una politica anticrisi e nuove regole per la contrattazione · 2019. 7. 31. · anticrisi e nuove...

28
L L a congiuntura economica globale ha riversato i suoi effetti negativi anche sul nostro paese rendendo visibili le conseguenze che fanno soffrire la nostra economia reale. La richiesta di Cassa Integrazione è aumentata, le ore lavorate sono diminuite e nel 2009 molti contratti atipici non verranno riconfermati. P P arte dell’opinione comune vorrebbe lasciare al tempo la soluzione dei problemi. Il trascorrere dei mesi, senza agire, porterebbe qualcosa di buono. Ma non è così, il Governo non può adottare questa filosofia, deve intervenire. L’Esecutivo italiano deve agire prontamente con politiche anticrisi, deve sostenere i lavoratori dipendenti ed i pensionati, deve investire in opere pubbliche ridando respiro al problema dell’occupazione. L L a UILM ha proposto la detassazione della 13° mensilità, fissando dei parametri di 32.000 per i guadagni dei lavoratori dipendenti e 22.000 per il reddito dei pensionati, entro i quali, un forte sgravio fiscale, offrirebbe una maggior disponibilità della liquidità che investita nei consumi darebbe la spinta alle aziende per aumentare la produzione e dunque le esportazioni. La ripresa economica dipende dall’aumento della domanda, ma perché questo avvenga è necessario che le persone abbiano più denaro da spendere. L’aumento delle risorse dei cittadini sarà disponibili con una forte detassazione dei salari rimettendo in moto il ciclo economico. M M a bisogna risolvere anche l’annoso problema della precarietà che trova una soluzione non nell’abrogazione della legge Biagi ma nel rafforzamento degli ammortizzatori sociali che sosterrebbero i lavoratori nei periodi di non occupazione. Il problema si era posto per la prima volta nel lontano 1997 con il cosiddetto pacchetto Treu, allora Ministro del Lavoro, e con il Patto per l’Italia del 2002 in cui si tentò l’avvio di finanziamenti. Intervento in seguito non adottato per mancanza di risorse ma in realtà sfavorito dalla mancanza di una volontà politica del Governo. Il problema si è amplificato in seguito alla crisi economica. Bisogna prendere dei provvedimenti tra le scarse opportunità di lavoro e gli interventi base per chi il lavoro lo ha perso. E’ necessario fare una scelta tra chi sostiene le misure minime di sostegno al reddito , in caso di disoccupazione, e chi sostiene uno stato sociale basato sul salario minimo per tutti. Dunque la Uilm non è contraria ad un sistema contrattuale flessibile che regolamenti il mercato del lavoro ma sottolinea la necessità di evitare gli aspetti negativi generati. In caso di perdita del posto di lavoro, le leggi dello Stato,devono garantire degli ammortizzatori sociali che sostengano il reddito, i contributi previdenziali, l’ assistenza sanitaria, l’accesso al credito agevolato e tutte quelle misure che rendano meno difficile una vita sprovvista di lavoro. I n concertazione con le Parti Sociali è lo Stato, che con il suo potere legiferante, deve adoperarsi affinché i cittadini migliorino le proprie condizioni , ma un contributo fondamentale deve essere apportato anche dal Sindacato con la riforma del sistema contrattuale capace di interpretare in cambiamenti che caratterizzano la società del terzo millennio in continua evoluzione. Sappiamo che su questo tema le Organizzazioni Sindacali non hanno ancora trovato un punto d’intesa. Gli atteggiamenti della CGIL non sono convincenti poiché agisce seguendo i dettami dell’opposizione parlamentare, perdendo di vista lo scopo finale, cioè la tutela dei lavoratori. Non è più credibile un atteggiamento in cui il rifiuto della firma degli accordi è l’ordine del giorno, come è accaduto per il contratto del Commercio e dell’Artigianato. Prima l’Organizzazione di Epifani partecipa agli incontri al tavolo delle nuove regole e poi se ne va sbattendo la porta. Neanche le motivazioni che chiamano i lavoratori allo sciopero generale del 12 dicembre, sono sostenibili. Le loro proposte , ormai massimaliste, almeno quelle riportate su alcuni volantini distribuiti dalla FIOM, hanno più il sapore di un palliativo consolatorio che un effettivo contenuto di fattibilità concreta. Una politica Una politica anticrisi e nuove anticrisi e nuove regole per la regole per la contrattazione contrattazione di Antonino Regazzi

Upload: others

Post on 02-Feb-2021

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

  • LLa congiuntura economica globaleha riversato i suoi effetti negativianche sul nostro paese rendendovisibili le conseguenze che fannosoffrire la nostra economia reale. Larichiesta di Cassa Integrazione èaumentata, le ore lavorate sonodiminuite e nel 2009 molti contrattiatipici non verranno riconfermati.

    PParte dell’opinione comunevorrebbe lasciare al tempo lasoluzione dei problemi. Il trascorreredei mesi, senza agire, porterebbequalcosa di buono. Ma non è così, ilGoverno non può adottare questafilosofia, deve intervenire.L’Esecutivo italiano deve agire prontamente conpolitiche anticrisi, deve sostenere i lavoratoridipendenti ed i pensionati, deve investire in operepubbliche ridando respiro al problemadell’occupazione.

    LLa UILM ha proposto la detassazione della 13°mensilità, fissando dei parametri di 32.000 per iguadagni dei lavoratori dipendenti e 22.000 per ilreddito dei pensionati, entro i quali, un forte sgraviofiscale, offrirebbe una maggior disponibilità dellaliquidità che investita nei consumi darebbe la spintaalle aziende per aumentare la produzione e dunque leesportazioni. La ripresa economica dipendedall’aumento della domanda, ma perché questoavvenga è necessario che le persone abbiano piùdenaro da spendere. L’aumento delle risorse deicittadini sarà disponibili con una forte detassazionedei salari rimettendo in moto il ciclo economico.

    MMa bisogna risolvere anche l’annoso problemadella precarietà che trova una soluzione nonnell’abrogazione della legge Biagi ma nelrafforzamento degli ammortizzatori sociali chesosterrebbero i lavoratori nei periodi di nonoccupazione. Il problema si era posto per la primavolta nel lontano 1997 con il cosiddetto pacchettoTreu, allora Ministro del Lavoro, e con il Patto perl’Italia del 2002 in cui si tentò l’avvio di finanziamenti.Intervento in seguito non adottato per mancanza dirisorse ma in realtà sfavorito dalla mancanza di unavolontà politica del Governo. Il problema si è amplificato in seguito alla crisi economica. Bisogna

    prendere dei provvedimenti trale scarse opportunità

    di lavoro e gli interventi base perchi il lavoro lo ha perso. E’

    necessario fare una scelta tra chisostiene le misure minime di

    sostegno al reddito , in caso didisoccupazione, e chi sostiene

    uno stato sociale basato sulsalario minimo per tutti. Dunque

    la Uilm non è contraria ad unsistema contrattuale flessibile cheregolamenti il mercato del lavoro

    ma sottolinea la necessità dievitare gli aspetti negativi

    generati. In caso di perdita delposto di lavoro, le leggi dello Stato,devono garantire

    degli ammortizzatori sociali che sostengano il reddito,i contributi previdenziali, l’ assistenza sanitaria,

    l’accesso al credito agevolato e tutte quelle misureche rendano meno difficile una vita sprovvista di

    lavoro.

    IIn concertazione con le Parti Sociali è lo Stato, checon il suo potere legiferante, deve adoperarsiaffinché i cittadini migliorino le proprie condizioni ,

    ma un contributo fondamentale deve essere apportatoanche dal Sindacato con la riforma del sistema

    contrattuale capace di interpretare in cambiamentiche caratterizzano la società del terzo millennio in

    continua evoluzione. Sappiamo che su questo temale Organizzazioni Sindacali non hanno ancora trovato

    un punto d’intesa. Gli atteggiamenti della CGIL nonsono convincenti poiché agisce seguendo i dettamidell’opposizione parlamentare, perdendo di vista loscopo finale, cioè la tutela dei lavoratori. Non è più

    credibile un atteggiamento in cui il rifiuto della firmadegli accordi è l’ordine del giorno, come è accaduto

    per il contratto del Commercio e dell’Artigianato.Prima l’Organizzazione di Epifani partecipa agli

    incontri al tavolo delle nuove regole e poi se ne vasbattendo la porta. Neanche le motivazioni che

    chiamano i lavoratori allo sciopero generale del 12dicembre, sono sostenibili. Le loro proposte , ormai

    massimaliste, almeno quelle riportate su alcunivolantini distribuiti dalla FIOM, hanno più il sapore di

    un palliativo consolatorio che un effettivo contenutodi fattibilità concreta.

    Una politica Una politica anticrisi e nuoveanticrisi e nuove

    regole per laregole per lacontrattazionecontrattazione

    di Antonino Regazzi

  • FABBRICASOCIETÀ - Anno XIII - Numero 10/2008Mensile Roma - Tariffa Associazioni senza fine di lucro: Poste Italiana S.p.A. -

    Spedizione in abbonamento postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1comma 2- DCB - Roma - Registrazione Tribunale di Roma n° 178 del 16 aprile 1996

    Redazione: UILM Nazionale - Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Tel. 85262200/213 - Fax 203

    Direttore responsabile: Antonino RegazziVicedirettore: Antonio Passaro

    Comitato Redazionale: Luca M. Colonna, Mariantonietta Contucci, Antonio GiulioDi Mario, Enrico Ferrone, Gianluca Ficco, MicheleLombardo, Lucia Pinto, Patrizia Pitronaci.

    Progetto grafico e impaginazione: Lucia PintoStampa: Azienda Grafica Eredi dott. G. Bardi

    Piazza delle Cinque Lune, 113 - 00186 RomaFinito di stampare nel mese di dicembre 2008Azienda con sistema di qualità certificato da Bureau Veritas

    Unione StampaPeriodica Italiana

    La crisi colpisce l’industriadegli elettrodomestici 10di Gianluca Ficco

    Firmato l’accordo sulla“vertenza del freddo” 12a cura di Gianluca Ficco

    Risparmio ed efficienza laprima fonte di energia 15Conferenza ad Instanbul 22

    di

    Patrizia Pitronaci

    RUBRICA:LA UILMRISPONDE 28a cura di StefaniaDresda

    Una politica anticrisi e nuoveregole per la contrattazione di Antonino Regazzi 1

    Assemblea dei delegati UIL 3di Mariantonietta Contucci

    INTERVISTA A MAURIZIOTENENBAUM

    L’originedella crisifinanziaria 5

    a cura di MariantoniettaContucci

    INTERVISTA A FABIO ORTOLANIConvenienza e sicurezza delrisparmio previdenziale 8a cura della redazione StampaUilm

    Inquestonumero:

    Hanno collaborato:per le foto Mariantonietta Contucci,Gianluca Ficco, PatriziaPitronaci e MaurizioTenenbaum.

    per i testiMariantonietta Contucci,Stefania Dresda,Gianluca Ficco, FabioOrtolani e MaurizioTenenbaum.

  • Il 14 novembre a Milano,presso il Datchforum diAssago, si è svolta l’Assembleadei delegati dell’UIL. La salaoccupata da circa 5000persone era allestita daglistriscioni di tutte leorganizzazioni sindacale dicategorie, provenienti damolte province italiane, e dallebandire colorite dei lavoratoriche rendevano l’ambientecaloroso e partecipato. Ildibattito, che ha vistol’adesione cospicua di RSU eSegretari Generali, si èincentrato sulle tematicheprincipali commentate dalleader nazionale della UIL.Attualmente viviamo unacongiuntura economica che haportato molte famiglie apreoccuparsi per il futuroincerto che le attende. E’visibile a tutti che il potere diacquisto di salari e pensioninon è sufficiente nei bilancifamiliari e dunque la politicadeve con interventi mirati farfronte a tale situazione. Ilnostro paese rispettoall’Europa ha un forte debitopubblico accumulato neglianni ed è per questo chebisogna mirare alla riduzionedegli sprechi, alla lotta control’evasione fiscale, alladetassazione dei salai e adinvestimenti che rimettano inmoto il ciclo economico.La congiuntura economica nonè favorita neanche dai rapportitra le tre grandi organizzazioni

    sindacali. La CGILultimamente pone il suo veto adelle riforme che sono ilpreambolo di una ripresaeconomica. In questi giorniEpifani ha fatto circolare ilmessaggio dell’esclusione dellasua organizzazione al tavolodelle trattative,ma la realtà èun'altra. La storica CGIL perragioni ideologiche e di tuteladel potere dei propri organismicerca di impedire la naturalebase delle relazioni industrialiil cui fine è quello di fare degliaccordi per migliorare lecondizioni dei lavoratori.La democrazia all’interno delleOO.SS, è un’altra tematica cheimpedisce un rapporto difiducia tra sindacati elavoratori. Infatti le decisioni ele legittimazioni sono laconseguenza della volontàdegli Organi della CGIL, CISLe UIL ma questo sistema nonfunziona più, come haaffermato Angeletti. Talesituazione, infatti, è causa didivisioni ed impotenza ed èdunque necessario ridare unruolo primario ai lavoratorinegli strumenti di azionesindacale. Anche lo scioperodeve essere messo al vagliodella decisione dei dipendentipubblici e privati, non può piùessere un espressa volontàdelle direttive sindacali chespesso tralasciano la volontàdella base.Nell’Assemblea i messaggisono stati ben chiari e nellesettimane avvenire si dovrannofare delle scelte precise e netteche influenzeranno il nostrofuturo. E’ necessario che chi3

    Assemblea deiAssemblea deidelegati UIL delegati UIL

    Il 14 novembre si èsvolta a Milano unaassemblea di delegatidella UIL in cui sonostate affrontate letematiche volte allasoluzione dell’attualecrisi economica e alruolo che il Sindacatoè chiamato a esercitare.

    di Mariantonietta Contucci

  • chiede il cambiamento siadisponibile a fare la riforma. Ilprimo cambiamento che vaaffrontato è il modellocontrattuale. Un modellospiegato e sostenuto da anniche attualmente vede il vetodella CGIL. L’intesa raggiuntacon CISL e Confindustria haavuto una serie di criticheinfondate da parte della CGIL:la critica più popolare èl’indice che misura l’inflazionereale nei tre anni di vigenzadel contratto. Ma il veroproblema è un altro e cioè chela CGIL non vuole applicare lacontrattazione di secondolivello per due motivifondamentali uno: è contrariaallo scambio tra aumento diproduttività e aumento deisalari per ragioni ideologiche.

    Due: nella CGIL ci sonocategorie che possonoesercitare una funzionepolitica solo nellacontrattazione nazionale. In sintesi la ripresa economicadipende dall’aumento delladomanda, ma perché questoavvenga è necessario che lepersone abbiano più denaroda spendere. L’aumento dellaliquidità dei cittadini saràdisponibili con una fortedetassazione dei salari. Iconsumi che deriverannodaranno la spinta alle aziendeper aumentare la produzione edunque le esportazioni. Lapolitica Keynesiana, in questofrangente di crisi economica,

    potrà ridare ragioni diottimismo. L’Accordo del ’93 èormai superato ed il Sindacatodeve battersi affinché si arriviad una riforma che tramite icontratti di secondo livello faràaumentare le buste paga deilavoratori che spendendopotranno riattivare la domandadel mercato. Dunque “Sì” allariforma della contrattazioneper l’interesse reale deilavoratori, “NO”all’ostruzionismo di unapolitica sindacale intrisa diideologie ormai superate inun’era globalizzata e dall’odoredi naftalina, come hasostenuto Francesco Caruso,delegato UILM dellaTecomagnete di Lainate.

    4

    ASSEMBLEA DEI DELEGATI UIL

  • INTERVISTA ALPROFESSOR MAURIZIOTENENBAUM

    L’origine L’origine della crisidella crisifinanziariafinanziaria

    Il consulente dieconomia del CNEL,Maurizio Tenenbaum,spiega l’originedell’attuale crisieconomica fornendoalcune ricette per laripresa nel settoremetalmeccanico.

    a cura di MariantoniettaContucci

    La crisi economica, che datempo dilaga nel nostro Paese,è fonte di preoccupazione daparte dei cittadini. Il professorMaurizio Tenenbaum,economista e collaboratore delCNEL, è stato intervistato dallanostra Redazione per averedelle spiegazioni e dellemotivazioni che ci faccianosperare per il futuro.

    Professor Tenenbaum,cortesemente, può indicare ainostri lettori, quali sono statele cause che hanno generatol’attuale congiunturaeconomica internazionale? La crisi economica ha originedal settore immobiliarestatunitense.In seguito alladecisione del Governostatunitense di incentivare ilsettore delle costruzioniattraverso una politicamonetaria espansiva attuatadalla Federal Reserve (la Bancacentrale USA) attraverso bassitassi d’interesse sui mutui. Lefamiglie americaneconseguentemente si sonoindebitate accendendo mutuia tasso variabile. La progressivadiscesa dei tassi di interesse ela crescita del valore delle caseha indotto il sistema bancarioa aumentare continuamentel’offerta di credito, riducendo iparametri di solvibilità delcliente negli standard diaffidamento ed erogandoprestiti pari al 100% del valoredelle case che venivano

    acquistate. In questo scenarionascono i mutui subprime,cioè i mutui concessi a clientiche non presentavanoadeguati redditi per far frontealle rate di mutuo, con pochegaranzie e quindi più rischiosiper le Banche.Contestualmente fu introdotta,proprio per favorire il mercatodelle abitazioni, una esenzionesulle plus-valenze fino a500.000 $. Ne conseguì unaspinta progressiva all’acquistodi case il cui prezzo crescevacontinuamente, per cui unaabitazione in costruzioneveniva venduta più di unavolta prima della suarealizzazione per lucrare laplusvalenza esente da imposte.Quando i tassi d’interessehanno iniziato a risalire, lefamiglie “sub-prime” non sonopiù riuscite a pagare la rata dimutuo, la banca è divenutaproprietaria dell’immobile e haproceduto alla vendita perrientrare del prestito fatto. Lavendita sempre più numerosadi case pignorate ha fattodiminuire il prezzo degliimmobili, anche per ledifficoltà nel frattempointervenute nelle famigliecontraenti di mutui sub-prime(in crisi di redditoindipendentemente dallacrescita dei tassi di interesse).La forte diminuzione delprezzo delle abitazioni che si èinnestata ha reso sempremeno conveniente continuarea pagare le rate di mutuotarate su un valore immobiliarepiù alto: il valore residuo dellerate da pagare era divenuto5

  • superiore al valore della casa!Le banche hanno allora vistodiminuire sempre più il valorerecuperato dalla venditadell’immobile. Si è cosìbloccata la speculazione ed èscoppiata la bolla immobiliare.

    In che modo il mercatoimmobiliare americano hainfluenzato negativamente lafinanza internazionale?Il legame tra il mercatoamericano dei mutui e ilmercato finanziariointernazionale va rintracciatonella cosiddetta finanzaderivata. Le banche cheavevano concesso i subprime,avevano la convenienza finchéla domanda era alta di averepiù liquidità per concederenuovi mutui. Hanno alloratrasformato i propri crediti intitoli (bond) per poi collocarliattraverso gli intermediarifinanziari in Borsa. Questi titolinon avevano alcuna altragaranzia di rimborsodipendendo dal pagamentodell’originario subprime da cuiderivavano (da qui il nome di"derivati"). Le banche creditricidegli originari subprime,hanno quindi venduto sulmercato borsistico il loro“rischio” a terzi, cioè ainvestitori istituzionali, amultinazionali e a istituzionivarie. Con la liquidità cosìottenuta hanno potutocontinuare a concedere altrimuti e così via. Nel momentoin cui le famiglie non sonostate più in grado dirimborsare le rate di mutuotutto il sistema è saltato e le

    banched’affari, cheavevanoconcessomutui pari adun multiplomolto alto(anche 20-50volte) delvalore delleabitazioni agaranzia,oppureavevanopartecipatoalleoperazioniderivate, nonsono state in grado di farfronte al pagamento dei bonda scadenza e quindi sono inalcuni casi fallite o sono statesalvate dal sistema pubblico. Ilcrollo della borsa conseguentealla crisi finanziaria ha poiprodotto una caduta delleaspettative (fiducia) e delladomanda aggregata innestandola recessione, il resto e ancoracronaca.

    E nel nostro Paese cosa staaccadendo?L’Italia non è stata ancoratoccata dalla crisi finanziaria enon è detto che lo sia infuturo, ma le aspettative dicrescita del reddito edell’economia mondiale sonodiminuite. L’economia reale, afronte della caduta delladomanda aggregatainternazionale, è entrata inrecessione con la conseguente

    caduta dei consumi e degliinvestimenti, minori profitti perle imprese, più disoccupazionee calo del reddito nazionaleprodotto (Pil). Per un paeseche basa una parte rilevantedella propria crescita sulleesportazioni come il nostro,questa situazione costituisceovviamente un problemasoprattutto per i compartioggetto di commercio estero(le c.d. quattro A: Alimentari,Arredamento, Abbigliamento,Automazione, mezzi ditrasporto e meccanica).

    Tenendo conto che i nostrilettori sono dipendenti diaziende metalmeccaniche,fortemente legatiall’economia reale, ci puòdire quali sono i motivi dipreoccupazione per il futuro?Il settore metalmeccanico nonè omogeneo. E’ moltoarticolato. Alcune aziende cherientrano in tale compartoproducono beni con un alto

    6

    Maurizio Tenenbaum

  • contenuto di progressotecnologico e non avrannoeccessivi problemi. Il settoredell’auto può facilmenterecuperare competitivitàinvestendo nelle nuovetecnologie, anche se conl’attuale crisi economica ilsettore dei trasporti è il primoad incontrare un rallentamentodella domanda internazionale.Alcuni stabilimenti comequello di Pomigliano D’Arco oTermini Imerese risentiranno dipiù il peso della congiunturaeconomica, laddove lostabilimento di Melfi apparepiù in grado di reggere lamaggiore concorrenzainternazionale. La FIAT nel suocomplesso a mio parere è oggiin condizioni di resistere e anzidi aumentare la propria quotadi mercato sugli altricompetitors. Nell’ambito dellacarpenteria, invece, laproduzione italiana é a bassocontenuto di innovazionetecnologica sia di prodotto chedi processo, le macchineutensili, inoltre, sono in crisianche in Germania. Le piccoleimprese metalmeccanichesaranno in grado di resisteresolo in alcune aree distrettualiqualora riescano a far partedell’indotto di grandi aziendeche abbiano recuperatocompetitività sui mercati esteri.

    Ci può fornire qualcheragione di ottimismo?La crisi economica, a mioavviso, sarà meno lunga diquello che ci viene oggiprospettato. Secondo le mievalutazioni la recessione

    durerà alcuni mesi perpoi stabilizzarsi su diuna stagnazione,anch’essa di alcunimesi. Prevedocomunque una leggeraripresa del cicloeconomico fra circa12/15 mesi.

    In questo quadro,quali sono le ricetteper aumentare lacompetitività delleimprese e, inparticolare,dell’industriametalmeccanica?La competitività nondipende solo dal costodel lavoro, ma dalleinnovazioni che leaziende hanno ilcoraggio di fare, dallalogistica, dal designindustriale, dalsegmento qualitativoin cui ci si colloca laproduzione. Questo le impreselo hanno capito da tempo,purtroppo la crisi è arrivataproprio in un momento in cuile aziende stavano ultimandoun profondo processo diristrutturazione ecompletamento dei processi diinnovazione avviati all’iniziodel nuovo secolo (dopo il2001). La competitività èovviamente è anche legata allaproduttività, ma perché questasia rafforzata è necessaria unalogica di flessibilità e dicooperazione. A mio avviso il

    Sindacato in un momentodifficile come questo può solofare un patto sociale conl’impresa: collaborare conl’impresa senza pregiudiziali,collaborare alle nuove formeorganizzative e concordarel’inserimento di eventualiulteriori elementi di flessibilità,accantonare gli strumentitradizionali dicontrapposizione, ma ottenerein cambio un adeguatoaumento dei salari reali persostenere la domandaaggregata.

    7

    INTERVISTA A MAURIZIO TENENBAUM

  • INTERVISTA A FABIOORTOLANI

    Convenienza eConvenienza esicurezza delsicurezza delrisparmiorisparmioprevidenzialeprevidenziale

    Fabio Ortolanichiarisce l’attualesituazione del fondoCometa sull’odiernoscenario dellacongiuntura economicainternazionale.

    a curadella Redazione Stampa UILM

    In seguito alla crisi economicainternazionale che sta facendosentire i suoi effetti anche nelnostro Paese, i lavoratori delcomparto metalmeccanicohanno espresso le loropreoccupazioni sul fondoprevidenziale COMETA. FabioOrtolani, da otto anni membrodella Commissione di vigilanzadei fondi pensione ePresidente di COMETA, hafornito le risposte necessarieper capire qual è realmente lasituazione.

    Presidente Ortolani, andandosubito alla questione cheinteressa gli associati: sonosicuri questi risparmi?Sono molto sicuri poiché gliinvesti-menti del Fondo Cometa,come quelli di tutti i Fondinegoziali, sono disciplinati daun apposito decreto (il 703),che non consente l’utilizzo dei

    sofisticatiprodottidell’ingegneriafinanziariache sonooggi tra lecause dellesofferenzedelle Borse.Al fine dipreveniresituazionichepossanopresentarecriticitànella

    gestione finanziaria, il Fondoha proseguito e rafforzato,attraverso un idoneo presidiodi controllo interno, l’opera dimonitoraggio dei titoli intempo reale ed ha intensificatoi contatti con i gestori delpatrimonio. Il controllo dellagestione ha verificato inoltre,su indicazione dell’organo divigilanza, che il portafogliorisponde in modo idoneo aicriteri di diversificazione,essendo articolato in oltremilleduecento posizioni. Il94.8% del patrimonio èinvestito in titoli diretti e ilrestante 5,2% in fondi comunid’investimento il cui acquisto èstato preventivamenteautorizzato dalla BancaDepositaria. Per quantoriguarda l’investimento in titolirisulta che il peso del singoloemittente, fatta dovutaeccezione per i titoligovernativi o comunque acopertura governativa, è al disotto dell’1% per quelliobbligazionari e inferiore allo0.2% per quelli azionari.Rispetto al rating degliemittenti, il 58 % del totale deititoli obbligazionari ha ratingAAA, il 31,62% doppia A, il9,06 % A e l’1,31% tripla B.

    Che cosa possiamo dire deirendimenti?La gestione finanziaria delfondo cometa ha avuto inizionel Dicembre del 1998, ed èstata fino all’aprile del 2005una gestione monocompartocaratterizzata da uninvestimento per l’80% intitoli obbligazionari e per il

    8

  • restante 20% in titoli azionari.Il rendimento complessivo,nonostante le tensioniborsistiche generate dalloscoppio della bolla di internetnel 2000 e dall’attentato alletorri gemelle nel successivo2001, è stato di quasi il 16%(15,84%). Dall’aprile 2005 èpartita la gestionemulticomparto e i rendimentidei quattro comparti è stata laseguente:Monetario Plus 8,58%Sicurezza 7,41%Reddito 5,64%Crescita -1,86%

    Infine per completezza diinformazione, se si considerache il comparto reddito èdivenuto la naturaleprosecuzione delmonocomparto (in altri terminiil comparto nel quale sonoentrati tutti gli aderenti delprecedente monocomparto), ilrendimento complessivo, valea dire dal dicembre ‘98 asettembre 2008, è stato del24,79%.

    In molti paragonano questacrisi a quella del ‘29 chepropagò dalla finanza finoall’economia reale, cosa nepensa?Il crollo delle borse el’avvitamento dell’economiareale che stiamo vivendo inquesti mesi ha indotto granparte dei media ad una facileanalogia con la crisi economicadel secolo scorso. Ma si trattaappunto del secolo scorso e leautorità governative possonocontare oggi sugli

    insegnamenti della storia e suipunti fermi della ricercaeconomica per noncommettere di nuovo gli stessierrori. Ed infatti le la Fed e laneo-nata BCE stanno reagendooggi con grosse iniezioni diliquidità nel sistema perripristinare il buonfunzionamento del canale delcredito, a differenza di allorain cui si riteneva superfluofinanziare banche private cheavevano cessato di concedereprestiti alle imprese. Inoltrel’allora presidente degli StatiUniti Hoover diede inizio,tramite misureprotezionistiche, ad una guerracommerciale con il resto delmondo e ancor peggioaumentò l’imposizione fiscaledeprimendo i consumi. Misuredi politica economica errateche i Governi stannomostrando di non volerripetere oggi.

    Come evolveranno i mercatifinanziari?Quando ci porteremodefinitivamente alle spalle lacrisi in corso, i mercatifinanziari saranno sicuramentediversi. Con questo non vogliodire che sia giunta al terminel’era del capitalismo, ma sullascena saranno presenti attoridiversi e diverse saranno leregole che li disciplineranno.Penso che tornerà in auge una“finanza tradizionale” chericoprirà nuovamente il ruolodi sostegno dell’economiareale e che conterà

    sull’apporto di un sistemabancario che assolverà soltantoil ruolo per il quale è statoconcepito. Ne uscirannodunque ridimensionate lebanche d’investimento e iprodotti di ingegneriafinanziaria che ne hannodeterminato la fortuna prima ele difficoltà successivamente.Vedo la fine dell’esasperazionedel liberalismo economico euna maggioreregolamentazione anche suscala globale.

    Tutto sommato Cometa haretto bene, cosa possiamodire a chi non ha aderito?Nonostante la crisi dei mercatifinanziari, come ho già detto, ifondi negoziali e soprattuttoCometa hanno retto benetutelando il risparmioprevidenziale attraverso ladiversificazione e in generaleattraverso le norme impostedal legislatore. Mi premeancora una volta sottolineareche l’adesione alla previdenzacomplementare consente dibeneficiare del contributodatoriale, altrimenti in molticasi non disponibile, che va adintegrare i versamentidell’aderente. Non solo.L’adesione al Fondo consenteanche di sfruttare una serie diincentivi fiscali quali ladeducibilità dei contributi,minore tassazione deirendimenti rispetto ad altreforme di risparmio e, in fase dierogazione delle prestazioni,una tassazione vantaggiosadella prestazionecorrispondente ai contributi

    9

  • dedotti. Queste agevolazionihanno reso l’adesione allaprevidenza complementareuna scelta vincente rispetto alTFR perfino in un periodo dicrisi dei mercati finanziaricome quello attuale.

    Cosa si intende per risparmioprevidenziale?La riforma del sistemacontributivo obbligatorio haincrementato le contribuzionia fronte di un contenimentodelle pensioni erogate, dovutosostanzialmente ad unariduzione dei tassi disostituzione. La previdenzacomplementare si ponedunque l’obiettivo diassicurare livelli più adeguati dicopertura previdenziale,compensando per questa via laprevista riduzione dellapensione di base. Lostrumento per assolvere questocompito è un investimentofinanziario/previdenziale chenon fa ricorso a strumentifinanziari di speculazioneaggressiva quanto piuttosto astrumenti di una finanza“tradizionale”, operando inmodo che le propriedisponibilità siano gestite inmaniera sana e prudente. Iltutto in un’ottica dicontenimento dei costiderivanti dalle sole esigenzeamministrative e di buonfunzionamento della strutturache ha consentito ad esempiolo scorso anno di ridistribuireagli aderenti l’avanzo di cassaregistrato.

    La crisiLa crisicolpiscecolpiscel’industrial’industriadeglideglielettrodomesticielettrodomestici

    Il settore necessiterebbeil sostegno del Governo,ma gli incentividovrebbero essereriservati solo alleaziende socialmenteresponsabili.

    di Gianluca Ficco

    Mentre la politica discute sucome evitare che la crisi dellafinanza investa l’economiareale, chiudono le primefabbriche e migliaia dilavoratori perdono il proprioposto di lavoro o sonocollocati in cassa integrazioneguadagni, spesso senza saperese e quando riprenderàl’attività. Almeno nel settoredegli elettrodomestici, la crisiha colpito prima le fabbriche epoi le banche. è iniziata nel2002 a causa delledelocalizzazioni e dellaconcorrenza dei paesi lowcost, si è aggravata nel 2008con il calo dei consuminell’Europa occidentale, ed oracon il crollo dell’economiaglobale rischia di trasformarsiin un disastro.Il comparto deglielettrodomestici è tutt’ora ilsecondo settore industrialed’Italia dopo l’auto, offreoccupazione a 150.000addetti, fra diretti ed indiretti,e contribuisce positivamente alsaldo della bilanciacommerciale per ben cinquemiliardi, ma da qualche annoha intrapreso un declino chesarà difficile arrestare. Mentrela produzione di piccolielettrodomestici ha iniziato ilprocesso di delocalizzazioneverso est nei primi anni “90, igrandi elettrodomestici hannoraggiunto il proprio picco nel2001, per poi calarecostantemente econsistentemente negli annisuccessivi. Drammatico inparticolare è stato il crollodella produzione di frigoriferi,10

    INTERVISTA A FABIO ORTOLANI

  • maggiormente esposta allaconcorrenza internazionale; daultimo è stata l’Electrolux adannunciare nel febbraio 2008una pesante ristrutturazionedel comparto dellarefrigerazione, fortunatamenteconclusasi con un accordosindacale, che tramiteun’operazione direindustrializzazione e tramiteil ricorso a strumenti alternativiha escluso i licenziamenticoatti. Altrettanto drammaticaè certamente la pressione sullaindustria dellacomponentistica, stretta nellamorsa del rincaro tendenzialedelle materie prime e dellacontrazione delle commesse.Un altro segmentoparticolarmente esposto allaconcorrenza internazionale,che quindi oggi è entrato inuna fase di pericolosadifficoltà, è quello delle cappe,in cui il distretto di Fabriano(Ancona) è leader mondiale.

    Le ragioni del declino sonosintetizzabili in una sempliceformula: l’Italia non è più ilpaese low cost d’Europa ed ilprofitto, innanzitutto nei settoria minor valore aggiunto, tendeinesorabilmente ad allocare lefabbriche laddove i costi,anche salariali, sono minori. Sipuò cogliere, infatti, da unostudio aggiornato al 2007 econdotto dalla CECED,l’associazione nazionale deiproduttori di elettrodomestici,un puntuale parallelismo fratre dinamiche pressochécontestuali: diminuzione deivolumi produttivi,innalzamento al di sopra dellamedia dei concorrentiinternazionali del costo orariodel lavoro italiano, calo degliindicatori di redditività delsettore al di sotto della mediagenerale del manifatturiero.

    Le pochissime società chehanno evitato ladelocalizzazione si sonotrovate ben presto stritolatedalla concorrenza ed oggirischiano di chiudere ibattenti: un esempio per tuttidi grande rilevanza è l’A.Merloni, che per molti anni hacercato invano di passare dauna produzione in conto terzial lancio di un marchio proprioe che oggi versa inamministrazione straordinarianel tentativo estremo di evitareil fallimento. La crisicomunque non risparmianessuno, dal momento in cuiquasi tutti i produttori hannoavviato procedure di riduzionedel personale e tutti hannofatto ricorso in autunno amolteplici giornate di fermoproduttivo, con l’ausilio dellacassa integrazione.In considerazione dellaimportanza del settore e dellagravità della situazione,11

  • sarebbe opportuno chesindacati ed impreseelaborassero una strategiacomune e chiedesserocongiuntamente al Ministerodello Sviluppo economico untavolo anti-crisi. Certamentenon sarà possibile trattenerequella fetta di produzione, ilbasso di gamma, che è giàsostanzialmente in perdita, mamolto si potrebbe fare persalvaguardare il meglio dellanostra industria e moltodovrebbe essere fatto perfavorire i processi diriconversione industriale,nonché per proteggere ilavoratori colpiti dalleristrutturazioni, compresi ilavoratori precari e quelli dellepiccole imprese oggi in largaparte esclusi dal sistema diammortizzatori sociali. La Uilmha avanzato siffatte proposte altavolo con gli imprenditoridella CECED; nei prossimiincontri si verificherà se saràpossibile trovare una misuracomune, anche nei confrontidelle istituzioni.La proposta della Uilm in parteè analoga alle richieste giàavanzate dalle imprese alGoverno: finanziare la ricerca,incentivare l’acquisto di beni abasso consumo energetico,verificare l’effettiva conformitàdelle merci importate glistandard europei, percontrastare il diffuso fenomenodelle “false dichiarazioni”. LaUilm ha, però, aggiunto che gliincentivi dovrebbero essereriservati esclusivamente alleimprese socialmenteresponsabili. Ad esempio

    l’acquisto di elettrodomesticipotrebbe avvalersi disignificative agevolazioni perquelle apparecchiature chesono munite sia dell’etichettadi risparmio energetico siadell’etichetta di “responsabilitàsociale” dell’aziendaproduttrice. Se non altro inquesto modo si eviterebbe ilparadosso di dare i soldi dellacollettività a quelle impreseche fondano la propriacompetitività sullosfruttamento selvaggio dellerisorse sia naturali sia umanedel pianeta. Economicamenteuna misura di tale fattura noncomporterebbe ulterioriaggravi e sarebbe recuperabileattraverso i risparmi di energiarealizzati nel tempo.Nell’offrire aiuti alle imprese,per usare le parole di AristideMerloni, storico pionieredell’industria italiana deglielettrodomestici, dovremmosempre ricordare che “in ogniiniziativa industriale non c’èvalore del successoeconomico, se non c’è anchel’impegno nel progressosociale”.

    ELECTROLUX

    FirmatoFirmatopresso ilpresso ilMinistero delMinistero delLavoroLavorol’accordo sullal’accordo sulla“vertenza del“vertenza delfreddo”freddo”

    L’intesa prevede lareindustrializzazionedel sito di Firenze,evita i licenziamentinella fabbrica diTreviso ed impegna lamultinazionale ad unpiano di investimentinel nostro Paese di 173milioni nel triennio2009-2011.

    a cura di Gianluca Ficco12

    LA CRISI COLPISCE L’INDUSTRIA DEGLI ELETTRODOMESTICI

  • Il 30 ottobre a Roma Fim,Fiom e Uilm hanno raggiuntol’accordo con Electrolux e conil Ministro del Lavoro MaurizioSacconi sulla “vertenza delfreddo”. Con l’intesa, che inrealtà consta di due accordi,l’uno con Electrolux, l’altrocon la società Mercatechimpegnata nella riconversionedel sito di Firenze, si concludeuna trattativa scaturita loscorso febbraio dalla decisionedella multinazionale svedese diristrutturare il comparto dellaproduzione di frigoriferi inItalia, attraverso la chiusuradello stabilimento di Firenzeed il forte ridimensionamentodella fabbrica di Treviso.Il consenso sull’intesa si èandato formando persuccessiva approssimazione. Le

    parti avevano, infatti, giàfirmato un verbale di incontrocon Electrolux il 20 settembre,concordando un testo sullabase del quale chiederecongiuntamente laconvocazione di un tavoloistituzionale come sede piùidonea per raggiungerel’accordo definitivo.Analogamente l’11 settembreera stato firmato un verbale diincontro con la societàMercatech, scelta da Electroluxper la reindustrializzazione delsito fiorentino, nel quale eranostate definite le condizioni diriassunzione del personale.Nelle settimane seguenti aiverbali di incontro, le

    13

    organizzazioni sindacaliavevano inoltre proceduto aduna consultazione deilavoratori del Gruppo,ottenendo il mandatodefinitivo a concludere conl’87,8% di voti favorevoli. Ilsuccessivo interventoministeriale ha apposto il sigillodefinitivo ed ha insediato untavolo istituzionale, permonitorare le operazioni diriorganizzazione industriale.L’intesa si suddivide in treparti: la prima relativa agliimpegni di Gruppo, la secondarelativa allo stabilimento diTreviso e la terza relativa al sitodi Firenze.La prima parte conferma lapresenza strategica diElectrolux nel nostro Paese,poiché impegna lamultinazionale a mantenere inItalia gli assetti produttivi ed icentri ricerca di tutte le cinquelinee di prodotto: lavatrici,frigoriferi, lavastoviglie, forni epiani cottura, apparecchiprofessionali. Tale impegno sitraduce in un piano diinvestimenti di 173 milioni neltriennio 2009-2011 suddivisiper ciascuno stabilimentoitaliano.La seconda parte si riferiscealla riorganizzazione dellafabbrica di Treviso e determinagli strumenti utili a fronteggiarei 322 esuberi dichiarati. Leeccedenze saranno gestiteattraverso il ricorso alla CIGSper riorganizzazione, allatrasformazione di alcunicontratti da full-time in part-time, alla mobilità volontariaincentivata ed

  • all’accompagnamentoincentivato alla pensione.Dopo due anni le parti sirincontreranno nell’eventualitàin cui gli strumenti apprestati sidovessero rivelare insufficienti.La terza parte, infine, prevedela reindustrializzazione del sitodi Firenze che porterà allariassunzione di 370 dipendentisu 436 attualmente in forzaall’Electrolux, con l’avvio daparte della società Mercatechdi una nuova attivitàproduttiva di apparecchiatureper le energie rinnovabili, inparticolare di pannellifotovoltaici e di parti di paleeoliche. I restanti 66dipendenti saranno oaccompagnati alla pensione oincentivati alla mobilitàanalogamente a quantoprevisto per lo stabilimentotrevigiano; anche in questocaso è previsto l’utilizzo dellaCIGS e dopo due anni le partisi rincontreranno per gestire

    eventuali eccedenze. Lostabilimento sarà trasferito daElectrolux a Mercatech solodopo che quest’ultima avràassunto tutti i 370 lavoratori,cui si è impegnata a darericollocazione.Questo accordo dimostra che

    relazioni industriali corrette esensibilità delle istituzioni versoi problemi dei lavoratori sonoindispensabili soprattutto neimomenti difficili, per evitareche le crisi industrialidivengano drammi intollerabilidal punto di vistaoccupazionale e sociale.

    14

    LA CRISI COLPISCE L’INDUSTRIA DEGLI ELETTRODOMESTICI- 2

    Presenti Votanti B/N Sì No % Sì sui voti validi % No sui voti validi431 369 4 312 53 85,5 14,5

    1313 855 5 802 48 94,4 5,61719 652 26 552 74 88,2 11,8278 145 0 124 21 85,5 14,5110 64 2 43 19 69,4 30,6193 147 10 111 26 81,0 19,081 50 5 40 5 88,9 11,1

    941 473 20 384 69 84,8 15,21047 315 19 247 49 83,4 16,66113 3070 91 2615 364 87,8 12,2

  • RisparmioRisparmioed efficienzaed efficienzala prima fontela prima fontedi energiadi energia

    Il 18 novembre si èsvolta a Roma, pressola Sala Tempio diAdriano, in Piazza diPietra, la conferenza“Risparmio edefficienza la primafonte di energia”. Incollaborazione con laUIL, sul risparmio el’efficienza energeticanel settoremetalmeccanico,pubblichiamo larelazione svolta dalSegretario generaledella UILM.

    LA QUESTIONEENERGETICA ED ILSETTOREMETALMECCANICO

    La questione energeticaimpatta sul settore dellaindustria metalmeccanica almeno da tre punti di vista,peraltro strettamente connessifra loro, su cui intendosoffermare la mia attenzione.

    Energia e competitività delsistema industriale In primo luogo il costodell’energia costituisce unavoce molto importante dei costi complessivi diproduzione industriale e,dunque, rappresenta un fattore determinante dicompetitività. Più precisamente, il fatto chenel nostro Paese l’energia costicirca il 30% in più rispetto allamedia europea, costituisce uno degli elementidi maggiore debolezza delsistema industriale italiano nelsuo complesso. Il gap rispetto ai competitorsinternazionali risultaparticolarmente grave neicomparti industriali ad altadensità energetica, qualeinnanzitutto il compartosiderurgico, che da soloconsuma oltre 21,7 GWh ognianno, pari al 14% delconsumo dell’intero settoremanifatturiero, nonché 2miliardi di metri cubi di gas,pari all’8% dell’intero consumo

    nella manifattura. Si pensi che nella trasformazionedell’acciaio l’incidenza delcosto dell’energia raggiunge il40% del totale. L’elevato costo dell’energia inItalia è, come noto, laconseguenza di una oggettivadipendenza dall’estero, maanche questo è il frutto discelte sbagliate o, piuttosto, diuna cronica incapacità dicompiere scelte risolute. Dopo Chernobyl la nostrapolitica energetica è stata,difatti, caratterizzata da unaadesione semplicistica allachiusura del nucleare senzanessuna scelta prospettica,arrivando però di fatto allamonofonte di energia, il gasche viene dalla Russia eAlgeria, con tutte leripercussioni negative che vi sono connesse. Qualcunosenz’altro ricorderà comeallora autorevoli esponenti delmondo accademicogiustificassero l’abbandono delnucleare tradizionale, quello afissione, anche in ragione delpresunto ed imminente avvento della fusionecontrollata, che avrebbedovuto dare i suoi frutti entro il 2015. Oggi purtropposappiamo che così non è stato:gli stessi ricercatori, chelavorano ai progetti di fusionenucleare (ad esempio nell’ambito della JET o dellaITER), rinviano ilraggiungimento del loro obiettivo a dopo il 2030. Del resto, in Italia non è statofatto molto nemmeno nelcampo delle fonti rinnovabili.15

  • Queste coprono una quotadella domanda primaria paricirca all’8%: se poi andiamo ascomporre il dato stesso dellerinnovabili, scopriamo che lapercentuale più elevata èancora affidata all’energia tradizionalmente alternativa,vale a dire l’idroelettrico cheper giunta oggi è in calo,mentre eolico e solare siaggirano assieme intorno al3%. Siamo molto lontani dagliobiettivi conseguiti dagli altripaesi europei. Sul fronte dell’efficienza deiconsumi, invece, sono staticonseguiti alcuni risultatiapprezzabili, poiché abbiamoregistrato un generalemiglioramento dal 1974 adoggi, specialmente nel settoreindustriale, mentre ben più ampio appare il potenziale dimiglioramento nel settore deitrasporti e residenziale; in talsenso depongono gli indicatorisia dell’intensità energetica siadell’efficienza energetica insenso stretto. La richiesta che avanziamo diprocedere urgentemente alvaro di una coordinata ecoerente politica energeticaderiva oltretutto dallaelementare constatazione cheil consumo energeticomondiale è destinato ad aumentare velocemente neglianni a venire, a causa dellacrescita demografica, dellapersistente urbanizzazione edello sviluppo economico e industriale di nuovi gigantimondiali, cosicché èprevedibile una crescita tendenziale dei costi di

    approvvigionamentodelle fonti energetichetradizionali, assurteoramai a concretaminaccia non solodell’ambiente naturale,ma anche della stabilitàinternazionale. Anche il motto “ricercae innovazione” rischiaquindi di divenire unmero alibi, qualora sidovesse persistere nellamancanza di unconcreto piano dipolitica energetica. Per uscire da questasituazione, dobbiamoagire rapidamente siasul fronte della domanda dienergia, in particolareagevolando fortementela diffusione di motoriindustriali ad altaefficienza, sia sul frontedell’offerta. Sul latodell’implementazionedell’offerta energetica,fra gli interventi possibili vogliosegnalare la necessità direndere più ampia ladotazione di rigassificatori peravere costi più bassi e menomonopolio nelle aree di provenienza e quindi piùrapido l’iter di realizzazionedei terminali dirigassificazione, la necessità dipotenziare le infrastrutture ditrasporto dell’energia elettricae del gas, con particolareriferimento alle

    interconnessioni internazionali,per permettere a consorzi giàcostituiti d’intraprendererapporti commerciali di veraconcorrenza lontani dagli attuali oligopoli; la necessità disbloccare la realizzazione dinuove centrali a ciclocombinato, pianificandone larealizzazione sulle effettiveesigenze del territorio e conattenzione alla rete ditrasporto. L’apertura di nuove centrali permetterebbe, inoltre,un cambiamento del mix dellefonti energetiche utilizzate, ein particolare la ulteriore

    16

    LA QUESTIONE ENERGETICA ED IL SETTORE METALMECCANICO

  • marginalizzazione dell’olio combustibile, peraltrocon un notevole impattopositivo sull’ambiente. Sipotrebbe rilanciare laproduzione di energia concarbone pulito attraverso duecanali: la realizzazione dicentrali di nuova generazionee la riqualificazione di quelleesistenti. Per le ripercussioni sulle emissioni vaassolutamente potenziata laricerca e la sperimentazione di forme di cattura della CO2che può offrire una rispostavalida alle problematiche

    climatiche. Queste azioniconsentirebbero diriequilibrare il mercatoelettrico italiano che oggiappare fortementesbilanciato tra unadomanda quasitotalmente liberalizzata eun’offerta pesantementesottodimensionata. Per abbassare il costodell’approvvigionamentoenergetico sarebbe altresì auspicabile agire sullabolletta elettrica,abbassando lecomponenti fiscali, omodulando queste ultimein modo tale daincentivare fortemente icomportamenti virtuosi. Infine, riteniamoopportuno continuare apromuovere le energierinnovabili, anche se, vadetto con chiarezza,queste energiecostituiscono ancora un elemento

    complementare del sistema enon rispondono direttamentealle esigenze attuali delleindustrie energive intensive. Sul lungo periodo appare,invece, indispensabilepromuovere i progetti di sfruttamento dell’atomo.Condividiamo la posizioneespressa in materia dall’attualeGoverno, secondo cui occorreporre l’energia atomica come nuova prospettiva concretanella articolazione del nostro

    sistema energetico. Quella sulritorno al nucleare è unaposizione che va assunta senza pregiudizi ideologici,perché riteniamo che soloricorrendo alla tecnologia piùevoluta dell’atomo si possadare vigore non soloall’industria, ma anchecontribuire concretamente allalotta sui cambiamenti climatici. Occorre però non limitarsiesclusivamente alladeclamazione del problema o a semplici espressioni divolontà bensì articolare tutta lacomplessità degli interventinecessari che vanno adesempio dalla ricerca, alla definizione della tecnologiapiù evoluta utilizzabileconcretamente, alla dotazione delle professionalitànecessarie, al finanziamentoche appare problematico, allascelta dei siti, alcoinvolgimento delle realtàinteressate, aldecommissioning. Solo unprogetto complessivo evita dicadere in incompletezze e ilsorgere di resistenze chealimenterebbero il rifiuto conragioni di merito.

    Energia e questioneambientale La questione energetica sipone nel settore industrialeanche da un altro punto di vista: quello dellasostenibilità ambientale. Vogliosubito chiarire che l’industriadovrà necessariamentecostruire il proprio futuro all’insegna della sostenibilitàambientale. L’industria pesante17

    LA QUESTIONE ENERGETICA ED IL SETTORE METALMECCANICO

  • in particolare deve diventaresempre più attenta ai problemiambientali, anche per evitare di essere vissuta dallecomunità territoriali come unsettore ingombrante e inquinante. Parlare di ambiente portainevitabilmente ad introdurreuna delle più grosse sfide che l’Industriaitaliana abbia mai dovutoaffrontare, una sfida che deve vedere anche noipienamente consapevolidell’importanza cruciale, alivello mondiale, della lotta aicambiamenti climatici. Mi riferisco all’impegno delProtocollo di Kyoto per lariduzione globale delle emissioni di gas serra. Ciò cherecentemente preoccupal’intero settore industrialeItaliano è la propostapresentata dalla Commissione

    Europea lo scorso 23 gennaio,che risponde al nome di“Climate package”. Questo provvedimento imponeall’industria un’ulterioreriduzione delle emissioni di CO2 al 2020, pari al 20%rispetto al 2005. Pur consapevoli della necessitàdi compiere ulteriori sforzi einvestimenti, dobbiamotuttavia constatare l’evidenzaoggettiva: relativamente all’abbattimento di emissionidi CO2 nell’industria si èprossimi al raggiungimento diun limite tecnologico diprocesso ed un ulteriore sviluppo applicativo di nuovetecnologie di produzione èprevedibile solo nel lungo periodo. Il rischio senon si interviene subito coninvestimenti in ricerca e

    sviluppo di nuove tecnologieè, quindi, quello del ridimensionamento radicaledell’industria ed in particolaredella siderurgia in Europa.Ovviamente ciòcomprometterebbe lasopravvivenza dell’intero comparto che oggi fornisceacciaio a settori, cheproducono oltre il 50% del valore aggiunto dell’interocomparto manifatturiero delPaese. Il tema, quindi, di come siconiugano gli obiettivi posti,che devono rimanere validi evincolanti, con la salvaguardiadi attività produttive fondamentali per la nostraeconomia, si pone conassoluta evidenza. Inoltre riteniamo paradossaleche in tema ambientalel’Europa trascuri del tutto il principio di reciprocitàdegli accordi internazionali.Che da una parte si obblighinole industrie europee asottostare a vincoli stringenti, mentre dall’altra si consentatranquillamente l’ingresso neinostri mercati di beni prodottiin spregio delle regole di tutelaambientale. In tal modo, senza alcun vantaggio perl’atmosfera del pianeta, si creaun gap competitivo e siinducono le imprese adelocalizzare. Per il comparto siderurgico ciò èparticolarmente evidente,poiché in assenza di soluzioni tecnologiche attualmentepercorribili, si paleserà già apartire dal 2013 la necessità diacquisto sul mercato di tutte le18

  • 19

    quote necessarie anche soloper mantenere gli attuali livelliproduttivi. In un similescenario si verrà a creare unasta dei diritti sulle emissioni equindi si aggiungeranno per le imprese ulteriori costi, cherischiano di divenireinsostenibili e che inevitabilmente ricadrebberosull’occupazione. Il commercio mondiale deveporre le tematiche ambientalie quindi l’incidenza dei variprocessi di lavorazione sulclima, ovunque siano effettuati, come elemento diattenzione e di selezionenell’ambito delle regole dellibero scambio. Appare infine del tuttosproporzionata la ripartizionedegli sforzi tra il settoreindustriale e gli altri settoriresponsabili delle emissioni digas serra. Mi riferisco inparticolare ai trasporti e alresidenziale. Assistiamo a un forte sbilanciamentoladdove il settore industrialeha complessivamente ridotto le proprie emissioni dal1990 a oggi, mentre il settoredei trasporti le ha aumentatedi oltre il 25%, e quellocivile/terziario di oltre il 10%.Mi pare ovvio che senza ungioco di squadra - dove ogniattore economico fa la sua parte - gli sforzi delsingolo risulterebberopressoché inutili.

    Incentivi e vincoliall’industria di auto edelettrodomesticiL’industria metalmeccanica

    risente evidentemente anchedelle scelte inerenti alcuni benidi consumo durevoli, chehanno un forte impatto sia energetico sia ambientale: ciriferiamo in particolare alleauto ed agli elettrodomestici. Anche sul futuro del settoreautomobilistico grava lanormativa europea sul tagliodelle emissioni di Co2. Inquesto caso a suscitare lanostra meraviglia, nonché lenostre recriminazioni, è lastruttura intrinsecamente contraddittoria del programmaeuropeo del taglio delleemissioni, secondo cui il targetdi Co2 per ogni costruttoredipende dal peso medio dellapropria gamma di vetturenuove. In tal modo alle societàche producono veicoli piùgrandi, che naturalmenteconsumano e inquinano dipiù, viene indirettamente riconosciuto ildiritto di continuare adinquinare, mentre ai produttori di veicoli più piccolivengono addossatiincomprensibili sacrifici. Si tratta di un progetto cosìsfacciato di sostegno alle lobby automobilistiche straniere, dadoverci far insorgere in difesadella nostra industria. Bene hadetto Marchionne quando haasserito che l’Europa dovrebbe incentivare le autodi piccola cilindrata, daiconsumi e dalle emissioniridotte. Ma evidentemente, inquesta circostanza, all’Europa

    della tutela ambientaleinteressa poco o nulla. Altro tema fondamentale èquello della rottamazione delleauto e degli elettrodomestici.Si tratta di provvedimenti utili,che in linea di principio condividiamo, pur con alcuneprecisazioni idonee agarantirne effetti apprezzabilisul lungo periodo. La premessafondamentale è che la rottamazione non dovrebbeessere intesa quale un merosostegno all’industria, piuttostooccorre garantire un fortelegame fra l’intento di sostegno alle imprese e lapromozione ed il collegamentoa di comportamenti virtuosi,sia dal punto di vistaambientale della riduzione delle emissioni sia dal punto divista economico dellariduzione della dipendenzaenergetica. Ciò può essereperseguito innanzitutto con provvedimenti strutturali, cherestino in vigore per periodipluriennali: solo in tal casol’esborso di denaro pubblico sigiustificherà alla luce di un progetto di lungo respiro, cheda una parte conseguaobiettivi di riduzione delladipendenza energetica e ditutela ambientale, e dall’altrasostenga l’apparato industrialeper un periodo minimo ditempo, pari a quello della programmazione degliinvestimenti. Inoltre, per quanto concernespecificamente la rottamazioneauto, potremmo rafforzarne ibenefici esclusivamente per levetture di piccola cilindrata,

    LA QUESTIONE ENERGETICA ED IL SETTORE METALMECCANICO

  • che consumano ed inquinanomeno, disincentivandoviceversa le grosse cilindrate,che generano esternalitànegative. Per quanto, invece, concernegli elettrodomestici, non sivede perché limitare gliincentivi alle sole caldaie ed aisoli frigoriferi, trascurando gli altri settori di gran lunga piùimportanti nel nostro apparatoindustriale. In definitiva chiediamo alGoverno di varare strumenti disostegno di lungo periodoall’industria dell’auto e deglielettrodomestici, strettamente finalizzati a comportamentivirtuosi in termini di tutelaambientale e di riduzione dellanostra dipendenza energetica,nonché di vigilare sui beni di importazione, affinché leagevolazioni non preminomerci straniere solo nominalmente adeguate aglistandard europei. In sostanza sottolineiamocome lo scontro che in questesettimane si è posto sul costodel pacchetto energia rischia diessere fuorviante e di rappresentare il nostro Paesein modo debole, come unsistema arretrato, alla ricerca disconti, in quanto vuole restareun “cattivo inquinatore”. Non è così nella realtà; giàoggi l’Italia presenta molteeccellenze a livello europeo,ad esempio nel rendimentodelle centrali termoelettriche,nella efficienza del parco autocircolante, come già ricordato,nell’indicatore di intensitàenergetica complessiva, cioè

    nei consumi energeticiper unità di ProdottoInterno Lordo. La strategia, quindi,deve secondo noiessere orientata nonad una logica didifesa, ma di attacco,indicando soluzionirealistiche agli altripartner europei,ponendo l’efficienzaenergetica comeobiettivo vincolantedel pacchetto e comecriterio per laripartizione degli sforzitra gli Stati Membri. Ciò consentirà nontanto e non soloall’Italia di pagaremeno, ma a tuttal’Europa diraggiungere migliori risultatiper il cima con costi inferiori. In questa logica di evoluzionedi nuova tecnologia didelineazione di nuove filiereproduttive si pone il tema dellaefficienza energetica come fatto di sviluppo.

    I motori elettrici ad altaefficienza energetica Il consumo di energia deimotori elettrici nel settoreindustriale è circa il 74%, il 4%per l’illuminazione ed il 22%per altri consumi (fonte ENEA). Non a caso l’adozione deimotori ad alta efficienzaenergetica è una delle misure esplicitamente suggerite

    nelle finanziarie del 2007 e del2008 per ottenere unadetrazione d’imposta(l’azienda che acquista einstalla motori ad altaefficienza e variatori di velocitàpuò usufruire di unadetrazione pari al 20% fino al2010). I motori sono tra le macchineelettriche più affidabili. Lavorano per molti anni conuna manutenzione moltoridotta e adattano a prestazioni diverse a secondadelle esigenze. Inoltre, per quanto riguarda imotori ad alta efficienza, conl’introduzione degliazionamenti a velocitàvariabile si può modificare lavelocità di un motore elettrico. Essi consistono essenzialmente

    20

  • in un inveter che modula lafrequenza di alimentazione delmotore e quindi la sua velocitàin funzione del carico. Insomma, si utilizza solol’energia di cui c’èeffettivamente bisogno diminuendo in modoconsistente la potenzaassorbita realizzando un risparmio energetico valutabiletra il 20 ed il 50%. Entrando nel merito, lemaggiori possibilità diintervento si hanno per ventilatori e pompe, chepresentano campi diapplicabilità nell'ordine del 60% e risparmi conseguibiliall'incirca del 35%. Compressori, nastritrasportatori ed altreapplicazioni offrono unaminore entità di riduzione deiconsumi (circa la metà). E’ sufficiente comprendere, atitolo esemplificativo, che lasostituzione di un vecchiomotore con un altro a miglioreefficienza permette di ottimizzare le spese di energiaelettrica dal 15% al 25%. Nonostante tutto, molteimprese cercano di risparmiaresul costo di acquistoscegliendo motori scadenti,senza pensare che un piccolo extraprezzo finalizzatoall’acquisto di un motore piùefficiente potrebbe essere recuperato in brevetempo utilizzando anche gliincentivi governativi previstiper tali macchinari. Per fortuna la parte piùqualificata delle imprese havalutato gli elementi

    positivi di questa nuovastrategia. I guadagni procurati alleaziende degli interventi perl’efficienza energeticasuperano di gran lunga i costied il periodo medio di ritorno dell’investimento è di soli dueanni e mezzo secondo quantoaffermato da Pasquale Pistorio. Oltre all’effetto, nontrascurabile di rendereun’impresa più ricercata da quel personale tecnico ad altopotenziale che sceglie dovelavorare anche in funzione delprofilo etico-sociale dellapropria impresa.

    Industria 2015 Un risultato confortante vienedalle 1690 imprese che hannopartecipato con 142 progetti aiprimi due bandi diinnovazione industriale di“Industria 2015” su Efficienzaenergetica e Mobilitàsostenibile chiusi il 15 settembre scorso. Si apre adesso la fase dellavalutazione.

    In gioco, più nel dettaglio, cisono 92 programmi presentatiper il settore energetico (per1,7 miliardi di investimentipotenziali) e 50 per la mobilità (1,4 miliardi di euro). La valutazione dei progetti saràsvolta dall’Agenzia perl’Innovazione, organismoaffidato attualmente ad uncommissario. La partecipazione ai due bandici pare , comunque, unabuona risposta, perchédimostra che il sistemaproduttivo e di ricerca italianoè pronto a risponderepositivamente agli stimoli versola modernizzazione e il miglioramento tecnologico indirezione dell’EfficienzaEnergetica e della Mobilità Sostenibile. Nel quadro complesso delleproblematiche energetiche delcomparto industrialeemergono in conclusione treesigenze di fondo chevogliamo sottolineare: - la necessità di una politicacoordinata che finalmenteaffronti in una ottica strategicail tema della energia che èvitale per la nostra produzione; - l’indispensabile riequilibriotra le fonti che eviti lapenalizzazione da costieccessivi e da una dipendenzatotale; - la necessità di potenziare e diincentivare il risparmio el’efficienza energetica, facendodi ciò la nostra carta da visitanel rapporto con l’Europa econ le tematiche dellaprotezione dell’ambiente. 21

    LA QUESTIONE ENERGETICA ED IL SETTORE METALMECCANICO

  • Conferenza adConferenza adIstanbulIstanbul

    Si è svolta la 2aConferenza delleregioni tra i sindacatidel Sud e Sud-Ovestdel Mediterraneoaderenti alla FEM dal 5al 7 novembre.

    di Patrizia Pitronaci

    Dopo gli impegni presi a Parigilo scorso febbraio tra isindacati del bacinomediterraneo, si è svolta adIstanbul dal 5 al 7 Novembre2008 la 2° Conferenza delleregioni sud e sud ovest delleFem. Prima di entrare nelmerito del dibattito, che havisto la presenza dei tresegretari generali di Fim-Fiom-Uilm, Giuseppe Farina, GianniRinaldini ed Antonino Regazzi,vorrei fare una brevepresentazione del Paese che ciha ospitati.

    La Turchia, con i suoi 70milioni di abitanti di cui 19solo ad Istanbul, è un paesechiave per il Mediterraneo eper l’Europa, ed anche la suastoria recente, che ècaratterizzata da continui eprofondi mutamenti , fa sì chein meno di cento anni il paeseè passato da un’economiaagricola ad una situazione dialto livello in diversi settori esta affrontando le varie sfide

    socio-economiche che siprospettano con grande forzaed entusiasmo.

    Ma la Turchia svolge anche unruolo importante sul versantegeo-politico: è un punto disnodo nella distribuzione delpetrolio

    proveniente dal MedioOriente, dall’ Est- Asiatico edalla Russia, ed è l’unico paesemembro della Nato dal 1952 amaggioranza musulmana. E

    proprio per la sua posizione traOriente ed Occidente e per ilruolo che sta assumendo, cheil dibattito attuale sullarichiesta di adesioneall’Unione Europea staaprendo problemi moltocomplessi, sia all’interno deiPaesi dell’Unione stessa e siasoprattutto per il profondocambiamento cheun’eventuale adesionepotrebbe imporre al Paeseturco. Secondo laCommissione Europea laTurchia potrebbe entrareall’Unione Europea nel 2011.

    La Turchia è una Repubblicaparlamentare; le sue istituzionisono tuttavia fortementecondizionate dalle forzearmate. Il potere legislativo èesercitato dalla GrandeAssemblea Nazionale (TurkiyeBuyuk Millet Meclisi)composto da 550 membrieletti a suffragio universaleogni 5 anni. Il Presidente dellaRepubblica è attualmente

    22

  • Abdullah Gul il cui mandato èrinnovato ogni 7 anni. Ilpresidente del Consiglio èRecep Tayyp Erdogan, leaderdel partito islamico moderato(AKP).

    Fu con Mustafà Kemal dettoAtaturk (in turco significa Padredei Turchi), 1° Presidentedella Repubblica Turca nel1923, che la Turchia vennetrasformata in uno Statomoderno e secolare, sullostampo delle democrazieoccidentali. Ma la rivoluzioneKemalista, pur modellandouno Stato sulla falsariga delledemocrazie occidentali, neifatti diede vita ad un sistemapolitico autoritario: infattiimpose il Partito unico, negò lalibertà di stampa e diespressione e perseguitò leminoranze greca e kurda.

    Ma l’esercito turco ha sempregiocato un ruolo centrale nellastoria moderna della Turchia,assurgendo a custode aiprincipi di laicità edoccidentalità, ma in realtàreprimendo duramentel’opposizione sindacale epolitica. Ancora oggi,nonostante una riformacostituzionale abbia ridotto lacomponente militare dell’MGK ( il Consiglio di SicurezzaNazionale), le Forze Armateturche continuano a detenereil ruolo di vigile dellaCostituzione, impedendo alPaese radicali riforme in sensoliberale.

    23

    LAVORATRICI E LAVORATORI MIGRANTI:LAVORATRICI E LAVORATORI MIGRANTI:PROPOSTA PER UN PROGETTO PER UN LAVORO COMUNE PROPOSTA PER UN PROGETTO PER UN LAVORO COMUNE A LIVELLO EUROPEOA LIVELLO EUROPEO

    La storia del fenomeno migratorio nei Paesi dell’Europa meridionalepresenta aspetti anche profondamente diversi tra loro. E’ quindinecessario in primo luogo conoscere ed analizzare la complessità’ delfenomeno migratorio nell’Europa meridionale, acquisire ulteriorielementi conoscitivi rispetto alla situazione attuale, con particolareattenzione alla situazione dei e delle migranti, sia come cittadine ecittadini, che come lavoratrici e lavoratori, anche nell’ottica diindividuare i possibili sviluppi del fenomeno migratorio in futuro.L’allargamento dell’UE pone inoltre nuovi e diversi problemi di cuitenere conto in questa analisi.A partire da un’analisi approfondita di questa complessità, si proponequindi di analizzare la condizione dei e delle migranti, tenendo contodelle caratteristiche profondamente diverse dal fenomeno migratorio neivari paesi, in particolare sotto due punti di vista: il quadro legislativo (inmateria di immigrazione e di diritto al e del lavoro) nei singoli paesi eda livello europeo e rispetto alle politiche contrattuali a livello nazionale.

    Analisi conoscitiva e preparazione delle proposte di lavoroIL FENOMENO MIGRATORIO NELL’EUROPA MERIDIONALE- Indagine conoscitiva sul carattere del fenomeno migratorio nei singolipaesi, sia rispetto all’emigrazione, che rispetto all’immigrazione(circolarità del fenomeno)- Indagine conoscitiva sulla presenza di lavoratrici e lavoratori migrantiin generale e nel settore metalmeccanico in particolare, con datidisaggregati per paese di origine e per genere, con particolareattenzione sull’impatto economico sui paesi di origine e su quelli diresidenza (in Italia per esempio su un totale di circa 3 milioni dipersone, nel settore metalmeccanico sono attivi circa 150.000 migranti,gli iscritti a Fim, Fiom e Uilm sono circa 58.000, ovvero il 9% del totaledegli iscritti)- Approfondimento sulla condizione sociale dei e delle migranti neisingoli paesi- approfondimento sulla libertà di circolazione, sul diritto di cittadinanzae sul diritto al e del lavoro in relazione alla costituzione vigente neisingoli paesi- Approfondimento sulle politiche anti-discriminatorie e sul fenomenodel razzismoMIGRANTI NELLA LEGISLAZIONE NAZIONALE ED EUROPEA- Preparazione di schede riassuntive sulle legislazioni nazionali inmateria di emigrazione ed immigrazione, sul diritto del lavoro e suirispettivi sistemi contrattuali dei vari paesi- preparazione di schede riassuntive sulla legislazione europea inmateria di lavoro riferita alla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori

  • Negli ultimi anni la strutturapolitica e legislativa dellaRepubblica Turca è stataoggetto di riforme eristrutturazioni, nell’intento dicentrare gli obiettivi richiestidall’Unione Europea nelquadro della strategia di pre-adesione.

    Per quanto riguarda lareligione, la popolazione è peril 99% musulmana sannita, e lapolitica di Ataturk negli anniVenti e Trenta del secolo XX èstata volta a creare uno statolaico, liberando la società turcada alcune condizioni chel’Islam poneva, come il velo oil trattamento delle minoranzecurde, o un non episodicoricorso alla tortura contro gliimputati da parte delle forzedell’ordine.

    Inoltre Ataturk costituì undirettorato degli affari religiosi,tuttora esistente e dotato dimoltissimi dipendenti, avente

    lo scopo di controllare la vitareligiosa del Paese e questo haportato come risultato un Islammoderato e moderno.

    Malgrado i suoi numerosiproblemi come l’inflazione, ladisoccupazione e l’instabilitàpolitica, la Turchia è uno deiPaesi piu’ vitali e piacevolidell’Europa orientale. Leindustrie medio-piccole e leaziende artigianali sono inforte crescita . Nonostante lamoneta non sia ancora moltoforte (lo Stato turco ha emessoil 1° gennaio 2005 la nuovalira turca) sta vivendo unperiodo di boom economico,nei settori delle esportazioni edel turismo, il quale ècresciuto negli ultimi 20 annied è la prima fonte di reddito.Dal 2005 il reddito nazionaleè salito del 7.4% rendendo laTurchia uno degli Stati a piu’

    rapida crescitaeconomica: anchel’industria ècresciuta, e per iforti investimentiesteri (specialmente daparte dei tedeschied americani), eper le impreselocali nei settoriquali quelloautomobilistico,tessile,abbigliamento,elettronico e dellecostruzioni. Lestrade sono piene

    di gente che parla e gesticolacon le mani, vi sono flotte dibambini dappertutto. Il trafficoè caotico, i negozi sono pienidi prodotti attraenti, di ognigenere e di buona e mediaqualità, gli articoli non sonotroppo costosi e i ristorantisono sempre affollati.L’ingegnosità , l’individualità ela gioia di vivere rendono unPaese che certamente non puòpassare inosservato e chesembra prosperare nonostante

    24

  • le numerose crisi di governo.La Turchia ed i turchi guardanoall’Europa e continueranno afarlo. Sperano, anche grazieall’aiuto da parte dell’Italia,che quello che Mustafà KemalAtaturk ha iniziato con laoccidentalizzazione dellaTurchia possa completarsi.

    Il sindacato turco BirlesikMetal – Is Disk aderente allaFederazione Europea deiMetalmeccanici che haorganizzato la Conferenza adIstanbul ci ha raccontatoattraverso la voce delSegretario Generale SelcukGoktas la situazione sindacaledel Paese con una percentualedi iscritti al sindacato ancoramolto bassa (5%). In Turchia cisono forti limitazioni ai dirittidel lavoro e alle libertàsindacali. In molte fabbriche èpresente solo il sindacato“giallo” Turk Metal, a cui ilavoratori sono praticamenteobbligati a iscriversi. Alcunianni fa, come è successo nellapiu’ grande casaautomobilistica turca, la Tofas,in seguito alla protesta deilavoratori contro un accordo,centinaia di lavoratori vennerolicenziati perché avevanoespresso la loro volontà diiscriversi al Birlesik Metal, ilsindacato indipendente edemocratico.

    E proprio il sindacato dellaBirlesik Metal ha organizzatoil 6 e 7 Novembre ad Istanbulil 2° incontro con leorganizzazioni sindacali del

    25

    migranti, con particolare attenzione alla differenza tra la condizione deicittadini provenienti da paesi comunitari e da paesi non comunitari edeventualmente approfondimenti sulla condizione di migranti chetornano nei paesi di origine (riconoscimenti contributi pensionistici, ecc.)- Individuazione delle “best practices” rispetto al riconoscimento deidiritti di cittadinanza dei e delle migranti e contro le discriminazioni neipaesi dell’UE

    ELABORAZIONE DI UNA PROPOSTA CONDIVISA DA PARTE DEI SINDACATI DEI PAESIPARTECIPANTI, PER I DIRITTI DI CITTADINANZA DEI E DELLE MIGRANTI- Costituzione di un osservatorio sulla contrattazione per i diritti dei edelle migranti finalizzato alla raccolta contratti/accordi con clausolespecifiche- Approfondimento sulle tematiche legate a salute e sicurezza nei luoghidi lavoro ed all’andamento degli infortuni, sulla formazione continua esulla prevenzione delle discriminazioni- Approfondimento sulle modalità di organizzazione e rappresentanzadei e delle migranti all’interno dei sindacati partecipanti al progetto- Individuazione delle “best practices” nelle politiche contrattuali e nellemodalità organizzative e di rappresentanza

    Elaborazione di una proposta condivisa da parte dei sindacati dei paesipartecipanti, per i diritti dei e delle migranti nei luoghi di lavoro

    TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO

    Raccolta informazioni/dati: avvio entro Giugno 2008, conclusioneOttobre 2008Analisi dei dati/preparazione delle schede: avvio Novembre 2008,conclusione Marzo 2009Elaborazione delle proposte: avvio Aprile 2009, conclusione Giugno2009

    FIM-CISL FIOM-CGIL UILM-UIL

    CONFERENZA AD INSTANBUL

  • Sud e Sud Ovest della Fem.Data la gravità dell’attualesituazione finanziariamondiale, nei due giorni dellaconferenza si è potutoesaminare e soprattuttoconfrontare con gli 8 sindacatipresenti, tra cui 3organizzazioni francesi, 3italiane, quella spagnola eportoghese, la ripercussioneche la crisi sta arrecando inquesti Paesi.

    Il giorno d’apertura dellaConferenza è coinciso con lavittoria di Barak Obama aPresidente degli Stati Unitid’America, il quale hadichiarato che interverrà

    immediatamente contro la crisieconomica, o per gli USA cisarà la deflazione. Ladeflazione è, inmacroeconomia, unadiminuzione del livellogenerale dei prezzi, l’oppostodell’aumento generale deiprezzi, che si definisceinflazione. Comunque vada,che la recessione si manifesticongiunta a dinamica deflattivao inflattiva, lo scenario siprospetta molto difficile.

    Obama sta mettendo a puntoun piano di stimolo

    economico”aggressivo” per iprossimi 2 anni per evitare diperdere nel 2009 milioni diposti di lavoro, comesostengono la maggior partedegli esperti. Un piano dicrescita economica basato suopere pubbliche e su iniziativenel campo della ricerca e dellosviluppo di fonti di energiaalternative. Ed in Europa cosasta succedendo?

    Sulla crisi finanziaria, ilSegretario Generale della UilmAntonino Regazzi, presente ailavori non ha dubbi : saràimpossibile che terminerà nel2009 , anzi avanza in mododrammatico ed i tempi per

    26

  • fronteggiarla si fanno semprepiu’ stretti. In Italia èaumentata la cassaintegrazione e la precarietà sista trasformando indisoccupazione. I lavoratori edi pensionati stanno soffrendole ristrettezze economiche equindi è bene – dichiaraRegazzi – che il Governo siponga il problema dellaquadratura dei conti pubblici,ma è doveroso che definiscaquanto sarà devoluto a questeprecise categorie. Ed infineRegazzi nella sua valutazionespiega ai presenti che i tassid’interesse si sono ridottinotevolmente e lo statoitaliano sta risparmiando suquello che paga per il debitopubblico. Tale risparmio puo’essere utilizzato percompensare il diminuitointroito derivante dallapossibile detassazione dellatredicesima. E’ questo il puntofocale di una coerente azione

    politica da concretizzare,conclude su questo puntoAntonino Regazzi.

    Oltre al dibattito sulla crisifinanziaria, si sono sviluppatii temi che erano stati propostinella prima riunione dellaconferenza delle regioni sud esud ovest del mediterraneodello scorso febbraio a Parigi.Sono state elencate le aziendemultinazionali presentinell’area per creare esviluppare una cooperazione euna solidarietà tra i sindacatipresenti nelle 2 regioni. E’stato presentato inoltre undocumento sui lavoratori elavoratrici migranti, presentatoda Fim-Fiom-Uilm, che viallego dopo l’articolo, e isistemi di relazioni sociali inSpagna, Italia, Turchia, Franciae Portogallo.

    Un altro tema trattato,attualissimo, è stato quellosulla precarietà. Regazzi hamesso in evidenza le diversesituazioni fra tutti i paesipresenti sul problema dellaprecarietà e come lo Statoaffronta questo tema: nel 2000l’Italia aveva il 12% didisoccupazione, ora ne ha il6,9%. Ma ora c’è la precarietà.E’ quindi meglio ladisoccupazione oppure laprecarietà? Secondo Regazzibisognerebbe assicurare unsostegno al reddito o se c’è laprecarietà assicurareun’assistenza come tutti gli altrilavoratori. Un sistema disupporto alto, di previdenza,di sanità che varia da Paese aPaese, che deve equiparare iPaesi del Mediterraneo conquelli del Nord Europa. Ilmodello della flexisecurity, ilmodello danese, è statoattentamente valutato ed è unmodello che non è esportabilenei Paesi del Sud. L’obiettivonostro e della Fem, concludeRegazzi, è quello dellariduzione dellaprecarizzazione: il punto diforza deve essere un contrattodi lavoro e la sicurezza sullavoro.

    Il prossimo incontro tra leRegioni Sud e Sud Ovestdell’Europa si terrà ad Aprile aMadrid.

    27

    CONFERENZA AD INSTANBUL

  • LA UILMLA UILMRISPONDERISPONDE

    a cura di Stefania Dresda

    Lavoro presso un’azienda metalmeccanica, il giorno 10.11.2008 horicevuto una lettera di contestazione e il giorno 11.11.2008 hopresentato le mie giustificazioni. L’azienda il giorno successivo(12.11.2008) mi ha inflitto due ore di multa. I miei dubbi sono:- l’azienda deve aspettare i cinque giorni minimi dallacontestazione nei quali posso sempre integrare o modificare legiustificazioni e poi nei sei giorni successivi dare il provvedimento?- Se è così, il provvedimento può ritenersi illegittimo?

    La contestazione di addebiti deve essere fatta per iscritto: l'art. 7comma 2 della L. 300/70 e l'art. 55 del D.lgs 165/01 prescrivonoche il datore di lavoro non possa adottare alcun provvedimentodisciplinare nei confronti del lavoratore senza averglipreventivamente contestato l'addebito per iscritto.

    La normativa prevede che i provvedimenti disciplinari più gravidel rimprovero verbale non possono essere applicati prima chesiano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto delfatto che vi ha dato causa.

    La Suprema Corte ha stabilito a tal proposito che "una volta che illavoratore abbia presentato le proprie difese, il datore di lavoropuò irrogare la sanzione senza attendere il decorso integrale delpredetto termine" (Cass. 7/5/2003 n. 6900).

    Tale termine non può definirsi pertanto perentorio, ossia iltermine dei cinque giorni non deve essere necessariamenterispettato qualora prima della scadenza dello stesso il lavoratoreabbia fatto pervenire le proprie discolpe senza fare riserva diulteriori deduzioni.

    Alla luce di quanto sopra, nella fattispecie da lei presentata,l’azienda non sarebbe tenuta a rispettare i cinque giorni dallacontestazione avendo il lavoratore prima di tale terminepresentato le giustificazioni senza fare alcuna riserva diintegrazione o modifica. Pertanto il provvedimento emesso daldatore risponde alle indicazioni della Cassazione.

    28