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PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE Facoltà di Diritto Canonico VI corso di aggiornamento in diritto matrimoniale e processuale canonico C A S I P R A T I C I Roma, 19-23 settembre 2016

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PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE

Facoltà di Diritto Canonico

VI corso di aggiornamento in diritto matrimoniale

e processuale canonico

C A S I P R A T I C I

Roma, 19-23 settembre 2016

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Sommario

CASI PRATICI SULL’AMMISSIONE AL PROCESSO BREVE ............................................................. 5

PROF. PAOLO BIANCHI Caso A ........................................................................................................................................................ 6 Caso B ...................................................................................................................................................... 21

CASO PRATICO: ISTRUZIONE E DECISIONE NEL “PROCESSUS BREVIOR” ............................ 28 MONS. FELIPE HEREDIA

CASO PRATICO SULL’APPELLO NELLE CAUSE MATRIMONIALI .............................................. 32 PROF.SSA. CARMEN PEÑA

CASO PRATICO SU FEDE E CONSENSO MATRIMONIALE ............................................................. 34 PROF. GIACOMO BERTOLINI

CASO PRATICO SUL BONUM CONIUGUM ............................................................................................ 46 PROF. HÉCTOR FRANCESCHI

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CASI PRATICI SULL’AMMISSIONE AL PROCESSO BREVE Prof. Paolo Bianchi

Scheda di presentazione dei casi proposti

1. Due premesse: - entrambi i casi concernono difetti del consenso, uno volontario e uno involontario. Un punto su cui discutere in termini generali (ossia previamente al merito dei due singoli casi) potrebbe prendere spunto dal fatto che (parte del)la dottrina si dichiara piuttosto prudente nell’applicazione del processus brevior ai difetti di consenso, dati gli aspetti vari e complessi che il loro accertamento comporta. - dei due presentati, un caso sfocia nella ammissione al processus brevior, il secondo nella sua negazione. La scelta di rappresentare entrambe le possibilità appare utile dal punto di vista didattico. 2. Quanto al caso deciso con la negazione del processo breve È un caso di difetto volontario del consenso: ossia l’esclusione della fedeltà. Gli aspetti peculiari del caso che potrebbero essere oggetto di discussione sono i seguenti: - ci sono ben due libelli, uno a firma dell’uomo e uno della donna. Al di là di ogni considerazione puramente formalistica, si potrebbe discutere se la cosa è da intendersi come una domanda congiunta o condivisa ai sensi del can. 1683, 1° MIDI. - i due libelli e gli allegati sembrano mettere in discussione non solo il processo breve, ma lo stesso fondamento della causa. Un primo oggetto di discussione potrebbe dunque essere se si condivide la lettura fatta in merito dal Vicario giudiziale circa la mancanza del fumus boni iuris e l’ammissione del libello per l’ipotesi residuale di cui al can. 1505 § 2, 4° e all’art. 121 § 1, 4° DC. Un secondo punto da discutere è se un caso così proposto al tribunale non tradisca la possibile tentazione di ritenere che basti l’accordo delle parti per accedere al processo breve, dimenticando la seconda condizione legittimante: quella di cui al can. 1683, 2° MIDI, che sembra in realtà quella più rispondente alla ratio di questo istituto, ossia la evidenza della nullità. - la risposta del tribunale appare per così dire almeno praeter legem. Infatti salta il passaggio del can. 1676 § 1 MIDI e passa subito alla scelta della forma processuale (can. 1676 § 2 MIDI), costituendo il Collegio e dando senz’altro impulso alla causa secondo il processo ordinario. Occorrerà confrontarsi se si condivide una decisione del genere, per quanto da applicarsi piuttosto eccezionalmente, ossia in un caso di ritenuta manifesta insussistenza dei presupposti per il processus brevior. - nel decreto si lascia chiaramente intendere alle parti la problematicità di un eventuale ricorso in merito alla decisione del Vicario giudiziale. Oggetto di discussione è cosa si pensi in merito: se e quale tipo di ricorso si ritenga cioè possibile. 3. Quanto al caso deciso con la ammissione al processo breve È un caso di difetto involontario del consenso: ossia basato sul can. 1095, 2° a carico di entrambi i coniugi e 1095, 3° a carico dell’uomo. Gli aspetti peculiari del caso che potrebbero essere oggetto di discussione sono i seguenti: - c’è molta documentazione allegata al libello, anche clinica e dei servizi sociali. Si ritiene che tale documentazione sia utile e pertinente?

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Si condivide l’ammissione al processo breve di un caso così complesso e per un matrimonio celebrato molti anni prima? - fra i documenti allegati vi sono dichiarazioni di persone che saranno sentite come testimoni, mentre l’avvocato presenta per loro anche delle domande specifiche sulle quali essere interrogate. Un punto da discutere è se si ritenga coerente alla normativa (e/o comunque opportuno) allegare al libello delle relazioni di futuri testi; oppure se si ritiene più corretto indicare con chiarezza le domande specifiche da porre loro, lasciando che i testi si esprimano soltanto nell’istruttoria. - uno dei due assessori è un perito del tribunale. Tale nomina è stata effettuata per dare al Vescovo un consiglio anche clinico, vista la natura del caso che il Vescovo dovrà decidere. L’applicazione analogica di quanto previsto per le qualifiche professionali degli assessori del giudice al can. 1673 § 4 MIDI agli assessori del Vescovo nel processo breve (cf cann. 1685 e 1687 § 1 MIDI) può essere condivisa? - la nomina di un perito del tribunale come assessore farà sì, di fatto, che il suo parere al Vescovo sarà una sorta di perizia sugli atti. Si ritiene utile o lecita una prassi del genere? Oppure: necessitando il caso di una lettura clinica, si ritiene più coerente la sua ammissione al processo ordinario, con la conseguente effettuazione di una perizia d’ufficio (cf can. 1678 § 3)?

Caso A - Il capo è il can. 1095. - C’è molta documentazione allegata al libello. - Anche dichiarazioni di persone che saranno sentite come testimoni (aspetto da discutere). - Altro aspetto da discutere è che uno dei due Assessori è un perito del tribunale. Ciò per dare al Vescovo un consiglio anche clinico.

Il caso Al Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo Piazza Fontana, 2 20122 Milano Io sottoscritta Chiara Roberta Celli, nata a Napoli il 3 dicembre 1964, domiciliata a Rho (MI) in Via Cormons, 16, chiedo a codesto reverendissimo Tribunale di dichiarare la nullità del matrimonio che ho celebrato il 23 aprile 1988 nella parrocchia di San Filippo Neri a Milano, con Riccardo Vuocolo, nato a Palermo il 27 novembre 1965, domiciliato a Rho (MI) in Via Cormons, 23, per il grave difetto di discrezione di giudizio circa i diritti e doveri essenziali del matrimonio da parte mia e/o da parte sua e/o per l’incapacità di assumere gli impegni essenziali del matrimonio da parte sua. Ho conosciuto Riccardo all’età di ventun anni circa, perché abitavamo nello stesso quartiere a Milano e avevamo dei conoscenti comuni. In quel periodo io vivevo praticamente da sola, perché miei genitori si erano trasferiti in Trentino, dopo che a mia madre era stato diagnosticato un tumore. Avevo un carattere piuttosto timido, sensibile, facilmente influenzabile. Da poco tempo si era interrotta la mia relazione sentimentale con un ragazzo di nome Massimo, e mi sentivo molto sola. Avevo ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma avevo poi avevo abbandonato la pratica religiosa, anche perché i miei genitori non la ritenevano una cosa importante. Anzi, mia madre faceva ricorso a cartomanti e sedicenti veggenti e sin da quando ero bambina qualche

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volta portava anche me da queste persone. Anche Riccardo aveva interesse per l’esoterismo e i tarocchi, e spesso parlava dell’influenza degli spiriti diabolici sulla nostra vita. Un giorno ci trovammo a casa di una comune amica, alla quale Riccardo leggeva le carte. Io gli parlai del mio ex-fidanzato, di cui avevo con me una lettera; avendo visto come aveva interpretato i tarocchi per i miei amici, gli mostrai quella lettera, perché, esaminandone la scrittura, mi dicesse se potevo sperare di riprendere la relazione con Massimo. Riccardo mi disse chiaramente di mettere da parte questa speranza, ed io rimasi impressionata dalla sicurezza con cui si esprimeva circa le questioni che gli venivano poste. Da allora cominciammo a frequentarci. Diversamente da me, Riccardo frequentava l’oratorio e la parrocchia. Cantava nel coro alla Messa domenicale e, su suo invito, ripresi anche io a frequentare la Messa. Riccardo aveva un carattere molto estroverso ed esercitava un forte ascendente su di me, riuscendo spesso a coinvolgermi nelle sue iniziative. Mi confidò di aver sofferto molto da bambino per aver subito degli abusi sessuali nell’ambito della propria famiglia e questo mi induceva a giustificare sia i suoi comportamenti ambigui e trasgressivi rispetto alla dimensione della sessualità, sia il fatto che cercasse sempre di imporsi sugli altri. Tra noi si stabilì un rapporto di forte attaccamento, in cui Riccardo era la parte dominante. Il mio affetto verso di lui era misto ad un senso di paura, e per questo io non riuscivo a prendere le distanze da lui, nonostante vi fossero dei chiari segnali del fatto che il nostro non era un rapporto equilibrato. In questo contesto prendemmo la decisione di sposarci. Il nostro parroco, che da tempo conosceva Riccardo e aveva avuto modo di conoscere un poco anche me, non nascose di essere preoccupato per questa nostra decisione e cercò di dissuaderci, ma non ci riuscì. Poco tempo dopo il nostro matrimonio rimasi incinta e il 19 gennaio 1989 nacque nostra figlia Marinella. Avemmo poi una seconda figlia, Samantah, nata il 2 giugno 1992. La nostra vita coniugale è stata sin dall’inizio caratterizzata da gravi difficoltà. Progressivamente è emerso in modo sempre più chiaro il bisogno di Riccardo di vivere relazioni omosessuali. Questo ci ha condotto alla decisione di separarci e in seguito di divorziare. Data la complessità della situazione che abbiamo vissuto, soprattutto per aiutare le nostre figlie, siamo anche stati accompagnati dai Servizi Sociali. In questi ultimi anni Riccardo ha anche manifestato l’esigenza di presentarsi con una identità femminile: ha cominciato a farsi chiamare Vanessa e ha intrapreso un percorso che gli ha permesso di sottoporsi, recentemente, all’intervento chirurgico per la riassegnazione del sesso. Ora sottopongo la nostra vicenda all’autorità ecclesiale, perché ritengo che all’epoca delle nozze sia da parte mia, sia da parte di Riccardo mancassero i presupposti per poter stabilire un valido legame matrimoniale.

Firma della part attrice Io sottoscritto Riccardo Vuocolo avendo preso visione di quanto sopra narrato e richiesto da Chiara riguardo alla nostra vicenda coniugale, dichiaro che concordo con la sua ricostruzione dei fatti e con la sua richiesta di dichiarare nullo il nostro matrimonio, per i motivi da lei indicati. Dichiaro che sono in procinto di ottenere il rilascio di una nuova carta di identità a nome Vanessa e allego copia di quella che il 17 gennaio 2011 mi è stata rilasciata a nome Riccardo.

Firma della parte convenuta

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Allegati al libello 1. Dichiarazione della parte convenuta e copia di suo documento di identità Ha conosciuto l’attrice nel 1986. Ha sempre praticato sia l’occultismo (per esempio cartomanzia) e relazioni omosessuali, pur essendo inserito in ambiente parrocchiale. Si sposò per occultare la condizione omosessuale, che non aveva ancora accettato, anche se l’ammise davanti a Chiara e inscenò un tentativo di suicidio con del Tavor, cosa poi ripetuta davanti alla stessa Chiara e al fidanzato Massimo. Lasciatisi questi, si mise con Chiara, che era convinta delle sue qualità medianiche (nelle quali lui stesso credeva), attuando anche riti di guarigione su terze persone. Molti, Chiara compresa, temevano le sue asserite capacità preternaturali. Essendo sempre stato omosessuale, la fedeltà per lui non aveva valore. 2. Atto di matrimonio religioso [omissis] 3. Estratto per sunto dell’atto di matrimonio [prova la trascrizione agli effetti civili del matrimonio canonico: omissis] 4. Elenco dei testimoni e punti per gli interrogatori dei testimoni [vedi infra elenco dei testi e domande per loro] 5. Dichiarazione della teste Rosy Collio, con copia del documento di identità Già cognata di Chiara (moglie di un fratello), che conosce dai suoi cinque anni di età. Attesta la pratica inesistenza dei genitori di lei, soprattutto la mamma, dedita al gioco delle carte e alla frequentazione di maghi e cartomanti, credendo ciecamente nella possessione diabolica di parenti e conoscenti: i suoi racconti in merito terrorizzavano Chiara. Riccardo era un uomo pieno di perversioni che ha plagiato la ragazza, approfittando anche del fatto che la mamma di lei fosse appena morta. 6. Dichiarazione della teste Cecilia Marcandalli, con copia del documento di identità Conosce Chiara dal 1987, come collega e amica. Riccardo era una persona arrogante e presuntuosa: vantava pretese competenze psicologiche e parapsicologiche, spaventando le persone circa i suoi rapporti con il diavolo. Diceva di averlo inviato nel gatto di due persone che non credevano nei suoi poteri, spaventandole molto; oppure mostrava macchie nella sua camera come prove della presenza del diavolo. Uno volta sposato era sempre irrequieto con le figlie e sa di percosse ai danni di Chiara, anche incinta della seconda figlia; così come di proposte a lei di partecipare a rapporti sessuali con terze persone. Tali atteggiamenti continuarono anche dopo la separazione. Ricorda scenate di lui sul posto di lavoro di lei e, a un certo punto, anche la proclamazione orgogliosa della propria omosessualità. 7. Dichiarazione del teste Massimo Lunetti, con copia del documento di identità È l’ex fidanzato di Chiara, che ricorda con rimpianto come ragazza dolce e fragile.

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Nella vita di lei prese poi piede Riccardo, persona manipolatrice e che sfruttò le insicurezze e le parure di lei, simulando poteri occulti, dedizione allo spiritismo, stati di trance o finte crisi epilettiche. Disgustato da tale personaggio lasciò la compagnia e anche Chiara che divenne preda totale di lui. 8. Dichiarazione del teste Basilio Bontempi, con copia del documento di identità Dirigeva una comunità di accoglienza cui furono affidate le figlie delle parti. Attesta atteggiamenti aggressivi di Riccardo con accuse pretestuose di pedofilia allo stesso direttore della comunità. Episodi però relativi al 2004. 9. Verbale di udienza e omologa della separazione civile In data 4 / 19 maggio 1995 il tribunale civile omologa la separazione delle parti. 10. Conclusioni diagnostiche generali (23 marzo 1988) Il medico di un Consultorio non rileva, dopo una visita, controindicazioni fisiche, psichiche e genetiche al matrimonio. 11. Fotocopia del libretto di lavoro del convenuto con note circa le attività svolte nel periodo tra il 22 ottobre 1987 e il 20 settembre 1993 Sette cambi di lavoro con periodi di disoccupazione per un totale di diciotto mesi 12. Certificato della dott.ssa Marletta (28 febbraio 1994) Riccardo soffre di grave depressione e non è in grado di seguire la seconda figlia, di diciotto mesi 13. Dichiarazione della dott.ssa Gianna Lovati (9 marzo 1994) La neuropsichiatra infantile afferma che la seconda figlia deve andare al nido perché la famiglia non può offrire un ambiente propizio 14. Provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Milano (21 dicembre 1994) Le figlie presentano ecchimosi sospette e atteggiamenti problematici: vengono affidate al Comune di Milano. 15. Relazione dell’équipe del Nido della Carità (21 novembre 1995) Accoglie madre e figlie dopo il provvedimento sub 14. Lei è depressa e fragile, ma con delle risorse, attratta però dalla personalità trasgressiva e istrionica di lui, che è però un padre inaffidabile e irresponsabile. Lei si sposò consapevole della omosessualità di lui, che sarebbe dovuta alle violenze da parte di uno zio paterno; ciò produsse una incerta identità sessuale di lui, scatenatasi a seguito della frequentazione di ambienti gay soprattutto dopo la nascita della prima figlia. Riccardo vive i diversi interventi dei servizi sociali in chiave strumentale e vittimistica, per ottenere il riavvicinamento di moglie e figlie; minaccia il suicidio e rivolge accuse e aggressività verso i servizi medesimi. 16. Relazione dell’équipe del Centro di supporto alla famiglia (18 settembre 1995) La relazione è al tribunale per i minorenni. Lei tende alla depressione e alla rassegnazione, ma ha fatto un lavoro positivo di reazione.

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Per lui si confermano la violenza subita da bambino in ambito familiare, incertezza sulla identità sessuale, rapporti omosessuali degradati (si prostituisce), sintomi isterici e due tentativi di suicidio. Ha sempre soggiogato la donna con la sua personalità istrionica e la pretesa di poteri paranormali. Lui è anche intelligente, ma ha un atteggiamento autodistruttivo. Emergono anche condotte bulimiche con vomito autoindotto e uso di prodotti anoressizzanti. Solo un grosso coinvolgimento nella terapia potrà renderlo genitore idoneo. Non sono provate a carico di alcuno dei due violenze sulle figlie: i lividi restano sospetti quanto alla loro origine. Se fossero su un’isola deserta, ciascuno da solo con le figlie, forse le cose potrebbero andare: ma è la loro relazione che è distruttiva per le bambine. 17. Esposto della attrice alla Polizia (25 novembre 1995) Successivo alla separazione legale. Chiara lamenta che Riccardo non paga quanto deve per le figlie, che la minaccia di morte o di suicidarsi, che la molesta al telefono e di persona anche con epiteti volgari. 18. Relazione dell’équipe del Centro di supporto alla famiglia (9 maggio 1996) Diretta al giudice del tribunale per i minorenni. Chiara sta iniziando una nuova relazione e Riccardo alterna in merito suppliche e minacce. I due interessati tendono a farsi dispetti attraverso le figlie. Viene segnalata anche una discussione fra Chiara e Riccardo, con gesti maneschi di entrambi. 19. Relazione dell’équipe del Centro di supporto alla famiglia (20 maggio 1996) Diretta al giudice del tribunale per i minorenni. Situazione emotiva molto alterna di Riccardo, che nel frattempo lavora in un call center “leggendo le carte”. Manifesta idee suicidarie e sviene addosso al terapeuta… a quanto pare però riprendendosi subito. Si è anche reso protagonista di minacce nei confronti di un corteggiatore della moglie, ormai separata. Da parte sua, si dispone a vivere “con maggiore serenità la propria componente omosessuale”. Si segnalano atteggiamenti provocatori verso la moglie e il terapeuta e nuovi cambi di lavoro di breve durata. 20. Relazione dell’équipe del Centro di supporto alla famiglia (11 febbraio 1998) Si tratta di due documenti identici, nella parte introduttiva, nella parte relativa al lavoro svolto con entrambi i genitori, ma distinti nella parte in cui riguardano il lavoro svolto con ciascuno di essi. Sempre diretti al giudice del tribunale per i minorenni. Nuovi problemi lavorativi di Riccardo, discussioni con i genitori, aggressività verso Chiara e il nuovo compagno, rifiuto di vedere le figlie. Sostiene che gli resta solo il suicidio. Molto aggressivo e ambivalente anche verso gli operatori del Centro. Si affaccia la diagnosi di sindrome borderline. Continua nel suo comportamento omosessuale, anche se c’è una pausa in tale attività su consiglio di un non precisato direttore spirituale. Si alternano stati di umore opposti, sempre con la verbalizzazione del tema del suicidio. Presenta incertezze sulla sua identità: prima si dice bisessuale, poi omosessuale, condizione che ammette presente già all’epoca delle nozze, accusando la moglie di averla “aggravata” con la propria scarsa disponibilità sessuale. Anche verso il proprio futuro è incerto e velleitario: addirittura non esclude di entrare in una comunità monastica. Subito dopo emerge che Riccardo ha iniziato una relazione con un uomo e si

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trova in una situazione di esaltazione: lo ha già presentato alla moglie, alle figlie e persino al direttore spirituale. Quanto a Chiara, segnala la fatica di rapportarsi con Riccardo, del quale sottolinea l’inaffidabilità e i momenti di aggressività. Un loro temporaneo riavvicinamento è dovuto al fatto che hanno dovuto affrontare il problema delle molestie sessuali subite da una delle figlie ad opera di un anziano parente. 21. Atto di citazione per riassegnazione chirurgica del sesso (30 novembre 2012) Secondo le leggi vigenti in Italia, moglie e figlie (ormai maggiorenni) devono essere citate nel procedimento volto all’autorizzazione della operazione di cosiddetta riassegnazione chirurgica del sesso. Nell’atto si dice che nel 2009 a Riccardo è stato diagnosticato da uno psichiatra un disturbo della identità di genere. 22. Lettera di dimissione Azienda Ospedaliero Universitaria “Ospedali Riuniti di Frosinone - Facoltà di Medicina e chirurgia” (29 settembre 2015) Attesta l’avvenuta operazione. La diagnosi è quella di disturbo della identità di genere in senso andro-ginoide (DIG). Nell’anamnesi, risulta che nel 2004 Riccardo si è sottoposto a un by-pass gastrico, nel 2006 a una addominoplastica e nel 2013 a una mastoplastica additiva. 23. Atto di citazione per rettificazione di attribuzione di sesso (2 dicembre 2015) Subita l’operazione, la legge italiana prevede che moglie e figlie siano citate nel procedimento di attribuzione a Riccardo di un nome femminile. 24. Cartella clinica integrale relativa alla operazione di cui all’allegato 22 (15-25 settembre 2015) Rispetto al foglio di dimissione, si usano anche le diagnosi di disforia di genere e di disturbo di identità di genere senza ulteriori specificazioni, se non che si aggiunge che l’intervento è per la trasformazione in senso andro-ginoide. Oltre agli interventi annotati nel foglio di dimissione (allegato 22) risultano terapie ormonali e (in data non precisata) liposuzione alle ginocchia e lifting interno delle cosce. Nelle generalità, Riccardo si dichiara di religione buddista.

Causa n.m. Celli - Vuocolo

ELENCO DEI TESTIMONI Rosy Collio cognata dell’attrice nata il 02/03/1950 a […] residente in […] contatto telefonico: […] Massimo Lunetti amico dell’attrice nato il 16/06/1964 a […] residente in […] contatto telefonico: […] e-mail […]

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Cecilia Marcandalli amica dell’attrice nata il 23 Agosto 1996 a […] residente in […] contatti telefonici: […] e-mail: […] Basilio Bontempi coordinatore della comunità “S. Marta” nato il 21/09/1948 a […] residente in […] contatto telefonico: […] e-mail: […] Don Mario Colonna parroco della parrocchia di S. Filippo Neri nato il 07/10/1940 a […] residente in […] contatto telefonico: […] e-mail: […]

Causa n.m. Celli - Vuocolo PUNTI PER L’INTERROGATORIO DELLA PARTE ATTRICE

1. Generalità. Giuramento.

2. Ha presente il libello con cui ha introdotto la presente causa? Ne conferma i contenuti, sotto giuramento?

3. Come era composta la Sua famiglia di origine? Quale è stato il suo percorso di studi e lavorativo? Che tipo di educazione ha ricevuto in famiglia? C’era qualche fatto nella vicenda della sua famiglia che l’aveva particolarmente turbata? Come descriverebbe il rapporto che aveva con i Suoi familiari all’epoca della conoscenza con Riccardo?

4. Quanto era durata la Sua relazione con il precedente fidanzato di nome Massimo? Per quali ragioni si era interrotta?

5. Come era composta la famiglia di origine di Riccardo? Quale è stato il suo percorso di studi e lavorativo? Come descriverebbe il suo rapporto con i suoi familiari all’epoca della vostra conoscenza? Che cosa Le confidò circa gli abusi sessuali subiti quando era bambino nell’ambito familiare? Qualche persona adulta aveva difeso o aiutato Riccardo a elaborare questa esperienza? Durante la vostra frequentazione prima del matrimonio, ebbe modo di rendersi conto che Riccardo aveva un orientamento omosessuale o comunque problemi rispetto alla identificazione sessuale? In che senso aveva comportamenti “ambigui” e “trasgressivi” rispetto alla dimensione della sessualità (cfr. libello)? Ha presente lo scritto datato 28 gennaio 2015 allegato al libello che reca in calce la firma “Riccardo Vuocolo”? In quali circostanze Riccardo lo ha preparato? I fatti ivi narrati corrispondono a verità?

6. Come descriverebbe il vostro rapporto durante il fidanzamento? Perché il Suo affetto verso di lui “era misto ad un senso di paura”? Con la consapevolezza di oggi, quali erano i “chiari segni” del fatto che il vostro rapporto non fosse equilibrato?

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7. Quando prendeste la decisione di sposarvi? Come reagirono i vostri familiari? Il parroco Le spiegò per quali ragioni sconsigliava il matrimonio? Vi inviò ad un Consultorio? Come si svolse il percorso presso il Consultorio? Vi furono più incontri tra voi e qualche medico/operatore del Consultorio? Ci furono altre persone che sconsigliarono il matrimonio?

8. Come si è svolta la preparazione pratica del matrimonio? Che progetti avevate riguardo al luogo dove abitare, al lavoro, e in generale circa la impostazione della vostra futura vita insieme?

9. Come si è svolta la preparazione religiosa del matrimonio? Vi siete confrontati sugli impegni che il matrimonio avrebbe comportato? Lei si sentiva disposta a condividere con Riccardo la quotidianità, le scelte importanti della vita, l’intimità in modo fedele ed esclusivo? Si è chiesta se Riccardo era affidabile riguardo all’impegno di fedeltà e sulle sue capacità di accudire ed educare gli eventuali vostri figli?

10. Quando cominciarono i problemi nella vita coniugale? Che tipo di difficoltà vi erano?

11. La nascita di Marinella e quella di Samantah furono desiderate da entrambi? 12. Lei attribuisce a se stessa delle gravi mancanze rispetto agli impegni del matrimonio? Da parte

di Riccardo vi furono gravi mancanze? 13. Come siete giunti alla decisione di separarvi?

14. Dopo la separazione come vi siete presi cura delle figlie?

Causa n.m. Celli - Vuocolo PUNTI PER L’INTERROGATORIO DELLA PARTE CONVENUTA

1. Generalità. Giuramento.

2. Ha presente il libello con cui Chiara ha introdotto la presente causa? Ha osservazioni in merito? E’ Sua la firma posta in fondo alla prima pagina del libello e alla dichiarazione che si trova alla fine della seconda pagina? Ha presente lo scritto datato 28 gennaio 2015 allegato al libello che reca in calce la firma “Riccardo Vuocolo”? I fatti ivi narrati corrispondono a verità? Riconosce l’atto di citazione per riassegnazione chirurgica del sesso allegato al libello? Riconosce la lettera di dimissione relativa al ricovero presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria (Ospedali Riuniti di Frosinone – Facoltà di Medicina e Chirurgia) datata 25 settembre 2015 e allegata al libello?

3. Quando ha conosciuto Chiara e ha cominciato a frequentarla, quali aspetti della sua personalità La hanno attratta? Come descriverebbe i rapporti che allora Chiara aveva con i propri familiari?

4. Come descriverebbe il vostro rapporto durante il fidanzamento? Chiara provava soggezione nei Suoi confronti? Si lasciava condizionare?

5. Quando Lei disse a Chiara che aveva subito degli abusi sessuali in ambito familiare, come reagì Chiara? Chiara venne a sapere che prima della vostra frequentazione Lei aveva avuto esperienze omosessuali? Durante il vostro fidanzamento e dopo il matrimonio Lei ebbe altre relazioni omosessuali?

6. Quando prendeste la decisione di sposarvi? Come reagirono i vostri familiari? Il parroco Le spiegò per quali ragioni sconsigliava il matrimonio? Vi inviò ad un Consultorio? Come si svolse

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DIRITTO MATRIMONIALE E PROCESSUALE CANONICO

discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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il percorso presso il Consultorio? Vi furono più incontri tra voi e qualche medico/operatore del Consultorio? Ci furono altre persone che sconsigliarono il matrimonio?

7. Come si è svolta la preparazione pratica del matrimonio? Che progetti avevate riguardo al luogo dove abitare, al lavoro, e in generale circa la impostazione della vostra futura vita insieme?

8. Come si è svolta la preparazione religiosa del matrimonio? Vi siete confrontati sugli impegni che il matrimonio avrebbe comportato? Lei comprendeva che avrebbe dovuto condividere con Chiara la quotidianità, le scelte importanti della vita, l’intimità in modo fedele ed esclusivo, l’impegno di accudire ed educare gli eventuali vostri figli? Si sentiva pronto ad assumere questi impegni e intendeva farlo?

9. Quando cominciarono i problemi nella vita coniugale? Che tipo di difficoltà vi erano? Vi furono infedeltà da parte Sua nei confronti di Chiara?

10. La nascita di Marinella e quella di Samantah furono desiderate da entrambi? 11. Lei si attribuisce delle gravi mancanze rispetto agli impegni del matrimonio? Da parte di Chiara

vi furono gravi mancanze? 12. Come siete giunti alla decisione di separarvi?

Causa n.m. Celli – Vuocolo

PUNTI PER L’INTERROGATORIO DELLA TESTIMONE ROSY COLLIO

13. Generalità. Giuramento. 14. In quale rapporto è con le parti? Riconosce lo scritto allegato al libello n. 5? Ne conferma il

contenuto? 15. Che tipo di educazione aveva ricevuto Chiara nella sua famiglia di origine? La sua era stata una

nascita bene accolta? I genitori erano attenti alle sue necessità? 16. La madre di Chiara frequentava cartomanti o simili figure? Portava Chiara con sé quando si

recava da loro? Raccontava, in presenza di Chiara bambina, fatti che riguardavano possessioni diaboliche e cose simili? Che effetti avevano queste esperienze e racconti sulla educazione di Chiara? Che carattere aveva Chiara da bambina e da adolescente (ad esempio: appariva timida, remissiva, introversa, suggestionabile, ribelle, irascibile, nervosa…)?

17. Quale è stato il percorso scolastico e lavorativo di Chiara? Ha incontrato qualche difficoltà rilevante, ad esempio in quanto a rendimento, disciplina, relazioni con i compagni e colleghi, con i docenti o superiori?

18. Come descriverebbe i rapporti di Chiara con i propri familiari all’epoca della sua conoscenza, frequentazione e fidanzamento con Riccardo? Qualcuno di loro manifestò dubbi o contrarietà rispetto alla loro relazione? Per quali ragioni?

19. Come descriverebbe il rapporto tra Chiara e Riccardo prima del matrimonio? Può spiegare con degli esempi quanto si legge nel Suo scritto, e cioè che Riccardo era “un uomo pieno di lacune, e perversioni di ogni tipo” e “aveva plagiato” Chiara?

20. Come si è svolta la preparazione pratica del matrimonio? Che progetti avevano riguardo al luogo dove abitare, al lavoro, e in generale circa la impostazione della futura vita insieme?

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VI CORSO DI AGGIORNAMENTO IN

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discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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21. Come si è svolta la preparazione religiosa del matrimonio? Mostravano di comprendere quali erano gli impegni che il matrimonio avrebbe comportato (vivere insieme e aiutarsi per tutta la vita, essere reciprocamente fedeli, essere disposti ad accogliere, accudire, educare dei figli)? Si mostravano intenzionati ad assumerli?

22. Quando cominciarono i problemi nella vita coniugale? Che tipo di difficoltà vi erano? 23. La nascita di Marinella e quella di Samantah furono desiderate da entrambi? 24. L’uno o l’altra ebbero delle gravi mancanze rispetto ai loro ruoli di marito e moglie, padre e

madre?

Causa n.m. Celli – Vuocolo PUNTI PER L’INTERROGATORIO DELLA TESTIMONE CECILIA MARCANDALLI

1. Generalità. Giuramento. 2. In quale rapporto è con le parti? 3. Riconosce lo scritto allegato al libello n. 6? Ne conferma il contenuto? 4. Quale è stato il percorso lavorativo di Chiara? Ha incontrato qualche difficoltà rilevante, ad

esempio in quanto a rendimento, disciplina, relazioni con i colleghi o superiori? 5. Considerando che ha conosciuto Chiara nel 1987, un anno prima del matrimonio, è in grado di

descrivere i rapporti di Chiara con i propri familiari nel tempo del fidanzamento con Riccardo? Qualcuno di loro manifestò dubbi o contrarietà rispetto alla loro relazione? Per quali ragioni?

6. Prima del loro matrimonio, ha avuto modo di frequentare Chiara e Riccardo? Come descriverebbe il loro fidanzamento?

7. Come si è svolta la preparazione pratica del matrimonio? Che progetti avevano riguardo al luogo dove abitare, al lavoro, e in generale circa la impostazione della futura vita insieme? Lei o qualche altro collega o amico ha sconsigliato il matrimonio?

8. Come si è svolta la preparazione religiosa del matrimonio? Mostravano di comprendere quali erano gli impegni che il matrimonio avrebbe comportato (vivere insieme e aiutarsi per tutta la vita, essere reciprocamente fedeli, essere disposti ad accogliere, accudire, educare dei figli)? Si mostravano intenzionati ad assumerli?

9. Quando cominciarono i problemi nella vita coniugale? Che tipo di difficoltà vi erano? 10. La nascita di Marinella e quella di Samantah furono desiderate da entrambi? 11. L’uno o l’altra ebbero delle gravi mancanze rispetto ai loro ruoli di marito e moglie, padre e

madre?

Causa n.m. Celli – Vuocolo PUNTI PER L’INTERROGATORIO DEL TESTIMONE MASSIMO LUNETTI

1. Generalità. Giuramento. 2. In quale rapporto è con le parti? 3. Riconosce lo scritto allegato al libello n. 7? Ne conferma il contenuto? 4. Quale è stato il percorso scolastico di Chiara? Ha incontrato qualche difficoltà rilevante, ad

esempio in quanto a rendimento, disciplina, relazioni con i compagni o i docenti?

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5. Come descriverebbe i rapporti di Chiara con i propri familiari all’epoca della sua conoscenza, frequentazione e fidanzamento con Riccardo? Qualcuno di loro manifestò dubbi o contrarietà rispetto alla loro relazione? Per quali ragioni?

6. Come descriverebbe il rapporto tra Chiara e Riccardo prima del matrimonio? 7. Riccardo praticava l’occultismo? Ha simulato in Sua presenza attacchi epilettici? Ha posto in

essere un tentato suicidio dimostrativo? Come reagiva Chiara di fronte a tali situazioni? 8. Come si è svolta la preparazione pratica del matrimonio? Che progetti avevano riguardo al

luogo dove abitare, al lavoro, e in generale circa la impostazione della futura vita insieme? 9. Come si è svolta la preparazione religiosa del matrimonio? Mostravano di comprendere quali

erano gli impegni che il matrimonio avrebbe comportato (vivere insieme e aiutarsi per tutta la vita, essere reciprocamente fedeli, essere disposti ad accogliere, accudire, educare dei figli)? Si mostravano intenzionati ad assumerli?

10. Quando cominciarono i problemi nella vita coniugale? Che tipo di difficoltà vi erano? 11. La nascita di Marinella e quella di Samantah furono desiderate da entrambi? 12. L’uno o l’altra ebbero delle gravi mancanze rispetto ai loro ruoli di marito e moglie, padre e

madre?

Causa n.m. Celli – Vuocolo PUNTI PER L’INTERROGATORIO DEL TESTIMONE BASILIO BONTEMPI

1. Generalità. Giuramento. 2. In quale rapporto è con le parti? 3. Riconosce lo scritto allegato al libello n. 8? Ne conferma il contenuto? 4. Per quali ragioni la prime figlia della coppia fu ospite della Comunità S. Marta? 5. Può descrivere il rapporto che il padre e la madre avevano con la figlia? Da parte loro c’era

interesse, capacità di comprendere le sue esigenze, impegno per corrispondervi, senso di responsabilità genitoriale?

6. Oltre all’episodio che ha esposto nel Suo scritto, ha altri ricordi circa il modo in cui l’uno o l’altro dei genitori si relazionava con il personale della Comunità?

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE LOMBARDO piazza Fontana 2 – 20122 Milano tel. 02/8556.223 – fax 02/8556.414

causa n.m. 21.2016

Mediolanen. Celli / Vuocolo

DECRETO DI AMMISSIONE DEL LIBELLO DI INFORMAZIONE DELLA PARTE CONVENUTA

E DEL DIFENSORE DEL VINCOLO NONCHÉ DI PROPOSTA DEL DUBBIO DI CAUSA

Il sottoscritto Vicario giudiziale,

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visto il libello presentato in data 9 febbraio 2016 dalla signora Chiara Roberta Celli, con il quale si chiede la dichiarazione di nullità del matrimonio contratto il giorno 23 aprile 1988 in Milano con il signor Riccardo Vuocolo per grave difetto di discrezione di giudizio da parte di entrambi e/o per incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio da parte dell’uomo; verificata la competenza del tribunale ai sensi del can. 1672 in ragione del luogo di celebrazione delle nozze come da documentazione prodotta; considerato che la parte convenuta ha sottoscritto il libello affermando «concordo con la sua ricostruzione dei fatti e con la sua richiesta di dichiarare nullo il nostro matrimonio, per i motivi da lei indicati»; verificata altresì la sussistenza di tutti i requisiti di legge per l’ammissione del libello;

dispone 1. l’ammissione del libello presentato dalla parte attrice; 2. la designazione del Difensore del vincolo nel presente giudizio nella persona della dott. Carmen Zubillaga Abascal, dati agli aventi diritto giorni quindici dalla notifica per eventuali eccezioni; 3. la trasmissione del testo del libello a parte convenuta e al Difensore del vincolo e, con ciò, la loro citazione in giudizio, ossia l’informazione della pendenza dello stesso; 4. l’invito alla parte convenuta a far conoscere per iscritto al tribunale – entro giorni quindici dalla notifica del presente decreto – la sua posizione in merito alla presente causa, anche avvalendosi del formulario che trova allegato; 5. la proposta come segue del dubbio di causa:

«se consti la nullità del matrimonio celebrato in Milano, nella parrocchia di San Filippo Neri, il giorno 23 aprile 1988 da Chiara Roberta Celli e Riccardo Vuocolo per grave difetto di discrezione di giudizio (can. 1095, 2°) da parte di entrambi o di uno di essi e/o per incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095, 3°) da parte del convenuto»,

dato il medesimo termine di cui al punto precedente per eventuali osservazioni o richieste; 6. di informare la parte convenuta che non ha l’obbligo di farsi assistere da un difensore. Ha invece libera facoltà, qualora lo ritenesse opportuno, di nominare un difensore di fiducia, oppure di fare richiesta motivata e documentata al tribunale dell’assegnazione di un difensore d’ufficio. Quanto alla scelta del difensore di fiducia, la parte può avvalersi dell’allegato elenco degli avvocati abilitati presso questo tribunale, oppure richiedere di consultare, presso la Cancelleria dello stesso, l’albo generale degli avvocati rotali; 7. l’assegnazione a parte attrice di un avvocato d’ufficio nella persona dell’avv. Stella Migliori. Si notifichi agli aventi diritto.

Milano, 19 febbraio 2016 signora Marisa Marcolini mons. dott. Paolo Bianchi Cancelliere Vicario giudiziale

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discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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causa n.m. 21.2016 Mediolanen.

Celli / Vuocolo

Parere del Difensore del vincolo La Difesa del vincolo prende atto del decreto di ammissione del libello in data 19 febbraio 2016 e dichiara di non avere, al momento, elementi di prova da proporre. Milano, 2 marzo 2016

Firma del Difensore del vincolo

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE LOMBARDO piazza Fontana 2 – 20122 Milano tel. 02/8556.223 - fax 02/8556.414

causa n.m. 21.2016

Mediolanen. Celli / Vuocolo

DA RINVIARE CORTESEMENTE AL TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE LOMBARDO PIAZZA FONTANA 2 20122 MILANO

MODULO DI MANIFESTAZIONE DELLA POSIZIONE IN CAUSA

Io sottoscritto Riccardo Vuocolo, parte convenuta nella causa di nullità matrimoniale promossa dalla signora Chiara Roberta Celli; presa visione del decreto di ammissione del libello;

dichiaro

QUANTO AI MOTIVI DI NULLITÀ PROPOSTI (segnare con X l’opzione scelta): 1) …X.. di essere favorevole; 2) ….. di essere contrario/a; 3) ….. di rimettermi alla giustizia del tribunale; 4) ..... di riservarmi di esporre la mia posizione in occasione della mia deposizione in giudizio; 5) ….. di confermare di volermi associare alla richiesta dell’altra parte. QUANTO ALLA POSSIBILITÀ DI FARE RICORSO AL PROCESSO BREVE (segnare con X l’opzione scelta): 1) …X.. di acconsentire a che la causa sia trattata con la forma breve del processo;

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discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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2) ….. di non acconsentire che la causa sia trattata con la forma breve del processo. In fede di ciò, mi sottoscrivo. 8 marzo 2016 Riccardo Vuocolo AVVERTENZE 1. “Rimettersi alla giustizia del tribunale” significa che non si intende esercitare in concreto il diritto di difesa, ciò comporta di ricevere comunque dal tribunale nuove eventuali domande giudiziali, il decreto di pubblicazione degli atti, ogni pronuncia del Collegio dei giudici nel corso del processo ordinario. 2. Si ribadisce la doverosità (cfr. i canoni 1477 e 1531 del Codice di Diritto Canonico) ed in ogni modo l’opportunità della Sua partecipazione al processo, come già segnalato anche nella lettera di informazioni allegata. Si prega, se possibile, di voler dare conferma, anche solo telefonica, della Sua partecipazione. 3. Il “dubbio di causa”, proposto nel decreto di ammissione del libello e in merito al quale è invitato a manifestare la Sua posizione, non significa in alcun modo una pronuncia sul fondamento della domanda, ma soltanto rendere chiaro per tutti gli interessati quale sarà l’oggetto della pronuncia del tribunale e determinare l’ambito circa il quale si svolgerà l’istruttoria. 4. La posizione espressa nel presente modulo può essere modificata nel corso del giudizio. È tuttavia opportuno che la parte convenuta abbia la cortesia di segnalare subito la sua posizione sul punto di causa. 5. Se la parte convenuta lo desidera, può comunque accompagnare questo modulo con una relazione aggiuntiva, che sarà allegata agli atti di causa. 6. Il processo breve, richiesto dall’altra parte, comporta – previa valutazione del Vicario giudiziale sulle condizioni che lo consentono: 1) accordo in merito delle parti; 2) allegazioni probatorie alla richiesta che rendano manifesta la nullità del matrimonio – che esso sarà istruito in maniera essenziale, a completamento degli elementi di prova già indicati, e che sarà deciso direttamente dal Vescovo della diocesi che dà il titolo di competenza della causa.

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE LOMBARDO piazza Fontana 2 – 20122 Milano tel. 02/8556.223 – fax 02/8556.414

causa n.m. 21.2016

Mediolanen. Celli / Vuocolo

DECRETO DI DEFINIZIONE DELLA FORMULA DEL DUBBIO DI CAUSA,

DI NOMINA DEGLI ASSESSORI, NONCHÉ DI INIZIO DELLA FASE ISTRUTTORIA DEL PROCESSO BREVE

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Il sottoscritto Vicario giudiziale, considerato che il decreto di ammissione del libello è stato notificato agli aventi diritto ai sensi del can. 1676 § 1; considerato che l’altro coniuge ha confermato di essere favorevole alla causa di dichiarazione di nullità del matrimonio e di essere d’accordo che la causa sia trattata secondo la forma breve del processo; considerato che il Difensore del vincolo ha dichiarato di non avere eccezioni quanto alla formula del dubbio e di non avere elementi di prova da addurre; ritenuto, ai sensi dei cann. 1676 § 2 e 1683-1684, che la causa possa essere trattata secondo il processo breve, risultando competente a definirla il Vescovo di Milano; considerato che è quindi necessario ai sensi del can. 1685 e dell’articolo 16 RP nominare i due Assessori che dovranno consigliare il Vescovo di Milano nella decisione della causa; considerato che il Moderatore del tribunale e Vescovo decidente la presente causa ha autorizzato, in cause come la presente, a nominare come Assessori persone scelte fra i periti del tribunale;

dispone 1. la formulazione del dubbio di causa nei termini seguenti e ai sensi del can. 1676 § 5:

«se consti la nullità del matrimonio celebrato in Milano, nella parrocchia di San Filippo Neri, il giorno 23 aprile 1988 da Chiara Roberta Celli e Riccardo Vuocolo per grave difetto di discrezione di giudizio (can. 1095, 2°) da parte di entrambi o di uno di essi e/o per incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095, 3°) da parte del convenuto»,

2. la designazione degli Assessori nelle persone di Mons. dott. Paolo Bianchi Assessore e Istruttore dott. Cesare Maria Cornaggia Assessore; 3. la designazione del Notaio di causa nella persona della signora Chiara Rossoni; 4. la fissazione della sessione istruttoria ai sensi dei cann. 1685-1686 e dell’art. 17 RP, presso la sede di questo tribunale secondo il seguente calendario: - mercoledì 13 aprile 2016, ore 9.15 signora Chiara Roberta Celli, parte attrice - mercoledì 13 aprile 2016, ore 14.15 signor Riccardo Vuocolo, parte convenuta - giovedì 14 aprile 2016, ore 9.15, signora Rosy Collio, teste di parte attrice - giovedì 14 aprile 2016, ore 10.30, signor Massimo Lunetti, teste di parte attrice - giovedì 14 aprile 2016, ore 11.15, signora Cecilia Marcandalli, teste di parte attrice - giovedì 14 aprile 2016, ore 12.00, signor Basilio Bontempi, teste di parte attrice

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- giovedì 14 aprile 2016, ore 15.30, don Mario Colonna, teste di parte attrice; 5. il presente decreto vale come scheda di convocazione per le due parti, mentre alla parte attrice si dà l’incarico di curare la puntuale comparizione dei testi da lei indotti; 6. alle parti si ricorda che, laddove non l’avessero già fatto, al più tardi entro tre giorni prima della sessione potranno presentare delle domande da proporre alle parti stesse e ai testi, ai sensi dell’articolo 17 RP, avendo cura di concentrarsi sull’oggetto specifico della causa; 7. entro lo stesso termine di cui al punto 6 subito precedente anche il Difensore del vincolo potrà presentare proprie domande istruttorie. Si notifichi agli aventi diritto. Milano, 11 marzo 2016 signora Marisa Marcolini mons. dott. Paolo Bianchi Cancelliere Vicario giudiziale

Caso B Le particolarità del presente caso sono le seguenti: - ci sono (cosa un po’ strana) due libelli - i libelli e gli allegati mettono in discussione non solo il processo breve, ma lo stesso fondamento della causa. - la risposta del tribunale salta il passaggio del can. 1676 § 1 e passa subito alla scelta della forma processuale (can. 1676 § 2).

Il caso

Al Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo Piazza Fontana, 2 20122 Milano

Io sottoscritto Pierangelo CARNIELLI, nato a […] il giorno 12 aprile 1980, residente a […]

cattolico, espongo quanto segue: Ho conosciuto Lorella nel 2004, agli esercizi spirituali organizzati dalla Diocesi di […].

Dopo poco tempo ci siamo fidanzati. Il rapporto è sempre stato buono, tranquillo e, dopo circa un anno di frequentazione, avevamo deciso di avere anche rapporti sessuali. Questi rapporti, tuttavia, erano spesso difficoltosi; infatti, da parte mia c'era poco coinvolgimento, ma pensavo fosse il mio modo naturale d'essere. Cercavamo, inoltre, di limitare il numero dei rapporti, anzi, dalla decisione di sposarci (circa ad aprile 2009, un anno prima delle nozze) abbiamo cercato di rimanere casti. Per me non era un problema rinunciare all'intimità con Lorella.

Da circa un mese prima delle nozze (marzo 2010), ho cominciato a frequentare una mia ex collega di lavoro, Mariangela, che all'epoca conoscevo già da circa 10 mesi. Avevamo dei rapporti “clandestini”, segreti, che spesso sfociavano anche in rapporti sessuali completi. La mia intenzione era quella di interrompere questa frequentazione con le nozze, ma abbiamo avuto rapporti anche

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due giorni prima del matrimonio; non me ne rendevo conto, ma ero innamorato di lei anziché di Lorella e, anche durante la celebrazione del matrimonio, guardavo verso il fondo della Chiesa sperando di incrociare il suo sguardo, sapendo che sarebbe venuta a vedermi.

Con Lorella nella notte seguente e durante il viaggio di nozze non abbiamo avuto rapporti, e durante i due anni successivi i rapporti sono stati sporadici, con difficoltà a raggiungere l'erezione. Avevo, invece, anche se saltuariamente, rapporti con Mariangela. Saltuariamente, perché spesso avevo il rimorso nel tradire Lorella, non ero contento di agire così.

A inizio 2012 la situazione in cui mi trovavo, innamorato di Mariangela e sposato con Lorella, era divenuta per me insostenibile. Non ero certamente felice di tradire Lorella perché mi sono sempre ritenuto una persona corretta e onesta, quindi ho fatto sì che Lorella trovasse facilmente il mio diario personale nel quale, da sempre, ogni tanto, mi trovo a scrivere tutto quello che mi gira per la testa.

Era così stato rivelato tutto della mia situazione. Ho lasciato la casa coniugale per qualche mese, per cercare di riflettere un po'. Tuttavia, come potevo immaginare, ho capito che potevo voler bene a Lorella, ma il nostro rapporto, pur molto bello, non è mai stato un vero amore, ma era più simile ad un forte legame di amicizia, di stima e fratellanza. Con Mariangela tutte le varie difficoltà della fase “fisica” del rapporto non sono mai sorte, e ciò mi ha convinto ancor più del fatto che il vero errore non era stato tradire Lorella, ma non essermi accorto per tempo che Lorella non era la persona per me da sposare, e che troppo facilmente mi ero lasciato coinvolgere dai suoi progetti matrimoniali.

Dopo aver brevemente esposto la mia vicenda matrimoniale, il sottoscritto si affida ora alla giustizia di codesto Ecc. Tribunale Ecclesiastico, e chiede che il suo matrimonio sia dichiarato nullo per esclusione del bonum fidei da parte dell’uomo, ex can. 1101 §2 del vigente Codice di Diritto Canonico, tenendo altresì conto della nuova normativa processuale riguardante il cosiddetto processus brevior, essendo sicuro che la fattispecie sopra riportata rientri nei cosiddetti casi evidenti.

[…], lì 06.04.2016 Con osservanza

(Pierangelo CARNIELLI) Al Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo Piazza Fontana, 2 20122 Milano

Io sottoscritta Lorella BRAMBILLA, nata a […] il giorno 5 febbraio 1982, cattolica,

residente a […], espongo quanto segue: Io e Pierangelo ci siamo conosciuti ad un ritiro spirituale. Io uscivo da una relazione difficile

e sapevo cosa volevo da una relazione. Abbiamo trascorso un fidanzamento lungo e sereno; il primo anno non abbiamo avuto rapporti sessuali. Quando abbiamo deciso di sposarci io ero molto coinvolta, e ho trascinato in questa euforia del matrimonio e della vita matrimoniale anche Pierangelo. Di comune accordo abbiamo deciso che per un anno prima del matrimonio non avremmo avuto rapporti sessuali. E così è stato. Questa cosa mi risultava difficile, desiderando anche una fisicità con lui, dal momento che per me il coinvolgimento fisico va di pari passo con il coinvolgimento emotivo. Pierangelo era un po’ più distaccato. Abbiamo deciso dove sposarci, e abbiamo fatto il corso prematrimoniale.

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Il giorno del matrimonio per me è stato bellissimo, come ogni sposa se lo immagina, mentre Pierangelo, pur essendo apparentemente felice, nascondeva anche a se stesso il fatto che da un paio di mesi aveva iniziato a frequentare un’altra ragazza sul posto di lavoro, al punto da innamorarsene e da avere rapporti completi con questa. Pensava fosse una cosa temporanea, passeggera, non capiva il perché stesse succedendo questa cosa, nonostante la sua volontà di interrompere la relazione subito dopo il matrimonio. Ricordo che la prima notte, quando siamo rientrati, Pierangelo, nel togliersi le scarpe, ad una mia battuta, ha reagito con una brusca reazione. Non l’ho mai visto reagire così, quella reazione mi ha spaventato. Era la prima notte di nozze. Lì mi sono resa conto che Pierangelo si sentiva come “chiuso in gabbia”. Eravamo troppo stanchi e non abbiamo neppure consumato il matrimonio. Dopo il viaggio di nozze ho perso il lavoro.

La vita di coppia era difficile, tanto che sono andata in depressione. Durante la vita coniugale, non ci sono stati rapporti sessuali; difatti, l’intimità che ci poteva essere è mancata. Pierangelo era come un amico, un fratello. Per arrivare ad un rapporto completo avevo molta difficoltà, cercavo di stimolarlo ma era sempre difficile, era come se non gli piacessi mai abbastanza. Mi ponevo spesso la questione del “vorrei aspettare”. Pensavo che quello fosse la modalità di Pierangelo di interagire con me; pensavo che lui facesse molta fatica a lasciarsi andare, e mi ero abituata al fatto di avere rapporti sporadici, non come si dovrebbero avere in una coppia. Col passare del tempo, mi sono abituata, lui non mi cercava ed io ho desistito. Era un rapporto di due buoni amici. Poi, un giorno, mi ha parlato di Mariangela, e mi ha detto che con lei aveva rapporti molto carnali, ed erano come spontaneamente dovevano essere. Ultimamente ci si vedeva il sabato e la domenica. Gli unici momenti in cui eravamo una famiglia era quando uscivamo con il nostro cane; era come se fosse un membro della famiglia. Ero molto gelosa, ero stanca, il matrimonio non mi andava per come stava andando. Mi ero lasciata andare, non c’era dialogo tra noi due; Pierangelo non era con me e non faceva nulla per contribuire a migliorare la situazione.

Un giorno, nel rifare il letto, ho trovato il suo diario personale, sul quale appuntava i suoi pensieri, e mi sono imbattuta nella pagina in cui lui, descrivendo un nostro momento di intimità, diceva che, pur trovandosi di fronte a me, il suo pensiero andava a lei, Mariangela. Sapevo che c’era un’altra persona, ma non sapevo chi fosse. Di fronte a quello non potevo più nascondere l’evidenza dei fatti. Ormai dormivamo separati, perché volevo capire se fosse stata anche colpa mia, per capire cosa fare, per cercare un ragguaglio. A quel punto, Pierangelo mi disse che voleva capire cosa aveva in festa e, per questo, decise di andarsene di casa, per circa sei mesi. Poi mi ha chiesto di riprendere la convivenza coniugale ed io ho posto come condizione che troncasse la relazione con Mariangela. Ma fu inutile. La frattura che si era creata appariva ormai definitiva. Fu così che ci siamo persi di vista ed ognuno è andato per conto proprio, perché mi sono detta che la vita è una sola, avendo sempre desiderato, sin da bambina, realizzarmi come moglie e come madre. La separazione di fatto fu poi formalizzata come legale e, dopo la presentazione di ricorso congiunto, il Tribunale di […] pronunciò, in data 22 aprile 2013, decreto di omologa. Successivamente, ho chiesto ed ottenuto il divorzio civile.

Dopo aver brevemente esposto la mia vicenda matrimoniale, la sottoscritta, si rivolge ed implora giustizia a codesto Ecc. Tribunale Ecclesiastico, chiedendo che il suo matrimonio sia dichiarato nullo per esclusione del bonum fidei da parte dell’uomo, tenendo altresì conto della nuova normativa processuale riguardante il cosiddetto processus brevior, essendo confortata dal fatto che la fattispecie da me esposta rientri nei cosiddetti casi evidenti.

[…], lì 06.04.2016 Con osservanza

(Lorella BRAMBILLA)

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ALLEGATI AL LIBELLO 1. Mandato congiunto all’avvocato […] [omissis] 2. Lista dei testimoni [tre nominativi senza indicazioni dei loro rapporti con le parti e senza quesiti da proporre agli stessi] 3. Atti della separazione personale delle parti [omissis] 4. Trascrizione del diario (depositato in originale) dell’uomo, co-attore. 14/3/10 domenica manca poco al MATRIMONIO...oddio!! speriamo vada tutto bene… questo weekend ho lavorato parecchio… però con Lorella STO BENE. Oddio vedo che il suo fisico non è attraente come quello di Mariangela o Flavia vabbè… ... alla fine non conta così tanto…. ... anche se Mariangela purtroppo mi viene ancora spesso in mente al lavoro troppo da fare, è dura… mai stato così.. ... sicuramente le altre se ne sono accorte che sono un po' cotto di Mariangela … non mi interessa il giudizio degli altri, però mi dà fastidio e cercherò di “farlo notare” meno che posso. UNA COSA POSSO DIRE: GIUDICHERÒ MOLTO DIVERSAMENTE CHI “FA LE CORNA”.. … posso capire come si sentono, e non giudicherò o non sarò sommario… comunque è facile staccarsi da Mariangela: lei non crede in Dio e questo già basta…. ... a maggior riprova non dovrò più tradire dopo il matrimonio in Chiesa... MAI!!! ma per ora quando la vedo ho voglia di coccole, di baci, di guardarla negli occhi, nulla di più farò. mi passerà presto. Anzi se vuole smettere è anche meglio, ma a volte anche lei ha voglia di coccole BOH!! speriamo tutto bene!! 16/4/'10 DOMANI MI SPOSO finalmente questo giorno è arrivato... quanto lavoro ci è costato! Anzi, ha fatto soprattutto lei, grazie mille… DUBBI? Boh… quasi nemmeno mi sembra vero!!! è una scelta impegnativa, vincolante, ma che vissuta bene renderà le nostre vite più belle, più felici, e magari anche quella di un bimbo o due. Con Lorella faccio un po' fatica nell'intimità, è vero... non so quanto mi stia influenzando Mariangela con Mariangela infatti ultimamente siamo andati un po' troppo in là… addirittura ieri ABBIAMO FATTO L'AMORE… CHI L'AVREBBE MAI DETTO!!! ha insistito più lei, ok, ma io ho ceduto volentieri... UFF... per tante cose è meglio lei... non per tutte però! Però è dura ora ne sono innamorato… spero mi passi e che torni al 100% con Lorella, però Mariangela è unica, si confida molto con me, VORREI ESSERE UN GRANDE AMICO PER LEI. Lorella, domani ci sposiamo... voglio una vita di amore, coccole, affetto… voglio preannunciarti il PARADISO. Signore, dammi la forza e la saggezza per riuscire in tutte queste cose. Tu sei il bandolo della matassa di tutto, se no che senso avrebbe?

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discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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Se dovessi vivere il momento scapperei con Mariangela, ma a lungo termine Lorella è la mia vita felice!!! ti amo Lorella. Lorella, arrivo… SONO PRONTO PER VOLERTI BENE PER SEMPRE, SE DIO CI AIUTERÀ… 06/08/10 venerdì ultimo di ferie, di già!! è incredibile il viaggio di nozze è andato bene ma abbiamo fatto poco l'amore. comunque ero deciso ad essere fedele ma già dopo pochi giorni dal rientro non ho resistito e con Mariangela via via abbiamo sempre fatto di più, e meglio DEVO AMMETTERLO.... è un altro pianeta… tante volte abbiamo fatto l'amore… è bellissimo… però senza mai completare i rapporti la penso sempre… ma VORREI CHE SI TROVASSE UN FIDANZATO CHE LA FACCIA STARE BENE, SAREBBE PIÙ FACILE, GIANNI NON LA MERITA E IO… COSÌ SON TENTATO DI COMPENSARE. Spero che il Don abbia ragione quando dice che forse “non verremo giudicati dai nostri errori, ma dal bene che non abbiamo fatto”. Con Lorella STIAMO IMPARANDO A VIVERE INSIEME… è dura perché lei la trovo disordinata, e non pulisce tanto, e arriva sempre stanca e depressa dal lavoro… MA STIAMO CERCANDO DI MIGLIORARE... io ovviamente mi sento un po' in colpa, verso Lorella, Dio e tutti… cavolo quasi ogni giorno almeno mezz'ora la faccio con Mariangela, in macchina da qualche parte… PERÒ VOGLIO RESISTERE E NIENTE PIÙ SESSO (ALMENO QUELLO!!!!!!!) Aiutami Signore… non me lo merito però ho tanto bisogno di aiuto… 5. Scambio di e-mail fra Pierangelo e Mariangela risalente ai giorni 16 e 17 febbraio 2012 [omissis: generiche espressioni affettuose fra i due]

TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE LOMBARDO

piazza Fontana 2 – 20122 Milano tel. 02/8556.223 – fax 02/8556.414

causa n.m. 75.2016 […]

Carnielli / Brambilla

DECRETO DI AMMISSIONE DEL LIBELLO DI INFORMAZIONE DEL DIFENSORE DEL VINCOLO

DI PROPOSTA DEL DUBBIO DI CAUSA E DI COSTITUZIONE DEL COLLEGIO PER IL PROCESSO ORDINARIO

Il sottoscritto Vicario giudiziale, vista la domanda presentata congiuntamente in data 8 aprile 2016 dai signori Pierangelo Carnielli e Lorella Brambilla – per quanto nella forma del tutto inusuale di un doppio libello – con la quale si chiede:

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discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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- la dichiarazione di nullità del matrimonio da loro contratto il giorno 17 aprile 2010 in […] per esclusione della fedeltà da parte dell’uomo co-attore in causa; - l’utilizzo della forma breve del processo; verificata la competenza del tribunale ai sensi del can. 1672 in ragione (almeno) del luogo di celebrazione delle nozze, come da documentazione prodotta; considerato che – essendo il tema di causa proposto l’esclusione della fedeltà da parte dell’uomo – vi sono nei due libelli presentati così come nei loro allegati degli elementi che non solo impediscono di ritenere che la nullità del matrimonio appaia come manifesta (cf can. 1683, 2°), ma che persino fanno seriamente dubitare che la causa sia priva di fondamento (ossia risulti priva del cosiddetto fumus boni iuris ai sensi del can. 1505 § 2, 4° e dell’art. 121 § 1 4° DC), per quanto non sia possibile escludere che un miglior fondamento emerga dal processo, e infatti: - nel libello sottoscritto dal signor Carnielli si afferma, a proposito della sua frequentazione di una tale Mariangela, che «Con l’evento delle nozze, la mia intenzione era quella di interrompere questa frequentazione» e che ancora nel 2012 – quindi due anni dopo le nozze – «non ero certamente felice di tradire Lorella, ritenendomi una persona corretta e onesta»; - nel libello a firma della signora Brambilla trova conferma che, quanto alla frequentazione con Mariangela «Lui pensava che fosse una cosa temporanea, passeggera», ammettendo altresì «la sua volontà di interrompere la relazione subito dopo il matrimonio»; - che nel diario attribuito al signor Carnielli: * alla data del 14 marzo 2010 si legge «è facile staccarsi da Mariangela: lei non crede in Dio e questo già basta… […] non dovrò più tradire dopo il matrimonio in Chiesa… MAI!!! […] nulla di più farò»; * alla data del 16 aprile 2010 (la vigilia delle nozze), si legge, in un contesto di impegno verso le nozze con Lorella e a proposito del voler superare la relazione con Mariangela: «spero mi passi e che torni al 100% con Lorella […] a lungo termine Lorella è la mia vita felice!!! Ti amo Lorella […] Lorella, arrivo… SONO PRONTO A VOLERTI BENE PER SEMPRE, SE DIO CI AIUTERA’»; * alla data del 6 agosto 2010, a commento di infedeltà avute nel frattempo con Mariangela si legge che però (all’epoca delle nozze) «ero deciso ad essere fedele» e che «VOGLIO RESISTERE E NIENTE PIÙ SESSO (ALMENO QUELLO!!!!!)» - che dallo scambio di e-mail risalente ai giorni 16 e 17 febbraio 2012 nulla consente di indurre quali siano state le intenzioni del signor Carnielli al momento delle nozze, soprattutto a smentita rispetto a quanto rilevato dai documenti fin qui esaminati; ritenuto che pertanto l’unica via processuale praticabile per verificare se un eventuale fondamento della domanda possa emergere nel corso del processo è quella del processo ordinario;

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discussione di lunedì 19 settembre 2016  

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rilevato che né la normativa processuale rinnovata né la dottrina che fino ad ora si è sviluppata hanno chiarito se e a chi sia ricorribile la decisione del Vicario giudiziale in merito alla scelta della forma processuale, essendo anzi sostenuta la ragionevole posizione che non sia nemmeno appellabile, perché tale decisione né impedisce il giudizio né pone fine a una istanza dello stesso (cf can. 1629, 4° e art. 280 § 1, 4° DC); ritenuto che pertanto, la soluzione inevitabile e processualmente più economica per dar seguito alla domanda delle parti sia quella di avviare subito la causa al processo ordinario, costituendo il Collegio, fissando il dubbio di causa e avviando l’istruttoria della causa verso il suo concreto inizio:

dispone 1. l’ammissione del libello presentato dalle parti co-attrici; 2. la designazione del Difensore del vincolo nel presente giudizio nella persona della dott. Carmen Zubillaga Abascal, nonché la designazione del Notaio di causa nella persona della signora Maria Teresa Pruonto, dati agli aventi diritto giorni quindici dalla notifica per eventuali eccezioni; 3. la designazione dei Giudici deputati a definire la causa nelle persone di Mons. dott. Claudio Giacobbi Vicario giudiziale aggiunto e Preside padre. dott. Alvaro Conti, ofm cap Giudice e Istruttore dott. Angelo Chierichetti Giudice, dati giorni quindici dalla notifica per proporre eventuali eccezioni; 4. la formulazione come segue del dubbio di causa:

«se consti la nullità del matrimonio celebrato in […], nella parrocchia dei Santi […], il giorno 17 aprile 2010 da Pierangelo Carnielli e Lorella Brambilla per esclusione della fedeltà da parte dell’uomo, co-attore in causa»,

dato il medesimo termine di cui al punto precedente per eventuali osservazioni o richieste; 5. la fissazione per il Difensore del vincolo del termine di giorni quindici dalla notifica del presente decreto per sollevare eventuali eccezioni circa le persone indicate come testi dalle altre parti, nonché per la indicazione di propri eventuali elementi di prova; 6. trascorsi i termini di cui ai punti 2-4 Preside e Istruttore daranno concreto avvio alla fase probatoria della causa. Si notifichi agli aventi diritto. Milano, 11 aprile 2016 signora Marisa Marcolini mons. dott. Paolo Bianchi Cancelliere Vicario giudiziale _______________________________ Ai signori: * Pierangelo Carnielli e Lorella Brambilla, co-attori, presso avvocato […] * dott. Carmen Zubillaga Abascal, Difensore del vincolo

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discussione di martedì 20 settembre 2016  

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CASO PRATICO: ISTRUZIONE E DECISIONE NEL “PROCESSUS BREVIOR” Mons. Felipe Heredia

Javier Martinez aveva 23 anni quando ha conosciuto, alla fine di luglio, Margarita Pérez, che

a quell’epoca aveva 20 anni; entrambi sono stati educati presso scuole cattoliche e frequentavano gli stessi ambienti nella città dove sono nati; hanno sempre vissuto con le loro famiglie.

Javier aveva completato con successo gli studi di cuoco e apparteneva a una delle famiglie più riconosciute in città, per la gestione di uno dei migliori ristoranti, famoso per la specializzazione in piatti regionali. Javier, subito dopo avere finito gli studi, si era unito all'attività della famiglia, dando un grande apporto; nel frattempo, Margarita aveva continuato gli studi universitari in giurisprudenza; era una giovane intelligente, aperta e molto disponibile. Entrambe le famiglie erano cattoliche e di buoni costumi. Javier aveva un fratello minore al quale era molto legato, mentre Margarita aveva cinque sorelle (lei era la terza) e il rapporto con le sorelle era molto buono, soprattutto con la più grande. Tanto Javier quanto Margarita erano in buoni rapporti con i rispettivi genitori.

Il fidanzamento è durato cinque anni ed è trascorso con normalità; Javier e Margarita si frequentavano spesso e si conoscevano sempre meglio, insieme volevano costruire una famiglia e avere dei figli, giacché Margarita aveva un profondo istinto materno; occasionalmente emergevano tra loro piccole discussioni, che rapidamente riuscivano a superare. I due si relazionavano con lo stesso gruppo di amici, organizzando incontri e viaggi frequenti. Tutti i loro amici vedevano bene questo fidanzamento e comprovavano che i fidanzati erano molto innamorati.

I genitori di Javier erano molto soddisfatti del fidanzamento perché vedevano il loro figlio ogni giorno più felice; inoltre a loro piaceva l’idea di Margarita come futura moglie di Javier, perché gli dava la stabilità e la sicurezza che a volte gli mancavano. Javier lavorava con successo come cuoco nel ristorante dei suoi genitori, che godeva di grande prestigio nella regione. Margarita non si opponeva alla promozione professionale di suo marito, che con molta frequenza richiedeva la sua partecipazione a concorsi nazionali ed internazionali di cucina; questo comportava che alle volte i due fossero separati. Allo stesso modo Javier appoggiava il futuro professionale della sua fidanzata, che desiderava essere un buon avvocato, esperto in diritto del lavoro.

Dopo quattro anni di fidanzamento, quando Margarita aveva già finito la sua formazione professionale e incominciava a lavorare in uno degli studi legali più quotati della città, Javier le ha chiesto di sposarlo. Lei, felice della proposta, ha cominciato a organizzare il matrimonio con un anno di anticipo; desiderava che si celebrasse nella Cattedrale della città. Considerato il fatto che il Vescovo della diocesi frequentava il ristorante della famiglia di Javier, gli chiesero di assistere la celebrazione del loro matrimonio. Secondo l'agenda del vescovo, fissarono il matrimonio per il 14 agosto 2011. Insieme avevano acquistato un appartamento per trasformarlo nella loro casa, avevano ordinato i mobili e avevano anche preparato con speciale cura una delle stanze per il primo figlio, che tanto desideravano.

A maggio 2011 cominciarono a inviare le partecipazioni per il matrimonio; a quel tempo avevano già prenotato il ristorante per il ricevimento nuziale e avevano preparato con particolare cura il viaggio di nozze, che sarebbe stato in Sud Africa.

Un mese prima del matrimonio, Javier ha fatto un esame medico di controllo routinario, che doveva fare per il suo lavoro di cuoco, in un ospedale privato della città, dove lavorava un medico suo amico. Pochi giorni dopo ha ricevuto una chiamata urgente da parte del medico, che voleva comunicargli, con grande preoccupazione, il risultato delle analisi del sangue: Javier era affetto dal virus dell’AIDS. Per tale notizia, Javier è crollato: questo fatto cambiava completamente la sua vita in ogni modo, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista personale, in particolare in

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discussione di martedì 20 settembre 2016  

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riferimento al matrimonio. La causa dell'infezione veniva individuata in una trasfusione di sangue ricevuta pochi mesi prima, durante un intervento chirurgico di emergenza (specificamente, l'appendicite) in un ospedale di livello molto basso di un paese asiatico, quando era in vacanza con Margarita e un gruppo di amici.

Javier non sapeva come dare una simile notizie a Margarita e tantomeno vedeva con chiarezza se continuare il percorso verso il matrimonio; è entrato in una profonda depressione e non aveva la forza necessaria per raccontare la situazione ai suoi genitori e al fratello. Inoltre, le conseguenze per l'azienda di famiglia sarebbero state disastrose: avrebbero dovuto tenere il segreto. Peraltro, il suo amico medico gli aveva annunciato che la malattia era in fase avanzata e che temeva che non avrebbe avuto ancora molto tempo a disposizione. Javier era molto confuso e non vedeva una soluzione alla questione del suo matrimonio.

Essendo questa la situazione, Javier, ben consigliato dal suo amico medico, ha deciso di comunicare la notizia a Margarita, che ha suscitato in lei una enorme tristezza perché amava profondamente Javier e perché il suo futuro matrimonio rimaneva completamente incerto. Pochi giorni dopo, entrambi i fidanzati hanno avuto un incontro con il dottore che ha riferito con precisione a Margarita il reale stato di salute di Javier. In questa conversazione Margarita è stata avvertita delle conseguenze gravissime che avrebbe avuto per lei qualsiasi rapporto sessuale completo con Javier e anche il grave rischio di trasmettere la malattia ai possibili futuri figli. I fidanzati, durante il fidanzamento, non avevano avuto rapporti sessuali per ragioni di tipo morale.

Mancava meno di un mese alla celebrazione del matrimonio e non sapevano che decisione prendere. Margarita dopo una profonda riflessione e mossa dal grande affetto che aveva per Javier gli ha proposto di proseguire verso il matrimonio; ancora di più, dato che il dottore li aveva avvertiti del rapido decorso della malattia e del poco tempo che sarebbe rimasto a Javier, Margarita ha preso la decisione di sposarlo e di prendersi cura di lui durante la sua malattia fino alla sua morte, secondo il parere medico, abbastanza vicina.

Da parte sua, Javier non voleva costringere Margarita a sposarsi con lui ed era disposto, senza rendere pubblico il suo stato di salute, perché sarebbe stata la rovina dell’attività familiare, ad annullare il futuro matrimonio. Tuttavia, Margarita si è imposta e per amore a Javier lo ha convinto ad andare avanti con il matrimonio, anche se lui era ancora molto confuso.

Da ultimo hanno avuto un incontro con l'amico medico che ha detto loro l'assoluta necessità di usare il preservativo durante il rapporto sessuale, per prevenire il contagio della futura sposa. E così fu come entrambi maturarono l'idea di rinunciare ai figli che tanto desideravano. Di conseguenza e per i motivi indicati, Javier e Margarita hanno preso la decisione di sposarsi, ma con la ferma intenzione di utilizzare in tutti i loro rapporti intimi mezzi artificiali che evitassero qualsiasi possibilità di contagio o di concepimento. Per entrambi è stato molto difficile prendere questa decisione, soprattutto per Margarita, che sentiva da sempre un profondo istinto materno.

Il fratello di Javier che lo conosceva bene ed era molto legato a lui si è reso conto della tristezza e dello stato depressivo di suo fratello. Finalmente una notte Javier si è sfogato con lui e gli ha raccontato la sua vera situazione esistenziale: la sua malattia e come Margarita aveva deciso di dare la vita per lui, finché fosse stato in vita, e che entrambi avevano deciso di avere rapporti sessuali usando il preservativo per evitare il contagio di Margarita.

Nessuno dei due ha commentato con altri la situazione, poiché non volevano causare preoccupazioni ai genitori e anche perché il rendere pubblica la notizia della sua malattia avrebbe potuto avere conseguenze molto negative per l'azienda di famiglia in una città di provincia.

Stando così le cose, finalmente si sono sposati il 14 agosto del 2011. La celebrazione e il ricevimento nuziale sono andati molto bene. La cerimonia è stata presieduta dal vescovo diocesano. Nessuna delle due famiglie, né gli amici né i partecipanti alla celebrazione potevano immaginare la

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discussione di martedì 20 settembre 2016  

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vera situazione interna dei coniugi. Il viaggio di nozze è andato bene, ma lo stato d’animo dei coniugi non era dei migliori: entrambi soffrivano molto per la situazione non cercata e che era emersa improvvisamente, appena un mese prima del matrimonio.

Al ritorno dal viaggio di nozze si sistemarono presso il domicilio coniugale. Javier era dedito al suo lavoro di cuoco e continuava con la terapia medica, che seguiva con grande precisione. Aveva sofferto alcune crisi, ma si era ripreso in poco tempo e dava segni di buona salute. Intanto Margarita lavorava in uno studio legale, svolgendo la professione di avvocato in questioni di lavoro e si dedicava anche alla casa; la cura di Javier non comportava un grande sforzo.

Con il passare del tempo emergeva con più forza il desiderio di maternità di Margarita, che si sentiva profondamente frustrata dal fatto di non avere prole e allo stesso tempo non poteva sentirsi in piena empatia con Javier, che viveva concentrato sulla sua malattia e il suo lavoro. Javier si sentiva colpevole della situazione familiare e vedeva con molta pena la tristezza sempre più evidente di Margarita. D'altra parte, i rapidi progressi medici e soprattutto terapeutici producevano in Javier uno stato di salute sempre migliore, dandogli delle buone aspettative di vita e facendo così svanire la prima diagnosi di una morte imminente. Questa notizia dava molta gioia a Margarita, ma allo stesso tempo quest’ultima sentiva un grande vuoto interiore davanti alla impossibilità di avere figli, desiderio che continuava a essere fortemente radicato in lei. Trascorsi tre anni di matrimonio, entrambi sentivano una certa amarezza e delusione dal non riuscire ad avere una compenetrazione veramente coniugale: mancavano i figli. Pensarono alla adozione, ma Margarita era riluttante dato che quello che sentiva era il bisogno di sperimentare la maternità in senso fisico e spirituale. A sua volta Javier si sentiva sempre più deluso al vedere la tristezza di Margarita. Con il trascorrere del tempo il rapporto tra i coniugi diventò conflittuale, cominciarono le discussione e gli scontri frequenti, per qualsiasi motivo, fino a rendere la convivenza impossibile a causa dello stato depressivo della moglie e della amarezza esistenziale del marito. Il problema di fondo, causa di tutte le difficoltà, era la impossibilità di avere figli. Dopo diversi sforzi per riconciliarsi ed andare avanti con il matrimonio, presero la decisione di separarsi; non potevano neppure ricevere aiuto esterno, giacché nessuno sapeva quale fosse il vero problema del matrimonio. La separazione di fatto è avvenuta a settembre 2014, pur rimanendo tra loro in buoni rapporti.

Con il passare del tempo, Margarita ha conosciuto un ragazzo della sua età con il quale avrebbe voluto formare la famiglia che tanto aveva desiderato. Dato che la sua volontà era di contrarre matrimonio in chiesa, si rivolse alla sua parrocchia per domandare di un esperto in materia matrimoniale canonica che potesse prestarle consulenza su una possibile dichiarazione di nullità. Così ha deciso di comunicare la sua intenzione a Javier, che in qualche modo voleva riparare ai danni che la sua malattia aveva provocato nel loro comune progetto matrimoniale; Javier ha quindi espresso la sua ferma volontà di riconoscere la verità di ciò che era accaduto. In occasione del possibile processo di nullità, Javier voleva avere l'aiuto di suo fratello, ma questi risiedeva all'estero e la sua comunicazione più frequente era via Skype; allo stesso tempo, l'ospedale dove era stato curato era stato chiuso e la cartella clinica era stata trasmessa all'ospedale principale della regione, che era anche il luogo dove veniva seguito dai medici, con totale riserbo. Per quanto riguarda il suo amico medico, questi aveva lasciato la città ed era stato promosso direttore dell'ospedale di una città vicina al luogo di domicilio dei coniugi; con lui i coniugi continuavano ad avere un buon rapporto.

Dopo l'incontro con l'avvocato, entrambi i coniugi hanno deciso che questi li consigliasse e rappresentasse congiuntamente davanti al tribunale ecclesiastico; quindi, hanno chiesto la nullità del matrimonio di comune accordo. Quando presentarono la domanda per la dichiarazione di nullità, il Vescovo diocesano, che aveva assistito al loro matrimonio, ha appreso del loro caso e si è interessato a loro; tuttavia, nella conversazione che hanno avuto con lui non gli hanno detto nulla sui motivi della nullità.

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discussione di martedì 20 settembre 2016  

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Finalmente, la domanda è stata accettata e il Vicario giudiziale della diocesi ha stabilito con decreto che la causa aveva i requisiti per essere trattata secondo il processo breviore davanti al Vescovo diocesano. Anche il difensore del vincolo ha ricevuto per ordine del Vicario giudiziale la domanda presentata da entrambi i coniugi mediante un avvocato specialista in materia matrimoniale canonica.

Lo stesso avvocato ha presentato l’insieme delle prove richieste, unitamente all'istruzione della domanda, in modo che la causa fosse trattata secondo il processo breviore. QUESTIONI RIGUARDANTI L'ISTRUZIONE E LA DECISIONE

1.  Proporre un decreto di formula del dubbio che raccolga il capo o i capi di nullità. 2. Identificare gli elementi di prova rilevanti in questo caso. Cercare gli argomenti che possano

avere rilevanza probatoria. Sinteticamente proporre le domande fondamentali per l'esame delle parti e dei testi.

3. È conveniente che i coniugi dichiarino congiuntamente o sarebbe meglio che lo facessero separatamente? Motivare la risposta.

4. Per quanto riguarda i testi, sarebbe meglio che rendessero le loro dichiarazioni separatamente o in presenza dei coniugi? Esporre i motivi che consigliano l’una o l'altra decisione.

5. È necessario chiedere rogatorie ad altri tribunali? In che momento processuale dovrebbe farsi e chi è competente per farlo? Motivare la risposta.

6. È corretto sollecitare d’ufficio la presentazione dei documenti rilevanti per il merito della causa? Si tratterebbe di documenti privati o pubblici? Quando dovrebbero presentarsi tali documenti?

7. Il Difensore del vincolo potrebbe chiedere che le parti e i testi siano interrogati separatamente? In che momento processuale dovrebbe farlo? Chi deve prendere la decisione?

8. In questo caso, l’istruttore può chiedere qualche prova d’ufficio, qualche documento o esaminare di nuovo un teste?

9. L’avvocato può chiedere che sia disposta qualche prova d’ufficio? A chi deve chiederla e chi deve prendere la decisione? Può chiedere che la esecuzione della prova si faccia in due sessioni? Può proporre date? A chi deve chiederlo e chi deve prendere la decisione?

10. Alla luce di quanto già detto, è possibile eseguire le prove in un'unica sessione o sarebbe conveniente fissare una seconda sessione? Chi può chiederlo e a chi spetta la decisione? Esporre i motivi o le ragioni che così consiglierebbero, argomenti a favore e contro.

11. L’avvocato ha a disposizione 15 giorni per scrivere la difesa; quali sarebbero i punti essenziali da argomentare?

12. Redigere uno scritto di osservazioni del difensore del vincolo, che puntino sugli argomenti processuali e sostanziali contrari alla nullità del matrimonio o, almeno, mettendo in evidenza che è necessaria un'indagine più approfondita del caso.

13. Argomenti dell’istruttore per la consulta che dovrà fare il Vescovo diocesano con il fine di raggiungere la certezza morale nel caso.

14. Ragionamenti di diritto e di fatto che dovrebbero essere presenti in una possibile sentenza di nullità e che dovrebbero giustificare la certezza morale raggiunta dal Vescovo. Sarebbero necessari gli stessi elementi per decretare il passaggio della causa all’esame ordinario?

15. Chi potrebbe appellare contro la decisione del Vescovo diocesano e davanti a chi? Quali requisiti sarebbero necessari?

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discussione di mercoledì 21 settembre 2016  

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CASO PRATICO SULL’APPELLO NELLE CAUSE MATRIMONIALI Prof.ssa. Carmen Peña

PRESENTAZIONE DEL CASO (NOTA: Suddividiamo il supposto processuale in due momenti, uno centrato nei criteri per la

interposizione dell’appello per il difensore del vincolo (=DV), e altro relativo alla prosecuzione dello stesso e l’interposizione dell’appello incidentale dalle parti private)

La moglie attrice interpone, davanti al tribunale del luogo della celebrazione del matrimonio,

libello sollecitando la dichiarazione di nullità del suo matrimonio tramite il processo ordinario, per i capi di incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (A) e per l’esclusione dell’indissolubilità (B) da parte del marito convenuto, così anche per grave difetto di discrezione di giudizio (C) da parte della moglie attrice. Ammesso il libello e notificato convenientemente il marito convenuto, che non si presenta né invia nessuna comunicazione, essendo dichiarato assente in giudizio; di fatto, il marito non compare al esame giudiziale né alla prova periziale.

Nella discussione della causa, il Difensore del Vincolo si oppone assolutamente alla dichiarazione di nullità per i capi d’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio da parte del marito (A), o per grave difetto de discrezione de giudizio della moglie (C), per considerarli manifestamente infondati. Riguardo al capo dell’esclusione dell’indissolubilità da parte del marito (B), il Difensore del Vincolo riconosce l’esistenza di alcuni elementi probatori favorevoli alla pretesa esclusione, mentre segnala anche alcune obiezioni di peso contro la stessa. La parte attrice, da parte sua, sollecita che sia dichiarata la nullità per tutti i capi invocati.

Conclusa l’istruzione della causa, il tribunale ecclesiastico emette sentenza dichiarando che consta la nullità per i capi d’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio da parte del marito (A) e per l’esclusione dell’indissolubilità (B) da parte del marito, disistimando, invece, il capo de grave difetto di discrezione di giudizio da parte della moglie (C), che si considera non provato.

Notificata la sentenza, il Difensore del Vincolo, dopo aver studiato accuratamente le argomentazioni e la valutazione delle prova fatta dal tribunale, considera manifestamente infondata la dichiarazione di nullità per il capo d’incapacità del marito di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (A); ancora più dubbi gli suscita il capo d’esclusione dell’indissolubilità da parte del marito (B), riguardo a questo ultimo capo la sentenza presenta una migliore fondamentazione, anche se non riesce a fugare i dubbi e rispondere alle obiezioni che aveva segnalato il Difensore del Vincolo nelle sue Animadversiones.

Questioni relative all’interposizione dell’appello: 1.- Visti i dubbi del DV sulla sufficiente motivazione della dichiarazione di nullità per il capo

B, deve il DV interporre l’appello contro questo capo? 2.- Nel caso in cui l’argomentazione della sentenza dichiarando la nullità presentasse una

solida motivazione della dichiarazione di nullità per B, dissipando i dubbi del DV, potrebbe il DV appellare solamente contra la dichiarazione di nullità per A, dato che la considera manifestamente infondata? È opportuno che lo faccia? Quale sarebbe l’attuazione adeguata del DV in questa situazione?

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discussione di mercoledì 21 settembre 2016  

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Finalmente, dopo la dovuta ponderazione, il Difensore del Vincolo interpone, entro il tempo di 15 giorni dalla notifica della sentenza, l’appello contro i due capi risposti affermativamente. La parte attrice, da parte sua, ha lasciato trascorre il tempo senza interporre appello, mentre che il marito assente non fa nessuna manifestazione dopo la notificazione della sentenza.

Trascorso il tempo perentorio di appello per tutte le parti, il tribunale emette un decreto ritenendo interposto l'appello del Difensore del Vincolo contro la sentenza che dichiara la nullità. Ricevuta la notifica di questo decreto, il marito presenta davanti al tribunale de prima istanza uno scritto aderendo all’appello interposto dal Difensore del Vincolo riguardo al capo d’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio da parte sua (A).

Entro il tempo concesso per la prosecuzione dell’appello, il marito presenta davanti al

tribunale di seconda istanza uno scritto proseguendo l’appello, e lo stesso fa il Difensore del Vincolo. La moglie, da parte sua, presenta davanti al tribunale de seconda istanza uno scritto opponendosi al citato appello e sollecitando al tribunale la conferma mediante decreto della sentenza precedente, al meno riguardo al capo di nullità dell’esclusione dell’indissolubilità da parte del marito (B).

Studiato l’espediente e gli scritti delle parti e del DV, il tribunale decide di ammettere

l’appello contro i capi risolti affermativamente, ordinando prosecuzione del caso nella seconda istanza.

Notificato questo decreto a tutte le parti, 10 giorni più tardi la moglie sollecita che si includa nella formula del dubbio di questa seconda istanza il capo di nullità di grave difetto di discrezione di giudizio da parte sua (C), risposto negativamente nella prima istanza, come pure un nuovo capo – esclusione del bonum prolis da parte del marito (D) – che si aggiunge in questo momento per essere giudicato come in prima istanza.

Questioni relative alla prosecuzione e interposizione incidentale dell’appello: 3.- Potrebbe il tribunale di appello aver confermato per decreto, nel suo caso, la

dichiarazione di nullità del matrimonio, unicamente per il capo di esclusione dell’indissolubilità da parte dello sposo (B)?

4.- Può il tribunale ammettere la richiesta della moglie di includere nella formula del dubbio il capo di grave difetto di discrezione di giudizio da parte della sposa (C)?

5.- Può il tribunale includere nella formula del dubbio il nuovo capo aggiunto dalla moglie riguardo l’esclusione del bonum prolis da parte del marito (D)?

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CASO PRATICO SU FEDE E CONSENSO MATRIMONIALE Prof. Giacomo Bertolini

ESERCITAZIONE

Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure PROT. N. 120/2009

JANUEN.

NULLITATIS MATRIMONII ROSSI / RODOLFI

LIBELLO

1. La Sig.ra Marta Rossi, nata a Genova il giorno 6 gennaio 1975, domiciliata in Via Verdi 5, patrocinata e difesa nel presente giudizio dall’Avv. Luciano Benassi, giusta procura in calce al presente atto, nella causa avente ad oggetto la dichiarazione di nullità del matrimonio celebrato il 2 settembre 2006 nella chiesa parrocchiale dedicata ai SS. Pietro e Paolo, in Genova, entro i confini dell’Archidiocesi di Genova, con Giacomo Rodolfi, nato a Genova il giorno 11 marzo 1974, domiciliato in Via Puccini 5, espone quanto segue.

La Sig.ra Rossi ed il Sig. Rodolfi si conobbero nel 2000, sul luogo di lavoro, in Ospedale, dove entrambi, laureati in medicina, svolgevano la specializzazione in pediatria. La donna attrice aveva 25 anni, e l’uomo convenuto, uno più di lei.

Dopo una prima frequentazione in occasione di brevi uscite serali, la coppia si considerò legata affettivamente dal luglio del 2000, allorché tra le parti intercorse un rapporto intimo.

L’uomo era stato educato ai valori cristiani, in una famiglia costituita dalla madre professoressa di scuola media, e dal padre medico, i quali tuttavia si erano separati e divorziati quando il bambino aveva 7 anni. Egli aveva seguito il percorso di iniziazione cristiana ed aveva ricevuto i sacramenti ma, al tempo della frequentazione del liceo, si era completamente allontanato non solo dalla pratica, ma anche dalla fede.

Al tempo della conoscenza tra le parti, l’uomo manifestava pervicace ateismo, rivendicava assoluta lontananza dalla Chiesa, riconosceva il solo matrimonio civile, mostrava favore verso le unioni civili e, in qualità di medico, si professava favorevole all’aborto, in caso di malformazione del feto. Egli era inoltre contrario all’obiezione di coscienza dei ginecologi, e si diceva favorevole al divorzio nel caso in cui due persone non riuscissero più a convivere pacificamente.

L’attrice proveniva invece da una famiglia tradizionale, assai legata ai valori cristiani, con madre casalinga, catechista in parrocchia, e padre imprenditore. Ella aveva seguito il percorso di iniziazione cristiana, e si era mantenuta legata all’ambiente della parrocchia e dell’associazionismo cattolico. Con l’inizio della frequentazione dell’università aveva diminuito la frequenza ai sacramenti, pur mantenendosi abitualmente praticante.

I fidanzati, a partire dall’anno 2000, si frequentarono per un triennio, nel quale non approfondirono la relazione interpersonale, a motivo dei reciproci impegni della specializzazione che li portava sovente all’estero. Essi uscivano con gli amici, facevano vacanze, intrattenevano relazioni intime, ma non approfondirono l’argomento della prole, né quello di un eventuale matrimonio, o di una vita futura assieme.

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Nel 2003, terminata la specializzazione, ed assunti come medici, l’uomo propose una convivenza. I fidanzati, pertanto, iniziarono a coabitare presso un immobile appena ristrutturato, che era stato di proprietà della nonna dell’attrice, all’epoca da poco deceduta.

La convivenza fu invero accettata dall’attrice a condizione che si pervenisse quanto prima almeno al matrimonio civile.

Le parti, pertanto, fino all’anno 2005 continuarono la propria convivenza, approfondendo il rapporto interpersonale, e discutendo in modo molto acceso dei temi inerenti alla fede, alla Chiesa, alla famiglia, ed ai figli. L’uomo ribadiva la sua avversione alla fede, ed alla giurisdizione ecclesiastica sul matrimonio.

Alla convivenza si opposero fermamente i genitori dell’attrice, i quali minacciarono di non concedere più la casa coniugale di loro proprietà che era stata ristrutturata per poter essere concessa in locazione, se i fidanzati non avessero celebrato il matrimonio in chiesa.

Anche l’attrice iniziò ad insistere presso il fidanzato, sentendosi desiderosa di prole, e dunque intendendo formalizzare di fronte a Dio la propria posizione.

Il convenuto, allora, sempre per la invincibile avversione al sacro ed alla Chiesa, propose di accettare il matrimonio canonico senza effetti civili e, separatamente, di voler celebrare il matrimonio civile: il solo che egli riconoscesse.

Proposta istanza all’Ordinario del luogo di domicilio delle parti, essa fu tuttavia rigettata per assenza di giuste cause.

Fu così che obtorto collo l’uomo accettò il matrimonio religioso, ma con esplicite espressioni di avversione allo stesso, delle quali furono testimoni coloro che sono indicati a testi congiuntamente al presente libello.

Il Sig. Rodolfi seguì il Corso prematrimoniale con la fidanzata, ma espressamente dichiarando che lo facesse come formalità, e lamentò insistentemente che esso fosse male organizzato. Egli criticò in particolare l’impostazione dei Sacerdoti e laici che lo tenevano, denunciando che se egli già si sentiva lontano dalla fede, il Corso non certo aveva favorito il suo riavvicinamento al soprannaturale.

L’uomo chiarì, inoltre, che intendeva assumere solo i doveri “civili” nei confronti della moglie e dell’eventuale prole, ma non assolutamente riconoscere agli stessi alcuna dimensione sacra. Ciò fu oggetto anche di alcune mail scritte alla fidanzata.

Le nozze canoniche furono così celebrate il 2 settembre 2006 nella chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo, in Genova, parrocchia del domicilio della sposa.

Seguì il viaggio di nozze, nel quale il matrimonio venne regolarmente consumato. Il 9 luglio 2008 nacque il figlio Lorenzo, che venne battezzato per le forti insistenze

dell’attrice. Di fatto, la coppia non conduceva una vita di fede condivisa. Nel 2009, la vita coniugale iniziò ad essere assi difficoltosa, a motivo del trasferimento

lavorativo dell’uomo nell’ospedale di Pisa. Ciò provocò un sempre maggiore avvicinamento della moglie ad altre amiche della

Parrocchia; circostanza che era motivo di forti litigi al rientro del marito il quale, oltre a rivendicare la propria impostazione laicista, desiderava trascorrere tutto il tempo libero con la moglie ed il figlio.

Le prime divergenze portarono i coniugi ad allontanarsi progressivamente, fino a quando, concordemente, nel dicembre 2009, presero atto di non volere più proseguire la convivenza.

Il 5 maggio 2010 veniva emessa dal tribunale Civile di Genova sentenza di separazione, ed il 7 luglio 2013, sentenza di divorzio.

Tanto premesso, la Sig.ra Rossi, avvertendo l’esigenza di fare chiarezza in ordine al proprio status nella Chiesa ed alla validità del suo matrimonio, essendo consapevole di avervi indotto il marito, il quale ne escludeva la dimensione sacra in quanto non credente,

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con il presente libello, DOMANDA

che il Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure, competente ratione contractus, voglia

dichiarare la nullità del matrimonio celebrato tra Marta Rossi e Giacomo Ridolfi il 2 settembre 2006 nella chiesa parrocchiale dedicata ai S.S. Pietro e Paolo, in Genova, per:

- esclusione della sacramentalità da parte dell’uomo convenuto, nel caso, a norma del can. 1101, §2;

et quatenus negative - per errore determinante la volontà circa la dignità sacramentale, da parte del

medesimo uomo convenuto, nel caso, a norma del can. 1099. Allegati al libello

16. atto canonico di matrimonio; 17. Sentenza di divorzio; 18. Estratto per riassunto civile dell’atto di matrimonio; 19. Mandato di procura all’Avv. Luciano Benassi 20. Elenco testimoni 21. Quesiti per l’interrogatorio delle parti e per l’escussione dei testimoni

Genova, 20 dicembre 2013 Avv. Luciano Benassi

OMISSIS ALL. 6

QUESITI PER LE PARTI

1) Generalità, giuramento de veritate dicenda. 2) Vuole descrivere l’ambiente e le tappe della Sua crescita, con specifico riferimento alla Sua

famiglia d’origine, all’educazione cristiana ricevuta, alle amicizie, ai Suoi orientamenti in tema di fede e di pratica religiosa al tempo del matrimonio ed al tempo attuale?

3) Vuole considerare le domande di cui al punto precedente con riferimento alla Sua comparte? 4) Quando ha conosciuto la Sua comparte? Quando è iniziato il fidanzamento? Avevate avuto

altre precedenti esperienze affettive? 5) Quali erano gli orientamenti comuni per il futuro della vita affettiva? Vi era consonanza di

intenti, affetto di dilezione reciproca? 6) Che ambiente frequentavate? Frequentavate ambienti religiosi (parrocchia, associazioni

ecc.)? 7) Quali i discorsi sulla vostra relazione da parte dei famigliari? Da parte degli amici? 8) Fu iniziata una convivenza? Se si: Quando? Per quali motivi? Quanto è durata? Come si è

svolta? 9) Furono poste condizioni all’instaurazione della convivenza? Quali? 10) Quando, in quali circostanze ed a iniziativa di chi venne assunta la decisione matrimoniale? 11) Fu proposto un matrimonio solo civile? Perché? 12) Vi erano dei dubbi sulla riuscita del matrimonio? Se si: di che genere erano questi dubbi?

Che cosa vi dicevate in proposito? 13) Quali erano i progetti per la famiglia costituenda?

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14) Quale era la Sua concezione circa il matrimonio? Condivideva la dottrina della Chiesa sul matrimonio Sacramento? In particolare: che significato aveva per Lei il principio cristiano dell’unione sacra e indissolubile? Cosa pensava del divorzio?

15) Vuole considerare le domande di cui al punto precedente con riferimento alla Sua comparte? 16) Qual era la Sua volontà in riferimento alla prole? 17) E la Sua comparte? 18) Descriva accuratamente gli ultimi mesi precedenti il matrimonio (vita ordinaria, modo di

agire, preparazione delle nozze, corso prematrimoniale, vacanze etc.). 19) Perché vi siete sposati in chiesa? 20) Conosceva il Parroco che ha assistito al vostro matrimonio? Quali disposizioni di fede avete

a lui manifestato? 21) Come si svolse la cerimonia nuziale? Accedeste ai sacramenti (confessione, comunione)? 22) Vi fu viaggio di nozze? Quando? Come si svolse? 23) Come iniziò e si svolse nei primi giorni e primi mesi il matrimonio? Sorsero problemi?

Quali? Descriva precise circostanze. 24) Quando fu consumato il matrimonio? La vita sessuale fu dal principio espressione di vero

affetto coniugale? 25) Lorenzo fu voluto da entrambi? Ad iniziativa di chi, in quali circostanze, e dopo quanto

tempo fu battezzato? 26) Dopo Lorenzo vi sono stati altri rapporti potenzialmente fecondi? 27) Avete mostrato nella vita coniugale affetto ed amore? Eravate protesi all’accrescimento

morale, materiale e spirituale della coppia? 28) Svolgevate una vita di fede condivisa (sacramenti, preghiera)? 29) Quando e perché iniziò la crisi dell’unione? Descriva le circostanze relative alla rottura del

rapporto ed all’abbandono del tetto coniugale. 30) Chi è testimone degli ultimi mesi di fidanzamento e dei primi mesi di vita matrimoniale? 31) Chi è testimone delle circostanze inerenti all’abbandono del tetto coniugale? 32) Ha testimoni di credibilità (sacerdoti)? 33) Quando, perché e da chi venne decisa la separazione? Quali le circostanze? Quale il rito

processuale? 34) Perché è stata introdotta la presente causa? Riconosce il libello introduttorio? Ne conferma o

ammette il contenuto? Se no: in che cosa lo correggerebbe? 35) Ritiene che la Sua comparte sarà sincera nella presente causa? 36) Letta la deposizione, ha altro da aggiungere o qualcosa da correggere?

Salvis juribus Genova, 16.04.2008 Avv. Luciano Benassi

Visum, 15.01.2014 Paolo Rossi, Difensore del Vincolo

Decreto di costituzione del tribunale [omissis] Decreto di Ammissione del libello [omissis] Modulo di posizione in causa di Giacomo Rodolfi: dichiara di essere indifferente e di rimettersi al giudizio del tribunale Decreto di fissazione del dubbio di causa e di inizio dell’istruttoria: “Se consti della nullità del presente matrimonio per esclusione della sacramentalità da parte dell’uomo convenuto, a

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norma del can. 1101, §2 e/o per errore determinante sulla sacramentalità, da parte del medesimo uomo convenuto, nel caso, a norma del can. 1099.

SESSIONE SECONDA

Oggi, 5 febbraio 2014, alle ore 9.15, presenti i sottoscritti Giudice e Notaio, si procede all’interrogatorio giudiziale del Sig. GIACOMO RODOLFI, parte convenuta, che – dopo il riconoscimento con valido documento di identità e dopo aver prestato regolare giuramento – alle domande proposte dal Giudice risponde come segue: Si seguono le domande proposte dal Patrono della parte attrice, avvocato Luciano Benassi, presente all’udienza. n.b. per motivi didattici di questa esercitazione, le risposte della parte convenuta sono sintetizzate, e non corrispondono ai quesiti sopra indicati. 1. Sono Giacomo Rodolfi nato a Genova il giorno 11 marzo 1974 domiciliato in Genova professione: medico religione: agnostico

Premetto che mi sottopongo al presente interrogatorio solo per correttezza nei confronti di Marta, e per gli impegni che ho assunto il giorno in cui ci siamo sposati. Non sono cattolico, sogno agnostico, e pertanto non giuro sui Vangeli.

2. Ho conosciuto Marta nel 2000, sul luogo di lavoro, in Ospedale, dove entrambi

stavamo facendo il tirocinio per la specializzazione. 3/4. Io provengo da una famiglia non molto unita, anche se voglio molto bene a mia

madre, e sono stato allevato da lei con molto impegno e dedizione. Quando avevo 7 anni, infatti, i miei genitori (padre medico e madre professoressa di lettere) si sono divorziati. Io sono rimasto ad abitare con mia madre, vedendo mio padre insieme alla nuova famiglia che egli ha costituito con una nuova compagna, dalla quale sono nati altri due figli. Ho molto sofferto per questo motivo. Ho sempre rimproverato a mio padre che lui avesse dei doveri nei confronti della sua famiglia, e che non li avesse rispettati scappando di casa per andare a convivere con un’altra collega. Ho ricevuto i sacramenti, ma mia madre non è mai stata praticante, così che anche io non ho mai frequentato la Chiesa. Debbo dire che, nel periodo del liceo, sviluppai un forte ateismo a motivo dei miei studi filosofici, nonché una forte avversione nei confronti della Chiesa. Ho conosciuto Sacerdoti che non sono stati un bell’esempio. Non accetto la giurisdizione della Chiesa sul matrimonio, e ritengo che gli impegni tra un marito ed una moglie debbano essere regolati dallo Stato, il quale può prevedere altre forme di unione civile.

Sono contrario a qualsiasi forma di imposizione confessionale, rivendico piena libertà nell’autodeterminazione delle persone, e ritengo che lo Stato debba essere laico, anche nella legislazione sul divorzio e sull’aborto. A quest’ultimo proposito ho avuto molte discussioni con i colleghi ginecologi che fanno obiezione di coscienza: a mio avviso il loro è un impegno professionale, nei confronti della società e dello Stato, al quale sono tenuti in forza del contratto che

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essi hanno stipulato con la loro assunzione. E’ come se un pediatra testimone di Geova si rifiutasse di effettuare le analisi del sangue sui bambini che ha in cura.

All’epoca della conoscenza con Marta avevo 26 anni, ero un ragazzo un po’ chiuso e timido, con difficoltà a relazionarmi, insicuro, tanto desideroso di affetto, ed un poco deluso dalla vita a causa degli episodi accaduti in famiglia. Mostravo un forte impegno nello studio e nella specializzazione, volendo quasi sopperire con l’impegno verso gli altri, le carenze di mio padre. Non ho mai avuto difficoltà psicologiche e non sono mari ricorso all’aiuto di psicologi.

Sono sempre stato una persona precisa, che quando si prende un impegno lo deve portare sino in fondo. Ritengo fondamentali la sincerità, ed i valori civili della convivenza e dell’impegno sociale. Svolgo opera di volontario con la Crocerossa.

Marta, invece, è cresciuta in una bella famiglia, molto unita, che ho sempre invidiato, e dalla quale sono stato molto attratto. La madre era casalinga, ed il padre imprenditore. Aveva altri due fratelli, ed era molto vezzeggiata. Ha sempre frequentato la Parrocchia, e l’associazionismo cattolico. Ha sempre dato molta importanza alla sua vita di fede, ed alla frequenza ai sacramenti. La ritengo talvolta bigotta. In particolare, non ho mai capito perché si imponesse alcune regole, senza capirle, dicendo che così dice la Chiesa. A me pare che questo stile moralista sia vuoto, perché non si accompagna ad una vera convinzione, né alla pratica di vita, né è espressione di una vera dimensione affettiva.

Marta è una ragazza solare. Le piace frequentare gli amici, la Parrocchia, ha un profondo rapporto con il suo Parroco, che ci ha assistito alle nostre nozze, le piace fare vacanze, è anche una buona madre per nostro figlio Lorenzo, ma ritengo che non senta molto il peso degli impegni assunti. E’ troppo indulgente con sé stessa, e pensa che tutto possa essere sempre rimediato, e che tanto tutto si aggiusta. Spesso non pensava a me e poi riteneva, con una richiesta di scuse, di sistemare tutto. In questo abbiamo sempre avuto forti divergenze. Ha un buon rapporto con gli altri, ha molti amici.

5. Per quanto mi riguarda, in precedenza non avevo avuto altre esperienze affettive, se

non quelle simpatie tipiche dell’età, e ritengo sia stato lo stesso anche per Marta. 6. Era l’anno 2000, quando ci conoscemmo in Ospedale: frequentavamo lo stesso

reparto di pediatria come specializzandi. Fui attratto fisicamente, ed anche dal carattere solare e gioioso di Marta; tratti che a me mancavano. Mi ci trovavo bene a parlare, e pertanto iniziammo a frequentarci anche fuori dell’Ospedale. Una sera, nella quale rimasi a casa sua, abbiamo avuto un rapporto intimo. Da quella data ci siamo considerati legati affettivamente.

Le nostre famiglie ci hanno conosciuti sin da subito. Iniziammo a frequentare le rispettive case, anche se a dire il vero fui io ad andare essenzialmente a casa della ragazza, dal momento che nella mia famiglia non c’era un clima sereno, ed anzi non avevo una famiglia vera e propria, vivendo con mia madre, ed incontrando saltuariamente mio padre. Per questo motivo, vedere come fosse unita la famiglia di Marta, faceva sì che mi sentissi molto attratto dal loro ambiente familiare. Da parte della famiglia di Marta ci fu un atteggiamento da subito positivo nei confronti del nostro rapporto affettivo. Il fatto di conoscere subito i genitori era una prerogativa per poterci frequentare, dal momento che i genitori di Marta esercitavano un controllo sulle amicizie della figlia. A casa mia, non ci fu alcuna presa di posizione riguardo al mio rapporto con Marta: sono sempre stato educato nella massima libertà.

Il fidanzamento è durato complessivamente quasi 6 anni, inizialmente segnati in particolar modo dal forte impegno lavorativo di entrambi, spesso all’estero, per master di perfezionamento

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nell’ambito della nostra specializzazione. Quando eravamo entrambi a casa, ci si vedeva la sera, sovente alla presenza di amici; ciò ha causato una superficialità del rapporto.

C’era un rapporto di forte amicizia, con un coinvolgimento a livello affettivo ed intimo. Eravamo reciprocamente innamorati, ma il rapporto non si approfondì molto. Non ci sono state interruzioni.

Motivo di aspri litigi era l’ostinazione di Marta nel volermi imporre i suoi tempi, abitudini, ed anche il fatto che su alcuni temi non ragionasse. Diceva di avere una grande fede, di essere contraria all’aborto, al divorzio, che si dovesse andare alla Messa ecc. Ma quando la interrogavo cercando di capire le ragioni della sua fede, mi rispondeva sempre che la fede è un dono, e con quella frase fatta mi faceva ancora più arrabbiare, perché dimostrava di non essere convinta della sua fede. Io, da parte mia, ero convintissimo delle mie posizioni.

Dopo la specializzazione, nel 2003, iniziammo a lavorare nel medesimo reparto di pediatria, per cui ci sistemammo professionalmente: il nostro rapporto fino ad allora era rimasto costante, direi né in salita, né in discesa: una routine con i litigi che ho detto. Ad entrambi andava bene, dato il tipo di vita che conducevamo. Fu quando iniziammo a lavorare che, conseguita l’indipendenza economica, proposi la convivenza: per il lavoro, di fatto ci vedevamo sempre meno, ed io soffrivo per questo. Il tutto si ripercuoteva a livello di sentimenti, per cui anche sotto questo punto di vista il nostro rapporto ne risentiva.

Ho fatto a Marta la proposta di andare e convivere. Marta inizialmente rifiutò scandalizzata. Anche i suoi famigliari fecero scenate. Io mi arrabbiai moltissimo, ed ebbi molte discussioni con il padre di Marta, oltre che con la mia fidanzata. La madre, catechista, mi proponeva solo temi bigotti che non ritenevo degni di risposta. Dissi a Marta ed ai sui genitori che volevo bene sia alla mia fidanzata, sia a loro, ma se loro volevano bene a Marta, dovevano accettare le sue libere scelte.

Misi Marta di fronte ad un aut-aut. Con il senno di poi, riconosco di avere imposto le mie idee. Proposi di prendere in affitto una casa. I genitori di Marta, però, (debbo riconoscere che ebbero un atteggiamento di grande affetto per noi), assai a malincuore ci dissero che avevano ristrutturato l’appartamento della nonna paterna da poco deceduta, l’avevano arredato per essere concesso in locazione, e che potevamo occuparlo, ma in vista del matrimonio. Marta, allora, accettò di andare a convivere, a patto che nel più breve tempo possibile, si giungesse al matrimonio almeno civile. In realtà con quella concessione iniziò il primo piccolo ricatto.

Accettai quella condizione, pensando che tanto avrei fatto come avrei voluto, che tutto si sarebbe sistemato, e sicuro dei miei sentimenti nei confronti di Marta.

7. Abbiamo avuto sempre rapporti intimi prenuziali in modo completo e precauzionato;

devo dire che da parte mia nei confronti di Marta c’è sempre stata una forte attrazione a livello intimo. Notavo Marta invece talora fredda: penso che ci fossero remore di ordine morale da parte sua. Di questo tra di noi non abbiamo mai parlato affrontando espressamente l’argomento, ma semplicemente presi atto di questo suo comportamento pensando ad una futura evoluzione della cosa.

8/9. Riguardo alla mia concezione in generale del matrimonio, debbo dire che anzitutto

non lo ritengo un sacramento, né riconosco alcun potere della Chiesa sul matrimonio dei cittadini di uno Stato, in quanto si tratta di un impegno che possono prendere persone di tutte le religioni, indipendentemente dalla fede professata. Ho un forte senso della laicità dello Stato, e dell’impegno sociale nei confronti della collettività, così come dimostra la professione che ho scelto e l’attività di volontariato che svolgo. Non ritengo necessario che due persone che convivono debbano per forza sposarsi, ma possono convivere di fatto, o regolare diversamente il loro rapporti, secondo contratti

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civili. Ritengo però che, una volta preso l’impegno con il matrimonio civile, questo impegno sia assai vincolante, così come prescrive la legge, fino a che non viene sciolto con il divorzio. E poi anche il divorzio non può sciogliere i legami naturali con gli eventuali figli. Riconosco dunque pienamente il valore del matrimonio, nonché di tutti i diritti e doveri da questo derivante, ma solo quelli civili.

A domanda del giudice rispondo che in relazione al mio rapporto non ho pensato al divorzio prima delle nozze: ho pensato che bastasse la convivenza, ho pensato che non volevo assolutamente sposarmi in Chiesa perché non ero credente, ed anzi mi professavo ateo per cui mi sembrava una pagliacciata sposarmi con il rito religioso, ma debbo dire che una volta deciso di sposare intesi accettare i miei impegni sia di fronte a Marta, sia di fronte alla società, sia in riferimento ai bambini che avremmo avuto: eravamo due pediatri e davo per scontato di volere bambini miei.

Ad ulteriore domanda del giudice rispondo che non ho riflettuto sull’indissolubilità del matrimonio, perché il matrimonio civile di fatto non contempla questo obbligo. Posso dire che, in generale, se due persone non riescono più a coabitare pacificamente e per entrambe la vita è diventata un inferno, non debbono essere obbligate a vivere insieme, ma mi pare di aver letto che anche la Chiesa ammette la separazione tra i coniugi quando è impossibile stare insieme, e poi ammette anche alcune forme di divorzio nell’interesse della fede. Di fatto, però, ero innamorato di Marta, e debbo onestamente ammettere che non pensai a questa ipotesi. Non capisco questa domanda: se uno si sposa, anche se non è credente, ed anche se è favorevole al divorzio in generale, è un pazzo se pensa già al divorzio e non ha almeno la speranza che il rapporto continui. Tutti desideriamo che le cose belle durino per sempre. So che i vostri Tribunali dichiarano questo tipo di nullità, ma a mio parere è un modo per ammettere il divorzio.

Ad ulteriore domanda del giudice ribadisco che ritengo il matrimonio non sacramentale, e che non riconosco alcuna efficacia pratica a nessuno dei sacramenti.

Per Marta, invece, all’epoca, era impensabile non pensare di sposarsi in Chiesa. Era troppo coinvolta in Parrocchia, per poter pensare diversamente. Anche la sua famiglia, religiosissima (la madre catechista) non ammetteva altra soluzione. Penso che Marta fosse assai convinta dell’indissolubilità del matrimonio, ma teoricamente, perché poi, di fatto, ha ammesso la nostra separazione e divorzio.

10. Il nostro rapporto ha subito una trasformazione nel 2005, quando Marta cominciò a

sentire il desiderio di maternità. Da una parte c’era la pressione da parte della famiglia di Marta, la quale mi rinfacciava continuamente che i suoi genitori ci avessero concesso la casa, a patto che ci sposassimo quanto prima. Per Marta non c’erano motivi per procrastinare le nozze: diceva che professionalmente entrambi eravamo sistemati, per cui non c’era motivo di aspettare a sposarci. L’argomento che ebbe forza su di me fu quello dei figli: Marta sosteneva che non avrebbe mai messo al mondo un figlio se non assicurandogli quelle certezze che solo il matrimonio permette di raggiungere. Da un lato, così, sentii un obbligo morale nei confronti della famiglia di Marta, e dall’altro nei confronti di un nostro eventuale figlio che anche io desideravo. Avvertii dunque il matrimonio come un dovere.

Proposi allora di sposarci in Comune. La proposta fu inizialmente rifiutata da Marta, che eppure prima della convivenza mi aveva posto la condizione del matrimonio almeno civile. Io non cedevo, dicendomi irremovibile, e Marta capiva che non avrei cambiato idea.

Si doveva dunque decidere cosa fare: lasciarci, o proseguire sposandoci in chiesa. Vedevo Marta sempre più sconvolta per l’indecisione, e determinante fu la minaccia posta dai genitori di lei: ci dissero chiaramente che se ci fossimo sposati in Comune, saremmo stati liberi di farlo, ma che avremmo dovuto riconsegnare la casa dove abitavamo.

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discussione di giovedì 22 settembre 2016  

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Proposi allora un matrimonio “anticoncordatario”: avrei sposato solo in quanto non ritenevo il matrimonio sacramento, e pertanto avrei accettato di sposarmi in Chiesa senza effetti civili, e separatamente in Comune. Avrei riconosciuto valore solo ai doveri civili derivanti dal matrimonio civile. La soluzione piacque a Marta, così che andammo dal Parroco, che domandò al Vicario generale. Egli, tuttavia, consultatosi con il Vescovo, rifiutò la licenza perché sostenne che il matrimonio solo canonico era stato chiesto non per motivi morali, ma addirittura per motivi contrari alla fede.

Dopo quasi un anno di litigi e discussioni, i genitori di Marta si erano fatti sempre più insistenti, e Marta mi disse che non aveva neppure più voglia di avere un bambino e di andare avanti nel rapporto.

Ci amavamo, ed io mi sentii fortemente in colpa per aver sostenuto le mie idee fino a mettere in pericolo il nostro rapporto. Ragionai che in fondo avrei potuto accontentare tutti, sposandomi in Chiesa con il matrimonio concordatario, del quale avrei in cuor mio riconosciuto solo la dimensione umana e civile dell’impegno nei confronti della mia sposa, dei figli, e della società, e dunque mi sarei sposato così, ma in quanto quel matrimonio non era sacramento.

Il mio assenso sbloccò la situazione, e fece come rinascere Marta, che divenne affettuosissima.

Frequentammo il Corso prematrimoniale. Debbo dire che è stata un’esperienza assai negativa, e fonte di nuove discussioni. Venivano Sacerdoti che continuavano a dirci che il matrimonio è un sacramento, ma non mi spiegavano, al di là delle frasi fatte, in che cosa il sacramento si differenzi rispetto dal matrimonio naturale. Venivano laici che ci parlavano della castità prematrimoniale e dei metodi naturali, ma per noi, che eravamo medici, si trattava di argomenti ridicoli.

11/13. Riguardo al nostro matrimonio, presa la decisione, da parte mia non c’erano dubbi

concreti che mi potessero far pensare al fallimento del nostro matrimonio: ciò che mi preoccupava un po’ era la freddezza di Marta nei rapporti intimi, che mi faceva temere che potesse mancare poi anche nel matrimonio un effettivo trasporto sessuale, pensando però allo stesso tempo che con le nozze si potessero risolvere i problemi. Che io sappia anche da parte di Marta non c’erano dubbi specifici, né ella mai in riferimento al nostro matrimonio si è espressa in termini di separazione e divorzio.

In riferimento ai figli decidemmo di averne quanto prima. 14. Fu la madre di Marta ad occuparsi interamente dei preparativi. La cosa a noi faceva

piacere per cui delegavamo molto volentieri. 15. Ho già detto del corso prematrimoniale. Durante il processetto prematrimoniale

discussi a lungo con il Parroco di Marta. Debbo ammettere che volli farlo arrabbiare. Egli, ad un certo punto, discutendo dell’indissolubilità, di fronte alla mia insistenza nel ribadire che ritenevo il matrimonio come un impegno civile vincolante tra persone, ma che non lo riconoscevo indissolubile in quanto sacramento, mi disse che non avrebbe potuto assistere alle nozze. Ricordo che mi arrabbiai moltissimo. Gli chiesi che mi sentivo più coerente io nel volere assumere i miei doveri civili, piuttosto che molti cattolici che sono divorziati, ed ai quali è stato “annullato” il matrimonio. Il Parroco chiamò poi Marta, la quale rassicurò il Parroco che ero lontano dalla fede, ma che nella sostanza volevo stare con lei, e fare una famiglia con i figli. Io confermai con convinzione che intendevo formare una famiglia stabile con i figli, amare mia moglie come amavo,

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discussione di giovedì 22 settembre 2016  

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e che tanto doveva bastare. Aggiunsi che avevo rispetto per la stabilità del matrimonio. Il Parroco, scrisse dunque che accettavo i valori del matrimonio.

16. Le nozze furono celebrate il 2 settembre 2006 nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, a

Genova, parrocchia della mia fidanzata. Quel giorno tutto andò bene, non ho ricordi particolari se non la grande stanchezza. Non ho ricevuto l’Eucarestia, né mi sono confessato.

17. Facemmo il viaggio di nozze andando a Parigi. Il matrimonio fu regolarmente

consumato e Marta mostrò meno freddezza nei rapporti intimi: probabilmente nel matrimonio si sentiva moralmente più a suo agio.

18. Come detto, decidemmo sin dal principio di avere bambini: circostanza che non

riuscimmo a raggiungere subito, con grande sgomento, ansia, pianti di disperazione di entrambi. Ricordo che per questo motivo nel 2007 eravamo tesissimi, e litigavamo frequentemente. Il nostro rapporto ne risentì: entrambi, inconsciamente, imputavamo la colpa all’altro. Io cominciai poi ad avere problemi di potenza sessuale a causa dell’ansia: ogni rapporto era diventato un banco di prova, per il fortissimo desiderio di avere figli.

Di tutto questo all’epoca ne parlammo con gli amici più intimi (era un modo per esorcizzare il problema), e con mia madre, con la quale non c’è mai stata confidenza, ma ricordo che ero tanto disperato, che mi confidai con lei.

Andai da un amico medico endocrinologo, e mi sottoposi a tutti gli accertamenti, che per fortuna non rilevarono nulla di anomalo. Fu così che nell’ottobre 2007, quando ormai i rapporti intimi si erano fatti sempre più rari per l’indifferenza che gradualmente si era instaurata tra me e Marta, ella restò incinta di Lorenzo, che nacque il 9 luglio 2008. Lorenzo fece sospendere i problemi che erano iniziati tra me e Marta. La gioia per la venuta di un bimbo fece ripartire il nostro matrimonio, e tornammo felici ed affettuosi. Lorenzo fu accolto con tanta gioia, ed è amatissimo da entrambi. Debbo dire che tutt’ora abbiamo un magnifico rapporto con Lorenzo, il quale però ci rimprovera spesso il fatto di esserci separati.

A domanda del Giudice che mi chiede se Lorenzo è stato battezzato, rispondo che si, è stato battezzato all’età di sei mesi, dopo innumerevoli discussioni con Marta. Io non mi dicevo pregiudizialmente contrario, e non ero neppure contrario che Marta lo educasse a qualche valore religioso; ero solo convinto che egli dovesse scegliere o meno il battesimo allorché fosse stato più grande. La mamma di Marta, però, che era catechista, insistette così tanto, che alla fine cedetti.

20. La causa del peggiorare del nostro rapporto fu quando, nel settembre 2009, sostenni

il concorso per ricercatore in pediatria nella Facoltà di Medicina di Pisa, e lo vinsi. Si trattava di un incarico universitario ben retribuito, al quale avrei aggiunto la professione, garantendo benessere alla mia famiglia. Mi confrontai con Marta, che mi disse che non mi avrebbe seguito a Pisa, perché a Genova era aiutata dalle nonne nel tenere nostro figlio Lorenzo. In una nuova città non avrebbe avuto alcun aiuto, né avremmo potuto permetterci una baby-sitter. Disse che potevo andare tranquillamente a Pisa, ma con il senno di poi ho capito che Marta era invece contraria per due motivi: da un lato interpretò la mia lontananza come un abbandono, e dall’altro, soprattutto, ebbe molta invidia della mia progressione di carriera. Lei, che era pediatra come me, ha sempre sofferto di un complesso di inferiorità, e quel concorso ha fatto accrescere la sua invidia.

Io tornavo sempre a casa appena potevo, ma avvertivo che Marta si stava allontanando sempre più. In particolare, quando tornavo, ella non si faceva mai trovare: o era in ospedale al lavoro, oppure nel tempo libero andava con Lorenzo in Parrocchia, insieme ad altre mamme, con le

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discussione di giovedì 22 settembre 2016  

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quali aveva costituito un gruppo. Lì sapeva che non sarei andato, perché non avrei mai frequentavo la Parrocchia a causa della mia impostazione laica.

E’ così che il nostro rapporto divenne sempre più freddo, le intimità diminuirono, io restavo sempre più tempo a Pisa, ed il poco tempo che trascorrevo in casa litigavo con Marta sempre più frequentemente. Io accusavo Marta di troppa autonomia. Sostenevo che ci fossimo presi un impegno sposandoci, e che non potevamo rovinare tutto. Lei si dimostrava sempre più ostile e taciturna, offesa, rispondeva con stizza e risentimento, senza spiegarmi perché. Le domandavo sempre più insistentemente cosa ci fosse che non andava, ma lei rispondeva sempre “niente, sono stanca” e si chiudeva nel mutismo.

Alla separazione giungemmo su iniziativa di Marta, che il 15 dicembre 2009, durante l’ennesima discussione, mi disse che non mi amava più, chiedendomi una pausa di riflessione. Tornai disperato a Pisa, e lì stabilii il mio domicilio. Rientravo a Genova solo per vedere mio figlio. Fu Marta che mi fece spedire una lettera dall’Avvocato subito dopo le vacanze di Natale, tramite la quale mi domandava la separazione. Per me fu un colpo al cuore. Capii che tutto era finito. Litigai molte altre volte con Marta, e ci accusammo reciprocamente di molte brutte cose. Non voglio parlare di quel periodo, nel quale ci siamo fatti molto male, e per il quale ho molto sofferto. Posso solo dire che sono sempre stato cosciente di dover fare comunque fronte ai miei doveri nei confronti di Lorenzo. Quando ci separammo definitivamente, i genitori di Marta si posero dalla parte della figlia, non volendone più sapere di me. La sentenza di separazione è del 2010, e quella di divorzio del 2013. Entrambe con rito consensuale. La separazione come ho detto è stata chiesta prima da Marta. Il divorzio è stato deciso da entrambi.

21. Attualmente convivo con una persona conosciuta successivamente, dalla quale ho

avuto un figlio, e con la quale sono molto felice; Marta convive anch’ella con un nuovo compagno, e so che ha intrapreso questa causa per regolarizzare la sua posizione di fronte alla Chiesa. Ora abbiamo un buon rapporto, anche in vista dell’educazione di nostro figlio Lorenzo, che è stato affidato congiuntamente ad entrambi.

23. Ritengo Marta sincera e credibile in questa sede, anche se penso che la sua volontà di

farsi perdonare per alcuni sbagli e di voler iniziare una nuova vita, la portino ad autogiustificarsi troppo, ed a reinterpretare la storia del nostro matrimonio in modo non obiettivo. Secondo me il problema sono gli impegni che ci siamo presi in occasione del matrimonio e che non sono stati rispettati.

Il Giudice mi dà lettura dei capi di nullità e di quanto detto da Marta in occasione del suo interrogatorio, chiedendomi se vi siano parti che ritengo non veritiere. Rispondo che non mi pare coerente addossare a me la colpa della nullità. Sono stato io che ho inizialmente proposto la convivenza e non andava bene. Ho poi proposto il matrimonio civile, e neppure quanto andava bene, perché Marta diceva che solo quello religioso è per sempre e che avrebbe avvertito l’impegno definitivo solo con il matrimonio sacramento. Ora mi pare evidente che non ci sia nessuna differenza tra il matrimonio civile e quello religioso: gli impegni sono sempre gli stessi, le persone possono avere gli stessi problemi, e possono separarsi ugualmente. Per il matrimonio civile c’è il divorzio, e per quello religioso c’è la nullità. Non capisco però come possa dirsi che il nostro matrimonio non è mai esistito, perché entrambi eravamo capaci di intendere e volere, ci amavamo, desideravamo stare insieme ed avere un bambino. Ancora una volta mi convinco di molte irrazionalità della Chiesa.

24. Non ho testi da indicare; gli amici comuni sono stati già indicati da Marta.

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discussione di giovedì 22 settembre 2016  

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Null’altro da aggiungere. Terminata e letta, la deposizione, viene confermata e sottoscritta come segue: Sig. Giacomo Rodolfi, parte convenuta, Avv. Luciano Benassi, Procuratore di parte attrice Mons. Giuseppe Bortolotti, Giudice Istruttore Dott. Faustino Monari, Notaio

ESERCITAZIONE Redigere:

- Votum pro rei veritate prestando massima attenzione allo schema probatorio, e preparando una discussione orale, immaginando di dover discutere collegialmente la causa presso la Rota Romana, videntibus omnibus.

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discussione di venerdì 23 settembre 2016  

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CASO PRATICO SUL BONUM CONIUGUM Prof. Héctor Franceschi

1. Si presenta un caso di nullità ex can. 1095, 3, arrivato alla Rota Romana dopo una prima

sentenza affermativa e una sentenza negativa in seconda istanza. 2. Sin dalla prima istanza, in modo però abbastanza impreciso, si è parlato di incapacità di

assumere il bonum coniugum da parte del convenuto. 3. Come si deduce dalla lettura del caso, uno degli elementi fondamentali da determinare, e

sui quali c’è più discussione sia in ambito dottrinale che giurisprudenziale, è il contenuto minimale ma necessario del bonum coniugum e la sua dimensione giuridica.

4. Alla luce del caso, nella discussione verranno affrontate le seguenti questioni: a) Si può parlare, sia nell’ambito dell’esclusione che in quello dell’incapacità, del bonum

coniugum come un diritto/dovere o un elemento essenziale del matrimonio? Su quali ragioni su fonda la sua risposta?

b) Qual è la sua opinione riguardo alle affermazioni riportate nel caso dai giudici di prima e di seconda istanza?

c) Cosa pensa dal modo in cui nelle due istanze i giudici hanno determinato la formula del dubbio e poi hanno deciso?

d) Qual è la sua valutazione delle dichiarazioni delle parti e dei testi? Perché è arrivato a queste conclusioni?

e) Pensa che siano condivisibili le conclusioni del perito d’ufficio? Per dare una riposta, tenga conto dell’antropologia sottostante alla perizia, del confronto con gli atti di causa, delle motivazioni del perito per arrivare alle sue conclusioni.

f) Infine, se lei fosse uno dei giudici del turno rotale, darebbe una sentenza affermativa o negativa? Quali sarebbero le ragioni in iure e in facto della sua conclusione?

Il caso Giovanna Bianco, nata il 14 aprile 1965, contrasse matrimonio il 21 aprile 1990 con Pietro

Verdi, nato il 22 agosto 1963, nella parrocchia di San Giuseppe a Roma. Si sono conosciuti nell’anno 1989 e tra di loro è nata subito una mutua attrazione. In poco

tempo, si sono fidanzati e in meno di un anno si sono sposati. Quasi subito dopo le nozze la vita coniugale si è dimostrata infelice, a causa del brutto carattere del marito, ma anche dei falliti tentativi di avere prole e per i problemi economici sorti a causa dell’acquisto della loro casa.

Dopo il matrimonio ci sono stati due aborti spontanei, poi è nato un figlio ma è morto dopo cinque giorni e infine ci fu un terzo aborto spontaneo. La donna, devastata da questi eventi, fece ricorso ai medici, che dopo molte prove e analisi dissero che il problema era il marito, affetto da oligoaesthenospermia. Questi, ricevuta la notizia, negò di avere problemi o che lui fosse la causa delle difficoltà nelle gravidanze della moglie, rifiutando di considerarsi in qualche modo menomato o inadeguato. Di fatto, si rifiutò di sottoporsi a qualsiasi cura medica. Giovanna cadde in depressione, e nel 1996 interruppe la convivenza.

Ci furono diversi tentativi di riconciliazione tra i coniugi, ma a causa dell’indole totalmente egoista del marito e del suo rifiuto di considerare la possibilità di adottare dei figli, la separazione di fatto divenne definitiva.

Giovanna presentò presso il Tribunale competente il libello chiedendo la dichiarazione di nullità del suo matrimonio per «(…) incapacità del marito Pietro a creare un buon ambiente coniugale nel matrimonio». Nel momento della litiscontestatio la donna insistete affinché la formula del dubbio fosse la seguente, a dir vero un po’ peculiare e imprecisa: «l’incapacità naturale

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discussione di venerdì 23 settembre 2016  

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di formare la convivenza sopportabile e la turba organica del marito perché io non posso aspettare la nascita di un bambino». Il dubbio fu concordato il 24 gennaio 1998 con quella stessa formula, cioè: «Se risulta provata la nullità del matrimonio (…) per il capo della incapacità naturale di formare una convivenza sopportabile e del difetto organico del marito, per cui non si può aspettare la nascita di un bambino».

È chiaro che una tale formula non è ammissibile, soprattutto nella sua seconda parte quando dice «difetto organico del marito per cui non si può aspettare la nascita di un bambino», qualcosa che riguarda un fatto che non rende nullo il matrimonio di per sé, come ben ricorda il canone 1084 § 2 riguardo alla sterilità. Comunque, si può evincere che la causa riguardi il canone 1095, 3 dalle parole «incapacità naturale di formare una convivenza sopportabile».

Dopo aver ascoltato le parti e i testimoni, senza che si facesse nessuna perizia — neanche un parere sugli atti — dato che il convenuto si è rifiutato di presentarsi al perito, il Tribunale di prima istanza diede sentenza affermativa il 25 maggio 1999, concludendo che consta la nullità del matrimonio per la «naturale incapacità di formare il bene dei coniugi per colpa del marito e a causa del conseguente sfacelo psichico della donna, ai sensi dei can. 1055 et 1095».

La causa venne trasmessa al Tribunale di seconda istanza, il quale passò la causa all’esame ordinario. Il dubbio fu concordato con la formula «Se deve essere confermata o riformata la sentenza del Tribunale emessa in prima istanza, secondo la quale è stata provata l’invalidità del matrimonio (...) per il capo dell’incapacità di costituire il bene dei coniugi da parte del marito, parte convenuta in causa, ai sensi del can. 1095, n. 3».

Si fecce un supplemento di istruttoria nel quale venne ascoltata di nuovo la parte attrice. Neanche in seconda istanza è stata realizzata la perizia — il marito si è ancora rifiutato — né un parere peritale sugli atti. La sentenza di seconda istanza fu negativa, cioè «non constare de nullitate matrimonii in casu ob incapacitatem viri assumendi onera coniugalia essentialia iuxta c. 1095, n. 3».

L’attrice appellò alla Rota Romana contro la sentenza di seconda istanza. La formula del dubbio, dopo alcune precisazioni fatte dal difensore del vincolo, venne così concordata: «An constet de nullitate matrimonii, in casu, ob incapacitatem assumendi onera coniugalia essentialia ob causas naturae psychicae ex parte viri conventi iuxta c. 1095, n. 3 C.I.C». In Rota venne nominato come perito d’ufficio lo psichiatra Paolo Rossi, il quale realizzo un parere peritale sugli atti.

Estratti dell’istruttoria

Presentiamo ai partecipanti al corso diversi elementi dell’istruttoria che possono aiutare nella valutazione del caso dalla prospettiva dell’incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio, in modo particolare se essa riguarda o meno l’incapacità di assumere il bonum coniugum. Nella valutazione di queste prove, si tenga conto che in prima istanza si era concordato il dubbio in modo piuttosto confuso, con la seguente formula «Se risulta provata la nullità del matrimonio (…) per il capo della incapacità naturale di formare una convivenza sopportabile…»; e poi si era deciso affermativamente in modo ancora più confuso per il seguente motivo: «naturale incapacità di formare il bene dei coniugi per colpa del marito e a causa del conseguente sfacelo psichico della donna, ai sensi dei cann. 1055 e 1095».

Poi, in seconda istanza si precisò ulteriormente il capo parlando di «invalidità del matrimonio (...) per il capo dell’incapacità di costituire il bene dei coniugi da parte del marito, parte convenuta in causa, ai sensi del can. 1095, n. 3» e, nel decidere negativamente, il riferimento fu più attaccato al testo della norma codiciale, decidendo: «non constare de nullitate matrimonii in casu ob incapacitatem viri assumendi onera coniugalia essentialia iuxta c. 1095, n. 3». In Rota, come abbiamo visto, il capo venne concordato con la stessa formula del dubbio.

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a) Alcuni passi della sentenza affermativa di prima istanza «Può infatti succedere che nelle parti (…) non esista alcuna turba psichica seria o grave, e

che abbiano la sufficiente capacità intellettuale e la libertà di decidere, ma che vi sia nell’uomo un tale difetto somatico (…) che rende impossibile la procreazione della prole, il quale a sua volta provochi nella donna un tale abbattimento psichico che non riesca a mantenere in vita la convivenza coniugale (…). Le persone che si trovano in queste condizioni (…) si trovano incapaci di eseguire certi atti, derivanti dal contratto matrimoniale».

«A causa del difetto naturale di Pietro (…) bisogna ritenere il matrimonio in oggetto come invalido».

b) Alcuni passi della sentenza negativa di seconda istanza «Ora è evidente che vi sia un errore, in quanto il can. 1095 nei punti 2 e 3 riguarda

unicamente ed esclusivamente le turbe di natura psichica che causano una grave mancanza del giudizio discrezionale (1095, n. 2) oppure l’incapacità di assumersi gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095, n. 3). La dichiarazione della nullità del matrimonio per un difetto somatico (turba) di una delle parti risulta impossibile secondo il Codice di diritto canonico».

c) Dichiarazione dell’attrice La parte attrice, nella sua narrazione dei fatti, raccontò che Pietro Verdi era sempre preso

dall’amore di se stesso, che imponeva sempre a tutti la sua volontà, che era preso da una gelosia irrazionale, e che spesso agiva in modo non proprio normale e frequentemente aggrediva fisicamente la moglie:

- «è egoista per principio»; - «non è un uomo che pensi ed agisca in modo normale»; - «la causa fondamentale dello sfacelo del matrimonio è stata la sua indole e il suo carattere

egoista»; - «egli pensava solo a se stesso»; «egli rimaneva sempre fermo sul proprio punto di vista, era testardo e intransigente»; «La sua testardaggine infastidiva i suoi collaboratori sul posto di lavoro, non gli volevano

bene». «La causa principale dello sfacelo del matrimonio e stata la cocciutaggine di Pietro, la sua

sete di comando (…), Pietro faceva sistematicamente prevalere la propria volontà (…). Non mi piaceva il suo comportamento egoista (…); egli ha cominciato a menarmi (…) Egli aveva i principi propri ai quali egli non rinunciava (…) Diceva che non vi era alcun senso nel tentare ad avere un altro figlio o di adottare. Anche in questo io vedo il suo egoismo (…); è stato terribilmente geloso di ogni persona, con la quale io mi fossi messa a parlare. Perfino con mia madre».

«Io mi credevo accanto a lui come se fossi una proprietà sua (…) nella casa paesana, che ci siamo costruiti, io sarei dovuta vivere come domestica e non come un membro uguale della famiglia. Tutta la nostra proprietà comune egli la considerava soltanto sua. Egli mi sottolineava che nulla fosse mio. Ed io dopo davvero mi sono sentita lì come una schiava».

d) Dichiarazione del convenuto Il convenuto si difende dicendo che si era sposato con rettitudine di intenzione e con la

volontà di essere fedele a sua moglie: «Io stavo per contrarre il matrimonio volontariamente e per amore (…). Io ho avuto l'intenzione di perseverare nel bene e nel male con Giovanna e di osservare la fedeltà».

Pietro, dopo le prove cliniche, era a conoscenza della sua sterilità, ma per la sua indole cerca di rendere responsabili anche gli altri: «Siamo andati a numerosi esami di ricerca e i medici hanno riscontrato il difetto in noi entrambi». Ma le cartelle cliniche, anche da lui conosciute, dicono

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chiaramente: «Oligoaesthenospermia nel marito (...) la grave oligoasthenospermia del marito», mentre della moglie dicono soltanto: «nell’altra parte (…) una leggera insufficienza follicolare».

Lo stesso uomo riconosce quel suo modo di essere intransigente: «Io sono consapevole di essere stato in molte cose cocciuto ed inaccessibile (…) Confesso di essere testardo (cocciuto) (…). La mia fedeltà intransigente ai principi derivava dalla mia funzione di maestro sul posto di lavoro». La sua intransigenza si vede anche nelle sua pertinace negativa a sottoporsi a cure mediche per la sterilità e nel diniego di sottoporsi alla perizia in tutte le istanze.

c) Deposizione dei testi - La teste Maria Morrone, cognata dell’attrice, afferma: «Pietro faceva valere la propria

volontà in un modo molto dominante (…). Pietro ha un carattere molto violento (…); egli vuole far valere soltanto il proprio volere. La causa principale per la quale Giovanna abbia interrotto la convivenza con Pietro è stata non soltanto quegli aborti (...) ma tutto quel modo di agire di lui».

- La teste Anna Azzurro, amica dell’attrice, sostiene: «Pietro non è riuscito ad essere gentile con Giovanna (…). Pietro stava sempre ostinatamente fermo sul proprio punto di vista (…). Nel loro matrimonio vi sono stati moltissimi piccoli problemi, che da piccolissimi sono diventati giganteschi a causa la personalità gelosa, violenta e cocciuta e intransigente di Pietro».

- Il teste Francesco Giallo, vicino di casa della coppia, dice, per quanto riguarda il bonum coniugum, che «Pietro non trattava la moglie come uguale che va rispettata, ma piuttosto come una cosa che si possiede o, come qualcuno che va considerato come uno schiavo di propria appartenenza, cosa che a me sempre colpì molto».

d) Dal parere periziale sugli atti realizzato dal Prof. Paolo Rossi Il perito dice di aver raggiunto la certezza scientifica sull’esistenza nel convenuto, già al

momento delle nozze, di un «Disturbo di Personalità non Altrimenti Specificato», secondo la tipologia del DSM IV-R.

«Dagli atti emergono elementi indicativi per la presenza nel convenuto (…) di peculiari tratti personologici (…). Questi tratti (rigidità, testardaggine, cocciutaggine, ostinazione, pretesa di imporre che ogni cosa venga fatta nel solo modo da lui ritenuto corretto, incapacità o estrema difficoltà di riconoscere i punti di vista degli altri (cf. DSM-IV, p. 730) (…), quando rappresentano modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali e quando sono rigidi e non adattivi e causano una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva, essi costituiscono Disturbi di Personalità».

«Ebbene, questi criteri diagnostici generali evidenziati dal DSM mi sembrano verificati nel convenuto (…). Tratti di personalità quelli di Pietro Verdi, che senza dubbio superavano la soglia della normalità per configurare un autentico Disturbo di Personalità (…) si dovrebbe parlare (secondo la terminologia del DSM) di Disturbo di Personalità non Altrimenti Specificato».

«Quando lo sviluppo della volontà si arresta a questo primo stadio troviamo anche nell'uomo adulto un atteggiamento di ostinazione e di cocciutaggine che dobbiamo interpretare come un stato di infantilismo psichico, come uno stato di insufficienza di sviluppo della personalità (…). In questo senso, possiamo vedere nel convenuto una condizione di profonda immaturità, radicata probabilmente in un livello di autostima carente, artificiosamente compensato da una tendenza all’ipertrofia dell’Io».

«All'epoca delle nozze (…) il sig. Pietro Verdi era affetto da Disturbo di Personalità (…). L’origine di questo Disturbo va cercata in fattori endogeno-costituzionali (…). A causa di questo disturbo strutturale di personalità (…) il soggetto (…) non era in grado di stabilire una relazione interpersonale sufficientemente adeguata, essendo incapace di veramente assumere in modo

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sufficientemente partecipe la prospettiva altrui e di farsi carico dei sentimenti e bisogni dell’altro da sé e dunque a formare una comunità di vita con caratteristiche almeno di sufficienza».

Alcuni riferimenti giurisprudenziali utili al caso

- c. Ewers, 4 luglio 1981, in RRDec., vol. 73 (1981), p. 221): «(…) ut constet de vera incapacitate adsumendi onera coniugalia, constare debere de gravi defectu psychico vel de gravi psychopathia, non sufficiere e contra leves vitiositates indolis, quae tantummodo plenam ac perfectam vitae coniugalis consuetudinem impediunt (…) Insuper Rotalis iurisprudentia docet agi debere de vera incapacitate neque tantummodo de mera difficultate, atque eandem verificari dumtaxat in casibus morborum psychicorum at non sufficere simplicem characteris incompatibilitatem (…)».

- c. Egan, Mediolanen., 19 luglio 1984, in RRDec., vol. 76 (1984), p. 470: «In causis nullitatis matrimonii propter rationes psychicas distinguatur oportet inter nullitatem ex defectu debitae iudicii discretionis et nullitatem ex incapacitate adimplendi necessaria onera coniugalia. Prior enim nullitas habetur quoties alteruter vel uterque nupturiens, quamvis idoneo praeditus sit usu rationis probeque sciat matrimonium esse “consortium permanens inter virum et mulierem ordinatum ad prolem, cooperatione aliqua sexuali, procreandam” (cf. c. 1096 § 1), non tamen valet de connubio ineundo deliberare illo modo quem postulat negotium tanti ponderis ideoque caret illa libertate 'interna', quam vocant, quae e tali dumtaxat deliberatione proficiscitur; posterior autem quoties alteruter vel uterque nupturiens, quamvis idoneo praeditus sit usu rationis, scientia naturae matrimonii, capacitate deliberandi necnon libertate, non tamen valet satisfacere oneribus quae necessario suscipiuntur cum in matrimonium consentitur eo uno modo quo quis potest in matrimonium consentire, videlicet, tradendo et accipiendo iure perpetuo atque exclusivo ad copulam coniugalem».

- c. Pinto, Hagulstaden. et Novocastren., 30 maggio 1986, in Monitor Ecclesiasticus (1986-IV), p. 390: «Bonum coniugum complectitur obligationes illas sine quibus est saltem moraliter impossibilis intima personarum atque operum coniunctio, qua coniuges adiutorium et servitio mutuo praestent, et ad quam coniugium ex natura sua ordinatur. Cf. etiam Conciliare Decretum Gaudium et Spes, n. 48».

- c. Bruno, 17 maggio 1996, in RRDec., vol. 88 (1996), p. 390: «affectus sit personalitate graviter distorta vel deordinata ob causas naturae psychicae, uti sunt neuroses, turbae personalitatis, gravis immaturitatis psycho-affectivae, e quibus non solum incapacitas assumendi onera coniugalia exurgere potest, sed nonnumquam eaedem sufficientem quoque cognitionem ac ponderationem matrimonialium obligationum vel internam libertatem electionis limitare ac praepedire valent».

- c. Bruno, 19 luglio 1999, in RRDec., vol. 91 (1999), p. 466: «Bonum coniugum, uti finis et elementum essentiale nuptialis foederis, est veluti omnium bonorum summa, quae promanant ex relationibus interpersonalibus eorumdem coniugum. Ipsi enim, si nulla personalitatis psychica anomalia laborent, per adaequatas relationes interpersonales insimul seipsos ditant, uti singulas personas, et totam vitam coniugalem. Adest enim verus amor coniugalis, qui non est mere eroticus et sexualis, sed totalis cum perpetua donatione animae et corporis in responsabili foecunditate iuxta leges a Creatore statutas, favetur mutuum auxilium in prospera et adversa sorte, profectus spiritualis, religiosus et moralis, necnon concordia in vigili custodia et educatione filiorum, pax familiaris, bona relatio socialis, etc.».