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La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali Giorgio Battaglia Stefano Piovesan 2 di un Servizio di Endoscopia Digestiva PROGETTAZIONE PROGETTAZIONE & diritti doveri 2 RISTAMPA Il libro bianco dell’endoscopista F. Cosentino, G. Battaglia, E. Ricci

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La piastra di endoscopia:requisiti tecnologici

e funzionali

Giorgio BattagliaStefano Piovesan

2di un Servizio di Endoscopia Digestiva

PROGETTAZIONEPROGETTAZIONE&

diritti

doveri

2

RISTAMPA

Il libro bianco dell’endoscopistaF. Cosentino, G. Battaglia, E. Ricci

PROGETTAZIONE

ORGANIZZAZIONE

GESTIONE

GOVERNO CLINICO

in Endoscopia Digestiva

&diritti

doveri

Felice CosentinoGiorgio BattagliaEnrico Ricci

il libro bianco dell’endoscopista

in un Servizio di Endoscopia Digestiva

&diritti

doveri

P R O G E T TA Z I O N E 2P R O G E T TA Z I O N E

La piastra di endoscopia:

requisiti tecnologici

e funzionali

Giorgio BattagliaStefano Piovesan

RISTAMPA

© 2005 AREA QUALITÀ® S.r.l.Via Comelico, 3 - 20135 MILANOE-mail: [email protected]

Tutti i diritti riservati

in questo fascicolodi PROGETTAZIONE 2PROGETTAZIONE

Introduzione ...................................................................................................................................................................................................................... 5Progettazione delle zone ............................................................................................................................................................................ 6Pianta.............................................................................................................................................................................................................................................. 7Caratteristiche strutturali e prevenzione incendi: generalità .................................................... 7

Criteri e provvedimenti finalizzati alla “protezione” ...................................................................................................... 7Caratteristiche strutturali generali ........................................................................................................................................................ 10Caratteristiche strutturali specifiche: composizione piastra endoscopica ........................................ 12

Autorizzazioni .................................................................................................................................................................................................................. 15Caratteristiche degli impianti ............................................................................................................................................................ 15

Impianto elettrico ...................................................................................................................................................................................................... 16Impianto di erogazione di gas medicali e aria compressa .................................................................................... 24Impianto idrico-sanitario .................................................................................................................................................................................. 24Impianto di ventilazione e condizionamento .......................................................................................................................... 24Impianto rete telematica e sistema di controllo accessi.......................................................................................... 25

Caratteristiche dei dispositivi e delle apparecchiature elettromedicali ................ 26La responsabilità dei produttori di macchinari, dei fornitori, degli installatori............................................................................................................................................................................................................ 27Dotazioni strumentali dei locali .................................................................................................................................................... 27Verifiche dei requisiti igienico-ambientali .................................................................................................................. 28Condizioni microclimatiche .................................................................................................................................................................. 28Prevenzione e protezione da agenti infettivi ............................................................................................................ 28Rischio chimico............................................................................................................................................................................................................ 28Rischio biologico ...................................................................................................................................................................................................... 28La struttura normo-legislativa ............................................................................................................................................................ 29

Normativa antincendio........................................................................................................................................................................................ 30Normativa UNI.............................................................................................................................................................................................................. 30Normative CEI .............................................................................................................................................................................................................. 31Normative riguardanti impianti telefonici dati e telecomunicazioni .......................................................... 31Normative statiche principali...................................................................................................................................................................... 31Normative CEI per apparecchiature elettromedicali .................................................................................................... 31

&diritti

doveri

Questo fascicolo è stato ristampatodalla tipografia Vigrafica di Monzanel mese di agosto 2005

Impaginazione: Area Qualità

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

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INTRODUZIONENello scrivere questo capitolo il nostro primoscopo è stato quello di proporre un modello distruttura sicura. La sicurezza, in effetti, svolge nelle strutture sa-nitarie un ruolo di primo piano perchè è fina-lizzata a garantire le condizioni ottimali sotto ilprofilo della salvaguardia e della protezionedelle persone (degenti, operatori, esterni) che inesse agiscono, nonchè a minimizzare i danniche un eventuale incidente potrebbe arrecarealle strutture stesse in termini di distruzione delpatrimonio o ai fini dell’interruzione delle atti-vità sanitarie.I problemi della sicurezza assumono, nel setto-re sanitario, un carattere molto complesso especifico sia per le caratteristiche e le articola-zioni delle attività svolte, sia per le complessedisposizioni di legge che gravano sulle struttu-re sanitarie e che introducono una serie di ob-blighi - sanzionati anche penalmente - che ri-guardano aspetti vari: la prevenzione incendi,la sicurezza elettrica, la prevenzione infortuni,l’igiene del lavoro, la sicurezza dei dispositivimedici, la prevenzione dei rischi biologici ecc.

Ma anche se l’ospedale dovrebbe essere il luo-go della sicurezza totale, nel quale l’errore o losbaglio umano non dovrebbe sussistere, inrealtà alcuni studi ed alcune ricerche effettuatespecie negli Usa (pubblicati dalla NationalAcademy of Scientists) hanno evidenziato unarealtà allarmante: ogni anno muoiono in ospe-dale a causa di un errore da 40 mila a 90 milapersone, e non sempre sono errori legati a im-perizia, imprudenza, negligenza; molte voltesono legati ad una cattiva organizzazione o di-stribuzione del lavoro.

La buona organizzazione di un reparto o di unservizio dipende prima di tutto da una ottima-le distribuzione degli spazi. Purtroppo la costruzione di una piastra endo-scopica non viene quasi mai fatta su di un pro-

getto nuovo: generalmente si tratta di una ri-strutturazione o di una riconversione di localiadibiti ad altre funzioni per cui bisogna adat-tarsi a spazi preesistenti e non sempre facil-mente modificabili.

Non per questo però dobbiamo “adattarci” asituazioni potenzialmente a rischio per il pa-ziente o per gli operatori: è importante ricorda-re infatti che il sanitario ha delle precise re-sponsabilità non solo per quanto riguarda l’e-sercizio della sua professione medica, ma an-che per le condizioni in cui la presta.

Pertanto anche in caso di riconversione di loca-li, bisogna comunque osservare la normativavigente, e poiché il Legislatore italiano non haprevisto disposizioni specifiche per una piastradi endoscopia neppure nella recente legge diprevenzione incendi, è necessario fare riferi-mento “per similitudine” a quella che si riferisceagli ambulatori specialistici e alle sale operato-rie, anche se non si opera con ferite aperte.

La definizione di locali ad uso medico indicatutti quei locali destinati a scopi diagnostici, te-rapeutici, chirurgici, di sorveglianza o di riabi-litazione dei pazienti. Nei suddetti locali è necessario garantire sem-pre la sicurezza dei pazienti e degli operatori.Pertanto se da una parte devono permettere uncorretto ed adeguato svolgimento delle attività,dall’altra devono essere comunque tali da sod-disfare tutte le prescrizioni di legge in materia diigiene e sanità, di edilizia, di prevenzione antin-cendio, di infortunistica e di igiene del lavoro.

Nel corso della trattazione più di una volta citroveremo di fronte a delle prescrizioni che cipotranno sembrare eccessive, ma dobbiamosempre ricordare che non sono state pensatedal legislatore per un capriccio o per impedir-ci di costruire degli ambulatori medici, ma sul-la base di precise competenze e conoscenzetecniche, con l’intento di salvaguardare non

P R O G E T TA Z I O N E 2P R O G E T TA Z I O N E &diritti

doveri

Giorgio Battaglia1, Stefano Piovesan2

1 Responsabile Unità Funzionale di Endoscopia Operativa - Clinica Chirurgica IV - Università di PadovaE-mail: [email protected]

2 Responsabile “Servizio prevenzione e protezione infortuni” - Università di Padova

solo i pazienti e gli operatori sanitari ma an-che, nel caso sfortunato si verifichi un inciden-te, di ridurre al minimo le conseguenze (per es.con porte tagliafuoco) e di proteggere l’incolu-mità dei soccorritori (rischio di esplosioni perla presenza di bombole di gas in caso di in-cendio o di dispersione nell’ambiente di so-stanze chimiche o biologiche).

Infine in molti casi in cui si fa riferimento anorme e prescrizioni di legge si troverà la paro-la “sala operatoria”, “piastra operatoria”; è statolasciato volutamente questo termine per indi-care che non esiste prescrizione corrisponden-te per la sala endoscopica e che abbiamo rite-nuto di traslare quelle prescrizioni al campodell’endoscopia digestiva.

Per i vincoli di spazio imposti dal piano dell’o-pera alcuni punti sono stati appena accennati,altri sono stati esposti con un linguaggio conci-so e forse troppo tecnico; ce ne scusiamo fin

d’ora: ove possibile abbiamo rimandato sui sitiInternet corrispondenti una trattazione piùcompleta ed esauriente e siamo comunque adisposizione ad ulteriori spiegazioni contattan-doci via e-mail.

PROGETTAZIONE DELLE ZONE

Nella stesura di questo capitolo si è cercato didare delle indicazioni per la progettazione diuna piastra endoscopica inserita in un contestoaziendale con vocazione all’endoscopia dia-gnostica ed operativa, all’urgenza ed all’inse-gnamento.Per consentire agli operatori una maggior faci-lità di lavoro ed ai pazienti una migliore possi-bilità di accesso, sono stati individuati dei per-corsi e delle zone in cui suddividere il progetto.

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2PROGETTAZIONE

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PROGETTAZIONE

PERCORSI E ZONE FONDAMENTALI

Zone fondamentali

a. Accettazione- locale attesa pazienti esterni- locale attesa pazienti ospedalizzati- bagni- locale segreteria accettazione e

monitoraggio a distanza risveglio

b. Personale- locali medici-caposala - locali riunioni/auletta didattica - locale ristoro- locali spogliatoi- locali bagni

c. Endoscopia- locali ambulatori per anamnesi, visita e

preparazione- locali sale endoscopiche- locali sala risveglio- locali sala nurse

d. Zona sporco-pulito- locale lavaggio - locale svuotatoi- locale deposito pulito- locale deposito barelle

e. Zona impianti tecnologici- locale impianti elettrici- locale impianti telefonici trasmissioni dati- locale centrale trattamento aria

a. Passaggio materiale pulitob. Passaggio materiale sporcoc. Accesso pazienti esternid. Accesso pazienti interni

Percorsi

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

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PIANTA

CARATTERISTICHESTRUTTURALI EPREVENZIONE INCENDI:GENERALITÀ

CRITERI E PROVVEDIMENTI FINALIZZATI ALLA “PROTEZIONE”L’obiettivo principale al quale essi sono rivolti èquello della salvaguardia dell’integrità fisicadelle persone e della minimizzazione dell’entitàdei danni dovuti ad un eventuale incendio. Di tali criteri si darà un’indicazione che potràservire ad evidenziarne il significato.

Misure per assicurare l’esodo delle personeverso luoghi sicuriDevono essere realizzate in sede progettuale ecostruttiva e devono consentire una via di fugalibera e sicura in qualsiasi momento per le per-sone minacciate da un’emergenza. Si tratta ingenere di scale, corridoi, rampe, porte e spazicalmi (protetti dal fuoco). Devono avere dimen-

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sioni consone conil numero massi-mo di persone daevacuare, devonoessere in numeroadeguato e devo-no essere segnala-te con cartelloni-stica apposita (di-segni bianchi incampo verde) visi-bili da ogni puntodell’ambiente an-che in condizioni di visibilità precaria. È moltoimportante che le vie di fuga siano sempre e costante-mente libere da ingombri, restrizioni o materiali che nepossano limitare il completo utilizzo anche se tempora-neamente (armadi, carrelli, barelle, scatole di ma-teriale ecc.). Tanto più questa necessità è tassati-va quanto più è a maggior rischio d’incendiol’area, il locale o l’ambiente considerato (il ri-schio non è legato solo al carico d’incendio, maanche al numero di persone ed al loro grado dideambulazione).

Legenda delle simbologie utilizzate: Porte

Sistemi di rivelazione e di segnalazioneSono costituiti da impianti che hanno la fun-zione di individuare e segnalare tempestiva-mente un incendio incipiente quando questo sitrova nella sua prima fase (fase di ignizione). Illoro contributo è pertanto fondamentale nel-l’ottica della minimizzazione del danno. Essisono altresì in grado di attivare le segnalazioniottiche ed acustiche per consentire lo sfolla-mento delle persone e i sistemi automatici dispegnimento. La tipologia costruttiva (a rivela-zione di fumo, di fiamma, di calore ecc.) deveessere scelta in base al tipo d’incendio ipotizza-bile, alle sue caratteristiche di sviluppo, alla su-perficie da controllare e al tipo di ventilazioneesistente.

Sistemi di spegnimento dell’incendioLa loro funzione è specificatamente mirata all’e-stinzione dell’incendio nel caso in cui esso si do-vesse comunque verificare. Le tipologie costrutti-ve sono collegate al tipo di agente estinguente chesi intende adottare, in relazione alla classe d’in-cendio da contrastare, all’ambiente in cui esso sipuò sviluppare e alla sua superficie. In linea dimassima, per installazioni di tipo ospedaliero, ci sitroverà in presenza di una rete idrica antincendio,con un’adeguata riserva di acqua, e un sistema dirilancio con pompe (sia elettriche che a motore acombustione interna) che possa garantire, per undeterminato periodo di tempo, la pressione e laportata necessari. Oltre a questi vengono installa-ti estintori portabili o mobili con agente estin-guente in base alla tipologia di incendio.Altri sistemi di spegnimento vengono installati inlocali contenenti apparecchiature o rischi parti-colari, e in genere consistono in impianti centra-lizzati, comunque previsti per l’uso di altri agentiestinguenti (polvere, anidride carbonica ecc.) (inbase alla tipologia d’incendio). È indispensabileche tali impianti o sistemi di spegnimento sianocontrollati con periodicità regolare e siano im-mediatamente sostituiti in caso d’uso. La respon-sabilità di questi controlli è della Direzione Sani-taria, attraverso il proprio servizio tecnico.

Compartimentazione È una misura di sicurezza che viene normal-mente attuata quando non sia possibile rispet-tare determinate distanze di sicurezza e, comequeste, ha lo scopo di ridurre la possibilità dipropagazione dell’incendio o comunque direnderne minimi gli effetti. Sostanzialmente lacompartimentazione si propone di realizzare,in una determinata area, il frazionamento delrischio d’incendio mediante la creazione dispazi delimitati da idonee strutture. In tal mo-do un eventuale incendio all’interno di uncompartimento può nascere e svilupparsi ma

ne viene impedita la propagazione agli spazicircostanti. Le dimensioni di un compartimen-to sono determinate dai seguenti fattori (oltrealla normativa VVFF):

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2PROGETTAZIONE

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PROGETTAZIONE

• carico d’incendio esistente nella zona

• quantità massima ammissibile, per norma,di materiale giacente in zona

• velocità di combustione del materialecoinvolto

• tipi di materiali e di strutture esistenti nellevicinanze dell’azione di surriscaldamentodel fuoco

• numero di aperture esistenti tra le strutturedi separazione tra l’area eventualmentecoinvolta nell’incendio e quelle vicine

• livello d’irraggiamento termico prodottodall’incendio

• condizioni climatiche prevalenti.

La valutazioni di tante variabili si rivela pertan-to abbastanza complessa, per cui il dimensiona-mento non ha dei parametri di riferimento fissi,specialmente se alla realizzazione di un compar-timento sono abbinati altri interventi quali im-pianti fissi di spegnimento, impianti di rilevazio-ne e impianti evacuazione di fumo e calore.

Resistenza al fuoco Con tale termine si intende definire l’attitudinedei materiali, generalmente elementi da costru-zione e/o strutturali, a continuare a mantenere,per un determinato tempo e sotto l’azione ter-mica di un incendio, le proprie caratteristichedi stabilità (R), di tenuta (E) e di isolamento ter-mico (I), così definite:

R= stabilità: attitudine alla conservazione della re-sistenza meccanica sotto l’azione del fuoco

E = tenuta: attitudine a non lasciar passare né pro-durre, sotto l’azione del fuoco fiamme, vapori ogas caldi sul lato non esposto

I = isolamento termico: attitudine che una strut-tura manifesta nel ridurre, in determinati limiti, latrasmissione del calore

La sigla REI o RE o R che compare tra le carat-teristiche dei materiali o di alcune strutture ènormalmente abbinata ad un numero che in-dica il tempo in minuti per il quale il materialemantiene, sperimentalmente, le caratteristichedi cui sopra.La resistenza al fuoco di un materiale e/o diuna struttura è un dato fondamentale in ter-mini di protezione, se rapportata al carico d’in-

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

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cendio, in quanto consente di poter valutareoggettivamente la sicurezza delle strutture e deilocali in caso d’incendio.

Reazione al fuocoÈ il termine con cui si definisce il grado di par-tecipazione al fuoco di un determinato mate-riale o struttura.Tale grado di partecipazione è stato modificatoin 6 classi a partire dalla classe 0, che individuai materiali incombustibili veri e propri (metalli,rocce, cementi, ecc.), fino alla classe 6, che rag-gruppa tutti i materiali altamente combustibili(solventi, carburanti, polveri combustibili, ecc.).I valori intermedi sono assegnati a seguito diprove normate eseguite da Laboratori ufficialisia su materiali singoli e sia su manufatti com-posti da diversi materiali. Il grado di reazione al fuoco è fondamentaleper il dimensionamento di strutture portanti,quando queste siano costruite in materialecombustibile, ma lo è forse di più per quantoconcerne il materiale d’arredamento, di rivesti-mento o comunque di finitura di un locale,specialmente quando esso sia frequentato, siasaltuariamente che in maniera costante, dapersone. Altro aspetto importante della reazione al fuo-co è la velocità con cui il materiale partecipaalla combustione. Infatti, se si ritorna al concet-to delle fasi dell’incendio (curva teorica dell’in-cendio), si sa che nella prima fase (ignizione) l’e-ventuale incendio è ancora controllabile equindi facilmente estinguibile; pertanto piùlunga è questa fase, maggiore sarà il tempo chesi avrà a disposizione per individuare e contra-stare efficacemente il fuoco. È conseguente che tanto minore è la reazione alfuoco del materiale tanto maggiore sarà il tem-po che trascorrerà prima dello scatenarsi del-l’incendio generalizzato (flash over).

Sistemi di vie di sicurezzaRientrano tra gli apprestamenti individuabilitra le protezioni passive di una qualsiasi atti-vità soggetta al rischio d’incendio, e sono prin-cipalmente mirate alla salvaguardia delle per-sone qualora fossero costrette allo sgombero diemergenza di locali. Comprendono sostanzialmente le porte, i cor-ridoi, le scale e comunque tutti quegli spazi chepossano consentire un rapido allontanamentodalle zone di imminente pericolo. Già presenti nelle disposizioni contenute nelD.P.R. del 27/04/55 n. 547 (Norme per la pre-venzione degli infortuni sul lavoro), con i suc-cessivi provvedimenti normativi, sono statimeglio definiti impiego, dimensioni e ubicazio-ni in ragione delle attività in cui esse dovevanoessere inserite.

Il posizionamento e il dimensionamento di talivie di sicurezza sono oggetto di apposite pre-scrizioni normative e legislative, sia per quantoriguarda la quantità che la qualità, in relazionealla pericolosità dell’attività considerata, al nu-mero di persone coinvolte, alla tipologia strut-turale dei locali, ecc. Un elemento caratteristico del dimensiona-mento delle vie di sicurezza è il modulo impie-gato per le larghezze. Esso è stato assunto paria 60 cm, che è il valore medio della larghezzadi spalle di un uomo; per cui quando si diceche una porta di sicurezza deve avere una lar-ghezza minima pari a 2 moduli s’intende che laporta dovrà consentire una luce di passaggionon inferiore a 120 cm (60 x 2 = 120). Lo stes-so vale per corridoi, scale, ecc. Bisogna peròprecisare che il “modulo 00” non ammette sot-tomultipli, quindi una porta che abbia una lar-ghezza di 90 cm non sarà pari ad 1 modulo e1/2, ma sarà sempre pari ad 1 modulo. Richiamando la funzione essenziale delle vie disicurezza, è fondamentale, negli interessi di tut-ti, che questi percorsi siano costantemente liberi daogni e qualsiasi impedimento che ne limiti le dimensionio ne condizioni la funzionalità. E non si intendonosolo materiali più o meno stabilmente posizio-nati, come armadi, piante ecc, ma anche mate-riale temporaneamente appoggiato, come sca-tole di flebo, carrelli di medicazione ecc. Anche il più piccolo intralcio, specie se nonprevisto, in momenti di emergenza o scarsavisibilità, può determinare nelle persone, in viadi abbandono dei locali, pesanti condizioni distress fino ad arrivare rapidamente al panico,in cui nessuna azione può essere controllata orazionalizzata. Quel corridoio, quella porta non saranno forsemai utilizzati, ma basta averne bisogno una so-la volta nella vita per rimpiangere di non averdato ascolto a quelle norme che ci sembravanocosì eccessive!

Segnaletica di sicurezzaL’importanza della segnaletica è stata affermatada un provvedimento legislativo (D.P.R. 08/06/82n. 524) che oltre ad unificare le simbologie dautilizzare nelle fasi progettuali, impone la suaadozione specialmente nei posti di lavoro. Talenormativa, emanata in attuazione di una diret-tiva CEE, è stata fortemente ribadita dalla piùrecente legge 626/94. Scopo della segnaletica di sicurezza è quello diindicare in maniera univoca ed inequivocabilela funzione di una determinata apparec-chiatura, specie se azionata in caso di emergen-za, di poter individuare agevolmente i presidiantincendio o di pronto intervento o per sape-re quale tipo di sostanza è contenuta in un de-terminato contenitore o tubazione.

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La funzione della segnaletica di sicurezza è an-cora più importante quando è collegata all’in-dividuazione dei percorsi di esodo all’internodi ambienti, specie se disposti su piani diversi-ficati. La tipologia e l’ubicazione della segnaleti-ca, in questo caso, deve indicare il percorso dacompiere per poter arrivare in luogo sicuro e lasua lettura, anche se in condizioni d’emergen-za, non dovrà dare adito ad interpretazioni. I segnali di sicurezza, composti da una combi-nazione di forma geometrica, colore e simbolo,si dividono in segnali di salvataggio (rettango-lari o quadrati), divieto (tondi), prescrizione(tondi), avvertimento (triangolari), materialeantincendio (quadrati).

CARATTERISTICHE STRUTTURALI GENERALILe vie di circolazione e di emergenza, insiemealle relative uscite, devono risultare sgombre daqualsiasi ostacolo od impedimento.I luoghi di lavoro, gli impianti ed i dispositividevono essere sottoposti a manutenzione tec-nica programmata in modo da eliminare queidifetti che possono interessare la sicurezza e lasalute. I luoghi di lavoro, gli impianti ed i di-spositivi devono essere sottoposti a pulizia se-condo un programma prefissato.Gli impianti ed i dispositivi che interessano lasicurezza devono essere controllati e sottopostia manutenzione periodica dagli uffici prepostisecondo le direttive date dal progettista.

Porte e portoniCaratteristiche:

• larghezza minima: 80 cm (-2%) fino a 5persone deambulanti; rientrano in questatipologia gli studi, gli ambulatori doveaccedono solo persone che camminano dasole. Negli ambulatori dove possono pas-sare pazienti con barelle o letti la misuradeve essere di 1.40 m per permettere l’age-vole movimento del letto stesso con paliper flebo, contenitori dei drenaggi ecc.

• qualora siano apribili nei due versi devo-no essere trasparenti o muniti di pannellitrasparenti

• qualora siano trasparenti deve essereapposto un segno indicativo all’altezzadegli occhi sui due lati

• le superfici trasparenti o traslucide devo-no essere costituite da materiali di sicu-rezza ovvero, quando necessario, protettecontro lo sfondamento.

Vie ed uscite di emergenzaIl numero, la distribuzione e le dimensioni del-le vie e delle uscite di emergenza devono essereadeguate alle dimensioni del reparto endosco-

pico, alla loro ubicazione ed al numero dellepersone che possono essere presenti, inoltredevono essere contrapposte in modo da noncreare “cul de sac”. In particolare l’altezza deveessere non inferiore a m 2.0, ciascuna porta de-ve avere una larghezza minima di m 1.20 (-5%)e si deve aprire nel verso dell’esodo facilmentee da parte di chiunque. Le vie e le uscite diemergenza devono essere evidenziate da appo-sita segnaletica di tipo permanente e costituiteda un colore di sicurezza in conformità alD.Lgs. n. 493/96 (cartelli di forma quadrata orettangolare con pittogramma bianco su fondoverde); deve essere presente un’illuminazionedi sicurezza che subentri automaticamente incaso di guasto o mancanza di energia elettrica. Gli edifici ove sono ubicate le sale endoscopi-che devono avere almeno due scale distinte difacile accesso o rispondere a quanto richiestodalla normativa antincendio.

Vie di circolazione, zone di pericolo,pavimenti e passaggiLe vie di circolazione dovranno avere:

• una larghezza in funzione degli utentiovvero secondo quanto prescritto dal-l’Organo di Vigilanza (V.V.F.)

• le zone a rischio biologico, chimico, ecc.devono essere segnalate in modo visibileadottando la segnaletica prevista dallanormativa vigente

• i pavimenti ed i passaggi non devono es-sere ingombrati da materiali che possonoostacolare la normale circolazione

• i pavimenti non devono presentare av-vallamenti o discontinuità.

Pavimenti, muri, soffittiI pavimenti dei locali devono essere:

• raccordati con le pareti, lisci, uniformi an-tisdrucciolevoli e resistenti agli agentichimici o fisici

• le pareti devono essere lisce, uniformi elavabili a tutt’altezza, ignifughe ed a tintachiara

• le pareti vetrate trasparenti o traslucidedevono essere chiaramente segnalate e co-stituite da materiali di sicurezza per un’al-tezza minima di un metro dal pavimento

• i soffitti devono essere lisci ed uniformi,lavabili, ed a tinta chiara.

Locali sotterraneiÈ vietato adibire al lavoro locali chiusi sotterra-nei o seminterranei. In particolari condizionil’Autorità di Vigilanza può consentirne l’uso(autorizzazione in deroga) previo richiesta mo-tivata.

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

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PROGETTAZIONE

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

SolaiI locali destinati a deposito od archivio devonoavere in posizione ben visibile l’indicazione delcarico massimo ammissibile del solaio espressoin Kg/m2 (come previsto dall D.M.12/2/1982),tale valore non dovrà essere superato.

Sicurezza antincendioLe presenti disposizioni di sicurezza antincen-dio sono contenute, in particolare, nel Decretodel Ministero dell’Interno 10 marzo 1998 e nel-la normativa precedente.Considerato che:

• ai sensi del D.M. 16/2/82 - punto 86 del-l’annessa Tabella B - gli “ospedali, case dicura e simili con oltre 25 posti letto” sonotra le attività per le quali è obbligatorio ilpossesso del C.P.I.

• ai sensi del D.M. 10/3/1998, Allegato IX,gli “ospedali, case di cura e case di ricove-ro per anziani” sono tra le attività a ri-schio di incendio elevato, intendendo perquesto sia il rischio di sviluppo di incen-dio, sia di difficoltà all’evacuazione vistala tipologia di persone presenti (pazientiin rianimazione, pazienti ortopedici ecc.)

è necessario che la struttura in cui è ubicato il reparto ope-ratorio sia in possesso del Certificato di Prevenzione Incen-di (C.P.I.) oppure del Nulla Osta Provvisorio (N.O.P.).

Poiché il reparto operatorio è un luogo di lavo-ro vi è l’obbligo della valutazione del rischiod’incendio e la nomina dei lavoratori incaricatidell’attuazione delle misure d’emergenza.

A tale riguardo, per il reparto operatorio, sonoobbligatori i seguenti punti.

RIDUZIONE DELLA PROBABILITÀ D’INSORGENZA DIUN INCENDIO PONENDO PARTICOLARE ATTENZIONEAI SEGUENTI ASPETTI:• deposito ed utilizzo di materiali infiam-

mabili e facilmente combustibili

• utilizzo di fonti di calore

• impianti ed apparecchi elettrici

• presenza di fumatori

• lavori di manutenzione e di ristruttura-zione

• rifiuti e scarti combustibili.

GARANZIA DELL’EFFICIENZA DEI SISTEMI DIPROTEZIONE ANTINCENDIO SOTTOPONENDO ASORVEGLIANZA, MANUTENZIONE PROGRAMMATA ECONTROLLO PERIODICO DELL’EFFICACIA:• le vie d’uscita e le relative porte

• le attrezzature per l’estinzione degli in-cendi

• i sistemi di rilevazione ed allarme antin-cendio.

INFORMAZIONE E FORMAZIONE ADEGUATADEI LAVORATORI SUI RISCHI D’INCENDIO CURANDOIN PARTICOLARE:• l’informazione antincendio

• la formazione antincendio

• le esercitazioni antincendio

• le istruzioni scritte sulle misure antincendio.

PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI EMERGENZA

• deve essere redatto un piano di evacua-zione e di intervento che tenga conto deirischi d’incendio in funzione dei rischispecifici presenti nel reparto operatorio

• designazione degli addetti al servizio an-tincendio ed alle emergenze.

Il datore di lavoro nomina gli addetti all’inter-no della propria azienda tenendo conto dellecaratteristiche psico-fisiche e delle capacità deidipendenti stessi dopo averli opportunamenteformati.

FORMAZIONE SPECIFICA PER GLI INCARICATI DELLAGESTIONE DELLA PREVENZIONE INCENDIÈ necessario che tale personale sia istruito attra-verso il corso specifico previsto dalla norma econsegua l’attestato di idoneità rilasciato dal Co-mando dei Vigili del Fuoco. Il responsabile dellasicurezza antincendio, e comunque della sicu-rezza in genere, è il datore di lavoro che nominai “preposti alla sicurezza”. D’ufficio sono i Prima-ri o i Direttori di clinica o i Responsabili di labo-ratorio, ma possono essere anche persone di-verse quali caposala, medici ecc. Hanno respon-sabilità civile e penale su quanto accade nellastruttura da loro controllata. La loro responsa-bilità però si limita solo al controllo che i mezzidi prevenzione infortuni funzionino, non sonoresponsabili se mancano. In parole povere nonsono responsabili se mancano le scale di sicu-rezza o le barriere sulle finestre, ma sono re-sponsabili se con il deposito di oggetti vari vie-ne impedita la chiusura automatica delle portetagliafuoco. In ogni caso è norma generale che ilgiudice ritiene responsabile la persona presentepiù alta in grado che poteva far rispettare lenorme anti-infortunistiche: questa persona in-fatti, anche se non nominata ufficialmente, vieneconsiderata “preposto” di fatto.

Segnaletica di sicurezzaAl fine di ridurre i rischi presenti nel luogo dilavoro è necessario utilizzare la segnaletica disicurezza allo scopo di:

• avvertire le persone interessate della pre-senza del rischio

• vietare comportamenti che possono cau-sare pericolo

• prescrivere determinati comportamenti11

• dare indicazioni sulle vie di fuga ed imezzi di soccorso o di salvataggio

• fornire altre indicazioni di sicurezza.

Per i reparti operatori - in conformità a quantopuò emergere dalla valutazione dei rischi - do-vranno essere usati cartelli di dimensioni e co-lore così come previsti dal decreto ed indicanti:

• divieto di fumo

• divieto di accesso alle persone non auto-rizzate

• sostanze corrosive

• rischio chimico (sostanze nocive od irritanti)

• raggi laser

• radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

• rischio biologico

• obbligo dei dispositivi individuali di pro-tezione

• vie ed uscite di emergenza

• attrezzature antincendio.

La segnaletica va adottata, inoltre, sui recipientie le tubazioni visibili che contengono sostanzeo preparati pericolosi purché utilizzati per undeterminato periodo di tempo ed in una deter-minata quantità; detta segnaletica può esserecostituita da etichette riportate sui contenitoriovvero da cartelli d’avvertimento: entrambi de-vono essere in posizione visibile.

Riassumere in poche parole le caratteristiche costruttivepreviste dalle normative antincendio è difficile, vediamocomunque di farlo.

Immaginate che una struttura ospedaliera perquanto complessa si possa dividere in tanti pez-zi di lego. Pertanto l’edificio sarà diviso in tantescatole che sono i piani ed alle estremità e nellaparte centrale ci sono scale ed ascensori. Le singole scatole non rappresentano che unsingolo reparto fatto in modo da avere una re-sistenza REI adeguata al fuoco. Il singolo re-parto quindi rappresenta una compartimenta-zione dell’edificio ed all’interno di questo si cer-ca di fare una subcompartimentazione. Spie-gheremo in seguito il perché. Il singolo reparto sarà quindi dotato di scala disicurezza in testa in coda ed al centro, questopermetterà quindi un deflusso delle persone incaso di incendio di tipo verticale. Ma non tuttele persone sono deambulanti pertanto la sub-compartimentazione serve per spostare le per-sone non deambulanti da una parte del repartointeressato dall’incendio ad un’altra integra fin-tanto che non si deciderà altrimenti. L’evacua-zione dei non deambulanti avverrà attraversogli ascensori montalettighe a prova d’incendio. Altra cosa molto importante sono gli impianti

tecnologici ed i loro percorsi; per esempio l’im-pianto di climatizzazione primario porta ariapulita e filtrata , ma è anche un buon veicolo ditrasporto del fumo: in caso d’incendio devepertanto essere disattivato il più presto possibi-le e dove ci sono le compartimentazione si de-vono mettere le serrande tagliafuoco per nonestendere l’incendio. Per ulteriori chiarimenti sirimanda alla normativa specifica dei vigili delfuoco (vedi “Links” alla fine del capitolo).

CARATTERISTICHE STRUTTURALI SPECIFICHE:COMPOSIZIONE PIASTRA ENDOSCOPICASono state prese in considerazione le caratteri-stiche del reparto di endoscopia nel suo com-plesso poiché al livello di qualità della sala diendoscopia contribuiscono oltre alle caratteri-stiche strutturali delle stessa anche quella di tut-te le strutture che servono al suo funzionamen-to, sale di attesa, di deposito, zone tecniche, ecc.Tutti i locali della piastra devono avere:

• pavimento raccordato con le pareti, lisciouniforme, resistente agenti chimici e fisici

• pareti raccordate con soffitto, lisce unifor-mi, lavabili, disinfettabili fino ad h = 2 m,ignifughe (si consiglia fino al soffitto)

• soffitto con colori riposanti, liscio, conti-nuo

• finestre (1/8 superficie in pianta) apribiliverso l’esterno (o non apribili se danno inaltro locale) e prive di cassettoni per av-volgibili.

Accettazione suddivisa in:LOCALE SEGRETERIA ACCETTAZIONE EMONITORAGGIO A DISTANZA RISVEGLIOIl locale è adeguato alle dimensioni del repartoendoscopia. Il locale è dotato di:

• spazio per scrivania, seggiola, schedari ecc.

• dimensione minima 12 mq, aumenta pro-porzionalmente al n° di impiegati

• n° di sportelli adeguato al flusso di pa-zienti

• protezione con vetro ed eventualmentecitofono per contatto con i pazienti

• spazio per accettazione prenotazioni te-lefoniche

• finestre.

LOCALE ATTESA PAZIENTI ESTERNIIl locale è adeguato alle dimensioni del repartoendoscopia. Il locale è dotato di:

• spazio per seggiole, tavolini attesa ecc.

• dimensioni minime 9 x 3 m, calcolando 2mq/persona

• finestre.

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

12

PROGETTAZIONE

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

LOCALE ATTESA DEGENTI INTERNIÈ presente uno spazio per movimentare la ba-rella e per il personale. È dotato di:

• illuminazione generale indiretta

• spazio adeguato ad un posto letto perogni sala endoscopica e/o al n° di internieffettuati

• spazio per lettino (2 lati liberi)

• lavandino

• spazio per illuminazione locale (mobile)

• spazio per apparecchio erogazione gasmedicali

• spazio per apparecchio monitor funzionivitali

• spazio per armadietti per medicazioni,farmaci ecc. (in funzione al n° di letti)

• porte con dimensione >1.4 m (porte dacui passano i pazienti con barella)

• finestre.

BAGNIIl singolo bagno dovrà essere realizzato con ledimensioni di 1.8 x 1.8 m e la porta dovrà ave-re dimensioni minime di 0.85 m; la distribuzio-ne del locale fa riferimento alla normativaD.P.R. 24/07/1996 n. 503. Il numero dei locali sarà adeguato ai pazienti inattesa.

Zona personale suddivisa in:LOCALI MEDICI E CAPOSALAIl locale è adeguato al numero dei partecipanti.Il locale è dotato di:

• spazio per scrivania, seggiola, ecc.

• dimensione minima 12 mq.

SALA RIUNIONEIl locale è adeguato al numero dei partecipanti.Il locale è dotato di:

• spazio seggiole con bracciolo, scrivania (otavolo riunioni) ecc.

• dimensione minima 2 mq per persona

• uscite di sicurezza di 1.2 m ogni 50 persone

• finestre.

LOCALE RISTORO PERSONALEIl locale è presente ed adeguato al n° di perso-nale e situato lontano dalle zone di lavoro.

• dimensione minima 9 mq

• finestre.

SPOGLIATOISono divisi per sesso. È di dimensione adegua-ta al numero del personale presente ed è dota-to di due accessi: uno verso l’esterno della pia-stra (accesso sporco), l’altro verso l’interno (ac-cesso pulito).

Sono dotati di:

• doccia attrezzata (con antidoccia e pavi-mento antiscivolo) e lavabo

• servizi igienici posti vicini all’accessosporco

• spazio per deposito scarpe pulite

• spazio per deposito indumenti puliti

• spazio per deposito vestiario del persona-le e propri oggetti

• porte di accesso ad entrata controllata

• finestre.

LOCALI BAGNIIl singolo bagno dovrà essere realizzato con ledimensioni di 1.8 x 1.8 m e la porta dovrà ave-re dimensioni minime di 0.85 m la distribuzio-ne del locale fa riferimento alla normativaD.P.R. 24/07/1996 n. 503.

Zona endoscopiaLOCALI AMBULATORI PER ANAMNESI, VISITA EPREPARAZIONEIl locale è adeguato alle dimensioni del repartoendoscopia. Il locale è dotato di:

• spazio per scrivania, seggiola, lettino visi-ta ecc.

• dimensione minima 12 mq

• finestre non apribili (1/8 superficie inpianta) e prive di cassettoni per avvolgi-bili.

SALA ENDOSCOPIALe caratteristiche della sala di endoscopia sonodel tutto assimilabili per quel che riguarda nor-mativa antincendio, elettrica ecc. alla sala ope-ratoria, con esclusione del trattamento dell’ariache non deve essere filtrata per i batteri. Deveavere le seguenti caratteristiche:

• superficie minima di 30 mq (rif. D.P.R.27/06/1986, D.M. 05/08/1987)

• aperture con locali adiacenti mediantecomandi non manuali, caratterizzate dauscite separate sul percorso dello sporcoed entrate separate sui percorsi pulitosterile

• illuminazione generale non sporgente dalsoffitto, con possibilità di smorzarla

• sono assenti le finestre (possibilità di ve-trate non apribili nelle strutture esistenti)e sono prive di cassettoni per avvolgibili.È necessario chiedere la deroga per l’assenza di fi-nestre.

• termosifoni assenti

• armadi e banconi esterni sopraelevati dalpavimento; da evitare i mobili la cui baseè sigillata al pavimento perché prima opoi la sigillatura viene meno e oltre a di-ventare un accumulo nascosto di sporci-zia, diventa impossibile la sanificazione e

13

disinfezione quando se ne presenti la ne-cessità

• pensili (porta monitor, gas medicali ecc.)con indicazione della portata

• gli armadi ed i pensili devono essere rea-lizzati in materiale facilmente lavabile,sterilizzabile e resistente alle sostanze aci-de e basiche

• disponibilità di spazio adeguato per glioperatori, per gli accessori strumentali,per i piani di appoggio. Ricordiamo che lacomplicanza imprevista non si fa prean-nunziare e ci deve essere lo spazio per al-tri operatori oltre a noi (anestesisti, car-diologi, tecnici anestesisti ecc.)

• carrello d’emergenza: deve essere semprepresente ed in ordine nella sala endosco-pica o in zona facilmente accessibile datutte le sale

• impianto di allontanamento gas tossici seutilizzati.

LOCALE RISVEGLIOÈ presente un locale dedicato. È dotato di:

• illuminazione generale indiretta

• superficie minima 9 mq per il primo letto

• spazio adeguato ad un posto letto perogni sala endoscopica

• spazio per lettino (2 lati liberi)

• spazio per lavandino

• spazio per illuminazione locale (mobile)

• spazio per apparecchio erogazione gasmedicali

• spazio per apparecchio monitor funzionivitali

• spazio per armadietti per medicazioni,farmaci ecc. (in funzione al n° di letti)

• porte dimensione > 1.4 m (porte da cuipassano i pazienti)

• non sono necessarie le finestre.

LOCALI SALA NURSENel locale viene raccolta la scheda infermieri-stica e consegnati i moduli e le istruzioni postterapia. Necessita di spazio per la scrivania esedie.

Zona sporco-pulitoDevono esse previsti percorsi diversi per il pas-saggio dello sporco e del pulito. Se più stanzedi endoscopia sono servite da un’unica stanzadi lavaggio ci deve essere un corridoio utilizza-to dagli operatori per portare solo gli strumen-ti contaminati; il materiale nuovo deve entrareattraverso un altro accesso anche comune al-l’accesso dei pazienti. Se invece esistono due sale di endoscopia ser-vite da una stanza di lavaggio, questa deve es-

sere posta in mezzo e il passaggio del materialeutilizzato deve avvenire attraverso apposite fi-nestre, senza che sia necessaria la presenza delcorridoio dedicato.

LOCALE LAVAGGIOIl locale lavaggio deve essere realizzato in unambiente dedicato provvisto di due accessi:uno verso il passaggio dello sporco, l’altro ver-so il passaggio del pulito. A sua volta deve es-sere suddiviso in:

Zona per il deposito materiale sporco,decontaminazione e lavaggio manuale nellaquale devono essere previsti i seguenti spazi:• deposito arrivo materiale sporco evitando

l’appoggio uno sopra l’altro di strumentiendoscopici, di pinze, aghi da sclerosi ecc.

• vasca per decontaminazione

• vasca di prelavaggio manuale (consigliatealmeno due) di almeno 70 cm di larghez-za per evitare troppe angolature agli en-doscopi, alta non più di 30 cm, realizzatain materiale plastico resistente agli acidi-alcali o in acciaio inox. Da evitare la cera-mica perché danneggia più facilmente lelenti degli endoscopi

• vasca per gli ultrasuoni.

Zona per la disinfezione in cui sono daprevedere i seguenti spazi:• lavaendoscopi: 1 m per ogni lavaendo-

scopi, 1 lavaendoscopi doppia per ognistanza endoscopica (con il ciclo tipico di30’-40’)

• bancone per asciugare gli endoscopi

• bancone per insacchettare gli accessori dainviare alla centrale di sterilizzazione.

Malgrado l’uso delle lavaendoscopi deve co-munque essere previsto, se si usano la glutaral-deide o altri disinfettanti nocivi, la presenza diun sistema di aspirazione dei vapori nei pressidelle stesse o di una cappa chimica. Il posizionamento di una cappa chimica in unlocale dove ci dovrebbe essere anche un siste-ma di ricambio totale dell’aria è però molto cri-tico perché una errata installazione che deter-mina un’aspirazione con flussi vorticosi e nonlaminari, può comportare la non filtrazionedell’aria, con persistenza di vapori tossici all’in-terno del locale.Generalmente i disinfettanti sono tenuti nel lo-cale di lavaggio. Il loro quantitativo soprattut-to per le sostanze infiammabili non deve maiessere eccessivo (pochi litri) per cui non è ne-cessario prevedere la presenza di armadi a te-nuta resistenti al fuoco.Il pavimento deve essere antisdrucciolo, rac-

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

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PROGETTAZIONE

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

cordato con le pareti, liscio uniforme, resistentead agenti chimici e fisici. L’illuminazione esternadeve provenire da una superficie non inferiore a1/8 della superficie in pianta, con finestre apribiliverso l’esterno, o bloccate se danno su di un altrolocale. In questo caso é necessaria la deroga.

LOCALE VUOTATOILa zona è realizzata in un locale dedicato sepa-rato dalla zona per la sterilizzazione. La zona èdotata di:

• spazio adeguato al numero delle sale en-doscopiche

• spazio per vuotatoio e per lavaggio

• spazio per attività inerenti

• finestre non apribili (1/8 superficie inpianta) e prive di cassettoni per avvolgi-bili.

LOCALE DEPOSITO MATERIALEIl locale è di dimensione adeguata al modelloorganizzativo ed alla rotazione programmata. Rispetto ad un tempo questo può essere ridot-to perché secondo i nuovi indirizzi di quel set-tore dell’Azienda che si chiama logistica il re-parto non deve avere più “scorte”: l’approvvi-gionamento deve essere più frequente e ridottonei quantitativi al fine di evitare sprechi, im-mobilizzazione di capitali, e rischi di scadenze. È da ricordare tra l’altro che la presenza di ma-teriale scaduto rappresenta una grave respon-sabilità per la caposala e il responsabile del re-parto.Deve avere una superficie fenestrata non infe-riore a 1/8 della superficie in pianta apribileverso l’esterno per evitare che i fumi in caso diincendio invadano il reparto. Se non ci sono finestre (bisogna comunque an-dare in deroga) ci deve essere una superficie diventilazione non inferiore ad 1/24 della super-ficie in pianta (previsto VVFF).

AUTORIZZAZIONIAutorizzazioni necessarie• autorizzazione sanitaria per esercizio

• autorizzazione ULSS per ambienti privi difinestre

• dichiarazione di conformità (legge 46/90)per impianti elettrici

• dichiarazione di conformità (legge 46/90)per impianti di messa a terra (omologa-zione)

• dichiarazione di conformità (legge 46/90)per impianti per dispositivi di protezionecontro le scariche atmosferiche (omologa-zione).

Compito del responsabile sanitario (è un obbligo!)• indicare nella planimetria dell’ospedale il

reparto operatorio

• documentare il tipo, la quantità e la qua-lità degli eventuali anestetici presenti (uti-lizzati) nel reparto operatorio ed atti aformare miscele esplosive.

Il Responsabile tecnico deve (è un obbligo!)predisporre e mantenere aggiornata la docu-mentazione sulla corretta conduzione degli im-pianti ed apparecchi:

• gli schemi e le planimetrie aggiornati de-gli impianti in particolare dei nodi equi-potenziali

• il registro delle verifiche periodiche

• la documentazione relativa agli apparec-chi elettromedicali

• la documentazione relativa alle caratteri-stiche delle sorgenti e dei circuiti di sicu-rezza e riserva

• la documentazione sulle apparecchiatureausiliari non definibili elettromedicali.

CARATTERISTICHE DEGLIIMPIANTI

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I principali impianti presentisono:

a. impianto elettrico

b. impianto gas medicali ed anestetici

c. impianto idrico

d. impianto di climatizzazione

e. impianto rete telematica e sistemadi controllo accessi

La documentazione inerente le caratteristiche,gli schemi tecnici e le planimetrie degli impian-ti deve essere fornita dal responsabile tecnicodella struttura.

I risultati delle verifiche periodiche devono es-sere rese disponibili a tutti dal responsabile sa-nitario, dal responsabile tecnico e dal respon-sabile delle attività del reparto operatorio (diri-gente medico, preposto alla sala operatoria).

IMPIANTO ELETTRICOIdentificazione dei locali destinati ad unapiastra endoscopica

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

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PROGETTAZIONE

Locale ad uso medico nel quale non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate

Locale ad uso medico nel quale le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate esternamente oinvasivamente entro qualsiasi parte del corpo, ad eccezione della zona cardiaca (tipico della salaendoscopica), anche in corso di piccoli interventi chirurgici

Locale ad uso medico nel quale le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate in applicazioniquali interventi intracardiaci, operazioni chirurgiche, o il paziente è sottoposto a trattamenti vitali dovela mancanza dell’alimentazione può comportare pericolo per la vita

Gruppo 2

Gruppo 1

Gruppo 0

DEFINIZIONI SECONDO LA NUOVA NORMA CEI DEI LOCALI AD USO MEDICO

TAB. 1: DEFINIZIONI SECONDO LA VECCHIA NORMA CEI DEI LOCALI AD USO MEDICO

Tipologia prevista dalle norme CEI Definizione

Riferimenti per l’Endoscopia digestiva e la Gastroenterologia

DisposizioniCEI 64.4 daapplicare

Nuovanorma

LOCALI PER CHIRURGIA

locali adibiti ad uso medico in cui personeod animali vengono sottoposti atrattamenti chirurgici, o nei quali sisvolgono operazioni funzionalmenteconnesse con detti trattamenti

3.1.01 (e)3.2.033.2.043.3.034.1.013.4.02

camere di risveglio, camere dilavaggio, camere disterilizzazione, saleendoscopiche nelle quali sieseguono manovre operative

2

LOCALI PER ESAMIDI FISIOPATOLOGIA

locali adibiti ad uso medico in cui, ancheambulatorialmente, si collegano i pazientiad apparecchi elettromedicali di misura edi controllo per l’esecuzione di indaginistrumentali, ma non per terapia

3.2.01 (b,c,d,e)3.2.023.303

locale per ph-metria omanometria

1

LOCALI PER RADIOLOGIA

locali nei quali si utilizzano a scopoterapeutico o diagnostico gli apparecchiradiologici

3.1.01 (e)3.2.013.3.033.2044.1.01

sale radiologiche nelle qualivengono eseguite E.R.C.P.

1

LOCALI PER ANESTESIA

locali nei quali si praticano anestesiegenerali o analgesie generali

3.1.01 (e)3.2.033.2043.3.033.5.023.5.033.4.024.1.01

quando in uno dei localidefiniti negli articoliprecedenti sono praticate talianestesie, a detto locale deveessere attribuita anche laqualifica di locale peranestesia

2

segue

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

17

PARAMETRI SPECIFICI (DENSITÀ DI POTENZA ESCLUSIPIANI TECNICI)• rete forza motrice privilegiata 28 VA/mq

• rete forza motrice normale 23 VA/mq

• rete luce preferenziale 13 VA/mq

• rete continuità assoluta 19 VA/mq

• cadute di tensioni 1.5%

• margine di riserva cavi quadri 40%

• impianto rilevazione fumo a soffitto ogni60 mq ed almeno doppio sotto controsof-fitto.

TENSIONE DI FUNZIONAMENTI IMPIANTI

• luci, FM, C.A. 230/400 V

• luci di sicurezza 110 V cc

• lampade scialitiche 24 V cc/ca.

Caratteristiche generali Impianto ElettricoLo schema organizzativo e ambientale è statoriportato in premessa.La realizzazione, l’uso e la verifica dell’impian-to elettrico nei locali ad uso endoscopico de-vono rispettare le disposizioni delle normeCEI 64-4 (ora CEI 64-8 sez. 710), delle normeCEI 62-5 (norme generali degli apparecchielettromedicali) e delle norme particolari rela-tive agli apparecchi elettromedicali (verifiche,limitazioni e/o uso di alcuni apparecchi inspecifiche zone ecc.).L’applicazione di tali norme va coordinata an-che con sezione 751 della norma CEI 64-8 cheindividua gli ambienti ospedalieri come luoghia maggiori rischio in caso di incendio.

Ai sensi delle leggi 1 marzo 1968 n. 186 e 5marzo 1990 n. 46 gli impianti realizzati secon-do le indicazioni delle norme CEI 64-8 si con-siderano realizzati a regola d’arte. Di seguito sirichiamano le prescrizioni più importanti ri-portate in quelle norme. È di per sé evidenteche nel caso di dubbi o di diversità, per aggior-namento delle norme CEI, i testi di riferimentonormativo restano le norme CEI precedenti.

CARATTERISTICHEDati tecnici di progetto termotecnica ed elettricoI calcoli di progetto devono far riferimento alleseguenti condizioni:

• ubicazione complesso

• altitudine

• temperature di riferimento divise in: Tmaxesterna, Tmax interna, Tmin esterna, Tmininterna

• umidità di riferimento Umax esterna, Umaxinterna

• destinazione ambienti

• dati metrici edificio: superfici e cubaturetotali.

ILLUMINAMENTO MEDIO SUL PIANO DI LAVORO

• servizi 100 lux

• corridoi 200 lux

• ambulatori preparazione 400-800 lux

• attesa 400 lux

• ambulatori endoscopia 400-800 lux

• illuminamento medio impianto di illumi-nazione di sicurezza 5 lux vie di fuga, 25lux sale endoscopia.

TAB. 1: DEFINIZIONI SECONDO LA VECCHIA NORMA CEI DEI LOCALI AD USO MEDICO (seguito)

Tipologia prevista dalle norme CEI Definizione

Riferimenti per l’Endoscopia digestiva e la Gastroenterologia

DisposizioniCEI 64.4 daapplicare

Nuovanorma

AMBULATORI MEDICI DI TIPO A

locali nei quali si utilizzano apparecchielettromedicali con parti applicate, senzaanestesia generale

3.1.01 (b,c,d,e)3.2.023.3.023.4.02

sale endoscopichediagnostiche 1

AMBULATORI MEDICI DI TIPO B

locali nei quali non si utilizzano apparecchielettromedicali oppure si utilizzanosolamente apparecchi elettromedicali prividi parti applicate

3.1.01 (b)3.2.013.3.02

sale per ecografie

0

Nella TABELLA 2 sono riportate le norme di si-curezza previste per i locali ad uso medico ob-bligatorie per legge e quelle auspicabili, con ri-ferimento alla CEI 64-4 (O e NSO) ed il confron-to con le indicazioni della sezione 710 della CEI64-8 ( ).

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

18

PROGETTAZIONE

* Sistema di tipo IT alimentato con trasformatore di isolamento medicaleLegenda:

O misura protettiva obbligatoria (CEI 64-4)NSO misura protettiva non sempre obbligatoria (CEI 64-4)

indicazioni della sezione 710 della CEI 64-8

TAB. 2: CONFRONTO TRA LE NORME DI SICUREZZA PER IL LOCALE AD USO MEDICO RIPORTATE NELLA CEI 64.4 E NELLA SEZIONE 710 DELLA CEI 64.8

Degenze O O

Ambulatorio ECG, EEG O O NSO O

Sala travaglio O O O

Sala parto O NSO NSO O NSO

Endoscopie O O O O NSO O O

Lavag. Chirurghi O O

Terapie intensive O O O O O O O

Sale operatorie/ O O O O O O O Orisveglio sala gessi

Massaggi idroterapia O O NSOfisioterapia

Radiologia locali di terapia O O O O NSO O NSO

Ambulatorio angiografico O O O O NSO O O

Ambulatorio urologico O O O

Ambulatorio medico O O O

≤ 0.20 ≤10mV ≤ 0.5 ≤15 s

Equalizzazione Misura del campo Prot. peric.Locale del potenziale Interruttore Sistema Alimentazione elettro-magnetico esplosione medico (EQS CEI 64.8) differenziale IT-M* ausiliaria disperso incendio

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

19

TAB. 3: MISURE PROTETTIVE PER I LOCALI AD USO MEDICO (CEI 64-8 SEZ. 710)

Ambulatorio di tipo A (gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Ambulatorio di tipo B(gruppo 0)

Locale per radiologia (gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Locale per terapia fisica (gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Locale per sorveglianza o terapia intensiva (gruppo 2) (R ≤ 0.2 Ω) (circuiti non alimentati dal sistema IT-M)

Sala di esame angiografico(gruppo 2) (R ≤ 0.2 Ω) (circuiti non alimentati dal sistema IT-M)

Sala parto (non chirurgica) (gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Locale per anestesia (gruppo 2) (R ≤ 0.2 Ω) (circuiti non alimentati dal sistema IT-M)

Locale per idroterapia(gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Locale per esamidi fisiopatologia (gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Locale di chirurgia (gruppo 2) (R ≤ 0.2 Ω) (circuiti non alimentati dal sistema IT-M)

Camera di degenza (gruppo 1) (circuiti prese fino a 32 A)

Ambulatorio chirurgico(gruppo 2) (R ≤ 0.2 Ω) (circuiti non alimentati dal sistema IT-M)

≤ 0.5 ≤15 s

Equalizzazione Misura del campo Prot. peric.Locale del potenziale Interruttore Sistema Alimentazione elettro-magnetico esplosione medico (EQS CEI 64.8) differenziale IT-M ausiliaria disperso incendio

Sala per cateterismo cardiaco (gruppo 2) (R ≤ 0.2 Ω) (circuiti non alimentati dal sistema IT-M)

Note: 1. Il collegamento equipotenziale supplementareriguarda le masse e le masse estranee poste, oche possono entrare, nella zona paziente e ilcontatto di terra di tutte le prese del locale.

2. È ammesso un solo sub-nodo tra il nodo equi-potenziale e una massa o una massa estranea.Per lo stesso motivo è proibito l’entra-esci su piùdi due prese collegate al nodo mentre è proibitoqualsiasi entra-esci se le prese sono collegate aun sub-nodo.

3. Se, a parere del medico, può essere escluso il pe-ricolo di microshock, si applica il limite di 200 Ω.

4. Il locale per chirurgia comprende la cameraoperatoria, la camera di preparazione pre-ope-ratoria, la camera di sterilizzazione, la camera dirisveglio e la camera di lavaggio.

5. Fanno eccezione gli apparecchi di potenza supe-riore a 5 kVA e gli apparecchi radiologici, i qualipossono essere alimentati direttamente dalla re-te e i circuiti che alimentano apparecchi fissi po-sti fuori della zona paziente.

Il collegamento equipotenziale supplementareriguarda le masse e le masse estranee poste, oche possono entrare, nella zona paziente e ilcontatto di terra di tutte le prese del locale.Per zona paziente si intende l’area all’internodel locale in cui si opera in cui il paziente puòvenire a contatto con massa estranee: entroquest’area tutte le masse estranee devono esse-re collegate al nodo equipotenziale, al di là nonè necessario. Ad esempio il computer per la re-fertazione se è entro la zona paziente deve es-sere collegato al N.E. e addirittura se è in rete ilcollegamento alla rete deve essere fatto per untratto anche piccolo attraverso un cavo a fibraottica e non un normale doppino telefonico.Tutto ciò non serve se lo mettiamo lontano, inun angolo del locale.È ammesso un solo sub-nodo tra il nodo equi-potenziale e una massa o una massa estranea.Per lo stesso motivo è proibito l’entra-esci supiù di due prese collegate al nodo mentre èproibito qualsiasi entra-esci se le prese sonocollegate a un sub-nodo.Se, a parere del medico, può essere escluso ilpericolo di microshock, si applica il limite di200 Ω.Fanno eccezione gli apparecchi di potenza su-periore a 5 kVA e gli apparecchi radiologici, iquali possono essere alimentati direttamentedalla rete, e i circuiti che alimentano apparecchifissi posti fuori della zona paziente.

Norme CEI che interessano i Servizi diEndoscopia digestiva e GastroenterologiaÈ necessario prevedere mezzi idonei per preve-nire cadute di tensione e contatti indiretti, conl’adozione di trasformatori di isolamento ido-nei per l’uso medicale, dispositivi automatici diallarme ottici ed acustici, circuiti di controllo,dispositivi di interruzione automatica del cir-cuito. In tutti i locali adibiti ad uso medico si deve ef-fettuare una equalizzazione del potenziale e inparticolare le masse metalliche di qualunquegenere (tubazioni, prese dei gas, impianti di ri-scaldamento ecc.) devono essere elettricamenteconnesse tra loro a mezzo di conduttori equi-potenziali, facenti capo ad un nodo equipoten-ziale del locale. In parole povere tutto ciò checonduce la corrente, sia apparecchi elettrici chestrutture metalliche devono avere lo stesso li-vello di potenziale, cosicché venendo a contat-to con due o più di essi non ci sia passaggio dicorrente attraverso il corpo umano.Per ogni presa a spina vi deve essere una pro-tezione contro le sovracorrenti, per limitare lamessa fuori servizio alla singola presa interes-sata dal guasto. È da evitare nel modo più as-soluto l’utilizzo di prese multiple, adattatori oprolunghe.

Apparecchi elettromedicali di maggior potenza,che danno luogo a correnti di spunto elevate(ad esempio tutti gli apparecchi radiologici portatili)possono essere alimentati da sorgenti diversedal trasformatore di isolamento, al fine di evi-tare sovraccarichi e conseguenti possibili inter-venti dei dispositivi di protezione. Gli apparecchi elettrici non medicali (ad esem-pio i telefoni o il computer) le cui masse non sonocollegate al nodo equipotenziale del locale, de-vono essere allontanati dall’ambiente circo-stante il paziente in modo che non sia possibi-le il contatto accidentale, diretto o indiretto delpaziente con detti apparecchi. Per tutti gli impianti il cui funzionamento è ri-tenuto vitale per il paziente si deve poter assi-curare, anche in caso di interruzione della rete,la continuità di esercizio a mezzo alimentazio-ne di sicurezza. Tale alimentazione di sicurezzadeve essere automatica e deve essere in gradodi garantire un funzionamento di almeno treore, ottenuto dopo una ricarica di sei ore. Taleperiodo di tempo può essere ridotto a un’oranel caso sia possibile la commutazione sull’ali-mentazione di riserva.Tutti gli apparecchi elettromedicali utilizzati al-l’interno dei locali di endoscopia digestiva de-vono rispondere ai requisiti generali di sicurez-za indicati dalle norme CEI 62-5 e le direttiveeuropee 89/336/EEC e 93/42/EEC.Gli impianti elettrici dei locali ad uso medicodevono essere controllati regolarmente da untecnico qualificato con modalità e tempi codifi-cati dalla norma CEI 64-4 - 5/2/01. Le verifichee i loro risultati devono essere riportati su diun registro, con il timbro e la firma del tecnicoe con la data della verifica (è un obbligo!).

Struttura impianti• impianti luce, forza motrice, privilegiata,

assoluta e di sicurezza come indicato inprecedenza

• impianto telefonico e dati

• impianto diffusione sonora

• impianto rilevazione fumi/gas

• impianto citofonico

• impianto TV

• impianto antintrusione e controllo accessi

• impianto rilevazione presenze

• impianto orologi

• impianto di messa a terra ed equipoten-zialità

Caratteristiche generaliPer il dimensionamento degli impianti elettricidel reparto endoscopico occorre fare riferi-mento alla regola dell’arte e per esso alla nor-ma CEI 64-8.

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

20

PROGETTAZIONE

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

21

In ogni sala endoscopica deve essere presenteun impianto elettrico a soffitto per la alimenta-zione della lampade e per la distribuzione dienergia elettrica alle prese a parete. All’internodelle sale operatorie le condutture devono es-sere annegate nella muratura. È consentito uti-lizzare condutture a vista purché vengano pre-si provvedimenti per garantire la loro pulizianelle condizioni di ordinario servizio.

Caratteristiche elettriche particolariLa caduta di tensione massima ammessa,quando sono inseriti tutti gli apparecchi utiliz-zatori che possono funzionare contempora-neamente, non deve superare il 4% della ten-sione misurata nel punto di consegna dell’im-pianto utilizzatore. Fanno eccezione i circuitiche alimentano apparecchi medicali speciali(Röentgendiagnostica, ecc.) che assorbono ca-richi rilevanti di breve durata: per essi, nei limi-ti previsti dai costruttori, sono ammessi valorisuperiori al 4%.

Provvedimenti contro contatti indiretti L’impianto elettrico deve essere protetto esclu-sivamente mediante un idoneo trasformatoredi isolamento con controllo permanente dell’i-solamento e con tensione nominale del circui-to separato non superiore a 230V.

Il trasformatore di isolamento

spersione e si evita quindi l’interruzione delcircuito al primo guasto verso terra. Per evitare il permanere di un primo guasto aterra, che comporterebbe l’interruzione del cir-cuito al secondo guasto, viene installato un di-spositivo di controllo continuo dell’isolamentoin grado di attivare un allarme acustico e lumi-noso quando la resistenza d’isolamento scendesotto un valore limite di sicurezza, che deve es-sere non inferiore a 50 kΩ. Questo permette ai medici prima di qualsiasiintervento di verificare la sicurezza ed in casodi allarme di cambiare sala.

Il trasformatore non può alimentare più di duesale endoscopiche purchè contigue. Inoltre:

• le condutture del circuito separato devo-no essere distinte da quelle degli altri cir-cuiti (anche all’interno delle cassette diderivazione e dei quadri elettrici)

• i circuiti finali devono essere evidenziaticon colori e numerazione differenziata.

• il trasformatore deve avere una scherma-tura metallica tra gli avvolgimenti per ri-durre le correnti di dispersione. Lo scher-mo deve essere collegato al nodo equipo-tenziale

• i circuiti alimentati dal secondario del tra-sformatore devono essere realizzati concavi multipolari sotto guaina o comun-que con cavi avvolti a spirale

• non è consentita la messa a terradi nessun punto del circuito separa-to. È tuttavia consentito installare pro-tezioni contro le sovratensioni e, tracircuito secondario e terra, di stru-menti di misura o apparecchi di se-gnalazione

• deve essere installato un dispositi-vo di controllo dell’isolamento conindicatore automatico di allarme inposto presidiato. Tale dispositivo non deve poter esse-re disinserito e deve indicare ottica-mente ed acusticamente se la resi-

stenza d’isolamento dell’impianto è scesasotto 50 kΩ. Non deve essere possibile spegnere il se-gnale ottico, mentre quello acustico puòessere tacitabile

• in ogni momento deve essere possibilecontrollare lo stato di efficienza del di-spositivo di allarme

• la tensione del circuito di allarme deve es-sere non superiore a 25 V, il circuito di al-larme deve essere tale che la corrente checircola in caso di guasto a terra del sistemasotto controllo non sia superiore a 1 mA

• la corrente di primo guasto del circuito

Il trasformatore di isolamento ha lo scopo diproteggere le persone dai contatti indiretti. Osservando la figura si nota che il soggetto A,nel caso di contatto con la carcassa, è attraver-sato dalla corrente. Nel caso B, con utilizzatorealimentato da un trasformatore di sicurezza,ciò non avviene, in quanto non si stabilisce ilcircuito che si ha in A.L’adozione del trasformatore di isolamentoconsente di separare i circuiti di alimentazionedelle apparecchiature di rete, con il vantaggiodi impedire la richiusura delle correnti di di-

A

B

trasformatoredi isolamento

secondario con apparecchi scollegati deveessere non superiore a 2 mA

• il segnale ottico ed acustico ed il pulsantedi controllo dell’impianto separato devo-no essere riuniti in una unica custodiacollocata in posizione ben accessibile

• i circuiti che alimentano apparecchi radio-logici ed in generale le grosse apparec-chiature con potenze assorbite superiori a5 kVA possono essere alimentati diretta-mente dalla rete purché a tensione nonsuperiore a 400 V. In questo caso la prote-zione contro i contatti indiretti deve esse-re realizzata mediante interruttori diffe-renziali con corrente di intervento nonsuperiori a 30 mA e tensione di contattolimite convenzionale non superiore a 25 V

• quanto sopra si applica anche ai circuitiche alimentano apparecchi di illumina-zione generale, se posti ad altezza supe-riore a 2.5 m e non alimentati tramite pre-se a spina.

Equalizzazione del potenzialeIn ciascun locale per interventi chirurgici deveessere posizionato un nodo equipotenziale. Al nodo devono essere collegati in modo visi-bile, con possibilità di disinserzione individua-le e permanente accessibilità:

• i conduttori equipotenziali per il collega-mento a terra di tutte le masse estraneeche presentano un valore di resistenzaverso terra non superiore a 0.5 mΩ

• i conduttori di protezione collegati allemasse

• le eventuali schermature contro i campielettrici perturbatori

• l’eventuale rete metallica di dispersionedel pavimento conduttore

• le strutture metalliche ed i ferri di arma-tura del fabbricato, per quanto possibile

• gli eventuali morsetti di equipotenzialitàdegli apparecchi elettromedicali

• i singoli conduttori equipotenziali devo-no essere chiaramente contraddistinti perfunzione e provenienza.

La resistenza dei conduttori, tenuto conto delleresistenze di contatto alle connessioni, non devesuperare 0.15 Ω. È consentito un nodo intermedio per apparec-chi elettromedicali, per prese a spina alimentateda trasformatore di isolamento e per le masseestranee vicine. Il nodo intermedio deve essere collegato al nodoequipotenziale con un conduttore di sezionenon inferiore a quella più elevata tra i condutto-ri di protezione ed equipotenziali che conflui-scono ad esso.

Prese a spinaLe prese a spina sotto trasformatore di isola-mento:

• devono essere protette singolarmentecontro le sovracorrenti

• non devono essere intercambiabili conquelle non alimentate da trasformatore

• devono avere il conduttore di protezionecollegato al nodo o ad un sub nodo.

Le prese a spina alimentate direttamente da rete:

• devono essere protette da interruttoredifferenziale con corrente nominale di in-tervento non superiore a 30 mA

• non devono essere intercambiabili conquelle alimentate da trasformatore di iso-lamento

• devono essere dotate di protezione singo-la contro le sovracorrenti.

Nelle sale di endoscopia non si devono utiliz-zare prolunghe, adattatori e prese multiple.

Alimentazione di sicurezzaNelle sale di endoscopia deve essere assicuratala continuità di esercizio, anche in caso dimancanza di rete, a mezzo di alimentazione disicurezza per tutte le apparecchiature stretta-mente indispensabili per l’incolumità del pa-ziente secondo le indicazioni del Direttore Sa-nitario. Il tempo di intervento della sorgentedeve essere non superiore a 15 s. Per gli endoscopi il tempo di intervento deveessere non superiore a 0.5 s. Il tempo di funzio-namento garantito deve essere di almeno 3 hed il tempo di ricarica deve essere non superio-re a 6 h. Il tempo di funzionamento garantitopuò essere ridotto ad 1 h se è possibile la com-mutazione almeno manuale sull’alimentazionedi riserva. La messa fuori servizio di una lam-pada non deve compromettere la prosecuzio-ne del lavoro. La sorgente di sicurezza deve es-sere in grado di alimentare tutte le utenze adessa collegate. Non possono essere usate comesorgenti batterie per auto o per trazione.

Protezione contro i pericoli di esplosioneQualora non si faccia uso di anestetici e/oanalgesici infiammabili le considerazioni suc-cessive non si applicano. Nel momento in cui sifaccia invece uso di anestetici e/o analgesici in-fiammabili in grado di formare miscele esplosi-ve in aria ed in corrispondenza di quantità inuso o in deposito significative superiori a quel-le riportate ad esempio in tabella (relativa exCEI 64-2) gli impianti elettrici e gli apparecchielettromedicali devono essere realizzati in sicu-rezza osservando le indicazioni riportate dallanorma CEI 64-2 (nuova CEI 31-30).

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

22

PROGETTAZIONE

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

La nuova normativa prevede una valutazionedel rischio incendio; si ricorda comunque chein base ad un rischio ridotto la ex CEI 64-2prevedeva che gli impianti ed apparecchi do-vessero avere le seguenti caratteristiche:

• i componenti degli impianti elettrici posti adaltezza inferiore a 50 cm dal piano di calpe-stio devono essere in esecuzione AD-FT congrado di protezione almeno IP 44 o gradoinferiore se previsto dalla norma ex CEI 64-2

• gli apparecchi elettromedicali posizionatinella stessa zona devono avere lo stessogrado di protezione.

Inoltre gli apparecchi per anestesie o analgesieidentificano zone con rischio di esplosione e sele sale endoscopiche hanno un sistema di ven-tilazione ridondante che preveda 20 ricambitotali di aria/ora l’estensione delle zone con pe-ricolo di esplosione, convenzionalmente chia-mate zone G ed M, è pari a:

• 15 cm in tutte le direzioni dal centro dipericolo o di emissione per le zone G

• fra 5 e 25 cm dal centro di pericolo per lezone M.

La norma tecnica in questione prevede ancheche nel caso in cui il numero di ricambi tota-li/ora fosse pari a 15 l’estensione delle zone Ged M diventa rispettivamente 10 cm e 50 cm.In queste zone gli apparecchi elettromedicalidovrebbero essere del tipo APG nelle zone Ged AP nelle zone M secondo le indicazioni del-la norma CEI 62-5.

Protezione contro gli incendiGli ambienti operatori devono essere conside-rati ambienti a maggior rischio in caso di in-cendio e l’impianto elettrico deve essere realiz-zato in conformità alle indicazioni fornite dallanorma CEI 64-8 per questi ambienti.

Impianti di sicurezza e riservaÈ indispensabile prevedere un impianto di si-curezza per illuminazione e la distribuzione dienergia nei seguenti locali:

• lavaggio strumentario

• con apparecchi RX

• con erogazione gas medicali

• con frigo-emoteca

• con TV a circuito chiuso per chirurgia en-doscopica

• con centraline telefoniche e dati.

Verifiche OBBLIGATORIEGli uffici tecnici devono conservare una docu-mentazione delle verifiche effettuate sull’im-pianto elettrico. In particolare prima di metterein esercizio le sale endoscopiche oltre alle verifi-che previste dalla norma CEI 64-8 sulla funzio-nalità e sicurezza dell’impianto occorre proce-dere alla effettuazione delle seguenti verifiche:

• verifica del dispositivo automatico di al-larme e di sicurezza per il controllo per-manente della resistenza di isolamentonella separazione elettrica tramite tra-sformatore di isolamento

• misura del valore della corrente di primoguasto del circuito secondario del trasfor-matore di isolamento

• verifica dell’equalizzazione del potenziale

• misura della resistenza del pavimento(solo se si usano anestetici infiammabili)

• verifica della corretta installazione e fun-zionamento delle apparecchiature per l’a-limentazione di sicurezza.

Durante l’esercizio dell’impianto deve esseremesso a punto un registro, o una documenta-zione equivalente, che riporti l’esito delle verifi-che periodiche effettuate sugli impianti ed inparticolare l’esito delle seguenti verifiche:

• funzionamento dei dispositivi di allarmee sicurezza (mensile)

• collegamento al nodo equipotenziale del-lo schermo di separazione degli avvolgi-menti del trasformatore d’isolamento (se-mestrale)

• funzionamento degli interruttori diffe-renziali (semestrale o di periodo tempo-rale inferiore secondo le indicazioni delcostruttore)

• misura della resistenza del pavimento (sesi usano anestetici infiammabili) dopo ilprimo anno dall’installazione del pavi-mento e successivamente con cadenzaquinquennale

• funzionamento dell’impianto di emer-genza (annuale o di periodo temporaleminore secondo le indicazioni del co-struttore)

• efficienza dell’impianto di terra (biennale)

• equalizzazione del potenziale (biennale)

• resistenza di isolamento (biennale).

23

sostanze rinvenibili in S.O. in uso in deposito

cloruro di etile (gruppo A) 100 dm3 1000 dm3

IMPIANTO DI EROGAZIONE DI GAS MEDICALIE ARIA COMPRESSA Non sono stati indicati in questa trattazionel’uso dei gas anestetici perchè non necessari peril tipo di anestesia richiesta in sala endoscopica. Nel caso fossero presenti è necessario che ci siaun sistema di allontanamento dei gas.

NELLA PIASTRA DI ENDOSCOPIAa. sistema doppio per riduzione della pres-

sione dei gas medicali per ogni gasb.sistema allarme esaurimento gas medicali

per ogni gasc. sistema allarme aumento pressione gas

medicali per ogni gas.

ZONA AMBULATORI PREPARAZIONE PAZIENTE/ATTESABARELLATIa. impianti per vuotob.impianti per aria compressa bassa pres-

sionec. impianti per ossigeno.

ZONA RISVEGLIOa. impianti per vuoto b.impianti per aria compressa bassa pres-

sionec. impianti per ossigeno.

LOCALE LAVAGGIOa. impianti per aria compressa in numero

proporzionale ai posti di lavoro.

IN OGNI SALA ENDOSCOPICAa. impianti per vuoto (almeno due prese per

l’endoscopista + due per l’anestesista)b.impianti per aria compressa bassa pres-

sionec. impianti per ossigeno (almeno due prese

per l’endoscopista + due per l’anestesista).

Non in tutti i locali ad uso medico è presente ladistribuzione centralizzata dei gas medicali, percui si sopperisce con l’uso delle bombole. Lanormativa però non è uguale in tutte le città. Inalcuni Centri i Vigili del fuoco si accontentano diessere informati sulla localizzazione delle bom-bole (devono però essere sempre nello stessoposto e fissate al muro) e sul gas contenuto, inaltri, come a Padova, non è possibile tenerebombole di dimensioni superiori a 5 l. Nei casiin cui era indispensabile l’utilizzo di quantitativisuperiori, il Direttore Generale ha dovuto firma-re una assunzione di responsabilità.

IMPIANTO IDRICO–SANITARIOLe caratteristiche ottimali dell’impianto idricosanitario del reparto operatorio sono le se-guenti. Deve essere presente:

• impianto distribuzione acqua potabilefredda e calda

• impianto sezionabile per blocchi di utenze

• rubinetteria inox smontabile e sterilizzabile

• acqua di raffreddamento per laser in salaoperatoria (almeno in 1 sala operatoriadel gruppo operatorio)

• servizi igienici posti fuori zona filtro.

Anche se non prescritto esperienze avvenute inalcuni Centri di Endoscopia Italiani, consiglia-no la presenza di valvole di intercettazione al-l’ingresso dell’acqua potabile nel locale lavag-gio, con filtri antibatterici, da verificare periodi-camente per evitare la sovrainfezione dellemacchine lavaendoscopi, soprattutto se questesono a ricircolo del disinfettante.

IMPIANTO DI VENTILAZIONE ECONDIZIONAMENTOL’impianto ha la funzione di mantenere adeguatecondizioni igienico-ambientali in sala endoscopi-ca. In particolare, deve essere in grado di:

• mantenere condizioni termoigrometrichecorrette per l’utente ed il personale

• mantenere una “idonea” areazione dell’am-biente, in grado di contenere le concentra-zioni ambientali di gas anestetici e/o di altriinquinanti gassosi, anche nel caso di emis-sioni anomale.

Le caratteristiche minime che l’impianto deve ave-re sono le seguenti:

IN SALA ENDOSCOPICA:• n° ricambi con aria esterna (senza ricircolo):

15/h (raccomandati minimo 6/h)

• pressione differenziale verso ambienti limi-trofi ed esterni: Pa = Positiva e stabile a portechiuse

• canalizzazioni degli impianti di ventilazione:realizzate con materiali anticorrosione, coiben-tazioni esterne e perdite d’aria inferiori al 5%quando provati a 1.5 volte la pressione nomi-nale di esercizio

• bocchette e griglie diffusione aria: di tiposmontabile e lavabile

• geometria della diffusione dell’aria:- flusso turbolento: chirurgia generale o specialità- flusso unidirezionale o misto: a seconda del tipo

di chirurgia e del modello organizzativo del reparto ope-ratorio

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

24

PROGETTAZIONE

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

IN ALTRI LOCALI DEL REPARTO: Pre-post intervento, lavaggio-preparazione • n° ricambi con aria esterna: 6/h

• pressione differenziale verso sala/e ope-ratoria/e: negativa

• canalizzazioni: realizzate come sale opera-torie

• bocchette e griglie: di tipo smontabile elavabile

Lavaggio strumentario chirurgico • n° ricambi con aria esterna: 15/h

• pressione differenziale verso sala/e ope-ratoria/e: negativa

• canalizzazioni: realizzate come sala opera-toria

• bocchette e griglie: di tipo smontabile elavabile

NEI RIMANENTI LOCALI STUDI E SALA RIUNIONI:• n° ricambi con aria esterna: 2/h

• canalizzazioni: realizzate come sala opera-toria

• bocchette e griglie: di tipo smontabile e la-vabile

Il progetto degli impianti di ventilazione deveessere tale da garantire nel tempo le prestazio-ni, per mezzo di interventi programmati di ge-stione e manutenzione.

In particolare occorre:

• facile ispezionabilità degli impianti

• introduzione di dispositivi d’allarme acu-stici/ottici che avvertano immediatamen-te se alcuni parametri critici sono al disotto dei limiti di sicurezza (ad es. disposi-tivi con allarme di minima per la misuradelle portate immesse e delle pressioni)

• che i filtri siano l’ultimo elemento delladistribuzione dell’aria e siano montati di-rettamente nei soffitti o controsoffitti deilocali ventilati

• che esista nel progetto una proceduraprogrammata di gestione per verificare lafunzionalità degli impianti ed il perdura-re delle condizioni ambientali ritenuteaccettabili

• che esista nel progetto una proceduraprogrammata di manutenzione che assi-curi nel tempo la funzionalità degli im-pianti ai valori nominali di accettazione

• che ogni sala endoscopica sia isolabile perpermetterne la sanificazione con altre infunzione

• che sia possibile effettuare la riduzione, incondizioni non operative, delle quantità

di aria in ciclo, al fine di contenere i con-sumi energetici, fermo restando il mante-nimento delle pressioni differenziali am-bientali.

Procedura per la gestione e la valutazionedelle caratteristiche tecniche dell’impiantoLa valutazione delle caratteristiche dell’impian-to, sia in fase di accettazione che di utilizzo, de-ve permettere il controllo della sua funzionalitàai fini del mantenimento dei requisiti previstiper i parametri ambientali in sede di progetto.

Le caratteristiche specifiche da prendere in esa-me, in fase di accettazione, e da verificare alme-no semestralmente sono:

• il valore della perdita di carico dei dispo-sitivi filtranti

• il valore di portata di aria di rinnovo im-messa

• il valore del rapporto tra volumi di ariaimmessa e volumi di aria in sala è ricava-bile dalla relazione N (n° dei ricambi d’a-ria/h) = P/Vol (portata/volume dell’am-biente)

• i valori delle pressioni ambiente, misuratecon idonei manometri posti in luogo fa-cilmente visibile.

Si sottolinea, anche quando non espressamen-te menzionato, che tutti i test di misura vannoeseguiti secondo quanto evidenziato dalla nor-ma ISO.

IMPIANTO RETE TELEMATICA E SISTEMA DICONTROLLO ACCESSIL’impianto rete telematica e sistema di control-lo accessi ha le seguenti caratteristiche:

• è collegato con il il centro di sorveglianza

• è collegato con la rete esterna

• ha un accesso in ogni:- sala endoscopica - zona ambulatori- zona risveglio - locale caposala

• è collegato per controllo accessi- operandi - personale

• comprende un sistema informativo digestione:- del materiale di consumo- del personale - degli interventi (prenotazione e esecuzione esami, ecc.)- della gestione della cartella clinica (refertazione,

viste ambulatoriali, cartella day hospital ecc.)- dell’archiviazione immagini endoscopiche.

25

CARATTERISTICHE DEIDISPOSITIVI E DELLEAPPARECCHIATUREELETTROMEDICALI

I dispositivi e le apparecchiature tecniche pre-senti nel gruppo operatorio rispettano le carat-teristiche tecnologico-strumentali di sicurezzapreviste dalle normative specifiche riguardantiil loro impiego negli ambienti ospedalieri.Le apparecchiature rispondono a quanto evi-denziato dal D.Lgs. 46/97 e successive modifi-che. Le apparecchiature rispondono alla regoladell’arte (CT 62 del CEI).La normativa CEI classifica i componenti elet-trici in classi secondo il loro modo di protezio-ne contro i contatti indiretti in quattro classi:

Le apparecchiature sono affidate ai/alle capo-sala dei reparti operatori, o ad altro personalespecificatamente incaricato che le mantiene pu-lite sotto il profilo igienico-sanitario nonchèprovvede a tutte le operazioni di controllo in-dicate nel manuale rilasciato dal costruttore eche competono loro.Questo personale si accerta che le apparecchia-ture siano sempre efficienti ed in sicurezza.Qualora se ne riscontri un difetto che ne pre-giudichi la sicurezza d’uso si deve avvertire l’uf-ficio competente e non utilizzare più l’apparec-chiatura per nessun motivo neppure per un’e-mergenza. L’aver avvertito la Direzione Sanitaria, l’Uf-ficio Tecnico o l’ufficio designato alla manutenzione delleattrezzature del malfunzionamento di una apparecchia-tura non ci toglie o riduce la responsabilità del suo uso!Il manuale delle apparecchiature viene conser-vato all’interno del reparto operatorio. Tutte leattività di cui sopra vanno registrate su apposi-to registro (è un obbligo!) Le apparecchiature elettromedicali sono dotatedi scheda di identificazione. La scheda di iden-tificazione fa parte della stessa apparecchiaturae comunque è all’interno del reparto operato-rio. Nella scheda di identificazione è riportato iltipo, il modello, il numero di inventario, l’im-piego cui è destinata. Si mantiene registrazionedelle verifiche di sicurezza.Esistono procedure che l’utente deve osservare incaso di guasto o/e in caso di emergenza (D.P.R547/55 e norma CEI 64-4). Durante le fasi di sanificazione e comunque du-rante i periodi di sospensione dell’attività opera-toria le apparecchiature vengono scollegate dal-

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

26

PROGETTAZIONE

componente dotato di isolamentoprincipale e non provvisto di alcundispositivo per il collegamento dellemasse a un conduttore di protezione

componente dotato di isolamentoprincipale e provvisto di un dispositivoper il collegamento delle masse a unconduttore di protezione

componente dotato di doppioisolamento o di isolamento rinforzato enon provvisto di alcun dispositivo per ilcollegamento ad un conduttore diprotezione

componente ad isolamento ridottoperché destinato ad essere alimentatoesclusivamente da un sistema abassissima tensione di sicurezza, e nelquale non si generano tensioni divalore superiori a quello di sistema

classe III

classe II

classe I

classe zero

CLASSIFICAZIONI DEI COMPONENTI ELETTRICI

La normativa tecnica (IEC601-1, CEI 62-5) sta-bilisce la seguente classificazione degli appa-recchi elettrici ad uso medico.

TIPO B

apparecchio elettromedicale conridotta corrente di dispersione eavente particolari requisiti disicurezza, adatto per applicazionisul paziente

TIPO BF

apparecchio elettromedicale conparte applicata al paziente isolatada terra, avente sicurezzamaggiore del tipo B

TIPO CF

apparecchio elettromedicalecostruito con la massima garanziadi sicurezza per applicazionediretta al cuore del paziente

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

la alimentazione elettrica o di altro genere (es.gas medicali). Le apparecchiature sono sottopo-ste a manutenzione preventiva. Tale manuten-zione è conforme con quanto riportato nel li-bretto di istruzioni fornito dal costruttore. Lemanutenzioni preventive vengono documenta-te. Le apparecchiature sono corredate di tutta ladocumentazione necessaria affinchè possonoessere utilizzate in modo corretto. Tale docu-mentazione viene conservata nel reparto opera-torio e/o presso un ufficio a questo dedicato.

LA RESPONSABILITÀ DEI PRODUTTORI DI MACCHINARI, DEI FORNITORI, DEGLI INSTALLATORI

L’art. 6 del D.Lgs. n. 626 del 1994 prevede che iprogettisti, i fabbricanti, i fornitori e gli installa-tori sono soggetti ad una serie di obblighi pe-nalmente rilevanti circa la fabbricazione, lavendita, il noleggio, la concessione in uso ecc.,di attrezzature ed impianti. Questi ultimi devo-no essere rispondenti alle disposizioni legislati-ve e regolamentari vigenti in materia di sicu-rezza e devono essere accompagnati dalle pre-viste certificazioni od omologazioni od altridocumenti previsti dalla legge (cfr., ad esempio,D.P.R.: n. 459 del 1996; D.P.R. n. 475 del 1992).Il responsabile delle risorse tecnologiche, oveesista tale figura professionale negli ospedali, edin sua assenza la Dirigenza Medica, dovrà va-lutare la rispondenza delle apparecchiature,delle attrezzature e delle macchine alle normedi leggi e regolamenti quali:

• le normative di recepimento delle diretti-ve Ce e le norme ED per i dispositivi me-dici marchiati Ce (D.Lgs. n. 459 del 1996) eper le macchine marchiate Ce (D.Lgs. n. 46del 1997);

• le normative precedenti (D.P.R.: n. 547 del1955; r.d. n. 847 del 1927) e le norme CEI,UNI, per le altre apparecchiature, attrez-zature e macchine.

Purtroppo questi sono gli unici controlli chepossiamo fare, perché per le attrezzature medi-cali, come pure per i presidi, non esiste l’obbli-go della registrazione dell’apparecchiatura do-po produzione di una sufficiente e valida do-cumentazione scientifica atta a dimostrare lareale efficacia e funzionalità del prodotto, percui dobbiamo accontentarci delle dichiarazionifornite dalla Ditta: per esempio ci dicono chequel dato bisturi elettrico con quella determi-nata frequenza coagula meglio di tutti gli altri,

ma non viene presentato nessun studio di con-fronto con altri bisturi! E così via.

DOTAZIONI STRUMENTALIDEI LOCALI

Tutti i locali devono essere dotati di prese te-lefoniche e prese dati, oltre ad avere un collega-mento citofonico intercomunicante e un im-pianto di segnalazione ottico e acustico peremergenza. La presenza di filodiffusione o musica, anche senon indispensabile, può contribuire a ridurrel’ansia del paziente in attesa di intervento.

NEL REPARTO ENDOSCOPICO SONO PRESENTI:• frigorifero per farmaci

• frigorifero per emoderivati con registra-zione continua della temperatura

• amplificatore di brillanza

• dispositivi di protezione individuale cheverranno impiegati in particolare nellasala endoscopica

• carrello di rianimazione completo didefribillatore e pallone Ambu.

NELLA SALA DI ENDOSCOPIA SONO PRESENTI:• apparecchio per erogazione gas medicali

• carrello per video-endoscopico

• elettrobisturi con eventuale coagulatoreall’Argon-plasma

• eventuale apparecchio Laser

• diafanoscopio a parete

• apparecchio monitoraggio per rilevazioneparametri vitali:- P.A. non invasivo - saturimetro - capnometria - E.C.G.

• videoregistratore e/o apparecchio per stam-pa foto

• sistema per la ripresa televisiva d’am-biente. Per i Centri di insegnamento alfine di limitare l’accesso alle sale operato-rie il predetto requisito è da considerarsiindispensabile.

NELLA ZONA RISVEGLIO SONO PRESENTI:• apparecchio per erogazione gas medicali

• apparecchio monitoraggio per rilevazioneparametri vitali: - P.A. non invasivo - saturimetro - capnometria - E.C.G.

NELLA SALA ATTESA INTERNI SONO PRESENTI:• apparecchio per erogazione gas medicali

• apparecchio monitoraggio per rilevazioneparametri vitali: - P.A. non invasivo - saturimetro - capnometria - E.C.G.

27

VERIFICHE DEI REQUISITIIGIENICO-AMBIENTALI

IN SALA ENDOSCOPICA/OPERATORIA VIENE ESEGUITA: • la valutazione dell’efficacia dell’impianto

di condizionamento

• la valutazione della corretta esecuzionedei sistemi di sanificazione e disinfezione

• la valutazione delle caratteristiche igieni-co-comportamentali delle equipe opera-toria.

NEGLI ALTRI LOCALI VIENE ESEGUITA:• la valutazione della corretta esecuzione

dei sistemi di sanificazione e disinfezione

• la valutazione delle caratteristiche igieni-co-comportamentali del personale.

CONDIZIONIMICROCLIMATICHE

Nel reparto endoscopia ed in particolare nellasala endoscopia le condizioni microclimatichedevono essere tali da assicurare un adeguatogrado di benessere termico.

PREVENZIONE EPROTEZIONE DA AGENTI INFETTIVI

Vengono adottate misure per la prevenzione ela protezione da patologie infettive nell’ambitodel reparto operatorio (valutazione del rischiobiologico). Si adottano:

• sistemi di filtrazione dell’aria e ventilazione

• procedure di disinfezione

• contenitori per taglienti, liquidi biologicie reperti anatomici

• dispositivi di protezione individuale (DPI)

• i guanti

• gli indumenti di protezione ed i dispositi-vi di protezione delle vie respiratorie.

RISCHIO CHIMICOPer le indicazioni del rischio chimico si faccia ri-ferimento al sito www.unipd.it/ammi/spp/ma-nuali.

RISCHIO BIOLOGICO Per le indicazioni del rischio biologico si facciariferimento al sito www.unipd.it/ammi/spp/ma-nuali.

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

28

PROGETTAZIONE

In sala endoscopica sono rispettatii seguenti valori:

• temp. aria (inverno-estate): 20-24° C • UR: 40-60%• temperatura rad. differenziale

con t °C aria: <2• velocità aria: 0,05-0,15 m/s

Nella zona preparazione paziente, risveglio sonorispettati i seguenti valori:

• temp. aria (inverno-estate): 20-24 °C • UR: 40-60%• temperatura rad. differenziale con t °C aria: <2• velocità aria: 0,05-0,15 m/s

Nella zona Lavaggio strumentario esubsterilizzazione sono rispettati i seguentivalori:

• temp. aria (inverno-estate): 20-27 °C • UR: 40-60% In tutti gli altri locali sono rispettati

i seguenti valori:

• temp. aria (inverno-estate): 20-27 °C • UR: 40-60%• velocità aria: 0,05-0,15 m/s

Vengono eseguite verifiche dell’efficienzadell’impianto di climatizzazione La determinazione delle caratteristichemicroclimatiche avviene periodicamente

Caratteristicheilluminotecniche

È garantita una illuminazionegenerale di 300 lux in ogni locale.Sono rispettate le condizioni diilluminamento viste inprecedenza

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

LA STRUTTURA NORMO-LEGISLATIVA

• D.P.R. n. 547, 27 aprile 1955: norme per laprevenzione degli infortuni sul lavoro

• D.P.R. n. 164, 7 gennaio 1956: norme per laprevenzione degli infortuni sul lavoro nellecostruzioni

• D.P.R. n. 303, 19 marzo 1956: norme generaliper l’igiene del lavoro

• L. n. 186, 1 marzo 1968: disposizioni concer-nenti la produzione di materiali, apparec-chiature, macchinari, installazioni e impiantielettrici e elettronici

• L. n. 791, 18 ottobre 1977: attuazione della di-rettiva CEE 72/23 relativa alle garanzie di si-curezza del materiale elettrico utilizzato entroi limiti di tensione

• D.M. 16 febbraio 1982: modificazioni del de-creto ministeriale 27 settembre 1965, concer-nente la determinazione delle attività sogget-te alle visite di prevenzione incendi

• L. n. 818, 7 dicembre 1984: nullaosta provvi-sorio per le attività soggette ai controlli diprevenzione incendi, modifica degli articoli 2

29

La legislazione nazionale

La legislazione nazionale..................................................http://astroserver.to.astro.it/salute/archive.htmlServizio prevenzione e protezione infortuni ..............http://www.unipd.it/ammi/spp/Università di PadovaVideoterminali ....................................................................http://www.rinascita.it/mascaretti/index.htmlSito per gli operatori sanitari ..........................................http://www.medlav.unimo.it/ov/Sito sicurezza della Safetynet ..........................................http://www.medlav.unimo.it/ov/Ambiente e lavoro..............................................................http://www.amblav.it/SPP dell’Università di Pavia..............................................http://www.unipv.it/safety/welcome.htmlISPESL ..................................................................................http://www.ispesl.it/Rappresentanti dei Lavoratori ........................................http://www.bio.unipd.it/~rls/per la Sicurezza dell’Ateneo di PadovaSNOP: Società Nazionale Operatori ..............................http://www.snop.it/della SicurezzaAssociazione Nazionale Mutilati ....................................http://www.anmil.it/pages/default.ased Invalidi del LavoroFisica sanitaria e radioprotezione ..................................http://vega.dfc.unifi.it/Welcome.htmlVigili del Fuoco di Padova ................................................http://www.provincia.padova.it/vvf/index.htmI soggetti penalmente responsabili ..............................http://www.geocities.com/athens/crete/2958/Tesi_laurea_perego.htmnella sicurezza del lavoro

LINKS UTILI

e 3 della legge 4 marzo 1982 n. 66 e normeintegrative dell’ordinamento del Corpo na-zionale dei vigili del fuoco

• L. n. 13, 9 gennaio 1989: disposizioni per fa-vorire il superamento e l’eliminazione dellebarriere architettoniche negli edifici privati

• L. n. 46, 5 marzo 1990: norme per la sicurez-za degli impianti

• D.Leg.vo n. 277, 15 agosto 1991: attuazionedelle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE,n, 83/477/CEE, n, 86/188/CEE e n. 88/642/CEE,in materia di protezione dei lavoratori controi rischi derivanti da esposizione ad agenti chi-mici, fisici e biologici durante il lavoro, a nor-ma dell’art. 7 della legge 30/07/1990 n. 212

• D.Leg.vo n. 406, 19 dicembre 1991: attuazio-ne della direttiva 89/440/CEE in materia diprocedure di aggiudicazione degli appalti dilavori pubblici

• D.P.R. n. 412, 26 agosto 1993: regolamento re-cante norme per la progettazione, l’installazio-ne, l’esercizio e la manutenzione degli impian-ti termici degli edifici ai fini del contenimentodei consumi di energia, in attuazione dell’art.4, comma 4 della legge 9 gennaio 1991 n. 10

• L. n. 109, 11 febbraio 1994: legge quadro inmateria di lavori pubblici

• D.Leg.vo n. 626, 19 settembre 1994: attuazio-ne delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE,89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE,90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE ri-guardanti il miglioramento della sicurezza edella salute dei lavoratori sul luogo di lavoro

• D.M. Interno e Lavoro 10 marzo 1998: criterigenerali di sicurezza antincendio e per la ge-stione dell’emergenza nei luoghi di lavoro

• Circolare Ministero dei Lavori pubblici n.13011, 22 novembre 1974: requisiti fisico tec-nici per le costruzioni edilizie ospedaliere,proprietà termiche, idrometriche, di ventila-zione e di illuminazione

• Circolare Ministero della Sanità n. 5, 14 mar-zo 1989: esposizione professionale ad ane-stetici in sala operatoria

• Decreto del Presidente della Repubblica 14gennaio 1997: approvazione dell’atto di indi-rizzo e coordinamento alle regioni e alle pro-vince autonome di Trento e di Bolzano, inmateria di requisiti strutturali, tecnologici edorganizzativi minimi per l’esercizio delle atti-vità sanitarie da parte delle strutture pubbli-che e private

• D.M. (Interno) 18 settembre 2002: Regole tec-niche di prevenzione incendi per la progetta-zione, la costruzione e l’esercizio di strutturesanitarie

• Dipartimento Igiene del lavoro: Linee guidaper la definizione degli standard di sicurezzae di igiene ambientale dei reparti operatori

• DPCM del 27 giugno 1986: atto di indirizzo ecoordinamento dell’attività amministrativadelle regioni in materia di requisiti delle casedi cura private

NORMATIVA ANTINCENDIO

• UNI 7678: elementi costruttivi - prove di re-sistenza la fuoco

• UNI 8456: materiali combustibili suscettibilidi essere investiti dalla fiamma su entrambele facce - reazione al fuoco mediante applica-zione di una piccola fiamma

• UNI 8457: materiali combustibili suscettibilidi essere investiti dalla fiamma su una solafaccia - reazione al fuoco mediante applica-zione di una piccola fiamma

• UNI 8478: apparecchiature per estinzione in-cendi - lance a getto pieno - dimensioni, re-quisiti e prove

• UNI 9175: reazione al fuoco di mobili im-bottiti sottoposti all’azione di una piccolafiamma

• UNI 9177: classificazione di reazione al fuo-co dei materiali combustibili

• UNI EN 54/1: sistemi di rivelazione e di se-gnalazione d’incendio - introduzione

&diritti

doveri

2PROGETTAZIONE

30

PROGETTAZIONE

• UNI EN 671/1: sistemi fissi di estinzione in-cendi - sistemi equipaggiati con tubazioni -naspi antincendio con tubazioni semirigide

• UNI EN 671/2: sistemi fissi di estinzione in-cendi. sistemi equipaggiati con tubazioni -idranti a muro con tubazioni flessibili

• UNI ISO 3008: prove di resistenza al fuoco -porte ed altri serramenti

• UNI ISO 3009: prove di resistenza la fuoco -elementi di vetro

NORMATIVA UNI

• UNI 5364: impianti di riscaldamento ad ac-qua calda - regole per la presentazione del-l’offerta e per il collaudo

• UNI 7131: impianti a gas di petrolio lique-fatti per uso domestico non alimentati da re-te di distribuzione - progettazione, installa-zione e manutenzione

• UNI 7831: filtri di aria per particelle a secco ea umido – classificazione e dati per l’ordina-zione

• UNI 7832: filtri di aria per particelle a mediaefficienza – prova in laboratorio e classifica-zione

• UNI 7833: filtri di aria per particelle ad altaed altissima efficienza – prova in laboratorioe classificazione

• UNI 8130: misure delle prestazioni di depol-veratori – valutazione delle grandezze fisichecaratteristiche e calcolo dell’efficienza di se-parazione

• UNI 8199: misura in opera e valutazionedel rumore prodotto negli ambienti dagliimpianti di riscaldamento, condizionamentoe ventilazione

• UNI 8270-1: acustica – misura dell’isola-mento acustico in edifici e elementi di edifici– requisiti dei laboratori

• UNI 8728: apparecchi per la diffusione del-l’aria - prova di funzionalità

• UNI 10381/1: impianti aeraulici – condotte -classificazione, progettazione, dimensiona-mento e posa in opera

• UNI 10381/2: impianti aeraulici - compo-nenti di condotte - classificazione, dimensio-namento e caratteristiche costruttive

• UNI 10412: impianti di riscaldamento adacqua calda - prescrizioni di sicurezza

• UNI EN 378/1: impianti di refrigerazione epompe di calore - requisiti di sicurezza eambientali - requisiti di base

• UNI EN 779: filtri d’aria antipolvere perventilazione generale - requisiti, prove, mar-catura

• UNI EN 1012/2: compressori e pompe pervuoto - requisiti di sicurezza – pompe pervuoto

• UNI ENV 12097: ventilazione negli edifici –

La piastra di endoscopia: requisiti tecnologici e funzionali

&diritti

doveri

31

rete delle condotte – requisiti relativi ai com-ponenti atti a facilitare la manutenzione del-le reti delle condotte

NORMATIVE CEI

• legge n. 791 del 18/10/1977 attuazione delladirettiva CEE n. 72/23 per le garanzie chedeve possedere il materiale elettrico utilizza-to per tensioni comprese tra 50 e1.000 V inc.a. e 75 e1.500 V in c.c. e successivi aggior-namenti

• norme CEI (Comitato Elettrotecnico Italia-no):

• 0-2: guida per la definizione della documen-tazione di progetto degli impianti elettrici

• 0-3: legge 46/90: guida per la compilazionedella dichiarazione di conformità e relativiallegati

• 11-1: impianti elettrici con tensione superio-re a 1 kV in corrente alternata

• 11-17: impianti di produzione, trasmissionee distribuzione di energia elettrica - linee incavo

• 11-25: calcolo delle correnti di cortocircuitonelle reti trifasi a corrente alternata

• 20-21: calcolo delle portate dei cavi elettrici –parte 1: in regime permanente

• 20-22: prove d’incendio sui cavi elettrici –parte 2: prova di non propagazione dell’in-cendio

• 23-12: spine e prese per uso industriale• 23-51: prescrizioni per la realizzazione, le

verifiche e le prove dei quadri di distribuzio-ne per installazioni fisse per uso domestico esimilare

• 23-54: sistemi di tubi e accessori per installa-zioni elettriche – parte 2-1 prescrizioni parti-colari per sistemi di tubi rigidi e accessori

• 31-30: costruzioni elettriche per atmosfereesplosive per la presenza di gas

• 31-35: costruzioni elettriche per atmosferepotenzialmente esplosive per la presenza digas.

• Guida all’applicazione della Norma CEI EN60079-10 (CEI 31-30). Classificazione deiluoghi pericolosi

• 31-35/A: costruzioni elettriche per atmosferepotenzialmente esplosive per la presenza digas. Guida all’applicazione della Norma CEIEN 60079-10 (CEI 31-30). Classificazione deiluoghi pericolosi. Esempi di applicazione.

• 34-75: apparecchiature per illuminazionegenerale – prescrizioni di immunità EMC

• 64-7: impianti elettrici di illuminazione pub-blica

• 64-8 IV edizione: impianti elettrici utilizzato-

ri a tensione nominale non superiore a 1.000V in corrente alternata e di 1.500V in corren-te continua

• 64-8 sez. 710: impianti elettrici nei locali aduso medico

• 64-14: guida alle verifiche degli impiantielettrici utilizzatori

• 81-1: protezione delle strutture contro i ful-mini

• Norma Uni 10380 (1994): Illuminazione diinterni con luce artificiale

NORMATIVE RIGUARDANTI IMPIANTITELEFONICI DATI E TELECOMUNICAZIONILe norme tecniche di riferimento sono leE/A/TIA la tipologia varia velocemente ed al-lo stato di progetto si verificherà quali sono letipologie migliori.

NORMATIVE STATICHE PRINCIPALI

• Legge 2-2-1974 n.64 che stabilisce le azionida considerare nei calcoli di progetto e veri-fica delle costruzioni

• D.M.12-2-1982 che stabilisce valori e criteriper carichi permanenti, carichi d’esercizio,sovraccarico neve, azioni del vento e varia-zioni termiche

• Norme CNR - UNI 10012-67 che fornisco-no dati integrativi

• D.M. 27-7-1985 che stabilisce le azioni dacumulare nei calcoli di verifica delle struttu-re d’acciaio e di cemento armato, nonchénorme su ritiro e viscosità nel cemento ar-mato ordinario e precompresso

NORMATIVE CEI PER APPARECCHIATUREELETTROMEDICALI

• Riferimenti normativi IEC 60601-1 (NormaCEI 62-5) “Apparecchi elettro medicali. Parte1: norme generali per la sicurezza”

• IEC 60601-1-1 (Norma CEI 62-51) “Appa-recchi elettromedicali. Parte 1: norme gene-rali per la sicurezza. 1 .Norma collaterale:prescrizioni di sicurezza per i sistemi elettro-medicali”

• IEC 61557-8 (Norma CEI 85-28) “Sicurezzaelettrica nei sistemi a bassa tensione fino a1kV c.a. e 1,5 kV c.c- Apparecchi per prove,misure o controllo dei sistemi di protezione.Parte 8: Apparecchi per il controllo dell’iso-lamento nei sistemi IT”

• IEC 61558-2-15 “Sicurezza dei trasformatoriad uso medicale”

• CEI 62-39 “Apparecchi elettrici per uso este-tico. Guida generale per la sicurezza”

CODICE ARTICOLO 33050047&diritti

doveri

LA REALIZZAZIONE DI QUESTO PROGETTO EDUCAZIONALE È RESA POSSIBILE GRAZIE AL CONTRIBUTO DI