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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 65 (46.309) Città del Vaticano lunedì-martedì 18-19 marzo 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +%!z!@!#!; 2 Nella messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano e all’Angelus il Pontefice parla della misericordia Dio non si stanca di perdonare Rafforzate le misure di prevenzione nelle trentasei città colpite Epidemia di dengue nello Stato di Rio de Janeiro Per la prima volta un Governo eletto completa il mandato Primizia pakistana L’i n c o n t ro con il presidente dell’A rg e n t i n a Oggi lo speciale IN ALLEGATO NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in Udienza, presso la «Domus Sanctae Marthae», l’Eminen- tissimo Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il Santo Padre Francesco ha ricevuto questa mattina in forma privata, presso la «Do- mus Sanctae Marthae», Sua Eccellenza la Signora Cristina Fernández de Kirchner, Presi- dente dell’Argentina. Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza nel pomeriggio di domenica 17, presso la «Domus Sanctae Marthae»: Sua Eccellenza Reverendis- sima Monsignor Marcello Se- meraro, Vescovo di Albano; il Reverendissimo Padre Adolfo Nicolás Pachón, Pre- posito Generale della Com- pagnia di Gesù. ISLAMABAD, 18. «Una vittoria per la democrazia»: così il primo ministro del Pakistan, Raja Pervez Ashraf, ha commentato il completamento della legislatura di cinque anni: è la pri- ma volta che accade nel Paese. Nel suo discorso di congedo, Pervez Ashraf, ha detto: «Che una persona ordinaria come me sia oggi premier del Pakistan è motivo di piacere e fa sperare in un proseguimento del- la democrazia». Il premier ha ag- giunto che il Pakistan è sempre sta- to contraddistinto da «una lunga storia di lotta tra le forze democra- tiche e non democratiche». Alla fi- ne «le forze democratiche hanno vinto». Dopo che l’Assemblea nazionale ha completato un mandato di cin- que anni, si attendono le elezioni generali: dovrebbero tenersi a metà maggio. Intanto il Parlamento è stato sciolto e un’amministrazione ad interim si installerà tra pochi giorni. Che l’Assemblea nazionale, pri- mizia per il Pakistan, sia riuscita a completare il mandato è sicuramen- te un fatto molto positivo per il Paese. Dà, infatti un segnale di sta- bilità tanto più significativo perché s’inserisce in un contesto caratteriz- zato dalle perduranti violenze che remano contro il faticoso processo di stabilità del territorio. Nello stes- so tempo, però, non deve far di- menticare le difficoltà che le autori- tà di Islamabad si trovano a gestire, in particolare sul versante della po- litica estera. In questi giorni sono tornati sot- to pressione i rapporti fra le diplo- mazie di Pakistan e India. Ne è ri- prova la cancellazione di un torneo di hockey su prato: la decisione è stata presa dai responsabili della fe- derazione sportiva Hockey India in seguito a una nota del ministero degli Esteri in cui si nega il permes- so per le partite previste ad aprile sulla base di ragioni di sicurezza. E rapporti non facili si registrano tra Islamabad e Washington, con gli Stati Uniti che, più o meno a inter- valli regolari, invitano le autorità pakistane a fare di più per combat- tere il terrorismo. La replica di Isla- mabad è sempre la stessa: si sta fa- cendo tutto il possibile per garanti- re pace e stabilità al Paese e all’in- tera regione. Washington e la co- munità internazionale tutta, intan- to, continuano a fare pressione. RIO DE JANEIRO, 18. Aumenta la preoccupazione delle autorità brasi- liane per l’epidemia di dengue. Lo Stato di Rio de Janeiro ha infatti di- chiarato ufficialmente l’esistenza di un’epidemia di questa grave malattia sul suo territorio, con ben 36 città colpite, per un totale di 42.000 casi accertati. Stando ai dati diffusi dalle autori- tà sanitarie locali, la diffusione della malattia ha registrato un aumento del 38 per cento a livello geografico e del 24 per cento per numero di ca- si registrati, rispetto allo stesso pe- riodo dello scorso anno. A tutto ciò va aggiunta la comparsa di diversi casi di dengue del tipo 4, una varie- tà molto più rara e pericolosa. Il ministero della Salute brasiliano ha invitato le autorità dello Stato di Rio de Janeiro a rafforzare le misure di prevenzione. Centinaia di lavora- tori sono già stati reclutati per cerca- re di eliminare dalle strade i depositi di acqua stagnante, habitat ideale per le larve della zanzara vettrice della grave infezione (definita «spac- caossa»). Non esistendo una vacci- nazione efficace, la prevenzione si ottiene mediante l’eliminazione delle zanzare e del loro habitat, per limi- tare l’esposizione al rischio di tra- smissione. Nelle 36 città colpite è stata attivata la procedura straordi- naria per il rifornimento di medici- nali al di fuori dalle normali gare d'acquisto. Il timore è che il virus possa estendersi a dismisura. Proprio per questo, il ministero della Salute sta inviando messaggi alla popolazione invitandola a recarsi presso una struttura sanitaria in presenza di sin- tomi come febbre alta, dolore alle ossa, alle articolazioni e agli occhi o macchie rosse sul corpo. Nelle scorse settimane, anche le autorità sanitarie della città di Cam- po Grande, nel del Mato Grosso do Sul, avevano dichiarato lo stato di emergenza. In alcune zone del Brasile la den- gue è presente a livello endemico, ma negli ultimi tempi i focolai epi- demici sono diventati sempre più violenti. Nel 2008, la malattia uccise una cinquantina di persone nello Stato di Rio de Janeiro. Nel 2009 fu colpito invece lo Stato di Bahia, con 50.000 persone infette e 38 vittime accertate. Nel mondo, l’incidenza della dengue è cresciuta esponenzial- mente a partire dagli anni Sessanta, con circa 50-100 milioni di persone infettate ogni anno, e risulta endemi- ca in 110 Paesi. Lo stemma e il motto del Santo Padre PAGINA 8 Il tema della misericordia è stato al centro del- la prima giornata domenicale di Papa France- sco, che ha trascorso la mattinata di ieri, 17 marzo, tra i fedeli della parrocchia di Sant’An- na, in Vaticano, e poi ha recitato l’Angelus dalla finestra dell’appartamento pontificio. All’omelia della messa celebrata nella picco- la chiesa che sorge all’ingresso di Porta Sant’Anna, il Pontefice ha richiamato l’episo- dio evangelico dell’adultera condannata a mor- te e salvata da Gesù, sottolineando che la mi- sericordia «è il messaggio più forte del Signo- re», il quale non è venuto per i giusti ma per i peccatori. Da qui l’invito a non «condannare gli altri» e a riconoscersi sempre bisognosi del perdono di Dio. «Il Signore — ha assicurato — mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono». Un appello rinnovato all’Angelus recitato a mezzogiorno di fronte a una folla di fedeli che ha gremito piazza San Pietro e via della Con- ciliazione. «Il volto di Dio — ha ricordato Pa- pa Francesco — è quello di un padre misericor- dioso, che sempre ha pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdo- narci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito». «Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vo- gliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono» ha ripetuto. E al termine della preghiera, conge- dandosi dalla piazza, ha rinnovato il suo «ab- braccio ai fedeli di Roma» e ha ribadito il suo legame spirituale con l’Italia, attestato dalle origini della sua famiglia e rafforzato dalla scelta del nome di Francesco, santo patrono della nazione. PAGINE 7 E 8 Papa Francesco ha ricevuto in forma privata, nella tarda mattina di lunedì 18 marzo, presso la Domus Sanctae Marthae, Sua Eccellenza la Signora Cristina Fernández de Kirchner, presidente dell’Argentina. Al termine dell’incontro, protrattosi per una quindicina di minuti, ha salutato i mem- bri della delegazione che accompagnava il primo capo di Stato ricevuto in Vaticano dal nuovo Pontefice. I due hanno poi pranzato insieme.

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Page 1: POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt · 2019. 11. 13. · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 18-19 marzo 2013 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 65 (46.309) Città del Vaticano lunedì-martedì 18-19 marzo 2013

.

y(7HA3J1*QSSKKM( +%!z!@!#!;2

Nella messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano e all’Angelus il Pontefice parla della misericordia

Dio non si stanca di perdonare

Rafforzate le misure di prevenzione nelle trentasei città colpite

Epidemia di denguenello Stato di Rio de Janeiro

Per la prima volta un Governo eletto completa il mandato

Primizia pakistana

L’i n c o n t rocon il presidente dell’A rg e n t i n a

Oggi lo speciale

IN A L L E G AT O

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre Francesco haricevuto questa mattina inUdienza, presso la «DomusSanctae Marthae», l’Eminen-tissimo Cardinale Segretariodi Stato Tarcisio Bertone.

Il Santo Padre Francescoha ricevuto questa mattina informa privata, presso la «Do-mus Sanctae Marthae», SuaEccellenza la Signora CristinaFernández de Kirchner, Presi-dente dell’A rg e n t i n a .

Il Santo Padre Francescoha ricevuto in udienza nelpomeriggio di domenica 17,presso la «Domus SanctaeMarthae»:

Sua Eccellenza Reverendis-sima Monsignor Marcello Se-meraro, Vescovo di Albano;

il Reverendissimo PadreAdolfo Nicolás Pachón, Pre-posito Generale della Com-pagnia di Gesù.

ISLAMABAD, 18. «Una vittoria per lademocrazia»: così il primo ministrodel Pakistan, Raja Pervez Ashraf, hacommentato il completamento dellalegislatura di cinque anni: è la pri-ma volta che accade nel Paese. Nelsuo discorso di congedo, PervezAshraf, ha detto: «Che una personaordinaria come me sia oggi premierdel Pakistan è motivo di piacere efa sperare in un proseguimento del-la democrazia». Il premier ha ag-giunto che il Pakistan è sempre sta-to contraddistinto da «una lunga

storia di lotta tra le forze democra-tiche e non democratiche». Alla fi-ne «le forze democratiche hannovinto».

Dopo che l’Assemblea nazionaleha completato un mandato di cin-que anni, si attendono le elezionigenerali: dovrebbero tenersi a metàmaggio. Intanto il Parlamento èstato sciolto e un’amministrazionead interim si installerà tra pochigiorni.

Che l’Assemblea nazionale, pri-mizia per il Pakistan, sia riuscita acompletare il mandato è sicuramen-te un fatto molto positivo per ilPaese. Dà, infatti un segnale di sta-bilità tanto più significativo perchés’inserisce in un contesto caratteriz-zato dalle perduranti violenze cheremano contro il faticoso processodi stabilità del territorio. Nello stes-so tempo, però, non deve far di-menticare le difficoltà che le autori-tà di Islamabad si trovano a gestire,in particolare sul versante della po-litica estera.

In questi giorni sono tornati sot-to pressione i rapporti fra le diplo-mazie di Pakistan e India. Ne è ri-prova la cancellazione di un torneodi hockey su prato: la decisione èstata presa dai responsabili della fe-derazione sportiva Hockey India inseguito a una nota del ministerodegli Esteri in cui si nega il permes-so per le partite previste ad aprilesulla base di ragioni di sicurezza. Erapporti non facili si registrano traIslamabad e Washington, con gliStati Uniti che, più o meno a inter-valli regolari, invitano le autoritàpakistane a fare di più per combat-tere il terrorismo. La replica di Isla-mabad è sempre la stessa: si sta fa-cendo tutto il possibile per garanti-re pace e stabilità al Paese e all’in-tera regione. Washington e la co-munità internazionale tutta, intan-to, continuano a fare pressione.

RIO DE JA N E I R O, 18. Aumenta lapreoccupazione delle autorità brasi-liane per l’epidemia di dengue. LoStato di Rio de Janeiro ha infatti di-chiarato ufficialmente l’esistenza diun’epidemia di questa grave malattiasul suo territorio, con ben 36 cittàcolpite, per un totale di 42.000 casiaccertati.

Stando ai dati diffusi dalle autori-tà sanitarie locali, la diffusione dellamalattia ha registrato un aumentodel 38 per cento a livello geograficoe del 24 per cento per numero di ca-si registrati, rispetto allo stesso pe-riodo dello scorso anno. A tutto ciòva aggiunta la comparsa di diversicasi di dengue del tipo 4, una varie-tà molto più rara e pericolosa.

Il ministero della Salute brasilianoha invitato le autorità dello Stato diRio de Janeiro a rafforzare le misuredi prevenzione. Centinaia di lavora-tori sono già stati reclutati per cerca-re di eliminare dalle strade i depositidi acqua stagnante, habitat idealeper le larve della zanzara vettricedella grave infezione (definita «spac-caossa»). Non esistendo una vacci-nazione efficace, la prevenzione siottiene mediante l’eliminazione dellezanzare e del loro habitat, per limi-tare l’esposizione al rischio di tra-smissione. Nelle 36 città colpite èstata attivata la procedura straordi-naria per il rifornimento di medici-nali al di fuori dalle normali gared'acquisto.

Il timore è che il virus possaestendersi a dismisura. Proprio perquesto, il ministero della Salute stainviando messaggi alla popolazioneinvitandola a recarsi presso unastruttura sanitaria in presenza di sin-tomi come febbre alta, dolore alleossa, alle articolazioni e agli occhi omacchie rosse sul corpo.

Nelle scorse settimane, anche leautorità sanitarie della città di Cam-po Grande, nel del Mato Grosso doSul, avevano dichiarato lo stato die m e rgenza.

In alcune zone del Brasile la den-gue è presente a livello endemico,ma negli ultimi tempi i focolai epi-demici sono diventati sempre piùviolenti. Nel 2008, la malattia uccise

una cinquantina di persone nelloStato di Rio de Janeiro. Nel 2009 fucolpito invece lo Stato di Bahia, con50.000 persone infette e 38 vittimeaccertate. Nel mondo, l’incidenzadella dengue è cresciuta esponenzial-mente a partire dagli anni Sessanta,con circa 50-100 milioni di personeinfettate ogni anno, e risulta endemi-ca in 110 Paesi.

Lo stemma e il mottodel Santo Padre

PAGINA 8

Il tema della misericordia è stato al centro del-la prima giornata domenicale di Papa France-sco, che ha trascorso la mattinata di ieri, 17marzo, tra i fedeli della parrocchia di Sant’An-na, in Vaticano, e poi ha recitato l’Angelusdalla finestra dell’appartamento pontificio.

All’omelia della messa celebrata nella picco-la chiesa che sorge all’ingresso di PortaSant’Anna, il Pontefice ha richiamato l’episo-dio evangelico dell’adultera condannata a mor-

te e salvata da Gesù, sottolineando che la mi-sericordia «è il messaggio più forte del Signo-re», il quale non è venuto per i giusti ma per ipeccatori. Da qui l’invito a non «condannaregli altri» e a riconoscersi sempre bisognosi delperdono di Dio. «Il Signore — ha assicurato —mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi checi stanchiamo di chiedergli perdono».

Un appello rinnovato all’Angelus recitato amezzogiorno di fronte a una folla di fedeli che

ha gremito piazza San Pietro e via della Con-ciliazione. «Il volto di Dio — ha ricordato Pa-pa Francesco — è quello di un padre misericor-dioso, che sempre ha pazienza con noi, cicomprende, ci attende, non si stanca di perdo-narci se sappiamo tornare a lui con il cuorecontrito».

«Dio mai si stanca di perdonarci, mai! Ilproblema è che noi ci stanchiamo, noi non vo-gliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono» ha

ripetuto. E al termine della preghiera, conge-dandosi dalla piazza, ha rinnovato il suo «ab-braccio ai fedeli di Roma» e ha ribadito il suolegame spirituale con l’Italia, attestato dalleorigini della sua famiglia e rafforzato dallascelta del nome di Francesco, santo patronodella nazione.

PAGINE 7 E 8

Papa Francesco ha ricevuto in forma privata, nella tarda mattina di lunedì18 marzo, presso la Domus Sanctae Marthae, Sua Eccellenza la SignoraCristina Fernández de Kirchner, presidente dell’Argentina. Al terminedell’incontro, protrattosi per una quindicina di minuti, ha salutato i mem-bri della delegazione che accompagnava il primo capo di Stato ricevutoin Vaticano dal nuovo Pontefice. I due hanno poi pranzato insieme.

Page 2: POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt · 2019. 11. 13. · pagina 2 L’OSSERVATORE ROMANO lunedì-martedì 18-19 marzo 2013 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì-martedì 18-19 marzo 2013

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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europ ea

In attesa del voto parlamentare che dovrà dare il via libera a un prelievo forzoso sui depositi

La Banca centrale cipriotablocca i trasferimenti di denaro

Scontro sul bilancio federale al Congresso statunitense

Lo spettro della crisi grecasi aggira a Capitol Hill

WASHINGTON, 18. Gli Stati Uniticome la Grecia entro il 2013, o almassimo nel 2014-2015. Non è unaprevisione tirata fuori da qualchecatastrofista, bensì una prospettivaemersa nelle discussioni sul bilancioin questi giorni al Congresso di Wa-shington, dove democratici e repub-blicani si scontrano duramente sullecifre e sui piani di rilancio.

Il presidente Obama ha provato arassicurare l’opinione pubblica, spie-gando in un’intervista che gli StatiUniti «non avranno una crisi imme-diata in materia di debito, che restasostenibile per i prossimi dieci an-ni». Una diagnosi contro la quale sisono lanciati subito numerosi rap-presentanti dei repubblicani.

Intanto, gli occhi di Wall Streetsono puntati a mercoledì, quando laBanca centrale americana, la FederalReserve, sarà chiamata a decidere semantenere o meno la propria politi-ca di sostegno all’economia attraver-so un programma di acquisto di ti-toli di Stato. Il Comitato della poli-tica monetaria della Fed si riuniràper due giorni per definire le futurelinee di azione. Inoltre, l’istituto diWashington dovrebbe rendere notele sue decisioni sulla politica mone-taria, ovvero i tassi. Poche settimanefa il presidente della Fed, BenBernanke, aveva lasciato intenderela possibilità di un prolungamentodegli incentivi a causa della stagna-zione del mercato del lavoro.

Timorisul debito Ue

affondanole Borse

BRUXELLES, 18. Inizio di settimanadi segno fortemente negativo per imercati europei. Torna alta la pau-ra del contagio del debito dopoche nel fine settimana la troika hadeciso di tassare i conti correnti diCipro. Lo spettro di una nuova cri-si europea spaventa soprattutto lepiazze asiatiche: Tokyo ha chiusocon un ribasso del 2,7 per cento, ildato peggiore degli ultimi diecimesi. A fine mattinata Piazza Affa-ri è tra le peggiori d’Europa, conun ribasso del 2,2 per cento, dopoaver aperto a 2,8 per cento. Maglianera per Madrid (meno 2,8). Ven-dite in aumento anche a Parigi(meno 2,1) e a Francoforte (meno1,7). Gli esperti del settore sottoli-neano il forte calo dei titoli banca-ri, penalizzati dalla risalita dellospread balzato dai 318 punti di ve-nerdì a 328. Forti vendite su BancoPopolare, Unicredit e Intesa San-paolo. Lo spread tra Btp e Bund èsceso sotto quota 330 attestandosi a328 punti, dopo aver toccato quota334. Il rendimento si attesta al 4,67per cento. Il differenziale tra Bo-nos spagnoli decennali e omologhitedeschi è calato a 366 punti perun tasso del 5,05 per cento. Ma glianalisti internazionali guardano an-che verso gli Stati Uniti, dove sonoattese le statistiche di marzodell’indice Nahb sulle condizionidi salute del settore immobiliare.

Messaggio in occasione della festa dell’unità d’Italia

Napolitano chiederesponsabilità e riforme

I datidell’Istat

sul commercioitaliano

ROMA, 18. Si assottiglia il deficitdella bilancia commerciale italia-na a gennaio secondo gli ultimidati dell’Istat, pubblicati oggi.Il saldo è risultato negativo(meno 1,6 miliardi), in forte mi-glioramento rispetto al 2012(meno 4,6 miliardi), sintesi diun limitato surplus con i PaesiUe (più 0,7 miliardi) e di un de-ficit con i Paesi extra Ue (meno2,3 miliardi). Il saldo negliscambi di prodotti non energeti-ci è attivo per 3,8 miliardi.

Rispetto al mese precedente,a gennaio 2013 si rileva un au-mento per entrambi i flussicommerciali italiani con l’e s t e ro :più ampio per l’export (più 1,4)rispetto all’import (più 0,4).L’espansione — afferma l’Istat —è determinata dalla crescita delcommercio di beni di consumodurevoli (più 5,2), di prodottisemilavorati 0 intermedi (più3,8) e di beni strumentali (più3,2). L’aumento congiunturaledell’import deriva dagli acquistisui mercati extra Ue (più tre percento) e interessa soprattutto iprodotti intermedi (più 2,1) equelli energetici (più uno). Ri-spetto allo stesso mese del 2012,a gennaio si registra un incre-mento tendenziale delle esporta-zioni (più 8,7).

Dopo l’approvazione delle modifiche da parte dell’E u ro p a r l a m e n t o

Al via i negoziati sulla politica agricola comune

BRUXELLES, 18. Vertice ristretto aBerlino per rilanciare la competiti-vità europea. Oggi, lunedì, il presi-dente della Commissione Ue, JoséDurão Barroso, il presidente fran-cese, François Hollande, e il can-celliere tedesco, Angela Merkel,s’incontreranno per discutere deirisultati degli ultimi summit conti-nentali e per cercare di definire al-cuni punti in comune sui quali fareforza per ricostruire l’economiaeuropea dilaniata dalla crisi del de-bito.

Al vertice di Berlino prenderan-no parte anche quindici managerdelle maggiori industrie europee:sono tutti membri della tavola ro-tonda degli industriali, un clubmolto selettivo guidato da LeifJohansson, manager di Volvo.

È molto probabile che, nei collo-qui con Hollande e Durão Barroso,il cancelliere Merkel ribadisca la li-nea già dettata pochi giorni fa: ser-vono rif0rme strutturali in tutti igrandi Paesi europei affinché legrandi imprese possano tornare aimporsi a livello internazionale. In-tanto, secondo fonti di stampa, ilpresidente Hollande riceverà oggiall’Eliseo il presidente e direttoregenerale di Airbus, Fabrice Bregier.L’appuntamento — si legge in unanota dell’Eliseo — è stato fissatoall’occasione di «un accordo indu-striale importante» che sarà firmatonell’ambito del lancio della setti-mana dell’industria.

A sottolineare, ancora una volta,la gravità della crisi mondiale è sta-ta ieri la Banca dei regolamenti in-ternazionali (Bri), secondo la quale«le prospettive di crescita dell’eco-nomia non sono migliorate» e ildebito globale, dal 2007, è salito di30.000 miliardi di dollari. In unostudio la Bri, con sede a Basilea, ri-ferisce che «è causa di preoccupa-zione» la dipendenza delle econo-mie dagli interventi straordinari diBce e Fed e dal sostegno dei Go-verni, che «non risolvono i proble-mi sottostanti». Servono riformestrutturali piuttosto che un «ulte-riore aumento del debito».

Nel suo briefing trimestrale laBri ha spiegato che il rally dei mer-cati degli ultimi sei mesi e la bassavolatilità indicano che gli investito-ri non si aspettano forti scossoni néscenari particolarmente negativi,anche grazie al piano della Bce e

agli interventi della Fed per gli ac-quisti di titoli di Stato. Eppure —nota l’istituto di Basilea — le pro-spettive dell’economia reale «nonsono migliorate, anche se alcunidati recenti sono in qualche misurapiù positivi». Si tratta dunque diuna «sconnessione» fra i mercati el’economia reale legata in particola-re al fatto che i Governi e le Ban-che centrali hanno ridotto, con gliinterventi straordinari, i rischi dishock finanziari a sorpresa: inter-venti «certamente» positivi e inqualche misura in grado di aiutarela crescita. Tuttavia, «il fatto che ledinamiche dei mercati siano ancorpiù dipendenti dallo stimolo diGoverni e Banche centrali è motivodi preoccupazione» avverte la Bri.«Vi sono chiari limiti ai risultatiche questi interventi possono con-seguire», dal momento che questepolitiche «non affrontano i nodistrutturali». Con un debito, privatoe pubblico, che continua a salire intutti i Paesi, si vanno creando deilimiti alle prospettive di crescita:l’espansione economica in genererichiede ulteriore debito, ma Go-verni, imprese e famiglie sono co-strette a ridurre il proprio indebita-mento. E così «mentre c’è un rallydegli asset finanziari, non cresconogli investimenti». Insomma, servo-no nuove politiche economiche.

ROMA, 18. Gli italiani devono ritro-vare «il senso dell’unità necessaria.Unità, volontà di riscatto, voglia difare e stare insieme nell’i n t e re s s egenerale», senza dividersi «in fa-zioni contrapposte su tutto, senzaperdere spirito costruttivo e sensodi responsabilità». È l’esortazionedel presidente della Repubblica ita-liana, Giorgio Napolitano, affidataa un video messaggio diffuso, do-menica 17, in occasione della Gior-nata dell’Unità nazionale, dellaCostituzione, dell’Inno e dellaBandiera.

Il capo dello Stato ha conclusole celebrazioni recandosi pressol’Altare della Patria assieme al pre-sidente del Consiglio dei ministri,Mario Monti e ai nuovi presidentidel Senato e della Camera dei de-putati, rispettivamente Pietro Gras-so e Laura Boldrini. Grasso, giàprocuratore nazionale antimafia, èstato infatti eletto sabato pomerig-gio alla quarta votazione, al termi-ne del ballottaggio con il presiden-te del Senato uscente, Renato Schi-fani, grazie ai voti del Partito de-mocratico e probabilmente di alcu-ni senatori di Scelta Civica e delMovimento 5 Stelle.

Ha detto ancora Napolitano nelsuo messaggio: «Siamo oggi — noiitaliani credo che lo sappiamo bene— di nuovo in un momento diffici-le e duro, per l’economia che noncresce, per la disoccupazione cheaumenta e dilaga tra i giovani, per

il Mezzogiorno che resta indietro,per quel che non va nello Stato,nelle istituzioni, nella politica e cheva modificato, che richiede, e giàda tempo, di essere riformato».

Da qui l’appello affinché si tornia fare leva sui valori che giànell’ultimo dopoguerra consentiro-no di «ricostruire l’Italia dalle ro-vine», «facendola diventare giàcinquanta anni fa uno dei Paesipiù sviluppati e moderni in Euro-pa e nel mondo».

Cittadini ciprioti tentano di prelevare denaro attraverso sportelli automatici (Ansa)

Il Campidoglio a Washington (LaPresse/Ap)

ST R A S B U R G O, 18. Al via i negoziatisulla riforma della politica agricolacomune (Pac) dopo che l’E u ro p a r l a -mento, riunito in assemblea plenariaa Strasburgo, ha approvato le modi-fiche indicate dalla CommissioneAgricoltura. Si tratta di una tappadecisiva per entrare nel vivo dei ne-goziati che dovrebbero cominciarealla fine di marzo. Dopo l’a p p ro v a -zione delle modifiche, infatti, la ri-forma della politica agricola dell’Uesarà decisa congiuntamente dal Par-lamento, dal Consiglio e dalla Com-missione. Secondo quanto è statodeciso a Strasburgo, le differenze nei

livelli di finanziamento per gli agri-coltori tra gli Stati membri dovreb-bero essere ridotti più velocementerispetto a quanto proposto dallaCommissione europea. Gli agricolto-ri di ogni Stato membro dovrebberoricevere meno del 65 per cento dellamedia Ue. Il Parlamento ha anchevotato a favore della pubblicazionedei beneficiari dei finanziamentiagricoli e ha inserito un elenco diproprietari terrieri, che dovrebberoessere automaticamente esclusi dalfinanziamento comunitario, a menoche non dimostrino che l’agricoltura

contribuisce a una quota sostanzialedel loro reddito.

Secondo il mandato negoziale ap-provato, i giovani agricoltori dovreb-bero ottenere un 25 per cento in piùsui pagamenti, per un massimo dicento ettari, e gli Stati membri do-vrebbero essere liberi di utilizzarepiù fondi per sostenere i piccoli agri-coltori. Il Parlamento ha poi soste-nuto la proposta dell’Esecutivo diBruxelles di stabilire un tetto massi-mo per i pagamenti diretti a qualsia-si azienda a 300.000 euro e di ridur-re i pagamenti per chi riceve più di150.000 euro.

La riforma della politica agricolacomune è al primo posto nell’agen-da dei lavori dei ministri europei.Nella giornata di oggi, alla luce delvoto dell’Europarlamento, i ministridegli Stati membri si incontrano aBruxelles per approfondire le diversedinamiche legate al Pac. Domani,tra l’altro, è previsto un pranzo dilavoro sulle prospettive dell’agricol-tura europea. Sul tavolo dei ministri,riferiscono fonti diplomatiche, vi so-no anche i problemi di accesso almercato tra l’Unione europea e laFederazione russa.

NICOSIA, 18. Tensione sempre più al-ta sui mercati internazionali. Dopol’accordo con l’Eurogruppo per ilsalvataggio del sistema bancario diCipro — e in attesa del voto odiernodel Parlamento di Nicosia che dovràratificare il via libera a un prelievoforzoso sui depositi — la Banca cen-trale cipriota ha bloccato tutti i tra-sferimenti di denaro e i pagamenti.In base all’intesa con l’Eurozona, airisparmiatori verrà imposta una tassasulle somme depositate pari al 6,75per cento fino a 100.000 euro, e del9,9 per cento oltre i 100.000 euro. Iltributo previsto dal piano di aiutiper contribuire alla ristrutturazionedel sistema bancario dell’isola do-vrebbe portare un gettito di 5,8 mi-liardi di euro.

Comunque, se il Parlamento diNicosia approverà questo prelievoforzoso, la Bce fornirà a Cipro la li-quidità necessaria. In vista del voto,il Governo sta lavorando a una pro-posta per smorzare l’entità del pre-lievo sui conti bancari dei piccoli ri-sparmiatori. Una fonte vicina ai ne-goziati ha detto che Nicosia intendeabbassare l’imposta al 3 per centoper i depositi sotto i 100.000 euro ealzarla invece al 12,5 per cento perquelli superiori. Nel timore che lebanche possano perdere altri miliar-di a causa del panico innescato dalladecisione dell’Eurozona (ieri sonostate segnalate lunghe file davantiagli sportelli automatici, praticamen-

te svuotati), l’Esecutivo ha decisoche domani, martedì, gli istituti dicredito resteranno chiusi per ferie,mentre oggi è già prevista la chiusu-ra per una festività. Parlando ieri se-ra alla Nazione, il presidente dellaRepubblica, Nikos Anastasiades, haribadito di aver fatto la scelta meno

dolorosa, accettando l’accordo persalvare l’economia del Paese.

Il prelievo forzoso dai conti cor-renti delle banche cipriote colpiràparticolarmente i non residenti, so-prattutto russi. Proprio per questo,mercoledì prossimo il ministro delleFinanze cipriota, Michalis Sarris, si

recherà a Mosca. Sarris discuterà lapossibile ristrutturazione del prestitodi 2,5 miliardi di euro concesso dallaRussia nel 2011. Sulla vicenda è in-tervenuto il presidente russo,Vladimir Putin, che stamane ha defi-nito la tassa sui depositi «ingiusta,non professionale e pericolosa».

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 18-19 marzo 2013 pagina 3

Secondo Tripoli ostacolano la transizione democratica

In Libiadisarmo delle milizieTRIPOLI, 18. Il dispiegamento diuna speciale task force e, qualorasia necessario, l’uso di droni per lasorveglianza: la nuova Libia, allavigilia del secondo anniversariodall’intervento della Nato, prova aliberarsi delle milizie armate cheostacolano lo sviluppo della demo-crazia, mentre irrompe sulla scenaun nuovo fronte, quello dei rap-porti con i non musulmani.D all’Egitto è giunta infatti la rea-zione del Patriarca copto ortodos-so, dopo i nuovi arresti di cristianinella città di Misurata.

Nelle ultime ore, il Governo libi-co ha lanciato l’«operazione Tripo-li» per disarmare e smantellare igruppi armati che agiscono indi-pendentemente dall’autorità centra-le e di fatto sono il vero potere for-te del Paese. «Useremo la forza eci saranno degli scontri armati», hasottolineato ieri il ministero dell’In-

terno. Una simile operazione «ver-rà avviata presto anche a Bengasi».

Le milizie illegali, che non accet-tano di sottostare all’autorità delministero dell’Interno e di quellodella Difesa, sono centinaia in tut-to il Paese. «L’unico modo che ab-biamo per provare alla comunitàinternazionale che siamo una Na-zione responsabile è quello di fareprogressi concreti», ha spiegato ilpremier Ali Zeidan, annunciandol’avvio dell’operazione, pianificatanelle scorse settimane dopo il bloc-co degli impianti Eni a causa degliscontri tra milizie rivali, e l’attenta-to contro il presidente del Parla-mento, Mohammed Magarief, il 6marzo scorso. In quell’o ccasione,centinaia di armati avevano presod’assalto la sede dove si riunivano irappresentanti dell’Assemblea costi-tuente.

Alle tensioni con le milizie di extuwar (rivoluzionari) si aggiungonoquelle sociali: alcuni siti petroliferinel sud e nell’est del Paese sonostati bloccati da manifestanti chechiedono aumenti salariali. Il mini-stro del Petrolio, Abdelbari AlAroussi, ha condannato il blocco eminacciato, anche in questo caso, ilricorso alla forza per ripristinarel’ordine. Risultato: sono stati bloc-cati il porto di Ras Mungar e i ter-minali strategici di Brega e Ras La-nuf (in Cirenaica), e il campo pe-trolifero di Jalu (nel sud). Le pro-teste potrebbero costare al Paesenon meno di 120.000 barili di pe-trolio al giorno. Il Paese deve quin-di affrontare un clima sempre piùincerto, e con sviluppi che si an-nunciano militarmente imprevedi-bili.

E il Patriarca copto ortodossoTawadros II, ha chiesto chiarimentiall’ambasciatore libico in Egittoall’indomani dell’arresto, a Misura-ta, di quattro fedeli. I quattro sonoaccusati di proselitismo in un Paeseche, affermano le autorità, ammettesolo l’islam, con la sharia che si ap-presta a divenire fonte di dirittonella nuova Costituzione, attesaentro quest’anno. Nei giorni scorsi,la morte in un carcere libico di uncristiano aveva scatenato al Cairol’ira dei copti, che hanno presod’assalto l’ambasciata libica, bru-ciando la bandiera di Tripoli, co-stringendo la sede diplomatica achiudere i battenti.

Per fermare le infiltrazioni di ribelli e di truppe regolari dalla Siria nel proprio territorio

Beirut pronta a intervenireOttanta morti nei combattimenti a Damasco, Homs e Aleppo

DA M A S C O, 18. Tensione crescente traLibano e Siria. Il presidente libane-se, Michel Sleiman, ha avvertito ieriche l’esercito interverrà per fermarele infiltrazioni di miliziani ribelli edi truppe regolari dalla Siria nelproprio territorio. È quanto si leggein un comunicato della presidenza,diffuso dall’agenzia Nna. Giovedìscorso Damasco aveva minacciato dibombardare il territorio libanese de-nunciando infiltrazioni di «bandeterroriste» dal vicino Paese.

Sleiman, che ha fatto queste affer-mazioni durante un incontro con lacomunità libanese in Costa d’Avorio,ha affermato che il Libano deve atte-nersi a una «stretta neutralità» ri-guardo al conflitto in Siria. Dall’ini-zio della crisi, infatti, numerosiproiettili dell’artiglieria siriana e deimiliziani ribelli sono caduti in terri-torio libanese, colpendo soprattuttoregioni di frontiera, dove il Governodi Damasco afferma esservi un pas-saggio di ribelli.

Intanto, ieri in Siria si è registratauna nuova giornata di violenze. Ilbilancio dei combattimenti è di al-meno ottanta morti. Gli attivisti rife-riscono che tra le vittime ci sono seidonne e due bambini. La maggiorparte delle vittime è stata segnalatanella zona di Damasco e nei suoisobborghi: la capitale continua a es-sere l’epicentro dei combattimentitra i ribelli e le forze di Assad.

Ma le violenze imperversano an-che a Homs. Inoltre, quindici perso-ne sono state uccise a Raqqa ealtrettante ad Aleppo. Da Daraaarrivano notizie della morte di do-dici persone. Sei morti invece aIdlib, quattro ad Hama e due a DeirE z z o r.

Sul fronte diplomatico, l’E u ro p as’interroga sul possibile restringi-mento dell’embargo sulle armi ai ri-belli siriani. «Qualsiasi decisionesullo stop all’embargo sulle armi ri-chiede un’attenta analisi delle impli-cazioni; dobbiamo consultare perso-ne come Brahimi (l’inviato specialedell’Onu e della Lega araba, ndr),che cercano di portare avanti il dia-logo per essere sicuri che ciò chefacciamo non renda le cose piùdure» ha dichiarato l’alto rap-presentante Ue della Politica estera edi sicurezza comune, CatherineAshton. Ashton ha ricordato di averespresso questa stessa opinione an-che al Consiglio sulla Siria. «L’am-bizione che tutti abbiamo — ha poiaggiunto — è quella di fermare que-ste morti e vedere l’arrivo di un Go-verno che sia rappresentativo e ri-sp ettoso».

Profughi siriani attraversano il confine sotto lo sguardo di un militare libanese (LaPresse/Ap)

La conferenza a San’a boicottata dai gruppi radicali autonomisti del sud

Dialogo nello Yemensulla Costituzione e le elezioni del 2014

Dieci anni fal’inizio della guerra

in IraqBAGHDAD, 18. Dieci anni fa avevainizio la guerra in Iraq. Obiettivodell’intervento armato della coalizio-ne internazionale, guidata dagli StatiUniti, era di rovesciare il regime diSaddam Hussein, accusato di volersidotare di armi di distruzione di mas-sa e di stringere legami sempre piùforti con il terrorismo islamico. Al-cuni Paesi si rifiutarono di partecipa-re all’intervento in mancanza di unchiaro mandato da parte delle Na-zioni Unite. Nel giugno del 2004, ilConsiglio di Sicurezza adottò la ri-soluzione 1546, principalmente su ri-chiesta degli Stati Uniti e della GranBretagna, per mettere formalmentefine all’intervento statunitense inIraq e per autorizzare l’istituzione diuna forza multinazionale, guidata daWashington. Secondo uno studiopubblicato recentemente dal Costsof War Project (un progetto che sti-ma i costi dei conflitti, del WatsonInstitute for International Studiesdella Brown University), più di134.000 iracheni sono morti duranteil conflitto. Nello studio si rileva poiche la guerra in Iraq è costata aicontribuenti statunitensi 1.700 miliar-di di dollari.

Il territorio iracheno, sebbene noncon la frequenza registrata ai tempidel conflitto, continua tuttavia a es-sere segnato dalle violenze. Attentatie imboscate pesano come una mi-naccia costante sulla vita quotidianadegli iracheni. Ieri dodici civili sonorimasti uccisi in attentati. Due auto-bombe sono esplose a Bassora, vici-no a un mercato e a un garage. AMossul ha avuto luogo un cruentoattacco compiuto da uomini armati.

Mosca non valuta positivamente la rinuncia statunitense allo scudo spaziale in Europa per rafforzare le difese in Alaska

La Corea del Nord minacciaun attacco preventivo anche sul Giappone

Al Qaeda chiama i fondamentalisti dell’Africa settentrionale a combattere le truppe di Parigi

Morto un quinto soldato francese in Mali

Un militare francese nella zona del massiccio dell’Ifoghas (Afp)

BA M A KO, 18. Un caporale di 24 an-ni è la quinta vittima francesedall’inizio dell’intervento militarein Mali, l’11 gennaio scorso, controi ribelli salafiti. Il soldato è statoucciso ieri sulle montagne del mas-siccio dell’Ifoghas, nel nord delPaese africano, quando il veicolo abordo del quale si trovava è statoinvestito dall’esplosione di un ordi-gno improvvisato piazzato sul ci-glio della strada. Un tipo di atten-tato dinamitardo comune in Iraqfino al ritiro delle truppe americanee ancora in uso in Afghanistan.

Nella deflagrazione, altri tre sol-dati francesi sono rimasti feriti, co-me ha riferito in una nota da Parigiil ministro della Difesa, Jean-YvesLe Drian. Il presidente, FrançoisHollande, ha espresso grande tri-stezza, rendendo poi omaggio alladeterminazione e al coraggio delleforze francesi ingaggiate in Mali in

questa fase conclusiva, la più deli-cata dell’intera missione.

E per reclutare nuovi combatten-ti contro le truppe francesi, l’o rg a -nizzazione terroristica Al Qaedanel Maghreb islamico (Aqmi) halanciato un appello ai fondamenta-listi dell’Africa settentrionale. Loriferisce l’organizzazione statuni-tense Site, specializzata nel moni-toraggio dei siti jihadisti. In unmessaggio, l’Aqmi ha chiesto aigiovani fondamentalisti di non ab-bandonare i loro Paesi d’origine edi non lasciarli «nelle mani deglistranieri che seminano la corruzio-ne». Poi ha chiesto ai suoi affiliatidi unirsi nel progetto comune dellaguerra contro la campagna militaredella Francia e in Algeria e nelMali. «Abbiamo bisogno dei figlidella Tunisia, del Marocco, dellaLibia e della Mauritania per scon-figgere i francesi», si legge nell’ap-pello dei terroristi dell’Aqmi.

SAN’A, 18. La conferenza per il dia-logo nazionale che deve definirel’avvenire dello Yemen si è apertanella capitale San’a senza la parteci-pazione degli autonomisti del sud.Il dialogo nazionale dovrà elabora-re una nuova Costituzione e prepa-rare, per il febbraio del 2014, le ele-zioni generali, dopo la fine di unperiodo di transizione di due anniche è iniziato con l’uscita di scena,nel febbraio del 2012, del presidenteAli Abdallah Saleh. «È un momen-

to storico» ha dichiarato l’inviatospeciale dell’Onu, Jamal Benomar,presente alla seduta inaugurale, sot-tolineando «la forte solidarietà in-ternazionale» con lo Yemen, impe-gnato in «un processo politico con-dotto dagli yemeniti». Nel Paese,l’instabilità politica ha causato unagrave crisi umanitaria e circa quat-tro milioni di persone rischiano dimorire di fame.

A San’a sono presenti 565 delega-ti dei partiti politici, del sud del

Paese, della ribellione sciita nelnord e delle componenti della so-cietà civile. La conferenza dureràsei mesi ed è presieduta dal capodello Stato Abd Rabbo MansourHadi.

I gruppi radicali del movimentoautonomista del sud dello Yemenhanno mobilitato ieri sera i loropartigiani contro il dialogo naziona-le che hanno deciso di boicottare,reclamando la secessione. Una ma-nifestazione con migliaia di personesi è svolta ieri sera ad Aden, la cittàprincipale del sud, e si è conclusasenza incidenti. Altri oppositori allaconferenza si sono riversati in piaz-za a Tarim, nella provincia di Ha-dramout. Un miliziano è rimastoucciso e altri quattro feriti in scontricon la polizia. Il movimento di pro-testa è organizzato dall’ala più duradel Movimento sudista, animatodall’ex presidente Ali Salem AlBaid, che vive in esilio in Libano ereclama la secessione del sud delPa e s e .

La riconciliazione nello Yemen èdunque difficile ed è minacciatanon solo dagli autonomisti del sudma anche dai gruppi terroristici cheproprio nella zona meridionale delPaese — nonostante la vittoriosa of-fensiva dell’esercito di San’a chenella scorsa estate ha permesso diriconquistare vaste aree sotto il con-trollo dei terroristi di Al Qaeda nel-la penisola arabica (Acap) — man-tiene ancora alcuni bastioni.

PY O N G YA N G , 18. La Corea delNord non ha escluso il Giapponeda un eventuale attacco nuclearepreventivo ai Paesi che considerasuoi aggressori. Così il regime co-munista di Pyongyang ha rispostoall’intenzione di Tokyo di varare ul-teriori sanzioni.

In un comunicato diffuso dal-l’agenzia ufficiale Kcna, la Coreadel Nord accusa il Giappone di«gettare legna sul fuoco nella gravesituazione della penisola coreana,dove una pallottola accidentale puòcausare una guerra nucleare». Inun editoriale pubblicato ieri, il quo-tidiano di partito «Rodong Sin-mun» avverte che «il Giapponecommetterà un errore terribile sepenserà di restare escluso da unaeventuale guerra nella penisola co-re a n a » .

La Corea del Nord minaccia unnuovo attacco anche contro l’a rc i -pelago sudcoreano di Yeonpyeong,già bombardato nel 2010, in un at-tacco che provocò 4 morti. Lo rife-risce la Bbc. «Anche una scintillaprovocata dai belligeranti nei lorowar games potrà diventare un in-cendio», ha scritto il sito filo-regi-me «Uriminzokkiri», in riferimentoalle manovre militari congiunte traSeoul e Washington: «Il danno perchi vive lungo il confine e sulle iso-le occidentali sarà grande».

Nel frattempo, il Pentagono,mentre rafforza le difesa antimissilein Alaska contro un più concretorischio di attacco diretto agli StatiUniti da parte della Corea delNord, congela — formalmente lorinvia al 2022 — l’operatività pienadel progetto di difesa antimissilenell’Europa dell’est, il cosiddettoscudo spaziale.

Lo ha annunciato il segretario al-la Difesa, Chuck Hagel, spiegando

che le nuove risorse per le 14 batte-rie antimissile da installare entro il2017 a Fort Greely, saranno presedai finanziamenti per la fase finaledel dispiegamento del sistema aprotezione degli alleati della Natoin Europa. Lo stop coinvolge inprimis lo schieramento dei vettoriintercettori in Polonia e in Ro-mania.

La decisione degli Stati Uniti dirinunciare al nuovo stadio della di-fesa antimissile nell’Europa dell’estnon avrà comunque alcuna inciden-

za sulla posizione di Mosca in que-sto campo: lo ha affermato in unaintervista al quotidiano «Kommer-sant» il vice ministro degli Esterirusso, Serghiei Riabkov. «Non sitratta di una concessione fatta allaRussia. L’incertezza strategica lega-ta alla messa in atto del sistema an-timissile statunitense in Europa,nonché le nostre obiezioni, resta-no», ha spiegato.

A suo avviso, anche una «versio-ne alleggerita» di tale sistema — na-to sotto l’Amministrazione di

George W. Bush ed ereditato daBarack Obama — potrebbe rappre-sentare una minaccia per il poten-ziale nucleare russo. In questo con-testo, Mosca non vede alcuna ra-gione di modificare la sua posizio-ne sul problema e intende prose-guire il dialogo, ha sottolineatoRabkov, «per un accordo giuridica-mente vincolante, attestante che ilsistema antimissile statunitense inEuropa non sia diretto contro leforze strategiche russe».

Il presidenteegiziano

in PakistanISLAMABAD, 18. Il presidenteegiziano, Mohammed Mursi, ègiunto in Pakistan per una visitadurante la quale incontrerà lasua controparte pakistana AsifAli Zardari. In agenda anche unincontro con il portavoce delministero degli Esteri diIslamabad, Aizaz AhmadChaudhry. Secondo quanto ri-portano i media locali, Mursi eZardari firmeranno diversi ac-cordi di collaborazione, senzaperò specificare in quale ambito.Fonti di stampa spiegano che idue leader affronteranno que-stioni di carattere regionale e in-ternazionale. Mursi aveva pro-grammato un viaggio in Paki-stan a novembre per parteciparea un summit degli Stati islamici,ma la visita era poi saltata per ilsuo coinvolgimento in negoziatisul cessate il fuoco nella Strisciadi Gaza. Gamal Abdel Nasser èstato l’ultimo leader egiziano acondurre una visita di Stato inPakistan negli anni Sessanta.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 18-19 marzo 2013

Nuovi studi nei laboratori dei Musei Vaticani sulla «Deposizione di Cristo» del Caravaggio

Il messaggio svelatoScoperta una struttura iconografica più complessa di quella visibile a occhio nudo

di ULDERICO SA N TA M A R I Ae FABIO MORRESI

«V enuta la sera giunse unuomo ricco di Arimatea,chiamato Giuseppe, ilquale era diventato anchelui discepolo di Gesù.

Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo diGesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse con-segnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù,lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depo-se nella sua tomba nuova, che si era fattascavare nella roccia; rotolata poi una granpietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Mag-dala e l’altra Maria». (Ma t t e o , 27, 57-61).

Fra le tante opere d’arte che hanno cerca-to di rappresentare la deposizione del corpodi Cristo, sicuramente uno dei momenti piùdrammatici della passione, il dipinto del Ca-ravaggio è forse quello che riesce a renderemeglio la dolorosa atmosfera dell’abbandono

e il dolore dei personaggi raccolti intorno alcorpo del Messia.

Storicamente, l’opera fu realizzata da Me-risi tra il 1602 e 1604 per commissione diPietro Pittrice, Guardarobiere di Papa Gre-gorio XIII (1572-1585), per la cappella dellaChiesa Nuova. Il dipinto fece poi parte delbottino dei francesi nel 1797 e portato a Pari-

gi. Tornerà in Italia solo nel 1815 ed entrerànelle collezioni vaticane. La struggente bel-lezza del dipinto e la maestria nella tecnicaesecutiva rendono certamente molto interes-sante lo studio dei materiali utilizzati dall’ar-tista e la costruzione della composizione ico-nografica.

Proprio per approfondire queste temati-che, il Laboratorio di diagnostica per la con-servazione e il restauro dei Musei Vaticaniha messo a punto una campagna di ricerchescientifiche mirate alla conoscenza dell’op e-ra. Si è deciso di basare questo studio utiliz-zando esclusivamente tecniche diagnostichenon distruttive che, quindi, non necessitanoprelievi di materiale dall’opera. In particola-re, si sono utilizzate tecniche di diagnosticaper immagini e analisi dei pigmenti median-te fluorescenza con raggi X. Nella scelta del-le tecniche analitiche si è impostato il lavorodi ricerca cercando di approfondire lo studiopartendo dagli strati più esterni del dipinto

sino ad arrivare agli elementi costi-tutivi più profondi. Una sorta di“scavo archeologico” per mettere inluce tutte le vicissitudini che l’op e-ra ha subito nel tempo e per segui-re a ritroso la creazione del dipin-to: dalla vernice esterna, ai pig-menti, alla preparazione sino adarrivare alla tela di supporto.

Le analisi per immagini selezio-nate sono: ripresa in fluorescenzaultravioletta indotta, infrarossi infalsi colori, riflettografia infrarossaa varie lunghezze d’onda e radio-grafia. Questa lista rispetta anchel’ordine stratigrafico di approfondi-mento e di penetrazione nella ma-teria del dipinto. Infatti, le radia-zioni ultraviolette si fermano aglistrati superficiali della vernice; gliinfrarossi in falsi colori arrivano al-la pellicola pittorica; la riflettogra-fia permette di giungere sinoall’eventuale disegno preparatorio,mentre la radiografia oltrepassatutti gli strati compresa la tela disupp orto.

Tutta la diagnostica per immagi-ne è stata eseguita con la tecnicadello stitching, cioè eseguire una se-rie di scatti ravvicinati dell’op eraper poi ricomporre l’intero dipinto.Questo consente di avere una riso-luzione finale molto alta che risultafondamentale per lo studio delleopere d’arte. I risultati ottenutihanno permesso di svelare unacomposizione iconografica e mate-rica più complessa di quella visibi-le a occhio nudo.

In particolare, con la fluorescenza ultra-violetta indotta si è potuto identificare il sa-piente uso di un colorante organico, del tipodella lacca, utilizzata dall’artista per la crea-zione degli incarnati. Solo il corpo senza vi-ta del Cristo non presenta questo colore.Inoltre, è stato possibile anche uno studioconservativo del dipinto. Le macchie scure

ad esempio, indicano danni al-la pellicola pittorica originale.Per quanto riguarda l’analisi ininfrarosso falsi colori è da evi-denziare la qualità del lapislaz-zuli utilizzato per la campituradel velo della Madonna checon questa tecnica appare dicolore rosso. Ma, senza dub-

bio, i risultati più interessanti sono la sco-perta di una struttura iconografica più com-plessa di quella visibile a occhio nudo. Si èinfatti potuto documentare la presenza dellaporta della tomba di Cristo posta all’e s t re m asinistra del dipinto. Questa si presenta diforma rettangolare e sull’architrave sono benevidenti le strutture architettoniche che locompongono. Molto evidente, in questa lun-ghezza d’onda è la pianta di fico posta die-tro le figure e la bellissima capigliatura delCristo.

Questi stessi particolari sono ancora piùevidenti in riflettografia infrarossa eseguita avarie lunghezze d’onda, in particolare quellaottenuta con uno scanner infrarosso a 1900nm. Inoltre, con questa tecnica sono statiidentificati dei tratti scuri che potrebbero es-sere imputabili a delle delimitazioni volume-triche eseguite dall’artista. Una sorta di “di-segno” eseguito prima della stesura cromati-

ca. Sono stati indivi-duati più di venti diquesti tratti.

Infine, le riprese ra-diografiche hanno con-sentito uno studio del-la tecnica dell’artista.Sono evidenti le velocipennellate per la co-struzione delle luci e lospasmodico studio ana-tomico e volumetricodi alcuni particolari. Ladiagnostica per imma-gini, eseguita osservan-do l’opera con “luci”differenti, ha permessodi svelare dei richiamiiconografici molto im-portanti che possonoporre le basi per unanuova lettura del di-pinto. Inoltre, l’analisicolorimetrica ha con-sentito di definire inmodo oggettivo crean-do una memoria “digi-tale” dello stato croma-tico delle superfici, alfine di costituire ilpunto di partenza percomprendere le sceltecromatiche dell’artistae le variazioni del colo-re che potrà subire l’opera nel tempo. Me-diante traduzione del colore in termini mate-matici, si è potuto esprimere con numeri ciòche viene percepito dall’osservatore. A talescopo sono state eseguite circa trecento mi-

sure spettrofotometriche su tutta la superfi-cie eseguendo quindi una mappatura del co-lore. Tali misure sono state correlate con lealtre indagini non distruttive come la fluore-scenza X e la riflettografia IR in falsi colori.

Per la creazione degli incarnati l’artista usaun colorante organico del tipo della laccaL’unico elemento che non presenta questo coloreè il corpo senza vita del Cristo

Caravaggio, «Deposizione di Cristo» (1602-1604)

Particolare del Cristo attraverso alcune immagini radiografiche

Bella e copiataQuasi un fotogramma, intensa emonumentale, violenta nei con-trasti di luce e ombra, la Depo-sizione di Cristo si offre allospettatore come un drammamuto squarciato dal grido e dalgesto di Maria di Cleofa. Nico-demo (o Giuseppe d’Arimatea ilvero protagonista nei Vangelidella deposizione e del seppelli-mento) e San Giovanni sorreg-gono il livido corpo di Cristoche emerge dall’oscurità inon-dato dalla luce della grazia.Dietro le loro spalle si consumail dramma e la disperazione del-le tre Marie.

Nell’oscurità delle tenebre,colpiti dalla luce che svela trattie sentimenti, i personaggi emer-gono dal buio: l’anziana madre,la peccatrice convertita, Mariadi Cleofa, Giovanni «il discepo-lo che Gesù più amava», Nico-demo. Colto dalla luce, quasibloccato, il gruppo forma unasorta di altorilievo mentre lospettatore è quasi trascinato nelquadro, fatalmente attrattodall’angolatura incipiente dellapietra e dal magnetico sguardodi Nicodemo, forse secondoPaolucci un ritratto di Pietro

Vittrice alla cui memoria è dedi-cata la tela.

Caravaggio dipinge la Deposi-zione su una preparazione rossa-stra procedendo su essa conuna stesura a velature. Memoredella sua formazione lombardoveneta non disegna ma impostal’immagine con poche e brevi

incisioni. Su ogni singola figurastudia la luce, una luce solo ap-parentemente unitaria ma che inrealtà sintetizza momenti distin-ti, studiata allo scopo di guida-re lo sguardo dello spettatore.

Scandito dalla luce, imposta-to in diagonale, vivido di colori«a bella posta discordi» (Lon-ghi, 1952), il dogma dell’incar-nazione e della rivelazioneesplode in una straordinaria po-tenza visiva, la stessa che si do-veva presentare a chi accedendoalla cappella e ascoltando lamessa vedeva proiettato verso disé e l’officiante il corpo di Cri-sto, incarnazione di quel sacrifi-cio che ogni volta si riproponequale vivo e vero nell’ostia con-sacrata (Wright, 1978).

La reale presenza del corpodi Cristo nell’Eucaristia era unargomento profondamente sen-tito all’epoca tanto da essere af-frontato e confermato nel conci-lio di Trento. Con il suo dipin-to Caravaggio sembra voler ri-badire il concetto sottolineandoil ruolo fondamentale dellaChiesa come intermediaria traDio e i fedeli in linea con i pre-

cetti spirituali di san FilippoNeri e degli oratoriani.

Dal punto di vista stilistico,eccetto qualche voce solitaria, ilgiudizio prevalente della criticaè quello di individuare nella te-la in questione una nuova nobi-le classicità nel percorso pittori-co dell’artista.

Se infatti Caravaggio è in-dubbiamente un formidabile in-novatore ciò non toglie che lasua carica rivoluzionaria recupe-ra e rielabora più di un elemen-to della tradizione. Chiari edevidenti i riferimenti stilistici alpassato a cominciare dal ricordodi Michelangelo e della sua Pie-tà nel corpo disteso ed esanimedel Cristo morto. Il forte impat-to e l’unanime plauso che ri-scosse fin dall’inizio il dipinto èevidente nelle numerose copie ederivazioni che giungono finoai nostri giorni e che annovera-no i pennelli dei più diversi ar-tisti da Rubens a van Baburen,da Fragonard a Gericault, daDomenico Morelli a Cèzanne,tutti ugualmente ammaliati dal-la potenza espressiva del grandepittore lombardo. (a l e s s a n d raro d o l f o )

Conferenza scientificaIn occasione delle conferenze scientificheche si tengono periodicamente ai MuseiVaticani, sono stati presentati i risultatidegli ultimi studi di laboratoriosulla Deposizione di Cristo del Caravaggio.Pubblichiamo una sintesi di quantoesposto dai relatori, il dirigentedel Laboratorio di diagnosticaper la conservazione e il restauroe il suo assistente.

Ottavio Leoni, «Caravaggio» (1621)

Wolfgang Sawallisch, artista cristiano sereno e generoso

La musica è speranza che vuole essere condivisa

R i c o rd oa Monaco di BavieraPubblichiamo stralci dall’omeliapronunciata dal vescovo Josef Clemens,segretario del Pontificio Consiglioper il Laici, nella messa tenutail 7 marzo scorso nella parrocchiadello Spirito Santo a Monaco di Bavierain ricordo del direttore d’o rc h e s t r aWolfgang Sawallisch, mortoil 22 febbraio scorso all’età di 89 anni.

Andrea Ceccheriniconfermato presidentedell’O sservatoriop ermanenteGiovani-EditoriL’Assemblea dei Soci dell’O sservatoriopermanente Giovani-Editori ha elettoall’unanimità Andrea Ceccherinipresidente dell’Osservatorio per unnuovo mandato di sei anni, esprimendoviva gratitudine per il contributo datoalla crescita della credibilità e dellareputazione dell’asso ciazione.L’Organizzazione ha nominato anche ilproprio Comitato di indirizzo e decisoil nuovo piano quinquennale disviluppo, denominato «Spingersi oltre»,confermando il valore strategico dellapropria attività: contribuire a elevare,tra i più giovani, spirito critico e sensocivico. L’Osservatorio èun’organizzazione che investenell’educazione alla lettura per favorirela nascita di un’abitudine a leggere trale giovani generazioni. Con questospirito è nato il progetto«Il Quotidiano in classe», al qualeaderisce anche il nostro giornale, che hacome obiettivo quello di avvicinare igiovani alla lettura critica deiquotidiani, per dar loro un’occasione inpiù per sviluppare un’opinione propriadei fatti, e per maturare una solidacoscienza critica che li renda, domani,cittadini più liberi.

di JOSEF CLEMENS

Nelle parole di ringraziamento dopo unconcerto che gli era stato offerto nel 2008,Papa Benedetto XVI, in riferimento all’ese-cuzione del Canto del destino (Schicksalslied)per coro e orchestra, opera 54 di JohannesBrahms, sottolineava come questa composi-zione avesse arricchito di una «religiosa fi-ducia» il Canto del destino (Hyperion) diFriedrich Hölderlin.

Come un riconosciuto intenditore e comegrande amico della musica il Papa aggiun-geva: «Questo fatto introduce alla conside-razione del valore spirituale dell’arte musi-cale, chiamata, in modo singolare, a infon-dere speranza nell’animo umano, così se-gnato e talvolta ferito dalla condizione ter-rena. Vi è una misteriosa e profonda paren-tela tra musica e speranza, tra canto e vitaeterna: non per nulla la tradizione cristianaraffigura gli spiriti beati nell’atto di cantarein coro, rapiti ed estasiati dalla bellezza diDio». E Benedetto spiegava inoltre: «Mal’autentica arte, come la preghiera, non ciestranea dalla realtà di ogni giorno, bensì aessa ci rimanda per “irrigarla” e farla ger-mogliare, perché rechi frutti di bene e dipace (...) La festosità del canto e della mu-sica sono altresì un costante invito per icredenti e per gli uomini di buona volontàad impegnarsi per dare all’umanità un av-venire ricco di speranza».

Sono convinto che queste annotazionicontengano importanti parole chiave su cui

possiamo riflettere in occasione del ricordodi una grande personalità e di un musicistaeccezionale. Noi siamo chiamati a meditaresul valore spirituale, sulla “sp eranza” che civiene donata e sul potere risanante dellamusica, che supera largamente il puro toc-care i sentimenti o un’esperienza generaledi benessere.

La musica dona speranza, sana le ferite edà all’uomo interiore forza per poter affron-tare e superare tutte le sfide e le difficoltàdella vita quotidiana. Sì, vale per ogni artevera che essa non porta a una fuga dalla vi-ta, ma conduce alla vita stessa. La musicanon è un “oppio” ma è un rafforzamentodelle forze interiori dell’uomo, perché lasua vita si realizzi in una maniera giusta.

alla gioia di una vita eterna presso Dio.Io stesso ho sperimentato in molti incon-

tri e dialoghi che Wolfgang Sawallisch eraun cristiano credente, che ha plasmato nellagrande speranza cristiana la sua vita perso-nale e professionale. Le sue piccole speran-ze e attese della vita quotidiana ricevevanoda questa grande speranza la loro forza e illoro orientamento. La sua serenità e la suapace interiore trasparivano a chi lo incon-trava.

È altrettanto vero che Sawallisch era con-vinto profondamente della dimensione spi-rituale della musica. Il suo instancabile la-voro manifestava sempre di nuovo l’eleva-tezza e la bellezza di Dio della quale luistesso era riempito e affascinato. Egli vole-va — oltre tutti i limiti delle confessioni ereligioni — aiutare altri tramite il pianoforte

o la bacchetta nella mano a scoprire i segnie le vie della speranza, per guardare oltretutti i limiti e le sfide della vita terrestre,per poterli vedere e affrontare in una ma-niera giusta.

Accanto alla serenità questa grande spe-ranza dona una profonda magnanimità, chevuole che altri partecipino a quello che noistessi abbiamo ricevuto. Come la vera gioiacosì anche la vera speranza preme in sensoletterale per essere “condivisa”. E di questoè testimone la generosità di tutta la sua vi-ta, come si può riconoscere nella Fondazio-ne da lui voluta e che porta il suo nomeper giovani musicisti. Sawallisch ha vissutoe ha lavorato nell’orizzonte di questa gran-de speranza della quale lui per mezzo dellamusica voleva far partecipi i suoi ascoltatoriin tutto il mondo.

Oppure diciamolo con l’im-magine usata da Benedetto XVI:l’arte vera, in questo è simile allapreghiera, “irriga” con acqua fre-sca la vita quotidiana. Ambeduea proprio modo fanno sì chepossano crescere e prodursi frut-ti di bene e di pace.

La musica — e in particolare ilcanto — ci indirizza verso quellarealtà che si trova oltre tutti i li-miti e i condizionamenti umani.La musica apre l’orizzonte sopratutte le realtà terrestri, la musicafa assaporare la bellezza e rinvia

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 18-19 marzo 2013 pagina 5

Sulla stampa internazionale

Fr a t e l l oFr a n c e s c o

A «Fratello Francesco» è dedicatolo speciale del settimanale italiano«Famiglia Cristiana», ricco diimmagini (dall’infanziaall’elezione) e dei racconti di chiha conosciuto da vicino PapaBergoglio. «Fratellanza, amore efiducia sono le parole d’e s o rd i odel nuovo pontificato» scrive ildirettore Antonio Sciortino nelsuo editoriale (Una sorpresa per lospirito), aggiungendo che il Papa«nella Chiesa si è posto, dasubito, come “vescovo accanto alp op olo”, facendo riecheggiareparole ed emozioni cheprofumano di concilio e diVangelo vissuto nella suaradicalità». Tra quanti loconoscono da tempo, «FamigliaCristiana» dà ampio spazio allesuore del collegio Nuestra Señorade la Misericordia, istituto dovePapa Francesco ha fatto le scuoleelementari e si è preparato per laPrima comunione.Se all’alba del giorno dopol’elezione è stata festa grande nelBarrio Flores, il quartiere diBuenos Aires dove Bergoglio ècresciuto, le religiose sonoimpazzite dalla gioia. A nome ditutte parla suor Teresa,settant’anni: «Ogni anno, nelmese di marzo, Bergoglio vienetra noi, per incontrarci. Ci parladi persona, ci chiede se tutto vabene, di cosa abbiamo bisogno.Ama passeggiare nei cortili che lohanno visto giocare da bambino».Suor Teresa continua a ripetere Esuna alegria, è bellissimo. Sogna divenire a Roma a incontrare ilPapa argentino. «Doveva venirequi il 17 marzo, ma la sua agendaè di certo cambiata. Forse,dovremo attenderlo a lungo. (...)La nostra consorella DoloresTortolo, maestra di scuola di PapaFrancesco, scomparsa alcuni annifa, diceva sempre: “Lui saliràmolto in alto”. Sentiva che ailluminarlo era lo Spirito Santo.Dio a volte è insolito: sono sicurache, con Benedetto XVI, PapaFrancesco avrà una relazione digrande rispetto e aiuto. Lui loammira, noi sorelle lo conosciamobene e lo sappiamo. Per fortuna ilnostro amato Papa emerito èancora qui tra noi». Suor Teresaracconta anche di un arcivescovoche arrivava a bordo di unnormale autobus di linea, senzasegretario né accompagnatori, e sirecava a bere un tranquillo matepomeridiano con quelle suore chegli vogliono così bene e hannopromesso di ricordarlo ognigiorno nelle preghiere.Un’altra bella testimonianza èquella di Alberto Barlocci,direttore del mensile «CiudadNueva» (rivista espressione delMovimento dei focolari inArgentina), che in un articolo per«Popoli» si chiede: «Che cos’a l t rodeve fare un cardinale o, meglio,un vescovo? Dovrebbe anzituttostare con il suo popolo. Lo hadetto subito, appena eletto, dallaloggia della basilica di San Pietro.Con la sua elezione è iniziato unpercorso nel quale il pastorecammina insieme al suo popolo eil popolo con il suo pastore.Anche da vescovo, Jorge MarioBergoglio ha saputoaccompagnare la sua gente. Hasempre accompagnato i menoabbienti, i più deboli, i poveri, gliammalati». E commenta EmilioPersico, parlamentare fortementeimpegnato nel sociale: «Hacelebrato per noi innumerevolimesse, tra i c a r t o n e ro s (iraccoglitori di cartoni dallaspazzatura), nelle villas miserias(baraccopoli), tra i disoccupati.Ha sempre avuto una parola pernoi».«Al di là della differentesensibilità (Ratzinger citavaAgostino, Balthasar e Habermas,Bergoglio preferisce Bloy eHolderlin) — ha scritto quindiAntonio Sanfrancesco suLinkiesta.com il 17 marzo — lacontinuità di Francesco conBenedetto XVI è innegabile: ilprimo compito della Chiesa nonsono le riforme, come se fosse ungoverno politico, o fantomaticheaperture sui cosiddetti “diritticivili”, come vorrebbero alcuni,ma la testimonianza della fede.Qui sta la vera radice della crisidella Chiesa, in Europa e nelmondo. Ne era convintoRatzinger, che non a caso haindetto uno speciale Anno dellafede, ne è convinto Francesco».

A colloquio con il rettore della cattedrale metropolitana di Buenos Aires, don Alejandro Russo

Siamo orfani di un padrema ora lui è ricchezza per tutti

da Buenos AiresCRISTIAN MARTINI GRIMALDI

Federico, è il portavocedella diocesi di BuenosAires. Alejandro Russo èil rettore della cattedralemetropolitana, e segreta-

rio del vicariato episcopale, coluiche coordina e organizza tutte leattività pastorali dell’arcidiocesi. Èla persona che per anni è stato incontatto permanente con il cardina-le Bergoglio. Uno specialista dellaliturgia e del cerimoniale. Nelle fo-to ufficiali è sempre al suo lato.

Federico è giovanissimo ma haun viso di quelli vissuti, da ragazzodel ghetto recuperato alla società.Gli stessi ragazzi che Bergoglio dacardinale andava recuperando.«Paco è la resina della cocaina pro-cessata. Quello che non viene usataper fare cocaina. La mischiano conun altra sostanza tossica, e per i ra-gazzi che la usano è micidiale. Di-strugge i neuroni del cervello e ren-

povertà integrale, senza escluderealcun ambito: povertà materiale espirituale. Lui ha convissuto con ipoveri della strada ma anche queipoveri che sono soli, la solitudine èuna povertà esistenziale in fondo».

Chiedo a padre Russo cosa si-gnifichi per la Chiesa avere un Pa-

nella sacrestia, dove Bergoglio sipreparava prima di iniziare la mes-sa. Sul comodino e sul tavolo ci so-no le foto del Papa emerito Bene-detto XVI. Una bibbia e poche altrecose.

«La prima riforma che occorrealla Chiesa è l’impegno di mostrare

dre Russo è commosso ma non lodà a vedere. Si alza e mi mostradue grandi armadi. Tira fuori la ca-micia di Bergoglio e i paramentiche usava come cardinale. «Ormaisono quasi delle reliquie» ironizza.

«Io sono stato l’ultimo a vederlo— continua — prima che partisseper Roma gli dissi due cose. In-nanzitutto: Eminenza quando sarànel conclave si ricordi di me, per-ché quando sentirà: “Eminentissi-mo Bergoglio 75”, “EminentissimoBergoglio 76”, “Eminentissimo Ber-goglio 77” e scatterà l’applauso, be-ne, in quel momento si ricordi dime!».

Cos’è un’intuizione? domando.«Quando ho visto che la fumataera bianca, dissi al mio collaborato-re che quello era il momento piùimportante, perché avevano fattoun Papa ma non sapevamo né chi èné da dove viene. Quei pochi mi-nuti che separano la fumatadall’habemus papam, può esserequello il momento per rinnovare lafede nella persona del sommo Pon-tefice. Quei minuti sono di straor-dinaria emozione, e quando hosentito che il nuovo Papa andava acambiarsi per mettere i paramentida Pontefice, ho chiamato imme-

diatamente la guardia di sotto e gliho detto di chiudere la porta di in-gresso del civico 415. Dissi: “Fa l l osubito che se no abbiamo un’inva-sione di folla!”. Lui mi disse: “Pe r -ché mai?”. “Perché il cardinalel’hanno fatto Papa”, replicai. E lui:“Ma come fai a saperlo? Ancoranon si sono affacciati”. “Me lo sen-to — gli ho detto — è un’ intuizioneche non posso contenere”. E questoanche grazie a voi!», dice Russo in-dicando me. «Sì, grazie ai media.Perché Bergoglio è stato tenutofuori da tutti i pronostici, da tutti idiscorsi che hanno anticipato laproclamazione del Pontefice. Nes-suno ne parlava. Per me questo eraun segnale, la Provvidenza ci sor-prende sempre, mi dicevo».

Chiedo allora quale fosse la se-conda cosa che disse al cardinaleprima che lasciasse Buenos Aires.«Gli dissi: “Eminenza, si ricordi iltesto della costituzione apostolica,quando dice, prego per Dio affin-ché il fratello che è stato eletto ac-cetti la carica, perché quando Dioti carica del peso immediatamenteti concede anche la grazia”».

«E lui cosa le rispose?»«Dai Alejandro, non scocciare!».

«Oggi ci sentiamo orfanidi un padre — dice padreRusso mentre prende postosu una sedia della sacrestia— ma siamo felici di averdato un vescovo a Roma.Un uomo che valorizza lapersona, e rispetta il lavoroumile, è una ricchezza pertutti».

Parlando di rete, monsi-gnor Eduardo Horacio Gar-cía, il vescovo ausiliare cheha seguito Bergoglio a Ro-ma, ha appena mandato unmessaggio a padre Russo,me lo mostra: «Ho appenafinito di pranzare con Fran-cesco, e gli ho detto chenon hai ancora smesso dipiangere per la gioia». Pa-

Ecco che arriva padre Russo, unsignore dalla grande stazza, conuna voce baritonale. La stanza incui mi conduce, vibra tutta dellasua voce. «Non ho ancora parlatocol Papa. Lui non ha ancora avutotempo. È stata importantissima lascelta del nome. Il cardinale quan-do parla di povertà parla di una

ra del vangelo, Bergoglio è piùspontaneo, ma ambedue si impa-droniscono delle omelie, non leleggono solamente, non sono legatial testo in modo letterale, ma nefanno una lettura personale, im-provvisano. Sono simili nella for-ma, nell’amore della verità. Uno,Bergoglio, ha una grande esperien-

Si è sempre spinto ai confini della cittàa trovare i poveri nei ghettiIn quei quartieri malfamatiche qualsiasi persona normaletrema anche solo a nominare

za pastorale, l’a l t ro ,Ratzinger aveva unagrande esperienza nelgoverno della Chiesa.Ma come si dice: Eccle-sia semper reformandaest. Ognuno apportaqualcosa di nuovo manella continuità».

Intanto mi introduce

In un libro un profilo di Jorge Mario Bergoglio

Il cuore del pastoredi GIANNI VALENTE

Ho conosciuto il cardinale Bergoglio nel gen-naio 2002. Ero andato a Buenos Aires per unreportage sulla crisi economica che avevamandato in testacoda il Paese che fino a quelmomento aveva avuto la più consistente clas-se media del Sud America. Mi raccontò quelmomento non con l’immagine chiassosa e ar-rabbiata dei c a c e ro l a z o s e delle manifestazioni

come una compagnia intima e sempre sor-prendente alle nostre vite. Nei suoi raccontiabbiamo sempre percepito semplicemente ilrincuorarsi del pastore di anime davanti aimiracoli che Cristo opera tra i suoi prediletti,a cominciare dai poveri. Anche così sono na-te idee e intuizioni poi confluite in articoli einterviste.

Come quelli dedicati alle iniziative che l’ar-cidiocesi di Buenos Aires favoriva per facilita-re l’avvicinarsi di tutti al battesimo e agli altrisacramenti, dove si coglie senza troppi di-scorsi l’intimità di Bergoglio col mistero stes-so della Chiesa. Lui, in quello che fa e chedice, ripete solo una cosa: che la Chiesa vivee opera solo in forza della grazia. «Gesù —ha spiegato una volta Bergoglio — non feceproselitismo: lui accompagnò. E le conversio-ni che provocava avvenivano precisamenteper questa sua sollecitudine ad accompagnareche ci rende fratelli, che ci rende figli, e nonsoci di una ong o proseliti di una multinazio-nale». Una dinamica di prossimità e libera-

zione che ha la sua espressione oggettiva eperdurante nel dono dei sacramenti. Per que-sto occorre facilitare in ogni modo i battesimidi quelli — bambini, ragazzi, adulti — che pervarie circostanze della vita, nel nuovo conte-sto di secolarizzazione, non si sono battezza-ti. Senza aggiungere condizioni a quella con-templata dal Codice di diritto canonico, ossiache siano i genitori a richiedere il battesimoper i figli minori. Lasciando cadere tutti i cle-ricalismi vecchi e nuovi che «allontanano ilpopolo di Dio dalla salvezza».

Ora che inizia il suo ministero di vescovodi Roma e successore di Pietro, prevale sututto la fiducia che basterà ascoltare le sueparole disarmanti e guardare i suoi gesti sem-plici per riconoscere con letizia che il Signoreama la sua Chiesa e si prende cura di lei. Lapreghiera è che in cammino insieme a PapaFrancesco sia come un respiro sereno e pro-fondo per tutta la Chiesa di Cristo, e unapromessa buona per tutti gli uomini di buo-na volontà.

La persona, le idee, lo stileAnticipiamo l’introduzione e un breve stralciodel libro Francesco, un Papa dalla fine del mondo.La persona, le idee, lo stile (Bologna, EditriceMissionaria Italiana, 2013, pagine 64, euro 5).L’autore, giornalista e amico personale del nuo-vo Pontefice, ha raccolto una serie di colloquiavuti negli anni passati con il cardinale Bergo-

Il camice finora usato dall’arcivescovo Bergoglioper celebrare in cattedrale

La scrivania della sacrestia

de le persone similia degli zombi. Ber-goglio ha lavoratoanche per questocome pastore diBuenos Aires. Lavo-rare per combattereil paco. Il cardinaleandava spesso inquesti quartieri diperiferia, solo con lasua valigetta. E an-che se quelle sonozone di gente umilee di lavoratori, queiquartieri hanno unapessima reputazio-ne. Il cardinale hafatto un lavoro mol-to importante ancheper la tratta dellebambine, e dellaprostituzione. Rapi-te in Perú in Boli-via, sono ragazze acui viene sottratta l’identità, e, osono vendute al mercato della pro-stituzione, o addirittura adottate dafamiglie ricche, quelle che sono leadozioni “in nero”. Alcune di que-ste ragazze le abbiamo recuperate.Anche per l’immenso investimentodi tempo e mezzi che Bergoglio hadato alla causa».

Intanto ci incamminiamo versola sagrestia passando per l’internodella cattedrale. «A mio modo divedere la riforma che serve allaChiesa oggi è l’austerità. Serve unaChiesa pellegrina, una Chiesa cheguarda fuori, che va in missione eche va all’essenza del messaggio diGesù. Tutte caratteristiche di Ber-goglio. Qui a Buenos Aires è cono-sciuto per questo, per il suo lavoropastorale permanente, ispirato almessaggio di Gesù. Bergoglio èquello che va a parlare con i carto-n e ro s in città. Sono quelle personeche vedi in giro e sembrano deibarboni, perché sono vestiti distracci, sono gente povera, e vannoraccogliendo la carta in giro per lacittà per riciclarla e ottenere qual-che peso. Bergoglio portava loro ilmate, una bevanda locale, o sem-plicemente si avvicinava loro perconfortarli, chiedeva cosa potevaservirgli. Si è sempre spinto ai con-fini della città, a trovare i poverinei ghetti, quei quartieri che qual-siasi persona normale trema anchesolo a nominare. Questa è una pri-mavera vaticana con Bergoglio aRoma. Prima del conclave quandoci si domandava che tipo di Papavolevamo, noi dicevamo proprioquesto: un cardinale che somigli ilpiù possibile a Gesù. Io però nonci credevo, devo dire la verità, noncredevo che lo eleggessero. Io pen-savo che il papato andasse a Mila-no o a San Paolo. Soprattutto peruna ragione anagrafica, dicevanoche il Papa sarebbe stato sotto i 70anni. Ma nonostante i suoi 76 anniBergoglio ha una forza straordina-ria, frutto di un esercizio costanteal lavoro sul campo. Qui avevamogià preparato tutti gli appuntamen-ti per la Settimana Santa, perchéappunto tutti lo aspettavamo di ri-torno a Buenos Aires. Mi telefonòun amico dicendo, “ho sentito orala Cnn, dice che il Papa è Bergo-glio, è Bergoglio Federico!”. Mi ur-lava. Ero incredulo. La mia reazio-ne è stata come durante la finaledella coppa del mondo nel 1986.Quando vidi alzare la coppa. Io eropiccolo ma la sensazione che ricor-do era la stessa: siamo campioni!Mi sono detto. Un’ emozione, unasensazione indescrivibile. In fondoho passato gli ultimi sei anni dellamia vita lavorando con lui».

pa latinoamericano. «È la Chiesadei poveri per i poveri. La grandericchezza che il mondo latinoameri-cano può portare alla Chiesa nelmondo è la religiosità popolare,quella freschezza, quell’effervescen-za legata alla cultura del continen-te. Una vita religiosa spontanea.Ad esempio, durante i pellegrinag-gi, sono un milione le persone checamminano per la strada qui, unfenomeno come questo non lo vediin altri posti del mondo. Questo èesattamente l’opposto di una prati-ca religiosa anchilosata, meramenteformale. C’è sicuramente una conti-nuità tra Ratzinger e Bergoglio,due Papi estremamente amabili esemplici, soprattutto nei gesti enell’apparenza. Ratzinger è distraordinaria profondità nella lettu-

y peronista. «Sono manifesti politi-ci, di chi ora reclama un pezzo del-la “gloria” toccata al cardinale. Iperonisti lo reclamano come uno diloro. Ma non sono i soli, ognunone vuole un “p ezzo”. In questomomento sono tutti papisti: i radi-cali dicono che il Papa è radicale,quelli di Flores (il quartiere dove ènato Bergoglio), dicono il Papa diFlores. Tutti lo reclamano. Tutti adire, attenti che il Papa era comenoi». E continua: «In rete gira lafoto di Bergoglio che tiene il calicealzato, e sotto la scritta: è l’unicofan del San Lorenzo che vanta unacoppa». Ride. È noto come Bergo-glio sia tifoso del San Lorenzo,squadra di calcio ora di bassa clas-sifica che negli ultimi anni non hamai vinto nulla di importante.

la verità genuina delmessaggio di Cristo— continua Russo —una Chiesa che nonusa un’a p p a re n z afatta di pomposità,ma una Chiesa po-vera, che si presentacon Gesù Cristo,una Chiesa che nonha bisogno di mo-strare altro, ma solola giustizia di Cri-sto, la verità di Cri-sto, la carità di Cri-sto. Un’a p p a re n z apovera significa es-sere ricchi di sostan-za, nel messaggio».

Gli domando del-le decine di manife-sti che si possonovedere in città conla foto di Bergoglioe la scritta, a rg e n t i n o

glio per mettere inevidenza — attraver-so l’analisi del suomandato pastoralecome arcivescovo diBuenos Aires —temi a lui cari: lamisericordia di Cri-sto per tutta l’uma-nità, la vicinanzadella Chiesa al po-polo, la radicaleesigenza del vange-lo, la denuncia diun sistema econo-mico ingiusto versoi deboli.

di piazza, ma conquella intima e pie-na di dignità dellemadri e dei padriche avevano persoil lavoro e piange-vano di notte,quando i bambinidormivano e nessu-no li vedeva.

Nel tempo è cre-sciuta per me, perla mia famiglia eper qualche amicola gratitudine per lasua paternità spiri-tuale sperimentata

L’arcivescovo Bergoglio nella baraccopoli di Villa 21 a Buenos Aires

Il Papadonerà il suo anello cardinalizio

alla cattedrale porteñaLa telefonata non si è fatta attendere. Dopo aver rilasciato l’intervista alnostro giornale, padre Alejandro Russo, rettore della cattedrale metro-politana di Buenos Aires, ha avuto occasione di parlare con Papa Fran-cesco e ha subito annunciato un suo gesto — lo riportano oggi tutti iprincipali organi d’informazione argentini — che sottolinea il profondolegame che lega il nuovo Pontefice alla diocesi di cui fino a pochi gior-ni fa era pastore: il Santo Padre donerà alla cattedrale l’anello che fino-ra aveva portato come cardinale arcivescovo di Buenos Aires. A conse-gnarlo sarà il vescovo Eduardo Horacio García questo fine settimana.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 18-19 marzo 2013

Da Paolo VI a Benedetto XVI l’umiltà nei gesti e nel magistero dei successori di Pietro

La forza della debolezzae la scelta di Papa Francesco

Il rabbino e il cardinale

D iariodi un’amicizia

Lutto nell’episcopatoMonsignor Akio Johnson Mutek,vescovo di Torit, nella Repubbli-ca del Sud Sudan, è morto all’al-ba di lunedì 18 marzo, all’età di55 anni, in un ospedale a Nairobi,in Kenya. Vi era stato trasportatod’urgenza per gravi complicazioniinsorte nei giorni precedenti. Unanno fa era stato sottoposto a unsecondo trapianto di reni in In-dia.

Il compianto presule era natoin Lodwara Tala, diocesi di Torit,il 2 gennaio 1958, ed era stato or-dinato sacerdote il 18 dicembre1988. Eletto alla Chiesa titolare diSuava e nel contempo nominatoausiliare di Torit il 18 maggio1999, aveva ricevuto l’o rd i n a z i o n eepiscopale il successivo 15 agosto.Poi il 2 maggio 2007 era statotrasferito a Torit come ordinariodio cesano.

Papa Francesco davanti alla chiesa parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano (fotografia di Gaetano Vallini)

di FRANCO GIULIO BRAMBILLA

Quando Paolo VI, primo Ponteficeche tornava nella terra di Gesù, sirecò in Terrasanta dal 4 al 6 gennaio1964, si racconta che, arrivato allachiesa del Primato a Tabgha, dopola visita ufficiale, chiese di essere la-sciato solo a pregare nella piccolacappella che s’affaccia sul lago diGalilea. A fianco c’è un tratto dispiaggia rimasto intatto, con le ondeche lambiscono ancora la sponda,come ai tempi di Gesù. Se scendetesulla piccola spiaggia nella brezzadel mattino potete ancora ascoltare,portata dal vento, la domanda diGesù al primo degli apostoli: «Pie-tro, mi ami più di costoro?». E sen-tirete risuonare il commento disant’Agostino: «E questo una, due,tre volte. Viene interrogato l’amore edato il ministero, perché dove l’amo-re è più grande lì la fatica è mi-n o re » .

Paolo VI era nel vivo del concilio,dopo la seconda sessione, che avevavisto l’assise dei vescovi muovere iprimi timidi passi con l’a p p ro v a z i o -ne della Sacrosanctum concilium. Re-stavano ancora documenti importan-ti da portare a compimento, come la

suonate nel mio cuore sono state:Signore, perché mi chiedi questo eche cosa mi chiedi? È un peso gran-de quello che mi poni sulle spalle,ma se Tu me lo chiedi, sulla tua pa-rola getterò le reti, sicuro che Tu miguiderai, anche con tutte le mie de-b olezze».

Nel ricordo retrospettivo emergecon chiarezza la coscienza dellasproporzione infinita tra il ministeroaffidato e la debolezza di chi lo de-ve portare. È questa l’“enciclicasull’umiltà”, che Benedetto ha scrit-

puntare le espressioni d’incantevolebellezza che sono contenute in que-sto testo: «il Signore ci ha donatotanti giorni di sole e di brezza leg-gera, giorni in cui la pesca è stataabbondante» e insieme «vi sono sta-ti anche momenti in cui le acqueerano agitate ed il vento contrario(…) e il Signore sembrava dormire».S’intrecciano nel testo il mattinodella creazione con la luce solare ela brezza del vento leggero dove sisente la mano carezzevole di Dio eil turbine tempestoso dei giorni cali-ginosi dell’intrigo e della sporcizia,dove si deve passare attraverso ilvarco della passione. Nel flusso del-la mia memoria le immagini si so-vrappongono come in dissolvenza:Paolo VI sulla dura pietra della chie-sa del Primato che medita sulla “de-b olezza” di Pietro che deve condur-re in porto il concilio; Benedetto XVInel caloroso abbraccio ammutolitodella folla nella piazza di San Pietroche testimonia che la barca non èsua, non è nostra, ma è di Gesù. Eche ci mostra la “forza della debo-lezza”, quando sia costruita sullapietra angolare di Cristo.

Qui mi viene alla menteun’espressione folgorante della Pri-

gno di essere sagomata, smussata,incastrata, cementata con altre pie-tre, per costruire l’edificio che è lagrande cattedrale della Chiesa. L’os-simoro “pietre vive” sulla bocca diPietro, l’apostolo della prima ora (enella costante ripresa dei successoridi Pietro) mantiene viva la coscienzadi quanto è dura la fatica per co-struire l’edificio spirituale, il sacer-dozio santo, capace di offrire sacrifi-ci graditi a Dio. Il Papa non lo na-sconde anche nell’ora del commiato,anzi lo lascia e lo lancia come sfidaper la Chiesa a venire. Occorre co-struire una Chiesa di “pietre vive”,una Chiesa viva, capace di essere ge-nerativa, non solo misericordiosa,ma in grado di generare una “sp e-ranza viva” che innalzi un edificiotale da divenire polo d’attrazionenella città degli uomini, come sonostate le grandi cattedrali che ingem-mano l’Occidente cristiano. Anzi ilPapa è stato anche generoso nel suosaluto: riconoscendo che non “si èmai sentito solo” e ringraziando convera magnanimità di cuore e senzainfingimenti i suoi collaboratori.

Mi fermo a questo punto del mioscritto pochi minuti prima di mez-zogiorno del 13 marzo. Mi chiamanoe vedo uscire la seconda fumata neradel primo giorno del conclave, dopotre scrutini. Sospendo la scritturadel testo attendendo gli eventi. A se-ra alle 19.06 finalmente la fumatabianca e alle 20.10 l’annuncio che ilnuovo vescovo di Roma è PapaFrancesco. Sì, il nuovo “Vescovo diRoma”, dice insistentemente il cardi-nale Bergoglio alla piazza gremitache ha atteso per ore sotto la piog-gia. E il Vescovo di Roma, salutan-do Benedetto XVI, vescovo emeritodi Roma, si rivolge alla sua città, eattraverso la singolarità di quellaChiesa dice che ha il compito di fa-vorire la comunione universale delleChiese diffuse sulla faccia della ter-ra. E non solo delle Chiese, ma ditutti gli uomini. Il momento piùemozionante, però, deve ancora ve-nire. Prima di impartire la benedi-zione alla “sua” città e a “tutto” ilmondo, stupefatto dal triplice pri-mato del primo Papa latinoamerica-no, gesuita e con il nome mai sceltodi Francesco, chiede un gesto insoli-to. Invoca un momento di preghiera(32 secondi contati) perché il suopopolo preghi — in un silenzio vera-mente impressionante — per invoca-re la benedizione sul suo nuovo ve-scovo («vi chiedo che preghiate ilSignore perché mi benedica: la pre-ghiera del popolo, chiedendo la be-nedizione per il suo vescovo»). Pri-ma di invocare anche lui la benedi-zione del Signore su quella stermi-nata folla e sui milioni di personecollegate con gli antichi e nuovimezzi della comunicazione sociale,Papa Francesco ha detto con la for-za del gesto che tutti dobbiamo di-ventare grembo che accoglie Dioche ci benedice. E che benedice lasua Chiesa per i giorni a venire sututta la faccia della terra. Il lunedìdella settimana precedente sono sta-to a Roma, perché dovevo essere ri-cevuto con i vescovi piemontesi daBenedetto XVI nella visita ad limina.Era già Sede vacante e la visita ven-ne sospesa, ma sono andato ugual-mente in San Pietro e ho pregatosulle tombe di tre papi, GiovanniXXIII, Giovanni Paolo II, nella Basi-lica, e sulla tomba di Paolo VI nelleGrotte vaticane, chiedendo allo Spi-rito il dono di un papa che unificas-se in un’unica icona le tessere diqueste tre figure. Ne è venuto, con-tro ogni previsione, Papa Francesco!

Lumen gentium, che faticava a decol-lare, la Dei verbum e la Gaudium etspes. Rinchiuso nella chiesa del Pri-mato — così ebbe a confidare al suosegretario molto tempo dopo — p ro -strato sul duro sasso, attorno a cui ècostruita la chiesa, Paolo VI meditòa lungo sulla debolezza di Pietro.Del primo degli apostoli e dell’ulti-mo che allora, nella grande assem-blea del concilio, doveva portare inporto la barca di Cristo che attraver-sava il mare aperto del Vaticano II.

Mi è tornata in mente questa sce-na quando Benedetto XVI, conun’incantevole semplicità, ha scrittol’ “enciclica sull’umiltà”, l’ultimagrande catechesi che il Papa emeritoci ha lasciato. Il Pontefice si trovavanella piazza San Pietro stracolma digente, mercoledì 27 febbraio, il gior-no prima della fine del suo ministe-ro, termine annunciato da Egli stes-so con infallibile precisione. Le cro-nache davano in arrivo un’enciclicasulla fede, ma che, data l’accelera-zione dei tempi, è rimasta negli ar-chivi. Amo pensare che quest’ultimodiscorso, insieme ai gesti delle ulti-me due settimane del pontificato,rappresentino l’enciclica non scritta,appunto quella sull’umiltà. L’ultimacatechesi ne è come l’ardente testi-monianza e la viva rappresentazione.Senza nessuna enfasi, come ogni al-tro mercoledì, confidando nella for-za della Parola, il Papa con grandedelicatezza apriva il suo cuore e rap-presentava la viva icona dell’umiltàdi chi ha portato un fardello inso-stenibile, con una fiducia assolutanel suo Signore.

Sentiamo l’inizio del testo:«Quando, il 19 aprile di quasi ottoanni fa, ho accettato di assumere ilministero petrino, ho avuto la fermacertezza che mi ha sempre accompa-gnato: questa certezza della vita del-la Chiesa dalla Parola di Dio. Inquel momento, come ho già espres-so più volte, le parole che sono ri-

to con i gesti e le parole degli ultimigiorni. La parola umiltà deriva dallatino humus, “terra”, dove affondia-mo le nostre radici. Non c’è nessunafede che possa essere limpida, tra-sparente, se non continua a ritornarea queste radici, ad alimentarsi all’ac-qua e ai sali, contenuti nella terra,per poter crescere rigogliosa. Unapianta deve lavorare in profondità,per espandersi frondosa e verdeg-giante, per sostenere la forza deiventi e delle tempeste, per sopporta-re l’arsura del sole e la caluradell’estate. Così ci appariva in quellimpido mattino del 27 febbraio ilvolto del Pontefice, pura trasparenzadi chi aveva condotto con sapienzae fermezza la barca di Pietro.

Anzi di Cristo.Infatti, nell’ultima catechesi pub-

blica, Papa Benedetto sottolineavacon grande efficacia: «E otto annidopo posso dire che il Signore miha guidato, mi è stato vicino, ho po-tuto percepire quotidianamente lasua presenza. È stato un tratto dicammino della Chiesa che ha avutomomenti di gioia e di luce, ma an-che momenti non facili; mi sonosentito come san Pietro con gli apo-stoli nella barca sul lago di Galilea:il Signore ci ha donato tanti giornidi sole e di brezza leggera, giorni incui la pesca è stata abbondante; visono stati anche momenti in cui leacque erano agitate ed il vento con-trario, come in tutta la storia dellaChiesa, e il Signore sembrava dor-mire. Ma ho sempre saputo che inquella barca c’è il Signore e ho sem-pre saputo che la barca della Chiesanon è mia, non è nostra, ma è sua».Nelle due citazioni sopra riportate,con la perfetta inclusione di «ottoanni fa» e di «otto anni dopo», sidistende l’arco della “coscienza delladeb olezza” degli inizi e della “confi-denza assoluta” che la barca dellaChiesa è del Signore, “è sua, non èmia, non è nostra”! Vorrei contrap-

nella fatica inesausta del suo mini-stero, ha voluto dare una luminosaattestazione del volto di Cristo, neisuoi tre volumi su Gesù di Nazaret.Una trilogia inusuale durante unpontificato, quando un Papa, accan-to al magistero solenne e ordinario,scrive per così dire in forma testimo-niale la sua fede che racconta l’ab-braccio a Cristo pietra viva che sor-regge la Chiesa e il credente. È bel-lo raccoglierla nella confidente con-fessione che si trova nell’ultima cate-chesi del Papa: «Vorrei invitare tuttia rinnovare la ferma fiducia nel Si-gnore, ad affidarci come bambininelle braccia di Dio, certi che quellebraccia ci sostengono sempre e sonociò che ci permette di camminareogni giorno, anche nella fatica. Vor-rei che ognuno si sentisse amato daquel Dio che ha donato il suo Figlioper noi e che ci ha mostrato il suoamore senza confini. Vorrei cheognuno sentisse la gioia di esserecristiano. In una bella preghiera darecitarsi quotidianamente al mattinosi dice: “Ti adoro, mio Dio, e ti amocon tutto il cuore. Ti ringrazio diavermi creato, fatto cristiano…”. Sì,siamo contenti per il dono della fe-de; è il bene più prezioso, che nes-suno ci può togliere! Ringraziamo ilSignore di questo ogni giorno, conla preghiera e con una vita cristianacoerente. Dio ci ama, ma attendeche anche noi lo amiamo!». Limpi-da professione di fede con cui il Pa-pa teologo ci fa gustare la dolcezzadella fede dei semplici. Perché aquesto serve la grande teologia: apreservare e custodire il roveto ar-dente della fede semplice dellaChiesa. Senza sconti, ma anche sen-za sovrastrutture.

E continua il testo dell’ap ostolo:«quali pietre vive siete costruiti (iltesto originale dice “edificati”) an-che voi come edificio spirituale». Lapietra è materiale inerte e amorfo e,quando si cava dalla roccia, ha biso-

ma lettera di Pietro:«Avvicinandovi a Lui,pietra viva, rifiutatadagli uomini ma sceltae preziosa davanti aDio, quali pietre vivesiete costruiti anchevoi come edificio spi-rituale, per un sacer-dozio santo e per of-frire sacrifici spiritualigraditi a Dio, median-te Gesù Cristo» (2, 4-5). Osserviamo lo stu-pendo effetto che sicrea con questaespressione. È Pietroche parla — non im-porta che la lettera siadell’apostolo o dellatradizione petrina, mal’effetto performativoè lo stesso: l’a u t o reche impersona l’ap o-stolo Pietro ci dice distringerci a Cristo«pietra viva, rifiutatadagli uomini, ma scel-ta e preziosa davanti aDio». Pietro che è laroccia della Chiesa af-ferma che essa è l’edi-ficio costruito nell’ab-braccio a Cristo, “pie-tra viva”, nel contrastotra il “rifiuto degli uo-mini” e la sua “soliditàp re z i o s a ” g u a rd a t acon gli occhi di Dio.È forse l’attestazionepiù bella di questi an-ni di pontificato diBenedetto XVI, che

In una nostra traduzione pubblichia-mo il prologo al libro di Sergio Rubíne Francesca Ambrogetti El jesuita.Conversaciones con el cardenal Jor-ge Bergoglio, sj (Buenos Aires, Ver-gara, 2010), mentre il libro del rabbi-no prefato dal cardinale Bergoglio acui fa riferimento il testo è ¿Hacia unmañana sin fe? (Buenos Aires, Long-seller, 2006).

di ABRAHAM SKO R KA

A mia conoscenza, deve essere laprima volta in duemila anni di sto-ria che un rabbino scrive il prologoa un testo che raccoglie i pensieridi un sacerdote cattolico. Fatto cheassume ancora più importanzaquando questo sacerdote è l’a rc i v e -scovo di Buenos Aires, primatedell’Argentina e cardinale creato daGiovanni Paolo II.

La stessa frase con la quale siaprono queste riflessioni, ma cam-biando l’ordine dei nomi e dei ri-spettivi titoli, l’ho scritta nel 2006per la presentazione di un mio librocon prologo del cardinale Bergo-glio.

Non si tratta di uno scambio digentilezze, ma di una testimonianzasincera ed esatta di un profondodialogo tra due amici per i quali laricerca di Dio e della dimensione dispiritualità che sta al fondo di ogniessere umano è stata ed è unapreoccupazione costante nelle lorovite.

Il dialogo tra le religioni, che haassunto un’importanza speciale apartire dal concilio Vaticano II, ini-zia di solito con una fase di incon-tri e simpatia, per passare in segui-to a quella del dialogo che sa acco-stare i temi più spigolosi. Con Ber-goglio non ci sono state fasi. L’av-vicinamento è iniziato con unoscambio di «acide» battute sullesquadre di calcio per le quali tifia-mo, per passare immediatamentedopo alla franchezza del dialogoche conosce la sincerità e il rispetto.Ognuno esprimeva all’altro la suavisione particolare sui molteplici te-mi che danno forma alla vita. Nonci sono stati calcoli né eufemismi,ma concetti chiari e diretti. L’unoha aperto il suo cuore all’altro, cosìcome il Midrash definisce la veraamicizia (cfr. Sifre Devarim, piska305). Possiamo essere in disaccordo,ma sempre l’uno si sforza per capi-re il sentimento profondo e il pen-siero dell’altro. E con tutto quelloche emerge dai nostri valori comu-ni, quelli che sorgono dai testi pro-fetici, c’è un impegno che ha sapu-

to plasmarsi in molteplici azioni. Aldi là delle interpretazioni e dellecritiche che altri abbiano potuto fa-re, abbiamo camminato insieme conla nostra verità, con la convinzionecomune che i circoli viziosi che de-gradano la condizione umana pos-sono essere frantumati. Con la fidu-cia che la direzione della storia puòe deve essere cambiata, che la visio-ne biblica di un mondo redento,descritto dai profeti, non è una me-ra utopia, ma una realtà a cui sipuò arrivare. Che c’è solo bisognodi gente impegnata per realizzarla.

Questo libro è la testimonianzadi vita di Bergoglio — e preferiscointitolarlo Il pastore piuttosto che Ilgesuita — che affida ai molti con iquali ha condiviso la sua parabolaesistenziale e specialmente al suogregge. Il lettore vi troverà, più vol-te, le espressioni: «Ho peccato, misono sbagliato, proprio questi sonostati i miei difetti, il tempo, la vitami hanno insegnato». Anche nei te-mi spigolosi che riguardano la real-tà argentina, il comportamento del-la Chiesa negli anni bui e le suestesse azioni, il lettore percepirà ilracconto esposto con umiltà e losforzo costante di capire e sentire ilprossimo, specialmente chi soffre.

Ci sarà chi non sarà d’a c c o rd ocon le sue valutazioni, ma al di làdi ogni plausibile critica tutti saran-no d’accordo con lo spirito di umil-tà e comprensione con il quale af-fronta ciascuno dei temi.

La preoccupazione di Bergoglio,che attraversa come un leitmotivtutto il libro, può essere definitacon due parole: incontro e unità.Intendendo quest’ultimo come unostato di armonia tra gli uomini, nelquale ciascuno a partire dalla suapeculiarità contribuisce alla crescitamateriale e spirituale dell’altro, ispi-rato da un sentimento di amore.

Bergoglio, seguendo il testo bi-blico, pone come base delle sue ri-flessioni la parola «amore», che cirimanda, tra gli altri versetti biblici,ai seguenti: «Amerai il Signore, tuoDio» (D e u t e ro n o m i o , 6, 5), «Ameraiil tuo prossimo come te stesso» (Le-vitico, 19, 18), «Amerai lo stranierocome te stesso» (Levitico, 19, 34).Ritenuti da Rabbi Akiba (cfr. B e re -shit Rabbah, parashah 24) sintesi ditutti gli insegnamenti della Torah, ecitati in questo senso da Gesù se-condo i vangeli (cfr. Ma t t e o , 22, 34-40; Luca, 10, 25-28). È la parola cheesprime il più elevato sentimentodell’uomo, che è per Bergoglio fon-te di ispirazione per realizzare lesue azioni e confermare il suo mes-saggio.

Il lettore troverà in questo testola visione del cardinale dei proble-mi che deve affrontare oggi laChiesa cattolica, specificando senzaalcuna riserva e con un chiaro lin-guaggio critico le sue mancanze.Ugualmente vi si ritrovano gli in-terventi del cardinale per il recupe-ro dei valori nel nostro ambiente,parole che lo hanno portato a farfronte a situazioni complesse conalcune autorità governative che nonhanno saputo metterle in relazionecon i messaggi di critica sociopoliti-ca di cui i profeti erano soliti farsiportatori nel loro tempo. Il maestronella fede, secondo la visione bibli-ca del mondo, deve esprimere lasua critica nei confronti di tutti imembri della società dove predica,dalla tribuna dello spirito, che èlontana da ogni interesse di parte.Le mancanze sociali che ha potutopercepire attraverso il suo incontrocon Dio non possono restare nel si-lenzio del suo essere, come ha scrit-to il profeta: «Il Signore Dio haparlato, chi non deve profetizzare?»(Am o s , 3, 8).

Nella mia infanzia, mio padre,un immigrato nato in Polonia, erasolito portare mio fratello e me avisitare i luoghi della storia patria.All’uscita dal Cabildo ci faceva os-servare l’immagine che si trova sullafacciata della cattedrale. Rappresen-ta l’incontro di Giuseppe con i suoifratelli, ci diceva. Io avevo sentitonotizie degli episodi di antisemiti-smo che avevano sopportato i mieiantenati in Polonia, e per questoquell’immagine, che spiccava suuna chiesa, mi riempì di speranza.Verrà un giorno, pensai, in cuiognuno riconoscerà la sua fratellan-za con il prossimo.

Vedo in questo libro e in moltiepisodi di cui dà conto, un tributoa quella speranza, che condividia-mo come fratelli da molti anni, cheha arricchito la nostra spiritualità esicuramente ci ha avvicinato a coluiche ha insufflato l’alito di vita inogni essere umano.

Nella Rivistadel clero italianoI primi gesti compiuti da PapaFrancesco confermano cheproprio nell’umiltà risiede laforza dei successori di Pietro.È quanto scrive il vescovo diNovara nell’editoriale delnumero di marzo de «LaRivista del Clero Italiano» cheanticipiamo in questa pagina.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 18-19 marzo 2013 pagina 7

Il primo Angelus di Papa Francesco

Dio non si stanca di perdonare

Per una cultura della misericordia nella Chiesa

«Dio mai si stanca di perdonarci,mai!». Lo ha ricordato PapaFrancesco alla folla di fedeli chedomenica 17 marzo ha gremito piazzaSan Pietro e via della Conciliazioneper il primo Angelus del pontificato.

Fratelli e sorelle, buongiorno!Dopo il primo incontro di mercoledìscorso, oggi posso rivolgere di nuo-vo il mio saluto a tutti! E sono felicedi farlo di domenica, nel giorno delSignore! Questo è bello è importan-te per noi cristiani: incontrarci didomenica, salutarci, parlarci comeora qui, nella piazza. Una piazzache, grazie ai media, ha le dimensio-ni del mondo.

In questa quinta domenica diQuaresima, il Vangelo ci presental’episodio della donna adultera (cfr.

Gv 8, 1-11), che Gesù salva dalla con-danna a morte. Colpisce l’atteggia-mento di Gesù: non sentiamo paroledi disprezzo, non sentiamo parole di

stanca di perdonarci se sappiamotornare a lui con il cuore contrito.«Grande è la misericordia del Signo-re», dice il Salmo.

pubblicità ai libri dei miei cardinali!Non è così! Ma mi ha fatto tantobene, tanto bene... Il Cardinale Ka-sper diceva che sentire misericordia,questa parola cambia tutto. È il me-glio che noi possiamo sentire: cam-bia il mondo. Un po’ di misericordiarende il mondo meno freddo e piùgiusto. Abbiamo bisogno di capirebene questa misericordia di Dio,questo Padre misericordioso che hatanta pazienza... Ricordiamo il pro-feta Isaia, che afferma che anche se inostri peccati fossero rossi scarlatti,l’amore di Dio li renderà bianchi co-me la neve. È bello, quello della mi-sericordia! Ricordo, appena Vescovo,nell’anno 1992, è arrivata a BuenosAires la Madonna di Fatima e si èfatta una grande Messa per gli am-malati. Io sono andato a confessare,a quella Messa. E quasi alla fine del-la Messa mi sono alzato, perché do-vevo amministrare una cresima. Èvenuta da me una donna anziana,umile, molto umile, ultraottantenne.Io l’ho guardata e le ho detto:«Nonna — perché da noi si dice cosìagli anziani: nonna — lei vuole con-fessarsi?». «Sì», mi ha detto. «Mase lei non ha peccato...». E lei mi hadetto: «Tutti abbiamo peccati...».«Ma forse il Signore non li perdo-na...». «Il Signore perdona tutto»,mi ha detto: sicura. «Ma come lo sa,lei, signora?». «Se il Signore nonperdonasse tutto, il mondo non esi-sterebbe». Io ho sentito una vogliadi domandarle: «Mi dica, signora,lei ha studiato alla Gregoriana?»,perché quella è la sapienza che dà loSpirito Santo: la sapienza interioreverso la misericordia di Dio. Nondimentichiamo questa parola: Diomai si stanca di perdonarci, mai!«Eh, padre, qual è il problema?».Eh, il problema è che noi ci stan-chiamo, noi non vogliamo, ci stan-chiamo di chiedere perdono. Luimai si stanca di perdonare, ma noi,a volte, ci stanchiamo di chiedereperdono. Non ci stanchiamo mai,

non ci stanchiamo mai! Lui è il Pa-dre amoroso che sempre perdona,che ha quel cuore di misericordiaper tutti noi. E anche noi impariamoad essere misericordiosi con tutti.Invochiamo l’intercessione della Ma-donna che ha avuto tra le sue brac-cia la Misericordia di Dio fatta uo-mo.

Adesso tutti insieme preghiamol’An g e l u s .

Dopo aver recitato la preghieramariana, il Pontefice ha così concluso.

Rivolgo un cordiale saluto a tutti ipellegrini. Grazie della vostra acco-glienza e delle vostre preghiere. Pre-gate per me, ve lo chiedo. Rinnovoil mio abbraccio ai fedeli di Roma e

lo estendo a tutti voi, e lo estendo atutti voi, che venite da varie partidell’Italia e del mondo, come pure aquanti sono uniti a noi attraverso imezzi di comunicazione. Ho sceltoil nome del Patrono d’Italia, SanFrancesco d’Assisi, e ciò rafforza ilmio legame spirituale con questa ter-ra, dove — come sapete — sono leorigini della mia famiglia. Ma Gesùci ha chiamati a far parte di unanuova famiglia: la sua Chiesa, inquesta famiglia di Dio, camminandoinsieme sulla via del Vangelo. Che ilSignore vi benedica, che la Madon-na vi custodisca. Non dimenticatequesto: il Signore mai si stanca diperdonare! Siamo noi che ci stan-chiamo di chiedere il perdono.

Buona domenica e buon pranzo!

Il libro del cardinale presidente emeritodel Pontificio Consiglio per la Promo-zione dell’Unità dei Cristiani a cui si èriferito Papa Francesco all’An g e l u ss’intitola Misericordia. Concetto fon-damentale del vangelo. Chiave dellavita cristiana (Brescia, Queriniana,2013, pagine 336, euro 26) ed è uscitoin Germania nel 2012. Pubblichiamoparte del settimo capitolo «La chiesasotto il metro della misericordia».

di WA LT E R KASPER

Il comandamento della misericordianon vale solo per il singolo cristiano,ma vale anche per la chiesa nel suocomplesso. Come per il singolo cri-stiano, così anche per la chiesa il co-mandamento della misericordia èfondato nell’essere della chiesa comecorpo di Cristo. La chiesa non èperciò una specie di agenzia socialee caritativa; è, nella sua qualità dicorpo di Cristo, sacramento dellapermanente presenza efficace di Cri-sto nel mondo, ed è, come tale, sa-cramento della misericordia. Essa loè come il Christus totus, come il Cri-sto capo e membra. Perciò nei suoimembri e nelle persone bisognose diaiuto la chiesa incontra lo stesso Cri-sto. La chiesa deve rendere presentenella storia e nella vita del singolocristiano il vangelo della misericor-dia, che Gesù Cristo personalmenteè, mediante la parola, il sacramentoe mediante tutta la propria vita. Maanch’essa è oggetto della misericor-dia di Dio. La chiesa è, come corpodi Cristo, salvata da Gesù Cristo,però racchiude nel suo seno anchepeccatori e deve perciò essere conti-nuamente purificata per essere purae santa (Ef 5, 23.26s.). La chiesa de-ve perciò domandarsi di continuo inmodo autocritico se corrisponde an-che effettivamente a ciò che è e deveessere. Viceversa noi dobbiamo com-portarci, come fa anche Gesù Cristo,in modo misericordioso e non altez-zoso con i suoi difetti e con i suoierrori. Dobbiamo avere le idee chia-re al riguardo: una chiesa senza cari-tas e senza misericordia non sarebbepiù la chiesa di Gesù Cristo.

La critica peggiore che si puòmuovere alla chiesa, e che spesso leviene anche giustamente mossa, èche non fa lei stessa quel che predi-ca agli altri, anzi che è sperimentatada molte persone come una chiesapriva di misericordia e rigida.

Possiamo predicare in modo cre-dibile questo messaggio del Dio del-

la misericordia solo se anche il no-stro modo di parlare è caratterizzatodalla misericordia. Dobbiamo discu-tere con gli avversari del vangelo,numerosi oggi come in passato, confermezza per quanto riguarda la so-stanza, ma non in termini polemici eaggressivi, e non dobbiamo ricam-biare male con male. Il fatto di ripa-gare gli avversari con la stessa mone-ta non è, alla luce del discorso dellamontagna, un modo di comportarsiche possa essere giustificato nellachiesa. Anche nelle discussioni conavversari il nostro modo di parlarenon deve essere caratterizzato dallapolemica, ma essere animato dal de-siderio di dire la verità comportan-doci con amore (Ef 4, 15). Dobbia-mo combattere la battaglia per la ve-rità energicamente, ma non senzaamore, afferma Crisostomo. Perciò lachiesa non deve predicarla ai suoiuditori dall’alto del pulpito con sac-centeria; considerare il mondo mo-derno soltanto negativamente, comedecadenza, è ingiusto e come ingiu-sto viene percepito. La chiesa deveapprezzare le legittime esigenzedell’uomo moderno e i progressi inumanità che ci sono nella modernità,ma affrontarne i problemi e le feritecon misericordia.

Ovviamente non basta che lachiesa parli di misericordia, bisognafare la verità (Gv 3, 21). Soprattuttooggi che la chiesa è giudicata più inbase alle sue azioni che alle sue pa-role. Il suo messaggio deve perciòfare sentire i suoi effetti sulla prassiconcreta e promuovere una culturadella misericordia in tutta la suavita.

A motivo della mutata e mutevolesituazione sociale oggi si pongononuovi problemi e nuove sfide sociali.In questo contesto richiamiamo l’at-tenzione solo su un problema: il pe-ricolo dell’imborghesimento dellachiesa nel benestante mondo occi-dentale. In molte comunità si è for-mato un ambiente, in cui personeche non adottano uno stile di vitapiù o meno borghese, persone chesono finite sotto le ruote e negli in-granaggi della vita, trovano postosolo a fatica. Questa è una situazio-ne che solo difficilmente si conciliacon la prassi di Gesù. Durante lasua vita terrena nulla diede infattitanto scandalo come il suo interessa-mento per i peccatori. «Come puòmangiare con pubblicani e peccato-ri?», molti si domandarono infatti intono di rimprovero. Gesù rispose:

«Non sono i sani che hanno bisognodel medico, ma i malati; io non sonovenuto a chiamare i giusti, ma i pec-catori» (Mc 2, 16s.). Tra i pubblicanie le prostitute egli trovò infatti an-che più fede che non tra la genteperbene di allora. E degli uni e dellealtre egli poté perciò dire che sareb-bero stati loro a entrare nel regnodei cieli piuttosto che coloro che siritenevano persone timorate di Dio(Mt 21, 31s.). Agli accusatori, che gliavevano trascinato davanti una don-na sorpresa in flagrante adulterio,disse semplicemente: «Chi di voi èsenza peccato, getti per primo lapietra contro di lei», mentre alladonna — dopo aver constatato chenessuno voleva più condannarla —disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e

d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,7. 1 1 ) .

La critica più grave che possa es-sere mossa alla chiesa è perciò chealle sue parole spesso seguono osembrano seguire solo poche azioni,che essa parla della misericordia diDio, ma che molte persone la perce-piscono come rigorosa, dura e spie-tata. Tali accuse risuonano, tra l’al-tro, quando si parla del modo in cuiessa si comporta con persone chenella loro vita hanno commesso deigravi errori o che sono fallite, con idivorziati che si sono risposati civil-mente, con coloro che (secondo ildiritto civile) sono usciti dal suo se-no spesso solo perché non volevanoo non potevano pagare la tassa peril culto, quando ella critica o addirit-tura respinge persone che non si

comportano in modo conformeall’ordinamento ecclesiale o che co-munque non rispettano il sistemadelle sue regole.

Se la chiesa non vuole solo predi-care, ma anche vivere il messaggiogesuano del Padre perdonante e ilsuo modo di comportarsi con esi-stenze marginali di quel tempo, allo-ra non deve creare uno steccato at-torno a coloro che, allora come oggi,non passano per persone pie. Essadeve, senza per questo denunciare inblocco ricchi e benestanti, avere uncuore per la gente che conta poco,per i poveri, i malati, i disabili, isenza tetto, gli immigrati, gli emar-ginati, i discriminati, per i senza fis-sa dimora e anche per gli alcolizzati,i drogati, i malati di aids, i carceratie le prostitute, che spesso, data la

loro grande miseria, non vedono al-tra via che non sia quella di vendereil loro corpo e di dover non di radosubire per questo pesanti umiliazio-ni. Ovviamente la chiesa non puòmai giustificare il peccato, però deveoccuparsi con misericordia dei pec-catori. Alla sequela di Gesù non de-ve mai essere percepita soprattuttocome la chiesa dei ricchi, della classedominante e delle persone social-mente rispettabili. Per essa vale l’op-zione preferenziale, non esclusiva, infavore dei poveri nel senso più largodel termine.

Una cultura della misericordianon può limitarsi ad aiuti materialiper altri; necessario è anche un mo-do cordiale di comportamento. GiàPaolo lamenta la formazione di par-titi in seno alla comunità (1 Cor 1,

10-17) e critica aspramente il fattoche dei cristiani si mordano e divori-no a vicenda, invece di lasciarsi gui-dare dallo Spirito di Dio (Gal 5, 15).Tra i Padri della chiesa le lamentelea proposito della mancanza di amorefra i cristiani non passano sotto si-lenzio. Una delle prime testimonian-ze postbibliche, la prima lettera diClemente, deve intervenire per appia-nare dei contrasti nella comunità diCorinto. Gregorio di Nazianzio silamenta amaramente e con paroledrastiche della mancanza di amore edelle controversie che dilaniano lachiesa, in particolare il clero. «I capisi sono coperti di vergogna». «Ci as-saliamo e divoriamo a vicenda». Pa-role parimenti chiare troviamo anchein Crisostomo. Per lui la mancanzadi amore fra cristiani è semplicemen-

te vergognosa. Il lettore odierno tro-va perciò in questi Padri della chiesaanche qualcosa di cui consolarsi unp o’: quel che oggi noi sperimentia-mo spesso dolorosamente è tutt’a l t roche nuovo; in passato le cose nonandavano evidentemente meglio.

La cultura della misericordia fracristiani deve diventare concreta so-prattutto in occasione della celebra-zione dell’eucaristia, in cui attualiz-ziamo solennemente la misericordiadi Dio. La lettera di Giacomo ci im-partisce sotto questo aspetto una le-zione chiara. «Supponiamo che, inuna delle vostre riunioni, entri qual-cuno con un anello d’oro al dito, ve-stito lussuosamente, ed entri ancheun povero con un vestito logoro. Seguardate colui che è vestito lussuo-samente e gli dite: “Tu siediti qui

como damente”, e al povero dite: “Tumettiti là, in piedi”, oppure “Sieditiqui ai piedi del mio sgabello”, nonfate forse discriminazioni e non sietegiudici dai giudizi perversi? Ascolta-te, fratelli miei carissimi: Dio non haforse scelto i poveri agli occhi delmondo, che sono ricchi nella fede ederedi del regno promesso a quelliche lo amano? Voi invece avete diso-norato il povero» (Gc 2, 2-6). Giaco-mo sottolinea due volte il fatto cheGesù Cristo non fa dei favoritismi eche pertanto non devono farli nep-pure i cristiani (Gc 2, 1.9).

Quel che vale per la liturgia devevalere per la vita di tutta la chiesa ein modo particolare per lo stile divita dei suoi rappresentanti. La chie-sa predica Gesù Cristo, che peramor nostro si è spogliato della suagloria divina, si è abbassato ed è di-ventato povero e come uno schiavo(Fil 2, 6-8; 2 Cor 8, 9). Perciò lachiesa non può testimoniare in mo-do credibile il Cristo divenuto pove-ro per noi, se essa e in modo parti-colare il clero danno l’impressione diessere ricchi e altezzosi. Il concilioVaticano II ha inserito nella costitu-zione sulla chiesa, Lumen gentium,un passo importante, purtroppo po-co citato, sull’ideale di una chiesapovera. Mentre il passo, che si trovanello stesso capitolo, sulle struttureistituzionali della chiesa è spesso evolentieri citato, quell’altro vienesorprendentemente preso poco inconsiderazione. Chiesa per i poveri,la chiesa può essere alla sequela diCristo solo se essa, e in modo parti-colare il clero, cercano di adottareuno stile di vita, se non povero, al-meno semplice e poco appariscente.Oggi l’epoca feudale dovrebbe esse-re finita anche per la chiesa. Il con-cilio ha perciò rinunciato, in linea diprincipio, a privilegi mondani.

Naturalmente nessuna persona dibuon senso contesterà il fatto che lachiesa ha in questo mondo bisognodi mezzi mondani e di strutture isti-tuzionali per poter svolgere bene ilproprio compito. Ma i mezzi devonorimanere mezzi e non devono diven-tare surrettiziamente fine a se stessi.Perciò i punti di vista istituzionali eburocratici non devono diventare co-sì preponderanti e determinanti dasoffocare e opprimere la vita spiri-tuale, anziché favorirla. Il distaccodal potere mondano e dalla ricchez-za terrena può perciò trasformarsi inuna nuova libertà della chiesa per losvolgimento della sua autentica mis-sione.

Cari amicivi ringrazio di cuore e vi chiedodi continuare a pregare per me

(@Pontifex_it)

che sempre ha pazienza. Avete pen-sato voi alla pazienza di Dio, la pa-zienza che lui ha con ciascuno dinoi? Quella è la sua misericordia.Sempre ha pazienza, pazienza connoi, ci comprende, ci attende, non si

In questi giorni, ho potuto legge-re un libro di un Cardinale — il Car-dinale Kasper, un teologo in gamba,un buon teologo — sulla misericor-dia. E mi ha fatto tanto bene, quellibro, ma non crediate che faccia

condanna, ma soltan-to parole di amore, dimisericordia, che in-vitano alla conversio-ne. «Neanche io ticondanno: va’ e d’orain poi non peccarepiù!» (v. 11). Eh!, fra-telli e sorelle, il voltodi Dio è quello di unpadre misericordioso,

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 18-19 marzo 2013

Il Pontefice celebra nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano

La gioiadella misericordia

Durante la celebrazione eucaristicapresieduta domenica mattina, 17marzo, nella parrocchia pontificia diSant’Anna, in Vaticano, il Ponteficeha pronunciato a braccio la seguenteomelia.

È bello questo: prima, Gesù solosul monte, pregando. Pregava solo(cfr. Gv 8, 1). Poi, si recò di nuovonel Tempio, e tutto il popolo anda-va da lui (cfr. v. 2). Gesù in mezzoal popolo. E poi, alla fine, lo lascia-rono solo con la donna (cfr. v. 9).Quella solitudine di Gesù! Ma unasolitudine feconda: quella della pre-ghiera con il Padre e quella, tantobella, che è proprio il messaggio dioggi della Chiesa, quella della suamisericordia con questa donna.

Anche c’è una differenza tra ilpopolo: C’era tutto il popolo cheandava da lui; egli sedette e si misead insegnare loro: il popolo che vo-leva sentire le parole di Gesù, il po-polo di cuore aperto, bisognosodella Parola di Dio. C’erano altri,che non sentivano niente, non pote-vano sentire; e sono quelli che sonoandati con quella donna: Senti,Maestro, questa è una tale, è unaquale... Dobbiamo fare quello cheMosè ci ha comandato di fare conqueste donne (cfr. vv. 4-5).

Anche noi credo che siamo que-sto popolo che, da una parte vuolesentire Gesù, ma dall’altra, a volte,ci piace bastonare gli altri, condan-nare gli altri. E il messaggio di Ge-sù è quello: la misericordia. Per me,lo dico umilmente, è il messaggiopiù forte del Signore: la misericor-dia. Ma Lui stesso l’ha detto: Ionon sono venuto per i giusti; i giu-sti si giustificano da soli. Va’, bene-detto Signore, se tu puoi farlo, ionon posso farlo! Ma loro credonodi poterlo fare. Io sono venuto peri peccatori (cfr. Mc 2, 17).

Pensate a quella chiacchiera dopola vocazione di Matteo: Ma questova con i peccatori! (cfr. Mc 2, 16). ELui è venuto per noi, quando noiriconosciamo che siamo peccatori.Ma se noi siamo come quel fariseo,davanti all’altare: Ti ringrazio Si-gnore, perché non sono come tutti

gli altri uomini, e nemmeno comequello che è alla porta, come quelpubblicano (cfr. Lc 18, 11-12), nonconosciamo il cuore del Signore, enon avremo mai la gioia di sentirequesta misericordia! Non è facileaffidarsi alla misericordia di Dio,perché quello è un abisso incom-prensibile. Ma dobbiamo farlo!«Oh, padre, se lei conoscesse lamia vita, non mi parlerebbe così!».«Perché?, cosa hai fatto?». «Oh, neho fatte di grosse!». «Meglio! Vaida Gesù: a Lui piace se gli raccontiqueste cose!». Lui si dimentica, Luiha una capacità di dimenticarsi,speciale. Si dimentica, ti bacia, tiabbraccia e ti dice soltanto: «Nean-ch’io ti condanno; va’, e d’ora inpoi non peccare più» (Gv 8, 11).Soltanto quel consiglio ti dà. Dopoun mese, siamo nelle stesse condi-zioni... Torniamo al Signore. Il Si-gnore mai si stanca di perdonare:mai! Siamo noi che ci stanchiamodi chiedergli perdono. E chiediamola grazia di non stancarci di chiede-re perdono, perché Lui mai si stan-ca di perdonare. Chiediamo questagrazia.

Al termine della messa, dopo i salutirivoltigli dal parroco e dal cardinaleComastri, il Papa ha concluso lacelebrazione con queste parole:

Ci sono alcuni che non sono par-rocchiani: questi preti argentini,uno è il mio vescovo ausiliare, maper oggi saranno parrocchiani. Mavoglio farvi conoscere un prete cheviene da lontano, è venuto, un pre-te che da tempo lavora con i ragaz-zi di strada, con i drogati. Per loroha aperto una scuola, ha fatto tantecose per far conoscere Gesù, e tuttiquesti ragazzi e ragazze di stradaoggi lavorano con lo studio chehanno compiuto, hanno capacità dilavoro, credono e amano Gesù. Ioti chiedo, Gonzalo, vieni per saluta-re la gente: pregate per lui. Lui la-vora in Uruguay, è il fondatore delLiceo Jubilar Juan Pablo II: lui faquesto lavoro. Non so come oggisia arrivato qua: lo saprò! Grazie.Pregate per lui.

Messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano prima dell’Angelus

Come un semplice parrocoFesta grande domenica scorsa per laparrocchia di Sant’Anna in Vatica-no. Papa Francesco ha infatti volutocelebrare la sua prima messa pubbli-ca con i suoi fedeli e ha dato loroappuntamento per le 10. Già di persé cosmopolita, domenica la parroc-chia in verità ha conosciuto tantinuovi improvvisati “parro cchiani”.Difficile non consentire l’i n g re s s oagli sconosciuti se a invitarli era sta-to il “parroco Francesco” in persona,sabato sera, telefonando loro con ilcellulare. E a vedere il calore con ilquale il Papa ha poi salutato uno auno i suoi ospiti, c’è da credere checi sia ben più che la semplice cono-scenza a legarli.

Ma il Pontefice non si è negatocerto ai suoi parrocchiani: appenaarrivato davanti alla chiesa — manca-vano pochi minuti alle 10 — si è di-retto a passo veloce verso le transen-ne e ha cominciato a stringere mani,a carezzare bambini, a benedire fo-tografie e oggetti personali, a ri-spondere alle domande. Poi gli èstato ricordato che bisognava cele-brare la messa; allora si è rivolto aquanti tendevano la mano oltre letransenne e ha detto: «Scusatemi,ma devo celebrare la messa. La chie-sa è piccola e non può accogliervi

tutti. Ma aspettatemi, poi torno davoi». Ma passando davanti a PortaSant’Anna — l’ingresso della Cittàdel Vaticano che si apre proprio sul-la parrocchia — si è girato per salu-tare la piccola folla che si era accal-cata all’esterno, e ha riconosciuto,tra tutti, un giovane sacerdote. È ri-masto visibilmente sorpreso da quel-la presenza e ha chiesto alla Gen-darmeria vaticana di farlo entrare.Quando poi se lo è trovato inginoc-chiato davanti, lo ha sollevato e loha abbracciato con affetto. Si trattadi don Gonzalo Aemilius, sacerdoteuruguayano di trentatré anni, che aMontevideo si dedica ai ragazzi distrada.

Quindi la messa. Era quella pro-pria dei bambini come generalmenteavviene in tutte le parrocchie. ASant’Anna erano in prima fila e co-stituivano la parte forte del coro cheha sottolineato ogni momento dellaconcelebrazione, presieduta dal Pon-tefice con i cardinali Angelo Coma-stri, suo vicario generale per la Cittàdel Vaticano, e Prosper Grech, ago-stiniano, e con il padre Bruno Silve-strini, «l’umile parroco» come si èp re s e n t a t o .

In prima fila c’erano anche il ve-scovo Joaquín Mariano Sucunza,

ausiliare e vicario generale di Bue-nos Aires, con alcuni sacerdoti, col-laboratori storici del cardinale arci-vescovo primate di Argentina oggichiamato al soglio di Pietro: i mon-signori José Maria Zivano, AugustinVilla, Daniel Segura, Mariano delRio. «Imparerete presto a conoscer-lo: è un uomo di poche parole, maha una grande ricchezza di gesti» ciha detto il vescovo parlando del Pa-pa. Poche parole ma certamente ca-paci di trasmettere l’essenzialità delmessaggio cristiano. Accostatosi alleggio, Papa Francesco ha commen-tato le letture della messa. Cinque,forse sei minuti, ma nella gente chelo ha ascoltato è rimasto chiaroquello che lui voleva restasse im-presso nei suoi parrocchiani: «Dionon si stanca di perdonare. Siamonoi che ci stanchiamo di chiederep erdono».

Poi i segni. Come spesso accadedurante le celebrazioni parrocchiali,quando alla fine della messa il cele-brante presenta un missionario o co-munque una figura simbolica dellamissione della Chiesa nel mondo,così anche Papa Francesco ha pre-sentato don Gonzalo, ha parlatodella sua opera con i bambini distrada, della scuola che guida per

loro. Ma ha parlato anche dellagrande sorpresa che gli aveva susci-tato vederlo a Roma. «Non so — hadetto — come abbia fatto ad arrivarequi». Don Aemilius lo ha salutatochiamandolo “p a d re ” così come ave-vano fatto poco prima tutti i colla-boratori della curia di Buenos Aires.«Non voleva che lo chiamassimoeminenza, voleva essere chiamatosemplicemente padre — ci hannodetto — e sarà difficile fargli cambia-re modo di essere. È molto più faci-le abituarsi a lui». Mentre parlava-mo con il suo antico vicario, del Pa-pa in chiesa non c’era più traccia.Terminata la messa infatti, con anco-ra i paramenti della celebrazione,Papa Francesco era sceso in mezzoalla strada, davanti alla chiesa, a sa-lutare, uno a uno, tutti i parrocchia-ni che lentamente uscivano. Cosìper oltre venti minuti. Poi attiratodalle acclamazioni della folla ancoraaccalcata appena fuori dal Vaticano,non ha resistito e seppur costretto afare lo slalom tra Gendarmi, Guar-die Svizzere e inservienti vari, sor-presi anche loro dall’improvvisa de-cisione, si è accostato a quelle preca-rie transenne che a stento tratteneva-no la folla e ha dispensato strette dimano, carezze, saluti a quanti hannoavuto la fortuna di conquistare laprima fila. E c’è da credere che senon fosse mancata una manciata diminuti all’appuntamento con le cen-tinaia di migliaia di persone che gre-mivano Piazza San Pietro e tutta viadella Conciliazione e dintorni in at-tesa dell’Angelus, difficilmente sa-rebbe salito a bordo della Volkswa-gen Phaeton nera che lo attendevada tempo con il motore acceso.

Poco prima, al termine della mes-sa, il Papa era stato salutato dal car-dinale Comastri e dal parroco. «Pa-dre Santo, il mondo aspetta il pro-fumo di Betlemme, il profumo diVangelo. Riempia la Chiesa del pro-fumo del Vangelo che è il profumodi Gesù. La seguiremo» ha detto ilporporato. Riferendosi poi al nomescelto, ha ricordato che «non eramai accaduto che un Papa si chia-masse Francesco». Quindi ha ricor-dato il momento in cui Papa Bergo-glio si è affacciato per il primo salu-to e in particolare quel silenzio cheha avvolto improvvisamente la piaz-za: «i cardinali presenti — ha detto— non ne avevano capito il motivo».Così «quando sono uscito — haspiegato — l’ho chiesto al primo cheho trovato» e «mi hanno detto che“il Papa si è inchinato per ricevere lapreghiera della gente”. Poi il mio in-formatore ha aggiunto: “Ho sentitoil profumo di Betlemme, il profumodel Vangelo”. E due lacrime sonoscese anche nei miei occhi».

In precedenza anche il parroco diSant’Anna, l’agostiniano Bruno Sil-vestrini, aveva salutato Papa France-sco. «Il nostro cammino, in questiultimi giorni, è stato — ha detto —quello dei due discepoli di Emmaus:inizialmente, con il volto triste perla rinunzia di Benedetto XVI. I no-stri occhi erano impediti a ricono-scere Gesù che camminava con noi,anche se nella preghiera per implo-rare un Papa secondo il desiderio diDio sentivamo ardere il cuore. Poi inostri occhi si sono aperti e abbia-mo riconosciuto il Vicario di Cristo,il Successore di Pietro». Per questo«ora che i nostri occhi hanno visto,le nostre mani hanno toccato, le no-stre orecchie hanno udito il vicariodi Cristo, con rinnovato slancio pos-siamo dire al mondo, come i disce-poli di Emmaus: “Davvero il Signo-re è risorto ed è riapparso alla SuaChiesa nella persona di Papa Fran-cesco”».

A colloquio con don Gonzalo Aemilius, il prete uruguayano salutato da Papa Francesco

Ha orientato le mie scelte di vitadi MARIO PONZI

Viaggia con un termos di acqua calda e con il carat-teristico recipiente pieno di foglie secche di mate, erbamolto simile al the, dalla quale si ricava una bevandaaromatica. Di tanto in tanto ne beve un sorso con labombilla, interrompendo quel fiume di parole con lequali padre Gonzalo Aemilius, il sacerdote uruguayanodel quale il Santo Padre ha parlato al termine dellamessa celebrata a Sant’Anna, sommerge chi gli chiededi parlare di Papa Francesco.

Lo abbiamo invitato in redazione per farci racconta-re la sua esperienza, quella che attirò l’attenzionedell’allora arcivescovo di Buenos Aires, al punto dachiamare al telefono quel giovane di Montevideo — al-lora aveva 22 anni e non era neppure sacerdote — ilgiorno del suo compleanno per fargli gli auguri e perinvitarlo a un incontro. Oltre alla fama dell’ottimo la-voro che stava facendo, gli era giunta l’eco della devo-zione con la quale lo seguiva passo passo nel suo mi-nistero. Era per lui un vero punto di riferimento, pursenza conoscerlo. «Ognuno di noi — ci racconta Gon-zalo — se decide di fare una scelta, ha comunque biso-gno di un modello da seguire. Io rimasi preso in pro-fondità dallo stile pastorale di quell’arcivescovo argen-tino. Era così vicino al mio modo di sentire la Chiesache mi appassionò al punto da diventare il faro diquella che sarebbe stata la mia vita futura».

Che sarebbe stata una vita sacerdotale. Ricorda ilgiorno del suo compleanno, quando giunse la famosatelefonata: «Quando mi dissero che mi cercava al tele-fono il cardinale Bergoglio — racconta — pensai alloscherzo di un amico. L’arcivescovo di Buenos Airesnon mi conosceva e dunque come avrebbe potuto tele-fonare a me per farmi gli auguri? E anche mentrescambiavo con lui le prime parole, mi era difficile cre-derci. Dovette faticare per convincermi. Poi peròquando mi resi conto che era lui veramente, capii an-che che in quel momento stava cambiando la mia vi-ta». Ma cosa lo colpiva in particolare? «Il suo mododi essere padre. Prima di tutto delle persone povere.Mi colpì molto, per esempio, quando, durante la mes-sa del Giovedì santo celebrata in una villa a rg e n t i n a ,un quartiere simile a una favela brasiliana, dove circo-lava molta droga, fece la lavanda dei piedi a tossicodi-pendenti e malati di Aids con una tenerezza sconvol-gente. E con il suo gesto riscattò tantissimi abitanti delquartiere, prigionieri di quel meccanismo tremendoche sono la droga e la sua strada».

Una paternità che si trasformava poi in fraternitàquando «convocava nella cattedrale di Buenos Aires —racconta ancora Gonzalo — ebrei, musulmani, prote-stanti e anche non credenti per impetrare tutti insiemela pace per l’Argentina». A impressionare Gonzalo fula capacità dell’arcivescovo di riuscire a integrare valoridiversi e convogliarli in un’unica direzione. «Fare

esperienza di questa sua capacità — dice — è stato deci-sivo nella mia vita. Mi ha insegnato a trarre il meglioche c’è in ogni individuo, per quanto possa essere di-verso da tutti gli altri, e a metterlo a frutto per il benedi tutti».

Infine ricorda «il piglio con il quale il padre difendela vita, in tutte le sue forme e in tutte le sue espressio-ni». E parla delle grandi battaglie sostenute dall’alloraarcivescovo Bergoglio contro la tratta degli esseri uma-ni e contro la «schiavitù in tutte le subdole forme nellequali si mostra».

«Oggi la sua battaglia — dice ancora — è diventatala mia. La combatto per strappare i giovani dal flagel-lo della droga, per dare loro un futuro che non siaquello della strada». Gonzalo dal 2005 dirige, per vo-lere dell’arcivescovo di Montevideo Nicolás CotugnoFanizzi, il Liceo Jubilar Juan Pablo II, istituto nel qua-le oggi sono ospitati 220 giovani tra i 12 e i 15 anni, lacui unica alternativa sarebbe la strada. «Abbiamo fattodella nostra scuola una famiglia di famiglie, nel sensoche lavoriamo, oltre che per i nostri ragazzi, anche perle loro famiglie, coinvolgendole direttamente. Peresempio i genitori che non hanno compiuto gli studipossono farlo nella nostra scuola dalle 18 tutte le sere.E le assicuro che è confortante vedere padri, madri efigli che, dalle 21 in poi, fanno i compiti insieme».

Lo stemma e il mottodel Santo Padre

Nei tratti, essenziali, ilPapa Francesco ha deci-so di conservare il suostemma anteriore, sceltofin dalla sua consacra-zione episcopale e carat-terizzato da una linearesemplicità.

Lo scudo blu è sor-montato dai simboli del-la dignità pontificia,uguali a quelli voluti dalpredecessore BenedettoXVI (mitra collocata trachiavi decussate d’oro ed’argento, rilegate da uncordone rosso). In alto,campeggia l’emblemadell’ordine di provenien-za del Papa, la Compa-gnia di Gesù: un soleraggiante e fiammeg-giante caricato dalle let-tere, in rosso, IHS, mo-nogramma di Cristo. Lalettera H è sormontatada una croce; in punta, i tre chiodiin nero.

In basso, si trovano la stella e ilfiore di nardo. La stella, secondol’antica tradizione araldica, simbo-leggia la Vergine Maria, madre diCristo e della Chiesa; mentre il fio-re di nardo indica san Giuseppe,patrono della Chiesa universale.Nella tradizione iconografica ispa-nica, infatti, san Giuseppe è raffi-gurato con un ramo di nardo inmano. Ponendo nel suo scudo taliimmagini, il Papa ha inteso espri-mere la propria particolare devozio-ne verso la Vergine Santissima e sanGiusepp e.

Il motto del Santo Padre France-sco è tratto dalle Omelie di san Be-da il Venerabile, sacerdote (Om. 21;CCL 122, pp. 149-151), il quale, com-mentando l’episodio evangelico del-la vocazione di san Matteo, scrive:Vidit ergo Iesus publicanum et quiamiserando atque eligendo vidit, aitilli Sequere me («Vide Gesù un pub-blicano e siccome lo guardò consentimento di amore e lo scelse, glidisse: Seguimi»).

Questa omelia è un omaggio allamisericordia divina ed è riprodottanella Liturgia delle Ore della festadi san Matteo. Essa riveste un si-gnificato particolare nella vita enell’itinerario spirituale del Papa.Infatti, nella festa di san Matteodell’anno 1953 il giovane Jorge Ber-goglio sperimentò, all’età di 17 an-ni, in un modo del tutto particolarela presenza amorosa di Dio nellasua vita. In seguito a una confessio-ne, si sentì toccare il cuore ed av-vertì la discesa della misericordia diDio, che, con sguardo di teneroamore, lo chiamava alla vita religio-sa sull’esempio di sant’Ignazio diLoyola.

Una volta eletto vescovo, monsi-gnor Bergoglio, in ricordo di taleavvenimento che segnò gli inizi del-la sua totale consacrazione a Dionella sua Chiesa, decise di scegliere,come motto e programma di vita,l’espressione di san Beda m i s e ra n d oatque eligendo, che ha inteso ripro-durre anche nel proprio stemmap ontificio.

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Papa Francesco

La sera del 13 marzo, dopo lafumata bianca alle 19.06 el’«habemus papam» annunciato dalcardinale Jean-Louis Tauran, ilnuovo vescovo di Roma si affacciaalle 20.20 dalla loggia centraledella basilica vaticana.

Fratelli e sorelle, buonasera!

Voi sapete che il dovere delconclave era di dare un vescovo aRoma. Sembra che i miei fratellicardinali siano andati a prenderloquasi alla fine del mondo... masiamo qui... Vi ringraziodell’accoglienza. La comunitàdiocesana di Roma ha il suovescovo: grazie! E prima di tutto,vorrei fare una preghiera per ilnostro vescovo emerito, BenedettoXVI. Preghiamo tutti insieme perlui, perché il Signore lo benedicae la Madonna lo custodisca.

E adesso, incominciamo questocammino: vescovo e popolo.Questo cammino della Chiesa diRoma, che è quella che presiedenella carità tutte le Chiese. Uncammino di fratellanza, di amore,di fiducia tra noi. Preghiamosempre per noi: l’uno per l’a l t ro .Preghiamo per tutto il mondo,perché ci sia una grandefratellanza. Vi auguro che questocammino di Chiesa, che oggiincominciamo e nel quale miaiuterà il mio cardinale vicario,qui presente, sia fruttuoso perl’evangelizzazione di questa cittàtanto bella!

E adesso vorrei dare labenedizione, ma prima — prima,vi chiedo un favore: prima che ilvescovo benedica il popolo, vichiedo che voi preghiate ilSignore perché mi benedica: lapreghiera del popolo, chiedendola benedizione per il suo vescovo.Facciamo in silenzio questapreghiera di voi su di me.

Adesso darò la benedizione a voie a tutto il mondo, a tutti gliuomini e le donne di buonavolontà.

Fratelli e sorelle, vi lascio. Grazietante dell’accoglienza. Pregate perme e a presto! Ci vediamo presto:domani voglio andare a pregare laMadonna, perché custodiscatutta Roma.Buona notte e buon riposo!

Ve s c o v oe popolo

Supplemento a L’Osservatore Romano del 18-19 marzo 2013

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Nel pomeriggio di giovedì 14 marzo, all’indomanidell’elezione, Papa Francesco ha celebrato la messa «per laChiesa» nella Cappella Sistina con i cardinali che hannopartecipato al conclave. Questa la sua omelia.

In queste tre letture vedo che c’è qualcosa di comune:è il movimento. Nella prima lettura il movimento nelcammino; nella seconda lettura, il movimento nell’edi-ficazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movi-mento nella confessione. Camminare, edificare, confes-s a re .

Camminare. «Casa di Giacobbe, venite, camminiamonella luce del Signore» (Isaia 2, 5). Questa è la primacosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella miapresenza e sii irreprensibile. Camminare: la nostra vitaè un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va.Camminare sempre, in presenza del Signore, alla lucedel Signore, cercando di vivere con quella irreprensibi-lità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa.

Edificare. Edificare la Chiesa. Si parla di pietre: lepietre hanno consistenza; ma pietre vive, pietre untedallo Spirito Santo. Edificare la Chiesa, la sposa diCristo, su quella pietra angolare che è lo stesso Si-gnore. Ecco un altro movimento della nostra vita:e d i f i c a re .

Terzo, confessare. Noi possiamo camminare quantovogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se nonconfessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremouna ong assistenziale, ma non la Chiesa, sposa del Si-gnore. Quando non si cammina, ci si ferma. Quandonon si edifica sulle pietre cosa succede? Succede quelloche succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno

dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consisten-za. Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovvienela frase di Léon Bloy: «Chi non prega il Signore, pregail diavolo». Quando non si confessa Gesù Cristo, siconfessa la mondanità del diavolo, la mondanità deldemonio.

Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la co-sa non è così facile, perché nel camminare, nel costrui-re, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movi-menti che non sono proprio movimenti del cammino:sono movimenti che ci tirano indietro.

Questo Vangelo prosegue con una situazione specia-le. Lo stesso Pietro che ha confessato Gesù Cristo, glidice: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo. Io ti seguo,ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti se-guo con altre possibilità, senza la Croce. Quando cam-miniamo senza la Croce, quando edifichiamo senza laCroce e quando confessiamo un Cristo senza Croce,non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, sia-mo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli delS i g n o re .

Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, ab-biamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare inpresenza del Signore, con la Croce del Signore; di edi-ficare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versatosulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Croci-fisso. E così la Chiesa andrà avanti.

Io auguro a tutti noi che lo Spirito Santo, per lapreghiera della Madonna, nostra Madre, ci concedaquesta grazia: camminare, edificare, confessare GesùCristo Crocifisso. Così sia.

La Chiesa andrà avanti

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Come fratelli«Cari fratelli, forza!». È un incoraggiamentoa proseguire insieme nella missione di portareCristo all’uomo e l’uomo a Cristo, quellorivolto venerdì mattina 15 marzo da PapaFrancesco ai cardinali ricevuti in udienzanella Sala Clementina. Questo il testo delsuo discorso.

Fratelli cardinali,

Questo periodo dedicato al conclave è sta-to carico di significato non solo per il col-legio cardinalizio, ma anche per tutti i fe-deli. In questi giorni abbiamo avvertitoquasi sensibilmente l’affetto e la solidarie-tà della Chiesa universale, come anchel’attenzione di tante persone che, pur noncondividendo la nostra fede, guardanocon rispetto e ammirazione alla Chiesa ealla Santa Sede. Da ogni angolo della ter-ra si è innalzata fervida e corale la pre-ghiera del popolo cristiano per il nuovoPapa, e carico di emozione è stato il mioprimo incontro con la folla assiepata inpiazza San Pietro. Con quella suggestivaimmagine del popolo orante e gioioso an-cora impressa nella mia mente, desideromanifestare la mia sincera riconoscenza aivescovi, ai sacerdoti, alle persone consa-crate, ai giovani, alle famiglie, agli anzianiper la loro vicinanza spirituale, così toc-cante e fervorosa.

Sento il bisogno di esprimere la mia piùviva e profonda gratitudine a tutti voi, ve-nerati e cari fratelli cardinali, per la solle-cita collaborazione alla conduzione dellaChiesa durante la sede vacante. Rivolgo aciascuno un cordiale saluto, ad iniziare daldecano del collegio cardinalizio, il signorcardinale Angelo Sodano, che ringrazioper le espressioni di devozione e per i fer-vidi auguri che mi ha rivolto a nome vo-stro. Con lui ringrazio il signor cardinaleTarcisio Bertone, camerlengo di Santa Ro-mana Chiesa, per la sua premurosa operain questa delicata fase di transizione, e an-che il carissimo cardinale Giovanni Batti-sta Re, che ha fatto da nostro capo nelconclave: grazie tante! Il mio pensiero vacon particolare affetto ai venerati cardinaliche, a causa dell’età o della malattia, han-no assicurato la loro partecipazione e il lo-ro amore alla Chiesa attraverso l’offertadella sofferenza e della preghiera. E vorreidirvi che l’altro ieri il cardinale Mejía haavuto un infarto cardiaco: è ricoverato allaPio XI. Ma si crede che la sua salute siastabile, e ci ha mandato i suoi saluti.

Non può mancare il mio grazie anche aquanti, nelle diverse mansioni, si sonoadoperati attivamente nella preparazione enello svolgimento del conclave, favorendola sicurezza e la tranquillità dei cardinali

in questo periodo così importante per lavita della Chiesa.

Un pensiero colmo di grande affetto edi profonda gratitudine rivolgo al mio ve-nerato predecessore Benedetto XVI, che inquesti anni di pontificato ha arricchito erinvigorito la Chiesa con il suo magistero,la sua bontà, la sua guida, la sua fede, lasua umiltà e la sua mitezza. Rimarrannoun patrimonio spirituale per tutti! Il mini-stero petrino, vissuto con totale dedizione,ha avuto in lui un interprete sapiente eumile, con lo sguardo sempre fisso a Cri-sto, Cristo risorto, presente e vivo nell’Eu-caristia. Lo accompagneranno sempre lanostra fervida preghiera, il nostro inces-sante ricordo, la nostra imperitura e affet-tuosa riconoscenza. Sentiamo che Bene-detto XVI ha acceso nel profondo dei no-stri cuori una fiamma: essa continuerà adardere perché sarà alimentata dalla suapreghiera, che sosterrà ancora la Chiesanel suo cammino spirituale e missionario.

Cari fratelli cardinali, questo nostro in-contro vuol essere quasi un prolungamen-to dell’intensa comunione ecclesiale speri-mentata in questo periodo. Animati daprofondo senso di responsabilità e sorrettida un grande amore per Cristo e per laChiesa, abbiamo pregato insieme, condivi-dendo fraternamente i nostri sentimenti, lenostre esperienze e riflessioni. In questo

clima di grande cordialità è così cresciutala reciproca conoscenza e la mutua aper-tura; e questo è buono, perché noi siamofratelli. Qualcuno mi diceva: i cardinalisono i preti del Santo Padre. Quella co-munità, quell’amicizia, quella vicinanza cifarà bene a tutti. E questa conoscenza equesta mutua apertura ci hanno facilitatola docilità all’azione dello Spirito Santo.Egli, il Paraclito, è il supremo protagoni-sta di ogni iniziativa e manifestazione difede. È curioso: a me fa pensare, questo.Il Paraclito fa tutte le differenze nelleChiese, e sembra che sia un apostolo diBabele. Ma dall’altra parte, è colui che fal’unità di queste differenze, non nella“ugualità”, ma nell’armonia. Io ricordoquel Padre della Chiesa che lo definivacosì: Ipse harmonia est. Il Paraclito che dàa ciascuno di noi carismi diversi, ci uniscein questa comunità di Chiesa, che adora ilPadre, il Figlio e lui, lo Spirito Santo.

Proprio partendo dall’autentico affettocollegiale che unisce il collegio cardinali-zio, esprimo la mia volontà di servire ilVangelo con rinnovato amore, aiutando laChiesa a diventare sempre più in Cristo econ Cristo, la vite feconda del Signore.Stimolati anche dalla celebrazionedell’Anno della fede, tutti insieme, Pastorie fedeli, ci sforzeremo di rispondere fedel-mente alla missione di sempre: portareGesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo

all’incontro con Gesù Cristo via, verità evita, realmente presente nella Chiesa econtemporaneo in ogni uomo. Tale incon-tro porta a diventare uomini nuovi nel mi-stero della grazia, suscitando nell’animoquella gioia cristiana che costituisce il cen-tuplo donato da Cristo a chi lo accoglienella propria esistenza.

Come ci ha ricordato tante volte neisuoi insegnamenti e, da ultimo, con quelgesto coraggioso e umile, il Papa Benedet-to XVI, è Cristo che guida la Chiesa permezzo del suo Spirito. Lo Spirito Santo èl’anima della Chiesa con la sua forza vivi-ficante e unificante: di molti fa un corposolo, il Corpo mistico di Cristo. Non ce-diamo mai al pessimismo, a quell’a m a re z -za che il diavolo ci offre ogni giorno; noncediamo al pessimismo e allo scoraggia-mento: abbiamo la ferma certezza che loSpirito Santo dona alla Chiesa, con il suosoffio possente, il coraggio di perseveraree anche di cercare nuovi metodi di evan-gelizzazione, per portare il Vangelo finoagli estremi confini della terra (cfr. Atti de-gli apostoli 1, 8). La verità cristiana è at-traente e persuasiva perché risponde al bi-sogno profondo dell’esistenza umana, an-nunciando in maniera convincente cheCristo è l’unico salvatore di tutto l’uomo edi tutti gli uomini. Questo annuncio restavalido oggi come lo fu all’inizio delcristianesimo, quando si operò la primagrande espansione missionaria delVa n g e l o .

Cari fratelli, forza! La metà di noi sia-mo in età avanzata: la vecchiaia è — mipiace dirlo così — la sede della sapienzadella vita. I vecchi hanno la sapienza diavere camminato nella vita, come il vec-chio Simeone, la vecchia Anna al Tempio.E proprio quella sapienza ha fatto loro ri-conoscere Gesù. Doniamo questa sapienzaai giovani: come il buon vino, che con glianni diventa più buono, doniamo ai gio-vani la sapienza della vita. Mi viene inmente quello che un poeta tedesco dicevadella vecchiaia: Es ist ruhig, das Alter, undf ro m m : è il tempo della tranquillità e dellapreghiera. E anche di dare ai giovani que-sta saggezza. Tornerete ora nelle rispettivesedi per continuare il vostro ministero, ar-ricchiti dall’esperienza di questi giorni, co-sì carichi di fede e di comunione ecclesia-le. Tale esperienza unica e incomparabile,ci ha permesso di cogliere in profonditàtutta la bellezza della realtà ecclesiale, cheè un riverbero del fulgore di Cristo risor-to: un giorno guarderemo quel volto bel-lissimo del Cristo risorto!

Alla potente intercessione di Maria, no-stra Madre, Madre della Chiesa, affido ilmio ministero e il vostro ministero. Sottoil suo sguardo materno, ciascuno di noipossa camminare lieto e docile alla vocedel suo Figlio divino, rafforzando l’unità,perseverando concordemente nella pre-ghiera e testimoniando la genuina fedenella presenza continua del Signore. Conquesti sentimenti — sono veri! — con que-sti sentimenti, vi imparto di cuore la bene-dizione apostolica, che estendo ai vostricollaboratori e alle persone affidate allavostra cura pastorale.