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Scheda libro Riccardo Viale /La cultura dell’innovazione/ Comportamenti e ambienti innovativi

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Scheda libro

Riccardo Viale

/La cultura dell’innovazione/Comportamenti e ambienti innovativi

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tesi del libro

2 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

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tesi del libro

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3Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

S

tesi del libroIl titolo “La cultura dell’innovazione, comportamenti e ambienti innovativi” racchiude in sé la tesi del libro, ovvero il concetto base attorno al quale si sviluppano le diverse argomentazioni, organizzate in capitoli e affidate a diversi autori.L’innovazione non deve essere considerata e studiata come un rigoroso processo scientifico, tecnologico o economico. Essa è intrinseca alla società, al territorio e alla cultura all’interno della quale si sviluppa e come tale non racchiude soltanto aspetti razionali, ma anche e soprattutto l’insieme di quei valori emotivi e culturali, quali la creatività, la passione, l’arte, che ne caratterizzano e identificano il tessuto sociale.In corrispondenza all’aspetto culturale dell’innovazione, viene evidenziata anche la dimensione locale, ovvero, la forte tendenza a concentrarsi in determinati luoghi, dove possono nascere e svilupparsi fitte reti di relazioni sociali, in grado di incoraggiare il confronto tra individui, lo scambio e la circolazione di conoscenza ed esperienza, facilitando così l’emergere di nuove soluzioni e idee.Nel suo complesso l’innovazione può essere, quindi, considerata come un fenomeno urbano.

Percorso contenuti

Come detto in precedenza, ogni capitolo è affidato ad un autore diverso che indaga ed argomenta un aspetto dell’innovazione, coerentemente alla tesi complessiva del libro. Si parte così da un’analisi storica del problem solving, per analizzare il ruolo della conoscenza e della creatività nei processi innovativi, descrivendo l’importanza della dimensione locale e sociale del territorio di sviluppo, evidenziando il ruolo delle imprese e le loro prospettive.Un percorso complesso e completo attraverso gli aspetti dei processi innovativi che possono essere raggruppati in tre macro-aree: il territorio, le imprese, i valori della società.

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4 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

situazione di contesto

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5Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Note sull’autore:

Riccardo Viale // Il Professore Riccardo Viale è nato a Torino il 31 dicembre 1952. Nel 1978 ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia con la specializzazione in Psichiatria presso l’Università degli Studi di Torino. E’ docente stabile di Politica della Ricerca e dell’Innovazione presso la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di Roma; Professore ordinario di Logica e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Membro e Visiting Scholar di diversi Atenei stranieri: Oxford; Aix en Provence; Rice, Houston; Friburgo; Universidade Federal di Rio de Janeiro; Santa Barbara, Universidade Federal Fluminense di Niteroi, Brasile. Invitato come Distinguished Visiting Fellow presso la Columbia University di New York (2008-2009). Fondatore e Presidente della Fondazione Rosselli; Direttore del Laboratorio sull’Innovazione, la Ricerca e l’Impresa (LIRA) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca; Direttore Scientifico dell’Istituto di Metodologia della Scienza e della Tecnologia di Torino. Dal 2004 al 2006 è stato editorialista de La Stampa. Attualmente è editorialista de Il Sole 24 Ore.Principali interessi di ricerca: Metodologia ed epistemologia delle scienze sociali; Cognizione sociale e cervello; Epistemologia sociale; Teorie della razionalità limitata; Modelli cognitivi del ragionamento e della decisione; Teoria cognitiva della scienza; Economia cognitiva; Antropologia cognitiva; Sociologia della scienza; Sociologia neurocognitiva; Innovazione tecnologica; Politica della ricerca.

La Cultura Dell’innovazione

situazione di contesto

6 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

situazione di contestoEditore: Il Sole 24 OreData di pubblicazione: 2008

Siamo nel secolo dell'innovazione permanente e pervasiva. Dall'impresa manifatturiera alle istituzioni culturali e sportive, l'innovazione gioca un ruolo centrale nella vita organizzativa e nelle decisioni strategiche. Per capire il fenomeno ci si affida tradizionalmente al lavoro degli economisti. Questo tipo di analisi riesce a rappresentare, però, solo gli aspetti esterni del processo innovativo; non è in grado, invece, di spiegarne né la genesi né i meccanismi intimi di sviluppo. L'obiettivo di questo testo è coprire tale vuoto, concentrandosi sugli aspetti psicologici, valoriali e sugli incentivi sociali e istituzionali in grado di generare comportamenti innovativi. Un libro quanto mai attuale che spiega come si genera e si produce l'innovazione. Un riferimento importantissimo che attraverso le voci di grandi esperti italiani di psicologia, economia, sociologia, politica della ricerca, epistemologia e teoria della complessità, cerca di chiarire una serie di incombenti questioni. Quali sono le caratteristiche cognitive nella soluzione creativa dei problemi; che tipo di propensione al rischio ha l'innovatore; quali sono i valori culturali che incentivano comportamenti innovativi; come possiamo caratterizzare gli ambienti ed i territori che favoriscono la nascita di imprese innovative; cosa deve fare un'impresa per generare innovazioni di successo economico; che ruolo ha la ricerca scientifica nell'alimentare l'innovazione tecnologica. Si tratta di testo particolarmente interessante per chi desidera accostarsi a uno dei temi cardine dell’economia contemporanea.

Altri testi:

Il libro verde sull’innovazione. Come rilanciare l’innovazione in italia

M. Calderini - M. SobreroEditore: Il Sole 24 OreData di pubblicazione: 2008

L'importanza della ricerca e dell'innovazione per la competitività

7Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

delle imprese e dei sistemi economici è un elemento ormai consolidato. Il primo libro verde, curato dalla Fondazione Cotec, parte da questo dato per sviluppare un'articolata e approfondita analisi dell'attuale situazione italiana in tema di ricerca e innovazione. Dopo una rapida, ma significativa ed approfondita ricognizione generale sullo stato di salute (o di malattia) del paese rispetto all'innovazione, il testo fornisce indicazioni specifiche nei diversi campi.

La cultura dell’innovazione in italia

Fondazione Cotec, Wired, e IRPPS del CNRData di pubblicazione: 2009

Nell’ambito delle celebrazioni della Giornata Nazionale per l’Innovazione, è stato distribuito il primo Rapporto Annuale sulla Cultura dell’Innovazione, realizzato dalla Cotec in collaborazione con il mensile Wired e l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Cnr.Il Rapporto è stato prodotto a partire da un campione di oltre 2000 cittadini italiani, stratificati per genere, età e area di provenienza in modo da rappresentare nella maniera più fedele possibile uno spaccato dell’intera popolazione. Ne emerge la consapevolezza dell’importanza del lavoro, della ricerca e dello studio come fattori fondamentali per innovare. Vengono ritenuti indispensabili anche incentivi finanziari e simbolici adeguati per motivare chi intraprende la difficile strada dell’innovatore.Il Rapporto sulla cultura dell’innovazione costituisce il primo episodio di uno studio che si propone di essere realizzato annualmente quale aggiornamento periodico dell’analisi del grado di diffusione della cultura dell’innovazione nella società italiana, un fenomeno complesso e di importanza strategica per il futuro del Paese.

8 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

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argomenti fondanti il testo

9Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

capitolo 1

SA

Il primo capitolo ci introduce al tema dell’innovazione permanente, che caratterizza i giorni nostri, andandone ad indagare le origini storiche. Se in passato le t non erano frequenti e si trasformavano in difficoltà in innovazioni che si diffondevano lentamente nel mer-cato, oggi la situazione si è capovolta. Riccardo Viale, come molti altri autori, fa risalire la svolta tra la fine del XIX e gli inizi del XX se-colo, soprattutto negli USA. Una serie di incentivi (economici, cul-turali, istituzionali ecc.) hanno incoraggiato in quegli anni compor-tamenti innovativi, che a loro volta hanno rafforzato tali incentivi, generando così circoli virtuosi e quindi innovazione permanente. I cambiamenti di quegli anni sono legati a quelle che Viale chiama le 3 C (che s’influenzano a vicenda): aumento della Concorrenza del mercato, scoperta dei rendimenti crescenti legati alla Conoscen-za scientifica delle tecnologie e sempre maggiore disponibilità di Capitale finanziario per le imprese impegnate in ricerca e sviluppo. La concorrenza diventa significativa con la rivoluzione dei traspor-ti della seconda metà dell’800 (treno, auto), con la maggiore ur-banizzazione, l’aumento del reddito medio disponibile e le leggi antitrust statunitensi del 1890; in un contesto fortemente con-correnziale, che caratterizza la globalizzazione dei giorni nostri, diventa fondamentale per le imprese distinguersi attraverso pro-dotti e processi innovativi.Il secondo fattore, la conoscenza scientifica delle tecnologie, svi-luppatosi con la seconda rivoluzione industriale e incentivato dalle leggi sui brevetti (che consentono alle imprese di proteggere le proprie innovazioni) porta alla nascita dei primi laboratori di ri-cerca e sviluppo all’interno delle imprese e alle collaborazioni tra università e imprese; la ricerca e quindi l’innovazione diventano un “must” delle imprese.La disponibilità di Capitale finanziario diventa fondamentale per le imprese della seconda rivoluzione industriale (a differenza di quelle della prima), che creano fusioni, dando presto vita a società per azioni; il mercato azionario permette così l’investimento nelle imprese di grandi quantità di capitali, utilizzati soprattutto in ri-cerca e sviluppo. Le imprese di oggi sono ormai strutturalmente collegate alle istituzioni finanziarie.

(Riccardo Viale)

origine storiche dell'innovazione permanente

10 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

A

La psicologia cognitiva, spiegata da Fabio Del Missier e Rino Rumia-ti, come chiave di lettura dei meccanismi mentali chiamati in gioco nella generazione d'innovazione.Le diverse attività cognitive: 1. individuare problemi/opportunità non immediatamente evidenti; 2. generare soluzioni per problemi mal definiti; 3. scoprire nuove procedurevolte a produrre diversi tipi d'innovazione rispettivamente I. identificazione di un nuovo bisogno o esigenza, nuovo modo di concepire un prodotto; II. ideazione di un nuovo prodotto o servizio, o di una loro componente, o trasformazione innovativa di un prodotto o servi-zio già esistente; III. ideazione di nuovi processi) possono avere esiti quali-tativi soggettivamente differenti in base alla naturale influenza di elementi cognitivi aiutanti o opponenti tali attività, il capitolo offre dei suggerimenti pratici per alimentare un'impostazione mentale efficace nella produzione di idee innovative.

(Fabio del Missier e Rino Rumiati)

ostacoli cognitivi ad innovazione capitolo 2

INDAGA

11Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

SA

Paolo Cherubini contrappone alla versione “allargata” della spiega-zione cognitiva dell’innovazione (presentata nel capito precedente da Fabio Del Missier e Rino Rumiati) una sua versione “ristretta”. In poche parole nella tesi viene brevemente affrontata la questione della natura dell’innovazione e del pensiero creativo.Dopo un’ampia analisi delle tesi di dottorato sulla creatività, Che-rubini ha notato che nonostante l’argomento fosse lo stesso, nelle aree diverse si usavano termini diversi(le tesi di area economico-finanziaria preferivano termine “innovazione”, focalizzandosi sugli aspetti organizzativi, mentre le tesi de area psicologica usavano più il termine “creatività”, focalizzandosi sugli aspetti isndividuali).Così l’autore sostiene che la psicologia cognitiva può aiutare a ca-pire solo l’attività di problem solving finalizzata all'adattamento di una soluzione tradizionale a un contesto nuovo. Più problematica invece, per la psicologia, l'analisi empirica della creatività assoluta, cioè pensare o realizzare qualcosa che non era stato né pensato né realizzato prima e che costituisce un'innovazione.Nella tesi l’autore descrive 4 approcci dello studio della creatività: psicometrico e psicologico; cognitivo-sperimentale; storico-ideo-grafico ; cognitivo-computazionale. Avvertendo comunque che “ciascuno dei quattro approcci ha dei seri limiti, intrinseci al loro essere approcci indiretti”.Un’altro aspetto importantissimo che sottolinea psicologo è che una delle caratteristiche dei più grandi innovatori è la capacità di superare gli schemi tradizionali di pensiero attraverso l’utilizzo creativo delle analogie.

(Paolo Cherubini)

creatività e innovazione capitolo 3

12 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

Prendendo per assunto che l’innovazione è un fenomeno relati-vamente poco diffuso, ovvero fortemente legato a determinate dimensioni temporali, spaziali e sociali, Andrea Pozzali, nel capi-tolo 4, cerca di mettere in luce quelli che possono essere i fattori di influenza per lo sviluppo dell’innovazione, attraverso un focus sull’individuo, sulla sua interazione con l’ambiente fisico, sociale e culturale. In particolare viene analizzato il rapporto tra innova-zione e conoscenza. Quest’ultima viene classificata in conoscen-za proposizionale, che ha la sua manifestazione nelle scoperte scientifiche; conoscenza prescrittiva, che traduce la scoperta in invenzione; conoscenza tacita, definita da Michael Polanyi, come l’insieme di tutte quelle forme di sapere possedute più o meno consapevolmente dal soggetto e che per loro natura non posso-no essere codificate. Questa a sua volta può essere classificata in conoscenza tacita competenziale, che racchiude ed interessa le abilità fisiche di un individuo; conoscenza tacita cognitiva, che riguarda le competenze linguistiche; conoscenza tacita di sfondo, che racchiude tutti quei valori, quelle credenze, quei comporta-menti, assunti dall’individuo in quanto inserito in un determinato contesto socio-culturale. E’ proprio sull’importanza e sulla relazio-ne di quest’ultima con i processi di innovazione, che si sviluppa la tesi del capitolo, ovvero:L’innovazione non può essere vista come un fenomeno puramen-te economico o ingegneristico: per poter essere compresa, deve essere considerata anche come un fenomeno sociale e culturale. (Pozzali, 2008 p. 130)In particolare, al termine del capitolo, vengono evidenziati i tre fattori fondamentali che influenzano la propensione di una deter-minata società all’innovazione: il “peso” della tradizione culturale, ovvero la propensione alla rottura con le consuetudini del passato e con le abitudini con-solidate; l’orientamento positivo nei confronti del rischio, ovvero la disponibilità ad accettare un determinato livello di rischio nei processi di sviluppo e innovazione, tale da considerare i possi-bili fallimenti come parti integranti di tali processi; la tendenza al “pensiero veloce”, ovvero la propensione ad assumere decisio-

(Andrea Pozzali)

propensione a innovare e conoscenza di sfondo capitolo 4

13Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

SA

ni fondamentali in tempi relativamente brevi, in modo da limitare l’incertezza e l’indecisione: in un contesto innovativo e dinamico, prendere decisioni in tempi rapidi è spesso una necessità vitale.In conclusione si può affermare che la propensione all’innovazione di una determinata cultura è data dal giusto equilibrio tra que-sti fattori. Un terreno fertile per l’innovazione sarà, quindi, quella cultura in grado di liberarsi dal peso della tradizione, disposta a convivere con un livello ragionevole di rischio e di vulnerabilità e in grado di premiare i soggetti in grado di prendere decisioni fonda-mentali in tempi rapidi.

14 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

SA

capitolo 5

Guido Martinotti è professore di Sociologia urbana presso la facoltà di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca.Il quinto capitolo ci mostra come l’innovazione dipenda fortemente dal luogo,cioè dal contesto locale in cui si sviluppa. Martinotti e Pozzali, attraverso il caso della Silicon Valley, individuano alcuni dei fattori che rendono determinate zone geografiche maggiormente propense all’innovazione rispetto ad altre.Un fattore è la presenza di un capitale sociale, cioè una fitta rete sociale che collega vari attori dell’innovazione (università, centri di ricerca, aziende, istituzioni pubbliche), relazioni che possono essere sia formali che informali. Nella Silicon Valley questa rete è caratterizzata dalla presenza di numerose università di eccellenza.Un altro fattore concerne le caratteristiche del sistema industriale, che nel caso della Silicon Valley consiste in microelettrica e network computing, settore da costruire ex novo e quindi più propenso ala nascita di piccole aziende innovative e dinamiche.In California c’erano anche condizioni istituzionali favorevoli: diffusione in larga scala del venture capital, mercato del lavoro flessibile e aperto, politiche di finanziamento federali generose nei confronti della ricerca universitaria.Non ultimi i fattori culturali: forte spinta all’imprenditorialità individuale, orientamento positivo nei confronti dell’assunzione di rischio, valutazione positiva dei casi di insuccesso, della competizione, dello stress.

(Guido Martinotti e Andrea Pozzali)

la dimensione locale dell'innovazione

15Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

SA

capitolo 6

Luigi Marengo raggruppa i fattori che determinano il successo innovativo in un'impresa in quattro categorie: la capacità di percepire le minacce e le opportunità nell’ambiente circostante; la capacità di mettere in atto i necessari e conseguenti cambiamenti interni; la capacità di tradurre il cambiamento in risultato economico e la capacità di mantenere queste condizioni nel tempo. Un'azienda è in grado di innovare se riesce ad approfittare delle nuove conoscenze tecnologiche generate al suo interno o esterno; se riesce a cogliere i cambiamenti di gusto o i bisogni latenti dei consumatori; se riesce a seguire in modo efficace l'attività dei concorrenti; se riesce a occupare nuove nicchie di mercato locale o internazionale; se riesce ad approfittare delle opportunità generate da nuovi vincoli o da incentivi legali e dal quadro istituzionale e politico generale; se riesce a mantenere attivo questo ciclo di condizioni senza fossilizzarsi su alcune routine organizzative.

(Luigi Marengo)

la capacità di innovare nelle imprese

16 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

SA

capitolo 7

Questo capitolo pone al centro dell’economia dell’innovazione la dimensione relazionale, comunicativa e cooperativa che sta dietro alla creazione di conoscenza e d’innovazione. La comunicazione tecnologica viene poi definita come quel supporto necessario all’accumulazione della conoscenza stessa, che permette la crescita delle imprese. Ogni programma per la diffusione dell’innovazione nelle imprese dovrebbe tenere in considerazione, oltre alla componente puramente tecnologica, altre componenti, quali: il fattore umano, la cultura d’impresa, la cultura sociale e la cultura di mercato. Le imprese sono il motore per la generazione e la diffusione di conoscenza solo se sono in grado di implementare interazioni e scambi di conoscenza efficaci con altre imprese, università, organizzazioni etc. Devono trarre vantaggio dall’esterno, dalla multidisciplinarietà e rendere accessibile la propria conoscenza tramite i mezzi di comunicazione tecnologica.

(Pier Paolo Patrucco)

conoscenza tecnologica e innovazione:il ruolo crescente dell'innovazione

17Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

SA

Lo slogan del capitolo è “more is different”, è il titolo di un articolo di Philip Anderson, e dagli suoi studi sugli elementi di numero elevato che interagiscono. Complessità depende dalla quantità degli elementi partecipanti dell'interazione tra gli elementi secondo le regole implicite o espliciteQuesti due livelli di lettura si sovrappongono.I sistemi complessi hanno le seguenti caratteristiche (secondo Holland) ' il parallelismo, con moltitudine di agenti che interagiscono e producono un gran numero di segnali e informazione simultaneamente ' l'azione condizionale, per cui gli agenti adottano schemi del tipo se/allora, con l'azione conseguente ad allora che può a sua volta essere un segnale che genera interazioni o retroazioni ' la presenza di moduli o blocchi di regole, cha agiscano in sequenza ' la capacita di adattamento ed evoluzione con il cambiamento continuo degli agentiTutto l'articolo è dedicato alla ricerca della spiegazione di cos'è la complessità, soprattutto nel mondo economico attuale, spinto dall'innovazione tecnologica costante, come è possibile studiare questo sistema complesso per produrre gli strumenti per la politica economica.La complessità come abbiamo visto ha più livelli in cui gli agenti (partecipanti del sistema), interagendo tra di loro, creano una rete di significati ed interazioni. Nel contesto economico abbiamo tre tipi di agenti importanti per lo sviluppo dell'innovazione: ' enti di governo ' enti di ricerca (soprattutto università) ' le impreseIl successo degli studi dell''innovazione e dell'applicazione nella realtà dipendono da quanto siano efficaci tutti i tre attori sia nel loro compito sia nell'interagire con gli altri.

(Pietro Terna)

complessità nei percorsi dell'innovazione capitolo 8

18 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

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sistema dei legami e delle genealogie

19Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Il volume “La cultura dell’innovazione”, promosso dalla Fondazione Cotec (Fondazione per l’innovazione Tecnologica), parte dall’analisi della possibilità dell’innovazione nell’industria manifatturiera e nel settore dei servizi dicendo che questo fenomeno può essere promosso e spiegato e promosso solo con un’attenta analisi di tipo psicologico, culturale e istituzionale.Essendo un testo composto da più parti scritte dagli autori specializzati nei settori diversi (psicologia,filosofia, formazione, economia e finanza, sociologia, storia delle scienze e tecnologia ecc.) il volume risulta in se interdisciplinare.Viale gli unisce nella discussione sul tema della cultura dell’innovazione, e risulta interessante quanto sono differenti non tanto opinioni ma i punti di vista dell’osservazione del problema posto. In ogni caso però si sottolinea l’importante dominanza del fattore socio-culturale e del ambiente nel quale si avvisa lo sviluppo dell’innovazione.In uno degli articoli Riccardo Viale dice che da più anni si parla, in Italia, sulla falsariga dell'esperienza americana, di educare i giovani all'innovazione. Di fronte alla differente propensione all'innovazione di aree geografiche, territori e contesti locali, si pensa che la causa si trovi proprio in uno specifico atteggiamento culturale e psicologico dell'individuo.Viale sottolinea che la conoscenza di sfondo "inno genetica" che l'individuo assorbe nei suoi processi di sviluppo e socializzazione sembra di influire in modo determinante. Valori e norme comportamentali come la curiosità intellettuale, la capacità di "problem solving", l'anticonformismo nelle soluzioni, la propensione al rischio, il gusto per la conoscenza e la comprensione della realtà naturale e umana, sembrano iscritti nella cultura locale, trasmessa attraverso l'istruzione e l'interazione sociale. Solo queste specificità sembrano di spiegare la differente performance innovativa di aree che hanno analoghi fattori di contesto economico, finanziario e amministrativo, come alcune regioni degli Stati Uniti. Qui che viene avvisata la necessità da alcuni studiosi e policy maker di orientare gli strumenti educativi verso la promozione di questo tipo di valori e comportamenti, quando il contesto locale ne sia privo. Il vero problema a questo punto è “Come educare alla cultura

sistema dei legami edelle genealogie

20 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

dell'innovazione?”La tendenza attuale è di orientare i programmi scolastici, liceali e universitari, verso i contenuti legati all'innovazione. Cultura scientifica, tecnologica, economica e di "business administration" instillata ad adolescenti viene proposta come lo strumento privilegiato. Ed appunto a questa tendenza che tralascia alcuni importanti errori si contrappone Viale.Dagli studi della nuova psicologia dell'età evolutiva (Alison Gopnik “The Philosophical Baby, Farrar, Strauss and Giroux” New York, 2010) si afferma che l'evoluzione cognitiva presenta un cambiamento che potrebbe essere rappresentato, metaforicamente, come il passaggio da una fase di ricerca a quella di sviluppo produttivo. Così i bambini nei primi anni di vita presentano il potenziale più alto di capacità creativa e di ricerca rispetto alle fasi successive. La loro mente e il loro corpo sono uno strumento d'indagine continua, di creazione di ipotesi sulla base dell'evidenza e della fantasia e di controllo e cambiamento concettuale alla luce di nuovi dati. La mente è libera di indagare e di sondare innumerevoli possibilità di interpretare il mondo. Il corpo permette l'interazione sensoriale con la realtà esterna da cui ricevere, elaborare e immagazzinare sempre nuovi dati. I bambini sono dei veri e propri laboratori di ricerca viventi.Dopo i primi anni però diminuisce progressivamente l'effervescenza creativa e prende piede una tendenza a sistematizzare e sviluppare le proprie ipotesi sul mondo. La necessità di affrontare, in modo sempre più autonomo e pragmaticamente di successo, la realtà circostante portano il futuro adulto a fissare e utilizzare gli strumenti concettuali di cui dispone. Così si passa, per usare la terminologia di Thomas Kuhn, a una fase di "scienza normale" dove la componente di cambiamento concettuale diventa minore.Il bambino, e successivamente l'adolescente, come "scienziato normale" perde progressivamente quell'apertura e permeabilità mentale che contraddistingue le prime fasi di sviluppo. È un errore, quindi, pensare di poter influire sulla propensione all'attività creativa e innovativa con programmi didattici che inizino a livello adolescenziale. È corretto invece concentrarsi su fasi di sviluppo precedenti cercando di alimentare e mantenere vivo nel tempo la

sistema dei legami edelle genealogie

21Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

dimensione di "child as a little scientist" (bambino come piccolo scienziato).Non si può dimenticare in questo contesto l’attività e il lavoro di uno dei più grandi Maestri del Design italiano Bruno Munari. Lui in sostanza ha messo in pratica i concetti sopraccennati, realizzando numerosi progetti per la stimolazione e sviluppo della creatività dei bambini piccoli, ed altri per lo sviluppo della propriocezione e coordinazione per bambini ipovedenti e ciechi.Viale evidenzia uno secondo errore: ovvero credere di promuovere la propensione all'innovazione attraverso programmi centrati solo sulla conoscenza tecnico scientifica e su quella di tipo economico gestionale.Come evidenzia il rapporto Cotec -Wired del 2009 sulla cultura dell'innovazione non è chiaro se l'acculturazione verso la scienza e tecnologia abbia una influenza determinante nell'accettazione delle tecnologie. Sembrano esserci altri fattori più profondi, come quelli legati al genere. Ad esempio, all'interno di campioni di scienziati maschi e femmine, con la stessa base conoscitiva, continua a esserci una differenza sensibile nell'accettazione delle tecnologie, con una maggiore propensione nei maschi che nelle femmine. Anche l'età sembra giocare un ruolo importante nel favorire, nei più giovani, una maggiore percezione degli aspetti benefici delle tecnologie. La maggiore propensione e apertura verso il nuovo, insita in questo atteggiamento, sembra diminuire progressivamente con l'età, dal "piccolo scienziato" in poi.

Autore sostiene che aspetti cognitivi ed emozionali sono intrecciati nel determinare la tendenza al pensiero creativo, una minore percezione del rischio e un atteggiamento innovatore. Da queste considerazioni emerge che una proposta educativa adeguata dovrebbe non avere solo una finalità contenutistica, ma soprattutto procedurale. In altre parole si tratterebbe di agire più sul "know how" che sul "know that" del giovane.

22 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

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capacità di anticipazione

23Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Come anticipa il libro, siamo nel secolo dell’innovazione che gioca un ruolo centrale nella vita organizzativa e nelle decisioni strategiche. Il libro è decisamente attuale poiché ora molte aziende stanno soffrendo di una perdita d’innovatività che è dovuta ad una scarsa cultura di partecipazione da parte dei loro dipendenti, che si ritrovano spesso con scarse motivazione e sono poco valorizzati. C’è bisogno di attivare il potenziale umano, fare leva nelle motivazioni per raccogliere le capacità degli individui introducendoli in ambienti stimolanti.

La motivazione è ciò che fa cambiare “una buona idea” in una “idea di successo”.

L’economia italiana sta vivendo un periodo critico, con scarsa produttività e bassi tassi di crescita economica, molte imprese non riescono ad ottenere posizioni competitive sui mercati internazionali. La tesi del libro anticipa il fatto che per essere competitivi bisogna esplorare diversi modi di approcciarsi ai problemi, proporre soluzioni nuove. Se si è in grado di offrire prodotti e servizi caratterizzati da elementi nuovi, differenziati o anche personalizzati, si può ambire ad ottenere un vantaggio competitivo.Il libro resta però a un livello molto teorico, l’innovatività delle tesi esposte è forse abbastanza limitata, le soluzioni proposte possono risultare quasi superate. Basti pensare che nella postfazione si dice: “Il ripensamento dell’intero sistema formativo italiano rappresenta la principale leva di sviluppo nel prossimo futuro”, non pare essere esattamente una genialata.“Non vorrei che immaginassimo di poter avere innovazioni senza innovatori.”

capacità di anticipazione

24 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

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confronto con attualità

25Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Quanto sono attuali le tesi esposte nel libro e, se non lo sono, come possono essere riportate ai giorni nostri?

Fin dal primo capitolo il libro esplicita la tesi chiave sulla quale ven-gono argomentati tutti i contenuti successivi: il concetto “d’inno-vazione permanente” del quale è pervasa la società odierna.La trattazione dei vari contenuti, di cui sono riferimento i rispet-tivi capitoli e autori, non pecca certo di completezza “orizzonta-le”, intendendo con questo l’efficacia nel far interagire contributi multidisciplinari riuscendo a offrire una completa panoramica dei possibili punti di vista in base ai quali si può affrontare la tesi prin-cipale; tuttavia i singoli contributi non si possono certo dire del tutto esaustivi per quanto concerne una panoramica “verticale” di approfondimento delle tesi esposte: spesso le tesi non si pren-dono lo spazio per giustificarsi con esempi esplicativi e legati alla contemporaneità, piuttosto risultano come “postulati” da prende-re come veri per fiduciosa assunzione o gli esempi riportati sono del tutto anacronistici.Volendo azzardare un’analisi del grado d’innovazione dei contenuti e della modalità espositiva del libro, si potrebbe dunque dire che per i primi il libro risulta “politicamente corretto”, esaustivo ed efficace ma non certo azzardato, per la seconda il tono è invece molto più in linea con le tesi veicolate, la collaborazione, l’inter-disciplinarietà, l’aria di democratizzazione tipica di un’apertura ad una struttura di divulgazione della conoscenza non più a piramide bensì a rete, così come suggeriscono le ultime frontiere dell’open innovation, dove il giudizio del valore dei singoli contributi viene rimandato in questo caso ai lettori.Il libro parla dell’oggi e del modo in cui fino ad oggi si è cercato di progettare il domani, le sue tesi non possono dunque che essere attuali, anche se si è spiegato come in effetti gli approfondimen-ti esplicativi di queste tesi sarebbero potuti essere più legati a esempi cronologicamente più recenti; sarebbe stato apprezzabile un approccio, in parallelo all’indiscutibilità delle tesi esposte,legato ad un maggior sforzo di visioning sulle tendenze delle futu-re discussioni metaprogettuali riguardanti l’innovazione.

confronto con attualità

26 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

In conclusione il libro propone una solida visione a 360 gradi come valido spunto di partenza per affrontare la tematica dell’innova-zione e attivare una riflessione personale su quale può essere la coniugazione attuale adeguata a perseguirne gli scopi. Uno stimo-lo di sicuro interesse per chi nella propria professione, a qualsiasi livello, è costretto a scontrarsi con questa variabile.

confronto con attualità

27Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

28 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

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conclusioni

29Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Applicando una barbarie, come direbbe Baricco, sviluppiamo i giu-dizi col metodo di feedback a stelline di gradimento ed un breve commento

comprensibilitàRichiede concentrazione e riflessione ma di base complessivamen-te ben spiegato

leggibilitàIl libro non racconta in chiave parabolica ne metaforica, il carattere è spiegativo e non discorsivo

interesseDi sicuro interesse professionale, la trattazione degli argomenti si avvicina spesso a tematiche condivisibili col design

grado di approfondimentoIl dettaglio di una teoria è spesso rimandato alla bibliografia pri-vilegiando un’infarinatura generale, di sicura efficacia la scelta di affidare le tematiche dei capitoli ai diretti esperti

utilitàAvere prospettive diverse ed esterne degli stessi temi discussi nel design

applicabilità e spendibilita' dei contenutiLo sforzo nel dare suggerimenti pratici su come affrontare le pra-tiche progettuali legate all’innovazione è costante e ben riuscito

conclusioni

30 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemitesi del libro

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32 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemicapitolo 1origini storiche dell'innovazione permanente

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34 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemi

“L’innovazione cambia i modi di vivere, di pensare, di interagire con gli altri, di proiettarsi nel futuro e ridefinire il passato, al punto che poi risulta impossibile - o viene psicologicamente percepito come tale - “tornare indietro”.

(Paolo Cherubini “Creatività e innovazione”)

capitolo 3creatività e innovazione

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36 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemicapitolo 4propensione a innovare e conoscenze di sfondo

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38 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemicapitolo 5la dimensione locale dell'innovazione

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40 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemicapitolo 6la capacità di innovare nelle imprese

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42 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

schemicapitolo 7conoscenza tecnologica e innovazione:il ruolo crescente della comunicazione

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44 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti back cap1

Il capitolo di Viale ci mostra con esempi e cenni storici quali cam-biamenti hanno portato alla situazione esistente di innovazione permanente. Di particolare interesse per noi designer è l’atten-zione che in questo clima viene data alla conoscenza, e quindi alla ricerca e sviluppo, di cui siamo chiamati anche noi ad occuparci. Ciò che caratterizza infatti il cambiamento avvenuto tra fine ‘800 e inizi ‘900 e che diventa il marchio del XX secolo è il ruolo cre-scente della conoscenza come fattore di vantaggio competitivo dell’impresa, a cui il mondo finanziario trasferisce ingenti risorse attraverso nuovi strumenti, prevalentemente di capitale di rischio. La conoscenza però non è un bene escludibile, non è rivale ed è cumulativo, perciò per un’impresa diventa difficile utilizzare piena-mente e per lungo periodo il vantaggio derivante dal suo posses-so. Diventa fondamentale quindi investire sempre più in attività che generano nuova conoscenza o che rendono utilizzabile quella presente in tempi brevi. Come ci dice Viale in settori molto inno-vativi la percentuale di lavoratori non impegnati nella produzione raggiunge anche l’80 %. Questi dati, insieme a quelli relativi ai sempre maggiori rapporti tra università e impresa, sembrano apri-re molte opportunità lavorative per noi progettisti. Sicuramente, visto il clima di innovazione permanente e il ruolo determinante della nuova conoscenza, non possiamo immaginare la nostra pro-fessione senza immaginare una continua attività di ricerca (<<La ricerca non ha fine>> sostiene infatti Popper). È inoltre importante per noi anche la capacità di riuscire ad applicare la conoscenza esistente in campi diversi da quello in cui è stata sviluppata: non è infatti sempre facile generare nuova conoscenza, però si possono generare innovazioni trasferendo quella esistente da un campo all’altro.

1// origini storihe di innovazione permanente

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back cap2

2// ostacoli cognitivi e innovazione

Ostacoli 1 "Bassa sensibilita" all’esistenza di problemi "Attribuzione": tendenza delle persone ad attribuirsi la re-sponsabilità di errori che sarebbero invece da ascrivere a un’inade-guada progettazione o all’eccessiva complesità del compito "Fissità funzionale": considerare un oggetto come invaria-bilmente associato alle sue funzioni più tipiche e comuni

Relativi suggerimenti: Valutate con attenzione i casi in cui qualcosa non funziona come dovrebbe Chiedetevi se qualcosa che sembra funzionare adeguata-mente potrebbe essere modificato per funzionare meglio o per svolgere qualche importante funzione addizionale Prendere nota delle circostanze nelle quali si è pensato "se solo esistesse qualcosa che..." Considerate le situazioni assumendo punti di vista differen-ti Privilegiate l'azione di shadowing piuttosto che il colloquio diretto con le persone Ponete l'attenzione agli usi impropri dei prodotti e alla pre-senza di oggetti "non previsti" ma abilitanti una qualche attività d'interesse Pensate ai diversi modi di utilizzare un oggetto, in asso-ciazione ad una serie d'idee scelte a caso, anche molto dissimili dall'oggetto in questione Provate a combinare le caratteristiche di diversi oggetti in una sola rappresentazione Provate a pensare in termini provocatori: prendete seria-mente idee provocatorie o ironiche ed esploratene le conseguenze

Ostacoli 2 Si è spesso di fronte ad un “problema mal strutturato” (cfr. “Termini in evidenza) Di solito, sono evidenti solo alcuni vincoli generali sul tipo di soluzione e altri vincoli relativi ai costi e ai mezzi disponibili

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approfondimenti2// ostacoli cognitivi e innovazione

La conoscenza vincola lo spazio della ricerca della solu-zione, questo può talvolta costituire una fonte di difficoltà; può farci focalizzare su un percorso di soluzione solo apparentemente promettente oppure può farci immaginare dei vincoli che non sono realmente coercitivi ”Parzialità”: Spesso le persone sono in grado d’immaginare solo un numero limitato di opzioni, coprendo una parte piuttosto ridotta dello spazio delle possibilità Indisponibilità di conoscenza adeguata a risolvere il proble-ma Utilizzo di una rappresentazione inadeguata, incapace di semplificare la ricerca nello spazio del problema Incapacità di percepire le possibili corrispondenze struttu-rali fra il problema dato e un problema risolto in passato in un diverso ambito e/o incapacità di adattare la soluzione passata alla nuova realtà

Relativi suggerimenti: Se non avete le conoscenze necessarie ricorrete a consu-lenti, esperti e amici Utilizzate schemi e diagrammi per rappresentare la situa-zione attuale, utile per mettere a nudo la struttura del problema e per liberare la memoria di lavoro durante la ricerca di una soluzione Affrontate un sotto-problema per volta Cercate d'immaginare rappresentazioni alternative di un problema pensando anche in termini inusuali Rendete espliciti i vincoli che state applicando alla situazio-ne e chiedetevi se ci sono dei vincoli che potete abbandonare Chiedetevi se esistono altri problemi con una struttura simile(anche in ambiti diversi), in quale modo sono stati risolti? (=produrre una soluzione per analogia Es. la soluzione per un pro-blema medico viene ricavata da una strategia militare) Un "gruppo di singoli individui" è più efficace di una sessio-ne di brainstorming Non insistete troppo sulle soluzioni che avete individuato, date la caccia all'idea che manca Evitate di pensare al problema ed alle soluzioni individuate

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2// ostacoli cognitivi e innovazione

per qualche giorno Non copiate ma sentitevi liberi di prendere spunto

Ostacoli 3 Difficoltà nel rendersi conto che le vecchie procedure pos-sono essere sensibilmente migliorate “Opzione focale”: Può essere molto difficile individuare un metodo nuovo se ci si concentra troppo sulle caratteristiche del vecchio metodoRelativi suggerimenti: Considerate i vari sotto-processi che compongono le pro-cedure più complesse che state esaminando Prendete mentalmente le distanze dalla soluzione esisten-te, provate a pensare qualcosa di completamente nuovo prima di considerare variazioni meno radicali

Sono stati riportati solo i suggerimenti che più strettamente pos-sono essere utili alla figura del progettista.

Termini in evidenza:"Problemi mal definiti": quei problemi in cui non sono definiti bene ne l'obiettivo da raggiungere ne gli operatori necessari al raggiun-gimento "Impasse": Rimanere bloccati a lungo in uno o più stadi del proces-so di individuazione della soluzione"Fissità funzionale": considerare erroneamente un oggetto come invariabilmente associato alle sue funzioni più tipiche e comuni"gruppo di singoli individui": competenze multidisciplinari, a ognu-no si fornisce una descrizione del problema chiedendo di gene-rare, individualmente, qualsiasi soluzione possibile, mettere poi a diagramma le soluzioni proposte e ragionarci insieme e con anche altri collaboratori"Einstellung": la tendenza ad utilizzare un metodo già appreso per risolvere un problema, anche quando il problema potrebbe essere risolto con un metodo più semplice ma nuovo

Citazioni:

back cap 2

48 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti2// ostacoli cognitivi e innovazione

"I buoni problemi non sono evidenti, e la loro ricerca è resa difficile da alcuni vincoli cognitivi [...] ci attribuiamo la responsabilità degli errori e degli ostacoli che costellano le nostre attività quotidiane, non considerando la possibilità che essi siano invece da ascrivere alla cattiva progettazione degli oggetti o delle soluzioni tecnolo-giche" [P.74 r.12]"Trovare la rappresentazione adeguata è uno dei passi decisivi per individuare la soluzione" [P.81 r.29]"L'abitudine può rendere ciechi" [P.85 r.18]"La presenza di condizioni stressanti e la pressione temporale pos-sono limitare la capacità di individuare nuove soluzioni" [P.87 r.12]Molti concetti sono ripresi da una cultura metaprogettuale tipica del bagaglio nozionistico dei testi fondamentali del percorso for-mativo di un progettista; è tuttavia interessante il fine di concreta applicabilità che è stato dato ai suggerimenti.

Fabio Del Missier // è ricercatore e docente di Psicologia genera-le presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Trieste.E’ attualmente attivo nelle aree di ricerca riguardanti la Psicologia della decisione, le Basi mnestiche dei processi decisionali e i Pro-cessi di memoria e di controllo.

Rino Rumiati // è professore ordinario di Psicologia cognitiva e Psi-cologia della comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di PadovaLe sue altre pubblicazioni recenti fanno chiaramente capire che dei due autori è quello più addentro all’applicazione pratica della decisione manageriale: • Decisioni manageriali. Come fare scelte efficaci, Rumiati Rino; Bonini Nicolao, 2010, Il Mulino • Decidere, Rumiati Rino, 2009, Il Mulino • Rischiare. Quando sì e quando no nella vita di ogni giorno, Rumiati Rino; Savadori Lucia, 2009, Il Mulino

back cap 2

49Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Non possiamo non notare un legame forte di questo capitolo con il campo che ci interessa di più, il Design. Quando si parla del design, è sottointesa la presenza tacita della “creatività” ed “innovazio-ne”. Non è vero? Giusto, questo non è sempre vero, anzi molto spesso i fenomeni sopraccennati non accompagnino i progetti di design. Purtroppo nell’immaginario comune ad un nuovo progetto (inteso come qualsiasi prodotto dell’attività progettuale) troppo spesso viene assegnata la “targhetta” dell’innovativo, anche se non lo è assolutamente. Questo accade di solito perché il termi-ne “innovazione” viene usato in modo incorretto. Così Cherubini propone circoscrivere il significato del termine “innovazione” e ci spiega gli origini dell’innovazione e della creativi.L’innovazione è l’affermarsi e diffondersi di una novità tale da cambiare significativamente e in modo duraturo alcuni aspetti del-la vita di un gruppo umano. Da questa definizione si individuano alcune dimensioni che possono descrivere il progetto come inno-vativo e prevedere il suo successo, ovvero: - La presenza di una novità; - Il suo affermarsi e diffondersi in un gruppo; - Il cambiamento significativo e duraturo di alcuni aspetti della vita di quel gruppo.Cosi la novità può assumere diversi valori: novità locale(come tra-sferire un prodotto già noto in un nuovo mercato) o novità in senso stretto(ad es una nuova invenzione tecnologica); novità “tangibili” (concreti, tecnologici) e quelli “intangibili” (culturali, sociali, ideologici).” Sono aspetti in parte indipendenti, ma è dif-ficile o addirittura impossibile- dice Cherubini- che un processo di innovazione prevede il diffondersi di novità solo tangibili o solo intangibili”.Per quello che riguarda il diritto all’esistenza delle invenzioni, Che-rubini dice che “un nuovo prodotto tecnologico è - o è destinato ad essere – cosa morta se non veicola promesse di cambiamento culturale: ridurre la fatica, aumentare il piacere, il senso di salute, il divertimento, la desiderabilità sociale di chi lo possiede; in breve aumentare la qualità della vita. Poco importa se quelle promesse siano fondate o meno: l’importante è che siano ritenute tali, fino a rendere essenziale quel manufatto”. Molto curioso l’esempio del

3// creatività e innovazioneback cap 3

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approfondimenti3// creatività e innovazione

telefono cellulare, paradossale ma maggior parte delle persone non possono più rinunciarci, e fare un passo indietro, anche se sostiene che questa invenzione abbia ridotto la qualità della vita. Solo a pensare quanti oggetti di design inizialmente erano pensati come “assistenti” per facilitarci la vita, in realtà con passare del tempo ci creavano tanti altri problemi, spesso più gravi. Temo che maggior parte delle invenzioni geniali del secolo scorso (non osiamo pensare a quelle che ci aspettino ancora) hanno più effetti “collaterali”, ma ormai sono talmente presenti nella nostra vita quotidiana che non ce lo possiamo immaginare di farne a meno. Per fortuna la cecità del consumismo - anche se lentamen-te, ma - sta lasciando lo spazio alla coscienza comune e razionalità nel utilizzo delle risorse. Per quello invece che riguarda “le mode passeggere” sono le affermazioni e diffusioni di novità, ma non sono innovazione. “La diffusione e l’accettazione della novità dipende soprat-tutto da fattori sovraindivudali, e in essa la creatività individuale – o la sua assenza - non gioca un ruolo di rilievo. Ma per quanto riguarda la genesi - e lo sviluppo – della novità, la creatività individuale, “il pensiero fuori dal coro”, può avere un ruolo impor-tante”. Così in seguito di questa affermazione Cherubini identifica la creatività di due tipi:la creatività del I tipo (il problem solving) e la creatività del II tipo (la capacità di inventare cose veramente nuove). Purtroppo l’ultima è molto più rara.

Paolo Cherubini // (1968) attualmente professore ordinario presso Dipartimento di Psicologia all’Università degli Studi di Mila-no – Bicocca (dal 2001). Insegna psicologia del pensiero, psicologia della comunica-zione, e psicologia della decisione. Laureato in psicologia a Padova nel (1991), ha concluso PhD in psicologia generale e sperimentale a Padova (1996) con permanenza all’Università del Sussex (1994). Dal 1996 al 2000 ha lavorato nel privato organizzando corsi di formazione e offrendo servizi di consulenza in decision making e problem solving. Dal 1998 al 2000 ha usufruito di una borsa di post-dot-

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3// creatività e innovazione

torato presso l’università di Padova, continuando l’attività di ri-cerca iniziata nel dottorato ed insegnando nel corso di psicologia del pensiero del prof. Alberto Mazzocco. Nel 2000 è iniziata una collaborazione di ricerca con il prof. Johnson-Laird della Princeton University, tuttora in corso. Sua area di ricerca si espande soprattutto sulla psicologia sperimentale di ragionamento, decisione, e orientamento dell'at-tenzione, investigandone le caratteristiche funzionali, le basi neu-rali, e gli aspetti applicativi (in area medica, giuridica, e nello svi-luppo di opinioni e credenze sociali). Ha pubblicato diversi articoli scientifici e alcuni libri.

Pubblicazioni: 1. P. Cherubini, P.N. Johnson-Laird (2004)."Does everyone love everyone? The psychology of iterative reasoning"In: Thinking and Reasoning, vol. 10, pp. 32-53. 2. S. Sacchi, P. Cherubini (2004)."The effect of outcome information in evaluating physician's own diagno-stic decisions".In: Medical Education, vol. 38, pp. 1028-1034. 3. P. Cherubini, E. Castelvecchio, A.M. Cherubini (2005)."Generation of hypotheses in Wason’s 2-4-6 task: an information theory approach".In: Quarterly Journal of Experimental Psychology Section A-Human Expe-rimental P., vol. 58, pp. 309-332. 4. P. Cherubini (2005).Psicologia del pensieroMilano: Raffaello Cortina. 5. P. Cherubini, D. Rossi, R. Rumiati, F. Nigro, A. Calabro (2005)."Improving attitudes toward prostate examinations by loss-framed mes-sages". In: Journal of Applied Social Psychology, vol. 45, pp. 732-744. 6. P. Cherubini, M. Burigo, E. Bricolo (2006)."Inference-driven attention in symbolic and perceptual tasks: Biases to-ward expected and unexpected inputs"In: Quarterly Journal of Experimental Psychology Section, vol. 6, pp. 597-624. 7.P. Cherubini, D. Giaretta, A. Paternoster, M. Marraffa (a cura di).Cognizione e computazione, Padova: CLEUP, 2006.

back cap 3

52 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti4// propensione a innovare e conoscenza di sfondo

Il design è parte integrante di un qualsiasi processo di innovazione e per questo motivo è soggetto a quegli stessi fattori di influenza precedentemente descritti. Il design, in quanto espressione dell’atto progettuale, riflette ed evidenzia i caratteri fondamentali della conoscenza di sfondo del progettista, e del contesto socio-culturale in cui è inserito. E’ per questo motivo che delle stesse soluzioni tecnologiche vengono sviluppate in modo differente in base alle aziende e ai mercati di riferimento. I distretti industriali del nord-est italiano sono un esempio di come il contesto socio-culturale può garantire la propensione all’innovazione di una determinata porzione sociale, stanziata in un determinato luogo geografico, in un determinato periodo storico. In questo caso i rapporti personali si mischiano a quelli lavorativi, creando una diffusione spontanea di conoscenza, in un rapporto di mutua influenza tra conoscenza tecnologica, sociale e culturale. Un terreno fertile per il design che ne assorbe e riflette le dinamiche sociali e innovative.La tesi del capitolo, ovvero l’influenza della conoscenza di sfondo e del contesto socio-culturale sulla propensione all’innovazione di una data porzione sociale, è argomentata in modo convincente con riferimenti a studi teorici recenti; le riflessioni dell’autore sono esposte in modo chiaro e risultano facilmente comprensibili. L’unico difetto, se così lo si vuol chiamare, è quello di non sottoporre al lettore esempi concreti e attuali di tale influenza. Viene, infatti, esposta ed argomentata soltanto la motivazione socio-culturale che ha impedito la verifica della rivoluzione industriale in Cina nel XIV secolo. Un esempio sicuramente coerente all’argomentazione generale, ma probabilmente poco coinvolgente per il lettore, che probabilmente preferirebbe esempi contemporanei.

Andrea Pozzali // Nato nel 1973, dopo la maturità scientifica ha conseguito la laurea con lode in Economia Politica presso l'Università Commerciale "Luigi Bocconi" di Milano. È dottore di ricerca in Sociologia applicata e metodologia della ricerca sociale presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca.

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4// propensione a innovare e conoscenza di sfondo

I suoi principali interessi di ricerca riguardano l'analisi del ruolo della conoscenza tacita nei processi di trasferimento tecnologico, lo studio delle differenze epistemologiche e socio-cognitive tra mondo della ricerca pubblica e mondo della ricerca privata, i problemi di governance dei sistemi di ricerca a livello nazionale e locale e le dinamiche territoriali di promozione dell'eccellenza scientifica e della competitività economica.È autore di pubblicazioni nazionali ed internazionali sui temi del trasferimento scientifico e tecnologico e sulla dimensione locale dell'innovazione.

back cap 4

54 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti5// la dimensione locale dell'innovazione

Quello che emerge dall’analisi del caso della Silicon Valley in confronto ad altri e quindi dagli studi sui sistemi d’innovazione locale è il fatto che i contesti in cui si concentrano le innovazioni presentano un mix unico e non facilmente riproducibile o trasferibile di fattori istituzionali, culturali, sociali, economici, di pratiche condivise, di saperi locali e di attitudini individuali. La conoscenza scambiata in questi contesti è spesso di tipo tacito, legata all’esperienza e localizzata. Per tutti questi motivi è difficile progettare e prevedere contesti di innovazione. Sicuramente però, come affermano Martinotti e Pozzali, le città costituiscono un contesto estremamente favorevole all’innovazione, perché consentono la confluenza in uno stesso luogo di una massa critica di persone, e quindi di capitale umano e creativo di talento e lo sviluppo di una rete di relazioni che incoraggiano il confronto tra individui diversi, lo scambio e la circolazione continua di esperienza e punti di vista, facilitando così l’emergere di nuove soluzioni e idee. Nella classifica stilata da Wired nel 2000 che ha identificato i 46 principali hubs of technological innovation non compaiono città italiane.

image source http://hdr.undp.org/en/media/HDR_2001_map_appendix_1_3.pdf

L’Italia rientra però tra i potential leaders, che Wired descrive così: “most of these countries have invested in high levels of human

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5// la dimensione locale dell'innovazione

skills and have diffused old technologies widely but innovate little. Each tends to rank low in one or two dimensions, such as diffusion of recent innovations or of old inventions. Most countries in this group have skill levels comparable to those in the top group.”È vero che i contesti di innovazione non possono essere progettati però forse bisogna cercare di capire quali sono i fattori che fanno rimanere l’Italia un “potential leader” e che non fanno sì che città come Milano, ad esempio, diventino hub d’innovazione. Queste riflessioni farebbero propendere noi designer a dirigerci in contesti lavorativi collocati soprattutto nell’area anglosassone, come si vede dalla mappa. D’altra parte un’ulteriore riflessione che ci muove è: con il sempre maggiore peso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (che consentono incontri virtuali, scambi di conoscenze, progettazione collaborativa ecc.), i contesti locali avranno ancora un ruolo così importante nella generazione di innovazioni? Piuttosto non potrebbero essere i contesti virtuali (come quelli delle comunità creative che stanno emergendo sul web) a diventare culle di innovazione?

back cap 5

56 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti6// la capacità di innovare nelle imprese

Uno dei fattori di successo per un’azienda è la capacità di creare un design, soprattutto per quanto riguarda il prodotto, vincente (dominant design), che diventi standard strutturale per le innovazioni successive.Un’ innovazione di prodotto non può limitarsi alla soluzione di un problema tecnologico, ma deve basarsi sulla comprensione del mercato, dei bisogni dell’utilizzatori, di come il prodotto verrà usato e per quali fini. Le imprese innovative devono cogliere segnali dall’esperienza commerciale e dall’interazione con gli utenti stessi, oltre a formare il mercato creando nuovi bisogni e utilizzi. Manufatti complessi, ma anche servizi, possono essere realizzati in modi molto diversi e spesso, almeno nel periodo iniziale di vita di un prodotto, vi sono molti design o architetture alternative che competono sul mercato. Chi ha visitato il museo dell’automobile ha potuto constatare l’enorme varietà e vastità del design che caratterizzò i primi decenni, a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, sicuramente ben superiori alla varietà che possiamo osservare oggi. Doveva ancora essere identificato il design dominante per la forma e la funzionalità che dovesse avere un’automobile. Altri esempi di questa varietà nel periodo iniziale sono il lancio sul mercato dei personal computer, delle console per videogiochi o degli elettrodomestici.Prevedere a priori quale design prevarrà è molto difficile; nella competizione tra le diverse soluzioni di design interagiscono molti fattori: tecnologici, economici, psicologici, sociali, politico-istituzionali. Per aiutare le aziende a capire dove e come innovare si sono sviluppati negli ultimi anni diversi approcci alla progettazione: sempre più spesso le aziende instaurano rapporti diretti con i clienti finali. Ciò permette loro di avere un immediato feedback su i loro prodotti, suggerimenti per possibili miglioramenti, fino a favorire situazioni di collaborazione per co-creare insieme nuovi prodotti. Lo scambio di competenze e informazioni tra le varie aziende risulta fondamentale per raggiungere più velocemente gli obiettivi prefissati. L’eventuale presenza di esternalità di rete può conferire un vantaggio decisivo al primo che riesce a servire una massa critica del mercato.Marengo illustra in modo molto chiaro i diversi fattori che possono

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6// la capacità di innovare nelle imprese

conferire innovazione in un’azienda. Essere pronti e flessibili ai cambiamenti che le tecnologie, la società o il mercato ci impongono è importantissimo; ma ancor più importante è la capacità di mantenere questa elasticità nel tempo e non “adagiarsi” al primo successo. Dalla lettura risulta chiaro il comportamento che l’azienda dovrebbe assumere nonostante il testo mantenga una linea molto teorica. A mio avviso tuttavia i concetti presentati nel capitolo sono tanto condivisibili quanto supportati da esempi poco attuali.

Luigi Marengo // Professore ordinario di Economia politica presso la Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento S. Anna di Pisa.Ha conseguito il dottorato di ricerca in Economia politica presso l'Università del Sussex e una Laurea in Economia presso l’università di Torino.Le sue aree di ricerca principali sono l'economia organizzativa, l'economia del cambiamento tecnologico e dinamiche di settore, la teoria della decisione e l'economia sperimentale.

back cap 6

58 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti7// conoscenza tecnologica e innovazione:il ruolo crescente della comunicazioneIn questo capitolo viene posta l’enfasi sul fatto che per innovare bisogna trarre conoscenza da diverse fonti, proprio come il design. La nozione di conoscenza collettiva definisce il fatto che questa è dispersa in frammenti che appartengono a diversi proprietari. L’apprendimento viene quindi dalle imprese, dalle attività di R&S e dall’accumulazione di conoscenze esterne. Bisogna che per innovare, come per progettare, ci sia cooperazione che si costruisce sulla comunicazione e sullo scambio di competenze e informazioni. Le imprese ora più che mai sono incentivate a condividere le proprie conoscenze, uniscono la produzione interna all’apprendimento esterno. Ad esempio l’azienda Procter and Gamble (P&G) si pose l’obiettivo di sviluppare il 50% dei nuovi prodotti attraverso l’acquisizione di conoscenza dall’esterno, non per ridurre il numero di dipendenti, ma per sfruttare al meglio le competenze alimentando lo sviluppo di nuovi prodotti. “Proudly found elsewhere”. L’idea è di adottare un approccio proattivo, con partner sempre diversi che generano nuovo valore e conoscenza.Nel campo del design anche coinvolgere l’utente può portare alla generazione di nuove idee. Alcune aziende famose ci hanno provato, come nel caso famosissimo dell’IKEA che lascia la possibilità all’utente finale di combinare opzioni pre-definite; oppure Nike che con il suo progetto NikeID mette a disposizione una piattaforma di personalizzazione dei prodotti. In questi casi però l’utente partecipa in modo non progettuale, poiché deve solo ricombinare a piacimento delle opzioni, le aziende dovrebbero lasciare ancora più libertà di espressione agli utenti, realizzando dei tool adatti allo scopo.Anche sul web si tenta di mettere in condivisione conoscenze, ad esempio con la nascita dei tag e di servizi come Delicious che utilizzano il social bookmarking per organizzare le risorse web e condividerle col mondo. Col passare del tempo poi si arriva al fenomeno dei contenuti generati dagli utenti (User Generated Contents – UGC), il web 2.0 che dà autonomia alle persone. Qui ci si lega al mondo del design con la nascita di piattaforme in cui vengono proposti concorsi di tipo progettuale, come Zooppa o RedesignMe. Questo porta però all’altra faccia della medaglia dell’UGC che è il Crowdsourcing che assume il punto di vista

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7// conoscenza tecnologica e innovazione:il ruolo crescente della comunicazione

Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

dell’impresa per descrivere la possibilità di attingere dall’esterno coinvolgendo la collettività.Un esempio di Crowdsourcing è stata la campagna di lancio della nuova 500, la Fiat a cinquecento giorni dal lancio ha dato vita ha una grande campagna di promozione che mirava a coinvolgere il più possibile gli utenti finali. “500 wants you”. Il sito della campagna è diventato un laboratorio di idee, con sezioni dedicate ai designer, ai web designer, ai writer etc. La Fiat aveva chiesto di realizzare un’infinità di cose: slogan, manifesti, video, mascotte, ognuno poteva apportare il proprio contributo nella realizzazione della nuova macchina e della campagna promozionale.Il capitolo scritto da Patrucco resta su linee molto teoriche, ci fa capire che ai giorni nostri le imprese per guardare avanti hanno bisogno di conoscenza. Questa non deriva più solamente dall’interno ma soprattutto varcando i confini dell’azienda, instaurando rapporti di collaborazione con altre imprese, organizzazioni e università. Il ruolo crescente della comunicazione tecnologica permette questo superamento dei confini e favorisce la cooperazione per portare alla realizzazione di nuovi prodotti, servizi, tecnologie e processi.

Pier Paolo Patrucco // è ricercatore di Politica economica presso il Dipartimento di Economia dell’Università di Torino e ricercatore associato presso il Collegio Carlo Alberto (Moncalieri, TO). Ha conseguito il Dottorato in Economia presso l'Università di Nizza-Sophia Antipolis, un Master in Economia presso l’ISTAO di Ancona e una Laurea presso l'Università di Torino.I suoi principali interessi di ricerca sono rivolti all’economia della conoscenza, innovazione e nuove tecnologie, economia industriale ed economia regionale. Ha lavorato e tutt’ora collabora come recensore a diverse riviste di settore, è membro della Società Italiana degli Economisti ed ha numerose pubblicazioni riguardanti l’economia dell’innovazione.

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60 Riccardo Viale, "La cultura dell’innovazione. Comportamenti e ambienti innovativi"Il Sole 24 ore, Milano, 2008

approfondimenti

In quanto l'argomento è molto complesso, bisogna faresi uno studio sui modelli di studio della complessità. L'autore ci propone 4 modalità principali:

riprodurre i modelli di studio im scalastudio letterario che riporta gli accadimenti di un certo periodo e gli studia, estraendo cause, legami, effetti, approfondimenti etcstudio matematico, basato sui modelli descritti con equazionistudio degli agenti che operano nella realtà virtuale, con le caratteristiche tanto simili alla realtà, quanto lo decide il ricercatore.E' Interessante approfondire l'ultimo modello di ricerca in quanto è recente ed innovativo. Sono i linguaggi grafici di programmazione che permettono realizzare i modelli degli ambienti con degli agenti (programmi indipendenti) che operano secondo le regole prestabilite. Dopo avvio del sistema gli attori entrano in contatto tra di loro e interagiscono secondo i loro profili, che permette osservare i comportamenti singoli e di gruppi (se si formano nel corso di interazione) e capire le tendenze di comportamento.L'autore ci fornisce degli esempi di questi tipi di ambienti: il software sviluppato dai studiosi di MIT, basato sul linguaggio Logo, NetLogo e StarLogo un altro modello sugli agenti – SLAPP (Swarm Like Agent Protocol in Python)I modelli basati sugli agenti (Agent Based Model – ABM) è un classe di modelli di calcolo per simulare gli azioni ed interazioni di agenti autonomi per poter osservare gli effetti di essi sul sistema in generale. E' una combinazione di teoria dei giochi, dei sistemi complessi, sociologia di calcolo e programmazione evoluta.I modelli basati sugli agenti in generale sono composti da: 1- numerosi agenti specificati su diverse scale (profilati), 2- euristica decision-making, 3- regole o processi adattivi, 4-topologia interattiva, 5- ambiente.

Pietro Terna // è professore ordinario di Economia politica pres-so la Facoltà di Economia dell'Università di Torino, dove insegna

8// complessità nei percorsi dell'innovazione

61Maria Dukhvalova // Francesco Donati // Chiara GambaranaEleonora Ganini // Flavia Frison // Clara Fustinoni // Dina Skuratovich

Microeconomia e Simulation models for economics. Svolge anche attività didattica in forma seminariale nel campo delle applicazioni della simulazione in economia, sviluppando una scuola nella spe-cifica disciplina. Insegna nel corso di simulazione economica per i dottorandi della Scuola di dottorato in economia di Torino.E' autore di numerosi lavori pubblicati su riviste e in volumi collet-tivi, pubblicati in Italia e all'estero, nonché coautore di un volume sulle applicazione delle reti neurali artificiali all'economia.La produzione scientifica copre i temi: delle applicazioni Monte Carlo all'analisi di stimatori o situazioni limite in econometria; del-la analisi quantitativa dei fenomeni economici; delle metodologie di calcolo per l'analisi dei fenomeni economici. Ha dedicato gran parte della ricerca più recente, oltre al tema delle reti neurali per la costruzione di agenti capaci di apprendimento e scelte, alla uti-lizzazione di tecniche avanzate di simulazione per la costruzione di modelli economici.I risultati ottenuti riguardano sia la discussione del paradigma dell'agente rappresentativo, sia la necessità - e in quale forma – della presenza di razionalità negli agenti economici per la spie-gazione della complessità dei fenomeni aggregati. I lavori mostra-no come agenti non dotati di "mente", ma che adottino sem-plici modalità di comportamento ed eventualmente apprendano dall'ambiente nuove routine per le scelte e per la valutazione delle relative conseguenze, possano determinare, interagendo, eventi come la nascita di un mercato multi-agente o la complessità delle serie storiche di un mercato di borsa.Ancor più recentemente i lavori si sono indirizzati verso la simu-lazione dell’impresa e delle organizzazioni, nonché dei processi di scelta all’interno di tali strutture. La simulazione delle organizza-zioni e della loro interazione sta conducendo allo sviluppo di una piattaforma di simulazione multi-agente e multi-modello, in grado di rappresentare situazione complesse

8// complessità nei percorsi dell'innovazioneback cap 8

Facoltà del designOpen lecture Design of the other Thingsanno accademico ‘10-’11

Docente: Stefano MaffeiCultori: Massimo Bianchini | Ursula Borroni | Beatrice Villari