984 Civiltà Veneta ANTONIO CIBOTTO GIANFRANCO DE BOSIO ANNA PROCLEMER

1986 Civiltà Veneta CASA BENETTON OTTAVIO MISSONI LUCIANO VISTOSI

1987 Civiltà del Vino ANGELO BETTI

1988 Civiltà Veneta GAETANO COZZI GIANCARLO LIGABUE PILADE RIELLO FULVIO TOMIZZA

1989 Civiltà del Vino EMILE PEYNAUD

1990 Civiltà Veneta CLAUDIO MAGRIS ZORAN MUŠIC HUGO PRATT

1991 Civiltà del Vino ZELMA LONG

1992 Civiltà Veneta FERNANDO BANDINI GIUSEPPE GOZZETTI DEMETRIO VOLCIC

1993 Civiltà del Vino HUGH JOHNSON

1994 Civiltà Veneta PIER GIUSEPPE CEVESE RENATO OLIVIERI ERMANNO OLMI APOLLINARE VERONESI

1995 Civiltà Veneta ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI CECILIA DANIELI PAUL GIROLAMI LUCIA VALENTINI TERRANI GIUSEPPE ZIGAINA

Civiltà del Vino NORIS SILIPRANDI

1996 Civiltà Veneta IVANO BEGGIO DON ANTONIO MAZZI PIERRE ROSENBERG

Civiltà del Vino PHILIPPINE DE ROTHSCHILD

1997 Civiltà Veneta ENZO BETTIZA PIERRE CARDIN FEDERICO FAGGIN

1998 Civiltà Veneta CARLO GUARIENTI PAOLA MALANOTTE LUIGI MENEGHELLO

Civiltà del Vino EZIO RIVELLA

1999 Civiltà Veneta TULLIO KEZICH CLETO MUNARI GIORGIO ZANOTTO

Civiltà del Vino MONDAVI & FRESCOBALDI [LUCE JOINT VENTURE]

2000 Civiltà Veneta FONDAZIONE GIORGIO CINI TOMMASO PADOA-SCHIOPPA MARCO PAOLINI GIUSEPPE SINOPOLI

Civiltà del Vino SIRIO MACCIONI

2001 Civiltà Veneta MARIO RIGONI STERN RENZO ROSSETTI WOLFGANG WOLTERS ANDREA ZANZOTTO

Civiltà del Vino FRATELLI TORRES

2002 Civiltà Veneta SILVIO BERTOLDI ILVO DIAMANTI FULVIO ROITER SUSANNA TAMARO

Civiltà del Vino FAMIGLIA KRUG

2003 Civiltà Veneta GABRIELLA BELLI NOVELLO FINOTTI CESARE MONTECUCCO

Civiltà del Vino NICOLÒ INCISA DELLA ROCCHETTA

Grosso d’Oro Veneziano MILAN KUCAN

2004 Civiltà Veneta FERRUCCIO DE BORTOLI NADIA SANTINI ETTORE SOTTSASS

Civiltà del Vino ANDREA MUCCIOLI E LA COMUNITÀ DI SAN PATRIGNANO

2005 Civiltà Veneta GUIDO BERTOLASO GILLO DORFLES FRANCESCO MACEDONIO ALESSANDRO MAZZUCCO

Civiltà del Vino FEDERICO CASTELLUCCI

Grosso d’Oro Veneziano VARTAN OSKANIAN

2006 Civiltà Veneta PINO CASTAGNA FONDAZIONE CARIVERONA MARSILIO EDITORI

Civiltà del Vino ANTONIO CARLUCCIO

Grosso d’Oro Veneziano ALVISE ZORZI

2007 Civiltà Veneta ANTONIA ARSLAN GIANNI BERENGO GARDIN MILO MANARA

Civiltà del Vino PETER HAYES

Grosso d’Oro Veneziano HANS-DIETRICH GENSCHER

2008 Civiltà Veneta BEPI DE MARZI LIONELLO PUPPI GIOVANNI MARIA VIAN

Civiltà del Vino DONALD ZIRALDO

Grosso d’Oro Veneziano SANJIT BUNKER ROY

2009 Civiltà Veneta LINO DAINESE CARLO MAZZACURATI PAOLO RUMIZ

Civiltà del Vino GEORGE SANDEMAN

Grosso d’Oro Veneziano LUIGI LUCA CAVALLI-SFORZA

2010 Civiltà Veneta FRANCESCO TULLIO ALTAN DIANA BRACCO DE SILVA MARIO BRUNELLO

Civiltà del Vino SERGI DI NEKRESI

Grosso d’Oro Veneziano PETER ESTERHAZY

2011 Civiltà Veneta GIUSEPPE BATTISTON ARRIGO CIPRIANI MASSIMO MARCHIORI

Civiltà del Vino JACQUES ORHON

Grosso d’Oro Veneziano MONS. LUIGI MAZZUCATO

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Villa Serego Alighieri in Valpolicella

37015 Gargagnago - Verona - Telefono +39 045 6832511

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