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MUNA MUSSIE www.munamussie.com • [email protected] L’identità, doppia per provenienza e adozione, o per umana condizione, sono l’elemento portante su cui ho mosso i primi passi. Sono occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico, corpo a corpo, “corpamen- te”, corpo mio, corpo tuo, corpo messo in scena, corpo inscenato, corpo in ostaggio, corpo che tiene in ostaggio, corpo al quale dedicare la vita, mezzo di commemorazione, di un passato sempre rievocato e di un presente già in procinto di esserlo. L’intenzione è tenere a mente qualcosa che non ricordo, è creare di volta in volta regole molto piccole, atte ad avvicinarmi a te. Muna Mussie, artista eritrea attiva tra Bruxelles e Bologna, inizia il suo percorso artistico nel 1998 a Bologna, for- mandosi come attrice performer con il Teatrino Clandestino e con il Teatro Valdoca. Dal 2001 al 2005 è parte attiva nel gruppo di ricerca Open, progetto con il quale inizia a maturare il desiderio di indagare altre possibilità dello stare in scena. Dal 2006 crea lavori pienamente autoriali, di cui cura concezione, messa in scena e interpretazione, sino aI recente Monkey See, Monkey Do (2012) e Milite Ignoto(2014-15). Ha collaborato continuativamente con il filmmaker Luca Mattei e con gli artisti Flavio Favelli, Riccardo Benassi, Sonia Brunelli, Gaetano Liberti, Irena Radmanovic, Dominique Vaccaro, Massimo Carozzi, Brett Bailey, Mette Edvardsen. Il lavoro performativo di Muna Mussie ricerca accordi precari su ipotesi di s-confino. Premi 2008 Premio Riccione TTV - concorso Italia, sezione Nuovi Talenti premio Pier Vittorio Tondelli con il video Più che piccola, media 2009 Segnalazione Premio Iceberg con lo spettacolo Più che piccola, media 2010 Premio Mondo con lo spettacolo Ti ho sognato, ma non eri protagonista Lavori 2005 opentolikemunamussie Raum Xing, Bologna 2006 Madrepatria Raum Xing, Bologna 2007 FFMM mostra Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2007 Più che piccola, media Raum Xing, Bologna 2008 Più che piccola, media – video vincitore del Premio Riccione 2008 Con permesso Galata Perform, Istanbul 2008 Crossing Torcito Danza Cannole, Otranto 2008 Colore Fies Factory One - l’evento Dro, Centrale Fies 2008 Myminute performance vincitrice del secondo premio al Performance Day Mambo - Museo d’Arte Moderna di Bologna 2008 Mio pane giorno e notte 2005 – Mio pane giorno e notte 2008 libreria Betty e books, Bologna 2009 Primavera 2009 ospite all’interno di “Candid” del Teatrino Clandestino Arena del Sole, Bologna 2009 Ti ho sognato, ma non eri protagonista Artfall, Ferrara 2010 Waudeville, progetto speciale W, F.I.S.Co 10, Bologna 2011 Monkey see, Monkey do (Chapter I) WorkSpaceBrussels - Kaaistudio, Brussels 2012 Monkey see, Monkey do (Chapter II) WorkSpaceBrussels - Kaaistudio, Brussels 2014 Milite Ignoto installazione, Raum Xing, Bologna 2015 Milite Ignoto performance, Màntica, Cesena

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L’identità, doppia per provenienza e adozione, o per umana condizione, sono l’elemento portante su cui ho mosso i primi passi. Sono occhi diaframma che si allenano a contemplare, a contenere un di più, un di meno che sprigiona visioni attraverso tensioni psicofisiche tra corpi; corpo carne, corpo suono, corpo plastico, corpo a corpo, “corpamen-te”, corpo mio, corpo tuo, corpo messo in scena, corpo inscenato, corpo in ostaggio, corpo che tiene in ostaggio, corpo al quale dedicare la vita, mezzo di commemorazione, di un passato sempre rievocato e di un presente già in procinto di esserlo. L’intenzione è tenere a mente qualcosa che non ricordo, è creare di volta in volta regole molto piccole, atte ad avvicinarmi a te.

Muna Mussie, artista eritrea attiva tra Bruxelles e Bologna, inizia il suo percorso artistico nel 1998 a Bologna, for-mandosi come attrice performer con il Teatrino Clandestino e con il Teatro Valdoca. Dal 2001 al 2005 è parte attiva nel gruppo di ricerca Open, progetto con il quale inizia a maturare il desiderio di indagare altre possibilità dello stare in scena. Dal 2006 crea lavori pienamente autoriali, di cui cura concezione, messa in scena e interpretazione, sino aI recente Monkey See, Monkey Do (2012) e Milite Ignoto(2014-15). Ha collaborato continuativamente con il filmmaker Luca Mattei e con gli artisti Flavio Favelli, Riccardo Benassi, Sonia Brunelli, Gaetano Liberti, Irena Radmanovic, Dominique Vaccaro, Massimo Carozzi, Brett Bailey, Mette Edvardsen. Il lavoro performativo di Muna Mussie ricerca accordi precari su ipotesi di s-confino.

Premi2008 Premio Riccione TTV - concorso Italia, sezione Nuovi Talenti premio Pier Vittorio Tondelli con il video Più che piccola, media2009 Segnalazione Premio Iceberg con lo spettacolo Più che piccola, media2010 Premio Mondo con lo spettacolo Ti ho sognato, ma non eri protagonista

Lavori2005 opentolikemunamussie Raum Xing, Bologna2006 Madrepatria Raum Xing, Bologna2007 FFMM mostra Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino2007 Più che piccola, media Raum Xing, Bologna2008 Più che piccola, media – video vincitore del Premio Riccione2008 Con permesso Galata Perform, Istanbul 2008 Crossing Torcito Danza Cannole, Otranto2008 Colore Fies Factory One - l’evento Dro, Centrale Fies2008 Myminute performance vincitrice del secondo premio al Performance Day Mambo - Museo d’Arte Moderna di Bologna2008 Mio pane giorno e notte 2005 – Mio pane giorno e notte 2008 libreria Betty e books, Bologna2009 Primavera 2009 ospite all’interno di “Candid” del Teatrino Clandestino Arena del Sole, Bologna2009 Ti ho sognato, ma non eri protagonista Artfall, Ferrara2010 Waudeville, progetto speciale W, F.I.S.Co 10, Bologna2011 Monkey see, Monkey do (Chapter I) WorkSpaceBrussels - Kaaistudio, Brussels2012 Monkey see, Monkey do (Chapter II) WorkSpaceBrussels - Kaaistudio, Brussels2014 Milite Ignoto installazione, Raum Xing, Bologna2015 Milite Ignoto performance, Màntica, Cesena

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Milite Ignoto

di Muna Mussiecon Sherif Mussie riprese video Muna Mussie montaggio video Elia Andreotti e Muna Mussieassistente alla regia Virginia dal Pozzo

con il sostegno di Màntica e il supporto di Xing un ringraziamento particolare a Laboratorio di scrittura “Mari e Muri”, Ateliersi e Kinodromo

Cosa lega il Milite Ignoto a Milite Ogbazghi (mia nonna) oltre il nome che li accomuna non lo so.So che è stata una sorpresa scoprire che Milite nella mia lingua materna, il tigrino, significa Mariae che Maria è il nome della donna a cui fu assegnato il compito di scegliere, nel primo dopo guerra, la bara conte-nente uno dei tanti corpi anonimi caduti in guerra che li avrebbe rappresentati e onorati nel tempo, ovvero il Milite Ignoto.

Spesso le coincidenze si presentano come epifanie a indicare strade percorribili o a far luce su strade già percorse. Per questo vorrei tentare un primo studio che indaga ulteriori nessi o discrepanze tra i soggetti nominatiLo farò attraverso un’ intervista (possibile-impossibile) che si allinei quanto più alla natura della coincidenza: un fenomeno che tende a minare le certezze del pensiero razionale fondato su verità assodate e ad aprire varchi su piani più emozionali, portatori di verità soggettive, arbitrarie e dunque cortocircuitarie.

“Fino in fondo alle sue viscere, tra le fibre dei suoi muscoli e lungo i suoi canali di irrigazione, il corpo si espone, espone al fuori il dentro che non cessa mai di fuggire più lontano, più al fondo dell’ abisso che esso stesso è”(Il corpo dell’ arte Jean-Luc Nancy)

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Monkey see, Monkey do (Chapter II)

di Muna Mussie con Giorgia Del Don e Muriel Del Doncon la collaborazione e la regia video di Gian Luca Matteiproduzione workspacebrussels , Teatro Valdoca, Xingcon il supporto di Summer Studios / Rosas Partscollaborazione suono Massimo Carozzigrazie a Piersandra di Matteo

Nel primo capitolo di “Monkey see, Monkey do” la dinamica della messa in scena era mossa da desiderio di esplo-rare l’ esperienza di un corpo allo specchio agito da due figure gemellari. Il loro muoversi circolare che fungeva da incontro e fuga dal sè, si confrontava con l’ avvento dell’ oggetto specchio, materia di studio dominante in questo secondo capitolo: Lo specchio, entità chiusa-schiusa sul fondo della scena, fa sì che fruitore e fautore siano spazial-mente distanti ma visivamente “intimi”. Sono ancora le due performer, medium elastici situati sulla scena, ad indicarci un cammino; il loro avanzare verso lo specchio e il loro arretrare di schiena verso il pubblico sono il “dietro front” costante che si dichiarerà essere comunque “un sempre verso l’ altro”.La tensione solitamente esercitata tra ciò che si vede e non si vede, è ora alla portata di un unico sguardo riflesso nel tempo della durata, riflesso nel guardare guardati, riflesso nel guardare guardarsi.Questo tira e molla, giocato tra scena, pubblico e specchio, tenta con ironica regressione e per scarti di significa-zione di portarci dentro la scrittura di una caotica genesi: ora appartenente al mondo del teatro, ora appartenente al mondo così come ci è dato, ora appartenente al mondo del cinema. “E fu Luce!”

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Monkey see, Monkey do

di Muna Mussie con Giorgia Del Don e Muriel Del Donin collaborazione con Luca Matteiproduzione workspacebrussels, Xingcon il supporto di Summer Studio/Rosas Parts, Bains Connective, Teatro Valdoca

Di solito ci si guarda allo specchio in solitudine.Vorrei guardarmi allo specchio in moltitudine.

Immagino un grande fondale specchio. Penso a dar forma a una fusione fra pubblico e scena.

Lo specchio impone allo sguardo di ruotare su se stesso partendo dalla e giungendo alla medesima fonte che è al contempo guardante e guardata. Questa rotazione perpetua cerca un suo periodo ipotetico nella realtà. Una realtà che risulta difficile da identificare, poiché non è da questa che lo sguardo viene attratto. Si tratta di uno strapassato che viene respinto e rigettato in un al di qua. Questo sguardo-fusione – chiamato a costituire un io condiviso, un inconscio collettivo plasmabile che specula su se stesso, avvolto e confuso in-felice compagnia – si scopre condannato ad accogliere una resistenza molto più forte: l’immagine di noi stessi.

Protagoniste sono due figure identiche – due ragazze, sorelle, eterozigote, con la loro peculiarità gemellare – che agiscono come “prototipo”, in funzione di una messa a fuoco di quella avventura fantastica e controversa che ognu-no esperisce di fronte alla propria immagine. Il doppio esemplare, inteso come “uno”, può agire in totale mimesi-simbiosi o, diversamente, sciogliersi per incon-trare ritmi e spazi interiori altri in un’evoluzione-mutazione. La figura doppia – gemellare e per questo chiamata fuori dal gioco dell’univocità e incontenibilità di un corpo unico – può fluire a favore di un sub-carico di intenzioni emozionali in cerca di un loro compimento, in cerca di un altro sé da (dis)abitare, attraversare liberamente.Il ruolo che copre l’immagine del gemello incarna dunque la mia idea di fusione. Raffigura a priori e in sintesi, il risultato di un processo che deve ancora compiersi, laddove il mio desiderio di fusione teso verso il futuro appare svelato e avverato, come a ritroso, in un epifanico presente.

Immagino una stratificazione ulteriore che spinga il dispositivo alla decongestione di stimoli luminosi e riflessi ner-vosi. Uno specchio-schermo in cui coesistano visioni su visioni: visioni di un ipotetico reale – confuse e fuse – con visioni di un ipotetico irreale provenienti dal substrato immaginario e immaginifico che ha attraversato nel tempo il cinema e così alimentato i popoli.

Monkey see, Monkey do – Spunti di riflessione

In questa prima fase del lavoro tento di dare vita a quella che potrebbe essere l’esplorazione di un corpo allo specchio partendo dalla creazione di materiale audio che possa parlare di persona-corpo – inteso come complesso organizzato da elementi concreti – e di persona-politica – intesa come complesso organizzato da elementi astratti. L’esplorazione si insinua tra la “conoscenza” portata da un’autorità elementare della parola, la quale nomina e regola le cose del visibile (conscio) e tra il “riconoscimento” portato dall’ errore, il quale nomina e regola le cose dell’ invisibile (inconscio).L’errore è l’elemento che permette alla risposta di ricadere nella sua domanda, di domandare se l’enunciato sia vero o falso.

Le tracce audio, una volta associate ad azioni o a vuoti di scena (intesi come azione) si sono collocate con insistenza nel vivo della diatriba tra parola e immagine:-voui perché parola e immagine contengono un grado di artefazione analogo che l’autocombustione risulta essere l’unica reazione;-vuoi perché parola e immagine rispondono a un’attrazione di matrice perversa – la quale, mirando imperterrita al didascalico, al metaforico, al simbolico... – le obbliga ad una paternità reciproca ricca di convenevoli, ma priva di convenienza reale.

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Rispetto a questo mi è chiaro che la perversione vive nell’attrazione verso questi codici e non più nei codici stessi; verso lo specchio e non più nello specchio stesso.Lo specchio non è più l’oggetto del desiderio perversoLo specchio perde il suo ruolo di agente conturbanteIl conturbante è uscito dallo specchio, è libero tra noi e lo specchio è rimasto vuoto se Dio è morto, forse Narciso è risorto?

ph: Muna Mussie

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Ti ho sognato, ma non eri il protagonista

di Muna Mussie, con la collaborazione di Luca Matteicon Manoel Morelli, Nina Vitali, Irena Radmanovic e Muna Mussie regia video Luca Matteidirezione luci Leonardo Monticura del suono Massimo Carozzicon il supporto tecnico di LM Cineserviceproduzione Art FAll 09 - Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, Xing

Ti ho sognato, ma non eri il protagonista è la prosecuzione del lavoro 1PER1. Una parete, materica e lata, delinea il confine tra pubblico e scena. Sulla parete ospite del pubblico, viene proiettata in differita l’azione della scena. Questa netta separazione e scarto temporale vuole mettere a fuoco ed acutizzare una potenza che ambisce all’oltre, a quella profonda sapienza che ignora di sapere, e che forse ci accomuna nel sogno, nell’animale, nel bambino. Il quotidiano tentativo di recuperarla, il quotidiano tentativo di soffocarla, sono il quotidiano appuntamento ad una convivenza obbligata. L’incontro-scontro che ne scaturisce non si supera e non si consuma in una graduale perdita delle parti, ma si alimenta direi, di una perdita che è superiore a qualsiasi desiderio.

ph: Muna Mussie

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Primavera 2009

di Muna Mussie, con la collaborazione di Gaetano Libertisostegno produttivo Riccione TTV

Il luogo comune, identificato spesso come punto di chiusura diventa, in questa occasione, oggetto di apertura volto ad un gioco libero, attento alla ritmica e alla metrica, tramite associazioni di senso logico e intuitivo, per analogia e discordanza. Primavera 2009 cerca di dare forma e valore ad un linguaggio semplice e quotidiano, portatore primo di una coscienza sociale.

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1PER1

di Muna Mussie, con la collaborazione di Luca Matteiin scena Michele Bruzzi e Muna Mussiedirezione video Luca Matteidirezione luci Leonardo Monticon il supporto tecnico di LM Cineservicesostegno produttivo Xing/Raum, Riccione TTV

“In una telefonata, distanza fisica e vicinanza vocale convergono nello stesso punto a creare un limbo, uno spazio ideale e anche reale dove la vita si posa e risponde di sé, tutta.”

Due spazi speculari divisi da una parete. Uno degli spazi è abitato da una figura, tre microfoni, un divano, alcuni oggetti ed una telecamera che riproietta il tutto nello spazio attiguo. Quest’ultimo è a sua volta abitato dalla pro-iezione, da un pubblico e da una seconda figura, in una simulazione di dialogo che indaga il vissuto quotidiano del soggetto in causa. Il pubblico è messo nella condizione di vivere consapevolmente e simultaneamente due spazi e due tempi. In 1PER1 lo spazio dell’azione, della visione e dell’esperienza collidono in una mise en abime, unica-mente svelata dal backstage a scena aperta. Anche la quotidianità riportata –scansione del banale accadere di fatti comuni- appare straniata nella non corrispondenza di domande e risposte, nel cortocircuito di dichiarazioni e azioni a più sensi e tempi. Ciò che si insegue è la creazione di un possibile clima, mediante la qualità fotografica di un immagine. Uno spazio visivo che si fa spazio scenico e che accoglie una partitura di azioni in continua sospen-sione tra un dentro e un fuori. I protagonisti con nomi e cognomi di 1PER1 rappresentandosi rappresentano un “qualunque”, figura del contemporaneo delineata da Agamben.“L’essere che viene: né individuale né universale, ma qualunque. Singolare, ma senza identità, definito, ma solo nello spazio vuoto dell’esempio. E, tuttavia, non generico né indifferente: al contrario, tale che comunque importa, oggetto proprio dell’amore”.

ph: Cosimo Terlizzi

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Più che piccola, media

di Muna Mussiecon Sonia Brunelli, Irena Radmanovic, Manoel Morelli e Muna Mussieoggetti di scena Flavio Favellisostegno produttivo Xing/Raum

“Vorrei ricoprire tutti i ruoli di una famiglia, di una casa segnata da azioni che custodiscono e rivelano altro”

Una personale riflessione sul concetto di famiglia - ieri e oggi - racconta della sovrapposizione di solitarie biogra-fie. Poste su differenti piani narrativi e in un costante riassetto, esse tendono alla costituzione di un unico nucleo, compatto ed eterogeneo: il corpo performativo.

ph: Cosimo Terlizzi

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FFMMFlavio Favelli / Muna Mussie

Abito vs habitat, perché il sole scotta anche con l’ozono, l’acqua è fredda anche se è pura e il vento, come si dice, fa diventare pazzi.

FFMM è un’installazione composta da un armadio con esposte 4 camicie, 2 polo, 2 completi giacca e pantalone da uomo, in pratica un piccolo campionario per una possibile collezione prodotto dallo Studio Osti.FFMM nasce da un’esigenza di vestirsi con i ricordi “cuciti addosso”.Degli abiti concepiti come opere ma pensati per una vera collezione finalizzata alla vendita; contraddistinta da dei ricami evocativi, ci sono numeri, sigle: ITAVIA, PA931166 (la targa di una delle auto di scorta del magistrato G. Falcone travolte dall’attentato dinamitardo), PGR (Per Grazia Ricevuta), ma anche la data di nascita di chi acquista il capo, nomi e cifre che ricordano dei precisi momenti della nostra storia privata e pubblica.

ph: Flavio Favelli

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