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Biblioteca Civica “U. Pozzoli” di Lecco Ogni fine settimana uno scrittore, un regista, un attore, un poeta La proposta di questa settimana è

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Page 1: Ogni fine settimana uno scrittore, un regista, un attore ... · un figlio. Perturbata da un incubo notturno, che la mette in contatto con una parte di sé che ... un occhio al cinema

Biblioteca Civica “U. Pozzoli” di Lecco

Ogni fine settimana uno scrittore, un regista, un attore, un poeta

La proposta di questa settimana è

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Biblioteca civica “U. Pozzoli” di Lecco

Incontro con REGISTE ITALIANE

ELENCO DELLE OPERE POSSEDUTE DALLA BIBLIOTECA

MIGNON È PARTITA di Francesca Archibugi (1988) CM 80 A Roma la scombinata famiglia Forbicioni ospita la giovinetta Mignon che viene da Parigi. E’ un po’ antipatica, ma turba i sogni del cugino Giorgio cui lei, però, preferisce un ragazzo di borgata. E’ la brillante opera prima della giovane regista. IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi (1993) DR 1099 Alle prese con la dodicenne Pippi, figlia di borgatari arricchiti e affetta da crisi epilettiche, Arturo, psichiatra infantile, tenta una terapia analitica. Ispirato alle esperienze del neuropsichiatra Marco Lombardo Radice, è il caso raro di un film italiano con un eroe positivo. Con una tecnica drammaturgica attenta alla lezione della miglior commedia italiana, la Archibugi racconta con cura intelligente l'ambiente ospedaliero, il retroterra familiare dei personaggi, le figure minori. INCOMPRESA di Asia Argento (2014) DR 1254 Quella di Aria è una famiglia problematica: mamma musicista farfallona, babbo attore devastato da narcisismo e superstizione, un paio di sorellastre. Quando i genitori si separano, Aria diventa una pallina da ping pong che nessuno vuole trattenere. La Argento rielabora e reinventa la sua infanzia per raccontare la versione femminile, e anni ottanta, dell’incomprensione nei confronti dei bambini.

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ASSUNTA SPINA di Francesca Bertini e Gustavo Serena (1915) MU 84 Assunta Spina è fidanzata con Michele Buttafuoco e corteggiata da Raffaele. Dopo aver ballato per ripicca col corteggiatore, è sfregiata dal geloso Michele, condannato a due anni. Per evitare che sia carcerato ad Avellino invece che a Napoli, lei diventa l'amante del cancelliere Federico Funelli. Quando è scarcerato, Michele uccide Federico. Assunta si dichiara colpevole del delitto. È un prezioso documento sulla fiorentina Francesca Bertini, qui attrice misurata più che diva, che firma anche la sceneggiatura e la regia. FRANCESCO D’ASSISI di Liliana Cavani (1966) S 125 Vita di Francesco. Esordio nel lungometraggio della Cavani. E’ suddiviso in capitoli che tracciano l'itinerario della vita del santo. dalle prime esperienze giovanili e mondane sino al ritiro alla Verna, la malattia, la morte. Rosselliniano nello slancio, nella spoglia energia stilistica, sostenuto da un assillo teso all'invenzione di una mitologia del personaggio. E’ un film che s'oppone alla tradizione agiografica sia popolare sia dannunziana. I CANNIBALI di Liliana Cavani (1969) SF 97 Le strade di una metropoli moderna sono sparse dei cadaveri di una rivolta giovanile; la gente, indifferente e frettolosa, cammina tra loro evitando di toccarli; la legge dello stato lo proibisce, pena la morte. La giovane Antigone decide di dar sepoltura al fratello, contro il parere dei familiari. La aiuta Tiresia, giovane straniero. Ispirato all’Antigone di Sofocle. LA BESTIA NEL CUORE di Cristina Comencini (2005) DR 605 Sabrina vive nella normalità di un amoroso rapporto col compagno Franco, dal quale aspetta un figlio. Perturbata da un incubo notturno, che la mette in contatto con una parte di sé che ignora, passa il Natale col fratello Daniele, che le rivela quel che successe quand'erano bambini. Il suo è un film affetto da strabismo: un occhio al cinema d'autore e l'altro che vorrebbe segnare i punti del successo di pubblico. LE PAROLE DI MIO PADRE di Francesca Comencini (2001) CM 71 Da ‘La coscienza di Zeno’ di Italo Svevo. Un anno dopo la morte del padre, Zeno Cosini s'innamora di Ada, primogenita di Giovanni Malfenti per cui lavora e ne è respinto. Si fa sedurre dalla secondogenita Alberta e sposa senza amore Augusta, la terza. La quarta delle sorelle Comencini scrive, descrive e analizza bene, in lieve oscillazione tra antico e moderno, ma è debole narratrice. MOBBING: MI PIACE LAVORARE di Francesca Comencini (2004) DR 151 Anna, segretaria in un'azienda romana, mite e sola, con padre in casa di riposo, figlia a carico, poco sindacalizzata, è vittima di una manovra di mobbing verticale che la costringe a dimettersi. Raro esempio di film italiano in un ambiente di lavoro, è frutto di una ricerca sul campo e di un documentario per il sindacato CGIL di Roma centro. Apprezzabile a diversi livelli: i rapporti madre/figlia; l'attendibilità sociologica dell'ambientazione. LO SPAZIO BIANCO di Francesca Comencini (2009) DR 733 È la storia di un'attesa. A 42 anni Maria vive a Napoli, insegna italiano in una scuola serale per adulti. È una donna autonoma, energica, spigolosa, che decide tutto da sola. Si trova incinta, senza volerlo, di un uomo che prende il largo, e al sesto mese ha un parto prematuro. La piccola è messa in incubatrice e Maria, da sola, aspetta che sopravviva o muoia. E’un film intenso e originale sul tema della maternità, vario nell'azione e negli ambienti, ricco di figure di contorno e di lucidi agganci con la società. Prende, emoziona, inquieta, sconcerta lo spettatore. È realistico, anche visionario e corre via leggero.

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IL RESTO DI NIENTE di Antonietta De Lillo (2004) S 54 Film imperniato sulla vita di Eleonora Pimentel di famiglia portoghese, donna di vasta cultura, esponente di primo piano dei giacobini napoletani. Carcerata nel 1798 e liberata dopo l’arrivo delle truppe francesi, viene impiccata il 17 agosto 1799 per ordine di re Ferdinando IV di Borbone, istigato da Horatio Nelson. La De Lillo elude le convenzioni e i costi del cinema storico in costume con la dilatazione delle ultime ore di Eleonora, l’esposizione dei fatti attraverso la prospettiva della protagonista e il ricorso alla tradizione del teatro popolare con pannelli decorati. MIELE di Valeria Golino (2012) DR 1101 Irene, dietro compenso, aiuta a morire con un suicidio assistito i malati terminali che vogliono abbreviare la loro agonia e tuttavia, per valutare la fermezza della loro decisione, cerca di dissuaderli sino all’ultimo. Un giorno, a chiedere i suoi servizi, è un ingegnere fiorentino in ottima salute che vuole morire per noia esistenziale. Irene si ribella, ma tra i due lentamente nasce un rapporto di stima e affetto. Lui però si suicida senza assistenza. Un Carlo Cecchi memorabile una Jasmine Trinca in gran forma. DOMENICA di Wilma Labate (2001) DR 170 Stanco e disilluso, alla vigilia della pensione per un male incurabile, l’ispettore di polizia Sciarra deve condurre all’obitorio la dodicenne Domenica affinché riconosca il cadavere del suo presunto violentatore. Al tramonto, finita la loro traversata di Napoli, si rendono conto di essere stati usati. La Labate lavora con pudore e intensità nel raccontare il rapporto tra i due personaggi e l’alchimia affettiva che si crea tra loro. SIGNORINAEFFE di Wilma Labate (2007) DR 546 La classe operaia deve gratitudine al cinema italiano perché “è tornato in fabbrica”. Film rischioso e difficile da fare: è la storia di una sconfitta che incorpora la storia di un amore di 35 giorni, quelli dello sciopero della Fiat di Torino durante “l'autunno caldo” 1980. Finì il 15 ottobre, data che per alcuni segna il funerale del movimento operaio. Mescola la descrizione di un ambiente e di un'atmosfera, il trauma dei grandi eventi e la leggerezza delle piccole cose, la sensualità, gli intenti conoscitivi e le emozioni. UN’ORA SOLA TI VORREI di Alina Marazzi (2002) DO 57 Film di montaggio che la regista ha tratto da una sessantina di bobine di film di famiglia in 16 e 8 mm, filmati dal 1926 alla metà degli anni ’70 dal nonno materno Ulrico Hoepli, pronipote dell’omonimo editore svizzero che fondò a Milano la nota casa editrice. La spinta iniziale è stata emotiva: trovare immagini della madre Liseli vittima di una depressione e morta a 33 anni quando Alina era bambina. Dai momenti e dai riti domestici di una ricca famiglia della borghesia nasce un viaggio attraverso metà del Novecento. VOGLIAMO ANCHE LE ROSE di Alina Marazzi (2007) DO 44 E’ un film di montaggio ed è fatto di materiali eterogenei: cine-cronache, dibattiti TV, film indipendenti, disegni animati, immagini di fotoromanzi, filmini in Super 8, pubblicità, 3 diari di donne scritti nel '67, nel '74 e nel '78-'79, trovati nell'Archivio Nazionale dei Diari di Pieve Santo Stefano e letti dalle voci di tre attrici. Il racconto è una rievocazione e un'indagine sullo scenario dei movimenti femminili e femministi del ventennio 1960-79. Si snoda in una dialettica tra pubblico e privato. Sul versante pubblico: la trasformazione dei modelli socioculturali per opera delle lotte femministe e civili sul divorzio, l'aborto, la contraccezione, la violenza sessuale. Sul versante privato: i racconti di tre donne provenienti da ambienti e culture diverse.

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RIPRENDIMI di Anna Negri (2008) CM 508 In cadenze di commedia, è un film sul precariato nel mondo dello spettacolo, inteso in due sensi e raccontato da due punti di vista. Nella primavera 2007 i documentaristi Eros e Giorgio, un cameraman e un fonico, intendono fare il film, seguendo la vita quotidiana dei coniugi Giovanni attore e Lucia montatrice. Quando la coppia si separa, si dividono il lavoro con l'intento di raccontare quanto e come l'insicurezza sul lavoro possa intaccare la sfera dei sentimenti. Le precarietà dei due punti di vista diventa una cifra espressiva. Negri fa lo slalom, con disinvoltura arguta, da un punto di vista all'altro, mostrandone l'inevitabile parzialità. COSMONAUTA di Susanna Nicchiarelli (2009) CM 475 Dopo un programmatico prologo nel 1957, il film si svolge nel 1963, nel quartiere Trullo di Roma, tra immagini filmate delle imprese spaziali sovietiche in un contesto di comunisti filosovietici. La vicenda si impernia sul rapporto tra l’adolescente Luciana e il fratello epilettico Arturo, comunisti duri e puri come il padre defunto, e quello con la madre amata e il suo disprezzato secondo marito, straborghesuccio. TRIANGLE di Costanza Quatriglio (2014) DO 152 (in consultazione) New York 1911, scoppia un incendio all’8° piano di un grattacielo privo di scale e sistemi antincendio, dove ha sede l’industria tessile Triangle: muoiono cinquanta operaie, bruciate, asfissiate o lanciatesi dalle finestre. Barletta 2011, crolla una palazzina dove stanno lavorando le operaie di una fabbrica di confezioni, precarie pagate ‘a cottimo’, in locali privi di norme di sicurezza: 5 vittime, una delle quali è la quattordicenne figlia del titolare. La regista mette a confronto i due episodi per evocare le due tragedie e per attaccare duramente la mancanza di sicurezza dei lavoratori. CORPO CELESTE di Alice Rohrwacher (2011) DR 845 Cresciuta in Svizzera con la madre e la sorella maggiore, la tredicenne Marta torna con loro nella periferia di Reggio Calabria. Scritto e diretto dall’esordiente Rorhwacher, il film ne racconta le esperienze in un corso di cresimande; le scoperte del proprio corpo che cambia; la propria diversità ribelle dalla gente della parrocchia; il rifiuto di diventare un soldato di Cristo dall’omertosa disciplina. Film sottovoce, ma scomodo. LE MARAVIGLIE di Alice Rohrwacher (2014) DR 1205 Una famiglia di apicoltori in un casale di campagna: babbo, mamma, quattro figlie. Il capofamiglia è convinto della bontà dei valori contadini. La loro vita trascorre sui ritmi scanditi dalla natura fino a quando in paese arrivano un giovane e una bellissima conduttrice Tv. Per la figlia maggiore rappresentano le meraviglie esotiche che lei vorrebbe sperimentare. Riflessione sul nostro vivere contemporaneo, sui valori che vengono trasmessi. Premio speciale dell giuria a Cannes 2014. ANIMALI CHE ATTRAVERSANO LA STRADA di Isabella Sandri (2007) DR 63 Alla periferia di Roma la quattordicenne Martina annaspa tra furtarelli, una madre allo sbando, ragazzi di strada, le cure di un giovane assistente sociale e una ispettrice di polizia che la tampina. Il film coniuga la asciutta descrizione di un microcosmo di periferia con l’approfondimento psicologico dei caratteri.

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COME L’OMBRA di Marina Spada (2006) CM 382

E’ il ritratto della bruna Claudia, nubile trentenne sbrigativa, insoddisfatta del lavoro come della sua solitudine, generosa e responsabile: una milanese tipica. All'inizio il film procede con fredda e puntigliosa cautela descrittiva, scrittura ellittica e asciutta. Comincia a scaldarsi con due immigrati ucraini: Boris, simpatico insegnante di russo da cui Claudia è attratta, e la bionda Olga che, su richiesta di Boris, Claudia ospita in casa. Quando Olga misteriosamente scompare il racconto cambia di marcia, con le cadenze sospese di una detective story e con una scrittura registica affilata come un bisturi. POESIA CHE MI GUARDI di Marina Spada (2009) DO 55 Con questa docufiction, la milanese regista fa un ritratto della sua concittadina Antonia Pozzi di famiglia altoborghese. Solo negli anni’80 fu riconosciuta voce originale e appassionata della poesia italiana del ‘900. In vita non pubblicò un rigo. Alla base del film le fioche immagini in 8 mm, girate da Antonia e dal padre, e le belle fotografie da lei scattate. Mostrano la famiglia, gli amici, i viaggi, gli sport, le scalate. TANO DA MORIRE di Roberta Torre (1997) M 67 Storia parlata, cantata, suonata e un po' ballata di Tano Guarrasi, boss palermitano di quartiere ucciso nel 1988 da un sicario dei corleonesi, e delle sue quattro sorelle zitelle. Scritto e diretto dalla milanese Torre, interpretato da un centinaio di palermitani non professionisti, è un film dove si mette in musica – non in burla – la mafia, rappresentata dall'interno, partendo dall'immaginario dei suoi personaggi/attori che la sentono come un sistema di valori. ANGELA: DA UNA STORIA VERA di Roberta Torre (2002) DR 86 Una donna, la colpa di amare e il coraggio di ribellarsi. Angela è nata e cresciuta a Ballarò, il quartiere del mercato di Palermo. Si è sposata a vent'anni con Saro, malavitoso e trafficante di droga per cui ha rotto con la sua famiglia, rinunciando a una vita onesta e a un lavoro pulito. Angela ama il lusso, i soldi ed anche il rischio. La Torre riesce a filmare con grande realismo le 'normali' giornate lavorative di una famiglia mafiosa che vende scarpe e droga con uguale naturalezza. GIOCARE D’AZZARDO di Cinzia Torrini (1982) CM 921 Anna, madre di due figli, è la moglie di un brav’uomo, è insoddisfatta e sogna. Per una strana coincidenza scopre una passione: il gioco d’azzardo. Adescata da una prima vincita, s’impantana in cifre sempre più grosse. Diventa violenta, bugiarda e ladra. Originale e semplice nel suo impianto narrativo, il film è una delle migliori opere prime italiane dei grigi anni ottanta. MIMÌ METALLURGICO FERITO NELL’ONORE di Lina Wertmuller (1972) CM 208 Carmelo, operaio siciliano, trova lavoro a Torino, si fa l’amante che gli dà un figlio. Tornato nella natia Catania, apprende che, per opera di un finanziere, sua moglie è incinta. Vendica l’affronto seducendo la moglie del finanziere. Ucciso il brigadiere da un mafioso, si trova con tre figli a carico…. Commedia col turbo, straripante di invenzioni, effetti, effettacci in cui la Wertmuller mise a punto il suo stile grottesco e Giancarlo Giannini il suo personaggio di balordaggine stordita.

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