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Stralcio della
RELAZIONE TECNICO-DESCRITTIVA
Lavori di manutenzione e restauro delle facciate
Condominio di Corso di Porta Ticinese n. 60
MILANO
Arch. Rebecca Fant Via Fontana 12/14
20122 MILANO
Giugno 2002
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3. ANALISI STORICA
3.1 Le preesistenze medievali e quattrocentesche
Per quanto riguarda l’analisi storica si è partiti dal primo, fondamentale dato riguardante lo stabile,
ossia l’esistenza documentata di un vincolo diretto ai sensi della ex-lege 1089/1939, notificato con decreto di
Vincolo Ministeriale della PP. II. del 19.06.1961, in quanto l’ “edificio della prima metà del secolo XIX a
quattro piani fuori terra presenta un’imponente facciata con decorazione a bugnato comprendente i primi due
piani e belle mostre alle finestre ed ai balconi degli altri piani. Una gronda su mensole completa la
caratteristica facciata.”
Attraverso il confronto tra le vicende riguardanti l’ex monastero di Santa Maria delle Vetere1 e quanto
rinvenuto in documenti inediti del fondo Ornato Fabbriche dell’Archivio Storico Civico di Milano2, supportato
anche da una numerosa documentazione cartografica, catastale e storica, è emerso che lo stabile di C.so
Ticinese 60 sorge proprio su parte del sedime dell’antico monastero di S. Maria delle Vetere.
La denominazione del convento deriverebbe dal termine milanese “vetere” ossia “vedove” che si sarebbero
ritirate nell’antico monastero retto dal XIII sec. da suore domenicane, mentre le maritate e le nubili erano
destinate ai conventi domenicani di S. Maria della Vittoria e della Vettabia3.
Secondo Torre e Latuada il monastero risalirebbe all’epoca del Barbarossa e quindi era certamente in loco
dall’inizio del XIII sec.; invece Giulini fa risalire la fondazione del monastero alle monache agostiniane (che
fino ad allora risiedevano nei pressi di Sant’Eustorgio) che nel 1232 acquistarono l’Ospedale di San Lorenzo
dei Poveri. Solamente nel 1247 le monache agostiniane chiedevano dispensa al papa Innocenzo IV per la
costruzione di una chiesa o cappella e relativo cimitero ad uso esclusivo. E’ documentato uno sviluppo
progressivo del complesso nel XIV secolo che portava il monastero ad occupare l’area vastissima compresa
tra la contrada di S. Pietro Scaldasole, Viarenna e la contrada di Porta Ticinese, fino quasi alla fossa del
Naviglio. Altre donazioni ed esenzioni da imposte si aggiunsero durante tutto il Quattrocento4.
Il monastero “delle Veteri” che fino ad allora dipendeva dai Domenicani di S. Eustorgio5, nel 1485 veniva
posto sotto l’autorità del priore della Congregazione dell’Osservanza.
Sono andati perduti i documenti relativi ai lavori edili e alle realizzazioni compiute nel XV sec. ma, secondo
Torre e Latuada, due lapidi del 1498, poste sulla porta della chiesa, ricordavano la ricostruzione totale della
chiesa dopo la distruzione di quella più antica, definita fatiscente.
La chiesa fatta costruire da Ludovico il Moro era preceduta da un atrio porticato su tre lati e, a differenza di
quella medievale con impianto ad una sola navata, presentava tre cappelle compresa la maggiore. Secondo
1 Cfr. Bascapè G.C., Mezzanotte P., Bascapè G.C., Milano nell’arte e nella storia. Storia edilizia di Milano. Guida sistematica della città, Bestetti, Milano, 1968, p.308; Bianconi C., Nuova guida di Milano per gli amanti delle Belle Arti, Milano, 1787, pp.218-219; Fiorio M.T., Le chiese di Milano, Electa., Milano, 1985, p.349; Giulini G., Memorie spettanti alla storia, al governo e alla descrizione delle città e campagne di Milano nè secoli bassi, Milano, 1854, vol IV, pp.340-342, 439-440, 568; Latuada S., Descrizione di Milano ornata con molti disegni in rame delle fabbriche più cospicue che si trovano in questa metropoli, Milano, 1737, riedizione 1996, pp.224-226; Patetta L., L’architettura del Quattrocento a Milano, Clup, Milano,1987, pp. 130-132; Santagostino A., L’immortalità e gloria del pennello. Catalogo delle pitture più insigni che stanno esposte al pubblico nella città di Milano, Milano, 1671, ( ed a cura di Bona Castellotti M., Milano, 1980), p.38; Torre C., Il ritratto di Milano, Milano, 1714, p.92-93. 2 Archivio Storico Civico di Milano, collocazione cartelle: Ornato Fabbriche I serie antica, n. 161, Contrada cittadella 3636 e Ornato Fabbriche II c. 984, P.G. 93779/1925 corso P.ta Ticinese 60. 3 Milano, Guide d’Italia del Touring Club Italiano, 1998, p. 373. 4 L. Patetta, Monastero di S. Maria delle Vetere, in L’architettura del Quattrocento a Milano, Clup, Milano, 1987, p. 130. 5 Si ricorda che dal 1265 le monache agostiniane vengono denominate domenicane.
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Patetta è probabile che la chiesa fosse divisa in due sale, l’esterna aperta al pubblico e con accesso sulla
contrada di Porta Ticinese, l’interna riservata alle monache. Gli storici del XVIII - XIX sec. (C. Torre, S.
Latuada, G. Giulini e C. Bianconi) riportano notizie riguardanti gli apparati decorativi e le tele d’altare, ma
non fanno menzione al rinnovamento dei chiostri e dei locali attorno ad essi, avvenuto probabilmente negli
stessi anni6.
Dalla ricostruzione di Patetta e da un disegno del 1813 risulta che nel monastero c’erano due chiostri: l’uno
collocato a nord della chiesa verso il C.so di Porta Marenco, ove oggi sorge l’edificio oggetto di questo
studio, che fu demolito a partire dalla fine del XVIII sec., con una serie di rinnovamenti e trasformazioni non
documentati, e l’altro, ancora esistente e “restaurato” nel dopoguerra, collocato più a ovest, verso il borgo di
Viarenna. Secondo la medesima planimetria, nel monastero si trovavano altri corpi porticati a nord ed un
giardino a sud-ovest del complesso.
Il chiostro esistente, “ricostituzione” del dopoguerra, testimonia, nello stile e nella fattura degli
elementi architettonici, gli interventi quattrocenteschi7.
Questo chiostro, di forma rettangolare non perfettamente regolare, si presentava con un doppio ordine di
portici: al piano terreno 27 colonne di serizzo, con capitelli di un approssimativo ordine corinzio, lavorato in
forme un po’ rozze, e con basi unghiate secondo i ricorrenti modi lombardi, che reggono altrettante arcate a
tutto sesto; al primo piano, snelle colonnine del loggiato reggono i mensoloni, gli architravi lignei e la falda
del tetto8.
Il monastero venne soppresso nel 1799, e le trasformazioni successive resero quasi illeggibile il complesso
architettonico, a parte l’impianto generale e poche tracce ancora conservate negli edifici.
Anche la chiesa originaria o “oratorio” che sorgeva accanto al chiostro venne demolita probabilmente nei
medesimi anni, a seguito della soppressione degli ordini. Nella Guida di Milano del Touring Club Italiano, 9a
ed., si legge che “il convento fu soppresso nel 1799, poi parzialmente demolito con l’apertura di via Vetere e
trasformato in parte in abitazione, in parte in teatro (teatro Nuovo Re)” del 1864; nel 1943 venne colpito
gravemente dalle bombe e ricostruito poi nella parte verso via Vetere e via Arena come educandato”9.
3.2 Gli interventi ottocenteschi
La sede del monastero delle Vetere, una volta soppresso nel 1799, fu acquistato da Carlo Martinelli e
Pasquale Fontana dal demanio di Milano, in seguito ad un accordo stipulato il 21 luglio 1813 con il Podestà
del Comune di Milano.
Un cambiamento significativo dell’area in cui sorgeva il complesso avvenne nel periodo napoleonico,
quando terminato il Naviglio Pavese venne creata la Porta Ticinese, su disegno dell’architetto neoclassico
Cagnola.
L’attuale corso di Porta Ticinese, al tempo chiamato Corso Marengo, in nome della battaglia
vittoriosa dell’esercito di Napoleone, collegava quindi l’antica Porta Ticinese con la nuova, ed era un asse
simbolico di fondamentale importanza nella città e nel territorio, in quanto sanciva l’egemonia su tutto il
territorio agricolo e sull’area di Pavia.
6 Cfr. L. Patetta, Monastero di S. Maria delle Vetere, in L’architettura del Quattrocento a Milano, Clup, Milano, 1987, pp.. 130-3. 7 L. Patetta, Monastero di S. Maria delle Vetere, in L’architettura del Quattrocento a Milano, Clup, Milano, 1987, p. 130. 8 L. Patetta, Monastero di S. Maria delle Vetere, in L’architettura del Quattrocento a Milano, Clup, Milano, 1987, p. 130. 9 Milano, Guide d’Italia del Touring Club Italiano, 9a ed., 1985, p. 372, dove si legge che il “chiostro [è] ricostituito con colonne dell’epoca di Ludovico il Moro… ”.
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Su questo asse sorsero quindi molti edifici civili di rappresentanza, con le facciate principali su
strada, stilisticamente omogenee secondo i canoni neoclassici dell’epoca.
E’ in questo contesto che si colloca l’edificio oggetto di studio, ed è significativa la sua storia in
quanto riflette i cambiamenti intervenuti in un’area estremamente significativa della città.
“Progetto per l’aprimento della nuova contrada ordinata dal governo “ Ing. Arch. Pestagalli (1813)
(Archivio Storico Civico di Milano)
La condizione per l’acquisto è che i due nuovi proprietari si impegnino a costruire attraverso l’edificio
una nuova strada, l’attuale via Vetere, che colleghi il Borgo di Viarenna con il Corso di Porta Marengo, quindi
perpendicolare all’attuale Corso di Porta Ticinese. La Commissione di Pubblico Ornato pone due condizioni:
rettificare il muro di cinta del giardino delle Vetere nel Borgo di Viarenna e verificare la linea del fronte sulle
tracce indicate dalla Commissione stessa.
In quegli anni vengono eseguite la nuova via e la facciata esterna dell’edificio prospettante su Corso
di Porta Ticinese, ma non è possibile stabilire la data esatta di costruzione del resto del complesso
residenziale in quanto la planimetria allegata alla lettera del 19 aprile 1824 riporta ancora la conformazione
dell’ex monastero delle Vetere.
“Facciata del lato destro entrando dal borgo de’ Corso Marenco della nuova contrada” (1814)
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(Archivio Storico Civico di Milano)
Facciata principale su Corso di Porta Ticinese (1813)
(Archivio Storico Civico di Milano)
Riguardo la facciata sul retro, progettata dall’arch. Pestagalli, che avrebbe dovuto chiudere il
complesso lungo la nuova via, allo stato della ricerca resta incerto se non sia mai stata costruita oppure se
sia stata pesantemente modificata da interventi successivi, non esclusi quelli del dopoguerra.
I documenti consultati non riportano notizie sulla costruzione dei corpi di fabbrica, a parte un breve
rapporto sullo svolgimento dei lavori, in cui si afferma che “nella costruzione dei muri tanto della facciata
quanto dell’interno sono stati adoperati dei materiali di buona qualità” .
Nelle carte del 1824 troviamo notizie relative a modifiche rispetto al progetto originario riguardanti il
tracciamento della nuova via e le relative aperture, ma non è stato possibile stabilire se le modifiche siano
state veramente effettuate secondo il progetto o al momento della costruzione ne sono state apportate di
ulteriori.
I disegni della facciata principale sono stati confrontati con il rilievo diretto; nel progetto si leggono
dei segni tratteggiati, che molto probabilmente rappresentano le aperture del monastero verso il Corso,
anche se questa è ovviamente solo un’ipotesi che non trova conferma in altri documenti.
Secondo questa interpretazione, dal disegno si leggerebbe un ingresso polilobato corrispondente al
portico antistante la chiesa e relativa altezza del muro di circa 6 metri, mentre la restante cortina, alta circa 9
metri, presenta due porte e differenti aperture di finestre, tra le quali tre estremamente regolari ed ampie,
comprese tra i due portoni.
L’edificio oggetto di studio, che sorge proprio in corrispondenza della chiesa e del chiostro
meridionale prospiciente Corso di Porta Ticinese, attualmente si presenta con le seguenti differenze rispetto
al progetto di facciata del 1813: i vani delle vetrine sono rettangolari e non con arco ribassato, le finestre del
primo piano sono più alte rispetto al progetto, i vani delle finestre dei piani superiori (secondo e terzo) sono
di eguale dimensione ed il cornicione sottogronda si caratterizza per la presenza di dentelli in cemento
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decorativo. Naturalmente, dai documenti in nostro possesso non è ipotizzabile datare e storicizzare queste
lievi difformità tra progetto presentato alla Commissione d’Ornato10 e lo stato di fatto attuale che potrebbero
essere state realizzate durante i lavori della prima metà dell’ottocento.
3.3 Gli interventi novecenteschi
Nel 1921 viene presentato il progetto per un corpo interno al cortile dall’allora proprietario signor
Antonio Zimbelli, con destinazione di magazzini e residenze. Il progetto prevedeva un corpo di due piani, con
5 locali al piano terreno, e 10 locali sia al primo che al secondo piano, oltre le cantine e i servizi. La struttura
portante, scale e solai erano previsti in cemento armato, il tetto in legno con copertura in tegole marsigliesi11.
La richiesta di nulla osta per la costruzione viene effettuata nel il 28 maggio 1924 e, dopo le verifiche
di abitabilità effettuate dall’ufficio Tecnico del Comune di Milano, l’8 maggio 1926 veniva dato il nulla osta
all’occupazione di 4 locali al piano terra ad uso magazzino e di 10 locali al primo e secondo piano ad uso
abitazione.
Il progetto prevedeva il prospetto principale simmetrico, con portale d’ingresso imponente e due ali
speculari di collegamento ai corpi nord e sud dell’edificio a corte, mentre dallo stato di fatto attuale risulta
essere stato realizzato, o modificato in un secondo tempo, un solo passaggio coperto che collega l’edificio
centrale al corpo nord, ed il portale appare più sobrio di quello previsto.
Vale la pena si segnalare che riguardo all’attuale Cappella votiva, non oggetto d’intervento
manutentivo, contenente un altare e una statua della Madonna con Gesù Bambino in terracotta verniciata in
anni recenti e ubicata centralmente nella facciata ovest del cortile, non si è trovato alcun riferimento o cenno
bibliografico.
10 Archivio Storico Civico di Milano, collocazione cartelle: Ornato Fabbriche I serie antica, n. 161, Contrada cittadella 3636. 11 Archivio Storico Civico di Milano, collocazione cartelle: Ornato Fabbriche II, c. 984, P.G. 93779/1925 corso P.ta Ticinese 60.
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Facciata e sezione del progetto del corpo interno al cortile e Pianta del sotterraneo del corpo interno al cortile
(1921) (Archivio Storico Civico di Milano)
Pianta del piano terra del corpo interno al cortile (1921) (Archivio Storico Civico di Milano)
Pianta del piano primo e secondo del corpo interno al cortile (1921)
(Archivio Storico Civico di Milano)
Di eventuali manutenzioni passate o di interventi eseguiti in anni recenti non si hanno trovato
informazioni né documentazioni cartacee12.
12 Si è fatta richiesta al Comune di Milano, Ufficio Visure, degli Atti di fabbrica, ma non si è potuto prendere visione dei due fascicoli risultanti in quanto temporaneamente fuori sede.
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Da un’indagine preliminare condotta a vista sugli intonaci e sulle pellicole pittoriche delle superfici del
cortile e della facciata principale, documentata attraverso una serie di schede esemplificative e relative
fotografie, emergerebbe un trattamento piuttosto omogeneo delle superfici di rivestimento, che hanno
conosciuto sostanzialmente due importanti momenti di intervento e/o manutenzione:
1. il primo riguardante le quattro facciate interne del cortile trattate con uno strato di
finitura color ocra su un intonaco civile liscio (con probabile presenza di calce);
2. il secondo riguardante le facciate interne del cortile, gli esterni del corpo centrale, la
facciata principale verso C.so di Porta Ticinese, trattate con uno strato di tinta di colore giallo
paglierino (quello attualmente visibile) e probabilmente risalente al momento della costruzione del
corpo interno al cortile (dopoguerra-seconda metà del XX secolo)13.
Invece, per quanto riguarda gli altri strati di finitura visibili (vernici color grigio presenti nella
zoccolatura, bianco e nocciola al piano terra), sembrerebbero interessare solo piccole porzioni e interventi
sporadici di manutenzione localizzata. Non si riscontrano altre tracce di trattamenti e finiture precedenti
all’intonaco e relativa finitura color ocra.
Allo stato attuale, dalle osservazioni visive effettuate, si è riscontrato che anche gli intonaci esistenti
non presentano strati aggiunti integralmente, ma solo pochi rappezzi recenti e parziali.
3.4 Elenco della cartografia storica allegata
1. Ricostruzione della pianta di Milano intorno al 1300, elaborazione della pianta
pubblicata da Ugo Monneret de Villard
2. Planimetria del Monastero di S. Maria delle Vetere con indicazione degli edifici
esistenti nel ‘400 (ricostruzione di L. Patetta in L’architettura del Quattrocento a Milano, Clup,
Milano, 1987, p. 131)
3. 1573 Pianta di Milano disegnata da Antonio Lafréry
4. 1751 – Catasto teresiano, giurisdizione di Porta Ticinese (è ancora visibile
l’originaria chiesa collocata a sud del complesso monastico)
5. 1801 – G. Canini. Carta della città di Milano (è ancora visibile il chiostro meridionale
del monastero ma non appare più il suo lato sud e la chiesa adiacente)
13 Si rimanda al fascicolo da me redatto “Indagine preliminare al progetto di manutenzione delle facciate del cortile interno” in febbraio 2002.
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6. 1844 – G. Manzoni, G. Cattaneo incisore. Pianta della Regia Città di Milano (la
forma del chiostro appare ricomposta ma probabilmente si tratta già dell’edificio in parte ricostruito
sull’antico sedime)
7. 1855 – Mappa censuaria del Comune di Milano (l’edificio appare nella sua
conformazione attuale a corte)
8. 1902 – Mappa catastale della città di Milano, foglio 33 (la conformazione dell’edificio
è sempre la stessa e non compare ancora il corpo centrale al cortile)
9. 1961 – Planimetria dell’edificio allegata alla notifica di vincolo ai sensi della Legge
1089 del 1939, con identificazione della particella catastale sottoposta a vincolo diretto
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3.5 Cartografia storica
Figura 1 Ricostruzione della pianta di Milano
al ‘300
Figura 2 Ricostruzione del Monastero
di S. Maria delle Vetere al ‘400
Figura 3 Pianta di Milano del 1573
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Figura 4 Catasto teresiano 1751
Figura 5 Pianta di Milano 1801
Figura 6 Pianta di Milano 1844
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Figura 7 Pianta di Milano 1855
Figura 8 Mappa catastale di Milano 1902
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Figura 9 Documento della Soprintendenza 1961