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SPACES OF USE / NO USE UNA CASA IN BELGIO 01 Atelier Angonese Semestre autunnale 2012 Programma

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  • SPACES OF USE / NO USEUNA CASA IN BELGIO01Atelier Angonese

    Semestre autunnale 2012

    Programma

  • 01

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    03

    04

    Atelier Angonese

    Semestre autunnale 2012

    Programma

    Dieci case di Shinohara

    Raccolta testi

    Bruxelles - Guida

    PROGRAMMAAtelier di progettazione 2° anno

    Professore: Walter Angonese

    Assistenti: Axel Beck Margherita Pusterla Thomas Tschöll

    atelier angonese Università della Svizzera ItalianaAccademia di architettura - MendrisioSemestre autunnale 2012

    1° edizione - stampato in settembre 2012

    SPACES OF USE / NO USEUNA CASA IN BELGIO

  • PAG. 4

    01Louis I. Kahn, Biblioteca Exeter

    Dialectical space - use / no userendering tratto da:thirdseventh.cgsociety.org

  • PAG. 5ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    INDICE07

    09-11

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    IL TEMA - “SPACES OF USE / NO USE”IL PROGRAMMA

    CASE DI SHINOHARA - RIFERIMENTI PROGETTUALISCRITTI: KAZUO SHINOHARA - “ABSTRACTIONS WITH A NATIONALITY”

    IL SITO: IL PARCO DEL KASTEEL VAN GAASBEEK

    METODOLOGIA: WALTER ANGONESE - “CURIOSITÀ E PASSIONE”METODOLOGIA: PREMESSE / RIFLESSIONIMETODOLOGIA: WALTER ANGONESE - “RIFLESSIONI SUL METODO”

    RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / SUGGESTIONIRIFERIMENTI PROGETTUALI

    VIAGGIO DI STUDIO “BELGIO - BRUXELLES, ANVERSA, GENT” - PROGRAMMACALENDARIO ATELIERBIBLIOGRAFIA / INDICE DELLE FONTI

  • PAG. 6

    01

  • PAG. 7ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    TEMA

    01Kazuo Shinohara,House TanikawaNaganohara - Nagano, 1972-74spaces of use / no use[302], pag. 142

    Conoscere ed approfondire i grandi maestri dell’architettura contemporanea crea un sapere per la professione dell’architetto e sviluppa contemporaneamente una consapevolezza che il progetto si muove all’interno di una di-mensione storica, culturale e sociale con le quali è chiamato a confrontarsi costantemente.Dopo l’esperienza dell’anno scorso sull’approfondimento del principio del Raumplan di Adolf Loos quest’anno l’Atelier Angonese si dedicherà all’analisi ed allo studio delle opere dell’architetto Kazuo Shinohara, grande maestro dell’architettura giapponese contemporanea.Il suo percorso di ricerca si muove inizialmente partendo dalle forme tradizionali giapponesi sviluppando un nuovo modo di espressione architettonica che include l’uso della moderna tecnologia ed innovazione costruttiva. Shinohara è in costante transizione muovendosi tra temi e concetti autodefiniti e molto differenti. Questo sviluppo personale di Shinohara può essere letto nella sua opera architettonica attraverso una sequenza di quattro stili, pre-sentando ogni teoria successiva come una sorta di inversione o di contrapposizione a quella precedente, mantenendo però un percorso logico ed un forte rapporto dialettico tra di loro. Il suo percorso attraversa un continuo stato di tensione creativa che lo guida verso la ricerca di un suo spazio personale. Gli edifici di Shinohara si sviluppano attraverso la ricerca del luogo, e possono essere capiti solo se si considera e si riflette sulla sua origine ed il contesto storico culturale nel quale si trova ad agire.Shinohara utilizza i principi di „space of use“ e „space of no use“ come metodo dialettico per ottenere la massima emozione ed atmosfera preservando la funzionalità necessaria delle sue case. Per lui lo “spazio simbolico“ comprende la realtà dello spazio fisico, un ritorno alle cose. La struttura e la tettonica giocano un ruolo concettuale e simbolico nelle sue opere attraverso un percorso di riduzione ed astrazione. Una forte relazione si crea tra i concetti e le espres-sioni formali con la struttura dello spazio. Gli elementi strutturali sono connessi tra di loro con discrezione così da permettere una lettura dello spazio con una molteplicità di significati creando un’atmosfera spaziale effimera e mutevole. Il lavoro di Kazuo Shinohara puờ essere interpretato come un continuo sforzo di consolidare le emozioni al centro dello spazio domestico attraverso la riconciliazione di poli opposti che sono presenti fin dai primi progetti quali: urbano/domestico, sacro/profano, formale/non formale, ordine/caos. I concetti di Shinohara ci affascinano molto e le diverse interpretazioni sulla sua opera valorizzano la sua costante ricerca personale, la sua curiosità, il suo interesse per la sperimentazione e la sua capacità di sviluppare spazi concet-tuali ed emozionali; Tutto ciò rende la sua opera e la sua figura importante e stimolante sia da un punto di vista accademico che professionale.

    Ci si puờ avvicinare alle case ed ai progetti di Shinohara nel modo più intuitivo, senza pregiudizi e senza aver letto molto su di lui. In questi casi si rimane allo stesso modo colpiti e affascinati dalla sua dimensione ed espressione dello spazio architettonico, dalla forza del materiale, dal colore, dalla luce, dai molteplici significati degli spazi derivati da un pensiero tettonico dove la struttura interpreta un ruolo chiave nel generare una nuova esperienza spaziale.Leggere uno spazio di Shinohara è simile al nostro atto di guardarsi allo specchio ogni giorno scoprendo i cam-biamenti che appaiono durante il nostro cammino di vita; Così allo stesso modo la nostra interpretazione e lettura delle case di Shinohara sarà diversa ogni volta che cerchiamo di capire le sue opere. Il meccanismo di lettura sarà influenzato dal nostro arricchimento culturale, dalla nostra passione e curiosità di conoscere ed entrare nello spazio da lui pensato, per scoprire così una diversità nuova ed inaspettata rispetto all’intento dell’architetto.Confrontarsi quindi, con i temi e gli spazi di Shinohara è istruttivo come esercizio didattico non solo per comprendere i suoi metodi e la sua opera ma anche per scoprire ciò che realmente conta in architettura: leggere ed interpretare lo spazio attraverso una lettura più intima e domestica fino a quella più pubblica, dove la società si manifesta, capire ed interpretare lo spazio secondo la materia e la luce relazionandosi e confrontandosi sempre con la dimensione culturale di cui fanno parte il sapere, la storia e la filosofia.

    PREMESSA

    SPACES OF USE / NO USE

  • PAG. 8

    02

  • PAG. 9ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    PROGRAMMA

    01Kazuo Shinohara,House TanikawaNaganohara - Nagano, 1972-74space of no use[302], pag. 136

    02La Villa Imperiale di KatsuraKyotoLa stanza del Focolare dell’Antico Shoin[230], pag. 83

    Durante il primo semestre nel nostro Atelier di progettazione partiremo come prima esercitazione a rileggere lo spazio di Kazuo Shinohara utilizzando gli strumenti di analisi quali il ridisegno e la costruzione di plastici con la finalità di comprendere e svelare la dimensione spaziale. Questo metodo didattico attraverso l’astrazione del plas-tico genera contemporaneamente (non potendo visitare le sue case vista la lontananza) una lettura di spazio più indefinito, slegato dalla presenza di persone fisiche e riconducibile ad una dimensione più simbolica, emozionale ed arcaica. Si giungerà successivamente alla predisposizione ed organizzazione di un vero progetto architetto-nico di modeste dimensioni, dove alcuni dei principali concetti di Shinohara saranno affrontati ed adottati secondo un’applicazione personale. Si richiederà la progettazione di una piccola casa per uno scrittore “Artist in residence”, cioè con permanenza temporanea, posizionata nel parco di Kasteel van Gaasbeek a Bruxelles, concentrandosi sul rapporto dialettico tra “space of use“ e “space of no use“ e ponendo attenzione alla dimensione costruttiva e tettonica.

    “Superfluous Space: space necessitates superfluity, but superfluous things in our everyday life are intolerable. A dwelling and authentic superfluous space should be created wherever possible, but only within the limits of interac-tion between man and space. And this is not merely in the interest of adding a degree of superfluity to our everyday life; on the contrary, it should be the sort of space wherein the core of our life may be identified. It is my wish to design such an organic space around which will pivot spaces serving specific functions.“ By Kazuo Shinohara, from “Kazuo Shinohara, Essays by Yasumitsu Matsunaga and Kazuo Shinohara, Rizzoli, 1982.“

    Al fine di familiarizzare con la scelta del sito di progetto e l’architettura del luogo, l’Atelier ha in programma un viaggio di studio in Belgio dove approfondiremo il panorama architettonico contemporaneo del territorio. Il contesto paesag-gistico del luogo di progetto pur essendo forte e suggestivo, risulta essere allo stesso tempo sufficientemente astratto permettendo la massima concentrazione per la progettazione dello spazio domestico e pubblico e l’approfondimento delle investigazioni metodologiche di Shinohara attraverso un percorso personale. Durante il viaggio di studio sarà richiesta una seconda esercitazione da svolgere sul sito di progetto; Ogni studente svilupperà un testo associato ad una immagine che dovrà esprimere l’atmosfera, (Stimmung), le sensazioni, le percezioni ed il carattere del luogo di progetto dove sarà collocata la casa. Durante il corso di progettazione saranno previste collaborazione tematiche sia con il corso di tecnologia e progetto del professore Franz Graf sia con il corso di Teoria dell’arte e architettura della professoressa Sonja Hildebrand.Nel secondo semestre il tema progettuale sarà situato in Sicilia nella città di Palermo, spostandoci su un territorio urbano differente e affrontando il tema dell’housing con cambio di scala e tipologia.

    PROGRAMMA

    ARTISTINRESIDENCE

  • PAG. 10 PROGRAMMA

    10 CASE DIKAZUO SHINOHARA

    01_UMBRELLA HOUSE, [302], pag.57

    04_SHINO HOUSE, [302], pag.207

    09_HOUSE ON A CURVED ROAD, [302], pag.197

    02_HOUSE IN WHITE, [301], pag.28

    05_HIGASHI-TAMAGAWA, [303], pag.56

    07_HOUSE IN UEHARA, [302], pag.173

    03_UNCOMPLETED HOUSE, [301], pag.37

    06_HOUSE TANIKAWA, [301], pag.57

    10_HOUSE IN YOKOHAMA, [302], pag.23008_HOUSE IN HANAYAMA N°3, [302], pag.181

    UMBRELLA HOUSE

    HOUSE IN WHITE

    UNCOMPLETED HOUSE

    SHINO HOUSE

    HIGASHI-TAMAGAWA

    HOUSE TANIKAWA

    HOUSE IN UEHARA

    HOUSE IN HANAYAMA N°3

    HOUSE ON A CURVED ROAD

    HOUSE IN YOKOHAMA

    1961

    1966

    1970

    1970

    1973

    1974

    1976

    1977

    1978

    1985

    1. Style

    2. Style

    3.Style

    4. Style

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  • PAG. 11ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    PROGRAMMA

    La struttura della didattica consiste in diversi esercizi che si svolgono durante il semestre:

    ESERCIZIO 1 “RICOSTRUIRE”La carriera di Kazuo Shinohara è stata gran parte dedicata alla progettazione di case, piuttosto piccole per la maggiore parte dei casi. La sua opera, fin dall’inizio della sua carriera, è stata suddivisa in quattro “stili” da lui stesso definiti. La prima esercitazione riguarda l’analisi e lo studio di dieci case rappresentative degli “stili” progettuali dell’architetto Kazuo Shinohara. La scelta delle case è quindi finalizzata ad evidenziare ed approfondire questi periodi stilistici di Shinohara ed il loro processo di evoluzione. Gli studenti saranno suddivisi in gruppi. A ciascun gruppo sarà assegnata una casa da ridisegnare in vettoriale in scala 1:50 sviluppando piante, sezioni e facciate. È richiesto un disegno preciso e fedele all’originale. Saranno forniti sia il materiale di studio sia le linee guida per la stesura grafica. Sulla base del materiale grafico prodotto, ogni gruppo eseguirà il modello della casa in scala 1:20. I modelli saranno realizzati in legno e dovranno essere laccati di colore bianco. Per lo sviluppo e per le indicazioni riguardanti l’esecuzione dei modelli, successive informazioni saranno fornite grazie ad una lezione e al supporto di Danilo Bruno responsabile dell’area di modellismo.Questo lavoro di analisi e di ricostruzione dei modelli delle case permette allo studente di confrontarsi con il tema ed approfondire tutti gli aspetti più rilevanti del pensiero di Kazuo Shinohara. La finalità è quella di raggiungere una comprensione profonda del procedimento con il quale lo spazio è pensato, attraverso un processo di astrazione per poi utilizzare, quanto appreso, nella successiva elaborazione progettuale in un contesto reale.

    ESERCIZIO 2 “DESCRIVERE”Come secondo esercizio allo studente sarà proposto durante il viaggio di studio in Belgio la scrittura di un testo as-sociato ad un’immagine. Questo esercizio sarà svolto nel sito di progetto, il parco di Kasteel van Gaasbeek a Bruxelles, consentendo allo studente di conoscere il luogo e manifestare la scelta della posizione del progetto individuale. Il testo e l’immagine dovranno pertanto esprimere l’atmosfera, la “Stimmung”, le sensazioni personali che il luogo, dove sarà posizionata la casa, suscita a livello personale.

    PROGETTO “ARTIST IN RESIDENCE”Dopo la fase di analisi e studio, ogni studente dovrà singolarmente affrontare un progetto di una piccola casa per uno scrittore “Artist in residence”, cioè con permanenza temporanea, all’interno del parco di Kasteel van Gaasbeek poco lontano dalla città di Bruxelles. Lo studente sarà condotto attraverso il processo di astrazione dell’opera di Shinohara con l’esercizio di ricostruzione verso lo sviluppo di un progetto individuale situato in un contesto reale da interpretare liberamente ed autonomamente.Durante la fase progettuale ogni studente dovrà concentrarsi sulla relazione dialettica tra “space of use“ e “space of no use“ esplorando ed indagando il ruolo della struttura, della luce, dei colori e dei materiali che hanno nella genesi degli spazi conferendogli qualità e caratteristiche emozionali.Nella casa per uno scrittore si richiede perciò:-uno “space of use” di circa 50 mq con permanenza temporanea da parte dello scrittore, si dovranno pertanto preve-dere le esigenze e le funzioni necessarie del vivere quotidiano e dell’abitare domestico temporaneo.-uno “space of no use” la cui superficie è a discrezione dello studente.

    Nel secondo semestre il progetto si sposterà su scala urbana in Sicilia nella città di Palermo. Affronteremo il tema dell’housing con cambio di scala e di tipologia. L’esperienza e l’apprendimento del primo semestre sarà quindi riproposta nella definizione di un edificio residenziale con più appartamenti, progetto questo che richiederà il rispetto dei riferimenti dimensionali, urbanistici del luogo scelto.

    SEMESTRE PRIMAVERILE - PALERMO

    SEMESTRE AUTUNNALE - BRUXELLES

    PROGRAMMAANNUALE

  • PAG. 12 RIFERIMENTI PROGETTUALI

    01Kazuo Shinohara, Umbrella House, 1961Nerima Tokyo, sezione - piano tetto[301], pag.22

    03 / 04Kazuo Shinohara, Umbrella House, 1961Nerima Tokyo, spazio interno, facciata[303], pag.20 / 16

    05Kazuo Shinohara, House with an Earthen Floor, 1961Kita-Saku, spazio interno[302], pag.61

    02Kazuo Shinohara, Shino House, 1970Nerima Tokyo, spazio centrale / soggiorno[302], pag.111

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  • PAG. 13ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    CASE DI SHINOHARA

    01 / 02Kazuo Shinohara, House in White, 1966Suginami Tokyo, facciata giardino[303], pag.34 / [302], pag.77

    03Kazuo Shinohara, House in White, 1966Suginami Tokyo, spazio interno[302], pag.85

    05Kazuo Shinohara, House in White, 1966Suginami Tokyo, pianta / sezione[303], pag.38

    04Kazuo Shinohara, North House in Hanayama, 1964Kobespazio interno[302], pag.69

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  • PAG. 14 RIFERIMENTI PROGETTUALI

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    0304Kazuo Shinohara, House in Higashi-Tamagawa, 1973Setagaya, Tokyospazio centrale[202], pag.50

    05Kazuo Shinohara, House in Higashi-Tamagawa, 1973Setagaya, Tokyofacciata esterna[302], pag.130

    06Kazuo Shinohara, House in Higashi-Tamagawa, 1973Setagaya, Tokyopianta[305], pag.57

    01Kazuo Shinohara, Uncompleted House, 1970Suginami, Tokyo, spazio di circolazione[301], pag.37

    02Kazuo Shinohara, Uncompleted House, 1970Suginami, Tokyo, assonometria[302], pag.98

    03Kazuo Shinohara, Uncompleted House, 1970Suginami, Tokyo, facciata esterna[301], pag.36

  • PAG. 15ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    CASE DI SHINOHARA

    01Kazuo Shinohara, House Tanikawa, 1974Naganohara, Naganofacciata esterna[303], pag.60

    02Kazuo Shinohara, House Tanikawa, 1974Naganohara, Naganopianta:space of use / no use[302], pag.136

    03Kazuo Shinohara, House Tanikawa, 1974Naganohara, Naganospace of no use[302], pag.141

    04Kazuo Shinohara, House in Uehara, 1976Shibuya, Tokyospazio centrale[301], pag.67

    05Kazuo Shinohara, House in Uehara, 1976Shibuya, Tokyospazio centrale[302], pag.169

    05Kazuo Shinohara, House in Uehara, 1976Shibuya, Tokyofacciata su strada[303], pag.68

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  • PAG. 16 RIFERIMENTI PROGETTUALI - CASE DI SHINOHARA

    05Kazuo Shinohara, House in Yokohama, 1985Yokohamafacciata esterna[301], pag.102

    02Kazuo Shinohara, House on a curved road, 1978Shibuya, Tokyofacciata esterna[301], pag.79

    03Kazuo Shinohara, House on a curved road, 1978Shibuya, Tokyospazio centrale[302], pag.193

    04Kazuo Shinohara, Prisma House, 1974sezione[304], pag.62

    05Kazuo Shinohara, House in Hanayama N°3, 1977Kobespazio centrale / soggiorno[302], pag.185

    06Kazuo Shinohara, House under high voltage lines, 1981Tokyofacciata esterna[302], pag.207

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  • PAG. 17ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    ABSTRACTIONS WITH A NATIONALITY

    Brani tratti da: Kazuo ShinoharaAbstractions with a Nationality[304] Kazuo Shinohara - architecte jap-onais - 30 maisons contemporaines, L’Equerre, 1979

    My architecture began when my interest shifted from general, abstract spaces to spaces with characteristic emotional qualities. My fascination with the beauty of the ancient Japanese architectural heritage inspired me to abandon the field of mathematics, in which I had been specializing at the university, and to switch to the filed of architecture. My first house, the House in Kugayama (completed in 1954) was begun in 1953, immediately before my graduation . At this time, I became convinced that the process of expressing my own distinctive spaces was virtually synonymous with the process of considering Japanese architectural tradition, with which thereafter I engaged in an extended dialogue.[...] The process of negation in the cognition of things entails the elimination of individual characteristics and the revela-tion of the essentials and structures concealed in their backgrounds. In other words, negation is another name for abstraction. “The prototype of Japanese style space corresponds to the Buddhist concept of mu, or nonexistence. The Japanese lack a concept of space originating from limited restrictions, like the European one.1. Japanese-style space is composed to conform to the viewpoints of human beings in static attitudes. It is a temporal space. [...] I believe that this tradition can only be evaluated accurately if it is recognized as something different from Modern Architecture, in spite of the superficial, accidental similarities between them. In connection with my own design work, I attempted to prescribe the characteristics of the Japanese tradition on the design methodology level and came to the conclusion that one of the fundary1ental principles of Japanese spatial composition is the method that I call DICHOTOMY . This discovery became the manifestation of identity of my own spacial composition, that is first to adopt a simple rectangle as the outline of the plan, and then to draw a number of straight lines intersecting within. Having determined this as a basic Japanese compositional method and naming it dichotomy, as a chain reaction, I came to the conclusion that a basic European compositional system is what I call COUPLING, determined by the connecting of individual spatial units. [...] Another abstraction peculiar to the nature of Japanese architecture and part of my own design method is what I call FRONTALITY . The view from the front directly towards the center of exterior and interior walls - is always part of the concept of Japanese architecture; this is what I mean by frontality. [...] In an article entitled “The Three Primary Spaces”, I attempted to explain my fundamental attitude. I said that there are three, and only three, basic methods of spatial expression: functional, decorative, and symbolic. [...] Even those fields of endeaver that interpret relations between human actions and the spaces surrounding them as engineering and attempt to calculate residential spaces on a scale suitable to those relations - human engineering - fail to convince me as a technique for spatial determination. If such engineering is called rationalism, my own “SPACE OF NO USE” should be called irrational. I adopt this standpoint because, as I have said, I think the house should be as spacious as possible. [...]

    01Kazuo ShinoharaPortrait, [302], pag.204

    01

    SCRITTI

    KAZUO SHINOHARA

  • PAG. 18 KASTEEL VAN GAASBEEK

  • PAG. 19ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    IL SITO

    L’esperienza del viaggio di studio in Belgio ci permette di familiarizzare con il sito del progetto, con l’architettura del luogo e di conoscere il panorama architettonico contemporaneo presente sul territorio. L’obbiettivo è quello di collegare e confrontare attraverso il progetto ed il sito i principi studiati dell`architettura di Kazuo Shinohara con un contesto europeo, dove le caratteristiche del territorio culturale del Belgio avranno un ruolo importante.

    Il sito del progetto è all’interno del parco di Kasteel van Gaasbeek, poco lontano della città di Bruxelles. Il parco riflette le influenze derivanti dalla posizione geografica del Belgio, situato tra la Francia a Sud e l’Inghilterra a Nord. Il parco è così dominato sia da elementi tipici della tradizione francese con i suoi forti riferimenti al barocco, i grandi archi a vista, le aiuole figurative e decorative, le viste prospettiche attraverso i viali di alberi e sia da elementi tipici del giardino all’inglese come la topografia leggermente modellata da valli, laghi e piccoli padiglioni dando l’illusoria apparenza di essere un paesaggio quasi naturale. Centro del parco e punto di riferimento per tutto l’impianto è il castello di Gaasbeek, edificio di origine medievale che da roccaforte si è trasformato nel corso della storia in una spaziosa casa di campagna in stile romantico. Questa compresenza e convivenza di diversi concetti dell’architettura paesaggistica all’interno dello stesso parco crea una tensione interessante e stimolante; Si presenta uno scenario di spazi molto suggestivi nel quale il visitatore si trova immerso e dove può sperimentare numerose sensazioni differenti. Si trovano superfici erbose più o meno coltivate, aree di bosco, radure, vigneti, orti, ect. Un’altra caratteristica peculiare del parco sono i suoi confini fluidi e morbidi. Infatti il parco non è situato all’interno del tessuto urbano della città di Bruxelles e neanche all’interno di una zona fortemente edificata. Esso è circondato da piccoli paesini e gruppi di casolari con un paesaggio tipico della campagna belga e con una topografia molto sensuale. Ne deriva perciò un interessante gioco di alternanza tra natura orginale, natura artificiale e paesaggio coltivato.

    La ripartizione dell’area di progetto e la collocazione della piccola casa per uno scrittore “Artist in residence”, cioè con permanenza temporanea, sarà a libera scelta da parte dello studente ma saranno oggetto di riflessione per l’inserimento e la scelta della posizione del progetto elementi quali: la topografia, la luce, l’orientamento, le viste, i riferimenti. Si crea così un interessante confronto tra gli elementi della natura e del paesaggio con una lettura astratta dell’opera di Shinohara attraverso l’esercizio della ricostruzione e del ridisegno, che conduce quindi lo studente verso lo sviluppo di un progetto individuale.

    IL SITO : BRUXELLES - BELGIO

    IL PARCO DEL KASTEEL VAN GAASBEEK

  • PAG. 20

    03

    01 02

    04

    03Walter Pichler, Haus für das Kreuz, 1988

    04Eduardo Chillida, Montana Tindaya, Fuerteventura-Spagna, 2002

    02Sir John Soane, Lincoln`s Inn Fields, London 1823, Atrium Section

    01Santiago Sierra,300 Tons Bregenz, 2005[240]

    RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / SUGGESTIONI

  • PAG. 21ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    Studenti e giovani colleghi mi chiedono spesso di citare le qualità necessarie per il lavoro che svolgiamo. La mia ris-posta è sempre la stessa: “curiosità, passione e un certo grado di autocritica”. La curiosità non solo implica impegnarsi con ciò che è immediatamente percepibile ma richiede un continuo interrogarsi, è come una dipendenza, sempre più profonda.

    La curiosità è un dialogo tra ciò che è e ciò che può davvero essere vissuto, è un continuo indagare nelle ragioni.La curiosità si relaziona con la storia, storia che ci racconta da dove veniamo, l’origine delle nostre associazioni e rivela le origini della forma, con cui noi architetti lavoriamo.La curiosità ci permette di continuare a sperimentare cose nuove. Sono convinto che l’impegno verso l’architettura non può limitarsi all’interno della stessa disciplina ma che l’essenza del pensiero architettonico traspare in qualsiasi campo dello spazio umano ed habitat nel quale si entra, allora la curiosità è una base ideale per un tipo di apprendimento che non ha mai fine.

    La costante consapevolezza delle situazioni che viviamo continuamente ci permette, attraverso la curiosità, di com-prenderli e decodificarli anche in modo istintivo senza specifiche regole, processo questo estenuante ed impegnativo.A volte nelle grandi città o in luoghi sconosciuti, la curiosità può essere accompagnata da un senso di sovraccarico, probabilmente dovuto al mio luogo d’origine in un piccolo paese dove conosco fino al più piccolo dettaglio del tombino della mia vinoteca, questo perché tendo a divorare le nuove situazioni, ma la curiosità rimane, in ogni modo, il mio aggiornamento costante della vita.

    La passione non può essere comprata, neppure costretta e non la si può studiare.La passione è come l’amore, può crescere, può essere incoraggiata e stimolata, un impegno che fa parte dei doveri di noi insegnanti, ma alla fine ogni individuo la deve scoprire e sperimentare dentro di sè e per se stesso, questo fa parte dell’essere umano, è immensamente gratificante quando questo avviene.La passione quando si svela implica un impegno e una grande quantità di lavoro. Questo spesso viene dimenticato in quanto la passione, il sentimento ed le intuizioni devono fondamentalmente relazionarsi, questo è corretto, con la conoscenza empirica, la metodologia e gli approcci sistematici. Un confronto che è allo stesso tempo pieno e fecondo.La passione è una forza motrice della nostra esistenza. Se siamo in grado di consentire alla passione di influenzare il nostro lavoro di architetti, allora abbiamo ogni qualifica convincente per il lavoro. Con la consapevolezza ed una sola accezione: ”che la passione da sola non basta”!, poiché senza una misura di autocritica e senza cioè la consapevolezza (e l’accettazione) che la nostra ragione e i nostri sentimenti non sempre raggiungono l’obbiettivo colpendo al primo colpo, si corre così il rischio di diventare superficiali e presuntuosi.

    Un amico una volta mi ha detto che ho avuto un complesso di inferiorità architettonico, questo può essere ma è una buona cosa. Non essere mai soddisfatti di ciò che si è raggiunto, pensato o immaginato e forse per questa ragione lasciando sempre molto allo sviluppo e al processo del progetto come un modo per rimanere autocritico, in un costante processo di mettere in discussione le cose, tutto questo mi guida verso una particolare metodologia.

    Questo metodo, a sua volta, mi ha portato ad un grado di fiducia e calma professionale che dovrebbe risiedere nella na-tura di ogni metodologia ed è uno dei motivi per cui inizio a lavorare in maniera molto pragmatica, sempre adottando un approccio tranquillo per il mio lavoro e per i miei obbiettivi di pianificazione, osservando il contesto, permettendo a me stesso di essere guidato dagli aspetti funzionali o semplicemente dai vincoli del mondo reale e cercando di scoprire luoghi attraverso i mezzi della curiosità.Solo nel passo successivo, che rappresenta per me il momento cruciale nel processo dell’architettura, mi immergo in un livello programmatico, del quale non intendo solo considerazioni spaziali, come un libretto o una sceneggiatura, ma una forma di pragmatismo che analizza concettualmente e domanda (viene messa in discussione), ed è destinata ad assumere una carica culturale dove la conoscenza e la cognizione giocano un ruolo primario, per citare Kant.

    Tutto ciò anticipa temi e strategie in termini astratti, stabilisce correlazioni, apre verso potenziali interconnessioni e grazie a tutto questo diventa un programma. Il resto della procedura in architettura, non diversamente da quella di fare un film, si relaziona con il mestiere, la conoscenza, la tecnica e l’intuizione rimanendo aperti al pensiero processuale, ammettendo elementi casuali nella riflessione sempre con sufficiente autocritica per evitare di finire nel nichilismo che io considero uno dei più grandi flagelli della nostra professione.

    WALTER ANGONESE

    CURIOSITÀ E PASSIONE

    METODOLOGIA

  • PAG. 22

    PREMESSE CONTESTO PREMESSE PROGRAMMA

    Nel libro di Claudio Magris “Microcosmi” iluoghi appaiono strutturalmente costanti... Al di là della loro importanza, essi si compongono di spazi, di edifici, ma anche di mille fatti, di mille storie, di relazioni... Bisogna esplorarli, dal paesino al quartiere della città metropoli-tana, fino alla fine del mondo. Non sussistono più quelle ideologie che legittimavano un op-erare a priori... L’uomo oggi si è liberato dai preconcetti. E’ importante imparare ad osservare i luoghi per quello che sono, per quello che comuni-cano; luoghi piccoli o grandi che siano, ricchi o poveri, ma pur sempre portatori di un proprio carattere, di una propria memoria...

    Il piano dell’abbazia di San Gallo è sinonimo del principio di programmaticità. Il programma è la base del progetto, è necessario comprenderlo, rileggerlo, interpretarlo e criticarlo... Gli architetti hanno delle responsabilità enormi in quanto lavorano all’interno di un campo d’azione che inevitabilmente si spinge oltre l’architettura per poi ritornare ad essa. Proprio come il piano di San Gallo che ha influenzato profondamente l’impianto di tanti monasteri, dal periodo romanico a quello barocco, e che tuttavia non ha costituito una rigida program-maticità, ma ha lasciato che diversi fatti legati al luogo, come la topografia, piuttosto che altri dipendenti da situazioni particolari modificas-sero il piano-programma, dando luogo a tante variazioni della medesima identità. Il piano di San Gallo allora può essere inteso come una figura astratta e sospesa...

    METODOLOGIA

  • PAG. 23ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    PREMESSE CONCETTO PREMESSE QUOTIDIANO

    Donald Judd rappresenta per antonomasia il principio della concettualità, in quanto i suoi lavori e le sue riflessioni si pongono a cavallo tra il mondo dell’arte e quello dell’architettura. Aspetto questo al centro del lavoro dell’architetto. Le opere di Judd, nella loro semplicità e chiarezza, possono sostenere la curiosità del quindicenne e allo stesso tempo accompagnare la riflessione filosofica del set-tantenne. Sono opere aperte allo sviluppo per-sonale e intellettuale, sono fonti per il pensiero che concedono sempre nuove interpretazioni.

    Una casa ad Ostuni, la costruzione della quo-tidianità, grande fonte di ispirazione per chi ha gli occhi per vedere, interpretare, capire. La fenomenologia della quotidianità informa sulla vita, sulle abitudini sociali e culturali, sulla st-essa contemporaneità.Non sono più le grandi strategie urbane a carat-terizzare i luoghi perché sono venute meno quelle circostanze della vita che in passato l’avevano reso possibile.Il progetto di architettura esteso alla città cioè il disegno urbano, è fatto oggi di piccoli episodi, messi insieme, raccontati come in un film di Fellini, Pasolini, Jarmusch, Wenders, Kaurismäki... E’, in altre parole, la messa in re-lazione tra le necessità più concrete dell’abitare e altri fatti appartenenti al nostro immaginario. Ogni oggetto, al di là della reale intenzione del proprio fautore, è potenzialmente in grado di generare qualcosa di nuovo, di suscitare interesse e curiosità, proprio come un tubo normalmente impiegato per le acque di scarico che diventa camino... Non è altro che un modo di intendere le cose...

    RIFLESSIONI SCALA

    Un “mini burrone” a Ischia largo quanto basta per il passaggio di una sola persona, un percorso che la ripresa fotografica fa sembrare decisamente più grande, quasi una vallata di montagna. Un’illusione disvelata dalla piccola pianta in basso a sinistra che riporta tutto ad una scala precisa e reale.. Questa immagine introduce al tema della scala in architettura, della sua manipolazione, dell’inganno. Le apparenze , le illusioni rappresentano aspetti che in certe situazioni possono determinare la risoluzione di un progetto.

    PREMESSE / RIFLESSIONI

  • PAG. 24 METODOLOGIA

    RIFLESSIONI PROCESSO

    Gli studi sul colore di Manfred Alois Mayr sono connotati dalla processualità, l’agire nella pro-cessualità del fare, accettare che certi parametri nel tempo cambino, la capacità di reagire a nuovi fenomeni, insomma accettare di rime-scolare le carte, le costrizioni che avvengono non sempre sono un male, spesso rimettono in gioco una situazione che si dava ormai per acquisita, conferendole una dimensione ancora più interessante.

    RIFLESSIONI IBRIDO

    Il giardino portatile di Lois e Franziska Wein-berger parla del tema dell’ibrido, del non chiaro, dell’ambivalente, un fatto di irritazione che può diventare tema progettuale.

    RIFLESSIONI LEGITTIMAZIONE

    Il paesaggio alla fine è il luogo di legittimazione e verifica dell’intera riflessione progettuale di fronte alle istanze pubbliche o private, oppure semplicemente di fronte ad una costruzione concettuale. E’ importante capire che ciò che conta non è il singolo ma la collettività e che è necessario comportarsi di conseguenza. Una società è composta da tanti individui legati a valori, tradizioni, consuetudini che possono es-sere messe in discussione ma fino ad un certo punto. La cosa difficile è individuare i limiti oltre cui non andare per non diventare di nuovo arbitrari e autoreferenziali.

  • PAG. 25ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    PREMESSE / RIFLESSIONI

    RIFLESSIONI CASO RIFLESSIONI ROTTURA

    Il fatto casuale, una bellissima passerella di Ta-dashi Kawamata a Zouz in Engadina, che in un primo momento sembra frutto di una situazione di necessità momentanea, ma non lo é. Essa è un’opera che fa della casualità il principio con-cettuale, di un progetto programmatico, strut-turato e colto.

    L’immagine di un balcone attraversato dai rami di una pianta. Le rotture come principio. Cioè evitare che le cose concepite non diventino troppo schick, troppo belle. Evitare che le cose pensate per un luogo, per programma imposto dalle necessità della vita, nonostante la rifles-sione critica, diventino arbitrarie.

    RIFLESSIONI DIALETTICA

    La foto di un ghiacciaio svizzero di Walter Nie-dermayr riporta in maniera eloquente alla di-alettica del progetto. La natura, la distruzione-occupazione delle alpi, il tempo e la dimensione di esso che vi si può leggere. Il fatto che la per-cezione umana è singolare (le persone che, sono presenti nel fotogramma superiore si ritrovano nuovamente protagonisti in quello inferiore). Insomma la dialettica come principio; capire ed analizzare i fenomeni, reagire in contrarietà o in sintonia. Anche la sintonia può essere dialettica.

  • PAG. 26

    RIFLESSIONI ARTIFICIALE

    L’artificialità come strumento di lavoro si pone inevitabilmente in relazione al tema della trasgressione. L’onestà del progetto, della strut-tura, dei materiali, etc.. non è scontato che sia sempre spinta fino all’ultima conseguenza. In questo caso il concetto di coerenza assume una connotazione più vasta. Se il programma chiede altri approcci ci deve esser lo spazio per metterli in atto.

    RIFLESSIONI TIPOLOGICO / TOPOGRAFICO

    L’orecchio di Dioniso a Siracusa, oppure l’Eremo di Lalibela in Africa, rappresentano un’altra metafora del lavorare tra approccio tipologico e approccio topografico. Cos’è la tip-ologia? Dove inizia e dove finisce la topografia? La topografia è sicuramente un fatto naturale, ma è anche artificiale, fatta dall’uomo come la città che è fatta di valli (le strade), di solidi (le case), di vuoti, etc.... A scala più piccola ab-biamo una topografia domestica: la casa come città, come diceva Josef Frank nel 1929.

    METODOLOGIA PREMESSE / RIFLESSIONI

  • PAG. 27ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    01

    METODOLOGIA

    Io credo nel principio della costruzione di un’idea, e non solo a proposito dell’architettura.Normalmente l’idea si associa ad un’illuminazione fulminea del pensiero, una cosiddetta scintilla; credo invece che questa “scintilla” istantanea non coincida con ciò che dobbiamo intendere come “idea”, ma possa piuttosto essere interpretata e definita come “intuizione o sentimento”.In italiano “ideare” significa concepire con la mente, pertanto la costruzione dell’idea inizia da una riflessione, cons-apevole e mediata dalla propria cultura, su questa “intuizione–sentimento” e questo concepire – attraverso un pro-cedimento di ricerca sull’origine e sui motivi dell’idea – deve trasmettere dei valori culturali, valori che sono anche l’oggetto del nostro insegnamento. Si tratta di un processo con cui si cerca di trovare le connessioni che permettono di collocare l’”idea” in un contesto.Il nostro sapere e la nostra coscienza non riescono ad interpretare e valorizzare l’“intuizione”, proprio perché an-cora indescrivibile ed inconsapevole. Probabilmente solo i”geni” sono in grado di percorrere il tragitto dall’intuizione all’idea compiuta in brevissimo tempo o addirittura nello stesso istante. Nonostante ciò, dovremmo tenere sempre presente che il comune pensiero crede che avere un’idea è cosa semplice e immediata; quanto spesso ci sentiamo domandare “non hai un’idea al riguardo?”, da qualcuno che si aspetta una risposta immediata?È evidente che questo atteggiamento può condurre verso scelte superficiali e arbitrarie e che, invece, “una buona e solida idea” come base di un’azione architettonica richiede tempo e riflessione.

    Dal punto di vista metodologico la costruzione di un’idea non può essere definita con precisione e in maniera prag-matica in quanto fortemente influenzata dalla soggettività, ossia da processi che ne rendono difficile una sistematiz-zazione e canonizzazione.Altrettanto spesso sono fattori concreti o pratici ad orientare verso una particolare scelta in una costante ricerca di comprendere. Esistono però degli strumenti o delle strategie utilizzabili al fine di costruire un’idea. Il primo strumento è la storia poiché, come afferma Immanuel Kant, senza di essa sapere e conoscenza non sono possibili. La storia trasmette in-formazioni sull’origine di associazioni e riferimenti, essa è sapere collettivo ed è parte della società.Tuttavia un approccio o metodo unicamente orientato alla storia sarebbe inefficace ai fini della costruzione di un’idea.

    WALTER ANGONESE

    RIFLESSIONI SUL METODO

    01Donald JuddUntitled, 1989[232] pag.57

  • PAG. 28 RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / SUGGESTIONI

    01Storefront - Elefant Castle, spontaneous assemblingLondon 2011

    02Atelier van Lieshout,Minimal steel with red lights,2006

    02Marcel Duchamp,traveller`s folding item (underwood), 1906

    05Alberto Giacometti,Cube ( Pavillon nocture), 1934Ottone, 94x54x59cmAlberto-Giacometti-Stiftung, Zürich[238], pag. 96

    04Gordon Matta Clark,Threshold, 1973 [226] pag.87

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  • PAG. 29ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    Adolf Loos sosteneva: “Bisogna innanzitutto evocare ciò che si conosce per poter ideare il nuovo”. Per creare questo “ nuovo” sono quindi necessari altri strumenti che si acquisiscono durante il proprio percorso di vita. Bisogna essere consapevoli, desiderosi di conoscere il più possibile, critici di tutto e di noi stessi, capaci di mettere in relazione e comprendere i fenomeni contemporanei quando sono non ancora storicizzati.E’ necessario possedere la capacità di comunicare e farsi capire in ogni situazione, valutando l’atteggiamento migliore da assumere al fine di raggiungere gli obbiettivi che ci si è posti, infrangendo schemi prevedibili, dando sostanza e autorevolezza al concetto e all’idea. Tutti questi fattori contribuiscono alla costruzione dell’idea, definendo la sovrastruttura per un programma, indicando il percorso da seguire, ma tale processo rimane sempre aperto, dinamico e per non essere indebolito da intuizioni, necessità oggettive o altro, deve essere sempre arricchito da argomenti concreti-sostanziali, dalla riflessione e da una continua verifica che fanno parte del nostro agire culturale. Hermann Czech afferma che “di fronte alla creazione dell’architettura, ad una decisione di natura formale o program-matica deve corrispondere un ragionamento”; solo allora l’architettura diventa sostanziale e non arbitraria.Una volta seguiti o acquisti questi parametri si può mettere in atto una coerente realizzazione dell’idea. Attraverso la “Stimmung”, come sosteneva Adolf Loos nei suoi scritti, il pensiero acquisisce un’entità fisica spaziale e filosofica. In tutto ciò il sapere, l’esperienza e la conoscenza hanno un ruolo fondamentale, ma altrettanto fondamen-tale è riconoscere che il mondo intorno a noi è contraddistinto da “segni” che trasmettono dei messaggi.L’architettura non può evitare questo insieme di segni, essa ha anche una dimensione semantica e che da ogni piccolo dettaglio costruttivo fino alla realizzazione in scala urbana essa trasmette significati, genera pensieri. Tutto questo non va mai dimenticato.Il percorso metodologico dell’atelier è finalizzato a sperimentare entrambi gli aspetti della nascita dell’architettura: la formulazione di un’idea e la sua coerente realizzazione, ricordando che l’uomo deve essere sempre curioso per acquisire lungo il suo percorso di vita, un sapere che vada anche oltre i confini della disciplina, un’autonomia di pensiero e consapevolezza della propria responsabilità sociale.

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    01Olafur EliasonYour Engagement has Consequences, 2006[235]

    METODOLOGIA

  • PAG. 30 RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / SUGGESTIONI

    01Rachel Whiteread, Embankment, Tate Modern, London, 2005[211], pag.73

    02Giorgio De ChiricoDer grosse MetaphysikerNew York, 1917[241], pag.39

    03Federico FelliniScena di “La Dolce Vita”, Roma, 1960

    05Anish KapoorTurning the world upside downRoyal Parks - Serpentine GalleryKensington Gardens, 2011anishkapoor.com

    04Filip Durjardinfilipdurjardin.be

    06Dan FlavinSenza titolo, 1989[248], pag.158

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  • PAG. 31ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    04Wolfgang Weinert,Composizione Circolare, 1963[223] pag.138

    05Erwin HeerichInsel HombroichNeuss, 1987Foto: Tomas Riehle

    06Thomas StruthPantheon, Rom 1990[245] pag.83

    RIFERIMENTI ICONOGRAFICI / SUGGESTIONI

    01Josef Albers, Adobe Yellow Front, 1959[232], pag.56

    02Andrea ZittelCellular Compartment Units, 2008[246], pag.98

    03Giorgio MorandiStilleben, 1960[248], pag.324

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  • PAG. 32 RIFERIMENTI PROGETTUALI

    02Indra Janda,Courtyard with outdoor roomSmetlede, 2010[237] pag.78

    01Robbrecht en DaemWoodland Cabin, BE 2002spazio centrale / pianta[236] pag.39

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    05Caruso St John architects, The brick house, London, 2005[224] pag.188

    03Phillip Johnson, Glass house, New Canaan, 1949[234] pag.227

    04Valerio Olgiati, Studio Bardill, Scharans, 2002-07[231] pag.118

    06Alberto Ponis, La casa definitiva,Palau 1975, spazio centrale del soggiorno [201], pag.165

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  • PAG. 33ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    RIFERIMENTI PROGETTUALI

    01Sou Fujimoto,House before House, Tochigi, 2008spazio interstiziale[221] pag.100

    02Office KGDVS,Office 39, Villa BuggenhoutBuggenhout, 2007-10spazio centrale,[237] pag.212

    03Juan O’GormanStudio di Frida Kahlo & Diego Rivera, Mexico City 1932

    04Le Corbusier Casa Currutchet, La Plata, Argentina 1948da: jvercellone.blogspot.com

    05Casa del Mantegna,Andrea Mantegna, Mantova, 1476cortile interno

    07Konstantin Melnikow,casa e studioMosca, 1927modello - vista dello studio[205] pag.143

    06Donald Judd,15 untitled works in concreteChinati-Foundation, Marfa, 1980-84artsmanagement2012.wordpress.com

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  • PAG. 34

    05Luis Barragán,Barragán House and StudioTacubaya - Mexico City, 1947[212] pag.144

    06Le Corbusier,Atelier OzenfantParis, 1920

    01Luis Barragán,Barragán House and StudioTacubaya - Mexico City, 1947[212] pag.139

    04L. Mies van der Rohe,Casa Tugendhat, Brünn, 1939/40studio[208] pag.138

    03Kazuyo Sejima & AssociatesVilla nel boscoChino-Nagano,1994[233] pag.194

    02Andrea PalladioVilla RotondaVicenza, 1567-91[247] pag.187

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    RIFERIMENTI PROGETTUALI

    07Atelier Bow-Wow,Pony Garden, Lake Miyagase, 2005[207] pag.188

  • PAG. 35ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    03 / 04Le Corbusier Villa La Roche, Paris, 1910-1929[209] pag.145 / 146

    01Herzog & De MeuronHaus Rudin, 1997[244] pag.120

    02Takamitsu AzumaTower HouseTokyo, 1966[239] pag.47

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    RIFERIMENTI PROGETTUALI

    05Joao Vilanova Artigas,Casa Baeta, Sao Paollo 1957,spazio centrale[225] pag.51

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  • PAG. 36

    07Kazunari SakamotoCasa Machiya, Minase 1970Foto: Shinkenchiku-shaArchitekturmuseum TU-München

    06Berthold Romanovich LubetkinPenguin PoolLondon Zoo, Regent`s Park 1934

    RIFERIMENTI PROGETTUALI

    01 / 02Claude Nicolas LedouxProgetto per una casa delle guardie campestri, Parigi, 1789sezione longitudinale / calcografia[204] pag.126

    03Alison and Peter SmithsonThe House of the futurepianta

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    04 / 05Charles & Ray EamesCase Study House 8Pacific Palisades, 1946[242], pag.107

  • PAG. 37ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    01Pezo von EllrichshausenCasa Poli, Coliumo, Chile, 2005da: plataformaarquitectura.cl, pezo.cl

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    03Adolf Loos, Villa Müller,Praga, 1928-1930spazio centrale [115], pag.73

    05Carlo ScarpaCasa TabarelliBolzano, 1968spazio centrale [243]

    06David Chipperfield & Antony GormleyKivik Art Centre PavillonSvezia, 2008davidchipperfield.co.uk

    02 / 04 Adolf Loos, Villa Moller,Wien, 1927soggiorno / sala d’ingresso[105], pag. 243 / [115], pag. 8

    RIFERIMENTI PROGETTUALI

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  • PAG. 38 PROGRAMMA

    BRUXELLES

    GENT

    ANVERSA

    D

    NL

    LF

    B

    BruxellesTrasferimento all’ hotel Pantone / Incontro con il gruppo.Victor-Horta-Museum (Casa dell’ architetto) Pranzo Visita del Sito - Kasteel van GaasbeekVisita del Diaryhouse di Robbrecht en Daem a GaasbeekRitorno a BruxellesSerata a libera disposizione.

    GentTrasferimento a GentVisita degli studi di Les Balletts C de la B & Lod di architecten De Vylder Vinck TaillieuVisita dell’ edificio della facoltà di economia della UGent di Stéphane Beel & Xaveer De GeyterBreve Visita della „torre dei libri“ di Henry van de VeldeVisita dell’University Forum (UFO) di Stéphane Beel & Xaveer De GeyterPranzoVisita della Bridge Handelsbeurs di Office KGDVSJoc Rabot Centre & Law Court di Stéphane BeelUffici di Robbrecht en Daem / Marie Josè Van HeeProgetto dell’ ampliamento degli spazi pubblici nel centro storico (in costruzione) by Robbrecht en DaemRitorno a BruxellesCena atelier

    AnversaTrasferimento a WaasmunsterVisita dell’ abbazia di Rosenberg di Dom Hans van der Laan Trasferimento a AntwerpenVisita dall’esterno della casa Guiette-Les Peupliers di Le CorbusierIncontro con Katrien Vandermarliere (VAI) - lezione sull’ architettura contemporanea del Belgio.Visita dell’ Arts Center Desingel di Léon Stynen (prima fase) e Stéphane Beel (estensione)PranzoVisita Park Spoor NoordVisita della casa & ufficio dell’ architetto Renaat BraemVisita del Middleheim MuseumSchermenhuis Bourla - theatre company office di architecten De Vylder Vinck TaillieuTransferimento a Merchtem / BruxellesVisita di una casa d’estate privata di Office KGDVSRitorno a BruxellesSerata a libera disposizione.

    Bruxelles Visita dall’esterno del Palais Stoclet di Josef HoffmannIncontro con Kersten Geers (Office KGDVS) che presenta la „sua“ Bruxelles.PranzoVisita del Centro delle Belle Arti di Victor Horta e della Mostra „XX Modell – Young Belgian Architecture“ Film Library Bruxelles di Robbrecht en DaemResto della giornata a libera disposizione.Partenza per Milano

    GIO

    VE

    SA

    DO

    27.09.2012

    28.09.2012

    29.09.2012

    30.09.2012

    10:30

    13:0014:0017:0019:00

    08:1509:3010:3011:3012:0013:0014:0015:0016:0017:3018:3020:30

    08:0008:4510:1510:3010:45

    12:0013:0014:0015:0016:4517:3018:1519:30

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  • PAG. 39ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    VIAGGIO DI STUDIO

    27.09. - 30.09. 2012

    BELGIO

    BRUXELLES ANVERSA GENT

    01architecten de vylder vinck taillieu,le ballets C de la B - LODpatriciavanbrabandt.be

    Nel primo semestre del corso accademico 2012 l’Atelier Angonese andrà in Belgio per conoscere un territorio attual-mente in evoluzione per quanto riguarda lo scenario architettonico contemporaneo e che attrae interesse e curiosità. Un luogo con una grande vivacità, un forte fascino, legato anche al suo ruolo storico di crocevia dell’Europa.

    Andremo a visitare alcune opere di architetti rappresentativi della scena architettonica contemporanea e moderna del Belgio e conoscere direttamente alcuni di loro. Staremo nella città di Bruxelles e faremo escursioni diurne per visitare le città di Anversa e Gent. Il viaggio darà quindi allo studente l’opportunità di conoscere tre città diverse, cioè di avere un’impressione del loro spazio urbano e della loro vita individuale, e allo stesso momento di capire quali sono gli elementi di collegamento tra di loro così da comprendere le realtà che gli architetti locali affrontano.

    Il periodo storico in Belgio nel ventesimo secolo è stato caratterizzato da un’architettura di pochi ma grandi nomi. Un periodo importante e fertile è stato quello rappresentato dall’Art Noveau a Bruxelles dove emerge come suo rap-presentante più importante Victor Horta. Il concetto della „Gesamtkunstwerk“ nell’ opera di Horta la ritroviamo poi anni dopo anche nell’opera di Henry van de Velde (nato ad Anversa).

    Le influenze del modernismo si ritrovano in Belgio fino alla fine del ventesimo secolo nelle opere quali quelle dell’architetto Renaat Braem (Anversa) dove si manifesta un aspetto più tradizionale e successivamente in quelle della figura di Juliaan Laampens, figura più autonoma.

    Attualmente lo scenario architettonico è influenzato da numerosi e differenti riferimenti dovuti anche alla vicinanza ed all’influenza con i Paesi Bassi come l’edificazione a basso costo e la sperimentazione di materiali, che sebbene rappresentino un fattore di rischio e di sfida tecnologica nelle realizzazioni architettoniche contemporanee, in Belgio si mantiene una coerenza e concretezza nell’opera, nei concetti e nella figura degli architetti. Nonostante le diverse influenze, in Belgio si è formato un linguaggio autonomo che manifesta l’intenzione di dare qualità agli spazi della vita quotidiana.

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  • PAG. 40

    01Palermo - Sicilia - 2° semestreimpressionewallpaperstravel.com

    02Casa per impiegati della Borsalino Ignazio GardellaAlessandria - I, 1950-52da:“Ignazio Gardella architetture”, Mario Cristina Loi, Angela Lorenzi, Carlo Alberto Maggiori, Fabio Nonis e Simona Riva, Electa, 1998, pag. 54-63.

    03Via Quadronno, Milano,1960 - 1962Angelo Mangiarotti e Bruno Morassuttida:“Su Mangiarotti”, Beppe Finessi, Abitare Segesta, 2002

    04Torre Velasca, Milano, 1951 - 1958BBPR- Lodovico Barbiano di Bel-giojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogersda:“Milano un secolo di architettura dal Cordusio alla Bicocca”, Giuliana Gramigna e Sergio Mazza, Hoepli, 2001, pag. 302-303

    05Aldo Rossi - Cittá analoga1969da:tu-cottbus.de

    Brano tratto da: Palermo di Luigi Biagi, Monografie illustrate, Editore Istituto Italiano d’arti grafiche, 1929, Bergamo.

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    02 03 04 05“Housing colletivo” - Rifferimenti varie

    PALERMO

    SEMESTRE PRIMAVERILE

    PALERMO & HOUSING

    Durante il semestre primaverile andremo a Palermo, una città dove si è costruito molto soprattutto a partire dal dopoguerra con un’alta densità di housing, un territorio strategico e culturale al centro del Mediterraneo. In questo luogo eterogeneo proseguiremo la nostra ricerca sull’housing collettivo. Ci confronteremo con un patrimonio architettonico ed artistico importante ed ampio, formato da diverse culture e stili avvenuti nel tempo e che si sono legati insieme in un’unica realtà urbana. La città offre un contesto molto denso dove i luoghi urbani diventano spazi d’identificazione sociale, d`integrazione e d’identità domestica, con un confine molto fluido e dinamico tra spazio privato e spazio pubblico.

    “Monti dirupati e brulli, di aspetto aspro, circondano in ampia cerchia la florida conca, declinante verso il mare quasi ad anfiteatro, in cui si adagia Palermo. Con le loro tinte delicate e chiare, evanescenti sul cielo, coi profili frastagliati e mossi, queste montagne imponenti formano uno sfondo in contrasto colle linee calme e coi colori cupi della pianura lussureggiante di vegetazione. Dinanzi si apre il mare in un ampio golfo, i cui limiti sono segnati a nord dal massiccio del Pellegrino, a picco sulle acque con pareti di alpestri rocce rossastre, ed a levante dal prom-ontorio che separa il golfo di Palermo da quello di Termini e che nella parte pianeggiante accoglie Bagheria, con le sue ridenti ville e poi sale e termina con monte Catalfano, ove si annidano i resti dell’antica Solunto.Per queste difese naturali e per la sua fertilità la pianura di Palermo, la Conca d’oro, fu nel corso dei secoli ricercata ed ambita dai popoli che si avvicendarono nell’isola.”

  • PAG. 41ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    CALENDARIO ATELIER 01 /2012

    Presentazione del corso

    Primo incontro in atelierLezione inaugurale del prof. Walter AngonesePresentazione / inizio esercizio °1 (Ricostruire), °2 (Descrivere)AtelierFormazione dei gruppi di studenti - °1 esercizio

    AtelierInizio delle Workshop introduttivo alla modellistica - Danilo Bruno

    Inizio Viaggio di studio - Mendrisio / CH - Bruxelles / BFine Viaggio di studio - Bruxelles / B - arrivo Mendrisio / CH

    Atelier Lezione di Walter Angonese - “Semantica & materialità”

    Atelier - Consegna disegni °1 esercizio - Bozza Lezione di Margherita Pusterla - “Abitare lo spazio”

    Esercizio °1: consegna & presentazioneInizio del progetto individualeEsercizio °2: consegna & presentazione

    Atelier Atelier

    Atelier - Presentazione modello urbanisticoLezione di Thomas Tschöll - “Tipo e tipologia”

    AtelierLezione di Axel Beck - “Quanto lungo é una scala...”

    CRITICA INTERMEDIAcritico invitato: Jan De Vylder, Architectendvvt - Gent (da confermare) BAC2 Talks Lezione: Jan De Vylder, Architectendvvt - Gent (da confermare)

    AtelierAtelier

    AtelierAtelier - ultima revisione sul progetto

    Atelier - settimana del print dayAtelier - Consegna disegni

    AtelierAtelier

    Atelier - Consegna modelliPulizia Atelier / Allestimento Spazio Atelier (critica finale / mostra)CRITICA FINALE critico invitato: Ernst Beneder (da confermare)Critica FinaleCena Atelier

    Pulizia Atelier / Archiviazione Progetti Voti

    Buon Natale

    ME

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    18.10.2012 19.10.2012

    25.10.201226.10.2012

    01.11.201202.11.2012

    08.11.201209.11.2012

    15.11.201216.11.2012

    22.11.201223.11.2012

    29.01.201230.01.2012

    06.12.201207.12.2012

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  • PAG. 42 MATERIALE BIBLIOGRAFICOMESSO A DISPOSIZIONE PER GLI STUDENTI SUL SERVER “PROJECTS”

  • PAG. 43ATELIER ANGONESE AAM 2012 SPACES OF USE / NO USE

    BIBLIOGRAFIA GENERALE / INDICE DELLE FONTI

    [105] „Adolf Loos, Leben und Werke 1870-1933“, Hsgb. Ralf Bock, Deutsche Verlags-Anstalt, München, 1. Auflage, September 2009;

    [115] „Loos: Architekt, Kulturkritiker, Dandy“, Hsgb. August Sarnitz, Taschen Verlag GmbH, Köln, 2003;

    [117] „Adolf Loos. Opere e Progetti“, Giovanni Denti e Silvia Peirone, Maggioli Editore, 2011;

    [201] Sebastiano Brandolini, Alberto Ponis Architettura in Sardegna, Skira, 2006.

    [203] James Steele , R.M. Schindler, Taschen, 1999.

    [204] Anthony Vidler, Claude-Nicolas Ledoux - Architektur und Utopie im Zeitalter der französischen Revolution, Birkhäuser, 2005.

    [205] Künstlerhäuser - eine Architekturgeschichte des Privaten, Deutsches Architekturmuseum

    [206] Maria Welzig, Josef Frank (1885-1967) - Das Architektonische Werk, bóhlauWien Köln Weimar

    [207] Yoshiharu Tsukamoto+ Momoyo Kaijima, Behaviorology - Atelier Bow- Wow, Rizzoli, 2010

    [208] Monografia 2G N.48/49, Mies van der Rohe - Casas Houses,

    [209] Le Corbusier le grand, Autore ed editore Phaidon, 2008.

    [210] Bernhard Leitner, Das Wittgenstein Haus, Hatje Cantz Verlag, 2000.

    [211] Rachel Whiteread - Embankment, Catalogo Tate Publishing.

    [212] Van den Bergh-Kim Zwartzs, Luis Barragán - The eye embodied, Pale Pink Pubblishers. 2006

    [213] Johannes Spalt, Hermann Czech, Josef Frank 1885-1967, Zusammenstellung und Gestaltung Hochschule für Angewandte Kunst Wien, 1981.

    [214] Gaston Bachelard, Poetik des Raumes, Fischerl Taschenbuch Verlag.

    [215] Adriano Cornoldi, L’architettura della casa- Manuale di progettazione architettonica. Sulla tipologia dello spazio domestico con un atlante di 100 abitazione disegnate alla stessa scala, Officina edizioni, 1988. [216] Martin Heidegger, Was heisst denken?, Vorlesung Wintersemester 1951/52, Reclam.

    [217] Ettore Camesasca, Storia della casa, Rizzoli editore.

    [218] Hannes Böhringer, Auf der Suche nach Einfachheit - Eine Poetik, Merve Verlag Berlin, 2000.

    [219] Bogdan Bogdanovic, Vom Glück in den Städten, Zsolnay, 2002.

    [220] Candida Höfer, Brussels series, Patrick De Brock Gallery, 2006

    [221] Sou Fujimoto, 2G N.50, Editorial Gustavo Gili, 2009

    [223] Abecedario – La grafica del novecento, Sergio Polano – Pierpaolo Vetta, Electa - 2008

    [224] Caruso St.John, Almost Everything, Philip Ursprung, Ediciones Poligrafa 2008

    [225] Joao Vilanova Artigas, 2G No.54, Editorial Gustavo Gili, 2010

    [226] Gordon Matta Clark, You are the measure, Elisabeth Sussmann, Wittney Museum NY / Yale University Press, 2007

    [227] Atelier Bow: Wow, Graphic Anatomy, Toto, 2007

    [228] Jose Antonio Coderch, 2G No.33, Editorial Gustavo Gili, 2002

    [229] Jean Nouvel – Jean Nouvel, Emmanuel Cattani und Partner, Oliver Boissiere, Artemis Verlags-AG, Zürich 1992

    [230] La Villa Imperiale di Katsura, L’ambiguità dello Spazio, Giunti

    [231] Valerio Olgiati, Laurent Stalder / Dino Simonett, Verlag der Buchhandlung Walther König, 2008

    [232] Josef Albers - Donald Judd, Form and Color, PaceWildenstein, 2007

    [233] Singular Housing, Jaime Salazar, Manuel Gausa, Actar 1997

    [234] Architektur des 20. Jahrhunderts, Peter Gössel, Gabriele Leuthäuser, Taschen Verlag, 1994

    [235] Olafur Eliasson, Your Engagement has consequences, Lars Müller Publishers, 2006

    [236] Robbrecht en Daem, 2G No.55, Editorial Gustavo Gili, 2010

    [237] Architectural Review Flanders No 10 - radical commonplaces, flemish architecture institute, 2012

    [238] Herzog & de Meuron, Naturgeschichte, Philip Ursprung, Lars Müller Publishers, 2005

    [239] Arch+ , edizione #208 - Tokio, Aug.2012

    [240] Santiago Sierra. 300 Tons and previous works, Verlag der Buchhandlung König, 2005

    [241] Propyläen Kunstgeschichte - Die Kunst des 20. Jahrhunderts 1880-1940, Giulio Carlo, Propyläen Verlag Berlin.

    [242] Case Study Houses, The complete CSH Program - 1945-1966, Taschen 2009

    [243] Casa Tabarelli 1968-2008, Roberto Gigliotti, Bolzano University Press, 2008

    [244] Herzog & de Meuron, Das GEsamtwerk-Band 3, Birkhäuser 2000

    [245] Thomas Struth, Fotografien 1978-2010, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf, 2012

    [246] Andrea Zittel, Gouachen und Illustrationen, Schaulager, Steidl, 2008

    [247] Palladio, Wundram-Pape-Marton, Taschenverlag

    [248] Ars Kunst A-Z - 500 Künstler - 500 Bilder, Adam Butler - Claire Van Cleave , Susan Stirling Ars Edition GmbH

    [301] [202] Kazuo Shinohara, Ernst&Sohn edition, 1996.

    [302] Kazuo Shinohara, 2G N.58/59, Editorial Gustavo Gili, Monica Gili, 2011

    [303] Kazuo Shinohara - Street with human shadows / Selected works, CGA Kitakyushu, Akiko Miyake, 2007

    [304] Kazuo Shinohara - architecte japonais - 30 maisons contemporaines, L’Equerre, 1979

    [305] Kazuo Shinohara - Houses and Drawings, Shokokusha Publishing Co. Ltd., 2008

    BIBLIOGRAFIA KAZUO SHINOHARA

  • PROGRAMMAAtelier di progettazione 2° anno

    Professore: Walter Angonese

    Assistenti: Axel Beck Margherita Pusterla Thomas Tschöll

    atelier angonese Università della Svizzera ItalianaAccademia di architettura - MendrisioSemestre autunnale 2012

    1° edizione - stampato in settembre 2012

    atelier angonese ACCADEMIA DI ARCHITETTURA DI MENDRISIO

  • atelier angonese ACCADEMIA DI ARCHITETTURA DI MENDRISIO