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REGIONE SICILIANA CITTÀ METROPOLITANA DI MESSINA COMUNE DI SAN PIER NICETO Dott. Geol. Maurizio D’Angelo IsĐritto all’Alďo Professionale dei Geologi di SiĐilia Đon il n. ϭϲϬϳ Studio Professionale di Gestioni Ambientali 95010 Santa Venerina (CT) Tel. 392 9886432 Fax 178 6051201 e-mail: [email protected] Dott. Ing. Ferdinando Merendino IsĐritto all’Alďo degli Ingegneri di Messina Đon il n. 3ϲϴϬ Studio di Ingegneria e Ambiente 98057 MILAZZO (ME) Via A. Gramsci, 10/12 Tel. 0902408224 Fax 0909284475 e-mail: [email protected] PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ Ai sensi dell’art. 20 Titolo III, Parte II del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. e Linee guida per la verifica di assoggettabilità a VIA dei progetti di competenza delle Regioni e Province autonome (All. IV Parte II D.Lgs. 152/2016)”, allegate al D.M. M.A.T.T.M del 30/03/2015, n. 52 - RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI - Oggetto: IMPIANTO DI STOCCAGGIO, RIFIUTI NON PERICOLOSI (RIFIUTI LIQUIDI, ATTIVITÀ D15), AI SENSI DELLART.208 DEL D.LGS. 152/2006 SS.MM.II. DA REALIZZARE NEL, LOTTO N.15 DELL’AREA INDUSTRIALE I.R.S.A.P., COMUNE DI SAN PIER NICETO (ME). Committente: MILAE SERVIZI S.n.c. San Pier Niceto (ME) C.da San Biagio - Area Industriale I.R.S.A.P. Data Giugno 2017 Redazione Rev. 00 Dott. Geol. M. D’ANGELO Dott. Ing. F. MERENDINO

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REGIONE SICILIANA

CITTÀ METROPOLITANA DI MESSINA

COMUNE DI SAN PIER NICETO

Dott. Geol. Maurizio D’Angelo IsIritto all’AlHo Professionale dei Geologi di SiIilia Ion il n. ヱヶヰΑ

Studio Professionale di Gestioni Ambientali

95010 Santa Venerina (CT)

Tel. 392 9886432 – Fax 178 6051201

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98057 MILAZZO (ME) – Via A. Gramsci, 10/12

Tel. 0902408224 – Fax 0909284475

e-mail: [email protected]

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ Ai sensi dell’art. 20 Titolo III, Parte II del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

e “Linee guida per la verifica di assoggettabilità a VIA dei progetti di competenza delle Regioni e Province autonome (All. IV Parte II D.Lgs. 152/2016)”, allegate al D.M. M.A.T.T.M del 30/03/2015, n. 52

- RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI -

Oggetto: IMPIANTO DI STOCCAGGIO, RIFIUTI NON PERICOLOSI (RIFIUTI LIQUIDI, ATTIVITÀ D15), AI SENSI DELL’ART.208 DEL

D.LGS. 152/2006 SS.MM.II. DA REALIZZARE NEL, LOTTO N.15 DELL’AREA INDUSTRIALE I.R.S.A.P., COMUNE DI SAN

PIER NICETO (ME).

Committente:

MILAE SERVIZI S.n.c. San Pier Niceto (ME) – C.da San Biagio - Area Industriale I.R.S.A.P.

Data

Giugno 2017

Redazione

Rev.

00

Dott. Geol. M. D’ANGELO

Dott. Ing. F. MERENDINO

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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INDICE

PREMESSA 5

RIFERIMENTI NORMATIVI 5 METODOLOGIA ESECUTIVA ADOTTATA 6

1 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO 10

1.1 DIMENSIONI DELL’IMPIANTO 12 1.1.1 Previsioni progettuali 12 1.1.2 Descrizione dell’area e degli interventi progettuali 13 1.1.2.1 CARATTERISTICHE DELL’IMPIANTO 13 1.1.2.2 DESCRIZIONE DELLE OPERE 15 1.1.2.3 GESTIONE DELL’IMPIANTO 17 1.1.2.4 GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE 18 1.1.3 Considerazioni progettuali conclusive 18 1.2 CUMULO CON ALTRI PROGETTI 18 1.3 UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI 18 1.4 PRODUZIONE DI RIFIUTI 18 1.5 INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI 19 1.6 RISCHIO DI INCIDENTI 20 1.6.1 Sversamenti 20 1.6.2 Incidenti ai lavoratori 21

2 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO 22

2.1 LOCALIZZAZIONE DEL SITO 22 2.1.1 Inquadramento cartografico impianto 23 2.2 VERIFICA SENSIBILITÀ AMBIENTALE 24 2.3 AMBITI DI PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE 25 2.3.1 P.R.G. 25 2.3.2 Piano paesaggistico Ambito 9 27 2.3.3 Piano Paesistico Regionale 33 2.3.4 P.A.I. Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico 37 2.3.5 Piano di gestione del Rischio di Alluvioni 39 2.4 ATMOSFERA E CLIMATOLOGIA 41 2.4.1 Analisi ed elaborazioni sui dati trentennali 42 2.5 AMBIENTE IDRICO 48 2.6 SUOLO E SOTTOSUOLO 51 2.6.1 Inquadramento geologico e geomorfologico 51 2.6.2 Geologia e cenni di tettonica 52 2.6.3 Geomorfologia 56 2.6.4 Cenni di sismicità 57 2.6.5 Caratteristiche idrogeologiche 59 2.6.6 Vulnerabilità all’inquinamento della falda 61 2.6.7 Valutazione dell’impatto degli scarichi disperdenti in sottosuolo 65 2.6.8 Condizioni idrogeologiche locali 67 2.7 ECOSISTEMI, FLORA E FAUNA 68 2.7.1 S.I.C. e Z.P.S. nell’areale d’interesse 71 2.8 PAESAGGIO E BENI CULTURALI 71 2.9 VIABILITÀ E TRASPORTI 73 2.10 SALUTE PUBBLICA 74 2.11 RUMORE 74 2.12 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON 76

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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3 CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE 77

3.1 PORTATA DELL’IMPATTO 77 3.2 NATURA TRANSFRONTALIERA DELL’IMPATTO 78 3.3 ORDINE DI GRANDEZZA E COMPLESSITÀ DELL’IMPATTO 78 3.3.1 Atmosfera 78 3.3.2 Ambiente idrico 78 3.3.3 Suolo e sottosuolo 79 3.3.4 Ecosistemi, flora e fauna 80 3.3.5 Paesaggio e beni culturali 80 3.3.6 Salute pubblica 80 3.3.7 Viabilità e trasporti 80 3.3.8 Rumore 81 3.4 PROBABILITÀ DELL’IMPATTO 81 3.5 DURATA, FREQUENZA E REVERSIBILITÀ DELL’IMPATTO 81

INDICE FIGURE Figura 1 – Serbatoi tipo in PRFV (vetroresina). ................................................................................. 14

Figura 2 – Planimetria ........................................................................................................................ 16

Figura 3 – Sezione A-A ...................................................................................................................... 16

Figura 4 – Immagine da satellite del sito d’interesse (evidenziata con cerchio arancio)................... 22

Figura 5 – Estratto C.T.R. .................................................................................................................. 23

Figura 6 – Estratto I.G.M.I. ................................................................................................................. 24

Figura 7 – Estratto Catastale ............................................................................................................. 24

Figura 8 – Estratto PRG Tavola P1-1 ................................................................................................ 26

Figura 9 – Distanza T.te Niceto ......................................................................................................... 26

Figura 10 – Distanza T.te Muto ......................................................................................................... 27

Figura 11 – Ambito 9 - “Area della catena settentrionale - Monti Peloritani” ..................................... 27

Figura 12 – Ambito 9 – Estratto Tav. 30 “Aree industriali” ................................................................. 30

Figura 13 – Ambito 9 – Estratto Tav. 20 “Vincoli territoriali” .............................................................. 31

Figura 14 – Distanza SIC 030011 ...................................................................................................... 32

Figura 15 – Distanza SIC 030032 ...................................................................................................... 32

Figura 16 – Distanza Z.P.S. Monti Peloritani ..................................................................................... 33

Figura 17 – Inquadramento cartografico Ambito 9, secondo il Piano Paesistico Regionale ............. 34

Figura 18 – Inquadramento cartografico Ambito 9, Tav. 5 “Biotopi” .................................................. 36

Figura 19 – Inquadramento cartografico Ambito 9, Tav. 16 “Vincoli” ................................................ 36

Figura 20 – Inquadramento cartografico Ambito 9, Tav. 17 “Vincoli territoriali” ................................ 36

Figura 21 – Carta del Rischio Idraulico per fenomeni di esondazione n. 01 – Bacino 005 ............... 37

Figura 22 – Carta Pericolosità Idraulica per fenomeni di esondazione n. 01– Bacino 005 ............... 38

Figura 23 – Carta Pericolosità Idraulica per fenomeni di esondazione n. 01 – Bacino 004 .............. 39

Figura 24 – Carta del Rischio Idraulico per fenomeni di esondazione n. 01 – Bacino 004 .............. 39

Figura 25 – Bacini idrografici - Piano di gestione del Rischio di Alluvioni ......................................... 40

Figura 26 – Nodi rischio idraulico DRPC ........................................................................................... 41

Figura 27 – Stazione di Monitoraggio VV.FF Milazzo ....................................................................... 42

Figura 29 – Climogrammi di Peguy Ganzirri ...................................................................................... 45

Figura 30 – Precipitazioni mensili (mm) della stazione di Milazzo e relativo diagramma.................. 47

Figura 30 – Area compresa tra il bacino del T.te Muto ed il bacino del T.te Niceto .......................... 49

Figura 31 – Area compresa tra il bacino del T.te Muto ed il bacino del T.te Niceto .......................... 49

Figura 32 – Sezione terminale del T.te Muto ..................................................................................... 50

Figura 33 – Sezione terminale del T.te Niceto ................................................................................... 50

Figura 34 – Progetto CARG Foglio n. 587-600 .................................................................................. 51

Figura 35 – Profilo crostale “Schema geologico strutturale della Sicilia NE (Lentini et al., 1998)” ... 53

Figura 36 – Immagine satellitare 3D con punto di osservazione posto a Nord ................................. 56

Figura 37 – Fonti sismogenetiche (INGV) ......................................................................................... 57

Figura 38 – Zonazione sismogenetiche (INGV) ................................................................................. 58

Figura 39 – Storia sismica San Pier Niceto ....................................................................................... 59

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Figura 40 – Freatimetria area di Milazzo ........................................................................................... 60

Figura 41 – “Vulnerabilità all’inquinamento degli acquiferi dell’area peloritana (Sicilia NE)” - CNR . 62

Figura 42 – Indice DRASTIC degli acquiferi dell’area peloritana - CNR ........................................... 65

Figura 43 – Freatimetria area d’interesse .......................................................................................... 67

Figura 44 – Delimitazione S.I.N. “Area Industriale di Milazzo” .......................................................... 72

Figura 45 – Estratto Tav. n. 30a “Patrimonio Culturale Paesaggistico” ............................................ 72

Figura 46 – Viabilità dell’area in studio .............................................................................................. 74

INDICE TABELLE Tabella 1 - Tipologie rifiuti trattati e codici C.E.R. .............................................................................. 13

Tabella 2 – Nodi di criticità DRPC ..................................................................................................... 41

Tabella 3 – Precipitazioni medie mensili ed annue in mm ................................................................. 42

Tabella 4 – Temperature medie mensili in °C.................................................................................... 42

Tabella 5 – Temperature Tmed, Tmax, Tmin in °C ........................................................................... 45

Tabella 6 – Temperature mensili della stazione di Ganzirri e coefficienti di variazione .................... 46

Tabella 7 – AMAX Zona sismica ........................................................................................................... 58

Tabella 8 – Classificazione del grado di vulnerabilità secondo il metodo DRASTIC Normale .......... 64

Tabella 9 – Grado di vulnerabilità medio del sito secondo il metodo DRASTIC Normale ................. 65

Tabella 10 – Potere di autodepurazione dei terreni in neretto i termini prevalenti ............................ 66

Tabella 11 – Valori limiti emissioni acustiche .................................................................................... 76

APPENDICE CARTOGRAFIA TEMATICA

Tav. 1 – Corografia Tav. 2 – Carta geologica Tav. 3 – Carta elementi geomorfologici Tav. 4 – Carta idrogeologica e della vulnerabilità degli acquiferi Tav. 5 – Carta ricostruzione isopiezometrica

ALLEGATO TAVOLE DI PROGETTO Tav. 1 – Relazione tecnica Tav. 2 – Corografia, stralcio PRG, stralcio catastale Tav. 3 – Stato di fatto: planimetrie, piante, prospetti Tav. 4 – Stato di progetto: planimetrie, piante, sezioni

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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PREMESSA

La ditta MILAE SERVIZI s.n.c., è proprietaria di un terreno con un’estensione di

circa mq 4.500,00, identificato al lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P. (ex A.S.I.) in

C.da San Biagio del Comune di San Pier Niceto (ME).

Su incarico della ditta, è stato redatto il presente studio di verifica di assoggettabilità

(screening) alla VIA, che riguarda il progetto per la realizzazione di un impianto di

stoccaggio preliminare, attività D15 dell’allegato B parte IV del D.lgs. 152/2006 ss.mm.ii.,

per rifiuti liquidi non pericolosi.

Il sig. LA ROSA Ferdinando Aurelio, nella qualità di legale rappresentante della ditta

MILAE SERVIZI s.n.c., con sede nel suddetto terreno, intende ottenere l’autorizzazione ai

sensi dell’art. 208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. per la realizzazione dell’impianto di

stoccaggio preliminare sopra citato.

RIFERIMENTI NORMATIVI

La verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale (c.d.

"screening") è la procedura finalizzata a valutare se un progetto può determinare impatti

negativi significativi sull'ambiente e se, pertanto, debba essere sottoposto alla valutazione

di impatto ambientale.

La direttiva 2011/92/UE (direttiva VIA) prevede un preciso obbligo per gli Stati

membri di assoggettare a VIA non solo i progetti elencati nell'allegato I della direttiva, ma

anche i progetti elencati nell'allegato II della direttiva VIA, qualora, all'esito della procedura

di verifica, l'autorità competente determini che tali progetti possono causare effetti negativi

significativi sull'ambiente.

Tale verifica deve essere effettuata tenendo conto dei pertinenti criteri di selezione

riportati nell'allegato III della direttiva VIA e trasposti integralmente nell'Allegato V alla Parte

Seconda del D.lgs. n. 152/2006.

La Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006, attraverso il combinato disposto degli

articoli 5, 6, 19 e 20, disciplina l'ambito di applicazione e le modalità di svolgimento della

procedura di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale.

In particolare, all'articolo 5, comma 1, lettera m), è stabilita la definizione di verifica

di assoggettabilità, ovvero la procedura "attivata allo scopo di valutare, ove previsto, se i

progetti possono avere un impatto significativo e negativo sull'ambiente": tale disposizione

definisce compiutamente la finalità della procedura.

L'ambito di applicazione e le relative competenze per la procedura di verifica di

assoggettabilità sono stabilite negli articoli 6, comma 7, 19, comma 1, e 20: per i progetti

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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elencati nell'Allegato IV alla Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006, la verifica di

assoggettabilità è attribuita alla competenza delle Regioni e delle Province autonome.

METODOLOGIA ESECUTIVA ADOTTATA

La procedura oggetto del presente studio è stata svolta secondo le modalità

previste dalle “Linee Guida per la verifica di assoggettabilità a Valutazione di Impatto

Ambientale dei progetti di competenza delle Regioni e Province autonome (Allegato IV alla

Parte Seconda del D.lgs. 152/2006)” M.A.T.T.M. n. 52 del 31/03/2015.

Le Linee Guida forniscono indirizzi e criteri per l’espletamento della procedura di

verifica di assoggettabilità a VIA ex art.20 del D.lgs.152/2006 e ss.mm.ii., dei progetti

elencati nell’Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006 e ss.mm.ii., al fine di

garantire un’uniforme e corretta applicazione su tutto il territorio nazionale delle

disposizioni dettate dalla direttiva VIA. Esse integrano i criteri tecnico-dimensionali e

localizzativi utilizzati per la fissazione delle soglie già stabilite nell’Allegato IV alla Parte II

del D.lgs.152/2006 per le diverse categorie progettuali, individuando ulteriori criteri

contenuti nell’Allegato V alla Parte Seconda del Codice dell’ambiente, ritenuti rilevanti ai

fini dell’identificazione dei progetti da sottoporre a verifica di assoggettabilità a VIA.

Nella normativa nazionale il meccanismo della fissazione delle soglie dei progetti

dell'Allegato IV è stato effettuato, in relazione alla specifica tipologia progettuale, sulla base

di alcuni dei criteri dell'Allegato III della direttiva VIA e dell'Allegato V alla Parte Seconda

del D.lgs. n. 152/2006, rappresentati da:

Tali indicazioni operative specificano che la domanda dovrà essere corredata dai

seguenti elementi:

a. progetto preliminare, consistente negli "…elaborati progettuali predisposti in conformità all'articolo 93 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163, nel caso di opere pubbliche o di interesse pubblico; negli altri casi, il progetto che presenta almeno un livello informativo e di dettaglio equivalente" (lettera g, dell'art. 5, comma 1, D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.).

b. studio preliminare ambientale: il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. non fornisce indicazioni in merito ai contenuti dello studio preliminare ambientale, che non trova peraltro riscontro in altre normative settoriali; in assenza di specifiche indicazioni e nelle more di future disposizioni in merito, si possono indicare, esclusivamente come riferimento:

l'Allegato V al D.Lgs.152/2006 che definisce i criteri con cui l'autorità competente valuta se assoggettare o meno a VIA il progetto e pertanto rappresentano gli elementi minimi che lo studio deve contenere e sviluppare, sia per gli aspetti progettuali che ambientali,

lo Studio di Impatto Ambientale come definito all'art.22 e all'Allegato VII del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. nonché articolato e caratterizzato con i contenuti previsti nel D.P.C.M. 27/12/1988 e s.m.i. (tuttora in vigore nelle more dell'emanazione di nuove norme tecniche). Sebbene con un livello di approfondimento dei diversi aspetti trattati necessariamente commisurato al livello della progettazione (preliminare) e delle conseguenti analisi, di

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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contesto e previsionali, si ritiene che l'articolazione e la definizione degli argomenti da trattare nella procedura di verifica siano i medesimi previsti per la valutazione di impatto ambientale e che pertanto le norme sopra richiamate, possono rappresentare utili riferimenti per la definizione degli argomenti che devono essere sviluppati nell'ambito dello studio preliminare ambientale.

Pertanto il presente studio è stato redatto sviluppando i punti nel seguito riportati,

integrati alla luce delle indicazioni di cui al Decreto M.A.T.T.M. n. 52 del 31/03/2015 :

1. Caratteristiche dei progetti Nell'utilizzo del criterio "dimensione del progetto", che coincide con la soglia dimensionale fissata, si è tenuto conto delle altre caratteristiche progettuali che sono direttamente relazionabili alla sua "dimensione" (es. superficie, capacità produttiva), quali l'utilizzazione di risorse naturali, la produzione di rifiuti, il potenziale inquinamento ambientale connesso alla realizzazione e all'esercizio dell'opera.

2. Localizzazione dei progetti Molte delle tipologie progettuali dell'Allegato IV alla Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006 risultano, per le loro intrinseche caratteristiche progettuali e funzionali, localizzate in specifici contesti ambientali e territoriali. Conseguentemente, i criteri localizzativi sono stati tenuti in considerazione nel fissare le soglie non in maniera generalizzata ma ove ritenuti pertinenti per la specifica tipologia progettuale e in funzione dell'effettivo rapporto tra le caratteristiche del progetto ed il relativo contesto localizzativo (es. porti in "zone costiere", piste da sci in "zone montuose"). Si rileva, inoltre, che per le aree naturali protette designate ai sensi della Legge 394/1991 è previsto un rigoroso regime di tutela che impone l'assoggettamento obbligatorio alla VIA per i progetti ricadenti, anche parzialmente, in tali zone.

3. Caratteristiche dell'impatto potenziale (All. III Direttiva VIA e All. V Parte II D.Lgs. 152/2006)

Tali criteri discendono dall'interazione delle caratteristiche del progetto (criteri di cui al Punto 1) e delle aree in cui è localizzato (criteri di cui al Punto 2) di cui si è già tenuto conto, direttamente o indirettamente, per fissare le soglie. Con specifico riferimento al criterio "natura transfrontaliera dell'impatto", si rileva che per i progetti dell'Allegato IV alla Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006 non è prevista l'applicazione della Convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Espoo, 25 febbraio 1991), in quanto le relative disposizioni si applicano limitatamente alle attività assoggettate alla procedura di VIA obbligatoria (progetti elencati negli Allegati II e III alla Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006). Per ciò che concerne i potenziali "impatti ambientali interregionali" relativi a progetti localizzati sul territorio di Regioni confinanti o che possano determinare impatti ambientali rilevanti ovvero effetti ambientali negativi e significativi su Regioni confinanti, gli articoli 30 e 31 del D.lgs. n. 152/2006 individuano idonee procedure di valutazione e autorizzazione d'intesa tra le autorità territorialmente competenti.

Fatte salve le soglie già stabilite nell'Allegato IV alla Parte Seconda del D.Lgs.

152/2006 e i criteri utilizzati per la loro fissazione, è necessario provvedere all'integrazione

di tali criteri con i seguenti ulteriori criteri contenuti nell'Allegato III della direttiva VIA e

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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nell'Allegato V alla Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006, al fine di individuare i progetti da

sottoporre alla procedura di verifica di assoggettabilità a VIA:

1) Caratteristiche dei progetti: - cumulo con altri progetti; - rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le tecnologie

utilizzate.

2) Localizzazione dei progetti: Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che possono risentire dell'impatto dei progetti, tenendo conto, in particolare: - della capacità di carico dell'ambiente naturale, con particolare attenzione alle

seguenti zone: a) zone umide; b) zone costiere; c) e) zone montuose o forestali; d) riserve e parchi naturali; e) zone classificate o protette ai sensi della normativa nazionale; zone protette

speciali designate in base alle direttive 2009/147/CE e 92/43/CEE; f) zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla normativa

dell'Unione europea sono già stati superati; g) zone a forte densità demografica; h) zone di importanza storica, culturale o archeologica.

Attraverso l'integrazione dei criteri per la fissazione delle soglie e dunque considerando

tutti i criteri di selezione definiti nell'Allegato III della direttiva VIA, si adempie alle

disposizioni dell'art. 4, par. 3, della medesima, che impongono agli Stati membri, in sede di

fissazione delle soglie o dei criteri, di tenere conto dei rilevanti criteri di selezione definiti

nell'Allegato III della direttiva VIA.

Pertanto il presente studio è stato redatto sviluppando i punti nel seguito riportati:

1. Caratteristiche dei progetti Le caratteristiche dei progetti debbono essere considerate tenendo conto, in particolare: - delle dimensioni del progetto; - del cumulo con altri progetti; - dell'utilizzazione di risorse naturali; - della produzione di rifiuti; - dell'inquinamento e disturbi ambientali; - del rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le

tecnologie utilizzate.

2. Localizzazione dei progetti Deve essere considerata la sensibilità ambientale delle aree geografiche che possono risentire dell'impatto dei progetti, tenendo conto, in particolare: - dell'utilizzazione attuale del territorio;

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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- della ricchezza relativa, della qualità e della capacità di rigenerazione delle risorse naturali della zona;

- della capacità di carico dell'ambiente naturale, con particolare attenzione alle seguenti zone: a) zone umide; b) zone costiere; c) zone montuose o forestali; d) riserve e parchi naturali; e) zone classificate o protette dalla legislazione degli Stati membri; zone protette

speciali designate dagli Stati membri in base alle direttive n. 79/409/CEE e n. 92/43/CEE;

f) zone nelle quali gli standard di qualità ambientale fissati dalla legislazione comunitaria sono già stati superati;

g) zone a forte densità demografica; h) zone di importanza storica, culturale o archeologica.

3. Caratteristiche dell'impatto potenziale Gli effetti potenzialmente significativi dei progetti debbono essere considerati in relazione ai criteri stabiliti ai punti 1 e 2 e tenendo conto, in particolare: - della portata dell'impatto (area geografica e densità della popolazione

interessata); - della natura transfrontaliera dell'impatto; - dell'ordine di grandezza e della complessità dell'impatto; - della probabilità dell'impatto; - della durata, frequenza e reversibilità dell'impatto.

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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1 CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

La Ditta MILAE SERVIZI S.n.c. opera dal 1989 nell’ambito dei servizi per l’Igiene

Ambientale e sul Lavoro. È antesignana nel Noleggio di Servizi Igienici Mobili (WC) sia a

funzionamento chimico che ecologico, proponendosi ad Enti Pubblici e Privati, Protezione

Civile e Grandi Eventi.

Nell'ottica di un continuo miglioramento ha perfezionato, nel tempo, il settore

relativo alla Raccolta e Trasporto Rifiuti in conto Terzi, dotandosi dei più moderni Autocarri

per Auto Espurgo, Carrelli Speciali ed attrezzature idonee per interventi di particolare

complessità.

La Ditta ad oggi risulta regolarmente iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali

Sez. Sicilia al n. PA0421/O - Cat. 4 CL. F, è in possesso della certificazione UNI EN ISO

9001:2008 e svolge le seguenti attività:

1. Noleggio, pulizia e spurgo di servizi igienici mobili (w.c.) a funzionamento sia chimico che ecologico, autopulenti ed autotrasportabili. Per conto di enti pubblici, ditte private, etc. Quindi, trattasi di servizi che includono sia la fornitura in locazione dei bagni mobili ecologici, che gli interventi periodici di pulizia-disinfezione e di espurgo. Una volta espurgato il bagno mobile (una o più unità) tramite autoveicolo dotato dell’attrezzatura per l’espurgo e cisterna di contenimento dei liquami, le acque reflue vengono avviate all’impianto di trattamento e/o smaltimento (impianto di depurazione) all’uopo autorizzato.

2. Espurgo di pozzi neri, fosse imhoff, pozzetti stradali e fosse settiche in genere, comportano il prelievo di rifiuti liquidi costituiti da acque reflue, allo stato liquido, semiliquido, fangoso e comunque convogliabili e avviabili all’impianto di smaltimento finale all’uopo autorizzato.

3. Pulizia e spurgo delle fognature, pubbliche o private, che comportano il

prelievo di rifiuti liquidi costituiti da acque reflue, allo stato liquido, semiliquido, fangoso e comunque convogliabili ed avviabili all’impianto di smaltimento finale all’uopo autorizzato.

Le operazioni di stoccaggio preliminare, previste nel progetto oggetto della

presente relazione, riguarderanno:

La gestione dei rifiuti con Deposito Preliminare, di cui al punto D15 dell’Allegato B alla Parte IV del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii.: “Deposito preliminare prima di una delle operazioni da D1 a D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo dove sono prodotti)”;

Ai fini di una corretta classificazione e codificazione dei rifiuti che verranno raccolti e

trasportati, nello svolgimento delle attività di cui ai punti precedenti, si ritiene utile trattarli

distintamente, per cui si avrà:

Le categorie di rifiuti del C.E.R. interessate sono quelle indicate di seguito:

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Rifiuti da wc mobili: rifiuti liquidi, costituiti da acque reflue prodotte dall’uso dei bagni mobili, sono classificati come rifiuti non pericolosi (in quanto derivanti da attività di servizio ex art.184, comma 3, lett. f), parte IV del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii.) identificati con codice C.E.R. 20 03 04 – fanghi delle fosse settiche. (rif. Circolare ANGA prot. n. 0095/ALBO/PRES del 24 gennaio 2012). Il termine fango indica, solamente, che tale refluo ha un tasso di umidità inferiore all’acqua e che, quindi, può avere uno stato fisico liquido (come nel caso dei reflui civili dei bagni mobili). Spurgo pozzi neri, fosse imhoff, ecc.: rifiuti provenienti da sistemi di trattamento delle acque reflue domestiche. Anche questi sono rifiuti non pericolosi (in quanto derivanti da attività di servizio ex art.184, comma 3, lett. f), parte IV del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. o altrimenti, da attività di trattamento delle acque reflue ex art. 184, comma 3, lett. g), parte IV del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii.) identificati con codice C.E.R. 20 03 04 – fanghi delle fosse settiche.

Rifiuti da pulizie delle fognature: rifiuti derivanti dalla manutenzione (pulizia) delle reti fognarie. Anche questi sono rifiuti non pericolosi (in quanto derivanti da attività di servizio ex art.184, comma 3, lett. f), parte IV del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii.) identificati con codice C.E.R. 20 03 06 – rifiuti prodotti dalla pulizia delle acque di scarico (ex rifiuti della pulizia delle fognature).

Potenzialità e capacità dell’impianto La capacità complessiva dell’impianto di stoccaggio preliminare è di 30 mc,

corrispondenti a circa 30 tonnellate. Nella gestione dell’impianto in progetto, è previsto che:

- il quantitativo massimo ipotizzabile di rifiuti non pericolosi, destinati alle

operazioni D15, non potrà superare le 30 ton al giorno per un massimo di

10.950 ton/anno;

- la quantità massima ipotizzabile dei rifiuti non pericolosi sarà di circa 10.950

mc/anno;

- la capacità massima di stoccaggio rifiuti liquidi non pericolosi sarà pari a 30 mc

(15 mc x n.2 serbatoi);

- i rifiuti liquidi con codice C.E.R. 20 03 04 – fanghi delle fosse settiche saranno

stoccati nel serbatoio n.1;

- i rifiuti liquidi con codice C.E.R. 20 03 06 – rifiuti prodotti dalla pulizia delle

acque di scarico saranno raccolti nel serbatoio n.2;

- i tempi ed i volumi di decantazione non supereranno quelli previsti dalle vigenti

normative in materia, in applicazione a quanto prescritto dal Testo Unico

Ambientale D.Lgs n.152 del 3 aprile 2006 ss.mm.ii..

Nel seguito vengono descritte alcune caratteristiche dell’impianto, riguardanti:

1. 1) dimensioni dell’impianto;

1. 2) il cumulo con altri progetti;

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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1. 3) l'utilizzazione di risorse naturali;

1. 4) la produzione di rifiuti;

1. 5) l'inquinamento e i disturbi ambientali;

1. 6) il rischio di incidenti, per quanto riguarda, in particolare, le sostanze o le

tecnologie utilizzate;

Per ulteriori dettagli si vedano la relazione tecnica e le tavole del progetto.

1.1 DIMENSIONI DELL’IMPIANTO

L’area complessiva, di proprietà della ditta, è di circa 4.504,00 mq, l’impianto di

stoccaggio preliminare, ubicato all’interno della stessa area, interesserà una superficie di

circa 69,00 mq. L’intero lotto, è recintato con muretto in blocchi di cemento per un’altezza

superiore a due metri ed è dotato di pavimentazione di tipo industriale.

Il piazzale, è stato realizzato con le opportune pendenze per fare confluire le acque,

nella rete di raccolte acque bianche esistente e nel sistema fognario dell’agglomerato

industriale della zona I.R.S.A.P. (ex A.S.I.) ricadente nel Comune di San Pier Niceto (ME).

Nella fattispecie, l’impianto di stoccaggio preliminare sarà costituito da:

- Platea di fondazione in c.a. dello spessore di 30 cm, larghezza di 5,80 m e

lunghezza 11,80 m;

- Bacino di contenimento in c.a. con altezza di 60 cm, dimensioni in pianta

pari a 4,00 m x 10,00 m = 40,00 mq e volumetria pari a 24 mc;

- N.2 serbatoi in PRFV (vetroresina) a fondo piano e tetto bombato da 15,00

mc cadauno. Diametro interno pari a 2,50 m ed altezza totale pari a 3,35 m;

- Tettoia in profilati metallici con copertura in lamiera grecata, di altezza al

colmo di circa 4,50 m ed alla gronda di circa 4,30 m. Dimensioni in pianta

pari a circa 60,00 mq.

Si precisa che, le dimensioni del bacino di contenimento sono tali da assicurare un

volume complessivo della vasca superiore a 15 mc (pari al volume di un serbatoio più

grande e/o un terzo del volume totale dei serbatoi), in riferimento a quanto prescritto dal

D.M. 18/05/1995 - Norme Tecniche Rifiuti Liquidi.

Per ulteriori dettagli si vedano il paragrafo seguente e la relazione tecnica e le

tavole del progetto.

1.1.1 Previsioni progettuali Ad oggi, la ditta MILAE SERVIZI s.n.c. provvede al trasporto dei rifiuti liquidi (Tab.

1) all’impianto di trattamento e/o smaltimento all’uopo autorizzato, senza procedere a

depositi intermedi o fasi di stoccaggio preliminare.

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Questo comporta una considerevole lievitazione dei costi di gestione, in quanto,

anche per piccole quantità di rifiuti liquidi, si devono fare frequenti viaggi presso gli impianti

di depurazione, sostenendo ingenti perdite di tempo, dovute all’incolonnamento degli altri

autoespurghi e le relative operazioni di scarico.

Rifiuti da wc mobili rifiuti non pericolosi C.E.R. 20 03 04

Spurgo pozzi neri, fosse imhoff, ecc. rifiuti non pericolosi C.E.R. 20 03 04

Rifiuti da pulizie delle fognature rifiuti non pericolosi C.E.R. 20 03 06

Tabella 1 - Tipologie rifiuti trattati e codici C.E.R.

Inoltre, qualora vi sia la momentanea impossibilità di conferire in via diretta i

suddetti rifiuti, presso un impianto di depurazione autorizzato, si ha difficoltà ad

ottemperare alle commesse già acquisite e si deve rinunciare alle nuove commesse, con

conseguenziali perdite economiche.

Pertanto, al fine di eliminare gli inconvenienti di cui sopra, la ditta MILAE SERVIZI

s.n.c., intende ottenere l’autorizzazione ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii.,

per la realizzazione di un impianto di stoccaggio preliminare, dotato di n.2 serbatoi in PRFV

da circa 15 mc cadauno, per deposito preliminare (attività D15 dell’allegato B parte IV del

D.lgs. 152/06 ss.mm.ii.) di rifiuti liquidi aventi i seguenti codici C.E.R. 20 03 04 e C.E.R. 20 03 06, nel terreno in disponibilità della ditta nell’agglomerato industriale I.R.S.A.P. ex A.S.I.

di Milazzo (ME).

1.1.2 Descrizione dell’area e degli interventi progettuali Il lotto interessato dal progetto presenta una superficie totale di circa 4.504,00 mq,

l’impianto di stoccaggio preliminare, ubicato all’interno dell’area di proprietà della ditta,

interesserà una superficie di circa 69,00 mq. L’intero lotto è lastricato con pavimentazione

del tipo industriale e recintato con muretto, per un’altezza superiore a due metri.

1.1.2.1 Caratteristiche dell’impianto L’impianto sarà costituito da n.2 serbatoi in PRFV (vetroresina), completamente

fuori terra, con relativa vasca di contenimento, dimensionata secondo quanto previsto dal

D.M. 18/05/1995 - NORME TECNICHE RIFIUTI LIQUIDI “Salvo la presenza di specifica

normativa di emanazione regionale, le norme tecniche da rispettare sono tuttora solo

quelle stabilite dalla Delibera del Comitato Interministeriale 27 luglio 1984…”.

Ciascuno dei due serbatoi, sarà realizzato in modo compatto e funzionale, nella

fattispecie, saranno costituiti da un unico corpo cilindrico in PRFV, ove si avrà l’ingresso

del refluo ed il deposito dello stesso, per un volume di circa mc 15,00 cadauno.

Ciascun serbatoio ha lo scopo, di accumulare i rifiuti liquidi prelevati dalla stessa

ditta o da altri operatori autorizzati a prelevare i rifiuti liquidi presso terzi, secondo le vigenti

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normative in materia, in applicazione a quanto prescritto dal Testo Unico Ambientale D.Lgs

n.152 del 3 aprile 2006 ss.mm.ii..

Inoltre, si precisa che, i rifiuti liquidi saranno stoccati nei due serbatoi senza aver

subito alcun processo di decantazione o altri processi a monte e non saranno tra loro

miscelati, in quanto tutti i rifiuti liquidi con codice C.E.R. 20 03 04 – fanghi delle fosse

settiche saranno stoccati nel serbatoio n.1 e rispettivamente tutti i rifiuti liquidi con codice

C.E.R. 20 03 06 – rifiuti prodotti dalla pulizia delle acque di scarico saranno raccolti nel

serbatoio n.2.

Considerando i volumi da stoccare, si è fissato un tempo di decantazione medio

variabile tra 7 e 15 giorni, con apporto medio di 1 – 2 mc/giorno, per il serbatoio n.1

contenente i rifiuti con C.E.R. 20 03 04 ed un tempo di decantazione medio di 7 giorni, con

apporto medio di 2 mc/giorno, per il serbatoio n.2 contenete i rifiuti con C.E.R. 20 03 06.

In ogni caso, i tempi ed i volumi di decantazione non supereranno quelli previsti

dalle vigenti normative in materia, in applicazione a quanto prescritto dal Testo Unico

Ambientale D.Lgs n.152 del 3 aprile 2006 ss.mm.ii..

Figura 1 – Serbatoi tipo in PRFV (vetroresina).

Le specifiche tecniche dei serbatoi (vedi schede tecniche allegate) sono le seguenti:

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Serbatoio in PRFV (in vetroresina) a fondo piano e tetto bombato da 15,00 mc;

Diametro interno 2,50 m;

Altezza totale 3,35 m;

N.1 portina superiore in acciaio inox AISI 304 DN 400;

Rifinitura esterna con gel coat grigio RAL 7040, resistente agli agenti atmosferici;

N.1 sfiato in PVC;

N.3 bocchelli flangiati in PRFV (per tubazione di carico);

Banda laterale traslucida graduata a 1 mc (per monitorare lo stato di riempimento e/o svuotamento del serbatoio);

N.1 passo d’uomo laterale basso in acciaio inox AISI 316.

I suddetti serbatoi, sono caratterizzati da elevata resistenza meccanica ottenuta

mediante mat alternato a stuoie. Barriera interna chimico resistente ottenuta mediante

l’utilizzo di resina Epoxy Vinyl Ester e vetro di tipo C o di tipo sintetico.

Fondi realizzati oltre che con barriere chimico resistente con ulteriori strati di stuoie

alternati a mat.

Strato esterno ricco di resina gel coat che rende il manufatto liscio e resistente agli

agenti atmosferici. Inoltre, i serbatoi vengono trattati con aria calda in apposito forno per

polimerizzazione.

1.1.2.2 Descrizione delle opere il progetto (Fig. 3-4) prevede la realizzazione delle seguenti opere:

Piano di posa per fondazioni in c.a. con magrone di sp = 10 cm;

Platea di fondazione in c.a. dello sp = 30 cm;

Vasca di contenimento eventuali sversamenti in c.a.;

Impermeabilizzazione della vasca di contenimento in c.a.;

Tettoia in profilati metallici con copertura in lamiera grecata.

Le dimensioni della vasca di contenimento sono tali da assicurare un volume

complessivo della vasca superiore a mc 15 (pari al volume di un serbatoio più grande e/o

un terzo del volume totale dei serbatoi), in riferimento a quanto prescritto dal D.M.

18/05/1995 - Norme Tecniche Rifiuti Liquidi in precedenza citato. Le pareti interne della

vasca di contenimento, saranno rivestite con materiali resistenti agli attacchi chimici del

liquido che, accidentalmente, potrebbe fuoriuscire dal serbatoio.

L’impianto sarà dotato di un pozzetto di raccolta posto all’interno della vasca di

contenimento, avente lo scopo di raccogliere, per gravità, i residui dei liquidi che

accidentalmente potrebbero fuoriuscire dai serbatoi.

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Si prevede la copertura dell’impianto di stoccaggio, mediante la realizzazione di una

tettoia in profilati metallici con copertura in lamiera grecata. La struttura portante in acciaio,

sarà opportunamente ancorata alla platea di fondazione in c.a., mediante idonee piastre di

collegamento e tirafondi in acciaio.

L’impianto elettrico sarà realizzato nel rispetto della vigente normativa, in conformità

alle norme CEE e sarà allacciato all’impianto esistente.

Figura 2 – Planimetria

Figura 3 – Sezione A-A

Per una visione completa degli elementi progettuali si rimanda alle tavole di

progetto allegate alla presente.

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1.1.2.3 Gestione dell’impianto L’impianto di stoccaggio in progetto servirà ad immagazzinare per un periodo

relativamente breve, i rifiuti liquidi costituiti dalle acque reflue espurgate dai servizi igienici

mobili, dai pozzi neri, da fosse imhoff e dalle fognature.

Le operazioni che saranno svolte all’interno dell’impianto di stoccaggio saranno

estremamente semplici e prive di pericolo per gli operatori.

I serbatoio saranno installati all’interno dell’area di stoccaggio prevista nella

planimetria di progetto (vedi Tav. 04 di progetto).

La portata di ogni automezzo varia da 1 mc a 2 mc per quelli leggeri, sino a 7,5 mc

ed oltre per i veicoli più grandi.

I rifiuti liquidi saranno conferiti nei serbatoi mediante apposite tubazioni di carico ed

una pompa idonea, installata all’interno della vasca di contenimento.

Per fare una previsione di utilizzo dell’impianto di stoccaggio, occorre distinguere le

tipologie di rifiuti già precedentemente illustrate.

Per i rifiuti liquidi prodotti dall’utilizzo dei wc mobili (C.E.R. 20 03 04), in base a dati

statistici forniti dalla ditta, si avrà un flusso medio nel corso dell’anno, pari a 1-2 mc/giorno;

per cui il serbatoio avrà un tempo medio di deposito di 7 - 15 gg.

E’ chiaro che l’attività della ditta è in espansione, per cui è prevedibile che i suddetti

flussi cresceranno, con conseguente diminuzione del tempo medio di stoccaggio.

In merito alle altre tipologie di rifiuti, in base a dati statistici forniti dalla ditta, si

presume che i tempi di decantazione potranno essere molto vari.

Quindi, a rigore, il tempo medio di deposito per il serbatoio che ospiterà i rifiuti con

codice C.E.R. 20 03 04 cioè fanghi delle fosse settiche, sarà superiore rispetto ai rifiuti con

codice C.E.R. 20 03 06.

Quando ciascun serbatoio, raggiungerà il massimo riempimento, questo sarà

svuotato tramite autoespurgo, iscritto all’albo nazionale gestori ambientali per la categoria

di competenza ed autorizzato al trasporto ai sensi del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii.. Infine, il

carico sarà avviato presso impianti di trattamento e/o smaltimento finale all’uopo

autorizzati.

Qualora necessario, per le attività di manutenzione del serbatoio in PRFV, questo

potrà essere vuotato e lavato con idropulitrice. L’acqua di lavaggio sarà, a sua volta,

recuperata e conferita, tramite autoespurgo, presso gli impianti di trattamento e/o

smaltimento finale all’uopo autorizzati.

In nessun caso la vasca di contenimento sarà utilizzata per lo stoccaggio dei rifiuti

liquidi, essendo la stessa destinata ai soli casi di accidentale fuoriuscita dei rifiuti liquidi.

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Nel predetto caso, il liquido eventualmente fuoriuscito, sarà velocemente recuperato

mediante apposito pozzetto di raccolta sopra descritto.

1.1.2.4 Gestione delle acque meteoriche Le acque meteoriche provenienti dalla tettoia e dal piazzale, per come strutturato

l’impianto di stoccaggio in progetto, non avranno nessun contatto con i rifiuti liquidi stoccati.

Il piazzale, realizzato con opportune pendenze, farà confluire le acque nella rete di

raccolte acque bianche esistente e nel sistema fognario dell’agglomerato industriale della

zona I.R.S.A.P. ex ASI di Milazzo (ME).

1.1.3 Considerazioni progettuali conclusive Alla luce di quanto sopra relazionato, si può affermare che nell’impianto di

stoccaggio preliminare previsto in progetto, i rifiuti liquidi aventi i seguenti codici C.E.R. 20

03 04 e C.E.R. 20 03 06, sono da conferire successivamente presso impianti di trattamento

e/o smaltimento all’uopo autorizzati secondo le vigenti normative in materia. Quindi, i

suddetti rifiuti possono essere stoccati per periodi relativamente lunghi, in applicazione alle

normative in materia ambientale ed a quanto prescritto dal Testo Unico Ambientale D.Lgs

n.152 del 3 aprile 2006 ss.mm.ii..

1.2 CUMULO CON ALTRI PROGETTI

L’impianto oggetto del presente studio è unico del suo genere nell’area e non si

riscontrano situazioni di cumulo con altri progetti.

1.3 UTILIZZAZIONE DI RISORSE NATURALI

La conduzione e l’esercizio dell’impianto non prevede l’utilizzo di risorse naturali, ad

eccezione delle acque emunte da un pozzo all’interno dello stesso lotto, per eventuali

interventi di pulizia e manutenzione nel rispetto di quanto previsto dalle vigenti normative in

materia ed in applicazione a quanto prescritto dal Testo Unico Ambientale D.Lgs. n.152 del

3 aprile 2006 ss.mm.ii..

1.4 PRODUZIONE DI RIFIUTI

L’impianto per la sua natura di deposito preliminare non possiede un ciclo

produttivo vero e proprio tale da produrre specifiche tipologie di rifiuti e/o scarti di

lavorazione. L’attività principale sarà quella di ottimizzazione degli spazi di deposito e

costipazione dei rifiuti non pericolosi, provenienti dall’esterno, in appositi serbatoi in PRFV

(vetroresina).

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Potenzialmente possono essere prodotti materiali assorbenti utilizzati in caso di

eventuali sversamenti o percolamenti accidentali.

Relativamente agli autoveicoli utilizzati per i trasporti dei rifiuti non pericolosi, la

manutenzione viene effettuata presso officina interna e pertanto vi sono in sede, rifiuti

prodotti da tale attività che vengono regolarmente annotati nel registro di carico e scarico e

successivamente smaltiti ai sensi delle vigenti normative in materia, in applicazione a

quanto prescritto dal Testo Unico Ambientale D.Lgs. n.152 del 3 aprile 2006 ss.mm.ii..

1.5 INQUINAMENTO E DISTURBI AMBIENTALI

L’impianto è stato realizzato con l’obiettivo di minimizzare gli eventuali impatti

sull’ambiente circostante, rilevabile dalla relativa relazione descrittiva progettuale.

Le matrici ambientali circostanti il sito d’interesse potrebbero essere inquinate, dalle

attività svolte, tramite l’accidentale sversamento di fanghi delle fosse settiche e/o rifiuti

prodotti dalla pulizia delle acque di scarico, che inciderebbero sulle matrici ambientali

terreno e acque.

Per ovviare a tale potenziale pericolo sono state adottate determinate misure

preventive che interessano, nello specifico, l’area destinata al deposito preliminare D15.

Nella fattispecie, i due serbatoi in PRFV che verranno utilizzati per lo stoccaggio dei rifiuti

non pericolosi C.E.R. 20 03 04 e C.E.R. 20 03 06, saranno contenuti all’interno di un

adeguato bacino di contenimento. La volumetria di tale bacino assicura un volume

complessivo della vasca superiore a mc 15 (pari al volume di un serbatoio più grande e/o

un terzo del volume totale dei serbatoi), in riferimento a quanto prescritto dal D.M.

18/05/1995 - Norme Tecniche Rifiuti Liquidi, in totale rispetto della vigente normativa in

materia. La pavimentazione del bacino sarà costituita da una soletta in c.a. (spessore di 30

cm), con pendenza verso un apposito pozzetto di raccolta posto all’interno della vasca di

contenimento, avente lo scopo di raccogliere, per gravità, i residui dei liquidi che

accidentalmente potrebbero fuoriuscire dai serbatoi. Le pareti interne del bacino di

contenimento, saranno rivestite con materiali resistenti agli attacchi chimici del liquido che,

accidentalmente, potrebbe fuoriuscire dal serbatoio. I due serbatoi, inoltre, avranno la

superficie esterna trattata con prodotti anticorrosione (gel coat grigio RAL 7040).

Le zone destinate alla movimentazione dei mezzi e dei rifiuti sono

impermeabilizzate con pavimentazione (spessore di circa 15 cm) in CLS industriale e rete

elettrosaldata; l’intera area è dotata di caditoie opportunamente ubicate e collegate alla

rete di raccolta delle acque bianche esistente. Il sistema inoltre sarà dotato di adeguato

depuratore delle acque di prima pioggia di tipo chimico-fisico.

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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L’impianto di trattamento garantirà uno scarico conforme ai limiti della Tab.3

dell’Allegato 5 del D.Lgs. 152/06 ss.mm.ii.. Per ulteriori dettagli in merito si veda la

relazione tecnica a corredo del progetto dell’impianto.

Le acque bianche meteoriche provenienti dalla tettoia e dal piazzale, per come

strutturato l’impianto di stoccaggio in progetto, non avranno nessun contatto con i rifiuti

liquidi stoccati. Il piazzale, realizzato con opportune pendenze, farà confluire le acque nella

rete di raccolte acque bianche esistente, nell’impianto di trattamento delle acque di prima

pioggia e nel sistema fognario dell’agglomerato industriale della zona I.R.S.A.P. (ex A.S.I.).

Per quanto riguarda l’impatto visivo e paesaggistico, l’intero lotto risulta già

provvisto, lungo l’intero perimetro, di adeguata alberatura.

1.6 RISCHIO DI INCIDENTI

Per quanto riguarda gli incidenti, nell’impianto in questione possono verificarsi due

tipologie di incidente:

1.6.1) Sversamento di rifiuti liquidi sul suolo;

1.6.2) Incidenti ai lavoratori (ingestione o contatti dermici/oculari con i rifiuti).

1.6.1 Sversamenti Per quanto riguarda il controllo degli sversamenti, la quantità complessiva dei rifiuti

liquidi (C.E.R. 20 03 04 e C.E.R. 20 03 06) che si trovano contemporaneamente

nell’ambito del deposito preliminare (potenzialità reale) non sarà mai superiore alla

capacità geometrica totale dei serbatoi (potenzialità geometrica), in quanto sarà sempre

rispettata la condizione

Pr < 0,9 Pg dove: Pr = potenzialità reale Pg = potenzialità geometrica Inoltre, si precisa che, i rifiuti liquidi saranno stoccati nei due serbatoi senza aver

subito alcun processo di decantazione o altri processi a monte e non saranno tra loro

miscelati, in quanto tutti i rifiuti liquidi con codice C.E.R. 20 03 04 – fanghi delle fosse settiche saranno stoccati nel serbatoio n.1 e rispettivamente tutti i rifiuti liquidi con codice

C.E.R. 20 03 06 – rifiuti prodotti dalla pulizia delle acque di scarico saranno raccolti nel

serbatoio n.2.

Nella fattispecie, i due serbatoi saranno:

- realizzati in PRFV (vetroresina) a fondo piano e tetto bombato;

- fissati su apposito basamento in c.a. (platea di fondazione);

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- equipaggiati con accessori che permetteranno, per il contenuto, sia il

campionamento che la misurazione del relativo livello (presenza di un passo

d’uomo laterale basso in acciaio inox AISI 316 e Banda laterale traslucida

graduata a 1 mc).

Come accennato al precedente § 1.5, i due serbatoi in saranno contenuti all’interno

di un adeguato bacino di contenimento; la volumetria di tale bacino assicura un volume

complessivo della vasca superiore a mc 15 (pari al volume di un serbatoio più grande e/o

un terzo del volume totale dei serbatoi), in riferimento a quanto prescritto dal D.M.

18/05/1995 - Norme Tecniche Rifiuti Liquidi, in totale rispetto della vigente normativa in

materia. La pavimentazione del bacino sarà costituita da una soletta in c.a. (spessore di 30

cm), con pendenza verso un apposito pozzetto di raccolta posto all’interno della vasca di

contenimento, avente lo scopo di raccogliere, per gravità, i residui dei liquidi che

accidentalmente potrebbero fuoriuscire dai serbatoi. Le pareti interne del bacino di

contenimento, saranno rivestite con materiali resistenti agli attacchi chimici del liquido che,

accidentalmente, potrebbe fuoriuscire dal serbatoio. I due serbatoi, inoltre, avranno la

superficie esterna trattata con prodotti anticorrosione (gel coat grigio RAL 7040).

Le acque bianche meteoriche provenienti dalla tettoia e dal piazzale, per come

strutturato l’impianto di stoccaggio in progetto, non avranno nessun contatto con i rifiuti

liquidi stoccati. Il piazzale, realizzato con opportune pendenze, farà confluire le acque nella

rete di raccolte acque bianche esistente, nell’impianto di trattamento delle acque di prima

pioggia ed in fine nel sistema fognario dell’agglomerato industriale della zona I.R.S.A.P.

(ex A.S.I.).

1.6.2 Incidenti ai lavoratori Anche le attività lavorative sono state oggetto di attenzione per quanto concerne la

salute dei lavoratori, i quali saranno obbligati ad indossare i dovuti dispositivi di protezione

(D.P.I.) e ad operare con opportune procedure di sicurezza. Saranno inoltre presenti gli

opportuni presidii medici del caso.

Sullo sfiato libero dei serbatoi saranno presenti idonei sistemi di abbattimento come

previsto dalle norme tecniche, mentre per l’esercizio e la manutenzione dei serbatoi

saranno presenti adeguate scale, passerelle e parapetti, il tutto secondo quanto previsto

dalle norme antinfortunistiche.

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2 LOCALIZZAZIONE DEL PROGETTO

2.1 LOCALIZZAZIONE DEL SITO

L’area oggetto del presente studio è ubicata nella porzione settentrionale, retro

costiera, del territorio del comune di San Pier Niceto (ME). Il sito di specifico interesse

risulta censito nel lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P. (ex A.S.I.) in C.da San Biagio ed

è distinta, in catasto, al foglio di mappa n.1, particella 836. Detta area ricade in “zona

industriale” per come risulta dal certificato di destinazione urbanistica rilasciato dal

Comune di San Pier Niceto - ME (che si allega in copia).

L’area, in cui la realizzazione dei manufatti da adibire alle attività funzionali della

ditta sono stati approvati con Concessione Edilizia con Contributo n° 19 del Comune di

San Pier Niceto (ME) in data 24 novembre 2014, insiste su di un lotto di terreno con

configurazione plano-altimetrica leggermente degradante verso Est. Il lotto risulta ben

servito dall’esistente sistema viario dell’agglomerato industriale, che a sua volta si connette

alle principali arterie di collegamento, costituite dalla SS 113 e dalla E90 ME - PA.

Di seguito si riporta la localizzazione da immagine satellitare del sito oggetto di

studio (Fig. 5), mentre nella Tavola 2 in Allegato alla relazione progettuale è riportata la

relativa corografia, con stralcio del P.R.G. ed estratto di mappa catastale.

Figura 4 – Immagine da satellite del sito d’interesse (evidenziata con cerchio arancio)

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2.1.1 Inquadramento cartografico impianto Cartograficamente l’area oggetto dello studio è compresa nella Tavoletta “Milazzo”

F° 253 I SO della Carta d’Italia edita dall’I.G.M. alla scala 1:25.000 e nella Sezione n°

587160 “Giammoro” edita dalla Regione Siciliana (A.R.T.A.) in scala 1:10.000 (1a edizione

anno 1989).

Per quanto concerne la localizzazione catastale, come ampiamente premesso ai

precedenti capitoli, il sito in studio è distinto al foglio di mappa n.1, particella 836 sito nel

lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P. (ex A.S.I.) in C.da San Biagio.

Nelle immagini sottostanti il sito viene individuato nelle diverse scale cartografiche,

mentre si rimanda agli allegati Progettuali per le planimetrie catastali e di progetto.

Figura 5 – Estratto C.T.R.

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Figura 6 – Estratto I.G.M.I. Figura 7 – Estratto Catastale

2.2 VERIFICA SENSIBILITÀ AMBIENTALE

Al fine di verificare la sensibilità ambientale dell’area geografica circostante

l’impianto, con particolare attenzione all’utilizzazione attuale del territorio, alla ricchezza

delle risorse naturali e alla capacità di carico dell’ambiente naturale, nel seguito viene

effettuata l’analisi delle varie componenti territoriali e ambientali da considerare nell’ambito

di una relazione sugli effetti sull’ambiente, ossia:

1) Atmosfera e climatologia; 2) Ambiente idrico; 3) Suolo e sottosuolo; 4) Ecosistemi, vegetazione, flora e fauna; 5) Paesaggio e beni culturali; 6) Salute pubblica; 7) Viabilità e trasporti; 8) Rumore; 9) Radiazioni ionizzanti e non.

Particolare attenzione, inoltre, come previsto dalle Indicazioni di cui al Decreto del

M.A.T.T.M. n. 0000052 del 31/03/2015 verrà posta alle seguenti eventuali localizzazioni:

1) Zone Umide; 2) Zone Costiere; 3) Zone Montuose Forestali; 4) Z.P.S. Direttiva 2009/147/Ce e 92/43/CEE; 5) Zone nelle quali gli standard ambientali sono già superati; 6) Zone a forte densità demografica; 7) Zone di importanza storica, culturale o archeologica;

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Preliminarmente viene introdotto l’esame della situazione territoriale nell’ambito

della programmazione esistente ai vari livelli amministrativi, europeo, nazionale, regionale

e locale.

2.3 AMBITI DI PROGRAMMAZIONE TERRITORIALE

Nei seguenti paragrafi il sito in oggetto verrà inquadrato all’interno dei documenti di

Programmazione Territoriale attualmente vigenti evidenziandone, laddove presenti, le

eventuali criticità e vincoli derivanti.

2.3.1 P.R.G. Il sito in esame, da quanto si evince dalla documentazione amministrativa in

allegato e dagli strumenti urbanistici adottati (Elaborati integrati in adempimento alle

prescrizioni del voto del CRU n. 57 del 26-03-2008 e relative cartografie), ricade in Zona

“D/2” (edilizia industriale). Nello specifico secondo la cartografia allegata al P.R.G. l’area in

esame è così definita “Area ASI ambito territoriale soggetto a pianificazione sovraordinata del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale (ASI)” ed in particolare

essa è definita come “Ambiti di trasformazione e completamento”.

Per quanto concerne il regime vincolistico pendente sull’area in oggetto risulta da

segnalare il vincolo Legge 431/85 – Corridoio ecologico che alla pagina 27 delle Norme

di Attuazione (prescrizioni del voto del CRU n. 57 del 26-03-2008) così lo definisce “In

assenza di pianificazione particolareggiata la fascia di rispetto del corridoio ecologico lungo

i torrenti Niceto e Muto è mantenuta costante sino a mt 200 dall’argine dei torrenti. Nella

stesura dei PPE degli ambiti interessati dal corridoio ecologico, la relativa valutazione

d’incidenza, cosi come prescritta dal DPR. N. 305 dell’11-04-2007 del servizio 2/VAS-VIA,

valuterà la delimitazione in dettaglio del corridoio ecologico. In tale sede sarà approfondita

la delimitazione di tale fascia previa verifica del mantenimento delle tutele da operare.

Negli stessi PPE saranno inoltre individuati gli interventi sostenibili in tali ambiti e le

specifiche azioni indirizzate alla tutela del corridoio ecologico”

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Figura 8 – Estratto PRG Tavola P1-1

Il sito in oggetto tuttavia risulta posto a circa 380 dall’argine di piena del T.te Niceto

ed a circa 600 dall’argine di piena del T.te Muto come evidenziato dalle sottostanti figure,

risultando dunque escluso da tale regime vincolistico.

Figura 9 – Distanza T.te Niceto

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Figura 10 – Distanza T.te Muto

2.3.2 Piano paesaggistico Ambito 9 Il sito in oggetto rientra all’interno dell’Ambito 9 “Area della catena settentrionale - Monti Peloritani” così come individuato al Titolo III del Piano territoriale paesistico

regionale - D.A. n. 6080 del 21/05/1999.

Figura 11 – Ambito 9 - “Area della catena settentrionale - Monti Peloritani”

Il Piano Territoriale Paesaggistico dell’Ambito 9 è redatto in adempimento alle

disposizioni del D.lgs. 22/01/2004, n. 42, così come modificate dal D.lgs. 24/03/2006, n.

157, in seguito denominato Codice, ed in particolare all’art. 143 al fine di assicurare

specifica considerazione ai valori paesaggistici e ambientali del territorio attraverso:

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- l’analisi e l’individuazione delle risorse storiche, naturali, estetiche e delle loro

interrelazioni secondo ambiti definiti in relazione alla tipologia, rilevanza e integrità

dei valori paesaggistici;

- prescrizioni ed indirizzi per la tutela, il recupero, la riqualificazione e la

valorizzazione dei medesimi valori paesaggistici;

- l’individuazione di linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i diversi

livelli di valore riconosciuti.

In attuazione delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale,

approvate con D.A. n. 6080 del 21.05.1999, e dell’Atto di Indirizzo dell’Assessorato

Regionale per i Beni Culturali ed Ambientali e per la Pubblica Istruzione, adottato con D.A.

n. 5820 dell’08/05/2002, il Piano Territoriale Paesaggistico dell’Ambito 9, articolato

secondo gli Ambiti Territoriali individuati dalle stesse Linee Guida, persegue i seguenti

obiettivi generali:

a. stabilizzazione ecologica del contesto ambientale, difesa del suolo e della bio-

diversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;

b. valorizzazione dell’identità e della peculiarità del paesaggio dell’Ambito/i, sia nel

suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;

c. miglioramento della fruibilità sociale del patrimonio ambientale, sia per le attuali che

per le future generazioni.

Inoltre, in attuazione dell’art. 135 del Codice, il Piano Territoriale Paesaggistico

definisce per ciascun ambito locale, successivamente denominato Paesaggio Locale,

specifiche prescrizioni e previsioni ordinate:

a) al mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie

dei beni sottoposti a tutela, tenuto conto anche delle tipologie architettoniche,

nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi;

b) all’individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili con i

diversi livelli di valore riconosciuti e con il principio del minor consumo del territorio,

e comunque tali da non diminuire il pregio paesaggistico di ciascun ambito, con

particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio

mondiale dell’UNESCO e delle aree agricole;

c) al recupero e alla riqualificazione degli immobili e delle aree compromessi o

degradati, al fine di reintegrare i valori preesistenti, nonché alla realizzazione di

nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati;

d) all’individuazione di altri interventi di valorizzazione del paesaggio, anche in

relazione ai principi dello sviluppo sostenibile.

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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La Normativa d’Ambito 9 prevede la suddivisione del territorio in Paesaggi locali sulla scorta di fattori naturali, antropici e culturali che caratterizzano singoli settori

territoriali, determinando un’identità morfologica, paesaggistica e storico culturale unitaria,

definita e riconoscibile.

Nello specifico i Paesaggi Locali individuati sono: 1. Stretto di Messina; 2. Valle del Nisi e Monte Scuderi; 3. Grandi valli: Pagliara, Savoca ed Agrò; 4. Taormina; 5. Valle dell’Alcantara; 6. Valle del Timeto e Capo Calavà; 7. Media e alta valle del Novara e dell’Elicona; 8. Media e alta valle del Patrì; 9. Media e alta valle del Gualtieri e del Mela; 10. Media e alta valle del Niceto; 11. Rametta e Bauso;

12. Pianura e penisola di Capo Milazzo; 13. Capo Rasocolmo.

Il sito in studio rientra nel Paesaggio n. 12 “Pianura e penisola di Capo Milazzo”

tale Paesaggio risulta così definito nei suoi tratti principali: “Il paesaggio - confinante ad

Est con Rometta Marea e ad ovest delimitato da Capo Tindari comprende l’intera pianura

ed i paesi che la coronano affacciandosi sulle prime pendici collinari.

L’area individua una porzione territoriale variegata, ricca di entità biotiche,

abiotiche, percettive ed antropiche di altissimo valore, ma anche di contraddizioni fruitive

che hanno determinato gravi danni al paesaggio e minacciano di distruggere un importante

patrimonio ambientale e culturale. Punto focale dell’unità di paesaggio è la penisola di

Capo Milazzo, contraddistinta da peculiarità geomorfologiche, naturali ed antropiche che la

rendono un raro esempio di equilibrata azione sinergica tra natura ed evoluzione storica

del territorio”.

Il sito in oggetto, posto in C.da Marina San Biagio risulta ubicato oltre il margine

orientale del S.I.N. Area industriale di Milazzo (Sito d’Interesse Nazionale) in un settore

retrocostiero a destinazione “Aree industriali” come si evince, oltre che dal P.R.G., anche

dalle tavole di piano del piano paesaggistico d’ambito 9 (Fig. 12).

Il settore in cui ricade il lotto d’interesse è definito Paesaggio della riviera di levante

per il quale sono state definite le seguenti modalità di utilizzo e gestione del territorio.

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Figura 12 – Ambito 9 – Estratto Tav. 30 “Aree industriali”

Indirizzi: - interventi finalizzati alla riqualificazione dei detrattori, al recupero dei caratteri e dei

valori paesaggistico-ambientali degradati e alla ricostituzione del paesaggio

alterato;

- favorire lo sviluppo di tecnologie compatibili che minimizzino l’impatto paesaggistico

ambientale degli impianti tecnologici;

- promuovere la riconversione delle aree produttive favorendo l’insediamento di

attività artigianali, commerciali e della piccola industria a basso impatto ambientale.

Direttive: - recupero paesaggistico dei villaggi costieri e degli aggregati edilizi ricadenti nelle

Aree di recupero cartografate nella Tav. 30 di Piano, con specifica considerazione

per il disinquinamento ed il recupero ambientale del mare e del litorale e per

interventi di riqualificazione paesaggistico-ambientale delle foci, dei tratti fluviali e

perifluviali, al fine di creare corridoi ecologici;

- rimuovere e/o mitigare i fattori d’inquinamento ambientale e paesaggistico mediante

interventi di recupero che prevedano la decontaminazione delle aree industriali,

l’inserimento di aree verdi negli spazi inedificati ed elementi di arredo urbano quali

parcheggi e viali alberati negli spazi interni e contigui alle zone destinate ad attività

produttive;

- recupero paesaggistico delle aree di cava abusive o dismesse e delle fabbriche di

laterizi, mediante piani attuativi di riqualificazione urbanistica e ambientale; tali piani

devono prevedere la riconfigurazione dei luoghi e l’inserimento nel paesaggio degli

impianti regolarmente autorizzati;

- l’apertura di nuove cave deve essere limitata a giustificate esigenze di mercato,

riconducendo le attività esistenti verso il minor impatto ambientale possibile;

PROCEDURA DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITÀ EX ART. 20 PARTE SECONDA, D.LGS. 152/2006

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- gli impianti di produzione d’energia e di raffinazione rappresentano i due poli

industriali a maggior incidenza sui fattori di degrado del Paesaggio Locale e

costituiscono detrattori paesistici. Per contemperare le esigenze socio-economiche

con quelle della tutela del paesaggio, nelle more di un piano globale di

riconversione e recupero dell’area, è necessario che vengano adottati tutti i possibili

accorgimenti per ridurre il carico inquinante e mitigare l’impatto visivo di tali impianti

ed è vietato il potenziamento degli stessi e l’ampliamento delle aree interessate;

- deve essere prevista la graduale e progressiva eliminazione degli impianti anzidetti

e una riconversione produttiva dell’area che non confligga con la sua naturale

vocazione paesaggistica.

Prescrizioni: - entro la fascia di rispetto delle aree costiere a margine delle aree edificate e di

espansione dovranno inoltre essere individuate e normate zone destinate a verde

nelle quali è fatto divieto di realizzare qualsiasi forma di residenza e di attrezzature.

Dall’analisi delle ulteriori cartografie allegate alla Normativa d’Ambito risulta che il

sito in esame non rientra in alcuno dei vincoli previsti dalla Normativa d’Ambito come

sintetizzato in Tav. 20 e come rappresentato nella sottostante figura 13

Figura 13 – Ambito 9 – Estratto Tav. 20 “Vincoli territoriali”

Il sito in esame, inoltre, non ricade in zona soggetta a vincolo idrogeologico. Per

quanto concerne il regime vincolistico legato alla presenza di S.I.C. e Z.P.S. il sito in

oggetto risulta così posizionato rispetto a tali areali:

Sito di Interesse Comunitario (id. SIC ITA SIC ITA 030011 denominazione

“Dorsale Curcuraci Antennamare”) > 10 Km (Fig. 14);

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Sito di Interesse Comunitario (id. SIC ITA SIC ITA 030032 denominazione “Capo

Milazzo”) è ubicato a NO ad una distanza di circa 9 Km (Fig. 15);

Zona di Protezione Speciale (Z.P.S. denominazione “Monti Peloritani” ITA 030042)

collocata a circa 9 Km (Fig. 16)

Figura 14 – Distanza SIC 030011

Figura 15 – Distanza SIC 030032

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Figura 16 – Distanza Z.P.S. Monti Peloritani

2.3.3 Piano Paesistico Regionale Le Linee Guida del Piano Paesistico Regionale (nel seguito PPR) approvate ai

sensi dell’art. 1 bis della legge n°431/85 e dell’art. 3 della legge regionale 80/77, con

Decreto dell’Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali n° 6080 del 21 maggio 1999,

sono state adottate allo scopo di coordinare la tutela del paesaggio e dei beni ambientali. Il

Piano Paesistico si prefigge i seguenti obiettivi:

stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, in difesa del suolo e

della biodiversità;

valorizzazione delle peculiarità del paesaggio regionale;

miglioramento della fruibilità del patrimonio ambientale.

Il Piano Paesistico suddivide l’intero territorio regionale in 17 ambiti, individuati

tenendo conto delle relative peculiarità geomorfologiche e culturali.

Il Piano opera su due livelli:

nei territori di interesse pubblico le indicazioni del piano dovranno essere

percepite dai piani urbanistici provinciali e comunali, dai piani territoriali dei

parchi regionali e dai regolamenti delle riserve naturali;

nei territori non soggetti a tutela il Piano individua le caratteristiche strutturali

che il paesaggio deve avere stabilendo gli indirizzi da seguire conformemente

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alle politiche di sviluppo tracciate sia alivello di pianificazione provinciale che

comunale.

L’area oggetto di studio appartiene, come ampiamente anticipato al paragrafo

precedente, all’Ambito Territoriale n° 9 (Fig. 17) denominato “Area della Catena settentrionale (Monti Peloritani)” di cui, nel seguito, si riporta la descrizione, tratta dalle

linee guida del PPR.

Figura 17 – Inquadramento cartografico Ambito 9, secondo il Piano Paesistico Regionale

Ambito Territoriale n° 9 “Catena settentrionale (Monti Peloritani)” L’ambito comprende l’estremo lembo del massiccio calabro-peloritano. Questa unità morfologica e strutturale, interrotta dallo stretto di Messina, assume connotati particolari, assimilabili al paesaggio dell’appennino calabrese. Il paesaggio è caratterizzato da una stretta fascia litoranea, da versanti più o meno scoscesi con creste strette e cime alte e sottili con vette comprese fra i 1000 e i 1300 metri, disposte lungo un crinale ondulato. Le numerose e profonde fiumare che incidono il rilievo formando ampie vallate alluvionali hanno caratteri diversi sui due versanti: sullo Ionio sono regolarmente perpendicolari al profilo della cresta, brevi e ripide si aprono in prossimità della stretta fascia litoranea; sul Tirreno invece mostrano maggiore complessità e sviluppo e danno origine alla vasta pianura alluvionale di Milazzo. La costa è prevalentemente rettilinea lungo il versante ionico, mentre si articola, su quello tirrenico, in due grandi golfi separati dalla penisola di Milazzo con spiagge caratteristiche. Geologicamente il paesaggio è caratterizzato dalla prevalenza di rocce metamorfiche e intrusive, non mancano però affioramenti di rocce sedimentarie quali calcari, arenarie e depositi sabbiosi. Il paesaggio vegetale di tipo naturale caratterizza le quote superiori del rilievo con vaste praterie secondarie, insediate intorno alla quota di 1000 metri s.l.m. ed alle quote superiori, spesso soggette ad interventi di riforestazione con impiego di conifere e latifoglie esotiche, che dominano la dorsale della cresta fino al limite delle colture. Il paesaggio agrario dei versanti collinari è fortemente caratterizzato da vaste coltivazioni legnose tradizionali, prevalentemente dall’oliveto, e in maniera significativamente estesa dalla coltura specializzata del noccioleto mentre le coltivazioni legnose asciutte occupano

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prevalentemente i fianchi dei rilievi meridionali. La piana di Milazzo ha un paesaggio fortemente umanizzato e presenta usi concorrenziali: colture ortive, seminativo, attività produttive industriali, attività residenziali. Le colture legnose irrigue, in prevalenza agrumeti, interessano la stretta cimosa costiera e si addentrano spesso per lunghi tratti, lungo le aree di divagazione delle fiumare. Il paesaggio agrario “storico” persiste ancora in ampie aree in cui gli elementi costitutivi (dalla rete viaria rurale, alla chiusura dei poderi, al sistema colturale, alle sedi umane) testimoniano in un insieme coordinato una sopravvissuta armonia di forme, di tecniche e di funzioni. L’insediamento umano è fortemente connotato da numerosi e piccoli nuclei e centri di origine medievale che privilegiano sul versante tirrenico le alture e i crinali e sul versante ionico il segno delle fiumare. L’insediamento interessa i versanti collinari al di sotto dei quattrocento metri; i versanti montani appaiono fortemente spopolati e poco accessibili. Un carattere fondamentale dell’insediamento è l’alternanza storica dell’abitare, che in età classica privilegia le zone costiere costruendo città (Naxos, Messina, Milazzo) nodali per i traffici marittimi, mentre in età medievale e moderna privilegia i versanti collinari costruendo centri strategici con ampie possibilità di difesa (Savoca sullo Ionio, Rometta sul Tirreno) caratterizzati dalla presenza di castelli e di mura. Alla fine del’800 le colture irrigue e il potenziamento delle vie di comunicazione litoranea favoriscono il trasferimento della popolazione verso la costa e la formazione di nuovo centri, “le marine”. Ne deriva una struttura territoriale a pettine formata dai centri costieri e dai centri montani di origine, struttura che oggi tende a diventare una conurbazione lineare, un asse insediativo litoraneo che, quasi senza soluzione di continuità, copre tutto l’arco perimetrale ionico-tirrenico e che a sud mantiene essenzialmente il carattere residenziale-turistico, mentre a nord, per la presenza di concentrazioni produttive e di nuclei urbani più consistenti, si articola in una trama insediativa più complessa e articolata. La città di Messina costituisce il polo territoriale di riferimento e di saldatura dell’area peloritana e di quella aspromontana oltre lo stretto. L’influenza di Messina viene attenuata sul versante ionico da Catania e dalla sua area metropolitana, mentre sul versante tirrenico va acquistando importanza l’asse urbano bipolare Milazzo-Barcellona. Lo sviluppo insediativo e il cambiamento della gerarchia e delle strutture urbane hanno determinato nella fascia costiera una forte pressione antropica con profonde e notevoli trasformazioni del paesaggio, mentre nelle aree collinari, hanno provocato l’abbandono e il conseguente degrado del sistema insediativo e del paesaggio agrario tradizionale.

All’interno di tale territorio si individua, nell’ambito del Sottosistema Biotico, il

Biotopo n° 3 denominato “Capo Milazzo, di cui, nel seguito, è riportato lo stralcio della

relativa scheda di identificazione del PPR.

Come tuttavia anticipato, tale sottosistema biotico, coincidente con il S.I.C. n. 030032 “Capo Milazzo”, risulta posto ad una distanza di circa 9 Km verso NO.

Analizzando nel dettaglio le cartografie allegate al PPR risulta che il sito in oggetto

rientra tra le aree definite “Paesaggi Rurali” nella Tavola 5 – Carta dei biotopi (Fig. 19).

Per quanto riguarda il regime vincolistico l’areale di stretta pertinenza non risulta

soggetto ad alcuno dei vincoli individuati al PPR e sintetizzati nella Carta n. 16 “Vincoli” e

nella Carta n. 17 “Vincoli territoriali”, come sintetizzato dalle figure 20 - 21.

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Figura 18 – Inquadramento cartografico Ambito 9, Tav. 5 “Biotopi”

Figura 19 – Inquadramento cartografico Ambito 9, Tav. 16 “Vincoli”

Figura 20 – Inquadramento cartografico Ambito 9, Tav. 17 “Vincoli territoriali”

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2.3.4 P.A.I. Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico L’areale in studio è cartografato all’interno del Piano 005 “Bacino Idrografico del

Torrente Muto” e risulta limitrofo al “Bacino Idrografico della Fiumara di Niceto e centro abitato di Rometta (ME) Piano 004 ” - P.A.I. (Piano Stralcio di Bacino l’Assetto

Idrogeologico – Regione Sicilia) edizione del 2006 e 2011.

Dall’analisi della documentazione (Schede-Cartografie) si evince che l’intero

territorio d’interesse, Sezione 587160 “Giammoro”, non risulta direttamente interessato da

fenomenologie puntuali e da aree a rischio e pericolosità. Nello specifico, le fenomenologie

cartografate e schedate, relativamente alle aree in studio sono di seguito sintetizzate:

005 “Bacino Idrografico del Torrente Muto”

- Carta della Pericolosità Idraulica per fenomeni di esondazione n. 01;

- Carta del Rischio Idraulico per fenomeni di esondazione n. 01;

- Carta dei dissesti n. 01;

- Carta della Pericolosità e del Rischio Morfologico n. 01.

Dall’analisi effettuata sulle cartografie di cui sopra, risulta che il sito posto in C.da

Marina San Biagio non è coinvolto in nessuna delle fenomenologie cartografate.

Nello specifico, le uniche fenomenologie poste nelle vicinanze e classificate a

pericolosità P3 Pericolosità elevata e a rischio R3 – R4 Rischio elevato – Rischio molto elevato sono poste ad una distanza di circa 600 m verso SO, come si evince dalle

sottostanti figure.

Figura 21 – Carta del Rischio Idraulico per fenomeni di esondazione n. 01 – Bacino 005

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Figura 22 – Carta Pericolosità Idraulica per fenomeni di esondazione n. 01– Bacino 005

Per quanto concerne il Piano 004 “Bacino Idrografico della Fiumara di Niceto e centro abitato di Rometta (ME)”. Dall’analisi della documentazione (Schede-Cartografie)

si evince che l’intero territorio d’interesse, Sezione 587160 “Giammoro”, non risulta

direttamente interessato da fenomenologie puntuali e da aree a rischio e pericolosità. Nello

specifico, le fenomenologie cartografate e schedate, relativamente alle aree in studio sono

di seguito sintetizzate:

004 “Bacino Idrografico della Fiumara di Niceto e centro abitato di Rometta (ME)”

- Carta della Pericolosità Idraulica per fenomeni di esondazione n. 01;

- Carta del Rischio Idraulico per fenomeni di esondazione n. 01;

- Carta dei dissesti n. 01;

- Carta della Pericolosità e del Rischio Morfologico n. 01.

Dall’analisi effettuata risulta che il sito posto in C.da Marina San Biagio non è

coinvolto in nessuna delle fenomenologie cartografate. Le uniche fenomenologie poste

nelle vicinanze e classificate a pericolosità P1 Pericolosità bassa e a rischio R2 Rischio medio sono poste ad una distanza di circa 135 m verso E (Rischio) e circa 140 m verso E

(Pericolosità), come si evince dalle figure 24 – 25.

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Figura 23 – Carta Pericolosità Idraulica per fenomeni di esondazione n. 01 – Bacino 004

Figura 24 – Carta del Rischio Idraulico per fenomeni di esondazione n. 01 – Bacino 004

2.3.5 Piano di gestione del Rischio di Alluvioni La Regione Siciliana in attuazione della Direttiva 2007/60/CE, relativa alla

valutazione ed alla gestione dei rischi di alluvioni, ha redatto ed adottato il “Piano di

gestione del Rischio di Alluvioni” cui sono state allegate le relative Norme di Attuazione

(11/2015). Le aree d’interesse sono poste tra i bacini idrografici codificati “004 F.ra Niceto”

e “005 T.te Muto (Gualtieri)”.

In particolare, consultando il sito A.R.T.A. dedicato al Piano di gestione del Rischio

Alluvioni (http://www.artasicilia.eu/old_site/web/bacini_idrografici/) e nello specifico il

bacino “004 F.ra Niceto” è stato appurato che le aree di Rischio e Pericolosità

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coincidono con quanto già cartografato al P.A.I. e dunque non incidono direttamente il sito

in oggetto e le sue immediate pertinenze.

Figura 25 – Bacini idrografici - Piano di gestione del Rischio di Alluvioni

Tuttavia, verificando l’elenco dei nodi potenzialmente critici raggruppati per ambito

comunale pubblicato sul sito del DRPC in data 21/11/14 ed il successivo “Rapporto

preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di P.C. (5/2015)” è stata

osservata la presenza di alcune criticità in prossimità delle aree in studio. In particolare,

stante la parziale difformità1 tra i dati ufficiali in formato kmz (google earth), shp (vettoriale)

e csv (dati) i punti posti nelle vicinanze degli areali di studio sono sintetizzati in Tab. 2 e

Fig. 26.

Secondo tale Rapporto per "nodi" devono intendersi:

- intersezioni tra viabilità e corsi d'acqua,

- qualsivoglia situazione per la quale sia temibile una situazione di potenziale rischio

relativa all’interferenza tra acque superficiali ed elementi antropici.

1 “Esclusione di responsabilità - Il presente documento ha valore solo illustrativo e non esaustivo delle situazioni di potenziale criticità di natura idraulica e, più in generale, idrogeologica nel territorio regionale. Pertanto, esso non può essere in alcun modo utilizzato per analisi o attestazioni di pericolosità o di rischio idraulico e idrogeologico ma soltanto come base di conoscenza preliminare per eventuali successivi approfondimenti finalizzati alla redazione dei Piani comunali e intercomunali di protezione civile o per altri studi di pianificazione e gestione del territorio. Il Dipartimento della Protezione Civile della Regione Siciliana non potrà essere considerato responsabile per ogni o qualsiasi danno, diretto o indiretto ovvero anche solo ipoteticamente collegabile con l’uso dei dati riportati nel presente documento, che possa derivare a soggetti terzi, società, Enti e persone in relazione a quanto contenuto nel presente documento”

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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X Y Latitudine Longitudine Denominazione Rischio 2548694.902 4229387.861 38.2119924 15.3277536 Pace del Mela -com Basso 2549033.015 4228552.615 38.2044543 15.3315815 Pace del Mela-FFS Non Classificato 2548285.984 4228508.614 38.2040815 15.3230479 Pace del Mela-FFS 2548393.988 4228396.609 38.2030687 15.3242769 Pace del Mela-SS113 Moderato

Tabella 2 – Nodi di criticità DRPC

Figura 26 – Nodi rischio idraulico DRPC

2.4 ATMOSFERA E CLIMATOLOGIA

In merito agli aspetti atmosferici si precisa che, non essendo l’area direttamente

sottoposta a monitoraggio sulla qualità dell’aria, non si hanno dati di valutazione in tal

senso; l’unica stazione di monitoraggio posta nelle vicinanze risulta ubicata a circa 5.900 m

ad ovest in coincidenza della stazione dei Vigili del Fuoco di Milazzo (Fig. 27).

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Figura 27 – Stazione di Monitoraggio VV.FF Milazzo

Per quanto riguarda le caratteristiche climatiche dell’area, in tabella 3 sono riportati

i valori delle precipitazioni medie mensili ed annuali riferiti al periodo 1965-1994, per la

stazione pluviometrica di Milazzo; ed in tabella 4 i valori delle temperature medie mensili

della stazione di Ganzirri, l’unica avente caratteristiche similari, nel medesimo periodo. Le

precipitazioni, i cui valori medi annui superano i 630 mm, sono concentrate nel periodo

invernale, mentre la temperatura media annua è di 16,85 °C.

MESI

LOCALITA’

G F M A M G L A S O N D MEDIA ANNUA

Milazzo 78,4 68,2 60,7 44,3 26,8 14,8 15,2 18,4 53,8 91,5 76,3 88,7 637.1

Tabella 3 – Precipitazioni medie mensili ed annue in mm

MESI

LOCALITA’

G F M A M G L A S O N D MEDIA ANNUA

Tindari 12,6 12,4 13,4 15,2 18,4 22,1 25,2 26,0 23,7 20,4 16,9 14,0 18,35

Tabella 4 – Temperature medie mensili in °C

Per il sito in oggetto, posto nella zona intermedia, sia come quota sia come

distanze, rispetto alle due stazioni considerate, possiamo assumere i seguenti valori medi:

Precipitazioni: 637.1 mm/annui

Temperatura: 18,35 °C

2.4.1 Analisi ed elaborazioni sui dati trentennali Gli studi sul clima richiedono la disponibilità di serie storiche di dati meteorologici

sufficientemente lunghe. Per il lavoro preso in considerazione, edito dall’Unità di

Agrometeorologia – Gruppo IV – Servizi allo Sviluppo dell’Assessorato Agricoltura e

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Foreste della Regione Siciliana, sono stati utilizzati i dati del Servizio Idrografico del Genio

Civile, che custodisce l’archivio di dati più ricco e più antico esistente in Sicilia, con

rilevazioni che partono in qualche caso anche dalla fine del secolo scorso.

In accordo con l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, secondo cui “il clima è

costituito dall’insieme delle osservazioni meteorologiche relative ad un trentennio”, per le

analisi specifiche sul clima dell’area d’interesse è stato preso in considerazione il

trentennio disponibile a noi più vicino, che va dal 1965 al 1994, sulla base dei dati già

pubblicati dal Servizio Idrografico.

L’analisi statistica effettuata nel presente lavoro è stata eseguita ricavando, dai dati

di temperatura e precipitazioni, una serie di indici statistici (media aritmetica, mediana,

quantili, coefficiente di variazione), di cui si darà breve cenno più avanti, in grado di

rendere ricca di informazioni e notizie l’analisi stessa.

Una serie di osservazioni relative ad un determinato elemento meteorologico (es.

temperatura), effettuate ad intervalli regolari di tempo, costituisce quella che viene

chiamata serie temporale, la quale rappresenta il punto di partenza dell’analisi statistica.

Alla serie temporale vengono solitamente applicati degli indici, alcuni analitici, altri

sintetici, che forniscono informazioni più o meno dettagliate sulle caratteristiche di questa.

Il primo, ed anche il più comune degli indici sintetici, è la media aritmetica. Essa è

la somma degli n valori assunti da ogni dato osservato, da cui è composta la popolazione,

divisa per il numero complessivo delle osservazioni. La media racchiude quindi in un unico

valore l’informazione riguardante una popolazione di dati.

Un altro indice sintetico è rappresentato dalla mediana; essa è quel valore che,

all’interno di una distribuzione ordinata di dati in ordine crescente, occupa il posto centrale;

in altre parole, è il valore che suddivide una distribuzione ordinata in due distribuzioni, che

raccolgono ciascuna il 50% della distribuzione totale.

Le informazioni ricavate dall’uso degli indici sintetici possono non essere sufficienti

a caratterizzare una distribuzione di dati: occorrerà, quindi, adottare degli altri indici (indici

di variabilità) che siano in grado di esprimere la variabilità della distribuzione, cioè quanto i

diversi elementi che la compongono si discostano dalla media e fra loro.

Tra i diversi indici di variabilità, il più usato, e anche quello adottato nel lavoro

considerato, è il coefficiente di variazione. Esso rappresenta il rapporto, espresso in

percentuale, tra lo scarto quadratico medio (o deviazione standard) e la media, e si utilizza

quando si vogliono mettere a confronto le misure di variabilità di popolazioni di dati che

hanno medie differenti.

Il coefficiente di variazione (c.v.) viene calcolato nel modo seguente:

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in cui:

e

dove:

Oltre agli indici sintetici e agli indici di dispersione o variabilità, per fornire ulteriori

indicazioni che servissero a caratterizzare meglio il clima è stata utilizzata l’analisi

probabilistica, attraverso l’uso dei quantili. Può infatti rivelarsi utile, per uno studio più

approfondito di una distribuzione ordinata di dati, suddividere questa in un determinato

numero di distribuzioni parziali, ciascuna delle quali può essere genericamente detta

quantile.

Nel presente lavoro sono stati utilizzati i centili, che suddividono la distribuzione in

cento parti uguali, in particolare il 5°, il 25°, il 50°, il 75° e il 95° percentile. Il 5° percentile

rappresenta il limite superiore di quella parte della distribuzione totale di dati che ne

racchiude il 5%, mentre la distribuzione rimanente ne contiene il 95%. Analogamente, il

50° percentile è il limite superiore di quella parte della distribuzione che contiene metà

della distribuzione totale, e coincide con la mediana.

L’uso dei percentili nella statistica applicata alla climatologia serve ad individuare

con quale probabilità si possa verificare un determinato evento. Ad esempio, con quale

probabilità una determinata soglia termica possa essere superata, o che probabilità ci sia

riguardo al verificarsi di determinati eventi piovosi; dire infatti che il valore di temperatura

del 5° percentile del mese di gennaio è 1,2°C, equivale a dire che vi è il 5% di probabilità di

avere nel mese di gennaio una temperatura inferiore o uguale a 1,2°C, o, allo stesso

modo, di avere il 95% di probabilità che questo valore venga superato.

TEMPERATURA E CLIMOGRAMMI Per l’unica stazione considerata, i dati in oggetto sono presentati innanzitutto in una

tabella riassuntiva di valori mensili di temperatura massima (Tmax), minima (Tmin) e media

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(Tmed), a cui sono stati affiancati i dati di precipitazioni medie mensili (P, media aritmetica

semplice dei 30 valori mensili), necessari per l’elaborazione dei climogrammi di Peguy,

riportati sotto la tabella stessa.

I climogrammi di Peguy riassumono sinteticamente le condizioni termo-

pluviometriche delle diverse località considerate. Essi sono costruiti a partire dai dati medi

mensili di temperatura e precipitazioni cumulate. Sulle ascisse è riportata la scala delle

temperature (°C), mentre sulle ordinate quella delle precipitazioni (mm).

Tabella 5 – Temperature Tmed, Tmax, Tmin in °C

Figura 28 – Climogrammi di Peguy Ganzirri

Dall’unione dei 12 punti relativi a ciascun mese, si ottiene un poligono racchiudente

un’area, la cui forma e dimensione rappresentano bene le caratteristiche climatiche di

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ciascuna stazione. Sul climogramma è anche riportata un’area triangolare di riferimento

che, secondo Peguy, distingue una situazione di clima temperato (all’interno dell’area

stessa), freddo, arido, caldo (all’esterno del triangolo, ad iniziare dalla parte in alto a

sinistra del grafico, in senso antiorario). Il triangolo è costruito sulla base delle seguenti

coordinate dei vertici: (0°C, 0 mm); (23,4°C, 40 mm); (15°C, 200 mm). La posizione

dell’area poligonale, rispetto a quella triangolare di riferimento fornisce una

rappresentazione immediata delle condizioni climatiche della stazione. Inoltre, dal

confronto grafico delle aree poligonali delle varie stazioni risulta agevole e intuitivo lo studio

comparato delle zone in cui sono ubicate le stazioni stesse.

Dall’analisi dei climogrammi di Peguy e dei valori medi annui delle temperature

delle stazioni considerate, è stato possibile evidenziare i seguenti aspetti climatologici:

condizioni di clima temperato da ottobre a maggio, arido da giugno ad agosto e caldo in settembre; temperatura media annua di 18.35°C.

Tabella 6 – Temperature mensili della stazione di Ganzirri e coefficienti di variazione

Nelle soprastanti tabelle sono invece riportati i dati relativi allo studio probabilistico

dei valori medi e assoluti mensili di temperatura massima, minima e media. In tal caso,

oltre ai valori minimi e massimi, sono stati considerati i seguenti percentili: quinto (5°),

venticinquesimo (25°), cinquantesimo (mediana) (50°), settantacinquesimo (75°) e

novantacinquesimo (95°). In tal modo, come già detto nella parte generale, è possibile

trarre maggiori informazioni dai dati elaborati, rispetto a quanto interpretabile attraverso i

soli dati medi. Circa il significato dell’elaborazione probabilistica con il metodo dei quantili si

rimanda al paragrafo precedente.

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Per ciascun mese, sono stati anche calcolati i coefficienti di variazione (c.v.), tra

tutti i valori delle serie storiche considerate. Tale coefficiente dà una misura della loro

variabilità relativa, espressa in termini percentuali. La modalità di calcolo del c.v. è riportata

nel paragrafo precedente.

PRECIPITAZIONI Probabilità di precipitazioni mensili

Per la stazione pluviometrica considerata (Milazzo), sono stati determinati i valori

mensili di precipitazioni che non vengono superati a predeterminati livelli di probabilità,

utilizzando anche in questo caso, il metodo dei percentili. Oltre ai valori minimi e massimi,

le soglie considerate sono quelle del 5%, 25%, 50%, 75% e 95%. I dati sono presentati in

un’unica tabella riassuntiva (Fig. 29), che comprende anche i valori del coefficiente di

variazione. Esso, come già detto nella in precedenza, consente di valutare il grado di

dispersione relativa dei dati della serie intorno alla media, anche in tal caso espressa in

valori percentuali.

Oltre che in forma tabellare, i dati sono stati anche presentati in forma grafica.

Figura 29 – Precipitazioni mensili (mm) della stazione di Milazzo e relativo diagramma

La legenda dei dati riportati è la seguente: Legenda

Sigla o simbolo Descrizione Unità di

misura

min Valore minimo raggiunto nell’intero periodo di osservazione mm

5° Quinto percentile: valore non superato nel 5% degli anni mm

25° Venticinquesimo percentile: valore non superato nel 25% degli anni mm

50° Cinquantesimo percentile (mediana): valore non superato nel 50% degli anni mm

75° Settantacinquesimo percentile: valore non superato nel 75% degli anni mm

95° Novantacinquesimo percentile: valore non superato nel 95% degli anni mm

max Valore massimo raggiunto nell’intero periodo di osservazioni mm

c.v. Coefficiente di variazione %

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L’analisi dei diagrammi consente di ottenere agevolmente delle informazioni sulla

variabilità delle precipitazioni nell’ambito di ogni mese: se infatti i punti relativi ai diversi

livelli di probabilità, e quindi le relative spezzate che li congiungono, sono fra loro molto

distanziati, significa che vi è una maggiore variabilità che non nel caso in cui essi siano

ravvicinati.

Dalla lettura dell’ultimo livello di probabilità di non superamento inoltre, quello del

95%, si possono trarre indicazioni anche sui valori estremi verificatisi nelle varie stazioni e

nei vari mesi.

La distribuzione mensile delle precipitazioni nelle singole stazioni è tipicamente

mediterranea, con concentrazione degli eventi piovosi nel periodo autunno invernale e

scarsa presenza degli stessi nella primavera e in estate.

Dall’analisi dei diagrammi delle precipitazioni si evince che:

vi è una buona simmetria tra la piovosità mensile dei mesi invernali (gennaio,

febbraio, marzo) e quella dei mesi autunnali (dicembre, novembre, e ottobre);

la variabilità temporale delle precipitazioni è medio-bassa nei mesi autunnali

e invernali (con un c.v. di 80-90), mediamente più alta nei mesi primaverili ed

estivi (c.v. fino a 147 nel mese di luglio);

i valori massimi e quelli del 95° percentile, che individuano le piogge

abbondanti ed eccezionali, sono di gran lunga più elevati dei valori mediani

(50° percentile).

2.5 AMBIENTE IDRICO

Il sito di stretto interesse rientra all’interno dell’area compresa tra il bacino del T.te

Muto ad ovest ed il bacino del T.te Niceto ad est, come indicato dal P.A.I. Piano n. 005 (Fig

30). Si tratta di un areale limitato esteso dalla linea di costa fino a circa 33.0 m s.l.m..

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Figura 30 – Area compresa tra il bacino del T.te Muto ed il bacino del T.te Niceto

In particolare il T.te Niceto dista 420 m verso est ed il T.te Muto è posto, verso

ovest, ad una distanza di 642 m (Fig 31).

Figura 31 – Area compresa tra il bacino del T.te Muto ed il bacino del T.te Niceto

Entrambi i corsi d’acqua presentano un regime idrologico tipicamente torrentizio,

caratteristico delle “fiumare” e strettamente dipendente dalla distribuzione delle

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precipitazioni, con deflussi superficiali, scarsi o assenti nel periodo primavera-estate, e

consistenti nei mesi autunnali e invernali.

Figura 32 – Sezione terminale del T.te Muto

L’idrografia naturale di superficie, negli immediati dintorni del sito, è dunque di

scarso interesse e/o addirittura assente, sia a causa dell’azione antropica (che ha alterato

la morfologia superficiale naturale, pavimentando e/o modificando gran parte delle

superfici), ma anche per l’elevata permeabilità dei terreni affioranti e di quelli presenti in

sottosuolo (depositi alluvionali prevalenti).

Il deflusso delle acque meteoriche è, pertanto, regolato quasi esclusivamente da

superfici pavimentate artificiali scoperte e/o coperte canalizzate (fognature) e,

secondariamente, laddove esistono superfici prive di pavimentazione, ha luogo per via

sotterranea tramite infiltrazione.

Entrambi i T.ti scorrono, nell’ultimo tratto, all’interno di un alveo di piena delimitato

da argini artificiali realizzati generalmente in c.a. ed a luoghi in pietrame a secco.

Figura 33 – Sezione terminale del T.te Niceto

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2.6 SUOLO E SOTTOSUOLO

Per la descrizione della componente suolo e sottosuolo si farà riferimento ad

informazioni raccolte nel corso di sopralluoghi diretti effettuati nell’area, a pubblicazioni

specifiche e carte tematiche, come la Carta Geologica d’Italia Foglio n. 587-600 “Milazzo Barcellona P.G.” – anno 2011 (Progetto CARG disponibile e consultabile sul sito ISPRA -

http://www.isprambiente.gov.it/Media/carg/sicilia.html) e la “Carta Geologica della Provincia di Messina – Foglio 3” - anno 2000.

Figura 34 – Progetto CARG Foglio n. 587-600

2.6.1 Inquadramento geologico e geomorfologico Viene qui presentato il quadro sinottico dello studio di tipo geomorfologico, litologico

e strutturale condotto per il sito d’interesse, localizzato nel comprensorio comunale di San

Pier Niceto ad una quota di circa 6 m s.l.m.. Esso risulta posizionato sul blando pendio

retrocostiero degradante in direzione N, posto a circa 340 m dalla linea di costa.

Per la stesura della cartografia tematica è stata utilizzata una base topografica a

scala 1:10.000, estratta dalla sezione n° 587160 “Giammoro” della Carta Tecnica

Regionale, edita in scala 1:10.000 dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente; l’area

rilevata ha un’estensione totale di circa 10 Km2.

La zona oggetto di studio rientra nella porzione nord-orientale del sistema dei M.ti

Peloritani che si caratterizzano per la presenza di tipici elementi idrografici, specifici

dell’arco calabro-peloritano, denominati “Fiumare”. Queste sono contraddistinte da corsi

d’acqua di ridotta lunghezza e pendenza elevata, soprattutto nella parte medio-alta e

montana del bacino, ove l’elevato trasporto solido è tale da assumere, in alcune porzioni

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del corso principale e nelle aste secondarie, il carattere di debris-flow (colata di detrito); di

contro, nel segmento medio-terminale si registrano pendenze relativamente basse e il letto

ghiaioso-ciottoloso, molto ampio e apparentemente sproporzionato, testimonia impetuosità

delle portate di piena. Inoltre esse sono caratterizzate da un regime idrologico

marcatamente torrentizio, strettamente dipendente dalla distribuzione delle precipitazioni.

Tali elementi idrici sono tipici delle aree di recente sollevamento, laddove rilievi di

altezze ragguardevoli, spesso prossimi alla costa, determinano orti differenze di quota in

spazi ridotti e favoriscono delle accentuate pendenze dei talweges. Infatti, il paesaggio

assume spesso caratteristiche di alta collina e di montagna non lontano dalla zona di

costa.

Il sito d’interesse è posto nella fascia costiera, ad andamento sub-pianeggiante ed

ampia circa 1,0 Km che comprende parte dell’agglomerato industriale di Giammoro di Pace

del Mela e l’area A.S.I. di S.P. Niceto, direttamente collegato al tratto terminale della valle

del Torrente Muto e del Torrente Niceto in prossimità dello sbocco nella pianura costiera,

dove i fondovalle raggiungono la massima ampiezza, anche in ragione della elevata

erodibilità delle formazioni geologiche su cui si impostano i tratti terminale dei suddetti

torrenti. Tale fascia pianeggiante si presenta con una spianata a debole pendenza verso il

mare.

Dal punto di vista morfologico, l’areale di stretto interesse presenta caratteristiche

piuttosto monotone, peraltro modificate e regolarizzate in misura rilevante dall'azione

antropica, in cui si evidenzia una ampia piana retrocostiera (a tratti sviluppata per circa

1.000 m) a pendenze medio basse su di un substrato alluvionale solcata dai due torrenti

principali del tutto compresi all’interno di argini artificiali

2.6.2 Geologia e cenni di tettonica Dal punto di vista geologico, il territorio in esame è compreso nelle propaggini

settentrionali dei Monti Peloritani, terminazione meridionale dell’Arco Calabro-Peloritano, la

cui ossatura è costituita dalla Catena Kabilo-Calabride.

Ci si trova nell’ambito geologico regionale della Sicilia nord-orientale, costituito da

differenti domini strutturali che caratterizzano l’orogene Appenninico - Maghrebide,

originatosi durante il Terziario dalla convergenza tra la placca europea e quella africana.

All’interno del sistema orogenetico si possono distinguere alcuni domini strutturali

principali:

il Dominio di Avampaese;

i Domini orogenici;

il Bacino Tirrenico.

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Il primo rappresenta il settore delle placche afroadriatiche non raggiunto dalla

deformazione compressiva.

I domini orogenetici costituiscono un sistema a duplex a scala regionale, nel

quale si distingue una porzione alloctona, composta dalla Catena Kabilo-Calabride, da

quella Appenninico-Maghrebide, sovrascorsa estesamente sul Sistema a Thrust Esterno,

originatosi, a partire dal Tortoniano, dallo scollamento delle coperture sedimentarie del

margine continentale africano in subduzione (cfr. Fig. 35).

Figura 35 – Profilo crostale “Schema geologico strutturale della Sicilia NE (Lentini et al., 1998)”

Il Bacino Tirrenico è un bacino a crosta parzialmente oceanica, tutt’ora in fase di

distensione, con una caratteristica forma triangolare, situato tra il Blocco Sardo e la Catena

Appenninica.

La Sicilia nord-orientale rientra in quel settore in cui sono affioranti estesamente i

più interni domini orogenici, che sono rappresentati, appunto, dalla Catena Kabilo-

Calabride e dalle unità interne della Catena Appenninico-Maghrebide.

Le Unità Appenninico-Maghrebidi sono rappresentate da diverse scaglie tettoniche

costituite dal Flysch Numidico e dalle Unità Sicilidi. Il Flysch costituisce la sequenza più

bassa ed è caratterizzato da un’alternanza litarenitico-quarzarenitica dell’Oligocene

superiore-Miocene inferiore.

Le Unità Sicilidi sono rappresentate da due scaglie tettoniche costituite ambedue da

successioni del Cretaceo inferiore senza coperture terziarie. Quella strutturalmente più

bassa è il Flysch di Monte Soro, composta da un’alternanza regolare di argille, marne e

quarzareniti, mentre quella superiore, denominata Unità delle Argille Scagliose Superiori, è

costituita da un mélange tettonico derivante dalla formazione di un cuneo di accrezione

paleogenico. Tale Unità è ricoperta tettonicamente dalla Catena Kabilo-Calabride.

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La Catena Kabilo-Calabride si è originata a partire dall’Eocene ed è composta da

diverse falde di ricoprimento costituite da terreni del basamento cristallino ercinico, con

resti di coperture sedimentarie meso-cenozoiche. Le unità della Catena sono ricoperte da

successioni terrigene di diversa età, che sono state raggruppate in diversi cicli, confinate

da discordanze principali, le quali permettono di ricostruire le varie tappe della polifasica

evoluzione tettonica dell’area.

Tra le più recenti vi sono quelle che costituiscono l’oligo-miocenico Flysch di Capo

d’Orlando, che sutura il sovrascorrimento della Catena Kabilo-Calabride su quella

Appenninico-Maghrebide ed è ricoperto dalle Argille Scagliose Antisicilidi, una falda di

ricoprimento antivergente, composta da sedimenti di fondo oceanico in giacitura caotica, di

derivazione da paleodomini appenninico-maghrebidi.

A partire dal Serravalliano, la collisione tra i due blocchi continentali europeo ed

afro-adriatico diede origine ad un nuovo regime tettonico, caratterizzato da associazioni

strutturali compressive lungo le aree frontali della catena, thrust fuori sequenza e tettonica

estensionale nelle aree più interne dell’orogene, con formazione di varie faglie di tipo

trascorrente. In Sicilia nord-orientale, questo nuovo regime tettonico era associato al

collasso delle aree interne ed al sollevamento delle aree meridionali precedentemente

depresse. Di conseguenza gli ultimi cicli sedimentari, rappresentati dai depositi di età dal

Miocene medio fino al Pleistocene, affioranti all’interno di depressioni strutturali,

principalmente collocati lungo la linea di costa attuale, venivano controllati sia dalla

tettonica sia dai movimenti eustatici.

La sequenza sedimentaria rinvenibile nell’area in esame rappresenta le fasi

deposizionali dal tardo Miocene all’attuale, presente nelle zone a Nord dell’arco dei Monti

Peloritani. Il substrato è costituito dal basamento cristallino, formato da micascisti e gneiss

del Complesso Calabriano, ricoperto da formazioni flyscioidi oligoceniche e mioceniche. Il

tardo Miocene è rappresentato da sedimenti marini arenacei e siltitici, sopra i quali si

trovano marne e marne argillose plioceniche. La sequenza è chiusa dai sedimenti marini

postorogenetici pliocenici e pleistocenici e dai depositi alluvionali recenti. La sequenza

descritta è interessata da numerose faglie di periodo diverso, aventi direzioni prevalenti

NO-SE e/o NE-SO.

Nell’areale di stretto interesse, vista la posizione prossima alla costa e l’ubicazione

in seno ai settori terminali delle aste torrentizie, prevalgono i vari termini alluvionali e di

spiaggia oltre a limitati affioramenti di depositi terrigeni e calcarenitici compresi tra il

Pliocene Sup. ed il Pleistocene Med., oltre a limitati terrazzi marini.

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Nel seguito verranno esposte le principali formazioni geologiche costituenti i volumi

geologici, idrogeologici e geotecnici di riferimento, relativamente alle opere di cui in

oggetto.

STRATIGRAFIA

OLOCENE – Deposito di spiaggia e cordoni litorali (as) Depositi di ghiaie a clasti mineralici di quarzo ed elementi litici metamorfici di medio

– alto grado. L’ampiezza delle spiagge varia da luogo a luogo e può subire modificazioni

evidenti anche nell’arco di una singola stagione. La porzione fine (sabbie e limi) trasportata

dai torrenti, anche durante gli episodi di piena, subisce una forte mobilitazione da parte

delle correnti e del moto ondoso con la conseguenza di avere una scarsa

rappresentazione in termini volumetrici all’interno dell’intero deposito. In generale si

osserva un sostanziale ritiro delle spiagge, spesso legato all’azione antropica che influisce

negativamente sul trasporto solido dei corsi d’acqua.

Olocene – Deposito alluvionali attuali (aa) Si tratta dei depositi, di potenza spesso considerevoli, costituente gli alvei attuali

delle fiumare. In generale si tratta di ghiaie eterometriche metamorfiche di vario grado ben

arrotondate e clasti sedimentari a minor grado di arrotondamento. Sono presenti amche

elementi di grosse dimensioni > 1.0 mc. Nelle zone a minor intensità di flusso il deposito

tende a caratterizzarsi per la presenza di porzioni medio fini limo – sabbiose. Nel

complesso dunque tale deposito deve considerarsi in piena evoluzione ed elaborazione in

ragione dei processi fluviali.

Olocene – Deposito alluvionali recenti e di Piana litorale (ar) Tale unità risulta costituita da sabbie ghiaiose, ghiaie e limi sabbiosi. A tratti è

riconoscibile una disposizione regolare con struttura embriciata nei livelli ghiaiosi e

stratificazione meno evidente nei livelli fini. Le piane retrocostiere alluvionali hanno uno

sviluppo variabile fino ad 1.0 Km; gli eventuali ordini di sovrapposizione non sono più

riconoscibili in relazione all’intensa espansione urbanistica di tipo turistico, residenziale ed

industriale che caratterizza le aree in analisi. Tali depositi rivestono un chiaro significato

idrogeologico in quanto tendono a drenare per vie sotterrane il deflusso proveniente da

monte e interagiscono con le falde sub-alveo poste all’interno delle fiumare.

Pleistocene med. - sup. – Deposito alluvionali terrazzati (gn-2) Depositi terrazzati di ordine 2, posti parallelamente alla costa a quote comprese tra

50 ÷ 140 m. Si tratta di sabbie giallastre a tratti ghiaiose, limi e cineriti oltre a ghiaie e

ciottoli arrotondati. L’assetto è massivo e/o a stratificazione poco evidente. Spessori

massimi di circa 3.0 m.

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Pliocene - Pleistocene med.– Formazione di Rometta (ROEa) Depositi da sabbioso argillosi a prevalentemente argillosi nelle porzioni superiori e

sommitali. Nello specifico si tratta di argille sabbiose giallo ocra e argille micacee grigio –

azzurre a stratificazione accennata. Spessori di circa un centinaio di metri.

2.6.3 Geomorfologia La zona oggetto di studio rientra nell’ambito della porzione nord-orientale del

distretto Peloritano, che, dal punto di vista morfologico, è caratterizzato da morfologie

estremamente aspre tipiche delle catene montuose costituite da falde di ricoprimento

costituite da un basamento metamorfico di vario grado sormontate da subordinati terreni

sedimentari. L’intero settore è tuttora interessato da forti tassi di sollevamento che

generano intensi fenomeni erosivi lungo i versanti. Si registra in generale un elevato tasso

di dissesti da imputare oltre che alla locale litologia alle vicissitudini tettoniche che hanno

favorito lo sviluppo di un potente strato di alterazione e degradazione delle rocce. Nelle

aree di valle, a medio – bassa pendenza, prevalgono i fenomeni deposizionali e spesso si

verificano episodi di esondazione dagli alvei torrentizi in occasione di piene stagionali.

Figura 36 – Immagine satellitare 3D con punto di osservazione posto a Nord

Le aree in studio rientrano nel settore pianeggiante posto tra la linea di costa ed i

primi rilievi retrocostieri di tipo terrigeno. L’ampiezza di tale settore risulta variabile da

poche decine di metri fino ad oltre 1.0 Km, come ad esempio nella fascia compresa tra

Barcellona P.G. e Milazzo (sito d’interesse). In generale si tratta delle porzioni terminali

delle valli fluviali in prossimità del loro sbocco nelle fasce costiere in cui si osservano

ampie spianate a debole pendenza verso la linea di costa legate agli alvei sovralluvionati

che sfumano nel litorale.

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Il sito d’interesse è ubicato (Fig. 36), ad una quota media di 6,0 m s.l.m., all’interno

di un settore che presenta una leggera e costante pendenza decrescente verso Nord, che

nella toponomastica locale prende il nome di “Marina di S. Biagio”. Tale settore

pianeggiante, generato dai depositi alluvionali di origine fluvio-marina, decresce verso il

mare ed è caratterizzato da una ampiezza variabile che in sito non risulta < 1 km. Su di

esso ricadono le maggiori aree urbanizzate e le infrastrutture produttive

Verso Sud, oltre la piana alluvionale costiera, i terreni salgono di quota dapprima

dolcemente in corrispondenza dei terrazzi marini e/o dei depositi sedimentari ascrivibili al

ciclo pliocenico, quindi rapidamente ed aspramente incontrando i primi contrafforti cristallini

della dorsale peloritana. Verso l’interno, ad una distanza di circa 15 Km dal sito in esame,

si estende la catena Peloritana, caratterizzata da un’altitudine media compresa tra 1.100 ÷

1.300 m s.l.m..

2.6.4 Cenni di sismicità Il territorio del comune di San Pier Niceto ricade nel medio – basso settore nord

orientale dell’edificio a falde sovrapposte dei M.ti Peloritani ed in particolare lungo la già

ampiamente descritta fascia pianeggiante retrocostiera..

Figura 37 – Fonti sismogenetiche (INGV)

In generale, si può affermare che tale zona, strutturalmente, è compresa all’interno

della cosiddetta catena costiera che, con l’Avampaese Ibleo a Sud Est e la struttura del

Bacino di Caltanissetta a Sud Ovest, costituisce uno degli elementi più rappresentativi ed

attivi del quadro strutturale siciliano e dell’intero bacino mediterraneo che si sommano agli

effetti delle strutture presenti nel settore meridionale della vicina Calabria (Fig. 38-39).

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Quanto sopra, definisce una macro area soggetta al “carico sismico” di diverse

“regioni sismogenetiche” con terremoti sostanzialmente diversi sia in termini focali che di

sorgente ma in ogni caso capaci di avere effetti distruttivi sul territorio (M ≥ 6.2).

Figura 38 – Zonazione sismogenetiche (INGV)

Sulla scorta di tali informazioni ed alla luce di quanto previsto dal D.M. LL.PP. 23/09/1982 il territorio di S.P. Niceto era inserito tra le zone appartenenti alla IIa categoria sismica, mentre ai sensi del Decreto della Reg. Siciliana del 15/01/04 recante la “Nuova

Classificazione Sismica della Regione Siciliana”, pubblicato nella G.U.R.S. del 13/02/04,

n. 7 Parte I, viene classificato in Zona 2 cui sono stati successivamente associati i seguenti

valori di accelerazione (Tab. 7), per suoli di riferimento di tipo A, alla luce dell’OPCM 3519

(28/04/06) “Criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e

l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (G.U. n.108 del 11/05/06):

ZONA Accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni

(ag)

Accelerazione orizzontale max convenzionale di ancoraggio dello spettro di risposta elastico (ag)

1 0.25 < ag ≤ 0.35 g 0.35 g 2 0.15 < ag ≤ 0.25 g 0.25 g 3 0.05 < ag ≤ 0.15 g 0.15 g 4 ≤ 0.05 g 0.05 g

Tabella 7 – AMAX Zona sismica

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Figura 39 – Storia sismica San Pier Niceto

2.6.5 Caratteristiche idrogeologiche Dai dati di letteratura si evince, sotto una leggera coltre di suolo e riporto, la

presenza di un acquifero libero costituito da terreni alluvionali a granulometria variabile,

limitato alla base dal substrato argilloso omogeneo e continuo, costituito dalle Argille

marnose grigio-azzurre plio-pleistoceniche, la cui profondità dovrebbe aumentare

procedendo in direzione del mare.

Dai riscontri effettuati sul pozzo di proprietà della Ditta, risulta che la superficie

piezometrica della falda si rinviene ad una profondità di circa 2.2 m dal piano campagna,

poco al di sopra quindi con il livello del mare, e lo spessore della falda sembra essere

compreso fra 10,0 e 15,0 metri (informazioni ricavati da altre fonti in quanto il pozzo di

proprietà della Milae si interrompe a -5.0 m).

La composizione litologica e l’assetto strutturale dell’area della piana di Milazzo

determinano la presenza di un sistema di acquiferi sovrapposti, di tipo costiero. Ai fini dello

svolgimento di tale studio ed in considerazione delle informazioni di carattere

stratigrafico/idrogeologico attualmente disponibili, si considera l’acquifero freatico (falda

superficiale) l’unico corpo sotterraneo di interesse.

La direzione generale di flusso della falda è verso nord ed il recettore naturale è il

mare, che si trova a circa 350 metri dall’area in esame.

L’acquifero, dotato di una buona potenzialità, è utilizzato per l’approvvigionamento

di acqua ad uso idropotabile, irrigua ed industriale dalle realtà produttive che insistono

nell’intera area. Gli acquiferi inferiori risultano confinati e contengono falde in pressione; il

primo degli acquiferi confinati di una certa potenza non è riscontrabile prima dei 100÷120

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m dal p.c. ed è separato dalla falda superficiale da un potente livello di marne e marne

argillose, con spessori prossimi ai 100 m.

Il sito d’interesse, ricadendo lungo la fascia costiera, è interessato dal fenomeno del

galleggiamento dell'acqua di falda su quella marina più densa che invade l'acquifero. La

superficie teorica di separazione (interfaccia) tra i liquidi a diversa densità subisce

frequenti movimenti a causa di oscillazioni del livello marino e del livello di falda.

La profondità dell'interfaccia, funzione dell'altezza della superficie di falda sul livello

del mare e della densità dei due liquidi, ha profondità crescente man mano che ci si

allontana dalla costa.

Figura 40 – Freatimetria area di Milazzo

PERMEABILITÀ DEI TERRENI I terreni alluvionali, dal punto di vista idrogeologico, possono essere classificati

come rocce dotate di permeabilità medio-elevata di tipo primario (per porosità). Infatti, le

alluvioni, essendo rocce sciolte, non hanno cemento che possa saldare i granuli e, di

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conseguenza, occludere gli spazi interstiziali tra i singoli clasti. I pori presenti nell’ambito di

tale litotipo vengono classificati come sub-capillari, capillari e super-capillari, la loro

presenza e percentuale, per ogni singolo tipo nell’ambito della roccia e in rapporto alla

granulometria dei clasti che la compongono.

Le alluvioni con abbondante matrice limoso-sabbiosa disposta negli interstizi tra gli

elementi più grossolani risultano essere una roccia porosa ma poco permeabile, in quanto

l’elevata percentuale di pori capillari e sub-capillari immagazzinano e trattengono l’acqua

ch aderisce alle loro pareti per fenomeni di adsorbimento. I pori super-capillari consentono,

invece, una facile percolazione e mobilità orizzontale, nel sottosuolo, alle acque circolanti

che alimentano la sottostante falda acquifera.

La permeabilità, pertanto, sia verticale sia orizzontale dei depositi alluvionali varia in

funzione della granulometria e delle modalità deposizionali degli strati, in particolare i

depositi limosi e limo-sabbiosi sono caratterizzati da valori medio-bassi di permeabilità (k=

1x10-3 ÷ 1x10-4 cm/sec), mentre i sedimenti sabbiosi e sabbioso-ghiaiosi presentano

un’elevata permeabilità (k= 1x10-1 ÷ 1x10-2 cm/sec).

ACQUIFERI

L’acquifero principale è contenuto nei depositi alluvionali di fondovalle delle fiumare,

sottoforma di corpi idrici indipendenti che si unificano in corrispondenza della piana

alluvionale di “Barcellona – Milazzo” che costituisce, com’è noto, uno tra i più importanti

corpi idrici sotterranei del comparto peloritano.

Il corpo idrico risulta costituito da ghiaie e sabbie con livelli di silt variamente

distribuiti e con volumi lentiformi di ciottoli aventi sviluppo eterogeneo che accentuando la

variabilità granulometrica del deposito ne determinano la relativa permeabilità. Il

comportamento della falda può essere ricondotto, a grande scala, ad un tipico sistema

compartimentato. In profondità, oltre i 60 m, esso presenta condizioni di semiconfinamento

come evidenziato dalla risalienza dei livelli d’acqua in fase di perforazione, mentre nella

porzione superficiale esistono livelli acquiferi sostenuti da un acquiclude a permeabilità

relativa inferiore. Tale andamento evidenzia una alimentazione prevalentemente legata ai

bacini idrografici posti a sud.

2.6.6 Vulnerabilità all’inquinamento della falda La valutazione della vulnerabilità naturale o intrinseca degli acquiferi

all’inquinamento è stata basata, in questa sede, sui dati qualitativi geologici e idrogeologici

evidenziati ai precedenti paragrafi, oltre che sulla attuale letteratura scientifica.

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Figura 41 – “Vulnerabilità all’inquinamento degli acquiferi dell’area peloritana (Sicilia NE)” -

CNR

Per quanto riguarda l’acquifero principale, ossia quello alluvionale in cui ricade il

sito d’interesse, essendo questo sede di una falda libera senza alcuna protezione, si ha

una vulnerabilità nell’insieme estremamente elevata in relazione all’elevata permeabilità

dello dei litotipi ed alla limitata soggiacenza del livello freatico, nell’ordine in genere dei

pochi metri. Quanto sopra è ulteriormente evidenziato dalla cartografia esposta in Fig. 41

che definisce l’areale qui considerato come: “Falda libera senza alcuna protezione in depositi alluvionali”.

Dal punto di vista qualitativo, la notevole presenza di vari insediamenti produttivi e

in secondo ordine di insediamenti agricoli e urbani posti più a monte, che insistono

soprattutto nel settore terminale della piana alluvionale, unitamente all’intenso sfruttamento

delle risorse idriche sotterranee, hanno creato una situazione di attenzione per quanto

riguarda i livelli di alcuni parametri di deterioramento e inquinanti, indicatori soprattutto di

infiltrazioni marine e di percolamento di reflui industriali e civili.

ACQUIFERI A VULNERABILITÀ ESTREMAMENTE ELEVATA

Fra gli acquiferi a grado estremamente elevato di vulnerabilità rientrano buona

parte dei litotipi affioranti nell’area d’interesse ossia:

- Deposito di spiaggia e cordoni litorali (as) - Deposito alluvionali attuali (aa) - Deposito alluvionali recenti e di Piana litorale (ar)

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In queste formazioni si riscontra una vulnerabilità estremamente elevata in

relazione alla permeabilità (medio - alta) dei litotipi ed all’assenza di protezione

superficiale, dove si realizza una circolazione idrica molto superficiale (< 2/4 m).

CAPTAZIONI IDRICHE Nei dintorni del sito oggetto dello studio non vi è alcuna presenza di pozzi pubblici

per acque destinate al consumo umano all’interno della fascia dei 200 m dal sito

d’interesse, come previsto dall’art. 94 del D.Lgs. 152/2006, Parte Terza, Sezione II, Titolo

III.

Pertanto non vi è alcuna situazione di rischio immediato per risorse idriche

destinate all’uso idropotabile e conseguentemente per la salute umana.

VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ CON IL METODO DRASTIC Per la valutazione del grado di vulnerabilità delle acque di falda soggiacenti il sito

d’interesse è stato utilizzato il metodo DRASTIC, dal nome delle iniziali inglese delle

variabili prese in considerazione, proposto da ALLER et al., 1985 (U.S. E.P.A.).

I parametri utilizzati sono sette: soggiacenza (D), ricarica (R), caratteri tessiturali del

saturo (A), caratteri tessiturali del suolo (S), acclività (T), caratteri tessiturali del non saturo

(I), conducibilità idraulica (C). La variabilità di ogni parametro è valutata singolarmente

attribuendo ad ogni situazione un punteggio variabile da 1 a 10, inoltre per i diversi

parametri, a seconda della loro importanza, c’è un fattore moltiplicativo che varia da 1 a 5.

La somma dei valori complessivi corrisponde al punteggio DRASTIC di ogni singola area. I

punteggi sono compresi da 23 a 230 e sono stati divisi in 10 classi di uguale ampiezza con

i limiti esposti in tabella 8.

La valutazione dell’indice di vulnerabilità dell’area, in cui ricade il sito oggetto dello

studio, è stato calcolato sulla base dai dati in possesso degli scriventi e verificata con i dati

di letteratura.

In particolare i parametri su cui si basa il metodo DRASTIC Normale sono:

1 - SOGGIACENZA (D): è uno dei parametri principali, poiché la distanza del livello

piezometrico dal piano campagna è indice dello spessore di terreno interposto e quindi

della maggiore o minore azione filtrante effettuata dai materiali della zona non satura. Nel

sito considerato la soggiacenza è pari a circa 2.2 m.

2 - RICARICA (R): corrisponde alla percentuale di precipitazioni ed irrigazioni che

effettivamente raggiunge la falda ed è espressa in mm/annui. Date le dimensioni dell’area

indagata, questo parametro è stato considerato costante su tutto il territorio indagato e

posto pari alla media annua di 637.1 mm.

3 – CARATTERI TESSITURALI DEL SATURO (A): le caratteristiche litologiche e tessiturali

della zona satura concorrono a determinare la velocità di propagazione di un inquinante

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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una volta arrivato in falda. Nell’area in esame l’acquifero è rappresentato da depositi

alluvionali ad alto grado di permeabilità.

4 – CARATTERI TESSITURALI DEL SUOLO (S): lo spessore ed il tipo di suolo presenti in

una determinata zona sono fattori importanti poiché le frazioni più fini dei terreni possono

presentare un potere adsorbente elevato riguardo ad un buon numero di sostanze

inquinanti, determinando una diminuzione della velocità di propagazione e della

concentrazione dei contaminanti prima che essi possano raggiungere la falda. I suoli

presenti nell’area indagata hanno una bassa capacità protettiva.

5 - ACCLIVITÀ (T): è il parametro che prende in considerazione le caratteristiche

morfologiche del territorio, quantificate mediante il gradiente topografico che determina la

maggiore o minore possibilità di infiltrazione delle acque meteoriche. Nell’area indagata

l’acclività è prossima al < 2%.

6 – CARATTERI TESSITURALI DEL NON SATURO (I): i depositi presenti tra il piano

campagna e la falda possono svolgere un’azione adsorbente nei confronti delle sostanze

contaminanti, contribuendo a diminuire la concentrazione e la velocità di percolazione degli

stessi. Nell’area indagata anche il non saturo, assicura un basso grado di protettività,

essendo composto dagli stessi materiali granulari.

7 – CONDUCIBILITÀ IDRAULICA (C): è il parametro che definisce quantitativamente la

capacità di un terreno a lasciarsi attraversare dall’acqua. Per i materiali costituenti

l’acquifero dell’area indagata tale parametro deve essere considerato alto.

CLASSI LIMITI VULNERABILITA’ 1 23-43 Minima

2 44-64 Estremamente bassa

3 65-85 Molto bassa

4 86-106 Bassa

5 107-127 Mediamente bassa

6 128-148 Mediamente alta

7 149-169 Alta

8 170-190 Molto alta

9 191-211 Estremamente alta

10 212-230 Massima

Tabella 8 – Classificazione del grado di vulnerabilità secondo il metodo DRASTIC Normale

La valutazione dell’indice di vulnerabilità dell’area in studio è stato calcolato sulla

base dai dati in possesso degli scriventi e verificata con i dati di letteratura.

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Parametro punteggio Peso in condizioni normali totale SOGGIACENZA 10,0 5 50 RICARICA 9,0 4 36 CARATTERI TESSITURALI DEL SATURO 6,5 3 19,5 CARATTERI TESSITURALI DEL SUOLO 9,0 5 45 ACCLIVITÀ 10,0 3 30 CARATTERI TESSITURALI DEL NON SATURO 6,5 4 26 CONDUCIBILITÀ IDRAULICA 8,0 2 16 TOTALE 222,5

Tabella 9 – Grado di vulnerabilità medio del sito secondo il metodo DRASTIC Normale

L’indice risultante, pari a 222,5, attribuisce all’area corrispondente al sito d’interesse

una classe di vulnerabilità molto elevato.

Figura 42 – Indice DRASTIC degli acquiferi dell’area peloritana - CNR

2.6.7 Valutazione dell’impatto degli scarichi disperdenti in sottosuolo In questa sede allo scopo di quantizzare l’impatto che gli scarichi di reflui di tipo

civile possono avere nei confronti dell’ambiente, viene effettuata la verifica del potere

autodepurante del corpo ricettore nei confronti degli inquinanti che ne derivano, mediante il

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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metodo di RHESE (1977), secondo il quale il potere autodepurante del terreno è dato dalla

somma della componente sulla traiettoria verticale nello spessore di terreno non saturo

(Pv) e sulla traiettoria orizzontale in falda (Ph ) :

Pa = Pv + Ph Nella Tabella 10, riportata nel seguito, viene stimato il differente potere di

autodepurazione di diversi terreni in funzione della litologia e della lunghezza del tragitto

percorso dagli inquinanti per ottenere una completa depurazione. In tale tabella il

parametro Hd rappresenta lo spessore di terreno non saturo, in metri, necessario per la

depurazione degli inquinanti derivanti dai reflui di origine civile, mentre il parametro I rappresenta l’inverso di Hd e cioè quel valore tramite cui si avrà la comparazione con lo

spessore di terreno interessato dall’attraversamento dei reflui.

La conoscenza delle caratteristiche idrogeologiche dell'area ha permesso di

definire la presenza di una falda acquifera che si livella, nell’area d’interesse, alla

profondità di circa 2.2 m circa dal piano campagna; ai fini del presente lavoro viene

ipotizzato che tale falda si rinvenga ad una profondità (H) di 2 m circa dal piano campagna,

a favore pertanto della sicurezza.

Litotipo Hd I

Humus (5-10 % humus, 5-10 % argilla) 1,2 0,83

Argilla non fessurata, limo con argilla 0,0 0,00

Sabbia argillosa 2,0 0,50

Limo argilloso 2,5 0,40

Limo, sabbia limosa e/o limoso-argillosa 3,04,5 0,330,22

Sabbia medio-fine 6,0 0,17

Sabbia medio-grossa 10,0 0,10

Sabbia grossa 15,0 0,07

Ghiaia limosa con sabbia e argilla 8,0 0,13

Ghiaia poco limosa con molta sabbia 12,0 0,08

Ghiaia medio-fine con molta sabbia 25,0 0,04

Ghiaia medio-grossa con poca sabbia 35,0 0,03

Ciottoli 50,0 0,02

Tabella 10 – Potere di autodepurazione dei terreni in neretto i termini prevalenti

Considerando che lo spessore di terreno non saturo risulta costituito dall’insieme

dei litotipi evidenziati in tabella 10 e mediando sui coefficienti, il potere di autodepurazione

è dato da:

Pv = H x I = 2 x 0,05 = 0,1 L’autodepurazione completa si ha per Pa > 1 e, tralasciando il valore di Ph che

diventa pertanto ininfluente, si può affermare che si è in condizioni di insicurezza per

quanto riguarda l’inquinamento delle acque di falda da parte di contaminazione organica

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biologica; si ritiene, dunque, necessario e indispensabile predisporre le dovute e opportune

misure di contenimento, previste dalla normativa vigente nel caso di smaltimento di reflui

civili.

2.6.8 Condizioni idrogeologiche locali La definizione, seppur parziale, delle locali dinamiche idrauliche sotterranee è stata

effettuata a partire dall’utilizzo dei dati freatimetrici relativi al pozzo di proprietà della Ditta

richiedente e di altri pozzi, prevalentemente per uso industriale, posti nelle immediate

vicinanze ed in particolare nella adiacente area S.I.N..

L’insieme dei dati costituenti il dataset utilizzato per lo studio, seppur limitato

numericamente e incidente esclusivamente sulla falda sub - superficiale (profondità di

scavo ≤ 10.0 m), ha permesso la ricostruzione della superficie piezometrica e la definizione

della soggiacenza della stessa.

Figura 43 – Freatimetria area d’interesse

Nello specifico, la profondità della piezometrica nel sito di proprietà della Ditta

Milae, al netto delle oscillazioni stagionali, si attesta a – 2.2 m (3.8 m s.l.m. livello

assoluto). Tale profondità risulta del tutto in linea con quanto riscontrato in pozzi ubicati alla

stessa quota, ma posti nella limitrofa porzione occidentale del S.I.N.; leggermente più a

monte (in prossimità della stazione ferroviari) la profondità di affioramento della falda si

attesta in torno alla quota di – 5.0 m (6.0 m s.l.m. livello assoluto).

La conformazione della piezometrica determina l’esistenza di un asse di deflusso

sotterraneo prossimo all’alveo della Fiumara di Niceto e di un asse secondario poco ad

ovest del T.te Muto.

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2.7 ECOSISTEMI, FLORA E FAUNA

L’area oggetto dello studio ricade all’interno dell’Ambito Territoriale n° 9

denominato “Area della catena settentrionale - Monti Peloritani” di cui al Piano

Paesistico Regionale. All’interno di tale ambito si individua il Sottosistema biotico, n° 3

denominato “Capo Milazzo, di cui, alla pagina 31, è riportato lo stralcio della relativa

scheda di identificazione del PPR.

Nello specifico gli habitat vegetazionali prevalenti associabili a tale biotopo sono,

rispetto all’Elenco degli habitat presenti in Sicilia riportato dall’All. I della Direttiva CEE

43/92, i seguenti:

1. Biotopi comprendenti habitat costieri, formazioni di vegetazione alofitica, dune Habitat costieri e vegetazioni alofitiche

Acque marine e ambienti di marea 1.1.1. Erbari di Posidonie 1.1.2. Lagune 1.1.3. Scogliere

1.2. Scogliere marittime e spiagge ghiaiose 1.2.1. Vegetazione annua delle linee di deposito marine 1.2.2. Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee (con Limonium spp.

endemici) Dune marittime e continentali

Dune marittime delle coste mediterranee 1.2.3. – Dune mobili embrionali 1.2.4. – Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria

(dune bianche) 1.2.5. – Canneti e cariceti intradunali 1.2.6. – Dune fisse del litorale di Crucianellion maritimae 1.2.7. – Prati dunali di Malcomietalia 1.2.8. – Perticaie costiere di ginepri 1.2.9. – Dune con vegetazione di sclerofille (Cisto-lavanduletalia

Tali considerazioni sono tuttavia valide esclusivamente all’area del Capo Milazzo,

per il sito d’interesse ed i suoi dintorni, nonostante la definizione di “Paesaggio Rurale”

alla Tavola n. 5 “Carta dei Biotopi” e di “Paesaggio dei seminativi arborati” alla Tavola n.

6 “Carta dei Paesaggio Agrario” del PPR sembrano prevalere le destinazioni ad uso

produttivo (Area industriale I.RS.A.P.) ed un contestuale prevalere delle superfici incolte.

La Normativa d’Ambito 9 (Piano Paesaggistico Ambito 9 – “Area della Catena

settentrionale Monti Peloritani”) prevede la suddivisione del territorio in Paesaggi locali sulla scorta di fattori naturali, antropici e culturali e, nello specifico, ubica il sito d’interesse

all’interno del paesaggio n.12 Pianura e penisola di Capo Milazzo, di cui si è

ampiamente articolato al par. 3.3.2.; va tuttavia sottolineato come il sito in oggetto ed un

suo ampio intorno risultano definiti alla Tavola n. 24 “Paesaggi locali” come “Aree industriali”.

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Anfibi La mancanza di aree umide vere e proprie e la presenza dei due assi torrentizi,

posti comunque ad una certa distanza, che nel tratto in questione risultano delimitati da alti

muri d’argine delinea una lista faunistica comprendente poche entità, come il rospo

smeraldino (Bufo viridis) e il rospo comune (Bufo bufo), definendo un quadro

dell’anfibiofauna di scarso interesse. Gli ambienti riproduttivi delle specie sono costituiti

essenzialmente dalle poche pozze di acqua che ricostituiscono nei periodi più umidi.

Nessuna delle specie presenti nell’area di studio è comunque compresa negli

elenchi delle Direttive CEE.

Rettili Anche il gruppo dei Rettili si presenta caratterizzato da poche entità comuni.

Accanto a queste potrebbero, teoricamente, esser presenti anche specie di valore

scientifico. Fra queste, possono essere annoverate: la natrice (Natrix natrix sicula), il

colubro leopardino (Elaphe situla), il gongilo (Chalcides ocellatus tiligugu), la lucertola

siciliana (Lacerta sicula) e forse la testuggine terrestre comune (Testudo hermanni

hermanni). Si tratta di animali piuttosto sensibili alle modificazioni ambientali, soprattutto

l’ultima specie che abbisogna di zone poco disturbate dalla presenza antropica.

Uccelli L’ornitocenosi identificata è composta da entità appartenenti a 4 macrocategorie:

uccelli legati alle colture agrarie, uccelli legati agli ambienti edificati, uccelli legati ai pascoli

e agli incolti, uccelli legati agli ambienti marini, oltre a possibili entità appartenenti

all’avifauna migratoria. Nello specifico riprendendo quanto esposto alla Carta n.06B

“Distribuzione dell’ornitofauna (Specie protette)” del Piano Paesaggistico Ambito 9 –

“Area della Catena settentrionale Monti Peloritani” per l’areale d’interesse risultano

rappresentate le seguenti specie:

1. Ordine: Charadriiformes Famiglie: Burhinidae Burhinus oedicnemus (Occhione) Charadriidae Charadrius alexandrinus (Fratino) Laridae Larus audouinii (Gabbiano corso) Larus genei (Gabbiano roseo) Larus melanocephalus (Gabbiano corallino) Recurvirostridae Himantopus himantopus (Cavaliere d'Italia) Scolopacidae Philomachus pugnax (Combattente) Tringa glareola (Piro piro boschereccio) Sternidae

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Chlidonias hybrida (Mignattìno piombàto) Chlidonias niger(Mignattìno comune Sterna caspia (Sterna maggiore) Sterna sandvicensis (Beccapesci)

2. Ordine: Falconiformes Famiglie: Accipitridae Accipiter nisus (Sparviere) Aquila chrysaetos (Aquila reale) Aquila clanga (Aquila anatraia maggiore) Aquila heliaca (Aquila imperiale) Aquila pomarina (Aquila anatraia minore) Buteo rufinus (Poiana codabianca) Circaetus gallicus (Biancone) Circus aeruginosus (Falco di palude) Circus cyaneus (Albanella reale) Circus macrourus (Albanella pallida) Circus pygargus (Albanella minore) Gyps fulvus (Grifone) Hieraaetus fasciatus (Aquila di Bonelli) Hieraaetus pennatus (Aquila minore) Milvus migrans (Nibbio bruno) Milvus milvus (Nibbio reale) Neophron percnopterus (Capovaccaio) Pernis apivorus (Falco pecchiaiolo) Falconidae Falco biarmicus (Lanario) Falco columbarius (Smeriglio) Falco eleonorae (Falco della Regina) Falco naumanni (Grillaio) Falco peregrinus (Falco pellegrino) Falco vespertinus (Falco cuculo) Pandionidae Pandion haliaetus (Falco pescatore)

3. Ordine: Passeriformes Famiglie: Alaudidae Calandrella brachydactyla (Calandrella) Lullula arborea (Tottavilla) Melanocorypha calandra (Calandra) Certhiidae Certhia brachydactyla (Rampichino comune) Corvidae Pyrrhocorax pyrrhocorax (Gracchio corallino) Fringillidae Fringilla coelebs (Fringuello) Laniidae Lanius collurio (Averla piccola) Lanius minor(Averla cenerina) Motacillidae Anthus campestris (Calandro) Muscicapidae Ficedula albicollis (Balia dal collare) Paridae Parus ater (Cincia mora)

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Sylviidae Sylvia undata (Magnanìna comùne) Troglodytidae Troglodytes troglodytes (Scricciolo)

Mammiferi Per quanto riguarda i mammiferi va considerato che le presenze delle specie

desumibili dalla bibliografia specifica, stante la difficoltà oggettiva di censimento dei

mammiferi, devono essere considerate in molti casi solo potenziali. Una parte preminente

della lista faunistica dei mammiferi è costituita da entità di piccole dimensioni, in particolare

da pipistrelli e da “micromammiferi”. Questo stato di cose è dovuto al fatto che a causa

della pressione antropica la maggior parte dei Mammiferi di grandi e medie dimensioni, che

richiedono spazi vitali ampi, sono assenti. Le eccezioni sono in pratica costituite dalla volpe

(Vulpes vulpes), dal coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus huxley), dal riccio (Erinaceus

europaeus consolei) e dalla donnola (Mustela nivalis boccamela).

Una seconda caratteristica della fauna dei Mammiferi è l’assenza di specie

particolarmente esigenti dal punto di vista ambientale (se si escludono i pipistrelli). La

maggior parte delle entità presentano ampia valenza ecologica e sono assai adattabili

anche a situazioni di moderato degrado; alcune di esse (Ratto delle chiaviche, Topolino

delle case, ecc.) sono poi fortemente legate agli ambienti antropizzati.

Delle entità presenti nell’area esaminata, quasi tutte le specie di pipistrelli sono

inclusi nell’Allegato B della Direttiva 92/43/CEE “relativa alla conservazione degli habitat

naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” (Direttiva “Habitat”). Questo

allegato include le specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione

richiede la designazione di zone speciali di conservazione.

2.7.1 S.I.C. e Z.P.S. nell’areale d’interesse Come anticipato al par. 3.3.2 il sito è posto ad una distanza di quasi 9.0 Km dal

S.I.C. 030032 e di oltre 10.0 Km dal S.I.C. 030011 e risulta posto ad oltre 9.0 Km dalla

Z.P.S. 030042. Risulta dunque improbabile che le attività qui proposte possano incidere

direttamente e negativamente sulle zone a protezione speciale e sui siti d’interesse

comunitario.

2.8 PAESAGGIO E BENI CULTURALI

Il sito ricade all’interno dell’area industriale I.R.S.A.P. (Istituto Regionale per lo

Sviluppo delle Attività Produttive).

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Figura 44 – Delimitazione S.I.N. “Area Industriale di Milazzo”

Figura 45 – Estratto Tav. n. 30a “Patrimonio Culturale Paesaggistico”

Come evidenziato dalle figure, il sito risulta confinante su più lati, rimanendone

tuttavia esterno, con il S.I.N. “Area Industriale di Milazzo” (Fig. 44) istituito con L. n. 266 del

23/12/2005 art. 1, comma 561 e perimetrato con il Decreto 11/08/2006 del Ministero

dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

Per quanto concerne il Piano Paesaggistico d’Ambito 9 – “Area della Catena

settentrionale Monti Peloritani” le aree in questione sono cartografate alla Tavola n. 30a “Patromonio Culturale Paesaggistico” come “Aree industriali” e risultano confinanti per

lo più con “Aree da Recuperare” (Fig. 45).

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Attualmente l’area del sito d’interesse ed un suo significativo intorno presentano

dunque delle forti modificazioni dell’originaria trama ambientale in cui prevaleva la

destinazione agraria delle superfici immediatamente retrostanti la linea di costa e la

presenza di limitati nuclei urbano/residenziali.

In particolare, l’ampia pianura retro costiera era caratterizzata da piccoli nuclei rurali

sorti in funzione della tradizione agricola della zona, in passato contraddistinta dalla

presenza di estesi latifondi appartenenti alla nobiltà milazzese e castrense che presidiava

ed amministrava i propri fondi tramite grandi masserie.

In questo contesto lo sviluppo industriale dell’area di Milazzo ha generato un

complesso insieme di elementi che confliggono fortemente con i valori e le valenze che i

luoghi ancora possiedono per morfologia, architettura e storia e rispetto ai quali soprattutto

alcuni impianti industriali appaiono come detrattori paesaggistici tra l’altro lesivi di

potenzialità economiche non indifferenti.

La presenza della raffineria, della centrale per la produzione di energia elettrica e

dell’Area di Sviluppo Industriale hanno avuto ricadute negative non indifferenti sia sullo

sviluppo urbanistico e più in generale sul contesto territoriale delle aree limitrofe, soggette

a degrado paesaggistico ambientale che minaccia di estendersi ai comuni contigui. In

generale appare come le scelte economiche-sociali degli anni sessanta e settanta non

abbiano valutato appieno la reale vocazione turistico-agricola della zona creando un polo

industriale in un’area ad altissima sensibilità ambientale e di rilevante valore paesaggistico.

2.9 VIABILITÀ E TRASPORTI

L’area oggetto del presente studio è servita da una ben sviluppata trama stradale,

di tipo comunale, provinciale e viabilità A.S.I., che consente il veloce collegamento con le

principali direttrici ivi presenti ovvero la S.S. 113 e la E90 Messina – Palermo entrambe

poste a sud dell’areale di stretto interesse.

In particolare il casello autostradale di Milazzo è posto, verso SW, a circa 6.1 Km,

mentre la stazione FF.SS. di Pace del Mela, posta ad ovest, è raggiungibile in circa 2.1

Km.

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RELAZIONE SUGLI EFFETTI AMBIENTALI

Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Figura 46 – Viabilità dell’area in studio

2.10 SALUTE PUBBLICA

L’attività d “stoccaggio preliminare” proposta in tale sede rientra tra quelle volte al lo

smaltimento/recupero di beni e materiali che viceversa potrebbero essere conferiti

direttamente in ambiente, causando un notevole danno e depauperamento delle risorse

naturali. Questo genere di attività viste le attrezzature utilizzate permette di evitare il

disperdersi dei rifiuti (esclusivamente di tipo liquido), di eventuali sversamenti nelle matrici

ambientali e quindi non si possono ipotizzare conseguenze dannose per la salute pubblica.

Considerate le precauzioni e le misure di prevenzione previste dal D.Lgs. 81/2008 e

successive modifiche ed integrazioni, ben articolate e distinte nei relativi documenti previsti

dal Legislatore, alcun nocumento può essere ipotizzato per i lavoratori dell’azienda.

2.11 RUMORE

In materia di impatto acustico la più recente normativa di riferimento è

rappresentata dalle seguenti disposizioni:

- D.Lgs 17/02/2017 n. 42 “Disposizioni in materia di armonizzazione della Normativa nazionale in materia di inquinamento acustico – Modifiche al D.Lgs 194/2005 e alla Legge 447/1995”;

- Legge n. 13 del 27/02/2009 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 dicembre 2008 n. 208, recant modificazioni, del decreto legge 30 dicembre 2008 n. 208,

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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recante e misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezio misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione ne dell’ambiente” Art.6 - ter (Normale tollerabilità delle immissioni acustiche)

- Legge Quadro 445/97 e relativi decreti attuativi DCPM del 14 novembre 1997 DM del 16 marzo 1998

Funzioni e compiti assegnati ai comuni sono state normate all’interno di diversi

articoli. In particolare, rispetto alla Normativa precedente le competenze risultano più

complesse ed articolate. L’articolo 6 parla delle competenze amministrative, l’articolo 7 dei

piani di risanamento dei comuni, l’articolo 8 dell’impatto acustico e della documentazione

che deve essere presentata ai comuni, l’articolo 10 delle sanzioni amministrative che

vanno corrisposte ai comuni, l’articolo 14 è dedicato ai controlli in uno specifico comma.

Il decreto che fissa i limiti acustici è il DCPM 14/11/97 entrato in vigore il 1° gennaio

1998. Precisamente gli articoli a cui fare riferimento sono i seguenti:

art. 2 per i limiti di emissione art. 3 per i limiti assoluti di immissione; art. 4 per i limiti differenziali di immissione; art. 6 per i valori di attenzione; art. 7 per i valori di qualità; Limite di emissione: valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente.

Limite di immissione: è suddiviso in assoluto e differenziale. Valore massimo di rumore

che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente abitativo o

nell’ambiente esterno.

Superare i limiti comporta sanzioni amministrative. Valore di attenzione: rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la

salute umana o per l’ambiente.

Superare il valore di attenzione comporta piano di risanamento.

Valore di qualità: obiettivo da conseguire nel breve, medio, lungo periodo.

La classificazione in zone è fatta per l’applicazione dei valori di qualità.

Il DPCM 14/11/97 conferma l’impostazione del DPCM 1/3/91 che fissava i limiti di

immissione assoluti per l’ambiente esterno in un'unica tabella valida per tutte le tipologia

delle sorgenti, le zone di destinazione d’uso sono le seguenti:

CLASSE I: aree particolarmente protette CLASSE II: aree destinate prevalentemente ad uso residenziale CLASSE III: aree di tipo misto urbane e commerciali CLASSE IV: aree di intensa attività umana CLASSE V: aree prevalentemente industriali CLASSE VI: aree esclusivamente industriali di seguito riportiamo per le suddette aree i valori limite della normativa:

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Oggetto: progetto di un impianto di stoccaggio, rifiuti non pericolosi (rifiuti liquidi, attività D15), ai sensi dell’art.208 del D.Lgs. 152/2006 ss.mm.ii. da realizzare nel, lotto n.15 dell’area industriale I.R.S.A.P., Comune di San Pier Niceto (ME).

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Tabella 11 – Valori limiti emissioni acustiche

Le apparecchiature che saranno utilizzate nell’impianto per lo smaltimento e

stoccaggio di rifiuti sono tali da non superare i valori previsti dalla vigente normativa, anche

per le prime classi, in ogni caso sarà cura della Committenza operare una valutazione del

rumore in impianto per stabilire con precisione il valore di emissione acustica.

2.12 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON

La tipologia di attività ed i tipi di materiali, sia con cui è realizzata la struttura

dell’edificio sia i materiali destinati al trattamento e recupero, non sono tra quelli atti a

creare problemi di radiazioni di alcun tipo.

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3 CARATTERISTICHE DELL’IMPATTO POTENZIALE

Alla luce delle caratteristiche descritte nel Capitolo 1 e della localizzazione, di cui al

Capitolo 2, nel presente capitolo si intende analizzare gli effetti potenzialmente significativi

sull’ambiente dell’impianto in esame, considerando in particolare:

3.1) La portata dell’impatto (area geografica e densità della popolazione

interessata);

3.2) La natura transfrontaliera dell’impatto;

3.3) L'ordine di grandezza e della complessità dell'impatto;

3.4) La probabilità dell'impatto;

3.5) Durata, frequenza e reversibilità dell'impatto.

3.1 PORTATA DELL’IMPATTO

Attualmente l’area del sito ed un suo significativo intorno presentano delle

fortissime modificazioni dell’originaria trama ambientale in cui, fino agli anni 50’ – 60’ del

secolo scorso, prevaleva la destinazione agraria delle superfici e la presenza di limitati

nuclei urbano/residenziali.

In questo contesto lo sviluppo industriale dell’area di Milazzo con il prevalere di

grandi sistemi produttivi legati al ciclo della trasformazione degli idrocarburi (Raffinerie) e

della produzione energetica (Centrale termica di Milazzo – Centrale di S.F. del Mela) e

della relativa filiera produttiva, cui si è sommata negli anni la creazione dell’area ex A.S.I.

oggi I.R.S.A.P., seppur caratterizzata da attività artigianali – produttive, meno impattanti,

ha determinato l’attuale assetto urbanistico – ambientale.

Il sito in esame, da quanto si desume dagli strumenti urbanistici adottati (Elaborati

integrati in adempimento alle prescrizioni del voto del CRU n. 57 del 26-03-2008 e relative

cartografie), ricade in Zona “D/2” (edilizia industriale). Nello specifico secondo la

cartografia allegata al P.R.G. l’area in esame è così definita “Area ASI ambito territoriale soggetto a pianificazione sovraordinata del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale (ASI)” ed in particolare essa è definita come “Ambiti di trasformazione e completamento”.

Il più vicino nucleo abitato, verso sud, è posto, in linea d’aria, a circa 650 m

dall’impianto ed è costituito dalla piccola frazione di San Pier Niceto Marina.

Dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, nei dintorni del sito d’interesse si

individuano isolati lembi di superfici agrarie per lo più incolte.

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3.2 NATURA TRANSFRONTALIERA DELL’IMPATTO

L’impianto non è interessato da ambiti transfrontalieri è pertanto non costituisce

situazioni di impatto potenziale in tale ambito.

3.3 ORDINE DI GRANDEZZA E COMPLESSITÀ DELL’IMPATTO

L’impianto, come si evince dalle caratteristiche delineate al Cap. 1 (caratteristiche

del progetto) della presente relazione, è costituito in maniera tale da minimizzare il rischio

per l’ambiente naturale e per quello costituito.

Caratteristiche quali (Cap 1):

le dimensioni dell’impianto; le modalità di stoccaggio dei rifiuti; le modalità operative all’interno dell’impianto; la gestione programmata del rischio incidenti; la gestione delle acque di scarico; l’utilizzo di risorse naturali;

sono state tutte progettate ed attuate in maniera tale da rendere l’impatto dell’impianto il

più basso possibile.

Nel seguito sono analizzati gli impatti potenziali che potrebbero interessare le varie

componenti dell’ambiente naturale e costituito circostanti l’impianto in esame, quali:

Atmosfera e climatologia, Ambiente idrico, Suolo e sottosuolo, Ecosistemi, vegetazione, flora e fauna, Paesaggio e beni culturali, Salute pubblica, Viabilità e trasporti, Rumore.

3.3.1 Atmosfera Per quanto riguarda l’atmosfera, dal punto di vista qualitativo, l’impianto non incide

in maniera rilevante vista l’assenza di emissioni significative (sono presenti solo gli sfiati

dei serbatoi, dotati di idonei sistemi di abbattimento), non essendo l’impianto interessato da

combustioni in fase di produzione o cicli produttivi con dispersioni aeriformi.

3.3.2 Ambiente idrico Per quanto riguarda l’ambiente idrico, inteso come corpi idrici superficiali naturali

nei dintorni del sito, le uniche aste torrentizie poste nelle vicinanze sono dotate di muri

d’argine in pietra e cls armato e sono comunque posti a distanze (asse di deflusso) di 430

m circa (Fiumara di Niceto) e 650 m circa (T.te Muto) non risulta dunque necessaria una

valutazione in merito. Per quanto concerne il corpo idrico sotterraneo, stante la vicinanza

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alla costa (330 m circa) e dunque la posizione terminale in seno al bacino idrogeologico e

la mancanza di pozzi ad uso idropotabile entro le distanze minime previste per legge, la

progettazione dell’impianto di stoccaggio ha previsto le seguenti modalità realizzative che

consentiranno un’adeguata protezione del corpo idrico sotterraneo in caso di sversamenti

accidentali:

Piano di posa per fondazioni in c.a. con magrone di sp = 10 cm;

Platea di fondazione in c.a. dello sp = 30 cm;

Vasca di contenimento eventuali sversamenti in c.a.;

Impermeabilizzazione della vasca di contenimento in c.a.;

Serbatoi in PRF (vetroresina).

Per le specifiche tecniche si rimanda al progetto e relativi allegati ed al § 1.1.2, in

particolare si ricorda che le dimensioni della vasca di contenimento sono tali da assicurare

un volume complessivo della vasca superiore a mc 15 (pari al volume di un serbatoio più

grande e/o un terzo del volume totale dei serbatoi), in riferimento a quanto prescritto dal

D.M. 18/05/1995 - Norme Tecniche Rifiuti Liquidi in precedenza citato. Le pareti interne

della vasca di contenimento, saranno rivestite con materiali resistenti agli attacchi chimici

del liquido che, accidentalmente, potrebbe fuoriuscire dal serbatoio. L’impianto sarà dotato

di un pozzetto di raccolta posto all’interno della vasca di contenimento, avente lo scopo di

raccogliere, per gravità, i residui dei liquidi che accidentalmente potrebbero fuoriuscire dai

serbatoi.

Il corpo idrico sottostante risulta dunque garantito da eventuali sversamenti

accidentali.

3.3.3 Suolo e sottosuolo Per quanto riguarda il suolo e il sottosuolo si evidenzia una situazione di basso

impatto potenziale per i terreni, che, all’interno dell’impianto, sono protetti da una efficiente

protezione impermeabile in cls industriale e da un efficiente sistema di collettamento delle

acque meteoriche.

In merito alle risorse idriche sotterranee, caratterizzate in corrispondenza del sito

da una bassa soggiacenza, le caratteristiche dell’acquifero delineano una situazione di

vulnerabilità all’inquinamento elevata, che delinea un certo rischio ambientale nel caso in

cui avvengano sversamenti di reflui in corrispondenza di zone non protette da superfici

impermeabili, situazione ben controllata nell’ambito dell’impianto in esame. Anche

l’eventuale infiltrazione di inquinanti attraverso lo scarico in sottosuolo è ben controllata

attraverso la presenza di un efficiente impianto di depurazione.

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Dal punto vista della stabilità dei terreni in cui ricade l’impianto non si riscontra

alcuna situazione di rischio, mentre il grado di sismicità del sito (Zona 2) richiede

l’applicazione delle relative normative tecniche, peraltro applicate all’impianto in esame.

3.3.4 Ecosistemi, flora e fauna Per quanto riguarda gli ecosistemi, la flora e la fauna, l’impianto, pur essendo posto

in un areale che un tempo godeva di un certo pregio naturalistico non rappresenta allo

stato attuale un elemento di disturbo.

Il sito è inserito in un contesto ormai del tutto modificato rispetto alla situazione

originaria, in cui coesistono relitti della originaria trama agraria. Le attività dell’impianto,

d’altronde, non influenzano lo sviluppo e l’esistenza di tale contesto.

In merito alla fauna le specie riscontrabili sono quelle ormai inserite in un contesto

semiurbanizzato e, anche in questo caso, le attività dell’impianto non influenzano lo

sviluppo e l’esistenza di tale contesto.

3.3.5 Paesaggio e beni culturali Per quanto riguarda il paesaggio circostante l’impianto in esame (come

ampiamente premesso ai capitoli precedenti) l’area d’interesse presente forti modificazioni

rispetto all’originario territorio agrario, con prevalenti settori adibiti a complessi industriali

pesanti (raffinerie, centrali termiche ed a combustione) cui si sommano le aree industriali

ed artigianali recenti oltre ad una ben sviluppata trama viaria.

Per quanto riguarda l’impatto visivo e paesaggistico dell’impianto in esame, le

opere di mitigazione da adottare (inserimento di ampie zone a verde all’interno dell’area

dell’impianto) oltre a quelle già presenti (recinzione perimetrale con ampia presenza di

siepi avente altezza > 2.0 m) consentiranno un limitato o nullo impatto visivo.

3.3.6 Salute pubblica Per quanto riguarda la salute pubblica si rileva che l’attività svolta nell’impianto in

esame rientra tra quelle attività volte al controllo per lo smaltimento/recupero di beni e

materiali che viceversa potrebbero essere conferiti direttamente in ambiente causando un

notevole danno e depauperamento delle risorse naturali. Questo genere di attività viste le

attrezzature utilizzate permette di evitare il disperdersi dei rifiuti (esclusivamente di tipo

liquido), di eventuali sversamenti nell’ambiente e quindi non si possono riscontrare

conseguenze dannose per la salute pubblica.

3.3.7 Viabilità e trasporti In merito alla viabilità dell’area in cui ricade l’impianto, i mezzi adoperati per lo

svolgimento delle attività, considerato il loro numero non elevato, non vanno ad influenzare

in maniera sensibile il regolare svolgimento del flusso di traffico normalmente riscontrabile.

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3.3.8 Rumore Per quanto riguarda le emissioni sonore si rileva che le apparecchiature che sono

utilizzate nell’impianto per lo smaltimento e stoccaggio di rifiuti sono tali da non comportare

i superamenti dei valori previsti dalla vigente normativa, anche per le prime classi, così

come riportato in § 2.11.

3.4 PROBABILITÀ DELL’IMPATTO

Alla luce di quanto esposto nella sezione riguardante le caratteristiche dell’impianto

(cfr. Cap. 1) e la sezione riguardante la localizzazione dell’impianto (cfr. Cap. 2), le

probabilità di un impatto negativo sono fondamentalmente legate ai rischi di incidente che

potrebbero realizzarsi e specificatamente sversamenti accidentali sul suolo.

Le misure precauzionali e preventive adottate in impianto dovrebbero garantire una

bassissima probabilità di eventi di tale genere.

Pertanto la corretta gestione e adozione delle misure di sicurezza, in regime di

qualità e controllo, dovrebbe essere sempre posta sotto osservazione e regolamentazione.

3.5 DURATA, FREQUENZA E REVERSIBILITÀ DELL’IMPATTO

La durata della permanenza dell’impianto in esame sul sito attuale non è allo stato

attuale quantificabile, anche se un’attività soggetta a rinnovi periodici e vincolati. La non

rispondenza dei requisiti richiesti dalla normativa vigente creerebbe una situazione di

prossimità alla cessazione di ogni attività.

Alla luce della conoscenza attuale del sito, viste anche le dimensioni delle strutture

esistenti e le tipologie degli impianti utilizzati, nel caso di chiusura dell’impianto lo

smantellamento e la demolizione degli impianti comporterebbe un ritorno alla situazione

ante operam senza la necessità di dovere attuare particolari misure di bonifica e/o messa

in sicurezza, garantendo una totale e sicura reversibilità dell’area.

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APPENDICE CARTOGRAFIA TEMATICA