mente e corpo: considerazioni e … · le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci...

87
1 Tesi scritta per il conseguimento del grado di Cintura Nera IV° Dan MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI SULLA PSICOLOGIA MARZIALE (il karate: per ognuno di noi uno strumento di crescita non solo delle qualità fisiche, ma anche di quelle psicologiche) Autori, relatori e candidati: m° D. GIRELLI m° M. MALANDRINO m° P. NAPOLITANO

Upload: dohanh

Post on 01-Sep-2018

214 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

1

Tesi scritta per il conseguimento del grado di Cintura Nera IV° Dan

MENTE E CORPO:

CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI SULLA

PSICOLOGIA MARZIALE

(il karate: per ognuno di noi uno strumento di crescita non solo delle qualità

fisiche, ma anche di quelle psicologiche)

Autori, relatori e candidati:

m° D. GIRELLI m° M. MALANDRINO m° P. NAPOLITANO

Page 2: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

2

INDICE

PREFAZIONE Pag. 5

INTRODUZIONE Pag. 7

CAPITOLO 1°: Pag. 8

SPORT-KARATE-ARTI MARZIALI: gli studi scientifici sui benefici della pratica

Dal Karate uno sviluppo armonico. Pag. 9

Breve storia delle Arti Marziali. Pag. 11

Due classi di Arti Marziali. Pag. 12

Relazione su alcuni studi eseguiti in merito ai benefici psicosociali ottenuti con la pratica delle Arti Marziali. Pag. 14

Effetti a breve termine. Pag. 16

Effetti a lungo termine. Pag. 16

Mente e corpo. Pag. 19

CAPITOLO 2°: Pag. 21

LA PSICHE MARZIALE

Arti Marziali e Psicosomatica. Pag. 23

La Bioenergetica. Pag. 26

Psicofisiologia: l’interazione corpo-mente. Pag. 30

La risposta emozionale. Pag. 32

Alcune delle emozioni che si vivono sotto stress:

assertività, aggressività, rabbia, collera, paura. Pag. 34

Page 3: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

3

CAPITOLO 3°: Pag. 38

PSICOSOMATICA DELLE ARTI MARZIALI

La Postura Pag. 39

Forza di gravità. Pag. 40

Muscoli agonisti e antagonisti. Pag. 40

Distretti corporei. Pag. 40

La postura e la Psicosomatica nel Karate Pag. 46

Il Kamae: la Guardia Libera. Pag. 47

La respirazione. Pag. 50

Il movimento energetico. Pag. 51

Agire in equilibrio. Pag. 52

Il tempo. Pag. 54

La distanza. Pag. 55

…Durante l’allenamento Pag. 57

La gestione dello stress Pag. 58

La gestione del tempo Pag. 59

La gestione del colpo ricevuto Pag. 59

La memoria del corpo Pag. 60

Il Karate come Fitness e Difesa personale Pag. 62

La difesa personale Pag. 63

La psicologia del confronto:

gli allenamenti sulla neve, nell’acqua

fredda, sotto il sole, gli stages notturni Pag. 65

La stima di se stessi Pag. 70

La determinazione Pag. 70

La paura Pag. 71

Page 4: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

4

I bambini e il Karate Pag. 73

La funzione psicologica della “lotta” Pag. 75

Il Karate educativo: LE REGOLE Pag. 76

CAPITOLO 4°: Pag. 78

LA TRADIZIONE

La formazione in Oriente e Occidente Pag. 81

Il fine della nostra analisi Pag. 83

CONCLUSIONI E RINGRAZIAMENTI Pag. 85

Page 5: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

5

PREFAZIONE

Perché una tesi redatta a “6 mani”?

Perché questi tre atleti, durante la loro personale e infinita strada di ricerca verso

l’esecuzione della “tecnica perfetta”, hanno deciso di sferrare 3 attacchi contemporanei

sullo stesso bersaglio, col fine di analizzarne poi l’effetto finale.

Non si tratta quindi di un lavoro diviso in tre parti, ma di tre differenti lavori riuniti sotto un

unico obiettivo, in cui vengono analizzate le analogie per trarre una unica conclusione.

Abbiamo iniziato la stesura partendo dalla raccolta e analisi di alcuni studi che

evidenziando i benefici della pratica di Arti Marziali confermassero da un punto di vista

scientifico e “occidentale” ciò che noi praticanti abbiamo sempre saputo. Sono state

paragonate varie tipologie di arti marziali e i benefici psicosociali ottenuti mediante tali

pratiche.

Questa parte è stata realizzata dal m° PASQUALE NAPOLITANO (dall’inizio a pag. 29),

che da questi studi ci ha traghettato fino al concetto di “Unione fra arti marziali e

Psicosomatica”.

A questo punto il m° DAVIDE GIRELLI (da pag. 30 a pag. 56) ha proseguito affrontando i

temi della Psicofisiologia (il punto di unione fra mente e corpo), l’analisi di alcune delle

emozioni che si provano durante la pratica del Karate e come si ripercuotono sulla

“espressione fisica”, ovvero la Postura, e una breve analisi della posizione di guardia, il

Kamae.

Page 6: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

6

Successivamente il m° MARCO MALANDRINO (da pag. 57 a pag. 77) ha “plasmato” su

un allenamento i concetti di “gestione dello stress”, del tempo, del colpo ricevuto, del

fitness, della difesa personale. E addentrandosi nella Psicologia del Confronto sono

affiorate inaspettate analogie fra le tipologie di stages ai quali abbiamo da sempre

partecipato (sulla neve a Livigno, nell’acqua fredda del mare o dei fiumi, i mitici primi

notturni) e…

Abbiamo redatto insieme l’ ultimo capitolo dal titolo “La Tradizione”, in cui abbiamo

raccolto l’essenza di questo nostro lavoro.

Page 7: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

7

INTRODUZIONE

Pretendere di trasformare l’affannosa ricerca della verità in dogma è la sfortunata costante

della evoluzione del sapere umano. L’unica certezza è che “tutto è cammino” è in ciò

risiede la virtù o il difetto del nostro impegno.

Parlare di psicologia nel mondo del Karate è solo l’ennesima delle occasioni per offrire

nuovi elementi alla pratica e conoscenza di questa arte marziale che da 30 anni ci

affascina, ed ha ritagliato nel nostro cuore un posto privilegiato: sono oramai trascorsi i

“desideri e sogni” dell’adolescenza, gli “interessi” del passato, le “pazzie e

sperimentazioni” della gioventù, le “vecchie” fidanzate, alcuni di noi hanno cambiato anche

mogli e case, “assaggiato” altri sport, ma il Karate c’è ancora…sempre pronto a stimolare

la nostra personale ricerca.

Ma tutto questo non va frainteso con la volontà di investirci del ruolo di psicologi: superata

la “boa” dei 40 anni e dopo varie tesi da noi redatte riguardanti la anatomia, la

biomeccanica, la cinetica del corpo umano durante l’esecuzione di tecniche di Karate, sino

a sconfinare nella trattazione degli eventi medici e traumatologici che possono affliggere

noi praticanti, ci siamo sentiti ora in dovere di affrontare anche l’aspetto mentale. E, per

l’ennesima volta, la concatenazione è comunque terminata sulla “fisicità” dell’individuo, il

luogo dove la mente traccia le linee del vissuto e non può evitare di renderle visibili.

Page 8: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

8

CAPITOLO 1°

SPORT-KARATE-ARTI MARZIALI:

GLI STUDI SCIENTIFICI SUI BENEFICI DELLA PRATICA

Page 9: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

9

Il karate, che per propria natura fonde corpo e mente, ha in questi due campi virtù

terapeutiche.

E' ormai risaputo che, rispettando determinate condizioni, l’attività fisica induca un

miglioramento dello stato di salute; e migliorare il proprio stato di salute sembra essere

un’ambizione comune a molti. Ciò che invece merita di essere approfondito è che a una

pratica sportiva sono connessi determinati benefici psicologici, secondo l’attività fisica

praticata.

L’effetto terapeutico del karate sullo psichismo sembra evidente: lo sport è fondamentale

per un armonico sviluppo della personalità; è strumento di educazione, di socializzazione,

di equilibrio e di terapia; è fondamentale nello sviluppo.

DAL KARATE UNO SVILUPPO ARMONICO

Il karate è quindi per tutti.

Esso può essere definito in base ad almeno quattro elementi psicologicamente importanti:

movimento, gioco (attività ludica), norma (regole da seguire), agonismo (confronto).

In base a questi elementi potrebbe risultare un elemento fondante, determinante se

non addirittura decisivo per un normale e armonico sviluppo psichico del bambino e

dell’adulto; ecco allora che è il non praticarlo che può contribuire a determinare alcune

patologie psichiche, tanto più in una società che già di per sé contiene elementi alienanti.

Si potrà quindi avere un armonico sviluppo delle tre grandi determinanti della psicologia

umana, che, secondo Ossicini, potrebbero essere definiti come: unità psicofisica, unità

conscio-inconscio e unità relazionale.

Page 10: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

10

Nell’attività fisica non c’è solo il vivere la propria aggressività, c’è anche l’istinto dell’eros,

l’amore, la sessualità. “La dinamica di gruppo è l’esperienza attraverso la quale l’individuo

esprime delle cariche libidiche, di relazione istintuale e d’amore che vanno al di là

dell’individuo, dell’egocentrismo, della pura esperienza relazionale, e che determinano una

dinamica di rapporti più profonda. Lo sport può esercitare un’enorme influenza, perché c’è

uno scarico di tensioni verso ideali, una capacità di esprimere e di scaricare una tensione

d’amore, un rapporto d’amore profondo che è un bisogno decisivo nello sviluppo

psicologico umano”.

Il karate può dunque definirsi psicoterapico-simile, perché favorisce

l’emancipazione dell’Io, la sua naturale espressione, e un sano ridimensionamento

della realtà.

In alcuni gruppi di terapia con soggetti nevrotici, si è visto che il praticare uno sport

consentiva risultati positivi come un minore bisogno di psicofarmaci o lo sviluppo di un

maggiore autocontrollo.

“ Conosci il nemico e conosci te stesso: in centinaia di battaglie non sarai mai in

pericolo” Sun Tzu L’arte della guerra

Page 11: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

11

BREVE STORIA DELLE ARTI MARZIALI

Le arti marziali (ARTI DELLA LOTTA-GUERRA) traggono la loro origine dalla necessità

dell’uomo di imparare a difendersi. Le prime testimonianze di tali forme di lotta e di

autodifesa giungono da antiche statuette babilonesi risalenti al 3000-2000 a.C. Occorre

poi seguire la storia dei popoli, le loro evoluzioni, i loro commerci e spostamenti per

arrivare a trovarne tracce più evidenti in India e in Cina intorno al 1000 a.C. Nell’antica

Grecia esistevano tornei di Pancrazio (una forma di gara di lotta, perciò codificata da

regole), mentre a Roma i Gladiatori erano esperti lottatori sia a mani nude che nell’utilizzo

di varie armi. Le condizioni della storia favorirono il nascere e il progredire di queste arti

facendo sì che si fondessero movimenti corporei con tradizioni religiose e mediche. Si

hanno notizie più certe su di esse solo da quando ebbe origine la trasmissione scritta degli

esercizi delle varie discipline, cioè tra il V secolo a.C. e il III secolo d.C.

Esiste una leggenda che fissa quasi la data ufficiale della comparsa delle arti marziali: si

narra che un monaco buddista indiano di nome Bodhidharma, nel 520 d.C., giunse in Cina

nel famoso tempio di Shaolin; e lì si fermò per diffondervi la dottrina del Buddha.

Bodhidharma insegnava metodi e pratiche utili a raggiungere una buona forma fisica e

permettere ai monaci di difendersi in caso di assalti al tempio e, contemporaneamente,

miranti a raggiungere un’unione armonica tra lo spirito e il corpo; i suoi principi

discendevano dal più antico yoga indiano. A parte i dubbi storici sull’attendibilità di tale

leggenda, è sicuro che pratiche mentali come la meditazione e fisiche come gli esercizi

marziali erano aspetti complementari del buddismo: l’arte marziale veniva così considerata

come un sentiero che, in virtù dell’unione tra corpo e mente, poteva condurre alla

perfezione spirituale. Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per

difendersi dai predoni durante i loro viaggi.

Page 12: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

12

Sempre grazie alla storia, lo sviluppo di queste arti proseguì verso Est. Stili nuovi e

tecniche nuove sì svilupparono e si diffusero in tutto l’Oriente sotto l’influsso di componenti

ambientali, filosofiche e religiose. Sistemi completi di arti marziali giunsero in tutto l’Est e il

Sud-Est asiatico; ognuna di queste correnti arricchiva la concezione stessa di arte

marziale, aggiungendo ad essa qualcosa di proprio e originale.

Bodhidharma, il fondatore dello Zen, è spesso citato anche per avere detto: “Sebbene la

via del Buddha sia predicata per l’anima, corpo e anima sono inseparabili”.

Questo è soltanto uno tra i numerosissimi esempi per dimostrare che, diversamente da

quanto risulta dalla nostra cultura, facendola risalire, in genere, alla separazione tra corpo

e mente operata da Cartesio, la psicosomatica ha radici molto più antiche.

DUE CLASSI DI ARTI MARZIALI

Così come sono giunte a noi oggi, le arti marziali possono essere suddivise in due grandi

classi: le arti marziali morbide e le arti marziali dure, così evolutesi per fini e scopi diversi.

La scuola dura si avvale di colpi diretti e precisi, con lo scopo, si potrebbe dire, di opporre

forza alla forza dell’avversario. Arti marziali dure sono, per esempio, il Karate, il Kung-fu,

la Thai-boxe, il Full-contact.

La scuola morbida si caratterizza invece per movimenti ampi, circolari, lenti e, appunto,

morbidi, senza rigidità muscolare: lo scopo è principalmente dirigere la forza

dell’avversario contro l’avversario stesso. Arti marziali morbide sono, per esempio, il Tai

chi chuan, il Judo, l’Aikido.

Page 13: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

13

A ben guardare però molto spesso la suddivisione tra arti dure e morbide non è così

marcata

Un’arte marziale è una delle poche attività che può essere praticata lungo l’intero

arco della vita. Non è necessario avere uno scopo da raggiungere, basta

semplicemente vivere ciò che si sta facendo. L’arte marziale è un viaggio in cui

l’importante è arricchirsi lungo la strada; non tanto arrivare a destinazione, se una

destinazione finale esiste. L’importante è il processo, non il prodotto.

Page 14: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

14

RELAZIONE SU ALCUNI STUDI ESEGUITI

IN MERITO AI BENEFICI PSICOSOCIALI

OTTENUTI CON LA PRATICA DI ARTI MARZIALI

I paralleli tra la psicoterapia e le arti marziali sono diversi. Si può affermare che tutte le arti

marziali possono essere concepite come una sorta di psicoterapia. L’efficacia

dell’approccio fisico è attribuibile alle basi fisiche (fisiologiche) dell’esperienza. Piaget

mostrò che i bambini imparano primariamente attraverso vie visuali, tattili e cinestetiche,

che sono più tardi integrate in cognizioni più elevate; Stern sostenne che la modalità fisica

dell’esperienza è presente lungo tutta la vita, e la capacità di ciò che egli chiama

“percezione transmodale” indica che tale apprendimento fisico è automaticamente

trasportato alla sfera cognitiva ed emozionale.

Fuller ritiene che alcune arti marziali posseggano qualità che sostengono la salute

psicologica e promuovano cambiamenti personali in una direzione socialmente

desiderabile. Egli punta il dito sul fatto che i paralleli teorici tra la psicoterapia e le arti

marziali sono diversi. Parsons trova anche una certa similarità di vocazione tra lo

psicanalista e il praticante arti marziali; Nardi esamina i paralleli tra la rational emotive

therapy di Ellis e alcuni principi della pratica marziale (per esempio il concetto di mushin,

cioè uno stato in cui la mente non si fissa in particolar modo su qualcosa, ma rimane

aperta e disponibile verso tutte le cose e riflette come farebbe uno specchio). Come

Parsons, egli considera le capacità di uno psicoterapeuta e di un maestro di arti marziali

come essenzialmente complementari. Saposnek discute le similarità tra i principi

dell’aikido e le tecniche impiegate in terapia familiare strategica (per esempio una visione

circolare della causalità, l’uso del paradosso e altri). Gleser e Brown fanno notare che il

concetto di ju (morbido), cioè il cedere per usare la forza dell’avversario contro l’avversario

Page 15: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

15

stesso, è un concetto che è stato — inconsapevolmente applicato in terapia dinamica e

nelle psicoterapie strategiche di parecchi Autori fra cui: Erikson, Watzlawitck, Rogers,

Bandler e Grinder. Reinhard collega l’aikido al metodo Feldenkrais.

Secondo Seitz e collaboratori le arti marziali hanno molto da offrire alla

psicoterapia, particolarmente in termini di energia (Chi o Ki), per quanto riguarda il

corpo, la mente e le relazioni interpersonali. Un’efficace gestione dell’energia è una

dimensione importante nelle arti marziali, come nelle professioni riguardanti la

salute mentale. A ciò si potranno anche aggiungere i concetti di distanza, tempi e

posizione.

Weiser e collaboratori propongono le arti marziali come utili, appunto, per la salute

mentale oltre che per quella fisica. Rappresenterebbero dunque una legittima forma di

terapia sia per le nevrosi sia per alcune malattie mentali croniche, già di per se stesse, ma

soprattutto in aggiunta alla psicoterapia verbale: esse sono tanto più utili in sostegno alla

psicoterapia verbale in soggetti che hanno difficoltà di relazione con una modalità verbale,

come pazienti psicosomatici. Come dimostrato da Kutz e collaboratori riguardo alla

pratica della meditazione, le arti marziali evidenziano problemi che, osservati, possono

essere trattati in psicoterapia: si rivelano per esempio in maniera chiara le difficoltà di

relazione i sentimenti di paura e la regolazione delle distanze interpersonali.

La pratica degli esercizi delle arti marziali può direttamente migliorare la salute

mentale: favorisce l’integrazione corpo-mente, il rilassamento, l’attenzione, la

comunicazione, l’autoaccettazione; insomma, come una psicoterapia conclusa con

successo, una pratica adeguata delle arti marziali innalza i sentimenti di armonia, di

controllo e il proprio senso di autostima.

Page 16: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

16

Come nella terapia verbale, il processo può essere doloroso e frustrante, ma favorire

un’occasione di crescita, in particolare per i soggetti nevrotici, per coloro i quali soffrono di

sentimenti di inadeguatezza, un basso senso di autostima, ansia e depressione.

Stuart e Sacco le vedono, inserite in un adeguato setting terapeutico, come uno

straordinario aiuto, una forma di Ego-building Psychotherapy. Tali attività sarebbero anche

sfruttate nel campo sociale, per esempio nel trattamento di adolescenti violenti.

EFFETTI A BREVE TERMINE

Riguardo gli effetti a breve termine delle arti marziali esistono ancora pochi studi.

In uno di questi, una singola sessione di jogging o di sollevamento pesi portava a una

riduzione della tensione, dell’ansia e della depressione nei soggetti subito dopo l’esercizio.

Una singola sessione di karate invece non portava a cambiamenti. Sembrerebbe perciò

necessario un minimo di attività perché avvengano certi cambiamenti. Al contrario una

singola seduta di tai chi chuan aiuterebbe a ridurre i livelli di stress subito dopo

un’esperienza stressante.

EFFETTI A LUNGO TERMINE

Esiste invece una vasta letteratura sugli effetti a lungo termine della pratica. Varie arti

marziali sono state studiate. In generale, si evidenzierebbe una relazione inversa tra

cinture nere o tempo di pratica e ansia ostilità e nevroticismo. Ci sarebbe una correlazione

positiva tra cinture nere (o periodo di pratica) e selfconfidence, fiducia in se stessi e

autostima.

Page 17: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

17

Il principio del cedere, naturalmente, non è sempre raccomandabile, sia nel judo sia in

psicoterapia. Per esempio, quando potrebbe nuocere al paziente, oppure quando manca

da parte di questi la volontà o la motivazione, Il principio del Ju è applicabile con maggior

successo con pazienti “oppositori”, riuscendo invece difficile con soggetti passivi.

Una serie di studi longitudinali mostra che la pratica delle arti marziali favorisce un

decremento dell’ostilità, rabbia e la sensazione di vulnerabilità agli attacchi. La pratica

favorisce anche un incremento dell’autoconfidenza, autostima e self-control. Va però fatto

notare, come fa anche la Madden come non sia corretto studiare gli aspetti psicologici di

chi pratica le arti marziali in generale. Tali aspetti, infatti, varierebbero sensibilmente tra i

praticanti dei diversi stili e delle diverse arti, proprio per i concetti e le filosofie che ne

stanno alla base.

Un karateka, quindi, sarebbe molto diverso da un judoka.

In uno studio di Foster studenti di karate mostravano un decremento dell’ansia di tratto,

mentre quelli di aikido non facevano altrettanto. Anche se tale studio presentava alcuni

problemi metodologici, evidenzia comunque l’aspetto che certe arti marziali possano

portare a cambiamenti più o meno rapidamente di altre.

Da quando si è ritenuto che le arti marziali possano offrire benefici psicologici, un grande

numero di persone ha guardato a esse come a un aiuto per trattare disordini psicologici.

Guthrie ha trovato, per esempio, che donne guarite da abusi psicosessuali, disordini

alimentari, abusi di sostanze e crescita in famiglie disfunzionali riportavano che il karate

era stato loro di aiuto per la guarigione. In un altro studio Weiser e collaboratori

mostrarono che la pratica del karate Shotokan aveva aiutato un paziente a raggiungere

Page 18: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

18

più velocemente risultati in terapia verbale. Parecchi gruppi sono stati usati per lo studio

delle arti marziali come trattamento psicologico.

Il Judo, per esempio, risulterebbe essere utile a soggetti disabili, ma potrebbe anche

favorire l’evoluzione di una psicoterapia, in particolar modo in soggetti regrediti e pazienti

psicotici violenti difficilmente raggiungibili con una terapia verbale.

Anche ilTai Chi Chuan viene usato con successo in soggetti con disabilità fisiche.

L’Aikido negli adolescenti con problemi comportamentali fornirebbe maggiori incrementi

nell’autostima rispetto al trattamento tradizionale, e altri studi rivelano che le arti marziali

possono ridurre problemi comporta-mentali nei bambini. L’aikido è stato anche usato come

strategia d’intervento in studenti con gravi disturbi emozionali.

Uno degli studi più citati in letteratura è quello condotto da Trulson: veniva così

evidenziato che adolescenti identificati come delinquenti che avevano seguito per sei mesi

un corso di taekwondo tradizionale (con tecniche di meditazione, brevi letture sul

Taekwondo e apprendimento delle tecniche fisiche) mostravano un decremento

dell’aggressività e dell’ansia e un incremento dell’autostima. Contrariamente, in un altro

gruppo che aveva seguito un corso di taekwondo moderno (solo tecniche fisiche), i ragazzi

mostrarono un’aumentata tendenza alla delinquenza e un aumento dell’aggressività.

Page 19: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

19

MENTE E CORPO

Il karate non può essere definito precisamente con il termine di sport quale noi lo

intendiamo oggi: questo perché diverso nella concezione e negli scopi; hanno una

tradizione e una componente filosofica e formativa che va infatti ben oltre la pura parte

agonistica. Esso è nato per motivazioni ed esigenze precise, e anche il suo corso storico

ha un suo significato. Per sua stessa definizione, lo scopo è il perfezionamento del

carattere (imparare a svuotare la mente per poi riempirla col “nuovo”).

Si può subito notare una differenza fondamentale: gli sport occidentali tendono a

enfatizzare la competizione, mentre le arti marziali orientali hanno posto più l’accento

sull’autoconoscenza. Hanno quindi alla base una filosofia inerente al loro stesso modo di

vivere, che enfatizza tra l’altro l’osservazione rispetto all’azione, l’integrazione tra corpo e

mente, e ha una forte componente meditativa. Ed è perciò che anche gli aspetti non-fisici

delle arti marziali hanno un’influenza a lungo termine sui cambiamenti psicosociali dei

partecipanti. Le ricerche che comparano le arti marziali con altre attività fisiche

suggeriscono in genere che le prime producono cambiamenti psicosociali migliori sia in

qualità sia in quantità rispetto a quelli prodotti da molte altre attività. Il tai chi chuan, per

esempio, è ritenuto la pratica marziale per eccellenza per ridurre l’incidenza dello stress.

Rispetto ad altre attività fisiche, riduce l’incidenza di incubi notturni e conduce a maggiori

decrementi nella rabbia e disturbi d’umore. Vi sono casi in cui i risultati forniti da una

terapia marziale sembrerebbero essere migliori di quelli offerti da una psicoterapia. Questo

probabilmente perché le arti marziali consentono, per loro propria definizione, un

soddisfacente lavoro sia sul corpo sia sulla mente. Non si sa però esattamente quali

aspetti influiscano maggiormente sui vantaggi psicologici offerti dalla pratica: potrebbe

essere più l’aspetto fisico, o la filosofia che soggiace a ognuna di esse, o ancora

Page 20: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

20

l’influenza dovuta al maestro (molto più di un semplice allenatore); o, ancor più probabile,

la combinazione di tutti questi fattori messi insieme.

Page 21: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

21

CAPITOLO 2°

LA PSICHE MARZIALE

Page 22: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

22

La formazione marziale, così come è praticata in molti paesi occidentali negli ultimi anni,

ha privilegiato l’allenamento delle qualità fisiche del praticante, trascurando quello delle

doti mentali. Così facendo è come se la si praticasse a metà. Abbiamo visto come il

Karate sia nato dalla fusione di tecniche di combattimento autoctone dell’isola di Okinawa

nel tempo unite insieme ad elementi di arti marziali provenienti dal “continente asiatico”,

nate con la specifica funzione di formare l’individuo in un percorso di crescita continuo, in

cui il corpo e la mente scoprono sempre nuove forme di integrazione, migliorando così la

qualità espressiva dell’individuo nella realtà.

Sotto questa ottica si può reinterpretare l’apprendimento e l’esecuzione di ogni movimento

o tecnica non più come semplice azione del corpo scevro da qualunque implicazione

psichica, ma riconsegnando ad ogni “azione motoria” il valore di “espressione

corporea” del suo specifico vissuto emotivo. Stimolando alla ricerca di una armonia

sempre maggiore tra corpo e mente in ogni azione la pratica marziale diventa una strada

sicura ed efficace per promuovere e curare la salute psicofisica del praticante.

Sviluppando un uomo sui due binari paralleli della mente e del corpo,

considereremo l’uomo una “unità psicosomatica”.

AZIONE MOTORIA = ESPRESSIONE CORPOREA

(del proprio e specifico “vissuto emotivo”)

UOMO = UNITA’ PSICOSOMATICA

(due binari paralleli: mente e corpo)

Page 23: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

23

LE ARTI MARZIALI E LA PSICOSOMATICA

Ecco le motivazioni che ci hanno spinto ad approfondire lo studio di alcuni concetti di

psicologia e psicosomatica:

1. Perché tutte le arti marziali hanno una comune radice psicosomatica, elemento

determinante di differenziazione tra l’arte marziale e lo sport;

2. Perché i principi chiave su cui si basano le arti marziali coincidono con quelli

utilizzati dalla teoria e dalla clinica psicosomatica per analizzare e migliorare la vita

dell’uomo:

Postura

Respiro

Movimento energetico

Tempo

Distanza

3. Perché l’arte marziale nasce come esperienza di crescita e formazione per

l’individuo, concetto che per noi insegnanti ci dà la consapevolezza che il nostro

compito non si limita allo sterile insegnamento delle tecniche, ma che si sta

“lavorando con materiale umano”;

4. Perché tutte le arti marziali hanno in comune la qualità del movimento, come sintesi

espressiva di un “fare” fisico e un “sentire” emotivo. Qualunque colpo, portato senza

la componente emotiva, non acquista lo stesso valore dello stesso colpo portato

con la carica emotiva ad esso correlata.

Page 24: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

24

5. La conoscenza della diversa psicologia dell’allenamento quando esso privilegi la

competizione sportiva, migliorando la gestione delle dinamiche emotive di un atleta

prima, durante e dopo la gara;

6. Quando prevale l’aspetto tradizionale e culturale piuttosto che quello competitivo, ci

sono vantaggi nella combinazione con gli elementi psicologici della “difesa

personale”.

L’ottica psicosomatica traduce l’essenza di un uomo nel punto di confluenza fra mente e

corpo e la sua impostazione terapeutica, riscoperta nel mondo occidentale solamente

negli ultimi anni, ha aperto le porte alle “tecniche corporee di rilassamento”, col fine di

promuovere nel’’organismo occasioni di ricarica energetica e rilassamento dalle tensioni

psicofisiche. Per fare ciò si deve essere in grado di ridurre l’attività neurovegetativa

simpatica (sistema deputato ad organizzare l’attività dell’organismo in stato di allerta) e

promuovere una maggiore attivazione del sistema parasimpatico, attivo nelle condizioni di

recupero energetico. Quest’ultima condizione promuove a sua volta l’acquisizione di un

vissuto di calma interiore, di tranquillità e di assenza di ansia, conservando lo stato di

vigilanza. Poter controllare attivamente e autonomamente questi stati di coscienza, sapere

quando attivarne uno o l’altro, non è forse quello che si deve ottenere con la “calma

solidità” del corpo in Kamae prima di “sfondare la fortezza” con tutto il corpo e tutta la

mente nella esecuzione della prima tecnica di Bassai Dai?

Tecniche di rilassamento, nel nostro occidente, fino al secolo scorso le ritrovavamo

inserite solo in contesti religiosi, col fine di raggiungere una maggiore unione con Dio,

attraverso la ripetizione monotona di parole che consentano la liberazione della mente da

poensieri che non siano rivolti a Dio. Nella religione cristiana la preghiera è una tecnica di

astrazione dai fattori sensoriali e di attività fisica per ottenere uno stato di coscienza più

atto alla confluenza con Dio, arricchito con esercizi respiratori scanditi dalla ripetizione di

Page 25: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

25

frasi apposite, come riportato dagli scritti di un monaco del Monastero del monte Athos in

Grecia, vissuto nel secolo XIV.

Concludiamo pertanto che nella cultura occidentale la diffusione di tali pratiche era limitata

strettamente ai ferventi praticanti religiosi, mentre nel mondo orientale le esperienze

meditative sono state sempre ampiamente diffuse come mezzo per conseguire uno stato

di unione corpo-mente-universo tramite la disciplina del corpo mediante esercizio fisico, il

controllo della respirazione, la quiete dei sensi e la concentrazione.

Page 26: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

26

LA BIOENERGETICA

L’Analisi Bioenergetica è una branca della psicoterapia elaborata per superare la scissione

mente-corpo per una visione unitaria in cui la psiche e il corpo (soma) diventano le due

facce di una stessa medaglia: i disagi di un uomo sono sempre una doppia espressione,

mentale-verbale e corporea, dove la definizione di carattere, inciso in ogni individuo dalle

esperienze della vita, modella la qualità espressiva sia della nostra psiche che del nostro

corpo. Questo processo psicofisico, nel tempo, lentamente e costantemente, definisce le

nostre specifiche qualità e difficoltà caratteriali, modellandone le abitudini di espressione

emotiva attraverso la modulazione dei movimenti del corpo. L’analisi bioenergetica entra

qui in gioco con esercizi corporei specifici mettendo la persona in condizione di stress per

far emergere il “vissuto emotivo” intrappolato nel movimento corporeo: vivere l’ansia di un

Kumite, la prestazione di una gara, lo svolgersi di un esame non è forse l’avere ricreato

una condizione di stress in cui facciamo affiorare la stessa cosa, cioè il vero “io”?

Ma cosa sono i processi energetici? Sono la produzione di energia attraverso la

respirazione e il metabolismo e la scarica di energia attraverso il movimento. Il

livello di energia e la modalità con la quale essa viene utilizzata sono gli elementi

identificativi del modo in cui ciascun individuo risponde alle diverse situazioni della

vita e vi si adatta, agendo più o meno funzionalmente.

Tanto più è libero di scorrere il fiume di energia che possediamo tanto più potremo tradurlo

liberamente in movimento ed espressione di noi stessi (l’esempio contrario è la paura

incontrollata: se essa ci blocca, i muscoli si contraggono, il movimento è impedito o

comunque rigido e quella sarà la espressione fisica di quel particolare stato d’animo).

Page 27: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

27

Nel karate impariamo ad aumentare il nostro potenziale energetico “quando siamo

scarichi”, ma anche a scaricarci sfogando i nostri istinti.

Quello che sta accadendo nella mente riflette ciò che sta accadendo nel corpo e

viceversa.

L’interazione corpo-mente agisce principalmente su livelli superficiali della personalità, nel

conscio. Ad un livello più profondo, nell’inconscio, le funzioni della mente e del corpo sono

influenzate da fattori energetici: infatti è difficile che una persona depressa produca

pensieri ottimisti, questo perché il suo livello di produzione e di investimento energetico è

ridotto. Questo livello energetico può essere aumentato con respirazioni più profonde e il

movimento inizia ad emergere: i processi energetici sono in relazione con lo stato di

vitalità del corpo e viceversa: quanto più un corpo è irrigidito o in tensione cronica, tanto

più sarà scarico energeticamente.

Le tensioni muscolari che permangono dopo gli eventi stressanti della nostra vita,

cronicizzandosi determinano le caratteristiche del nostro atteggiamento corporeo

limitandone la motricità, l’autoespressione e il livello energetico.

Ogni muscolo mantenuto in uno stato di contrazione cronica ha la funzione di bloccare un

movimento, espressione questa dell’emozione che non possiamo concederci di sentire

oppure del fatto che non è gradito dagli altri ciò che noi manifestiamo.

L’esempio è quello di un bambino bloccato dall’educazione dei genitori a non urlare in

nessuna occasione, a non alzare mai la voce e a non avere mai occasione di esprimersi

liberamente: da adulto scoprirà che sin da piccolo ha dovuto bloccare l’espressione di se

stesso, immobilizzando i muscoli deputati a farlo.

Page 28: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

28

La bambina cresciuta secondo i principi convenzionali della femminilità non può

arrabbiarsi esprimendo fisicamente la propria rabbia, e da grande avrà difficoltà a sferrare

un pugno se necessario, o all’opposto potrà un giorno “scoppiare” e far uscire tutto ciò che

ha trattenuto nel corso degli anni in maniera totalmente incontrollata, per se stessa e chi le

sta intorno.

L’emozione trattenuta rimane impressa nella contrazione muscolare cronica, della quale, a

lungo andare, è inibita la percezione (non ci si rende più conto di avere quel distretto

corporeo in stato di contrazione).

Gli esempi seguenti sono esplicativi delle affermazioni sopra riportate:

Una patologia psicosomatica abbastanza frequente nelle adolescenti è il “dorso curvo

giovanile” che colpisce le ragazzine: la crescita rapida di un seno prosperoso, se

accompagnata ad un senso di vergogna per tali “nuove forme”, accompagnata al reale

peso fisico di “due nuovi airbag anteriori” porta ad una atteggiamento di “ipercifosi” della

colonna vertebrale (visibile come un gobba sulla schiena) e ad anteposizione delle spalle,

tipico atteggiamento di chi si vergogna e tende a chiudersi in se stesso. Il disagio

psicologico non fa null’altro che creare un anormale stato di contrazione e difesa

involontario. Tale alterazione della postura corporea può essere corretto con determinati

esercizi di Fisioterapia in cui sono presenti momenti di “presa di coscienza” di questa

postura patologica che si impadronisce del corpo in maniera inconscia.

L’atteggiamento contrario è quello della giovane con seni piccoli che, per sentirsi più

“dotata”, inarca la schiena in un atteggiamento di “iperlordosi” e spalle tirate molto

indietro, con scapole che tendono a toccarsi.

Page 29: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

29

Lunga è la lista delle patologie definite ad “origine (eziologia) psicosomatica”, malattie

dunque che originano per disagi psicologici ma che si manifestano nel corpo: gastriti,

colon irritabile…

Page 30: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

30

PSICOFISIOLOGIA: LA MAGICA INTERAZIONE TRA CORPO E MENTE

Si studiano le varie modalità di reazione di un individuo in diverse situazioni.

Tali eventi, qualunque caratteristica essi abbiano, gradevole, sgradevole, ansiogena o

altro, qualora impongano un cambiamento o un nuovo adattamento dell’individuo alla

situazione, sono catalogabili come eventi stressanti: STRESSOR è qualunque evento-

stimolo che richiede una reazione adeguata e soddisfacente della persona e un

conseguente ritorno alla condizione psicofisica di partenza.

Tutto ciò nel Karate si traduce nei vari stress a cui ogni praticante è sottoposto, legati alla

prestazione tecnica e al confronto con l’avversario (anche quando si tratta di noi stessi).

Ognuna di queste occasioni di stress, nella realtà del Karate è funzionale e appositamente

studiata per allenare il praticante ad una gestione della propria risposta psicofisica nelle

occasioni di confronto, affinchè sia sempre più efficace e funzionale.

La ricerca scientifica ha dimostrato negli ultimi anni che in presenza di un evento-

stimolo, l’organismo attiva una risposta definita ERGOTROPICA, mediante l’aumento

dell’attività neurovegetativa simpatica che consiste in una serie di variazioni di alcuni

parametri fisici:

Aumento della frequenza cardiaca e respiratoria

Aumento della pressione arteriosa

Aumento della secrezione delle ghiandole sudoripare

Aumento del tono muscolare scheletrico e dilatazione delle pupille

Inibizione delle attività motorie

Desincronizzazione dell’ ElettroEncefaloGramma

Page 31: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

31

Questa reazione coadiuvata dall’aumento di produzione degli ormoni dello stress viene

definita da Cannon come “REAZIONE D’ALLARME”.

Se questa reazione trova il suo giusto epilogo, ossia una adeguata rezione psicofisica

dell’individuo alla situazione con cui deve confrontarsi, tutto questo sistema può poi

recuperare lo stato di partenza di quiete e rigenerarsi grazie alla “RISPOSTA

TROFOTROPICA”:

Riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria

Riduzione della pressione arteriosa

Riduzione della secrezione delle ghiandole sudoripare

Riduzione del tono muscolare scheletrico

Aumento delle attività motorie

Sincronizzazione dell’ ElettroEncefaloGramma

Qualora ciò non accadesse, la persona rimane vittima di uno stato di stand-by ergotropico

che non trova risoluzione e procura a lungo andare una sorta di cronicizzazione e

deperimento patologico degli organi coinvolti in tale risposta che non trova risoluzione.

La Psicofisiologia indaga sul come si realizza, in ogni momento della vita, la misteriosa

integrazione corpo-mente. Quando è stata applicata alla pratica del Karate ha permesso di

chiarire come si attuava la sapiente integrazione alla base della realizzazione di ogni

“tecnica vincente”.

Tralasciamo ora volutamente la descrizione anatomo-funzionale delle strutture cerebrali

connesse con tutto ciò (cervello, cervelletto, ipotalamo, ormoni e neurotrasmettitori,

adrenalina, endorfine…). Ricordiamo solo che nella pratica del Karate, soprattutto nelle

occasioni di confronto, l’ipotalamo consente all’atleta di focalizzare i fattori fisici e psichici

implicati nelle diverse occasioni del confronto. Questa prima analisi di informazioni

Page 32: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

32

specifiche e variabili per ogni persona secondo le situazioni, permette all’ipotalamo di

organizzare la risposta alla situazione di stress, integrando i fattori psichici con quelli fisici.

Il Sistema Nervoso Vegetativo lavora a stretto contatto con l’ipotalamo perché veicola le

informazioni ricevute da quest’ultimo verso la periferia dell’organismo, col fine di

organizzare la “risposta comportamentale”, attivando in relazione alla tipologia della

risposta richiesta il Sistema Nervoso Simpatico o Parasimpatico, mettendo in atto la

capacità di relazione psicosomatica, evidenziando la propria specifica sensibilità ai fattori

stressogeni (ognuno di noi reagisce ad uno stressor in maniera personale ed unica).

LA RISPOSTA EMOZIONALE

L’emozione è la risposta integrata della mente e del corpo in relazione ad uno stimolo

stressante specifico, che concretizza nel fisico il vissuto emotivo di una persona:

attraverso il corpo viene vissuta una emozione tramite il movimento.

Questa complessa e affascinante operazione tra corpo e mente determina però una

alterazione dei parametri psicofisiologici e una modificazione della condizione di equilibrio

dell’organismo (che in condizioni normali tende a mantenere uno stato di quiete). La

repentina alterazione che si verifica in condizione di stress, è necessaria e funzionale per

allertarci di un pericolo imminente e attivare la risposta più efficace. La risposta

dell’individuo condiziona il recupero del seguente stato di equilibrio quiete-alterazione-

quiete. Se è realizzato armoniosamente è un processo sano e naturale; quando invece si

blocca in uno dei suoi passaggi, si crea una condizione di anomalia psicofisica.

Page 33: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

33

L’evoluzione di questo processo può dunque risolversi in diverse soluzioni:

Se la persona è libera di agire con azioni soddisfacenti e funzionali, per se stesso e

per la situazione in cui si trova, si ristabilisce automaticamente una condizione di

equilibrio.

Se la persona è incapace di esprimersi liberamente spesso sostituisce la risposta a

lui più funzionale con un’altra risposta legata però ad altri vissuti emotivi. Ad

esempio chi non riesce ad esprimere “sanamente” rabbia o paura, trattiene queste

sensazioni nel suo corpo e nella mente sotto forma di rabbia inespressa che si

concretizza in una contrazione dei muscoli deputati all’azione di rabbia ma con uno

stato emotivo insoddisfatto. Questo blocco espressivo può essere mal sopportabile

dall’organismo, che sposterà quella tensione inespressa verso altri vissuti

emozionali meglio tollerabili, come la tristezza.

In altri casi la risposta bloccata può cronicizzarsi, rimanendo per così dire incastrata

nella contrazione cronica dei muscoli deputati ad agire l’azione prevista. Col tempo

la contrazione-contrattura muscolare, all’inizio avvertita e dolorosa, permane ma

non viene più percepita. Si è stabilizzata nel corpo senza che ce ne sia

consapevolezza o percezione creando squilibri posturali: l’emozione trattenuta non

è scomparsa ma è solo congelata e rimane latente nel corpo e nella mente della

persona, determinando una condizione di anomalia.

Page 34: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

34

ALCUNE DELLE EMOZIONI CHE SI VIVONO SOTTO STRESS:

ASSERTIVITA’

E’ la capacità di esprimersi con modalità chiara e diretta, utilizzando nel modo più

adeguato la propria carica energetica. Possiamo lanciare un pugno o dire “ti amo” con

assertività, usando ovviamente le nostre energie con modalità diverse. Ma in entrambi i

casi è necessario che nel momento espressivo siano sempre coinvolti tutti gli elementi

necessari alla comunicazione verbale e non-verbale.

Questo è alla fine ciò che si deve dimostrare durante l’esecuzione di Kihon o Kata:

eseguire le tecniche con assertività.

AGGRESSIVITA’

Letteralmente significa “andare verso”.

È un moto espressivo diretto verso un altro individuo, mentre nella assertività non è

necessaria la presenza dell’altro.È una dote importante per gli sport in generale, ma

nelle arti marziali è fondamentale, a volte trattenuta e poco diretta, altre volte esagerata

e senza confini, quindi meno efficace.

È l’opposto della regressione , che significa retrocedere. In psicologia è l’opposto della

passività, che denota un atteggiamento immobile o di attesa. Possiamo andare verso

un’altra persona per amore o per rabbia. Entrambe le azioni sono “aggressive” ma

entrambe positive e soprattutto funzionali per la persona che le vive.

AGGRESSIVITA’ NON E’ RABBIA E NON E’ DISTRUTTIVITA’, ANZI, E’

SOPRATTUTTO SPIRITO DI INIZIATIVA, ENERGIA, VIVACITA’.

Page 35: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

35

RABBIA

Il corpo riflette la storia delle persone attraverso la perdita dell’armonia, nelle scissioni

che separano i principali segmenti corporei, la testa dal tronco o il bacino dal torace.

Queste scissioni scalfiscono l’integrità che non può essere restaurata solo piangendo:

L’EMOZIONE RESTAURATRICE O PROTETTIVA E’ LA RABBIA. Molte persone

hanno una considerevole quantità di rabbia repressa, o perché non ci si è potuto

esprimere da bambini o perché si è sofferto.

La rabbia fa parte della funzione più ampia dell’aggressività, è una emozione

importante nella vita di tutti, dato che serve a conservare e proteggere l’integrità fisica

e psicologica dell’organismo. SENZA RABBIA SI E’ INDIFESI CONTRO GLI ASSALTI

A CUI LA VITA CI ESPONE.

Il movimento energetico opposto alla rabbia è la paura.

La rabbia è un sentimento molto potente che spaventa le persone, spesso timorose di

“perdere il controllo” di seè e della realtà esterna in un ECCESSO DI RABBIA: la prima

cosa da fare è imparare a “centrarsi su se stessi” attraverso il proprio corpo e

mantenere la consapevolezza della realtà (mantenendo “i piedi per terra” cioè non

perdere il controllo della situazione). Tramite le gambe è possibile ridurre la carica di

eccitazione in eccesso nel corpo scaricandola verso terra.

La pratica del Karate ci permette di acquisire la capacità di mantenerci ben radicati alle

proprie gambe per spingerci in avanti, supportati dalla costante presenza di se stessi e

nella realtà in cui ci si trova. L’esperienza di confronto-scontro nel Karate è una

occasione molto formativa per conoscere se stessi in maniera più approfondita,

evidenziando le modalità di comportamento utilizzate nei momenti di stress, in

particolare se dovuti al confronto-scontro con un’altra persona.

Page 36: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

36

Una situazione controllata come quella della palestra, se ben gestita diventa la palestra

ottimale dove allenarsi ad utilizzare al meglio le proprie potenzialità e superare i propri

limiti. E il primo ostacolo è superare la resistenza a riconoscere i propri limiti, così da

poterci aprire all’apprendimento di nuove modalità di azione.

L’allenamento al Kumite, oltre ad agevolare lo sblocco dell’espressione della rabbia,

consente di evitare le ESPRESSIONI IRRAZIONALI DI RABBIA: LA COLLERA.

COLLERA

È una azione distruttiva, senza più controllo consapevole della persona e utilizzata

verso una meta inadeguata. È quella “forte rabbia in corpo” espressa in maniera

isterica e convulsa, che utilizza molte energie e fa perdere di vista noi stessi e la realtà

che ci circonda. Attraverso l’allenamento al Kumite si dovrebbe imparare a canalizzare

la rabbia nelle regole del combattimento.

PAURA

È l’emozione spesso negata e disapprovata di una persona che si trova di fronte ad

una situazione percepita come pericolosa. Ha la funzione di sistema d’allarme,

informando di un pericolo immediato o che potrebbe verificarsi da un momento all’altro.

La comparsa di quest’emozione accelera le reazioni psicologiche e modifica i

parametri fisici al fine di preparare l’idividuo a reagire di fronte al pericolo.

Le reazioni allo stimolo della paura possono essere di attacco o di fuga, ma può

capitare che inaspettate difficoltà nel gestire la paura creino una sorta di paralisi fisica

Page 37: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

37

e psichica definite PANICO. Quest’ultimo è l’evidente difficoltà nel gestire la paura,

molto pericoloso perché immobilizza la persona in piena condizione di pericolo.

Col Karate non andremo a costruire solo un bagaglio di tecniche e una certa quantità

di muscoli, ma piuttosto un essere umano che, dotato di un’ampia conoscenza di colpi

“vincenti”, ha la personalità adeguata per utilizzarli nel momento necessario e nella

maniera più funzionale per se stesso. Questa persona sarà quindi ricca tanto di

tecniche quanto di forza dell’ Io che gli consenta di gestire le proprie risorse

psicofisiche anche (e soprattutto) nei momenti di stress.

Page 38: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

38

CAPITOLO 3°

PSICOSOMATICA DELLE ARTI MARZIALI

Page 39: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

39

LA POSTURA

È lo schema organizzative delle parti del corpo nello spazio, la soluzione finale che trova il

nostro corpo per mantenere una posizione, stare in piedi, muoversi. L’organizzazione

dell’equilibrio posturale è una operazione complessa, che si realizza nella combinazione

armonica di più fattori diversi tra loro, che esplicano la loro azione in campi differenti e con

metodi differenti, ma lavorando tutti in sincronia per realizzare l’equilibrio posturale. È

condizionata da esigenze collegate ai vincoli biomeccanici del corpo umano.

FORZA DI GRAVITA’

Il nostro corpo è sottoposto giornalmente a numerosi e svariati stress, parola che solo a

sentirla fa pensare al modo in cui evitarli. Molte delle situazioni stressanti in cui ci

imbattiamo giornalmente, forse potrebbero essere eliminate, ma l’unica condizione di

stress alla quale è impossibile sottrarsi, è il confronto sempre presente con la forza di

gravità. Essa ci spinge costantenemte verso il basso, impedendoci così di galleggiare

nell’aria come abbiamo visto fare agli astronauti nello spazio. Questa spinta ci impone una

attivazione continua di tutti gli elementi che determinano l’equilibrio posturale.

Page 40: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

40

MUSCOLI AGONISTI ED ANTAGONISTI

E’ bene ricordare che per stare in piedi e muoverci nello spazio, è necessaria l’attivazione

di diversi gruppi muscolari che agiscono in sinergia per realizzare ogni nostra azione. Per

realizzare qualunque movimento, dunque, è necessario:

a) mettere in funzione i muscoli deputati ad eseguire il movimento (muscoli agonisti)

b) disinnescare i muscoli deputati ad eseguire il movimento opposto a quello che si

vuole realizzare (muscoli antagonisti).

Quando entrambi i gruppi muscolari, antagonista ed agonista, agiscono scorrevolmente,

contraendosi e decontraendosi nei tempi e nei modi adeguati, il movimento si realizza

armonico e pieno di sana energia. Quando, invece, uno dei due gruppi muscolari perde la

sua elasticità e rimane contratto anche quando dovrebbe rilassarsi, l’armonia del

movimento si frantuma, l’azione diventa poco scorrevole e deprivata di energia. La perdita

di elasticità di un determinato distretto corporeo determina inoltre una condizione di

squilibrio dell’intero assetto posturale.

DISTRETTI CORPOREI

Il nostro corpo è composto come un puzzle, dove ogni tassello è collocato in una

posizione funzionale all’intero sistema. L’alloggiamento adeguato e l’allineamento di ogni

tassello con il resto del puzzle produrrà la soluzione finale.

La stessa cosa avviene nel nostro corpo: ogni distretto corporeo deve essere ben

allineato con il resto del corpo e posseder l’elasticità necessaria per adeguarsi ai

movimenti degli altri distretti. Quando un distretto rimane bloccato in una posizione e non

Page 41: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

41

mantiene un buon allineamento con il resto del corpo, crea una condizione di disequilibrio

posturale.

Vogliamo intendere per distretto corporeo l’insieme dei gruppi muscolari, delle articolazioni

e degli organi che, in contatto funzionale tra loro, sono tutti co-protagonisti nella

realizzazione di ogni azione agita da quel distretto corporeo.

DISTRETTO OCULARE

E’ uno dei primi strumenti che utilizziamo, appena nati, per relazionarci e comunicare con

l’ambiente circostante, e in particolare è lo strumento più istintivo con il quale stabilire un

contatto con chi o cosa ci stiamo relazionando.

Il distretto oculare, oltre alla sua funzione comunicativa, è protagonista della realizzazione

fisica di molte emozioni vissute mentalmente, ad esempio rabbia o amore, condizioni

emotive queste ultime che sono vissute appieno solo quando anche gli occhi partecipano

attivamente all’espressione dell’emozione.

Tutti conosciamo il detto popolare “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”, dal quale si

evince come attraverso lo sguardo, spesso inconsapevolmente, comunichiamo il nostro

stato emotivo, sotto la soglia di consapevolezza (ci si trova a comunicare le proprie

emozioni anche in occasioni in cui si sarebbe preferito tenerle nascoste).

È altrettanto vero che, grazie a questa forte espressività emotiva degli occhi, anche solo

con lo sguardo possiamo comunicare agli altri forti stati emotivi in modo chiaro e incisivo:

ira, amore, apprezzamento, disapprovazione.

Page 42: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

42

L’arte marziale, essendo una pratica motoria che trova la sua massima espressione

quando ogni azione si realizza nella piena integrazione del corpo con la mente, prevede,

nell’esecuzione di ogni tecnica, che il movimento del corpo sia accompagnato dall’azione

degli occhi. Essi, infatti, forti della loro espressività emotiva, conferiranno ad ogni azione

l’energia che la renderà vincente.

Nella pratica marziale si dovrà imparare dunque ad usare gli occhi in armonia con il

movimento di tutto il corpo; guardare l’avversario piuttosto che tenere gli occhi bassi,

osservare velocemente ogni micro-movimento dell’avversario col fine di prevenirne le

azioni, dimostrare di “vivere l’esecuzione di un kata o un kihon”.

DISTRETTO ORALE

Comprende la muscolatura del mento, della gola, della bocca e della parte superiore dlela

nuca.

Nel karate questo distretto partecipa ella esecuzione di ogni azione attraverso la

emissione del respiro e del suono vocale, ma anche all’ingresso di aria nei polmoni

quando lo sforzo è molto intenso e non è più sufficiente far entrare aria solo dal naso.

La libera espressione del distretto orale, durante la esecuzione di una tecnica, ci consente

di alimentare energeticamente il movimento mediante la respirazione e partecipando alla

espressione corporea del vissuto emotivo implicito nella tecnica.

In particolare il distretto orale è coinvolto in prima linea in tutte le azioni che implicano un

grosso sforzo muscolare e una forte scossa emotiva, come quando si incassa un colpo o

si è in stato di pre-attivazione, pronti a lanciarsi nell’azione. In questi casi il distretto orale

Page 43: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

43

attiva fortemente la tensione muscolare della mascella, tensione che si libera poi nella

potenza di ogni movimento.

Il protrarsi cronico di uno stato di tensione del distretto orale può dare origine a numerose

patologie dell’apparato dentario, cefalee, patologie cervicali.

DISTRETTO CERVICALE

Il distretto cervicale è considerato la “zona di passaggio e di censura” delle emozioni tra il

corpo e la testa. In particolare questa zona è deputata a gestire l’espressione di emozioni

come rabbia o pianto.

Nella pratica del karate, fungendo da ponte tra il capo e il torace, quando la zona cervicale

non è libera nel movimento si crea una condizione di disarmonia tra la azione del torace e

quella del capo, inficiando la qualità tecnica dell’ esecuzione e alterando l’ intero assetto

posturale. Uno Tzuki eseguito col capo inclinato da un lato o un calcio sferrato oscillando

continuamente il capo avanti e indietro sono tipici esempi di questi atteggiamenti parassiti.

DISTRETTO TORACICO

Comprende i muscoli intercostali, pettorali, la zona delle spalle e delle scapole. Nela

karate la fluidità di questa parte è fondamentale per la buona riuscita di tutte le tecniche di

braccio.

Page 44: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

44

È protagonista di azioni ad alto contenuto emotivo come “l’allontanare” o “il trattenere”,

spesso bloccato e vittima di tensioni muscolari. È facile notare in alcuni individui un torace

sempre bloccato in atteggiamento inspiratorio o espiratorio, determinando una anomalia

posturale delle spalle che rimangono così sollevate e ricurve su se stesse.

DISTRETTO DIAFRAMMATICO

È considerato, come la zona cervicale, un punto di passaggio tra la zona superiore del

torace e quella sottostante del bacino.

Il diaframma, muscolo deputato alla respirazione, è il veicolo fondamentale dei nostri

vissuti emotivi, spesso parzialmente bloccato nelle sue funzioni o perlomeno non

adeguatamente utilizzato.

DISTRETTO ADDOMINALE

Interessa anteriormente la zona della muscolatura addominale e posteriormente le ultime

parti della muscolatura vertebrale, spesso dolente per eccesso di tensione muscolare.

L’energia generata dalla rotazione del bacino, se non viene trasmessa al torace dagli

addominali (con la loro giusta contrazione e decontrazione), rimarrà una semplice

“sculettata” o farà apparire l’esecutore come un “monoblocco”.

Page 45: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

45

DISTRETTO PELVICO

Comprende tutti i muscoli pelvici, adduttori delle cosce e sfintere. Una eccessiva tensione

di questa parte crea squilibri posturali sposizionando il bacino, determinando in genere

“insensibilità” percettiva di questa zona.

Classico esempio di questa condizione è la cosiddetta “coda fra le gambe” (gambe ad X):

si ha un difficile appoggio dei piedi sul terreno e un disequilibrio posturale molto evidente

che renderà più complessa la esecuzione di tutte le tecniche eseguite con gli arti inferiori,

e secondariamente quelle degli arti superiori.

DITRETTO PODALICO

I piedi sono la parte del corpo che ci consente di prendere contatto con il suolo e generare

la reazione di spinta.

I piedi sono la nostra base di appoggio nella realtà: infatti “quando abbiamo la testa fra le

nuvole”…”non abbiamo i piedi per terra”!

Il modo in cui si presentano i nostri piedi è spesso segno significativo del modo in cui ci adattiamo alla realtà.

Principali tipologie di piede:

PIEDE PIATTO: ha il contatto con il suolo a ventosa, inibisce il movimento o il dinamismo, ha un contatto precario col terreno.

PIEDE AD ARTIGLIO: crea anch’esso un appoggio precario, instabile, ma cerca di tenersi saldo al suolo con tutte le sue forze (spesso è un compenso del piede piatto).

Page 46: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

46

PIEDE A MAGLIO: forte compressione del tallone sul terreno, imponendosi esageratamente.

PIEDE NORMALE: presenta un appoggio equilibrato sui punti chiave della pianta, ha un movimento scorrevole sul terreno e una buona armonia con la caviglia.

La modalità di contatto del piede con il suolo durante il movimento è indicativo del modo

con il quale l’individuo usa il proprio corpo e gestisce la relazione con la realtà:

CONTATTO TROPPO RADICATO: crea una contrazione della muscolatura che rende il

movimento poco agile. Il contatto col suolo è talmente forte che quasi ci si sprofonda,

molto stabile, ma imprigionante perché poi non ci si riesce a liberare.

CONTATTO SALTELLANTE: quando solo la punta del piede tocca il terreno.

CONTATTO A FORBICE aperta o chiusa.

CONTATTO CON APPOGGIO SBILANCIATO interno o esterno.

LA POSTURA E LA PSICOSOMATICA NEL KARATE

A cosa serve la postura? ESSA E’ IL MODO IN CUI CI PRESENTIAMO, è il nostro

biglietto da visita, la prima cosa che mostriamo agli altri di noi. Osservando il corpo del

nostro avversario cerchiamo di intuirne la forza e la debolezza, il suo aspetto vitale o

spento, la sua condizione emotiva o il suo stato di salute, e quanto tutto ciò possa essere

vero o stia fingendo per spiazzarci.

Nel karate la sensibilità alla postura, il lavoro di conoscenza, correzione e gestione della

postura sono parti fondamentali della crescita del praticante.

Ogni sport da combattimento (pugilato, scherma, lotta, judo etc.) ha posture che lo

caratterizzano e il Karate non costituisce eccezione.

Page 47: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

47

IL KAMAE – LA GUARDIA LIBERA

Lo studio della posizione di guardia libera è un passaggio fondamentale per arrivare a

“sentire” la propria posizione di guardia, di KAMAE: a parte le piccole variazioni personali

impartite da carattere, struttura fisica e grado di esperienza individuale.

La postura del karateka è sostanzialmente neutra, vale a dire non condizionata da

esigenze particolari, come, per esempio, nel pugilato, che non usa gli arti inferiori e le

proiezioni. Infatti, dovendo usare gambe, braccia ed essere in grado di poter proiettare

l’avversario, il karateka deve mantenere un assetto che consenta tutte le opzioni e che

non riveli all’avversario alcuna informazione utile alla comprensione delle sue valenze o

preferenze.

La postura ottimale è costituita da una arto in posizione avanzata e l’altro in posizione

arretrata, i piedi collocati come su un binario della larghezza delle anche, ben orientati in

avanti, il bacino e il tronco angolati di circa 45° rispetto al piano sagittale. Il piede

posteriore va posizionato correttamente con una extrarotazione massima di 30° circa

rispetto all’asse del combattimento, per poter imprimenre alla massa corporea efficaci

accelerazioni e consentire complete rotazioni del bacino, che risulterebbero impossibili da

realizzare se il piede fosse eccessivamente extra ruotato. In tale circostanza le catene

cinetiche non potrebbero essere espresse in modo ottimale e presenterebbero potenza

ridotta.

La guardia è una protezione organizzata a difesa dei bersagli (zone vulnerabili) per mezzo

degli arti superiori, al fine di rendere preliminarmente difficile il successo degli attacchi

dell’avversario e, nel contempo, rendere fulminei gli attacchi o contrattacchi eseguiti con le

braccia.

Page 48: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

48

Partendo da questa soluzione che chiameremo GUARDIA STATICA o NEUTRA potremo

ottenere una variante DINAMICA.

Posizione di guardia STATICA

1) scarico del peso verso il terreno 2) adeguato appoggio sui piedi 3) semiflessione delle articolazioni delle caviglie e delle ginocchia 4) gestione della attività respiratoria 5) spinta del respiro verso il basso, con particolare attenzione al distretto del

bacino (HARA), zona di produzione e scarico dell’energia.

Posizione di guardia DINAMICA

AVANZATA:

questa posizione si discosta da quella statica sia dal punto di vista posturale sia da quello

psicofisiologico. Prevede infatti il sollevamento del tallone di uno dei due piedi e il suo

spostamento leggermente indietro, con lo scarico del peso sul piede anteriore.

Questa “condizione fisica” è in grado di evocare uno stato psicologico di iperattivazione

con muscolatura necessaria all’azione in tensione, cuore che pompa con forza, respiro

veloce e superficiale, sistemi percettivi tesi a captare ogni informazione necessaria

proveniente dall’esterno, controllo delle informazioni provenienti dall’interno del nostro

corpo, affinchè lo stato di iperattivazione non diventi stato d’ansia, sistema simpatico

pronto, in attesa del via all’azione!

Il peso del corpo è già caricato sull’arto avanzato, l’idea è quella di “andare avanti”, di

volere attaccare per primi.

Page 49: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

49

ARRETRATA:

questa posizione si differenzia dalla precedente poiché il peso del corpo è

prevalentemente scaricato sul piede posteriore piuttosto che su quello anteriore. Questa

piccola differenza genera una momentanea riduzione della attività simpatica, attivazione

del sistema parasimpatico deputato al recupero delle energie, il cuore rallenta i battiti, i

muscoli perdono un po’ di tensione, il respiro si fa meno veloce e più profondo. È la tipica

posizione dell’ “incontrista”, di colui che aspetta l’iniziativa dell’avversario e che agisce di

rimessa.

Esiste una stretta correlazione fra posizione di guardia e caratteristiche della personalità di

chi la esegue: il corpo è la chiave per comprendere ciò che comunemente chiamiamo

carattere. Esso è il tratto fondamentale della personalità che ci distingue l’uno dall’altro sia

in termini fisici che psichici, ma in realtà non è altro che il modo specifico di ogni individuo

di agire e/o reagire alle vicende della vita.

Nel karate si impara ad abbassare il centro di gravità e sentirci più vicino a terra: il risultato

immediato sarà un maggior senso di sicurezza. Infatti quando siamo troppo carichi o

eccitati, o addirittura in ansia abbiamo la sensazione di sollevarci da terra, oppure che ci

manchi il terreno sotto i piedi.

Page 50: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

50

LA RESPIRAZIONE

È l’attività necessaria alla nostra sopravvivenza di cui spesso abbiamo scarsa

consapevolezza o magari non utilizziamo nella sua interezza. Infatti il respiro non è solo

scambio di ossigeno ed anidride carbonica, ma anche l’utilizzo di una considerevole

quantità di muscoli che spesso rimangono inutilizzati o bloccati da tensioni croniche che

impediscono una attività respiratoria adeguata.

Imparare a respirare correttamente nel Karate significa saper utilizzare il corpo durante il

respiro, non solo i polmoni ma anche la schiena, le spalle, le braccia durante movimenti di

apertura o chiusura, saperne rallentare il ritmo e la profondità a seconda dell’uso che se

ne vuole fare, renderlo più o meno percettibile all’avversario: tutto ciò richiede un lavoro di

sincronizzazione di numerosi distretti corporei.

La respirazione è infine anche in relazione con la voce: per emettere un suono bisogna

“spostare l’aria” attraverso il laringe: ecco come il Kime, spostando e “spremendo” aria

proprio verso l’alto genera il Kihai.

Page 51: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

51

IL MOVIMENTO ENERGETICO

È determinato dalla coordinazione armonica di tutti gli elementi fin qui esaminati:

confronto con la forza di gravità

sincronizzazione dei muscoli agonisti ed antagonisti

allineamento dei distretti corporei

appoggio sui piedi

attivazione del respiro e della voce

La combinazione “Respiro -attività muscolare- Cinetica” determina una potente produzione

energetica che non si verifica se uno solo di questi fattori non è ben integrato nell’azione.

Il movimento energetico che si produce deve trovare delle vie di uscita e di espressione

scaricandosi attraverso tutte le vie di uscita che il corpo offre:

occhi

bocca

arti superiori

bacino

arti inferiori

Durante la fase di attivazione il nostro organismo si organizza per affrontare la situazione

di stress: quest’ultimo può essere favorevole e stimolante o negativo e pericoloso.

Durante la fase di stress il nostro corpo produce endorfine destinate a diminuire la

tensione prodotta. Se il flusso di endorfine è costante e adeguato allo stress generato,

questo risulta stimolante!

Page 52: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

52

Ma quando la condizione di stress diventa superiore alle nostre capacità di adattamento e

lo sforzo richiesto al nostro corpo è superiore alle nostre forze, la produzione di endorfine

si blocca.

Quindi per ottenere una condizione di stress positivo, che consenta la produzione di

endorfine, è necessario che il nostro organismo sia sottoposto ad uno sforzo che induca

un certo livello di tensione, ma che questo non sia superiore ai propri limiti. E lo scopo

dell’allenamento è proprio quello di spostare sempre più verso l’alto l’asticella del limite.

Non esiste tecnica che non preveda la partecipazione di tutte le parti del corpo: solo

lavorando in armonia danno massima espressione ad ogni colpo. Operando in questo

modo, le tecniche utilizzate acquistano la massima potenza, ottenuta col minor sforzo

possibile.

Ad esempio un calcio non è mai portato solo con l’uso di una gamba, ma necessita

sempre di una condizione di equilibrio del corpo intero. Oppure una tecnica di braccia

necessita sempre dell’appoggio sulle gambe.

Il Karate ci permette di esercitarci e prendere dimestichezza con l’espressione combinata

corpo-mente in un’azione unica, all’interno di un contesto controllato come una palestra è

un’esperienza di crescita verso una maggiore consapevolezza di se stessi.

AGIRE IN EQUILIBRIO

L’equilibrio del corpo si ottiene studiando il coordinamento posturale nell’esecuzione

di ogni tecnica. Ogni movimento , a prescindere dalla sua ampiezza, deve

coinvolgere il corpo nella sua totalità. Quando ciò non avviene il praticante si sente

scoordinato, con la sensazione di “avere poco equilibrio”.

Page 53: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

53

L’equilibrio della mente si acquisisce adeguando l’espressione del proprio agire al

momento, al contesto e alla persona che abbiamo davanti. È inutile sparare con un

cannone su una formica.

Allenandosi in palestra a lavorare con equilibrio di corpo e mente si migliora il

coordinamento corporeo, necessario per sentirsi sicuri di sé e avere una buona

padronanza di se stessi nelle occasioni di confronto.

Page 54: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

54

IL TEMPO

È la scelta del tempo di esecuzione di una tecnica. Dopo avere acquisito il gesto atletico

della tecnica, è necessario comprendere come e quando utilizzarla.

Esiste un ritmo nella esecuzione, che possiamo notare durante un Kihon, un Kumite

o un Kata (in quest’ultimo, addirittura, non esiste un solo tempo di esecuzione, ci

sono movimenti lenti, altri addirittura statici e altri ancora dinamici).

Lo studio del tempo consente di comprendere quanto sia più funzionale aspettare,

studiare l’avversario e inserire il colpo utile solo nel momento più adatto.

Dal punto di vista psicosomatico, il concetto di “tempo” ispira 3 fasi di allenamento:

allenamento alla capacità di concentrazione su se stessi e gestione dello

stress,

allenamento ad ascoltare e intercettare le azioni dell’avversario,

di fronte all’azione dell’avversario imparare ad agire piuttosto che reagire,

interrompendo così l’azione dell’altro.

La mente deve acquisire abitudine e capacità di “agire attivamente e con modi funzionali”

all’azione dell’altro, piuttosto che subire l’attacco altrui.

Il corpo, grazie a un esercizio costante e ripetuto nel tempo, deve memorizzare

l’esecuzione delle tecniche affinchè siano utilizzate in modo istintivo e immediato, evitando

il tempo di pianificazione razionale.

Page 55: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

55

LA DISTANZA

Per distanza si intende lo spazio all’interno del quale ci si muove, e le diverse posizioni

che si assumono nella relazione con un’altra persona.

Distanza Pubblica:

è la più ampia, c’è solo contatto visivo.

Distanza Lunga (o zona sociale):

ci può essere contatto fisico. È lo spazio dei calci e tecniche di braccia in attacco,

spostamenti di difesa. A questa distanza è ancora possibile studiare la tattica da utilizzare

e sorprendere l’avversario.

Distanza Media (o zona personale):

è lo spazio che si decide di attraversare in una azione di attacco, assumendo un

atteggiamento di “sfondamento”. Effetto Bulldozer di un attacco. È la zona che ci circonda

se stendiamo le braccia.

Distanza intima (o corta distanza):

è la distanza del “corpo a corpo”, in genere vissuta come generatrice di senso di

soffocamento e ansia se non si è allenati a tal confronto. È lo spazio che ci circonda e che

può raggiungere un nostro braccio piegato tenendo però il gomito flesso. È uno spazio

complesso perché può essere vissuto con imbarazzo, fastidio o pericolosità se ad

attraversarlo è una persona non gradita.

Page 56: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

56

L’ultima zona di confine strategica fra noi e il resto del mondo è la pelle, l’involucro della

nostra persona, barriera attiva e reattiva a quanto avviene sia dentro che fuori di noi.

Psicologia della distanza ravvicinata:

in primo luogo si deve irrompere nella guardia dell’avversario, con modalità decisa e

irrefrenabile, insinuandosi nel primo varco possibile, con scelta di tempo e punto in cui

inserire il proprio attacco, cogliendo un vuoto psicologico o fisico. Per ottenere tale

precisione e destrezza si devono fare i conti con le proprie capacità di gestione dello

spazio circostante, ma anche la capacità di aggredire “l’avversario”, sfondando i nostri

muri protettivi che usiamo per tenere a distanza il resto del mondo. Questo non è

assolutamente un processo psicologico scontato.

Page 57: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

57

…DURANTE L’ALLENAMENTO

Nell’esecuzione di tecniche di Kihon o Kata (colpi comunque a vuoto) è fondamentale

sostenere la componente emotiva necessaria all’espressione assertiva (postura, mimica,

respirazione e l’intero mivimento energetico secondo le descrizioni fatte precedentemente.

Se il praticante durante l’esecuzione sembra “ansioso”, poco centrato su se stesso e con

l’enegia che ovviamente ristagna sulla parte superiore del corpo, è utile suggerire di

abbassere il baricentro, appoggiarsi di più sui piedi (grounding) e gestire la respirazione.

Se invece il praticante porta tecniche con fare isterico poco determinato potrebbe essere

utile farlo concentrare sul movimento energetico della tecnica e sul punto finale di scarica

energetico (Kime) di ogni tecnica.

Durante esecuzione di tecniche in coppia è fondamentale invece il livello di aggressività

col quale un compagno le applica sull’altro: se tali tecniche sono eseguite con una

aggressività trattenuta e poco efficace, l’osservazione delle parti del corpo deputate

all’espressione potrebbe mostrare che la muscolatura antagonista è quella che trattiene il

movimento. Nel caso contrario, quando cioè viene espressa una aggressività esagerata,

imparare a convogliare e canalizzare quest’energia con modalità più adatte e profucue,

ottimo è il lavoro sul ritmo o tempo del combattimento. E su questo gli “orientali” possono

sicuramente insegnarci molto: a fronte di kumite frenetici e compulsivi, gli orientali

gestiscono cadenze ritmiche di quiete e repentine azioni micidiali. I momenti di quiete, in

realtà, sono densi di attività strategica e occasioni per centrarsi su se stessi e sul proprio

avversario: si scarica il peso al suolo adeguatamente, ci si radica sui propri piedi, con la

respirazione si accumula energia e si gestiscono al meglio gli stati d’ansia. Poi,

improvvisamente, individuato un varco nell’avversario la quiete si trasforma in un attacco

preciso e determinato, ogni volta come fosse l’ultimo.

Page 58: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

58

LA GESTIONE DELLO STRESS

È ormai noto che la reazione psicosomatica attivata dall’organismo in una situazione di

stress in realtà è un incentivo positivo (stress positivo) che stimola la nostra reazione, e

diventa dannosa solo quando perdura nel tempo o la nostra reazione non è adeguata alla

situazione o ancora rimaniamo impantanati in un blocco psicofisico (stress negativo). La

condizione di stress negativo può essere determinata tanto da cause esterne

incontrollabili, quanto da cause dovute alla qualità della nostra reazione (se invece di

essere risolutive ci procurano frustrazioni e blocchi comportamentali a causa dei tratti

nevrotici del nostro carattere. Per tratti nevrotici si intendono le nostre paure,ansie, i

conflitti che emergono in alcuni casi della vita, facendoci sentire frustrati e insoddisfatti.

Durante la pratica del Karate, lo stress fisico agisce

accelerando l’attività aerobica=sensazione di soffocamento, mancanza d’aria

spostamento dell’energia verso l’alto=ansia

non adeguato appoggio sui piedi=sensazione di scarso equilibrio

l’allenamento consente pian piano di imparare a gestire tale stress, recuperando un

adeguato appoggio sui piedi, ridistribuendo il movimento energetico in tutto il corpo,

imparando a gestire il proprio ritmo respiratorio.

Lo stress psicologico si manifesta con

incapacità di reazione o blocco motorio (Kiho mentale)

inadeguatezza a ricevere colpi (mancata reazione muscolare, si indietreggia e si

scappa solamente dall’avversario)

Page 59: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

59

difficoltà nel colpire l’avversario=irrigidimento dei distretti deputati all’azione

Imparare a gestire lo stress provocato durante l’allenamento è importante perché ci

confronta con l’esperienza, frequente nella vita, di essere colpiti (verbalmente o

fisicamente) e colpire l’altro. In altre parole si impara a fare i conti con la paura

dell’aggressione e la propria inesperienza nell’aggredire.

LA GESTIONE DEL TEMPO

Lo studio dei tempi d’azione e di reazione in combinazione con la scelta tattica della

tecnica da eseguire:

gestione del ritmo: imparare a usare il ritmo del confronto a proprio favore e

coordinare l’azione degli automatismi acquisiti con le azioni dell’altro. Imparare ad

anticipare l’azione dell’altro individuandone la tattica scelta.

sostituzione della reazione con l’azione

adeguata utilizzazione delle proprie risorse.

LA GESTIONE DEL COLPO RICEVUTO

La modalità sia fisica che psicologica con cui incassiamo un colpo condiziona la qualità

della nostra reazione.

Dal punto di vista fisico bisogna imparare ad incassare non rimanendo vittime del

dolore, cercando il più possibile di riemnere compatti e radicati in se stessi, così da

proseguire una reazione.

Page 60: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

60

Dal punto di vista psicologico bisogna imparare a gestire il cedimento emotivo e

imparare nuove modalità di reazione.

Incassare i colpi nella vita è assolutamente comune a tutti gli esseri umani, ma imparare a

non rimanerne vittima, mantenersi compatti e non lasciarsi sfondare dai colpi della vita,

così da poter recuperare le energie necessarie alla reazione, è assolutamente più utile e

soddisfacente.

LA MEMORIA DEL CORPO

In situazione di stress il tempo per pensare e agire razionalmente spesso non c’è; le azioni

devono essere istintive, o meglio, quelle che sono state memorizzate come “abituali”. Se

queste azioni divengono inadeguate e vanno sostituite, dobbiamo incidere lentamente sul

nostro psicosoma la nuova reazione.

Memoria fisica

o Spontaneità nell’esecuzione della tecnica:

Il corpo, a lungo andare, memorizza un gran numero di tecniche che, se

liberi dalle tensioni corporee dei distretti deputati ad agirli, possono

esprimere con modalità spontanee e istintive quindi più potenti ed efficaci. La

memoria del corpo inoltre consente l’asutomatismo dell’azione eliminando il

tempo di latenza generalmente utilizzato dal pensiero razionale.

Memoria psichica

o Prontezza dell’azione

o Sostituzione dei comportamenti inadeguati

Page 61: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

61

La memoria del corpo consente nel tempo di sostituire vecchi stereotipi

comportamentali divenuti magari limitati, lasciando il posto a nuovi modelli d’azione

e di comportamento più soddisfacenti.

ESEMPIO: il karateka può scoprire con piacere la propria possibilità di azione nel

confronto con l’altro, utilizzando la propria forza ed energia che non sapeva di

possedere.

La scelta dei tempi di azione e reazione in combinazione con la scelta tattica della tecnica

da eseguire.

Page 62: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

62

IL KARATE COME FITNESS E DIFESA PERSONALE

La preparazione atletica che supporta la pratica del Karate prevede lavori per il

potenziamento muscolare, la coordinazione motoria, la scioltezza delle articolazioni e lòa

resistenza aerobica. La completezza di un allenamento di questo tipo consente una

RIDEFINIZIONE CINESTESICA E TONICO-MUSCOLARE dell’intero corpo. Tale

rinnovamento procura nel praticante benefici evidenti non solo dal punto di vista estetico,

ma soprattutto dal punto di vista della percezione corporea di se stesso. A sua volta, la

percezione di un corpo “rinnovato” e tonificato, più coordinato nel movimento e rilassato

nelle articolazioni, migliora la sicurezza in se stessi e “il piacere di stare nel proprio corpo”.

Il movimento armonico del corpo nello spazio è alla base, base nella pratica del Karate è

la conseguenza di forze prodotte dalla muscolatura.

Questo movimento, nell’esecuzione di una tecnica, deve essere mantenuto e potenziato

da una forza muscolare adeguata, adattata perciò alla qualità di movimento richiesto

(lento, veloce, forte, potente, deciso o “in crescendo”).

Poi la forza muscolare dovrà essere finalizzata al conseguimento dei seguenti tre obiettivi:

Ottimizzare lo spostamento del corpo il più velocemente possibile;

Ottenere la massima precisione nell’esecuzione della tecnica;

Trasmettere la forza fisica alla parte del corpo utilizzata come arma.

Torniamo ora allo stress, parola molto alla moda, tanto che ormai sono innumerevoli le

soluzioni proposte dalla medicina tradizionale, da quella alternativa e da altre ancora, per

Page 63: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

63

sconfiggere quest’insidia alla nostra salute. Alcune delle soluzioni più diffuse forniscono

solo rimedi sintomatici, ovviamente con effetti limitati nel tempo. Altre, invece, propongono

l’adozione di tecniche di rilassamento da utilizzare “come pillola” nelle condizioni di stress.

Dopo anni di pratica marziale, la nostra personale (e assolutamente umile) idea è che lo

stress, più che combatterlo, è necessario imparare a gestirlo; quando ciò non è possibile,

è importante prima riuscire a far scaricare al corpo l’attivazione procurata dallo stress, poi

trovare ciò che può farci tornare alla calma rilassandoci: nulla di meglio di una lezione di

Karate, che dal punto di vista energetico, assolve alle tre funzioni:

Destressamento

Ricarica energetica

Ritorno alla calma

Un processo completo quindi, attraverso il quale si può scaricare la tensione accumulata e

ricaricarci attraverso lavori sulla postura e il respiro, alleviando tanto la mente quanto il

corpo.

LA DIFESA PERSONALE

Sono numerose le persone che si avvicinano alla pratica del Karate per acquisire

“tecniche micidiali”, da riutilizzare in occasioni di pericolo, in cui è messa a repentaglio

l’incolumità personale o dei propri cari.

In realtà l’ambito di applicazione del Karate nel contesto della protezione personale si

limita essenzialmente a situazioni di prevenzione e di gestione dello stress da confronto.

Infatti, in casi in cui la minaccia superi i limiti di una aggressione a mani nude e ci si trovi

pertanto nella condizione di minaccia a “mano armata” o effettuata da più persone, l’uso

Page 64: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

64

della forza da parte dell’aggredito non sempre si rivela l’opzione migliore. Nelle occasioni

di difesa personale, infatti, oltre ad un preparazione tecnica efficace ciò che fa veramente

la differenza è la capacità del singolo individuo di gestire lo stato di eccezionale stress

emotivo che caratterizza le occasioni in cui è messa in discuzzione la nostra incolumità.

Proviamo a chiederci cosa accade in un momento di così alta tensione.

Si riesce ad utilizzare al meglio le risorse umane o, nei primi momenti, quelli decisivi per la

risoluzione del conflitto cruento, si rimane interdetti e storditi dalla paura o addirittura non

ci si riesce a muovere affatto?

La paura e paralisi fisico-psichica sono fattori comuni a tutti gli esseri umani, che siano

impavidi combattenti o normali “cittadini” di Milano. Tutti abbiamo paura davanti a un

confronto quando lo riconosciamo pericoloso per la nostra incolumità (pertanto lo stesso

vale per l’aggressore, qualora si sentisse spiazzato o minacciato a seguito di una nostra

reazione improvvisa). In un confronto del genere, ciò che fa la differenza tra un individuo e

l’altro non sono le caratteristiche fisiche e la preparazione tecnica dei contendenti, ma la

capacità psicofisica di ognuno di loro a gestire una condizione di forte stress da confronto.

Di questa inevitabile e imprescindibile interazione fra corpo e mente, che si realizza ogni

volta ci troviamo in una condizione di conflitto, sia essa solo di carattere psicologico, o

fisica, in palestra come nella vita di tutti i giorni, dobbiamo esserne ben consapevoli.

Page 65: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

65

LA PSICOLOGIA DEL CONFRONTO

È un settore della psicologia che analizza le diverse modalità con cui le persone

reagiscono nelle occasioni di confronto, sia esso fisico o psichico.

L’applicazione di essa nel Karate è finalizzata a migliorare la capacità di gestire le proprie

difficoltà comportamentali e ampliarne le qualità.

PRIMO STEP: LA CHIAREZZA

Ancora una volta la differenza tra colui che studia Karate-do, approfondendone pertanto la

dimensione psichica e chi impara solo una sequenza di tecniche, sta nella volontà di

ognuno di conoscersi e mettersi in discussione confrontandosi con i momenti salienti della

vita.

Esiste per molti una forte resistenza a contattare la propria parte emotiva, al punto di

considerare accettabile il riconoscere una propria deficienza di carattere fisico-tecnico, ma

inaccettabile il riconoscere le proprie difficoltà psichiche.

SECONDO STEP: “EFFETTO FREDDO”

Fare il bagno in un fiume con acqua freddissima fa paralizzare le gambe, si perde la

sensibilità in breve tempo e le stesse sensazioni inondano tutto il corpo. Il respiro diventa

sottile, cambia l’espressione del viso.

Quando il corpo umano è soggetto a un improvviso abbassamento della temperatura

accade una inevitabile sequenza di reazioni fisiche: il sangue si ritira al centro del corpo

Page 66: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

66

(vasocostrizione periferica), si perde la sensibilità degli arti, il tempo di reazione è

rallentato, la coordinazione è compromessa e la capacità di pensare è offuscata.

In una azione di combattimento reale, il nostro psicosoma (l’integrazione fra corpo e

mente) può sperimentare una condizione stressante pari a quella di un fiunme ghiacciato:

la destrezza e la pripria capacità di movimento cede il passo ad una coordinazione motoria

grossolana, il respiro diventa sottile e superficiale, mentre il tempo di reazione si dilata.

Per simulare questo stato di stress non è necessario niente di più di una doccia ghiacciata!

In seguito a ciò, si immagina che l’acqua fredda defluisca dal proprio corpo. Lo stato di

shock è passato e si recuperano tutte le funzioni necessarie alle proprie azioni.

Dopo tale esperienza non si è certo imparato a gestire i sintomi da stress da confronto, ma

sicuramente si diventa più consapevoli di cosa ci accade “dentro” quando siamo in una

situazione ad alta tensione.

Questo è uno dei primi passaggi per approfondire la psicologia del confronto: acquisire

consapevolezza di quali reazioni psicosomatiche ognuno di noi utilizza nel combattimento.

Alcuni Gruppi delle Forze Speciali delle forze Armate brasiliane prevedono l’immersione

degli allievi nell’oceano ghiacciato e il loro allenamento a reagire in tale situazione. I

risultati di questo addestramento hanno evidenziato negli allievi un aumento della

determinazione e della capacità di gestione delle proprie riserve energetiche.

E quante volte il nostro maestro Palandri ci ha fatto correre a piedi nudi nella neve durante

gli stage invernali a Livigno. Avevamo 12-15 anni e nessuno di noi si è mai ammalato,

anzi, dopo eravamo esaltatissimi, carichi di una strana energia (che all’epoca non

potevamo comprendere) che ci esaltava per tutto il seguente allenamento.

Page 67: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

67

Oppure durante gli stage al mare, inverno o primavera che si trattasse, caldo o freddo che

facesse, i maestri Palandri e Julitta mai ci facevano mancare una parte di allenamento

direttamente in acqua…mai una polmonite ma sempre tecniche ancora più cariche di

energia!

Ma se ti fermi a sentire il freddo e non vai oltre, è la fine, ti paralizzi.

TERZO STEP: “LA FATICA”

È un altro fattore determinante nella pratica del Karate. Secondo l’ottica della psicologia

del confronto, quando ci si sente molto stanchi, anche l’azione più semplice sembra

complessa da realizzare. Durante il combattimento la stanchezza sopraggiunge molto

velocemente, determinando uno stato psicofisico che in alcuni casi può diventare difficile

da gestire. I sintomi della fatica, infatti, sono ulteriormente ampliati quando si acutizza su

un atleta già provato dalla violenza dei sintomi dello stress da combattimento.

La fatica fisica, soprattutto in una cultura dove è un fenomento quasi definitivamente

debellato, psicologicamente ed emotivamente, è vissuta da molti come condizione

negativa, nociva e quindi da evitare (in alcune persone è addirittura insopportabile). In

effetti, ricerche scientifiche hanno dimostrato che sootoponendo un individuo ai massimi

livelli di stanchezza che un corpo può tollerare (deprivazione del sonno), si determinano

una serie di effetti nocivi non solo sul fisico, ma anche allucinazioni e disturbi d’ordine

mentale.

È anche vero che, avendo eliminato dalla nostra vita quotidiana ogni forma di fatica fisica,

ci ritroviamo spesso incapaci di tollerare il disagio provocato dalle inevitabili frustrazioni

quotidiane e dalla resistenza necessaria per conseguire una qualsiasi meta.

Page 68: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

68

L’addestramento psicofisico, finalizzato a tollerare i disagi della fatica e rimanere funzionali

in momenti di grande stress, è considerato un elemento determinante sia nella formazione

militare, sia in quella marziale.

L’addestramento dei Corpi Speciali israeliani prevede una deprivazione del sonno

procurata con sveglie frequenti nel corso di una stessa notte, riducendo il tempo di riposo

dei loro allievi a tre ore per notte.

E ancora una volta i nostri maestri Palandri e Julitta sono così “avanti” che pur non

essendo militari in corpo a un esercito, ci fanno partecipare da più di dieci anni ai mitici

“stage notturni”: ci si chiude in palestra per un giorno e ci si allena anche di notte, ogni due

ore di sonno si viene svegliati non tramite bacetti sulle guance ma con piatti e campanacci

“da mucca” agitati vicino alle orecchie, e in pochi secondi ci si deve vestire e inquadrare

per ripartire con l’allenamento: avere buona coordinazione e prontezza di riflessi in queste

situazioni limite è quasi impossibile, ma è proprio in quelle circostanze che ci si impara a

conoscere ancor più in profondità per superare anche questo limite, e trovare l’energia

necessaria da qualche altra parte dentro di noi!

Forti incrementi di fatica possono rompere le barriere psichiche difensive e scatenare

inaspettate reazioni emotive. Solo alla fine si comprende l’importanza di avere imparato a

non sprofondare e annichilirsi di fronte ai propri limiti, ma a porsi sempre una meta e

perseguirla utilizzando a pieno tutte le proprie risorse psicofisiche.

Solo così facendo si possono affrontare fino alla fine tutte le difficoltà di un confronto

cruento.

Page 69: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

69

QUARTO STEP: “FAR FUNZIONARE LA TESTA”

Distrazioni, confusione e stimoli provenienti dall’esterno contribuiscono ad ampliare la

gamma di interferenze presenti in una situazione di conflitto.

La quiete e il “silenzio misctico” di un dojo dove due karateka si confrontano è ben lontano

dalla realtà di un confronto violento che può accadere nella vita di tutti i giorni o negli

eventi agonistici di una gara di Karate. Forti rumori improvvisi e un alto livello di disturbo

acustico aumentano notevolmente lo stato di eccitazione psicofisica e i sintomi di stress.

Quando l’individuo, distratto dai rumori esterni, perde il controllo del proprio stato di

eccitazione, perde anche il contatto consapevole e il controllo tanto della propria realtà

interna quanto di quella esterna.

Per gestire adeguatamente il proprio stato di eccitazione, recenti studi sulla psicologia del

confronto hanno evidenziato la necessità di allenare l’atleta seguendo una serie di

passaggi fondamentali per ottenere una capacità di attenzione e controllo di se stessi e

della realtà esterna. Uno di questi esercizi consiste nell’invitare alcuni atleti ad eseguire

kumite e, durante lo svolgimento, senza preavviso vengono separate le coppie

interrompendo il lavoro e separando le coppie in due gruppi. L’interruzione e la

separazione improvvisa è finalizzata a verificare quanto, durante il combattimento, ogni

atleta fosse presente con chiara consapevolezza a se stesso e alle azioni del proprio

avversario. Per verificare ciò si chiede chiede a ogni praticante di descrivere fisicamente il

proprio avversario: frequentemente è stato notato che chi durante il combattimento era

“travolto” dalla propria eccitazione, non era capace di vedere con chiarezza né se stesso

né chi gli stava di fronte. Attraverso tale verifica si può constatare quanto durante il

confronto si possa rimanere soffocati dalle proprie reazioni e come ciò ci renda poco

attenti all’avversario.

Page 70: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

70

LA STIMA DI SE STESSI

Qualunque si al’occasione di scontro in cui ci troviamo, la prima cosa con cui dobbiamo

confrontarci è l’immagine che abbiamo di noi stessi: ci sentiamo perdenti e inadeguati

oppure ci sentiamo vincenti, capaci di andare verso l’alto e affermare noi stessi?

La stima che abbiamo di noi stessi e l’allenamento che abbiamo, nel confrontarci con un

avversario in situazioni di stress, sono elementi di carattere psicologico determinanti,

perché la componente emotiva ci fornisce la “GRINTA NECESSARIA”, ma il linguaggio del

nostro corpo renderà esplicita all’avversario la nostra condizione sia essa perdente o

vincente. In questi casi di “alta tensione” è impossibile fingere, assumendo un

atteggiamento da leoni pur sentendosi una pecora, poiché tale gioco durerà ben poco e

sarà scoperto appena la situazione di stress aumenterà.

L’allenamento di un atteggiamento comportamentale adeguato in sintonia con la tecnica,

ossia, quando si può verificare la diversità di “soddisfazione psicofisica” tra un colpo

portato solo con il corpo e uno portato con la mente e il corpo in sincronia, porta ad

accumulare nel corpo una “memoria positiva”, relativa alla stima di sé, creando una

maggiore consapevolezza e benevolenza delle proprie qualità, quindi una spinta

propulsiva a superare i propri limiti.

LA DETERMINAZIONE

Possiamo studiare tecniche invincibili per anni, ma sarà sempre la nostra determinazione

psichica a condizionare la nostra risposta allo stress.

Imparare a riconoscere e poi utilizzare al meglio le proprie condizioni psicofisiche

favorevoli a mantenere la propria integrità.

Page 71: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

71

L’esempio per capire queste parole è il seguente: immaginiamo di “ascoltarci” quando si

accorgiamo che qualcuno sta molestando i nostri figli e ci scagliamo contro l’aggressore

per proteggere i piccoli; poi consideriamo sesiamo in grado di ricreare le stesse condizioni

psicofisiche quando si deve salvaguardare se stessi. Soprattutto nelle donne, non può

essere che evidente una profonda differenza di reazione tra la spinta istintiva utilizzata per

salvare la prole e l’inibizione e l’incapacità di salvare se stessi.

Il primo movimento di difesa deve venire dall’interno di noi stessi e trovare nel corpo una

adeguata risposta muscolare che consenta l’espressione di una azione soddisfacente.

Per ottenere ciò è necessario che ci sia armonia di espressione tra stato fisico e mentale,

perché se uno dei due è bloccato da tensioni muscolari o inibizioni psicologiche…

LA PAURA

La paura è una risposta naturale e funzionale ad una situazione che viene percepita come

pericolosa.

Quando abbiamo paura il nostro cervello attiva un piano di reazione che si snoda dal

combattimento alla fuga. L’acutizzarsi di tale reazione promuove l’aunemto di produzione

di adrenalina, condizione di forte eccitazione da sfr4uttare interamente in positivo,

imparando a prendere decisioni funzionali nei momenti di massima tensione.

Quando invece l’aumento dello stato di eccitazione raggiunge livelli massimali e

incontrollabili, rimaniamo bloccati e impietriti dalla paura, incapaci di alcuna azione utile

per se stessi.

Page 72: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

72

Il respiro è bloccato in gola, l’energia è interamente relegata nelle zone alte del corpo

lasciando la periferia svuotata da qualunque capacità reattiva (le cosiddette ”gambe

molli”). In questo stato psicofisico si perde interamente il radicamento in se stessi e nella

realtà, non si è capaci di valutare adeguatamente l’avversario, e tanto meno di utilizzare le

prioprie risorse.

L’allenamento psicologico, mediato da lavori sul corpo, per gestire e riequilibrare questi

stati di ternsione, ci consente di imparare a gestire attraverso il nostro corpo i nostri stati

emotivi.

Page 73: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

73

I BAMBINI E IL KARATE

Sin dai primi anni di scolarizzazione fra bambini si scatenano zuffe o piccoli combattimenti,

che possiamo decifrare come manifestazioni spontanee della volontà di appropriarsi di un

oggetto o di un territorio e di imporre il proprio punto di vista. Questi comportamenti sono

molto spesso il solo modo (certamente arcaico) che il bambino riesce a trovare per

risolvere i propri conflitti.

Spesso tali manifestazioni sono contrastate dai genitori o dagli educatori in genere,

provocando così nel bambino un’inibizione nelle sue spontanee, anche se ancora

maldestre, capacità di confrontarsi con gli altri, di affermare le proprie idee e di trovare il

proprio modo per risolvere i problemi.

Sarebbe allora opportuno riconsiderare tali manifestazioni spontanee e decifrarle come

risultato di molteplici reazioni che si manifestano nel bambino e valutabili come un suo

modo di comunicare ed esprimersi. Senza dimenticare che la coscienza del pericolo che

l’atto di violenza comporta per se stessi ha un fine implicito di regolare i rapporti tra

individui. Infatti per proteggersi ognuno dovrà trovare (e in fretta) risposte alle aggressioni

cui è fatto oggetto. Siano esse la fuga, la violenza, oppure negoziati e compromessi,

queste risposte dovranno comunque rivelarsi funzionali, per evitare di trovarsi in maggiori

difficoltà.

Ma si cresce e si diventa adulti “civilizzati” se la valutazione del “pericolo” procede di pari

passo alla valutazione della pericolosità della propria violenza e si comprende che ad un

proprio gesto violento ne conseguirà un altro parimenti violento dell’avversario; questo nel

piccolo consentirà di scoprire che ci sono dei limiti e come tali vanno rispettati.

Page 74: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

74

Questa forma di regolamentazione spontanea nei rapporti aggressivi tra bambini, sarà

tanti più efficace quanto più si affinerà la percezione delle conseguenze della violenza

stessa e del pericolo che essa può comportare per se stessi e per l’altro.

BLOCCHI DELL’AGGRESSIVITA’

Paura di farsi male

Paura di uscire dai propri confini

Paura di invadere i confini dell’altro

Blocco culturale delle donne

Ma come molti altri comportamenti l’aggessività è acquisita e sviluppata per emulazione: il

comportamento violento di bande di adolescenti offre modelli da imitare per i più giovani.

La motivazione di questi ragazzi è il forte bisogno di trovare una propria identità attraverso

l’appartenenza ad un gruppo, così accettano di adeguarsi a comportamenti che in realtà

non hanno regole costruttive e funzionali per l’individuo stesso, mancano di

riconoscimento e rispetto dell’altro.

Se questi stessi adolescenti piuttosto che disperdere la propria spinta aggressiva in

comportamenti distruttivi, fossero stati addestrati a lotta e karate, imparando da queste il

RISPETTO DELLE REGOLE, LA RICERCA DI UN COMPORTAMENTO CREATIVO PER

SE STESSI E RISPETTOSO PER L’AVVERSARIO E LA RELATIVITA’ DEL VALORE

DELLA SCONFITTA AL PARI DI QUELLO DELLA VITTORIA, forse non sarebbero

divenuti così fragili e facilmente condizionabili.

Nei bambini è naturale la voglia di aggredire: essi imparano che alcune forme di

prepotenza permettono loro di controllare risorse come i giocattoli o l’attenzione dei

genitori.

Page 75: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

75

L’aggressività infatti è ben diversa dalla distruttività, perché è soprattutto spirito di

iniziativa, energia, vivacità.

Prendiamo come punto di partenza il termine “energia” per spiegare il modello

comportamentale dell’atleta che vive la propria aggressività come spirito interiore e che

lotta con se stesso per migliorare i propri limiti, traendone soddisfazioni personali in alcuni

casi così intense da dar senso alla vita. Il Karate, in questa dimensione di conquista, di

lento apprendimento, diventa espressione di emozioni profonde e intime.

LA FUNZIONE PSICOLOGICA DELLA “LOTTA”

Quante volte da bambini abbiamo detto “Facciamo la lotta!”: nel bambino non è utilizzata

solo come comportamento aggressivo, ma anche come azione ludica, di ricerca del

piacere attraverso l’uso delle braccia, delle mani e poi di tutto il corpo, imparando al tempo

stesso i due passaggi fondamentali dell’attaccare e difendersi.

Facendo “la lotta” il bambino scopre come usare il proprio corpo, dalle gambe che

forniscono l’equilibrio, alle braccia che afferrano e respingono, in integrazione con i propri

vissuti emotivi che vanno dalla sicurezza in se stessi alla capacità di sopportare la

“pressione” dell’avversario.

Eccolo il senso della lotta:

1. Combattere significa in primo luogo “agire”, non casualmente, ma adattandosi alle

condizioni sempre diverse del confronto (come accade nella vita di tutti i giorni sia

fisico che verbale);

2. Lottare significa anche imparare a sentire, riconoscere e riutilizzare in modo

funzionale per se stessi tutte quelle sensazioni fisiche e mentali che caratterizzano

Page 76: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

76

“la paura”. L’attivazione delle nostre risorse nei casi di paura ci consente di

scegliere fra tre soluzioni di comportamento:

a. La fuga

b. Agire e lottare

c. Bloccarsi e rimanere immobilizzati.

3. Lottare vuol dire anche osare il “corpo a corpo”. Nella nostra società basata sulla

comunicazione verbale e audiovisiva siamo sempre più portati ad eliminare i

contatti fisici.

4. Lottare dunque comporta un costante e produttivo “confronto con se stessi”, con le

proprie capacità fisiche e mentali acquisite. Un lavoro di verifica delle proprie qualità

non può che ampliare la stima in se stessi, pur mantenendo un costante

radicamento con la realtà. Infatti il confronto con l’altro non consente facili

fantasticherie di prodezze e capacità poiché la realtà è subito toccata con mano: IO

SONO SEMPLICEMENTE QUELLO CHE SONO.

IL KARATE EDUCATIVO: LE REGOLE

Per molto tempo è stato visto come attività pericolosa, una esaltazione della violenza che

non può certo insegnare o essere propedeutica alla vita sociale.

Invece attraverso lo studio del Karate impariamo ad esprimerci in maniera chiara e diretta,

a dare il giusto valore al “proprio gesto aggressivo” e ad agire in modo appropriato rispetto

alle situazioni che ci circondano.

Ma i parametri fondamentali per una “sopravvivenza civile” sono LE REGOLE, da scoprire,

conoscere ed adeguarcisi.

Page 77: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

77

1. Le regole organizzano il confronto, consentendo di soddisfare il

proprio bisogno di azione;

2. Le regole organizzano l’attività fissando limiti di tempo, spazio e

comportamento, consentendo l’uso dell’aggressività in condizioni

accettabili da tutti;

3. Le regole impongono il controllo su se stessi, addestrando alla

padronanza delle proprie azioni e delle emozioni;

4. Le regole, infine, ci consentono di incontrare l’altro, imparando a

riconoscerlo come avversario-compagno: il saluto che precede il

confronto sottolinea il riconoscimento dell’avversario in quanto

individuo da rispettare).

.

Page 78: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

78

CAPITOLO 4°

LA TRADIZIONE

Page 79: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

79

Il popolo del Karate, in Occidente, è ormai vasto e variegato. Le motivazioni che spingono

le persone alla pratica marziale sono diverse: quando è legata alla ricerca delle qualità

della tradizione marziale vengono privilegiati e ricercati soprattutto l’aspetto filosofico,

culturale e spirituale.

La qualità implicita del Karate, a differenza dello sport, sta nel fatto che non è solo un

allenamento del corpo ma contemporaneamente un allenamento della mente, finalizzato

non necessariamente ad una meta competitiva, ma piuttosto allo svolgimento di un

percorso di formazione e crescita dell’ individuo. Le arti marziali inquadrate secondo quest’

ottica, come percorso di formazione e crescita psicofisica, acquistano la valenza di un vero

e proprio microsistema culturale ben delineato, e protetto da quanto avviene fuori delle

mura dell’ ambiente di pratica.

Per alcuni praticanti, il sistema marziale prescelto, le sue regole, le persone che lo

frequentano, diventano un vero e proprio sistema di vita entro il quale si sentono accolti e

contenuti.

La pratica marziale, centrata sul sistema tradizionale, crea dunque un sistema ben protetto

e sicuro, all’ interno del quale i praticanti possono dedicarsi sia alla formazione fisica che a

quella culturale e psicologica, trovando nella palestra che li acoglie una culla familiare

entro la quale potersi sentire sicuri e soddisfatti.

Questo sistema di formazione marziale, ovviamente, offre ai praticanti numerosi vantaggi

e benefici, ma è necessario puntualizzare una ulteriore caratteristica che va valutata con

molta attenzione: spesso all’ interno di tali contesti alcuni praticanti trovano il luogo adatto

dove soddisfare, più o meno consapevolmente, il loro umano e insoddisfatto bisogno di

sentirsi integrati in un sistema ben definito. Tale bisogno di integrazione, nella società

attuale, per alcuni di noi viene meno, a causa di un sistema culturale saturo di valori legati

Page 80: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

80

alla produttività e forse un po’ scarno di valori connessi alla convivenza umana.

Trovandosi improvvisamente sprovvisti di supporti emotivi come una solida famiglia o un

sistema di amici o di coppia che siano soddisfacenti, trovano la soluzione a tale problema

reinvestendo la propria spontanea necessità di sentirsi parte integrante di un gruppo,

facendo della famiglia marziale la propria famiglia.

Tutto ciò, ovviamente, è funzionale per l’ individuo solo se attuato con le debite misure.

Il marzialista che infatti grazie alla pratica marziale trae giovamento nel sentirsi parte di un

gruppo specifico di persone, legate tra loro da un fine comune, che interagiscono secondo

regole e parametri ben precisi di comportamento, saranno realmente e in modo sano

beneficiari di tale sistema, finchè si mantiene una visione chiara che il “Sistema marziale”

non ha valore assoluto, ma va reinserito nel sistema culturale in cui si trova.

Le arti marziali solitamente sono identificate dal grande pubblico con una “serie di colpi più

o meno micidiali”. Nella realtà della pratica, per rendere ogni tecnica realmente efficace e

potente, è necessario preparare il fisico con uno specifico allenamento finalizzato agli

sport da combattimento.

La preparazione atletica che supporta la pratica marziale, prevede lavori per il

potenziamento muscolare, la coordinazione motoria, la scioltezza delle articolazioni e la

resistenza aerobica. La completezza di un allenamento di questo tipo, sapientemente

dosato su basi scientifiche, consente una RIDEFINIZIONE CINESTESICA E TONICO-

MUSCOLARE dell’ intero corpo. Tale rinnovamento della struttura corporea procura nell’

atleta dei benefici evidenti non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto dal punto di

vista della percezione corporea di se stesso. La qualità della percezione del proprio corpo,

Page 81: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

81

rinnovato e tonificato muscolarmente, coordinato nel movimento e rilassato nelle

articolazioni, migliora la sicurezza in se stessi e il piacere di stare nel proprio corpo.

LA FORMAZIONE IN ORIENTE E IN OCCIDENTE

Il Karate è oramai diventato un fenomeno ad ampia diffusione, oggetto di studio oltre che

per le sue qualità intrinseche, anche per la particolare trasformazione che ha subito nei

suoi principi di base, nel passaggio tra Oriente ed Occidente.

IN ORIENTE:

il maestro sceglieva l’alunno tra persone che riteneva all’altezza,

il maestro era riconosciuto come tale non solo per la conoscenza della tecnica, ma

anche per il suo valore come persona e capacità di formatore,

il maestro insegnava la tecnica solo in parte, secondo il metodo del “non insegnare”

e della “continua ripetizione fino alla nausea”, lasciando all’allievo il compito si

sviluppare l’astuzia, la curiosità e la sensibilità che gli consentano di impadronirsi

della tecnica,

la formazione prevedeva un processo di apprendimento senza limiti di tempo e

dedizione totale,

la formazione marziale non si limitava alla acquisizione della tecnica, ma

comprendeva la formazione religiosa, storica e culturale dell’individuo,

non esistevano metodi di classificazione gerarchica, cinture o gradi. Era importante

il processo di formazione in se stesso e non la sua classificazione,

non esistevano “gare, regolamenti o arbitri”, creati successivamente e col solo

scopo di “sdoganare” il karate al di fuori di Okinawa e renderlo appetibile al resto

Page 82: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

82

del mondo, ma esistevano le sfide fra Clan, le lotte per mantenere o riconquistare il

rispetto e l’onore, la difesa della propria vita durante le aggressioni,

l’elite giapponese difficilmente pratica oggi arti marziali, preferendo attività quali

golf, baseball, football, tennis.

IN OCCIDENTE:

l’allievo sceglie la palestra, spesso sotto casa per comodità, piuttosto che un

maestro per le sue qualità,

un insegnante si definisce tale o per i gradi e diplomi conseguiti, o per le sue qualità

di combattente,

spesso vengono insegnate tecniche più in termini di informazione che di

formazione,

il tempo a disposizione per la formazione è breve, con “effetto fast-food”,

l’allievo paga per acquistare un prodotto, e ovviamente vuole una “ricevuta

materializzata” in cintura o grado,

l’apprendimento marziale a volte si limita all’apprendimento di tecniche e kata

secondo i principi del “collezionismo”: più kata e tecniche conosco più sono bravo,

cinture, gradi e gare sono fondamentali: questo è il sistema formulato dalle nostre

esigenze consumistiche e di mercato occidentale. Si paga per imparare una

tecnica, si vuole un certificato che lo attesti. Il sistema spirituale e filosofico, o il

processo di formazione, molto più complesso della parte fisica ed esteriore che il

karate può offrire, passa in secondo piano,

l’arte marziale è diventata di moda. È praticata da professionisti e manager in

carriera, è nato il “manager guerriero che cammina sui carboni ardenti”.

Page 83: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

83

Le differenze fin qui evidenziate sono reali e apparentemente potrebbero sembrare la

solita esaltazione del modo di fare orientale, col fascino dell’esotico e la denigrazione di

ciò che accade qui in occidente.

Ma il fine di questa nostra analisi è diverso:

1. Vorremmo riconoscere alla metodologia orientale di formazione nelle arti

marziali le sue peculiarità, non necessariamente perfette ma sicuramente consone

alla loro cultura, PER SFRUTTARNE SOLO I PRINCIPI BASE CHE FORNISCONO

I FONDAMENTI DELL’ARTE MARZIALE.

2. Vorremmo rivalutare e utilizzare le scoperte del mondo occidentale, come i

recenti studi sulle dinamiche di apprendimento, sulla formazione degli insegnanti, la

psicologia, la biomeccanica dell’apparato locomotore, per offrire alle arti marziali la

possibilità di riacquistare la dignità che meritano ma in un contesto e soprattutto in

una civiltà diverse da quella in cui sono nate.

3. Oriente o occidente grazie alla lungimirante visione dei nostri maestri Palandri e

Julitta finalmente si avvicinano, grazie al loro non essersi ancora stancati di

scoprire, ricercare e mettersi “in discussione”, rivolgendosi direttamente alle radici

giapponesi per quanto riguarda la Tradizione, approfondendo qui in occidente la

parte più scientifica. Ci hanno cresciuto mostrandoci nel corso degli anni i punti di

integrazione tra tradizione di una arte marziale giapponese e metodologia di

crescita e insegnamento aggiornata secondo le scienze occidentali: ci stanno

tramandando un alternativo “olismo” del karate, che ci stimola ad ulteriori studi e

approfondimenti personali.

4. Qualsiasi sistema di insegnamento e pratica, ha come punti imprescindibili per la

struttura marziale i concetti di “rispetto”, “disciplina” ed “etichetta”. Il potere

straordinario del karate e di un sapiente insegnante sono quelli di trasformare il

Page 84: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

84

rispetto per la disciplina in una espressione gradevole della lezione stessa, piuttosto

che ridurre la disciplina ad una sterile esecuzione di un regime militare. La

disciplina ha il potere di farci sentire velocemente inseriti ed integrati in un sistema,

ma contemporaneamente responsabili del ruolo acquisito.

Page 85: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

85

CONCLUSIONI E RINGRAZIAMENTI

Page 86: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

86

Nella vita di tutti i giorni, questo significa che…

Il praticante di Arti Marziali è “sulla via della crescita” e della consapevolezza di se stesso,

del valore della sua vita e di quella degli altri.

Attraverso le Arti Marziali, l’individuo non soltanto sviluppa la capacità di combattere ma

anche e soprattutto quella di comprendere che la vera questione non è l’ostacolo ad

essere più forte dell’individuo ma quest’ultimo a dover trovare il coraggio di sconfiggere la

sua stessa paura, di far defluire la sua rabbia e le sue frustrazioni in modo armonico, per

arrivare a conquistare uno stato di beatitudine interiore.

Le Arti Marziali sono state diffuse per offrire all’uomo sicurezza e fiducia in se stesso, per

fargli riconoscere le manifestazioni della propria paura, rabbia e frustrazioni.

Saper riconoscere le “qualità dell’avversario” è alla base della capacità di confrontarsi.

La volontà di confrontarsi è già volontà di vincere.

Rivolgiamo uno speciale ringraziamento ai maestri che nel corso degli anni ci hanno

“cresciuto” come Karateka, mentre “avvolgiamo” col nostro più caloroso abbraccio i

Maestri che nel corso degli anni, oltre alla tecnica, ci hanno dato supporto e contribuito alla

nostra personale crescita, non solo come atleti, ma come uomini: credendo in noi,

sopportando le nostre “particolari personalità”, altre volte “raddrizzandoci ben bene”

contribuendo non poco a farci diventare adulti.

Un “grazie” anche alle nostre mogli e/o compagne, che insieme ai nostri figli sopportano

da una vita le nostre ore di assenza per la “giusta causa del Karate”!

Page 87: MENTE E CORPO: CONSIDERAZIONI E … · Le tecniche apprese erano poi di enorme aiuto ai monaci buddisti per difendersi dai predoni durante i loro viaggi. 12 Sempre grazie alla storia,

87

NASCIAMO PURI E PERFETTI:

POI PASSIAMO LA PRIMA PARTE DELLA NOSTRA VITA A RIEMPIRCI DI DIFETTI

E LA SECONDA A TENTARE DI CORREGGERLI.

L’essenza del vero Karate-do passa attraverso la ricerca della “purezza dello spirito e del

cuore”, una strada senza fine per riportarci all’inizio, alla purezza di quando eravamo

piccoli: lo scrittore GIOVANNI PASCOLI affermava che “dentro ogni uomo c’è e resterà

sempre una parte di bambino puro, vero, istintivo e privo di cattiveria (il cosiddetto

“FANCIULLINO”): CON UNA SCORCIATOIA NOI LO ABBIAMO RITROVATO,

FUNZIONA ED IN NOI E’ PARTICOLARMENTE EVIDENTE!