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irifa11fia adolescenza
Rassegne VoL 9, n. 2. 2010
La depressione perinatale paterna. Una rassegna della ricerca clinica ed empirica
Paternal Permata! Depression. A review of the clinica! and empiric research
FRANCO RALDONI, LUISA CECCARELLI
Dipartimento di Psicologia, TTniuersità di Bologna
RlASSUNTO: Premesse teoriche: Sono state svolte molte ricerche cliniche ed empiriche sulla Depressione Perinatale Materna, ma la Depressione Perinatale Paterna (DPP) è stata studiata in modo sistematico solo di recente. Obiettivo: Lo scopo di questa rassegna è analizzare le attuali conoscenze sulla DPP, focalizzando l'attenzione sulla prevalenza, i sintomi, i fattori di rischio, la comorbilità e la sua influenza sulla saIute della madre e del bambino. Metodologia: È stata considerata la letteratura pubblicata su questo argomento fino al Maggio 2010, consultando le banche dati di Medline, PsychINFO e ProQuest Psychology Journals e altre fonti italiane e straniere. Discussione critica e conclusioni: Nel periodo perinatalc gli stati emolivi di madri e padri sono correlatì e si influenzano reciprocamente. La frequenza della DPP è relativamente elevata (l0,4'Yo), anche se minore di quella materna, ma la sua diagnosi risulta difficoltosa, in quanto spesso si presenta con una sintomatologia affettiva lieve o atipica associata ad altri disturbi psicologici o del comportamento. La DPP sembra avere influenze negative sul benessere emotivo de!la madre. sulla qualità dell'attaccamento familiare e sullo sviluppo psicologico e fisico del neonato. Per la prevenzione e il trattamento dei disturbi affettivi perinataE è fondamentale riconoscere l'ìIllportanza del padre sin dall'inizio della gravidanza e promuovere il suo coinvolgimento nelle visite ginecologiche, nelle attività di consultorio e nell'assistenza successiva al parto.
PAROLE CHIAVE: Depressione Perinatale, Padri, Genitorialità.
AB5TRACT: Theoretical background: A great amount of empirica! and clinical findings has been accumulatecl in the last deeadcs about Maternal Perinatal Depression (DPM) , but Paterna! Perinatal Depression (DPP) has been stuclied only in the rcecnt years, even if clinical cases of psychopathology in the transition to fatherhoocl were already reportecl in the 'thirtics. Aim: Main purpose of this review was to analyse current knowledge about PPD with a particular attention to the prevalenee, psychosocial risk factors, comorbility with other psychological or behavioural disorders (anxiety, abnormal iIIncss behaviouI, irritability, anger attacks, acting outs, addict disorders) ancl the int1uence of the fatherhoocl on the wellbeing of mother and ehile!. Methodology: A literature search of all references until May 2010 was carried out consulting the MedEne, PsychINFO and ProQuest Psychology Journals electronic databases and other Italian and foreign publièations. AlI articles ane! bibliography references were carefully controlled. CriticaI Discussion and conclusions: Empirical research has evidenced how in the perinatal perioe! the mother's and father's emotional states are significantly correlated with each other. The frequeney of Perinatal Depression in fathers is relatively high 00.4%), even if lesser than the mother's one, but the diagnosis is difflcult owing to the frequent presence in the male of a minor or unusual affective symptomatology and other psychological or behavioural disorders. The symptoms of DPP differ from those of DPM, they are less severe and less definite and the disorders range from neurotic reactions of restlessness and sadness to melancholy, through states of impotence, desperation and discomfort. In particular, fathers whose companions have undergone affective post partul11 disorders show greater levels of anxiety, depressive symptoms, irritability, and tendency to somatic complaints ancl wony about their own health and paternal role up to the fifth month of pregnancy. DPP should be further investigated as it seems to have negative int1uences on the mother's emotional weJl-be
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ing, the quality of family attachment ancl the psychological ancl physical clevelopment of rhe newborn. In order to improve the actual state of the research, the development of valicl gender-orientecl tests is recommended. For early screening and treatment of perinatal depressive disorders is crucial to recognize the importance of the father from the beginning of the pregnancy and to promote his involvement in pregnancy check-up, in family counselling and assisrance in postpartum periodo
KEY WORDS: Perinatal Depression. Fathers, Parenthood.
1. la depressione perinataLe paterna tendono a manifestare alterazioni affettive più lievi e una minor quantità di disturbi rispetto alla DPM (Bal
La transizione alla genitorialità è caratterizzata da un lard, Davies, Cullen, Mohan e Dean, 1994; Goodman, sensibile aumento della vulnerabilità psicologica. Nel 2004). I sintomi tendono a essere poco definiti e vanperiodo perinatale, in particolare, i tassi di incidenza no da reazioni nevrotiche di irrequietezza e di tristezdei disturbi affettivi, sia nelle madri che nei padri, au za fino alla malinconia, passando per stati di impotenmentano di due o tre volte rispetto alla media della za, di disperazione, di sconforto e di crollo narcisistipopolazione generale. La letteratura sui disturbi affet co (Luca e Bydlowski, 2001). I disturbi descritti più fretivi femminili legati al periodo perinatale è molto va quentemente sono l'umore depresso, la costante sta, tanto che la produzione scientifica degli ultimi preoccupazione, la perdita di interessi, il calo della litrent'anni vanta oltre duemila studi riguardanti i mol bido e l'insonnia. È stato osservato che, ad eccezione teplici aspetti psicopa tologici ed epidemiologici dell'umore depresso, queste manifestazioni sono rife(Brockington, 2004). A confronto, i tentativi di studia ribili a disfunzioni psicologiche che rientrano nella re la condizione psicologica dell'uomo nella transizio normale condizione di paternità (Ballard et aL, 1994). ne alla paternità si presentano rari e lacunosi. Fra i Spesso la sintomatologia della DPP si manifesta attramotivi che possono spiegare la differente quantità e verso manifestazioni sintomatiche atipiche anche graqualità degli studi sono da considerare: la scarsa di vi quali: ansia elevata, alterazioni del comportamento sponibilità dei padri a partecipare alle ricerche, la mi di malattia (ipocondria, sintomi funzionali o di somanore incidenza del disturbo depressivo nella popola tizzazione), crisi di rabbia e acting out comportamenzione maschile e la scarsa disponibilità di metodi di in tali (fughe, comportamenti violenti, attività fisica o dagine validi e attendibili che tengano conto delle dif sessuale compulsiva, relazioni extraconiugali, disturbi ferenze di genere. del comportamento alimentare, alcolismo e altri distur
La Depressione Perinatale Paterna (Dépression Pé bi di dipendenza). rinatale Paternelle - DPP) è un neologismo recente Occorre tener conto, infine, che nella maggior parmente coniato in ambito psicoanalitico francese (Luca te delle ricerche le valutazioni delle alterazioni affettie Bydlowski, 2001) e le ricerche che trattano questo ve sono svolte mediante l'utilizzo di questionari se!F disturbo lo hanno studiato prevalentemente nei padri rep0l1 come il CES-D, il BDI o l'EPDS, che nell'uomo primipari e in relazione alla Depressione Perinatale possono presentare problemi di validità e attendibilità Materna (DPM). A volte i disturbi affettivi paterni del evidenziando una sofferenza minore rispetto alla donperiodo perinatale sono indicati in modo più generi na (Wilehm e Parker, 1994; Matthey, Barnett, Howie e co con il nome di Paternal Blues (o Baby Blues), fa Kavanagh, 2003ì. Ad esempio, uno studio di validaziocendo riferimento alle alterazioni affettive lievi e tran- ne dell'EPDS per la valutazione dei disturbi depressi
_ sitorie che frequentemente colpiscono la madre nei vi ed ansiosi nel maschio ha individuato dei punteggi primi giorni dopo il parto denominate Maternity Blues di cut-()ffinferiori rispetto a quelli femminili (rispettio Disforia Post Partum. La DPP va poi distinta dalla vamente 5/6 e 7/8) (Matthey, Barnett, Kavanagh, e Sindrome della Couvade, cioè la manifestazione nel Howie, 2001). Gli uomini, infatti, per motivi cultura~:
padre di sintomi somatici (nausea, gonfiore o dolore o legati a ragioni di ruolo e di immagine sociale, si d:addominale) e di comportamenti femminili tipici del mostrano meno propensi a rivelare le proprie diffla gravidanza che non assumono, solitamente, un ve coltà emotive. Ciò pone il problema della validità écC ro valore psicopatologico. dati riportati nelle ricerche sui disturbi affettivi masc:·_·
I sintomi della DPP sono differenti da quelli della li basate su strumenti che non considerino la differcC:' DPM, anche se la durata può essere la stessa. I padri za di genere.
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F. Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione peril/atale paterna
111 2. I dati di ricerca sulla depressione perinatale paterna
Nel tracciare una storia della produzione scientifica sulla DPP si possono distinguere due periodi: un primo (relativo agli anni 1931-1980), caratterizzato da resoconti di osservazioni condotte su casi clinici Ci rari contributi ammontano a sette articoli), e una fase più recente <relativa agli anni 1981-2010'), in cui sono stati prodotti alcune decine di studi empirici volti a misurare la sintomatologia, la prevalenza e l'eziopatogenesi della DPP e a valutare la correlazione tra questa, la DPM e lo sviluppo psicologico, comportamentale e somatico del figlio. A tali dati si aggiungono quelli di alcuni studi su casi clinici condotti nell'ambito della psichiatria perinatale francese di orientamento psicoanalitico e presentati per lo più in occasione di convegni sulla paternità. La maggior parte delle ricerche di natura epidemiologica ed empirica sulla DPP sono state condotte negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia. La rassegna esposta in questo articolo è stata condotta sulla letteratura sulla DPP pubblicata fino al 31 maggio 2010, consultando le banche dati di Medline, PsychINFO e ProQuest Psychology Journals ed altre fonti italiane e straniere per un totale di circa 70 studi. Ogni articolo è stato valutato attentamente e le citazioni bibliografiche controllate.
2.1. Studi su casi clinici e ipotesi psicoanalitiche
Nonostante Freud avesse già descritto le fantasie di gravidanza maschili nel caso del Piccolo Hans (909) e successivamente nell'Uomo dei Lupi (918), il primo articolo sulla DPP è stato pubblicato all'inizio degli anni trenta da Zilboorg 093]) con il titolo "Depressì1.'e reactions related to parentbood". In questo lavoro l'autore evidenziò tre aspetti:
a) la manifestazione di regressioni infantili paterne conseguenti a una rivalità nei confronti del figlio:
b) la presenza di fantasie incestuose inconsce legate a un conflitto con la madre (rappresentata simbolicamente dalla propria compagna);
c) la depressione come difesa contro l'angoscia suscitata dalla frustrazione causata dalla nascita del figlio, dalla riattivazione del conflitto edipico e dalla riattivazione di bisogni infantili di dipendenza.
In seguito, altri autori individuarono nella gravidanza un fattore di vulnerabilità per i futuri padri (Freeman, 1951; Jarvis, 1962), Nei casi riportati, i pa
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zienti presentavano disturbi significativi di carattere nevrotico o psicotico. Sulla stessa linea, Wainwright (1966) descrisse dieci casi clinici di padri che nell'immediato postpaltum avevano manifestato scompensi psichiatrici di entità tale da rendere necessario il ricovero. Sul piano eziopatogenetico, furono ipotizzati un'eccessiva identificazione con il padre, l'elevata dipendenza dalla partner o il manifestarsi di un conflitto legato a una latente omosessualità. Nello stesso articolo, descrivendo un caso clinico di nevrosi di carattere narcisistico legata alla paternità, l'autore sottolinea come "il bambino promuova nel genitore l'empatia c. .. ) permettendo l'integrazione di ricordi infantili, in particolare di quelle esperienze che appartengono al periodo dell'amnesia infantile". Altri autori hanno evidenziato come l'empatia con il figlio, rappresentando una sorta di "introspezione vicaria", potrebbe promuovere nel padre l'accesso a tracce mnestiche fino a quel momento bloccate da meccanismi difensivi inconsci (Hurn, 1969). Più recentemente è stato evidenziato il ruolo della rivalità fra fratelli quale significativo fattore eziologico delle reazioni depressive paterne (Cavenar e Butts, 1977).
Nel loro studio basato su casi clinici, le psicoanali ste francesi Luca e Bydlowski (200lì hanno descritto alcune specificità della DPP rispetto alla DPM:
lì la DPP sembra essere maggiormente legata a conflitti di natura edipica, mentre quella materna rimanda più a problematiche narcisistiche;
2) la reazione depressiva paterna tende a manifestarsi sotto forma di due aspetti: quello masochistico e quello narcisistico. Sul versante masochistico si assiste alla riattivazione di fantasmi persecutori e al ruolo tirannico svolto dal Super-Io. Altri elementi peculiari che emergono in questi casi e riferibili alla relazione edipica sono i sentimenti di colpa, la rabbia, l'ambivalenza, gli autorimproveri e il senso di perdita e di lutto nei confronti del Sé. Sul versante narcisistico la perdita dell'oggetto è vissuta come "emorragia narcisistica". In questi casi l'angoscia di perdita dell'oggetto e la reazione depressiva assumerebbero una funzione di difesa nei confronti di un crollo malinconico dell'Io;
3) in merito alla relazione del padre con il bambino, le caratteristiche della DPP differiscono da quelle della DPM in conseguenza dell'assenza nei padri dello specifico legame corporeo e narcisistico (legato alla gravidanza, al parto e all'allattamento) che caratterizza la precoce interazione diadica madrebambino.
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Seguendo una prospettiva psicodinamica, le due autrici francesi propongono tre possibili interpretazioni della reazione depressiva paterna:
a) può assumere il significato di una difesa contro il crollo psichico conseguente alla dimensione traumatizzante della paternità, in quanto la nascita di un figlio può riattivare fantasie inconsce relative a situazioni angosciose sperimentate nell'infanzia. n padre che assiste al parto sarebbe maggiormente esposto alla riattivazione del trauma, in quanto la fase espulsiva potrebbe suscitare in lui la rappresentazione di una madre onnipotente munita di fallo e far riemergere antichi conflitti edipici;
b) può essere legata a una relazione ambivalente e conflittuale con il proprio padre, anche se l'ambivalenza nei confronti della propria madre non deve essere trascurata;
c) la sintomatologia depressiva potrebbe essere scatenata da un "fantasma" intrapsichico, inteso come "ghost in the nurseJY" (Fraiberg, Adelson e Shapiro, 1975) o un "visitatore dell'Io" (De Mijolla, 1981), ancora vivo nell'inconscio del padre. In questo caso, il neonato potrebbe essere investito della trasmissione psichica inconscia di un'assenza psichica o fisica e rappresentare simbolicamente, per il padre, un parente scomparso o un evento luttuoso. La depressione eserciterebbe pertanto una funzione difensiva nei confì-onti di questo "altro da sé" alienante e mortifero.
Dai resoconti clinici sul vissuto dei padri depressi emergono anche altri aspetti importanti da un punto di vista psicodinamico. La nascita del figlio può porre di fronte al problema dell'invecchiamento e della morte. Possono manifestarsi anche reazioni invidiose inconsce nei confronti delle capacità generative della compagna (con atteggiamenti competitivi e svalutativi), vissuti di gelosia verso il figlio (percepito come un rivale nel rapporto con la compagna), sentimenti ambivalenti nei confronti del proprio padre (in quanto si sta per assumere il suo molo) e conflitti irrisolti riguardo la propria identità sessuale. Sono frequenti, inoltre, la perdita di desiderio e di autostima, con vissuti di impotenza (psicologica e sessuale) e di svalutazione, e le sensazioni di perdita, di abbandono e di incapacità di vivere senza l'amore esclusivo della propria compagna (Pazzagli e Benvenuti, 1996; Bertozzi e Hamon, 2005). L'impossibilità del padre depresso di trovare un proprio spazio nella diade madre-bambino, cioè di occupare il posto di padre nella relazione triadica emergente, si manifesterebbe, sul piano edipico, riferendosi a
una "costellazione paterna" costituita da tre figure: nonno paterno-padre-figlio. Secondo questa prospe~tiva, la psicogenesi della DPP rimanderebbe, quindi. s conflitti edipici non risolti che determinerebbero la difficoltà, per il giovane padre, di integrare il neonate nella propria storia ed esperienza di figlio (Luca e Bydlowski, 2001).
Secondo Pazzagli e Benvenuti (996) i diversi livelli di conflittualità del padre possono condizionare le manifestazioni psicopatologiche perinatali. Le difficoltà a livello pre-edipico (riconducibili all'incapacità di stabilire una relazione con il figlio a causa di una mancato superamento del legame simbiotico con la propria madre) favorirebbero lo sviluppo delle forme di DPP più gravi o di psicosi. Le conflittualità edipiche sarebbero alla base dei disturbi depressivi minori, degli acting out e della sindrome della couvade.
2.2. Studi epidemiologici
L'analisi dei dati riportati dalle ricerche sulla prevalenza della DPP nella popolazione generale (cfr. Tab. 1) permettono le seguenti considerazioni critiche:
a) le misurazioni sono state effettuate in periodi differenti, che vanno dal 30 mese di gestazione al 120
mese postpartum; b) gli stmmenti maggiormente utilizzati per stabilire la
diagnosi di depressione sono: il Beck Depression 1nvelltory (BDI), il Cellter for Epidemiologic Studies Depression Scale (CES-D), il GeneraI Health Questionnaire, l'Hospital Anxiety and Depressi(JIl Scale (HADS) e l'Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS). Si tratta di questionari self-report che, come si è detto, manifestano dei limiti di validità nel maschio in quanto non considerano le differenze di genere;
c) la DPP risulta meno frequente della DPM, ma la sua incidenza precisa non è stata ancora chiarita. In una recente meta-analisi della letteratura sulla DPP e sulla sua associazione con la DPM (Paulson e Bazemore, 2010), basata sull'analisi di 43 studi (dal 1980 al 2009), per un totale di 28.004 soggetti, la frequenza media della DPP è risultata del 10,4% (intervallo di confidenza 95%, 8,5-12,7%), La DPP è stata riscontrata più comunemente negli Stati Uniti 04,1%), mentre nel resto del mondo la frequenza media è notevolmente minore (8,2%). L'incidenza è risultata particolarmente bassa in Scandinavia (25%), mentre in altri paesi, come la Polonia e
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F Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione perinatale paterna
Taiwan, si è registrata una frequenza molto superiore (fino al 31%) (cfr. Tab. 1). L'eterogeneità dei metodi, degli strumenti utilizzati, dei periodi di valutazione e della numerosità dei campioni esaminati ha prodotto, comunque, un range eccessivo di prevalenza che rende problematico qualsiasi calcolo della media;
d) due studi concordano nel rilevare un esordio tardivo della DPP nel corso del primo anno del postpartum. Tuttavia questo dato è di scarso significato se si tiene conto che si tratta di disegni di ricerca molto differenti. Il primo studio (Areias, Kumar, Barros e Figueiredo, 1996a) è basato su due assessment, uno nel periodo prenatale (6°mese di gestazione) e uno aln° mese postpartum. Il secondo studio (Matthey, Barnett, Ungerer e Waters, 2000) trascura il periodo gestazionale e valuta il primo anno postpartum mediante tre misurazioni: a 6 settimane, 6 mesi e 12 mesi dal parto. Inoltre, per rilevare la sintomatologia depressiva, vengono utilizzati strumenti diagnostici differenti (EPDS e BDI) e campioni notevolmente diversi per quanto concerne la numerosità (46 soggetti contro 154). I risultati di due studi longitudinali che correlano il distress psicologico alla transizione alla genitorialità (Buist, Morse e Durkin, 2002; Condon, Boyce e Corkindale, 2004), al contrario, hanno evidenziato, in entrambi i genitori, come la gravidanza rappresenti il periodo più sensibile per l'insorgenza di una sintomatologia depressiva. I disegni di ricerca utilizzati da questi studi risultano più omogenei sia per le caratteristiche del campione, che per quanto concerne gli strumenti diagnostici (EPDS) e i periodi delle misurazioni (pre e post p artum) . La meta-analisi della letteratura svolta da Paulson e Bazemore (2010) ha evidenziato, rispetto al periodo perinatale, un'incidenza media di DPP molto variabile: la frequenza maggiore è a 3-6 mesi dopo il parto (25,6%), mentre nel primo e secondo trimestre di gravidanza è risultata dell'll%, nel terzo trimestre di gravidanza del 12%, nei primi 3 mesi post partum del 7,7% e nel secondo semestre dopo il parto del 10% (Tabella 1).
2.3. Studi sulla comorbilità tra disturbi depressivi, ansiosi e di somatizzazione
Le disfunzioni correlate alla transizione alla paternità possono esprimersi mediante sintomi differenti da quelli depressivi, pertanto nel processo diagnostico è
necessario tener conto anche dei sintomi ansiosi, delle alterazioni del comportamento di malattia (in particolare i disturbi di somatizzazione) e di quelli da dipendenza da sostanze (Raskin, Richman e Gaines, 1990; Skari, Skreden, Malt, Dalholt, Ostensen, Egeland e Emblem, 2002).
Una ricerca australiana sui disturbi perinatali dell'umore volta a misurare i sintomi depressivi e l'ansietà (Matthey et al., 2003) ha dimostrato che la percentuale dei disturbi d'ansia, nei padri, è 3-6 volte maggiore rispetto a quella della depressione. In un campione di 196 padri valutato tramite i criteri del DSM-IV è stata posta diagnosi di disturbo d'ansia nel 9,7% dei casi, di sola depressione (maggiore o lieve) nell'l% dei casi e di disturbo d'ansia associato a depressione in un ulteriore 1% dei casi. La presenza di un'alterazione depressiva e/o ansiosa ha raggiunto globalmente un tasso dell'1l,7%. Per questa ragione gli autori propongono di utilizzare il termine Disturbo dell'Umore Perinatale (Pennatal Mood Disorder - PMD) per descrivere la complessa sintomatologia depressiva e ansiosa manifestata dai genitori nella transizione alla genitorialità. Evidenziano inoltre la necessità di sviluppare strumenti specifici per la misurazione della condizione psicologica paterna, che valutino anche i disturbi ansiosi, inclusi gli attacchi di panico, il disturbo d'ansia generalizzato, il disturbo acuto da stress, le fobie, i disturbi ossessivo-compulsivi e il disturbo post-traumatico da stress.
La presenza di elevati livelli di ansia e di disturbi di somatizzazione nei compagni di donne affette da disturbi affettivi durante il periodo perinatale è stata rilevata in diversi studi (Skari et al., 2002; Baldoni, Baldaro e Benassi, 2009). La necessità di indagare le ulteriori possibili espressioni sintomatologiche della DPP, quali l'irritabilità, gli attacchi di rabbia (anger attacks) e gli acting out comportamentali è stata riconosciuta anche da altri autori (Winkler, Pjrek e Kasper, 2005).
2.4. Studi sulla correlazione fra depressione perinatale materna e paterna
La correlazione fra DPM e DPP è stata oggetto di studio fin dai primi lavori e i dati raccolti dalla ricerca empirica hanno confermato questo legame (Harvey e McGrath, 1988; Raskin et al., 1990; Lovestone e Kumar, 1993; Ballard et al., 1994; Ballard, Davies, 1996; Areias, Kumar, Barros e Figueiredo, 1996b; Zelkowitz e Milet, 1997; Deater-Deckard, Pickering, Dunn e Golding,
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Infanzia e adolescenza, 9, 2, 2010
Tabella 1 - Dati sull'incidenza della Depressione Perinatale Paterna IDPP),
Autori, anno, nazione
Atkinson, Rickel (984), USA
Fawcett, York (985), USA
Raskin et al, (1990), USA
Ballard et al, (1994), UK
Areias et al, 0996a, 1996b), Portogallo
Zellkowitz, Milet (997), Canada
Lane et al, (997), Irlanda
Leathers et al, (1997), USA
Deater-Deckard et al, (998), UK
Soliday et al, (999), USA
Matthey et al, (2000), Australia
Leathers, Kelley (2000), USA
Dudley et al, (2001), Australia
Buist et al, (2002), Australia
Skari et al, (2002), Norvegia
Condon et al, (2003), Australia
Bielawska-Batorowicz,
Kossakowska-Petrycka (2006), Polonia
Paulson et al, (2006), USA
Wang, Chen (20061,Taiwan
Pinheiro et al, (2006), Brasile
Madsen, Juhl (2007), Danimarca
Bronte-Tinkew et al, (2007), USA
Escribè-Agliir et al, (20DS), Spagna
Edhborg (200S), Svezia
Ramchandani et al, (200S), UK
Baldoni et al, (2009), Italia
van den Berg et al, (2009), P. Bassi
Gao et al, (2009), Cina
Paulson, Bazemore (2010), USA
Caratteristiche del campione
78 coppie primipare
23 coppie
s6 coppie primipare
200 coppie
'±2 padri primipari
50 partner di madri depresse 50 padri (gruppo di controllo)
370 coppie
55 coppie primipare
7018 padri (campione ALSPAC)
51 coppie
154 coppie primipare
124 coppie primipare
92 padri
251 padri
122 padri
312 padri
80 coppie
50S9 padri (campione ECLS-B)
83 coppie
3S6 coppie
542 coppie 529 coppie
2137 padri
669 coppie
132 coppie
10975 padri primipari (campione ALSPAC)
50 coppie
30S3 coppie
130 coppie
2S004 soggetti (43 studi)
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Strumenti e cut-off
BD! ~ lO
BD! ~ lO
CES-D> 16
EPDS ~ 13 la 13 item)
SADS, EPDS
EPDS ~ lO SCL-90-R
EPDS ~ 13
CES-D ~ 16
EPDS ~ 13
CES-D ~ 16
BD! > 9 GHQ> 7
CES-D ~ 16
EPDS ~ 12 BDI ~ lO
EPDS ~ 10
GHQ,IES
EPDS ~ 13
EPDS ~ 12
CES-D> lO (short form)
BD! > 9
BD! > 9
EPDS > 9 GMDS> 12
CIDI-Sf
EPDS > 10
EPDS > lO
EPDS ~ 12
CES-D> 16
BSI> 15
EPDS> 12
Metanalisi
Periodo di ualutazione
8 settimane PP
6 settimane PP
8 settimane PP
6 settimane PP 6 mesi PP
60 mese di g, 3 mesi PP 12 mesi PP
6-9 settimana PP
3 giorni PP 6 settimane PP
6 mesi PP
S settimane PP
1 mese PP
6 settimane PP 4 mesi PP 12 mesi PP
:)/4/5 mesi PP
1-6 mesi PP 1-6 mesi PP
26 settimane di g. 36 settimane di g. 1 mese PP 4 mesi PP
1-4 giorni PP 6 settimane PP 6 mesi PP
23 settimane di g. 3 mesi PP 6 mesi PP 12 mesi PP
4.5 mesi PP
9 mesi PP
1.5 mesi PP
2 mesi PP
15 mesi PP 1.5 mesi PP
12 mesi PP
So mese di g.
1 settimana PP 2 mesi PP
dal 40 mese di g. a 21 mesi PP
5-So mese di g. 1 settimana PP 3 mesi PP
40 mese di g.
15 mesi PP
variabile
I1zcidenza (%)
13%
130'0 22%
9% 5.4%
4,8% 8,30ù 23,S%
8%
3% 1,2%
180/\1
.)5%
25.5%
2.8% 3.2% 4.7%
65%
11.8% 17.4%
12% 8.7% 6% 5.8% 2(h) 2% 1%
5.2% 1.9% 2.1'% 2.3%
27.5%
10%
31.3%
11.9%
5% 3.4%
5.4%
6.5%
3% l.S%
3.4-3.9%
9% 9% 4.5% 11.8%
10.S%
10.4%
F Baldol7i, L. Ceccarelli: La depre"ione perinatale paterna
1998; Soliday, McCluskey-Fawcett e O'Brien, 1999: :vIatthey et al., 2000; Buist et al., 2002; Tani e Vaccaro, 2002; Condon et al., 2004; Baldoni et al., 2009). Nella meta-analisi clelia letteratura condotta da Paulson e Bazemore (2010), la correlazione è risultata positiva, anche se moderata (r = 0,308; intervallo di confidenza: 9S%, 0,228-0,384).
Da una ricerca condotta sui partner di 40 donne ricoverate in una Mother-Baby Unit a causa di un disturbo affettivo post-partum è risultato che il 42% soffriva di disturbi d'ansia, episodi di depressione maggiore o manifestava un basso funzionamento psicosociale (Harvey e McGrath, 1988). In uno studio volto a confrontare i risultati relativi a tre gruppi di padri è emerso che il gruppo di uomini le cui partner soffrivano di DPM accusava una sintomatologia psichiatrica molto più elevata rispetto agli altri gruppi (Lovestone e Kumar, 1(93). Altri due studi hanno rilevato che rispettivamente il 22% e il SO% dei padri depressi aveva una partner affetta a propria volta da sintomatologia depressiva (Raskin et al., 1990; Ballard e Davies, 19(6). Una ricerca canadese (Zelkowitz e Milet, 1(97) ha confrontato SO padri le cui partner erano affette da DPM con un gruppo di controllo di SO padri le cui compagne non avevano sofferto di disturbi affettivi significativi e ha evidenziato importanti differenze circa la prevalenza di disturbi psicologici: nel primo gruppo è stata formulata una diagnosi psichiatrica (depressione, disturbo d'ansia, di somatizzazione e dell'adattamento) nel 24% dei casi di rispetto al 10% del gruppo di controllo. In un'ulteriore ricerca, è stato documentato che, nel periodo perinatale, entrambi i partner presentavano livelli simili di parenting stress e di ansia (Deater-Deckard, 19(8). Nello studio longitudinaie di Avon (ALSPAC) condotto su un ampio campione di padri (n=7.017) (Deater-Deckard et al., 1(98), infine, la depressione perinatale materna è risultata essere il fattore di rischio maggiormente correlato alla depressione del partner.
Un recente studio italiano ha confermato che i compagni delle donne che nel post-partum soffi'ono
-di sintomi depressivi manifestano anch'essi un maggior livello di ansia e depressione e che questi disturbi sono evidenziabili già durante il So mese di gravidanza fino al 3° mese dopo il parto (Baldoni et al., 2009). Da un'altro studio svolto su coppie che si sono sottoposte a procedura di fertilizzazione assistita in vitro (IVF-ET) è risultato che quando gli uomini manifestano una sintomatologia ansiosa e depressiva significativa, oppure un aumento dell'ostilità, le donne, indipendentemente dal successo della procedura, sof
frono maggiormente di disturbi affettivi, di ansia e di sintomi somatici (Baldoni, Garutti, Baldaro, Gallinelli e Facchinetti, 2010)
Per spiegare il fenomeno della correlazione dei sintomi depressivi tra padre e madre può essere formulata un'ipotesi plausibile: le condizioni psicosociali ed emotive dei partner, nel lungo periodo, potrebbero esercitare un'influenza reciproca. Secondo le teorie sistemiche qualsiasi fattore che influisce su un componente del nucleo familiare esercita un effetto sugli altri membri della famiglia. Inoltre la condivisione di esperienze negative comuni, quali il carente sostegno familiare e sociale e le difficoltà economiche, potrebbero avere ripercussioni negative sul benessere psicologico di entrambi i partner. Vivere con un familiare ansioso o depresso potrebbe quindi avere un effetto deprimente a causa dell'influenza reciproca degli stati psicologici.
Seguendo un'altra prospettiva, la correlazione fra DPM e DPP può essere intesa non solo come un'influenza della depressione materna sullo stato emotivo del proprio partner, ma anche in senso contrario, come conseguenza al fallimento di una funzione protettiva di base sicura svolta dal padre nei confronti della compagna (Baldoni, 200S). La maternità, infatti, espone la donna a una situazione di cambiamento e di potenziale pericolo che favorisce lo sviluppo di disturbi affettivi. Una funzione importante del padre, in questi momenti, sembra essere quella di fornire alla propria compagna sicurezza e supporto emotivo proteggendola da un eccesso di sofferenza psicologica. Questa funzione protettiva "antidepressiva" può essere interpretata, seguendo la teoria dell'attaccamento, come un effetto di "base sicura" (Bowlby, 1(88). cioè come conseguenza della particolare atmosfera di sicurezza e di fiducia che si instaura all'interno di una relazione di attaccamento (come è quella di coppia). I padri preoccupati, troppo ansiosi o depressi possono quindi costituire uno svantaggio per l'equilibrio emotivo della propria compagna, per il buon andamento del rapporto tra madre e bambino e per lo sviluppo psicologico e somatico del figlio (Whiffen e Johnson, 1998; Luca e Bydlowsky, 2001; Baldoni, 200S).
2.5. Studi sull'influenza della depressione paterna sullo sviluppo del bambino
A partire dalla metà degli anni Ottanta, un filone di ricerca ha studiato le interazioni precoci madre-bambino focalizzandosi sugli effetti che la depressione po
8S
Infanzia e adolescenza, 9, 2, 2010
st-partum materna può avere sullo sviluppo psicologico del figlio (Murray e Cooper, 1997; Kurstjens e Wolke, 2001; Goodman e Gottlieb, 2002; Tronick, 2005; Monti e Agostini, 2006). Da un primo studio sulla correlazione dei sintomi depressivi nelle coppie di genitori primipari è emerso un dato significativo circa l'impatto dei sintomi depressivi di entrambi i genitori sullo sviluppo dei lattanti (Raskin et al., 1990). Tenendo conto dei risultati, in 51 delle 86 coppie esaminate almeno uno dei due genitori manifestava sintomi depressivi, il 59,3% dei figli interagiva quindi con un genitore depresso. Nel caso in cui entrambi i genitori fossero depressi, l'influenza negativa sul bambino aumentava. Le ricerche successive hanno confermato l'influenza della depressione dei genitori sullo stato di salute e sullo sviluppo del bambino. Uno studio di LaRosa, Glascoe e Macias (2009) ha rivelato che la manifestazione di disturbi depressivi nei primi due anni dopo la nascita, sia nel padre che nella madre, è associata a comportamenti genitoriali più inadeguati, a una percezione meno precisa dello stato di salute e dello sviluppo del bambino e a una minore capacità di performance del figlio. Altri studi hanno dimostrato come i bambini che sviluppano disturbi depressivi sono, nella maggior parte dei casi, figli di genitori che hanno manifestato per un lungo periodo una depressione (Tani e Vaccaro, 2001, 2002).
Ricerche recenti hanno evidenziato l'importanza della relazione precoce con entrambi i genitori per lo sviluppo cognitivo, delle facoltà di mentalizzazione e della conseguente capacità di controllo e regolazione delle emozioni e dei loro correlati somatici (Baldoni 2010). Studi longitudinali svolti su popolazioni molto ampie (Early C!Jild!Jood Longitudinal Study - Birtb Cobort, ECLS-B, oltre 14.000 famiglie) hanno dimostrato che la depressione materna e paterna sono entrambe associate a minori attività positive con il bambino quali il gioco, la lettura, il cantare canzoni o raccontare storie (Paulson, Dauber e Leiferman, 2006), ma solo la DPP, e non la DPM, ha un impatto negativo sulla ricchezza del vocabolario infantile a 24 mesi
- di vita (Paulson, Keefe e Leiferman, 2009). Gli autori concludono che, mentre la madre, anche se depressa, trascorre comunque lunghi periodi con il figlio, il padre spesso gli dedica così poco tempo, che qualsiasi riduzione dei momenti di dialogo e di lettura può avere significativi effetti negativi sul suo sviluppo linguistico. In uno studio prospettico condotto su 4.426 bambini (van den Berg, van der Ende, Crijnen, ]addoe, Moll, Mackenbach, Hofman, Hengeveld, Tiemeier e Verhulst, 2009), inoltre, la presenza di una sintomato
logia depressiva nei padri alla 20" settimana di gravidanza è risultata significativamente correlata alla manifestazione di eccessi di pianto infantile (Exeessiue 117fant Crying o Infantile Colie) a due mesi dalla nascita. Anche la rappresentazione di un'insoddisfacente relazione del padre col proprio padre, nella fase perinatale, costituirebbe un significativo fattore predittivo di rischio psicologico nel figlio (Matthey et al., 2000).
Le ricerche focalizzate sulle interazioni padre-bambino hanno riportato che molti partner di madri depresse sono maggiormente coinvolti in interazioni positive col figlio a 15-18 mesi rispetto a quelli di madri non depresse (Edborgh, Lundh, Seimyr e Widstrom, 2003). In particolare, i padri con stile di attaccamento sicuro potrebbero avere una precoce influenza positiva sul bambino agendo da filtro contro la depressione della madre e compensando le carenze della interazione madre-bambino. Quando invece il padre è insicuro, manifesta scarse capacità mentalizzanti o presenta disturbi psicologici e comportamentali, possono presentarsi difficoltà che si riversano sulla coppia madrebambino favorendo l'insorgenza di disturbi emotivi nella madre e influenzando negativamente l'attaccamento e lo sviluppo psicofisico del figlio. Le ricerche hanno confermato che questi padri hanno maggiori probabilità di avere figli con stili di attaccamento insicuro (van I]zendoorn e De Woltl 1997). L'abuso di alcool nel padre, ad esempio, favorisce la depressione e l'insensibilità materna ed è predittivo dello sviluppo di una relazione insicura tra madre e bambino (Das-Eiden e Leonard, 1996). In ricerche sulle famiglie con bambini nati pretermine (Baldoni, Facondini, Landini e Romeo, 2008: Baldoni, Facondini, Minghetti, Romeo, Landini, e Crittenden, 2009) sono stati evidenziati fattori significativi di rischio nell'interazione tra genitori e bambino, valutata tramite la procedura videoregistrata del CARE-Index, che confermano !'importanza del molo paterno. In particolare, i padri che manifestano una scarsa sensibilità diadica nell'interazione con il figlio o difficoltà psicologiche (lutti non risolti, significativi eventi stressanti nell'ultimo anno, livelli elevati di ansia e depressione), sono risultati correlati significativamente alla manifestazione di precursori di attaccamento insicuro nel bambino (a tre mesi di età corretta) e a un suo minore sviluppo psicomotorio (valutato con le scale Bayley a sei mesi di età corretta).
In uno studio longitudinale svolto sul campione dell'Avon Longitudinal Study ofParents and C!Jildren (ALSPAC), comprendente 12.884 padri, sono stati misurati gli effetti della DPP, valutata nel periodo post partum, sui bambini all'età di tre anni e mezzo (Ram
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F Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione perinatale paterna
chandani, Stein, Evans e O'Connor, 2005) e di sette anni (Ramchandani, Stein, O'Connor, Heron, Murray e Evans, 2008), All'età di 21 mesi i punteggi delle scale Rutter dei figli di padri depressi sono risultati più elevati nelle tre sottoscale (emozioni, condotta, iperattività). Nella misurazione effettuata all'età di 42 mesi i bambini hanno manifestato un maggiore rischio di sviluppare disturbi del comportamento. A 7 anni la DPP è risultata associata alla manifestazione di disturbi psichiatrici infantili e di condotte del comportamento oppositive-provocatorie. La correlazione fra depressione paterna e disturbi del comportamento è risultata più significativa nei figli maschi rispetto alle femmine. Considerando !'influenza dei disturbi affettivi sul funzionamento psicologico, relazionale e sociale, si può quindi supporre che la DPP abbia un effetto diretto sulle modalità paterne di interagire col bambino. I conflitti della coppia genitoriale, risultati anch'essi significativamente correlati con i disturbi della condotta dei figli, potrebbero esercitare un influsso indiretto e rafforzare gli effetti negativi della DPP.
2.6. Studi sui fattori di rischio psicosociale
Gli studi attualmente disponibili sulla DPP hanno individuato diversi fattori di rischio quali: le difficoltà di coppia, la manifestazione di DPM nella madre, il livello elevato di stress, alcune caratteristiche di personalità e altri fattori socio-familiari quali la scarsa qualità delle relazioni con la famiglia di origine, le difficoltà lavorative e il basso sostegno sociale.
1) Df{ficoltà nella relazione di coppia. Un dato costante, emerso dagli studi che hanno indagato i disturbi affettivi nei genitori primipari, è la diminuzione della soddisfazione del rappol10 di coppia. Queste difficoltà sono emerse non solo negli studi condotti sulla DPM (Whiffen e Johnson, 1998; Righetti-Veltema, Conne-Perréaud, Bousquet e Manzano, 2002; Monti e Agostini, 2006), ma anche in ricerche sui padri depressi, nei-quali sono stati evidenziati bassi livelli di soddisfazione, consenso e coesione coniugale (valutati tramite la Dyadic Adjustment Scale) associati ad elevati livelli di stress perinatale (Morse, Buist e Durkin, 2000; Dudley, Roy, Kelk e Bernard, 2001; Buist et aL, 2002), I sintomi depressivi materni sono risultati correlati a uno scarso adattamento della coppia ai nuovi ruoli genitoriali e a una divisione dei compiti non equilibrata (scarso coinvolgimento del padre nella cura del neonato e nella conduzione della casa, riluttanza ad abbandona
re il ruolo maschile tradizionale) (Whiffen e Johnson, 1998), La transizione alla genitorialità rappresenta un momento di incertezza caratterizzato da ansia e distress sia per la madre che per il padre, si può quindi ipotizzare in entrambi un aumento del bisogno di protezione, di conforto e di rassicurazione con una attivazione del sistema di attaccamento. Nelle coppie caratterizzate da un attaccamento insicuro, l'indisponibilità emotiva della figura di attaccamento può favorire una crisi nella relazione. In pal1icolare, le coppie costituite da una madre evitante-spaventata (jearful-avoidant) e un padre evitante-distanziante (dismissing-avoidant) sono risultate le più vulnerabili alla depressione perinatale (Whiffen e Johnson, 1998), I soggetti evitanti-distanziati tendono a sottrarsi fisicamente ed emotivamente alle richieste di protezione del partner e reagiscono con ostilità generando nell'altro un senso di abbandono e di perdita. Gli evitanti-spaventati tendono a non cercare protezione anche quando si sentono in difficoltà. Nel periodo perinatale, inoltre, la funzione di figura di attaccamento svolta dalla madre nei confronti del compagno si indebolisce e l'indisponibilità di una fonte di sostegno emotivo e materiale può procurare nell'uomo un senso di insicurezza e di pericolo. La depressione paterna in tal senso può risultare l'effetto di bisogni di attaccamento non soddisfatti.
II) Manffestazione di ltna sintomatologia depressiva nella lnadre, Abbiamo visto che le manifestazioni di DPM e di DPP risultano significativamente correlate (Paulson, 2010), Ricerche longitudinali hanno evidenziato che le conseguenze a lungo termine della depressione perinatale materna, risultano essere di tre tipi: 1) effetti sulla salute mentale della donna; 2) effetti sulla relazione madre-bambino e sullo sviluppo del figlio; 3) effetti sul partner e sulla relazione di coppia, Da uno studio condotto su partner di madri depresse è emerso che la transizione alla paternità e il disagio psicologico della compagna tendono ad essere percepiti dall'uomo in termini di perdita della rappresentazione della donna precedentemente conosciuta e della relazione di coppia condivisa fino a quel momento (Meighan, Davis, Thomas e Droppleman, 1999), Altri elementi comuni sono: il senso di impotenza, l'aumento di responsabilità, l'elevato distress, l'esaurimento, i vissuti di rabbia e di risentimento, la solitudine, la frustrazione e la perdita dell'intimità sessuale (Soliday et aL, 1999).
III) Livello di stress percepito. La manifestazione di disturbi depressivi perinatali è associata, negli uomini e nelle donne, a un'alta percezione di stress, e illivel
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!J~!èmzia e adolescenza, 9, 2, 2010
lo di questa si mantiene elevato per tutto il primo anno dal parto e anche oltre. In particolare, la presenza di un neonato particolarmente impegnativo (che chiede continuamente attenzione, piange, non dorme o si alimenta con difficoltà) è risultata molto più stressante per i padri che per le madri (Perren, von Wyl, Burgin, Simoni, H e von Klitzing, 2005). Elevati livelli di stress e di difficoltà di adattamento manifestati durante la gravidanza, comunque, sono predittivi in entrambi di una sintomatologia depressiva postnatale (Morse et aL, 2000; Buist et aL, 2002; Condon et aL, 2004).
IV) Caratteristiche di personalità e altri fattori socio familiari. La DPP sembra influenzata da alcune caratteristiche psicologiche del padre, in particolare dalla presenza di tratti depressivi, di un elevato grado di nevroticismo e un basso livello di estroversione. Le compagne di questi padri tendono a propria volta a manifestare più frequentemente alti livelli di depressione e nevroticismo, stili difensivi immaturi, un temperamento infantile difficile, un basso livello di istruzione e una storia passata di maltrattamenti e abusi fisici o sessuali (Matthey et aL, 2000; Dudley et aL, 200n Nel primo periodo postnatale, inoltre, è stata evidenziata una correlazione significativa tra la DPP e la qualità della relazione con i propri genitori durante l'infanzia (valutata tramite PEI in termini di protezione e ipercontrollo) (Matthey et aL, 2000). Nel corso del primo anno di vita del bambino, comunque, la dinamica della relazione di coppia diventa il fattore più importante. Altri indici di rischio correlati alla sintomatologia depressiva paterna sono: lo stato di disoccupazione (Areias et aL, 1996a; Ballard et aL, 1994; Lane, Keville, Morris, Kinsella, Turner e Barry, 1997), lo stress correlato al lavoro (Leathers, Kelley e Richman, 1997), lo scarso sostegno sociale (Leathers et al., 1997; Zelkowitz e Milet, 1997: Bielawska-Batorowicz e Kossakowska-Pietrycka, 2006), una gravidanza indesiderata (Leather e Kelley, 2000), la discrepanza fra le aspettative durante la gravidanza e l'esperienza di genitore dopo il parto, e l'appartenza ad una famiglia ricompo
- sta (Deater-Deckard et aL, 1998). Sorprendentemente, la storia psichiatrica precedente del padre non è risultata significativamente correlata con i disturbi affettivi perinatali (Matthey et aL, 2003).
~! 3. Considerazioni conclusive
La DPP è stata poco studiata rispetto alla depressione perinatale materna, ma negli ultimi anni !'interesse
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nei confronti di questo argomento è aumentato e le ricerche cominciano a produrre dati interessanti. L'analisi della letteratura scientifica oggetto di questa rassegna permette di fare alcune considerazioni:
a) la transizione alla paternità rappresenta per l'uomo un periodo di aumentata vulnerabilità psicologica, ma la ricerca per lungo tempo si è focalizzata sulle relazioni madre-bambino, escludendo i padri come soggetti di studio (Solantaus e Salo, 2005). Le ragioni sono legate alla difficoltà a reclutare i padri, ma anche a limiti metodologici e a fattori socioculturali che portano a trascurare il coinvolgimento del padre nel periodo perinatale;
b) l'incidenza della DPP è relativamente elevata (attorno al 10%), anche se minore di quella materna, ma la sua diagnosi è difficoltosa, in quanto spesso si presenta con una sintomatologia affettiva lieve o atipica associata ad altri disturbi (ansiosi, di somatizzazione, irritabilità, acting aut). La valutazione deve essere effettuata dai primi mesi di gravidanza fino alla fine del primo anno dalla nascita, considerando con particolare attenzione il secondo trimestre dopo il parto, periodo in cui il disturbo si manifesta con maggiore frequenza;
c) durante il periodo perinatale gli stati emotivi di madri e padri sono correlati e si influenzano reciprocamente. In particolare, la manifestazione nel padre di disturbi depressivi, ansiosi e comportamentali (alterazioni del comportamento di malattia, atteggiamenti ostili o violenti, alcolismo, dipendenza da sostanze), o di uno stile di attaccamento insicuro, sembra favorire una reazione depressiva nella madre e influenzare negativamente l'attaccamento e lo sviluppo psicologico e somatico del figlio. In questi casi, la mancata assunzione del ruolo genitoriale e la relazione con un padre emotivamente non disponibile o, al contrario, ansioso e intrusivo, rappresentano una minaccia per l'intera famiglia;
d) gli studi clinici condotti in ambito psicoanalitico hanno evidenziato nella DPP una problematica relativa a conflitti pre-edipici (conseguenti alla mancata risoluzione di legami simbiotici con la propria madre) ed edipici (legati a problemi irrisolti che riguardano il ruolo maschile nella famiglia di origine all'interno di una prospettiva trigenerazionale nonno-padre-figlio);
e) le ricerche empiriche hanno identificato alcuni fattori di rischio psicosociale che possono favorire la reazione depressiva paterna: conflitti di coppia e in
F Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione perinatale paterna
soddisfazione coniugale, manifestazione di una sintomatologia depressiva nella madre, attaccamento insicuro (particolarmente quello evitante), alto livello di stress percepito, tratti di personalità (nevroticisma) , bassa qualità della relazione con i propri genitori durante l'infanzia, disoccupazione e difficoltà lavorative, scarso sostegno sociale, una gravidanza indesiderata, l'appartenenza a una famiglia ricomposta e la delusione delle aspettative legate alla nascita del figlio;
D mancano studi specifici sul trattamento della DPP e non è stata ancora indagata l'efficacia del counselling, delle psicoterapie e dei trattamenti farmacologici antidepressivi. Alcuni autori si limitano a fornire informazioni generiche sulle modalità di conduzione dello screening perinatale e sull'importanza di un sostegno psicologico precoce nei confronti di entrambi i genitori;
g) la maggior parte delle ricerche sono state condotte tramite questionari se?f-report come il CES-D, il BDI, il GHQ o l'EDPS, che risultano meno validi per la valutazione della sintomatologia affettiva maschile. Negli studi futuri è auspicabile l'utilizzo di strumenti più specifici, che considerino le differenze di genere e che tengano conto anche di altri aspetti, come le manifestazioni ansiose, il comportamento di malattia, !'irritabilità, gli accessi di rabbia (cmger attacks) e gli acting aut comportamentali. Per indagare la gravità e il decorso della DPP e per determinare l'impatto del disturbo sullo sviluppo del bambino e la qualità della relazione di coppia, è necessario integrare i dati dei questionari con quelli ricavati da colloqui clinici (Cox, 2005).
Nello studio dei disturbi affettivi perinatali occorre quindi tener conto della condizione mentale di entrambi i genitori. In particolare, per la prevenzione della depressione materna e per la tutela della relazione madre-bambino, è fondamentale riconoscere !'importanza del padre sin dall'inizio della gravidanza e promuovere il suo coinvolgimento nelle visite ginecologiche, nelle attività di consultorio familiare e nell'assistenza per tutto l'anno successivo al parto (Schumacher, Zubaran e White, 2008). Per affrontare le situazioni maggiormente a rischio, sono stati organizzati programmi di salute mentale che considerano tutti i membri della famiglia (compresi gli eventuali fratelli del neonato) e che prevedono la possibilità di interventi di sostegno domiciliare da parte di ostetriche e di altre madri (cioè di figure volontarie non professionali) al fine di monitorare e migliorare la relazione tra
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madre, padre e bambino (Bertozzi e Hamon, 2005: Ciotti, 2007). L'efficacia di questi protocolli deve essere ancora indagata. Nei casi in cui il padre presenti una sofferenza affettiva significativa, un aiuto psicoterapeutico (individuale o di famiglia), ed eventualmente farmacologico, può salvaguardare il benessere mentale e relazionale della coppia, favorire lo sviluppo di legami di attaccamento efficaci e, in una prospettiva transgenerazionale, avere effetti positivi e duraturi sullo sviluppo del bambino.
Gli autori ringraziano Stepben lvIattbey, james Paulson e Paul Ramcbandani, per i suggerimenti e il materialefornito.
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