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144 - Avventure nel mondo 2 | 2016 RACCONTI DI VIAGGIO | Madagascar TRA LEMURI E ZEBU’ NELLA NATURA INCONTAMINATA DEL MADAGASCAR Da un Madagascar Breve gruppo Bondioni 2014 Testo e foto della coordinatrice Angela Bondioni S ono tornata da poco dal Madagascar, sto guardando le fotografie e ho già voglia di ritornarci…………… partiti il 26 Ottobre da Milano, arrivati ad Antananarivo il 27, primo incontro con Bebè, mitico corrispondente di Avventure; ci accoglie con entusiasmo, ci porta a casa sua e ci offre una colazione a base di frutta, miele, burro, caffè… poi iniziamo il tour con il nostro autista, Banza, e il nostro minibus (una nota dolente: a me e Luigi non sono arrivate le valige, sig…sig…) Prima tappa Ambositra, ci arriviamo per l’ora di cena, le strade in Madagascar sono malmesse e piene di buche, bisogna andare piano; i bungalow sono belli e comodi, riposiamo bene e la mattina seguente siamo in splendida forma. Ci rechiamo ai villaggi Zafinamuri, il tempo è uggioso e comincia a scendere una leggere pioggerellina, decidiamo di visitare solo il villaggio di Antoetra perché per recarci a Ifasina dovremmo percorrere un sentiero in terra battuta, troppo scivoloso con la pioggia. Al nostro arrivo il Capo villaggio ci assegna come guida Ori, un ragazzo molto giovane e bravo che subito ci spiega l’importanza del capo villaggio: deve avere almeno 70 anni, viene eletto a vita, lui decide delle controversie nel villaggio. Ori ci mostra le case che ancora oggi vengono costruite in legno di palissandro ad incastro, non c’è un chiodo, l’esterno ha le decorazioni tipiche della tribù di appartenenza, l’interno è costituito da due piani: il piano terra è una grande stanza dove ci sono un paio di finestrelle e una porta, i quattro angoli sono utilizzati in tutte le case nello stesso modo: quello di Nord Est è dedicato alla preghiera, qui si chiedono le benedizioni degli antenati e si portano i morti prima di seppellirli; quello di Nord Ovest serve per mangiare e bere solo in occasioni speciali, quello di Sud Est contiene gli attrezzi per cucinare e in quello di Sud Ovest, oltre alla scala per salire al piano di sopra c’è la porta di ingresso da cui entrano anche gli animali volatili per ripararsi durante la notte. Al piano di sopra c’è un’altra camera che serve per cucinare e mangiare, non c’è camino, il fumo prodotto dalla legna che brucia rimane all’interno dell’abitazione e impregna il legno della casa così da cacciare mosche e zanzare. Nel primo pomeriggio riprendiamo il cammino per arrivare a Ranomafana verso sera, anche qui abbiamo dei comodi bungalow, sentiamo scorrere un fiume lì vicino ma ormai è buio e non riusciamo a vedere il paesaggio. La mattina seguente esco presto per vedere il fiume, è abbastanza grande ma in un punto c’è un passaggio con l’acqua bassa, la gente del villaggio viene lì a lavarsi e poi lo attraversa per venire dal nostro lato, qui organizzano un piccolo mercato, vendono frutta, verdura, spezie, bacche di vaniglia e oggettini di legno intagliato. È gente allegra e cordiale, ci offrono la loro merce ma non sono insistenti. Incontriamo la nostra guida, Lahacia, che ci accompagna in un trekking di 3 ore nel grande parco Ranomafana, con noi ci sono anche due ragazzi che ci aiuteranno a trovare i lemuri, ne vediamo di due tipi in cima agli alberi, un tipo dorato e un altro tipo con la pancia rosa. Impariamo tante cose su questi curiosi animaletti: i lemuri sono monogami, la gravidanza dura tre mesi; quando il piccolo nasce, lo mettono in un nido di foglie che cambiano ogni tre giorni, sia per la pulizia che per eludere i predatori. A 20 giorni di vita cominciano a tenerlo addosso, aggrappato alla schiena, (se nascono due gemelli uno lo tiene addosso il padre e uno la madre) fino ai 3 mesi, poi lo mandano via perché cerchi un suo gruppo e qui lotterà per la leadership (ogni gruppo è composto da 4 a 8 lemuri). Quindi ripartiamo, passiamo da Fianarantsoa, grande città piuttosto decadente dove cominciamo a familiarizzare con la gente e i mercati: è l’ora di pranzo, c’è chi si ferma a mangiare, chi dorme sul proprio carretto, chi vuole venderci qualcosa; grandi jacarande fiorite colorano di viola la città. Per il tramonto arriviamo ad Ambavalao, città importante per il grande mercato degli zebù ma ormai è tardi e non c’è più nessuno, ci torneremo domattina. Llemuri Sifaka al parco Nahampoana

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Page 1: RACCONTI DI VIAGGIO | RACCONTI DI VIAGGIO ... · per arrivare a Ranomafana verso sera, ... Il 30 Ottobre, prima di uscire dal nostro albergo, ... un piccolo angolo di Paradiso, una

144 - Avventure nel mondo 2 | 2016

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TRA LEMURI E ZEBU’

NELLA NATURA INCONTAMINATA DEL

MADAGASCARDa un Madagascar Breve gruppo Bondioni 2014

Testo e foto della coordinatrice Angela Bondioni

Sono tornata da poco dal Madagascar, sto guardando le fotografie e ho già voglia di ritornarci…………… partiti il 26 Ottobre

da Milano, arrivati ad Antananarivo il 27, primo incontro con Bebè, mitico corrispondente di Avventure; ci accoglie con entusiasmo, ci porta a casa sua e ci offre una colazione a base di frutta, miele, burro, caffè… poi iniziamo il tour con il nostro autista, Banza, e il nostro minibus (una nota dolente: a me e Luigi non sono arrivate le valige, sig…sig…)Prima tappa Ambositra, ci arriviamo per l’ora di cena, le strade in Madagascar sono malmesse e piene di buche, bisogna andare piano; i bungalow sono belli e comodi, riposiamo bene e la mattina seguente siamo in splendida forma.Ci rechiamo ai villaggi Zafinamuri, il tempo è uggioso e comincia a scendere una leggere pioggerellina, decidiamo di visitare solo il villaggio di Antoetra perché per recarci a Ifasina dovremmo percorrere un sentiero in terra battuta, troppo scivoloso con la pioggia.Al nostro arrivo il Capo villaggio ci assegna come guida Ori, un ragazzo molto giovane e bravo che subito ci spiega l’importanza del capo villaggio: deve avere almeno 70 anni, viene eletto a vita, lui decide delle controversie nel villaggio.Ori ci mostra le case che ancora oggi vengono costruite in legno di palissandro ad incastro, non c’è un chiodo, l’esterno ha le decorazioni tipiche

della tribù di appartenenza, l’interno è costituito da due piani:il piano terra è una grande stanza dove ci sono un paio di finestrelle e una porta, i quattro angoli sono utilizzati in tutte le case nello stesso modo: quello di Nord Est è dedicato alla preghiera, qui si chiedono le benedizioni degli antenati e si portano i morti prima di seppellirli; quello di Nord Ovest serve per mangiare e bere solo in occasioni speciali, quello di Sud Est contiene gli attrezzi per cucinare e in quello di Sud Ovest, oltre alla scala per salire al piano di sopra c’è la porta di ingresso da cui entrano anche gli animali volatili per ripararsi durante la notte.Al piano di sopra c’è un’altra camera che serve per cucinare e mangiare, non c’è camino, il fumo prodotto dalla legna che brucia rimane all’interno dell’abitazione e impregna il legno della casa così da cacciare mosche e zanzare. Nel primo pomeriggio riprendiamo il cammino per arrivare a Ranomafana verso sera, anche qui abbiamo dei comodi bungalow, sentiamo scorrere un fiume lì vicino ma ormai è buio e non riusciamo a vedere il paesaggio.La mattina seguente esco presto per vedere il fiume, è abbastanza grande ma in un punto c’è un passaggio con l’acqua bassa, la gente del villaggio viene lì a lavarsi e poi lo attraversa per venire dal nostro lato, qui organizzano un piccolo mercato, vendono frutta, verdura, spezie, bacche

di vaniglia e oggettini di legno intagliato. È gente allegra e cordiale, ci offrono la loro merce ma non sono insistenti.Incontriamo la nostra guida, Lahacia, che ci accompagna in un trekking di 3 ore nel grande parco Ranomafana, con noi ci sono anche due ragazzi che ci aiuteranno a trovare i lemuri, ne vediamo di due tipi in cima agli alberi, un tipo dorato e un altro tipo con la pancia rosa. Impariamo tante cose su questi curiosi animaletti: i lemuri sono monogami, la gravidanza dura tre mesi; quando il piccolo nasce, lo mettono in un nido di foglie che cambiano ogni tre giorni, sia per la pulizia che per eludere i predatori. A 20 giorni di vita cominciano a tenerlo addosso, aggrappato alla schiena, (se nascono due gemelli uno lo tiene addosso il padre e uno la madre) fino ai 3 mesi, poi lo mandano via perché cerchi un suo gruppo e qui lotterà per la leadership (ogni gruppo è composto da 4 a 8 lemuri).Quindi ripartiamo, passiamo da Fianarantsoa, grande città piuttosto decadente dove cominciamo a familiarizzare con la gente e i mercati: è l’ora di pranzo, c’è chi si ferma a mangiare, chi dorme sul proprio carretto, chi vuole venderci qualcosa; grandi jacarande fiorite colorano di viola la città.Per il tramonto arriviamo ad Ambavalao, città importante per il grande mercato degli zebù ma ormai è tardi e non c’è più nessuno, ci torneremo domattina.

Llemuri Sifaka al parco Nahampoana

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Avventure nel mondo 2 | 2016 - 145

TRA LEMURI E ZEBU’

NELLA NATURA INCONTAMINATA DEL

MADAGASCAR

RACCONTI DI VIAGGIO | Madagascar

Il 30 Ottobre, prima di uscire dal nostro albergo, andiamo a visitare una fabbrica della carta proprio lì nel cortile, è interessante vedere come la ottengono dalla legna e come la decorano con i fiori; mentre seguiamo questa lavorazione mi arriva una telefonata, è Bebè che mi dice di guardare in reception perché c’è una sorpresa per me: Miracolo!!! Sono arrivate le valige mie e di Luigi, dopo 5 giorni. Bebè, mitico, è riuscito a farcele avere, non so come abbia fatto, lui dice che ce le ha inviate con un elicottero, perché no?Andiamo a vedere il mercato degli zebù, questa mattina è pieno di animali e di gente, c’è chi trascina un vitello nel recinto delle trattative e chi è seduto sotto un albero mentre osserva le bestie che passano di lì; le trattative si devono svolgere dentro ad appositi recinti perché quando si conclude si deve pagare una tassa. Mentre camminiamo un vitellone riesce a scappare dal padrone che lo teneva legato ad una corda, corre all’impazzata, la gente scappa per non essere investita dall’animale che ha più paura di noi.Verso le 10,00 partiamo per la riserva di Anja dove facciamo un trekking accompagnati da una guida che ci porta nei posti dove vivono alcune famiglie di lemuri catta, bianchi e grigi, sono i tipi più comuni qui in Madagascar; ne avvistiamo tanti, non hanno paura degli umani, ci sono parecchie mamme con i loro piccoli sulla schiena, alcuni stanno sugli alberi, altri giocano tra di loro, altri ancora restano seduti per terra a guardarci, sono molto curiosi con i loro musetti aguzzi e le lunghe code a strisce bianche e nere, che spettacolo!Nel primo pomeriggio riprendiamo la strada per andare a Ranohira, vogliamo vedere il tramonto alla “fenetre de l’Isalò” ma quando arriviamo nere nubi si addensano sull’Isalò e viene un temporale, ci andremo domani.Venerdì 31 Ottobre di buon mattino partiamo per l’Isalò, un grandissimo parco ricco di molteplici bellezze naturali oltre che di Lemuri; con Julien, la nostra guida, andiamo sulla prima cresta, la giornata è splendida e il sole scotta, sulla cresta di roccia i lemuri corrono e saltano, si vedono anche da lontano per via delle loro lunghe code a strisce, la vegetazione è particolare, ci sono piccole piante grasse a forma di baobab con i fiori gialli. Percorriamo un sentiero

che attraversa una zona del parco fino a portarci ad un piccolo angolo di Paradiso, una piscina naturale in mezzo alle rocce e alle palme, alimentata da una cascatella di acqua tiepida, sembra la sorgente della giovinezza; ci tuffiamo con piacere fino a che Julien ci richiama all’ordine, è ora di continuare il trekking, il parco è grande e lo vogliamo attraversare tutto.Il sentiero si snoda tra alte creste mentre un nuvolone nero fa capolino all’orizzonte e, nel giro di un’ora, arriva proprio sulle nostre teste, cerchiamo di accelerare il passo ma non facciamo in tempo ad arrivare al rifugio e sotto la pioggia ci facciamo il secondo bagno della giornata.Quando arriviamo al camp ci rifugiamo sotto una tettoia ed aspettiamo che spiova, troviamo anche i panini che Julien ci ha fatto portare, fortunatamente fa caldo e, quando torna il sole, ci asciughiamo subito, poi continuiamo a camminare fino alla piscina blu e a quella nera. Il paesaggio è suggestivo, le rocce scendono a picco sul piccolo ruscello che raccoglie le acque piovane formando di tanto in tanto alcune pozze dove si può fare il bagno, il colore dell’acqua dipende dal colore della roccia, a volte chiara e a volte scura mentre il sentiero si snoda tra speroni rocciosi, piccole radure erbose, piane di sabbia e piccoli rigagnoli da attraversare.Quando arriviamo alla piscina nera anche il cielo si sta facendo scuro, solo Franca ha il coraggio di tuffarsi, l’acqua è fredda e tutti gli altri preferiscono ritornare; verso le 16,00 siamo al bus che ci riaccompagna in hotel, stanchi ma contenti.La mattina seguente partiamo per Ilakaka, la città delle pietre preziose, infatti quando arriviamo la prima cosa che vediamo sono i cercatori che setacciano il fiume per trovare qualche zaffiro; lungo la strada principale è un susseguirsi di negozietti che espongono gli attrezzi che servono ai cercatori, noi ci rechiamo alla miniera dove però stanno girando un film e non ci vogliono far passare. Dopo un po’ di insistenze riesco a convincere il regista che faremo presto e otteniamo il permesso di visitarla.Ci sono centinaia di persone con i badili in mano che spalano la terra, oggi fanno da comparsa nel film; una guida ci accompagna a vedere la miniera a cielo aperto, un enorme buco scavato a terrazzamenti nella terra rossa; il regista è nervoso, dobbiamo andare via, sta arrivando l’elicottero per le riprese.

Lasciamo tutta questa gente che scava per una paga di 5000 ariary al giorno (meno di 2 €), oggi per loro è come una festa, ci sono i bambini, le donne. La guida poi ci porta negli uffici commerciali della miniera, dove ci fanno vedere la lavorazione degli zaffiri e uno show room per la vendita: le pietre sono bellissime, la qualità è garantita dalla serietà dei proprietari della miniera, una banca svizzera.Lasciamo Ilakaka e i suoi poveri cercatori, dopo 5 ore di sterrato arriviamo a Ifaty in un bel villaggio in riva al mare, scarichiamo i nostri bagagli nei bungalow e mi accordo con Oliviero per andare a fare una visita alla foresta spinosa. Dopo una mezz’ora arrivano due carretti trainati dagli zebù che ci accompagnano lungo un sentiero che costeggia il paesino di Ifaty fino alla foresta spinosa. Oliviero ci spiega le varietà di piante che incontriamo, con e senza spine, e infine vediamo i grandi Baobab. Scendiamo dai carretti e proseguiamo la visita a piedi, camminiamo tra questi giganti della flora, li fotografiamo, osserviamo alcune specie di uccelli particolari, assaggiamo i grossi semi di baobab che Oliviero ci garantisce essere “innocui”, due ore volano mentre scopriamo questo territorio ed è già ora di tornare in albergo dove arriviamo in tempo per ammirare il tramonto sul mare.La mattina del 2 Novembre partiamo all’alba per Tulear, la giornata è meravigliosa, lasciamo il grosso del bagaglio alla stazione di imbarco e portiamo con noi solo lo stretto indispensabile per trascorrere tre giorni al mare. Anche qui ci vengono a prendere i carretti trainati dagli zebù ma questa volta sono in mare, sì perché il nostro motoscafo non riesce ad arrivare fino all’imbarcadero, la marea è bassa, allora hanno escogitato questo sistema di trasporto passeggeri.Quando gli zebù sono a fianco della barca l’acqua gli arriva alla pancia, noi trasbordiamo velocemente e il motoscafo si dirige verso Anakao; dopo circa un’ora di navigazione siamo davanti al nostro hotel, Safari Vezo, dove Madame Catherine ci sta aspettando sulla spiaggia. Noi ci togliamo le scarpe, ci rimbocchiamo i pantaloni e scendiamo dalla barca mentre arrivano dalla spiaggia alcuni ragazzi che prendono i nostri bagagli e li portano a riva caricandoseli sulla testa.Il posto è fantastico, una spiaggia dorata lunghissima, da una parte il mare azzurro azzurro, dall’altra le

Le piroghe di Anakao

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146 - Avventure nel mondo 2 | 2016

RACCONTI DI VIAGGIO | Malawi

palme e i nostri bungalow nascosti nel verde.Madame Catherine ci spiega come funziona l’albergo: non c’è acqua corrente nei bungalow, ci forniscono dei secchi di acqua fredda durante il giorno e la sera, per la doccia, si possono prendere dei piccoli mastelli di acqua calda bollita con legno profumato.Il pomeriggio lo dedichiamo alla spiaggia e al mare, prendo accordi con Michele, un pescatore del villaggio vicino, per andare domani all’isoletta di Satrana con la piroga; la sera a cena prelibatezze del cuoco francese.La mattina seguente alle 7,30 salpiamo su due piroghe, sono barchette molto rudimentali costituite da un tronco scavato con due punte dove è fissato un piccolo albero che regge una vela quadrata, il tronco è collegato tramite due pezzi di legno ad un altro piccolo tronco che fa da stabilizzatore.La cosa incredibile è l’agilità dei due pescatori che guidano questa barchetta con maestria in mezzo alle onde ed al forte vento saltando da un tronco all’altro per spostare il peso e per girare la vela quando serve; questa mattina il vento è contrario e impieghiamo più di un’ora per arrivare all’isoletta.L’isola è deserta, depositiamo le nostre cose sotto uno dei pochi alberi e andiamo in perlustrazione, raggiungiamo il punto più alto e dall’altro lato si vedono grosse onde infrangersi contro la barriera corallina; quando ritorniamo alla base Michele ha già apparecchiato e preparato il pranzo: polipo in umido e pesce alla griglia con riso. Ci sediamo intorno alla tovaglia (che è la vela della barca) e pranziamo.Nel pomeriggio bagni, sole, passeggiate e, prima che il vento giri un’altra volta riprendiamo la barca per tornare ad Anakao, ci arriviamo il 15 minuti.La gita ci è piaciuta molto per cui ci accordiamo anche per andare domani all’altra isola: Nosy Ve che resta un po’ più vicina di Nosy Satrana. Il 4 Novembre raggiungiamo Nosy Ve in 30 minuti, abbiamo anche il vento a favore, l’isola è ancora più bella di quella di ieri, davanti c’è un po’ di barriera corallina e si può fare snorkeling, il mare ha tutte le gradazioni dell’azzurro e del blu, la sabbia è bianca candida, insomma, un Paradiso. Ci godiamo la giornata, al pomeriggio stormi di uccellini si divertono a passeggiare sul bagnasciuga mentre sale la marea beccando qua e là, i gabbiani volano in formazione, nei cespugli vicino a noi ci sono anche alcune femmine con i piccolini, gli unici rumori sono il vento a le onde che si infrangono contro la barriera corallina, sull’isola ci siamo solo noi. Al ritorno salutiamo i nostri pescatori e ci dedichiamo al rito dell’acqua profumata, incredibile ma non abbiamo sentito in questi gironi la mancanza dell’acqua corrente, qui è tutto così facile!La sera ritiro documenti e soldi dalla cassaforte, saluto Madame Catherine e il grosso cane pastore rodesiano che fa la guardia; la mattina seguente partiamo all’alba, stessa procedura: scarpe in mano, pantaloni rivoltati, bagagli sulla testa dei portatori e saliamo sul motoscafo che ci porta a Tulear, qui arrivano i carretti con gli zebù e via, verso l’aeroporto, l’avventura continua!In volo torniamo a Antananarivo e prendiamo la coincidenza per Fort Dauphin dove arriviamo alle 16,30 ma qui non c’è nessuno ad aspettarci,

peccato, Mr Aziz si è dimenticato di noi! ma non ci perdiamo d’animo e raggiungiamo in 10 minuti la sua agenzia, nel centro di Fort Dauphin.Nel giro di un’oretta viene tutto sistemato e siamo in viaggio per la riserva Nahampoana, un posto bellissimo: un parco ben tenuto con all’interno una bella struttura dove alloggiare la notte.Prima di cenare andiamo a fare una visita notturna nel parco con Gautier, la nostra guida; vediamo vari animaletti notturni tra cui il microcebo, il più piccolo lemure notturno ed infine ceniamo al ristorante all’interno del parco al fresco in terrazza col canto dei grilli.La mattina seguente alle 6,00 facciamo un altro giro nel parco per vedere i lemuri sifaka, un altro tipo rispetto a quelli visti finora e ne vale la pena: sono tutti bianchi con la testina e le zampette sfumate di nero, sono curiosissimi e si avvicinano a noi senza alcun timore per prendere con le loro piccole e morbide manine nere la banana che gli porgo; il parco è ricco anche di fiori e di alberi da frutta.Alle 8,30 partiamo, il bus ci porta all’imbarcadero del lago Lanirano dove saliamo con il solito bagaglio indispensabile su una piccola barchetta, da qui in due ore raggiungiamo il lago Ambavarano per approdare ad Evatra sulla riva Nord Occidentale.Questo piccolo paesino lontano da tutto e da tutti è stata l’esperienza più suggestiva di tutto il viaggio: incastonato tra il lago, la terra e il mare, battuto dal vento e dalle mareggiate, qui vivono delle persone che si accontentano di quello che pescano e del poco riso che riescono a coltivare.Qui ho visto il mercato più modesto, o meglio il più povero, con la gente più riservata e tranquilla, seduti, immobili lungo il bordo del viottolo in mezzo al paese ad osservarci mentre noi camminiamo per vedere loro.Quando arriviamo prendiamo possesso delle due capanne a nostra disposizione e subito andiamo a fare un trekking fino al mare passando dalle montagne dietro il paese, per giungere ad una baia meravigliosa, la baia dell’amore, qui la guida ci organizza un pranzo con pesce, verdure e riso, arricchito da alcune aragoste che avevano pescato da poco dei ragazzi proprio lì vicino.Il mare fuori dalla baia è molto mosso ma all’interno è tranquillo e possiamo fare un bel bagno; al ritorno invece cambiamo giro perché Gautier vuole farci vedere la costa; dall’alto il panorama del piccolo paesino di Evatra è molto suggestivo perché ci si rende conto della grandiosità del paesaggio e della tenacia di questa gente che riesce a convivere con le forze degli elementi.Scendendo verso le capanne incrociamo alcune

mucche che tornano dal pascolo, poi fiancheggiamo un oratorio dove ci sono tanti ragazzini che stanno giocando con un pallone fatto di sacchetti di plastica e, anche qui, come in tutto il Madagascar, la maggior parte della gente è a piedi nudi.La sera ceniamo sotto la tettoia del nostro camp ma si è alzato il vento dall’oceano e si fa fatica a stare fuori, andiamo nelle nostre capanne presto, qui non c’è energia elettrica, la vita si scandisce con la luce del sole, quando c’è buio si va a dormire.La mattina del 7 Novembre ci alziamo di buon’ora, nel lago davanti a noi ci sono già barche con uomini e donne che pescano, vedo arrivare un bimbetto di 9/10 anni che sale su una barchetta, il solito tronco scavato ma più piccolo, e, tenendo il remo con una mano, distribuisce velocemente la rete in senso circolare; mi stupisce l’abilità con cui lavora, così piccolo è già così ricco di esperienza. Oggi facciamo un giro diverso, in un’ora siamo su una bella spiaggia vicino a Lokaro, il mare è meraviglioso, azzurro, calmo, ci si può bagnare tranquillamente ma fuori dalla baia le onde sono molto grosse, si infrangono contro i grossi scogli disseminati lungo tutta la costa eppure ecco arrivare dal mare quattro ragazzi con le aragoste in mano, le pescano per venderle ai turisti sfidando la forza del mare.Oggi Gautier non ci ha organizzato il pranzo in spiaggia, mangiamo al villaggio perché alle 14,30 si riprende la barca e si torna a Fort Dauphin; mentre mangiamo al camp sotto la grande tettoia, arrivano tanti bambini, si radunano tutti al molo girati verso di noi e ci guardano, sanno che tra poco partiremo e noi oggi siamo lo spettacolo; restano seduti composti, chiacchierano tra di loro tranquilli, non hanno fretta.Prima di andarcene regaliamo loro alcune cose, anzi tutte le cose che ci sono rimaste e quando ce ne andiamo sono tutti lì sul molo a salutarci, chissà come pensano che sia il mondo fuori da qui, chissà come ci vedono.Noi intanto ritorniamo lungo il lago, tra palme reali, fiori, canne ed arriviamo a Fort Dauphin per le 17,00, l’ultima notte la passiamo in un hotel comodo e, mentre mi faccio una bella doccia calda, il pensiero va inevitabilmente ai bimbi di Evatra, nelle loro piccole capanne senza finestre.Sabato mattina aereo per Antananarivo, Bebè viene a prenderci e ci fa fare il giro della città con tappa ai mercatini artigianali dove finiamo di spendere i nostri soldi, c’è così tanta bella roba da comperare, la città oggi è piena di gente, il traffico è intenso e rischiamo perfino di arrivare tardi all’aeroporto, salutiamo Bebè, ormai per noi è un amico, e il Madagascar è un paese meraviglioso.

Gr Bondioni - Riserva di Anja