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Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 73° - N. 2 - 29 Gennaio 2017 - € 1,00 www.parrocchiaolgiate.org Non c’è bisogno di essere dei geni in matematica per capire una delle differenze fondamentali tra somma e prodotto. La somma non viene azze- rata anche se qualche addendo è uguale a zero. Il prodotto, inve- ce, sì: un solo zero tra i fattori azzera tutto. Sta proprio qui la dif- ferenza tra quello che la “Dottrina Sociale della Chiesa” chiama, da sempre, bene comune” e il cosiddet- to bene totale ”. Mentre quest’ultimo può essere descritto con l’immagine di una somma, i cui addendi costituiscono i beni individuali (o dei gruppi sociali di cui è formata la società), il “bene comune” è piuttosto paragonabile al prodot- to di una moltiplicazio- ne, i cui fattori rappre- sentano i beni dei sin- goli individui (o dei gruppi). Di qui il senso della metafora: in una somma se anche alcuni addendi si annullano, la somma totale resta comunque positiva. Anzi, può addirittura accadere che, se l’o- biettivo è massimizzare il “bene totale” (ad esempio, il prodotto interno lordo naziona- le), convenga «annulla- re» il bene (o benesse- re) di qualcuno a condi- zione che il guadagno di benessere di qualcun altro aumenti in misura più che sufficiente per la compensazione. Non così, invece, con il pro- dotto di una moltiplica- zione, perché l’annulla- mento anche di un solo fattore lo azzera com- pletamente. In altri ter- mini, quella del “bene comune”, a differenza di quella del “bene totale”, è una logica che non ammette che si sacrifichi il bene di qualcuno – quale che ne sia la situazione di vita o la configurazione sociale – per migliorare il bene di qualcun altro; e ciò perché quel qual- cuno è pur sempre una persona umana, con il suo pacchetto di diritti inalienabili. * * * Mi è venuto sponta- neo riprendere queste considerazioni, approfondite in modo puntuale dai lavori della “Settimana Sociale dei SOMMA O PRODOTTO? Cattolici Italiani” svolta- si a Pisa dieci anni fa, quando ho letto sui giornali i dati del rap- porto Oxfam (una delle più antiche società di beneficenza con sede a Londra) relativi al 2016 e presentati ai “grandi della terra” riuniti per il Forum economico mon- diale svoltosi proprio in questi giorni a Davos, in Svizzera. Dati che fanno rab- brividire. Nel mondo 8 super ricchi detengono la stessa ricchezza pos- seduta da 3,6 miliardi di poveri; l’1% della popolazione mondiale nel 2016 ha accumulato tanta ricchezza quanta se ne ritrova in tasca il restante 99%. E l’Italia non fa eccezione: i 7 italiani più ricchi pos- siedono esattamente quanto possiedono circa 20 milioni di italia- ni del ceto medio- basso. Non solo, ma mentre il reddito è cre- sciuto notevolmente per gli strati alti della popolazione (minoranza esigua), per tutti gli altri è rimasto fermo o, addirittura, è diminuito. Insomma: il “bene tota- le” è cresciuto sia a livello mondiale che ita- liano, ma il “bene comune”, già compro- messo da anni, si è definitivamente azzera- to. * * * È proprio alla luce di questi dati scandalosi, che si capiscono meglio alcune prese di posizio- ne dure e profetiche di papa Francesco conte- nute nell’enciclica Laudato si’ . Ne cito due. L’economia oggi assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza pre- stare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. In alcuni circoli si sostiene che i problemi della fame e della mise- ria nel mondo si risol- veranno semplicemente con la crescita del mer- cato. Il mercato da solo però non garantisce lo sviluppo umano inte- grale e l’inclusione sociale.” (109) “Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante ine- quità e sono sempre più numerose le perso- ne che vengono scarta- te, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile con- seguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri.” (158) Insomma - scrive il papa - siamo in pre- senza di un sistema economico perverso che va assolutamente denunciato e riforma- to, perché la ricchezza di pochi è pagata dalla povertà di miliardi di persone. E allora, se si vuole perseguire il “bene comune”, il primo passo da fare è quello di schierarsi in modo deciso dalla parte dei più poveri, senza paura. Parole chiare e inequivocabi- li, che gli hanno pro- curato un sacco di cri- tiche, specialmente da parte di alcuni ambienti sostenitori del più sfrenato neoli- berismo. * * * Sappiamo che nel suo significato più alto, la politica ha come scopo il perseguimento del “bene comune”. Già nell’Antico Testamento si chiedeva al re proprio questo: oltre che la difesa dai nemici ester- ni, un impegno serio e costante a favore dei più indigenti ed emargi- nati, così da sopperire alle inevitabili ingiustizie sociali. È proprio quanto una buona politica deve fare anche oggi: schie- rarsi decisamente dalla parte dei cittadini più poveri, emanare leggi che li aiutino e li pro- teggano, ridistribuire in modo più equo la ric- chezza. E questo a tutti i livelli, locale, nazionale e internazionale. Che cosa c’entrano, allora, con un impegno di que- sto tipo la difesa delle varie lobby, i tagli alle spese di carattere sociale, lo sguardo solo all’interesse personale o di pochi, la tentazione di innalzare muri per difendersi dall’invasione di poveracci ai quali finora abbiamo fatto pagare il nostro benes- sere, gli investimenti in armamenti sempre più sofisticati, ecc…? Cercasi, quindi, disperatamente buoni politici. Persone oneste che lavorino perché si realizzino “quelle condi- zioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente” (definizio- ne di “bene comune” contenuta nella Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II). Persone, in altri ter- mini, che conoscano bene la differenza tra la somma e il prodotto e ne tirino, con coraggio e determinazione, le giuste conseguenze. don Marco Lettera del Papa ai giovani Pubblichiamo la lettera che il Santo Padre Francesco ha scritto ai giovani, in occasione della presentazione del Documento Preparatorio della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in programma per l’otto- bre 2018, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Carissimi giovani, sono lieto di annunciarvi che nell’ottobre 2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore. Proprio oggi viene presentato il Documento Preparatorio, che affido anche a voi come “bussola” lungo questo cammi- no. Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazio- ni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraver- so il soffio dello Spirito Santo. Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa vole- va dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Qual’ è per noi oggi que- sta terra nuova, se non una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo? Ma oggi, purtroppo, il «Vattene» assume anche un signi- ficato diverso. Quello della prevaricazione, dell’ingiustizia e della guerra. Molti giovani sono sottoposti al ricatto della violenza e costretti a fuggire dal loro paese natale. Il loro grido sale a Dio, come quello di Israele schiavo dell’oppressione del Faraone (cfr Es 2,23). Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dove dimori?». Egli rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39). Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad anda- re presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chia- mata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cam- mino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi. A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, vi ho chiesto più volte: «Le cose si possono cambiare?». E voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì». Quel grido nasce dal vostro cuore giovane che non soppor- ta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo! Anche quando avvertite, come il profeta Geremia, l’inesperienza della vostra giovane età, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi invia: «Non aver paura […] perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8). Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre criti- che. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto racco- mandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più gio- vane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola di San Benedetto III, 3). Così, anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io e i miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più «collabo- ratori della vostra gioia» (2 Cor 1,24). Vi affido a Maria di Nazareth, una giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suo sguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidi alla gioia di un «Eccomi» pieno e generoso (cfr Lc 1,38). Con paterno affetto, FRANCESCO Dal Vaticano, 13 gennaio 2017

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  • Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 73° - N. 2 - 29 Gennaio 2017 - € 1,00

    www.parrocchiaolgiate.org

    Non c’è bisogno diessere dei geni inmatematica per capireuna delle differenzefondamentali trasomma e prodotto. Lasomma non viene azze-rata anche se qualcheaddendo è uguale azero. Il prodotto, inve-ce, sì: un solo zero tra ifattori azzera tutto.

    Sta proprio qui la dif-ferenza tra quello chela “Dottrina Socialedella Chiesa” chiama,da sempre, “benecomune” e il cosiddet-to “bene totale”.Mentre quest’ultimopuò essere descrittocon l’immagine di unasomma, i cui addendicostituiscono i beniindividuali (o dei gruppisociali di cui è formatala società), il “benecomune” è piuttostoparagonabile al prodot-to di una moltiplicazio-ne, i cui fattori rappre-sentano i beni dei sin-goli individui (o deigruppi). Di qui il sensodella metafora: in unasomma se anche alcuniaddendi si annullano, lasomma totale restacomunque positiva.Anzi, può addiritturaaccadere che, se l’o-biettivo è massimizzareil “bene totale” (adesempio, il prodottointerno lordo naziona-le), convenga «annulla-re» il bene (o benesse-re) di qualcuno a condi-zione che il guadagnodi benessere di qualcunaltro aumenti in misurapiù che sufficiente perla compensazione. Noncosì, invece, con il pro-dotto di una moltiplica-zione, perché l’annulla-mento anche di un solofattore lo azzera com-pletamente. In altri ter-mini, quella del “benecomune”, a differenzadi quella del “benetotale”, è una logica chenon ammette che sisacrifichi il bene diqualcuno – quale chene sia la situazione divita o la configurazionesociale – per migliorareil bene di qualcun altro;e ciò perché quel qual-cuno è pur sempre unapersona umana, con ilsuo pacchetto di dirittiinalienabili.

    * * *Mi è venuto sponta-

    neo riprendere questec o n s i d e r a z i o n i ,approfondite in modopuntuale dai lavori della“Settimana Sociale dei

    SOMMA O PRODOTTO?

    Cattolici Italiani” svolta-si a Pisa dieci anni fa,quando ho letto suigiornali i dati del rap-porto Oxfam (una dellepiù antiche società dibeneficenza con sede aLondra) relativi al 2016e presentati ai “grandidella terra” riuniti per ilForum economico mon-diale svoltosi proprio inquesti giorni a Davos,in Svizzera.

    Dati che fanno rab-brividire. Nel mondo 8super ricchi detengonola stessa ricchezza pos-seduta da 3,6 miliardidi poveri; l’1% dellapopolazione mondialenel 2016 ha accumulatotanta ricchezza quantase ne ritrova in tasca ilrestante 99%. E l’Italianon fa eccezione: i 7italiani più ricchi pos-siedono esattamentequanto possiedonocirca 20 milioni di italia-ni del ceto medio-basso. Non solo, mamentre il reddito è cre-sciuto notevolmenteper gli strati alti dellapopolazione (minoranzaesigua), per tutti glialtri è rimasto fermo o,addirittura, è diminuito.Insomma: il “bene tota-le” è cresciuto sia a

    livello mondiale che ita-liano, ma il “benecomune”, già compro-messo da anni, si èdefinitivamente azzera-to.

    * * *

    È proprio alla luce diquesti dati scandalosi,che si capiscono meglioalcune prese di posizio-ne dure e profetiche dipapa Francesco conte-nute nell’enciclicaLaudato si’. Ne citodue.

    “L’economia oggiassume ogni sviluppotecnologico in funzionedel profitto, senza pre-stare attenzione aeventuali conseguenzenegative per l’essereumano. La finanzasoffoca l’economiareale. In alcuni circoli sisostiene che i problemidella fame e della mise-ria nel mondo si risol-veranno semplicementecon la crescita del mer-cato. Il mercato da soloperò non garantisce losviluppo umano inte-grale e l’inclusionesociale.” (109)

    “Nelle condizioniattuali della societàmondiale, dove siriscontrano tante ine-quità e sono semprepiù numerose le perso-ne che vengono scarta-te, private dei dirittiumani fondamentali, ilprincipio del benecomune si trasformaimmediatamente, comelogica e ineludibile con-seguenza, in un appelloalla solidarietà e in unaopzione preferenzialeper i più poveri.” (158)

    Insomma - scrive ilpapa - siamo in pre-senza di un sistemaeconomico perversoche va assolutamentedenunciato e riforma-to, perché la ricchezzadi pochi è pagata dallapovertà di miliardi dipersone. E allora, sesi vuole perseguire il“bene comune”, i lprimo passo da fare èquello di schierarsi inmodo deciso dal laparte dei più poveri,senza paura. Parolechiare e inequivocabi-li, che gli hanno pro-curato un sacco di cri-tiche, specialmente daparte di alcuniambienti sostenitori

    del più sfrenato neoli-berismo.

    * * *Sappiamo che nel

    suo significato più alto,la politica ha comescopo il perseguimentodel “bene comune”. Giànell’Antico Testamentosi chiedeva al re proprioquesto: oltre che ladifesa dai nemici ester-ni, un impegno serio ecostante a favore deipiù indigenti ed emargi-nati, così da sopperirealle inevitabili ingiustiziesociali. È proprio quantouna buona politica devefare anche oggi: schie-rarsi decisamente dallaparte dei cittadini piùpoveri, emanare leggiche li aiutino e li pro-teggano, ridistribuire inmodo più equo la ric-chezza. E questo a tuttii livelli, locale, nazionalee internazionale. Checosa c’entrano, allora,con un impegno di que-sto tipo la difesa dellevarie lobby, i tagli allespese di caratteresociale, lo sguardo soloall’interesse personale odi pochi, la tentazionedi innalzare muri perdifendersi dall’invasionedi poveracci ai qualifinora abbiamo fattopagare il nostro benes-sere, gli investimenti inarmamenti sempre piùsofisticati, ecc…?

    Cercasi, quindi,disperatamente buonipolitici. Persone onesteche lavorino perché sirealizzino “quelle condi-zioni della vita socialeche permettono sia allecollettività sia ai singolimembri, di raggiungerela propria perfezionepiù pienamente e piùcelermente” (definizio-ne di “bene comune”contenuta nellaGaudium et Spes delConcilio Vaticano II).

    Persone, in altri ter-mini, che conoscanobene la differenza tra lasomma e il prodotto ene tirino, con coraggioe determinazione, legiuste conseguenze.

    don Marco

    Lettera del Papa ai giovani

    Pubblichiamo la lettera che il Santo Padre Francesco hascritto ai giovani, in occasione della presentazione delDocumento Preparatorio della XV Assemblea GeneraleOrdinaria del Sinodo dei Vescovi, in programma per l’otto-bre 2018, sul tema “I giovani, la fede e il discernimentovocazionale”.

    Carissimi giovani,sono lieto di annunciarvi che nell’ottobre

    2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani,la fede e il discernimento vocazionale». Ho voluto che fostevoi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore.Proprio oggi viene presentato il Documento Preparatorio,che affido anche a voi come “bussola” lungo questo cammi-no.

    Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse adAbramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dallacasa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sonoparole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi versoun futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazio-ni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna. Vi invito adascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraver-so il soffio dello Spirito Santo.

    Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa vole-va dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Ilsuo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tuttoe andasse verso una terra nuova. Qual’ è per noi oggi que-sta terra nuova, se non una società più giusta e fraterna chevoi desiderate profondamente e che volete costruire finoalle periferie del mondo?

    Ma oggi, purtroppo, il «Vattene» assume anche un signi-ficato diverso. Quello della prevaricazione, dell’ingiustizia edella guerra. Molti giovani sono sottoposti al ricatto dellaviolenza e costretti a fuggire dal loro paese natale. Il lorogrido sale a Dio, come quello di Israele schiavodell’oppressione del Faraone (cfr Es 2,23).

    Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse ungiorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dovedimori?». Egli rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39).Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad anda-re presso di lui.

    Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo?Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso amettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuonoe lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chia-mata continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo allagioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, ancheattraverso l’accompagnamento di guide esperte, sapreteintraprendere un itinerario di discernimento per scoprire ilprogetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cam-mino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco dimisericordia tende la sua mano per rialzarvi.

    A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondialedella Gioventù, vi ho chiesto più volte: «Le cose si possonocambiare?». E voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì».Quel grido nasce dal vostro cuore giovane che non soppor-ta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, nécedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quelgrido che sale dal vostro intimo! Anche quando avvertite,come il profeta Geremia, l’inesperienza della vostra giovaneetà, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi invia: «Nonaver paura […] perché io sono con te per proteggerti» (Ger1,8).

    Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, allavostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Nonabbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelteaudaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede dirischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desideramettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità,della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre criti-che. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nellecomunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto racco-mandava agli abati di consultare anche i giovani prima diogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più gio-vane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola diSan Benedetto III, 3).

    Così, anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io ei miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più «collabo-ratori della vostra gioia» (2 Cor 1,24). Vi affido a Maria diNazareth, una giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suosguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidialla gioia di un «Eccomi» pieno e generoso (cfr Lc 1,38).

    Con paterno affetto,

    FRANCESCODal Vaticano, 13 gennaio 2017

  • 2 Vita Olgiatese29 Gennaio 2017

    Quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo?»Parecchi di noi hanno dovuto rispondere all’immancabiledomanda, posta da un parente, da un amico o magari da noistessi. Ogni inizio anno porta con sé speranze, auguri, qual-che rimpianto e la fatidica lista delle “cose da fare per diven-tare migliori”. Spesso sono azioni che richiedono costanza:andare in palestra, mangiare più sano, smettere di fumare.Altre volte sono atteggiamenti da assumere: essere piùpazienti, gentili, ottimisti. In ogni caso, qualsivoglia impegnoche ci prefissiamo necessita innanzitutto di tempo per esse-re messo in pratica.

    In qualità di cristiani nel mondo, sarebbe cosa utile, oltreche personalmente edificante, spendere qualche minuto –meglio ancora qualche ora – nell’esercizio del nostro dirittoall’informazione. Nella società di oggi, per contrastare il rela-tivismo imperante e la difficoltà di elaborazione del discorsoè urgente e indispensabile dotarsi di una cultura solida,accompagnata dalla capacità d’interpretazione del mondobasata su valori ben definiti, che non pregiudicano il dialogo,ma ne impediscono la sterilità. Lungi dai pericoli dalla forma-zione fai-da-te, vengono messi a disposizione degli strumen-ti realizzati ad hoc, riuniti sotto il nome di “buona stampa”. Lalettura di pubblicazioni (quotidiani, settimanali e periodici) dicarattere cattolico redatte da giornalisti laici, sacerdoti, con-sacrati e missionari rappresenta un’occasione di crescitache invita all’approfondimento, al confronto con gli altri, inter-pretando le sfide della realtà attuale alla luce della fede. VitaOlgiatese costituisce un esempio di buona stampa, cosìcome “il Settimanale” diocesano. Tuttavia, la nostra parroc-chia mette a disposizione anche altre riviste, di più ampiorespiro, in vendita presso l’Ufficio Parrocchiale negli orarid’apertura.

    “Famiglia Cristiana” è il settimanale fondato dal beatoGiacomo Alberione, nel 1931. Largamente diffuso in tuttaItalia, è dedicato ad articoli di approfondimento e commento,volti a una lettura valoriale degli avvenimenti. A questi asso-cia contenuti utili al servizio della famiglia e delle nuovegenerazioni, nella difesa dei valori cristiani nella società.

    “Credere” è anch’esso un settimanale ed è il più recentedi casa San Paolo. Nato nel 2013, invita a riscoprire la fedecattolica per viverla con gioia, accompagnando il lettore constorie di personaggi famosi, ma anche di gente comune. Sidistingue per la ricchezza di contenuti, tra cui il commentoalle letture e gli articoli di introduzione alla teologia.

    “Jesus” è un mensile di cultura religiosa. Offre un'infor-mazione settoriale aggiornata, proponendo grandi dibattitinel segno dell'apertura e del dialogo. I numerosi spunti pro-posti stimolano la riflessione anche dal punto di vista etico;la qualità dei contenuti è assicurata dalla collaborazione diautorevoli esponenti del pensiero sia religioso che laico.

    Talvolta le riviste mettono a disposizione degli allegati:libri, DVD, fascicoli sono anch’essi disponibili alla vendita inUfficio.

    Leggere occupa certamente un tempo maggiore dellanostra fretta perché richiede costanza e concentrazione;inoltre, è necessario assumere un atteggiamento di ascoltoper poter arrivare a comprendere. Il mese di gennaio è quasiconcluso, ma suvvia: è sempre il tempo per i buoni propositi,specialmente se sono salutari e fruttiferi di bene. D’altronde,«tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempoche ci è dato», scriveva Tolkien. Allora, buon anno! Con l’au-gurio che la buona stampa entri nelle nostre case e diventiuna buona abitudine.

    Chiara Spinelli

    IL PROPOSITO DELLABUONA STAMPA

    Dopo secoli di lotte e direciproche condanne, que-st’anno per la prima volta,cattolici e luterani celebranoinsieme i 500 anni dell’anni-versario della Riforma, conl’impegno di un dialogoverso il difficile camminodella riconciliazione.

    Era infatti il 31 ottobredel 1517 quando MartinLutero appese le sue 95tesi, scritte in latino, sullaporta della cattedrale diWittemberg, città tedescanella regione dellaSassonia. Almeno così siracconta, perché pare chefossero stati i suoi studentidi teologia e non Luterostesso, ad affiggere le 95tesi. Il monaco agostinianodesiderava invece che isuoi scritti fossero esaminatie discussi dall’arcivescovodi Magonza Alberto e daiteologi del suo tempo. In unprimo momento le tesi nonvennero prese troppo inconsiderazione, né gli venneconcesso un dibattito constudiosi e intellettuali.Tuttavia da quel momentocominciò il confronto con laChiesa di Roma e con ilPapa .

    Del periodo che intercor-re tra il 1514 e il 1520 (annodella prima bolla papale conla minaccia della scomunicaper Lutero) ha parlato mons.Saverio Xeres in un incontroche si è svolto al teatroAurora di Olgiate Comasco.

    La ricerca storica hamesso in evidenza che ilgerme della Riforma lo sitrova fra il 1514 e il 1515; enon si può nascondere chetra il XV secolo ed il Conciliodi Trento ci fu un grandedecadimento nella Chiesa.Più che Papi in Vaticanoregnavano dei principi inuna corte sfarzosa, più cheVescovi nelle diocesi c’era-no personaggi dediti al lusso

    MARTIN LUTERO E L'INIZIO DELLA RIFORMA500 anni dopo un evento che ha segnato profonde divisioni all’interno della Chiesa

    ed alla politica, preti e reli-giosi erano per lo più di dub-bia moralità; ed i fedeli piùche credenti vivevano nelmondo della superstizione,con una vita povera d’amoree di senso.

    La Chiesa come istituzio-ne non dava più fiduciamentre Dio stava diventandouno “sconosciuto” difficile daprendere in considerazione.Era ritenuto al massimo ungiudice, ma di una giustiziaformale che da un lato puni-va i peccatori e coloro cheagivano contro la legge edall’altro premiava i giusti.In questo contesto anche ilVangelo era spesso dimenti-cato. Lutero, biblista e predi-catore, in quegli anni era unuomo inquieto fino alla sco-perta del versetto 17 delprimo capitolo della lettera diSan Paolo ai Romani: “il giu-sto per fede vivrà”.

    Ma come si fa a diventa-re giusti davanti a Dio?Lutero ha trovato la rispostanel Vangelo tramite il con-cetto di giustificazione. Lagiustificazione, cioè il perdo-

    no, è opera di Dio.L’incarnazione, la morte e laresurrezione di Cristo sono ilfondamento e il presuppostodella giustificazione e Cristoè la nostra giustizia. Siamodunque salvati non pernostra iniziativa o per i nostrimeriti, ma per l’iniziativa diDio; non per le nostre buoneopere, ma per la grazia e l’a-more di Dio; non perchésiano giusti, ma perché Dioci rende partecipi della giu-stizia di Cristo.

    È il ribaltamento del con-cetto di indulgenza, allorapresente in tutta l’Europaoccidentale. Le indulgenzeerano una specie di decretodi amnistia scritto dal Papasulla base dei meriti diCristo, di Maria, dei santi edei fedeli più devoti, i qualiavrebbero dato agli uominipiù di quanto non occorres-se per la loro salvezza. Conquesti “meriti in più” laChiesa aveva la facoltà didiminuire o cancellate lapena al peccatore che, incambio, doveva pagare unacerta somma di denaro.

    Questo commercio delleindulgenze, con speculazio-ni ed abusi, era molto diffu-so, tanto che nel 1517 PapaLeone X promulgò un’indul-genza plenaria, cioè unriscatto dalle totalità dellepene, per tutti coloro cheavessero versato un oboloper la costruzione della basi-lica di san Pietro. Chi aves-se rifiutato questa consuetu-dine era considerato un cat-tivo credente, un avaro, un“quasi eretico”.

    Lutero si scagliò controquesta usanza: un ennesi-mo abuso. Le indulgenzeper Lutero non servono agiustificare; per salvarsioccorre la volontà di Dio e lafede dell’uomo. Più volte gliemissari del Papa lo invita-rono a ritrattare, perchéessere contro l’autorità delpontefice, che non potevaessere giudicato da nessu-no, significava essere ereti-co. Lutero non ritrattò le suetesi, non volendo piegarsi adun sistema che ritenevaprofondamente contrario alVangelo.

    Nel 1519 lo scontro conla Chiesa cattolica si fecepiù serrato fino alla bolla(Exsurge Domine) con laminaccia della scomunicadel giugno 1520, qualora ilmonaco agostiniano nonavesse ritrattato le sue posi-zioni e non avesse desistitodai suoi intenti. Secondouno schema ancora“medioevale” Lutero non sol-tanto non ritrattò le sue tesi,ma sfidò il Papa con il gestosimbolico, ma plateale, dibruciarne la bolla il 15 giu-gno 1520. Sei mesi dopo,nel gennaio del 1521, LeoneX con una seconda bolla, la“Decet RomanumPontificem”, dichiarava “ere-tico” Lutero, scomunicando-lo.

    P.D

    Anniversario

    10 anni dalla morte dell’Abbé PierreUna vita avventurosa a servizio degli ultimi

    Henri Antoine Groués,detto Abbé Pierre, nasce il 5agosto 1912 a Lione, quintodi otto figli, da una famigliabenestante. Compie gli studipresso il Collegio dei Gesuitidi Lione. A 13 anni, parteci-pa attivamente alMovimento Scout di Francia.A 16 anni, durante una gitain Italia, sosta ad Assisi.L’incontro con S. Francesco,specie al Convento LeCarceri, gli fa prendere ladecisione di farsiCappuccino. A 19 anni entranel Convento di clausura deiCappuccini di Lione, dopoaver distribuito ai poveri lasua parte di eredità. Nel1938 viene ordinato sacer-dote, assistito dal padre DeLubac. L’anno successivo,per motivi di salute, lascia lavita monastica e viene incar-dinato nella Diocesi di

    Grenoble. In seguito vienenominato Vicario della catte-drale.

    Nel 1942 comincia, percaso, un’intensa azione disalvataggio delle vittimedella tirannia nazista. È inquesta occasione che l’AbbéGroués, diventa l’AbbéPierre. L’Abbé Pierre salvadiverse persone (ebrei,polacchi) ricercate dallaGestapo. Falsifica passapor-ti, diventa guida alpina e tra-sporta attraverso le Alpi ed iPirenei le persone in perico-lo.

    Verso la fine del 1944, diritorno da una viaggio allaricerca di nuovi passaggi inSpagna di persone in peri-colo che la Svizzera nonaccettava più, viene arresta-to dalla Gestapo. Riesce ascappare e viene spedito adAlgeri in aereo, nascosto inun sacco postale. Dopo laguerra, rientra a Parigi eviene eletto deputato allaAssemblea Nazionale.

    Verso la fine del 1949,accoglie a casa sua,George, assassino, ergasto-lano, mancato suicida. Iniziail Movimento Emmaus, ilmovimento degli stracciaioli-costruttori di Emmaus.

    Nel 1951 lascia ilParlamento, rifiutando unalegge elettorale truffa e sidedica interamente alMovimento Emmaus. Dal1952 gira la Francia,l’Europa e tutto il mondo perconferenze che presentanoall’opinione pubblica i pro-blemi più urgenti per l’uma-nità: i senzatetto in Europa,la fame nel mondo, etc.

    Ovunque cominciano asorgere le ComunitàEmmaus, comunità di poveriche mediante il lavoro direcupero e riutilizzo di quan-to viene buttato via, si gua-dagnano da vivere onesta-mente e si permettono illusso di aiutare chi sta anco-ra peggio. Poveri che diven-

    tano donatori e provocatoridi chi ha e non fa nulla.

    Muore a Parigi il 22 gen-naio 2007 ed alcuni giornidopo (venerdì 26) vienesalutato con funerali di statopresso la basilica di NotreDame alla presenza del pre-sidente della repubblicafrancese, di autorità civili ereligiose e soprattutto deisuoi “compagnons” accorsida tutto il mondo per darel’ultimo saluto al proprio fon-datore.

    «L’Abbé Pierre – sonoparole del card. Etchegaray– aveva un’anima immersain un unico amore a “doubleface”: Dio e gli uomini.L’amore del prossimo non èuna semplice ripetizione del-l’amore di Dio, è amare l’uo-mo semplicemente, tuttointero, ritrovando nell’amoredi Dio il suo fondamento edil suo modello. È ciò che

    spiega le rivolte dell’AbbéPierre, non potendo soppor-tare le caricature che sfigu-rano la carità: carità, sempli-ce riparazione senza preoc-cuparci di risalire alle cause;carità, brevetto di buonacoscienza per coloro che sirendono complici delle ingiu-stizie sociali; carità che tra-sforma gli uni in benefattorie gli altri in assistiti. La caritàesige la giustizia, ma vaoltre: il lebbroso ha diritto diessere curato, ma non hadiritto al bacio di Francescod’Assisi, eppure ne ha cosìbisogno. Se l’Abbé Pierre haretto nella sua lotta per lacarità, è perché, a tutti icosti, si è agganciato alleparole di san Paolo, convin-to che l’Amore non solo èpiù grande della Fede edella Speranza, ma è il soloche sopravviverà».

    L’accesso ai mezzi dicomunicazione, grazieallo sviluppo tecnologico,è tale che moltissimi sog-getti hanno la possibilitàdi condividere istantanea-mente le notizie e diffon-derle in modo capillare.Queste notizie possonoessere belle o brutte,vere o false. Già i nostriantichi padri nella fedeparlavano della menteumana come di una maci-na da mulino che, mossadall’acqua, non può esse-re fermata. Chi è incarica-to del mulino, però, ha lapossibilità di decidere semacinarvi grano o zizza-nia. La mente dell’uomo èsempre in azione e non

    può cessare di “macinare”ciò che riceve, ma sta anoi decidere quale mate-riale fornire

    Vorrei che questo mes-saggio potesse raggiunge-

    re e incoraggiare tutticoloro che, sia nell’ambitoprofessionale sia nellerelazioni personali, ognigiorno “macinano” tanteinformazioni per offrire unpane fragrante e buono acoloro che si alimentanodei frutti della loro comu-nicazione. Vorrei esortaretutti ad una comunicazio-ne costruttiva che, nelrifiutare i pregiudizi versol’altro, favorisca una cultu-ra dell’incontro, grazie allaquale si possa imparare aguardare la realtà conconsapevole fiducia. (…)

    (Il documento completosi può leggere sul sito delVaticano)

    Dal messaggio di papa Francesco per laGiornata mondiale delle Comunicazioni Sociali

    «Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo

    24 Gennaio: San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti

  • Vita Olgiatese29 Gennaio 20173

    L’insegnamento diFrancesco,

    il papa venuto “dalla fine del mondo”

    Laudato si’: l’ecologiadi papa Francesco (8)“Educazione e spiritualità ecologica” è il titolo dell’ultimo

    capitolo dell’enciclica Laudato si’ (LS), e la frase che lo apreben sintetizza la tematica del testo: “molte cose devono rio-rientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità cheha bisogno di cambiare” (LS – 202). Le pagine che seguonodelineano un percorso per questo “cambiamento”.

    Innanzitutto è necessario che ci si orienti verso un nuovostile di vita: singoli e gruppi devono rifiutare il consumismoed avere ben presente che “acquistare è sempre un atto mo-rale oltre che economico” (LS – 206). Queste parole, ripresedall’enciclica Caritas in veritate di papa Benedetto XVI, invi-tano ad educarci a ricercare una nuova alleanza tra umanità eambiente, in modo da creare una coscienza che si traduca “innuove abitudini” (LS – 209). Francesco sottolinea come l’edu-cazione ambientale abbia allargato i suoi obiettivi includendouna critica ad alcuni “miti” della modernità (individualismo,progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato sen-za regole) e tenda pertanto ad un recupero di un “equilibrioecologico” che, modificando il rapporto tra il singolo e gli al-tri esseri viventi e, per chi crede, anche il rapporto con Dio,crei un’autentica “etica dell’ecologia”.

    Francesco si rivolge poi a tutti i cristiani ricordando cheuna vera “spiritualità ecologica” ha le sue radici nell’insegna-mento evangelico che alimenta la passione per la cura delmondo. Richiamando ancora il modello di San Francesco, ilpapa ribadisce come la conversione ecologica si basi su unanuova relazione con il creato che nasce dalla consapevolezzache ogni creatura riflette qualcosa di Dio. Ma lo sforzo delsingolo individuo sarà vano se non si realizza un’efficaceunione di forze e di contributi.

    Il percorso verso il cambiamento continua recuperando lascoperta di “un antico insegnamento, presente in diverse tra-dizioni religiose, a anche nella Bibbia. Si tratta della convin-zione che meno è di più” (LS – 222). La bella espressione si-gnifica che una vita vissuta in semplicità e sobrietà è liberante,ci rende capaci di ridurre i bisogni – o pseudo tali –insoddi-sfatti: “si può aver bisogno di poco e vivere molto, soprattut-to quando si è capaci di dare spazio ad altri piaceri e si trovasoddisfazione negli incontri fraterni, nel servizio, nel metterea frutto i propri carismi, nella musica e nell’arte, nel contattocon la natura, nella preghiera” (LS – 223).

    Come è stato ricordato sopra, questo stile di vita implicala capacità di vivere in comunione con tutte le creature, inmodo da giungere a quella che Francesco chiama “fraternitàuniversale”. Diretta conseguenza di questo atteggiamento dicura reciproca è l’impegno che viene richiesto a tutti noi dicostruire un mondo migliore realizzando il bene comune.Quindi, anche se “non tutti sono chiamati a lavorare in ma-niera diretta nella politica…in seno alla società fiorisce una in-numerevole varietà di associazioni che intervengono a favoredel bene comune, difendendo l’ambiente naturale e urbano”(LS – 232).

    I paragrafi che seguono sono ricchi di contenuti teologici espirituali. Papa Francesco ci presenta i sacramenti come unmomento nel quale “la natura viene assunta da Dio e trasfor-mata in mediazione della vita soprannaturale” (LS – 235). Lacelebrazione eucaristica infatti diventa un atto di risanamentodelle relazioni dell’essere umano con se stesso, con gli altri,con il mondo, con Dio. Le molteplici relazioni presenti nelcreato sono la manifestazione materiale della relazione som-ma, quella trinitaria. Qualora fossimo in grado di leggere lacreazione in chiave trinitaria saremmo certamente capaci dirispettare, di amare il creato, realizzando così la vera e com-pleta conversione che, tra le sue caratteristiche, ha anche “l’e-cologia integrale” che ci viene presentata in questa lettera en-ciclica di Francesco.

    La riflessione di Francesco continua, per così dire, in ma-niera escatologica, ricordandoci che siamo in viaggio verso “ilsabato dell’eternità”, quando finalmente potremo incontrarefaccia a faccia “l’infinita bellezza di Dio” (LS – 243), tenendoperò sempre ben presente che “nell’attesa ci uniamo per farcicarico di questa casa che ci è stata affidata, sapendo che ciòche di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo”(LS – 244).

    L’enciclica si conclude con due preghiere, una per tutti icredenti e la seconda per noi cristiani: sono due invocazioniaffinché “sappiamo assumere gli impegni verso il creato che ilVangelo di Gesù ci propone” (LS – 246). (23 –continua)

    erre emmeNote

    La citazione in grassetto è tratta dalla Laudato si’. Il numerotra parentesi indica il paragrafo.

    BUONGIORNO! SONO LA DIOCESI…

    Buona domenica, carissi-mi amici! Non perdiamo piùtempo in chiacchiere e comin-ciamo un “giro diocesano”per conoscere le varie attività,uffici, organismi che fannoparte della mia strutturapastorale. Nella domenica incui gli olgiatesi fanno memo-ria di san Gerardo, penso siabello iniziare con la Caritasdiocesana.

    A cura di Gabriella Roncoroni

    ABBONDARE NELLA CARITÀS. Abbondio: quarto vescovo e patrono

    Erano momenti difficiliper la Chiesa. La faticosaricerca della verità procedevatra immancabili divisioni easpri contrasti. Precisato ildogma trinitario, nei due con-cili di Nicea e diCostantinopoli, lungo il IVsecolo, si trattava ancora didefinire la figura di Gesù,vero uomo e vero Dio.

    A Efeso, nel III concilioecumenico, del 431, era statarespinta una prima interpreta-zione limitante: fare di Gesùun uomo in cui abita, come inu tempio, la divinità.

    Di contro, si era fatta stra-da, prepotente, un'altra lineadi pensiero, la quale, privile-giando l’importanza dell’ele-mento divino in Gesù, neoscurava l’umanità. Era ladottrina dei monofisiti: aveva-no dalla loro la gran partedegli orientali , restii per men-talità ad accettare una tropposeria compromissione di Diocon la limitatezza della carne.

    A questi contrasti teologicisi mischiavano, in modo fintroppo evidente, le vecchierivalità tra Alessandria,patriarcato di fondazione apo-stolica, e Costantinopoli, sedeassurta alla dignità patriarcalesolo perché capitaledell’Impero.

    Così la Chiesa, che dapoco aveva conquistato lapace con l’esterno, si trovavaora lacerata al suo interno,proprio in un momento in cuiil susseguirsi delle invasionibarbariche – prevalenti inOccidente, anche perché quidirottate da Bisanzio –approfondiva sempre più ilfossato tra una parte e l’altradell’Impero.

    Ecco allora l’interventodel papa Leone Magno. Unaproposta teologica lucida eprofonda, anche se lontanadalle sottigliezze orientali: ilTomus ad Flavianum letteraindirizzata al patriarca diCostantinopoli, Flaviano. Inessa era presentata una solidadottrina che affermava a untempo la piena divinità e l’in-tegra umanità di Gesù. Il testodi Leone doveva costituire labase di un’intesa dottrinale.Non si poteva rischiare diconvocare un concilio, senzaessere in qualche modo sicuriche se ne sarebbe usciti conun accordo.

    Sarebbe stata la rottura.La missione di Abbondio

    si inserisce proprio a questopunto, delicatissimo. Recarsia Costantinopoli per ottenerel’assenso del nuovo patriarcaAnatolio e dei vescovi orien-tali alla proposta di leone:ecco l’incarico che il papa gliaffidava. Con lui sarebbe par-tito un altro vescovo, Asteriodi Capua, e due preti, Basiliodi Napoli e Senatore diMilano. Ma a far da protago-nista è lui, Abbondio. È ilvescovo di Como infatti cheespone la dottrina di Leone aCostantinopoli; è lui che rice-ve, a missione compiuta, lecongratulazioni degli stessiorientali; è Abbondio infine,che, tornato in patria, ripropo-ne la stessa dottrina ai vescovidel Nord Italia, riuniti in sino-do a Milano.

    Come mai proprio lui?

    Si è pensato che Abbondiofosse di origine greca. Questasua provenienza poteva facil-mente spiegare la scelta diLeone. Il papa avrebbe sceltoAbbondio per gli evidentivantaggi che la conoscenzadella lingua greca e dellacomplessa mentalità orientaleassicuravano.

    Il fatto, invece, cheAbbondio era latino – così faintuire il suo nome; così con-ferma con certezza la presen-za, al suo fianco, di un inter-prete tramite il quale si rivol-ge agli orientali – rende anco-ra più significativa la suaopera e grande la sua figura.

    Cadendo, infatti, l’ipotesidella sua origine orientale, sideve pensare che papa Leoneabbia scelto Abbondio per lesue capacità, le sue conoscen-ze teologiche e la sua abilitànel trattare una questione cosìdelicata. La sua missione ebbepienamente successo.

    Si illumina anche di una lucepiù intensa lo spirito di comu-nione che, nonostante tutto, lachiesa antica. Ogni chiesa si sen-tiva responsabile delle altre, ognivescovo di tutte.

    Che ci fosse pertanto unadiscussione in Oriente era unfatto che interessava e coin-volgeva anche l’Occidente. Eun vescovo – come Abbondio– lasciava la sua comunitàche, nel nostro caso, era anco-ra ai primi passi, per la causacomune della grande chiesa.

    Uno spirito di aperturaveramente missionario. Tantoche la tradizione attribuirà, inseguito, a S. Abbondio altriviaggi: in Grecia, in Spagna,in Arabia. È una tradizionenon sostenibile ma dice beneche Abbondio fu visto propriocome uno spirito universale.

    Egli tornato dall’Oriente,lavorò molto nella sua Como.Non altrimenti si spiega lafama e la devozione di cui fucircondato, da allora sino adoggi. Addirittura gli fu attribui-to il miracolo della risurrezionedel giovane figlio di un perso-naggio locale. E a lui si riallac-cia, tradizionalmente, il defini-tivo superamento del paganesi-mo a Como. Quando si ha latensione missionaria la si espri-me ovunque, anche in casa.

    Una volata tanto non sisono fatti i conti sulla base deldare e dell’avere. Si è datogenerosamente, in prestitogratuito. Addirittura si è cedu-to un vescovo. Senza altrorendiconto che il bene impa-gabile dell’unità della chiesauniversale.

    Chissà se Abbondio, elettoa patrono, non ci aiuti a tenervivo un po’ di questo spiri-to… Dare senza troppi calco-li, dare per abbondanza diamore.

    Non è che un parzialecompenso all’abbondanza delpeccato così frequente in noi ,e dunque nella nostra chiesa.

    Del resto, si sa, dove èabbondato il peccato, èsovrabbondata la Grazia(Rom 5,20).

    Anche a far conti non c’èche dire: siamo sempre indebito!

    (Saverio Xeres – Passatofuturo della Chiesa di Como.

    5. Continua)

    La Caritas diocesana di Como è l'organismo pastorale dellaChiesa locale che promuove la testimonianza della carità nelleforme più adatte ai tempi e ai bisogni, per uno sviluppo integraledell'uomo, la giustizia sociale e la pace, con un’attenzione privi-legiata agli ultimi. Alla nostra Caritas diocesana sono stati affida-ti questi compiti:* approfondire le motivazioni teologiche del servizio della carità;* promuovere, attraverso l'animazione, questo servizio in forme

    concrete, promozionali e preventive del disagio, specie attra-verso lo strumento delle Caritas parrocchiali;

    * coordinare le iniziative e le opere caritative e assistenziali diispirazione cristiana;

    * realizzare studi e ricerche sui bisogni presenti e sulle lorocause;

    * promuovere il volontariato e la formazione degli operatori dellacarità e del personale dei servizi sociali e umanitari, anche pub-blici.

    La Caritas di Como nasce nel 1973. L’allora vescovo diComo, mons. Felice Bonomini dà incarico a don Plinio Bottinelli,sacerdote olgiatese, di procedere all’istituzione e all’organizza-zione della Caritas diocesana, facendo tesoro delle altre esperien-ze caritative che anche a livello comasco avevano tracciato unsolco importante, come i centri POA (Pontificia Opera diAssistenza), che avevano operato durante la guerra e l’immediatodopoguerra con ben 17 strutture sul territorio lariano e successi-vamente i centri ODA (Opera Diocesana di Assistenza).

    L’avvio della Caritas non fu semplice. Tutto è cominciato inun ufficio presso la Curia vescovile e le varie attività erano svoltea livello diocesano e centrale; non c’era alcuna organizzazione alivello locale, anche se cominciavano a nascere le prime Caritasparrocchiali. Gli impegni più significativi dei primi anni furonoquelli legati al terremoto del Friuli del 1976, all’alluvione aTresenda nel 1983 e la tragedia della Valtellina del 1987. Poi leprime accoglienze di stranieri, in particolare l’ospitalità di 170vietnamiti nelle strutture della Diocesi.

    Nel 1993 si sviluppa l’accompagnamento dei giovani, laScuola di volontariato da cui si matura l’esperienza dell’obiezio-ne di coscienza e del servizio civile e la scelta di aprire la Caritasall’accoglienza di giovani obiettori di coscienza (1985) che ametà degli anni novanta raggiungono oltre le 70 presenze inCaritas. Sono gli anni della nascita dei primi Centri di Ascolto.

    Nel 2001 nasce la Fondazione Caritas Solidarietà e ServizioOnlus, che provvede su tutto il territorio della Diocesi a sosteneredal punto di vista giuridico, amministrativo e gestionale le attivitàdei Centri di Ascolto, dei locali di accoglienza, delle case perl’accoglienza di persone con disagio o in difficoltà, delle variecooperative che in questi anni si sono costituite.

    In tutti questi anni la Caritas ha tenuto desto in diocesi l’atten-zione al disagio e ai più bisognosi; è stata ed è punto di riferi-mento dove l’emergenza a causa di terremoti, disastri naturali,guerre, persecuzioni e povertà chiede solidarietà immediata econdivisione di mezzi, denaro, strumenti e presenze di personecapaci di portare speranza, competenza e consolazione; è inprima linea nell’accoglienza dei migranti e nell’accompagnare illoro percorso, non sempre facile, nei nostri paesi e comunità.

    Attualmente il direttore è il diacono BERNASCONI ROBER-TO; la sede si trova presso il Centro Pastorale Card. Ferrari in viaCesare Battisti, 8 a Como. Sito: www.caritascomo.it

    SOSTIENI IL TUO ORATORIOISCRIVITI all’Associazione

    …per valorizzare il ruolo e l'esperienza dei laici

    all'interno della comunità cristiana

    Le iscrizioni sono aperte tutti i giornidalle ore 15,30 alle 18,00 (escluso ilmercoledì), la domenica anche dalle

    10,30 alle 12,00, presso il bar dell’oratorio

  • 4 Vita Olgiatese29 Gennaio 2017

    Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta

    domenica del mese

    Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.

    Con approvazione ecclesiastica.

    Direttore responsabile:Vittore De Carli

    Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Paolo Donegani, Rolando Moschioni,Gabriella Roncoroni, Chiara Spinelli.

    Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.

    Abbonamento annuale:ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: € 50.00Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.

    Redazione e impaginazione:Casa ParrocchialeVia Vittorio Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944 [email protected]

    sot to i l campanile del f ico€ 391.

    Restauro organo

    NN € 200.

    Note di bontà

    NN € 167,80 – NN € 50 –Pane di S. Antonio € 95 –Progetto "Mettici il cuore"€ 280.

    Dai registriparrocchiali

    MortiPozzi Gianpiero di anni 66– via Cattaneo, 32Ferrario Luigi di anni 81 –via Brusa, 20 – CanzoBaietti Luigi di anni 85 –via Tarchini, 62Bianchi Pierangela di anni83 – via De Amicis, 2

    Per i bisogni della Chiesa

    Offerta € 25 – Offerta assi-stenza a moribondo € 20 –Funerale di PalumboSalvatrice € 100 – Funeraledi Gaudioso Addolorata€ 100 – NN per fiori chiesa€ 270 – Per uso teatro € 200– Per uso saletta € 30 – NN€ 40 – Funerale di PozziGianpiero € 100 – Funeraledi Baietti Luigi € 200.

    Chiesa di Somaino

    Offerta per la chiesa € 14 -Offerte per l'Oratorio (per usosalone) € 40 + € 30.

    Chiesa di San Gerardo

    Offerta per esposiz. Reliquia€ 20 + € 20 – S. Messa Alpini

    Con l’inizio del nuovoanno è iniziato anche unnuovo ciclo di incontri perla formazione degli anima-tori ed educatori del no-stro oratorio e di quellidelle parrocchie limitrofe.È fortemente incoraggiantel’interesse crescente versoquesta iniziativa, che pro-pone come scopo la for-mazione degli adolescentiaffinchè maturino le moti-vazioni e le competenzeche stanno alla base delmettersi in una logica diservizio in oratorio. Sap-piamo infatti tutti quantosia importante il compito aloro affidato: quello dellapreparazione di attività ri-creative e non solo per ipiù piccoli, in un’ottica dieducazione cristiana. Grap-pa – lo ricordiamo – è l’a-cronimo di Gruppo Ragaz-zi Adolescenti Pronti PerAnimare, e richiama ciòche sta dietro, alle scelteed al lavoro paziente cherichiede la produzione diuna grappa di qualità, diquelle preziose, che con-servi e bevi nelle occasionispeciali. È interessante ri-flettere sul parallelo che viè tra il significato etimolo-gico della parola educare,derivante dal verbo latino“educere”, ossia “tirarefuori”, e la preparazionedi grappe di elevata qua-lità, la cui procedura pre-vede che si separino, che siestraggano, i vinaccioli (isemi dell’uva) dal frutto.Così infatti nasce un veroanimatore: non da un’im-provvisazione, ma da uncammino condiviso di cre-scita verso la consapevo-lezza di cosa vuol dire es-sere un educatore per i piùpiccoli in un contesto ora-toriale. Più concretamenteil corso si svolge nell’arcodi tre serate in cui i ragaz-zi, divisi su due livelli, unobase e uno avanzato, infunzione dell’età, speri-mentano le attività che so-

    GRAPPA edizione 2017GRAPPA edizione 2017

    no chiamati a svolgere nelloro servizio di animatoricon laboratori di simula-zione, che l’esperienza haconfermato essere un mez-zo educativo molto più ef-ficace che degli incontripuramente teorici.

    Il primo livello, dedica-to ai ragazzi di prima e diseconda superiore ed a tut-ti coloro i quali sono allaprima esperienza di anima-zione in oratorio, è pensa-to per fornire le conoscen-ze di base che servono adun animatore per saperecome muoversi all’internodell’oratorio. Ai ragazzi diterza e quarta superiore èdedicato invece il secondolivello, pensato per forniredelle conoscenze più ap-profondite per dare ai ra-gazzi la capacità di saperpreparare e gestire i diversimomenti ed eventi orga-nizzati in oratorio.

    Lo scorso sabato 21gennaio si è svolto il pri-mo incontro di quest’an-no, che ha visto impegnatinei percorsi di formazionecirca 140 ragazzi e ragazzeprovenienti dalla nostraparrocchia e da quelle limi-trofre, guidati dal gruppoeducatori della nostra par-rocchia. Numeri questi cheincoraggiano e sottolinea-no l’impegno e l’interessemessi da tanti giovani, chesi concretizzano in questaquarta edizione del Grap-pa. Temi della serata sonostati l’organizzazione deigiochi quale attività educa-tiva per i ragazzi più gio-vani, e l’organizzazione diuna gita per i ragazzi piùgrandi, attività comuni nel

    contesto di servizio dell’a-nimatore d’oratorio, e tan-to più da non dare perscontate.

    La prossima serata, laseconda, si svolgerà sabato18 febbraio, con i temi deiballi di gruppo per i ragaz-zi più giovani e della pre-ghiera per quelli più gran-di, che spesso passa in se-condo piano e che invecedeve essere valorizzata.

    Ogni serata comprendeanche il momento della ce-na, che come abbiamo

    Guardiamo avantiGuardiamo avantiPrima tappa del discepolato ha visto le nostre famiglie

    del gruppo Cafarnao (3° anno) alle prese con un consegnaspeciale: La preghiera del Signore, il Padre Nostro.

    Passo importante che ha nell’itinerario generale la risco-perta del proprio Battesimo in vista del completamentodell’Iniziazione Cristiana.

    Anche il gruppo Nazaret (2° anno) lo scorso 15 gennaioha ricevuto la prima grande consegna: Il Vangelo.

    Questi momenti all’inizio dell’anno pastorale/catechisticoci fanno riflettere molto sulla valenza del progetto che laComunità ha proposto. Noi catechisti con i pastori ci credia-mo molto, ma abbiamo notato che è ancora difficile da partedelle famiglie cambiare la visuale dell’itinerario. Questaosservazione è dovuta dalla costatazione della scarsa parteci-pazione (per alcuni gruppi) alle consegne e ai momenti for-mativi proposti. Non abbiamo ancora avuto la presenzapiena in nessun gruppo! Nonostante tutto non ci scoraggia-mo, ma proseguiamo nel cammino, convinti che per chi ade-risce pienamente non può che esser felice.

    Prossimi appuntamenti IC

    Domenica 12 febbraioDomenica insieme per i gruppi Betlemme (1° anno) -

    Emmaus (5°anno)

    avuto modo di constatareancora una volta, è unmomento di grande socia-lità e condivisione. Adogni serata del corso segueanche l’apertura del bardell’oratorio, per dare lapossibilità di continuare laserata insieme. Questi duemomenti, quello della ce-na, e l’apertura serale delbar, contribuiscono allaformazione anche con unsano “far nulla”, che aiutaa socializzare e stringere le-gami più forti, oltre chedare la possibilità di scam-biare opinioni.

    Molti sono stati infatti icomplimenti raccolti dairagazzi stessi già durante laserata, il che ci incoraggiaa continuare con impegnoquesta proposta, sperandoche sia seme fecondo permigliorare le realtà dellenostre parrocchie, coinvol-gendo sempre più personemotivate dallo spirito diservizio evangelico.

    Riccardo G.

    INSIEME SI PUÒ FARE!La nostra Caritas Parrocchiale in collaborazione con

    la Cooperativa Sociale “SI PUO' FARE”è lieta di offrire NUOVE OPPORTUNITÀ

    per persone e cose.Infatti da questo mese di gennaio 2017 stiamo dandovita al

    “RIUSO SOLIDALE”La sfida di questa nuova attività è quella di crearevalore proprio laddove la nostra società consideraqualcosa rifiuto o scarto; inoltre, l'altro nostro intentoè quello di offrire opportunità di inserimento lavorati-vo a persone con svantaggi, sia quelli previsti dallalegge sia quelli intercettati in collaborazione con iservizi sociali comunali.

    Per raggiungere queste finalità:* accettiamo, su donazione, beni

    usati in buono stato;* offriamo servizi di sgombero,

    imbiancature, manutenzioni, apagamento e previo preventivo.

    Dove ci trovate:

    esposizione di beni usati inbuono stato(arredi, elettrodomestici, ecc.)IN VIA PARINI, 11 A OLGIATECOMASCO.Martedì 9.00 – 12.00Sabato 14.00 – 18.00

    per sgomberi, imbiancature emanutenzionichiamareil 389 3106648 (anche WhatsApp)nei seguenti giorni:Lunedì 9.30 – 11.00Mercoledì 17.00 – 19.00Venerdì 9.30 – 11.00