lo sguardo | il numero trentaduesimo

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FREE PRESS informare ed essere informati, un dovere e un diritto Lo Sguardo | mensile di libera informazione per ogni libero lettore Lo Sguardo numero trentaduesimo www.losguardo.eu anno quarto Redazione e Direzione via Romanello 7 Goito MN | Stampa Studio Grafico Mela+a Goito | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012 clima di pericolo globale

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Page 1: Lo Sguardo | Il Numero Trentaduesimo

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informare ed essere informati, un dovere e un diritto”“

Lo Sguardo | mensile di libera informazione per ogni libero lettoreLo Sguardonumero trentaduesimo

www.losguardo.euanno quarto Redazione e Direzione via Romanello 7 Goito MN | Stampa Studio Grafico Mela+a Goito | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012

clima dipericologlobale

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2 Lo Sguardonumero trentaduesimo

L’editoriale di olga annibaletti

In un contesto storico come quello nel quale stiamo vivendo, nel quale l’Informazione è più che mai fonda-mentale, soprattutto perché gli scenari futuri saranno il risultato di intricate partite che si stanno giocando all’estero, organizzazioni come Reporter Senza Frontie-re possono darci una visione globale di come questa In-formazione sia messa nella condizione di poter lavorare per far giungere le notizie ai cittadini. Se sappiamo ormai fin troppo bene come i regimi e le organizzazioni terroristiche influenzino il settore, pog-giando su una fitta rete di propaganda interna attraver-so la quale si possano facilmente reclutare sostenitori, dobbiamo anche constatare come, ancora una volta, l’Italia sia, nonostante le apparenze, un Paese tutt’altro che libero sotto questo punto di vista e che anche qui si debbano fare i conti con violenze e intimidazioni. L’Italia crolla nella classifica della libertà di stampa che si riferisce al 2014 appena concluso, perdendo 24 posi-zioni e scendendo al 73esimo posto, tra la Moldavia e il Nicaragua. La ragione, secondo il rapporto di Repor-ter Senza Frontiere pubblicato nelle ultime settimane,

L’INFORMAZIONEAI TEMPI DELLA CRISI

E DEL TERRORISMO

sono le sempre più frequenti intimidazioni che i gior-nalisti subiscono da parte di organizzazioni criminali e non. Sono cambiati anche i metodi intimidatori, con un incremento degli attacchi alle proprietà dei giornalisti: Rsf ha contato 43 casi di aggressione e 7 casi di incendi ad abitazioni e vetture solo nei primi dieci mesi dell’an-no passato. Ma non è solo la violenza a limitare la liber-tà d’informazione nel nostro Paese, il rapporto infatti ha evidenziato 129 cause “ingiustificate” contro i cronisti, cause cioè prive di fondamento, volte soprattutto a cre-are problemi burocratici ed economici ai giornalisti e alle testate nelle quali lavorano; la maggior parte delle cause di questo tipo sono intentate da personalità poli-tiche che, così facendo, rappresentano dei censori della libera circolazione dell’Informazione. Non solo ingeren-ze politiche però, anche la mafia italiana viene inserita tra gli “agenti non statali” che soffocano l’informazione, al pari di Isis, Boko Haram e i cartelli della droga suda-mericani.Non siamo i soli però ad aver registrato un netto calo, in generale, il World Press Freedom Index ha visto un

peggioramento globale nel 2014. Tra guerre, crescenti minacce di “agenti non statali”, violenze durante mani-festazioni di protesta e la crisi economica, la libertà dei media è diminuita in tutti i continenti.Finlandia, Svezia e Norvegia, non nuovi ai vertici delle classifiche, sono i Paesi virtuosi per la libertà d’informa-zione, mentre a fondo classifica troviamo Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. Tra le altre potenze, la Russia, al centro delle cronache degli ultimi mesi, perde 4 posi-zioni e scende al 152esimo posto, nella fascia bassissima della classifica che contempla 180 posizioni in totale. Nel 2014 c’è stata una drastica caduta della libertà d’informazione: più della metà dei Paesi hanno subito un peggioramento, complice la tesissima situazione in campo internazionale.In Italia anche l’organizzazione Ossigeno per l’Informa-zione, si occupa di libertà di stampa facendo una sorta di “censimento” delle minacce ai danni dei giornalisti; nel 2014 sono state conteggiate 421 minacce, con un aumento del 10% rispetto al 2013 e le minacce di morte restano purtroppo molto comuni e spesso fatte attra-verso atti simbolici ma non meno intimidatori come let-tere contenenti proiettili, croci dipinte sulle porte delle redazioni e delle abitazioni dei cronisti, auto date alle fiamme e intrusioni notturne in ambiti domestici. Nei primi 84 giorni del 2015 Ossigeno per l’Informazione ha inoltre già documentato minacce a 77 giornalisti. Siamo tutt’altro che un Paese libero insomma.Il rapporto sulla libertà di stampa però non è l’unico che riguarda da vicino l’Informazione, anche quello sulla trasparenza che dal 2010 pubblica Google, fornisce dati che aiutano a chiarire l'influenza che le leggi e le norme possono avere sugli utenti di Internet e sul flusso di in-formazioni online. Il rapporto affronta anche quello del-le richieste da parte dei governi e dei tribunali relative alla consegna dei dati degli utenti nel corso di indagini o in ambito antiterroristico.Sono 67 i governi che hanno fatto tali domande alla “Big G” ma sono gli Stati Uniti a guidare la classifica con oltre 21mila cittadini sotto osservazione, per più di 12mila ri-chieste complessive. Nei primi sei mesi del 2014, Google ha ricevuto in totale 313.698 richieste di informazioni riguardanti 48.615 utenti, con una media pari al 65% con esito positivo; l’Italia, al sesto posto globale - per numero di richieste, 1.108 e di utenti, 1.401 - ha avuto riscontri positivi nel 43% dei casi.Anche in questo rapporto sono ancora i paesi nordici a registrare il più alto tasso di richieste con esito positivo (e quindi accolte per legittimità), la Finlandia infatti guida la classifica dei sì con il 94%, a fronte però di sole 17 richieste. Più significativi i risultati di Stati Uniti con un dato di 84% su 12.539 richieste e Regno Unito con un 72% su 1.535. Questi dati per gli esperti di politica internazionale da un lato rappresentano la legittimità delle istanze, dall’altro riflettono anche il peso dei go-verni di Washington e Londra.Esistono anche casi di Paesi che registrano il tasso mi-nore di richieste con esito positivo come ad esempio la Turchia che, a fronte di 224 richieste inoltrate, se l’è vista respingere tutte, e Taiwan con un misero 3% su 548 ri-chieste; entrambi i Paesi però sono noti per essere ostili

tra liberta negate e censura

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Lo Sguardonumero trentaduesimo

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verso la libertà di espressione, soprattutto per quella manifestata in Rete, e questo ha senza dubbio pesato sulle valutazioni delle istanze da parte di Google.Le richieste di informazioni sugli utenti non sono l’unica ragione per cui i governi si rivolgono a Google: diffama-zione, sicurezza e legalità sono alcuni dei motivi per i quali viene fatta richiesta di rimozione dei contenuti e questo rappresenta un altro ambito delicato nel rap-porto tra Web e Istituzioni. Quello della rimozione dei contenuti però è uno strumento che viene usato troppo spesso per controllare e censurare il dissenso e lo spie-gano direttamente da Google: “le richieste dei governi si riferiscono spesso a contenuti politici e critiche allo Stato. Nel tentativo di rimuovere i discorsi politici dai nostri servizi, i funzionari citano leggi su diffamazione, privacy e persino copyright”. L’Italia anche in questo contesto si distingue, è infatti al quarto posto al mondo per richieste di rimozione di contenuti, nel 98% dei casi per motivi legati proprio alla diffamazione; i resoconti di Google sottolineano un aspetto emblematico della situazione italiana soprattutto della politica che, con il pretesto della diffamazione appunto, spesso prova ad intaccare il diritto collettivo alla libertà di espressione e di informazione.Il Senato italiano ha da pochi mesi approvato un dise-gno di legge in materia di diffamazione e in uno dei pas-saggi più controversi recita: “Fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informa-zioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti, l’interessato può chiedere l’eliminazione, dai siti internet e dai motori di ricerca, dei contenuti diffama-tori o dei dati personali trattati in violazione di disposi-zioni di legge”, lasciando quindi ai gestori dei motori di ricerca la valutazione dei casi senza che ci sia un giudice a pronunciarsi in merito alla legittimità o meno delle ri-chieste effettuate. Si spera comunque in una correzione del testo una volta che sarà finalmente preso in esame alla Camera dei Deputati dove, nonostante le numerose esortazioni da parte del Consiglio d’Europa, si attende da mesi che venga discusso.Se, come abbiamo visto, la diffamazione è il principale motivo per cui i governi chiedono a Google la rimozione di contenuti, ci sono anche diversi casi legati alla co-siddetta “pubblica decenza” (soprattutto negli stati più puritani), alla privacy e alla sicurezza. Consci della pericolosità di organizzazioni come quella dell'Isis e della sua campagna di reclutamento via web, molti governi si stanno attrezzando per arginare la pro-paganda con strumenti e strategie di contrasto come l’accesso alle informazioni degli utenti e la rimozione di contenuti, siti web e profili ritenuti pericolosi. Anche l’Italia ha approvato un pacchetto di misure urgenti con-tro tali minacce, da attuare con il contrasto del proseli-tismo fatto attraverso Internet, inasprendo le pene per i reati legati al terrorismo commessi online e prevedendo la possibilità per l’autorità giudiziaria di ordinare ai pro-vider di inibire l’accesso ai siti utilizzati per commettere reati con finalità terroristiche.Il clima di pericolo globale sta però esasperando la si-tuazione e se è vero che non è il caso di prendere sotto gamba nessuna minaccia, è anche vero che esiste la

necessità di applicare a tali misure preventive del buon-senso e non sparare nel mucchio gridando “al lupo al lupo” per tutto quello che circola in rete, come nel caso

“non e solo la violenza a limitare

la liberta d’informazione nel

nostro Paese, il rapporto infatti ha

evidenziato 129 cause “ingiustificate”

contro i cronisti, cause cioe prive di

fondamento, volte soprattutto a

creare problemi burocratici ed economici ai giornalisti e alle testate nelle quali lavorano; la maggior parte

delle cause di questo tipo sono

intentate da personalita politiche

che, cosi facendo, rappresentano

dei censori della libera circolazione

dell’Informazione.”

di alcuni immigrati espulsi per aver espresso opinioni filo-jihadiste attraverso i social network ma che, di fat-to, non avevano commesso nessun reato.

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Nella giornata di lunedì 30 marzo, in Regno Unito è stato sciolto il Parlamento, in vista delle elezioni politiche che si terranno il 7 maggio: quindi è iniziata ufficialmente la campagna elettorale.È la prima volta che la Camera dei deputati viene dis-solta automaticamente, come previsto dal Fixed-term Parliaments Act, una legge approvata nel settembre del 2011; in precedenza era il primo ministro che sceglieva quando farlo, comunicando la decisione alla regina; ora la legge stabilisce che le elezioni si tengano ogni cin-que anni il primo giovedì di maggio e che il parlamento venga sciolto automaticamente 25 giorni lavorativi pri-ma del voto (mancano in tutto 38 giorni). Si può anche andare a elezioni anticipate, se due terzi del Parlamento

Nella capitale della Tunisia, decine di migliaia di persone hanno partecipato alla Marcia Repubblia, una manifestazione contro l’at-tacco terroristico compiuto due settimane fa al Museo del Bardo, in cui sono state uccise 22 persone. Alla manifestazione hanno partecipato numerosi leader politici, come il presidente tunisino Beji Caid Essebsi, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, la presi-dente della Camera italiana Laura Boldrini, il presidente francese François Hollande, i ministri degli Esteri di Germania e Spagna e molti altri leader politici internazionali. La marcia è cominciata dalla piazza Bab Saadoun e proseguirà fino al museo del Bardo, dove sarà scoperta una lapide commemorativa. I leader politici hanno raggiunto il corteo durante l’ultimo tratto della marcia.Lo slogan della marcia è “Le monde est Bardo”, cioè “il mondo è il Bardo”, una frase che richiama “Je suis Charlie”, lo slogan diffuso in tutto il mondo dopo l’attentato di Parigi al settimanale satiri-

co francese Charlie Hebdo lo scorso gennaio. L’attacco al Museo Nazionale del Bardo è avvenuto il 18 marzo, quando due uomini armati hanno fatto irruzione nel museo e hanno sparato ad alcuni turisti. Uno dei feriti è morto oggi, portando il totale delle vittime a 22. Circa altre cinquanta persone sono rimaste ferite. Non ci sono ancora rivendicazioni convincenti su chi siano gli autori dell’attac-co – tra gli altri ha rivendicato l’attentato l’ISIS (o Stato Islamico) – ma il governo tunisino ha detto che gli attentatori hanno ricevu-to un addestramento in Libia e che probabilmente appartengono alla brigata Okba Ibn Nafaa, una formazione che opera da tempo in Tunisia e che è affiliata con al Qaida. Domenica le forze di sicu-rezza tunisine hanno detto che sabato è stato ucciso in uno scontro a fuoco Lokman Abu Sakhra, un cittadino algerino che avrebbe già avuto a che fare con attacchi terroristici in Tunisia e che sarebbe il terzo componente del gruppo che ha attaccato il Museo del Bardo.

sciolto il parlamento nel regno unitovotano a favore di questa scelta o se il governo non ot-tiene la fiducia della Camera. Non c’è un motivo preciso per cui è stato scelto il giovedì come giorno in cui votare, a parte la forza della consuetudine: l’ultima volta che in Regno Unito non si è votato di giovedì è stato il 27 ot-tobre del 1931 ed era martedì. Lo scioglimento del Par-lamento significa che da oggi in Regno Unito nessuno occuperà formalmente la carica di parlamentare, fino a quando verranno eletti i nuovi. Il governo resterà invece in carica fino a quando sarà sostituito da quello nuovo.Anche se non era formalmente necessario, il primo mi-nistro David Cameron è andato a Buckingham Palace a comunicare ufficialmente alla regina lo scioglimento della Camera, e ne ha approfittato – scrive il Guardian – per tenere un breve discorso davanti al numero 10 di Downing Street (la residenza ufficiale del primo mini-stro) in cui ha detto che se dovesse vincere il laburista Ed Miliband, riporterà il Regno Unito nel «caos economico» e alzerà le tasse di 3.000 sterline (oltre 4.000 euro) per ogni famiglia (l’accusa è stata però smontata dallo Insti-tute for Fiscal Studies, che analizza e spiega le politiche economiche in Regno Unito). Dopo Cameron, la Regina ha ricevuto anche il vice primo ministro Nick Clegg, le-ader dei Liberaldemocratici e al governo con Cameron.Ed Miliband ha presentato in un discorso il programma finanziario del Labour; Nigel Farage invece ha annun-ciato i cinque obiettivi dello UKIP, il partito xenofobo e di destra di cui è leader. Anche gli altri partiti hanno dato inizio ufficiale alle rispettive campagne elettorali: le loro promesse e proposte sono schematicamente ri-assunte e confrontate sul sito della BBC.Secondo gli ultimi sondaggi i Laburisti e i Conservatori sono quasi alla pari. L’Economist assegna a entrambi il 34 per cento dei voti, mentre per la società di sondaggi ComRes i Conservatori sono al 36 per cento e i Laburisti al 32 per cento. Per il Guardian i Conservatori sono in leggero vantaggio e otterrebbero alla fine 277 seggi, contro i 269 dei Laburisti; lo Scottish National Party (il partito indipendentista scozzese, SNP) ne otterrebbe 53, i LibDem 25, lo UKIP 4, e i Verdi 1. I seggi della Ca-mera dei Comuni sono in tutto 650; stando alle previ-

sioni nessun partito sarà in grado di ottenere i 326 voti necessari per andare al governo e sarà quindi necessario formare una coalizione.Un’alleanza tra Labour e SNP arriverebbe al momento a 322 seggi e secondo gli esperti dovrebbe ottenere la fiducia del Parlamento: ma Miliband ha sempre detto che il Labour non si alleerà con lo SNP (che vuole l’in-dipendenza della Scozia, al contrario del Labour, e ha posizioni più di sinistra). L’attuale coalizione al governo, formata da Conservatori e Libdem, si fermerebbe invece a 302 seggi; si potrebbero aggiungere quelli dello UKIP e arrivare così a 306, ma probabilmente UKIP e Libdem si escludono a vicenda. I sondaggi, per quanto general-mente più affidabili di quelli italiani, vanno comunque presi con cautela: sabato sera i laburisti avevano festeg-giato un sondaggio di YouGov che li dava in vantaggio di quattro punti, probabilmente grazie alla buona pre-stazione di Miliband in tv, ma poche ore dopo quel son-daggio era stato ribaltato da una proiezione di ComRes, che dava i Conservatori al 36 per cento e il Labour al 32.In Regno Unito i deputati della Camera sono eletti con il sistema maggioritario uninominale, detto anche “first-past-the-post”. Il Regno Unito è diviso in 650 collegi uninominali, uno per ogni seggio; ogni distretto eleg-ge un solo candidato, quello che ha ottenuto più voti. Possono votare tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni e che non hanno perso i diritti politici. Per votare è necessario iscriversi al registro elettorale; per le elezioni di maggio bisogna farlo entro il 20 aprile. Il termine ul-timo per candidarsi alla Camera, ricandidarsi o ritirarsi è invece il 9 aprile. Oltre che di persona, è possibile votare anche per posta o delegare qualcuno a farlo: basta chie-derlo, rispettivamente entro il 21 e il 28 aprile.Si voterà giovedì 7 maggio, dalle 7 alle 22 e il conteggio dei voti inizierà dopo la chiusura delle urne. Il nuovo parlamento sarà convocato lunedì 18 maggio: verrà eletto un nuovo speaker e poi inizieranno le cerimonie di giuramento dei nuovi membri, fino al governo e al primo ministro. I lavori parlamentari inizieranno uf-ficialmente il 27 maggio, e saranno inaugurati da un discorso della regina Elisabetta II. (AC)

a tunisila marcia

contro il

terrorismo

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Lo Sguardonumero trentaduesimo

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In questi giorni sono in corso a Losanna, in Svizzera, dei nuovi negoziati sul programma nucleare iraniano fra l’I-ran e i sei più importanti paesi dell’Occidente. Sebbene nei giorni scorsi sembrava che le due parti fossero vicine a un accordo, nelle ultime ore l’Iran ha fatto sapere di non voler più consegnare alla Russia parte dell’uranio arricchito in suo possesso affinché venga trasformato in “barre” di combustibile nucleare, e non possa così esse-re utilizzato per fabbricare armi. Questa possibilità era considerata uno dei dettagli chiave dell’accordo, era in discussione da mesi e l’Iran era inizialmente favorevo-le. Non è chiaro se sia in discussione una nuova proroga della scadenza che l’Iran e i paesi occidentali si sono dati per trovare un accordo, che è stata fissata per domani martedì 31 marzo.Come già accaduto a più riprese dal 24 novembre 2013, quando fu firmato a Ginevra uno storico accordo di massima sull’interruzione parziale del programma in cambio dell’alleggerimento delle sanzioni economiche nei confronti dell’Iran, i paesi che stanno trattando sono quelli del cosiddetto “5+1”, cioè i cinque membri per-manenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU col potere di veto (Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia, Russia) più la Germania. Fra le clausole dell’accordo di Ginevra, più volte prorogate, è stato stabilito che un accordo di massima venga trovato entro il 31 marzo del 2015 e che i suoi dettagli possano essere definiti entro l’1 luglio. Fra le altre cose, oggi le Guardie della rivoluzione islamica hanno reso noto che un drone dell’esercito statunitense ha due propri istruttori (gli Stati Uniti hanno risposto di-cendo che sono stati bombardati solo militanti islamisti).L’obiettivo dei negoziati è evitare che l’Iran si possa do-tare di una bomba atomica, una possibilità che i leader iraniani smentiscono da anni, sostenendo che il loro pro-gramma nucleare sia puramente pacifico, ma che non è mai stata completamente esclusa dalle ispezioni inter-nazionali (e anzi è stata in passato avvalorata dall’ONU). Negli ultimi giorni era circolato un certo ottimismo sulla possibilità di trovare un accordo; il capo dei negoziatori iraniani Abbas Araqchi di recente ha definito un accordo «fattibile», Sabato sera il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif aveva scritto su Facebook che

svizzera: saltato l’accordo

sul nucleare iraniano?

l’iran ha cambiato idea su una questione

a proposito della quale si discuteva da mesi

c’erano stati dei «progressi verso una soluzione accetta-bile», ma che rimanevano ancora «importanti questio-ni» da risolvere. Poi l’Iran si è tirato indietro sull’ipotesi della consegna dell’uranio alla Russia, come ha detto il viceministro degli Esteri iraniano ad alcuni giornali ira-niani. Da mesi la Russia si era detta disposta a trasfor-mare l’uranio in barre, di modo che potesse essere usato dall’unica centrale nucleare “civile” dell’Iran, quella di Bushehr. Data la resistenza sul tema da parte degli ira-niani, nelle ultime ore si stanno discutendo altri metodi per impedire all’Iran di usare l’uranio per costruire armi nucleari, come per esempio “diluire” il materiale attra-verso un procedimento da compiere sempre in Iran.Ad ogni modo, il New York Times scrive che «anche se un accordo sarà raggiunto nella tarda serata di martedì, i negoziatori statunitensi hanno spiegato che si tratterà solamente di un passaggio intermedio e che un accor-do finale richiederà mesi in cui si tratterà sui “dettagli tecnici”: cioè quelli che ancora adesso sono fonte di un costante disaccordo». Nel caso invece i negoziati falli-scano, l’ipotesi più probabile al momento è che venga-no approvate nuove sanzioni economiche nei confronti dell’Iran. La situazione è complicata dal fatto che l’Iran in questi mesi si trova dalla stessa parte degli Stati Uniti e dell’Occidente nella lotta allo Stato Islamico, mentre invece sostiene il regime siriano sciita molto criticato dagli Stati Uniti; e che allo stesso tempo sia avversario degli Stati Uniti in Yemen.Semplificando molto, gli Stati Uniti, la Francia, il Re-gno Unito, la Cina, la Germania e la Russia chiedono

che l’Iran sospenda parte del suo programma nuclea-re per i prossimi quindici anni, e offrono in cambio un alleggerimento delle sanzioni nei suoi confronti. L’Iran chiede invece che le limitazioni rimangano in vigore per dieci anni e che successivamente sia eliminata ogni restrizione. C’è inoltre una trattativa sul numero previ-sto di centrifughe per arricchire l’uranio che verrebbero concesse all’Iran, che ne ha chieste 10mila (oggi ne ha circa 19mila). A novembre gli Stati Uniti hanno propo-sto all’Iran di scendere a 6mila, e Associated Press ha scritto che i negoziatori iraniani in questi giorni si sono detti disposti ad accettare. Un diplomatico occidentale ha detto stamattina ad AFP che i problemi sono rimasti fondamentalmente tre: la durata dell’accordo, l’allegge-rimento delle sanzioni e un meccanismo per applicarle di nuovo in caso di violazione.Da mesi i negoziati sono però bloccati anche su un al-tro punto: gli Stati Uniti vorrebbero che l’Iran limitasse la sua capacità nucleare al punto che, se decidesse di ignorare gli accordi, gli occorrerebbe almeno un anno di tempo per mettere insieme abbastanza materiale fissile per creare una bomba nucleare. Gli iraniani sostengono però che la richiesta americana limiti eccessivamente lo sviluppo del loro programma nucleare civile. Al momen-to è stato stimato che l’Iran abbia la possibilità di pro-durre un’arma nucleare nel giro di due-tre mesi: benché nei negoziati venga spesso citato il periodo di un anno, uno studio citato dal New York Times sostiene che nel caso l’Iran mantenesse 6500 reattori sarebbe in grado di fabbricare un’arma nucleare nel giro di sette-otto mesi.

l’Iran in questi mesi si trova dalla stessa

parte degli Stati Uniti e dell’Occidente

nella lotta allo Stato Islamico, mentre invece sostiene il regime siriano sciita molto criticato dagli

Stati Uniti; e che allo stesso tempo sia

avversario degli Stati Uniti in Yemen.

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Il Papa ha annunciato un Giubileo straordinario, che se-condo i giornali inizierà l’8 dicembre del 2015 e finirà il 20 novembre del 2016. Il Papa ha detto che il Giubileo straordinario sarà celebrato per ricordare la misericordia di Gesù Cristo. L’ultimo Giubileo ordinario è stato convocato nel 2000, mentre l’ultimo giubileo straordinario è stato convocato per il 1983 da Giovanni Paolo II per celebrare il 1950esimo anniversario della resurrezione di Gesù Cristo. Il Papa ha indetto il Giubileo nel secondo anniversario del-la sua elezione. Durante un discorso a San Pietro, ha an-nunciato così la convocazione del Giubileo straordinario: «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere te-

stimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la mise-ricordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”». Il Giubileo del 2000 fu uno dei più celebrati e di maggiore successo degli ultimi decenni: alla messa di chiusura della Giornata Mondiale della gioventù del 2000 (che si è tenuta a Roma durante il Giubileo), tenuta nei pressi dell’Università di Tor Vergata, è stato stimato che abbiano partecipato circa due milioni di persone. Il Giubileo ordinario del 2000 si è aperto il 24 dicembre del 1999 e si è chiuso il 6 gennaio del 2001.

Venerdì 28 marzo il parlamento turco ha approvato una legge sulla sicurezza che dà nuovi e più ampi poteri alla polizia, che ora sarà autorizzata a usare le armi da fuo-co per disperdere le manifestazioni violente. La legge è stata approvata con una larga maggioranza, ma l’oppo-sizione ha detto che farà appello alla Corte suprema per ottenerne l’annullamento. Secondo i critici del governo, la legge servirà a reprimere le manifestazioni di protesta in vista delle elezioni legislative del 7 giugno e in parti-colare sarà usata contro i curdi, che fanno parte della più significativa minoranza del paese.La nuova legge è composta da 68 articoli e in partico-lare autorizza la polizia a usare le armi da fuoco contro i manifestanti che utilizzano «dispositivi incendiari» o altre armi; amplia anche la definizione di “armi”, che ora include fionde, sassi e fuochi artificiali. Chi partecipa a una manifestazione con un’arma, oppure con il volto co-perto, rischia fino a quattro anni di prigione. D’ora in poi la polizia potrà arrestare e tenere in carcere persone so-spette fino a 48 ore senza bisogno di consultare un giu-dice. Con la nuova legge aumentano anche i poteri del governo nei confronti della polizia, che ora potrà licen-ziare o mandare in pensione tutti i suoi funzionari che non hanno ricevuto una promozione negli ultimi cinque anni. Il governo sostiene che la nuova legge allinea i poteri della polizia turca a quelli delle polizie europee. Secondo l’opposizione si tratta invece di un tentativo di reprimere ulteriormente le proteste contro il governo e il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Negli ultimi due anni ci sono state molte manifestazioni organizzate sia delle opposizioni che dalla minoranza curda. Il governo ha reagito spesso con la violenza (negli scontri del 2013, per esempio, ci furono anche dei morti). Secondo Hursit Gunes – che fa parte del Partito Popolare Repubblicano, una delle principali forze di opposizione – uno degli sco-

pi della legge è affrontare le proteste dei curdi nel caso la loro principale formazione politica, il Partito Democrati-co Popolare, non riesca a raggiungere la soglia di sbarra-mento del 10 per cento nel corso delle prossime elezioni.Il presidente Erdoğan si è già espresso a favore della legge, che ora dovrà firmare per farla entrare in vigore. Erdoğan è stato primo ministro della Turchia dal 2003 fino all’agosto del 2014, quando è stato eletto presiden-te della Repubblica. È accusato da molti di avere gover-nato con modi autoritari, di avere cercato di “islamizzare” forzatamente la Turchia e di voler reprimere la libertà d’informazione. Il suo partito, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP la sigla in turco), è stato coinvolto in di-versi gravi scandali di corruzione: alle prossime elezioni punta comunque a ottenere due terzi dei voti, in modo da poter cambiare la Costituzione e trasformare il paese in una repubblica presidenziale.

Lunedì 23 marzo, circa duecento persone hanno protestato a Kabul, in Afghanistan, contro il linciaggio di una don-na – identificata solo con il nome di Farkhunda – uccisa la scorsa settimana dalla folla perché sospettata di avere dato fuoco a una copia del Corano. I manifestanti, soprat-tutto donne, indossavano maschere che rappresentavano il viso insanguinato di Farkhunda e portavano striscioni e cartelli con scritto: “Farkhunda è stata bruciata sull’altare dell’ignoranza”. Hanno piantato un albero commemorativo e hanno chiesto al governo di punire i responsabili met-tendo anche in discussione il ruolo della polizia che era presente al momento dell’omicidio. Il presidente Ashraf Ghani ha detto che quanto accaduto è «atroce» e ha ordi-nato l’apertura di un’inchiesta. Finora sono state arrestate diciotto persone e tredici agenti sono stati sospesi per non essere intervenuti. Farkhunda aveva 28 anni. Il 19 marzo è stata picchiata a morte vicino a una delle più conosciute moschee del centro di Kabul. Il suo corpo è stato trascinato da una macchina, poi bruciato e gettato nel fiume (ci sono diversi video girati con i cellulari che testimoniano quanto accaduto). Era stata ingiustamente accusata da un mullah di avere bruciato alcune pagine di una copia del Corano, ma non c’è alcuna prova - è stato detto ufficialmente – a sostegno di questa tesi. Un poliziotto che ha assistito alla scena ha dichiarato che Farkhunda stava semplicemen-te discutendo con il mullah la pratica di incoraggiare le donne a spendere denaro per amuleti venduti dai mullah stessi al tempio. Dopo essere stata accusata di aver bruciato il Corano, lei ha negato: «Ha detto di essere musulmana e che i musulmani non bruciano il Corano». Nel frattempo, sempre più persone erano state attratte dalla lite, la polizia aveva cercato di respingerle, ma ormai erano fuori control-lo» ha aggiunto l’agente nella sua testimonianza.L’uccisione ha portato a molte proteste: diverse donne hanno spiegato che non si tratta di un attacco a Farkhunda «ma a tutte le donne afghane». La famiglia, che inizial-mente aveva dichiarato che Farkhunda soffriva di problemi mentali, poi ha smentito spiegando di averlo detto solo per paura di subire ritorsioni. Il fratello ha anzi spiegato che era religiosa e studiosa del Corano. I funerali di Farkhunda si sono tenuti domenica 22 marzo: hanno partecipato mi-gliaia di persone, diversi membri del Parlamento afgano e alcuni funzionari di governo. Il feretro – contro quanto sta-bilito dalla tradizione locale – è stato portato in spalla da decine di donne, tra cui alcune attiviste per i diritti umani.

a kabul

le protestedelle donne

farkhunda diventa

eroina nazionale

in turchia nuovi e ampi

poteri alla polizia

indetto giubileo straordinario

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Il Partito Socialista (PSOE) ha vinto le elezioni in Andalusia, la più popolosa regione autonoma della Spagna, ottenendo il 35,4 per cento dei voti e 47 seggi nel Parlamento locale; il Partito Popolare (PP) che guida il governo nazionale si è fermato al 26,8 per cento, ottenendo 33 seggi.Per avere la maggioranza bisogna ottenere almeno 55 seg-gi quindi i socialisti dovranno allearsi con altri partiti per poter governare nella regione, ma non è ancora chiaro con quale tipo di accordo politico. La novità più rilevante è stata il successo di Podemos, il partito di sinistra radicale che si ispira al modello di Syriza in Grecia, che ha ottenuto il 14,8 per cento dei voti e che potrà quindi contare su 15 seggi nel Parlamento locale. È andato bene anche il partito di centro-sinistra Ciudadanos, forte soprattutto nella regio-ne autonoma della Catalogna e che per la prima volta ha espresso candidati in un’elezione locale in un’altra regione: ha rimediato il 9,3 per cento e ha ottenuto 9 seggi. Izquier-

Sabato 21 marzo decine di migliaia di persone hanno manifestato a Dublino, in Irlanda, contro la tassa sull’ac-qua, una misura introdotta lo scorso novembre dal go-verno di centrodestra del primo ministro Enda Kenny. La tassa sull’acqua è fissa: 160 euro l’anno per chi vive da solo e 260 euro per chi vive con altri inquilini o in famiglia. Prima dell’introduzione della tassa, l’Irlanda era l’unico paese membro dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE, l’organiz-zazione che include i paesi più industrializzati del mon-do) a non far pagare con tasse o bollette il consumo di acqua. La tassa sull’acqua fa parte del pacchetto di tagli e aumenti di imposte che il governo irlandese è stato

costretto a implementare per ottenere il salvataggio da parte delle istituzioni europee durante la crisi del 2009.Secondo gli organizzatori, 80 mila persone hanno protestato a Dublino, mentre secondo la televisione pubblica irlandese i partecipanti erano circa la metà. I manifestanti hanno sfilato con striscioni e bandiere della Grecia, per esprimere la loro solidarietà con l’altro paese europeo a cui sono state imposte dure condizioni in cambio degli aiuti economici. Diversi partiti di oppo-sizione – come lo Sinn Féin, il partito di centro-sinistra a lungo associato con l’organizzazione terrorista IRA – e alcuni sindacati hanno appoggiato la manifestazione. Già a dicembre c’erano state alcune proteste contro la

nuova imposta, ma negli ultimi mesi il movimento sem-brava aver perso slancio.Chi si oppone alla nuova tassa sostiene che molti irlan-desi dei ceti più bassi e più duramente colpiti dalla crisi non saranno in grado di pagarla. L’Irlanda è uscita dalla crisi economica e nel 2014 la sua economia è cresciuta del 4,8 per cento. Secondo le ultime stime, nel 2015 l’Ir-landa sarà l’economia in crescita più rapida di tutta l’U-nione Europea (era già stato così nel 2014). Nonostante la crescita economica, l’opposizione irlandese sta conti-nuando a criticare molto il governo: lo accusa di avere distribuito in maniera non equilibrata le nuove risorse acquisite alla popolazione.

dublino: proteste contro le tariffe sull’acqua

manifestazioni contrarie alla misura di austerita adottata

dal governo irlandese nello scorso mese di novembre

in andalusia ha vinto il

partito socialista

teresa rodriguez (sinistra radicale):

“noi siamo i protagonisti del cambiamento”

da Unida si è fermata al 6,9 per cento e ha ottenuto 5 seggi. Molti analisti politici avevano ipotizzato un buon risultato per Podemos, partito che si era fatto notare più di quelli tra-dizionali come PSOE e PP durante la campagna elettorale e che è accreditato dai sondaggi dalle maggiori preferenze elettorali su base nazionale. Podemos esiste da poco più di un anno ed è stato fondato da Pablo Iglesias, un famoso conduttore televisivo e giornalista spagnolo. Il programma del partito è basato sulla critica dell’attuale classe politica, chiamata anche lì “casta”, e alle politiche economiche im-poste dall’Unione Europea, a partire da quelle di austerità applicate in Spagna negli ultimi anni per superare la crisi economica.Teresa Rodríguez, la principale candidata di Podemos alle elezioni di domenica, ha commentato il buon risultato del suo partito dicendo: “Noi siamo i protagonisti del cam-biamento, della creazione di nuove alternative. La mappa della politica in Andalusia e più in generale in Spagna è cambiata”. Il PSOE ha in effetti ottenuto lo stesso numero di seggi delle precedenti elezioni in Andalusia, che si erano tenute nel 2012, mentre il PP è passato da 50 a 33 seggi. Secondo gli analisti il PSOE – che è tradizionalmente molto forte in Andalusia – avrebbe potuto ottenere un risultato

ancora migliore, ma parte dei suoi voti sono passati a Po-demos. I due partiti storicamente più importanti della Spa-gna negli ultimi decenni hanno perso consensi in seguito alla profonda crisi economica che ha interessato il paese, con un recupero iniziato da poco, e dalla loro incapacità di attuare politiche efficaci e al tempo stesso popolari tra la popolazione sempre più critica nei confronti delle politiche di austerità. L’economia si sta lentamente riprendendo, ma resta il problema dell’alto tasso di disoccupazione e delle disuguaglianze tra i diversi ceti sociali. In questo contesto, Podemos e in parte Ciudadanos hanno condotto una cam-pagna elettorale molto combattiva contro i partiti tradizio-nali, sostenendo di essere l’unica opportunità per la Spagna per cambiare e per attuare nuove politiche economiche, più orientate verso le esigenze della popolazione sul piano so-ciale. In Andalusia il Partito Socialista dovrà ora consultarsi con gli altri partiti per trovare un accordo di governo. Le consultazioni potrebbero essere complicate dal fatto che presto si tornerà a votare in altre comunità autonome della Spagna, e che quindi molti partiti preferiscano non com-promettersi troppo stringendo accordi con i socialisti in vi-sta delle prossime elezioni. A maggio si voterà in 13 comu-nità e il prossime novembre ci saranno le elezioni politiche.

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La commissione Giustizia del Senato ha approvato il te-sto base che regolamenta la convivenza e le unioni civili tra persone dello stesso sesso. In commissione ci sono stati 14 voti favorevoli, 8 contrari e un astenuto. Hanno votato sì il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e il PSI; hanno votato no il Nuovo Centro Destra (al go-verno con il PD), la Lega e Forza Italia. Il senatore che si è astenuto è Ciro Falanga, di Forza Italia. La relatrice del provvedimento (che è la sintesi di circa nove dise-gni di legge) è Monica Cirinnà del Partito Democratico. L’iter per la trasformazione in legge del testo non sarà semplice, e non solo per il voto contrario di NCD: anche dentro il PD ci sono 35 senatori che hanno annunciato che chiederanno dei cambiamenti.Il testo è composto da 19 articoli riuniti in due titoli: il primo si occupa di unioni civili, il secondo disciplina la convivenza. All’articolo 1 si stabilisce che due persone dello stesso sesso possono costituire un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni. Potrà essere scelto uno dei due cognomi o potranno essere adottati

Venerdì 20 marzo l’INPS ha pubblicato una circolare applicativa di un decreto mini-steriale che allunga di quattro mesi l’età alla quale si potrà usufruire della pensione di vecchiaia: dal gennaio 2016, quando il provvedimento entrerà in vigore, gli uomi-ni potranno andare in pensione a 66 anni e sette mesi e le donne che lavorano nel settore privato a 65 anni e sette mesi. Le lavoratrici autonome, che andavano già in pensione a 64 anni e nove mesi, andranno in pensione ora a 66 anni e un mese. Si allungherà anche la quantità di anni in cui è necessario aver lavorato per ottenere la pensione anticipata, prima che scatti quella di vecchiaia: 42 anni e 10 mesi per gli

uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. L’aumento dell’età pensionabile è una deci-sione che deriva da un provvedimento del 2010, preso dall’allora governo Berlusconi, che rendeva obbligatorio revisionare ogni tre anni l’età della pensione di vecchiaia tenendo conto dell’aumento delle aspettative di vita degli italiani. Dal 2018 entre-ranno in vigore le nuove regole della riforma Fornero e l’adeguamento dovrà essere fatto ogni due anni. L’età pensionabile era stata adeguata alle nuove aspettative di vita già nel 2013. Con l’aumento deciso per il prossimo gennaio ha portato in tutto ad un innalzamento dell’età pensionabile di sette mesi.

inps: si alza l’eta pensionabile dal 2016

entrambi. Il testo dice dunque che presso gli uffici dello stato civile di ogni comune italiano deve essere istitui-to il registro delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. I matrimoni contratti all’estero, e i matrimoni nei quali un coniuge abbia cambiato sesso, potranno esse-re riconosciuti come unioni civili.Rimangono precluse le adozioni – una coppia omo-sessuale non potrà adottare un bambino “terzo”, senza legame con uno dei due partner, come possono fare le coppie eterosessuali – ma viene estesa alle unioni civili tra persone dello stesso sesso la cosiddetta Stepchild Adoption, cioè l’adozione del bambino che è già rico-nosciuto come figlio di uno solo dei due. «All’articolo 44 lettera b) della legge 4 maggio 1983, n. 184 dopo la parola “coniuge” sono inserite le parole “o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso”». L’ar-ticolo 44 lettera b) della legge numero 184 dice: «I mi-nori possono essere adottati dal coniuge nel caso in cui il minore sia figlio anche adottivo dell’altro coniuge».Per quanto riguarda il regime giuridico nelle unioni ci-vili tra persone dello stesso sesso, e cioè i rispettivi dirit-

ti e doveri, residenza, abusi familiari, interdizione, scio-glimento dell’unione, si applicano gli articoli del codice civile relativi al matrimonio: stessi diritti e stessi doveri. Le disposizioni del codice civile che contengono le paro-le «coniuge», «coniugi», «marito» e «moglie», si appli-cheranno anche alla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Nell’unione civile tra persone dello stesso sesso sono riconosciuti alla coppia i diritti di as-sistenza sanitaria, carceraria, unione o separazione dei beni, subentro nel contratto d’affitto, reversibilità della pensione e i doveri previsti per le coppie sposate.Il testo riconosce alcuni diritti e tutele di base anche alle coppie conviventi, cioè alle coppie omosessuali che non vogliono essere registrate come unione civile o alle coppie eterosessuali che non si vogliono sposare: le tutele riguardano l’assistenza in ospedale, il diritto di successione nell’affitto di una casa, il mantenimento temporaneo dell’ex partner in difficoltà e la possibilità di fare «un accordo con cui i conviventi di fatto disci-plinano i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in comune e fissano la comune residenza». L’accordo deve essere fatto di fronte a un notaio.La relatrice del provvedimento Monica Cirinnà ha detto di essere soddisfatta dal primo voto in commissione. Maurizio Gasparri di Forza Italia, vicepresidente del Senato, teme «l’obbligo di dover partecipare al Gay Pri-de». Sergio Lo Giudice del PD ha parlato di un «passo storico»; Luigi Zanda, capogruppo del Partito Democra-tico al Senato, ha parlato di un «buon punto di parten-za». Il gruppo di 35 senatori del PD che invece ha preso le distanze dal testo ne ha spiegato il motivo tramite Stefano Lepri: «Quello che non ci convince è l’equipara-zione così netta tra le unioni civili omosessuali al matri-monio, distaccandosi proprio da quel modello tedesco a cui diciamo di ispirarci. Ma il punto più controverso è la stepchild adoption. Siamo sicuri di fare veramente il bene del minore, scrivendo sul suo stato di famiglia “figlio di due madri o di due padri”? Non sarebbe me-glio, ed è quello che proporremo, pensare a un affido per il genitore non biologico? Per trovare un punto di equilibrio dovremo lavorare ancora».

novita per unioni civili, testo base in senato

unioni tra persone dello stesso sesso, adozioni, coppie di fatto

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Il Senato ha approvato in via definitiva il decreto legge sulle banche che contiene anche la riforma delle popo-lari. Il governo aveva posto in mattinata la fiducia che è stata votata con 155 sì, 92 no e nessun astenuto. Il de-creto, in scadenza il 25 marzo, aveva avuto il via libera dalle commissioni Finanze e Industria senza modifiche rispetto al testo approvato dalla Camera.La norma più significativa della nuova legge riguarda le banche popolari ed è contenuta all’articolo 1. Stabi-lisce che entro 18 mesi, entro quindi il luglio 2016, le banche popolari che rientrano nel parametro del patri-monio superiore agli 8 miliardi dovranno abbandonare il principio del cosiddetto “voto capitario”, quello per cui all’interno dell’assemblea degli azionisti ogni socio può esprimere un singolo voto – uno vale uno – indi-pendentemente dal numero delle azioni che detiene o rappresenta. Concretamente significa che un soggetto o una banca, italiana o estera, potrebbero arrivare ad avere la maggioranza assoluta nella loro assemblea. E che le popolari, alcune delle quali sono in crisi e sono alla ricerca di nuovi capitali, potranno rientrare in processi di fusione o aggregazione esattamente come gli altri istituti di credito. Gli istituti, nella stessa as-semblea che varerà la trasformazione in Spa (quindi ancora con il voto capitario), potranno introdurre nello statuto un limite del 5 per cento all’esercizio del diritto

di voto. Si tratta di una clausola difensiva che consente una tutela dal rischio di scalate. Il tetto introdotto con questa maggioranza sarà però limitato a un massimo di 24 mesi.La legge non riguarda le banche cooperative né le banche popolari di piccole dimensioni, quelle cioè con un patrimonio inferiore agli 8 miliardi. Il sistema delle banche popolari conta 70 istituti: non sono coinvolte dalla riforma quindi 60 banche ma solo le prime 10 e cioè, dalla più grande alla più piccola: Banco Popolare, Ubi Banca, Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper), Banca Popolare di Milano (Bpm), Banca Popolare di Vi-cenza, Vento Banca, Banca popolare di Sondrio, Credito Valtellinese (Creval), Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Banca Popolare di Bari.Tra le altre norme contenute nella legge c’è anche la portabilità dei conti correnti e dei depositi titoli, che dovrà avvenire entro 12 giorni e dovrà essere gratuita: sono previste multe da 5.160 euro a 64.555 euro per chi svolge «funzioni di amministrazione o di direzione, nonché dei dipendenti» che risultino inadempienti. Il provvedimento contiene infine delle misure per le pic-cole e medie imprese: definisce una nuova categoria, quella di Pmi «innovativa», e prevede che a queste aziende vengano estese le norme sulle start-up inno-vative.

riforma delle banchegli istituti maggiori diverranno societa

Mercoledì primo aprile, presso la Segreteria di Stato vatica-na, la Santa Sede e il governo italiano hanno sottoscritto un accordo sullo scambio di informazioni fiscali e sulla traspa-renza finanziaria. A firmare la convenzione (ancora da ratifi-care) sono stati per la Santa Sede l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e, per il go-verno italiano il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan. Nel comunicato stampa del governo si legge che «l’Italia è il primo paese con cui la Santa Sede sottoscri-ve un accordo che disciplina lo scambio di informazioni». Si dice anche che: «La Convenzione, a partire dalla data di entrata in vigore, consentirà il pieno adempimento, con mo-dalità semplificate, degli obblighi fiscali relativi alle attività finanziarie detenute presso enti che svolgono attività finan-ziaria nella Santa Sede da alcune persone fisiche e giuridiche fiscalmente residenti in Italia».Si tratta della cosiddetta “voluntary disclosure“, che i gior-nali descrivono come “fine del segreto bancario”. Il segreto bancario è simile al segreto professionale a cui medici e av-vocati sono tenuti nei confronti dei loro clienti, solo che vale per una banca nei confronti di chi deposita denaro nelle sue

accordo con il vaticano su segreto bancario

casse. Dopo l’accordo di oggi, l’Agenzia delle Entrate italiana sarà facilitata nell’avere informazioni anche su un singolo contribuente che ha conti correnti nella Santa Sede. Questo per evitare operazioni di riciclaggio o evasione fiscale e per permettere la scoperta di capitali detenuti all’estero con il pagamento delle imposte non versate e uno sconto sulle sanzioni. Lo scambio di informazioni riguarderà i periodi d’imposta a partire dal primo gennaio 2009. Un accordo simile era stato raggiunto nei mesi scorsi con la Svizzera, il principato di Monaco e il Liechtenstein. A differenza di que-sti ultimi, il Vaticano rientra non tanto perché rappresenti un paradiso fiscale ma perché, precisa La Stampa, «la presenza di legislazioni diverse e il passaggio di denaro attraverso un confine creano comunque la possibilità di traffici illeciti».La Convenzione precisa, inoltre, «quanto previsto dal Trat-tato del Laterano relativamente all’esenzione dalle imposte per gli immobili della Santa Sede indicati nello stesso Trat-tato», quelli cioè destinati, con modalità non commerciali, ad attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, culturali, ricreative, sportive, e agli immobili dove si svolgo-no attività di religione o di culto.

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Giovedì 5 marzo nella sede comunale di via Roma 39 si sono incontrati il sindaco di Mantova Nicola Sodano, il segretario generale del Comune Annibale Vareschi e i rappresentanti degli Industriali mantovani. Per gli imprenditori erano presenti il presidente Ance Francesco Bottoli e il direttore generale Mauro Redol-fini che hanno illustrato la situazione drammatica di molte imprese che operano nel settore dell’edilizia e dell’indotto. Molti cantieri sono fermi con imposte da pagare calcolate su prezzi di mercato non più attuali. Si è trattato di un ulteriore confronto sul tema dell’a-deguamento degli oneri tributari e della tassazione co-munale sulle imprese, in particolare per le attività che comportano convenzioni urbanistiche. La parti hanno convenuto sull’esigenza di procedere ad una revisione complessiva della materia per renderla maggiormente sostenibile dalle imprese alla luce delle attuali situa-zioni di mercato. Pertanto, l’incontro si è concluso con

l’impegno reciproco di dare vita ad una serie di con-fronti tecnici finalizzati a valutare i singoli casi. “Nel bilancio di previsione 2015, che il Comune di Man-tova dovrà approvare entro il 30 giugno – ha osservato Sodano – terremo conto della necessità di alleggerire la tassazione sulle famiglie e sulle imprese. Nelle pros-sime riunioni di Giunta potremo varare le prime misu-re per far fronte alle necessità. Nel caso delle attività produttive credo che sia opportuno rivedere i parame-tri, adeguarli al nuovo contesto economico e ai valori immobiliari di oggi”. Bottoli e Redolfini, dal canto loro, hanno aggiunto: “Abbiamo apprezzato la disponibi-lità messa in campo dall’amministrazione comunale che ancora una volta ha dimostrato attenzione verso il mondo imprenditoriale. Sulla base di tale premessa parteciperemo attivamente all’esame delle singole si-tuazioni aziendali fornendo le necessarie competenze ed informazioni”.

Da venerdì 6 marzo un secondo tasso a Bosco Virgiliano ricorda i Giusti, coloro cioè che hanno protetto la dignità umana durante le persecuzioni dei regimi totalitari.Il Parlamento di Strasburgo ha decretato che l’”European Day of the Righteous”, in memoria dell’ebreo sopravvissuto alla follia nazista, Moshe Bejski, sia celebrato il 6 marzo. Il Comune di Mantova e la Provincia hanno inaugurato l’al-bero nell’aiuola principale. Ad assistere alla manifestazio-ne sono stati gli studenti di alcune classi del Liceo Classico Virgilio e dell’Istituto Tecnico Mantegna. Al loro fianco le autorità civili e militari. Alla cerimonia sono intervenuti tra gli altri il prefetto Claudia Cincarilli, il presidente del con-siglio comunale di Mantova Giuliano Longfils e l’assessore

provinciale Elena Magri. “La memoria deve essere propulsi-va - ha affermato Longfils -. Bejski, morto il 6 marzo, ha al-largato il concetto di Giusto a tutti quelli che si sono battuti perla dignità umana”. Il presidente della Comunità ebraica mantovana Emanuele Colorni è intervenuto per ricordare la figura di Antonio Lorenzini, che ha salvato la vita a lui e alla sua famiglia ebraica perseguitata dai nazisti e dai fascisti. Lorenzini era funzionario dell’ufficio Anagrafe del Comune di Lama Mocogno nel Modenese e falsificò i documenti di identità per evitare la loro identificazione. Lorenzini venne proclamato Giusto tra le Nazioni per il suo coraggioso impe-gno contro ogni forma di sopruso. Al termine della inaugu-razione è stato osservato un minuto di raccoglimento.

Saranno ridotti gli orari delle sale giochi e di funziona-mento degli apparecchi di vincita in denaro. Lo stabilisce l’ordinanza che ha firmato martedì 10 marzo in via Roma il sindaco Nicola Sodano. Erano presenti anche il dirigente dello Sportello Unico Alberto Rosignoli e il vice comandante della Polizia Locale Luigi Marcone. L’orario di esercizio delle sale giochi è fissato dalle 9 alle 12 e dalle 18 alle 23 di tutti i giorni, compresi i festivi. Negli altri esercizi commerciali dove esistono i punti di offerta del gioco, le slot possono es-sere accese solo nei medesimi orari. Le sale biliardo e le sale bowling sono escluse da questa disciplina per la loro natura di attività prevalentemente sportiva. La violazione delle disposizioni stabilite dal provvedimento sarà punita con la sanzione amministrativa che va da un minimo di 25 euro ad un massimo di 500 euro. In caso di particolare gravità e reci-diva, si applicherà, per un periodo da uno a cinque giorni, la sospensione delle attività. L’ordinanza entrerà in vigore nei prossimi giorni, nel momento in cui sarà pubblicata sull’albo pretorio on line del Comune di Mantova.“L’ordinanza si inserisce in un progetto più ampio di con-trasto al fenomeno preoccupante della ludopatia – ha so-stenuto il sindaco Sodano -. Secondo i dati che ci sono stati forniti dall’Asl, in provincia di Mantova ci sono più di 9mila casi. Ci riproponiamo pertanto di intensificare la nostra azio-ne di prevenzione e repressione del fenomeno”. Rosignoli e Marcone dal canto loro, hanno evidenziato che nel 2014 i controlli messi in campo in città hanno comportato sanzioni per 20mila euro. Hanno anche sottolineato che si passerà dalla disciplina precedente che consentiva il gioco 14 ore dalle 10 alle 24 a quella attuale che le riduce a 8. A Mantova è la prima volta che un’ordinanza interviene per limitare gli orari di queste attività.

far fronte alle difficolta

delle imprese edilipresenti in via roma bottoli e redolfini

ordinanza

sale giochi

i giusti a bosco virgiliano

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Le persone non autosufficienti o in condizione di disabilità grave possono presentare domande per la concessioni di buoni o voucher per una serie di interventi, definiti dalla Regione Lombardia, di sostegno e supporto alla persona e alla sua famiglia per garan-tire una piena possibilità di permanenza della persona fragile al proprio domicilio e nel suo contesto di vita. Si può fare richiesta di: buono sociale mensile, erogabile fino ad un importo massimo di 800 euro, da considerarsi come supporto per la famiglia, eventual-mente aiutata da assistente personale (badante) impiegato con regolare contratto, che decide di assistere al domicilio la persona fragile; buono sociale mensile, erogabile fino ad un importo massimo di 800 euro, per sostenere progetti di vita indipendente; con-tributi sociali per periodi di sollievo della famiglia; voucher sociali per acquisto di servizi

complementari al Sad (ad esempio pasti, lavanderia, stireria, trasporto); voucher sociali per sostenere con progetti educativi e socializzanti e la vita di relazione di minori con disabilità; potenziamento degli interventi tutelari domiciliari per persone che già usu-fruiscono del Servizio di Assistenza Domiciliare (Sad) da parte del Comune di residenza. I destinatari sono persone con gravi limitazioni che compromettono l’autosufficienza ed autonomia delle persone nelle attività della vita quotidiana, di relazione e sociale, che non abbiano un Isee superiore a 11mila euro. Per presentare domanda occorre es-sere muniti di Isee e richiedere appuntamento con l’assistente sociale del Comune di Mantova telefonando allo 0376 366811. Le domande ammesse saranno sottoposte a valutazione multidimensionale effettuata dall’Asl in raccordo con il Comune.

Autorità, docenti e studiosi hanno partecipato al convegno “Spazi pubblici e paesaggi urbani eredita-ti. Strategie e strumenti nelle esperienze nazionali e internazionali. Il sito Unesco di Mantova e Sabbio-neta”, che si è svolto venerdì 27 febbraio al Centro Congressi Mamu. L’incontro è stato aperto con i sa-luti da parte dell’assessore all’Unesco del Comune di Mantova Celestino Dall’Oglio, il quale ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, di livello internaziona-le, per approfondire tematiche che riguardano i siti Unesco, specialmente inerenti la qualità urbana. La parola, poi, è passata ai sindaci di Mantova Nicola Sodano e di Sabbioneta Aldo Vincenzi, che hanno sinteticamente ripercorso le tappe che hanno portato le due città a divenire sito Patrimonio dell’Umanità, e sul lavoro che bisogna portare avanti sulla qualità

voucher sociali, le domande in comune

buoni mensili per persone non autosufficienti o disabili

qualita urbana siti unescoa mantova il convegno internazionale

dell’arredo urbano dei centri storici. Presente anche la vicepresidente della Provincia Francesca Zaltieri.La prima “relazione” del convegno è stata da parte del Presidente Nazionale Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco Giacomo Bassi (sindaco di San Gimignano), seguito dall’intervento del pro-rettore del Polo territoriale di Mantova del Politec-nico Federico Bucci. All’incontro anche alcuni ospiti d’eccezione provenienti dal Giappone, Hidetoshi Saito, professore di storia dell’architettura e preside della facoltà di Scienze dell’Ambiente della Kyoto Women University (responsabile delle candidature di molti siti La mattinata è stata chiusa dall’intervento di Fran-cesco Bandarin, consigliere speciale dell’Unesco e responsabile della “Raccomandazione Unesco sul

Paesaggio Urbano Storico”. Durante il convegno sono state presentate anche le linee guida per il progetto dello spazio pubblico urbano che sono state promos-se per il sito di Mantova e Sabbioneta, in attuazione del suo Piano di gestione, dallo stesso Ufficio e che rappresentano uno dei primi esempi a livello na-zionale appositamente dedicato ad un sito Unesco. Il convegno continuerà anche sabato 28 febbraio, dalle 10, a Sabbioneta nel Teatro dell’Antica. Durante le giornate di lavori, i vari relatori hanno presentato progetti ed esperienze di riqualificazione degli spazi urbani di realtà internazionali importanti quali, Kyo-to, Atene e Parigi, ma anche di città italiane: Roma, Firenze, Modena, Genova e Bologna. L’evento è stato organizzato dall’Ufficio Mantova e Sabbioneta Patrimonio Mondiale Unesco per fare il punto sul dibattito nazionale e internazionale sem-pre più rilevante riguardante la gestione dello spazio pubblico delle città d’arte e in particolare dei siti Pa-trimonio dell’Umanità, mettendo a confronto espe-rienze autorevoli e significative. L’iniziativa, per il suo interesse scientifico, è stata inserita tra gli eventi del-la terza edizione della Biennale dello spazio pubblico che sarà presentata a Roma dal 21 al 25 maggio.

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Ideatore, promotore e presidente della Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo (professore ordinario di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso l’Univer-sità di Padova), Artioli è stato rievocato nel convegno scientifico “Maestranze, artisti e apparatori per la scena dei Gonzaga (1480-1630)”, a cura di Simona Brunetti dell’U-niversità di Verona. L’appuntamento, iniziato giovedì 26 febbraio al Bibiena è stato aperto dal presidente Gianni Rottichieri e aperto dagli interventi della vice presidente della Provincia Francesca Zaltieri e dal sindaco Nicola Sodano. “Ringrazio il presidente e il cda della Fondazione – ha sottolineato Sodano - perché in questi quattro anni è stato fatto un ottimo lavoro, tenendo conto che il contesto economico non è stato favorevole. In ogni caso il Comune di Mantova ha sempre sostenuto con forza la sua attività. Mantova è una città dell’Unesco e di cultura. Organizzare gli archivi storici ed avere un vasto patrimonio scientifico e di ricerca a disposizione come il vostro significa fare un’importante operazione di promozione per la nostra città. Anche il convegno è una grande opportunità che farà parlare di Mantova in Italia e all’estero”. La tre giorni

è stata organizzata dalla Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo in collaborazione con l’Università degli Studi di Verona – Dipartimento di Filologia, Let-teratura e Linguistica, e con il contributo di Comune di Mantova, Fondazione Banca Popolare Agricola di Poggio Rusco e l’Università degli Studi di Verona. Durante il con-vegno i relatori hanno approfondito un tema che da sempre è considerato fondamen-tale e ricco di spunti: lo studio di tutte quelle figure, spesso minori o sconosciute, che concorrono alla concezione e alla realizzazione delle attività spettacolari patrocinate dai Gonzaga. Il 27 e il 28 febbraio sono ripresi i lavori. Accanto agli incontri del con-vegno vi sono altri due appuntamenti, sempre al Teatro Bibiena, ad ingresso libero. Venerdì 27 febbraio, alle 21, il concerto del Gruppo Musicale Lusit Orpheus con “Amor ci allieta il core. Musiche alla corte dei Gonzaga”. Sabato 28 febbraio, alle 21, la sera-ta di gala con i finalisti della quarta edizione del concorso “I Giovani e la commedia dell’arte”. Per ulteriori informazioni: tel. 0376 221259, [email protected], www.capitalespettacolo.it.

fondazione artioli: patrimonio culturale

mantova incantata da famille de la rueartisti di strada, circensi, magie, tarocchi, installazioni, urban knitting

Un weekend denso di strabilianti novità quello in arrivo a Mantova, lungo le vie del centro città, in programma per i giorni 2 e 3 Maggio prossimi. Arte dell’Assurdo, at-traverso il contagioso e sbalorditivo carisma del proprio Presidente Annalisa Venturini ed i numerosi collaboratori nonchè sostenitori, ha scelto di arricchire ancor di più gli appuntamenti cittadini garantendo al pubblico spetta-coli imperdibili per qualsiasi età, curiosità e passione, tra atmosfere e scenografie felliniane, mistiche, antiche, esoteriche, affascinanti e uniche nel panorama italiano fondendo in una due giorni dalle straordinarie aspettati-ve il meglio dell’immaginario fantastico di ognuno di noi. A rianimare per la seconda volta il cuore di Mantova sa-ranno, in questa edizione, oltre agli indimenticabili Arti-sti di strada del grande Festival di Famille de la Rue, i pro-tagonisti di Circo Paniko, le avvolgenti tessiture e intrecci in termini di Yarn Bombing, il magico borgo dei misteri a cura di Manuele Dalcesti e un generoso testimonial come Giovanni Rana che, per l’occasione, offrirà 500 pasti agli ospiti della Caritas cittadina. L’appuntamento 2015 del

Festival Internazionale degli Artisti di Strada andrà ad in-vadere qualsiasi spazio, anche quelli comunemente non aperti al pubblico. Giardini, piazze, vicoli, diventeranno gli scenari incantati in cui eclettici personaggi consen-tiranno di lasciarsi rapire contagiosamente e farsi tra-sportare in veri e propri sogni ad occhi aperti. Grazie alla Soprintendenza dei Beni Artistici, resasi disponibile per il progetto di crowdknitting, le colonne esterne della Ro-tonda di San Lorenzo si vedranno ricoperte da “abiti” su misura tessuti e intrecciati a mano da tutti i volontari che hanno aderito all’iniziativa Intrecci-amo-ci consentendo inoltre di rivestire niente di meno che un intero pullman Apam che sarà possibile osservare transitare sul territorio cittadino per l’occasione. Nel frattempo, in Piazza Virgi-liana, un tendone dall’importanza e provenienza ecce-zionali anche in termini di origine strutturale come affer-mato dai membri stessi e fortemente desiderato in quelli di presenza da Famille de la Rue, stazionerà custodendo al proprio interno spettacoli acrobatici, rocamboleschi, spumeggianti e a dir poco mozzafiato guarniti da brividi

e comicità rappresentanti l’esclusiva arte del famosissi-mo Circo Paniko nell’esclusiva presentazione de Il Cabaret degli Affamati, merito di ragazzi provenienti da tutt’Ita-lia riunitisi a partire dal 2006, quasi per gioco, a seguito del progetto Da Capitini a Gandhi di origine umbra. La magia, come filo conduttore, accompagnerà anche al calare della sera, tra le mani affascinanti di cartoman-ti, chiromanti, rabdomanti ed astrologhe prontamente utili al fine di rivelare attraverso tarocchi, sibille, letture dei fondi del caffè, antichi oroscopi e tanto altro ancora grazie alla sinergia straordinaria sbocciata con Dalcesti, famosa guida spirituale già noto per l’organizzazione di esperienze di cammino e meditazione in tutto il mondo. L’appuntamento, perciò, è imminente e ben dettagliato su artedellassurdo.it, sia che desideriate scoprire qual-cosa sul futuro che lasciarvi affascinare dalla moltitudine di colori, esibizioni, magici scorci ed estemporanee arti-stiche, giocolieri e luminescenti forme ammalianti per gli occhi e lo spirito. Mancare sarebbe davvero un peccato, non trovate?

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la cina a palazzo te

stupisce il giardino incantato di ai weiwei

L’artista cinese Ai Weiwei ha scelto l’Italia e la meravi-gliosa cornice di Palazzo Te per stupire ancora una volta il pubblico internazionale. Inaugurata la mostra “Il Giar-dino Incantato”.Venerdì 6 marzo a Palazzo Te è stata inaugurata la mostra di inediti “Il Giardino Incantato” di Ai Weiwei. L’importante iniziativa culturale è stata presentata, di-rettamente nella villa giuliesca, dal sindaco di Mantova Nicola Sodano, dagli artisti Meng Huang e Li Zhanyang, dall’organizzatore della mostra Paolo Mozzo di “Origini”, dal direttore artistico e curatore Sandro Orlandi Stagl e dalla curatrice Mian Bu. Presenti, tra gli altri, il direttore di Palazzo Te Stefano Benetti e la dirigente del Comune di Mantova del settore Cultura Irma Pagliari.Ai Weiwei, con la sua arte visionaria, spiazzante e pre-gna di rabbia e impegno civile che da anni, attraverso le sue opere e l’attivismo, lo vede impegnato in ambi-to sociale, ha dunque accettato la “sfida” di esporre i suoi lavori all’interno delle sale della Villa giuliesca. La mostra “Il Giardino Incantato”, aperta al pubblico dal 7 marzo al 6 giugno 2015, non è una semplice esibizione, ma un evento unico, un viaggio attraverso 10 opere ine-dite costituite in tutto da 100 sculture da lui composte appositamente per questa occasione.“La mostra “II Giardino Incantato” di Ai Weiwei a Palazzo Te organizzata in collaborazione con il Comune di Man-tova arricchirà l’offerta culturale di Mantova con di un altro evento di spicco - ha detto il sindaco di Mantova Nicola Sodano -. Le opere inedite create appositamente dal maestro e dissidente cinese sono per noi il contribu-

to di un grande artista che ha accettato di misurarsi con il Rinascimento italiano, in particolare con l’arte e l’ar-chitettura di Palazzo Te. Sarà un evento di livello mon-diale che potrà contare anche sulle opere di altri due importanti artisti cinesi, Meng Huang e Li Zhanyang. Da tempo avevamo in serbo di accogliere iniziative di gran-de respiro per il 2015”. Il primo cittadino ha sottolinea-to, poi, che “sarà una primavera mantovana all’insegna della grande cultura”, ricordando la mostra sulla follia che si terrà da maggio a Palazzo della Ragione, in occa-sione di Expo 2015, e quella in corso alle vicine Fruttiere su un altro genio dell’arte contemporanea, Joan Mirò.Un’esposizione in bilico tra libertà d’espressione e diritti umani, genio ed eccesso, tradizione e modernità, che si confronta con il Rinascimento italiano in uno dei suoi monumenti simbolo, Palazzo Te, sfidando il paragone con le più impegnate forme d’arte contemporanea. La mostra “Il Giardino Incantato”, ideata da Origini (di EBLand Srl, Presidente Paolo Mozzo), organizzata in collaborazione con il Comune di Mantova, è curata da Sandro Orlandi Stagl, Mian Bu e Cui Cancan, con il sup-porto di Being 3 Gallery di Pechino. Libro della mostra di Maretti Editore. In Esposizione anche le creazioni dei due artisti che da anni collaborano con Ai Weiwei in diversi progetti, Meng Huang e Li Zhanyang, che per l’occasione ha rea-lizzato una installazione in cui Ai Weiwei è protagonista con la scultura di se stesso, oltre ad altre cinque sculture che troveranno collocazione nelle varie stanze del Te.Ai Weiwei, nato a Pechino 57 anni fa, è tante anime in una: considerato tra i più importanti ed influenti artisti contemporanei, oltre che architetto, scultore, designer e fotografo è anche un blogger affermato e, soprattut-

to, un attivista per i diritti umani, estremamente critico con il governo cinese, di cui ha indagato e denunciato la corruzione al punto da essere incarcerato per poi vedersi negato il diritto di lasciare il paese. Una riflessione acu-ta, che non cade mai nella retorica, visionaria e in grado di disorientare sempre e comunque, è la cifra che scan-disce la sua parabola di uomo e di artista. Opere concet-tuali che rivelano le doti di un grande comunicatore, che inchiodano lo spettatore e lo spingono a riflettere sulla realtà, per immaginare e realizzare quel cambiamento che Ai Weiwei da sempre sostiene e che traspira dalle sue creazioni.“Il Giardino Incantato”, un luogo che si presta alla col-tivazione dell’anima e dove, nel pieno della tradizione orientale, l’estetica è direttamente legata all’etica ed alla ricerca del pensiero spirituale, dunque un prezioso tassello per avvicinarsi un po’ di più all’universo in con-tinuo fermento dell’artista dissidente per eccellenza; un’arte vissuta nel rispetto della tradizione cinese abbi-nato alla capacità di proiettarsi nella modernità e a una consapevolezza sociale e politica dalla quale Ai Weiwei, nonostante le infinite traversie, non vuole abdicare. An-che per questo, il pubblico cinese, che lo adora, lo ha so-prannominato, giocando sull’omofonia dei caratteri, Ai Weilai, “Amare il futuro”. “Il Giardino Incantato”, diventa quindi la vera provocazione della mostra perché è il luo-go dove l’incanto alla fine sparirà: gli artisti, dopo averci esposto alla grande illusione, alla fine ci conducono al disincanto e a distinguere meglio etica ed estetica nella nostra società contemporanea.Orari: lunedì 13-18; martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 9-18; venerdì 9-22. Chiusura della bigliette-ria un’ora prima della chiusura del Palazzo.

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IDEA PROGETTAZIONE STAMPAamela+STUDIOGRAFICO

All’appuntamento, organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Mantova, presieduto da Mar-co Collini, sono intervenuti per i saluti il prefetto Carla Cincarilli e il sindaco di Mantova Nicola Sodano. “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa”, questo il titolo dell’opera illustrata davanti ad un folto pubblico martedì 24 febbraio nella Sala degli Stemmi di Palazzo Soardi. E’ la toccante esperienza dei suoi zii medici che nel 1970 hanno deciso di trasferirsi in Uganda per aprire un ospedale. “Ansia, incertezza e precariato creano an-sia tra i giovani - ha detto Calabresi -. Il mio libro è una risposta a molte delle domande che i ragazzi mi fanno perché racconta del sogno realizzato di due neolaureati”.Cercare le notizie più curiose fa parte del bagaglio di ogni giornalista. Solitamente le ricerche costano ore e parecchia fatica. Si seguono le tracce, si frugano tra

i documenti e non si smette mai di informarsi. Cala-bresi la storia più bella da raccontare l’aveva in casa, nella storia di famiglia. Gli zii, i medici Mirella Capra e Gianluigi Rho, hanno fatto la scelta di andare in Uganda per aprire un ospedale. La lista nozze dei due coniugi, partiti per l’Africa poco dopo il matrimonio, non erano affatto oggetti d’argenteria, posate o biancheria per la casa bensì nell’ordine: 22 letti per adulti, 9 lettini per bambini, culle per neonati, lenzuola, elettrocardiografo, microscopio, lettino operatorio, una lampada e attrezzi vari per la chirurgia.E’ una storia toccante che parla a tutti quei ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi. Il ricavato della vendita del volume servirà a formare le trenta ostetriche che andranno a gestire i piccoli centri per le mamme e i bimbi della Karamoja, in Uganda.

La mostra di Mirò nelle Fruttiere di Palazzo Te ha su-perato i 42mila visitatori dal giorno dell’apertura il 26 novembre. Lo ha comunicato il sindaco Nicola Sodano introducendo la conferenza con la curatrice dell’espo-sizione “Mirò, l’impulso creativo” Elvira. “Per la prima volta - ha notato Sodano - è stato applicato il doppio biglietto: uno per le Fruttiere con Mirò e l’altro per Pa-lazzo Te che ospita altre rassegne temporanee, come quella del cinese Ai Weiwei. Oltre ai visitatori della mostra ne vanno aggiunti altri 30.027 e 5.330 turisti che hanno acquistato il biglietto combinato per ve-dere sia Mirò che la villa gonzaghesca. E’ la dimostra-zione che è una scelta azzeccata specie ora che il Co-mune non può spendere molto per le mostre, in tutto 270mila euro all’anno. Nello stesso periodo 2013-14 i biglietti staccati per palazzo Te erano stati 23.400”.

La curatrice Càmara Lopez ha tenuto poi la confe-renza sul maestro catalano sostenendo che Mirò era un grande lettore, soprattutto di poesia. Ha indicato anche le cinque aree tematiche in cui è diviso lo spa-zio espositivo: il gesto, la forza espressiva del nero, il trattamento del fondo come punto di partenza creati-vo, l’eloquenza della semplicità e la sperimentazione materica. Con l’ausilio delle immagini, ha raccontato l’uomo Mirò e la sua arte citando le influenze del pen-siero, dei luoghi, degli oggetti, dei movimenti artistici e dell’introspezione sulla infaticabile operosità del grande artista catalano nei suoi laboratori di Mal-lorca, dove aveva scelto di stabilirsi definitivamente a partire dal 1956. La mostra è in collaborazione con la Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca e rimarrà alle Fruttiere di Palazzo Te fino al 6 aprile.

calabresi e il racconto della speranza

il direttore del quotidiano la stampa ha presentato il nuovo

libro presso la sala degli stemmi di palazzo soardi

miro, superati i 42mila visitatori

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L'idea è stata lanciata questa mattina dal sindaco di Mar-mirolo Paolo Galeotti, dalla dirigente dell'Istituto compren-sivo Francesca Palladino e dalla responsabile del settore dell'ufficio istruzione Silvia Caimi, a conclusione dell'incon-tro con le classi quarte della scuola elementare, accompa-gnate dalle insegnanti nell'ufficio del sindaco. I bambini, nelle scorse settimane, avevano scritto diverse letterine per proporre alcune iniziative e avanzare richieste per migliora-re la loro scuola. In particolare, sistemare una struttura al momento inutilizzata vicino all'istituto per trasformarla in

un laboratorio di immagine o di scienze e acquistare delle lavagne interattive multimediali. Il sindaco ha così invitato le classi in municipio per parlare delle osservazioni fatte e per far conoscere loro il Comune, e l'incontro di oggi è stata una bella occasione per i piccoli studenti. Dopo una breve introduzione da parte di Galeotti, che ha spiegato la dispo-sizione degli uffici comunali e il rispettivo funzionamento, la parola è passata ai bambini ed è stato il momento delle domande, tra cui: “Perché hai deciso di fare il sindaco?”; “Dopo il primo anno di esperienza è ancora contento di aver

fatto questa scelta?”; “Il suo è un lavoro difficile?”; “Quali sono le sue responsabilità?”. Infine gli alunni della prima-ria hanno ricordato le richieste fatte tramite le lettere, e, sulla base dell'esperienza fatta, il sindaco, la dirigente e la responsabile istruzione, hanno salutato le classi con una promessa. “Cercheremo di capire come migliorare i servizi per la scuola – hanno detto – e ci impegneremo ad istitu-ire, nel prossimo Piano di diritto allo studio, un progetto di partecipazione civica, che apra un dialogo e un confronto diretto tra l'istituto e l'amministrazione”.

Una decina di camioncini carichi di rifiuti ingombranti (ogni furgoncino ha dovuto fare più viaggi), come resti edili, pezzi di ferro, mattonelle, un televisore, attrezzature elettriche, barattoli di vernice; una ventina di sacchi riem-piti con immondizie differenziabili, e infine oltre ottanta volontari, il doppio rispetto il 2014, che si sono rimboc-cati le maniche per risanare il territorio. E' il bilancio della dodicesima edizione di Pulimincio, l'appuntamento con la tradizionale pulizia delle rive del fiume, quest'anno tor-nato più in grande e con alcune novità: l'iniziativa non ha riguardato solo la frazione di Pozzolo, ma ha coinvolto l'in-tero paese, da Pozzolo sul Mincio a Marmirolo, passando per Marengo, diversi enti e associazioni. La manifestazio-ne è stata organizzata dall'associazione culturale "La luna nel pozzo", con il patrocinio e il sostegno del Comune di Marmirolo, dell'associazione Colline Moreniche del Garda, del Parco del Mincio, del Consorzio di Bonifica Territori del Mincio e di Mantova Ambiente, che ha fornito il materiale da lavoro (guanti, attrezzi di raccolta, bidoni) per i parte-cipanti. Subito dopo pranzo i volontari, tra cui il sindaco Paolo Galeotti, alcuni assessori, consiglieri comunali, diversi cittadini, i ragazzi dell'oratorio, l'associazione dei

cacciatori e quella degli alpini e i membri della protezione civile, sono partiti da piazza Roma a Marmirolo e da piazza Aldo Moro a Pozzolo per dividersi e setacciare le rive del Mincio a Pozzolo, il canale di Marengo, la zona del centro di Marmirolo. La raccolta è terminata nel tardo pomerig-gio, con una merenda per tutti. Pulimincio ha così spento dodici candeline e ha dato l'arrivederci al 2016. “Si tratta di una manifestazione importante – dichiara il sindaco Galeotti – testimonia l'attenzione dell'amministrazione, degli enti, delle associazioni e in generale della nostra comunità verso la tutela del territorio. C'è grande soddi-sfazione per un'iniziativa cominciata dodici anni fa e che quest'anno si è allargata, abbiamo deciso di sostenerla in maniera più forte coinvolgendo altre realtà, istituzionali e del mondo del volontariato. Il risultato è stato positivo e la maggior parte dei rifiuti sono stati trovati nelle zone non toccate dai volontari nelle scorse edizioni, come quella di Marengo”. Pulimincio e l'impegno della capofila La Luna nel Pozzo non si fermeranno qua: sul sito ufficiale dell'as-sociazione (www.lalunanelpozzo.mn.it) rimarrà attivo il servizio “pulimincio365”, che vuole convogliare tutte le segnalazioni di problemi ambientali da parte dei cittadini.

a marmirolo dialogo tra scuola e istituzioni

il fine e quello di inserire nel prossimo piano di diritto allo studio un progetto di partecipazione civica

dodici anni di pulimincio

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La “Notte europea della civetta” a Bosco Fontana, in programma per l'11 aprile. Si è trattato di un evento nato in Francia nel 1995 per far conoscere al grande pubblico il mondo dei rapaci notturni, riproposto con la stessa formula anche a Bosco Fontana.La serata è stata condotta e curata negli aspetti scien-tifici dal dottor Marco Mastrorilli, responsabile na-zionale dell'iniziativa, in collaborazione con i gruppi ornitologi Mantovani, alla quale tutti hanno potuto partecipare ad un'escursione ornitologica per cono-scere da vicino la realtà dei rapaci notturni, come gli allocchi e le civette. Il programma prevedeva il ritrovo alle 20.45 all'ingresso della Riserva con, a seguire, lo spostamento del gruppo alla palazzina Gonzaga per una breve conferenza sugli strigiformi (gufi, allocchi, civette, barbagianni..); una suddivisione in piccoli gruppi e passeggiata nel bosco, alla scoperta dei ra-paci notturni, e conclusione intorno alle 23. L'evento, organizzato dal Corpo forestale dello Stato, del tutto gratuito ma a numero chiuso (massimo 50 persone), con prenotazione obbligatoria. Nell'occasione sono state girate anche alcune scene per il canale “Gufotu-be” dedicato proprio ai rapaci notturni.

Si è tenuto domenica 12 aprile il 167° Anniversario della Battaglia sul Ponte della Gloria e del Battesimo del fuoco dei bersaglieri a Goito. La presentazione ufficiale in comune con il sindaco Pietro Marcazzan, affiancato dagli assessori Cancellieri e Boccola e dal presidente provinciale dell’Associazione nazionale bersaglieri Raffaele De Feo e da quello di Goito Mo-reno Scandiuzzi. La cerimonia di quest’anno ha visto la partecipazione anche del sottosegretario alla difesa Domenico Rossi che aveva premurosamente confer-mato la sua presenza. Un avvenimento che ha segnato la storia risorgimentale mantovana e che ha dato il via alla nascita del corpo dei bersaglieri, con quella che in verità fu una scaramuccia avvenuta l’8 aprile 1848. L’evento ha avuto una anticipazione sabato 28 marzo, in sala Verde, con il concerto della fanfara di Viadana “Ghinzelli” e con la premiazione, nella stessa serata

con inizio alle 21, del concorso rivolto alle terze medie dell’Istituto comprensivo di Goito dal titolo “I bersa-glieri e la storia d’Italia”. Ai ragazzi dell’ultimo anno delle medie è stato chiesto di produrre un elaborato scritto accompagnato da immagini. «Un dovere da parte nostra come amministrazione – ha detto il sin-daco Marcazzan – per mantenere viva la memoria e la storia, tenere un atteggiamento di gratitudine nei confronti di chi ci ha consegnato l’Italia e da traman-dare alle future generazioni». Il programma di do-menica 12 aprile ha avuro inizio alle 9 con l’arrivo dei bersaglieri e delle fanfare in piazza Matteotti per poi proseguire con l’alzabandiera, la messa in chiesa e lo sfilamento con l’arrivo sul ponte della Gloria e l’attra-versamento al passo di corsa, fino al monumento del bersagliere. Infine il concerto delle fanfare di fronte al Municipio e il pranzo cremisi al centro Aquilone.

la notte

della civettabersaglieri, a goito, il 12 aprile

167esimo anniversario della battaglia

sul ponte della gloria

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ippocrate18

giornata mondiale della saluteIl Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nel corso della conferenza stampa, ha affermato: “Antibiotico resistenza nostra priorità insieme ai vaccini”.

«Il tema della resistenza agli antibiotici è una priorità della nostra agenda, assieme ai vaccini. È un problema mondiale, uno di quelli su cui tutti i Governi devono intervenire e sono contenta che oggi se ne parli». La ministra della Salute Beatrice Lorenzin rientra sul tema caldo di queste ultime ore in occasione della conferen-za stampa presso il ministero, per la giornata mondiale della salute 2015 dedicata alla sicurezza alimentare. L'antibiotico resistenza è tornata al centro dell'atten-zione mondiale dopo l'allarme lanciato ieri dal premier David Cameron, che ha ventilato il rischio di un «ritorno agli anni bui della medicina», sulla base di un rapporto-shock elaborato dal Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali di Downing Street, secondo cui 80mila inglesi rischierebbero di perdere la vita con la diffusione di una nuova generazione di batteri resistenti agli antibiotici: circa lo stesso numero di morti registrati a Londra con la «Grande peste» del 1665 quando scom-parve un quinto della popolazione. Secondo il report, «senza farmaci efficaci anche le più semplici operazioni potranno essere a rischio fatale». «Della questione anti-biotici stiamo parlando da un anno e mezzo, abbiamo

addirittura organizzato sulla questione un G7+1 duran-te il nostro semestre di presidenza Ue», ha affermato la ministra. «È un problema serio che insieme a quello dei vaccini è in cima alla nostra agenda . È un problema mondiale ed è uno degli elementi su cui tutti i Paesi del mondo si stanno focalizzando. Ma è anche un lavoro culturale sul quale fare grande formazione, perché gli antibiotici vanno usati soltanto quando li prescrive il medico». Quanto agli allevamenti, «all'alto tasso di antibiotici che vengono somministrati agli animali, fa da contraltare il basso tasso che si riscontra nella car-ne al momento in cui viene macellata e distribuita - ha aggiunto la ministra - negli ultimi 3 anni abbiamo ri-dotto del 30% la quantità di antibiotici nelle carni, ma bisogna fare di più. La resistenza agli antibiotici «è una causa di morte - ricorda Lorenzin - per questo lavoriamo sulla corretta prescrizione medica sugli umani senza abusarne fin dalla tenera età. Non è solo un tema di co-sti ma di salute pubblica». Poi la lotta agli antibiotici su-gli animali «è alta e vigile e abbiamo una registrazione dei controlli forte di tutto quello che avviene nei nostri allevamenti».

Sono 273 i milioni che la manovra, su cui dopo Pasqua (una Stato-Regioni è in programma il 16 aprile prossimo) si confronteranno Governo e Regioni, prevede di risparmiare met-tendo mano a prestazioni, personale e ricoveri. Che si aggiungono agli altri 2 miliardi circa basati sui risparmi per i beni e servizi e sugli interventi nella farmaceutica. Sono queste le stime, secondo le prime indiscrezioni, del maxi-taglio 2015 per la sanità pubblica che di fatto annulla l’aumento del fondo sanitario previsto dal Patto per la salute. Anche se fino al momento dell’intesa non tutto può considerarsi deciso. Nel dettaglio delle ipotesi at-tuali di interventi che riguardano personale e strutture, se una prestazione di specialistica ambulatoriale sarà considerata ad alto rischio di inappropriatezza, la pagherà l’assistito e se il medico prescrittore non sarà in grado di motivarne la scelta, l’azienda sanitaria potrà intervenire tagliando il trattamento economico accessorio per i dipendenti del Ssn o gli incentivi per il raggiungimento degli obiettivi di qualificazione e appropriatezza per i convenzionati. Questi interventi porterebbero 69 milioni di risparmio per la riduzione dei consumi nel settore privato accreditato e 37 milioni per l’efficientamento del settore pub-blico. A regolare la materia dovrebbe essere un decreto della Salute. Ridimensionamento in vista anche per i ricoveri di riabilitazione. Anche qui un decreto ministeriale definirà le

prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza. Per quelli inappropriati il taglio sarà del 50% della tariffa oppure si utilizzerà quella pagata alle strutture riabilitative extraospe-daliere. E per le giornate oltre-soglia di questi ricoveri il taglio si inasprirà fino al 60 per cento. In tutto queste misure dovrebbero portare, secondo le stime, un risparmio di 89 milioni, per effetto della riduzione dei ricoveri e della valorizzazione tariffaria nel settore privato accreditato. C’è poi un risparmio di circa 10 milioni che deriva dall’azzeramento previsto dai nuovi standard ospedalieri dei ricoveri in strutture convenzionate con meno di 40 posti letto che, a eccezione di quelle monospecialistiche, sono destinate a chiudere i battenti. Per quanto riguarda infine i risparmi che derivano da interventi sul personale, si tratta di 68 milioni per la riduzione di 2.069 strutture complesse ospedaliere, sottoposte al nuovo parametro degli standard di posti letto previsto dal regolamento sull’attività ospedaliera, e di 8.718 strutture semplici legate a queste strutture complesse. Per la scel-ta di quali e dove tagliare varranno sempre le indicazioni e i parametri scritti nel nuovo regolamento sugli standard ospedalieri. In campo c’è poi anche la riduzione progressiva del numero delle centrali operative 118 che deriva dalla riorganizzazione della rete ospe-daliera, ma che risparmio porti questa misura non è stato ancora quantificato.

manovra 2015, ipotesi tagli strutture e personaleStato e Regioni discuteranno su risparmi di circa 273 milioni a proposito di prestazioni, interventi farmaceutici e ricoveri

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1919

OPG Castiglione: personale e primi trasferimenti

Ha avuto inizio nei giorni scorsi il trasferimento dei primi pazienti dell’ex OPG (Ospedale Psichiatrico Giu-diziario) alle strutture dell’Emilia Romagna e del Lazio. Sono in tutto 12 le persone che lasceranno l’ospedale di Castiglione delle Stiviere, denominato oggi Sistema polimodulare di REMS provvisorie a seguito dell’applica-zione della legge del 2012 sul ‘Superamento degli OPG’ e la successiva legge 81 del 30 maggio 2014. La Regio-ne Lombardia, intanto, ha deliberato l’assunzione di 57 unità di personale: 39 infermieri, 7 psichiatri, 7 psicologi e 4 educatori o tecnici della riabilitazione. Un numero di professionisti decisamente superiore al minimo richiesto per l’accreditamento delle REMS in ragione della necessi-tà di mantenere gli attuali livelli di eccellenza e la qualità della riabilitazione con operatori dedicati. Le REMS (Re-sidenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) sono strutture a 20 posti letto affidate alle singole regioni, concepite allo scopo di riportare i Servizi Psichiatrici e il territorio al centro dell’intervento terapeutico, cercando misure alternative all’internamento. Inoltre, impedendo

Via libera dalla Regione al reclutamento di infermieri, psichiatri, psicologi, educatori, tecnici della riabilitazione. Avviato il trasferimento alle strutture dell’Emilia Romagna e del Lazio. L’ex OPG ospiterà 8 REMS provvisorie

La Terapia Intensiva Neonatale (TIN) dell’Ospedale di Mantova avrà presto una sala d’accoglienza per i genitori dei piccoli ricoverati o in attesa di visite specialistiche. L’esigenza espressa dal direttore della struttura e del Dipartimento Materno Infantile Paolo Villani è stata raccolta dall’Associazione Alessan-dro Dotti che si è mossa con i propri volontari e ha trovato nella Coop Consumatori Nordest un valido partner. I soci volontari Coop di Mantova, Brescia e Rovigo, durante le festività natalizie hanno infatti rinunciato al consueto evento degli auguri per desti-nare ad associazioni benefiche una somma di denaro,

sostenendole nel loro prezioso lavoro di solidarietà. È stata scelta l’Associazione Alessandro Dotti, con la consegna di una somma di 2.500 euro. Grazie a que-sto impegno, tra poco più di un mese sarà realizzata una sala accogliente, ben arredata e attrezzata, che ospiterà i genitori dei pazienti con il fine di renderne più amichevole la permanenza: poltrone, divanetti, arredi ma anche la presenza e la disponibilità di vo-lontari. L’Associazione Alessandro Dotti non intende fermarsi e si sta attivando per arrivare in futuro alla realizzazione di uno spazio ulteriore che consenta il pernottamento dei genitori.

una sala d’accoglienza per i genitori dei piccoli pazienti in tin

la permanenza in OPG per un periodo superiore al mas-simo della pena edittale prevista per il reato commesso, si mette fine ai cosiddetti ‘ergastoli bianchi’. A Castiglione delle Stiviere saranno realizzate 8 REMS temporanee, che diventeranno 6 a transizione compiuta, destinate ad ospitare complessivamente 120 pazienti. “Con la nuova normativa – spiega il direttore del Sistema polimodulare di REMS provvisorie di Castiglione Andrea Pinotti – cam-bia il ruolo di questa struttura non più punto di arrivo, ma tappa di transito per il trattamento territoriale. L’obietti-vo principale è offrire la migliore risposta terapeutica per riportare il paziente sul territorio in condizioni adeguate. Stiamo intervenendo sugli operatori, per uniformare le modalità di presa in carico all’interno del centro e all’e-sterno, così da evitare un distacco e mantenere, al con-tempo, la specificità del trattamento psichiatrico forense, riconosciuta come eccellenza a livello internazionale. ”. Si tratta soprattutto di un passaggio di tipo culturale. Le REMS sono inserite in un complesso unico (‘Balloon Mo-del’) con la suddivisione in alta, media e bassa intensità

procedente dall’accoglienza-diagnosi-acuzie (alta), allo specifico trattamento rispetto alla patologia (media), fino alla ritorno sul territorio passando, eventualmente, attraverso la comunità esterna (bassa). Tale percorso viene coniugato a un’offerta riabilitativa molto ampia. Il progetto deriva dalle più rilevanti esperienze inter-nazionali. Andrea Pinotti rassicura i cittadini: “Il nuovo modello non deve allarmare la popolazione lombarda, che non è in pericolo. Continueremo a lavorare nella sicurezza delle persone e dell’ambiente, garantendo la dimissione degli autori di reato solo nel momento in cui il rischio di recidiva è diminuito in modo significa-tivo o ormai assente”. L’intervento legislativo si era reso necessario per la grave situazione di degrado e mode-sta capacità terapeutica-riabilitativa presente nei vari OPG sul territorio nazionale (Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino (FI), Aversa (NA) e Barcellona Pozzo di Gotto (ME). L’OPG di Castiglione, al contrario, è sempre stato considerato come riferimento assistenziale e terapeu-tico-riabilitativo anche dagli stessi estensori della nor-mativa. Le peculiarità del centro mantovano: gestione esclusivamente sanitaria, con caratteristiche alberghiere e di assistenza ospedaliere, assenza di guardie carcerarie e celle, impostazione comunitaria dell’organizzazione ed elevato impegno terapeutico-riabilitativo offerto da medici psichiatri, psicologi, infermieri, oss, educatori, assistenti sociali, insegnanti di educazione fisica, oltre a moltissime figure di supporto (dagli autisti, ai portinai e così via). La struttura è immersa nel verde con ampi spazi aperti, piscina, campo da tennis-pallavolo, campo da calcetto. Al suo interno si svolgono attività ludiche e lavorative remunerate - come la gestione del verde, la piccola manutenzione, la falegnameria, la stamperia, la sartoria – culturali e scolastiche.

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Tecnologia di ultima generazione e una concezione degli spazi nel segno dell’inno-vazione e dell’umanizzazione dell’assistenza. È stata inaugurata oggi, alla presenza del Vice presidente e assessore alla Salute di Regione Lombardia Mario Mantovani, la nuova sede della Struttura Complessa di Terapia Intensiva Anestesia e Rianimazio-ne dell’ospedale di Mantova. La struttura di estende su una superficie di 1.500 metri quadrati e ospita la Rianimazione e la Terapia intensiva post operatoria per un totale di 12 posti letto. Le innovazioni principali sono rappresentate dalla creazione di due aree di degenza open space (in precedenza box con posto singolo) con una consolle di controllo per la gestione dei pazienti e di 25 lucernari per dotare gli ambienti di luce naturale. Le opere di ristrutturazione sono partire nel 2012 per terminare nel gennaio di quest’anno. Durante l’intervento l’attività della struttura è stata trasferita al secon-do piano del blocco C, con un grande sforzo tecnico, logistico e organizzativo. Il costo complessivo dei lavori ammonta a 2.215.000 euro sostenuti per la ristrutturazione, gli arredi e le apparecchiature. La prossima settimana il trasferimento dell’attività. Il direttore generale dell’Azienda Ospdaliera Luca Stucchi ha ringraziato tutti i profes-sionisti che hanno lavorato con grande impegno per la nuova struttura. Tra le autorità erano presenti anche il consigliere regionale Anna Lisa Baroni, il sindaco di Mantova Nicola Sodano, i vertici dell’Asl con il direttore generale Mauro Borelli. La struttura di Terapia Intensiva Anestesia e Rianimazione svolge le proprie funzioni in tre ambiti specifici: l’attività intensivologica e rianimatoria; l’attività anestesiologica effettuata in regime di ricovero ordinario e diurno ma anche in emergenza-urgenza; l’attività operatoria; la terapia del dolore, finalizzata al trattamento del dolore acuto e cronico

sia benigno che oncologico.  L’attività di Rianimazione pone particolare attenzione, oltre che a tutti gli aspetti di natura assistenziale, anche a tematiche quali l’uma-nizzazione dell’assistenza e la promozione della cultura della donazione di organi e tessuti.  I pazienti trattati sono stati 1.047 nel 2014, 917 nel 2013, 983 nel 2012 e 946 nel 2011. L’équipe è composta da 29 medici, 36 infermieri e 4 Oss. La nuova sede si trova al piano secondo del blocco B. L’accesso del paziente in avviene con diverse modalità: assistenza intensiva post- operatoria, assistenza intensiva post - operatoria cardio-chirurgica, trasferimento da altra struttura di degenza per aggravamento delle condizioni di salute, Ingresso dal pronto soccorso.

anestesia e rianimazione, la nuova strutturaTaglio del nastro per due open space con luce naturale e 12 posti letto nel segno dell’umanizzazione dell’assistenza

Il direttore Fabio Piazza, con i suoi collaboratori Ma-tilde Monici, Luca D’Ascanio e Marco Truzzi mettono a disposizione la propria competenza per offrire un'intera mattinata di screening gratuito ad accesso negli ambu-latori del reparto di Otorinolaringoiatria il prossimo 10 aprile. Il paziente potrà rivolgere domande e chiedere informazioni (e curiosità) ai medici e, in caso di scree-ning con esito positivo, avere accesso agli esami di ap-profondimento. Sarà quindi possibile sottoporsi a una visita specialistica gratuita negli ambulatori del reparto al piano terra del Blocco C dell’ospedale di Mantova ve-nerdì 10 aprile dalle 8.30 alle 13.30. Per usufruire della prestazione occorre la prenotazione al CUP (numero verde 800638638 o sportelli Cup aziendali). Alcune sedi del nostro organismo sono facilmente accessibili e, di conseguenza, ispezionabili. Una di queste è il cavo ora-le, che comprende lingua, gengive, guance, pavimento ovvero la parte inferiore della bocca, palato e labbra. Tumefazioni ed escrescenze, lesioni bianche o rossastre

e ferite che non si rimarginano spontaneamente, pos-sono essere la manifestazione di lesioni pretumorali o, peggio, tumorali. L’incidenza di queste malattie in Italia è abbastanza alta: dai 4 ai 12 nuovi casi per anno ogni 100.000 abitanti, in base ai fattori di rischio prevalenti nelle varie aree geografiche, con un picco di massima incidenza intorno ai 50-60 anni di età. Fumo, alcol, cat-tiva igiene orale, protesi dentarie traumatizzanti la mu-cosa della bocca, virus del papilloma legato ai rapporti sessuali orali, il Lichen Planus orale, ma anche una dieta povera di frutta e verdura e un’eccessiva esposizione al sole: sono tante le cause che possono provocare l'insor-genza di questo genere di tumori, ma la prevenzione può essere un'ottima alleata. Una diagnosi precoce, attraverso metodiche semplici e non invasive, aumenta fino all’80 per cento la sopravvivenza libera da malattia, consente interventi conservativi e meno invalidanti per tutto l'organismo e riduce i costi di terapia e riabilitazio-ne e, in definitiva, migliora la qualità della vita.

tumore del cavo orale, visite gratuite e informazioni al poma

La Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliera Carlo Poma ha aderito alla Prima Giornata della prevenzione del tumore del cavo orale organizzata dall’AOOI, Associazione Otorinolaringologi Ospedalieri Italiani, con il patrocinio del Ministero della Salute.

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Pensionamento per Coriolano Pulica: lo sostituisce Luigi Boccia alla guida della Struttura Complessa di Chirur-gia Generale dell’ospedale di Mantova. Boccia resterà temporaneamente direttore della Chirurgia Generale di Pieve di Coriano – fino a copertura da parte di un nuovo primario - e assume anche l’incarico di direttore facente funzione della struttura di Mantova. Passaggio del testimone anche alla direzione del Dipartimento Chirurgico Ortopedico: a Pulica subentrerà il direttore dell’Ortopedia di Mantova Lodovico Renzi Brivio. Corio-lano Pulica, 65 anni, è direttore della struttura di Chi-rurgia Generale di Mantova dal 2001 ed è dipendente dell’Azienda Ospedaliera dal 1979, oltre ad aver rico-perto l’incarico di direttore del Dipartimento Chirurgico Ortopedico dal 2009: una lunghissima permanenza che ha portato competenza, innovazione e risultati organizzativi all’Azienda Ospedaliera. In particolare, Pulica si è distinto per la creazione di un gruppo di la-voro multidisciplinare per il trattamento delle lesioni epatiche (tumori del fegato) primitive e secondarie in collaborazione con le Malattie Infettive, l’Oncologia, la Radiologia, la Gastroenterologia. Negli ultimi anni si è dedicato inoltre alla formazione dei chirurghi della sua struttura, al fine di creare un’équipe autonoma. La Direzione Strategica è grata al professionista per il suo contributo prezioso. Pulica ha conseguito la specializza-zione in Chirurgia Generale, Chirurgia Toracica ed Endo-crinochirurgia. Prima di approdare al Poma ha lavorato come chirurgo alla Casa di Cura Policlinico San Marco di Mestre e all’ospedale di Thiene. Luigi Boccia, 50 anni, è direttore della struttura complessa di Chirurgia genera-le di Pieve di Coriano dal 2009 e ha ricoperto l’analogo ruolo dal 2005 al 2008 all’ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere. Dal 1997 al 2005 ha lavorato come chirurgo sempre in Chirurgia Generale all’ospeda-le di Pieve di Coriano. Ha conseguito le specializzazioni in Chirurgia Generale, Chirurgia Laparoscopica mi-ninvasiva, Chirurgia ad indirizzo d’Urgenza, Chirurgia Epatobioliopancreatica. La sua attività si concentra soprattutto sulla chirurgia laparoscopica mininvasiva avanzata, in particolare dell’apparato gastroenterico e dei difetti di parete addominale.

bocciasostituisce

pulica

Pensionamento per il direttore del Dipartimento Chirurgico Ortopedico,il collega passa alla guida della struttura di Mantova e mantiene l’incarico a Pieve

Favorire il dialogo tra cittadino e ospedale, facilitare l’accesso alle cure e l’orientamento, informare, per-fezionare l’assistenza. Sono alcune delle funzioni dell’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico), servizio che fa capo alla struttura Comunicazione con un’in-terfaccia attiva a Mantova, Asola, Bozzolo e Pieve di Coriano. Gli uffici centrali si sono trasferiti a gen-naio nella nuova sede, al piano terra della palazzi-na che ospita la Direzione Generale, in virtù della funzione strategica svolta dall’Urp: gestire il siste-ma di ascolto della qualità percepita dagli utenti finalizzandolo a interventi migliorativi. L’attività si svolge su più fronti, attraverso processi certificati ISO 9000/2008. Ogni anno, secondo le indicazioni di Regione Lombardia, gli operatori trattano circa 3mila questionari di customer satisfaction, sommi-nistrati ai pazienti dai professionisti delle strutture di degenza e ambulatoriali. Le indagini qualitative mirate hanno permesso di coprire gradualmente le aree che per la loro specificità non sono coinvolte nella customer regionale o che presentano critici-tà: il Dipartimento Materno Infantile, la Senologia, la Riabilitazione, il Pronto Soccorso e la Dialisi (le ultime due sono in corso di lavorazione). Nel 2014 sono stati raccolti 112 reclami, 164 ‘quasi reclami’ - segnalazioni risolte dagli operatori, senza ricorso all’iter formale – e 50 encomi. La mediazione cul-turale, a favore dei cittadini stranieri, ha registrato 219 interventi di interpretariato. Il 57 per cento delle mediazioni sono relative al cinese (28 per cento) e alle lingue del sub continente indiano (29

per cento) con un significativo aumento dell’ara-bo, delle lingue europee e africane. I dipartimenti Materno Infantile e di Salute Mentale restano i principali fruitori del servizio. L’Urp ha aderito al progetto Cultura e Salute della Provincia, benefi-ciando di un monte ore di interpretariato gratuito a favore dell’area Materno Infantile, mentre per gli altri Dipartimenti opera con risorse proprie. Nelle strutture di Pronto Soccorso, inoltre, viene utilizza-to un servizio di interpretariato telefonico, grazie a una collaborazione con l’Asl. Un altro settore fon-damentale in cui si muove l’Urp è quello relativo al mondo del volontariato ospedaliero, che conta oltre 30 associazioni e 500 soggetti attivi. Nel 2010 è stato attivato il progetto Vip (Volontari incontra-no professionisti), esperienza di coordinamento e integrazione di questa complessa e preziosa re-altà con la comunità professionale. Negli anni si è consolidata la collaborazione nell’ambito di questo progetto e attualmente è in corso un confronto tra Azienda Ospedaliera e associazioni per l’elabora-zione di un regolamento che disciplini l’attività di volontariato. Gli sportelli dell’Urp ([email protected]) sono inoltre aperti al pubblico dal lunedì al venerdì per fornire informazioni e orientamento: Mantova dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 15 - 0376.201443; Asola dal lunedì al mercoledi, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 15 – 0376.721552; Pieve di Coriano dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 – 0386.717268; Bozzolo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12 – 0376.909265.

nuova sede per l’urp: bilancio annuale tra varie attivita

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TAMARA DE LEMPICKAle sezioni dedicate al percorso artistico

fino al 30 agosto 2015

La mostra dedicata a Tamara de Lempicka – dal 19 marzo a Torino in Palazzo Chiablese, e successiva-mente a Budapest all’Hungarian National Gallery – presenta circa 100 opere in un percorso tematico di sei sezioni (I mondi di Tamara; Natura morta; Devozione; Ritratti; Nudo; Moda) che permetterà al pubblico di conoscere nuovi aspetti della vita e dei lavori della famosissima artista, le cui opere sono icone universalmente riconosciute. L’esposizione è curata da Gioia Mori, promossa dal Comune di Tori-no - Assessorato alla Cultura, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemon-te e dal Polo Reale di Torino e prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore e Arthemisia Group.

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La prima sezione racconta la sua realtà di artista vissuta tra due mondi, l’Europa e l’America, esplorata in un percorso che presenta le sue case e i quadri ispirati ai loro interni. Il primo genere cui si dedicò la Lempicka è quello della natura morta: la seconda sezione documenta questo suo interesse a partire dagli anni giovanili fino agli Cinquanta; un’attenzione particolare è ri-servata ad alcune opere che presentano strette connessioni con le contemporanee fotografie di Freund, Kertész, Kollar e Maar. Donna dalla natura ambivalente, a una condotta trasgressiva fa coincidere un interesse insospettabile per la pittura “devoziona-le”, genere a cui è dedicata la terza sezione. La quarta sezione è incentrata sulla tipologia che le procurò maggiore successo: la ritrattistica. Per la prima volta si esporranno anche alcune sue fonti pittoriche (per esempio un acquerello di Hayez), a confronto con studi dell’artista che rivelano la sua passione per l’arte antica. Tre aspetti vengono analizzati in particolare: i ri-tratti dedicati alle “amazones”, ovvero le amiche lesbiche, messi a confronto con fotografie di Brassai; quelli dedicati all’amica

Ira Perrot, uno dei quali (il Ritratto d’Ira Perrot con calle) viene riproposto in un allestimento fatto a New York nel 1933, grazie alla documentazione recentemente rinvenuta dalla curatrice della mostra; e infine i ritratti dedicati ai bambini, in partico-lare alla figlia Kizette. La sezione dedicata al nudo si sviluppa attraverso l’esposizione di un antecedente antico (una tavola di metà Cinquecento di cerchia fiorentina) a cui la Lempicka ha fat-to riferimento, che dà origine a una serie di spettacolari dipinti. In questa sezione sono compresi una cospicua serie di disegni e confronti con fotografie di Albin-Guillot e Brassai che rendono evidente la ricerca della Lempicka sull’illuminazione e gli scorci da studio fotografico. L’ultima sezione racconta il continuo rap-porto della Lempicka con il mondo della moda. Vi si troveranno quindi le sue illustrazioni per riviste databili al 1921, disegni, dipinti e fotografie dell’artista, scattate dai massimi fotografi di moda dell’epoca 1930-1950, da d’Ora a Joffé a Maywald. Due rari filmati degli anni Trenta faranno muovere e rivivere l’artista negli spazi della mostra.

TorinoPalazzo Chiablesea cura di Gioia Moriinfo call +39 011 0240113www.mostratamara.it

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RomaScuderie del Quirinale

a cura di Ester Coeninfo call +39 06 39967500

www.scuderiequirinale.it

HENRI MATISSEarabesque

fino al 21 giugno 2015

“La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro.” La révélation m’est venue d’Orient scrive-va Henri Matisse nel 1947 al critico Gaston Diehl: una rivelazione che non fu uno shock improvviso ma – come testimoniano i suoi quadri e disegni -viene piuttosto da una crescente frequentazione dell’O-riente e si sviluppa nell’arco di viaggi, incontri e visite a mostre ed esposizioni.

roma

Proposta dalle Scuderie del Quirinale, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capi-tale – Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione Artistica e Turismo, la mostra è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre e catalogo a cura di Skira edi-tore. In esposizione oltre cento opere di Matisse con alcuni capo-lavori assoluti – per la prima volta in Italia – dai maggiori musei del mondo: Tate, MET, MoMa, Puškin, Ermitage, Pompidou, Oran-gerie, Philadelphia, Washington solo per citarne alcuni. Curata da Ester Coen, con un comitato scientifico composto da John El-derfield, Remi Labrusse e Olivier Berggruen, Matisse. Arabesque, vuole restituire un’idea delle suggestioni che l’Oriente ebbe nella pittura di Matisse: un Oriente che, con i suoi artifici, i suoi arabe-schi, i suoi colori, suggerisce uno spazio più vasto, un vero spazio plastico e offre un nuovo respiro alle sue composizioni, liberan-dolo dalle costrizioni formali, dalla necessità della prospettiva e della “somiglianza” per aprire a uno spazio fatto di colori vibranti, a una nuova idea di arte decorativa fondata sull’idea di superficie pura. Henri Matisse non era destinato alla pittura, “Sono figlio di un commerciante di sementi, al quale avrei dovuto succedere nella gestione del negozio”, cerca di intraprendere la carriera di avvocato prima di diventare un artista. Sarà la sua salute a cam-biare il corso della storia. Lavorava come assistente in uno studio legale di Saint-Quentin, quando nel 1890 una grave appendicite lo costringe a letto per quasi un anno. Comincia a dedicarsi alla pittura e dal 1893 frequenta l’atelier del pittore simbolista Gusta-ve Moreau insieme con l’amico Albert Marquet. Si iscrive ufficial-mente all’École des Beaux Arts nel 1895, dove insegnano molti Orientalisti. In quegli anni vedrà molto Oriente: visita la vasta collezione islamica del Louvre in esposizione permanente e le di-verse mostre che, nel 1893-1894 e soprattutto nel 1903, vennero dedicate all’arte islamica al Musée des Arts Decoratifs di Parigi. E poi, all’Esposizione mondiale del 1900, scopre i paesi musulmani nei padiglioni dedicati a Turchia, Persia, Marocco, Tunisia, Algeria ed Egitto. Matisse frequenta anche le gallerie dell’avanguardia,

come quella di Ambroise Vollard, dal quale acquista nel 1899 un disegno di Van Gogh, un busto in gesso di Rodin, un quadro di Gauguin e uno di Cézanne, che influenzerà moltissimo l’opera di Matisse. Viaggia in Algeria (1906), ne riporta ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno le sue tele da li in poi, in Italia (1907) visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova “quando vedo gli affreschi di Giotto non mi preoccupo di sapere quale scena di Cristo ho sotto gli occhi ma percepisco il senti-mento contenuto nelle linee, nella composizione, nei colori”. La visita alla grande “Esposizione di arte maomettana” a Monaco di Baviera nel 1910 – la prima mostra di arte mussulmana che in-fluenzerà una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier – sarà il vero spunto per un tipo di decorazione di impianto com-positivo assai lontano dalle sue tradizioni occidentali. E’ a Mosca nell’autunno 1911 per curare l’installazione in casa Schukin di La danza e La musica. Nel 1912 torna in Africa, stavolta la meta è il Marocco, Tangeri la bianca. Ecco che il tailleur de lumiere, come lo battezza non a caso il genero Georges Duthuit, è sorpreso da una luce dolce e da una natura lussureggiante che andranno ad ac-centuare la sua cadenza armonica, musicale: “un tono non è che un colore, due toni sono un accordo”. Matisse si lascia alle spalle le destrutturazioni e le deformazioni proprie dell’avanguardia, più interessato ad associazioni con modelli di arte barbarica. Il motivo della decorazione diventa per l’artista la ragione prima di una radicale indagine sulla pittura. E’ dai motivi intrecciati delle civiltà antiche che Matisse coglie i principi di rappresentazione di uno spazio diverso che gli consente di “uscire dalla pittura inti-mistica” di tradizione ottocentesca. Il Marocco, l’Oriente, l’Africa e la Russia, nella loro essenza più spirituale e più lontana dalla dimensione semplicemente decorativa, indicheranno a Matisse nuovi schemi compositivi. Arabeschi, disegni geometrici e orditi, presenti nel mondo Ottomano, nell’arte bizantina, nel mondo or-todosso e nei Primitivi studiati al Louvre; tutti elementi interpre-tati da Matisse con straordinaria modernità in un linguaggio che, incurante dell’esattezza delle forme naturali, sfiora il sublime.

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Un’armata “di invasori” che, dalla metà del XIX secolo con l’av-vento dell’industrializzazione, è dilagata arrivando a sostituire molte pratiche umane del cucinare. L’intento è di tracciare l’e-voluzione in Italia dei “cospiratori”, cucine ed elettrodomestici, dalla prima emergenza documentabile fino al 2015, anche in relazione a episodi della progettazione dell’industria inter-nazionale. Il display espositivo presenterà questo universo di ultracorpi – dal frigorifero al microonde, dalla caffettiera al tostapane, dal trita rifiuti alle cappe assorbenti, dai bollitori ai mixer, dalle friggitrici alle gelatiere – che si è sviluppato dalla prima industrializzazione alla diffusione di massa, dall’auto-mazione all’innovazione digitale. Questo transito dal manuale al tecnologico sarà affiancato da artefatti complementari come pubblicità e manuali, film e documentari, libri e giochi. Un uni-verso magico e sorprendente messo in scena dallo Studio Italo Rota, per rievocare questo paesaggio meccanizzato - al contem-po alieno e ambiguo, utilitario ed ergonomico - che attinge agli ambiti e ai linguaggi più disparati - dalla scifi all’horror, dalla favola al fumetto - mostrando risvolti comici e tragicomici, iro-nici e inquietanti della relazione “essere umano-macchina”: una cucina fantascientifica. L’ottava edizione del Triennale Design Museum sarà inaugurata l’8 aprile 2015 e resterà aperta fino al 21 febbraio 2016. Cucine & Ultracorpi si articola su un’estensio-ne di circa 2.000 metri quadrati con una selezione di 350 opere, provenienti dalla Collezione Permanente del Triennale Design Museum. Musei, aziende, istituzioni pubbliche e private, colle-zionisti e designer italiani e internazionali hanno inoltre messo a disposizione i loro fondi e le loro competenze per la costruzio-ne di questo paesaggio tecnologico ironico e perturbante, insie-me alieno e famigliare, che, partendo dal tema di Expo Milano 2015 Nutrire il pianeta. Energia per la vita, permette il racconto di un universo visuale e sensoriale dinamico, mutevole e ancora inesplorato. Un racconto sul cibo ma volutamente realizzato in assenza di esso e in assenza degli oggetti associati alla tavola e al mangiare. In occasione di Cucine & Ultracorpi la casa editrice Electa pubblicherà un importante volume di circa 400 pagine in due versioni (italiano e inglese) con approfondimenti e contri-buiti di specialisti di settore, scrittori e collezionisti e un dizio-

nario illustrato degli elettrodomestici che ne ripercorre per voci storia e funzione, dal primo brevetto agli sviluppi contempora-nei, con una particolare attenzione alla situazione italiana. Il percorso espositivo si apre con la Futuro House, visionaria unità abitativa prefabbricata progettata da Matti Suuronen nel 1968, scelta come elemento di raccordo e continuità con Arts & Fo-ods, dove sono presenti altri esempi di unità abitative complete, come una presenza aliena atterrata con il suo esercito di frigori-feri. L’itinerario si sviluppa poi per aree tematiche e con una pro-spettiva plurisensoriale che teatralizza le specificità dei singoli elettrodomestici messi in scena coinvolgendo i quattro elementi naturali e tutti i sensi. Il visitatore comincia il suo viaggio attra-verso un tunnel punteggiato da girofari ed è colpito da suoni e allarmi che denunciano il pericolo sempre in agguato nella sfera domestica della cucina. Dal freddo e dall’acqua si passa al cal-do e al fuoco. E le cucine, da intendere come i blocchi cottura, sono sapientemente composte in un modulo astratto. La terra è evocata attraverso una sezione che si sofferma su una delle urgenze del contemporaneo: lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti organici. L’umido rappresenta infatti circa il 30% degli scarti do-mestici e, grazie al compostaggio, può diventare concime per le piante alleggerendo la quantità di rifiuti prodotti. Proseguendo nel percorso, l’udito è attirato da un’orchestra di elettrodome-stici che esegue un’inedita sinfonia meccanica. Fischi, ronzii, sbuffi, cigolii avvolgono il visitatore. Una successiva sezione è dedicata all’aria. Circondati da fumi e vapori, i visitatori sono introdotti nei processi di aspirazione. Sulle loro teste incombe un groviglio di tubi che incanalano l’aria verso una inquietante ventola in funzione. Si passa poi alla sezione del tatto costituita da una schiera dielettrodomestici (tritacarne, impastatrici, col-telli elettrici, trafile, passapomodoro, gelatiere, affettatrici) che hanno come elemento primario le lame, le cui funzioni di af-fettare, tritare e tagliare evocano potenziali minacce e pericoli. Un’installazione vedrà, da una parte, queste componenti isolate in azione, dall’altra gli elettrodomestici ricomposti nella loro interezza. Il percorso gioca poi con un nuovo senso: l’olfatto. L’a-roma del caffè è raccontato attraverso una selezione di oltre 100 esemplari di macchine elettriche raccolte in una grande libreria

VIII TRIENNALE DESIGN MUSEUM CUCINE & ULTRACORPIfino al 21 febbraio 2016

L’ottava edizione del Triennale Design Museum, in occasione di Expo Milano 2015, propone “Cucina & Ultracorpi”, a cura di Germano Celant. Sviluppata in stretta collaborazione con Silvana Annicchiarico e il Triennale Design Museum, l’edizione del Museo s’ispira sin dal titolo al libro di fantascienza L’inva-sione degli Ultracorpi, scritto da Jack Finney nel 1955 e all’omonimo film tratto dal romanzo e girato da Don Siegel, che si sono imposti come opere di rottura e cambiamento nell’immaginario collettivo. Nella narrazione gli alieni da “invasori” divengono “cospiratori” capaci di confondersi e insinuarsi tra gli abitanti della terra: entrano nel quotidiano degli esseri umani, attuando una rivoluzione interna e perciò endemica della società, invasa da forze aliene che si mescolano agli umani e ne assumono la forma per prendere il sopravvento. Analogamente, “Cucina & Ultracorpi” vuole raccontare la lenta quanto inesorabile trasformazione degli utensili da cucina in macchine e automi.

milan

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MilanoTriennale Design Museuminfo call +39 02 724341www.triennale.org

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DOUBLE BIND & AROUNDJUAN MUnOZ all’ahangar bicocca fino al 23 agosto 2015

HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea sostenuto da Pirelli, presenta Double Bind & Around la pri-ma mostra personale in Italia dedicata a Juan Muñoz, a cura di Vicente Todolí. L’intero progetto espositivo, che si espande nei 5.300 metri quadrati delle “Navate” di HangarBicocca, propone 15 opere (con oltre 100 figure scul-toree) di uno degli artisti più significativi del panorama contemporaneo e comprende i suoi lavori più rilevanti, tra cui The Wasteland (1986), Waste Land (1986), Ventriloquist Looking at a Double Interior (1988-2000),Con-versation Piece, Dublin (1994), The Nature of Visual Illusion (1994-1997) e Many Times (1999).

MilanoHangar Bicocca

a cura di Vincente Todolìinfo call +39 02 66111573

www.hangarbicocca.org

che ne restituisce storia ed evoluzione dai primi del Novecento a oggi. Il museo propone inoltre degli approfondimenti tematici dedicati ai bambini. Simbolicamente evocativi del senso della vista, quattro periscopi disseminati lungo il percorso permetto-no di vedere alcune sequenze di film di animazione sui temi del-la cucina e degli elettrodomestici. In questo intreccio di sensi ed elementi, hanno uno speciale rilievo degli esempi iconici di ti-pologie di cucina, esperienze seminali della progettazione: l’En-vironment di Ettore Sottsass, presentato nella mostra Italy: the New Domestic Landscape, curata da Emilio Ambasz al Museum of Modern Art di New York del 1972, e il monoblocco funzionale su ruote Mini-Kitchen di Joe Colombo per Boffi, presentato in

occasione della XIII Triennale di Milano del 1964. Il percorso si conclude con una riflessione sulla cucina contemporanea: un intervento appositamente commissionato a Gaetano Pesce, dal titolo La Cucina. Luogo di Passione, che per l’intera apertura del museo sarà animato da suoni, odori, profumi e azioni. Una cu-cina intesa come “luogo centro di attività, di passione nel creare e inventare ricette, sperimentare, luogo di ritrovo, per ricevere, per sedurre, per amare e farsi amare, per esibire, per intimidire, per provocare, per intimorire”, riprendendo le parole di Pesce. Cucine & Ultracorpi sviluppa quindi una narrazione immersiva attraverso un allestimento emozionale, coinvolgente e di forte suggestione.

milan

oDouble Bind viene ripresentata riadattandola completamente su una superficie di 1.500 metri quadrati e intervenendo sui volumi verticali dello spazio ex industriale di HangarBicocca. Formata da una serie di scenari oscuri e da elementi architet-tonici che giocano sul contrasto tra visibile e invisibile, tra re-altà e illusione, essa si compone strutturalmente di tre piani e due ascensori in continuo movimento. Dal piano superiore, il visitatore fruisce della visione di una superficie con forme geometriche che contiene buchi e condotti reali e illusori. Al livello intermedio, invece, appaiono figure scultoree singole o in gruppo bloccate nei loro atteggiamenti in una dimensione temporale e spaziale indefinita. Muñoz crea un insieme archi-tettonico asettico attraverso elementi strutturali, come griglie e finestre sbarrate. E’ l’artista stesso a definire l’esperienza dello spettatore come se si trovasse in una città anzichè in un museo (da Double Bind at Tate Modern, Tate Publishing, Londra 2001).La mostra Double Bind & Around, nel suo complesso, modifi-ca gli spazi di HangarBicocca, e raggruppa alcune delle opere più importanti di Juan Muñoz, tra cui The Wasteland(1986), formata da un pavimento di pattern geometrici colorati e dal manichino di un ventriloquo poggiato su una mensola, Wa-ste Land (1986), dove il ventriloquo è collocato su un muro di fronte a un pavimento optical, e Many Times (1999), formata da una “folla” di figure dal volto orientale disposte nello spazio le cui espressioni raffigurano dei ghigni taglienti. Sono presenti inoltre diversi Conversation Piece, gruppi scultorei sviluppati dai primi anni Novanta. Essi sono composti da figure anonime

collocate in spazi altrettanto generici. I personaggi, le cui forme ricordano quelle umane, hanno delle strutture sferiche al posto delle gambe. Ciascuna figura occupa lo spazio, assumendo pose diverse, mentre conversa, osserva o ascolta fatti ed eventi che ri-mangono taciuti e incomprensibili allo spettatore. I personaggi di Hanging Figures (1997) sono invece raffigurati in pose inve-rosimili mentre fluttuano nell’aria come acrobati. Quest’opera è ispirata al capolavoro di Edgar Degas Mademoiselle La La al Circo Fernando del 1879 in cui l'artista rappresenta un’acrobata con un ardito scorcio dal basso.

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Il Premio Arte Laguna è, indiscutibilmente, uno dei sistemi di osservazione, più attenti e costanti, dell’arte contemporanea e, necessariamente, dell’artista attuale; nonché, inevitabilmente, dell’uomo in genere, essendo l’arte un’attività umana, per definizio-ne. Pertanto, crede esista/persista, e quale potrebbe essere, nell’attuale, il malessere – predominante, svilente/avvilente - dell’arte corrente e, quindi, dell’artista odierno? Cosa è cambiato, rispetto ad un "prima", e cosa si è eventualmente fermato? Cosa sono l'arte e l'artista, oggi? E verso quale realtà artistica/umana, ci stiamo incamminando, consapevolmente od inconsciamente? Paul Gauguin, a questo punto, si chiederebbe e le chiederebbe: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”“Dunque, una domanda un po’ complessa però si può assolutamente condensare affermando che veniamo da quello che siamo, da quello che siamo stati. La Storia dell’Arte ha una dimensio-ne evolutiva, è essa stessa un percorso, un linguaggio e quindi come tutti i linguaggi si sviluppa nel tempo e si ultraspecializza; questo è sicuramente il nostro passato, il divenire di ciò che siamo ora e naturalmente l’arte, come una realtà in evoluzione, deve sempre scoprire qualcosa di nuo-vo, recuperare dettagli trascorsi e affrontarne di contemporanei quali il neofigurativismo oppure l’astrattismo perciò realtà che ne rieditano alcune altre precedenti. Solitamente si può affermare che è cambiato il panorama e questo viene determinato dal fatto che la globalizzazione, ma non a livello “popolare” bensì intesa come quella delle informazioni che ha portato per molti punti di vista ad un appiattimento quasi come a determinare distanze più riavvicinate fra i vari Paesi e le varie culture; d’altra parte, tuttavia, esistono anche delle dimensioni di evoluzione in termini economico-culturali e così anche nell’arte. Certamente il peso del mondo si sta spostando verso Est, soprattutto verso l’Asia non tanto inteso per il Giappone degli anni ‘80/’90 quanto la Cina e l’India degli anni 2000 che stanno proprio muovendo il peso della cultura in quella precisa direzione anche perchè l’arte, legata alle fortune dal punto di vista economico evidenzia che chi più spende più acquista proprio arte e così facendo determina movimento universale com-portando uno sbilanciamento. Inegabille è la forte presenza di Paesi emergenti che, soffermati sullo scenario politico, iniziano a produrre e promuovere l’arte presentandosi in tal modo al resto del mondo. Non da ultimo, incontravo nello specifico l’altro giorno una curatrice dell’Azerbaijan che mi raccontava come il proprio Paese, nell’ex Unione Sovietica, stia investendo moltissimo nell’arte quale modo per presentarsi appunto ad altri; logicamente questo rappresenta così nuovi scenari e nuove tematiche in quanto non bisogna dimenticare che, assolutamente, c’è un aspetto globale ed al contempo uno locale nel senso che vengono posti sul cosiddetto “piatto” nuovi modi di vedere e di pensare che, prima, magari non conoscevamo o non erano sottoposti alla nostra attenzione; cosa interessante è notare come ci sia, per esempio in ambito orientale o comunque nell’Est della Terra, un interesse per determinate tematiche magari leggermente diverse da quelle dell’Ovest oppure in tutta l’arte emergente dei Paesi medio-orientali in cui for-tissima è la tematica del ruolo della Donna, uno dei motivi principali a livello di identità culturale sentita ovviamente molto anche ad Est nel suo affermarsi sull’Ovest con le influenze relative. Riassumendo, si tratta di tematiche nuove che vengono affrontate in maniera molto differente. Di sicuro l’arte occidentale è in un momento di riflessione perchè ha avuto un’evoluzione mille-naria e adesso si sta consultando con se stessa pur avendo iniziato il confronto circa cent’anni fa in concomitanza con la “rivoluzione duchampiana” e quindi, il fatto che l’oggetto estetico non abbia più nessun tipo di valore, determina interessante l’oggetto concettuale e in tal modo l’idea che l’opera d’arte è il concetto e non più l’oggetto estetico in se stesso; un qualcosa che mette in crisi tutto il sistema dell’arte. La pittura, ad esempio, si confronta con la fotografia, non trova una propria identità, passa dall’astrattismo al figurativismo senza che esista un senso della pittura globale e resta in una sorta di via di sperimentazione integrata alle nuove tecnologie pur non es-sendo capibile se va bene mentre si comprende quanto tutto ciò dipenda da una crisi di pensiero,

soprattutto occidentale e l’iniezione di nuove culture all’interno di una realtà più globale stabili-sce, appunto, evoluzione. Naturalmente le evoluzioni umane sono risaputamente molto lunghe, vengono cioè percepite con il passare del tempo e ognuno di noi si deve rendere conto di questo.”

Il clochard "Hans", alla Duane Hanson, di Annalisa Venturini. È stato additato, perché ha creato "problemi", in alcuni che ne hanno incrociato lo "sguardo"; disagi di percezione, imbarazzi di emotività e/o sensi di colpa ingannevoli. Ma non è anche questo, il compi-to/talento dell'arte? Inoltre, analizzata in questa ottica, se intendiamo sottrarci a tale forma di comunicazione, scandente interazione e partecipazione, nel bene e nel male, con il pubblico e da parte dello stesso (di qualsiasi tipologia e provenienza umana), non esiste, dunque, una consona e rasserenante, quieta collocazione per il nostro clochard di silicone, dagli occhi in cui rivediamo il nostro, di disagio (e, forse, è proprio questo che spaventa); non crede?“Sì, diciamo che l’approccio è assolutamente un approccio forte; si possono fare tanti tipi di arte tra cui una profondamente autoreferenziale quindi l’oggetto artistico fine a se stesso e si può farne una, come quella del clochard, in cui tu crei interazione con il pubblico. In quest’ultimo caso, se vogliamo vederlo così, non siamo di fronte a un’opera d’arte in se stessa bensì si stratta di un mezzo per la creazione della stessa perchè è interazione stessa con l’oggetto artistico. Oggetto che deve avere delle caratteristiche, oggetto estetico in questo caso comunque noi lo si chiami, sia scultura che opera d’arte e quindi, in tal senso, deve avere le peculiarità di iperrealismo poi-chè deve essere ingannevole, perchè deve creare in ognuno quella sensazione di disagio e anche di sorpresa talvolta, in cui, all’interno della definizione quell’oggetto non è un uomo vecchio, abbandonato dalla critica sociale molto profonda però, quello che è poi la vera opera d’arte o, almeno, nelle intenzioni forse non dichiaratissima eppure di fondo dell’artista è certamente, appunto, l’interazione con il pubblico e cioè, appunto, una creazione. Così, anche in questo caso, non siamo più di fronte all’oggetto meramente estetico, ma è tutto quello che si crea all’interno, nel rapporto tra il pubblico e l’opera d’arte stessa. In questo caso, l’artista, sotto certi aspetti, delega in parte la creazione dell’opera al pubblico interlocutore nel corso di una pratica artistica abbastanza consolidata nel mondo dell’arte. Basti pensare alle sperimentazioni degli anni ‘70 o a tantissime altre realtà note, un che di interessante di fare arte perchè, come dicevamo poco fa, il pubblico stesso diventa opera d’arte attraverso la propria personalità. La reazione dello spet-tatore basata sulla sensibilità soggettiva e sulla percezione del o dei problemi o comunque un senso di colpa o quant’altro, è elemento artistico che costituisce l’opera tanto quanto un colore o un ipotetico pezzo di marmo determinandone l’aspetto interessante anche in termini di doppia lettura. L’opera può essere ammirata per la definizione, per la precisione e, dall’altra parte, come appunto oggetto estetico che diviene solo ed esclusivamente l’interruttore di accensione di un processo artistico più ampio: quello dell’opera d’arte più complessa e in tal modo più concettuale da questo punto di vista.”

Le agenzie, negli scorsi giorni, hanno la notizia secondo la quale Papa Francesco ha aper-to la Cappella Sistina ai senzatetto offrendo loro un pasto caldo. Ricollegandoci perciò alla scultura della Venturini dopo il percorso itinerante nelle varie città e le reazioni suscitate, un'opera d'arte potrebbe, a suo parere, riuscire ad aiutare concretamente in termini sociali? Come? Quale potrebbe essere il fil rouge affinché Hans apporti benefici nei confronti di situazioni di estremo bisogno?“Sicuramente il valore sociale dell’arte è fortissimo nel senso che, comunque, come dicevo poco fa si tratta di una forma di comunicazione e, comunicare attraverso l’arte, è pari a scrivere un articolo all’interno di un giornale, fare una trasmissione radiofonica o dirigere un film: tutto è in grado di far riflettere. Possono avere un effetto immediato? No, però comunque bisogna tener presente che, nel momento in cui io magari sono completamente al di fuori di un dato problema e me lo pongo perchè mi viene “sbattuto in faccia” da un’opera d’arte, mi può accadere di inizia-re a ragionarci e pensare ad una soluzione relativa ad esso oppure, comunque all’interno di un gruppo che sta riflettendo, può capitare che almeno una persona individui in se stessa la volontà di trovarla, una soluzione. Non dimentichiamo tuttavia i modi di utilizzo dell’arte in senso posi-tivo e comunicativo, anche dal punto di vista della propaganda politca e sociale; le opere d’arte sono spesso mezzi di trasmissione di grandi temi o volgono a sensibilizzarli e quindi, assoluta-mente sì, con l’arte si può fare questo e portare avanti con essa un discorso di tipo sociale, ma, altrettanto assolutamente, bisognerà anche ammettere che la sensibilizzazione delle grandi te-matiche sociali è un obiettivo dell’arte contemporanea in quanto essi sono sempre presenti nella ricerca e così, per quanto non si debba puntare a un effetto immediato di sollecitazione, l’artista si riserva e riserverà ancora uno spazio di non-censura, dove possibile, in grado di consentirgli di poter dire cose anche scomode e magari in maniera bella, elegante, patinata che, talvolta, potrebbe risultare essere molto piùà difficile dire attraverso un altro linguaggio.”

guardamie ti diro chi seiil clochard della laguna: riflessioni di igor zanti

l’intervista di manuela torre

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ARte non da pARtedi manuela torre

“L’aria, che si vede nei quadri,non è respirabile”:

Edgar Degas.Di piena epoca romantica e, decisamente, un “simpatizzante” dei naturalisti, tanto più, seppure di differente ricerca e per-sonalità artistica, riconosciuto capofila– a onta dei sarcasmi che gli riservava- degli impressionisti, Edgar Degas, ancora oggi, rispetto ad un Monet o ad un Renoir, ad esempio, resta, tra i maestri dell’impressionismo, come colui che più fatica a ricevere il concorde ed unitario benestare della critica e del pubblico.Motivazione? La più primitiva ed abusata del mondo: per turbamento, soggezione o poca voglia di porsi troppo in di-scussione, capita non solo di tenersi alla larga da ciò che non si comprende, ma anche di giudicarlo al negativo; piuttosto, che scegliere di concedersi all’umiltà e sempre preziosità del-la conoscenza ulteriore. L’ambivalente opera di Degas, infat-ti, è da ritenersi faticosamente inquadrabile (ingabbiabile) in dati e costanti schemi. E può risultare imprevisto, scombus-solante, il suo impegno, nel tentare e riuscire ad avvicinare, tra esse, modernità e tradizione, progresso e conservazione, estendendo, da una parte, la corrente classica del XIX secolo e, dall’altra, preavvisando disposizioni dell’arte novecente-sca. Edgar – Hilaire – Germain de Gas, meglio inteso, sem-plicemente, come Degas, nasce a Parigi, il 19 luglio del 1834. Figlio di una creola di New Orleans e di un banchiere – uomo, quest’ultimo, di origine napoletana e di importante cultura, amante delle arti e della musica-, conduce una giovinezza benestante e serena. E’ proprio il padre, ad orientare ed inco-raggiare Edgar, verso la professione artistica, permettendo-gli di abbandonare, all’età di diciotto anni, gli studi giuridici, per quelli, appunto, artistici.Degas inizia a frequentare la Scuola di Belle Arti, anche se per soli sei mesi, verificato che l’ambiente accademico non gli era particolarmente congeniale; affine, ecco. Tra il 1854 ed il 1859, Edgar compie consueti e prolungati soggiorni in Italia; tappe, che lo conducono alla ferma volontà di appro-fondire lo studio dei maestri del Rinascimento. “Cercando – come spiega egli stesso - , secondo la propria formula, lo spirito e l’amore di Mantegna; nonché la vivacità ed il colori-smo di Veronese”. Grande estimatore, inoltre, del classicismo di Jean-Auguste-Dominique Ingres (da cui riceve il suggeri-mento, base, di disegnare, disegnare molto, dal vero e a me-moria; non a caso, Degas ritiene il disegno ben più fecondo del colore) e di Eugène Delacroix. Si pone, invece, per quanto concerne l’impressionismo, come un antimpressionista tra gli impressionisti: adopera il bianco e nero ed usufruisce della li-nea che contorna l’oggetto; mentre gli impressionisti usano il colore giustapposto a macchie. Gli impressionisti ritraggono, come motivo primo, la natura, en plein air, sur le motif; De-gas, al contrario, la vita cittadina, e all’interno del suo studio,

perché, come spiega egli stesso: “Va molto bene copiare quel che si vede; ma è assai preferibile disegnare quello che non si vede più, se non nella memoria; è una trasformazione, in cui l’immaginazione collabora con la memoria. Così, non si riproduce se non quello che vi ha colpiti, cioè l’essenziale”.Ma cosa accomuna, allora, Degas agli impressionisti?Il riproporre, nelle sue opere, la continuità e la transitorie-tà del reale, restituendole, mediante una sintesi, che offre l’impressione autentica. E non si tratta solo di una faccenda d’occhio, come avrebbe sostenuto Monet; c’è un processo mentale in gioco, ancor prima che visivo: è lo scatto dell’in-telligenza, che vede il reale e se ne appropria; è lo scatto psichico, a tradursi nello scatto fisico, ossia a concretizzarsi nel sollecito e ritmico gesto della mano. Perseguendo una congiunzione tra moto e spazio – spazio, da definirsi psico-logico, sociale -, con una tecnica di presa e non di resa, Degas dipinge, in modo particolare, ballerine, cogliendole, come a spiarle dal buco della serratura, come da “istantanea com-posta”; una forma fotografica, quest’ultima, su cui Degas si concentra, a partire dal 1861, per carpire aspetti, del vero, che sfuggono all’occhio. Per Degas, la fotografia diviene stru-mento di un rinnovato rapporto tra il pittore ed il circostante, “rimuovendo la paratia stagna, che separa lo studio del pit-tore dalla realtà della vita comune”.In età matura, Degas, ampliando il rapporto tra spazio e tempo, diviene anche scultore, “sintetizzando – come risolve Giulio Carlo Argan -, nella sigla del moto, un nucleo plastico,

un punto di massima intensità del dinamismo spaziale; co-stringe la forma ad acrobazie, la fissa all’acme del ritmo, in un equilibrio temerario, come quello delle nervose strutture della nuova architettura”.Edgar Degas muore, a Parigi, il 27 settembre del 1917.“Perché fare arte è facile, quando non sai come si fa; molto difficile, quando lo sai”: così, avrebbe concluso.

Edgar Degas, La classe di danza, 1875-1876, olio su tela, 75 x 85 cm, Parigi, Musée d'Orsay.

Edgar Degas, Danseuse, arabesque ouverte sur la jambe droite, bras gauche en avant, deuxième étude, 1921-

1931 (modellata 1882- 1895). Bronzo, 29 x 39 x 14 cm. Parigi, Musée d’Orsay.

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di manuela torre

TEATRO MAGRO_a cura di Kati Gerola

il debutto diOPERA OMNIA

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Il mensile di libera informazione per liberi lettori stampato su carta riciclata certificataRedazione e Direzione via Romanello 7 Goito MN | tel + fax 0376.60291 | Stampa Studio Grafico Mela+a | Registrato presso il Tribunale di Mantova n° 01/2012 del 24/02/2012

Impaginazione Studio Grafico Mela+a | Editor Pamela Moreschi | Capo Redattrice & GhostWriter Olga AnnibalettiIn collaborazione con Baldus, kati Gerola, Francesca Venturini, Annalisa Venturini, Marco Stoppa, Denise Izzo, Sebastiano Ricci, Manuela Torre, Jesse Genovesi, Vera Mascoli,

Matteo Bruni, Giacomo Rebecchi, Giuseppe Barreca, Sabita Esposto, Marco Stoppa, Paola Lazzarini, Giulio CisamoloSinergie attive con Teatro Magro, Gattacicova, Arte Dell’Assurdo

Contatti [email protected] | [email protected] | www.losguardo.eu | www.facebook.com/losguardo | www.issuu.com/_losguardoPer la vostra pubblicità all’interno de Lo Sguardo infoline +39 3356778805 | email [email protected]

Giovedì 12 Marzo si è concluso il primo dei tre anni del LABORATORIO LAIV CHE ALESSANDRO PEZZALI DI TE-ATRO MAGRO HA CONDOTTO ALLA SCUOLA ENAIP DI MANTOVA. Questo progetto di Fondazione Cariplo e Coop Consumatori Nordest ha dato vita ad una performance artistica, intitolata “Codici a barre”, realizzata dagli alunni tra le corsie dell’Ipercoop La Favorita. I ragazzi dell’ENAIP hanno così potuto esprimere le competenze sviluppate durante il corso, inscenando una performance incentrata sulla natura dell’adolescente come prodotto della società e, in quanto tale, esposto in un supermercato.Sabato 14 e Domenica 15 marzo, dalle 14,00 alle 20,00, ALESSANDRO PEZZALI E MARINA VISENTINI HANNO CONDOTTO CARA CARNE, workshop in collaborazione con La Compagnia dell’Arca, presso il Teatro Comunale di Nogara. Varranno indagati i confini labili tra realtà e

finzione che sempre vengono scavalcati spesso inconsa-pevolmente. Recitare è vivere, vivere è recitare. Lunedì 16 il GRUPPO STABILE DI GIOVANI SELEZIO-NATI KARNI SCELTE è stato al Cinema Ariston con la performance “Siamo dove Stiamo” per l’assemblea degli studenti dell’Istituto Tecnico Economico Statale Alberto Pitentino. “Siamo dove Stiamo” è una Performance arti-stica per la sensibilizzazione nei confronti delle giovani generazioni riguardo il tema dell’ambiente e per la diffu-sione del documento Emas, dichiarazione ambientale del Comune di Mantova. Sabato 28 Marzo 2015 HA DEBUTTATO OPERA OMNIA | CARLO GOLDONI AL TEATRO COMUNALE DI MEDOLE (MN), alle ore 21,00. Opera Omnia è un progetto a lun-go a termine che si propone di affrontare i grandi autori teatrali sia a livello nazionale che internazionale con un

focus particolare sulla funzione divulgativa della messa in scena. La scelta della monografia permette di affrontare un singolo autore per volta, sviluppando lo spettacolo in più quadri che ne riassumano il contenuto, la storia e il messaggio in modo immediato ed efficace. Carlo Goldoni è il primo autore trattato per il Progetto Opera Omnia. Te-atro Magro ha selezionato undici attori dalle compagnie teatrali e dialettali del territorio mantovano e 10 opere di Goldoni che verranno rappresentate in 50 minuti, per offrire un concentrato estremo di messaggio e contenuto con l’obiettivo di raggiungere il massimo risultato nel mi-nimo tempo. La volontà è quella di arrivare a raggiungere un pubblico il più vasto e variegato possibile, raggiun-gendo anche le tipologie di persone che sono restie alla frequentazione teatrale, offrendo un bignami di facile lettura.

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Finalmente anche quest’anno è arrivata la “saga” del World Press Photo, il più famoso concorso fotogiorna-listico del mondo, a scombussolare, si spera costruttiva-mente, il mondo della fotografia.Ha vinto Mads Nissen, con “Jon and Alex” una mera-vigliosa immagine di una coppia di omosessuali di Sanpietroburgo in un atteggiamento intimo. La luce è molto caravaggesca, la fotografia in realtà assomiglia più a un Rembrandt che ad un servizio fotogiornalisti-co. Essa fa parte di un lavoro, “Homophobia in Russia”, davvero importante che presenta anche fotografie dallo stile più crudo ed essenziale. La giuria ha deciso, per-correndo una strada tracciata da tempo ma che si sta rivelando piuttosto minata a posteriori, di premiare la foto che magari da un punto di vista giornalistico dava

meno informazioni, ma che faceva del fattore estetico il suo punto di forza.Il tema della troppa esteticità delle foto premiate è stato uno dei tanti argomenti di discussione che sono seguiti alla comunicazione dei vincitori. Discussioni sia costrut-tive, sia purtroppo sterili, come spesso accade alla pub-blicazione di risultati di concorsi di tale portata.Qualcuno ha visto in questo un tentativo del mondo del collezionismo d’arte di intrufolarsi in un settore, quello del fotogiornalismo, i cui canoni non sempre (anzi quasi mai) rispettano quello che può universalmente ed ar-tisticamente riconosciuto come “il bello”, per quanto questa parola nulla significhi in fotografia. Qualcun altro, molto malignamente, ha visto in questo risultato come il frutto di una eccessiva presenza, all’interno della

giuriar di giurati provenienti dalla fotografia di moda, parlando addirittura di “glamourizzazione” del premio. Accuse che hanno fatto molto arrabbiare Alessia Glavia-no, photoeditor di Vogue Italia e di Vogue Uomo, unica giurata italiana al World Press Photo che a nostra speci-fica domanda ci ha risposto: “Non sono d’accordo sulla definizione data quest’anno di fotografia troppo esteti-ca, sono convinta che la buona fotografia debba sempre avere un incontro tra l’etica e l’estetica”.Un’altra polemica molto cavalcata è stata quella legata all’elevato numero di esclusi “per eccesso nell’utilizzo del mezzo informatico”. Quasi il 20% delle fotografia arrivate all’ultima selezione, sono state scartate per questo motivo. E qui la polemica è abbastanza sterile e strumentale: le regole, per quanto possano sembrare

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di marco brioni

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A_ Mads NissenJon and Alex

B + C_ Giovanni TroiloLaVilleNoire

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B C

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sbagliate o senza senso, sono molto chiare. Dal concorso del 2012 in cui Paul Hansen vinse con un’immagine mol-to patinata di un funerale di due bambini palestinesi a Gaza, le regole sulla postproduzione sono state riscritte onde evitare il fenomeno della spettacolarizzazione di una tragedia tramite la post-produzione digitale.E poi c’è “L’affaire Troilo” che ha probabilmente inferto il colpo definitivo ad una manifestazione che viveva più delle polemiche che dei contenuti fotografici, tanto che Jean Francois Leroy, General Manager di Visa pour l'Ima-ge (la più importante manifestazione giornalistica del mondo che si tiene ogni anno a Perpignan) ha deciso che di non esporre le fotografie del famoso premio.Andiamo con ordine.4 Febbraio: vengono resi pubblici i risultati del World Press Photo. L’italiano Giovanni Troilo, con il suo lavoro “La Ville Noire. The dark heart of Europe” riguardante il declino economico e morale della cittadina Belga di Charleroi a seguito del crollo del settore manifatturie-ro, vince il primo premio nella categoria Contempora-ry Issue (tematiche contemporanee) – sezione storie. Il premio fa molto discutere in quanto le fotografie sono palesemente preparate, in posa per così dire. Non quindi una fotografia foto giornalistica d’assalto ma una fotografia meditata, pensata, con situazioni grot-tesche come il cugino del fotografo che fa sesso in un auto con un’amica, visibilmente preparate (c’è tanto di flash all’interno dell’auto). I puristi del fotogiornalismo si stracciano le vesti. Ciò che viene contestato aperta-mente a Troilo è la non ammissibilità della ricostruzione di una scena, che si sa essere avvenuta, per scopi foto giornalistici. Troilo si difende facendo presente che le didascalie parlano chiaro, ogni cosa è stata dichiarata e specificata. Inoltre, aggiunge, non ha presentato il lavo-ro nelle categorie News, ma in quella Contemporary Is-sue dove un minimo di pre-produzione delle immagini (se dichiarata) è ammissibile. "Ma non è un reportage investigativo. È storytelling..." dichiara Troilo intervista-to da Michele Smargiassi di Repubblica.

E’ evidente che Troilo ha sfruttato una zona grigia e molto dibattuta, e la scelta della categoria è la ciliegina sulla torta. Il lavoro di Troilo scatena le ire del sindaco di Charleroi, Paul Magnette, che in una lettera aperta alla giuria del premio scrive: «Questo lavoro utilizza essen-zialmente tecniche di messa in scena che aggiungono dramma alle immagini attraverso una luce artificiale. Le didascalie false e fuorvianti, la realtà traviata e la mes-sinscena, tutto questo è molto disonesto e non rispetta l’etica giornalistica». Al di la del fatto che sentire un po-litico, seppur belga, parlare di etica fa un po’ sorridere noi italiani, ma a parte questo, le polemiche sollevate da Magnette sono abbastanza futili e strumentali e principalmente rivolte a difendere la città da lui ammi-nistrata. Città che, per stessa ammissione degli abitanti, è molto peggio di come l’ha dipinta Troilo.A fine Febbriao il World Press Photo annuncia una pro-cedura investigativa in riferimento alle foto di Troilo, procedura che si consluderà il primo Marzo con l’assolu-zione del fotografo italiano. Poi il patatrac.Il 3 Marzo il World Press Photo annuncia di avere riaper-to le indagini sul lavoro di Troilo “basandosi su nuove in-formazioni”. Il 4 Marzo l’annuncio: “Il World Press Photo ha deciso di squalificare Giovanni Troilo perché una foto violava le regole della competizione”. SU una segnala-zione del fotogiornalista belga Bruno Stevens, si scopra che una fotografia scattata all’interno dell’atelier del famoso pittore belga XXX, una delle foto più contestate in quando emblema della “preparazione” che caratteriz-zava il lsvoro di Troilo, non era stata scattata a Charleroi, come dichiarato, ma a Bruxelles.Se non fosse una fondazione di base ad Amsterdam penseremmo ad una soluzione all’italiana. Quello che è apparso evidente è che si sia trovato l’escamotage per squalificare il lavoro di Troilo, giudicato inadatto a po-steriori a causa delle troppe polemiche.In questa vicenda perdono tutti: perde Troilo che si vede ritirato un premio in un modo degno del fotocineclub di un paesino di provincia, ma soprattutto perde ulteriore

credibilità un premio che, come già sottolineato, negli ultimi due anni ha fatto parlare di se per le polemiche più che per le foto. La cosa che dispiace è che tutto que-sto poteva essere evitato prendendo decisioni, in sede di giuria, meno passibili di polemiche. La realtà è che ormai questi premi vivono e si autoalimentano delle po-lemiche che generano, e chissenefrega delle fotografie.Ed è un grande dispiacere perché poi tutto questo ha oscurato le importanti indicazioni che sono uscite dal-le altre categorie: il magistrale lavoro “Family Love” di Darcy Padilla, lungo 23 anni, che vince il primo premio nella categoria Long Term Project (progetti a lungo termine), per la prima volta inserito al World Press, le incredibili foto di Bulent Kilic dalla Turchia e di Jerome Sessini dall’Ucraina, vincitori morali a mio avviso di que-sta edizione, il lavoro con i droni di Tomas van Houtryve che apre una falla enorme nella strategia americana nell’utilizzo militare di questi mezzi, il commovente tributo ad Andy Rocchelli (2° Classificato nella catego-ria Ritratti) fotogiornalista italiano morto in Ucraina lo scorso maggio, e, sempre in tema nazionalistico, l’eleva-to numero di italiani premiati. Oltre ai già citati Troilo e Rocchelli hanno ricevuto premi Massimo Sestini, Gian-franco Tripodo, Fulvio Bugani, Giulio Di Sturco, Michele Palazzi, Turi Calafato, Paolo Verzone e Paolo Marchetti.Lars Boering, managing director del premio, sul British Journal of Photography, ha definito questa edizione “febbrile”. Io spero quantomeno che, dopo anni in cui si è posto l’accento sulla post-produzione digitale, le po-lemiche di quest’anno generino un’interessante discus-sione sui limiti della pre-produzione e della fotografia “staged” (in posa) nel fotogiornalismo. La “messa in scena artificiosa” non è certo una novità: già nel 1855 Roger Fenton, pioniere della fotografia di guerra, per rendere più drammatica un’immagine, fece posizionare dai suoi assistenti un gran numero di palle di cannone all’interno dell’inquadratura. Primo caso di pre-produ-zione, e fa piacere che, dopo 160 anni, finalmente se ne cominci a parlare in modo costruttivo.

D_ Giovanni TroiloLaVilleNoire

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_pic di Valentina Piccoli

caleidoscopio

a cura di vera mascoli

in viaggio

con la

fantasiala fantasia non potra mai

invecchiare, per la semplice

ragione che rappresenta

un volo verso una

dimensione che giace

al di la del tempo.

walt disney

Da bambina, uno dei miei film d'animazione pre-feriti era “Fantasia”, un lungometraggio della Walt Disney. Non veniva raccontata nessuna storia parti-colare, era solo un susseguirsi di bucoliche ambien-tazioni che facevano da cornice ad alcune sinfonie classiche. I personaggi che animavano questi luo-ghi incantati erano pesci, dinosauri, fate, fiocchi di neve, figure della mitologia classica, fiori, struzzi ed elefanti ballerini. Il titolo è l'essenza di questo film: la fantasia ci fa vedere da un altro punto di vista ciò che solitamente diamo per scontato, come il susseguirsi delle stagioni,che è reso in modo de-licato e affascinante attraverso una perfetta unione di musica e animazione.La fantasia, quella capacità che ci permette di cre-are l'impossibile, di vivere l'inimmaginabile, che con il tempo perdiamo, anzi si affievolisce dentro di noi, che lasciamo fuggire, perché pensiamo, for-

se, che una volta adulti non ci possa più servire. Ma non è così; essa è l'unico contatto che abbiamo con il fanciullino che è dentro di noi, nascosto, che non vede l'ora di riemergere. I bambini invece, loro sono I custodi della fantasia, e sono solo loro che riesco-no a risvegliare il fanciullino che si è appisolato.I bambini vedono ciò che gli adulti non riescono a vedere. Non ci sono contraddizioni, incoerenze, è così, lo è sempre stato. Quando si è bambini tutto è meraviglioso, stupefacente: ogni cosa nuova è una scoperta, ogni passo un'avventura. I bambini si possono meravigliare, stupire, sbalordire davanti alla semplicità, alla leggerezza, alla naturalezza delle cose; essi trasformano in realtà quello che la loro mente capta e rendono l'impossibile possibile.La nostra creatività è bloccata se non riusciamo a vedere al di là del nostro naso, se non infrangiamo la campana di vetro che ci sovrasta e ci fa vedere il mondo in bianco e nero. Non serve fare cose fuori dal comune o essere ciò che non siamo, basterebbe vedere in mondo con occhi diversi: vedere qualcosa di bello anche dove tutto sta andando in rovina, fer-marsi a pensare a quello che si ha, invece di pensare

a ciò che ci manca, non rimpiangere il passato, ma cercare di guardare avanti.La fantasia ci permette di viaggiare nel tempo, nel-lo spazio: tantissimi film d'animazione con prota-gonisti non solo bambini, ma anche adulti scettici delle capacità magiche, ci hanno fatto vivere viaggi ed esperienze fuori dal comune. Chi di noi non ha mai desiderato prendere un tè sul soffitto e fare ca-priole nell'aria? O saltare in un disegno fatto con I gessetti colorati ed essere catapultati nella campa-gna inglese nel bel mezzo di una battuta di caccia alla volpe? Mary Poppins, canticchiando ci faceva così volare “là dove tutto è blu”. Peter Pan ti con-duceva volando verso l' "Isola che non c'è" grazie alla polvere di fata. Egladine Price invece usava la magia per scappare dall'atroce realtà della guerra, viaggiando a bordo di un letto raggiungendo Por-tobello Road o scoprendo gli abissi del mare. Tutti questi personaggi, prima di diventare reali attra-verso dei disegni o grazie agli attori che li hanno interpretati, sono scaturiti dalla mente di scrittori. Essi hanno osservato il mondo con occhi diversi e si sono lasciati ispirare dalla fantasia.

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Lo Sguardonumero trentaduesimo

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RISTORANTE PIZZERIA

di DAVIDE FORONIVIA PEDAGNO 56 - 46044 GOITO MN

0376 604761 - 392 0239252Piazza Sordello 27 Goito 037660207

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Libriamo Libridinedi francesca venturini

Dino Buzzati Traverso nasce il 16 Ottobre 1906 a San Pellegrino, vicino Belluno, da una famiglia dell’agiata borghesia: il padre insegna Diritto internazionale all’Università di Pavia, la madre, veneziana, è sorella dello scrittore Dino Mantovani, assai noto nell’ultimo Ottocento. La villa bellunese è il fulcro della sua infanzia e l’origine dell’universo fanta-reale dello scrittore, con la sua suggestiva biblioteca, il granaio misteriosamente abitato dallo spirito di un antico fattore. Indro Montanelli ha affermato di lui: “Rammento l’ultima nostra passeggiata, a Cortina. Era già malatissimo, ma non voleva dirlo. Preferiva far finta di credere a ciò che dicevano i medici, i quali parlavano come certi personaggi dei suoi racconti, per sfumate allusioni, che volendo infondere fiducia in ciò che dicevano, mettevano i brividi nelle ossa per ciò che tacevano”.

UN AMOREAutore: Dino BuzzatiEd: Oscar Mondadori

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“Eppure anche a cinquant’anni si può essere bambini, esattamente deboli smar-riti e spaventati come il bambino che si è perso nel buio della selva. L’inquietudi-ne, la sete, la paura, lo sbigottimento, la gelosia, l’impazienza, la disperazione. L’amore ! Prigioniero di un amore falso e sbagliato, il cervello non più suo, c’era entrata la Laide e lo succhiava. In ogni più recondito meandro del cervello in ogni riposta tana e sotterraneo ove lui tentava di nascondersi per avere un momento di respiro, là in fondo trovava sempre lei; che non lo guarda neppure, che non si accorge neppure di lui, che ridacchia a braccetto di un giovanotto, che balla inverecondi balli manipolata in ogni parte del corpo dal partner sudicione e ma-ligno, che si spoglia sotto gli occhi del ragionier Fumaroli conosciuto un minuto prima, maledizione sempre lei, insediata selvaggiamente nel suo cervello, che dal suo cervello guarda gli altri, telefona agli altri, tresca con gli altri fa l’amore con gli altri, entra esce parte sempre in agitazione frenetica per una quantità di sue particolari faccende e traffici misteriosi. E tutto quello che non era lei, che non riguardava lei, tutto il resto del mondo, il lavoro, l’arte, la famiglia, gli ami-ci, le montagne, le altre donne, le migliaia e migliaia di altre donne bellissime, anche molto più belle e sensuali di lei, non gliene fregava più niente, andassero pure alla totale malora, a quella sofferenza insopportabile soltanto lei, Laide, po-teva portare rimedio e non occorreva neppure che si lasciasse possedere o fosse specialmente gentile, bastava che fosse con lui, al suo fianco, e gli parlasse e ma-gari controvoglia fosse costretta a tener conto che lui almeno per alcuni minuti esisteva, solo in queste pause brevissime che capitavano di quando in quando e duravano un soffio, soltanto allora lui trovava pace. Quel fuoco all’altezza del-lo sterno cessava, Antonio tornava a essere se stesso, i suoi interessi di vita e di lavoro riprendevano ad avere un senso, i mondi poetici a cui aveva dedicato la vita ricominciavano a risplendere degli antichi incanti e un sollievo indescrivibile si spandeva in tutto il suo essere. Sapeva, è vero, che tra poco lei se ne sarebbe andata e quasi subito lo avrebbe di nuovo uncinato l’infelicità, sapeva che dopo sarebbe stato ancora peggio, non importa, il senso di liberazione era così totale e meraviglioso che per il momento non pensava ad altro”. Molto spesso i gruppi di lettura servono non solo per portare alla luce roman-zi ormai dimenticati, ormai sepolti dal turbinio di opere narrative che vengono pubblicate copiosamente ogni giorno, ma servono altresì per dibattere sulle tematiche che emergono dai romanzi stessi. Ecco, ancora una volta, ammetto di essere estremamente orgogliosa di appartenere a un gruppo di lettura, che quest’anno come fil rouge ha selezionato il tema dell’amore. Tanti ro-manzi, tante letture, ma questo di Buzzati “Un amore ” è un romanzo che va ve-ramente oltre, non solo perché viene pubblicato nel lontano 1963, quindi forte-

mente avanguardistico, ma perché l’amore che viene descritto, è un amore intriso di gelosia, di possesso, di disperazione, di umiliazione, di perdita della dignità, un amore patologico, irriverente, che non rispetta le classi sociali, le differenze di età, ma che tuttavia rimane pur sempre un amore squisitamente umano. In questo racconto tuttavia non si rimane intrigati solamente dalla scelta del tema - l’amore non corrisposto – ma anche dal mezzo singolare con cui viene espresso, ossia, il flusso di coscienza, che esalta lo stato mentale del protagonista e che si riflette in una prosa vibrante, che spesso trascura volutamente la pun-teggiatura, per rendere il ritmo ossessivo, così come ossessivi sono i pensieri che animano il protagonista. Sorprendenti sono i passaggi dalla prima alla terza per-sona, così come meravigliosi sono i monologhi interiori del protagonista in cui emerge il tormento, la disperazione, l’incapacità di poter ribellarsi a un amore che gli sottrae la propria dignità, che lo schiavizza, rendendolo impotente. Tutta-via tutto questo palpitare, questa intensità vibrante di emozioni colmano la noia, lo squallore, il vuoto, la solitudine di un esistere privo di vitalità. L’amore, anche in questa forma, ha la virtù di oscurare la morte.Il merito di Buzzati è quello di offrire scene di sconfinata intensità, che scavano nei legami profondi.

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a cura di giuseppe barrecacine

La moderna società iper-tecnologica, è capace di usare i più sofisticati mezzi informatici senza domandarsi come essi funzionino, né chi li abbia inventati. La questione, probabilmente, non è così fondamentale, ma è un fatto che, a partire dal XX secolo, ci sia stato un progressivo distacco tra l’uomo e gli strumenti che egli utilizza. A mano a mano che tali strumenti sono diventati più complessi e capaci di compiere azioni raffinate, essi sono divenuti qualcosa di assolutamente estraneo. Pochi di noi saprebbero spiegare come funziona un motore a scoppio; quasi nessuno come funziona un computer. Insomma, al giorno d’oggi guidiamo auto, saliamo su aerei, treni, clicchiamo le dita su oggetti di cui conosciamo in modo sommario e superficiale il funzionamento. Questa è una forma di alienazione.Il nome di Alan Turing, fino all’anno scorso, avrebbe detto poco a molti, eccetto forse agli ingegneri informatici, ai matematici o ai filosofi della scienza. Ma è soprattutto grazie a lui, alla sua opera che oggi esistono i computer. Ce lo ricordano i titoli di coda del film The Imitation Game, ispirato alla vicenda del gruppo di matematici inglesi che, durante la Seconda Guerra Mondiale, riuscì a decifrare i messaggi criptati che i tedeschi lanciavano utilizzando la celebre macchina Enigma. Il film, diretto da Morten Tyldum e interpretato da Benedict Cumberbach, s’ispira alla biografia su Turing scritta all’inizio degli anni ’80 da Anrew Hodges dal titolo Alan Turing. Storia di un enigma.

Theimitationgameduemilaquattordici

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Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Alan Turing decide di mettere al servizio della Gran Bretagna la propria capacità di decrittare i messaggi cifrati. Siamo nel 1941 e l’Inghilterra sta subendo i bombardamen-ti tedeschi; la Germania ha conquistato buona parte dell’Europa e l’avanzata del suo esercito appare inarre-stabile. Buona parte del successo nazista è dovuto alla capacità del comando tedesco di inviare messaggi alle proprie forze armate; gli alleati naturalmente intercet-tano questi messaggi, ma non riescono a comprenderne il senso, dal momento che essi sono criptati da Enigma, che serve sia a criptare i messaggi sia, successivamente, a decrittarli. Gli inglesi possiedono un modello perfetta-mente funzionante di questa macchina, ma non cono-scono le “chiavi” con cui dare un senso ai messaggi che vengono intercettati.Turing entra in gruppo di lavoro con altri matematici, ma la sua personalità oscura, il suo comportamento strano, lo rendono subito inviso sia ai colleghi, sia al co-mandante Denniston. I suoi colleghi cercano di decifrare “a mano” i messaggi intercettati, ma l’impresa appare disperata: i tedeschi infatti cambiano i codici di Enigma ogni giorno e dunque, se non si riesce a decifrare nessun messaggio intercettato in quel giorno, l’enorme sforzo compiuto non è servito a nulla. Il problema è che tali codici hanno 159 milioni di milioni di combinazioni. Tu-ring in realtà non passa le giornate a provare a decifrare i messaggi intercettati, ma chiede un finanziamento per costruire una macchina capace di svelare il senso dei messaggi tedeschi. Si isola perciò dagli altri, perché im-pegnato a costruire la sua macchina, suscitando la loro antipatia. Tuttavia l’intuizione di Turing è giusta, anche se appare, per quei tempi, poco comprensibile: solo una

macchina capace di imitare il pensiero umano, ma che sia molto più veloce dell’uomo, può decifrare i messaggi criptati da Enigma. Per fortuna di Turing l’amicizia con una donna, Joan, anch’essa coinvolta nell’impresa, lo aiuta a riacquistare la stima del gruppo: ciò gli consenti-rà di continuare a costruire la sua macchina, nonostante l’ostilità del comandante Denniston, il quale, il giorno in cui decide di licenziare Turing, si trova contro i colleghi del matematico, che hanno imparato a stimarlo. Il film tratta con molta delicatezza il tema dell’isola-mento patito dallo scienziato, della sua eccentricità, presentando alcuni flash-back che rievocano la vita da studente di Turing. La macchina che egli realizza, un computer ante-litteram, si chiama Christopher, in ri-cordo del ragazzino di cui era innamorato quando era al collego, e che morì precocemente. Fu lui a suggerirgli la frase che per Turing costituisce una vera e propria wel-tanschauung: “sono le persone che nessuno immagina-va che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”. Il film vive di momenti quasi commoventi alternati a scene intrise di pathos; lo spettatore sa (o dovrebbe sa-pere) che alla fine Turing avrà ragione e che la sua mac-china riuscirà a decifrare i messaggi tedeschi, trovando le chiavi di Enigma. La scoperta avviene grazie a una felice intuizione del matematico, ed è mostrata nel film con delle scene molto belle, nei quali il gruppo ritrova entusiasmo e felicità. Sarà qui che Turing mostrerà, oltre alle doti di scienziato, notevole capacità politica. Infatti, se gli inglesi, ormai capaci di conoscere in anticipo le strategie dei tedeschi, avessero cominciato a vanificare ogni mossa dell’esercito nazista, avrebbero insospettito il regime di Hitler, perché sarebbe stato chiaro che erano

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ormai capaci di decifrare i messaggi segreti. In tal modo, i generali tedeschi avrebbero adottato un nuovo sistema di crittazione, rendendo vana la macchina di Turing. Per-ciò, in accordo con lo stato maggiore britannico, Turing propone di sventare e anticipare solo alcuni attacchi tedeschi, quelli più pericolosi, lasciando invece andare a buon fine altre azioni, proprio per non insospettire l’esercito nazista.Il regista lavora senza retorica, deciso a non creare un eroe: un intento agiografico, infatti, avrebbe reso poco credibile una vicenda assai singolare, quasi miracolosa, che racconta di un gruppo impegnato a scoprire i segreti del nemico. La segretezza diventa perciò una doppia pri-gione per Turing: egli, come gli altri membri del gruppo, non può rivelare a nessuno quel che sta facendo (pena la morte); ma non può nemmeno essere pienamente se stesso dentro il gruppo, perché deve nascondere la propria vera natura, la propria omosessualità, la sua eccentrica genialità. Se è facile, forse, tacere sul proprio lavoro per svelare in funzionamento di Enigma, quasi impossibile è tacere su ciò che si è, nascondersi sempre e comunque. The Imitation Game non è un film a lieto fine, né è la ce-lebrazione di un uomo. Non è un film di guerra, bensì un film di denuncia contro la repressione degli omosessua-li, operata in Inghilterra fino agli anni ’60 del ‘900. Pur mantenendo toni tenui, il regista norvegese ricostruisce senza reticenze la storia del “martirio” di Turing, uomo geniale e incompreso, che visse in una società bigotta e benpensante, immersa nell’ipocrisia e nella doppia

morale. Infatti, benché Turing abbia salvato il mondo dal nazismo, e possieda una genialità non comune, non sfuggirà alla morale e alla legge. Nonostante la sua macchina sia stata fondamentale per arrivare alla sconfitta tedesca (gli storici sostengono che la decifra-zione dei messaggi tedeschi abbia accorciato la guerra di almeno due anni, evitando 14 milioni di vittime), Turing, qualche anno dopo la fine del conflitto mondia-le, subisce una condanna per atti osceni; per evitare il carcere accetta la “terapia” farmacologica proposta per “guarire” dalla sua “malattia”. È inutile dire che questa

terapia non avrà effetti benefici, conducendo Turing al suicidio nel 1954. È Joan alla fine, la donna che gli vuol bene, a fargli comprendere quanto la sua “diversità”, il suo non essere “normale”, sia una forma di genialità e ricchezza: “Sono passata da una città che non esisterebbe se tu fossi normale. Mi ha dato il biglietto un uomo che non esi-sterebbe se tu fossi normale”, fino a celebrare, in modo paradossale ma tenero, questa sua non normalità: “il mondo è un posto infinitamente migliore perché tu non sei normale”.

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a cura di G

_pic di Cristina Festugato

Mantova.“Nulla da segnalare”.Inizia così il giro delle telefonate del mattino del 13 Marzo 2005 nelle redazioni di Mantova.

Man

tova

Ner

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www.mantovanera.it

NULLA DA SEGNALARE.

"Nulla da segnalare" riporterebbero oggi le conversazioni registrate e mandate in onda dalle televisioni a tarda notte. Ad un capo, lo abbiamo detto, c'è un giornalista. Dall'altro un carabiniere del comando provinciale del capoluogo.Quello che hanno detto, però, pochi minuti prima i vigili del fuoco è stato altro. "Apertura porta Via Chiassi", nel gergo un po' tecnico e un po' artigianale della stazione di viale Risor-gimento. E dietro, che c'era? "Un sacerdote anziano morto." E morto di cosa? Infarto? Cause naturali? "Non lo so, chiedi ai carabinieri."

"Era legato e imbavagliato"

La notizia corre. I militari cercano di tenere la acque tranquille, ma dall'altare del Duomo, durante la messa, la conferma è già ufficiale. L'anziano sacerdote che si era ritirato a vita privata proprio di fronte la chiesa, a meno di cento metri dal portone principale del comando provinciale dei carabinieri, è stato tro-vato senza vita. Legato.Questa è la storia di un sacerdote, e di una rapina che per mol-to tempo non ha convinto. Questa è la storia dell'omicidio di Don Remo Strazzi.Se fosse una commedia noir, si aprirebbe forse con le cam-pane che suonano a morto. Ma in questa strana storia, nella sacrestia della chiesa di San Barnaba, in via Chiassi, a tirare i cordoni non c'è nessuno. E nemmeno d'altro canto a pigiare i tasti di meccanismo elettrico che ha ben poco di romanti-co e che ormai da anni li governa. Come se in questa storia ci potesse essere qualcosa di romantico. Don Remo è morto: imbavagliato, legato mani e piedi. Lo hanno trovato i carabi-nieri che hanno sfondato la porta dei suoi alloggi. Una parroc-chiana, con la quale aveva un appuntamento, non ricevendo risposta e non trovando sue notizie li aveva chiamati temendo il peggio.E' il 13 marzo del 2005.Ad ottobre don Remo avrebbe compiuto ottantasei anni. Originario di Pieve di Coriano, viveva ormai da qualche anno in un appartamento al piano terra di un stabile di via Chiassi, il sacerdote. Cappellano della casa di riposo Sereno Soggiorno, per anni insegnante di religione al liceo Belfiore e per nove anni parroco di Pradello di Villimpenta. Si era poi trasferito di fronte la chiesa di San Barnaba, feudatario ritiratosi a vita pri-vata, e a pochi passi dal comando provinciale e dal comando di stazione di Mantova dei carabinieri. Dopo il pompiere che ha sfondato la porta leggera del sacer-

dote, una porta trovata quel giorno chiusa – ma che da anni ormai era sempre aperta per sbandati, senza tetto, immigrati senza una casa e pecore del gregge smarrito – sono i carabi-nieri del nucleo investigativo a fare il loro ingresso. A dirigere le investigazioni sarà il comandante Guido de Masi. Sul posto, quella domenica mattina, arriverà direttamente dal percorso di jogging mattutino. La Procura istruirà entro poche ore una indagine contro ignoti: il fascicolo resterà aperto sulla scriva-nia del sostituto procuratore Giulio Tamburini.

«Questo episodio ha profondamente turbato l' opinione pub-blica per le feroci modalità con cui è stato consumato. Posso garantire il massimo sforzo di procura e investigatori per tro-vare i responsabili. È un impegno verso la città».Giulio Tamburini, sostituto procuratore

Si indaga per omicidio volontario. L'autopsia confermerà, di lì a poche ore, che il sacerdote è morto per asfissia. Non ripor-ta i segni di un pestaggio, o di un brutale interrogatorio. Così come non riporta i segni di effrazione la porta di ingresso che i carabinieri avevano dovuto sfondare. Qualche cassetto, nelle stanze che l'anziano abitava, era però aperto. Don Strazzi conosceva il suo assassino. Come in uno squallido film giallo, la vittima aveva aperto la porta al proprio carne-fice. E' uscito chiudendosi la porta alle spalle, diranno gli in-vestigatori. Chi ha ucciso conosceva le abitudini dell'anziano, e soprattuto la sua disponibilità ad accogliere entro le proprie mura gli ultimi, e forse sapeva bene come muoversi.Hanno agito in due. Mentre gli esiti dell'autopsia riportano la morte del sacerdote indietro di almeno dodici ore rispetto all'orario del ritrovamento del corpo – collocandola quindi in un orario compreso tra le 20 e le 21 del giorno prima – gli investigatori fanno scorrere le immagini registrate dalle te-lecamere della zona. E si intravedono due figure uscire dalla porta principale dell'abitazione di don Remo.Era solito dare ospitalità a chiunque, il prete. E gli investigatori questo lo sanno. Le indagini, anche se non sarà mai ufficial-mente confermato, prendono la via dei centri di accoglienza e di tutte quelle organizzazioni in grado di fornire anche soltan-to un indizio a sostituto procuratore e carabinieri.Sei sono le persone. Sei: sarebbe questo il numero di indi-vidui al quale le indagini erano state ristrette nel giro di tre giorni. La rete improvvisata restituisce i loro volti. Si tratta di sei ragazzi che sarebbero scomparsi da Mantova nelle ore suc-cessive l'omicidio. C'è chi dice che si tratti soltanto di un caso, di una coincidenza, ma anche chi parla invece di fuga. Fuga verso l'estero. Mentre i carabinieri battono la provincia quello stesso giorno in San Barnaba Egidio Caporello, allora vescovo della Diocesi, officia le esequie di don Remo.Adrian Gritto, 29 anni all'epoca dell'omicidio, e il fratellastro Tiberius, di nove anni più giovane. Il lavoro su ciascuno dei sospettati restringe velocemente il campo. Sono gli assassini: i carabinieri ne sono certi. Si tratta di due giovani romeni, se-condo gli informatori spariti dalla città per fare velocemente ritorno in patria.

«Non abbiamo risparmiato uomini ed energie - spiegava il pm

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Giulio Tamburini, coordinatore delle indagini - troppo barba-ramente era stato ucciso un sacerdote anziano, dedito solo ad opere di bene, per molti anni professore di liceo, conosciutis-simo e stimatissimo. Occorreva una risposta immediata ad un delitto che aveva turbato i mantovani».

Adrian è stato il primo ad essere fermato. Era finito in carcere ad un paio di mesi di distanza dal delitto. Dopo l'omicidio ave-va fatto rientro in Romania, ma vi era rimasto per poco tempo. Poi era tornato in Italia, convinto forse che nessuno potesse sospettare di lui. I carabinieri invece lo aspettavano: lo ave-vano arrestato a Montegrotto Terme, nel Padovano, mentre chiedeva l'elemosina sul sagrato del Duomo. Alcuni militari, controllandolo, avevano scoperto che sul suo capo pendeva un ordine di custodia cautelare firmato dal gip di Mantova in quanto sospettato di omicidio volontario. Nel corso dell'inter-rogatorio di garanzia aveva negato di aver ucciso don Remo, addossando ogni responsabilità al fratello Tiberius.

«Quella tragica sera ero nell'abitazione del prete ma non sono stato io ad ucciderlo».

Oltre un anno più tardi il fratellastro avrebbe poi seguito le sue orme. Tiberius Gritto, 21 anni era stato arrestato dalla po-lizia romena che lo aveva stanato in un villaggio di nomadi di Alba Iulia, dove era nascosto da tempo, forse già dai giorni successivi allla sua fuga dall'Italia e al rientro in patria a segui-to del delitto. Godeva di appoggi, di coperture e si sentiva al sicuro. Supposizioni, in base proprio alle quali forse non aveva pensato di cambiare residenza e trovare un altro rifudio. Non aveva pensato che prima o poi l'ordine di cattura internazio-nale spiccato dalla Procura di Mantova lo avrebbe raggiunto.Il processo, di fronte alla Corte d'Assise di Mantova, si apre il sette dicembre 2006. Il giudice è Vincenzo Latagliata, a latere siede Cristina Ardenghi. In Corte d'Assise assistono alle udien-ze i giudici popolari: dei sei quattro sono donne.Di fronte ai giudicanti i carabinieri mostrano per la prima volta le prove che li inchiodano. Ci sono le impronte, ci sono i reperti del dna. Adrian avrebbe lasciato traccia del proprio passaggio nello studiolo del sacerdote. Tiberius avrebbe bevuto da una bottiglia d'acqua.Per la prima volta gli investigatori fanno chiarezza assoluta su ciò che è accaduto. Don Remo è stato legato con lacci di scarpe ai piedi. Stretta, all'altezza della bocca, porta la federa di un cuscino. Mentre i militari parlano Adrian e Tiberius sono impassibili.Omicidio aggravato, rapina e violazione di domicilio sono le accuse. Ce n'è abbastanza per rischiare l'ergastolo. E così farà il pubblico ministero Giulio Tamburini. Ventiquattro anni di reclusione per entrambi, ridotti a ventu-no per effetto dell' indulto. E' questa la condanna decisa in primo grado dalla Corte d' Assise per i fratellastri. Dodici mesi dopo la Corte d'Appello di Brescia tornerà sul caso, confer-mando il primo grado.Nella casa di don Remo c'era un dettaglio che sin dall'inizio stonava. Un elemento che non aveva mai convinto i militari, e che per lungo tempo era rimasto sospeso a mezz'aria come il lembo innaturale di un pesante drappo nero. I fili del telefono. I fili del telefono di don Remo erano stati strappati.La follia, la pazzia, la violenza di una rapina cedettero il passo all'orrore. Forse la morte del sacerdote non era prevista. Forse

i rapinatori lo avevano lasciato in vita, contando che potesse liberarsi di lì a poco. E per rallentare l'inevitabile chiamata alla caccia forse avevano pensato di intralciare il suo allarme. Quando erano usciti di casa, i due rapinatori, avevano lasciato il sacerdote sì legato, ma ancora vivo. Don Remo Strazzi avrebbe compiuto entro l'anno ottantasei anni. Ma ha trovato la morte, ad aspettarlo dietro i volti degli ultimi che tanto amava sorreggere. Anzi, no. La morte lo ha raggiunto, alle spalle di quei due. Ed è rimasta ad attendere mentre piano piano il suo respiro si affievoliva e non restava che un flebile sussurro. Legato mani e piedi ad una sedia, le protesi dentarie che lentamente scendevano lungo la farin-ge spinte dalla federa premuta sulla bocca. Inutile cercare di ammorbidire i nodi. Anche mentre la porta sbatte, mentre la chiave gira su sé stessa nella toppa, anche mentre due a due il rumore dei passi si allontana rapido sul ciottolato di via Chiassi.Ottanta, forse cento euro. E' il prezzo della vita di don Remo. O forse è soltanto quello che mancava dal suo portafoglio.

“Se fosse una commedia noir,si aprirebbe forse con le campane che suonano a morto. Main questastrana storia,nella sacrestiadella chiesadi San Barnaba,in via Chiassi,a tirare i cordoni non c'è nessuno.”

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cucine racco&mandatedi sebastiano ricci

Osteria Piazza Sordello 26Piazza Sordello 26 | Mantova | 0376221107

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In un angolo di cultura ed arte esattamente all'imbocco della sempre affa-scinante Piazza Sordello sorge un locale storico, rinnovato negli anni nelle conduzioni e che oggi offre una cucina semplice ed educata.

Educata nei modi di porsi del personale, sempre gentile e cortese, di squi-sita riservatezza; e nei gusti, che riprendono la tradizione mantovana con guizzi geniali nell'innovazione della presentazione e della preparazione o eccellenti presidi Slow Food.

Ecco dunque le linguine con i Moscioli selvatici di Portonovo (sublimi coz-ze selvagge dolcissime e profumate cresciute su scogli protetti al largo di Ancona). E chi ama le crudità non sarà deluso da uno strepitoso salmone in tartare su letto di verdure al profumo di lemongrass.

Per la soddisfazione dei più tradizionalisti, di recente troviamo un geniale prodotto della sussistenza dei nostri nonni come "polenta e bartagnìn" ovvero il merluzzo fritto in maniera stupenda e leggerissima, ora declinato ad un piatto elegante e profumato con una leggera crema al cren (rafano bianco).

Ai diversi piatti di un menù cambiato con frequenza stagionale, cui non mancano raffinatezze come il petto d'oca con crema di zucca o le sep-pioline ripiene di mousse di zucchine su crema di fave, si abbinano i nu-merosi vini provenienti perlopiù dalle zone limitrofe alla nostra provincia.

Impossibile non menzionare la qualità elevatissima dei dolci, soprattutto dei gelati, accompagnati da abbinamenti stupefacenti, come il gelato alla crema con croccante al pistacchio e copertura allo zabaione, oppure il più estivo gelato alla panna e zenzero caramellato.

Spesa in linea con le migliori prospettive, unitamente alla rilassatezza di una serata o di un pranzo con gli amici fanno dell'Osteria un luogo da fre-quentare abitualmente.

In zona i parcheggi sono relativamente abbondanti, non essendo in zona a traffico limitato come il resto della piazza, quindi raggiungere il risto-rante non è scomodo e anche una passeggiata dopo aver mangiato darà la possibilità di raggiungere in un attimo il cuore del centro storico o il lun-golago anche per chi arriva in auto da fuori città.

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di sebastiano ricci

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Sono ricchi, sono belli, sono famosi, mostrano tutti segni di disturbi comportamentali mai curati. Chi sono? Forse le Kardashian? I Kennedy? I Rinaldi? NO! SONO I FORRESTER! Ventisette stagioni sulla cresta dell’onda tra amori, intrighi e mutande che volano. Nessuno lavora e tutti pensano solo ad accoppiarsi, ignari dell’esistenza di anticoncezionali e docce fredde, è forse proprio per questo che sono entrati nei cuori di milioni di fans in tutto il mondo, quotidianamente affamati di nuove storie e con in testa sempre la stessa domanda: “CON CHI SI SPOSERÀ QUESTA VOLTA BROOKE?” Icone scintillanti di una Los Angeles incredibilmente popolata solo dalla loro celebre stirpe e dalle sue ramificazioni, i Forrester sono dei Borgia 2.0 e, tra lustrini e instancabili limoni, senza sentire la vecchiaia, si lanciano in trame sempre più intricate tra personaggi vecchi e nuovi. Per chi se lo è perso e per chi non lo guarderebbe manco sotto tortura, arriva il riassuntone!

Recuperare in poche righe quasi trent’anni di episodi - privi tra l’altro di un qualsiasi filo logico e di qualunque senso del pudore - non è fattibile, ma vi basti sapere che è morta gente, è nata gente, è resuscitata gente, si è sposata gente e ha divorziato gen-te. Stephanie è morta e pure Sally Spectra, Thorne è al confino a Parigi, Taylor e le sue labbra a canotto non sono pervenute, Ridge ha cambiato faccia, Eric ha una crisi di mezza età (anche se è bicentenario) e Brooke, dopo 46 matrimoni, è di tutti e di nessuno, come sempre. Ora che siete al passo arriviamo ai giorni nostri: Brooke è in Italia (evidentemente la fallimentare espe-rienza a Ballando con le Stelle non l’ha provata abbastanza) e, in totale crossover con la realtà nostrana, si è trasferita negli uffici di Milano della Forrester per aggiustare i conti dopo che due nostri compaesani sono misteriosamente spariti (insieme ai soldi della casa di moda) durante una gita in barca; certi che ritroveremo tali Luca Cumino e Giuliana candidati alle prossime elezioni po-litiche, torniamo a Los Angeles orfani della madre di quasi tutti i personaggi presenti. Bill Spencer, ex di Quinn, ex di Brooke (e chi non lo è?!) ed ex pure di Katie (sorella di Brooke, dalla quale ha divorziato perché cornificata proprio con la sorella) non riesce a mettersi il cuore in pace per la perdita, seppur momentanea, della Logan e, reduce dal salvataggio del figlio avuto da Katie, mostra i primi segni di disturbi mentali, e in barba a quello che sosteneva Brooke, non ci pensa nemmeno a tornare con Katie (al-meno fino al prossimo bollore). Deacon dopo esser stato l’unico al mondo ad aver ricevuto un picche da Brooke, va a vivere a casa di Quinn la pazza psicopatica, dove - senza minimamente badare ai doppi sensi - le sistemerà le tubature, in cambio di vitto e allog-gio (Olgettine docet). I personaggi di Deacon e Quinn farebbero la felicità di Freud: Deacon stava con Bridget, figlia di Brooke, ma dopo una scappatella con la donna che regalò a tutti Hope, fu pro-tagonista di un’improbabile epopea per evitare la gogna familia-re durante la quale Brooke finse di aspettare questa bambina da Whip Jones (personaggio talmente rilevante che nessuno se lo ricorda); Quinn durante una relazione con Bill Spencer, diede alla luce Wyatt (ragazzo che compensa la mancanza di spina dorsale con una quantità notevole di mascella) tornati a Los Angeles fini-scono (guarda caso) ad occuparsi dei gioielli per la linea di moda di Hope (fidanzata subito con Liam, figlio di Bill, dopo essersi con-sumata in peripezie varie per strapparlo dalle grinfie malefiche di Steffy, figlia di Ridge e Taylor) con la quale intreccerà un triangolo amoroso snervante che porterà la biondissima Logan junior a sceglierlo alla faccia del fratellastro, il tutto grazie ad alcune mac-chinazioni di Quinn che comprendono il tentato omicidio di Ivy (nipote di Eric Forrester) lanciata nella Senna per tenere occupato Liam ed impedirgli di recarsi all’appuntamento fissato con Hope sotto la Torre Eiffel, dopo il quale Hope (incapace di restare single per più di mezza giornata) convolerà a nozze con Wyatt.Hope scopre di essere incinta e, dopo averlo detto anche ai giar-dinieri che potano le palme a Rodeo Drive, decide di comunicarlo anche a Wyatt, intimandogli però di tenere la madre psicopatica fuori dalla loro vita temendo mutazioni genetiche di lombrosia-

di olga annibaletti

na memoria; Hope si mostra all’inizio quasi pentita della scelta amorosa fatta, consapevole, dopo che il mistero della caduta nella Senna è stato risolto da Charlie e Pam (rispettivamente fi-danzato di Pam e sorella di Stephanie, chiaramente più produttivi dei RIS di Parma), che se Quinn non avesse pensato di essere in una puntata di Criminal Minds, a quest’ora sarebbe una Spencer e non una Fuller (potenziale nuora e figliastra di Bill per la gioia di tutti gli impiegati delle anagrafe) ma poi, per amore e per il bene del bambino che porta in grembo (predestinato ad una prigione a Guantanamo) si rasserena e passa le puntate a gridare: “Quinn non la voglio!” dopo aver vestito di bianco per 6 mesi. Quando si dice una gravidanza tranquilla.L’aeroporto di Los Angeles è più trafficato dell’Esselunga il Sabato pomeriggio, e arriva Indiana John, il fratello avventuroso di Eric, padre di Ivy, che subito si dimostra il maschio alpha della stirpe (nonostante la scelta delle giacche) e, dopo aver conquistato tutti con il suo brio, finisce sul divano dell’Ikea del patriarca Forrester a parlare con Liam delle mire pruriginose del ragazzo nei riguardi della figlia, addormentandosi miseramente a metà conversazio-ne. Apparizione memorabile.Dopo il salvataggio dalla Senna, Liam e Ivy sono sempre più inti-mi e, nonostante le titubanze iniziali, si abbandonano ad una te-nera amicizia che sfocerà - cosa ve lo dico a fare - in ripetuti limoni sul tappeto d’orso (vivo) davanti al camino (mentre sono tutti in maniche corte) isolando ancora di più tutto il cast di Beautiful dal clima del resto del mondo e dalle inquadrature esterne che da trent’anni ci fanno chiedere in che diavolo di stagione siano.Intanto, dove c’è gente che lavora, Ridge con la faccia nuova e Ca-roline (nipote di Bill, moglie di Rick, figlio di Eric e Brooke) stanno portando a termine la nuova collezione. Ridge, dopo esser stato buttato giù dall’elicottero nel golfo a Dubai durante il sabotaggio del matrimonio tra Brooke e Bill, ha perso il dono del disegno (ma tranquilli, il Montenegro mollerà la ricerca dell’antico vaso per recuperare la scatola di Gira la Moda persa in mare) ma scopre, facendo da mentore a Caroline, che utilizzando la mano della ra-gazza come arto posticcio, è ancora in grado di produrre tende da sole che loro chiamano alta moda. Tira e molla vari dopo, gelosie varie dopo, ficcanasamenti di modelle con abiti a spolverino di

dubbio gusto dopo, Rick scopre l’inghippo e corre subito a tirare la giacchetta di papà che, in maniera molto matura, decide di porre fine all’eterna lotta fratricida, dimettendosi da amministratore delegato e tirando su una battaglia all’ultimo sangue tra i due per le redini dell’azienda (dove tutti passano la giornata al bar a parlare per ore di cose inutili). Ecco che si tirano fuori test di paternità ammuffiti e Rick, in maniera velatissima, fa notare ad Eric che Ridge non è sangue del suo sangue ma è geneticamente un Marone, e quindi sarebbe il caso di spedirlo con un biglietto di sola andata all’International a Parigi a svernare insieme agli altri figli inutili (Thorne, sto parlando di te!). Confronto Eric - Ridge du-rante il quale il vecchio spiega che Rick e Caroline gli ricordano la sua unione sentimentale e lavorativa con Stephanie (salvo averla cornificata con le Logan fino alla quinta generazione) e, inspiega-bilmente, Caroline ha talmente tanto potere da essere l’ago della bilancia nella scelta del prossimo timoniere della Forrester; Ridge non se lo fa dire due volte e alla prima occasione ficca 3 metri di lingua disinteressata in bocca a Caroline, scatenando sogni zozzi ad occhi aperti e flashback sfocati per le seguenti 26 puntate.Si segnalano anche la presenza fissa di Maya la maiala che, puntando alle mutande e alle camicie di Rick, trama nell’om-bra e sfruttando il detto “a parlar male si fa peccato ma spesso si indovina”, tiene occhi (e gambe) ben aperti e piazza la pulce nell’orecchio prima nel giovane (di una volta) Forrester e poi in Katie che, essendo avvezza alle corna in testa, comincia a sentire uno strano prurito alla cute. Ridge, dopo essersi finalmente ricordato di avere una fidanzata, bacia Katie ma gli viene uno schioppone quando la guarda e la vede con le sembianze della moglie del fratello (questi vip e le loro droghe), mentre Caroline esasperata e isterica racconta ad Ivy del limone con lo stilista (Ivy era l’unica a non saperlo ma d’al-tra parte passa tutto il suo tempo con Aly, figlia di Thorne, a par-lare di Liam e Hope). A casa di Norman Bates nel frattempo Quinn e Deacon suggellano il loro amore con un bel complotto per convincere Hope ad accettare la donna nella famiglia e, colpo di genio, pensano di farlo presentando Quinn come anima gemella di Deacon. Hope non la prende proprio benissimo. Tutto il resto è noia e io ero distratta dalle sculture prive di senso a casa di Quinn.

BPBEAUTIFULPEOPLE

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Di Marco Stoppa_ Benvenuti al consueto spazio dello “Sguardo” dedicato alla pallavolo goitese. Iniziamo, una volta tanto, dalle piccole del Minivolley, tornate entusia-ste dalla tappa della “Perfetto CUP“ organizzata dome-nica otto marzo a Reggiolo nella quale le nostre ragazze hanno conquistato rispettivamente il secondo, il terzo, il quinto e l’ottavo posto in classifica. Buon viatico per la tappa di Goito, che vi ricordo si svolgerà la mattina di domenica 22 marzo presso il palazzetto comunale di via Pedagno. Oltre alla “Perfetto Cup” le più piccole parteci-peranno nei prossimi weekend anche a tappe del circuito di Federazione, con appuntamenti più vicini a Goito e quindi meno impegnativi dal punto di vista chilometrico. Tornando alle atlete più esperte, la PRIMA DIVISIONE è pronta ad affrontare i playout e a dimostrare che quanto visto nella prima parte della stagione (almeno a livello di punteggi e posizione di classifica) non rispecchia il valore del gruppo. Che, infatti, già nelle ultime partite disputate aveva dimostrato una notevole crescita e una maggiore continuità. Aspettiamo i prossimi verdetti dal campo per avere conferma di questa impressione positiva. Avversa-rie di turno saranno rispettivamente Sermide, Viadana, San Martino, Pomponesco e Stradella. In partenza anche il post-campionato dell’Under18, formazione alla quale il quinto posto finale della prima fase stava sicuramen-te stretto. Le nostre giovani affronteranno Castellucchio, Porto Mantovano, Asola e Suzzara e speriamo si prenda-no quelle soddisfazioni sportive che, visto l’impegno ed i valori espressi sul campo, sono arrivati finora solo in modo altalenante. In attesa del post-campionato anche

a cura di marco stoppa, davide reggiani, vera mascoli

Via Pedagno 1 a Goito | info 3488063952 | www.dancingschool.itdi Alice Marchi

danza gioco e ginnastica propedeutica 3-5 annidanza classica e moderna a partire da 6 annidanza hip hop a partire da 6 annizumba fitness per grandi e piccinibreak-dance a partire dagli 8 annicorsi di ginnastica posturale e pilatescorsi pre e/o post parto e ginnastica di mantenimento

goito: minivolley post perfetto cupentusiaste a seguito della tappa a reggiolo, le piccole

presenti anche al circuito di federazionele formazioni Under16 e Under14, accomunate entrambe dall’esperienza poco positiva nel “Trofeo Città di Mantova”. Nuovi stimoli sono attesi per questa fase della stagione, e siamo certi che la combattività e le capacità delle nostre atlete riuscirà a fare volgere al positivo il bilancio finale della stagione in corso. Unico ad essere già iniziato è il post campionato Under13, che ha visto esordire le nostre ragazze con una sconfitta interna ad opera del Castiglio-ne. In realtà durante la partita non si è vista una grandis-sima differenza fra le due squadre, ma alla fine gli episodi ed una maggiore continuità hanno premiato la squadra ospite. Anche da questo gruppo ci aspettiamo un pronto

riscatto nei prossimi incontri. Prosegue anche l’attività del gruppo delle “Mamyvolley” per le quali sono state or-ganizzate fino ad ora alcune amichevoli “interne” contro formazioni giovanili (Under14) e con squadre esterne alla società, l’ultima delle quali contro una rappresentativa di Cerlongo. Terminiamo come sempre ricordando la pagi-na Facebook dedicata al “Goito Volley” (dove sono state recentemente inserite nuove foto di “mamy” e “minivol-ley”) ed anche il sito internet www.goitovolley.it . Dan-dovi appuntamento al prossimo numero, vi invito come di consueto a venire a tifare per le nostre ragazze negli incontri casalinghi al palazzetto di via Pedagno.

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Continua la scalata di Karatemantova. Quest’anno inarre-stabile vince i due trofei al Campionato Regionale Veneto sia di Karate che di Kobudo guardando finalmente anche al Campionato Nazionale di Lignano con un occhio d’otti-mismo. L’immenso Palasport dell’ISEF di Verona domenica 29 marzo è stato invaso da 650 atleti provenienti da Lom-bardia e Veneto e nonostante la sua grandissima capienza risultava anche piccolo. 11 tatami di gara si sono visti solo a Lignano 4 anni fa. 60 giudici di gara di cui 18 mantovani hanno condotto le pedane in modo continuo dalle 9.30 del mattino fino alle 15.00 ininterrottamente per le tante specialità di karate, kobudo e ju jitsu novità di quest’anno. Qualche piccola incomprensione dovuta al sovrapporsi di batterie di gara è stata comunque sistemata e risolta brillantemente. Gli agonisti del Karatemantova Team pro-

venienti da tutte le realtà della squadra virgiliana di Mar-mirolo, Goito, Carpenedolo, Mantova, Gozzolina e Lugano hanno risposto in modo eccellente in tutte le specialità, segno di una forma pressochè ottima. 33 le medaglie d’o-ro conquistate per un totale di ben 93 medaglie da podio. Una vera pioggia di successi nel segno di allenamenti mi-rati ala pratica agonistica con particolare attenzione alla biomeccanica e al potenziamento dell’esplosività. Dopo la pausa pasquale i ragazzi del M° Davide Reggiani ripar-tiranno con gli allenamenti per la preparazione alla gara nazionale del 1 maggio che decreterà i Campioni Italiani CSI di Karate 2015, per la trasferta agli Open in Belgio a Blegny (Liegi) e per la 2° edizione dell’International Dra-gon Day Cup quest’anno in programma a Rimini all’inter-no di Rimini Wellness .

Lea Pericoli, grande tennista, giornalista e conduttrice televisiva italiana, è nata il 22 marzo 1935, esattamen-te ottant’anni fa: su Repubblica di lunedì 16 marzo lo storico giornalista di tennis Gianni Clerici ha raccontato del suo rapporto con Pericoli e delle trasformazioni che lei ha portato nel tennis. Clerici parte da quella volta che Pericoli si presentò a Wimbledon con la gonna – e fu tra le primissime a indossarla su un campo da tennis – raccontando poi la sua decisione di dedicarsi al gior-nalismo, alla televisione e alla scrittura. Oggi Pericoli è Madrina del tennis italiano, gioca a golf e fa attività di beneficenza, dopo essere guarita da due tumori: il suo ultimo libro, L’Angelo Capovolto, è uscito nel 2011. Noi del tennis, e non solo noi, siamo stati tutti innamorati della Lea. In un paese cattolico come il nostro, è difficile

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karatemantova espugna il regionale veneto

ottant’anni per la pericolila madrina del tennis italiano

celebrata su tutte le testate nazionali

sfuggire a un’immagine femminile che idealizziamo, sia quella che non oso dire, sia la mamma, sia la moglie. Insomma, l’amore. Preparandomi a scrivere una pic-ciola celebrazione dei suoi ottant’anni, ho cominciato col telefonare a uno dei miei Editor, per informarlo. «Ottant’anni !» ha esclamato. «Ma sei sicuro? Non è che ti sbagli le date, come fai, sì insomma, da quando sei un po’ suonato. Se sei sicuro lo pubblichiamo, ci man-cherebbe. Lo spazio? Per una come lei limiti non ce ne sono». Ho allora telefonato a Pietrangeli, anche lui innamorato della Lea. «Sì, certo. Il compleanno si fe-steggia a Roma, il 22 marzo. Mi chiedi perché non l’ho sposata? Me lo sono chiesto anch’io, più di una volta. Ma eravamo sempre tutti e due così occupati...». Quanto a me, mi sono ricordato di averla vista la prima volta al torneo di Wimbledon del 1956, e di essermene subito innamorato, giovane giornalista che ero, al Giorno. Nel corso dello storico Great Britain Wimbledon Lea Pericoli aveva giusto vent’anni. Era arrivata in Italia da Addis Abeba, dov’era cresciuta, dove aveva abitato con suo Papà, un grande uomo d’affari, che il Negus, Hailé Selassié, aveva personalmente liberato dal campo di concentramento in cui si sarebbe trovato, nel 1941. A Wimbledon le tenniste indossavano ancora gonne lunghe sin quasi al ginocchio, solo le americane erano più disinvolte, con quella che si chiamava sottana-pantalone. Come Lea scese in campo si verificò un as-sieparsi simile a quello che avevo visto per il primo film della coetanea Sofia Loren, i fotografi che si battevano a colpi di gomito, i dirigenti in blazer imbarazzatissimi:

ogni volta che Lea colpiva il suo diritto, la sottanella, già corta sino alla coscia, roteava, facendo sì che la Divina, come avevo preso a chiamarla, mostrasse l’indumento sottostante, che, non fosse state tanto chic, si sarebbe potuto definire mutandine.

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Per le adozioni e per le richieste di aiuto i numeri telefonici sono i seguenti: 347/9339927 – 347/7587816 se non richiamiamo subito è perché siamo oberate di lavoroe siamo in poche quindi preghiamo le persone di mandarci un sms o ancora meglio utilizzare la casella di posta elettronica: [email protected]

L’11 gennaio è sparita dal cortile a Civi-dale Mantovano la gattina di nome Brì o Cina, chiamata amorevolmente. Ha 7 mesi ed è abituata a stare in casa, usciva poco, correndo dietro a un micione nn ha piu fatto rientro. Cercata e chiamata come abbiamo potuto, ma niente. Contattare Edy 3663117649

in amichevole collaborazione conSguardi con la coda

Questa gatta è stata trovata in Via Adda a Tripoli di San Giorgio il giorno 11 febbraio. Per info contattate i numeri 3477587816-3479339927

Sto cercando ormai da più di tre mesi il mio Leon. Maschio non castrato di 11 mesi. Se avete notizie o gatti somiglianti fatemi sapere. Si è smarrito a Suzzara in Via Labriola. Per info contattate i numeri 3479339927 - 3477587816

Vorrei segnalare il ritrovamento di questa gattina a Suzzara (MN) fine dicembre/inizio gennaio circa. Pensiamo si sia persa, se qualcuno la ri-conoscesse può scrivere direttamente alla pagina FB: I Gatti del Paese di Peppone e Don Camillo.

Zorba non è stata ancora trovata. Persa a Villaggio Eremo (curtatone). Se la vedi puoi telefonarci allo 0376 269482 oppure a Gattorandagio Onlus 347/7587816 - 347/9339927.

Questa micia è stata trovata il giorno 04/02/15 a cappelletta di Manto-va. Per info contattate i numeri 3477587816 - 3479339927

Ritrovatie scomparsi

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Canile San Lorenzo di PegognagaVia Provinciale Est 15 • tel 0376 558704 • mobile 349 355 2499 • www.canilesanlorenzo.it

Nel 1994 nasce il canile San Lorenzo ad opera della famiglia Giovannini. Il canile Intercomunale San Lorenzo è una struttura di accoglienza per i cani randagi recuperati nei Comuni di: BORGOFORTE • FELONICA • GONZAGA • MOGLIA • MOTTEGGIANA • PEGOGNAGA • QUISTELLO •SAN BENEDETTO PO • SAN GIACOMO DELLE SEGNATE • SAN GIOVANNI DEL DOSSO • SCHIVENOGLIA • SUZZARA • VIADANA • VILLA POMA. All'interno del Canile operano i volontari della LAV sede di Mantova, che si occupano della socializzazione, sgambatura, adozioni e controlli post affido dei cani ospiti | [email protected]

Georgie | Salta subito all’occhio per-chè è una nuvola di pelo bellissima! Quando è arrivata era piuttosto impau-rita ma grazie al lavoro delle volontarie ha preso sicurezza ed è diventata molto dolce e affettusa. Adora le passeggiate. Anche se è decisamente piu’ socievole ha comunque bisogno dei suoi tempi, deve studiarvi e capire chi ha davanti..e capire che di voi si puo’ fidarei, quin-di vorremmo per lei una famiglia con esperienza. Georgie è nata nel 2008, è veramente bella e non merita di sfiori-re in canile! Per adozioni volontari LAV 339/8864392

Bibi | Sono una simil volpina nata nel 2003 e mi chiedo perchè sono ancora qui in cerca di adozione! Le volontarie dicono che sono un po’ una vecchia zitellina, tanti anni di box mi hanno resa un po’ scontrosa e restia nel fare nuove conoscenze. Ma da quando sono arrivate loro ho imparato a fidarmi delle persone, ho bisogno dei miei tempi e se sai conquistarmi con qualche coccola beh..il gioco è fat-to!! Mi piace molto uscire in passeggiata, ho qual-che chilo in piu’ e anche qualche anno sulle spalle che non mi aiutano di certo, ma io faccio finta di niente e vado vado...con le mie piccole zampette!! Sarei perfetta per qualche signora anziana, le farei tanta compagnia e potremmo goderci la vecchiaia insieme!! Per adozioni volontari LAV 339/8864392

Miky | È un cagnolino veramente adorabile. E’ un po’ su con gli anni, è nato nel 2004, e passando davanti al suo box non è certo uno di quei cani che saltano subito all’occhio, ma se gli si da una possi-bilità di farsi conoscere saprà conquistarvi! Ha una bontà fuori misura, ed è un vero coccolone..ma un coccolone che proprio si struscia sulle gambe di noi volontari per avere le coccole! In passeggiata è molto bravo ed è socievole con i suoi simili...lui è cosi’..è un canetto speciale! Pensiamo che porterebbe una ventata di amore e gioia in qual-siasi tipo di famiglia..adatto per persone anziane e sarebbe un bellissimo compagno di giochi e di vita per i bambini. Per adozioni volontari LAV 339/8864392

Leon | Il passato della maggior parte dei cani ospiti del canile ci è sconosciuto, ma quello di Leon lo sappiamo, lui una casa l’aveva. Dopo il terremoto del 2012 per lui si sono aperte le porte del canile, la sua famiglia purtroppo non ha potuto piu’ prendersi cura di lui, per Leon è stato sicuramente piu’ dura de-gli altri accettare di essere portato li e abbandonato a se stesso. Leon è del 2005, e nonostante l’abbandono non ha perso la fiducia nella vita e nelle persone, è un cane allegro e veramente tanto affettuoso. E’ un cane “pronto all’adozione”, che ha già vissuto in famiglia, abituato al guinzaglio e bravo durante le passeggiate. Va d’accordo anche con i suoi simili. Una bella adozio-ne e la vita all’aria aperta lo faranno tornare piu’ bello di prima! Per adozioni volontari LAV 339/8864392

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