l'essenziale e' liberta

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Anna Maria Vissani Adoratrice del Sangue di Cristo Ha insegnato, per diversi anni, Teologia spirituale. Ha dato inizio al Centro di Spiritualità “Sul Monte”, a Castelplanio (AN), curando con particolare interesse una collana di Quaderni di Spiritualità e altre pubblicazioni sul Mistero Pasquale e Sangue di Cristo. Presso il Centro Studi Sanguis Christi, ha pubblicato: Il Sangue dell’Agnello Pasquale, Roma 1987. Presso l’Università Cattolica di Roma, nella collana CEPSAG: Creatività e apertura al futuro nelle suore anziane, Roma 1997 e La donna marchi- giana. Una femminilità vissuta in pienezza, Roma 1998. Da 5 anni vive una particolare esperienza di eremi- taggio, presso il Santuario Madonna del Monte, in provincia di Massa Carrara. L’immersione nella natu- ra, la vita solitaria e silenziosa, unita all’ospitalità di quanti salgono sul monte diventano luogo misterio- so di prolungata riflessione e di feconda sintesi spiri- tuale. Da questo stile di interiorità sono nati alcuni libri: Solo per amore (in coll.), Sul Monte, 18 Maggio 2003; L’identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003; Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005 e quet’ultimo: L’essenziale è libertà (in coll.), Sul Monte, 4 Febbraio 2006. Valeria Mantinovi Vive e lavora a Jesi (AN). È sposata e mamma di 4 figli. Ha curato, in questo libro, l’attualizzazione delle tappe di riflessione. Mariano Piccotti Sacerdote e Parroco. professore di Catechetica all’Istituto teologico di Ancona. Direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Jesi. promotore del Centro di Spiritualità “Sul Monte”, insieme alle Adoratrici del Sangue di Cristo. Ha collaborato alla pubblicazione dei quaderni di spi- ritualità “Sul Monte”e all’approfondimento del Mistero Pasquale di Cristo. In questo libro ha curato le immagini, con le foto da lui fatte nei viaggi in Palestina. Sono io (dice Gesù Risorto) che ho distrutto la morte, che ho trionfato del nemico, che ho rapito l’uomo alla sommità dei cieli. Orsù, dunque, venite voi tutte stirpi umane, immerse nei peccati. Ricevete la remissione dei peccati. Sono io, infatti la vostra remissione; sono io la Pasqua della salvezza. Io l’Agnello immolato per voi, io il vostro riscatto, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re , io vi mostrerò il Padre». (Melitone di Sardi, Sulla pasqua, 102-103) A.M. VISSANI Sul Monte A.M. VISSANI L’essenziale è libertà Sul Monte ALLE SORGENTI A.M.Vissani - Identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003 A.M.Vissani - Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005 A.M.Vissani (e coll.) - L’essenziale è libertà, Sul Monte, 4 Febbraio 2006 Foto di Mariano Picciotti. L’essenziale è libertà Come attraversare le dune dell’interiorità L’essenziale è libertà L’occhio della contemplazione “L’uomo aveva un terzo occhio, l’occhio della contemplazione, con il quale vedeva i misteri divini e la presenza di Dio nella propria vita. Quando entrarono nel cuore dell’uomo le tenebre del peccato, l’occhio della contemplazione si spense e non fu più capace di vedere” (Riccardo di San Vittore, XII sec) Sono io (dice Gesù Risorto) che ho distrutto la morte, che ho trionfato del nemico, che ho rapito l’uomo alla sommità dei cieli. Orsù, dunque, venite voi tutte stirpi umane, immerse nei peccati. Ricevete la remissione dei peccati. Sono io, infatti la vostra remissione; sono io la Pasqua della salvezza. Io l’Agnello immolato per voi, io il vostro riscatto, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re , io vi mostrerò il Padre». (Melitone di Sardi, Sulla pasqua, 102-103)

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Page 1: L'ESSENZIALE E' LIBERTA

Anna Maria VissaniAdoratrice del Sangue di Cristo

Ha insegnato, per diversi anni, Teologia spirituale.Ha dato inizio al Centro di Spiritualità “Sul Monte”, aCastelplanio (AN), curando con particolare interesseuna collana di Quaderni di Spiritualità e altrepubblicazioni sul Mistero Pasquale e Sangue di Cristo.Presso il Centro Studi Sanguis Christi, ha pubblicato:Il Sangue dell’Agnello Pasquale, Roma 1987.Presso l’Università Cattolica di Roma, nella collanaCEPSAG: Creatività e apertura al futuro nellesuore anziane, Roma 1997 e La donna marchi-giana. Una femminilità vissuta in pienezza,Roma 1998.Da 5 anni vive una particolare esperienza di eremi-taggio, presso il Santuario Madonna del Monte, inprovincia di Massa Carrara.L’immersione nella natu-ra, la vita solitaria e silenziosa, unita all’ospitalità diquanti salgono sul monte diventano luogo misterio-so di prolungata riflessione e di feconda sintesi spiri-tuale.Da questo stile di interiorità sono nati alcuni libri:Solo per amore (in coll.), Sul Monte, 18 Maggio 2003;L’identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003;Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005 e quet’ultimo:L’essenziale è libertà(in coll.),Sul Monte,4 Febbraio 2006.

Valeria MantinoviVive e lavora a Jesi (AN).È sposata e mamma di 4 figli.Ha curato, in questo libro, l’attualizzazione delle tappedi riflessione.

Mariano PiccottiSacerdote e Parroco.professore di Catechetica all’Istitutoteologico di Ancona. Direttore dell’Ufficio catechisticodella Diocesi di Jesi.promotore del Centro di Spiritualità“Sul Monte”,insieme alle Adoratrici del Sangue di Cristo.Ha collaborato alla pubblicazione dei quaderni di spi-ritualità “Sul Monte”e all’approfondimento del MisteroPasquale di Cristo.In questo libro ha curato le immagini, con le foto da luifatte nei viaggi in Palestina.

Sono io (dice Gesù Risorto)che ho distrutto la morte,che ho trionfato del nemico,che ho rapito l’uomo alla sommità dei cieli.Orsù, dunque, venite voi tutte stirpi umane,immerse nei peccati.Ricevete la remissione dei peccati.Sono io, infatti la vostra remissione; sono io la Pasqua della salvezza.Io l’Agnello immolato per voi,io il vostro riscatto,io la vostra vita,io la vostra risurrezione,io la vostra luce,io la vostra salvezza,io il vostro re ,io vi mostrerò il Padre».

(Melitone di Sardi, Sulla pasqua, 102-103)

A.M.VISSANI

Sul Monte

A.M

. VISSA

NI

L’essenziale è libertàSul M

onte

ALLE SORGENTI

A.M.Vissani - Identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003A.M.Vissani - Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005A.M.Vissani (e coll.) - L’essenziale è libertà,Sul Monte, 4 Febbraio 2006

Foto di Mariano Picciotti.

L’essenzialeè libertà

Come attraversare le dune dell’interiorità

L’essenzialeè libertà

L’occhio della contemplazione

“L’uomo aveva un terzo occhio, l’occhio dellacontemplazione, con il quale vedevai misteri divini e la presenza di Dionella propria vita.Quando entrarono nel cuore dell’uomole tenebre del peccato,l’occhio della contemplazione si spensee non fu più capace di vedere”

(Riccardo di San Vittore, XII sec)

Sono io (dice Gesù Risorto)che ho distrutto la morte,che ho trionfato del nemico,che ho rapito l’uomo alla sommità dei cieli.Orsù, dunque, venite voi tutte stirpi umane,immerse nei peccati.Ricevete la remissione dei peccati.Sono io, infatti la vostra remissione; sono io la Pasqua della salvezza.Io l’Agnello immolato per voi,io il vostro riscatto,io la vostra vita,io la vostra risurrezione,io la vostra luce,io la vostra salvezza,io il vostro re ,io vi mostrerò il Padre».

(Melitone di Sardi, Sulla pasqua, 102-103)

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L’essenzialeè libertà

Come attraversare le dune dell’interiorità

TACCUINO DI VIAGGIOPER 40 GIORNI DI DESERTO

Sul Monte4 Febbraio 2006

Anna Maria Vissani

con la collaborazione di

Valeria Mantinovi e Mariano Piccotti

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ALLE SORGENTI

A.M.Vissani - Identità Pasquale, Sul Monte, 1 Luglio 2003

A.M.Vissani - Pregare è Pace, Sul Monte, Pasqua 2005

A.M.Vissani e coll. - L’essenziale è Libertà, Sul Monte, 4 Febbraio 2006

Eremo “Sanguis Christi”Madonna del Monte 54026 Mulazzo (MS)Tel. [email protected]

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Un cammino speranza: dall’arido deserto del silenzio del cuore al giardinodella pace e dell’amicizia rinnovata. Una traversata di 40 giorni: un tempo suf-ficiente per maturare alcune decisioni interiori, il numero della pienezza dellavita, che la Chiesa offre ad ogni cristiano in tempo di quaresima.

Non ti viene chiesto di fare un salto nel buio, né una rapida corsa sulle auto-strade del potere, non una scalata frettolosa del monte dei tuoi desideri, né unasosta ansiosa nel giardino dei piaceri mondani. Questo libro ti invita a fare unalenta e fiduciosa discesa nel cuore della vita.

Scegli per te un piccolo spazio quotidiano per sostare in pace nella cella del-l’incontro con Dio.

Rimani lì, nell’angolo della tua camera, nel cuore di una Chiesa, o ai piedidi un albero amico e leggi lentamente, assapora pregando, guardati dentro conmisericordia e perdono, gusta la pace della presenza vigile e amica del CristoRisorto.

Dal deserto di una società frenetica alla cella silenziosa del cuore, dall’ar-dua scalata della montagna, al giardino dell’amore! Sono luoghi di partenzae di arrivo, dove solo chi ama l’essenziale può dimorarvi a lungo.

Quattro tappe di un unico percorso in compagnia della Parola chiave dellaliturgia quaresimale, che accoglie la saggia riflessione della tradizione spiritualee si incarna nella vita quotidiana di chi ama il mondo e lo guarda con gli occhidi Dio. Tutto diventa preghiera, lode e rendimento di grazie a Dio per chi deci-de di scalare la vetta della libertà interiore.

In questo libro ti viene offerto l’essenziale: quel poco che può illuminare ituoi occhi, purificare la tua mente, riscaldare il tuo cuore e dare senso a quan-to accade dentro e attorno a te.

I tuoi occhi abituati alla luce del giorno, e ai 1000 colori della natura, pos-sono cantare lo stupore della terra di Dio: la Palestina. Le foto che accompa-gnano le riflessioni di ogni giorno sono una promessa di libertà: quella stessache Dio fece ad Abramo agli inizi della storia.

In Cristo Gesù la libertà ha il sapore della essenzialità della fede e la cer-tezza della luce pasquale. Sei invitato a diventare testimone della resurrezio-ne e a proclamare che Lui, il Signore della vita, è morto ed è risorto per ren-derci partecipi della Sua Libertà!

Prova a regalarti un tempo per aprire il cuore al mistero pasquale, gusteraila sorpresa dell’essere abitato/a dal Mistero di Dio.

Dalla tua esperienza nascerà il desiderio di invogliare altri a fare altrettanto.Buon viaggio!

A.M.V.

Scendi nell’intimo e …ascolta …!

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Questo non è certamente un libro fotografico, ma un percorso spirituale incui la parola biblica e la parola che nasce dall'esperienza della vita, conduco-no i lettori a pellegrinare dentro la propria anima e scoprirvi il suo Volto." Dionessuno lo ha mai visto; è Gesù che ce lo ha rivelato", e da allora possiamo fareun cammino spirituale con solo "ascoltando" e chiudendo gli occhi, ma ancheaprendo gli occhi e cantando.

C'è una terra che ha visto particolarmente viva l'esperienza della ricercadi Dio. La geografia biblica da sempre ha fatto da memoria e da attenzioneal percorso di Dio tra noi. Ho camminato piu' d'una volta su questa terra del" Mistero" e ho voluto fermare per il mio ricordo e per la mia meditazione tanteimmagini. Non artistiche. Ma sintomatiche del mio camminare da credentein ricerca.

Ora queste sono qui ad accompagnare il libro, sulla libertà.

Ho scelto anzitutto le immagini dai siti archeologici dove alle rovine dellecittà, dei luoghi di culto, ecc.. fa da sfondo il cielo. Dentro ogni casa che ha custo-dito l'esperienza del mistero e che ora è senza tetto e anche senza pareti , c'ècome un rimando necessario al cielo, a quell'oltre che ha sempre rappresenta-to il Mistero di Dio. E' un chiara allusione al percorso della libertà dell'uomo.

C'è poi la serie di immagini che si rifanno alla montagna sacra del Sinai eal deserto. Il deserto di Giudea , o quello in Egitto, è fatto di rocce rosse. E' ilrosso del sole al mattino o al tramonto; è il rosso dell'uomo che carico di feb-bre, sta passando da questo mondo all'altro. La libertà è passata lì sopra quel-le rocce ; lì hanno calpestato gli israeliti in fuga dalla prigione egiziana; lìhanno subito la prova della fedeltà e della fiducia; lì hanno accolto le dieci paro-le della libertà. E lì sono sempre tornati ( come Gesù, come il Battista, come lecomunità monastiche ) per ritrovare l'essenziale, cioè la libertà interiore.

Ci sono poi le immagini dei luoghi "santi" che hanno visto il Figlio di Dionascere, crescere, morire e…. risorgere. Ormai ogni luogo riflette questa lucedi vita. La sua Pasqua è la libertà definitiva, da un destino di morte.

Non sono foto artistiche. Ma non sono solo turistiche o da souvenirs; perchi ha percorso questa terra , con la Bibbia e il cuore aperti, vogliono essere solo"memoria" per una nuova esperienza di libertà, che tocca a fare a ciascuno dinoi..

Buon viaggio !Don Mariano Piccotti

L’essenziale è libertà

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Le foto in questo libro

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Il deserto della provaIl deserto della prova

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Bisogna passare attraverso il deserto e abitarvi per ricevere la gra-zia di Dio; è là che ci si svuota, che si scaccia via da sé tutto quel-lo che non è Dio e che si vuota completamente la piccola casa dell’anima per lasciare tutto il Posto a Dio solo. Gli ebrei sono passa-ti per il deserto, Mosè vi ha vissuto prima di ricevere la sua mis-sione, san Paolo e san Giovanni Crisostomo si sono anch’essi pre-parati nel deserto. È indispensabile. È ... un tempo di grazia, è unperiodo attraverso il quale deve necessariamente passare ognianima che vuole portare frutto. C’è bisogno di questo silenzio, diquesto raccoglimento, di questo oblio di ogni cosa creata perchélà in mezzo Dio stabilisca il suo regno e formi nell’anima lo spi-rito interiore.

(Charles de Foucauld)

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1. LASCIATI CONDURRE

Oggi non indurite il vostro cuore,ma ascoltate la voce del Signore! (cf Sal 94,8)

Deserto: dove la luce è più tersa, la povertà è beata, la fatica garanti-sce la vittoria, la fede non fa sentire la fame, la vicinanza di Cristo nonfa patire i disagi di ogni penitenza, durezza e squallore, in una proiezio-ne escatologica della vita presente (San Girolamo).

Il deserto è essenzialmente uno stato di insicurezza. L’uomo che si èsmarrito nel deserto si trova davanti ad un’unica realtà oggettiva, unasola soluzione: guardare a Dio che lo redime e restare in attesa fidando-si di lui totalmente, sorretto da una assoluta e radicale fede in Dio sol-tanto.

“Si va nella solitudine per espletare un servizio, una specie di contrap-peso alla dispersione umana.Testimoni dell’Assoluto, testimoni del fatto chela res, la realtà, è al di là del segno… Essere è preghiera vista da Dio. Il risve-glio all’essere è l’opera più mirabile che l’uomo ha da compiere nel mondoe per il mondo. Egli allora è veramente un maestro spirituale, che collegaed è collegato, che raccoglie il mondo disperso nell’essere, nell’unità. Un mae-stro di spirito per tutte le creature ha soltanto ormai lo sguardo di Dio. Eallo stesso modo egli ha per Dio soltanto più lo sguardo di Dio su se stes-so… È venuta l’ora dei contemplativi. Ma come devono essere vivi alla pre-senza del mondo, dal profondo del loro silenzio! Non una fuga dalla real-tà, ma un penetrare nel cuore delle cose…”

(Henri Le Saux).

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Lasciarsi condurre,portare per mano da qualcuno di cui conosciamo la voce:ogni bambino,anziano,disabile,innamorato lo fa con fiducia,senza porsi trop-pe domande.Chi guida sa dove arrivare,dove fermarsi per una sosta,quanto tempo aspet-tare, cosa offrire per rigenerare.La creatura può porgere con la propria mano tutto il bisogno di aiuto che ha.

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SIGNORE DIO MIO...Tu ami tutte le tue creature, Signore,e nulla abbandoni di ciò che hai creato:tu chiami alla solitudine quanti cercanola libertà di amare. Sei in attesa di quanti vogliono incontrarti nella interiorità più pura.Sei il Signore nostro Dio. Eccomi!Fà di me ciò che a te piace.

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2. LASCIATI LIBERARE

Cercate il bene e non il male;allora vivrete e il Signore sarà con voi. (cf Am 5,14)

L’unica causa della sofferenza umana consiste nell’attaccamento che sisviluppa per le cose, il potere e le persone. Togliete via questi ormeggi e tro-verete la pace (Antony de Mello).

Questa è la terapia proposta per guarire la causa più profonda dellasofferenza e giungere così alla vera comunione con la realtà, con gli altrie con Dio.

L’attaccamento è un cancro che mina la felicità, la pace e la sicurez-za delle persone. Quando ci leghiamo a una persona o a una cosa (ditipo materiale come il denaro,di tipo relazione come il successo e la buonareputazione), siamo assaliti dall’ossessione di tenerci ben stretto ciò acui siamo legati e di evitare ad ogni costo di perderlo, per sentirci feli-ci e sicuri.

L’attaccamento è frutto di una visione deformata della vita; quandoquesta visione entra in conflitto con la vita stessa, sprofondiamo nel pozzobuio della sofferenza.Occorre un impegno costante per liberare la nostrainteriorità malata e avvolta nell’oscurità,per renderla dimora pulita e segre-ta dell’incontro con Dio.

Quando iniziamo a prestare attenzione alla nostra interiorità faccia-mo un notevole passo in avanti per decifrare la nostra sofferenza e gua-rirla.

Questo passo, tuttavia, è solo il primo di un appassionante viaggioper ritrovare se stessi, gli altri e Dio.

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“Lascia il lavoro per aiutare i poveri”.A grandi caratteri una locandina davan-ti al giornalaio riportava questa notizia “sconcertante”,questa pazzia in mezzoalla frenesia di stabilità.Cercare il bene,per noi e per gli altri,con quello che siamo e che facciamo,que-sta è la pazzia, l’impegno che, solo se liberi da àncore troppo pesanti, pos-siamo vivere nella quotidianità.

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SIGNORE DIO MIO...Ti invoco, Signore Dio mio!Ascolta il bisogno di libertàche sale dal profondo del mio cuore.Affido a te la gioiadella mia guarigione interiore.Mi abbandono a Te,come un bimbo in braccio a sua madre.

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3. NON TEMERE IL SILENZIO DELLA PROVA

Fate penitenza, dice il Signoreperché il Regno dei cieli è vicino. (cf Mt 4,17)

Ogni prova della nostra esperienza spirituale porta con sé il vuotodel silenzio e dell’assenza di Dio. Sono i momenti misteriosi in cui Diosembra tacere e non ricordarsi più delle sue creature. La notte dello spi-rito, che comporta e porta in sé la trasfigurazione dei sensi umani, tra-ghetta ogni creatura, che segue la via dello spirito, al di là della sensibi-lità umana,oltre le proprie potenzialità e capacità,per essere così introdottinello spazio misterioso e divino che solo Dio abita e ci abita.

Anche Gesù ha sperimentato in sé il silenzio di Dio, in quel SabatoSanto,quando discese agli inferi per riportare tutti all’altezza della mise-ricordia divina.

Molte vicende ci spingono a credere e a sperare in un’attesa segretae umile,perché carica di nuda fede.Un’attesa che dobbiamo tenere destacon l’olio della vigilanza e della preghiera, ripetendo nel nostro intimoe incessantemente: “Vieni Signore Gesù”!, sempre consapevoli che ognisua venuta è imprevedibile e carica di sorpresa. Lo Spirito educa ilnostro cuore a saper ricevere tutto e soltanto da Dio. Quando avremoappreso la preziosità di questa segreta relazione d’amore e di predile-zione, allora ci verrà donata la gioia e l’intensità della luce del mattinodi pasqua, nel candore e nel sapore dell’unione totale con il Risorto.

Un dono inaspettato,grande,a sorpresa,che spiazza la nostra povera e lentaumanità,per esempio un figlio,viene poi chiesto indietro come offerta e sacri-ficio. È l’incredulità di una prova troppo grande di chi ha riconosciuto in Dioil Signore anche della propria storia. E non ci sono risposte da trovare attor-no, neanche nelle persone più care; c’è solo il dolore ed il silenzio dentro cuicercare di curare la tua ferita con la preghiera e l’attesa,e poi ancora preghierafino a che sentirai di nuovo “Non temere”.

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SIGNORE DIO MIO...Ascoltami, Signore, Dio della mia salvezza!Tu hai pietà di me, in ogni tempo di prova;sei mia vittoria in ogni sconfitta che mi affligge.Ogni mio desiderio di bene è davanti a te.

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4. IMMERGITI NELLA SOLITUDINE

Non voglio la morte del peccatore, dice il Signore,ma che si converta e viva. (cf Ez 33,11)

Quando sarai totalmente solo davanti a Dio, quando starai alla suapresenza in un religioso silenzio,vedrai la tua immagine come nello spec-chio di Dio e scoprirai la mediocrità del tuo aspetto e come non gli asso-migli in nulla.

A motivo della sua estrema tenerezza, Dio non ti svelerà la tua ver-gogna e la tua nudità in un sol colpo, perché la tua anima non sia pro-strata dalla tristezza. Il Signore ti farà scoprire a poco a poco i motivi dirisentimento contro di te: infedeltà,orgoglio,collera, rivolta, furto,calun-nia, invidia, gelosia; ti mostrerà come queste accuse, sebbene sempre invigore contro di te, siano state sospese grazie al sigillo del Sangue di Cristo,nell’attesa di una conversione sincera e di un patto sacro.

La scoperta, da parte dell’uomo, dei propri peccati è una grande gra-zia; è l’unica via che conduce alla guarigione. È nel silenzio che tu potraivedere chiaramente i tuoi difetti e i peccati che ti trascinano al giudizio.È ancora nel silenzio che troverai l’occasione di piangere per lavare conle tue lacrime la stupidità delle tue azioni. E uscirai dall’udienza divina

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solo dopo aver ricevuto,ogni volta,nuovo issopo che laverà la tua animarendendola più bianca della neve.

Ma non credere che sia sufficiente allontanarsi dagli uomini per esse-re nella solitudine, né ritirarsi nella propria stanza per essere in silenzio.No, la solitudine nasce innanzitutto nel cuore e il silenzio comincia nellamente, non nella bocca. L’uomo che entra nella solitudine ha vuotato ilproprio cuore di tutto: della felicità e della tristezza,della speranza e delladisperazione,dell’amore e dell’odio; ha abbandonato ogni interesse e ogniriflessione, ha affidato tutto, consegnato tutto, come uno che s’apprestaa entrare nella tomba.

La solitudine non è semplicemente un tempo trascorso nella calmalontano dal mondo, trascorso il quale riprendiamo le nostre abitudinidel passato, le chiacchiere, le discussioni, le polemiche,gli scherzi e i com-menti politici, le letture dei fatti di cronaca e i giudizi degli altri. L’uscitadalla solitudine è in qualche modo paragonabile all’uscita del risorto dallatomba: l’anima deve conservare, calma, la discrezione, il silenzio e l’al-lontanamento dal mondo nella misura del possibile.

Dopo aver vissuto tempi di silenzio, tornando in mezzo agli uomi-ni, custodisci, per quanto ti è possibile, la purezza del tuo pensiero, deituoi sensi e dei sentimenti del cuore, affinché ti sia facile, tornando nellasolitudine, lanciarti senza ostacoli nello spazio misterioso della presen-za divina.

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È decisamente arduo ricavarsi spazi di solitudine nella nostra vita familiare,comunitaria,parrocchiale senza essere guardati con sospetto.Ancora più arduoè avere il coraggio di porci,nella solitudine,davanti a Dio,vedere piano piano lenostre lontananze,ripulire mente e cuore,chiedere grazia per sanare il nostro pec-cato e trovare la lingua giusta per comunicare con chi vivi.La via del bene è esigente,perché ci chiede nitidezza di pensiero e di cuore e solocon Lui è possibile.

SIGNORE DIO MIO...Ascoltami, Signore mio Dio.È grande la tua misericordia!Ti riveli clemente e pronto a perdonare,ogni volta che ti cerco nel segreto del mio deserto interiore.Volgi ancora verso di me il tuo volto di pietà e di tenerezza.

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5. LASCIATI SEDURRE DALL’AMORE

Ecco ora il momento favorevole,è questo il giorno della salvezza. (cf 2 Cor 6,2)

Dio si serve abbastanza spesso dei «quarant’anni di deserto» perintrodurci alla rivelazione al mistero del suo Volto. Il modo con cui rea-giremo alle sue richieste e alla chiamata a non fermarci lungo il cammino,sarà decisivo e lo scoglio delle tempeste si trasformerà nel «Capo dibuona speranza”,altrimenti Dio aspetterà un’altra occasione propizia chepotrebbe presentarsi solo al momento della nostra morte, per immer-gerci nel deserto estremo della solitudine.

Che cosa succede nel cuore dell’uomo quando è nel deserto? Egli nonha più niente né nessuno e deve avanzare al di là delle sue possibilità umanee di tutto ciò che rende possibile la relazione. Scopre allora quanto siaancora impura la sua fiducia. Crede in Dio, ma deve sperimentare comela sua fede si basi ben poco sulla vera speranza teologale. Egli fa ancoraleva sulle proprie forze, sulle proprie qualità, sulle proprie virtù, su ciòche lo circonda. Nel deserto tutto crolla ed egli è alla mercé del più pic-colo imprevisto, come Pietro che cammina sulle acque e appena smet-te di guardare Gesù va a fondo.

Verrà il giorno in cui potrà dire come san Paolo: So infatti a chi hocreduto (2 Tm 1, 12). Anche se gli manca la terra sotto i piedi, la sua fedenon vacilla in questo senso, il tempo del deserto è necessario perché siaeliminata ogni illusione e ogni sicurezza. È la prova della fede che Paolodescrive così bene nei capitoli 11 e 12 della Lettera agli Ebrei. Quandoavremo capito che tutto dipende dal reciproco interscambio fra miseri-cordia e fiducia, non avremo più problemi nella vita.

Ed è tipico della fiducia non cercare altro e contare solo sull’amoree sulla misericordia.Per poterci affidare soltanto alla misericordia,occor-re fare l’esperienza del salmista e gridare a Dio: Nel mio affanno invocaiil Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la miavoce, al suo orecchio pervenne il mio grido (Sal 17,7). Come gli ebrei neldeserto,bisogna trovarsi di fronte a un pericolo reale e invocare Dio per-ché egli ci esaudisca. Non è più possibile contare su altre cose se non sudi lui e su lui soltanto: Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli, noi siamoforti nel nome del Signore nostro Dio (Sal 19,8).

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Tutti, in qualche modo,dobbiamo recarci nel deserto affinché Dio possainfrangere il nostro cuore di pietra e riconciliarci con lui. E se il desertoè il crogiolo in cui si purifica la nostra fede, è anche la sorgente da cuiscaturisce la vera preghiera.

Tutto ciò non avverrà in seguito ai nostri sforzi, ma perché Dio vorràcolmarci della sua misericordia: Quindi non dipende dalla volontà nédagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che usa misericordia (cf. Rm 9,16).Occorre pertanto fare in modo che Dio si intenerisca, come il cuore diun padre si lascia commuovere dai gemiti del figlio infermo o malato.Siccome però non lo si può costringere, l’unica cosa da fare è dirgli:«Riconosco che non mi è dovuto, che non ne sono degno, ma te lo chie-do a causa del Tuo Nome che è Misericordia». L’avere ammesso e con-fessato la nostra miseria dà modo a Dio di penetrare in noi e fare brec-cia nel nostro cuore di pietra.

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Fare esperienza dell’amore misericordioso di Dio: davvero non dipende dainostri sforzi e dalla nostra volontà,ma dal Suo intenerimento per il nostro cuoredi pietra se solo, gemendo e pigolando come rondine, incominciamo a chie-dere perdono ed aiuto.Ho sentito la meraviglia della misericordia anche nelle parole di Sara che miha raccontato un giorno particolare della sua vita.

SIGNORE DIO MIO...I miei occhi, o Signore, sono fissi su di Te,come il servo è attento al minimo cenno del suo padrone.Le lacrime scorrono sul mio visocome rivoli di perdono e di pace.Ti chiedo pietà, in questo deserto di provata aridità interiore.

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6. ACCOGLI LA CHIAMATA ALLA NOVITÁ

Non di solo pane vive l’uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4)

Chi si ritira dal mondo,è per avvicinarsi maggiormente alla fonte divi-na da cui scaturiscono le energie che spingono avanti il mondo e per com-prendere in questa luce i grandi disegni dell’uomo. È nel deserto, infat-ti, che l’anima riceve spesso le ispirazioni più alte. È là che Dio haplasmato il suo popolo. È là che lo riconduce, dopo il peccato, “persedurlo e parlare al suo cuore”(Os 2,16).È nel deserto, inoltre,che il SignoreGesù,dopo aver vinto il demonio,ha dispiegato tutta la sua potenza,pre-figurando così la vittoria della Pasqua.

Non è forse attraverso un’esperienza analoga che il popolo di Dio, inogni generazione, deve rinascere e rinnovarsi? Il contemplativo, che pervocazione si è ritirato in questo deserto spirituale, sente di vivere al cuorestesso della chiesa: la sua esperienza non gli appare esoterica ma, al con-

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trario, tipica di ogni esperienza cristiana. Egli sa riconoscersi nelle provee nelle tentazioni che subiscono molti suoi fratelli cristiani. Sa capire leloro sofferenze e ne discerne il significato.Conosce tutta l’amarezza e l’an-goscia della notte oscura: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?(Sal 22,2; Mt 27,46). Ma sa anche, dalla vicenda di Cristo, che Dio è ilvincitore del peccato e della morte.

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Sara ha voluto farmi partecipe del momento in cui la sua vita vecchia è mortaed è iniziata una nuova vita. Si trovava bloccata a letto da molti giorni, tragrandi dolori per ernie vertebrali; non poteva più contare sulle sue forze néfisiche, né razionali. Aveva chiesto una corona del rosario che non aveva mairecitato,e la teneva sotto il cuscino.Un pomeriggio in cui era rimasta sola perqualche momento sentì il bisogno di accendere la radio sul comodino,ma sape-va bene che non poteva farlo perché non riusciva neanche ad allungare il brac-cio.Ci provò,l’accese ed incominciò ad ascoltare le parole di un sacerdote,chenon aveva mai sentito prima. Nitida ascoltò la frase:“Alzati e cammina”. Sarapensò di essere impazzita perché incominciò ad alzarsi nonostante i fortidolori ed i divieti dei medici.Da quel giorno “è incominciata la mia nuova vita” ha detto:“quella dentro”.

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SIGNORE DIO MIO...Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà;le tue misericordie che sono da sempre.Fà che il male non trionfi su di me.Conducimi nel deserto dell’ascolto e della purificazione.Liberami da tutte le mie angosce.

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7. AVVOLGITI DI SILENZIO

Ritornate a me con tutto il vostro cuore, dice ilSignore, perché io sono buono e misericordioso.

(cf Gioe 2,12-13)

Il silenzio del deserto e il suo richiamo risuonano continuamente nellaBibbia. Il deserto designa il luogo delle alleanze individuali e collettive,degli incontri, delle unioni, delle nozze. Il Signore ode le grida, le pre-ghiere di coloro che stanno nelle terre sterili. Non è necessario dire conGeremia (18. 19): «Prestami ascolto, Signore», oppure col secondo librodei Re (19, 16): «Porgi,Signore, l’orecchio e ascolta».L’udito di Dio è atten-to ai gemiti di coloro che nel deserto camminano orientandosi verso ilsuo volto. Quando l’uomo è privo di attaccamenti terrestri, la sua voceè come un grido; quando è trattenuto da questi legami, la sua voce nondesta nessun’eco. Il Signore ode i singhiozzi di Agar e il pianto del suobambino. Non solo ode la madre e il bambino, ma li vede e li soccorre.L’esiliato, il nomade di Dio, sa che è amato: basta che deponga la sua penain Dio.Dio conduce uomini e donne nel deserto,e poi anche il suo popo-lo, per ascoltarli meglio e guardarli con amore. Li conduce nel desertoper avvicinarsi,per legarsi,per condividere una tenerezza comune.Il testosacro dimostra come il deserto sia una replica della creazione divina primache l’uomo organizzi la terra secondo i suoi scopi, costruendo città dovela voce divina non è più percepita dagli uomini, travolti dall’agitazionedella società, incapaci di volgere lo sguardo verso il volto di Dio.

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Nella storia di ognuno di noi ci sono piccole e grandi rinascite a vita nuova,ogni volta che la Sua voce ci ha raggiunto nei deserti e miraggi della quoti-dianità.Molteplici sono le conversioni degli uomini chiamati a lasciare nel pas-sato aridità, angosce, menzogne, compromessi, offese, ribellioni che solo Luipuò curare. In ognuno di noi ci sono ferite affidate al Suo amore silenzioso ecomprensivo per ogni creatura in ascolto.

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SIGNORE DIO MIO...Ti invoco, Signore Dio mio! Ascolta il bisogno di libertà che sale dal profondo del mio cuore.Affido a te la gioia della mia guarigione interiore.Mi abbandono a Te, come un bimbo in braccio a sua madre.

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SIGNORE DIO MIO...Ricorda, Signore, il tuo amore e la tua bontà; le tue misericordieche sono da sempre. Fà che il male non trionfi su di e.Conducimi nel deserto dell’ascolto e della purificazione.Liberami da tutte le mie angosce.

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8. ACCETTA LA TUA POVERTÀ

Chiedete e vi sarà dato;cercate e troverete, dice il Signore. (cf Mt 7,7)

Per poter parlare al nostro cuore e mostrarci il suo Volto (cf. Os2,16), Dio deve condurci nel deserto. Tutti coloro che hanno fatto espe-rienza di vita eremitica lo sanno bene: quegli anni nel deserto ci metto-no duramente a confronto con noi stessi e ci fanno perdere le illusioniche abbiamo su di noi. È quello che accadde al popolo dell’Esodo, desti-nato a prendere coscienza della propria povertà attraverso i suoi falli-menti, le sue ribellioni e la sua conversione.

Il popolo guidato da Mosè sperimenta la fame, la sete, è continua-mente minacciato dai nemici naturali o dagli egiziani e allora arriva arimpiangere le cipolle dell’Egitto e le pentole di carne.La manna gli appa-re insipida e si rivolta contro Dio e contro Mosè: «Perché ci hai condot-ti in questa terra arida e inospitale?».

È la legge del deserto dove si muore di sete.Gli Israeliti scoprono allo-ra la durezza del loro cuore e Mosè è costretto ad alzare le braccia e inter-cedere presso Dio per ottenere il perdono e la riconciliazione.E Dio placala sua collera e si riconcilia con il popolo. Molti secoli più tardi, i profe-ti comprenderanno che il tempo trascorso nel deserto è stato un tempodi grazia, un’epoca in cui Dio si è unito al suo popolo in modo del tuttoprivilegiato (cf. Os 2,16 e 21-22).

Tutto ciò vale anche per noi quando attraversiamo la prova del deser-to e non dev’essere necessariamente un deserto materiale. Quando Dionon ha un luogo desertico sottomano ci pone in un deserto spirituale,in seno alla famiglia o a una comunità e allora sperimentiamo la nostrapovertà e la nostra miseria; in un parola, ci accorgiamo di avere un cuoreduro che si chiude all’amore.Se potessimo capire che al di là delle nostreribellioni lo Spirito Santo è pronto a unirsi a noi nel più profondo delnostro essere,diremmo come il profeta Geremia: È bene aspettare in silen-zio la salvezza del Signore. È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla gio-vinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha impo-sto; cacci nella polvere la bocca (Lam 3,26-29).

Nel deserto l’uomo deve lasciarsi riconciliare con Dio e nello stes-so tempo con se stesso e con i fratelli. In altre parole deve convertirsi

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per diventare un povero, un bambino a cui sono rivelati i segreti delRegno. Su questo Dio non può transigere: o siamo come dei bambinio non lo siamo; se lo siamo, abbiamo tutto, se non lo siamo, non abbia-mo niente.

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I nostri programmi, le nostre aspettative e risorse tante volte sono stati spaz-zati via, rimescolati, annullati, intrecciati, sostituiti da altre vie lungo le qualiabbiamo scoperto ricchezze insperate. “Ma lo avevate programmato?” è ladomanda più frequentemente rivolta a famiglie fuori dagli standard demo-grafici. Per fortuna oltre i nostri piani c’è la fantasia di Dio, oltre le nostre illu-sorie certezze,la ricchezza dello spirito,pronto a colmare ogni povertà umana.

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SIGNORE DIO MIO...Ascolta le mie parole, Signore.Odi il lamento che sale a Tedal profondo della mia miseria.Trasforma la mia povertà in oasi di paceper tutti coloro che insieme a mecercano il Tuo Volto amico,o mio Re e mio Dio.

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L’OASI DELLA PAROLA DI DIO

* “ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fattopercorrere in questi quaranta anni nel deserto…”DEUTERONOMIO cap. 8

* “Gesù… fu condotto dallo Spirito nel deserto, dove, per qua-ranta giorni, fu tentato dal diavolo”LUCA 4, 1-13

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La “cella” dell’incontroLa “cella” dell’incontro

II

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Afferma Pavel Evdokimov (1901-1970): “Nelle catacombe l’im-magine che ricorre più frequentemente è la figura di una donnain preghiera, l’orante. Rappresenta la sola vera attitudine dell’a-nima umana”.Non è sufficiente possedere la preghiera: dobbiamo diventare pre-ghiera, preghiera incarnata. Non basta avere momenti di lode; lanostra intera vita,ogni azione e ogni gesto,anche un sorriso,devo-no diventare un inno di adorazione,un’offerta,una preghiera.“Noidobbiamo offrire non ciò che abbiamo, ma ciò che siamo.Questoè ciò di cui il mondo necessita sopra ogni altra cosa: non perso-ne che dicono preghiere, con più o meno grande regolarità, mapersone che sono preghiera.È questa la preghiera del cuore. Il cuore è il centro assoluto.Interpretato in questo modo, il cuore è molto lontano dall’es-sere un organo materiale del corpo; il cuore fisico è simbolo este-riore della potenzialità spirituale illimitata della creatura umana,fatta a immagine di Dio, chiamata a realizzare la sua somi-glianza.Siamo invitati dallo Spirito Santo a compiere tutto il viaggio inte-riore e realizzare in noi la vera preghiera. Per fare ciò dobbiamoentrare in questo “centro assoluto”, o “cella interiore”, cioè scen-dere dalla mente al cuore; più esattamente, siamo chiamati a scen-dere non da, ma con la mente. Lo scopo non è tanto “la preghieradel cuore ma la preghiera della “mente nel cuore”, perché lenostre varie forme dì comprensione, inclusa la ragione, sono undono di Dio e devono essere usate per il suo servizio, non rifiu-tate. Questa unione “della mente nel cuore” significa la reinte-grazione della nostra natura caduta e frammentata, la restaura-zione della originaria interezza.Entrare nella sacra cella del nostro cuore,vuol dire fare l’esperienzadi un “ritorno al Paradiso”,una riparazione della caduta,un rista-bilire lo status antepeccatum.Questo significa che è una realtà escatologica, un pegno, un’an-ticipazione dell’età a venire - qualcosa che nell’età presente nonè ancora pienamente e interamente realizzato.(Kallistos Ware)

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9. LA VITA SPIRITUALE

Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo,dice il Signore. (cf Ez 18,31)

Se entri in te stesso/a incontrerai un desiderio profondo, molto spes-so bistrattato dalla frantumazione quotidiana della vita. È il bisogno divivere la vita in maniera più spirituale.

La vita spirituale è la condizione o destino della nostra vita perso-nale. Essa non è un fenomeno raro, dalla sola statura mistica e contem-plativa, riservata a pochi, ma è la condizione di esseri “spirituali”, dota-ti cioè d’uno spirito, di una coscienza, di una libertà.

Essa non è un insieme di sovrastrutture inserite nella costruzione adul-ta della nostra persona, ma è quell’intera nostra vita che, nella sua quo-tidianità, si trova a fare l’esperienza di un crescente tormento interiore,derivato dal bisogno di trovare la propria qualità, la propria profondi-tà, il proprio compimento.

In tutti noi vi sono momenti in cui avvertiamo come una voce checi chiama dal profondo del nostro cuore ad educarci per divenire per-sone libere e originali, capaci di relazionarci con gli altri in modo per-sonale e approfondito. Spesso cerchiamo la “vera vita”, sollecitati dallabruciante constatazione che la vita che stiamo vivendo è incompleta,muti-lata, oppressa. Molte altre volte sentiamo viva l’aspirazione a sviluppa-re tutto il nostro umano,perché avvertiamo di poter divenire sempre qual-che cosa di più e ci sentiamo sospinti ad un oltre che ci fa cercare il sensopiù profondo della nostra vita interiore e umana.Molte circostanze dellavita, avvenimenti più o meno positivi, incontri con persone, situazioniche sembrano capovolgere la nostra normale situazione, provocano undesiderio struggente di riscoprire l’essenziale.È la fame e la sete della pie-nezza di vita.

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“Le cose inutili lasciale agli altri, per la tua serenità c’è…” dice la pubblicità diun prodotto bancario sicuramente ad effetto.Di quante cose inutili ci carichiamoogni giorno, ogni incontro, ogni anno in più della nostra crescita! Con quan-to assurdo e dannoso “per di più” facciamo crescere i nostri ragazzi, assecon-dandoli o precedendoli in una corsa per garantire il meglio! Davvero stiamocercando il meglio per noi stessi e per i nostri figli,o solo la tranquillità e la faci-lità di ciò che rassicura prima? È lotta quotidiana, è crisi sottile e snervante diogni giorno la coerenza, l’attenzione per il superfluo e vuoto che rischiamodi prendere a piene mani anche quando sentiamo di voler rivolgere il nostrosguardo all’essenziale di una vita assetata di bene.

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SIGNORE DIO MIO...Concedimi, Signore, di crescere interiormente secondo il Tuo Spirito d’amore.Rendimi umile e piccola,desiderosa solo della tua presenzain me e attorno a me.

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10. L’AZIONE TRASFORMANTE10. DELLO SPIRITO

Beati coloro che custodiscono la parola di Dioin cuore buono e sincero

e portano frutto con la loro perseveranza. (cf Lc 8,15)

I luoghi privilegiati in cui lo Spirito muove e porta a maturazione lavita interiore di ognuno di noi sono il corpo e il cuore. Il Corpo, tem-pio dello stesso Spirito, lo accoglie e si lascia elevare alla sfera spirituale,giorno dopo giorno,di grazia in grazia.Solo Dio,nella forza del suo Spirito,può iniziare e portare a compimento dentro di noi questa “pasqua”,questo passaggio alla sfera dello Spirito.

Ma è soprattutto il cuore la vera dimora dello Spirito Santo. È in essoche lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio (Rm 8,16). Èil cuore, insieme alla mente,ad ascoltare,ad acconsentire,a essere impre-gnato o intriso dallo Spirito, ad assimilare lo Spirito man mano che assi-mila la Parola, e a portare i frutti spirituali della lode e dell’eucaristia.

Non resteremo chiusi e sorpresi di fronte alle prove che purificanola nostra mente, il nostro cuore e il nostro corpo, perché sappiamo chequelli sono i momenti in cui possiamo accogliere la chiamata delloSpirito a lasciarci “fare” e “rifare”, per divenire degni di quell’Amore chemisteriosamente cresce dentro di noi e ci sostiene nel cammino imper-vio della vita terrena, nonostante tutta la nostra vulnerabilità. Dio ci hapromesso di dissetare la nostra sete di felicità:

O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugual-mente… porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e voi vivrete… (Isaia55, 1-2).

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Man mano che ci alleggeriamo, lasciando perdere le zavorre dell’inutilità,riusciamo a leggere meglio dentro di noi i bisogni reali di creatura fatta di corpoe di spirito ed abbiamo voglia di fare spazio, dentro e fuori, per un incontronuovo; abbiamo voglia di pregare, di lodare, di ringraziare, di amare. Allorapuò capitarci di sentire la Sua voce che ci dice “Alzati”ed incominciare a muo-verci con passo nuovo.

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SIGNORE DIO MIO...Donami, Signore, di avvertire una sete ardente di Te.La mia vita è stretta tra le braccia paterne del Padre.Apro il mio cuore all’azione creatrice del tuo Spirito,per divenire ogni giorno nuova creatura.

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SIGNORE DIO MIO...La tua legge, Signore, è parola d’amore per me.Essa dà ristoro alla mia anima,e rende più saldo il mio cuore.Tu mi cerchi nell’immenso giardino della vita;incontrarti per me è pace e misericordia.Ti rendo grazie.

11. IL SAPORE DELL’INCONTRO

Siate misericordiosi,com’è misericordioso il Padre vostro. (Lc 6,36)

Ci sarà anche per te un momento o più occasioni in cui ti verrà datodi vincere la notte della ricerca ansiosa di Colui che da sempre ti abita eti attende.

L’incontro è sempre una sorpresa,come lo fu per la Maddalena la mat-tina di Pasqua, nel giardino del risorto. Come fu per lei, così anche a teverrà detto nel profondo del cuore,di andare e annunciare che Lui è vivo.Devi allora essere pronto a lasciare anche il godimento del contatto conil maestro e Signore, per immergerti nella storia di tutti i giorni e vive-re come tutti, ma con il cuore abitato dal Signore della Vita.

La felicità di un incontro bello non basta a sé stessa, non può essere solo pernoi. Così se riusciamo ad assaporare il nutrimento, il ristoro di un abbraccioconsolatore presto ci troviamo molto prossime: pietre taglienti e buche divo-ratrici di energia, disponibilità, gioia. E non ci sono scuse per i nostri tentatividi dire “No, non posso” perché per primi siamo stati perdonati ed abbraccia-ti e l’Amore misericordioso esige anche da noi questo tentativo di misericor-dia.

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12. LA CUSTODIA DI SÈ

Chi si innalzerà sarà abbassatoe chi si abbasserà sarà innalzato. (Mt 23,12)

Bada bene che non ti entri in cuore alcun desiderio di vendetta, dicela Scrittura (Dt 15,9), cioè sta attento a te stesso in tutta la tua interez-za, non soltanto ad una parte, a discapito di un’altra. Come? Tenendoben vigile la mente nel cuore.In nessun altro modo è possibile essere atten-ti a se stessi in tutti gli aspetti della propria vita. Stabilisci dunque que-sta custodia, che i primi monaci definivano come un “abitare secum”,Custodisci la tua interiorità e il tuo corpo.Grazie a questa custodia ti libe-rerai con facilità dalle tentazioni e dalle passioni del corpo e dell’anima.Perciò vigila su te stesso, osserva te stesso; o meglio, custodisciti, osser-

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vati ed esaminati: sottometterai allo Spirito la carne in rivolta e non cisarà più nel tuo cuore un pensiero iniquo (Dt 15,9). Se l’ira di un potentesi accende contro di te, non lasciare il tuo posto, perché la calma placa leoffese anche gravi (Qo 10,4). Dice il Qoelet di non lasciare senza sorve-glianza né il tuo cuore,né il tuo corpo.Diventerai allora inaccessibile aglispiriti che ti attaccano dal basso e ti presenterai con sicurezza a Colui cheprova mente e cuore, al Dio giusto (Sal 7,10), senza che egli ti esamini,perché tu stesso ti sei esaminato. Paolo dice infatti: Se ci esaminassimoattentamente da noi stessi, non saremmo giudicati (1Cor 11,31). Godrail’esperienza dello stesso salmista (Davide), facendo tue le sue stesse paro-le: nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il gior-no; per te le tenebre sono come luce…. Tu mi hai tessuto nel seno di miamadre… mi conosci fino in fondo (Sal 138 12-13). Di vittoria in vittoriadiventerai sempre più sensibile e il tuo cuore sarà capace di penetrare testesso, il mistero degli esseri e delle cose. Il Piccolo Principe è guidato suquesto percorso della custodia interiore da una volpe:“Ecco il mio segre-to, dice la volpe. E’ molto semplice: si vede bene solo con il cuore.L’essenziale è invisibile agli occhi”.E Sant’Agostino,nelle sue Confessionipuò gridare davanti a tutti: “Il nostro cuore resterà inquieto finché nonriposerà in Te”. Questo riposo, che l’uomo convertito cerca, è proprio lacustodia di se stesso, o meglio la capacità di abitare nel proprio intimo.Ciò è possibile solo quando si decide di discendere nell’abisso dell’umiltà,dove lo Spirito crea e ricrea la vera umanità cristificata, fino ad abilita-re la creatura a dimorare nel silenzio e nella pace del proprio cuore.

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Una volta che il nostro cuore è stato riscaldato e dilatato dal fuoco delloSpirito, il sangue che viene pompato verrà spinto,con lo stesso calore, in tuttele parti del corpo. Come non sentire così il benessere di creatura plasmata inanima e corpo,amata allo stesso modo in spirito e fisico,voluta fragile e fortese solo rimane nell’Unità? Esistere può essere questa armonia di sé,questa con-sapevolezza di dignità ed unità da difendere ogni giorno.Fa allora sorridere, per esempio, un medico che sentenzia “Lei somatizza!” esi accanisce a considerare un uomo spezzato, fatto di parti da trattare quasiautonomamente, quando c’è Qualcun Altro a cui affidare, per primo, la curadell’intera nostra persona.

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SIGNORE DIO MIO...Salvami, Signore, e abbi misericordia delle mie chiusure e del mio egoismo..Scendi nel mio intimoe risveglia la fede infiacchitae la pace assopita, che da sempre Tuhai seminato in me.

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13. LA PACE DEL DISTACCO

Gesù Cristo è venuto per serviree dare la sua vita per la salvezza del mondo. (cf Mt 10,43)

Il distacco rappresenta il punto decisivo della maturazione cristiana.Solo in condizioni di distacco l’uomo si apre a Dio, gli dà spazio al pro-prio interno, lo incontra,gli consente di operare in lui.Ma che cos’è que-sto distacco? Fuga dal mondo,esistenza vissuta in modo ascetico, rinun-cia al contatto con quel creato che è uscito pur buono dalle mani di Dio?Nulla di tutto ciò.

Il ‘distacco’ è un processo in cui l’essere umano tende alla indiffe-renza, alla serenità e alla povertà di spirito, ad una povertà che non pre-tende alcunché, nemmeno di fare, a suo modo, la volontà di Dio, per-ché il distacco è l’esperienza di vuoto, è disponibilità piena ad accettareciò che Dio fa.

Solo in questa condizione di povertà interiore si potrà godere diquella limpida apertura che ci rende possibile la percezione della bellezzadivina in noi, di quelle esperienze personali in cui Dio stesso viene a noi.Distacco non significa dunque fuga dal mondo, rinuncia, ritrarsi in sestessi,ma piuttosto farsi recettivi, lasciare che nel mondo esista tutto comeDio lo vede. Ciò che importa è che la creatura si renda libera per Dio eaperta alla verità intera. Il distacco lascia che esista tutto ciò che esiste inverità, per diventare tutt’uno con la stessa verità.

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SIGNORE DIO MIO...Illumina i miei occhi, Signore, perché non mi addormentinell’attaccamento a questo mondo e alle futili cose..Fa che ti serva con il solo atteggiamento del servo. Tu umile Servo del Padre e Signore della storia.

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Camminiamo meglio con lo zaino leggero, soprattutto se siamo in compa-gnia di più piccoli che potrebbero aver bisogno di passarti,per un tratto,il loropeso. Così se diminuisce la preoccupazione per noi stessi, per le cose da por-tarci dietro, riusciamo a volgere lo sguardo attorno, a spaziare più lontano,al di sopra dei ciotoli e sterpi, più in alto e vedere meglio il bello ed il buononel mondo, quasi con un po’ della limpidezza degli occhi di Chi l’ha creato.Atarassia, distacco dalle nostre più umane e naturali passioni per cose e per-sone? Non credo: solo l’esperienza,che tutti possiamo tentare,di camminare allon-tanando il subdolo invischiamento, per esempio consumistico, o il distrutti-vo cinismo del più prepotente,del più furbo,offerti come attuali modelli di rea-lizzazione.

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14. LA FORZA DELL’ESSENZIALE

Beati i perfetti nella loro condotta,che camminano nella legge del Signore. (Sal 118,1)

Se volete attirare a voi il Signore, andate da Lui come i discepoli dal mae-stro, con grande semplicità, apertamente, onestamente, senza ambiguità,senza inutile curiosità. Dio è semplice e privo di complicazioni e vuole chele anime che vanno a Lui siano semplici e pure. La semplicità infatti nonpotrà mai essere separata dall’umiltà (San Giovanni Climaco).

Sull’esempio del maestro tutti possiamo eliminare dalla nostra vitaquotidiana tutto ciò che non è essenziale e ci sforziamo di vivere in tota-le dipendenza da Dio.

La semplicità orienta il nostro cuore e la nostra mente verso Dio,poi-ché in Lui soltanto possono ricomporsi e integrarsi le nostre indiscuti-bili complessità.

Oggi, più che mai, avvertiamo l’urgenza di scoprire il segreto dellafelicità,conducendo una vita senza affanni e senza primati,ma nella sem-plicità quotidiana.

Spesso la bussola della nostra vita gira a vuoto, anche senza maremoti escossoni, ma solo in una grande confusione di mente e cuore, in cui tutto cisembra momentaneamente lecito e giusto per alleviare la fatica di vivere, estentiamo a trovare la stabilità di una calamita. La calamita che attiri a sé lanostra esistenza,che ci orienti nella speranza,nella felicità di qualcosa che nonsi disfi continuamente tra le mani, la calamita verso l’essenziale, verso l’oltreil momentaneo e provvisorio, verso la limpidezza del bene.Come riconoscere l’essenziale, come sentirne la forza e la libertà,fin da ora,in questo momento della mia vita, come vivere scelte coerenti?La semplicità di cuore e di mente, quando diventa abito di tutti i giorni, maleconvive con l’artefatta complessità in cui siamo immersi, male viene tollera-ta dai tanti che la considerano pura stupidità,incapacità a vivere coi piedi perterra, inadeguatezza, inettitudine.

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SIGNORE DIO MIO...Non stare lontano da me, Signore, Dio mio! Scrutami e conosci il mio cuore;provami e conosci i miei pensieri.Vedi se percorro la via dell’essenzialità.

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15. IL DISTACCO DA TUTTO E DA TUTTI

Dio ci ha amati e ha mandato il suo Figlio,vittima di espiazione per i nostri peccati. (1 Gv 4,10)

L’essere stranieri in questo mondo (cioè distaccati) viene indicato,daipadri della Chiesa con la parola “xeniteia”. Questo è un termine grecoche si riferisce a una pratica ascetica piuttosto frequente tra i monaci deiprimi secoli; essa indica l’espatrio, l’esilio volontario, il cammino median-te il quale il monaco abbandona la propria patria per andare a vivere inun paese dove avrà sempre consapevolezza di essere uno straniero.L’espatrio è un modo per fuggire onori e riconoscimenti di cui si è cir-condati nel proprio paese, per andare a vivere nel disprezzo e nella com-pleta dimenticanza. La xeniteia favorisce la quiete, o hesychia (= pace-riposo interiore), di cui il monaco ha bisogno se vuole perseverare nelsuo proposito di «sequela di Cristo»: sradicato da tutte le occupazioniche gli procurano i legami esistenti con il luogo di origine, può viverenella incuranza di sé, per rendersi interamente disponibile a ciò che hascelto come unico fine della vita, la ricerca di Dio. La xeniteia è così asso-ciata a un’altra dimensione fondamentale della vita interiore: la spolia-zione, la rinuncia ai beni per essere liberi da tutti gli affanni mondani.

Il cristiano, che vuole restare fedele al proprio ideale, sente il bisognodi ripetute rotture da realizzarsi attraverso nuove rinunce. Occorre, perquesto, discernimento, tempi di nascondimento, di silenzio, di assenzadi stima, quasi di disprezzo, senza nessun soccorso, sperimentando la «via stretta », la spoliazione: « Penso più volte di andarmene e di appro-fittare di questa partenza per andare in un luogo dove io sia realmentee resti assolutamente sconosciuto » (Ch.De Foucauld). La xeniteia ponecontinuamente il monaco, e molto spesso anche il cristiano impegnato,nelle condizioni più favorevoli per raggiungere il suo ideale: l’umiltà, lapovertà, il silenzio.Grazie alla xeniteia egli gioisce della beata «non-curan-za », così necessaria a chi vuole trovare Dio; cammina sulle tracce deipatriarchi che hanno visto Dio e hanno goduto la sua intimità dopo averlasciato il loro paese; cammina sulle tracce di Abramo e degli apostoli,dispersi in numerose nazioni; segue Cristo stesso, venuto in questomondo come uno straniero, che non aveva una pietra su cui posare ilcapo (cf Mt 8,20).

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“In che mondo vivi?”,“Ma non hai sentito in televisione?”ci può capitare che qual-cuno ci chieda,sorpreso,perché non siamo a conoscenza di eclatanti notizie rela-tive a difetti, o di particolari macabri e di morbose curiosità sui delitti altrui.Viviamo in questo mondo, dono del Creatore, in cui a forza di privilegiare ciòche fa più rumore e riempie lo spazio con più grossolanità e violenza, ci stia-mo arrendendo.“Che ci vuoi fare, il mondo va così” e giustifichiamo le nostrepaure a prendere posizione,a parlare chiaro,a parlare di bene e di male e deci-dere da quale parte stare. Adulti e vecchi verso la resa e la rinuncia, rischia-mo di diventare,con grosse responsabilità nei confronti dei piccoli che hannosete e fame di bene,ai quali stiamo rinunciando ad indicare da dove può giun-gere il vento leggero in cui Gesù si fa sentire, ci parla, ci ama.

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SIGNORE DIO MIO...In te mi rifugio, Signore;che io non resti nelle tenebre della prova.Salvami e strappa la rete delle schiavitùche occupano lo spazio del cuore.Staccami da tutto ciò che mi opprimee mi impedisce di vedere il tuo amore.

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L’INTIMITA’ DELLA PAROLA DI DIO

* “Elia entrò in una caverna per passarvi la notte e … udì ilSignore nel mormorio di un vento leggero”.1RE 19, 9-15

* “quando preghi entra nella tua camera e, chiusa la porta, pregail Padre tuo nel segreto…”MATTEO 6, 5-6

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La fenditura del cuoreLa fenditura del cuore

III

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«Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37)!Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafig-gesse e aprisse quel sacro costato (di Cristo Crocifisso). Ne uscìsangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza.Sorgi o anima amica di Cristo.Sii come colomba «che pone il suonido nelle pareti di una gola profonda» (Ger 48, 28). Come «ilpassero che ha trovato la sua dimora» (Sal 83, 4), non cessare divegliare in questo santuario. Ivi, come tortora,nascondi i tuoi pic-coli, nati da un casto amore. Ivi accosta la bocca per attingere leacque dalle sorgenti del Salvatore (cfr. Is 12, 3). ... Corri a questafonte di vita e di luce con vivo desiderio, chiunque tu sia,o animaconsacrata a Dio,e con l’intima forza del cuore grida a lui.“O inef-fabile bellezza del Dio eccelso,o splendore purissimo di luce eter-na! Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce...!”O eterno e inaccessibile, splendido e dolce fluire di fonte nasco-sta agli occhi di tutti i mortali! La tua profondità è senza fine, latua altezza senza termine, la tua ampiezza è infinita, la tua purez-za imperturbabile! (San Bonaventura)

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16. È DIO CHE TI CERCA

Mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò:Padre ho peccato contro il Cielo e contro di te. (Lc 15,18))

O anima bellissima fra tutte le creature, che desideri tanto conosce-re il luogo dove si trova il tuo Diletto,per trovarlo ed unirti con Lui! Ormaiti è stato detto che tu stessa sei il luogo in cui Egli dimora e il nascondi-glio dove si cela. Tu puoi grandemente rallegrarti sapendo che tutto iltuo bene e l’intera tua speranza è così vicina a te da abitare dentro di teo, per dire meglio, che tu non puoi stare senza di Lui: Sappiate - dice loSposo - che il regno di Dio è dentro di voi (Lc. 17, 21). l’apostolo S. Paolosoggiunge: Voi siete il tempio di Dio (2 Cor. 6, 16).

È grande conforto per l’anima sapere che Dio non le viene mai meno,anche se essa è in peccato mortale; quanto meno Egli abbandonerà quel-la che è in grazia!

Che vuoi di più, o anima, e perché cerchi ancora fuori dì te, dalmomento che hai dentro di te le tue ricchezze, i tuoi diletti, la tua sod-disfazione, la tua abbondanza e il tuo regno, cioè l’Amato, che tu desi-deri e brami? Gioisci e rallegrati pure con Lui nel tuo raccoglimento inte-riore, poiché lo hai così vicino! Qui desideralo, adoralo, senza andare acercarlo altrove,poiché ti distrarresti, ti stancheresti senza poterlo né tro-vare né godere con maggiore certezza e celerità, né averlo più vicino chedentro di te. Vi è un’unica difficoltà e cioè che, pure essendo dentro dite, se ne sta nascosto; però è già molto se si conosce il luogo dove sta nasco-sto per cercarlo con la certezza di trovarlo. È quanto tu, o anima, chie-di, allorché con affetto di amore dici: Dove ti nascondesti?

Tuttavia mi puoi dire: se l’Amato dell’anima mia è dentro di me,pre-ché non lo trovo e non lo sento? Ciò accade perché Egli se ne sta nasco-sto e tu non ti nascondi per trovarlo e per sentirlo. Infatti chi vuole tro-vare una cosa nascosta deve entrare fino al nascondiglio dove quella sitrova e, quando la trova, anch’egli è nascosto come lei. Dunque poichéil tuo Sposo amato è il tesoro nascosto nel campo dell’anima tua, per ilquale tesoro l’astuto mercante vendette tutti i suoi beni (Mt. 13, 44),sarànecessario che tu, per trovarlo, dimenticando tutte le cose e allontanan-doti da tutte le creature ti rifugi nel nascondiglio interiore del tuo spiri-to (Mt 6,6) e serrata la porta dietro di te, vale a dire chiusa la tua volon-

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tà a tutte le cose,preghi occultamente il Padre tuo.Allora rimanendo nasco-sta con Lui, lo sentirai e lo amerai di nascosto, lo godrai e ti diletterai conLui di nascosto, ossia in maniera superiore ad ogni espressione e senti-mento umano. (San Giovanni della Croce, Cantico spirituale).

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SIGNORE DIO MIO...Tu sei pazientee misericordioso, Signore.Sei grande nell’amoree buono verso tutti.Mi attendi come un padre aspettail ritorno di suo figlio,nel tempo della lunga notte della fuga.Continua a cercarminel fitto bosco delle mie infedeltà.

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Consumiamo ogni giorno tante energie alla ricerca di ciò che ci fa staremeglio: dal look, angustia di teenagers e meno, all’attenzione per migliorareil nostro aspetto esteriore per affrontare con più sicurezza l’altro, per sentircimeglio con noi stessi,fino alla sfera più intima dell’interiorità attraverso la rifles-sione,tecniche individuali e comunitarie di meditazione,la preghiera fatta diparole e silenzi, l’adorazione, la celebrazione eucaristica. Sembra comunqueessere il nostro “io” a mettersi in azione, muoversi per primo, a cercare, a fare,e tutto questo ci porta stanchezza.Dolcissimo è poter assaporare che il nostro voler fare viene preceduto e spiaz-zato da Qualcuno che ci cerca per primo da sempre e che è già in noi, pron-to a respirare con il nostro respiro.

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17. ABBI CUORE

Spero nel Signore. Spero nella sua Parola,perché grande è la sua misericordia. (cf Sal 129,5.7)

Il punto di partenza di chi cerca Dio e l’unificazione del proprio cuorein Lui è il sentirsi profondamente chiamato alla conversione, che signi-fica voltarsi decisamente altrove, per rigenerare il “cuore”. Esso è semprestato, in tutta la tradizione spirituale e biblica, il fulcro dell’attenzione dichiunque decide di cercare solo il Signore e di vivere pacificato inte-riormente. Traduce bene questa attenzione un detto di Abba Poemen:“Se hai cuore puoi salvarti”!

Che cos’è la salvezza se non una ricerca costante della libertà inte-riore, mediante una sempre nuova fedeltà a Dio? Colui che vive quo-tidianamente con cuore pacificato può gustare la bellezza della vita divi-na in sé e attorno a sé: la vita eterna. Il cuore, abitato da Dio, devecontinuamente immergersi nella morte e resurrezione di Cristo, accet-tando le prove e le purificazioni come partecipazione al mistero pasquale.

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Lo Spirito Santo fa dono della grazia della contemplazione proprio a chiha il coraggio di ripulire il cuore dalle sue scorie, dalla sua opacità, ren-dendolo trasparente e puro.

E’ questo il cuore unificato, il cuore maturo, capace di una costantepassione per Dio e per il Suo Regno. E’ il cuore amico di Dio, avvolto dauna radicale semplicità evangelica e incarnato nella quotidianità senzafughe. Il Dio che vi dimora si fa vedere e trasfigura la creatura,come spie-ga San Paolo:Tutti noi,a viso scoperto, riflettiamo la gloria del Signore, venia-mo trasfigurati in questa medesima immagine, con una gloria sempre piùgrande, mediante il Signore, che è Spirito (2Cor 3,18). E la gloria semprepiù grande è proprio l’uomo, la donna unificati in Lui e ricondotti allavera immagine divina.

Avere il cuore di un bambino descrive bene l’essenziale di una persona che man-tiene la sua integrità,purezza,bontà,fiducia in qualcuno più grande,nella vitache intravede ed osserva ad occhi sgranati. Nutrire il cuore come centro delnostro essere, attorno al quale tutto il resto si costruisce e si dirama, è atten-zione prioritaria di ogni creatura che vuole avviarsi verso il Padre senza abbru-tire, sprecare, negare ciò che di unico ha ricevuto in sé.

SIGNORE DIO MIO...La mia anima sospira e cerca il tuo volto,Signore. In te soltanto trovano paceil cuore e la mente.Rendimi semplice e povero.Tu solo puoi plasmarmi in creatura nuova e luminosa.

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18. CHIEDI L’UMILTÀ

Signore chi abiterà nella tua tenda?Chi dimorerà nel tuo santo monte?

Chi cammina in santità e agisce secondo giustizia.(Sal 14,1-7)

“Non vi è via più dolorosa e che sottoponga a una spoliazione radi-cale dell’umiltà evangelica, dove il contemplativo impara che non èmigliore dei suoi fratelli, che è un peccatore perdonato quanto e più diloro, e che, per poter accedere alla contemplazione in modo forse piùagevole dei suoi fratelli,deve raggiungere coloro i quali Gesù ha promessoche avrebbero preceduto tutti nel suo regno. Egli diventa così la chiesadell’umile e gioioso pentimento.

Nell’abisso dell’umiltà si può verificare il miracolo, che Dio divente-

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Chi ha sentito il ghiaccio del proprio cuore sciogliersi al calore del perdono nonpuò tornare alle vecchie trappole dell’orgoglio e della vanagloria come se nien-te sia accaduto, non può scordare quanto di grande viene dal riconoscersi ulti-mo,misero dopo altri miseri,avvicinato per primo dall’Unico che può soccorrere.Tristemente, l’umiltà vissuta con coerenza nell’intimo e nella vita comuneviene confusa. In un ambiente di lavoro ho sentito qualcuno tentare di ferirel’altro che non prevarica, non offende, non maligna con “Svegliati? Non puoivivere da colomba in mezzo ai falchi!”. Forse sì, possiamo.

rà “percepibile dal cuore del contemplativo”,che a poco a poco egli potràgustare fino a che punto il Signore è dolce. Allora potrà intravedere giàun poco le gioie del cielo.“Ma di notte”,come diceva Giovanni della Croce,o meglio di notte in notte e di chiarore d’aurora in chiarore d’aurora,quasi incollato alla Parola di Dio, lampada sui suoi passi, e dolcementesedotto da essa. Come dalla stella del mattino, finché il pieno sole nonvenga a inondare della sua luce la chiesa intera” (Andrè Louf).

SIGNORE DIO MIO...T’invoco, mio Dio: dammi risposta.

Rivolgi a me il tuo orecchio e ascolta la mia preghiera.Custodiscimi come la pupilla dell’occhio,

proteggimi all’ombra delle tue ali.

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19. AFFIDATI ALLA SUA VOLONTÀ

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;tu hai parole di vita eterna. (cf Gv 6,63.68)

È un gran bene abbandonarsi alla volontà di Dio. Allora nell’animac’è solo il Signore e nessun pensiero estraneo vi penetra, la sua preghie-ra diviene pura, e il cuore sente l’amore di Dio: anche se soffre nel corpo.

Quando l’anima si affida totalmente alla volontà di Dio, il Signorestesso comincia a guidarla, e l’anima è istruita direttamente da Dio,mentre prima era guidata dai maestri e dalle Scritture. Ma è un donoraro che il Maestro dell’anima sia il Signore stesso e che sia lui ad istruir-la per mezzo della grazia dello Spirito santo; pochi conoscono l’esperienzadi questo mistero: solo quelli che vivono secondo la volontà di Dio.

L’uomo superbo non cerca la volontà di Dio, ma vuole dirigere eglistesso la sua vita. E non capisce che la sola ragione senza Dio non è suf-ficiente ad indicargli la via. Anch’io, quando vivevo nel mondo, primadi conoscere il Signore e lo Spirito santo, mi basavo sulla mia ragione.Ma quando, per mezzo dello Spirito santo, ho conosciuto il SignoreGesù Cristo, il Figlio di Dio, allora l’anima mia, si è affidata a Dio, ed io

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accetto qualunque afflizione mi colpisca, e dico: «Il Signore mi vede...che cosa dovrei temere?» Prima, però, non ero capace di vivere in que-sto modo.

Per chi si è abbandonato alla volontà di Dio, la vita diventa molto piùfacile, perché anche nelle malattie e nella povertà e nella persecuzioneegli pensa: «Così ha deciso il Signore, ed io devo sopportare per i mieipeccati». (Silvano del Monte Athos)

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Quando non comprendiamo, istintivamente chiediamo a chi ci può aiutarea spiegare qualcosa in più di una realtà che ci sfugge. Tanto di sfuggevoleammucchiamo nei nostri giorni e anni,tanto di incomprensibile in noi e attor-no a noi, che può diventare tormento, sofferenza, ribellione. L’assurdità vienespiegata, la sofferenza lenita se solo sentiamo che c’è semplicemente Chi stavedendo prima di noi, per noi, aldilà del nostro abituale orizzonte, strade chenon conosciamo e che non vorremmo percorrere.Ho ascoltato Laura che mi ha detto:“Da venti anni convivo con questo corpotrasformato, gonfiato, impedito; da venti anni sento medici scettici e con-traddittori. Ma in questo tempo il Signore ha fatto in me grandi cose, davve-ro mi ha trasformata: prima ero sola, adesso posso pregare, lodare, chiederedi essermi vicino a Lui che non conoscevo e che mi ama”.

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SIGNORE DIO MIO...Guida i miei passi, Signore,verso la tua parola.Dirigimi sul sentierodella tua bontà amica.Nel solco dell’umile appartenenza a Te,vivo l’obbedienza ai tuoi voleri.Ti ringrazio perchésempre mi avvolgi con il Tuo Spirito.

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20.TUTTO VIENE DA LUI

Chi non è con me, è contro di me;chi non raccoglie con me, disperde. (Lc 11,23)

“Sappiate questo, figli miei diletti, non pensate che sia opera vostraintraprendere l’opera di Dio e progredire in essa, ma è frutto di una pre-senza divina che sempre vi aiuta.Aspirate sempre a offrire voi stessi qualivittime a Dio e accogliete con fervore la potenza che viene in vostro aiuto.Offrite così consolazione a Cristo Gesù alla sua venuta,e a tutta l’assembleadei santi e anche a me,povero uomo,che dimoro in questo corpo di fangoe di tenebra…

Voglio che sappiate che il nostro Signore Gesù Cristo è il vero Intellettodel Padre, da lui furono create tutte le nostre nature spirituali a imma-gine della sua Immagine, perché egli è il capo di tutta la creazione e delcorpo che è la Chiesa…” (dalle lettere di S. Antonio Abate).

Creati ad immagine e somiglianza di Dio è l’incredibile, mirabile, appannatarealtà umana. Se vivessimo ogni giorno consapevoli di questo, ci aspette-remmo anche le relative conseguenze,sapremmo di poter contare sulla forzadi una vita non a caso, non vana, ma innestata in Dio Padre, Figlio e SpiritoSanto. Sapremmo trovare il rispetto con cui vengono trattate le cose prezio-se, sapremmo dove attingere energia, gioia, sopportazione.Perché facciamo finta di non saperlo e non riusciamo a dirlo neanche ainostri figli,man mano che crescono,quasi annichiliti ed indeboliti dalla fati-ca di vivere?Ogni giorno possiamo aprire la finestra verso il sorgere del sole.

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SIGNORE DIO MIO...Tu sei bellezza infinita, Signore!Offro a Te la mia piccola storia,come sacrificio d’amore.Tutto è tuo e tutto mi viene da Te.Lode e gloria alla Tua Bontà eterna.

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21. ASCOLTA CHI TI AIUTA

La Parola di Dio è viva, efficace;scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. (Eb 4,12)

Viene un momento nella vita in cui non possiamo più accontentar-ci di idee generali; abbiamo bisogno di essere guidati concretamente, diessere seguiti nel corso delle nostre esperienze. La trasmissione avvieneda persona a persona,“dal mio cuore al tuo cuore”.

Ogni persona che decide di viaggiare nella propria interiorità, cercauna guida, un aiuto spirituale, al fine di scoprire in essa il volto delCristo, Figlio Unico rivolto nello Spirito verso “il Solo che è Padre”.Questo accompagnamento sarà un’avventura nel cuore del deserto, chechiederà una docilità a tutta prova e un ascolto profondo della voce delloSpirito che si manifesta in colui o colei che accompagna.

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“Mio figlio non mi ascolta” risuona spesso nel nostro raccontarci. Ascoltarecon la testa ed il cuore è raro e non bastano certo legami di sangue. È donoparticolare l’incontro con persone che diventano riferimento,guida,caposaldodella nostra vita. Per ognuno ci sono state persone speciali incontrate nelmomento giusto, le cui parole e testimonianza si andava cercando col lan-ternino. Le nostre guide spirituali, i nostri angeli da seguire con umiltà e fidu-cia, sono rari e preziosi, anch’essi dono per cui ringraziare il Padre.Vicino ho il ricordo di una persona che mi ha detto poche parole con il cuore,quelle di cui avevo bisogno; un cappuccino canuto,con il viso rotondo da bam-bino, gli occhi piccoli da agnello, il naso corto e storto, il sorriso da innamo-rato, mi ha ascoltato e mi ha detto:“È inutile che ti arrabbi, parli e sparli.Te lodico perché è stata mia esperienza. Ora puoi solo tacere, pregare, amare”.Ascoltarlo e stare meglio: bastavano quei tre verbi detti da lui in quel momento.

SIGNORE DIO MIO...Ti rendo grazie, Signore Dio della mia salvezza.

Poni accanto a me fratelli e sorelleche testimoniano l’amore per Te.

La luce dello Spirito Santo mi renda capace di discernere una guida sicura, che accompagni

i miei passi sul sentiero della vita interiore.

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22. IMPARA A MORIRE

Il pubblicano, stando a distanza, si batteva il pettoe diceva:“O Dio, abbi pietà di me”! (Lc 18,13)

L’abate Macario diceva:“Queste tre cose sono capitali ed è bene presentarsele senza tregua:

In ogni momento ci si deve ricordare della morte, si deve morire ad ogniuomo, e il pensiero deve essere costantemente unito a nostro Signore.Difatti, se non si ha ad ogni momento presente la propria morte, non sisarà capaci di morire ad ogni uomo; e se non si è capaci di morire adogni uomo, non si sarà capaci di essere costantemente davanti a Dio”.

Morire ogni giorno vuol dire fare di se stessi un sacrificio spiritualea Dio, e non cercare mai la propria volontà, ma quella di Dio e seguirlacome unica guida e direzione della vita.

La vita spirituale infatti è l’itinerario verso Dio di un pellegrino chesceglie la via direttissima della salita verso il monte della visione, attra-versando ogni giorno il deserto della morte a se stessi, senza temere l’a-sprezza e l’aridità di queste traversate. Perché amare Dio è spogliarsi ditutto ciò che non è Dio.

Imparare a morire per imparare a vivere è il paradosso inspiegabile dichi vuole la pienezza di vita,di chi ha riconosciuto in Dio il proprio tutto.Indicare l’assoluto non nella propria volontà ed autoaffermazione,non in perfettibili modelli esterni,ma nell’unica volontà creatrice dellavita,è cosa possibile da fare per esempio nei confronti di ragazzi senzaessere fraintesa per autolesionismo, rinuncia, mancanza di persona-lità, vittimismo?Una Vittima ha già raccolto in sé tutte le morti, per la Resurrezione.

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SIGNORE DIO MIO...Abbi pietà di me, peccatore, Signore Gesù.Pongo davanti a te ogni mia morteE ti chiedo perdono per tutti i miei peccati.Ogni giorno ti benedico e ti lodo, Signore,per i tuoi innumerevoli benefici

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23. NON TEMERE LA NOTTE

Io sono la luce del mondo, dice il Signore,chi segue me avrà la luce della vita. (Gv 8,12)

La notte mi sarà luce nelle mie delizie! (Sal 138,11)È come se il Salmista dicesse:la notte della fede mi servirà di guidanei guadi della mia più pura contemplazionee della mia unione con Dio.Da ciò si comprende come l’animache vuole essere illuminataper compiere questo cammino,deve trovarsi nelle tenebre.(San Giovanni della Croce)

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Illumina, Signore, le mie notti con la luce discreta della tua presen-za. Non abbandonarmi nelle mie solitudini, quando tutto sembra crol-lare attorno a me,e quando le presenze più familiari mi diventano estra-nee e sono incapaci di consolarmi. Lo sai anche tu, o mio Gesù, quantosia terribile la solitudine, quando anche il Padre si è reso introvabile e tuti sei sentito da lui abbandonato.Per questa tua terribile desolazione,vieniin aiuto ai miei deserti, non abbandonarmi quando mi sento abbando-nata dagli altri.

Tu che hai sudato sangue, lenisci le mie ferite.Tu che sei risorto, rendifeconda di vita l’esperienza di inutilità e di abbandono. Per la tua santaagonia, riempi i miei momenti terribili, le ore e i giorni di vuoto, perchéio possa sperimentarti come il dolce salvatore.

È la risposta al nostro “Io ho terrore della notte”. Svegli, nel buio, si è attentis-simi a scorgere il minimo indizio di luce ed a gioire e esultare per l’irromperedella luce piena. Nella tranquilla luminosità del giorno pieno o fra i tantimiraggi delle luci artificiali sarebbe impossibile distinguere qual è quella luceunica, capace di arrivare al cuore e riscaldarlo.

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SIGNORE DIO MIO...Confido in te, Signore.Esulto per la luce del Tuo Volto.Ti rendo grazie per la Tua Parola,che è lampada nelle mie notti.La tua voce è certezza nel mio vagare.Conducimi Tu e attiramicon la forza del tuo amore.

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LE FENDITURE SALVIFICHE DELLA PAROLA DI DIO

* O mia colomba,che stai nelle fenditure della roccia,nei nascon-digli dei dirupi”CANTICO DEI CANTICI 2, 8-17

* uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscìsangue ed acqua”GIOVANNI 19, 31-37

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Il monte della paceIl monte della pace

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La montagna ha da sempre rappresentato per l’uomo uno spa-zio misterioso, affascinante, attraente e tremendo, e, insieme, unsimbolo dell’anelito.Una tensione verso la conoscenza e la comu-nione con l’assoluto.La montagna richiama e richiede ascensione,ascesi, silenzio e soli-tudine,altezza e profondità, rischio ed ebbrezza,continuità, fedel-tà fino... alla scoperta della montagna interiore, luogo della rive-lazione più profonda di sé e dell’incontro con l’Altro.“Quando l’uomo inizia l’ascesa della propria montagna interio-re, scopre dentro di sé la presenza di una sorgente. Essa nasce infondo a lui, ed egli ignora il punto in cui emerge: soltanto il cantodella sorgente gli permette di coglierne la realtà. Questa melodia- simile al profumo di un fiore - non rompe il silenzio; discreta,non si impone mai: come un sussurro che permette di coglierele origini, le nascite e le metamorfosi. Rintocco sottile di una pre-senza che accompagna, insegnando la lucidità nella luce come purenella notte. La sorgente ha, al suo passaggio, la funzione di sve-lare; e tutta l’azione di chi la scopre consiste nel non ostacolarnela fluidità.Bloccarla nel suo percorso, sospenderne il corso sareb-be un terribile errore.Esistono sguardi secchi e sguardi umidi: que-sti ultimi sono segretamente animati dalla sorgente di dentro,crea-trice di un clima interiore e di una relazione giusta con l’esterno.I saggi sanno distinguere negli occhi la qualità di una sorgentesegreta, pura o contaminata. Animati da una sorgente, gli occhisono illuminati da una luce di primavera”.(M-Madeleine Davy)

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24. L’ALTITUDINE

Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…presso acque tranquille mi ristora. (Sal 22,1-2)

La vetta di un monte costringe ad alzare lo sguardo verso l’alto; è comese fosse un indice puntato verso il cielo, è il rimando allo zenit e quindialla luce, all’inaccessibilità, alla trascendenza rispetto all’orizzonte in cuinoi siamo immersi quotidianamente.

Dalla cima di un monte è possibile contemplare il cielo stellato,comeun manto di luci, che brillano all’infinito e invitano a sperare nella vitaimmersa nella notte che viene. Chi dimora sul monte si sente protettodal cielo che lo abbraccia e lo custodisce nel cuore della notte, nel silen-zio del creato, rotto soltanto dal canto degli uccelli rapaci.

Siamo indubbiamente attratti dalla via piana,distesa,agevole; siamo abituatialla comodità di pianificazioni che ci danno la sicurezza di un incedere il piùfacile possibile, con il minor numero di rischi ed imprevisti. La pianura ci atti-ra di più e nel piano e lineare ogni rilievo o sporgenza diventa problema,assillo.Se volgiamo lo sguardo più lontano verso la cima di una montagna intravi-sta dietro le nuvole, sospiriamo, come cosa irraggiungibile; ma più vicino ciaccorgiamo di spazi nuovi, di pascoli più ricchi dove qualcuno ci aspetta per

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SIGNORE DIO MIO...Ha sete di te, Signore, l’anima mia.Come una cerva che sale sui monti più alti,anch’io cerco, anelante, una sorgente di vita.Visitami con la dolcezza del tuo Spirito e ristorami.

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25. LA VETTA DEL SACRIFICIO

Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio …perché il mondo si salvi per mezzo di Lui. (Gv 3,17)

Nell’ascesa della vita spirituale, dice il Padre Serafino a un giovanedesideroso di apprendere l’arte del meditare: Dio ci può condurre fino alSacrificio ... e gli citò il passo della Genesi in cui Abramo si mostra pron-to a sacrificare il proprio figlio Isacco. Tutto appartiene a Dio, continuòin un mormorio Padre Serafino. Tutto è suo, viene da lui ed è per lui.Meditare come Abramo ti conduce alla totale spoliazione di te stesso edi ciò che hai di più caro... qualcosa a cui tieni particolarmente, con cuiidentifichi il tuo “io”. Per Abramo si trattava del suo unico figlio; se tusei capace di questo dono, di questo totale abbandono, di questa infini-ta fiducia in Colui che trascende ogni ragione e ogni buon senso, tuttoti sarà reso al centuplo: “Dio provvederà”. Meditare come Abramo èavere nel cuore e nella coscienza “nient’altro che Lui”.Quando salì in cimaalla montagna Abramo pensava solo a suo figlio. Quando ridiscese nonpensava che a Dio.

Passare attraverso la vetta del sacrificio è scoprire che niente appar-tiene all’io. Tutto appartiene a Dio. È la morte dell’ego e la scoperta del“Sé”. Meditare come Abramo è aderire con la fede a Colui che trascen-de l’universo, è praticare l’ospitalità, è intercedere per la salvezza di tuttigli uomini. È dimenticare se stessi. È spezzare i legami, anche i più legit-timi, per scoprire se stessi, il nostro prossimo e tutto l’universo abitatodalla presenza infinita di Colui che.. solo È.

“Perché Dio mi chiede questo?” credo sia la domanda tragica di un uomo, diun popolo che sale,sopportando pesi più grandi di lui,accettando una provache non capisce contando sulla sua fedeltà ad un Padre che sta chiedendooltre ogni possibile comprensione umana. È il grido del mondo di fronte adogni incomprensibile sciagura,è l’invocazione di chi spende la propria vita concoerenza e va avanti con la speranza nell’unica possibilità di provvidenza egiustizia.

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SIGNORE DIO MIO...Signore innalzo a te la mia preghiera.Ti presento il sacrificio della mia esistenza vissuta per te e con te. Rispondimi,nel tuo grande amore, quando invoco salvezza e pietàper questo mondo che vaga nelle tenebre .

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26. LA PACE

Porrò la mia legge nel loro animo,la scriverò nel loro cuore… (Ger 31,33)

Tutti desiderano la pace,ma non sanno come ottenerla.Un giorno AbbaPaisios si lasciò prendere dall’ira e pregò il Signore di essere liberato daquella passione. Il Signore gli si manifestò e gli disse: «Paisios, se vuoifare a meno di adirarti, non desiderare nulla, non giudicare e non odia-re alcuno, e avrai la pace». Così, se ogni uomo rinuncia alla sua volontàdinanzi a Dio e agli uomini, sarà sempre pacificato nell’anima. Ma chivuole fare la propria volontà non avrà pace.

Un’anima che si abbandona alla volontà di Dio sopporta facilmen-te ogni afflizione e ogni malattia, perché anche nel tempo della malat-tia rimane in contemplazione di Dio, e prega dicendo: « Signore, tu vedila mia infermità; Tu vedi quanto io sia peccatore e debole, aiutami a sop-portare e a ringraziarti per la tua bontà ». Il Signore allevia l’affanno el’anima sente la vicinanza di Dio e resta davanti a Dio piena di gioia edi riconoscenza.

Se subisci qualche contrarietà, pensa: « Il Signore vede il mio cuore,e, se questa è la sua volontà, tutto avverrà per il bene mio e degli altri ».E così la tua anima sarà sempre in pace. Ma se uno comincia a lamen-tarsi e a dire: questo non va bene, quello non va come dovrebbe, alloranell’anima sua non c’è pace, anche se digiuna e prega molto.

Gli Apostoli si rimisero totalmente alla volontà di Dio. Solo così siconserva la pace. E allo stesso modo tutti i grandi santi sopportanoanche loro tutte le sofferenze, affidandosi alla volontà di Dio.(cf. Silvano del Monte Athos).

Davvero méta lontana di ogni tempo è la pace:individuale,sociale,politica,mon-diale,ovunque sperimentiamo la drammaticità della divisione,offesa,sopraffazione.Per questo Dio ha usato la via essenziale di una legge scritta nel cuore degliuomini e del mondo, scritta con il fuoco della sua parola, del suo amore, delsuo farsi nutrimento per una umanità affamata di pane che non perisce.Così, liberandoci da ogni tentativo e velleità individuale di voler fare e giudi-care da soli, possiamo farci forti solo della sua lungimiranza e del suo bene etrovare pace.Così,uomini che abbiamo conosciuto e che conosciamo,così l’u-manità malata di rabbia e voglia di riscatto, possono trovare la spiegazionedella sofferenza in un abbraccio di bene, più forte di ogni male.

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SIGNORE DIO MIO...Gioisco in te, Signore.Il mio cuore trova pacenel cercare sempre il tuo volto.Ti ringrazio per la tua continua presenza amica che avvolgee purifica la Chiesa eil mondo intero.

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27. LA MEDITAZIONE

Beati coloro che custodiscono la Parola di Dio…(cf Lc 8,15)

Meditare è mormorare come la tortora, lasciare in te quel canto cheviene dal cuore, così come hai imparato a lasciar salire in te il profumoche viene dal fiore.

Meditare è respirare cantando.È ripetere incessantemente:“Kyrie eleison…”, che vuol dire: Signore

pietà, Signore; manda il tuo Spirito; che la tua tenerezza sia su di me esu tutti; che il tuo nome sia benedetto! Non impadronirti del significa-to di questa invocazione, esso ti si rivelerà da sé.

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SIGNORE DIO MIO...Signore, pietà. Manda il tuo Spirito.La tua tenerezza cresca dentro di me fino a produrre il canto della misericordia e della compassione per tutti.La Tua Parola è forza e tenerezza.

Nella storia di ognuno di noi ci sono piccole e grandi rinascite a vita nuova,ogni volta che la Sua voce ci ha raggiunto nei deserti e miraggi della quoti-dianità.Molteplici sono le conversioni degli uomini chiamati a lasciare nel pas-sato aridità, angosce, menzogne, compromessi, offese, ribellioni che solo Luipuò curare. In ognuno di noi ci sono ferite affidate al Suo amore silenzioso ecomprensivo per ogni creatura in ascolto.

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28. IL RIPOSO

Siamo stati riscattati a prezzo del Sangue prezioso di Cristo,

Agnello senza difetti e senza macchia. (1 Pp 1,19)

Vi è uno stato di riposo in Dio, di totale rilassamento di ogni attivi-tà intellettiva, uno stato in cui non si fanno progetti, non si prendonodecisioni e ci si astiene temporaneamente da ogni azione per rimetteretutto il futuro alla volontà di Dio, per abbandonarsi completamente alproprio destino. In parte mi è stato dato di sperimentare questa condi-zione in seguito ad una esperienza che trascese le mie forze, esaurì la miavitalità intellettuale e mi tolse ogni forma di attività. Rispetto all’abban-dono della propria opera per mancanza di forza vitale, il riposare in Diorappresenta un’esperienza totalmente nuova e singolare.Quello era il silen-zio della morte. Al suo posto subentrava un senso di sicurezza… dietroquesto soffio vivificante sembrava celarsi l’ingresso di una attività chenon è la mia. (Edith Stein)

“Vieni Spirito Santo…nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto con-forto…” è l’invocazione bellissima di chi chiede completezza per la propriapochezza,ristoro per il proprio affanno.Tanti attingono quotidianamente forzadall’affidarsi completamente a Dio.Un missionario ha raccontato ai ragazzi,che chiedevano notizie sulla sua gior-nata da missionario in Burundi, che il momento più bello è il mattino presto,quando i villaggi sono ancora addormentati ed egli si sveglia per pregare eriposare un paio d’ore nelle braccia del Padre. Poi, fino a sera, per dieci-dodi-ci ore va avanti con questo carburante del mattino, con la Parola che riescea passare anche attraverso le sue mani nude.

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SIGNORE DIO MIO...Nell’impegno di ogni giorno, Signore,custodisco silenziosamentela mia cella interiore.Offro a questo mondo malato di protagonismo,la dolce solitudine del mio essere in te e per te soltanto.Prendi tra le tue mani sante questa piccola esistenzache, fragile, anela a te.Te la offro come intercessione per tuti.

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29. L’AMORE

Beati i misericordiosi,perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. (Mt 5,7-8)

Il mistero ultimo dell’essere, la realtà ultima è amore.Questa è la strut-tura essenziale della realtà. È presente nell’essere un infinito desiderio didarsi per amore e questo dono di sé per amore è eternamente corrispo-sto dall’amore. Esiste una continua danza d’amore, un continuo anda-re e tornare. In fin dei conti, è questo stesso Amore a darsi continuamentein modo da creare questa e quella forma, costruendo l’universo di stel-le e atomi e cellule viventi e poi riportando tutto a Sé; tutto viene all’e-sistenza nella Parola come espressione d’amore e tutto ritorna al Padre,alla Sorgente, nell’amore dello Spirito.

La realtà è non essere piuttosto che Essere. Il grande monaco bene-dettino Augustine Baker non ha forse descritto l’unione dell’anima conDio come l’unione del nulla con il Nulla? Perché Dio e l’anima sicura-mente non sono due cose; perdere la propria anima è salvarla e ancheDio deve morire prima di poter essere conosciuto per quello che è.(B. Griffiths, Ritorno al centro)

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Il Dio della vita e dell’amore non poteva che creare cose buone; è questa la cer-tezza su cui fondare l’esistenza nostra e del mondo.Anche quando sembra assur-do poter parlare di bontà, anche quando è umanamente impossibile solointravedere il bene, sappiamo che il Creatore non lascerà nulla vano, insensa-to, annullato dal male e dalla morte. Noi creature abbiamo sempre il confor-to della preghiera fiduciosa.Sulla scrivania della camera di un sacerdote mortoho trovato le parole di una preghiera che l’aveva accompagnato nel suo cam-mino di uomo: “…Tu dunque non altro devi fare / se non lasciare libera ope-razione / a questo Dio d’amore / non ponendo alcun ostacolo da parte tua”.

SIGNORE DIO MIO...L’amore che tu ci doni, Signore,è misericordia e compassione.Mi inviti a perdere la vita per te e per il tuo vangelo.Sono pronta e con te accetto di salirefino alla vetta dell’amore.

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30. COMPASSIONE

Quando sarò elevato da terra,attirerò tutti a me. (Gv 12,32)

Chi fa l’esperienza di trovare Dio nella preghiera e nella solitudine,scopre una dimensione nuova nel proprio cuore: la compassione per tuttal’umanità. La solitudine non isola, ma allarga gli spazi della propriatenda per ospitare uomini e donne che cercano, anche a loro insaputa,un senso per la loro vita, e vengono raggiunti dal fluire ininterrotto dellaimplorazione e benedizione di chi nessuno, o pochi, sanno che esiste! Èil ruolo della sentinella che veglia e avverte il sorgere del giorno nuovo,mentre tutti dormono o sono presi dall’affanno della vita.

Tomas Merthon chiama questo vigilare nella solitudine il deserto dellacompassione.

«Il mio deserto si chiama compassione. Non c’è luogo desertico così tre-mendo, così bello, arido e fecondo come il deserto della compassione. È ilsolo deserto che davvero fiorisca come i gigli. Diventerà una fonte, germo-glierà e sboccerà godendo della gioia. È nel deserto della compassione chel’arida terra si muta in polle d’acqua e il povero possederà tutte le cose. Nonvi sono confini per contenere gli abitanti di questa solitudine in cui vivo soli-tario, isolato come l’ostia sull’altare, cibo degli uomini, appartenente atutti e a nessuno, poiché Dio mi è accanto, siede tra le rovine del mio cuoree predica il vangelo ai poveri».

Il monaco Silvano chiama preghiera pura, la compassione per colo-ro che non conoscono Dio e dice: «Pregare per gli uomini è versare ilproprio sangue». Dalla sua esperienza di uomo condotto dallo Spiritodi Dio nella dura solitudine dell’Athos, può dire che amare con l’amo-re di Cristo (e questa è compassione) significa bere al suo calice, il cali-ce che Cristo stesso chiede al Padre d’allontanare. Così di giorno in gior-no,dal silenzio amoroso alla solitudine benedetta, il monaco fa scenderegiù verso la valle la rivelazione dell’Amore di Dio, come tante gocce dirugiada che brillano nel primo mattino sui campi ricchi di erba verde edi fiori colorati. E dirà il solitario, dall’alto del suo eremo: «Il nostro fra-tello è la nostra vita».

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Dall’esperienza di sentirsi amato, consolato, appagato non può che nascereuna nuova apertura, una nuova capacità di abbracciare, ascoltare, com-prendere i tanti bisogni di accoglienza. Il luogo silenzioso ed intimo del rac-coglimento e della preghiera diventa spazio grande per i tanti visi e cuoriconosciuti e sconosciuti a cui siamo legati dalla figliolanza allo stesso Padre.Diventa allora possibile l’impossibile, curare il male con il bene, chiedere per-dono per sé e per chi non ha la forza di farlo, rispondere all’offesa con la sup-plica di compassione per sé e per l’altro, sentire con l’umanità lo stesso biso-gno di guarigione.È veramente olio che cura le piaghe, riuscire a sentire, tra le maledizioni delladisperazione,il fiume benefico delle benedizioni di tanti che ci portano nel cuoree ci presentano al Padre, insieme.

SIGNORE DIO MIO...Attirami a te, Signore.Nel grande fiume della misericordia divina, dove lo Spiritocrea e ricrea, la tua forza creatrice maturi in me l’adesione totalealla volontà del Padre. Resto vigilante nella notte della vita e aproil mio cuore a tutti coloro che bussano alla porta del mio cuore.

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31. LA PURIFICAZIONE

Se rimarrete fedeli alla mia parola,sarete davvero miei discepoli;

conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. (Gv 8,31-32)

Il deserto, che Gesù sceglie come luogo di lotta e di purificazione, èsempre davanti a noi e dentro di noi. Chi di noi, in certi momenti del-l’esistenza, non ha desiderato ritirarsi per qualche giorno, per qualchemese o per qualche anno nel deserto, in un rifugio per viandanti o su un’al-ta montagna? (Ger 9,1)? Un maestro dello spirito ci dice a questo riguar-do: “Dove si trova il rifugio nel deserto, che non tiene il registro degliospiti?… Non c’è strada che vi conduca, non è segnato in nessunaguida… Eppure è in questo luogo senza ubicazione, in questo ricoveroprivo di abitazioni, in questa dimora senza domicilio che è la residenzadi Dio”.

Dall’alto di un monte la visione del deserto da percorrere diventa sem-pre più chiara e sfidante. Una traversata nella solitudine o una scalatapiena di rischi,per salire a quote sempre più alte, solo per la beata comu-nione d’amore con il Signore.

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Il deserto,agli occhi di chi inizia a percorrerlo, è immenso, senza oriz-zonti e senza sentieri che possano indicare una meta. Chi da tempo loattraversa, di anno in anno, di tappa in tappa, come la Chiesa ci chia-ma a fare in ogni quaresima, sa che esso è carico di insidie, di animalivelenosi, di miraggi che spesso disorientano lo sguardo del viandante.È così anche della montagna: l’isolamento e la presenza di vipere e ser-penti richiedono, a chi vi abita, molta attenzione e coraggio. Nel deser-to crescono i tamarischi, che si nutrono di salsedine e stendono le lororadici in cerca di umidità e di sostanze alquanto povere. Essi si ergonospesso vicino ad acque che scaturiscono dalle rocce spaccate, frutto dilunghi anni di assestamento della terra; si mostrano fieri della loro resi-stenza e si allargano per fare ombra a chi si avventura nella difficile efaticosa traversata.

Di molte qualità di alberi è ricca la vetta abitata dal solitario: casta-gni secolari, abeti e pini, circondati da gentili betulle e ciliegi fruttuosi,insieme ad acacie cariche di foglie e di odorosi fiori. Abitare sulla cima,nella sommità solitaria in un piccolo eremo,significa essere obbligati ognigiorno a volgere lo sguardo in alto e sentirsi più vicini al cielo. Così nonresta altro da fare che contemplare l’orizzonte dai mille colori all’alba eal tramonto di ogni giornata, il cielo stellato di notte che, come unmanto di benedizione e di speranza, avvolge il cuore solitario.

La montagna richiama il deserto nella sua esigente solitudine erigoroso silenzio! Essa inoltre nasconde in sé sorgenti d’acqua che,silenziose, scorrono tra le rocce sotterranee fino a valle, per portarealimento e vita. Gli uccelli, con il loro cinguettio, rompono il silenzio epopolano la solitudine dell’eremo come presenza viva del DioCreatore e Signore di tutte le cose.

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Un uomo in fuga è quello che abbiamo incontrato tante volte nella storia, èquello che anche oggi fugge dalle sue paure, abbandoni, rifiuti, aggressioni.È quello che cerca il luogo ed il momento per fermarsi e fare chiarezza, chia-mare per nome il male ed il bene che porta con sé, scegliere, lasciarsi dietro icompromessi, le ipocrisie, i balbettamenti.Non da solo può fare questo,ma attingendo alla verità della Sua Parola potràliberarsi dal buio che opprime l’anima, nata dalla luce.

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SIGNORE DIO MIO...Tu, o Dio, mi inviti ad entrarenel regno del tuo Figlio prediletto.In Lui noi tutti abbiamo la redenzioneper mezzo del suo Sangue; la vera libertà.Nella Sua verità è la nostra pace.Purifica ogni mia inclinazione al male erendimi trasparente per la tua gloria.

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32. L’INCARNAZIONE

Ecco ora il momento favorevole,è questo il giorno della salvezza! (cf Cor 6,2)

La delicatezza di rapporto che la persona spirituale stabilisce con Dio,e che è frutto di un cuore vigilante, allarga ulteriormente le dimensionidella risposta che essa è chiamata a dare al suo Signore.

Questa risposta si concretizza nell’attenzione che la persona stessa ponealle esigenze del Regno e in una più profonda capacità di incarnarsi nellastoria; anche negli eventi più contraddittori della realtà umana.

Come una civetta che,dotata di una straordinaria capacità visiva,riescenel buio a scorgere anche i dettagli dell’ambiente che la circonda, così ilvigilante è capace di scoprire ovunque le tracce di Dio e intuire le miste-riose direzioni del suo piano di salvezza. Questo è possibile solo perché,mentre egli veglia, tiene il cuore attento alle venute del Verbo; la sua atten-

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zione è simile a quella di una sposa che brama l’incontro amoroso conil suo sposo. E con la stessa passione d’amore della sposa, l’anima vigi-lante ripete ogni giorno:“Vieni Signore Gesù”. Con questa invocazione,essa esprime la certezza della presenza amorosa e benedicente di Dio nellastoria dell’umanità, sempre trafitta e bisognosa di guarigione. Nessunasituazione nuova,positiva o negativa, troverà sprovvisto il cuore di coluio colei che vigila e ascolta.E tutte le relazioni umane che si troverà a vive-re, familiari, comunitarie o sociali acquisteranno il tono delicato del-l’accoglienza continua e del rispetto profondo, poiché egli usa nei con-fronti degli altri, la stessa delicatezza che Dio usa nei suoi.

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L’attenzione del Padre verso i più piccoli sta passando attraverso ognuno dinoi, voluto non a caso in questa storia, in questo momento, in situazioni feli-ci ed infelici da far fruttificare.È pienezza, gioia, responsabilità sentire che ciò che può passare tra le manidell’uomo oggi è frutto della Sua fiduciosa alleanza con una creatura che con-tinua a far fiorire la creazione.

SIGNORE DIO MIO...Ti cerco, Signore, perché tu ti fai trovare.

Invoco il tuo nome perché tu mi riveliil momento favorevole.

Oggi mi chiami a servirti e incarnarmi qui, dove mi hai posto,

perché Tu hai scelto per me il luogoe il tempo dell’alleanza d’amore.

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LE ALTITUDINI DELLA PAROLA DI DIO

* “Sul Monte Dio provvede”GENESI 22, 1-18

* “Congedata la folla, Gesù salì sul monte, solo, a pregare”MATTEO 14, 22-23

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Il giardino della libertàIl giardino della libertà

V

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Nel libro della Genesi, il giardino è quello che Dio aveva pianta-to in Eden perché l’uomo, appena plasmato, vi abitasse. (Gn 2).Disteso in tutta la sua bellezza e fornito di ogni bene necessario,esso viene affidato alla creatura perché lo custodisca. In questomondo ancora paradisiaco, Dio abita con l’uomo. Creatore ecreatura vivono una stretta relazione comunionale.L’irruzione improvvisa del peccato, scompiglia l’armoniosità delcosmo e l’uomo,dopo aver rivendicato l’autonomia da Dio,si trovaa doversela cavare da solo. Le conseguenze negative di questascelta sono quelle che l’umanità di tutti i tempi ha sperimenta-to.Ma nonostante la disobbedienza,Dio non lascia l’uomo al suodestino. Egli prepara, fin da allora, il suo piano di salvezza, perriportare l’umanità allo splendore dell’origine. Questo piano sirealizza pienamente nella pasqua di Gesù.La resurrezione è il segnoche Dio ha riaperto all’uomo le porte del paradiso perduto. Lacreazione rifiorisce sotto l’influsso della grazia.Un anonimo predicatore del V secolo, inizia così la sua omeliapasquale.“La natura che finora era morta celebra la resurrezione insieme alsuo Signore. La deliziosa bellezza degli alberi verdeggianti e dei fiorivariopinti sono tutti come un unico gesto di gioia. Il cielo, fino adoggi triste, oppresso dall’oscurità di nuvole vaganti, ora ride dolce-mente alla terra. Volta del cielo e superficie della terra si accorda-no in un unico canto al Cristo Dio e uomo che ha portato pace alcielo e alla terra. Il sole, focolaio di luce per tutte le stelle, fa rifulge-re il suo volto sfavillante, ogni creatura celebra una santa liturgiad’amore per questo giorno della nostra salvezza.”

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33. DOVE LA LIBERTÀ È AMORE SPONSALE

Gesù portò nel suo corpo i nostri peccati,sul legno della croce.

Le sue piaghe ci hanno risanati. (1 Pp 2,24)

Santa Teresina del Bambin Gesù, ci ha lasciato un’eredità formida-bile, per penetrare nel Mistero dell’amore sponsale dell’anima con Dio.Ella parla dell’Infanzia spirituale.

C’è una «infanzia spirituale» che non è chiesta a tutti: è una vocazio-ne particolare, ma è data a bene di tutti. È l’«infanzia» delle anime vergi-ni, e di quelle contemplative in specie: di quelle chiamate ad esperimen-tare l’infanzia della Chiesa,perché a loro non è chiesto di guadagnare nulla,di badare a nulla: a loro è chiesto solo di sprecarsi agli occhi del mondo- come si spreca un profumo prezioso - per onorare la persona di Cristo.

È la vocazione a personificare la Chiesa in quanto essa è la Sposa deiCantici - quasi una giovanissima fidanzata-tutta perduta a guardare ilsuo Sposo e ad aver tempo (tutto il tempo) per Lui.Una Sposa-Bambinacapace di gioire e di soffrire, e che scopre nel volto di Lui i propri stessidrammi (ecclesiali).Una Sposa-Bambina capace del primo essenziale apo-stolato: dire al mondo, con la propria stessa vita, che Lui c’è, che Lui èl’Amore e merita amore.

C’è poi una infanzia ecclesiale proposta a tutti: è l’invito di occupa-re ciascuno il proprio posto (quello che Dio assegna, distribuendovocazioni, ministeri, carismi ...) con tutta l’adultezza e la determina-zione necessarie, ma con la strana capacità di tenere sempre la testa unpo’ voltata a guardare quel Signore nel cui nome si è inviati.

Si tratta di persone adulte, decise, generose, che non hanno paura diadempiere i compiti loro affidati, e di assumersene di nuovi appenapossibile, ma che tuttavia mantengono uno spazio nel cuore per potereadattare a sé queste parole di santa Teresa di Lisieux: «capii subito chequel compito era al disopra delle mie forze. Allora mi sono messa tra le brac-cia del buon Dio, come un bambino piccolo e, nascondendo il volto tra isuoi capelli, gli ho detto: Signore, sono troppo piccola per nutrire le tue figlie;se per mezzo mio vuoi dare loro ciò che conviene a ciascuna, riempi la miaanima e io, senza lasciare le tue braccia, senza voltare la testa, darò i tuoitesori all’anima che verrà a chiedermi il cibo.»

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Stentiamo un po’ a cogliere nella parola sposi il significato immediato edessenziale di amore pieno e liberante. Dobbiamo sfrondarla di tanto per dipiù, di tanto inutile, di tanto peso messo addosso nella nostra società in cuinon si vuole sentire parlare di pesi ma solo di presunte libertà.Eppure la meravigliosa delicatezza con cui il Padre cerca di far capire all’uo-mo la qualità del rapporto che li unisce è proprio in questa espressione “amoresponsale”: In essa la libertà di due creature non ha la pretesa di essere auto-sufficiente, ma trova piena realizzazione nell’essere messa nelle mani del-l’altro.In questa relazione di totale fiducia,la novità dell’amore porta ogni gior-no i suoi frutti,nella famiglia,nella comunità,nella Chiesa,oltre ogni dolorosadivisione.

SIGNORE DIO MIO...Introduci i miei passi, Signore, sulla via stretta dell’umiltà e dellapiccolezza. Fa che io scopra la bellezza dell’essere semplice davantia te e agli altri. Porto con te sulle mie spalle la piccolezza di tutticoloro che non hanno voce e gridano a te, perché tu li ascolti.

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34. DOVE IL SANGUE È MISERICORDIA

Cristo è stato consegnato alla morteper riunire insieme i figli di Dio

che erano dispersi. (Gv 11,52)

Misericordia! Dal sangue di Cristo è sgorgata la misericordia di Dioche avvolge la nostra miseria e la redime, per farci nuovi e attenti al SuoAmore di Padre. Perché misericordia è proprio questo: il Cuore di Dioche si mette a contatto con le miserie degli uomini e le brucia! Gesù ci harivelato,con una parabola incantevole, il cuore di Dio piegato sulla nostramiseria. È la parabola, tanto umana, del figlio prodigo (cf. Lc 15,11-32).

Come quel padre che aveva ‘perso’ il figlio, Dio guarda da lontano evede le profondità del male che emerge dalle nostre scelte malate e datutta la nostra infelicità. I suoi occhi, fissi sulle nostre debolezze e le nostrefughe, guardano non per giudicare, ma per prendere nel proprio cuoretutto quanto noi siamo e trasformare le miserie in ricchezze di vita. È ilmiracolo continuo che Dio opera per amore, che noi chiamiamo mise-ricordia.

S.Agostino afferma:“Che cos’è la misericordia se non la simpatia cheil cuore prova per l’altrui miseria che vorrebbe sollevare per quanto gliè possibile?”.

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Lavare, ripulire le nostre relazioni dalle macchie e dalle pietre che ci portia-mo dietro con angustia,è quello che tentiamo di fare.Oltre ogni tecnica,oltreogni psicoterapia,oltre ogni tipo di acqua c’è la possibilità di attingere ad altro.Caro è il ricordo di una persona che, di fronte alle tante Marte affaccendatedel mondo che lo interrogavano sulle ingiustizie ed angherie,rispondeva sor-ridendo:“Ma perché perdi tempo a rivangare queste miserie umane?”.Perdiamo tempo ed energia dietro incomprensioni,barriere,pretese di riscat-to, bende inutili sulle nostre ferite, perché è già stato abbracciato tutto dal-l’amore di Chi ha lavato la miseria ed il male col proprio sangue.

SIGNORE DIO MIO...Lo scorrere misterioso del tuo sangue, Signore della vita e dell’amore,mi invita a tuffarmi nel grande fiume della misericordia divina.Fa che io impari a gustare la dolcezza dell’abbandono e la gioia infinita della vittoria sul male.

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Vincere la morte, sogno impossibile o delirio d’onnipotenza dell’uomo?L’uomo è già in questo sogno in parte, sogno realizzato perché voluto da unCreatore, che ha già vinto la morte e gli ha affidato la capacità di coprire ilmale con il bene.Ogni piccola vittoria sull’egoismo, sopraffazione, pregiudizio, indifferenza,odio, è messa nelle nostre mani, perché voluta dal Padre della vita e del per-dono

35. DOVE LA MORTE È VINTA

Non nascondere da me il tuo volto,…tendi verso di me il tuo orecchio;

quando ti invoco, affrettati, rispondimi. (Sal 101,3)

“Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buonmattino, quand’era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dalsepolcro… Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva, si chinòverso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla partedel capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù… Le disseGesù: «Donna perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custo-de del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lohai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria». Essa allora vol-tatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: maestro!Gesù le disse:«Non mi trattenere…ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgoal Padre mio e Padre vostro…” (Gv 20, 1-2; 11.18)

Nel giardino della Pasqua, Maria di Magdala sperimenta la pienez-za della comunione paradisiaca, proprio mentre vede e tocca il suoSignore, vivo e vittorioso sulla morte. Inizia così l’era della vittoria sulmale e dello Spirito che ci rende partecipi della Resurrezione di Gesù.

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SIGNORE DIO MIO...Maestro divino, Signore della storia, Cristo risorto per amore.Mi prostro ai tuoi piedi santi. Ti stringo a me, per avere energiadi vita e forza di sperare. Ti adoro come il Signore di tutti el’unico salvatore del mondo

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36. DOVE LA VITA È RISVEGLIO

Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi;mi seguirai più tardi. (Gv 13,36)

La mattina di Pasqua, gridiamo con gioia:“Alleluia: Cristo è risorto!”È la festa cosmica del risveglio! Risveglio dal sonno e dal torpore che

spesso accompagnano la nostra vita quotidiana, risveglio dalla morte chesperimentiamo dentro l’attuale storia, risveglio dalla tiepidezza dellerelazioni familiari e amicali, risveglio dalla stanchezza che ci fa soccom-bere lungo il cammino sotto il peso della dispersione e dello stress, risve-glio da un inverno, spesso molto rigido e lungo, che ci regala la gioia dimeravigliosi tramonti, risveglio dal lento germogliare dei primi fiori suimonti ancora coperti di neve e che ci fanno sognare una primavera cari-ca di colori e di frutti, il risveglio dalla tomba chiusa, sigillata dei nostripiccoli o grandi egoismi, che a volte rischiano di seppellire anche i desi-deri più alti e mettere a tacere il grido profondo del cuore che invoca liber-tà e pace. Il risveglio è come il sorgere del sole la cui luce nasce debole etenue all’aurora,perforando lentamente,ma con forza, il velo dell’oscurità.E mentre è difficile fissarne l’inizio, la si vede estendersi, amplificarsi, svi-lupparsi dissipando a poco a poco le tenebre tutt’intorno; è allora checompare il sole.

Il risveglio dell’alba del nuovo Giorno, la mattina di Pasqua, è quel-lo di Cristo che sorge dalla morte,spalancando le porte sigillate della tombasorvegliata e irrompe come luce potente nel giardino dell’amore! Talerisveglio è diventato, ormai per sempre, il canto della vittoria sul male esu ogni tipo di oscurità, il grido di ogni vita per il doloroso parto dellabellezza e della novità nello spirito! Il canto che motiva e dà senso al salu-to che nel tempo pasquale rivolgiamo ad ogni fratello e sorella:“Christosanesti! - Cristo è risorto (si è elevato)!” Tutti ormai possiamo sperare inLui, tenendo fisso il nostro sguardo interiore verso l’Alto, dove la vitto-ria sul male è assicurata!

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Chi ci accompagna tenendoci per mano non si arrende ai nostri capricci, allenostre soste nell’errore,perché ha premura di riportarci verso la perfezione divita in quel giardino dove è iniziata la storia dell’umanità.Per questo la morte nel peccato, la morte nel male, la morte fisica delle per-sone a noi care è assicurata al risveglio,per sempre,quello stesso di Gesù,oltrela tomba.

SIGNORE DIO MIO...Mentre, tu Signore,entri nel cuore della passione,tra i rumori della Gerusalemme distratta,io canto a te il mio alleluia pasquale.Risveglia, con il silenzio della tua offerta divina,il fiat totale alla vita.

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37. DOVE LA LIBERTÀ È COMPASSIONE

Per la grandezza della tua bontà, rispondimi,per la fedeltà della tua salvezza, o Dio. (Sal 68,14)

Una notte feci un sogno - racconta uno scrittore. Miriadi di uccelli svo-lazzavano sotto una rete tesa ad una certa distanza dal suolo e tentavano con-tinuamente di prendere il volo, ma urtavano nella rete e ricadevano a terra.

Era uno spettacolo triste, angoscioso.Ma ad un certo punto un uccello si ostinò a lottare contro la rete, fin-

ché ferito e sanguinante riuscì a spezzarla e prese il volo verso l’azzurro.Un alto grido si levò dal popolo degli uccelli e con un fruscio di innumere-

voli ali tutti si precipitarono attraverso la fenditura verso lo spazio senza limiti.Gesù con la sua Pasqua ha spezzato la rete del destino.L’impossibile è ormai possibile.

E Nel Talmud si legge una vecchia leggenda:Il Rabbi Giosuè ben Levi capitò davanti al profeta Elia che stava ritto

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sulla porta della caverna del Rabbi Simeron ben Yohai. E chiese ad Elia:«Quando verrà il Messia?«. Elia rispose:

«Vai a domandarglielo tu stesso».«Dove si trova?»«È seduto alla porta della città».«Come potrò riconoscerlo?».«È seduto tra i poveri coperti di lebbra. Gli altri tolgono le bende a tutte

le loro piaghe nello stesso tempo e poi rimettono le fasce. Ma egli toglie unabenda alla volta e poi la rimette dicendo a se stesso: «Potrebbero avere biso-gno di me; se ciò accadesse io devo essere sempre pronto per non tardareneppure un momento».

A questa prontezza ci abilita la Pasqua di Cristo. Tutti siamo in qual-che modo feriti e bisognosi di misericordia, ma pochi sanno tenersisempre pronti come Lui a curare chi ha bisogno.

Ho sentito un frate raccontare una storia d’Africa: egli un giorno battezzò unragazzo che da tempo seguiva l’annuncio del vangelo e chiedeva il battesi-mo contro la volontà della sua famiglia. Dopo qualche settimana il frate furaggiunto da alcuni uomini che lo chiamavano al loro villaggio perché erasuccessa una cosa inspiegabile. Il ragazzo battezzato era stato ucciso e sep-pellito; da quel momento nessuno aveva più trovato pace. La terra aridaassettata d’acqua, in cui era stata scavata la fossa rimaneva sempre bagna-ta,sotto il sole cocente,solo lì,in quel punto preciso,mentre attorno continuavaad essere secca e dura. E appena faceva buio da quella terra usciva luce, pertutta la notte, ad illuminare i visi increduli di chi andava a vedere.Era già stato chiamato lo stregone che aveva concluso essere tutto ciò un segnobuono.Attorno quella poca terra, toccata da mani e vista da occhi umani, attornoquella vita che non si spegneva, è nata una nuova chiesa, pronta a dare spe-ranza ad altri uomini e donne, e lenire la sofferenza di tanti.

SIGNORE DIO MIO...Chiamami, Signore, alla prontezza dell’offerta,alla vigilanza di chi sa che la vita non gli appartiene, perché è dono divino.Con Te, sul Calvario dell’amore, vivo la prontezza del dono.

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Siamo persone nuove ogni volta che la grazia di Dio ci risana nei suoi sacra-menti e si riannoda il filo spezzato della nostra lontananza. In virtù di questaforza, di questo patto rinnovato, possiamo tentare l’impossibile dell’andareoltre i nostri limiti, nei rapporti più difficili e lasciar fiorire anche rami che, adocchio umano, sembrano secchi.

38. DOVE L’ALLEANZA È CERTEZZA

Come ho fatto io, così fate anche voi. (Gv 13,15)

Alleanza! Il dono che Gesù fa di se stesso all’umanità è un’alleanza :un patto-offerta di sè fino al Sangue, che chiede una risposta di parteci-pazione e di fedeltà. Quando Gesù afferma: “Questo è il calice dellanuova alleanza, bevetene tutti”, ci invita a lasciarci coinvolgere nella suavita fino a diventare anche noi capaci di donarci totalmente. Il suoSangue allora diventa il legame più forte fra noi e Dio, il veicolo più sicu-ro dell’amore che Dio ha per noi e del bisogno che ognuno di noi ha dimisericordia e di perdono. Infatti questa “nuova alleanza”, stabilita nelSangue del Figlio di Dio, non è una semplice dimostrazione di amore edi generosità, ma una chiamata a lasciarci prendere dalla misericordiadivina e aprire il cuore ad ogni gesto di carità e di bontà verso tutti.

Un’alleanza definitiva! Non c’è altro modo per accostarci a Dio e lasciar-ci trasformare da Lui: il dono della vita, fatto con generosità, con totali-tà, con definitività. Non una parte di noi, ma tutto noi stessi, non unapiccola porzione di tempo e di energie,ma tutto e per sempre! Ciò è pos-sibile nella misura in cui siamo capaci di condividere la vita di Gesù e diseguirlo senza stancarci.

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SIGNORE DIO MIO...La forza della tua Pasqua, Signore, mi renda capace di parteciparefino in fondo alla tua passione e alla tua morte per amore.Insegnami a stringere una costante alleanza d’amore con tutti coloro che hanno bisogno del mio fraterno aiuto.

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39. DOVE L’AMORE È FECONDITÀ

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. (Lc 23,46)

Come talvolta la roccia si apre per lasciare fluire l’acqua,così la morteredentrice di Cristo, che è la nostra salvezza, lascia fuoriuscire lo Spiritodatore di Vita.L’evangelista Giovanni racconta che,prima di morire,Gesùmanifesta la sua volontaria consegna di se al Padre,dicendo: Tutto è com-piuto.

E, subito dopo: ...chinato il capo, rese lo Spirito. (Gv.19,30). Egli sot-tolinea che il fatto sconcertante della morte di Cristo non coincide conla fine della storia ma con l’inizio di un mondo nuovo,ricreato dallo Spiritodel Risorto e portato a compimento attraverso l’adesione dei suoi disce-poli al mistero pasquale. L’apertura definitiva alla realtà messianica, inGesù, avviene, in maniera paradossale, attraverso la consegna di se nellamorte. Il verbo paradidonai ,usato ben 15 volte da Giovanni nel suo van-gelo indica la consegna che di Gesù fanno i suoi avversari: Giuda, iGiudei, Pilato. In Gv. 19,3O, invece, lo stesso verbo è usato per dire cheora è Gesù a consegnare lo Spirito al Padre e lo fa mediante la sua morte,atto finale del compimento della sua missione. Lo Spirito viene conse-gnato da Gesù anche a coloro che hanno sete di Lui e accettano di farsiinondare dalla sua forza generatrice. Questo Spirito è lo stesso che Gesùalitò sui discepoli dopo la risurrezione (Gv.20), perché da esso trasfor-mati, fossero in grado di testimoniare e annunciare il suo misteroPasquale.

Nel racconto della Pentecoste, Luca parla dello Spirito come di unrombo e un fuoco, che riempiendo la casa dove si trovano i discepoli e lapiazza piena di gente; attraversa il cuore degli apostoli e sbigottisce lefolle che comprendono,come non mai, la volontà di Dio.Siamo di fron-te ad una novità che supera l’intelligenza umana e gli stessi confini geo-grafici della piccola storia contemporanea alla Risurrezione del Signore.L’irrompere dello Spirito all’interno e all’esterno delle persone, nellasala alta come nella piazza, manifesta la pienezza del mistero pasquale;un mistero che si apre oltre ogni progetto umano e genera la nuova crea-zione.La creazione,già redenta dal Sangue dell’Agnello crocifisso e risor-to, ora è chiamata ad accogliere tutta la fecondità dello Spirito che dallostesso Risorto procede. Chi vive dello e nello Spirito di Cristo, viene tra-

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sformato dal fuoco dell’unità e dell’universalità e portato, come su alid’aquila, alle sorgenti della propria origine, a quel “Tutto era buono ebello”, pronunciato dal Padre agli inizi della creazione.(cf. Gen. 1-2)

Lo Spirito, come dicono in più parti le Scritture, abita in noi. E, innoi, Egli vive, geme, grida e intercede.

Tramite questo Spirito,e in Lui soltanto,possiamo credere alla fecon-dità, spesso misteriosa, ma reale, del mistero Pasquale nella nostra vitapersonale e nel mondo che abitiamo con amore.

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SIGNORE DIO MIO...Chino anch’io, Signore, il capo verso gli eventi faticosi di questastoria. Nel buio di un mondo avvolto dalle tenebre di peccato,pronuncio con Te il mio fiat alla volontà di Dio. Accolgo il donodello Spirito di Carità e mi offro come intercessione per tutti.

Abbiamo un’idea pallida di quanto l’amore possa portare frutto in ogni situa-zione,di quanta pienezza e forza possa nascere dallo Spirito Consolatore,pro-messo a chiunque lo invoca come compagno di viaggio.In tanti hanno abbracciato la pazzia dell’espoliazione per lasciar generare,attraverso sé stessi, la meraviglia della vita, nei suoi infiniti rivoli. Per ognunoc’è la possibilità di lasciar generare tutto il bene possibile, voluto dal SommoBene.

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Nella storia di ognuno di noi ci sono piccole e grandi rinascite a vita nuova,ogni volta che la Sua voce ci ha raggiunto nei deserti e miraggi della quoti-dianità.Molteplici sono le conversioni degli uomini chiamati a lasciare nel pas-sato aridità, angosce, menzogne, compromessi, offese, ribellioni che solo Luipuò curare. In ognuno di noi ci sono ferite affidate al Suo amore silenzioso ecomprensivo per ogni creatura in ascolto.

40. DOVE L’AMICIZIA È PERLA PREZIOSA

Signore, tu sai tutto:tu sai che ti voglio bene. (Gv 21,17)

«Non è piccola consolazione in questa vita l’avere una persona concui potersi unire in intimo affetto e nell’abbraccio di un santo amore,avere uno in cui il tuo spirito possa riposare, uno in cui riversare il tuoanimo, uno presso il quale fuggire per stare con lui in gradevole con-versazione, le cui parole sono per te come un canto di consolazione inmezzo alle tristezze della vita, uno che ti offra il grembo dolcissimo del-l’amicizia dove tu possa rifugiarti sicuro in mezzo alle mille difficoltà diquesto mondo, uno al cui cuore amoroso tu possa affidare senza esita-zione come a te stesso la parte più segreta dei tuoi pensieri, uno che coni suoi baci spirituali, come con un balsamo medicinale, possa far uscireda te la debolezza della malattia e il tumulto delle tue angosce; uno chepianga con te nelle angustie, si rallegri con te quando le cose vannobene, cerchi insieme a te quando sei nel dubbio, uno da attrarre con ivincoli della carità nel profondo segreto del tuo animo, così che, anchese assente con il corpo, sia presente con lo spirito, e là tu possa intratte-nerti con lui cuore a cuore, con tanta maggiore dolcezza quanto più inti-mo è il colloquio, e conversare tu e lui, da solo a solo, e mentre si spegnelo strepito del mondo nel sonno della pace, nell’abbraccio dell’amore,nel bacio dell’unità, e fluisce tra voi la dolcezza dello Spirito Santo, tupossa riposarti solo con lui: anzi, tu possa unirti e serrarti a lui, fondereil tuo cuore con il suo,così che da due diventiate uno».(Aelredo di Rielvaux).

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SIGNORE DIO MIO...La libertà di amare, Signore,è il dono più grande della tua pasqua.Rendimi amica e sorella di tutti i popolie di ogni persona che mi cammina accanto.Cresca, con l’aggiunta della mia piccolagoccia di amicizia,la fiducia reciproca e la gratuità del dono.

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LA FIORITURA DELLA PAROLA DI DIO

* “poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden…”GENESI 2, 8-15

* “Ora, nel luogo dove Gesù era stato crocifisso, vi era un giardi-no….”GIOVANNI 19, 1- 20, 18

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L’AQUILA E IL GALLO

Un’aquila che volava nei cieli alti gioiva della bellezza del mondo epensava: « Io volo sopra gli immensi spazi e vedo le valli e le mon-tagne, i mari e i fiumi, le praterie e le foreste; vedo una quantità dianimali e di uccelli; vedo le città e i paesi e come vivono gli uomi-ni; mentre il gallo, in campagna, non conosce nulla, salvo il cortiledella fattoria dove vive, e non vede che qualche persona e qualcheanimale. lo volerò da lui e gli parlerò della vita del mondo».L’aquila discese e si posò sul tetto della fattoria e vedendo il gallo pas-seggiare con orgoglio e con gaiezza in mezzo alle galline, pensò: «Dunque egli è soddisfatto della sua sorte. Ma malgrado ciò gli par-lerò egualmente di quello che conosco».E l’aquila parlò al gallo della bellezza e grandezza del mondo.All’inizio il gallo ascoltò con attenzione pur non comprendendonulla. Ma l’aquila si rattristava sempre più notando che il gallo noncapiva niente, e provava difficoltà a parlare con il gallo; e il gallo daparte sua si annoiava non capendo nulla di ciò che diceva l’aquila,e provava difficoltà nell’ascoltarla. Ma ognuno era contento dellasua situazione.

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Alcuni testi di riferimento

- A.M. Vissani, Identità Pasquale, Sul Monte, Jesi 2003- Archimandrita Sofronio, Silvano del Monte Athos,

Gribausi, TO 1973- Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio,

Antonio Abate, Detti-lettere, Paoline, MI 1995- Bernardo Olivera, Il sole nella notte, Ancora, MI 2003- Caritone di Valamo, L’arte della preghiera, Gribaudi, TO 1980- Giovanni della Croce, Opere, Roma 1975- Gisbert Greshake, La spiritualità del deserto,

Queriniana, Brescia 2004- Kallistos Ware, La potenza del Nome, Il leone verde, TO 2000- I padri esitasti, L’amore della quiete, Qiqajon, Magnano 19993- Jean Lafrance, Dimorare in Dio, Gribaudi, MI 2001- Marie-Madeleine Davy, La montagna e il suo simbolismo,

Servitium, BG 2000- Marie-Madeleine Davy, Il deserto interiore,

Servitium, BG 2001- Matta El Meskin, L’esperienza di Dio nella preghiera,

Qiqajon, Magnano 1999- Michel Evdokimv, Aprire il proprio cuore, Gribaudi, MI 2004- Pierre Miquel, Lessico del deserto, Qiqajon, Magnano 1998- P. Beauchamp, A. Louf e AA.VV:,

La solitudine: grazia o maledizione?, Qiqajon, Magnano 2001

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INDICE

I Il deserto della prova01. Lasciati condurre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 702. Lasciati liberare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 903. Non temere il silenzio della prova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1104. Immergiti nella solitudine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1305. Lasciati sedurre dall’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1606. Accogli la chiamata alla novità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 1807. Avvolgiti di silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2108. Accetta la tua povertà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23

II La “cella” dell’incontro09. La vita spirituale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2910. L’azione trasformante dello spirito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3211. Il sapore dell’incontro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3412. La custodia di sé . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3613. La pace del distacco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3814. La forza dell’essenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4115. Il distacco da tutto e da tutti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 43

III La fenditura del cuore16. È Dio che ti cerca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 4917. Abbi cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5218. Chiedi l’umiltà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5419. Affidati alla sua volontà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5620. Tutto viene da lui . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5921. Ascolta chi ti aiuta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6122. Impara a morire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6323. Non temere la notte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 65

IV Il monte della pace24. L’altitudine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7125. La vetta del sacrificio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7326. La pace . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7527. La meditazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7728. Il riposo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7929. L’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8130. Compassione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8331. La purificazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 8532. L’incarnazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 88

V Il giardino della libertà33. Dove la libertà è amore sponsale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9334. Dove il sangue è misericordia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9535. Dove la morte è vinta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9736. Dove la vita è risveglio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9937. Dove la libertà è compassione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10138. Dove l’alleanza è certezza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10339. Dove l’amore è fecondità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10540. Dove l’amicizia è perla preziosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 107