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64 - Avventure nel mondo 2 | 2016 Da un Perù del nord e Amazzonia Gruppo De Martino Testo di Elena De Martino Foto Sara Tomas e Bruno Venti U na prima di Avventure. Un progetto che è diventato realtà: attraversare in venti giorni il nord del Perù, fuori dai circuiti turistici troppo trafficati, dal verde fitto fitto dell’Amazzonia ancora incontaminata al blu più intenso del cielo della Cordillera Blanca, passando per siti che testimoniano secoli di storia attraverso i tesori delle civiltà preincaiche, fra tutti quello del Signore di Sipan. In Perù la natura è sovrana. Le foreste, le cascate, le vette innevate ed il blu cobalto del cielo. Come un dipinto che lascia senza parole e che ti sorprende nuovamente ogni volta che lo guardi. Questo mi ritrovavo ogni mattina davanti. Ogni alba una nuova scoperta sempre intensa ed entusiasmante. Colori ed emozioni che si sovrappongono e si inseguono. La cordialità e la fierezza di un popolo che si porta dietro la sua storia e le sue tradizioni da secoli e secoli, i sapori e i profumi di quella terra. Una terra dove i colori accesi degli abiti, le melodie andine, il bianco delle cime e i colori nitidi del cielo si mescolano perfettamente. Un viaggio che non si dimentica, che ci ha consentito di alternare a trekking nella spettacolare cornice naturalistica delle vette andine innevate della Cordillera Blanca (su tutte lo Huascaran – 6.768 mt), momenti di stretto contatto con la storia peruviana più remota e le principali culture preincaiche: dalle tombe “Moche” di Sipan e Sican alla Huacas della Luna e i tesori esposti al Museo Tumbas Reales di Chiclayo. E ancora la lenta navigazione sui fiumi dell’Amazzonia e il silenzioso addentrarci nella riserva Pacaya Samiria: tanti i delfini rosa, i martin pescatore, i pappagalli, le tartarughe, i caimani, le scimmie, i bradipi . Siamo in dieci, di età diverse e provenienti da regioni diverse ma tutti con buone gambe e zaini “leggeri”. RACCONTI DI VIAGGIO | Peru Dalla magia del Rio Maranon alle vette dello Huascaran, un Perù sconosciuto e

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64 - Avventure nel mondo 2 | 2016

RACCONTI DI VIAGGIO | Iran

Da un Perù del nord e Amazzonia Gruppo De Martino

Testo di Elena De MartinoFoto Sara Tomas e Bruno Venti

Una prima di Avventure. Un progetto che è diventato realtà: attraversare in venti giorni il nord del Perù, fuori dai circuiti turistici troppo

trafficati, dal verde fitto fitto dell’Amazzonia ancora incontaminata al blu più intenso del cielo della Cordillera Blanca, passando per siti che testimoniano secoli di storia attraverso i tesori delle civiltà preincaiche, fra tutti quello del Signore di Sipan. In Perù la natura è sovrana. Le foreste, le cascate, le vette innevate ed il blu cobalto del cielo. Come un dipinto che lascia senza parole e che ti sorprende nuovamente ogni volta che lo guardi. Questo mi ritrovavo ogni mattina davanti. Ogni alba una nuova scoperta sempre intensa ed entusiasmante. Colori ed emozioni che si sovrappongono e si inseguono. La cordialità e la fierezza di un popolo che si porta dietro la sua storia e le sue tradizioni da secoli e secoli, i sapori e i profumi di quella terra. Una terra dove i colori accesi degli abiti, le melodie andine, il bianco delle cime e i colori nitidi del cielo si mescolano perfettamente. Un viaggio che non si dimentica, che ci ha consentito di alternare a trekking nella spettacolare cornice naturalistica delle vette andine innevate della Cordillera Blanca (su tutte lo Huascaran – 6.768 mt), momenti di stretto contatto con la storia peruviana più remota e le principali culture preincaiche: dalle tombe “Moche” di Sipan e Sican alla Huacas della Luna e i tesori esposti al Museo Tumbas Reales di Chiclayo. E ancora la lenta navigazione sui fiumi dell’Amazzonia e il silenzioso addentrarci nella riserva Pacaya Samiria: tanti i delfini rosa, i martin pescatore, i pappagalli, le tartarughe, i caimani, le scimmie, i bradipi . Siamo in dieci, di età diverse e provenienti da regioni diverse ma tutti con buone gambe e zaini “leggeri”.

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Dalla magia del Rio Maranon alle vette dello Huascaran, un Perù sconosciuto e

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Un gruppo compatto, interessato e motivato. C’è Sara, che è diventata un’amica dopo diversi viaggi fatti insieme; lei c’è, mite e pacata, schiva, sensibile, stabile. Punto. Basta uno sguardo per comunicare e capirsi. Ha girato il mondo senza mai perdere l’interesse e la curiosità della scoperta, nutrendosi dell’energia che dà “l’andare”. C’è Bruno, lo conosco da quasi 10 anni, pragmatico, essenziale, paziente, introverso. Lui è preparato su tutto, ma non ostenta. Testa, cuore, buon occhio. E’ un ottimo fotografo. Una persona speciale che si lascia scoprire piano piano. C’è Antonella, una donna tosta, indipendente, determinata, rassicurante. Lei trasmette serenità ed equilibrio. Ci sono Francesca e Andrea, li conosco in aeroporto; lei uno “spumante”, sempre sorridente, accomodante e propositiva; lui impulsivo e travolgente, ha sempre la battuta pronta. Ci sono Roberta e Giancarlo, chapeau, con un’esperienza di almeno 40 viaggi con Avventure nel Mondo, li ascolteresti per ore nei loro racconti. Viaggiatori attenti e instancabili, dalle mille risorse, è un piacere, dopo anni di matrimonio, vederli così uniti. C’è Guido, il più giovane del gruppo. Si lascia portare, lui, si adatta e lo trovi a lavare la camicia nel Rio Maranon a fianco delle donne della Comunità, come se fosse la cosa più naturale al mondo. E poi c’è papà. Il primo viaggio con lui. Sono emozionata e preoccupata allo stesso tempo. Ce la faremo? Si dimostra, subito, il partecipante più indisciplinato e ingestibile mai avuto, ma è bello vedere in lui tanta curiosità, entusiasmo ed energia nell’affrontare il viaggio. Non si risparmia mai. Veste i panni del giornalista con il suo block-notes sempre a portata di mano per non perdere nessun momento di questo viaggio. Guarda con perplessità e stupore la figlia nella veste, mai sperimentata finora, di coordinatrice. Bravo Andrea!Quattro le grandi aree attraversate nelle tre settimane di viaggio: l’Amazzonia peruviana, gli altopiani settentrionali, la costa settentrionale e le Cordilleras. E c’è stato anche chi, al termine del viaggio, avendo a disposizione qualche giorno di ferie in più, ha proseguito verso Cuzco, la Valle Sacra e Machu Picchu.L’AMAZZONIADodici ore di volo ci portano a Lima, ritiriamo i bagagli e ci dirigiamo verso il terminal delle partenze nazionali. Il check-in sarebbe stato veloce se papà, con candore ineguagliabile, prima di passare sotto il metal detector non avesse estratto dalla tasca della giacca un coltellino svizzero di buone dimensioni, subito sequestratogli dal personale addetto alla sicurezza aereoportuale. Arriviamo ad Iquitos, ad attenderci c’è Mario, che ci farà da guida per tutta la permanenza in Amazzonia. Nel pomeriggio, dopo una veloce passeggiata in città, con visita alla casa di ferro (progettata da Gustavo Eiffel) e al Malecon Maldonado, ci dirigiamo, a bordo di una “bote” in legno, navigando sul Rio Itaya, al pittoresco mercato di Belen: il più grande mercato dell’Amazzonia Peruviana. Scenari davvero suggestivi: affacciate sul fiume centinaia di palafitte, piccole imbarcazioni in legno per gli spostamenti delle persone del luogo, chiatte cariche di sacchi di carbone o di banane, un viavai di mezzi di trasporto di ogni genere. Colori, odori, grida,

caldo, musiche e poi un bimbo adagiato su di un banco di vendita a dormire, anziani accasciati dalla fatica di una giornata di lavoro. Una rete per giocare a pallavolo proprio in mezzo alla strada. Il mercato di Belen è un mondo tutto da scoprire, ogni ora diversa da quella precedente, fra verdure, carni e uova di ogni genere di animale, pesci, erbe e taumaturgici rimedi della giungla.Il giorno dopo, raggiunta Nauta, sul rio Maranon, saliamo su di una barca in legno, ricoperta da un telo di plastica celeste a protezione del sole o della pioggia e dopo circa 4 h e 30’ raggiungiamo la comunità “20 de Enero”: non più di 25 famiglie per un totale di circa 100 persone. La navigazione è rilassante, la vegetazione lussureggiante. Siamo scortati da uccelli di ogni dimensione e colore: pappagalli, aironi bianchi e tucani. Ogni tanto un leggero urto sotto la chiglia; sono tronchi semi-sommersi, Mario rallenta ulteriormente la già “riflessiva” andatura. Con noi le provviste alimentari e di acqua per i quattro giorni che trascorreremo nella foresta. Qui l’energia elettrica è generata da gruppi elettrogeni che funzionano solo durante alcune ore al giorno, non ci sono strade e ci si muove solo via fiume, non c’è nessuna copertura di rete telefonica e niente acqua: un vero paradiso !!Ottima la sistemazione all’arrivo: una capanna con tetto di foglie di palma e cena “forzatamente” al lume di candela. L’indomani abbondante prima colazione con brodo di pollo e patate e, preparato lo zaino per la notte da trascorrere nella selva, di nuovo in barca alla volta della laguna Guaya. Siamo soli a navigare sul fiume Yanayacu. Ci fermiamo al villaggio di Arequipa; la gente è cordiale e ospitale. Di nuovo in barca e trekking a Renacal. Mario ci fa strada con il machete, ci spiega le proprietà dell’Una de Gato (uncaria tomentosa), ci invita a bere l’acqua purissima contenuta in una grossa liana e poi ci indica un Capinurì, albero che raggiunge i 25 m di altezza (un vero e proprio palazzo!) le cui proprietà antiinfiammatorie ed analgesiche sono concentrate nella corteccia. Pranziamo in barca per ripartire subito dopo in direzione Yarina. Raggiunto l’accampamento, montiamo le due tende (da 5 persone ciascuna) e sistemiamo il campo. Dopo cena, con le ultime energie rimaste, partiamo in navigazione notturna a caccia “fotografica” di caimani. Navigare al buio, sotto una coperta di stelle, è stupendo.Alle cinque della mattina successiva il cuoco inizia ad armare “la cucina” mentre i raggi di luce delle torce frontali dei componenti del gruppo si incrociano nel buio. Dopo una buona prima colazione partiamo per visitare la comunità di Yarina a tre ore di navigazione dal campo.Siamo accolti dal fondatore della comunità che ci accompagna nel villaggio e si sofferma a mostrarci la lavorazione delle barche scavate all’interno di grandi tronchi e la preparazione dei sacchi di aguaje da portare al mercato di Iquitos, lamentando il basso ricavo della vendita a fronte dei guadagni che i passaggi successivi avrebbero comportato.La scuola è chiusa per la giornata festiva, ma i bambini sono tutti riuniti con l’insegnante a giocare:

quarantanove bimbi, dai 3 ai 5 anni, belli e gioiosi.ll giorno dopo, di buon mattino, di nuovo in barca per addentrarci nella foresta alla ricerca dei bradipi. Camminiamo circa 2 ore prima di riuscire a vedere, su un albero, un bradipo che si dondola con il suo piccolo. A metà giornata, rientrati al villaggio e dopo aver caricato gli zaini in barca, lasciamo la comunità diretti ad Iquitos.La serenità delle persone incontrate ed il loro portamento, la vita essenziale, i suoni e gli odori del legno e della terra, le luci dell’alba e quelle delle capanne illuminate da poche candele, il lento scorrere del fiume e le acrobazie dei delfini, le canoe di legno e i sorrisi dei bambini: ricorderò questo “ vivere” della comunità. GLI ALTOPIANI SETTENTRIONALIIl 10 agosto lo dedichiamo interamente al trasferimento da Iquitos a Chachapoyas, città a 2.335 m. s.l.m., lambita dal fiume Utcubamba, antica culla della civiltà chachapoyas. Il passaggio dalla foresta amazzonica agli altipiani è stato veloce, evidente e di forte impatto. Abbiamo lasciato i piccoli villaggi delle comunità che ci hanno dato ospitalità fatti di capanne con tetti in foglia di palma sapientemente intrecciata; villaggi realizzati sempre con struttura “urbanistica” a C con ai lati due file di capanne in legno su palafitte ed in fondo, parallela al corso del fiume, la fila dei pochi edifici di uso comune (la

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chiesa, la scuola e la sala riunioni ). Abbiamo lasciato una terra senza strade, senza reti telefoniche, senza ferrovie, senza servizi.Abbiamo lasciato un mondo edificato su rapporti personali autentici dove la comunità rappresenta un’unica e grande famiglia, dove ognuno aiuta con generosità l’altro e la donna ha un ruolo attivo e determinante nella vita della comunità. Arriviamo a Chachapoyas, la scena cambia e le temperature scendono.La città ha più di ventimila abitanti, è ben strutturata ed amministrata, dotata di ogni servizio e ricca di attrazioni e di tradizioni. E così anche a Leymebamba con i suoi circa 4000 abitanti sparsi in più di sessanta frazioni.Ed è da Chachapoyas che partiremo nei prossimi tre giorni alla volta di territori ancora non toccati dal turismo di massa, ricchi di eccezionali testimonianze archeologiche preincaiche e panorami montani mozzafiato. Il gruppo è compatto e tutti sono molto presi dal programma che ci attende nei prossimi giorni: dal museo cittadino di Leymebamba con le sue duecento mummie alle chullpass di Revash, incastonate nella montagna e recanti ancora motivi decorativi in un’ocra ormai impallidita dal tempo; dalle tombe preincaiche in argilla di Karajia, usate per dare sepoltura ai dignitari dell’epoca e collocate in vetta a precipizi, fino alla Catarata de Gocta, con un salto d’acqua di 771 m, tra orchidee, farfalle ed uccelli; dalla vecchia fortezza Chachapoyas di Kuelap (la Machu Picchu del Perù del nord) rimasta sconosciuta agli Inca e agli spagnoli al susseguirsi degli immensi spazi alle profondissime gole del canyon del Sonche. Tre giorni di spostamenti continui e tante emozioni alla scoperta di siti straordinari attraverso strade asfaltate ma anche sentieri ridotti dalla pioggia ad un alto e scivoloso strato di fango e pietre; strade sterrate, tutte tornanti con strapiombi sui 2.000/3.000 metri di altezza, prima in discesa per chilometri, poi in salita per altrettanti chilometri; a bordo di comodi e spaziosi bus o a piedi, zaino in

spalla, per salire dai 2.230 ai 2.772 m. s.l.m. delle chullpass di Revash. Un crescendo di sensazioni, insomma, che ci ha portato in contatto con imponenti e nascoste testimonianze della storia antica oltre che con silenzi, spazi, atmosfere, luci ed altre straordinarie meraviglie della natura. LA COSTA DEL PACIFICOI cinque giorni trascorsi a ridosso della costa dell’oceano ci hanno regalato nuove energie, consentendoci di visitare comodamente siti archeologici straordinari, sicuramente paragonabili a quello più conosciuto ma più commerciale di Machu Picchu.La vigilia di ferragosto siamo a Chiclayo e di buon’ora ci mettiamo in movimento. Orlando, la nostra guida - parla un ottimo inglese ed uno spagnolo comprensibile a tutti – ci accompagna al Museo Arqueologico Nacional Bruning nella città di Lambayeque. Articolato su quattro diversi livelli, raccoglie circa 1.400 reperti archeologici (vasi cerimoniali, maschere funerarie, monili d’oro, tessuti, armi ,etc.) di civiltà Lambayeque provenienti dalla costa nord del Perù . Di lì ci dirigiamo alla Valle de las piramides a Tucume, situata a circa 30 km a nord di Chiclayo. Fu la seconda grande capitale della cultura Lambayeque, della quale si conservano ben 26 costruzioni piramidali. Uno spettacolo maestoso, espressione delle tre culture che si svilupparono nell’area : Lambayeque, Chimù ed Inca. Terza ed ultima tappa della giornata, dopo un veloce snack in un autogrill lungo la strada, alle Tumbas Reales del Senor de Sipan: la prima tomba di un governatore dell’antico Perù portata alla luce nel 1987 in tutta la sua integrità, ricca di ornamenti, ceramiche, tessuti. Ricostruzione perfetta ed ambientazione scenografica ineguagliabile in uno tra i dieci musei più belli al mondo.Il 15 agosto siamo alla Riserva ecologica di Chaparrì. Ad un’ora d’auto da Chiclayo, è la prima area privata protetta del Perù, di proprietà della comunità contadina di Santa Catalina di Chongoyape. Più di 200 specie di uccelli, territorio arido e circondato da boschi secchi, piccole aree lacustri, un rettilario con le specie più frequenti della zona ed un interessante progetto per il recupero dell’habitat naturale di alcune specie animali a rischio di estinzione, come

“l’orso dagli occhiali”. Emozionante il contatto con due esemplari di questo orso e con un piccolo boa. Il trekking nella riserva dura circa 3 ore, facciamo il pranzo al sacco e verso le 16 ci rimettiamo in viaggio per rientrare a Chiclayo.E’ sulla interminabile e profonda spiaggia della Caleta Santa Rosa che, il giorno dopo, assaporiamo il piacere del riposo. Partiti presto, alle 09.00 siamo a Monsefù, per vedere il Mercado Artesanal. Assistiamo alle operazioni di apertura dei numerosi banchi di vendita dove si trovano oggetti di ogni materiale e di ogni costo: ceramica, legno, paglia, cotone .etc.. Le piccole botteghe sono coloratissime e stracolme di prodotti e da ognuna si diffonde musica locale.Ripartiamo per Caleta Santa Rosa, dove trascorriamo un’ora in massimo relax passeggiando sulla lunghissima spiaggia. Vecchie e coloratissime imbarcazioni da pesca d’altura, ormai in disuso ed oggi a secco, fanno da sfondo ai “caballito de totora”, le sottili imbarcazioni dei pescatori locali con una lunga ed adunca prua, costruite con fasci di totora. Rientrando verso Chiclayo, ci fermiamo al Balneario de Pimentel, stazione balneare con un lungomare fiancheggiato da ristoranti e percorriamo il lungo pontile assistendo alle evoluzioni di molti surfisti in attesa dell’onda giusta. A sera siamo a Trujillo e facciamo conoscenza della signora Clara, proprietaria dell’hospedaje dove pernotteremo fino al 17 agosto: un personaggio unico, fonte inesauribile di energia, condensato di esperienze di vita vissuta tra l’Australia, la Svizzera e l’Italia, padrona di casa eccezionale e guida turistica preparata. La mattina dopo, un’abbondante prima colazione ci rimette in pista e ci prepara alla visita delle Huacas de Moche, patrimonio archeologico a perdita di vista a soli 4 chilometri da Trujillo. La Huaca del Sol - ci dice Clara - fu un centro di interesse militare ed amministrativo per l’élite del tempo, mentre, la Huaca de la Luna fu centro a cui furono riservate funzioni di carattere cerimoniale e religioso. Straordinaria la conservazione dei fregi e delle grandi pitture murali nella Huaca de la luna.Dalla Campina de Moche ci spostiamo sul lungomare di Huanchaco, pranziamo in uno dei numerosi ristorantini con vista panoramica sull’oceano: surfisti, ottime portate (ceviche!) e tanto sole.

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A digestione appena iniziata ci dirigiamo verso la zona archeologica di Chan Chan, bene protetto dall’UNESCO. Visitiamo i resti della più grande città precolombiana dell’America meridionale costruita dai Chimor, civiltà che si sviluppò sui resti dei Mochica. Rientriamo a Trujillo e Clara ci porta in giro per la città: Plaza de armas e la cattedrale, Casa de Urquiaga, Palacio Itturegui, Casa de la Emancipacion e Casa Ganoza Chopitea. Anche il 18 agosto è accompagnato dal bel tempo! La mattina e la sera la temperatura si abbassa ma a metà giornata fa caldo e si gira a maniche corte. Partenza alle 08.00 per la visita del Complejo Arqueologico El Brujo, antico centro cerimoniale ubicato nella valle del rio Chicama ove è conservata la tomba e il corpo mummificato - ricoperto di preziosi monili e ricche insegne di potere - della Senora de Cao.Per il pranzo tutti d’accordo nello scegliere un ristorantino nella zona del mercato di Trujillo: tallerin al sugo di pollo ed una birra!! Subito dopo di nuovo al pulmino per raggiungere, in località Palo Marino di Trujillo, il Centro equestre “Caballo de Paso Peruano “ dove abbiamo assistito ad uno spettacolo equestre con le esibizioni di otto esemplari di cavallo peruviano.LE CORDILLERASSiamo ormai alla parte finale del viaggio e ci prepariamo a vivere l’ultima tappa, la più bella, a detta del gruppo e a mio giudizio! Ci porterà dalla costa del Pacifico alle Cordilleras e metterà a buona prova, più che in altre località, le capacità fisiche e di adattamento di ciascuno.Arriviamo a Huaraz alle 5:30 di mattina del 19 agosto, quando è ancora buio. Fa freddo, ma abbiamo dormito bene sul pullman e siamo pronti per la giornata! Ad attenderci alla stazione della Moviltours c’è Anthula, con la quale ho preso contatti per le escursioni dei giorni successivi. Andiamo in hotel e riesco ad avere subito le camere. Facciamo colazione con una meravigliosa vista delle vette innevate e verso le 9:30 partiamo alla volta di Chavin de Huantar. A circa 50 km da Huaraz, sosta alla laguna di Querococha a quota 3.980 metri. C’è vento e la temperatura è bassa, ma ciò non ci impedisce di scendere alla riva del lago e goderne, in un silenzio quasi surreale, il colore dell’acqua tagliata dai raggi del sole. Un bicchiere di mate de coca e ripartiamo per Chavin. Il paesaggio è stupendo, i tornanti si succedono sui costoni a precipizio. A quota 4.520 m s.l.m., dopo aver attraversato un tunnel di circa 500 m, sbuchiamo sul Callejon de Conchucos e fiancheggiamo un’enorme e bianchissima statua del

Cristo Redentore che domina le vallate sottostanti. Suggestiva la visita al sito archeologico di Chavìn de Huantar, bene protetto dall’Unesco. Ingaggio una guida all’entrata del sito che ci conduce subito alla piazza circolare, chiusa su tre lati da tre templi, dove sono stati portati alla luce, tra l’altro, ambienti dedicati ai sacrifici alle divinità tra il 3.000 ed il 2.000 a.C. . E poi, con grande sorpresa … i labirinti -locali sotterranei nel profondo dell’antico tempio - e l’incontro con il Lanzón, divinità antropomorfa scolpita nella pietra in un cultura preincaica Chavìn.Molto interessante anche il Museo Nacional de Chavìn, inaugurato nel luglio 2008 che raccoglie, in quattordici sale, circa trecento splendidi pezzi di ceramica Chavìn.Il giorno successivo, dopo una sosta forzata alle porte della città per la sostituzione di un pneumatico del pullman che ci consente, però, di visitare il mercato locale di frutta e verdura, lasciamo Huaraz alla volta del nevado Pastoruri. Facciamo brevi soste per ammirare la laguna de Patococha, le scritture rupestri e le Puya Raimondi, nota come “regina delle Ande “. La pianta cresce ad un’altitudine di 3.200-4.800 m. s.l.m., raggiunge i 10 m di altezza e la sua infiorescenza si sviluppa dopo 80/100 anni di vita. Dopo la fioritura muore. Ci fermiamo a comprare il necessario per il pranzo al sacco e dopo altri 40 km siamo all’ingresso del Parco Nazionale di Huascaran. Da qui, sempre in bus, in una ventina di minuti arriviamo all’inizio del sentiero che porta al ghiacciaio. Siamo a 5.014 m. s.l.m. , cominciamo un trekking in salita, di poco più di due km, con un dislivello di 300 mt. L’altitudine si sente, è facile andare in affanno, camminiamo lentamente. Ai piedi del ghiacciaio la laguna Pastoruri; lo spettacolo è incantevole e man mano che ci si avvicina allo specchio d’acqua, passo dopo passo, siamo rapiti dalla bellezza del luogo. C’è una luce fortissima che ci avvicina alle vette. Il freddo è davvero pungente ma siamo adeguatamente attrezzati. Il pomeriggio, rientrati in hotel, briefing con Anthula per mettere a punto il programma del giorno successivo che ci vedrà alla prova con due trekking in quota. Finora, grazie all’ottimo acclimatamento fatto, nessuno di noi ha avuto problemi con l’altitudine e siamo tutti molto motivati a raggiungere la “laguna 69”.L’indomani partiamo di buon ora per raggiungere il campo base di Cebollapampa dove pernotteremo in tenda e da dove inizieremo a salire. Attraversiamo il Callejón de Huaylas, entriamo nel parco nazionale Huascaran e ci fermiamo nella vallata di Llanganuco in un paesaggio da favola, sulla riva della laguna Chinancocha dal colore turchese, circondata dalle vette innevate dello Huascarán, Huandoy, Chacraraju, Chopicalqui, Yanapaccha e Pisco. A metà mattinata siamo al campo base e mentre i due cuochi provvedono a scaricare viveri, zaini ed ogni attrezzatura necessaria al pernottamento, noi proseguiamo con il pulmino fino a quota 4.767 m. s.l.m. in località Portachuelo di Llanganuco.

Da lì cominciamo il trekking in discesa di circa 4 ore. Attraverso un ripido sentiero, pietraie e sbalzi ridiscendiamo verso il campo base Pisco a quota 3.900 ove troviamo già montate le tende. Con lo scendere del buio scende bruscamente anche la temperatura. Siamo sui 2 gradi sopra lo zero, la cena è pronta, ci riuniamo nella tenda attrezzata per i pasti e gustiamo un’ottima zuppa di quinoa, pollo, uova e fagioli. Alle 23 siamo già tutti in tenda, chiusi nei sacchi a pelo a tenuta fino a -10 gradi con il “rinforzo” dei sacchi lenzuolo in pile, fornitici da Anthula. Durante la notte la temperatura scende sotto lo zero, il cielo è luminosissimo e carico di stelle. Uno spettacolo bellissimo!Quella del 22 agosto è davvero una giornata indimenticabile e da rivivere tutta per intero ! Sveglia alle 05.30 per la prima colazione. E’ ancora buio e le tende sono imbiancate dal gelo. Il cuoco porta a ciascuno una bacinella di acqua bollente per lavare il viso e poi una magnifica colazione con pancake. Alle 6:30 cominciamo il trekking di 9 km verso la laguna 69. Con noi due muli di emergenza in caso di difficoltà nel raggiungere la meta. Il percorso è in salita ma la fatica è ricompensata dalla bellezza del paesaggio (una laguna più piccola, cascate e la vetta del Chacraraju). L’ambiente glaciale è veramente grandioso, con montagne bellissime. Aiutati dalle ottime condizioni meteo saliamo a quota 4.700 m. s.l.m., arrivati alla laguna gustiamo il pranzo preparato dal cuoco la mattina stessa. E così dopo

una sosta di un’ora riscendiamo verso il campo base Pisco. Per 6 di noi si avvicina il momento del ritorno in Italia, mentre per chi ha deciso di fare l’estensione, il viaggio prosegue verso Cuzco, la Valle Sagrada, le 4 ruines e Machu Picchu. Il 23 agosto, prendiamo il pullman della “Cruz del Sur” per Lima. Impieghiamo

circa 8 ore per raggiungere la Capitale. Una lunga discesa con continui tornanti fino a Barranca e poi la Panamericana con costoni di sabbia a picco sull’Oceano. Lima ci accoglie con il suo caotico traffico ma anche con l’eleganza del Miraflores, il suo quartiere più elegante, dove ci fermiamo per la cena, prima di tornare in albergo, rifare ancora una volte gli zaini e le valigie e prepararci al volo per l’Italia del 24 agosto.Le bellezze naturali ed i siti archeologici visitati ci hanno sempre meravigliati, nel senso pieno della parola, regalandoci emozioni ed aprendoci a nuove dimensioni della “bellezza”. E così siamo rimasti rapiti dall’imponenza dei ghiacciai, dalle foreste sterminate, dalle vestigia delle antiche civiltà preincaiche, dai sorrisi e dalla disponibilità dei peruviani. Un viaggio molto vario, adatto a chi non intende risparmiarsi viaggiando, a chi ha la curiosità di esplorare itinerari ancora poco conosciuti; un viaggio che accontenta gli amanti della natura e quelli del trekking; un viaggio che non tralascia gli aspetti storico-culturali ed antropologici. Un viaggio che ricorderò.