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MANUALE DI FOTOGRAFIA Utilizzo teorico e pratico delle tecniche fotografiche Guida alla fotografia analogica e digitale Volume 1

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MANUALE DI FOTOGRAFIAUtilizzo teorico e pratico delle tecniche fotografiche

Guida alla fotografiaanalogica e digitale

Volume

1

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T E C N I C H E F O T O G R A F I C H E

Guida di stile tecnica

Tecniche fotograficheDavide Pellati

Fotografo amatoriale

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Sommario

C A P I T O L O 1

GUIDA BASE ALLA FOTOGRAFIA

Introduzione 4

C A P I T O L O 2

LA FOTOCAMERA

Caratteristiche tecniche 5

Obiettivi 5

Diaframma e messa a fuoco 6

L’otturatore 6

L’esposimetro e l’esposizione 7

C A P I T O L O 3

LA PELLICOLA

La pellicola 9

C A P I T O L O 4

LA LUCE E L’ILLUMINAZIONE

La luce 11

L’illuminazione 12

Il Flash 12

C A P I T O L O 5

LA COMPOSIZIONE

La composizione 14

La regola dei terzi 14

Fotografia macro 15

C A P I T O L O 6

GUIDA ALLA FOTOGRAFIA DIGITALE

Introduzione 17

Concetti base 17

Acquisizione 18

Elaborazione delle immagini 19

Riproduzione 19

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GUIDA BASE ALLA FOTOGRAFIAIntroduzione

Questa guida base è rivolta a tutte quelle persone che si avvicinano per la prima volta ad un meravigliosomondo, il mondo della fotografia. Le pagine seguenti servono a dare solo una nozione dei concetti base dacui partire. Allo stesso tempo vuole essere di grande aiuto ai principianti per orientarsi nelle varie fasi diquesta attività, che spaziano dall'acquisizione delle immagini alla stampa delle stesse. A questo scopo questaguida è focalizzata sul funzionamento delle classiche fotocamere reflex per il 35mm che sino ad oggi sonosempre state il primo approccio per i fotoamatori e che, grazie alle specifiche caratteristiche, consentono diintrodursi più facilmente nelle questioni tecniche relative ai principi della fotografia. La guida è divisa in piùsezioni, la prima sezione tratta l’introduzione a questo mondo nuovo fatto di scatti, la seconda sezione lecaratteristiche tecniche della fotocamera ed il suo funzionamento, nella terza sezione vengono descritte lepellicole, il loro sviluppo, e di conseguenza la stampa. La quarta sezione è attribuita ad una questionesostanziale per la fotografia ovvero l’illuminazione e di conseguenza l'uso che possiamo farne. La quintasezione di questa guida è forse la meno tecnica, riguarda la composizione dell’immagine e i generi tradizionali,questi concetti sono molto importanti perché aiutano ad iniziare a scattare con un criterio ben definito. Lasesta ed ultima sezione ci introduce all’odierno e meraviglioso mondo del digitale.

Spero con questa piccola guida di trasmettere non solo informazioni ma anche una passione, una passioneche richiede pazienza, costanza, inventiva e buona volontà.

Quindi non mi resta che augurarvi una buona lettura.

Capitolo

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LA FOTOCAMERACaratteristiche tecniche

Come detto prima, questa guida è rivolta in prevalenza ai principianti, si inizierà facendo fronte allecaratteristiche ed al funzionamento delle fotocamere più diffuse in commercio e più utilizzate sia dai fotografidilettanti sia dai professionisti, ovvero le macchine fotografiche reflex. Queste macchine fotografiche hannodue caratteristiche principali che le caratterizzano dalle fotocamere compatte, istantanee, etc. La primacaratteristica vede la possibilità di montare obiettivi diversi sul corpo della macchina stessa, la secondacaratteristica è quella di vedere nel mirino l'esatta immagine che si imprimerà sulla pellicola o sul sensore ccdnel caso delle macchine fotografiche reflex digitali al momento dello scatto. Esistono però vari tipi di reflex,in questa guida andremo a visionare solo quelle destinate al formato 35 mm, il classico rullino fotografico chesi trova in commercio in pose da 12, 24 o 36, a colori o in bianco e nero che sicuramente tutti hanno avuto lapossibilità di usare. Queste fotocamere rispetto alle fotocamere compatte, completamente automatiche,consentono al fotografo di determinare in maniera diversa il risultato dell’immagine agendo su vari agenti cheandremo più avanti a spiegare. Come detto poco fa la fotocamera è composta da due parti sostanziali, unaparte fissa, il corpo, nella quale viene accolto il rullino e dove vi è possibile inquadrare il soggetto attraverso ilmirino, e una parte mobile, l'obiettivo, attraverso il quale passano i raggi luminosi che compongonol'immagine impressionando il piano della pellicola.

Obiettivi

L'obiettivo è l'elemento che primo tra tutti ricopre un ruolo fondamentale nell'acquisizione dell'immagine,infatti, è attraverso di esso che passano i raggi luminosi, provenienti dagli oggetti, che in seguito colpiscono lapellicola e la impressionano. L'obiettivo è composto da lenti concave e convesse che, spostandosi lungo l'assecentrale dell'ottica, determinano la messa a fuoco dell'immagine sul piano della pellicola, un esempio classicodi questo sistema lo si può riscontrare nel binocolo o nel microscopio. Per queste macchine fotograficheesistono vari tipi di ottiche da montare sui corpi delle fotocamere, sono differenti tra loro per l'angolo dicampo, ovvero l'angolo al di sotto del quale l'obiettivo vede il soggetto. Questi obiettivi sono principalmentetre: quelli normali che hanno una lunghezza focale attorno ai 50 mm, i grandangolari che hanno unalunghezza focale che va dai 17 ai 35 mm e i teleobiettivi con focale che parte dagli 80 mm e arriva, solo inalcuni casi, ad oltre 1000 mm, questi ultimi vengono usati in prevalenza per reportage di ogni genere.Abbiamo parlato poco fa di lunghezza focale, ma cos'è la lunghezza focale? La lunghezza focale indica ladistanza espressa in millimetri che passa tra il piano della pellicola e il centro della lente dell'obiettivo. Lalunghezza focale di un classico obiettivo è vicina alla misura della diagonale del fotogramma che, nel caso delclassico rullino, è di 24 x 36 = 43 mm, mentre l'angolo di campo che copre un obiettivo di questa focale è dicirca 46°. Da qui si può pensare che l'angolo di campo dipende dal formato del fotogramma e dalla lunghezzafocale dell'obiettivo. Quindi con gli obiettivi grandangolari, avendo un angolo di campo molto più ampio che

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si aggira attorno ai 74°, sarà possibile inquadrare soggetti molto grandi o fotografare interamente spazi grandicome l'interno di una camera. Al contrario i teleobiettivi avendo un angolo di campo poco ampio, dai 28° ingiù, ci consentono di inquadrare soggetti lontani con un rapporto di riproduzione notevole. Con questo tipodi ottica risulterebbe difficile fotografare una persona per intero in una piccola stanza. Per rendere piùsemplice il concetto di diversità di ottiche, immaginiamo di essere in una stanza con degli amici seduti attornoad un tavolo. Abbiamo a disposizione un obiettivo da 35 mm, un obiettivo da 50 mm e un obiettivo da200mm, quindi possiamo fare diverse inquadrature. Analizziamo bene la situazione, quindi, per il primopiano di un nostro amico useremo il 200 mm, per fotografare più amici a mezzo busto useremo il 50 mm,mentre per una ripresa panoramica delle nostre amicizie useremo un 35mm. Ultimamente sono statiprogettati e costruiti degli obiettivi che racchiudono le caratteristiche delle varie ottiche descritte inprecedenza. Queste ottiche si stanno diffondendo sempre più perché consentono al fotografo di non doverogni volta montare e smontare, in base alle esigenze, l’obiettivo. Di fatto questi obiettivi sono molto utili manon hanno una qualità degna delle ottiche fisse viste in precedenza. Il motivo sta nella realizzazione, inquanto nella realizzazione di queste ottiche vi sono delle regole da seguire, pertanto si arriva a deicompromessi, lo si nota perché sono meno luminosi e producono immagini meno nitide e contrastate. Perluminosità di un obiettivo si intende la sua capacità di trasmettere la luce alla pellicola e ciò dipende da duefattori: il diametro della lente frontale e la lunghezza .

Diaframma e messa a fuoco

All’interno dell'obiettivo vi è un altro importantissimo elemento: il diaframma.Questo elemento determina la quantità di luce che passa al momento dello scatto. È formato da alcunelamelle metalliche che scivolando su loro stesse vanno a formare un diametro in parte ampio. In base alla luceche vogliamo far passare il diaframma si apre e si chiude ad intervalli regolari raddoppiando o dimezzandoquesta quantità.. Gli intervalli di cui parlavamo prima vengono definiti stop. Questi stop devono peròrispettare una scala numerica, impressa sulla ghiera dell’obiettivo, in una certa progressione:f1 f1,4 f2 f2,8 f4 f5,6 f8 f11 f16 f22 f32 f45 f68dove al valore numerico più basso corrisponde un apertura di diaframma più grande. Per esempio se impostoun valore f11 lascerò passare una quantità di luce maggiore rispetto ad un valore f45. Il diaframma non servesolo a determinare quanta luce far passare all’interno dell’obiettivo ma serve anche a gestire la profondità dicampo. Questa distanza dipendendo da diversi fattori, ( il valore impostato del diaframma, la distanza tra lamacchina fotografica e il soggetto da riprendere, la lunghezza focale utilizzata ) può essere in parte estesa.Una regola fondamentale da conoscere è quella per cui la profondità di campo si estende per un terzo davantial soggetto messo a fuoco, cioè verso noi che fotografiamo e per due terzi dietro di lui. Questa regola valesempre, con qualsiasi valore di diaframma impostato, a qualsiasi distanza dal soggetto e con qualsiasi ottica.Come detto prima, l'impostazione del diaframma determina la misura della profondità di campo, quindi, più èchiuso il diaframma e più questa distanza aumenta ( sempre tenendo conto della regola espressa prima ).Parlando delle ottiche invece avremo maggior profondità di campo con le focali corte ( grandangolo ) eminor profondità di campo con le focali lunghe ( teleobiettivi ). Quindi possiamo dire che se il soggetto dafotografare è lontano da noi, la profondità di campo sarà estesa. In questo caso per ottenere una zona nitidamolto estesa, utilizzando un grandangolo, dobbiamo impostare un diaframma chiuso ( per esempio un f11 of16 ). Parliamo ora della messa a fuoco. Questa regolazione avviene per mezzo della ghiera presentesull'obiettivo, in questo modo le lenti si allontanano e avvicinano dal piano della pellicola entro i limiti dellacorsa dell’obiettivo, consentendo la messa a fuoco di soggetti che si trovano a varie distanze. Negli ultimi anniper la maggior parte delle macchine fotografiche in commercio si è sviluppato un sistema di messa a fuocoautomatica ( autofocus ), mentre è ancora possibile la messa a fuoco manuale per i modelli utilizzati daiprofessionisti del settore.

otturatore

Dopo aver parlato del diaframma e aver visto come esso influisce sull'esposizione, facendo passare in parte laluce in base alla sua apertura, parliamo ora di un altro elemento fondamentale che compone la fotocamera:

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l'otturatore. Esistono vari tipi di otturatori ma per non complicare ulteriormente la nostra vita, analizzeremosolo quelli a tendina che troviamo nelle macchine odierne. Gli otturatori a tendina o a scorrimento verticale oorizzontale, sono composti da una serie di tendine che scorrono parallele al piano della pellicola lasciando cheessa si faccia impressionare dalla luce per un determinato lasso di tempo durante il quale rimangono aperte.Analizziamo per qualche istante il percorso della luce dall’esterno della nostra macchina fotografica sino allapellicola. Per prima cosa i raggi attraversano le lenti dell'obiettivo, passano attraverso il diaframma e, finchénon premiamo il pulsante di scatto, vengono deviati dallo specchio nel mirino. Nel momento esatto in cuipremiamo a fondo il pulsante di scatto, lo specchio si alza e le tendine dell’otturatore si mettono in motolasciando passare la luce per un determinato periodo detto periodo di esposizione. Questa regolazione lapossiamo fare grazie ad una ghiera presente sulla parte superiore del corpo macchina. Anche per questotempo avrà una scala da rispettare simile a quella del diaframma. Sta di fatto che il diaframma e il tempo diesposizione devono avere tra di loro un nesso logico. Ogni valore è quindi la metà di quello che lo precede edil doppio di quello che lo segue. I tempi possibili da impostare possono essere, in base al modello dellafotocamera, da 30 secondi ad 1/8000 di secondo, passando naturalmente per tutti i valori intermedi ( 15s, 8s,4s, 2s, 1s, 1/2s, 1/4s, 1/8s ).

Ora sappiamo in parte come gestire la quantità di luce che vogliamo entri per andare ad impressionare lanostra pellicola. Abbiamo a disposizione due dispositivi: il diaframma, e l'otturatore. Il primo sfrutta lo spazio( quello in cui passano i raggi ) il secondo il tempo. Se non è immediato capire come il diaframma producaeffetti diversi sulle nostre foto ( estensione della zona nitida ) è più facile capire come l'otturatore, che agiscesui tempi, possa influire sulla resa di oggetti in movimento. Se utilizziamo un tempo di scatto breve sarà piùfacile congelare il movimento del soggetto che vogliamo inquadrare. Si è precedentemente accennato allostop come intervallo tra i diversi valori del diaframma, la stessa cosa è valida per l'otturatore, poichè aprire diuno stop il diaframma equivale a passare tra un tempo di scatto di 1/250 a 1/125 ( raddoppiando quindi iltempo di posa ).

esposimetro e lesposizione

Sappiamo come utilizzare diaframma ed otturatore per far arrivare in parte luce alla pellicola, ma comefacciamo a sapere quanta luce è necessaria perché l’immagine risulti esposta correttamente? Per realizzareun’immagine e per renderla leggibile sia nelle zone più chiare sia nelle zone più scure, sarà necessarioimpostare la macchina fotografica in maniera opportuna. Per queste impostazioni abbiamo bisogno di uncomponente molto importante presente all’interno della nostra macchina fotografica: l’esposimetro. Vi sonodue tipi di esposimetri, quelli presenti all’interno della macchina fotografica e quelli esterni. Per convenzionetratteremo solo quelli incorporati nella nostra fotocamera, ovvero quelli che leggono la luce attraversol’obiettivo ( questo sistema prende il nome di TTL, Trought The Lens ). Il compito essenzialedell’esposimetro è quello di misurare la luce presente nella composizione dell’immagine da fotografare eindicare il valore corretto da impostare per il diaframma e per il tempo di posa da impostare. Questo valore èbasato su un valore assoluto che, a differenza delle altre impostazioni, non può essere modificato, è lasensibilità della pellicola. La parte principale di un esposimetro si trova in una cellula fotosensibile collegata adun circuito elettronico, essa quando viene colpita dalla luce e deviata dallo specchio a 45°, genera impulsielettrici che in base alla loro intensità mostra i valori sopra citati. Nel caso di una scena molto luminosal'esposimetro riceverà una forte luce, e sapendo che la pellicola da impressionare ha una sensibilità precisa, cisuggerirà di usare un abbinamento tempo diaframma corretta ad impressionare il fotogramma.L’abbinamento tempo-diaframma determina la giusta esposizione della pellicola. Questo abbinamento segueuna legge chiamata della reciprocità, secondo il quale gli aumenti e le diminuzioni del fascio luminoso (diaframma ) sono compensati da aumenti e diminuzioni proporzionali del tempo ( otturatore ) in cui talefascio si faccia pervenire alla pellicola. Per chiarire meglio, immaginiamo di fotografare una scena chepresenta una certa quantità di luce x, l'esposimetro una volta fatta la lettura ci mostrerà un abbinamento divalori necessari, per esempio f 8 - 1/125s. Impostando questi valori sul diaframma e sull'otturatoreotterremmo una foto con la giusta esposizione. Questa legge della reciprocità regola i valori permettendoci dicambiarli in modo da far passare sempre la stessa quantità di luce, stringendo il diaframma e insieme

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aumentando il tempo di scatto o viceversa. Il fotografo quindi ha la possibilità di scegliere di dare priorità aduno di questi due fattori, il tempo o il diaframma in base alle condizioni presenti. Il fotografo sportivo, invece,avrà bisogno di usare tempi brevi per immobilizzare il movimento degli atleti e rinuncerà così a qualche stopin più sul diaframma. Il fotografo paesaggista con la macchina fissata sul cavalletto potrà permettersi tempilunghi in favore di una maggiore profondità di campo data dal diaframma chiuso.

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LA PELLICOLALa pellicola

La pellicola è l'elemento fisico dove si va a fissare l'immagine che abbiamo composto attraverso il nostroobiettivo. La pellicola è composta da tanti strati, il primo è costituito da materiali sintetici e serve da base pergli altri, su di esso infatti viene stesa l'emulsione vera e propria. L'emulsione è un composto di sali d'argentosensibili alla luce, che mescolati in una gelatina secca, una volta colpiti dalla luce subiscono unatrasformazione chimica. Da questo processo chimico si forma l'immagine nascosta dalla quale, per effettodello sviluppo ha origine l'immagine negativa. Le pellicole vengono prodotte in vari formati per le macchinefotografiche ma tutti hanno in comune le stesse caratteristiche. Principalmente esistono due tipi di pellicole,quelle per negativi e quelle per diapositive. Le pellicole negative sono le più diffuse da cui ricaviamo leclassiche stampe a colori o in bianco e nero. Le pellicole per diapositive sono in prevalenza per le fotografie acolori e vengono spesso usate dai fotografi che possiedono una certa esperienza. Una caratteristica chedifferenzia le pellicole è la sensibilità alla luce. In base a questa differenza di reagire alla luce, le emulsionivengono suddivise in lente, medie e rapide. Per convenzione queste suddivisioni seguono un’unità di misurastandard che va dai 6 a 3200 iso. In commercio la pellicola più diffusa è quella da 100 iso, infatti, con questotipo di sensibilità è possibile comporre correttamente nelle situazioni di luce più comuni e con attrezzature diogni genere. Il fotografo più esigente ha bisogno però di una scelta molto più ampia per poter fotografare incondizioni di luce diverse. Dopo l’apertura del diaframma e il tempo di otturazione, il valore della sensibilitàdella pellicola diventa un altro punto fondamentale per il calcolo della corretta esposizione. Finora abbiamoconsiderato questi due valori e abbiamo visto come la coppia tempo-diaframma rispettasse una regola direciprocità dove all'aumentare dell'uno deve necessariamente dimezzarsi il secondo. Secondo quanto detto, lasensibilità della pellicola, rispetta questa regola e ad ogni incremento di esso ( da 100 a 200 iso ) devedimezzarsi uno tra gli altri due valori. Facciamo un esempio per scegliere la corretta pellicola.Nella macchina fotografica inseriamo una pellicola da 400 iso, diamo priorità al tempo di scatto impostandoloa 1/500. L’esposimetro ci avvisa che in quella condizione di luce l'apertura del diaframma richiede un valoredi f 5,6. Se avessimo inserito una pellicola meno sensibile, per esempio 100 iso, avremmo avuto bisogno didue stop in più per esporre correttamente ed avremmo aperto il diaframma fino a 2,8. Essendo quello dellasensibilità un valore fisso ( anche perché una volta inserita la pellicola non la potremo più variare sino al suotermine ) è molto importante fare una scelta attenta della pellicola di cui abbiamo bisogno.Ma quali sono le differenze di resa tra una pellicola lenta come un 25 iso e una rapida come un 1600 iso?Essenzialmente le differenze sono due: la grana e la saturazione. La grana, in fase di stampa, nelle pellicolepoco sensibili si presenta molto fine mentre le pellicole rapide è più evidente.La saturazione diminuisce sensibilmente all’aumentare della sensibilità. Riassumendo abbiamo a disposizionevari tipi di emulsioni. La scelta di una o l'altra soluzione dipende spesso da più fattori, principalmente lecondizione di luce, il tipo di soggetto e l'apparecchiatura disponibile. I fotografi di reportage usano spessopellicole molto rapide che consentono l'uso di tempi brevi anche in condizioni di poca luce. Il ritrattista o ilfotografo di natura morta che lavora comodamente in studio con l'aiuto del cavalletto può permettersi unapellicola lenta che in fase di stampa non presenta troppa grana anche ad ingrandimenti considerevoli. Questiesempi non sono da considerarsi come delle rigide regole cui attenersi, capita spesso che per motivi formali ecreativi vengano intraprese le strade opposte. Le pellicole per diapositive presentano una forte saturazione dei

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colori, specie alle sensibilità più basse e vengono usate spesso dai fotografi di paesaggi per esaltare la bellezzadella natura. Esse fino all'avvento del digitale erano considerate indispensabili per l'editoria.

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LA LUCE E L’ILLUMINAZIONELa luce

Un fattore fondamentale da tenere in considerazione è sicuramente la luce. Essa è una forma di energia cheirraggia dalle sorgenti luminose ( naturali o artificiali ) e da esse si propaga in tutte le direzioni con una velocitàdi 300.000 km/s. La pellicola o nel caso delle fotocamere digitali, il sensore, viene colpita dai raggi luminosiprovenienti dagli oggetti circostanti che ricevono luce, dal sole o da sorgenti artificiali, e la riflettono in tuttele direzioni. Dal tipo di luce presente nella scena dipende gran parte del risultato del nostro lavoro, laluminosità caratterizza l'atmosfera di un'immagine, ne permette diverse letture e quindi è fondamentaleconoscerla per sapere come comportarsi nelle diverse situazioni in cui ci possiamo trovare. Possiamofotografare in condizioni di luce naturale, artificiale o addirittura in combinazione. Il segreto del successo è diavere una luce giusta per ogni occasione. Possiamo avere tipi diversi di luce: morbida, piatta, diffusa, dura,cruda, contrastata, ecc.. Esaminiamo alcune di queste tipologie un po’ da vicino. La luce morbida viene dauna sorgente non diretta, diffusa e avvolgente tutto il soggetto. Per esempio in una giornata nuvolosa la luce,non essendo molto forte come illuminazione, non avrà contrasto. Le fotografie ottenute con questa lucerisultano basse di rilievi abbaglianti ma con una certa rilevanza di dettagli. La luce dura è ottenuta inprevalenza da un flash, da una lampadina o dal sole a mezzogiorno. Si tratta generalmente di una luce diretta eforte. Le fotografie ottenute presenteranno ombre profonde e luci di elevato contrasto con contorni moltoben definiti. Altra differenza importante è quella tra luce naturale ed artificiale, la prima ha il vantaggio diessere estremamente economica ma ha lo svantaggio di non poter essere controllata, al contrario della luceartificiale delle lampade o dei flash, fondamentale per fotografare di notte o in interni. Un altro aspetto moltoimportante che riguarda la luce, oltre alle ombre che produce sui soggetti, è quello delle dominanti che lediverse illuminazioni producono sulle pellicole a colori. Ci sarà capitato di vedere fotografie che presentasserouna forte dominante cromatica che a occhio non abbiamo notato nella scena. I nostri occhi si abituanorapidamente e compensano automaticamente le varie temperature di colore della luce, le pellicole invece no.Da qui il concetto di luce fredda e luce calda, dove la prima indica quella luce che produce toni sul rosso,come la luce al tramonto o quella delle lampadine al tungsteno, mentre la luce fredda che si presenta nellegiornate coperte, all'ombra etc. La luce che risulta più neutra è quella del sole nelle ore centrali del giornooppure quella del flash. In queste condizioni non è necessario utilizzare filtri o pellicole speciali per correggerele dominanti di cui abbiamo parlato. A questo proposito è molto utile nelle fotocamere digitali il dispositivodi bilanciamento del bianco. Se la qualità della luce influenza in modo decisivo la resa della nostra foto, ladirezione da cui essa proviene è altrettanto importante. Il soggetto che vogliamo ritrarre può essere illuminatoin vari modi e principalmente la fonte di luce può essere: frontale, laterale, zenitale e posteriore ( cioè incontroluce ).

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illuminazione

Conoscere e capire la luce, sfruttandola a proprio vantaggio, è molto importante per rendere significativa unafotografia. La luce bianca è formata dall'insieme delle lunghezze d'onda proprie di ogni colore.L'occhio umano non è in grado di percepire tutto lo spettro colore, infatti, l'infrarosso e l'ultravioletto nonvengono visti. La fotografia si basa sulla luce che viene scomposta nei tre colori primari: il rosso, il verde e ilblu.Altra caratteristica della luce è la temperatura colore che è misurata in gradi Kelvin ( K ) ed indica lamisura del colore delle sorgenti di luce; in pratica è l'effetto cromatico che crea la luce su una scenainquadrata. Con una temperatura colore bassa avremo una dominante rosso e giallo, mentre con unatemperatura colore alta ci sarà una dominante blu. Le pellicole a colori sono tarate normalmente a 5.500 K (gradi Kelvin ), che è la temperatura colore della luce diurna.

Lampadina normale 2.800 K Lampade fotografiche 3.400 K Luce diurna 5.500 K Flash elettronico 6.000 K Luce sole con cielo sereno 6.500 K Cielo nuvoloso 10.500 K Ombra 11.500 K

Quindi, come si nota dalla tabella, la temperatura colore della luce diurna varia a seconda del momento dellagiornata e delle condizioni atmosferiche.Oltre alla luce diurna si possono utilizzare altri tipi di luce:La luce mista: si utilizzano contemporaneamente la luce diurna e la lampada ad incandescenza.La luce flash: si utilizza la luce prodotta dal flash.La luce continua: si utilizzano lampade a luce continua abbinata al flash.La luce risulta molto importante per la definizione di una foto; in base al tipo di luce usata e a come si decidedi utilizzarla, come, quando e con quale angolazione, si può enfatizzare un particolare, risaltare una zona,richiamare l'attenzione su un particolare dell'immagine, in altre parole personalizzare una fotografia.

Il flash

Uno dei problemi più noiosi per la fotografia, digitale o non, è l'illuminazione. Le foto in controluce inparticolare possono rovinare l'immagine. La fotocamera , rispetto all’occhio umano, non è in grado dipercepire le piccole variazioni dovute al chiaro o allo scuro. Se la sorgente luminosa è di fronte ( controluce )la fotocamera sicuramente procederà ad una elaborazione che la porterà ad ottenere un immagine che avrà glioggetti in primo piano come se stessero in piena ombra, anche se in realtà essi sono in piena luce. Così cometu tendi a socchiudere gli occhi di fronte ad una sorgente luminosa, anche la fotocamera chiuderà la suaapertura e questo produrrà l'effetto degli oggetti in ombra. Per risolvere questo problema ci viene incontrouno strumento molto valido, il flash. Il flash è uno strumento non sempre presente nelle fotocamere reflex , adifferenza delle fotocamere digitali, esso produce uno o più brevi lampi di luce quando si scatta la foto. Ciòfornirà la luce che ti permetterà di evitare che gli oggetti risultino all'ombra e di mettere in evidenza i colori inmodo più brillante.

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Molte fotocamere digitali hanno l'opzione del flash esterno presente. Altre invece hanno solo quello interno,che di solito funziona vicino alla fotocamera, producendo una luce troppo forte proiettata contro oggetti epersone, con forte possibilità di avere gli occhi rossi nelle foto.Se la tua fotocamera presenta diversi tipi di flash, è opportuno sperimentare le modalità di flash in situazionicon illuminazione diversa, fino ad ottenere il risultato cercato. Se la tua fotocamera non presenta opzionidiverse, puoi sempre comprare l'apparecchiatura apposita che ti permetterà di provare tutti i tipi di flash.

Ecco alcune situazioni in cui può essere utile usare il flash:

• Fuori, quando il soggetto ha una sorgente luminosa alle sue spalle• Dentro, quando non puoi cambiare l'illuminazione• Se vuoi evidenziare un certo particolare del tuo soggetto, lasciando però il resto in un effetto d'ombra

prodotto dal controluce.• Quando vuoi che l'oggetto della tua immagine sia illuminato il più possibile.• Se il tuo soggetto non vuole strizzare gli occhi di fronte al sole o ad un'altra sorgente luminosa.

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LA COMPOSIZIONELa composizione

Le fotocamere, gli obiettivi e le pellicole di oggi permettono a quasi tutti di fare fotografie a fuoco ed espostecorrettamente. La buona fotografia, come la bellezza, è una questione di gusto; esistono però criteri su cuitutti concordiamo. Sfondi confusi, oggetti parzialmente mossi in primo piano, soggetti minuscoli al centrodell'inquadratura soffocati da uno spazio inutile non contribuiscono a creare una bella immagine. Lacomposizione è di primaria importanza per una foto ben riuscita. Le regole prefissate suscitano insofferenza,ma sono indispensabili per una buona composizione al fine di creare un'immagine d'effetto. Una fotografiamal costruita renderà meno apprezzabile il vostro lavoro anche se chi guarda non saprà dire perché. Leseguenti regole si sono dimostrate molto utili per creare piacevoli composizioni.

La regola dei terzi

La regola dei terzi per decentrare la posizione del soggetto è la tecnica tradizionale con cui si crea una fotoarmonica ed è stata usata nella pittura per secoli. Il centro di un'immagine non è il luogo in cui l'occhiopreferisce soffermarsi e una composizione ancorata al centro è statica. Per seguire questa regola, immaginateche il vostro schermo di messa a fuoco sia diviso in nove parti da una griglia, come lo schema del gioco deltris. Inquadrando, ponete in un punto di intersezione della griglia immaginaria il vostro soggetto, sia esso unalbero coperto di neve, un leone nella savana o una casa nella prateria. La tecnica funziona sia nelleinquadrature orizzontali sia in quelle verticali ed è ben più efficace di una composizione centrata. Ecco alcuniconsigli pratici per un suo uso migliore:

1) Tendete sempre alla semplicità in fotografia. Ciò significa scegliere un soggetto come punto focale diinteresse, mentre tutti gli altri dovranno servire da sfondo.

2) Cercate di centrare bene questo oggetto di interesse. Ma non nel senso che esso deve stare al centrodella fotografia, anzi. Molto meglio se il soggetto principale è decentrato. Se ad esempio si muove inuna certa direzione, mettetelo dalla parte opposta rispetto il centro, in modo che ci sia più sfondodavanti ad esso nel quale si possa muovere.

3) Non dividete mai la fotografia con una linea verticale o orizzontale, passante nel centro, comepotrebbe essere un albero. L'orizzonte dovrebbe essere bene al di sopra o al di sotto del centro.

4) Se una scena ha forti linee direzionali in uno spazio ristretto, non fatele convergere al centro otroppo vicino al bordo.

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5) Cercate di ottenere tre piani distinti nella foto: primo piano, campo medio, campo lungo. Teneteliseparati con una illuminazione laterale e mettete a fuoco l'oggetto principale che dovrebbepreferibilmente essere sul medio.

6) Quando siete in dubbio su una composizione, ambientatela scattando attraverso un albero, unafinestra, un arco o il ramo di un albero. Per quanto riguarda l'esposizione lasciate fare agli automatismio regolatela manualmente per la parte esterna più illuminata.

Ricordate che per fare belle fotografie non è sufficiente avere la macchina superaccessoriata e sentirsigrandi creatori di immagini. Il perché è semplice: deve essere il fotografo a comporre l'inquadratura nelsenso che abbiamo appena detto. Per quanto la tecnologia sia avanzata nel campo della fotografia, tutti itentativi di creare delle macchine che inquadrassero da sole sono miseramente falliti perchè le foto conquelle macchine vengono tutte uguali, senza la minima fantasia e senza l'ingegno che in ogni cosa solol'uomo sa mettere.

Fotografia macro

Fotografia Macro, o fotografie ravvicinate, possono essere fatte in modo molto più facile con lafotocamera digitale. La natura della fotocamera ti permette di realizzare scatti perfetti senza doversprecare rullini, visto che puoi controllare la tua foto e fare gli aggiustamenti necessari.

A cosa serve la fotografia macro

Se hai sempre voluto fare foto di cose complicate, o anche catturare il sorriso negli occhi di tuo figlio,saper come scattare foto ravvicinate può esserti d'aiuto. Questa è un'arte e non è difficile da apprendere.Sarai in grado di catturare il più piccolo dettaglio, seguendo queste semplici fasi.

Fase uno - Opzione della tua fotocamera

Molte fotocamere oggi in commercio hanno opzioni per fotografia macro incluse. Se non sei sicuro chele tua abbia queste opzioni, consulta il manuale dell'utente per il tipo di fotocamera. Una volta verificatala presenza di queste opzioni per foto Macro, sei pronto per iniziare.

Fase due - La profondità del campo

Molti scatti, quando effettuati da vicino, sono sfumati in alcune parti, o perlomeno non chiari nella lorointerezza come lo sono invece al centro della foto. Ciò è dovuto alla mancanza della profondità dicampo.

Le foto ravvicinate perfette hanno una profondità di campo che è metà dietro all'oggetto e metà difronte ad esso. Come si può ottenere questo risultato?

1. Non ti avvicinare all'oggetto più di quanto non sia assolutamente necessario.2. Aumenta la luce sull'oggetto in modo da fermare l'apertura.3. Prova a trovare un punto di fuoco per le lenti che sia nel centro, da davanti a dietro4. Se la tua fotocamera ti permette di selezionare un'apertura, prova a selezionarne una piccola.Fase tre - Scegli uno sfondo appropriato

Ciò non è sempre facile, specialmente all'esterno. Ma una delle chiavi principali per ottenere fotografiamacro di successo è la scelta dello sfondo compatibile con il soggetto.

Assicurati di considerare sempre riflessi e colori quando scegli uno sfondo per la tua foto. Un colore

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neutro funzionerà meglio, come il grigio. Se hai bisogno di usare nero, bianco o un altro colore, faiattenzione alle tessitura del tuo sfondo. Un materiale soffice, per esempio, non rifletterà la luce nellastessa maniera del cartoncino.

Fase quattro - Illuminazione

L'illuminazione è necessaria nella fotografia macro, come in tutte le foto. Dovrai considerare la formadell'oggetto e selezionare la luce appropriata. Per esempio, un oggetto piatto avrà bisogno diilluminazione uniforme, mentre oggetti che sono bassi o presentano gradi dettagli, necessiteranno diuna luce incrociata per mettere in risalto tutti i dettagli.

Dovrai vedere tu stesso se la luce diretta funzionerà meglio per la tua foto o se invece la luce diffusa esoft sarà più adeguata. La chiave per il successo con la luce è l'esperimento. Ti ci vorrà un po' di tempoprima di riuscire nel tuo intento, ma il premio sarà una foto perfetta.

Fase cinque - Usare o non usare il flash?

Usare il flash può fare la differenza nella tua foto. Usando il flash puoi aumentare la profondità dicampo e rendere l'apertura più piccola, il che aumenterà la qualità dei tuoi scatti.

Tuttavia il flash inserito all'interno della tua fotocamera potrebbe non essere sufficiente. Dovrai provareflash esterni se decidi di usare questa opzione.

Prodotto finale

Richiede molti sforzi, ma il prodotto finale può essere notevole. Puoi catturare immagini che anchel'occhio nudo potrebbe mancare. Provaci e vedrai quali cose nuove puoi scoprire riguardo agli oggettidi tutti i giorni.

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GUIDA ALLA FOTOGRAFIADIGITALEIntroduzione

Il punto principale da cui partire per passare serenamente dalla fotografia tradizionale a quella digitale, oquantomeno per avvicinarsene, è senz'altro quello per cui la fotografia digitale e tradizionalerappresentano un mezzo e non un fine, l'unico scopo infatti è l'acquisizione dell'immagine.Naturalmente la qualità di quest’ultima è una componente primaria e indispensabile. La rivoluzionedigitale ha portato enormi vantaggi per chi opera nel campo dell'immagine: principalmente risparmio ditempo e denaro, in secondo luogo la possibilità di avere a disposizione soluzioni diverse nella stessafase di ripresa. Non è da sottovalutare il fatto che, con la tecnica digitale, sono ridotti al minimo i rischidi danneggiare i nostri lavori ( mai più graffi sulle pellicole, prese di luce, sviluppi errati etc. ). Tanti altrisono i vantaggi ( velocità di trasferimento, verifica immediata dei risultati, facile archiviazione e gestionedei dati ) ma sopratutto il fatto, per un fotografo, di essere completamente indipendente. Chi possiedeuna fotocamera digitale, un computer e una buona stampante non ha bisogno d'altro. Per quantoriguarda la qualità dell'immagine, l'unico svantaggio è che per raggiungere i livelli della fotografiatradizionale i prezzi sono ancora elevati, ma questo, come sappiamo, è solo una questione di tempo.

Concetti base

Come la fotografia tradizionale, anche quella digitale non può prescindere dalla sua prima fonte: la luce.Nel primo sistema le radiazioni luminose vengono catturate dalla pellicola, ( più precisamente daglialogenuri d'argento presenti in essa ) nelle fotocamere digitali è un sensore a riceverle e a convertirle influssi elettrici. La caratteristica che influenza maggiormente la qualità finale dell’immagine digitale, èlegata alla RISOLUZIONE, ovvero al numero di informazioni disponibili per riprodurla.Le singole informazioni prendono il nome di PIXEL, che sono gli elementi principali che compongonoun'immagine digitale di tipo raster ( non vettoriale ). Per fare un paragone con la fotografia tradizionale,potremmo dire che i pixel rappresentano la grana del digitale. Un pixel contiene un numero di dativariabile da 8, 10 o 12 ( in base al campionamento ) che prendono il nome di BIT, il computer legge ipixel in base ai singoli bit che lo compongono. Un BYTE è un insieme di 8 bit, un pixel quindi, il piùdelle volte, contiene informazioni per un byte. La risoluzione di un'immagine è determinata dal numerodi pixel presenti nell'unità di misura, cioè il pollice e per quanto riguarda il digitale, non è direttamentecollegata alla qualità dell’immagine in termini assoluti. È stato stimato che per avere una stampa dibuona qualità, essa deve contenere circa 300 pixel per pollice. Non bisogna commettere l'errore dipensare che ad un' alta risoluzione corrisponda un' alta qualità, bensì, con una risoluzione più altapossiamo realizzare immagini più grandi a parità di qualità finale.

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Acquisizione

a) il sensore CCD

Il CCD ( Charge Coupled Device ) è un sensore di silicio a più strati che quando è colpito dalla luce,attraverso l'obiettivo, produce un flusso di elettroni in quantità proporzionale all'intensità della lucestessa. La corrente elettrica prodotta dal CCD viene inviata poi ad un circuito ( convertitore analogico-digitale ) che la trasforma in dati binari, ovvero in bit, che vengono poi tradotti dal computer o dallestampanti per riprodurre le immagini acquisite. Quanto detto ci descrive l'acquisizione da parte delsensore della densità dell'immagine, ovvero di un canale che non comprende le informazioni relative alcolore. Per riprodurre queste ulteriori e fondamentali informazioni è necessario unire le componenti didensità relative con le tre componenti cromatiche primarie della sintesi additiva: il blu, il verde ed ilrosso ( RGB ). Esistono vari sistemi di rilevazione del colore per i CCD, microfiltri, sensori multipli etc.I sensori CCD sono suddivisi in un numero variabile di celle fotosensibili ( pixel ), più è alto il loronumero, più il sensore è in grado di suddividere l’immagine in tanti punti, consentendogli di catturareun numero superiore di dettagli e sfumature. Anche la conversione impulso elettrico-bit può essere inparte precisa. È determinata in base alla tipologia del dispositivo ( 8 bit/colore, 10 bit/colore, etc. ).Quindi ogni singolo pixel può essere descritto da:

2 valori — immagine campionata a 1 bit (nero e bianco)256 valori — immagine campionata a 8 bit4096 valori — immagine campionata a 12 bit

È chiaro che il flusso elettrico, trasformandosi in dato digitale, sarà quanto più preciso e fedeleall'oggetto originale, più ricco di sfumature se acquisito con un sistema in grado di campionare ognipixel in oltre 4000 valori rispetto ad un altro che può operare la scelta su 256.

b) le fotocamere

Esiste una differenza tra fotocamere digitali e dorsi digitali; questi ultimi sono dei dispositivi che siapplicano agli apparecchi tradizionali e gli permettono di acquisire le immagini in modo digitale.Questo ci consente di chiarire come la fotografia digitale rispetto alla precedente rivoluzioni la partechimico-meccanica e non la struttura ottica. I dorsi digitali dispongono, il più delle volte, di unamaggiore risoluzione e qualità di riproduzione rispetto alle fotocamere. Esistono varie tecniche perriprodurre un'immagine in digitale: scatto unico, tre scatti, quattro scatti e scansione. In questa sezionetratteremo solo il primo caso. I sistemi One Shot sono i più diffusi mentre gli altri usati solo daifotografi professionisti hanno delle limitazioni raramente giustificabili da una migliore qualità.Queste fotocamere si suddividono ulteriormente in due grandi gruppi: professionali e consumer.La notevole distanza di prezzo tra queste due è da ricercarsi nelle notevoli differenze tecniche.Le digitali professionali rispetto alle altre mantengono la visione reflex e il grande vantaggio di montareobiettivi intercambiabili. Per disporre di un'area compatibile con questi obiettivi, esse hanno sensori piùgrandi e con una maggiore risoluzione. I CCD sono sottoposti ad una serie di test rigidissimi pergarantire tolleranze molto piccole. Inoltre questi modelli hanno una maggiore velocità di scatto,connessioni che consentono di scaricare ad alta velocità le immagini dalla memoria della macchina alcomputer e un’autonomia di memoria e carica superiore. Alcune fotocamere possiedono una memoriainterna fissa, altre solo di tipo rimovibile, altre ancora funzionano in modo misto. Le CARD dimemoria RAM rimovibili possono essere di formato proprietario o di tipo universale ( PC CardPCMCIA ). Tecnicamente le fotocamere sono collegabili a Personal computer tramite cavo USB( Universal Serial Bus ), con cui possiamo scaricare le foto memorizzate sull'hard disk. Il collegamentocon il personal computer può avvenire anche indirettamente, mediante adattatore ( spesso collegatosulla porta seriale) per schede di memoria in cui verranno inserite le nostre compact flash card ( osmartmedia card e memory stick ) da scaricare.

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c) gli scanner

Un altro modo di acquisire immagini analogiche ( stampe, illustrazioni, etc. ) in digitale è quello discansionarle attraverso appositi dispositivi: gli SCANNER. Anche in questo caso ne esistono vari tipi,vediamo quali. Scanner piani: simili a delle fotocopiatrici, catturano l'immagine con un sensore CCDtrilineare ( tre fila di pixel, per riprodurre le componenti blu, verdi e rosse ) che si sposta per leggerel'immagine illuminata da una lampada alogena, allo xeno, al quarzo o al tungsteno in base al tipo discanner. La risoluzione media degli scanner piani non è sempre elevatissima ( 600, 1.200, 2.400pixel/pollice ). Vengono usati per l’acquisizione di immagini che non prevedono di essere riprodottecon un fattore di ingrandimento elevato in fase di stampa. Gli scanner a cilindro consentonoingrandimenti elevati ma a causa del costo stanno lasciando il campo a quelli piani che col passare deltempo stanno raggiungendo risultati ragguardevoli. Infine gli scanner per negativi e diapositive,catturano l'immagine direttamente dalla pellicola con una risoluzione elevatissima ( compresa tra i 2700ppi e i 4000 ppi ) che consente notevoli ingrandimenti.

Elaborazione delle immagini

All'inizio di questa sezione abbiamo analizzato i diversi vantaggi che la rivoluzione digitale ha concessoai fotografi, ora è il momento di affrontare anche il tema dell'elaborazione dell'immagine.Per elaborazione si intende una serie di procedimenti realizzati con il computer, attraverso un softwareadeguato che modificano l'immagine acquisita dalla fotocamera in vari aspetti. Oggi che gli effettispeciali vanno di moda, è comune parlare di elaborazione riferendosi unicamente alle modifiche sulcontenuto espressivo dell’immagine, ma c'è da considerare anche il cambiamento del colore, dellaforma e degli sfondi. Tutto ciò è molto importante sia dal punto di vista creativo che comunicativo, mail trattamento delle immagini include molte altre cose: la compressione, la conversione di formati, laconversione di spazi colore, la riduzione di difetti, l’inserimento di elementi grafici etc.Programmi come Photoshop ( uno dei software più usati dai fotografi ) ci permettono tutte questeoperazioni. Immaginiamo di aver effettuato una sessione fotografica, non necessariamente conapparecchiature digitali e di aver scansionato le stampe migliori.Ci troviamo con le nostre immagini digitalizzate nel nostro PC ( o altro che sia ). Prendiamo inconsiderazione di dover pubblicare queste foto sul nostro sito, con l'aiuto del software la prima cosa dafare sarà quella di correggere le dominanti, il contrasto e la luminosità presente sull'immagine. Andremoquindi ad agire sui livelli, sul bilanciamento del colore e sugli strumenti che ci permettono di agire suquesti fattori. In secondo luogo ci dedicheremo alla correzione di altri possibili difetti: raddrizzarel'immagine, reinquadrare a piacimento, eliminare oggetti indesiderati, etc. A questo punto sarà il caso didecidere la grandezza della foto. L'immagine acquisita da una fotocamera o da uno scanner è, in genere,troppo grande nel caso di una pubblicazione su web. Bisogna quindi tenere conto della velocità dicaricamento dei browser e fare un compromesso partendo dal fatto che per la visione a video ( comeaccade per internet ) la risoluzione massima percepibile è molto bassa e impostarla su 72 dpi.Con questi pochi e semplici passaggi abbiamo corretto e dimensionato l'immagine a dovere per ilnostro uso. Esistono altre complesse operazioni di fotoritocco che usano i grafici per le fotopubblicitarie che prevedono una notevole tecnica e un'ottima conoscenza del software, le potenzialità diquesti programmi sono infinite e consentono di arrivare a risultati creativi inimmaginabili, ma non èquesto il luogo per parlarne.

Riproduzione

Per quanto il digitale abbia portato enormi cambiamenti, il modo di fruire le immagini resta quello, inostri occhi non sono in grado di leggere bit, byte e impulsi elettrici, ma continuano ad aver bisogno dielementi fisici come supporti cartacei, monitor, proiettori, etc. Da qui nasce il concetto di OUTPUT,ovvero come far uscire dal computer le immagini. In questa sezione del dossier ci occuperemodettagliatamente delle tecniche di stampa e dell'output su monitor.

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a) La stampa

per riprodurre fotografie digitali, basate sul modo di scrivere i punti che compongono l'immagine:

• punti a densità variabile o a tono continuo( stampa a sublimazione, stampa laser o led su carta fotografica )

• punti di dimensione variabile ( offset )

• punti a frequenza variabile ( inkjet ed elettrostatica )

La stampa a getto d’inchiostro, in inglese inkjet, è sicuramente la tecnologia di maggiore successo inquesti tempi, questo grazie ai modelli drop-on-demand, che utilizzano testine capaci di rilasciarel’inchiostro solo quando è richiesto. Il rilascio a richiesta di inchiostro è gestito usando due tipi ditecniche: a bolle e piezoelettrica. Nel primo tipo il calore forma all’interno della testina delle bolle dipigmento che poi vengono espulse dagli ugelli, nel secondo sono gli impulsi elettrici che agiscono su deipiezocristalli che provocano l’espulsione del pigmento che raggiunge il supporto. Una variante allestampanti inkjet che utilizzano pigmento sono quelle che usano come base speciali coloranti a base cerache, tramite calore, passano dallo stato solido a quello liquido e possono quindi essere pompate dagliugelli sul supporto ricevente. I sistemi a getto d’inchiostro hanno tempi di produzione abbastanzalunghi, richiedono supporti speciali ma danno risultati qualitativi eccellenti, con risoluzioni di stampaanche superiori ai 1400 dpi. Nelle stampanti a sublimazione il colorante è inserito su un nastro continuogià creato con la corretta alternanza di pigmento Cyan, Magenta, Giallo ( e nero, per i modelli che loprevedono ). I coloranti presenti in questo nastro passano dallo stato solido a quello gassoso( prendono il nome da questa reazione fisica che si chiama sublimazione ) grazie alla testina che è ingrado di raggiungere temperature di 400 °C e vengono trasferiti sul supporto, riproducendo quindil’immagine a colori. Le stampanti elettrofotografiche laser si basano sulla creazione, per mezzo di unraggio laser, di un’immagine latente su una superficie fotoricevente caricandosi elettrostaticamente.Una volta impressa, questa superficie entra in contatto con il toner, questo aderisce alle zone attivate sulcilindro e tramite contatto arriva sulla carta e viene fissato a caldo. I vantaggi sono quelli di una buonaqualità, della possibilità di usare carta dal costo molto contenuto e dell’elevata produttività. Si trattacomunque di attrezzature costose che richiedono molte attenzioni e costante manutenzione. Lestampanti laser e led per carta fotografica adottano la luce, ottenuta tramite sistemi laser o sistemi a led,per esporre l’immagine su carta fotografica. Il risultato è una stampa analoga a quella che si ha tramite ilprocesso fotografico di stampa di un negativo o di una diapositiva su carta fotografica. I vantaggi diquesto sistema sono quelli dell’altissima qualità delle immagini, della durata delle stampe e del bassocosto ( rispetto alle tecnologie inkjet e a sublimazione ) della carta. Per contro, tali sistemi richiedono,dal punto di vista hardware, investimenti elevati e un trattamento chimico di un fotolaboratorio.

b) Output su monitor

Un'immagine destinata alla visione a monitor richiede, a parità di dimensione fisica, una risoluzione piùbassa rispetto alla stessa immagine destinata alla stampa su carta. Il monitor dispone di una matrice dipixel regolata dalla scheda video, per esempio: 640x480, oppure 600x800 pixel, etc.Dal punto di vista della dimensione delle immagini, come abbiamo già spiegato, per ottenere unacorretta riproduzione sul monitor è richiesto all’incirca un quarto della risoluzione necessaria per unastampa di pari dimensione ( 72 contro 300 punti per pollice ). Una cosa molto importante per ifotografi che usano il computer è quella di calibrare in modo corretto il proprio monitor. È noto comeuno dei problemi più grossi sia quello della corrispondenza dei colori e delle densità nei vari passaggi:soggetto, fotocamera, computer, stampa.

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Note: