pon c1 il turista virtuale: prodotto finale
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C-1-FSE-2011-1411TRANSCRIPT
Corso P.O.N.
“Il Turista Virtuale”(C-1-FSE-2011-1411)
Anno scolastico2012/2013
“Nell’ardente Terra dei
Giganti”
Viaggio Virtuale nei Campi Flegrei
tra Natura, Arte, Storia e Leggenda
I CAMPI FLEGREI
Con il termine Campi Flegrei s‟intende quella porzione
del territorio della provincia di Napoli il quale descrive
sulla costa campana un arco che, dalle propaggini della
collina di Posillipo, si tende lungo il golfo di Pozzuoli
fino a Capo Miseno, comprendendo anche la zona
interna relativa al territorio di Cuma. Sono parte
integrante di questo comprensorio anche le isole
vulcaniche di Ischia, Procida e Vivara.
I CAMPI FLEGREI
I CAMPI FLEGREIGià il nome Campi Flegrei evidenzia la particolare natura del suolo
di questo territorio. L‟aggettivo greco flegràios, “ardente”, si
riferisce infatti ai tipici fenomeni vulcanici ed idrotermali del
luogo, ancora oggi attivi, anche se in maniera minore rispetto al
passato.
I CAMPI FLEGREINell‟antichità, gli eventi vulcanici e sismici caratteristici dell‟area trovarono
una spiegazione legata al mito. Nella piana flegrea, infatti, secondo
Diodoro, combatterono le loro battaglie i Giganti, sconfitti dagli Dei
dell‟Olimpo che qui li seppellirono sotto monti ed isole. Ogni qualvolta essi
sussultavano per liberarsi, la terra era squassata da terremoti, infiammata da
eruzioni e avvolta da vapori ardenti.
POSILLIPOEtimologia
Il nome deriva dal greco Pausilypon che letteralmente
significa "tregua dal pericolo" o “pausa dal
dolore”, denominazione legata al panorama che si
godeva anche millenni fa da questa zona di Napoli. Ed
è nella magia del nome greco che si nasconde il
significato di questo luogo speciale. Il nome evocativo
ci sussurra che siamo in presenza di un luogo
magico, dove tutto può succedere: anche dimenticarci
degli affanni quotidiani, rimanendo estasiati davanti ad
un panorama fiabesco.
Panorama del Golfo di Napoli visto da
Posillipo
La leggenda dell’amore tra Posillipo e Nisida“Vi fu una volta un giovanetto leggiadro e gentile, nel cui volto si accoppiava il gaio sorriso
dell'anima innocente, al malinconico riflesso di un cuore sensibile: egli era, nel medesimo
tempo, festevole senza chiasso e serio senza durezza. Chi lo vedeva, lo amava; e la gente
accorreva a lui, come ad amico, per allietarsi nella sua compagnia. Ma il bel giovanetto fu
molto, molto infelice; gli entrò nell'anima un amore ardente, la cui fiamma, che saliva al
cielo, non valse ad accendere il cuore della donna che egli amava. Era costei una donna di
campagna, cui era stato dato in dono la bellezza del corpo, ma a cui era stata negata quella
dell'anima: ella era una di quelle donne incantatrici, fredde e malvagie che non possono né
godere, né soffrire. Paiono fatte di pietra, di una pietro levigata, dura e glaciale; vanno in
pezzi, ma non si ammolliscono; cadono fulminate senza agonizzare. Tale era Nisida, colei che
fu invano amata dal giovinetto; poiché nulla valse a vincerla. Allora lui che si chiamava
Posilipo, amando invano la bella donna che viveva di faccia a lui, per sfuggire a quella
vista, che era il suo tormento e la sua seduzione, decise precipitarsi nel mare e finire così la sua
misera vita. Decisero però diversamente i Fati e rimasto a mezz'acqua il bel giovanetto, vollero
lui mutato in poggio che si bagna nel mare; ed ella è uno scoglio che gli è dirimpetto:
Posilipo, poggio bellissimo dove accorrono le gioconde brigate, in lui dilettandosi, Nisida
destinata ad albergare gli omicidi ed i ladri, che gli uomini condannano alla prigionia : così
eterno il premio, così, eterno il castigo.”
Capo Posillipo visto da Nisida
La “Scuola di Posillipo” La pittura napoletana si trasformò completamente nell'Ottocento, abbandonando
ogni residuo tardo-barocco o caravaggesco e inserendosi in un più vasto
movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assume connotati
propri con la Scuola di Posillipo tra il 1820 e il 1850. Suo massimo esponente
fu Giacinto Gigante (Napoli 1806-1876).
Questo movimento affonda le sue radici nell'arte paesaggistica di Micco Spadaro e
del tardo Salvator Rosa, e si fonde con le innovazioni di artisti quali John
Constable e William Turner, la cui fama viene portata nella capitale del Regno
di Napoli dai romantici impegnati nel Grand Tour, il viaggio obbligatorio di
ogni artista del tempo nelle grandi città d'arte italiane.
A questo va aggiunto anche il fenomeno dilagante di un'arte minore quale la
pittura di paesaggi su fogli e piccole tele da vendere ai turisti giunti a
Napoli, immortalando i paesaggi del Vesuvio, di Pompei, delle isole o di altri
scorci della città.
“Marina di Posillipo”
G. Gigante, 1844
BAGNOLI IERI E OGGI…
BAGNOLI IERIStoria delle attività industriali a Bagnoli
1853: Sulla spiaggia di Bagnoli sorge la società Vetreria Lefevre.
1905: Inizia la costruzione dell‟impianto Ilva di Bagnoli, su una
superficie di 12ha, con due (poi tre) altiforni da 250t e quattro
(poi cinque) forni Martin da 50t.
1908: La vetreria, già rilevata alla fine dell‟800 dalla società Colli e
Concimi, passa alla Montecatini che installa una linea di
produzione di solfato di rame, acido fosforico e fertilizzanti
fosfatici.
1910: Si inaugura l‟Ilva che occupa 2000 operai. Lo stabilimento è
strutturato con la logica del ciclo integrale: riceve le materie prime
via mare e provvede alla spedizione del prodotto finito sempre via
mare.
BAGNOLI IERIStoria delle attività industriali a Bagnoli
• 1917-1919: Gli eventi bellici incrementano fortemente la produzione degli
stabilimenti napoletani.
• 1920: La crisi post-bellica determina la chiusura di numerosi stabilimenti.
• 1927: Sorge presso l‟Ilva la prima fabbrica italiana di cementi per l‟utilizzo delle
loppe di altoforno, la Società cementiere litoranee.
• 1936-1938: Sorge la società genovese Eternit per la produzione di manufatti in
cemento-amianto.
BAGNOLI IERIStoria delle attività industriali a Bagnoli
• 1939: Si attua una completa trasformazione e il completamento dello stabilimento Ilva.
• 1943: Le truppe tedesche in ritirata distruggono ciò che era sopravvissuto ai
bombardamenti anglo-americani. L‟Ilva è ferma, l‟Eternit viene demolita.
• 1946: All‟Ilva riprendono a funzionare i laminatoi e l‟acciaieria, ma la capacità produttiva
anteguerra sarà recuperata solo nel 1951.
• 1954: Nasce la Cementir adiacente allo stabilimento Ilva. Come materia prima per la
produzione del cemento viene utilizzata la loppa di altoforno
ITALSIDER• 1961: Nasce l‟Italsider dalla fusione dell‟Ilva con la Cornigliano.
• 1962: Il piano quadriennale di investimenti prevede l‟ampliamento dello
stabilimento di Bagnoli. Per l‟installazione di nuovi impianti e l‟ampliamento di
quelle esistenti occorre acquisire nuovi spazi mediante una colmata a mare.
• 1964-1966: Il marcato processo di deindustrializzazione costringe l‟Italsider a
ridimensionare la produzione.
ITALSIDER
• 1985: Chiude lo stabilimento dell‟Eternit impossibilitato a mantenere in vita
lavorazioni altamente nocive.
• 1989: A seguito del ridimensionamento dell‟apparato produttivo napoletano
l‟Italsider chiude l‟area a caldo.
• 1992: Chiusura definitiva dell’Italsider. La perdita di posti di lavoro è
particolarmente forte, stimata in circa 9000 unità, senza contare gli occupati
dell‟indotto.
BAGNOLI OGGIFortunatamente, però, quest’area è stata gradualmente rivalutata negli ultimi anni
dal punto di vista turistico e naturalistico. Dai pontili della vecchia
acciaieria, infatti, è possibile vedere uno dei panorami più belli del mondo….
BAGNOLI OGGI
Il pontile nord Il pontile nord è una struttura lunga circa 900 metri adibita a
passeggiata panoramica. Ubicato nel quartiere Bagnoli a
Napoli si trova nell'area che in passato ospitava lo stabilimento
siderurgico dell'Italsider, chiuso definitivamente nel 1993.
La struttura, che si protrae nel mare per almeno due terzi della
sua lunghezza, è stata realizzata dalla società Bagnoli Futura
nell'ambito del progetto di riqualificazione urbana dell'area
dismessa dell'ex-italsider e inaugurata il 22 dicembre 2000 del
pontile, essendo il più settentrionale dei pontili ferroviari dell'ex-
Italsider.
BAGNOLI OGGI
Il pontile nord
StoriaQuando lo stabilimento siderurgico
dell'Italsider era in funzione, il pontile era
utilizzato per l'attracco delle navi che scaricavano
materie prime come il ferro e il carbon-coke. Il
trasporto della merce veniva effettuato con treni
che viaggiavano sui binari predisposti, di cui è
possibile osservare ancora qualche resto. A metà
del percorso del pontile è rimasto lo scheletro
della cabina di scambio, che consentiva un
ulteriore collegamento con l'altoforno rosso
ancora presente sulla terraferma.
CaratteristicheIl pontile nord è stato inserito tra i siti del Maggio dei
Monumenti di Napoli. L'illuminazione della struttura è
stata realizzata con luce soffusa irradiata in direzione
superiore dal basso ad illuminare i pilastri, ed in direzione
inferiore con lampioni per illuminare il percorso.L'intero
progetto è stato redatto nel 2000 dall'architetto Luigi
Lopez, funzionario del Comune di Napoli e la sua
realizzazione è intervenuta 5 anni dopo (da febbraio a
novembre del 2005). La parte finale, la cosiddetta
"isola", è caratterizzata da un ponticello che la collega al
pontile vero e proprio e da una rosa dei venti
che, inoltre, indica alcune località che si incontrerebbero
ipotizzando un viaggio virtuale verso le direzioni della
bussola.
Lungo tutto il percorso è possibile ammirare il panorama offerto dal Golfo di Pozzuoli. In direzione sud è possibile ammirare l'isolotto di Nisida poco distante in linea d'aria. In direzione ovest è possibile ammirare Capo Miseno e alle sue spalle le isole di Procida e Ischia
Nisida (dal greco Nesis – “piccola isola”)
vista dal Pontile nord
“E’ un nome che suona dolce come un bel nome di donna: Nisida […] Ma quando, venendo da Napoli per la via nuova di Posillipo, di dietro all’alta collina tufacea crestata di elci e di querce spunta il primo lembo della verde isoletta, e poi la si ha tutta innanzi, piccola e snella, cosparsa di rare case bianche, recante come ghirlanda sul capo il rotondo suo castello, nell’abbagliante azzurro del cielo e del mare, una sorte di tenerezza riempie l’anima, come alla vista della leggiadria infantile; e torna alla memoria la comparazione di un poeta tedesco: Simile, o Nisida, al bimbo delle tonde guance vermiglie, che non osa ancora dilungarsi dalla madre, tu emergi tutta grazie dal grembo delle onde scherzose, e ti stringi con puerile timidezza alla tua madre, la terra”.
(Benedetto Croce, “Storie e leggende napoletane”)
Capo Miseno all’orizzonte…
Il Golfo di Pozzuoli e il Rione Terra
• POZZUOLI: Pozzuoli è la principale
cittadina dei Campi Flegrei: adagiata
sull'omonimo golfo, conta oggi circa 85 mila
abitanti, ed è località di grande interesse
turistico e culturale
• SOLFATARA: Come si è già detto, la
principale caratteristica dell‟area dei Campi
Flegrei è la forte connotazione vulcanica del
territorio: presenza di numerose strutture
crateriche, sorgenti termali, terre fertilissime.
La Solfatara di Pozzuoli è uno dei 40 crateri
che costituiscono i Campi Flegrei.
POZZUOLI
• Pozzuoli era in origine uno scalo commerciale greco-cumano, la città vera e
propria fu fondata nel 528 a.C. da un gruppo di esuli provenienti dall‟Isola
greca di Samo, con il nome di Diceàrchia (“giusto governo”)
• Nel 421 a.C. passò in mano ai sanniti. Dopo la conquista romana della
Campania (228 a.C.), cominciò ad acquistare importanza e il suo porto
divenne fondamentale per gli scambi commerciali dell'epoca
• Nel 194 a.C.Pozzuoli divenne una colonia romana e da quel momento la
sua importanza crebbe sempre più, perché i Romani ne fecero il loro porto
principale. La collegarono con un'ottima rete stradale all'Urbe e alle città più
importanti della Campania, mentre tutte le più fiorenti città marittime
dell'Oriente vi impiantarono stazioni commerciali. Furono costruiti mirabili
monumenti come l'Anfiteatro Flavio, il “Tempio di Serapide”, lo Stadio di
Antonino Pio, l'Anfiteatro Minore e il “Tempio di Augusto”.
LA STORIA DI POZZUOLI
Pozzuoli Archeologica
Anfiteatro minore
Stadio di Antonino
Pio
Anfiteatro Flavio
“Tempio di
Augusto”
Tempio di Serapide
LO STADIO DI ANTONINO PIOLo Stadio di Antonino Pio, ubicato immediatamente ad occidente della città romana di
Puteoli, sorge su una terrazza naturale, con il fronte settentrionale prospiciente
l‟antica Via Domitiana (oggi via Luciano) e quello meridionale scenograficamente
affacciato sul Golfo di Pozzuoli.
TEMPIO DI SERAPIDE/MACELLUMInterpretato originariamente come un tempio dedicato al dio egizio Serapide, in seguito al
rinvenimento di una scultura che lo raffigura, il complesso è in realtà un mercato pubblico
“macellum,”, costruito probabilmente tra la fine del I sec. e l‟inizio del II sec. d.C.
ANFITEATRO FLAVIO L'anfiteatro sorge oggi a poche centinaia di metri dall'attuale linea di costa, nel
centro di Pozzuoli, e dista pochi passi dalla fermata Pozzuoli della linea 2
della metropolitana di Napoli
L‟edificio, nel quale è stato riconosciuto il Capitolium della colonia romana del 194 a.C., è attualmente
inglobato nella chiesa cattedrale di S. Procolo sul Rione Terra. Un ampliamento della cattedrale nel
XVII sec. sconvolse la struttura, distruggendo la facciata del tempio, sfondando la parete posteriore ed
intervenendo anche sulle pareti laterali. Nel 1964 la cattedrale-tempio subì un incendio che permise di
rimettere in luce parte del tempio antico.
“TEMPIO DI AUGUSTO”
ANFITEATRO MINOREDalla Solfatara, percorrendo via Vigna, che ricalca il tracciato di una strada romana, si giunge
all'area occupata dal più antico anfiteatro di Puteoli. Esso fu riportato in luce, ma anche
sventrato nel senso dell'asse minore, nel 1915, durante i lavori per la linea ferroviaria
“direttissima” Roma-Napoli. Le superstiti strutture dell'impianto sono sparse tra poderi e
parchi residenziali privati e solo la fotografia aerea ne consente una lettura d'insieme.
Svetonio e Dione Cassio menzionano esplicitamente l'anfiteatro minore: il primo ricorda i
"celeberrimi ludi" che si tenevano a Puteoli in età augustea, il secondo descrive i grandi
giochi con i quali, nel 66 d.C., Nerone volle onorare Tiridate, il nuovo re dell'Armenia
designato da Roma.
COME VEDIAMO NOI POZZUOLI
Pozzuoli nell‟arte del „700 :
“Ponte di Caligola e veduta Pozzuoli”
dipinto di Alessandro D‟Anna (1743 - 1810)
Pozzuoli nell‟arte del „700 :Veduta del Golfo di Pozzuoli visto da sopra Bagnoli, con l‟isola di Nisida a
sinistra, Baia, Bàcoli a destra sul mare, il Capo Miseno e alle spalle il Monte
di Procida. Olio su tela di grandi dimensioni di PIETRO FABBRIS (attivo
a Napoli dal 1754 al 1804)
San Gennaro e PozzuoliGennaro era il vescovo di Benevento e un giorno andò in visita ai fedeli di Pozzuoli, ma il diacono di
Miseno, Sossio, amico di Gennaro, venne arrestato dietro ordine di Dragonzio, governatore della
Campania. A quel punto Gennaro, insieme ad altri fedeli, andò in visita all'amico prigioniero, ma
vennero arrestati anch'essi e rinchiusi in una prigione in attesa di essere sbranati dai leoni
nell'anfiteatro di Pozzuoli.
La storia racconta che il supplizio vene rinviato per l'assenza del governatore, mentre la leggenda narra
che i leoni si inchinarono di fronte ai prigionieri condannato, dopo una benedizione fatta da Gennaro.
A quel punto Dragonzio ordinò che venissero portati nei pressi dell'attuale Solfatara di Pozzuoli e
decapitati.
Bradisismo• Il bradisismo è un fenomeno legato al vulcanismo secondario non molto
diffuso nel Mar Mediterraneo, ma comunque presente nell'area dei Campi
Flegrei e, soprattutto, nel golfo di Pozzuoli.
• Esso consiste in un periodico abbassamento (bradisismo negativo) o
innalzamento (bradisismo positivo) del livello del suolo, relativamente lento
sulla scala dei tempi umani (normalmente è nell'ordine di 1 cm per anno) ma
comunque molto veloce rispetto ai tempi geologici.
Allagamenti presso il “Macellum” dovuti al
bradisismo
Rione TerraC‟è un quartiere dove i capitoli della lunga storia di Pozzuoli si sono sovrapposti come pagine di un libro, il Rione Terra. Di tutto il territorio puteolano, la rocca del Rione Terra è l‟unico luogo che è stato protagonista di tutte le evoluzioni storiche, dai primi anni della colonizzazione greca e romana fino all‟epoca moderna. Secondo lo storico greco Strabone, la rocca era da considerarsi lo sbarco di Cuma e fu qui che, nel 529 a.C., sbarcarono gli esuli dell‟isola di Samo che fondarono Dicearchia.
Rione TerraPrimo nucleo abitativo di Pozzuoli, abitato fin dal II secolo a.C., si trova su una piccola altura che permetteva di controllare bene gli arrivi di nemici sia dal mare che da terra. Il quartiere fu sgomberato nel 1970 per i danni subiti a seguito di una crisi bradisismica, sebbene lo sgombero fosse richiesto anche per le pessime condizioni igieniche che vi albergavano. Ulteriormente danneggiato dal terremoto del 1980 e da una nuova recrudescenza del bradisismo di poco successiva, è attualmente in fase di completo e complesso restauro.
Rione TerraOggi al di sotto del Rione Terra c'è un intero percorso archeologico quasi perfettamente conservato, che rende l'idea di cosa fosse il Rione Terra 2000 e più anni fa. Senza esagerazioni si può dire che questa rocca sia uno museo a cielo aperto di tutta la storia puteolana, dal 500 a.C. fino ai giorni. Purtroppo, però, i lavori di restauro sono ancora incompleti e l‟area non è completamente accessibile.
Porto Di PozzuoliDal porto di Pozzuoli partono traghetti ed aliscafi per Procida ed Ischia, con una alta
frequenza giornaliera e con tempi di navigazione generalmente molto brevi, variabili in base
all‟itinerario scelto ed al tipo di imbarcazione selezionata. I traghetti da Pozzuoli per Ischia, ad
esempio, impiegano circa 50 minuti, mentre con gli Aliscafi si percorre la stessa tratta in
appena 25 minuti
Il monte Nuovo è un vulcano che fa parte dei Campi Flegrei. Si trova
nel comune di Pozzuoli presso il Lago Lucrino. Si formò tra il 29
settembre e il 6 ottobre 1538 a seguito di un'eruzione che distrusse il
villaggio medievale di Tripergole e mise in fuga la popolazione locale. La
formazione del Monte Nuovo rappresenta l'unica eruzione vulcanica
dei Campi Flegrei verificatesi in epoca storica.
Il monte è caratterizzato da una folta vegetazione. Sul vulcano
crescono piante tipiche della macchia mediterranea. Le piante
maggiormente presenti sono il pino, la ginestra, l'erica.
Il vulcano, ormai inattivo, è diventato un'oasi naturalistica nella quale
vengono organizzate anche visite guidate per scuole e gruppi di turisti
COS’É IL MONTE
NUOVO??
Panoramiche del
Monte Nuovo
Il Monte Nuovo
visto dal Lago
D’Averno
La dinamica dell‟eruzione del Monte Nuovo e
la successione degli eventi è abbastanza ben
conosciuta grazie ad una serie di
testimonianze di alcuni personaggi e cronisti
dell‟epoca che, per la loro curiosità ed
interesse scientifico, furono testimoni in
prima persona del fenomeno, recandosi essi
stessi sui luoghi dai quali invece gli altri
fuggivano, similmente a quanto era avvenuto
quindici secoli prima con Plinio il Vecchio
durante l‟eruzione del Vesuvio nell‟anno 79
d.C. Benché la cronologia indicata dai diversi
autori non sia sempre di immediata
comprensione e la cadenza delle ore e della
giornata non corrispondevano allora a quelle
attuali, tuttavia dal confronto delle varie
testimonianze tanto la dinamica che la
sequenza delle diverse fasi eruttive risulta
coerente.
L’Eruzione
• Il Monte Nuovo, visto anche da lontano, si caratterizza principalmente per
la pineta che - piantata nel 1930 - lo ricopre in buona parte verso meridione.
La roverella è presente soprattutto sulle pendici occidentali, mentre
all'interno della caldera nella sua parte più ombrosa ed umida (a sud) vi è una
rigogliosa lecceta.
Per altri versi,il Monte Nuovo è un luogo privilegiato dove poter riconoscere
le tipiche piante che caratterizzano la macchia mediterranea.
• Tra le numerose piante, sono state riconosciute:
• piante arboree: il Corbezzolo, il Leccio, il Pino
napoletano, l'Orniello, la Roverella;
• arbusti: l'Alaterno, la Colutea arborescens, l'Erica
arborea, la Fillirea, la Ginestra dei carbonai, la Ginestra odorosa, la Ginestra
spinosa, il Lentisco (Pistacchio selvatico), il Mirto;
• piante erbacee e a basso fusto: il Barboncino
mediterraneo, la Canna, il Cisto, la Felce
aquilina, il Senecio, l'orchidea Serapias cordigera, il Tagliamani. Si sono
incontrati singoli esemplari di Asparago selvatico e di Finocchio selvatico.
Arbusto
Pianta erbacea
Leccio
Altre piante riscontrate:• Piante utilitaristiche - Sul Monte Nuovo si trovano inoltre alcuni
alberi impiantati a fini utilitaristici: il Carrubo (verso
l'ingresso), il Fico e il Melograno (presso il
palmento), il Castagno (lungo le pendici settentrionali).
• Inquinamento botanico - Infine vi sono alcune piante non
endemiche, piantate improvvidamente in tempi recenti senza
rispettare la flora locale. Si tratta soprattutto di piante
di Eucalipto, sull'orlo settentrionale del cratere.
“Panorama dal Monte Nuovo”di Anton Sminck van Pitloo
Arnem 1790 – Napoli 1837
MERAVIGLIE DEI CAMPI FLEGREILago di Lucrino
La posizione geografica Il Lago di Lucrino è un bacino naturale della Campania, situato sulla costa dei Campi Flegrei, a poca distanza dal Lago d'Averno.Seppure notevolmente ridotte rispetto all'epoca antica, tuttavia non mancano in zona sorgenti di acque termali. Ancora utilizzate e frequentatissime per relax e terapie sono le "Stufe di Nerone", situate ai piedi del Monte delle Ginestre.
Il lago Lucrino-Il significato
Il nome Lucrino deriva dallatino lucrum (lucro, guadagno, profitto) per gliallevamenti di pesci e soprattutto di ostriche cheintorno all'anno 90 a.C. vi aveva installato il senatoreromano Sergio Orata, divenendo in breve tempo unodegli uomini più ricchi dell'epoca.
Le terme e stufe di Nerone• Situato nella splendida cornice dei Campi Flegrei, il parco termale delle Terme Stufe di
Nerone dispone di un'ampio spazio esterno usufruibile tutto l'anno grazie al particolare
micro clima temperato che caratterizza l'area geografica.
• All'interno del parco termale sono presenti circa 20/25 sorgenti termali calde e fredde che
formano due caratteristici laghetti molto differenti l'uno dall'altro per aspetto e composizione
delle acque.
• Gli spazi verdi sono molto ampi e caratterizzati da una variegata vegetazione tipica dell'area
flegrea.
MITI E LEGGENDE
• Il Lago Lucrino fu chiamato in antico
anche "Acherusio" perché si credette di identificarvi
la Acherusia palus (nome attribuito più spesso al Lago
Fusaro), così come si presunse che il lago potesse
essere identificato con i fiumi infernali Cocito o
Piriflegetonte. Virgilio narra infatti di presunti
fenomeni di ebollizioni, forse fuoriuscite, se
non magmatiche, probabilmente sulfuree.
Il lago Lucrino-oggi…• Oggi Lucrino è il nome di
una frazione del comune di Pozzuoli, che comprende gli
insediamenti abitativi intorno all'omonimo lago. Il
paesino si caratterizza per piccoli condominii o eleganti
villette con giardino, ora disseminati, ora addensati ai
piedi del Monte Nuovo.
Lucrino-Il porto militareNel 37 a.C., nel corso della guerra navale che vide
contrapporsi Ottaviano Augusto a Sesto Pompeo, Marco Vipsanio Agrippa a sostegno di Ottaviano, installò nel Lago
d'Averno e nella parte destra del lago Lucrino (all’epoca molto più ampio) un porto militare: PORTUS JULIUS.
Lucrino-Il porto militareAttualmente i resti dell’antico porto sono sommersi. Nei secoli,
infatti, il paesaggio è cambiato moltissimo. Per effetto dell’arretramento della linea di costa e della formazione del Monte Nuovo, il Lago Lucrino è oggi molto più piccolo di un
tempo
IERI OGGI
La via HerculeaIl sottile istmo (una sottile lingua di Terra) che separa il Lago di Lucrino
dal mare, secondo il mito, venne attribuito ad Eracle che l'avrebbe
creato quando dal remoto occidente condusse in Grecia i buoi che
aveva rubato al mostruoso Gerione. Sull'istmo fu successivamente
costruita una strada che, in ricordo dell'eroe, fu chiamata Via
Herculea o Via Heraclea.
• Foto satellitare dei Campi Flegrei con
indicazione della posizione del Lago d‟Averno
Lago d’Averno
Lago d’Averno
• Il Lago è completamente aperto alle visite: si raggiunge
dall'autostrada A1 Napoli- Roma, proseguendo per la Tangenziale
di Napoli verso Pozzuoli. Uscita n. 14 Pozzuoli - Arco Felice.
Seguire indicazioni per Napoli-Pozzuoli, Baia e Bacoli. L'area è
dotata di servizi per i diversamente abili: percorsi per sedie a
rotelle e segnalazioni per ipovedenti.
Come raggiungere il lago d‟Averno
Magia del Lago d‟AvernoLa prossimità con il lago d‟Averno rendeva magica tutta la zona, non era
difficile scorgere dei soffioni, flutti vaporosi ed ebollizioni d‟acqua in
tutta la zona, secondo Plinio nella zona tra i due laghi in epoca remota
sorgeva una città Cimmera, la quale pare fosse una città sotterranea fatta
di cunicoli e antri, e i suoi abitanti erano soliti essere consultati da
stranieri per avere responsi dall‟oracolo dei morti, situato sotto terra.
• Definiti tradizionalmente come “Tempio di Mercurio”, i resti della
struttura (di cui oggi rimangono solo tratti di muri ed alcuni
ambienti) sono stati attribuiti al cantiere navale fatto costruire da
Agrippa sulle sponde del lago. L‟ipotesi non è unanimamente
accettata ed alcuni studiosi preferiscono riconoscere in queste
strutture degli ambienti termali pertinenti ad una proprietà privata.
Cantiere navale di Agrippa
Cantiere navale di Agrippa o“Tempio di Mercurio”
Cantiere navale di Agrippa o“Tempio di Mercurio”
Cantiere navale di Agrippa o“Tempio di Mercurio”
Racconti di Viaggio: itinerario affrontato nel 1960 dal papà di James Bond Ian Fleming
• “L’atmosfera di questo luogo oscuro e antico è potente, ma non ostile. Si ha la
sensazione che qui siano accadute cose davvero misteriose, ma volte al bene
piuttosto che al male (…) A duecento metri dalla collinetta su cui sorgono le
rovine dei templi di Apollo e di Giove e sotto la quale si apre la grotta, una
grande galleria nella montagna conduce al vicino Lago d’Averno. (…) È una
zona stupefacente e per la prima volta nella vita mi rammaricai di non aver
dedicato più attenzione allo studio dell’Eneide”.
• Queste le parole del giornalista/scrittore Ian Fleming „imprigionate‟ in un
leggendario reportage intitolato “Thrilling Cities”, condotto tra il 1959 e il
1960 e pubblicato sulle pagine del quotidiano Sunday Times
e, successivamente, in un libro tradotto in molti Paesi del mondo.
Il Lago d‟Averno nella pittura
• Nel 1814 il pittore romantico Turner impresse in una tela un
paesaggio italiano della Campania, mettendo a frutto tutti gli
insegnamenti dei pittori veneti. Il dipinto rappresentava uno scorcio
visionario, poetico e sognante del lago d’Averno lago vulcanico, che si
credeva non avesse fondo, dove possiamo immaginarci il pittore alle
prese con una luce accecante più di quanto avesse immaginato dalla
lontana Inghilterra e intento a restituirci tutto il fascino delle terre
del sud dove la mitologia va a braccetto con la realtà.
CAPO MISENO
Capo Miseno visto dalla spiaggia di Miliscola
• Capo Miseno è la punta estrema della penisola flegrea, nelle
immediate vicinanze del porto di Miseno, nel comune di Bacoli.
• È un'altura che offre una splendida vista sul golfo di Napoli e
sulle isole di Ischia e Procida. Segna il confine tra il golfo di
Pozzuoli e il canale di Procida. È sede di un faro molto
importante per la navigazione costiera notturna
• Capo Miseno è un'altura di m 164 .Da lontano si riconosce per la
sua caratteristica forma troncoconica; in pianta esso ha una
conformazione piriforme, con la punta rivolta verso sud. Presenta
una insenatura verso ovest chiamata “Cala Moresca”.
COS‟E‟? DOVE SI TROVA?• Capo Miseno è il resto di un antico edificio vulcanico facente parte
dei Campi Flegrei. Esso è situato su di un unico asse insieme ad altri
due vulcani situati verso nord costituiti l'uno dal porto di Miseno
mentre l'altro vulcano forma tutto il rilievo che caratterizza il centro
antico di Bacoli, da Punta del Poggio e Piscina Mirabile fino a
Centocamerelle.
COS‟E‟? DOVE SI TROVA?• L'antica caldera del vulcano di Capo Miseno è situata verso sud nella
zona del faro. Essa è particolarmente ben visibile dal mare. Una veduta
privilegiata la si ha prendendo il traghetto che da Pozzuoli porta alle
isole di Procida e Ischia, che costeggia il Capo Miseno: la caldera è così
riconoscibile quale conca semicircolare, simile ad un anfiteatro
naturale. Nelle parti più profonde di essa vi sono state costruite delle
villette private attorniate da giardini.
COS‟E‟? DOVE SI TROVA?• Dal punto di vista geologico Capo Miseno è formato da roccia
tufacea gialla che su tre lati cade a picco sul mare; superiormente essa
è ricoperta dalla cenere tipica dei Campi. Solo verso settentrione, dove
Capo Miseno è attaccato alla terraferma, vi è un pendio in parte
boscoso, in parte coltivato a vigneti, che digrada dalla cima del monte
fino all'omonimo paese di Miseno, situato ai suoi piedi.
“Turisti Virtuali” sulla spiaggia di Miliscola…
Procida vista all’orizzonte dalla spiaggia di
Miliscola
Meraviglie dei Campi Flegrei Il Lago Fusaro
Nell‟area dei campi Flegrei, a sud di Cuma, si estende il Lago Fusaro. La formazione vulcanica è la causa della presenza di fumarole e di esalazioni sulfuree, oltre che di falde di acqua termale: queste caratteristiche lo avevano fatto identificare in antichità con la mitica Acherusia palus, ovvero la palude formata dal blocco Acheronte. In età molto antica l‟aspetto del paesaggio era diverso, quello che oggi è un lago si presentava, infatti, come un ampio golfo sul mare, poiché completamente aperto sul lato ovest.
La posizione geografica
Origine• Il lago è sito nella zona omonima del Fusaro,in territorio di Bacoli deve il suo
nome in epoca angioina quando fu utilizzato per la macerazione della canapa. La sua origine, come il lago lucrino, è lagunare, Precedentemente veniva denominato "Palus Acherusia", lago pescoso circondato da territori adatti all'attività venatoria. E' separato dal mare da una fascia di terra piuttosto stretta, il lago ha comunque origini vulcaniche.
• I Romani lungo le sponde del lago costruirono numerose ville e stabilimenti termali,all'epoca era parte del territorio di Cuma ed infatti non era molto distante dall'acropoli più di recente è stato proprietà del borboni, al suo interno è presente la Villa Vanvitelliana ove tra l'altro fu girato il “Pinocchio‟‟ con la fata turchina impersonata dalla Lollobrigida.
La Casina Reale o VanvitellianaNel Medioevo la zona continuò ad essere sfruttata per la presenza delle acque termali, mentre il lago veniva utilizzato per la macerazione della canapa: proprio da tale attività sembra che debba derivare il nome di Fusaro, evoluzione del termine infusarium. Quando la zona divenne proprietà dei Borbone fu resa riserva di caccia e di pesca. Nel 1782 Federico IV di Borbone fece costruire su di un isoletta naturale la Casina reale, detta anche Vanvitelliana dal nome dell‟architetto che la realizzò; il piccolo padiglione, per il suo aspetto suggestivo ed elegante, è diventato oggi il simbolo del Fusaro.
Il Fusaro in epoca romanaIn epoca romana vennero costruite intorno al lago numerose abitazioni che sfruttavano le sorgenti termali. Nella località chiamata Grotte dell’Acqua si trovano, infatti, due ambienti rettangolari, i resti di una villa costruita in età imperiale con annesse strutture termali. L‟unica residenza di cui si possiede qualche informazione è quella individuata, già nel XVIII secolo, sul promontorio detto di Torregaveta, a sud-ovest della riva del lago. Qui si ritiene di poter riconoscere ciò che resta della residenza del senatore Publio Servilio VatiaIsaurico, uomo politico vissuto all‟epoca di Augusto e Tiberio, il quale decise, ad un certo punto della sua vita, di ritirarsi definitivamente in questo luogo per allontanarsi da Roma.
Nel „700…
Come lo vedevano gli artisti
“IL FUSARO TRA IL CIELO & IL MARE”
di Giacinto Gigante (1857)
Il Fusaro oggi…
Il Fusaro oggi…
Il nostro viaggio “virtuale” termina qui…Vi ringraziamo per la compagnia e speriamo di averlo reso piacevole ed interessante.Ora non vi resta che seguire il nostro esempio, mettervi in cammino e venire di persona ad ammirare le ricchezze del nostro territorio...
VI ASPETTIAMO!!!
Questa presentazione multimediale è stata realizzata dagli allievi del corso P.O.N.
“Il Turista Virtuale” (C-1-FSE-2011-1411) dell‟I.C. “Giovanni Falcone” Napoli:
Baiano Federica, Brasiello Andrea, Calabrese Luigi,
Calenda Fabio, D’Ambrosio Maria Giulia, Dell’Aversano Pietro,
Di Fusco Maria Cristina, Esposito Emanuela, Flaminio Luisa, Luongo
Giorgia,
Martellotta Danila, Martinelli Alessandro, Papa Alessia, Patierno Ugo,
Pepe Gennaro, Sinno Maddalena, Sorrentino Raffaele, Vollero Roberta
Con la supervisione del Tutor: Prof. Francesca Di Fenza
e dell‟Esperto esterno: Dott. Giulio Maresca